Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 654 del 19/1/2000
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(Sicurezza alimentare nel consumo di carne di provenienza britannica)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Galletti 2-01988 e all'interrogazione Procacci 3-04891 (vedi l'allegato A - interpellanze e interrogazioni - sezione 3).
Questa interpellanza e questa interrogazione, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

PAOLO GALLETTI. Questa interpellanza si basa su un'azione politica che il Governo francese ha assunto in merito all'importazione di carne bovina britannica. L'agenzia francese per la sicurezza sanitaria degli alimenti ha fornito al Governo francese una serie di elementi di valutazione molto preoccupanti sui rischi sanitari tuttora esistenti, a partire dai dati disponibili che questa commissione tecnica dell'agenzia della sicurezza sanitaria degli alimenti ha esaminato, derivanti dall'importazione di carne bovina dall'Inghilterra.
Come è noto negli anni scorsi, in questo paese, vi è stata un'epidemia (la cosiddetta epidemia della mucca pazza). Con la trasmissione, da parte dei bovini utilizzati per l'alimentazione umana, di una malattia che colpisce il cervello dell'uomo. Questi bovini a loro volta venivano alimentati con carni animali, in particolare di pecore infette. Abbiamo, quindi, avuto una distorsione della catena alimentare trasformando animali erbivori in animali carnivori e abbiamo favorito il passaggio da varie specie di questa malattia, che è analoga a quella riscontrata in alcune popolazioni di cannibali nella Nuova Guinea. Ebbene, il Governo francese ha ritenuto che i rischi di contaminazione non siano finiti ed ha resistito anche all'ingiunzione della Commissione europea per eliminare la barriera contro l'esportazione di carni sulla base di questi dati scientifici.
Vorrei ricordare, peraltro, che anche il responsabile della sanità del Governo Blair il 22 dicembre 1999 ha lanciato un


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allarme quasi apocalittico affermando che milioni di persone potrebbero essere state contagiate dal morbo di Creutzfeldt-Jakob ovvero tutti coloro che hanno mangiato manzo britannico dopo il 1984. Stiamo parlando di un ministro del Governo Blair che ha fatto affermazioni molto pesanti rispetto alla possibilità di una malattia che si manifesta con una lentissima incubazione anche dopo anni di contagio.
Secondo dati giornalistici vi sono state 43 morti in Gran Bretagna per questa malattia e 30 casi accertati di infezione in Italia.
Esiste poi un problema sollevato dall'interrogazione della collega Procacci, cui avevo solo blandamente accennato, vale a dire il divieto imposto dal Governo degli Stati Uniti agli americani vissuti in Gran Bretagna negli anni più caldi dell'epidemia a donare sangue. Di fronte a queste notizie che hanno come fonte un'agenzia francese indipendente, il Governo britannico e il Governo degli Stati Uniti, ci chiediamo se il Governo italiano non intenda sostenere una posizione analoga a quella del Governo francese, evitando di sottoporre i cittadini italiani a rischi legati al consumo di carne bovina inglese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.

FABIO DI CAPUA, Sottosegretario di Stato per la sanità. Rispondo volentieri all'interpellanza dell'onorevole Galletti e all'interrogazione dell'onorevole Procacci su un tema già più volte toccato in risposte del Governo a strumenti del sindacato ispettivo.
Per quanto riguarda le problematiche relative alla sicurezza alimentare in relazione all'encefalite spongiforme bovina e, in particolare, all'ipotetico rischio legato all'introduzione in Italia di carne bovine provenienti dal Regno Unito, si rammenta che, con decisione 98/692/CE del 25 novembre 1998, la Commissione europea ha deciso di consentire l'esportazione, a determinate condizioni, di carni bovine disossate ottenute da bovini nati e allevati in tutto il Regno Unito. Tale regime di esportazione, rimasto congelato per molti mesi in attesa delle verifiche che gli ispettori comunitari - tra i quali vi era anche un ispettore italiano - hanno poi effettuato nel Regno Unito, è divenuto giuridicamente operativo a seguito della decisione della Commissione del 23 luglio 1999, che ha stabilito nel 1o agosto 1999 la data a partire dalla quale potevano iniziare le esportazioni.
Il programma su cui si fondano le garanzie per l'esportazione dalla Gran Bretagna delle carni bovine disossate viene chiamato DBES. È uno schema normativo che disciplina le misure relative all'esportazione di queste carni.
Tale sistema di garanzia si basa sulla data di nascita degli animali. Può essere esportata solo carne disossata da animali che siano nati nel Regno Unito dopo il 1o agosto 1996, abbiano un'età compresa fra i 6 e i 30 mesi e siano stati chiaramente identificabili durante la loro vita: pertanto la data di nascita e l'identità della madre sono noti, tutti i movimenti commerciali sono stati registrati su un passaporto o in un sistema computerizzato; la madre, infine, non ha mai sviluppato l'encefalite e non è mai stata sospetta di averla ed è vissuta almeno sei mesi dopo la nascita dell'animale. Inoltre, la carne disossata ed i prodotti derivati possono essere esportati solo se accompagnati da un certificato sanitario ufficiale che certifichi che le condizioni sopra riportate siano state rispettate, che tutti gli standard di macellazione e di produzione siano stati anch'essi rispettati e siano stati ottenuti in stabilimenti dedicati, sotto la supervisione del veterinario ufficiale.
Questo nuovo regime di esportazione è diventato operativo per tutta la Comunità nel corso del mese di agosto del 1999. Fino ad oggi, però, solo due stabilimenti inglesi sono riusciti a corrispondere ai rigidi requisiti previsti e sono stati quindi abilitati all'esportazione.
Tutti i paesi dell'Unione europea hanno accettato la rimozione dell'embargo, salvo


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la Francia, la quale in proposito sta operando resistenza, e la Germania, che ha assunto una posizione di attesa.
Si precisa che i presupposti scientifici del DBES ai fini delle garanzie per la sicurezza per il consumatore sono stati approvati dai comitati scientifici della Commissione europea e che fino ad oggi non ci sono ancora state spedizioni di carni verso l'Italia.
I comitati scientifici della Commissione europea stanno attualmente valutando il dossier sottoposto dal Governo francese. È ovvio che, laddove emergessero elementi nuovi, tali da recare preoccupazioni per la salute del consumatore, verrebbero immediatamente adottate le misure cautelative più appropriate.

PRESIDENTE. L'onorevole Procacci ha facoltà di replicare anche per l'interpellanza Galletti di cui è cofirmataria.

ANNAMARIA PROCACCI. Sì, signor Presidente, parlerò anche a nome del collega Galletti.
Voglio ringraziare il sottosegretario Di Capua per la sua risposta, che fornisce dei chiarimenti sulle decisioni adottate in sede di Unione europea a proposito di quella che è una vera e propria emergenza alimentare. Nell'ambito della risposta mi preoccupa fortemente - se ho ben compreso - il passaggio in cui il sottosegretario ha riferito che soltanto due stabilimenti inglesi riescono oggi ad ottemperare alle condizioni rigide poste dall'Unione europea. Di fronte a questa situazione verrebbe davvero da chiedersi in quali condizioni si trovi la produzione alimentare europea e quali rischi dunque tocchino in sorte al consumatore europeo, italiano compreso.
Dicevo che si tratta di un'emergenza. Di fronte all'encefalopatia bovina spongiforme siamo ancora in una fase di ricerca, perché dal punto di vista scientifico non abbiamo chiare tutte le modalità della patologia e scopriamo progressivamente modalità di trasmissione assolutamente preoccupanti, tempi lunghi di incubazione, la trasmissione madre-figlio, dalla mucca al vitello e per via ematica. Questo punto era proprio quello su cui la stampa internazionale era intervenuta, riportando la decisione degli Stati Uniti e del Canada e, successivamente, del Giappone e dell'Australia, tesa ad impedire trasfusioni di sangue alle persone che avessero soggiornato in Gran Bretagna per almeno sei mesi negli anni caldi della crisi della cosiddetta mucca pazza, l'encefalopatia bovina spongiforme.
Siamo di fronte dunque - voglio sottolinearlo con forza - ad un fenomeno le cui caratteristiche e le cui modalità di trasmissione non sono del tutto definite. Che cosa fare? Indubbiamente l'Unione europea ha adottato delle misure che in questa fase possono essere ritenute interessanti ed importanti. Vede, sottosegretario, noi verdi crediamo che si debba ancora una volta adottare la politica della prevenzione anche in questo settore, forse soprattutto in questo settore. La BSE è il frutto dello stravolgimento del rispetto delle condizioni naturali degli animali; è il frutto della violenza sulla etologia degli animali, trasformati da erbivori in carnivori, costretti a nutrirsi di altri animali (pulcini triturati e così via), come oggi si fa ancora per altri animali erbivori, come i conigli. Di questo non si parla praticamente mai, ma noi non possiamo pensare di aver arginato il problema BSE semplicemente impedendo l'uso reiterato delle farine animali. È stata soltanto presa una misura parziale per arginare il problema in relazione alle mucche e ai vitelli. Rimangono altri animali la cui etologia negli allevamenti intensivi è completamente stravolta, per esempio, appunto, i conigli, ma non solo, anche i pesci: tutti animali che entrano nel sistema dell'alimentazione degli umani, con la conseguenza che si possono prefigurare analoghi rischi per la nostra salute.
Allora, è necessaria la prevenzione. La nostra proposta è, in primo luogo, quella di cambiare le regole degli allevamenti intensivi, di cambiarle in Europa e nel nostro paese. Voglio spezzare ancora una volta una lancia a favore di quella proposta di legge che noi verdi abbiamo


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presentato in Commissione agricoltura e che propone un cammino graduale verso questa modifica delle condizioni degli animali, a cominciare dall'alimentazione, dagli spazi, dal ripristino graduale delle loro condizioni naturali al rispetto delle stesse. Gli animali e gli uomini sono molto più legati di quanto non si possa pensare e la violenza sugli animali è come un boomerang: si ripercuote sugli uomini, su tutti coloro che consumano le carni di quegli animali.
In quest'aula, sottosegretario, ci siamo trovati tante volte a discutere interpellanze e interrogazioni sul contenuto del piatto degli umani, su cosa si verifica negli allevamenti intensivi. Abbiamo discusso spesso delle farine animali, dei mangimi animali a base di antibiotici, dei farmaci a fini auxinici oppure terapeutici: un discorso che però oggi trova ancora risposte insoddisfacenti, parziali, piccole, come il risultato che noi verdi abbiamo ottenuto - una tassa sui mangimi animali - in quest'aula durante la discussione dell'ultima finanziaria.
Allora, bisogna mutare le regole degli allevamenti intensivi. Inoltre, occorre eliminare quelle misure, a nostro parere rischiose e per quanto ne so ancora in vigore, che portano a considerare animali italiani i vitelli di importazione, purché abbiano trascorso tre mesi sul suolo italiano. Possiamo considerarli animali italiani? Io credo che i consumatori ignorino questa norma; probabilmente si comporterebbero in un modo diverso rispetto all'acquisto. Quindi, bisogna dare al consumatore totale informazione sul percorso di vita degli animali destinati al consumo.
Occorre dunque prevedere una sorta di etichetta di processo; mi dispiace di applicare questa terminologia ad esseri viventi, avendo fatto da tempo una scelta di alimentazione non a base di carne. Però, diciamo che è necessario ricorrere ad un'etichetta di processo, che testimoni, dalla nascita sino alla morte, la storia di ogni animale, per dare trasparenza, informazione, maggiore garanzia sul rispetto delle modalità di nutrizione e di allevamento, e per dare maggiori garanzie ai consumatori. Del resto, questo mi sembra l'intendimento del Presidente Prodi in sede europea, attraverso l'agenzia sull'alimentazione. Si tratta di misure che non voglio affidare ad un'Europa lontana, ma voglio e vogliamo affidare ad un'Italia vicina, a questa Assemblea, che potrebbe già assumere alcune di queste scelte, anche in modo graduale e, spero, con un maggior coraggio.

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