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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento:
Ricordo che, nella riunione del 9 giugno 1998 della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è provveduto ad assegnare a ciascun gruppo, per l'esame del documento, un tempo di 5 minuti (10 minuti per il gruppo di appartenenza dell'onorevole Sgarbi). A questo tempo si aggiungono 5 minuti per il relatore, 5 minuti per richiami al regolamento e 10 minuti per interventi a titolo personale.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sul Doc. IV-quater, n. 84.
FILIPPO BERSELLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta
riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal deputato Vittorio Sgarbi con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso la corte d'appello di Messina.
rappresentante del divertimento che ci dà, in questi giorni, con la sua inchiesta».
Nel merito la Giunta ha ritenuto che le frasi di cui al capo di imputazione concernono opinioni espresse da un parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni e quindi ha proposto una pronuncia di insindacabilità nei confronti dell'onorevole Sgarbi.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Relazione della Giunta per le autorizzazioni a procedere sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Sgarbi, pendente presso la corte d'appello di Messina, per il reato di cui agli articoli 595 del codice penale e 30 della legge 6 agosto 1990, n. 223, in relazione agli articoli 13 e 21 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (diffamazione col mezzo della stampa); per il reato di cui agli articoli 595, primo e terzo comma, del codice penale e 30 della legge 6 agosto 1990, n. 223, in relazione agli articoli 13 e 21 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (diffamazione col mezzo della stampa); per il reato di cui agli articoli 595, primo e terzo comma, del codice penale e 30 della legge 6 agosto 1990, n. 223, in relazione agli articoli 13 e 21 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (diffamazione col mezzo della stampa) (Doc. IV-quater, n. 84).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Berselli.
Il procedimento riguarda tre distinti capi di imputazione, tutti concernenti le ipotesi di reato di diffamazione col mezzo della stampa per il tramite del mezzo televisivo nei confronti del dottor Agostino Cordova, già procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palmi e attualmente procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli.
Il primo capo di imputazione concerne un'ipotesi di reato di diffamazione per avere, con dichiarazioni rese nel corso della trasmissione Sgarbi quotidiani del 6 novembre 1992, asseritamente offeso la reputazione del citato dottor Cordova, affermando, con riferimento ad una indagine preliminare condotta dall'ufficio giudiziario diretto dal medesimo magistrato sugli appartenenti ad alcune logge massoniche esistenti sul territorio nazionale, quanto segue: «...ma non vi ho detto quale era il pezzo comico "forte", perché i giornali, da qualche settimana ormai, ci hanno dato delle pagine meravigliose, dovute ad un grande attore, ad un grande comico, ad uno dei personaggi più divertenti degli ultimi tempi, che è il giudice Cordova! Un caratterista formidabile, degno dei più grandi attori americani, un colosso che potrebbe recitare qualunque parte; potrebbe fare la parte del poliziotto, potrebbe fare la parte del cane poliziotto, potrebbe fare la parte del giudice, potrebbe fare la parte del gatto del giudice, potrebbe fare la parte del... anche del mafioso... potrebbe, un personaggio storico che sarebbe stato, con nostro grande divertimento, anche il superprocuratore se non avessero eletto quell'altro... Sciclari, mi pare,...»; e poi: «... abbiamo dovuto perderci Cordova alla superprocura, il quale, però, da Palmi, da Palmi... un posto da cui un giorno, bellissima, in cui non c'è niente da fare, non c'è nessuna speculazione edilizia, nessuna devastazione, nessun danno, niente... e, quindi, vedendo questa città meravigliosa si occupa di chi?... Dei massoni!... Dei terribili, cattivi, cattivissimi massoni e gira dappertutto, e perché quello, già superprocuratore in pectore, cioè nel suo petto stesso, parte da Palmi e arriva a Roma... conquista Roma... va a San Macuto, dove c'è la nostra biblioteca, la biblioteca del Parlamento, un posto dove pochissimi vanno, ci sono enormi sale per 630 deputati e 315 senatori, che non ci vanno mai;...»; e poi: «... vi raccontavo, ieri, delle macchine che entrano in centro, con gente caricata da tutte le parti comunque, cosa fa Cordova? Va lui, a San Macuto, va in biblioteca, comincia a cercare libri, carte, ma non cerca Benedetto Croce, non cerca Giovanbattista Vico, non cerca Guicciardini... Lui, cerca le carte raccolte da Tina Anselmi, una... L'avete vista Tina Anselmi?» e poi ancora: «... Ecco, su questi bambini cresciuti, Cordova indaga» e poi: «... Da Palmi, in Calabria, sale Cordova a purificare l'Italia dai 18.000 massoni, tra cui il grande fratello di Bordighera che, adesso, inquisito ... perquisizione tra le carte, tra i suoi documenti ... ed è il fondatore del festival dell'umorismo, a Bordighera! Questo è il clima vero! Cioè, hanno preso dei comici, degli umoristi per degli assassini e dei mafiosi, ed allora, giustamente, dice che: «il tentativo di Codova è quello di mettere a soqquadro l'Italia, di giocare al complottismo, non avendo avuto il giocattolo della direzione nazionale dell'antimafia». Non sono massone, dice Cossiga, «però sono un impenitente liberale». E poi ancora: «... E allora non facciamo come Mussolini, non cerchiamo in Cordova nuovi dittatori che cancellino, anche, le memorie di questi divertimenti, che possono essere materia di giudizio in tribunale per le singole responsabilità, non perché si raccolgono a raccontarsi i loro pensieri notturni e segreti! Un gruppo di persone che fanno parte del festival dell'umorismo..., quindi... chiediamo al massone di Bordighera di assumere, per la prossima edizione del festival dell'umorismo il giudice Cordova: che sia il principale
Il secondo capo di imputazione, sempre per la stessa ipotesi di reato, riguarda alcune dichiarazioni rese nel corso della trasmissione Sgarbi Quotidiani del 31 marzo 1993, prendendo spunto dall'articolo apparso sul quotidiano Il Giornale in data 30 marzo 1993, a firma di Lucio Lami, intitolato: «Lasciamo in pace i carabinieri, spesso basta un fattorino». In particolare, l'onorevole Sgarbi ebbe a proferire le seguenti affermazioni: «Quindi andrebbe incriminato Cordova per avere sprecato le forze di polizia per una cosa che può essere fatta prendendo l'elenco, che è pubblicato. Ora, perché un giudice si comporta in questo modo?» - «Cosa deve dimostrare? Il suo potere! Ed ecco allora (...) la realtà che diventa comica - ma è spreco di denaro pubblico - che è inquisizione assolutamente arbitraria di un gruppo di persone che si riuniscono (...). È quindi evidente che un'azione come questa è totalmente dissennata, soprattutto perché, appunto, occorreva semplicemente consultare l'annuario che è pubblicato ed è in ogni città. Ma questo non sarebbe ancora nulla, perché questa è una cosa - per l'appunto - comicamente banale, che dimostra semmai che questo giudice andrebbe perseguito per il tempo che fa perdere ai poliziotti, ai carabinieri e allo spirito di giustizia che in questo momento lui, in tal modo, dissacra».
Il terzo capo di imputazione riguarda la trasmissione Sgarbi Quotidiani del 10 aprile 1993, nell'ambito della quale l'onorevole Sgarbi, prendendo spunto dalle querele proposte nei suoi confronti dal dottor Cordova, commentava la notizia affermando: «... Non vi avevo detto che, a forza di dirne, io ho preso un sacco di querele. Mi ha querelato il giudice Cordova di Palmi, che è quello che ha mandato i carabinieri prendere la lista dei Rotary di Pesaro (il Rotary ... il Rotary è un'associazione...) per sapere chi erano gli iscritti al Rotary ha mandato da Palmi, invece di occuparsi della speculazione edilizia di quella infelice città (anche perché c'è lui), città poi bella per altri motivi, ha mandato i carabinieri a Pesaro per sequestrare le liste del Rotary! Io un giudice come quello lo arresterei, dico seriamente, lui in compenso mi ha querelato per altre questioni. Sono orgoglioso di questa querela e aspetto serenamente il dibattito, non so se il Parlamento o in tribunale, con il medesimo Cordova...».
La Giunta ha esaminato la questione nelle sedute del 7 luglio, del 22 e del 29 settembre 1999, ascoltando, com'è prassi, l'onorevole Sgarbi.
Occorre, in primo luogo, richiamare l'attenzione su una questione preliminare che si è posta all'attenzione della Giunta. Com'è noto, dopo la riforma dell'articolo 68 della Costituzione, i primi decreti-legge che hanno regolato per un certo periodo la materia prevedevano un meccanismo in virtù del quale il giudice poteva direttamente dichiarare la manifesta infondatezza della eccezione relativa all'applicazione dell'articolo 68 della Costituzione che fosse stata sollevata dinanzi a sé. A fronte di tale decisione, da assumersi con ordinanza, la Camera di appartenenza del parlamentare poteva richiedere gli atti e pronunciarsi a sua volta. Per prassi la decisione di richiedere gli atti veniva assunta con deliberazione della sola Giunta. Con riferimento al procedimento in esame, nella XII legislatura, nella vigenza di uno dei citati decreti-legge, la Giunta ebbe a pronunciarsi nel senso di non richiedere gli atti del procedimento dopo che il giudice competente aveva dichiarato la manifesta infondatezza in relazione all'applicazione dell'articolo 68 della Costituzione. Tale pronuncia ebbe, di fatto, l'effetto di consentire la prosecuzione del procedimento. Ci si è pertanto chiesti preliminarmente se la pronuncia già adottata fosse preclusiva rispetto ad una nuova pronuncia sul merito da parte della Giunta. Il Presidente della Camera, investito della questione, ha interpellato la Giunta per il regolamento che si è pronunciata, nella seduta del 27 luglio 1999, con gli argomenti che possono leggersi nel relativo resoconto, nel senso dell'insussistenza di tale preclusione.