Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 651 del 12/1/2000
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(Elaborazione del piano nazionale per la sicurezza stradale)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Galdelli n. 3-04855 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata - sezione 5).
L'onorevole Galdelli ha facoltà di illustrarla.

PRIMO GALDELLI. Signor Presidente, nella premessa della mia interrogazione ho fatto ricorso al paragone della guerra perché, secondo me, in tema di sicurezza stradale è come se fossimo in guerra, una guerra interminabile e mai dichiarata, uno stato di fatto inaccettabile per una società basata su valori di civiltà che rischia di essere subìto come un prezzo inevitabile da pagare sull'altare del progresso e dello sviluppo.
Cambiare rapidamente e radicalmente questo stato di fatto non è cosa semplice; vi sono però azioni che possono invertire la tendenza: la manutenzione e la sicurezza delle strade, la velocità ed il rispetto delle distanze e del codice della strada. Tuttavia, molti incidenti avvengono perché si arriva davanti all'ostacolo quando ormai non c'è più tempo per evitarlo. Manca l'informazione, i veicoli non comunicano tra loro.
Noi chiediamo al Governo di procedere con celerità alla definizione ed approvazione del piano nazionale per la sicurezza stradale all'interno del quale siano inseriti l'incentivazione e l'obbligo all'installazione di sistemi che consentono ai veicoli di comunicare tra loro in tempo reale ed in qualsiasi condizione atmosferica. Questa per la sicurezza delle strade è una battaglia di civiltà da portare avanti e da vincere.

PRESIDENTE. Il ministro Bordon, che ho il piacere di ascoltare per la prima volta nel suo nuovo incarico, ha facoltà di rispondere.

WILLER BORDON, Ministro dei lavori pubblici. Il collega Galdelli certamente ha affrontato un problema che costituisce un fatto di assoluto rilievo sociale ed economico. Negli ultimi due anni gli incidenti stradali hanno determinato la morte di oltre 13 mila cittadini ed il ferimento di quasi mezzo milione di persone. Il costo sociale complessivamente sostenuto dal sistema Italia si aggira intorno ai 42 mila miliardi annui ed appare in costante crescita.
Questi e molti altri dati emergono con cruda chiarezza dalla prima relazione al Parlamento sullo stato della sicurezza stradale che il Governo, come ricorderete, ha trasmesso già nel 1998.
Parallelamente il Ministero dei lavori pubblici ha ulteriormente approfondito l'analisi sulla «incidentalità» stradale, individuando i principali fattori di rischio.


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Sono così emerse alcune peculiari condizioni di criticità, come l'elevato livello di pericolosità del traffico urbano che determina il 40 per cento delle morti per incidenti stradali, la scarsissima protezione offerta nelle nostre città agli utenti deboli (pedoni, ciclisti, soggetti molto giovani o anziani), la fortissima influenza della qualità delle infrastrutture e delle strutture incidenti sui livelli di sicurezza. I risultati di queste analisi sono stati raccolti nella seconda relazione che tra breve sarà trasmessa al Parlamento e che costituisce il quadro analitico di riferimento a partire dal quale è stata avviata la redazione del documento concernente i principi generali e le linee guida di attuazione del piano nazionale della sicurezza stradale.
È stato costituito inoltre un gruppo tecnico di lavoro a carattere interministeriale e parallelamente il Ministero ha realizzato un ciclo di seminari regionali finalizzati ad acquisire indicazioni e suggerimenti. Sono così stati avviati un sistema di analisi ed una rete di collaborazione molto importante tra i diversi livelli e settori della pubblica amministrazione.
Per conseguire un miglioramento stabile dei livelli di sicurezza occorre quindi, come cercavo di dimostrare, un'azione di tipo sistematico che si sviluppi coerentemente. Una riduzione significativa delle vittime degli incidenti stradali è raggiungibile solo a patto di operare in modo integrato sui sistemi di sicurezza. Per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Unione europea, il nostro paese deve esprimere un forte impegno aggiuntivo, non solo prioritario, rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Infatti, il ritardo attualmente assume purtroppo la drammatica misura di 2.900 morti in più rispetto agli standard raggiunti dai paesi che possono vantare le migliori e più sicure condizioni di mobilità. Tutto questo significa 8 morti in più ogni giorno.
Confermo, a nome del Governo, l'impegno di assumere come prioritario il problema della sicurezza stradale e a tal fine saranno importantissimi i prossimi mesi quando i diversi livelli e settori istituzionali (i governi regionali, le autonomie locali), il sistema delle rappresentanze dei lavoratori e delle imprese, il sistema Italia, gli enti gestori delle reti di servizi di trasporto saranno chiamati a partecipare attivamente alla definizione e attuazione del piano nazionale della sicurezza stradale.

PRESIDENTE. L'onorevole Galdelli ha facoltà di replicare.

PRIMO GALDELLI. Signor Presidente, le risposte date dal ministro sono senz'altro corrette; forse è importante affrontare anche il problema dei tempi, in quanto è da tanto che si parla di questa emergenza, ma sinora si è fatto ben poco. Vi è il pericolo che la questione resti sospesa in un limbo e che si accetti fatalisticamente la realtà come una condizione data ed immodificabile. Dobbiamo fare dunque una battaglia anche contro questo fatalismo.
Vi è, altresì, bisogno, oltre che di sistemi integrati per la lotta agli incidenti stradali, anche di innovazioni tecnologiche dei sistemi e delle concezioni. È importante riuscire a far sì che gli autoveicoli, nel nostro paese, si possano collegare tra loro in tempo reale in caso di incidenti o di impedimenti. Si tratterebbe di un'azione di prevenzione che attutirebbe assai gli effetti del fenomeno descritto molto bene dal ministro.
Signor ministro, questo è uno dei temi sui quali vale la pena di spendersi. Lei ha da poco iniziato la sua attività ed io le auguro successo, soprattutto in questa materia.

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