Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 522 del 21/4/1999
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TESTO AGGIORNATO AL 22 APRILE 1999


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(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5828)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 , nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, e del complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 5828 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

LUIGI MASSA, Relatore. Il parere della Commissione è contrario sull'emendamento Calderisi 2.5.
La Commissione invita i presentatori a ritirare gli emendamenti Marinacci 2.1 e Sales 2.2 e 2.3 in quanto la questione da essi affrontata dovrà essere esaminata in


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sede di discussione della riforma generale: si tratterebbe, infatti, di cambiare le regole del gioco mentre si sta giocando.
Il parere della Commissione è contrario sull'emendamento Calderisi 2.6, mentre invito l'onorevole Valducci a ritirare il suo emendamento 2.4 perché potrebbe accadere che rimanga la questione relativa alla cosiddetta anatra zoppa; diversamente, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADRIANA VIGNERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Calderisi 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calderisi. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, con il presente provvedimento il mandato per i sindaci e per i presidenti delle province viene portato da quattro a cinque anni. Inoltre, nell'articolo 2 si afferma che: «È consentito un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie». Pertanto, passeremmo, di fatto, da un possibile mandato di otto anni complessivi ad uno di dodici anni, sei mesi e un giorno. Questo mi sembra eccessivo. Infatti, l'ipotesi di un terzo mandato nel caso in cui uno dei due precedenti sia stato inferiore a due anni, sei mesi e un giorno potrebbe provocare appositamente la caduta della giunta o del sindaco prima di due anni, sei mesi e un giorno, al fine di consentire un terzo mandato.
Mi chiedo allora se questa norma sia opportuna, se non ci si debba cioè fermare alla previsione di un allungamento del mandato da 4 a 5 anni, per un periodo complessivo, dunque, di 10 anni: un periodo che a mio avviso è piuttosto congruo, evitando le distorsioni di cui ho poc'anzi parlato. È questo l'obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere con il mio emendamento 2.5 e con il mio successivo emendamento 2.6, che è di portata minore (Applausi dei deputati del gruppo misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sales. Ne ha facoltà.

ISAIA SALES. Signor Presidente, colgo l'occasione per dire che accetto l'invito del relatore a ritirare i miei due emendamenti 2.2 e 2.3 relativi al vincolo di mandato per i sindaci. Spiegherò comunque il significato dei miei due emendamenti.
La domanda che pongo è la seguente: perché questo vincolo dei due mandati esiste soltanto per i sindaci e per i presidenti delle provincie? In Italia non esiste alcuna altra carica elettiva che abbia un vincolo di questa natura: non esiste per i parlamentari nazionali ed europei; non esiste per i consiglieri regionali; non esiste per i presidenti delle giunte regionali.
Si dirà che, quando fu fatta questa legge, eravamo in un clima di forte attenzione verso la vita morale degli enti locali. Poiché molti scandali avevano riguardato amministrazioni locali, si ritenne opportuno stabilire un vincolo per evitare il ripetersi di episodi di quel tipo.
Signor Presidente, colleghi, oggi a me sembra assurdo identificare la degenerazione della politica con gli enti locali. Mi sembra che quella fase sia ampiamente alle nostre spalle.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Sales.
Colleghi, c'è un brusio insopportabile, vi prego di consentire all'onorevole Sales di fare la sua dichiarazione di voto.
Prosegua pure, onorevole Sales.

ISAIA SALES. Credo che proprio l'elezione diretta dei sindaci abbia dato nuova linfa vitale al sistema politico italiano. È dalla periferia del sistema politico che è venuta una iniezione di fiducia e di incoraggiamento per le riforme! È stata selezionata una nuova classe dirigente,


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sottoposta al voto di una pubblica opinione sempre più esigente verso l'attività degli enti locali. Ciò è avvenuto soprattutto nel sud dove nel recente passato era proprio il livello locale quello più delegittimato.
Invito i colleghi a non avere paura dei sindaci perché essi sono una risorsa per la politica italiana, sono un'energia vitale e non un problema da arginare e da controllare.
Penso che si ponga anche un problema di natura costituzionale. Immaginiamo che una legge dello Stato vincoli il mandato parlamentare, ciascuno di noi insorgerebbe e si richiamerebbe alla Costituzione. Perché dunque porre un vincolo di mandato? Ho l'impressione che nella vita politica italiana vi sia e permanga ancora una diffidenza verso il livello locale e verso le novità espresse dai sindaci.
Se ci sono uomini e donne capaci ed efficienti, che vogliono dedicarsi per più anni all'attività politica e alla gestione delle proprie città, se le coalizioni che li sostengono sono d'accordo e soprattutto se sono d'accordo gli elettori, perché prevedere il vincolo per i due mandati? Si dimostra così di non avere fiducia nel nuovo sistema elettorale. Se un sindaco agisce male, nessuno lo voterà. Se qualcuno vuole continuare quell'esperienza - lo ripeto - si dovrà sottoporre ad un'esigente pubblica opinione.
Chiedo di avere un po' più di fiducia nelle novità che sono state introdotte dalla legge n. 81.
Se non si vuole togliere il vincolo nel suo insieme, si dia almeno la possibilità di avere un terzo mandato! Con questa legge si eleva a 12 anni l'attività di un sindaco. Non si comprende per quali ragioni possa avere un terzo mandato colui che ha avuto un'interruzione tra il primo e il secondo, mentre non l'hanno tutti gli altri sindaci. Accogliendo l'invito del relatore, perché non voglio assolutamente mettere in discussione un compromesso raggiunto, ripeto che credo sia necessario tornare sull'argomento. Resta un'anomalia nel sistema politico italiano e ci si chiede perché non sia consentito un terzo mandato consecutivo ai sindaci e perché il vincolo di mandato non sia previsto per tutti gli altri incarichi istituzionali elettivi.

PRESIDENTE. Sta bene. Gli emendamenti Sales 2.2 e 2.3 si intendono pertanto ritirati.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. I deputati di rifondazione comunista voteranno contro l'articolo 2 e, quindi, a favore dell'emendamento che ne richiede la soppressione.
Non siamo affatto convinti della successione dei mandati elettivi del sindaco nel senso disposto dall'articolo 2 o, meglio, non riteniamo che il problema sia rappresentato dai sindaci. Dopo le riforme che sono state approvate e le attribuzioni previste per la carica di sindaco, è necessario pensare ad un riequilibrio dei poteri. Se ciò fosse realizzato, potremmo anche approvare un possibile terzo mandato consecutivo.
Riteniamo, invece, che non vi siano le ragioni per consentire un terzo mandato se, come recita l'articolo, «uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore» - non «interiore» come scritto - «per causa diversa dalle dimissioni volontarie». Le cause, infatti, sono tutte di natura politica e sono, in sostanza, la sfiducia al sindaco da parte dell'assemblea. Non si capisce, dunque, perché dovremmo proporre un terzo mandato. Aggiungo, inoltre, una notazione: non corrisponde al vero, collega Sales, che i sindaci che non lavorano bene non siano rieletti. È del tutto evidente che i criteri sono anche altri e sarei, quindi, molto accorta nell'affermare questa tesi, dal momento che è verificabile sul territorio nazionale che le cose non stanno così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acierno. Ne ha facoltà.

ALBERTO ACIERNO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole all'emendamento soppressivo Calderisi 2.5.


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Credo si commetta un errore gravissimo a prevedere un ulteriore mandato rispetto ai due già previsti dalla legge vigente. Per esperienza diretta vissuta nella mia città, troppo spesso abbiamo assistito a vicende legate all'attività amministrativa del nostro sindaco che vedono l'amministrazione volgere la propria attenzione nei confronti della cittadinanza, soltanto e stranamente nel periodo pre-elettorale e non durante tutto il mandato, come dovrebbe essere.
Sono primo firmatario di un progetto di legge che stabiliva che i sindaci si dovessero dimettere prima delle nuove elezioni, proprio per dare possibilità alla cittadinanza di scegliere liberamente il sindaco. In questo caso vi è, invece, il tentativo di fermare il movimento di «cento città» che ha proposto i sindaci come nuovi soggetti politici, diversamente dai partiti che li candidano e li fanno diventare sindaci in una situazione che rischia di veder diventare ognuno di loro un nuovo partito, creando nuova confusione nel paese.
Credo, dunque, che, alla luce dei fatti politici che stanno succedendo in queste ore, due mandati siano più che sufficienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinacci. Ne ha facoltà.

NICANDRO MARINACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero esprimere il mio accordo con il collega Sales per quanto ha sostenuto. Ma intendo andare oltre nei princìpi della democrazia per un solo e semplice motivo. Dovremmo allora applicare il principio dell'elezione ai parlamentari, a chiunque abbia svolto il proprio mandato per due volte. Non mi sembra che questa regola sia democratica e, soprattutto, che tenga in considerazione chi vota, che è l'aspetto importante. Noi facciamo le regole e poi sovvertiamo i principi liberali e democratici.
Che un sindaco dopo due mandati non possa più essere rieletto lo stabiliscono i parlamentari, ai quali, naturalmente, spetta decidere sulle sorti del paese. Non si tiene però conto di quanto accade spesso nelle realtà periferiche, dove sindaci che giocano veramente un ruolo importante rischiando sulla propria professionalità, sulla propria immagine e quant'altro, non riescono a portare a termine, e non a causa del loro operato, il proprio programma.
Soprattutto, è importante capire un'altra cosa. Dove è scritto in Europa che il popolo debba vedersi privato di un sindaco che, invece di essere un mestierante della politica, è praticamente un volontario della politica? Con questo principio, in sostanza, uccidiamo quelle che sono, a livello democratico, le istituzioni di un'intera nazione.
Sono disposto a ritirare il mio emendamento perché ho sentito da parte dei relatori e del Governo che vi sarà una discussione più approfondita. Ribadisco però un concetto: il discorso delle «cento città» forse è stato determinato proprio dalla regola assurda di cui stiamo discutendo, perché vi sono stati sindaci i quali, sapendo di non avere più sbocco politico, almeno a breve scadenza, sono confluiti in un'altra parte, che li vede protagonisti.
Ritengo allora che non dobbiamo essere noi a limitare chi vuole proporsi alla gente, affinché, se gli elettori lo vogliono, sia eletto.
Sono d'accordo invece sul mandato dei sindaci a cinque anni. Voglio porre all'attenzione di questa Assemblea una sola considerazione. Se si è volontari e non mestieranti della politica, se non si vuole mettere la gente al proprio servizio, ma porsi al servizio della gente, è il sindaco stesso, dopo dieci anni di responsabilità, con tutto quello che ne consegue, a poter capire da solo se abbia operato bene. Soprattutto, a capirlo sono gli elettori; non diamo noi allora delle regole a chi poi deve andare a votare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

DIEGO NOVELLI. Signor Presidente, a mio avviso il modo peggiore di legiferare


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è quello di operare a «spizzichi e bocconi», oppure di agire sotto le suggestioni e le emozioni del momento.
Avevo seguito con molta attenzione l'iter della legge n. 81 del 1993 e sarebbe stato interessante che coloro che si sono occupati della materia e che oggi sono intervenuti avessero letto nei verbali dei lavori della Commissione e dell'Assemblea quali fossero le motivazioni che avevano portato a certi esiti, forse in un momento di particolare tensione per le vicende che caratterizzarono quella fase politica.
Non credo che oggi si possa intervenire con un colpo di scalpello qui o là. Alcuni argomenti addotti mi sembrano abbastanza convincenti, ma credo che la questione vada esaminata, come si dice dalle mie parti, a bocce ferme, non intervenendo a colpi di emendamenti che possono in qualche modo soddisfare le esigenze di amici e compagni che hanno evidenziato un'anomalia. C'era, ad esempio, chi invitava a fare attenzione perché a volte nei piccoli comuni non si trova nemmeno chi faccia il sindaco e dopo due tornate c'è il rischio di non trovare chi si candidi; altri, invece, obiettavano che nei piccoli comuni chi viene eletto diventa il podestà e nessuno poi lo rimuove.
Signor Presidente, per quanto riguarda la storia del partito dei sindaci, che non so da chi sia stata evocata, la considero una delle cose più ridicole che la politica italiana abbia prodotto (Applausi). Perché? Perché un sindaco, se è una persona normale, ha idee, opinioni, orientamenti e convinzioni politiche che, con il suo bagaglio culturale e politico, porta nell'attività dell'amministrazione; la presenza del sindaco nell'amministrazione non è asettica, corrisponde ad un programma che ha un proprio orientamento.
Eppure - non lo pongo più in termini dubitativi - abbiamo assistito alla nascita del partito dei sindaci: tutti uguali, tutti pronti a mettersi in cammino sotto la bandiera del sindaco. Ciò non ha alcun senso, anche perché una bandiera dei sindaci esiste già ed è quella dell'ANCI, dell'Associazione nazionale comuni d'Italia, che ha quale base comune i problemi reali della gente, non gli orientamenti politici dei sindaci per andare a Strasburgo, a Bruxelles o da qualche altra parte. Credo che ciò sia veramente ridicolo e non torni ad onore dell'intelligenza di chi ha promosso tale iniziativa.
Infine, si è discusso a lungo anche della durata del mandato: quattro o cinque anni. Poco fa ho ascoltato un collega affermare che quattro anni sono pochi perché manca il tempo per realizzare i programmi impostati. Allora, diamo alla persona eletta sindaco gli strumenti per poter operare, non allunghiamo la durata del mandato; non abbiamo mai quale punto di riferimento i problemi reali dei cittadini, abbiamo punti di riferimento diversi. Se, il giorno dopo le votazioni, si sapesse chi è stato eletto e chi va all'opposizione e il sindaco eletto disponesse degli strumenti per agire, cari colleghi, quattro anni sarebbero una eternità! Non capisco perché il sindaco di Lombardore debba avere a disposizione più tempo di quanto ne abbia il Presidente degli Stati Uniti (Applausi del deputato Giancarlo Giorgetti)!

LAPO PISTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, considerato che stiamo legiferando sul filo di lana del tempo disponibile per rendere efficaci tali norme, la pregherei, non con riferimento all'ultimo intervento - ho troppa stima del collega Novelli per farlo - di verificare i tempi a disposizione di ciascun gruppo prima di dare la parola.

PRESIDENTE. Di solito sono di manica larga!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà. Devo allora ricordargli che, per il suo gruppo, si è già espresso il collega Marinacci. Pertanto, se intende parlare a titolo personale, gli concedo un minuto, anzi un minuto e mezzo!


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FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, anche perché è ovvio che posso esprimere le opinioni personali e non quelle di altri.
Comincio il mio intervento - così sarò veloce - come lo ha terminato l'onorevole Novelli. In una democrazia avanzata come gli Stati Uniti il Presidente della Repubblica può essere eletto non più di due volte. Dobbiamo distinguere tra una carica elettiva di governo e l'elezione in Parlamento, che ha natura diversa; infatti, chi dispone di poteri di governo può condizionare la cosa pubblica a proprio uso, consumo e vantaggio. Non vi sono garanzie di democraticità in un mandato che si ripeta per più di due volte. Posso essere d'accordo sulla proposta di elevare a cinque anni la durata del mandato di sindaco, così la equipariamo a quella parlamentare, ma non sono d'accordo sulla possibilità di estendere a tre i mandati consentiti, avendo questi natura di governo. Al riguardo, bisogna stare attenti e riflettere.

MARCO BOATO. L'emendamento che prevede i tre mandati è stato ritirato!

LUIGI MASSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI MASSA, Relatore. Signor Presidente, chiedo all'Assemblea un attimo di attenzione.
La Commissione ha deciso all'unanimità di cercare di contenere al massimo le votazioni e gli argomenti che vengono trattati in questa legge.
Questa legge deve essere approvata questa sera se noi vogliamo che per le prossime elezioni possa entrare in vigore. Per questa ragione ho fatto e farò numerosi inviti al ritiro, proprio per segnalare tutti quegli argomenti che saranno ripresi dalla nostra Commissione in un esame organico.
Poiché tutti noi sappiamo che questa sera quest'Assemblea ha tempi molto ristretti, invito tutti i colleghi a rinviare il dibattito generale su questioni che, anche se importanti, non sono all'ordine del giorno o che oggi non possono essere accolte, ad una seduta successiva. Invito tutti i colleghi a limitarsi agli elementi essenziali proposti dalla Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, proprio in riferimento a tale questione, vorrei sottolineare che il discorso dei tre mandati mi sembra veramente una eternità. Devo dirlo con molta franchezza!
Infatti, chi ha esperienza di attività amministrativa sa che già due mandati, secondo la nuova legge, sono lunghissimi anche perché i sindaci sono oggi investiti da responsabilità impensabili per i sindaci di altri tempi.
Nel momento in cui si va verso una soluzione che dovrebbe portare ad individuare la responsabilità in chi è incaricato di gestire la cosa pubblica, è chiaro - e la mia è una posizione che esprimo dopo aver avuto esperienza diretta non di sindaco ma di amministratore - che i due mandati sono già sufficienti. Si tratta di una mia posizione che ho il dovere di esprimere perché, se non lo facessi, verrei meno ad alcuni principi che mi derivano anche dall'esperienza diretta di amministratore, nonché da quella maturata in consiglio comunale e in consiglio provinciale (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calderisi 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 346
Votanti 330
Astenuti 16
Maggioranza 166
Hanno votato 98
Hanno votato no 232
(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Avverto che l'emendamento Marinacci 2.1, è stato ritirato.
Intendo altresì che gli emendamenti Sales 2.2 e 2.3 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calderisi 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 354
Votanti 353
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato 97
Hanno votato no 256
(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Onorevole Valducci, accetta l'invito a ritirare il suo emendamento 2.4?

MARIO VALDUCCI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 346
Votanti 261
Astenuti 85
Maggioranza 131
Hanno votato 249
Hanno votato no 12
(La Camera approva -
Vedi votazioni).

Chiedo al relatore di esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 2.

LUIGI MASSA, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 2.08, (Nuova formulazione); conseguentemente, invita a ritirare l'articolo aggiuntivo Valducci 2.01.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, ritiro il mio articolo aggiuntivo 2.01.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Valducci.
Prego, onorevole Massa.

LUIGI MASSA, Relatore. La Commissione è favorevole all'articolo aggiuntivo Zacchera 2.02 ed invita a ritirare l'articolo aggiuntivo Paroli 2.07, perché affronta materia che tratteremo in un altro provvedimento. Circa gli identici articoli aggiuntivi Moroni 2.06 e Luciano Dussin 2.04, propongo una riformulazione del seguente tenore: al comma 1 dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «Sono altresì competenti ad eseguire le autenticazioni di cui al presente comma i consiglieri provinciali e i consiglieri comunali che comunichino la propria disponibilità, rispettivamente, al presidente della provincia e al sindaco». Qualora venga accettata tale riformulazione, il parere è favorevole.

ROSANNA MORONI. Signor Presidente, ritiro il mio articolo aggiuntivo 2.06.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio articolo aggiuntivo 2.04 proposta dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Dussin.
Prego, onorevole Massa.


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 19,40).

LUIGI MASSA, Relatore. La Commissione, infine, invita a ritirare l'articolo aggiuntivo Cuccu 2.05.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADRIANA VIGNERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo si rimette all'Assemblea per l'articolo aggiuntivo 2.08 (Nuova formulazione); della Commissione, è favorevole all'articolo aggiuntivo Zacchera 2.02 e contrario all'articolo aggiuntivo Paroli 2.07. Si rimette all'Assemblea per l'articolo aggiuntivo Luciano Dussin 2.04, nel testo riformulato. È contrario all'articolo aggiuntivo Cuccu 2.05.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.08 della Commissione (Nuova formulazione), sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 334
Votanti 329
Astenuti 5
Maggioranza 165
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zacchera 2.02, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 347
Votanti 345
Astenuti 2
Maggioranza 173
Hanno votato sì 341
Hanno votato no 4).

Onorevole Paroli, accetta l'invito a ritirare il suo articolo aggiuntivo 2.07?

ADRIANO PAROLI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Paroli.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Luciano Dussin 2.04, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 345
Astenuti 1
Maggioranza 173
Hanno votato sì 344
Hanno votato no 1).

PRESIDENTE. Onorevole Cuccu, accetta l'invito a ritirare il suo articolo aggiuntivo 2.05?

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, sono disponibile a ritirare il mio articolo aggiuntivo 2.05 e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, qualora il Governo si dichiari disponibile ad accoglierlo. Il mio articolo aggiuntivo prevedeva la soppressione dell'articolo 8 della legge n. 154 del 1981, con riferimento all'incompatibilità tra la carica di sindaco e la posizione di medico dipendente o convenzionato con le ASL; il tutto era valido sino a quando...

PRESIDENTE. Onorevole Cuccu, mi scusi: sottosegretario Vigneri, il Governo è


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disponibile ad accogliere un ordine del giorno nel senso indicato dall'onorevole Cuccu?

ADRIANA VIGNERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sì, signor Presidente.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, ritiro il mio articolo aggiuntivo 2.05.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Cuccu.

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