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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Cento n. 3-04021 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 2).
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO CARON, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, dagli accertamenti svolti è risultato che la casa di cura di cui all'interrogazione ha cessato qualsiasi attività di tipo sanitario, sospendendo dal 19 marzo 1999 i ricoveri per interventi chirurgici e l'attività di studi medici e gabinetti diagnostici, compresi i laboratori di analisi e radiologia.
PRESIDENTE. L'onorevole Cento ha facoltà di replicare.
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, il sottosegretario ci ha dato conto di una vicenda emblematica di ciò che accade nella capitale del nostro paese nell'anno del Giubileo, in cui si parla di diritti ed anzi si chiede maggiore flessibilità per le aziende private.
potendo più continuare a svolgere l'assemblea permanente nei locali della clinica Villa Bianca, si troveranno nella condizione di non percepire uno stipendio, di non avere più un lavoro e di non essere ricollocabili (vista l'età avanzata di alcuni di loro) all'interno di altre strutture sanitarie?
Il direttore sanitario, dottor Manili, con una nota di pari data, ne ha dato comunicazione all'amministratore, ai medici e a tutto il personale. Le organizzazioni sindacali, in risposta a tale comunicato, hanno chiesto un immediato incontro con la casa di cura e, nell'attesa, hanno indetto un'assemblea generale permanente di tutti i lavoratori, da tenersi nei locali della clinica.
In data 26 novembre 1999 due rappresentanti sindacali dei Cobas hanno dichiarato che ogni tentativo volto a porre fine alla conflittualità con la società Gamila Srl - Casa di cura Villa Bianca non ha avuto esito positivo ed hanno precisato altresì che i lavoratori non hanno percepito la retribuzione dal novembre 1998, nonostante il tentativo esperito di addivenire ad una conciliazione dinanzi all'apposita commissione presso la direzione provinciale del lavoro - servizio politiche del lavoro. Per tale motivo è stata promossa un'azione giudiziaria presso il tribunale del lavoro.
Esperito, quindi, il tentativo di conciliazione ed avviata una causa giudiziaria, ci risulta onestamente difficile individuare una strada che porti la vicenda ad una conclusione positiva. Pur tuttavia, abbiamo dato disposizioni affinché si determinino nuovi appuntamenti e verifiche, ispettive e non, affinché questi lavoratori possano veder rispettati i loro diritti.
In realtà, in questo caso, la flessibilità è stata applicata in maniera selvaggia, al di fuori e contro qualsiasi regola, come è stato correttamente esposto dal sottosegretario Caron, confermando il senso politico, oltre che tecnico, della mia interrogazione. Vi è un atteggiamento di totale chiusura da parte della società Gamila Srl, che gestisce la clinica Villa Bianca, che con procedure anomale ha posto i lavoratori nella condizione di essere privi di rappresentanza e della tutela dei diritti maturati fino al momento della chiusura dell'attività; inoltre, successivamente al pronunciamento di chiusura delle attività, non si è consentito di trovare una soluzione che in qualche modo riqualificasse e ricollocasse, in altre aziende sanitarie private o in altri settori, i quarantatré lavoratori licenziati.
Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per l'intervento annunciato dal Ministero del lavoro e per il fatto che esso ha, comunque, predisposto tutte le iniziative di carattere ispettivo e per la disponibilità a svolgere un ruolo di mediazione e conciliazione che, però, una parte - ossia la parte imprenditoriale - ha rifiutato e continua a rifiutare con determinazione e con arroganza. Mi sia consentito di utilizzare tale termine, perché siamo di fronte ad un atteggiamento di arroganza padronale che forse nemmeno negli anni cinquanta si è manifestato nel settore sanitario della città di Roma.
Certo, i tempi dell'accertamento giudiziale dei diritti dei lavoratori sono lunghi; sappiamo che le cause di lavoro presso il tribunale di Roma vengono iscritte addirittura a tre, quattro anni di distanza dalla richiesta di fissazione dell'udienza. Pertanto, permane una grave preoccupazione su cui mi permetto di richiamare l'attenzione del sottosegretario: cosa accadrà in futuro, quando i lavoratori, non
Mi auguro che nelle riflessioni e nelle discussioni del Parlamento e delle forze politiche, allorché si parla - anche a sproposito - di flessibilità, si facciano i conti con il significato concreto di questa parola quando vi è di mezzo il diritto al salario ed al lavoro di quarantatré famiglie, come accade non in un paese sperduto della nostra penisola, ma nella città di Roma, capitale d'Italia, nell'anno del Giubileo.