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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Borghezio n. 2-02029 ed alle interrogazioni Demastro delle Vedove nn. 3-04282 e 3-04376 e De Cesaris n. 3-04953 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 2).
ROSARIO OLIVO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, prima di passare a svolgere congiuntamente, per uniformità di oggetto, gli atti parlamentari relativi all'attività di vigilanza nei cantieri per le opere del Giubileo del 2000, mi sembra opportuno premettere, rispondendo ad uno dei quesiti posti, che gli uffici periferici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale preposti ai servizi di vigilanza non hanno competenza ad adottare provvedimenti di revoca degli appalti aggiudicati ad imprese che si sono rese responsabili di violazioni di norme a tutela dei lavoratori. L'eventuale revoca dell'appalto aggiudicato è di competenza dell'amministrazione giudicante che, con propria determinazione, può dichiarare decaduta l'impresa aggiudicataria dell'appalto medesimo.
periodo compreso tra il 5 ottobre ed il 13 novembre 1998, una vigilanza sulle opere per il Giubileo del 2000 con il coinvolgimento di unità ispettive provenienti da altre province del Lazio, al fine di fronteggiare l'intensificazione delle attività lavorative presso i cantieri edili. Successivamente si è resa necessaria una sospensione dell'attività di vigilanza per la necessità di riprogrammare gli interventi e di coordinare le varie strutture coinvolte al fine di attuare una vigilanza più capillare ed incisiva.
entro i primi sei mesi del 2000 per concludere l'iter della decretazione a completamento e dei decreti legislativi n. 626 del 1994 e n. 277 del 1991.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente senz'altro.
ROSARIO OLIVO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Ritengo si tratti di un lavoro serio, meticoloso e rigoroso, come i dati di quest'indagine testimoniano.
PRESIDENTE. L'onorevole Formenti ha facoltà di replicare per l'interpellanza Borghezio n. 2-02029, di cui è cofirmatario.
FRANCESCO FORMENTI. Signor Presidente, la nostra interpellanza era stata presentata per segnalare alle autorità competenti una situazione di disagio e che dal punto di vista lavorativo è grave. Una serie di personaggi, addetti ai lavori, evidentemente, non erano in regola con la normativa nazionale. Soprattutto, abbiamo verificato come, ancora una volta, nonostante gli appalti siano pubblici e nonostante le campagne di stampa per la sicurezza sul lavoro e quant'altro, nei cantieri vi sia un'alta percentuale di addetti non regolari. Non solo: in un paese in cui vi è un'alta percentuale di disoccupazione, ci sembra alquanto strano constatare che in alcuni lavori inerenti ad opere pubbliche, di cui lo Stato è chiamato a rispondere in prima persona, vi sia una diffusa irregolarità, soprattutto in un settore importante come quello di cui parliamo che dovrebbe avvalersi di manodopera altamente specializzata. In questo caso riscontriamo una situazione molto difficile, in cui personale non qualificato viene impegnato in opere, invece, altamente qualificate. Ciò incide sulla qualità del lavoro e soprattutto sul costo.
riteniamo che, al di là del fatto universale del Giubileo, vi sia anche un dato morale; gli addetti ai lavori e, soprattutto, ai controlli debbono prestare un'attenzione particolare proprio a quella sicurezza del lavoro che riteniamo indispensabile nei cantieri. Sappiamo tutti, infatti, quante centinaia di persone all'anno muoiono proprio per la mancanza di sicurezza nei cantieri. Le imprese che non hanno qualificazione, che non dispongono delle attrezzature particolari per prevenire tali incidenti, devono essere sollevate dall'incarico ricevuto per due motivi: la qualità del lavoro e la sicurezza degli operatori.
PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro delle Vedove ha facoltà di replicare per le sue interrogazioni n. 3-04282 e n. 3-04376.
SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, in realtà non posso dichiararmi soddisfatto della sua risposta anche perché, in un paese nel quale, come risulta dall'ultima rilevazione statistica, vi sono 1.208 morti in un anno per infortuni sul lavoro, con una media leggermente superiore ai 100 morti al mese, penso di poter dire che il Governo, per di più di centrosinistra e con un ministro del lavoro qualificatissimo esponente dei Democratici di sinistra, evidentemente qualcosa di più avrebbe potuto e, soprattutto, dovuto fare, oltre a predisporre «carte», ad organizzare convegni e quant'altro è abituata a fare questa Repubblica in materia di lavoro.
Sono queste, onorevole sottosegretario, le ragioni per le quali, in rappresentanza del gruppo di Alleanza nazionale, ho presentato due atti di sindacato ispettivo.
PRESIDENTE. L'onorevole De Cesaris ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-04953.
WALTER DE CESARIS. Vorrei cogliere l'occasione odierna della risposta ad una interrogazione per poter interloquire con il rappresentante del Governo al fine di verificare se sia possibile su questo tema aprire un confronto che vada al di là del singolo atto di sindacato ispettivo per entrare nel merito della questione.
La prima: quali iniziative si mettono in essere per aumentare e potenziare i controlli direttamente sul territorio? Premetto che ci veniva segnalata, a seguito della vicenda dei lavoratori moldavi e di alcuni incontri con i responsabili dell'Ispettorato del lavoro di Roma, l'esistenza di carenze macroscopiche di organico a causa delle quali, rispetto alle denunce che vengono fatte, si effettuino i controlli con diversi mesi di ritardo.
Questa interpellanza e queste interrogazioni, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
Constato l'assenza dell'onorevole Borghezio: si intende che abbia rinunziato ad illustrare la sua interpellanza n. 2-02029.
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha facoltà di rispondere.
Dopo aver premesso tutto ciò, passo ad illustrare le iniziative intraprese dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sulle questioni in argomento. Nella città di Roma è stata effettuata, nel
Sono seguiti vari incontri tra gli organi istituzionalmente preposti alla vigilanza sui cantieri anche alla luce delle disposizioni legislative contenute nella legge finanziaria per il 1999 che ha introdotto particolari misure organizzative per fare fronte al fenomeno del lavoro non regolare e sommerso. Presso la direzione regionale del lavoro di Roma, settore ispezione, si è tenuta nel febbraio dello scorso anno una riunione programmatica tra i direttori delle direzioni provinciali di Roma e Frosinone, i dirigenti regionali dell'INPS e dell'INAIL e la Guardia di finanza.
È stato quindi attuato un programma di vigilanza mirata, che ha avuto inizio a partire dal 15 febbraio 1999 nella regione Lazio e, in particolare, nel territorio di Roma e provincia.
L'attività di vigilanza ha visto finora impegnati quindici gruppi ispettivi del cantiere del Giubileo 2000 formati da funzionari dell'ispettorato del lavoro INPS, INAIL, ASL, militari dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza per l'accertamento delle connesse infrazioni in materia fiscale e tributaria.
Il modello organizzativo prescelto si è rivelato efficace in quanto, coinvolgendo tutti gli organi preposti alla vigilanza, mira a dare una risposta integrata prendendo in considerazione il sistema degli appalti, il lavoro nero, le norme di tutela contrattuale e quelle in materia di sicurezza.
Vorrei inoltre rassicurare gli onorevoli interroganti in ordine all'attenzione che il Governo presta da sempre al tema della sicurezza sul lavoro cui è stato dedicato il recente convegno di Genova e dal quale è scaturita la cosiddetta «Carta 2000, sicurezza sul lavoro».
Si è trattato di uno sforzo importante posto in essere dal Governo in rapporto ad un tema che è divenuto di drammatica attualità, come hanno giustamente sottolineato gli onorevoli interroganti. Vi sono quattro morti al giorno - se non ricordo male -, una cifra impressionante, drammatica, veramente inaccettabile; un dato rispetto al quale occorre agire con immediatezza e con la massima determinazione, con una strategia efficace, in grado di dare risultati immediati per bloccare questo fenomeno che falcidia - ripeto - lavoratori innocenti.
Ritengo che il convegno di Genova abbia rappresentato l'occasione per recuperare la caduta di attenzione su questo argomento colpevolmente verificatasi negli anni passati. Si è trattato di una riflessione a più voci, vi è stata una pluralità di presenze e di contributi; ha partecipato il Governo nel suo complesso: i Ministeri del lavoro, della sanità e dell'ambiente, il sistema delle autonomie locali e regionali, le parti sociali, le associazioni, le espressioni della società civile. È stata una grande occasione per fare il punto della situazione e mettere in campo una strategia di contrasto che speriamo si riveli efficace. Il convegno, presieduto dal ministro Salvi, è frutto del lavoro serio, appassionato e rigoroso del collega sottosegretario Caron che lo ha organizzato in lunghi mesi di attività.
In sostanza, la «Carta 2000, sicurezza sul lavoro» contiene gli impegni che il Governo, di intesa con le regioni e con le parti sociali, intende assumere e le iniziative da intraprendere per ridurre le incidenze degli infortuni, promuovendo accordi su importanti aspetti normativi.
Le parti si sono impegnate ad armonizzare la normativa vigente in materia di igiene e di sicurezza del lavoro con quella di recepimento delle direttive europee, tenendo conto della specificità del sistema produttivo italiano formato da piccole e medie imprese, nonché a definire la normativa
In particolare, per quanto riguarda gli appalti, si sono impegnate ad introdurre norme che evitino di considerare la procedura del maggior ribasso come l'elemento principale di valutazione per l'assegnazione dell'appalto, ad inserire in tutta la normativa sugli appalti l'obbligo di non considerare comprimibili i costi per la sicurezza, codificando per ogni settore caratteristiche e finalità, ed infine di sostenere, con appositi provvedimenti, orientamenti ed accordi, i titoli di vantaggio nelle opere appalto per chi propone elevati indici di sicurezza.
Mi permetterò alla fine della seduta di consegnare agli onorevoli interroganti che sono presenti in aula una copia di questa «Carta 2000, sicurezza sul lavoro» perché ne ho presentato solo una estrema sintesi di alcuni punti fondamentali.
La vigilanza che è tuttora in corso, secondo le modalità ed i criteri illustrati nella prima parte della risposta, ha portato ad interessanti risultati, che è utile riassumere anche perché da alcuni dei presentatori degli atti ispettivi è venuta una sollecitazione ad avere questi dati. Poiché però vedo che i colleghi sono assenti, credo non sia il caso di riferire in merito alla tabella contenente i risultati di quest'indagine. Chiedo pertanto alla Presidenza di autorizzarne la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna.
Da ultimo vorrei ricordare l'impegno dimostrato dal Governo a proposito dell'emersione del lavoro nero con la legge n. 608 del 1996 e con le sue modificazioni, nonché la proroga fino al 31 dicembre 2000 di quella stessa legge inserita nella finanziaria di quest'anno, che prevede, come è noto, 450 miliardi nei prossimi tre anni per agevolazioni, anche di carattere contributivo, finalizzate sempre all'emersione.
Prossimamente il Governo porrà a Bruxelles questo problema, che è europeo e non soltanto italiano, in modo da affrontare la questione globalmente, nella dimensione giusta, e per essere autorizzato dalla Commissione della Comunità europea all'adozione di incentivi previsti dall'articolo 63 della legge finanziaria di quest'anno.
Crediamo allora che il Ministero del lavoro debba intervenire con decisione per evidenziare le incongruenze che questa situazione ha fatto rilevare, anche perché
Onorevole sottosegretario, la verità è che, al di là di tutto quello che lei ci ha detto, tra il 15 e il 30 giugno 1999 è stata accertata una serie di irregolarità letteralmente spaventosa: addirittura, su 116 aziende, ben 114 sono state ritenute irregolari e, quindi, sanzionate; su 511 lavoratori controllati, 362 sono risultati irregolari. Non basta, allora, venire in Parlamento e parlare di attenzione da parte del Governo. È vero che i lavori sono stati fatti in vista del Giubileo, ma evidentemente il Governo e il comune di Roma hanno pensato di risolvere il problema, trattandosi di opere destinate ai pellegrini giubilari, rivolgendo le proprie speranze alla protezione dell'altissimo; invece, onorevole sottosegretario, bisogna e si può fare qualcosa di più. È ben vero che non è compito del Ministero revocare gli appalti, ma è altrettanto vero che il Ministero del lavoro può individuare gli enti appaltanti e chiedere loro perché non vengano revocati o considerati decaduti gli appalti a fronte delle violazioni terribili che si registrano nel settore.
Allo stesso modo, onorevole sottosegretario, non si può più ignorare lo scandalo ignobile dell'ISPESL: molti infortuni sul lavoro derivano da inadempienze di tale istituto, che registra medie da paesi dell'America latina; infatti, chi chiede verifiche e collaudi dei macchinari e delle attrezzature paga anticipatamente e, spesso e volentieri, collaudi e verifiche vengono fatti dopo sette-otto anni. Forse il Ministero vorrebbe farci credere sia lecito immaginare che l'imprenditore che compri una gru, un compressore o un'altra apparecchiatura, dopo aver pagato lo Stato per ottenere le verifiche, dovrebbe tenere ferme per sette-otto anni tali attrezzature e tali strumenti in attesa che l'ISPESL, che ha incassato i soldi sette-otto anni prima, faccia le verifiche con tutta comodità?
Onorevole sottosegretario per il lavoro e la previdenza sociale, è ben vero che l'ISPESL dipende dal Ministero della sanità (ora dovrebbe passare sotto il controllo del Ministero dell'industria, commercio e artigianato), ma è altrettanto vero che è il Ministero del lavoro a registrare le drammatiche statistiche che ho riferito. Perché, allora, non bussare alla porta del direttore generale dell'ISPESL per chiedere che cosa accade? Perché, per esempio, non immaginare in ambito INAIL, al di là degli aspetti repressivi per chi viola la normativa anti-infortunistica, misure premiali per le imprese che, invece, rispettano tale normativa sopportando gravi costi? Perché non creare una sorta di premio per le imprese che investono sulla sicurezza nel lavoro?
Sono certo che la sua sensibilità le consentirà di comprendere la straordinaria rilevanza di un tema come quello che ci angoscia ogni volta che leggiamo sui giornali di quella media che lei ha giustamente richiamato di quattro morti al giorno, senza parlare delle decine e decine di migliaia di infortuni altrettanto gravi che non hanno un esito letale, ma che minano comunque la salute e la qualità della vita di decine di migliaia di lavoratori e dei loro familiari.
Il Governo deve quindi riflettere anche sulla opportunità di verificare l'ISPESL e di garantire quell'aspetto premiale alle imprese che, in sede INAIL, possono dimostrare di avere investito per la sicurezza. È allora necessario fare meno convegni e carte programmatiche; prestare un'attenzione minore, formale, scolastica e accademica e garantire invece maggiore incisività!
Onorevole sottosegretario, perché non vi deve essere anche un elenco pubblico delle imprese che sono state colte con le mani nel sacco non per violazioni formali o minimali, ma per violazioni veramente serie in materia antinfortunistica? Lo dico apertamente: queste imprese debbono essere messe alla gogna! Infatti, coloro che, nell'ambito dell'esercizio di imprese, al fine di assicurarsi un profitto, non hanno problemi a provocare disagi tali da determinare lutti nella misura di 1.208 morti all'anno, debbono essere messi alla gogna; e - ripeto - deve essere predisposto un elenco pubblico di tutte le imprese che agiscono in violazione delle norme antinfortunistiche.
Nel dichiarare la mia insoddisfazione per la risposta fornita dal sottosegretario, a nome di Alleanza nazionale e di coloro che credono sul serio alla «socialità dei fatti», senza limitarsi alla partecipazione a convegni o a predisporre documenti, chiedo un intervento serio, decisivo e forte per far sì che l'Italia diventi veramente un paese europeo non soltanto dal punto di vista dei parametri finanziari, ma anche e soprattutto da quello della sicurezza sul lavoro.
Signor sottosegretario, prima di porle tre problemi da affrontare, vorrei dirle che da questa parte politica troverà un incoraggiamento per tutte quelle iniziative del Governo che ha indicato e che vanno nella direzione di contrastare il fenomeno del lavoro nero o del lavoro irregolare e di garantire la sicurezza nel lavoro, di fronte ad una situazione drammatica ereditata dal passato, ma che naturalmente necessita di un intervento da parte dell'esecutivo (anche quest'ultimo, peraltro, ha una responsabilità effettiva al riguardo).
Vorremmo inoltre che ci si muovesse nella direzione di incoraggiare tutte quelle iniziative che si registrano nel territorio e che sono finalizzate a contrastare i fenomeni del lavoro nero. Nella nostra interrogazione le abbiamo segnalato un episodio a nostro avviso significativo, che potrebbe rappresentare una «molla» per ulteriori iniziative: mi riferisco al caso di alcuni lavoratori moldavi che a Roma hanno denunciato la loro condizione di lavoratori sfruttati al nero; questo caso testimonia una realtà del lavoro nero e del lavoro irregolare che non rappresenta soltanto un dato occasionale o contingente, ma anche e soprattutto un dato effettivamente strutturale che fa pensare all'esistenza di vere e proprie organizzazioni che gestiscono il lavoro nero e che lo hanno gestito anche durante il Giubileo.
Vorrei ora richiamare le tre questioni alle quali avevo fatto riferimento e sulle quali vorremmo avere risposte.
Praticamente, si effettuano i controlli quando è troppo tardi e non si ha né la capacità né la possibilità di intervenire in modo tempestivo. Dunque, quali iniziative si pongono in essere per potenziare gli organici che effettuano i controlli diretti sul territorio? Veniva posta, inoltre, una seconda questione: sono necessarie alcune importanti modifiche legislative.
Signor sottosegretario, lei ha fatto riferimento a due argomenti che mi sembrano apprezzabili. Innanzitutto, lei afferma che i costi conseguenti all'applicazione delle norme sulla sicurezza non possono essere compressi. Ho apprezzato il fatto che pochi giorni fa sia stata impartita una direttiva che stabilisce che i costi per la sicurezza non possono essere sottoposti a ribasso. Non si possono ribassare i costi della sicurezza! In secondo luogo, lei ha affermato che bisogna evitare che in sede di assegnazione degli appalti il massimo ribasso venga individuato come criterio prevalente perché questo determina conseguenze sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e quindi anche sulla regolarità contributiva, contribuendo alla diffusione del fenomeno del lavoro nero.
Queste sono cose positive, ma noi le chiediamo di andare oltre. Noi pensiamo che si debbano responsabilizzare le «stazioni appaltanti» e che si debbano introdurre modifiche nella legislazione in materia di appalti per prevedere la risoluzione dei contratti laddove vengano individuate violazioni delle norme sulla sicurezza, sulla regolarità contributiva e sul lavoro nero. Non solo, pensiamo anche che si debba prevedere la creazione di una sorta di carta di identità delle ditte per rendere più difficile o addirittura per impedire alle ditte di partecipare a ulteriori appalti nel caso in cui vengano individuate violazioni delle norme.
Adesso si sta introducendo un regolamento sulla qualità, ma bisogna introdurre degli elementi di qualità sociale accanto a quelli di qualità dei lavori; occorrono norme che determinino un conflitto di interessi tra il lavoratore sfruttato con il lavoro nero e le imprese, in modo che si possa favorire l'emersione del lavoro nero stesso. Su dette questioni noi chiediamo anche l'apertura di un tavolo di confronto e di verifica con le forze parlamentari e sociali per individuare misure reali di contrasto del fenomeno. Infine, vorrei porle un'ultima questione di carattere più generale.
Noi crediamo che questi fenomeni siano anche una conseguenza di quel processo di deregolazione nel mondo del lavoro che è avanzato in questi anni e che sta avanzando. Non si può - se mi è consentita l'espressione - versare lacrime di coccodrillo quando l'occupazione aumenta solo in maniera deregolamentata attraverso gli strumenti di deregolamentazione complessiva (che si vogliono alimentare anche attraverso i cosiddetti referendum sociali), perché le conseguenze dirette in termini sociali sono quelle devastanti che abbiamo davanti agli occhi.
Dunque, da un lato noi vogliamo contrastare questa politica generale, ma dall'altro vogliamo sfidarvi sui contenuti concreti per l'assunzione di misure idonee per contrastare concretamente e anche in prospettiva il lavoro nero e irregolare, sia nell'immediato con l'aumento degli organici, sia in prospettiva attraverso modifiche legislative (che sono quelle a cui ho accennato), e per avviare una nuova fase nel campo della sicurezza sui luoghi di lavoro.