Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 681 del 25/2/2000
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(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 6744)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la III Commissione, onorevole Di Bisceglie.

ANTONIO DI BISCEGLIE, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, a fronte delle considerazioni che sono state qui formulate, mi pare di dover sottolineare che in ogni caso, pur in un confronto acceso, in Commissione è emerso un elemento che non possiamo non avere presente, ovvero l'indirizzo di proseguire


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nell'opera di ricostruzione sociale ed economica in favore dell'Albania. Questo è il punto che mi pare abbia coinvolto tutte le forze politiche in Commissione ed è, ovviamente, l'elemento centrale di questo provvedimento. Dopodiché, è chiaro che si tratta di approfondire la questione, ma l'indirizzo è questo e mi è parso che raccogliesse un ampio consenso.
Detto questo, mi pare in qualche misura acquisito che le iniziative del nostro paese hanno permesso in ogni caso di raggiungere risultati, seppur parziali. Se abbiamo presente quella situazione collassata, adesso non si può non riconoscere che è in qualche misura in corso un processo di ricostruzione e di consolidamento delle istituzioni albanesi ed è questa la strada su cui proseguire. Ma nel momento in cui sottolineiamo ciò, credo che non possa sfuggire che con questo provvedimento si conclude la fase degli interventi straordinari, della gestione straordinaria e si va verso un rapporto, oserei dire, ordinario e normale per quanto riguarda il nostro intervento. Dico questo perché altrimenti rischieremmo di non comprenderci, non già perché - come dirà anche il Governo - non si debba avere la possibilità di un confronto su una relazione su ciò che è stato fatto e su quali progetti si siano conclusi, ma in quanto nessuno, credo, possa dire a chicchessia di essere insensibile rispetto ad un problema così ampio, forte e drammatico come quello riferito alla presenza della criminalità organizzata. D'altra parte, mi pare acquisito - mi permetto di dire all'onorevole Tassone che nessuno davvero è insensibile ai recenti fatti accaduti - che nessuno non riconosce che il modo più efficace per intervenire è quello di contribuire direttamente là ove la criminalità organizzata può avere più terreno fertile, collaborando a quella riorganizzazione delle forze di polizia albanesi della quale si prevede la prosecuzione con questo provvedimento.
Dopodiché, i risultati raggiunti sono certo parziali, ma occorre tener conto di quel quadro, di quella situazione. Tuttavia, mi pare non possa non essere che questo il modo di affrontare questo problema per poter ottenere risultati più efficaci.
Detto questo, sono convinto che si possano sicuramente introdurre miglioramenti per quanto attiene anche alle modalità di espletamento del nostro intervento, ma nel contempo mi pare che non si possa comunque mettere in discussione - per il significato del nostro stesso intervento, per il riconoscimento che è stato rivolto al nostro paese per l'intervento che abbiamo effettuato in favore dell'Albania - la necessità di assicurare la continuità di questi interventi, anche perché in ogni caso mi pare questo sia l'indirizzo sul quale tutti hanno avuto motivo di convergere, pur nelle distinzioni per quanto attiene a determinate modalità. Tuttavia, abbiamo convenuto sul tipo di indirizzo più efficace sia per quanto attiene ad una politica estera che ci veda protagonisti, sia per quel che concerne l'espressione della volontà di aggredire davvero con determinazione le varie questioni al fine di rafforzare la lotta alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Il relatore per la IV Commissione, onorevole Gatto, ha facoltà di replicare.

MARIO GATTO, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito di stamattina, anche se in un'aula più o meno vuota...

GUSTAVO SELVA. Più o meno? Assolutamente vuota!

MARIO GATTO, Relatore per la IV Commissione.... si è sviluppato fluidamente, con diverse considerazioni, alcune delle quali condivisibili. Partendo dall'intervento dell'onorevole Tassone, il quale ha osservato che le nostre relazioni sono state ovattate, poco strumentali, per camuffare la burocraticità dell'intervento, posso condividere quanto lo stesso onorevole Tassone e l'onorevole Niccolini hanno affermato rispetto al fatto che le norme in esame sono nate a fronte di due


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problemi separati, forse anche antitetici. Questo aspetto lo abbiamo evidenziato per primi noi relatori, rivolgendo una raccomandazione al Governo, e penso che gli altri parlamentari riferiranno chiaramente in merito.
Per quanto riguarda la mancanza di informazioni in merito alle regioni nelle quali le missioni di pace stanno operando, non è che le notizie «piovano» inspiegabilmente da parte del Governo, ma, se vogliamo essere aggiornati, almeno in parte riusciamo a farlo. Per quanto concerne, invece, il trattato bilaterale sull'ordine pubblico che è scaduto, ritengo che una risposta indiretta sia venuta alla Commissione difesa dal generale Angioni, che è venuto a riferirci sullo stato delle forze pubbliche in Albania...

MARIO TASSONE. Dopo l'audizione l'abbiamo licenziato!

MARIO GATTO, Relatore per la IV Commissione. No, era già previsto che il 31 dicembre 1999 finisse l'intervento del commissario straordinario in Albania...

MARIO TASSONE. Ma non lo abbiamo prorogato; gli abbiamo dato il benservito!

MARIO GATTO, Relatore per la IV Commissione. In realtà, Angioni ci ha detto una cosa molto importante: nella misura in cui il poliziotto, o il doganiere albanese ha dietro alle sue spalle il poliziotto o il finanziere italiano, opera bene; quando ciò non accade, quel poliziotto albanese diventa ladro. È una situazione grave, insostenibile, in una realtà che sta scoppiando a pochi chilometri dalle nostre coste. In tale situazione, non chiedo di continuare ad intervenire economicamente, ma di adoperarci perché l'Europa, nell'ambito di un progetto globale per i Balcani, si interessi in modo consistente e continuativo del problema albanese.
L'onorevole Tassone ha poi fatto riferimento alla possibilità di creare un fondo unico per le missioni: è proprio di questa settimana la discussione in Commissione di una proposta di legge a prima firma Romano Carratelli, nella quale si prevede l'unificazione delle coperture finanziarie. Tornando all'intervento dell'onorevole Niccolini, oltre a condividere il fatto che il dispositivo in se stesso contiene due argomenti antitetici, non riesco ancora a capire perché la forza politica cui egli appartiene al Senato abbia votato a favore e qui alla Camera sia orientata ad esprimere un voto contrario con la motivazione che non si riesce a comprendere che fine abbiano fatto gli aiuti all'Albania (Commenti del deputato Tassone). Questa forza politica si sarebbe dovuta accorgere prima della situazione, atteso che l'intervento è finalizzato al completamento di un progetto già esistente in Albania, quello del commissario straordinario, che ha un'entità di spesa minima rispetto alle centinaia di miliardi di lire spesi fino ad oggi, si tratta infatti di 18 miliardi di lire, ma è un atto dovuto, in quanto l'Italia è impegnata nei confronti di quel paese. Dei 18 miliardi, 16 serviranno a pagare i 99 operatori di polizia che operano in quella zona e solamente 2 miliardi al completamento delle centrali di polizia.
Mi scusino i colleghi, ma io ritengo che la posizione di Forza Italia sia strumentale, non so a cosa miri e non capisco perché vi sia un'espressione di voto così dicotomica fra i due rami del Parlamento.

GUALBERTO NICCOLINI. Al Senato erano più disattenti.

MARIO TASSONE. È solo un fatto patologico generale...

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri.

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, desidero svolgere rapidamente alcune considerazioni, ritenendo che il Governo successivamente dovrà, in sede di esame del provvedimento, disporsi positivamente rispetto agli interrogativi ed alle questioni delicate e complesse che sono


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state sollevate dai rappresentanti dell'opposizione negli interventi che hanno svolto questa mattina e che credo riproporranno nella giornata di martedì prossimo.
Anch'io avverto il disagio di una discussione su un tema nevralgico della politica estera italiana, che si svolge in un'aula deserta, correndo il rischio di risolversi in un rituale burocratico, che non sarebbe in alcun modo giusto e responsabile, tenuto conto dell'attenzione che l'opinione pubblica presta alla vicenda e della crucialità della questione in esame.
Condivido anche la preoccupazione circa la questione sollevata negli interventi relativa al tema cruciale del mantenimento dell'ordine pubblico, della lotta alla criminalità, della determinazione e della maggiore efficacia necessarie per condurre questa lotta, tenendo conto anche della dimensione internazionale che l'impegno deve assumere e considerato che, nella pervasività dell'iniziativa criminale, tanti problemi hanno origine anche da traffici che trovano nei Balcani e in questa parte del Mediterraneo e dell'Europa una fonte di alimentazione.
Tuttavia, mi chiedo se non sia il caso di riflettere sull'esperienza compiuta dal nostro paese in questi anni in rapporto all'Albania - se ciò non è stato possibile in aula, è anche responsabilità del Governo - per quanto possibile liberi da condizionamenti di parte, inevitabili nel conflitto politico. È indispensabile un dibattito approfondito; personalmente ho partecipato ad alcune discussioni in Commissione affari esteri e comunitari, che sono state intense ed impegnate, nelle quali mi sembrava di cogliere un sentimento comune di preoccupazione ed uno sforzo teso ad individuare i punti più controversi e delicati, magari da affrontare anche con un impegno propositivo comune.
Vorrei tornare su un punto, sul quale potremo discutere ancora in seguito: dal 1991 ad oggi, da quando, per ragioni storiche e geografiche, l'Italia è stata chiamata ad assolvere ad una missione particolare nei confronti dell'Albania, all'indomani del crollo del regime dispotico e totalitario del comunismo albanese, al di là dei Governi che si sono succeduti e delle diverse maggioranze - mi assumo la responsabilità di questa affermazione, per quello che conta -, credo che, nel complesso, le scelte compiute dall'Italia fossero, per tanti versi, obbligate ed è difficile pensare ad una strategia diversa rispetto a quella seguita dall'Italia.

GUSTAVO SELVA. La criminalità organizzata è aumentata!

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Questo è un fenomeno che non riguarda solo l'Albania. Si tratta di un punto su cui sarebbe necessario fare una riflessione di merito per stabilire in quale direzione essa è aumentata, quali risultati vi sono stati...

GUSTAVO SELVA. Siete voi al Governo; voi dovete provvedere!

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Certo, siamo noi al Governo, spetta a noi fornire il quadro informativo su tale punto. Lei ha ragione, onorevole Selva, a proposito di questo dato e credo che nelle prossime ore, nella seduta di martedì - questo è l'impegno che credo il Governo debba assumere -, occorra pervenire ad una ricostruzione articolata e puntuale dei risultati degli interventi del nostro paese per quanto riguarda il sostegno alle forze dell'ordine albanesi nella lotta contro la criminalità, ma sia anche necessario fare il punto sullo stato della lotta alla criminalità e sul quadro internazionale all'interno del quale tale fenomeno si presenta oggi in termini più aggressivi e pericolosi.
Penso che per molti versi quelle scelte fossero obbligate e credo che occorra partire sempre dallo stato delle cose, dalla situazione economica, civile e istituzionale di quel paese, perché, se non è chiaro questo, è evidente che tutti gli sforzi compiuti appaiano vani, inadeguati, insufficienti, deboli e incerti.
Penso all'arco di tempo che va dal 1996 ad oggi, nel corso del quale l'Albania


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ha fronteggiato tre straordinarie emergenze, che si sono verificate in una condizione che era già di drammatica arretratezza e fragilità istituzionale. Mi riferisco alla crisi del meccanismo speculativo delle cosiddette «piramidi», ai tumulti del 1998 ed all'irruzione sul territorio albanese di 500 mila profughi kosovari.
L'Albania avrebbe potuto precipitare del tutto nell'anarchia e cadere nelle mani della criminalità; il tracollo istituzionale avrebbe potuto mettere definitivamente in ginocchio quel paese.
Riflettendo su come stanno le cose e discutendo con uomini che oggi hanno responsabilità di Governo in Albania ed anche con uomini che ne hanno avute e oggi sono all'opposizione, la mia impressione è che, pur nel quadro drammatico, che permane, perché sarebbe miope e ridicolo sostenere che si è giunti ad una soluzione, sia sbagliato ed ingiusto non tenere conto di alcuni risultati, che sono stati possibili grazie ad un sostegno che l'Italia ha fornito perché l'intero Parlamento si è fatto carico di sostenere alcune scelte e che la comunità internazionale, l'Unione europea, si sono impegnate a fornire ed in parte hanno fornito. È un paese che è riuscito faticosamente a darsi una Costituzione, approvata con un referendum, una Costituzione non scritta dal Governo italiano ma dal Consiglio d'Europa; è un paese che, in base ad indagini recenti del Fondo monetario internazionale, è riuscito a delineare una situazione macroeconomica che vede una riduzione del debito e dell'inflazione ed una lieve crescita del reddito; anche sulla base di indagini di organizzazioni internazionali, si rileva un miglioramento di una intelaiatura infrastrutturale che era inesistente all'indomani del crollo del sistema comunista.
Siamo, quindi, di fronte ad un quadro che ci consente di dire che, sebbene permangano problemi di fondo ancora irrisolti, sono stati fatti passi avanti in alcune direzioni essenziali per ritenere possibile una graduale fuoriuscita da una situazione di arretratezza; malgrado una condizione che fa dell'Albania il paese più povero d'Europa è, comunque, in atto un processo; questo è un punto che non sottovaluterei, non per ridurre la critica nei confronti di inadeguatezze ed inadempienze nell'azione del Governo o sottovalutare la necessità di approfondire alcuni aspetti, ma per avere un approccio più razionale e - mi permetto di dire - convincente ad una situazione che nel complesso è in miglioramento; se qualche passo avanti si è fatto, è il risultato di uno sforzo complessivo dell'Italia e dell'iniziativa del Parlamento italiano.
Vi è la necessità di fare i conti, in particolare, con i temi dell'ordine pubblico. Si è chiesto il perché dello stanziamento di 18 miliardi e che cosa si è fatto. Il programma della missione interforze italiana in Albania si propone di conseguire la piena realizzazione degli obiettivi tesi a consolidare il controllo del territorio e delle coste albanesi da parte delle forze dell'ordine, a radicare una struttura di polizia criminale, a sviluppare un circuito formativo efficace, a costituire forze dell'ordine con particolari specialità e capacità di intervento in ambito criminale.
In base ad indagini del Ministero dell'interno, confermate anche da indicatori internazionali, si rileva un miglioramento della polizia albanese, che ha raggiunto parametri di rendimento operativo positivi rispetto al passato, grazie al lavoro compiuto dalla missione interforze. Ciò non significa che si tratta di un fronte da considerare ormai risolto, bensì che è necessaria un'intensificazione ulteriore dell'iniziativa; tuttavia, si sostiene che sia possibile, con la conclusione del programma di cooperazione, allo scadere del primo semestre del 2000 - quindi, entro alcuni mesi -, giungere ad una ulteriore valutazione dell'effettiva capacità di risposta da parte delle forze dell'ordine albanesi, anche sulla base delle iniziative previste dalla missione interforze.
Vi sono, dunque, dati positivi. Comprendo che dinanzi a tutto quel che avviene si possa restare scettici, ma vi sono dati che ci dicono che, anche per quanto riguarda il controllo dei traffici


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clandestini di uomini e donne, vi è stata una netta riduzione in termini di presenze degli immigrati clandestini albanesi, rispetto agli scorsi anni, grazie al lavoro e ai controlli delle forze dell'ordine albanesi e italiane che hanno cooperato sulle coste e sul territorio. È un quadro che non ci rassicura completamente ma ci dice che è in atto un lavoro positivo verso una direzione delicatissima.
C'è la necessità di parlare chiaro con il Governo albanese. Ritengo che l'Italia debba continuare a parlare chiaro e ad usare un linguaggio severo di condizionalità con tutti i Governi albanesi, al di là del loro colore politico. È quanto abbiamo cercato di fare.
La condizionalità è quella indicata dalla comunità internazionale, dall'Unione europea. La possibilità che gli aiuti italiani e dell'Unione europea giungano in Albania e continuino gli sforzi in una certa direzione è legata ad una tutela di diritti civili, umani e politici, alle riforme economiche, ad un impegno teso alla stabilizzazione democratica. Su questi punti non il Governo italiano o il nostro paese, ma osservatori ed indicatori internazionali ci dicono che da parte dell'autorità albanese è in atto uno sforzo di adeguamento dei propri comportamenti a questo quadro di condizionalità.

GUSTAVO SELVA. Sarebbe interessante avere una cifra su quanti mafiosi e camorristi sono stati arrestati.

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ricavo queste considerazioni da un quadro informativo dal nostro Ministero dell'interno ma anche a livello europeo. Su questi problemi occorre essere puntuali. Credo però che l'impegno che il Governo deve assumere sia quello di fornire con continuità certe informazioni; si potrebbe decidere di farlo anche ogni due o tre mesi, ma non voglio, tuttavia, azzardare tempi che magari poi non si è in grado di rispettare. Si può comunque decidere che da parte del Governo, considerata la delicatezza della questione sia con riferimento all'iniziativa delle missioni interforze sia alla realizzazione degli impegni della cooperazione italiana operante in Albania (e che oggi assumerà anche la responsabilità del programma che fu quello, definito straordinario, del generale Angioni), vi sia ogni due mesi un'informazione puntuale in seno alle Commissioni esteri e difesa della Camera sui risultati raggiunti sul versante dell'ordine pubblico, con i dati ottenuti nella lotta contro il crimine, i dati sul potenziamento delle forze dell'ordine albanesi, e i risultati della formazione di queste forze, dei programmi e delle realizzazioni conseguite. In altre parole, tutto ciò che è di diretta responsabilità e competenza del Governo nei confronti dell'Albania deve diventare oggetto di informazioni puntuali da rendere ogni due mesi alle Commissioni esteri e difesa della Camera.
Ciò può essere deciso anche sulla base di un impegno conseguente alla presentazione di un ordine del giorno o ad una dichiarazione del Governo in questa sede. L'informazione dovrà riguardare anche gli orientamenti della comunità internazionale, perché il Fondo monetario internazionale, che certamente non va per il sottile quando si tratta di dire se un paese sta andando in una direzione anziché in un'altra, afferma certe cose. Di ciò dobbiamo tenerne conto oppure no, per dire di aver fatto un passo avanti? Analogo discorso vale per l'Organizzazione della sicurezza e cooperazione europea, per i nostri alleati o per gli Stati Uniti, che sono meno critici su questo. Lo dico non perché gli Stati Uniti siano, per così dire, una sorta di indicatore, ma perché su una realtà complessa come quella albanese esprimono delle valutazioni che incoraggiano il Parlamento italiano a muoversi nella direzione di dare un sostegno.
Infine vorrei aggiungere due ultime considerazioni. La prima riguarda la questione della deroga alle norme della contabilità generale dello Stato. Credo che al riguardo non dovrebbero insorgere equivoci. Vedo che sul punto vi è una particolare e giusta sensibilità da parte dell'opposizione; io credo che dovrebbe esserci


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una sensibilità comune, perché è sempre bene evitare di ricorrere alle deroghe alle normative ordinarie. Tuttavia è evidente che si vuole superare il sistema delle deroghe, proprio perché da una gestione straordinaria si passa ad una ordinaria: il mantenimento del principio della deroga alle norme della contabilità generale dello Stato vale per i soli interventi già avviati, con atti di impegno già perfezionati. È una necessità obiettiva: si tratterà di pochi interventi di portata limitata, per i quali la fase contrattuale iniziata è stata già completata; le fasi successive non potranno che rispettare gli impegni contrattuali già assunti. Il grosso degli interventi ancora da realizzare riguarda il 1999 e per essi varranno le norme della contabilità generale dello Stato e le procedure rigide di impegno e di spesa osservate dalla cooperazione allo sviluppo. Credo comunque che nessuno intenda sollevare sospetti a tale riguardo, anche perché questo è il quadro normativo cui si deve inevitabilmente ricorrere per queste operazioni.

MARIO TASSONE. Si poteva però evitare di parlare di deroga. Con il suo ragionamento, che io condivido e capisco, lo si poteva evitare, perché si tratta di vecchi progetti.

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Dal momento che sono progetti che si stanno realizzando, verranno conclusi entro un certo arco di tempo, pur essendo stati decisi e definiti in una fase precedente.
Concludo dicendo che, per fortuna, la vicenda politica della vita democratica conosce mutamenti tra maggioranza ed opposizione ed anche i Governi cambiano. Toccherà, prima o poi, al Polo assumere responsabilità di Governo, anche se io posso augurarmi che ciò avvenga più tardi possibile!

MARIO TASSONE. Al Polo ed anche fuori dal Polo!

DOMENICO GRAMAZIO. Al Polo allargato!

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Al Polo allargato, al centrodestra, non so come vogliamo dire!

FABIO CALZAVARA. E alla Lega!

UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Diciamo a chi si contrappone al centrosinistra.
Come dicevo, questo è fisiologico. Io penso - è mia convinzione - che sarà difficile, quando si dovranno fare i conti con un nodo come l'Albania, individuare una strategia granché diversa rispetto a quella seguita dal 1991 ad oggi e sulla quale abbiamo lavorato. Lo dico con sincerità. Questo comporterà che si dovranno assumere responsabilità anche con l'assillo ed il tormento per i risultati insufficienti, per i rischi di ogni tipo che si corrono operando in quella realtà, ma sarà inevitabile per assolvere ad una funzione di Governo facendo i conti con una realtà così complessa.
È per questo, quindi, che su un tema così delicato - forse proprio perché la vita politica conosce questi mutamenti - è necessario intervenire sempre con senso di misura e con uno spirito di generale responsabilità. È indispensabile, perché altrimenti non si va molto lontano. Del resto, grazie a questo spirito di responsabilità abbiamo potuto affrontare passaggi delicati della nostra politica estera, dalla missione Alba ad altri momenti difficili. Tuttavia, anche nell'esprimere un giudizio su cosa si sta facendo e su come stanno le cose, io mi ispirerei sempre a quel principio di comune responsabilità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il sottosegretario di Stato per la difesa.

GIANNI RIVERA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il mio intervento sarà molto più breve, signor Presidente, anche perché il collega Ranieri ha detto tutto quello che il Governo aveva da dire e anche qualcosa in più rispetto agli oggettivi impegni che potevamo prendere noi


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sottosegretari, che non partecipiamo settimanalmente al Consiglio dei ministri. Direi, quindi, che ha fatto ciò che era giusto fare, obbligando il Governo ad assumersi responsabilità maggiori. Desidero anche ringraziare l'opposizione che ha manifestato in modo più crudo le preoccupazioni che abbiamo anche noi come Governo e come maggioranza.
I due relatori hanno parlato a favore del provvedimento, ma hanno anche inserito nella loro relazione le preoccupazioni, esposte - diciamo così - in modo più blando rispetto alle attenzioni del Polo che giustamente, come opposizione, deve essere più rigido.
Tuttavia, occorre dire che, se siamo tutti combattuti per il fatto che non vediamo con gli occhi, prima ancora che con gli scritti, i risultati che ci saremmo aspettati, ci siamo anche resi conto che sarebbe stato necessario un intervento diretto dell'Italia in quel paese, e mi riferisco anche agli altri interventi che riguardano propriamente il Ministero della difesa. Non possiamo pensare di chiudere così, di colpo, una partecipazione che è fondamentale, innanzi tutto per l'immagine dell'Italia. Da qualche tempo a questa parte, essa ha acquisito nei confronti del resto del mondo, grazie all'attività che abbiamo svolto nel campo della politica estera - ma anche e, in un certo senso, in maniera molto più forte, per la partecipazione delle nostre Forze armate - un'immagine che forse pensavamo di non poter più recuperare, considerato che, da moltissimi anni, eravamo ritenuti una parte molto marginale per l'atteggiamento delle nostre Forze armate e, quindi, di tutto il paese, perché le Forze armate appartengono al paese.
Non voglio insistere più di tanto per farvi cambiare opinione e, in questo caso, mi rivolgo a tutte le opposizioni. Parlo di tutte perché ho notato che si sono divise in parti uguali anche se, numericamente, ovviamente, sono diverse; ma credo che nella posizione rispetto alla politica estera e a quella della difesa, il Parlamento dovrebbe essere un po' più compatto anche nelle diversità, specificando che magari si dice di «sì», ma con riserva.

GUSTAVO SELVA. Quando si è trattato del Kosovo, l'opposizione ha salvato la missione!

GIANNI RIVERA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Appunto, era anche in funzione di questo!

GUSTAVO SELVA. La compattezza la predichi alla maggioranza!

GIANNI RIVERA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Noi su questo siamo compatti, litighiamo per altre cose, ma in questo senso siamo abbastanza compatti. Non abbiamo tre o quattro partecipanti alla formazione della maggioranza in questo caso!
Siamo tutti combattuti - lo voglio ripetere - perché anche noi non vediamo con gli occhi tutto ciò che vorremmo, ma non ci possiamo sottrarre. È per questo che intendo insistere su un consenso più ampio, anche approfittando dell'impegno preso dal sottosegretario Ranieri, in base al quale è giusto che il Governo dia risposte più continue ed immediate sui risultati raggiunti in operazioni alle quali non ci potevamo sottrarre, come, ad esempio, a quelle in l'Albania, ma anche in tutte le altre che ci hanno consentito, tra l'altro, di conseguire risultati importanti. Anche per la situazione di Timor Est verrà fatta una relazione definitiva di quanto abbiamo fatto e, soprattutto, dell'immagine che abbiamo conquistato con quell'operazione che - come sappiamo - è stata evitata da tanti altri paesi che avrebbero potuto anch'essi offrire una partecipazione ma che si sono - come sapete - sottratti.
Credo che questo riconoscimento debba essere dato soprattutto a quelle persone che si sono recate sui posti e che continuano ad andare in giro per il mondo, contribuendo al mantenimento della pace e di un'oggettiva condizione di maggiore vivibilità da parte di quei paesi.


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PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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