(Sezione 1 - Mozioni)
MOZIONI
La Camera,
premesso che:
il 78,5 per cento dei cittadini di Timor est con il referendum dello scorso 30 agosto 1999, organizzato e monitorato dall'Onu, ha scelto, nel rispetto del principio dell'autodeterminazione dei popoli, l'indipendenza dall'Indonesia;
a seguito della votazione le bande paramilitari indonesiane hanno intrapreso una vera e propria deportazione di massa della popolazione civile del Timor est; secondo le stime dell'Onu sarebbero 200.000 le persone (un quarto della popolazione globale dell'isola) costrette a lasciare la propria casa negli ultimi giorni a causa delle violenze delle bande paramilitari contrarie all'indipendenza di Timor est;
in una escalation drammatica si stanno susseguendo massacri di gente inerme; la casa del vescovo Carlos Belo, premio Nobel per la pace nel 1996, è stata incendiata ed il vescovo costretto alla fuga dal Paese;
il presidente della Caritas del Timor est, padre Francesco Berreto, è stato assassinato dalle milizie filo-indonesiane;
il governo indonesiano non ha assicurato il rispetto della volontà popolare e non sta facendo alcunché per impedire le violenze e gli assassinii messi in atto dalle bande paramilitari unioniste;
sin dall'aprile di quest'anno il colonnello Suratman, comandante militare indonesiano di Timor est, ha annunciato che 50.000 civili sarebbero stati addestrati come guardie di sicurezza, per essere utilizzati contro la resistenza indipendentista;
dal 1975, anno dell'invasione di Timor est da parte dell'Indonesia, si sono succedute sistematiche violazioni dei diritti umani a danno della popolazione civile e dell'opposizione del National Council of Timorese Resistence;
Monsignor Carlos Belo, rifugiatosi in Australia ha chiesto con forza alla comunità internazionale di intervenire per fermare il massacro;
il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha già dato un ultimatum alle autorità indonesiane per far cessare le violenze e rispettare l'esito della volontà popolare;
i ministri degli esteri dei paesi dell'Asia-Pacifico si sono dichiarati pronti a riportare l'ordine a Timor est qualora le Nazioni Unite decidano che sia necessaria una forza internazionale di pace;
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il responsabile della missione diplomatica delle Nazioni Unite in Timor est (Unamet) David Wimhurst ha chiesto alla comunità internazionale di fare passi concreti per ripristinare la pace nel territorio e per assicurare la permanenza sull'isola della missione Onu in quanto non si può contare sull'Indonesia per porre fine alle violenze;
il personale di Unamet non intende lasciare l'isola e richiede protezione armata;
è stata già annunciata una visita di una delegazione del Consiglio di sicurezza in Timor est;
il Governo italiano ha già ufficialmente dichiarato di sostenere l'azione delle Nazioni Unite perché cessi la violenza ed il disordine, appoggiando l'impegno dell'Onu, anche attraverso l'Unione Europea;
il Governo indonesiano continua ad opporsi all'intervento di una forza di pace straniera in Timor est;
una delegazione di cinque ambasciatori delle Nazioni Unite si è recata a Giakarta ove ha incontrato il Presidente indonesiano;
l'intervento della comunità internazionale è giustificato dalla necessità di rispettare la volontà popolare dei timoresi e di garantirne i diritti umani fondamentali;
il Consiglio di sicurezza con due risoluzioni (384 e 389) antecedenti all'esito dei referendum aveva già chiesto il ritiro delle forze indonesiane da Timor est;
il Consiglio europeo, sin dal dicembre 1998, aveva dichiarato che una soluzione definitiva della questione di Timor est non sarebbe stata possibile senza una consultazione libera che permettesse di determinare la vera volontà della popolazione di quel territorio;
alla luce dei drammatici eventi in corso, il Papa ha sollecitato l'invio di una forza multinazionale di pace;
impegna il Governo:
a convocare l'ambasciatore indonesiano per manifestare la forte protesta del nostro Paese;
a sollecitare l'invio immediato in Indonesia di una delegazione Onu ai massimi livelli per sostenere di fronte al governo di Giakarta il rispetto della volontà popolare e dei diritti umani dei timoresi e per evitare il ritiro della missione Unamet a cui va data immediata protezione;
a sostenere l'invio altrettanto urgente ed immediato di una forza multinazionale Onu di pace in Indonesia dichiarando la disponibilità delle nostre forze armate a farvi parte;
a chiedere, nella prossima riunione del 13 settembre a Bruxelles dei ministri degli esteri dell'Unione Europea, che analoga posizione sia assunta da tutta l'Unione e che ogni aiuto economico al Governo indonesiano sia da ora in poi condizionato al rispetto della volontà popolare e dei diritti umani della popolazione di Timor est.
(1-00391)
«Mussi, Veltroni, Pezzoni, Evangelisti, Francesca Izzo».
(10 settembre 1999).
La Camera,
premesso che:
il 30 agosto 1999 nel referendum organizzato e monitorato dall'Onu, il 78,5 per cento degli abitanti di Timor orientale ha scelto l'indipendenza dall'Indonesia chiedendo il ritorno alla libertà dell'isola che era stata violentemente conculcata nel 1975 - con la copertura degli Stati Uniti - dall'occupazione militare delle truppe di Giakarta;
dopo quasi 25 anni di sterminio (uccisi un terzo della popolazione di Timor est) e di silenzio della comunità internazionale finalmente si era aperta per quel popolo la strada verso l'autodeterminazione e la democrazia;
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a seguito della votazione (ma le bande di irregolari sono state libere di terrorizzare la popolazione per tutta la campagna elettorale) le bande paramilitari hanno intrapreso una vera e propria deportazione di massa della popolazione civile e dato la caccia agli esponenti indipendentisti;
eccidi, decapitazioni, deportazioni, violenze inaudite si sono verificate con la compiacenza dell'esercito indonesiano che in teoria doveva garantire l'ordine pubblico;
il Segretario generale dell'Onu Kofi Annan non è parso all'altezza di una situazione facilmente prevedibile ed ha la responsabilità di aver acconsentito all'Indonesia di scatenare l'eccidio ed il tentativo di pulizia etnica;
solo dopo giorni di massacri il Presidente indonesiano Habibie si è dichiarato disponibile - anche se con vincoli inaccettabili - ad autorizzare una missione armata delle Nazioni Unite per tutelare la popolazione civile e smilitarizzare i paramilitari;
l'articolo 3 del trattato concernente le modalità del referendum a Timor est, firmato dalle Nazioni Unite, dal Portogallo e dall'Indonesia il 5 maggio 1999, afferma che «il Governo dell'Indonesia sarà responsabile del mantenimento della pace e della sicurezza a Timor est al fine di garantire che la consultazione popolare si svolga in maniera pacifica ed in una atmosfera libera da intimidazioni, violenze ed interferenze di qualsiasi parte». Inoltre l'articolo 6 fa obbligo all'Indonesia di avviare immediatamente la procedura istituzionale volta a terminare i legami con Timor est in caso di vittoria della scelta per l'indipendenza. Infine l'articolo 7 stipula che è compito dell'Onu mantenere un'adeguata presenza nell'isola durante tutta la fase di transizione. Alla luce del trattato appare grave che Kofi Annan non abbia accompagnato alla richiesta di invio di una missione Onu quella di ritirare le truppe e le milizie indonesiane da Timor est;
impegna il Governo:
a convocare l'ambasciatore indonesiano per manifestare la più ferma protesta del nostro Paese;
a sollecitare il Consiglio di sicurezza dell'Onu ad inviare una missione delle Nazioni Unite al fine di proteggere la popolazione, smilitarizzare le bande paramilitari accertarsi del ritiro in tempi rapidi delle forze armate regolari dell'Indonesia;
a chiedere la piena applicazione degli accordi del 5 maggio 1999 cominciando con il ritiro da Timor est delle truppe di occupazione indonesiane;
a sostenere la formazione di un tribunale internazionale ad hoc per individuare e perseguire i responsabili sia politici che materiali delle stragi compiute in questi 24 anni di occupazione;
a sospendere ogni vendita di armi ed ogni collaborazione militare con l'Indonesia annullando i contratti a vario titolo stipulati durante le visite a Giakarta dell'allora Ministro della difesa Beniamino Andreatta e dell'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi.
(1-00392)
«Bertinotti, Giordano, Mantovani, De Cesaris, Boghetta, Malentacchi, Nardini, Cangemi, Lenti, Valpiana, Bonato, Edo Rossi, Vendola».
(15 settembre 1999).
La Camera,
premesso che:
con il referendum del 30 agosto svoltosi sotto l'egida dell'Onu (missione Unamet), il 78,5 per cento dei votanti si è pronunciata a favore dell'indipendenza di Timor Est;
dopo la proclamazione dei risultati si è scatenata una violenta reazione da parte dei gruppi paramilitari contrari all'indipendenza; la furia delle milizie si accanisce, in particolare, contro i cattolici
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come testimoniano le uccisioni di molti religiosi tra i quali la suora italiana Erminia Cazzaniga;
secondo attendibili stime internazionali il numero dei morti sarebbe di diverse migliaia e quello dei profughi supererebbe i 200 mila;
di fronte alla mancanza di risultati dell'azione repressiva del governo di Giakarta, peraltro apparsa inizialmente inerte, è cresciuta la pressione internazionale per l'invio di una forza di pace nell'isola;
dopo aver manifestato la netta opposizione, il presidente Habibie il 12 settembre ha annunciato l'accettazione, da parte del governo indonesiano, della forza di pace e ha promesso di dare attuazione al referendum del 30 agosto;
il 15 settembre il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha emanato la risoluzione n. 1264 con cui autorizza la costituzione di una forza multinazionale di intervento per Timor Est sotto un comando unificato per un periodo di quattro mesi;
sotto l'egida di questa risoluzione del Consiglio di sicurezza si è costituita la forza multinazionale di intervento per Timor Est denominata Interfet;
considerato che gli obiettivi della missione, fissati nella risoluzione dell'Onu n.1264, sono:
restaurare la pace e la sicurezza a Timor Est, fornire protezione e supporto alla missione Unamet, svolgere funzioni di assistenza umanitaria alle popolazioni;
impegna il Governo:
a partecipare alla forza multinazionale di intervento per Timor Est (Interfet), per ristabilire la pace nell'isola, con l'invio di un contingente delle forze armate italiane;
a sostenere presso le sedi internazionali ogni iniziativa volta al sostegno umanitario degli abitanti di Timor Est così gravemente colpiti dalle violenze e dai saccheggi.
(1-00398)
«Soro, Andreatta, Giovanni Bianchi, Romano Carratelli».
(28 settembre 1999).
La Camera,
premesso che:
il 30 agosto 1999, con un referendum svoltosi sotto il controllo ed il monitoraggio dell'Onu, il 78,5 per cento degli abitanti di Timor Est si è pronunciato a favore dell'indipendenza dall'Indonesia, chiedendo sostanzialmente che venisse restituita all'isola quella libertà che era stata violentemente sottratta dall'occupazione militare delle truppe di Giakarta nel 1975;
come era facile prevedere, dopo la proclamazione dei risultati, si è scatenata una violenta reazione da parte di gruppi paramilitari contrari all'indipendenza, che hanno intrapreso una vera e propria deportazione di massa della popolazione civile ed una caccia spietata agli esponenti indipendentisti;
la furia dei gruppi paramilitari, contrari all'indipendenza di Timor Est, si è accanita in particolare contro i cattolici, come testimoniano le uccisioni di molti religiosi tra il quali, purtroppo, la suora italiana Erminia Cazzaniga;
secondo stime internazionali, approssimate per difetto, ci sarebbero già stati migliaia di morti, mentre il numero dei profughi sarebbe di circa duecentomila;
il governo di Giakarta, che avrebbe dovuto in teoria garantire l'ordine pubblico, dopo aver inizialmente rappresentato la sua contrarietà, in seguito alla sempre maggiore pressione internazionale, ha poi annunciato l'accettazione dell'invio a Timor Est di una forza di pace;
il 15 settembre scorso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha emanato la risoluzione
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n. 1264 con la quale si è autorizzata la costituzione di una forza multinazionale d'intervento per Timor Est, sotto un comando unificato per un periodo di 4 mesi;
conseguentemente, in forza della risoluzione adottata, è stata costituita la forza multinazionale d'intervento per Timor Est denominata Interfet ed avente l'obiettivo di restaurare la pace e la sicurezza a Timor Est, di fornire protezione e supporto alla missione Unamet (che era quella che avrebbe dovuto controllare la regolarità del referendum per l'indipendenza) e di svolgere funzioni di assistenza umanitaria alle popolazioni;
impegna il Governo:
a partecipare alla forza multinazionale d'intervento per Timor Est (Interfet) per ristabilire la pace nell'isola, con l'invio di un contingente delle forze armate italiane;
a sostenere presso le sedi internazionali ogni iniziativa volta al sostegno umanitario degli abitanti di Timor Est, così gravemente colpiti dalle violenze e dai saccheggi.
(1-00399)
«Manzione, Fronzuti, Di Nardo, Acierno, Pagano, Ostillio, Nocera, Miraglia Del Giudice, Scirea, Angeloni, Iacobellis».
(28 settembre 1999).
La Camera,
premesso che:
l'occupazione militare di Timor Est nel 1975 da parte delle forze indonesiane causò la morte di circa 100.000 persone su una popolazione che non raggiungeva le 700. 000 unità;
la risoluzione delle Nazioni Unite del 1992 di condanna delle violazioni dei diritti umani compiute dall'Indonesia in Timor Est non ha compromesso le ottime relazioni tra Italia ed Indonesia;
va censurata la decisione del Governo che autorizzò nel 1998 l'esportazione in Indonesia di armi portatili, come riportato nella Relazione trasmessa al Parlamento concernente le esportazioni di materiali di armamento e di prodotti ad alta tecnologia ;
deve essere sottolineata con preoccupazione la possibilità che forze multinazionali delle Nazioni Unite, ovvero anche forze militari italiane, possano, nella loro missione di peace-enforcing, essere affrontate da armi portatili di fabbricazione e vendita italiana;
è noto a tutta la comunità internazionale, il coinvolgimento diretto del Governo indonesiano nell'azione delle milizie o quanto meno la non volontà del Governo indonesiano di stroncare le azioni violente delle stesse e garantire la sicurezza alla popolazione di Timor Est;
va ribadito inoltre quanto asserito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ovvero la partecipazione di molti poliziotti e militari indonesiani nell'organizzare e supportare le azioni delle milizie contrarie all'indipendenza di Timor Est, e nell'avere commesso uccisioni di massa in varie località;
il personale Unamet - United Nations Assistance Mission for Est Timor - ha denunciato che elementi della polizia indonesiana prestavano aiuto alle milizie che sabotavano i veicoli delle Nazioni Unite, ignoravano o prestavano aiuto agli atti di violenza delle milizie;
come riportato da Amnesty International nel suo Rapporto 1998, in Indonesia le persone vengono arrestate ed imprigionate senza accusa, senza processo, o senza un giusto processo, e altre sono scomparse, ed altre ancora sono state uccise dalle forze speciali, ovvero in Indonesia si sono verificate uccisioni extragiudiziarie legate a motivazioni politiche, torture ed altre punizioni inumane o degradanti, in conseguenza di arresti arbitrari;
le uccisioni contro la popolazione civile non sono cessate;
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impegna il Governo:
a non proporre la calendarizzazione dell'Atto Camera n. 5811 «Cooperazione culturale con l'Indonesia» e dell'Atto Camera n. 5235 «Cooperazione scientifica con l'Indonesia» sino a quando le Nazioni Unite non rilevino la buona volontà della Repubblica d'Indonesia, ovvero sino a che la situazione interna, sociale, in Timor Est abbia mostrato un evidente miglioramento per quanto concerne il rispetto dei diritti umani, civili e politici, ovvero anche sino a che l'Indonesia accetti il risultato del referendum del 30 agosto 1999;
ad interrompere con l'Indonesia qualsiasi collaborazione di carattere scientifico o militare, che implichi la vendita di armi, munizioni, o la cessione di materiale ad alto contenuto tecnologico;
a relazionare al Parlamento con scadenza quindicinale sugli sviluppi della situazione in Indonesia ed in Timor Est, con particolare riferimento ad una nostra eventuale partecipazione nella missione militare internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite.
(1-00400)
«Pagliarini, Fontanini».
(28 settembre 1999).
La Camera,
premesso che:
la popolazione di Timor Est, con il referendum promosso e monitorato dall'Onu e tenutosi il 30 agosto 1999, dopo 25 anni di occupazione ha liberamente scelto a stragrande maggioranza la piena indipendenza dall'Indonesia;
dopo la scelta indipendentista le bande paramilitari indonesiane hanno dato vita a massacri generalizzati, deportazioni, violenze sistematiche nei confronti di esponenti indipendentisti e delle popolazioni civili, eccidi che hanno rappresentato e rappresentano una tragica continuità di sofferenze sopportate dai timoresi e di massacri perpetrati in questi 25 anni dall'Indonesia, determinando lo sterminio, secondo fonti Onu, di quasi un terzo della popolazione;
né l'Onu né gli altri paesi sono stati capaci di prevedere e prevenire le violenze ed i massacri che, dopo l'attacco alla casa di Monsignor Carlos Belo, costretto ad uscire dal paese, l'uccisione di Padre Francesco Berreto e dei suoi collaboratori, l'uccisione di tante persone indifese, sono continuati fino ad oggi con il brutale assassinio di suor Erminia Cazzaniga e di altri sette religiosi;
l'Onu e le grandi potenze hanno deciso, seppur con grande ritardo, l'invio a Timor Est di un contingente internazionale con l'obbiettivo di far rispettare il mandato referendario, di proteggere la popolazione civile e di disarmare le bande paramilitari;
il Governo italiano ha condiviso la scelta di intervento e partecipa direttamente con proprie truppe al contingente internazionale;
nonostante gli ultimatum ed i richiami dell'Onu l'Indonesia, che mantiene ancora contingenti militari a Timor Est, continua ad ostacolare gli sforzi internazionali di pacificazione;
appare sempre più evidente il coinvolgimento diretto delle truppe indonesiane negli eccidi e nel sostegno alle formazioni paramilitari;
su proposta dell'Unione Europea la Commissione diritti umani dell'Onu ha approvato con 32 voti favorevoli e 12 contrari la costituzione di una commissione di inchiesta internazionale sulle atrocità commesse a Timor Est;
non è ancora avvenuto il passaggio formale dei poteri dalle forze militari indonesiane a quelle Onu della Forza Internazionale per Timor Est (Interfet);
anche in queste ore i comandi militari indonesiani hanno ribadito che l'Indonesia mantiene il controllo della sicurezza nella provincia (Giakarta considera Timor Est la ventisettesima provincia indonesiana) e che non è previsto il trasferimento
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dei poteri finché l'Indonesia non avrà concesso l'indipendenza a Timor Est;
impegna il Governo:
a inoltrare in tutte le sedi proprie la formale protesta del nostro Paese nei confronti dell'Indonesia;
a sostenere e rafforzare nelle forme dirette più adeguate l'intervento della forza multinazionale al fine di riportare la pace a Timor Est nel rispetto della volontà popolare espressa con il referendum del 30 agosto 1999;
a contribuire a tutte le iniziative di aiuto finanziario e di sostegno che consentano alla popolazione di Timor Est di costruire le proprie istituzioni e la propria struttura socioeconomica;
a chiedere che le truppe militari indonesiane lascino definitivamente e rapidamente il paese, che il passaggio di consegne sia immediatamente attuato, che le organizzazioni paramilitari siano disarmate al fine di consentire la necessaria sicurezza alla popolazione civile e sia avviato il processo di ricostruzione e di sviluppo democratico del paese;
a chiedere, agli organismi internazionali e agli altri paesi democratici, che i rapporti economici e commerciali con l'Indonesia siano vincolati al rispetto da parte di quel paese delle risoluzione Onu e dei diritti umani fondamentali;
a chiedere che diventi immediatamente operativa la Commissione di inchiesta internazionale sulle atrocità commesse a Timor Est istituita dall'Onu.
(1-00401)
«Danieli, Piscitello, Pozza Tasca, Monaco, Bordon, Di Capua».
(28 settembre 1999).