Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 673 del 15/2/2000
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(Acquisto da parte della regione Friuli-Venezia Giulia di un ospedale a Gorizia)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Prestamburgo n. 3-03780 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 6).
Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.

FABIO DI CAPUA, Sottosegretario di Stato per la sanità. Signor Presidente, gli elementi ci sono forniti dalle autorità sanitarie della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia attraverso il commissariato di Governo.
In merito al grave caso di ritardo nel servizio 118, per cui non si è riusciti ad evitare il decesso della persona da soccorrere, viene posto in rilievo che l'episodio avvenuto il 4 settembre 1998 è all'esame dell'autorità giudiziaria tenuta ad accertare se sussistano comportamenti penalmente perseguibili. L'assunzione di eventuali iniziative sarebbe necessaria ove la magistratura accertasse che l'evento luttuoso sia da imputare, oltre che a colpa, a disfunzioni organizzative dovute all'inadeguatezza degli attuali strumenti sui quali si basa il sistema di emergenza sanitaria regionale. Appare pertanto prematuro in questo momento giungere a delle conclusioni sull'operato degli addetti ai lavori, anche in considerazione del fatto che nel caso di specie sono intervenuti vari soggetti.
Per quanto riguarda, complessivamente, il sistema del 118, la regione Friuli-Venezia Giulia è stata la prima, insieme all'Emilia-Romagna, a renderlo operativo nel 1990 dopo aver predisposto nel 1989 un apposito progetto tramite il quale si demandavano ad alcune USL gli adempimenti propedeutici alla concreta realizzazione del sistema di emergenza sanitaria tra i quali rientrava la gestione dei progetti per la formazione degli operatori di centrale. Tutte queste iniziative assunte, dal 1990 in poi, in materia di emergenza sanitaria hanno sempre posto in primo piano l'addestramento del personale medico e paramedico addetto al 118, che opera sulla base di specifici protocolli i quali riguardano le azioni e le interazioni da porre in essere, nonché l'uso delle attrezzature e dei mezzi di trasporto.
Nel caso specifico della azienda socio-sanitaria n. 2 «Isontina», le situazioni di emergenza si basano su due protocolli, l'uno inerente al colloquio telefonico e l'altro all'attivazione dell'elisoccorso. Sulla base del contenuto della richiesta telefonica di soccorso, ed eventualmente acquisendo


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ulteriori informazioni con domande mirate, l'operatore della centrale operativa allerta il mezzo più appropriato per tipo, equipaggio, dislocazione sul territorio, disponibilità complessiva del sistema. Le possibilità di invio prevedono: autoambulanza di tipo A, con equipaggio costituito da un infermiere professionale e da un autista (l'automezzo, a seconda del codice assegnato alla missione dalla centrale operativa, si muoverà con diversa celerità, usando o meno i mezzi previsti dalla normativa in vigore, sirena, lampeggiante, eccetera); auto medicalizzata, con autista e medico dell'emergenza sanitaria territoriale (il mezzo è praticamente sempre in missione a codice elevato e si muove con i mezzi di segnalazione acustica e luminosa attivati); nelle giornate prefestive e festive, con orario 9-19, del periodo estivo, nel circondario di Grado esiste la possibilità di invio di una motobarca di soccorso, afferente al sistema della protezione civile (il mezzo viene attivato via radio ed è organizzativamente prevista la possibilità di imbarcare personale sanitario del punto di soccorso 118 di Grado).
Secondo criteri di necessità e/o di opportunità, l'operatore ha la possibilità di allertare anche altre forze: i vigili del fuoco (per feriti incarcerati, automezzi rovesciati, possibilità di incendio o, più genericamente, necessità accertata o prevedibile di messa in sicurezza della scena); forze di pubblica sicurezza; capitaneria di porto e protezione civile.
L'operatore ha ancora la possibilità di attivazione diretta dell'eliambulanza del servizio regionale 118. L'allertamento del mezzo aereo avviene su protocollo elaborato dalla direzione sanitaria di quel servizio, basato prevalentemente su criteri situazionali e dinamici.
Le disposizioni comportamentali esistenti appaiono tali da garantire la tempestività e l'efficienza degli interventi.
Quanto alla situazione di deficit di bilancio, superiore al 5 per cento degli introiti, che presenterebbe la stessa azienda socio-sanitaria n. 2 «Isontina», come rappresentata nell'atto ispettivo, essa non risulterebbe confermata dai riscontri, dai quali la perdita rapportata ai ricavi sembrerebbe attestarsi sullo 0,44 per cento.
Il valore delle passività al 31 dicembre 1997, soggette a totale o parziale ripiano da parte dello Stato e della regione, ammonta a 15 miliardi e 924 milioni. Sull'entità e le modalità del ripiano la regione è in attesa di conoscere l'esito del confronto tra Stato e regioni, come previsto dall'articolo 28 della legge n. 448 del 1998 (legge finanziaria 1999).
In merito all'acquisto dell'ospedale San Giovanni di Dio di Gorizia, si rappresenta quanto segue. Per quanto attiene all'aspetto economico, si evidenzia che uno studio elaborato da un apposito gruppo di lavoro, costituito da tecnici designati dal comune di Gorizia, dall'azienda socio-sanitaria «Isontina» e dalla regione, ha confrontato gli elementi riferiti ai costi di realizzazione connessi a tre diverse ipotesi (edificazione di un nuovo ospedale, ristrutturazione dell'esistente ospedale, riconversione dell'ospedale San Giovanni di Dio) e conseguentemente individuato l'ultima delle tre ipotesi sopra indicate come quella con costi di gran lunga inferiori alle altre due. Anche aggiungendo al costo di realizzazione gli oneri per l'acquisto della struttura, la predetta ipotesi rimane la più economicamente conveniente in base ai riscontri dei soggetti prima citati, che hanno valutato, attraverso una loro indagine, le ipotesi più opportune da adottare.
In ordine alle spese già sostenute ed in corso per opere di manutenzione e per la messa a norma, si precisa che: nel decennio 1990-1999, gli oneri sono inferiori a 10 miliardi; gli interventi, effettuati ed in corso, non erano dilazionabili in quanto imposti dalla vigente normativa in materia di sicurezza, atteso che la struttura esistente risulta, dal punto di vista edilizio ed impiantistico, pesantemente degradata, e che comunque dovrà continuare a svolgere le funzioni per tutto il periodo necessario per pervenire alla sistemazione dei servizi ospedalieri, quale che sia la soluzione prescelta. Inoltre,


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quand'anche si fosse deciso di procedere alla ristrutturazione della struttura esistente, gli interventi effettuati non potrebbero corrispondere ad economie sugli oneri della ristrutturazione, considerata la necessità, in tal caso, di un intervento radicale di modificazione e adattamento ai requisiti minimi in termini logistici e distributivi dell'edificio in questione.
Infine, si sottolinea che la soluzione adottata consente la piena utilizzazione di una struttura ospedaliera recente, con capacità di 260 posti-letto, realizzata con consistenti contributi regionali, che sin dalla sua attivazione - nel 1983 - è stata utilizzata per il 50 per cento della sua potenzialità e negli ultimi anni solo per poche decine di posti-letto. Per quanto attiene agli aspetti funzionali, la riconversione dell'ospedale San Giovanni di Dio dovrà soddisfare la domanda di un bacino di utenza costituito da circa 70 mila abitanti, dei quali circa 37 mila concentrati a Gorizia.
Tale struttura ospedaliera è ubicata in zona periferica e in prossimità delle vie di comunicazione di circa l'80 per cento dell'attuale utenza. L'ospedale San Giovanni di Dio è stato edificato negli anni 1975-1983, quando già esisteva la linea ferroviaria, e dal momento della sua attivazione a tutt'oggi non sono stati segnalati particolari inconvenienti né per i soggetti ricoverati, né per la strumentazione in dotazione. D'altro canto, la normativa di recente intervenuta in materia di inquinamento acustico individua gli strumenti di tutela dell'ambiente circostante alla linea ferroviaria, che riguardano non solo l'area a destinazione ospedaliera, qualora si riscontrasse il superamento delle soglie ammesse. Vi è quindi, comunque, la possibilità di interventi successivi in materia di inquinamento acustico.
La soluzione adottata, in accordo con il comune di Gorizia, non comporta conflitti con gli strumenti urbanistici vigenti, presentando l'area interessata sufficienti spazi per la nuova piastra da edificare ad integrazione della struttura esistente, i parcheggi per il personale e l'utenza, l'eliporto e le superfici da destinare ad aree verdi. La struttura ha caratteristiche che la rendono conforme ai parametri dimensionali e distributivi previsti dal decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1997. L'impegno della regine Friuli-Venezia Giulia di contribuire alla ristrutturazione dell'immobile Villa San Giusto, infine, rientra negli interventi di carattere ordinario che vengono effettuati nell'ambito degli investimenti socio-assistenziali previsti dalla vigente legislazione regionale a favore degli enti, pubblici e privati, che operano nel settore dei servizio sociali.
A margine di questa risposta all'interrogazione dell'onorevole Prestamburgo, desidero confermare l'attenzione che il Ministero dedicherà allo sviluppo di tali problematiche: il Ministero, quindi, non mancherà di intervenire con i suoi strumenti di ordine ispettivo ed amministrativo per un'ulteriore integrazione di istruttoria su questa vicenda, che sembra coinvolgere le problematiche di salute della popolazione interessata. Sugli avanzamenti di tali approfondimenti e sulle relative valutazioni, sarà cura del Ministero informare adeguatamente l'onorevole interrogante.

PRESIDENTE. L'onorevole Prestamburgo ha facoltà di replicare.

MARIO PRESTAMBURGO. Signor sottosegretario, in merito alla sua risposta noto una contraddizione evidente. Da una parte, il funzionario che ha istruito la mia interrogazione, con riferimento all'acquisto dell'ospedale (la parte centrale dell'interrogazione), afferma esservi la convenienza economica pubblica, basandosi su uno studio di tre pagine realizzato da tre persone che non hanno alcuna competenza professionale estimativa. Dall'altra parte desta perplessità il fatto che lei, che ha notevole competenza tecnica, pensi che un ospedale costruito per la riabilitazione possa essere trasformato in un ospedale per acuti, prevedendo la costruzione di piastre, sale chirurgiche e così via. Del resto, lei stesso parla di approfondimenti anche ispettivi sulla questione.


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La seconda parte della sua risposta è sicuramente la più interessante. Nella prima parte, infatti, quella riguardante il servizio 118, si dice che bisogna attendere l'istruttoria del magistrato e si fa una prolissa elencazione dell'organizzazione del servizio, tutti aspetti noti all'interrogante. Per quanto riguarda, invece, la parte ispettiva, io la prego, signor sottosegretario, di essere lei stesso a guidare i suoi ispettori; data la sua competenza tecnica - lei è medico - a colpo d'occhio vedrà che la struttura non può essere destinata alle funzioni per le quali è stata acquistata dalla regione. Come lei sa, i cittadini di Gorizia sono molto uniti sulla questione ed hanno formato un comitato per tutelare la sanità isontina; sono state raccolte ben 17 mila firme su una popolazione di circa 38 mila abitanti, quindi il problema è molto sentito.
L'aspetto più interessante, comunque, a mio avviso, è la possibilità, ristrutturando l'ospedale esistente (che ha già assorbito notevoli risorse) di fare un accordo con la vicina Slovenia per una collaborazione fra l'ospedale San Pietro di Nova Gorica e l'ospedale civile di Gorizia. Se, invece, si utilizza l'ospedale San Giovanni di Dio, data la distanza e la sua infelice collocazione urbanistica e altro, tale collaborazione potrebbe venire meno.
Ormai si va verso un ampliamento dell'Unione europea, la Slovenia è fra i paesi in pole position, ne parla Agenda 2000, e in queste terre si stanno sviluppando forme interessanti di riconciliazione e di convivenza tra le diverse etnie. Il settore della sanità è sicuramente uno dei più interessanti perché il fatto che gli italiani e gli sloveni possano curarsi insieme riavvicina sicuramente queste due etnie che, in passato, hanno avuto motivo di confrontarsi in maniera, per molti aspetti, dolorosi. Chi conosce la storia di quelle terre sa quanto sia importante un'iniziativa nel campo sanitario quale quella che ho prospettato.
Concludendo mi dichiaro insoddisfatto della parte burocratica della sua risposta, molto soddisfatto per l'intelligente aggiunta che lei ha fatto in conclusione e che so essere tutta sua.

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