Allegato A
Seduta n. 653 del 18/1/2000


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(Sezione 2 - Misure per la liberalizzazione del servizio di recapito postale)

B) Interrogazioni:

VOLONTÈ e TASSONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 23 dello schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva Cee n. 97/67 sui servizi postali, predisposto dal Ministro interrogato, da sottoporre al prossimo Consiglio dei ministri, stabilisce al 31 dicembre del 2000 la validità delle concessioni postali che riguardano le agenzie di recapito e al 30 giugno del 1999 quelle riguardanti banche e assicurazioni, che dovranno avvalersi dei servizi esclusivi delle Poste spa e non potranno, perciò, più inoltrare in proprio la corrispondenza destinata ai rispettivi clienti;
tale decisione metterebbe seriamente a rischio l'esistenza di 67 agenzie di recapito postale privato presenti nelle maggiori città italiane, con conseguente perdita di occupazione e di servizi efficienti richiesti dal mercato;
i benefici previsti da tale operazione sarebbero irrilevanti a fronte dei costi in termini di disoccupati, mentre l'unico risultato sarebbe quello di aumentare il monopolio delle Poste e l'eliminazione di quel poco di concorrenza che attualmente esiste -:
se non ritenga tale decisione affrettata ed irrilevante se paragonata alle condizioni in cui versano le Poste spa dopo la trasformazione in ente pubblico economico;
se non ritenga che la revoca delle concessioni ripristini un regime di monopolio assoluto delle Poste spa, in evidente contrasto con il processo di liberalizzazione previsto a livello comunitario.
(3-03647)
(25 marzo 1999).

COLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in Italia operano sin dal 1920 67 agenzie private di recapito concessionarie del servizio postale;
tali agenzie, che hanno oltre duemila dipendenti, si sono contraddistinte per la riconosciuta efficienza del servizio svolto;
recentemente con provvedimento del Ministro delle comunicazioni si è ritenuto dover ampliare il monopolio postale italiano, inglobando di fatto il servizio di recapito;
tale iniziativa del Governo è in contrasto con l'esigenza di recepire la direttiva comunitaria, con la quale si invitano i Governi europei ad ampliare il mercato attraverso il miglioramento delle qualità del servizio e la liberalizzazione dello stesso;
peraltro una recente ricerca dell'Università statale di Milano evidenzia, senza alcuna riserva mentale, la pessima efficienza delle Poste italiane, distanti anni luce da quelle francesi e nord-europee;
il provvedimento del Ministro delle comunicazioni, invece di ispirarsi all'esigenza di adeguarsi alle direttive europee e, con l'ampliamento del mercato, determinare


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la creazione di nuovi posti di lavoro, sancisce la morte di ben 67 aziende con la perdita di duemila occupati;
inoltre parrebbe che il provvedimento non sia condiviso, se non osteggiato da altri Ministri -:
se non si intenda intervenire con sollecitudine per verificare la fondatezza di quanto assunto in premessa;
in particolare, se non sia il caso di accertare se il citato provvedimento sia destinato ad aggravare ulteriormente il già dissestato servizio postale;
se, infine, non sia opportuno, all'esito, assumere l'iniziativa di revocare la poco provvida decisione del Ministro interrogato e di adottare i conseguenti provvedimenti conformi alle più volte segnalate direttive della Comunità europea.(3-03688)
(7 aprile 1999).