Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 681 del 25/2/2000
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(Discussione sulle linee generali - A.C. 2681)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Nardini.

MARIA CELESTE NARDINI, Relatore. Signor Presidente, la proposta di legge di iniziativa dei deputati Giannattasio e Lavagnini giunge finalmente all'esame dell'Assemblea. Essa ha avuto un percorso assai lungo e faticoso, non certo perché abbiamo avuto difficoltà sul contenuto e sul merito della questione, ma perché abbiamo incontrato problemi relativamente alla copertura finanziaria.
Abbiamo lavorato in maniera assidua perché il tema ci è parso interessante e l'approdo del provvedimento all'esame dell'Assemblea ci conforta del fatto che esso potrà tradursi in termini reali concreti. Questa proposta di legge intende attribuire ai partecipanti alla seconda guerra mondiale un riconoscimento analogo a quello attribuito ai combattenti della guerra del 1914-1918 dalla legge 18 marzo 1968, n. 263.
Lascerò agli atti tutta l'istruttoria legislativa svolta; illustrerò, invece, l'articolato.
L'articolo 1 istituisce un nuovo ordine onorifico, l'Ordine del Tricolore, comprendente l'unica classe di cavaliere.
L'articolo 2 prevede che detta onorificenza sia conferita a coloro che hanno prestato servizio militare per almeno tre mesi, anche a più riprese, in zona di operazioni nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 o nelle formazioni armate partigiane o gappiste regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti del corpo volontari della libertà; ai combattenti della guerra 1940-1945; ai mutilati ed invalidi della guerra 1940-1945 fruenti di pensioni di guerra; agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o prigionia.
L'articolo 3 determina le caratteristiche dell'insegna del nuovo ordine e rinvia ad un decreto del ministro della difesa l'indicazione dei dettagli. In particolare, a causa dei rilevati problemi di copertura finanziaria si è previsto che la medaglia sia realizzata in bronzo e non in oro.
L'articolo 4 prevede che il capo dell'Ordine del Tricolore sia il Presidente della Repubblica e che l'Ordine sia retto da un consiglio composto da un tenente generale o da un ufficiale con grado corrispondente, che lo presiede, da due generali e da un ammiraglio in rappresentanza di ciascuna forza armata, dal presidente nazionale dell'associazione dei combattenti inquadrati nei reparti regolari delle Forze armate italiane che hanno partecipato alla guerra di liberazione, dal presidente nazionale dell'associazione dei combattenti e reduci e dal presidente


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nazionale dell'associazione dei partigiani d'Italia. Il presidente ed i membri del consiglio sono nominati dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero della difesa.
L'articolo 5 prevede che le onorificenze siano conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del ministro della difesa, dietro domanda presentata dagli interessati al Ministero della difesa.
L'articolo 6 prevede, infine, che le domande e i documenti necessari per ottenere l'onorificenza siano esenti dall'imposta di bollo e da qualsiasi altro tributo.
L'articolo 7 prevede la copertura finanziaria. A questo proposito sono insorti alcuni problemi ed infatti la Commissione presenterà un emendamento. Altrettanto può dirsi per l'articolo 8. Il testo di tale articolo, così come giunto all'Assemblea, prevede l'entrata in vigore della legge dal 1o gennaio 2000. La Commissione, pertanto, presenterà un emendamento che sposti l'entrata in vigore del provvedimento.
Naturalmente ci auguriamo che la copertura finanziaria venga trovata in considerazione del valore che riveste la proposta di legge. I riconoscimenti da essa previsti, infatti, saranno concessi per la quasi totalità a combattenti semplici, coinvolti senza alcuna responsabilità in un'avventura assurda e terribile come tutte le guerre e pertanto vittime anch'essi, al di là del fatto di essere comunque sopravvissuti. In questo senso ritengo che il riconoscimento in oggetto possa anche essere simbolicamente interpretato come un impegno dello Stato a non ricadere mai più in quelle forme di delirio e di follia e a fare in modo che ciò non avvenga in alcuna parte del mondo.
Importante è inoltre l'estensione del riconoscimento ai partigiani i quali hanno militato in formazioni partigiane e gappiste, inquadrate nel corpo volontari della libertà. Si tratta, infatti, di un omaggio importante dello Stato nei confronti della lotta per la democrazia, dell'indipendenza e della libertà, valori massimi, questi, nel rispetto della convivenza civile. Ci si trova, infatti, di fronte a combattenti, a gente comune di ogni credo politico e democratico i quali consapevolmente misero la propria esistenza al servizio di quei valori, ponendo in secondo piano la libertà individuale rispetto a quella di un'intera nazione e di un intero popolo.
A loro il paese deve molto, non solo e non tanto per i risultati concreti che, grazie anche a quei combattenti, si ottennero in quegli anni terribili, ma soprattutto per l'insegnamento da loro offerto alle generazioni di allora ed a quelle di oggi. È per questo che, attribuendo al progetto di legge in esame un forte valore anche simbolico, come Commissione ne chiediamo l'approvazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIOVANNI RIVERA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Giannattasio. Ne ha facoltà.

PIETRO GIANNATTASIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario di Stato per la difesa, debbo dire con piacere che finalmente giunge oggi all'esame dell'Assemblea il progetto di legge n. 2681, presentato da deputati non della maggioranza. Ciò a distanza di cinquant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Faccio questa considerazione perché siamo in ritardo di cinquant'anni.
Nel 1968, cinquant'anni dopo la fine della prima guerra mondiale, fu varata la legge sui cavalieri di Vittorio Veneto, conferendo anche una medaglia d'oro (purtroppo oggi siamo passati dall'età dell'oro a quella del bronzo). Sfortunatamente, per mancanza di fondi siamo ancora in bilico e non sappiamo se il progetto di legge alla nostra attenzione potrà ottenere la copertura finanziaria. Da quanto ci dice la Commissione finanze, mancano cinque miliardi e per questa


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cifra rischiamo di vedere morire alcuni di questi combattenti (i quali, purtroppo, hanno una certa età) senza avere la soddisfazione di ricevere un titolo di cavaliere. Una volta si diceva che un titolo di cavaliere, un sigaro ed una raccomandazione non si negano a nessuno, ma oggi, nell'anno 2000, non riusciamo neanche a conferire il titolo di cavaliere a chi ha combattuto.
Proprio rifacendomi a quanto dichiarato ieri dal Presidente della Repubblica a Trieste, di fronte a coloro che sono caduti è forse il momento di superare certi odi, certi conflitti ideologici. Il primo al quale verrà conferita la prevista onorificenza sarà proprio il Presidente della Repubblica, che ha partecipato alla seconda guerra mondiale, sia nella prima, sia nella seconda fase; forse ciò ci potrà aiutare, pensando al suo passato di ministro del tesoro, a trovare, nelle pieghe del bilancio, raschiando il solito fondo del barile, i cinque miliardi che mancano per finanziare il provvedimento.
Ringrazio l'onorevole Nardini, che con spirito al di sopra delle parti ha illustrato la relazione e che ha già indicato la strada per poter finanziare il provvedimento, ricorrendo ad un paio di emendamenti che posticipano l'entrata in vigore dello stesso e, forse, ad un altro emendamento che può aiutare a trovare parte delle risorse necessarie a produrre le medagliette di bronzo e i diplomi di carta. D'altro canto, siamo abituati al fatto che tutte le questioni concernenti la difesa vadano avanti grazie all'accattonaggio; infatti, anche se l'argomento verrà affrontato in seguito, devo ricordare ora in quest'aula che per pagare le missioni all'estero si è ricorsi all'8 per mille, cioè all'elemosina degli italiani con il 740.
Con queste parole concludo, augurandomi che il Governo possa aiutarci a trovare i cinque miliardi e possa così consentire ai combattenti della seconda guerra mondiale di conseguire il titolo di cavaliere.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mitolo. Ne ha facoltà.

PIETRO MITOLO. Signor Presidente, onorevoli sottosegretari, come il proponente ha sottolineato, questo provvedimento arriva con qualche anno di ritardo e, per di più, è ancora privo di copertura finanziaria. Si tratta di un atto dovuto, posto che nel 1968 è stato istituito l'Ordine di Vittorio Veneto per dare un segno di riconoscimento ai combattenti della prima guerra mondiale; viceversa, per i combattenti della seconda guerra mondiale ancora non si è riusciti a trovare la somma e il tempo giusto per tributare tale riconoscimento. Badate, questo è un fatto grave.
Non mi soffermo a sottolineare la differenza tra le due grandi guerre, perché credo tutti comprendano quali giudizi e quali complessi sentimenti susciti il loro solo ricordo. Noi avevamo cercato, durante la discussione della proposta di legge in esame, di fare in modo che si potesse aprire una pagina di effettiva pacificazione all'interno della Repubblica e della nazione intera; sappiamo tutti che ancora oggi restano aperte molte ferite, che sono sanguinanti. Pensavamo che proprio questa fosse l'occasione buona per cominciare un processo di pacificazione tra i combattenti della Repubblica sociale e quelli della guerra di liberazione; purtroppo non è stato possibile, perché pesano ancora, e sono pesate soprattutto in Commissione, le contrapposizioni ideologiche e le visioni di parte. A me dispiace dover ricordare che siamo stati sopravanzati come Stato dalla regione Trentino-Alto Adige, che ha chiuso questa pagina con una propria legge riconoscendo i diritti dei combattenti della repubblica sociale e i diritti di tutte le formazioni dell'esercito tedesco. Come sappiamo tutti, infatti, nell'Alto Adige vi sono ancora i reduci dell'esercito tedesco che hanno combattuto la guerra negli anni dal 1940 al 1945. Sottolineo che quella regione ha dato un riconoscimento persino ai reduci del corpo di sicurezza trentino (il CST) che svolse le funzioni di corpo di polizia locale durante il periodo 1943-1945. Credo sia stato un bene procedere in


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questa maniera e sottolineo che quella legge regionale è stata approvata all'unanimità!
Colgo l'occasione per rivolgere ancora una volta ai rappresentanti del Governo, in particolare al rappresentante del Ministero della difesa, l'invito a farsi parte diligente per risolvere finalmente questa annosa questione.
Quando penso che, in anni non lontani da oggi, si è addirittura giunti a cancellare sulle tombe dei caduti della guerra di Spagna, perché erano morti vestendo la camicia nera della milizia e non il grigio-verde dell'esercito, le indicazioni relative alle decorazioni al valor militare; quando penso a questi atti di faziosità e di inciviltà, per di più perpetrati a tanti anni di distanza dalla fine della guerra, viene da domandarsi come mai sia stato smarrito il senso del limite. Credo sia giunto ormai il tempo di chiudere questa pagina dolorosa, naturalmente, con serietà e dignità.
Noi approveremo questa proposta di legge anche perché sono convinto e siamo convinti che la maggior parte di coloro i quali hanno diritto a tale riconoscimento abbiano combattuto nella guerra dal 1940 al 1943 guadagnandosi i galloni sul campo prima ancora dell'8 settembre!
Nel ringraziare ovviamente il proponente, il generale Giannattasio, per la sua iniziativa, sottolineo che voteremo questa legge perché riteniamo sia giusto dare un riconoscimento preciso a chi ha combattuto in buona fede per l'Italia e giustamente si è meritato il titolo di cavaliere, e non perché - mi consenta generale Giannattasio - il titolo di cavaliere non si nega a nessuno, ma perché quelle persone se lo sono guadagnato giustamente con il sacrificio compiuto durante quel periodo che hanno passato al fronte.
Voteremo a favore della proposta di legge in esame, ribadendo e sottolineando la necessità che il Parlamento si faccia carico e prenda l'iniziativa di chiudere la pagina che ci ha divisi lungamente e che ha prodotto per l'Italia un periodo triste e delicato che non va certamente dimenticato, ma che deve essere iscritto nella storia e deve essere storicizzato per non perpetuare ancora dissensi, fratture, odi e rancori.
Ieri il Presidente della Repubblica - finalmente un Capo dello Stato si è attivato con questo gesto - ha reso omaggio alle foibe di Basovizza sottolineando, giustamente, che è giunto il tempo in cui nutrire nei confronti dei caduti un profondo rispetto.
È con questo spirito che noi preannunciamo il nostro voto favorevole sulla legge Giannattasio.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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