Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 592 del 29/9/1999
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La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(Stato delle indagini sull'omicidio D'Antona)

PRESIDENTE. Cominciamo con l'interrogazione Tassone n. 3-04316 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrarla.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi abbiamo chiesto al Governo di farci conoscere lo stato delle indagini sull'efferato delitto D'Antona. Qualche giorno fa c'è stata una recriminazione da parte della vedova di D'Antona, la quale ha affermato che sull'omicidio del marito è caduto un velo di silenzio inspiegabile. Dopo i giorni della cosiddetta solidarietà da parte del paese e di alcuni ministri, oggi non c'è uno straccio di notizia sullo stato delle indagini e sui responsabili del delitto.
Nella nostra interpellanza facciamo riferimento anche al giudice Salvi, fratello del ministro del lavoro, che è uno degli inquirenti. Abbiamo raccolto una serie di opinioni e soprattutto di preoccupazioni diffuse nel paese, le quali investono, per così dire, la libertà di movimento degli inquirenti. Ci si domanda, insomma, se l'essere fratello di un ministro in carica non possa rappresentare un dato condizionante, una difficoltà oggettiva, al di là della responsabilità soggettiva dell'inquirente. Ritengo che il Ministero ed il


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Governo debbano dare qualche risposta e soprattutto qualche chiarimento tranquillizzante in proposito.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia ha facoltà di rispondere.

OLIVIERO DILIBERTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, colleghi, il barbaro assassinio del professor D'Antona ha suscitato sincera emozione e sdegno sia nelle sedi politico-istituzionali sia nella pubblica opinione, nel ricordo di feroci atti criminali di altri tempi e nel timore di dover vivere una nuova stagione di incertezza e paura.
In considerazione di quanto ho appena detto, le forze di polizia e la magistratura sono impegnate attivamente in una paziente, difficile e, evidentemente, discreta opera intesa a far piena luce sui fatti e ad assicurare alla giustizia mandanti ed esecutori.
Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica e seguite dal procuratore aggiunto, sono direttamente affidate a quattro magistrati del gruppo specializzato nei delitti contro la personalità dello Stato, affiancati dal pubblico ministero di turno il giorno dei fatti. Le investigazioni sono affidate al ROS dei carabinieri e alla Digos e si muovono, da un lato, nell'obiettivo - peraltro raggiunto - di ricostruire in tutti i suoi passaggi la dinamica dell'agguato e, dall'altro, nella ricostruzione del tessuto organizzativo in cui l'attentato è stato programmato. Al momento, l'attività è dispiegata in diversi settori ed aree di intervento, anche con la collaborazione di altre autorità giudiziarie, e consiste nel monitoraggio di soggetti e situazioni di interesse anche internazionale.
Tuttavia, in merito a quanto osservato dagli interroganti circa il fatto che la presenza tra gli inquirenti del sostituto procuratore dottor Giovanni Salvi potrebbe creare difficoltà per lo sviluppo delle indagini, non può che prendersi atto della tempestiva, chiara e forte smentita del procuratore capo, il dottor Vecchione, che con nota indirizzata sia al ministro della giustizia sia al Consiglio superiore della magistratura e con comunicato stampa ha definito tale ipotesi del tutto priva di fondamento e gravemente lesiva del prestigio del suo ufficio.
Voglio essere molto chiaro, onorevole Tassone: io personalmente condivido il giudizio del dottor Vecchione e sino a quando sarò ministro difenderò il prestigio di quei magistrati. Ciò mi induce dunque a ribadire, da un lato, il sicuro rigore personale e professionale dei magistrati di quell'ufficio e, dall'altro, l'esigenza che sia consentito a tutta la magistratura di svolgere le sue delicate e difficili funzioni, tanto più in una vicenda così grave e di così significativo impatto sociale e politico, senza interferenze o condizionamenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor ministro, per dire la verità e proprio per quel rapporto anche amichevole che c'è tra di noi, le debbo dire che la sua risposta è deludente e non glielo dico perché mi trovo da questa parte, nei banchi cioè che non sono quelli riservati al Governo.
È deludente, per chi conosce la sua estrema difesa del parlamentarismo, vedere questo solidarizzare con un procuratore della Repubblica (sto parlando del dottor Vecchione) che con la sua cosiddetta smentita non ha fatto altro che difendere una prerogativa e una corporazione.
Nella nostra interrogazione non avevamo accusato nessuno e soprattutto avevamo fatto riferimento ad un dato oggettivo.
Nel passato si è detto che i responsabili dell'attentato potevano essere ricercati all'interno del Ministero del lavoro, proprio per la capacità, diciamo, scientifica e l'analisi fatta dell'atto rivendicativo dello stesso attentato. Il che aveva destato in noi delle preoccupazioni.
Signor ministro, lei sta solidarizzando con un atto minaccioso nei confronti del Parlamento, fatto dal dottor Vecchione. Ciò è un fatto gravissimo e che francamente mi dispiace.


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Lei ha sempre denunciato e stigmatizzato, quando si trovava ancora nei banchi non riservati al Governo, queste cose. Lei non è solidale con dei suoi colleghi che non hanno fatto altro che avvalersi del sindacato ispettivo.
Il procuratore Vecchione parla di vilipendio della magistratura e investe della questione il Consiglio superiore della magistratura. Lei comprenderà benissimo, signor ministro, che qui si è parlato di tutto ma non del professor D'Antona sul quale lei ci ha detto poche cose. Rimane il delitto, rimane il dramma della famiglia. In lei forse desta grande preoccupazione la vicenda del procuratore Vecchione ma non quella della famiglia D'Antona.

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