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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Gasparri n. 3-04427 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 8).
FRANCO CORLEONE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'onorevole Gasparri ha posto alcuni interrogativi sull'applicazione dell'articolo 41-bis.
sociale, per il ruolo rivestito all'interno dell'organizzazione criminale mafiosa di appartenenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Proietti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
LIVIO PROIETTI. Signor Presidente, l'interrogazione esprime preoccupazione per alcune notizie, attinte dagli organi di stampa, su una sorta di allentamento del regime carcerario speciale ex articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario per quanto attiene in particolare al detenuto Totò Riina. Tali notizie naturalmente hanno destato un grande allarme nell'opinione pubblica, che deve trovare un'eco nel Parlamento, perché purtroppo abbiamo avuto una storia, in rapporto alla detenzione dei boss mafiosi, che sicuramente negli anni scorsi non ha fatto onore al nostro ordinamento penitenziario. Purtroppo, è stato accertato in base a tutta una serie di rivelazioni di pentiti o presunti tali che dalle carceri italiane, per molti anni, i boss mafiosi hanno continuato a tessere una tela di rapporti e a governare il fenomeno malavitoso nei territori nei quali la mafia trova ancora oggi facile terreno di coltura.
la mafia, che impone difese del tutto particolari.
PRESIDENTE. Onorevole Proietti, si parva licet componere magnis, anche le norme regolamentari sui tempi andrebbero rispettate.
Il sottosegretario di Stato per la giustizia ha facoltà di rispondere.
Posso dire che il detenuto Salvatore Riina è attualmente ristretto presso la casa circondariale di Ascoli Piceno e sottoposto al regime detentivo speciale previsto dall'articolo 41-bis, comma 2, dell'ordinamento penitenziario. Il DAP ha precisato che il detenuto è ristretto per ragioni di ordine e sicurezza in una struttura all'interno del carcere, la cosiddetta area riservata, appositamente istituita, in considerazione della sua pericolosità
Occorre tuttavia tenere presente che il regime determinato dall'articolo 41-bis non prevede l'isolamento assoluto del detenuto. Inoltre, la Corte costituzionale ha affermato - cito testualmente - che «è vietato adottare misure restrittive concretanti un trattamento contrario al senso di umanità o tali da vanificare del tutto la finalità rieducativa della pena». In osservanza di tali principi e fermo restando il rigore connesso al trattamento detentivo speciale applicato al Riina, l'amministrazione penitenziaria ha individuato appositamente un altro recluso, tra quelli non appartenenti all'area mafiosa siciliana, e comunque di non particolare pericolosità, per consentire anche al suddetto detenuto, il Riina, di usufruire di momenti di socialità all'interno dell'istituto.
Si precisa, infine, che non risulta agli atti dell'amministrazione penitenziaria che il Riina abbia partecipato a celebrazioni collettive o a qualsiasi altra attività in comune che coinvolgesse più detenuti delle stesse sezioni detentive e che, alla luce di quanto esposto, tale eventualità è comunque da escludere.
Ricordo comunque che il regime speciale previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario è stato di recente prorogato dal Parlamento al 31 dicembre 2000. Ricordo anche che in quell'occasione fu approvato un ordine del giorno, presentato dall'onorevole Pecorella e da altri parlamentari, appartenenti sia al Polo sia ad altre forze politiche, con il quale si impegnava il Governo ad un'attenta verifica delle modalità attuative del regime speciale previsto dall'articolo 41-bis. Il Governo intende rispettare questo impegno, ma intende anche mantenere il trattamento carcerario previsto nei confronti dei boss mafiosi. Prima della scadenza del dicembre 2000 dovremo quindi affrontare in maniera organica ed approfondita la questione. Un contributo rilevante a questa riflessione verrà certamente dalle conclusioni, che sono attese a breve, della commissione di studio istituita presso il Ministero della giustizia e presieduta dal professor Fiandaca per lo studio della normativa penale e processuale sul fenomeno mafioso. Io mi auguro che non ci si trovi impreparati alla scadenza che ho ricordato, costretti, a quel punto, a scegliere tra una nuova proroga ed il nulla.
Questi precedenti ci inducono ad essere particolarmente vigili, perché è ovvio che nessun regime carcerario può prevedere l'assoluto isolamento. Si tratterebbe, infatti, di un regime inumano, nel protrarsi del tempo. È altresì ovvio che si debba impedire, al fine di tutelare e difendere la società, che i boss mafiosi, anche in situazioni di obiettiva difficoltà, quale dovrebbe essere la detenzione, riescano a mantenere rapporti malavitosi dall'interno del carcere, controllando il fenomeno. Ricordo al sottosegretario che ci troviamo di fronte ad un fenomeno particolare di grande criminalità, quale è
L'interrogazione era volta proprio a sapere se attualmente esistano queste possibilità per il detenuto Riina: non ci interessa sapere se questi intrattenga colloqui con altri detenuti non mafiosi o non particolarmente pericolosi in cella, ma se vi siano concrete possibilità per il Riina di entrare in contatto, in qualsiasi modo, con altri esponenti della malavita organizzata e della mafia in particolare per poter mantenere l'intreccio di rapporti e continuare a dare ordini a chi è al di fuori del carcere, al fine di consolidare il peso della mafia nei territori siciliani e non solo.
Quanto detto dal sottosegretario ci rassicura, mentre ci induce ad una riflessione quanto da lui stesso affermato in seguito: vale a dire che tutta la questione relativa al regime detentivo speciale dovrebbe essere riesaminata entro il 31 dicembre 2000. Questo si connette alla necessità, sottolineata da Alleanza nazionale e, più in generale, dal Polo, che le pene detentive siano effettivamente scontate. Non serve una legislazione di emergenza o speciale per fronteggiare la criminalità, ma la certezza della pena e la sicurezza che colui il quale delinque, una volta garantita la giustezza del processo e accertato il compimento del reato, sconti la pena. Oggi abbiamo carceri colabrodo ed un sistema penitenziario che concede troppi benefici a chi non ne avrebbe i meriti e diritto e che dimentica in carcere i poveri cristi che ne avrebbero diritto e che, per obiettive difficoltà, non sanno difendersi.
Ritengo commendevole l'auspicio del sottosegretario di arrivare ad una revisione, la quale deve andare nel senso di garantire chi si ravvede nonché la certezza e l'effettività delle pene detentive irrogate.