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PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Calderisi n. 2-01533 e Selva n. 2-01534 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
MARCO TARADASH. Rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. L'onorevole Armaroli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Selva n. 2-01534, di cui è cofirmatario.
PAOLO ARMAROLI. Rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento ha facoltà di rispondere.
ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Gli onorevoli colleghi fanno riferimento ad alcuni articoli di stampa in cui si riportano opinioni rilasciate alla stampa da membri del Governo o ad essi attribuite da persone definite a loro vicine nella cronaca giornalistica, in merito all'ormai imminente decisione della Corte costituzionale circa l'ammissibilità del quesito referendario in materia elettorale. I colleghi interpellanti chiedono di conoscere se tali manifestazioni di pensiero contrastino con la linea di neutralità del Governo.
politica sulla questione della riforma della legge elettorale e del referendum, valutazioni politiche, peraltro, su quest'ultima questione, rispettose dell'istituto referendario e dell'autonomia della Corte. Mai, in nessuna intervista si è fatto riferimento al compito che autonomamente essa deve esercitare. Pertanto, tali opinioni espresse non contraddicono né inficiano la linea di condotta osservata dal Governo, collocandosi anch'esse, come tutte le altre, nell'attuale dibattito politico.
PRESIDENTE. L'onorevole Taradash ha facoltà di replicare per l'interpellanza Calderisi n. 2-01533, di cui è cofirmatario.
MARCO TARADASH. Ringrazio il sottosegretario Montecchi per la riconfermata - diciamo così - e proclamata neutralità del Governo. Naturalmente, mi resta sempre un po' difficile distinguere tra l'esecutivo e i ministri del Governo, soprattutto quando uno di quelli citati - il senatore Folloni - è pure ministro per i rapporti con il Parlamento. Avrei preferito che i ministri si fossero astenuti dal partecipare a questo dibattito sul referendum alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale, perché ritengo che l'influenza che il Governo può avere sulla Corte stessa non possa esprimersi altrimenti che attraverso gli stessi componenti del Governo!
attenersi alla norma scritta, ma è incaricata di svolgere una funzione di equilibrio tra le parti, pur nell'ambito del tessuto costituzionale. Francamente devo dire che non capisco queste cose (sarà una mia difficoltà culturale), ma ritengo che chi le scrive in realtà finisca per sostenere e per sollecitare la Corte a prendere una posizione politica. Quando una Corte costituzionale, di nomina politica (e quindi di nomina della maggioranza politica), è chiamata a svolgere questo ruolo che dalla pubblicistica gli viene attribuito, è difficile pensare che lo faccia a garanzia delle minoranze; mentre è più facile pensare che lo faccia a sostegno di chi dal referendum verrebbe colpito. Sottolineo peraltro che quella dei referendum nel nostro paese è una storia in larga misura di sentenze politiche!
PRESIDENTE. L'onorevole Armaroli ha facoltà di replicare per l'interpellanza Selva n. 2-01534, di cui è cofirmatario.
PAOLO ARMAROLI. Onorevole Montecchi, il Presidente del Consiglio l'ha delegata a rispondere alle interpellanze presentate da forza Italia e da alleanza nazionale. Così facendo, onorevole Montecchi, il Presidente del Consiglio non le ha reso un buon servigio perché, come nelle comiche di una volta, potremmo dire: «vai avanti te che a me viene da ridere». Dico questo perché la sua risposta alle nostre interpellanze - ma ella è soltanto una vittima sacrificale - è assolutamente insoddisfacente. Vado per punti.
buontemponi. Non ne escono bene i ministri, perché è vero formalmente quanto ella dice, ossia che il richiamo all'articolo 5, comma 2, lettera d), della legge sull'ordinamento sulla Presidenza del Consiglio si riferisce in maniera specifica alle attività rientranti nella normale responsabilità ministeriale ma, sottosegretario Montecchi, ella non si può arrampicare sugli specchi; non possiamo leggere la norma in senso minimale, dandone una interpretazione restrittiva, perché su una questione cruciale, sulla quale uno dei massimi organi dello Stato (la Corte costituzionale) sta per pronunciarsi, evidentemente così dicendo i ministri contraddicono la neutralità ufficiale del Governo. Ci sembra veramente un gioco delle parti e non voglio dire, perché rispetto le istituzioni, un «gioco da magliari».
Avverto che queste interpellanze, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Taradash ha facoltà di illustrare l'interpellanza Calderisi n. 2-01533, di cui è cofirmatario.
In relazione al tema proposto è noto l'atteggiamento di neutralità assoluta assunto dal Governo nella sua collegialità, nel rispetto delle prerogative degli organi istituzionali coinvolti e dell'istituto stesso di democrazia diretta previsto dalla Carta costituzionale. Tale linea di condotta è stata assunta, in primo luogo, dal Presidente del Consiglio che non ha mai esercitato alcun tipo di pressione finalizzata ad influenzare la decisione della Corte costituzionale. Tutto ciò per smentire quanto riportato, anche in questo caso nella legittima attività giornalistica, da un quotidiano citato nell'interpellanza dei colleghi Taradash e Calderisi. Ritengo opportuno, colleghi, richiamare l'attenzione preliminarmente sulla circostanza che alcune delle dichiarazioni riportate sono state rilasciate o attribuite - come ricordavo in apertura di questa risposta - a persone non membri del Governo, nei confronti delle quali esso non può né deve intervenire, essendo manifestazioni di pensiero espresse da parte di cittadini, ancorché autorevoli, che non possono certamente essere ritenute impegnative per il Governo stesso.
Peraltro, è ben nota anche l'importanza della questione, l'ampiezza del dibattito politico, culturale e istituzionale relativo al sistema elettorale e alle riforme istituzionali nel loro complesso. Si tratta di un dibattito tale da coinvolgere non solo gli esponenti del mondo politico, ma anche l'opinione pubblica e personalità competenti. A tale proposito, richiamo il fatto che un ex presidente della Consulta, il professor Ettore Gallo, in una dichiarazione rilasciata al Corriere della sera il 12 gennaio scorso si è espresso sul dibattito in essere sulla stampa e nell'opinione pubblica ritenendolo forte, ma legittimo. È in relazione a questo forte coinvolgimento che vanno inquadrate le interviste, sui diversi temi, rilasciate da membri del Governo. In tale ambito essi hanno ritenuto di esprimere anche la propria opinione
Infine, richiamo l'attenzione su un punto proposto nell'interpellanza presentata dall'onorevole Selva relativo alla legge n. 400 del 1988. Desidero rilevare la non applicabilità dell'articolo 5 citato, comma 2, lettera f) della suddetta legge, che reca la disciplina dell'attività del Governo, in quanto tale norma attribuisce al Presidente del Consiglio, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, poteri di direzione, promozione e coordinamento delle attività dei singoli ministri, prevedendo che gli stessi concordino con il Presidente le dichiarazioni pubbliche esorbitanti le singole sfere di competenza, ma rese nell'esercizio dell'attività di Governo.
In questo caso il Presidente non può certo intervenire nei confronti di opinioni espresse su temi che non investono tanto le specifiche competenze, ma un dibattito politico generale che si svolge in diversi ambiti del nostro paese.
In realtà nelle dichiarazioni dei due ministri, Folloni e Zecchino, non vi è certo alcun riferimento alla Corte, ma vi è invece allo strumento del referendum! Non solo, ma quest'ultimo non è nei termini positivi che lei, sottosegretario Montecchi, richiamava. Infatti, il senatore Folloni ha affermato che probabilmente si svolgerà il referendum, ma che comunque spetterà al Parlamento scrivere la legge elettorale; il senatore Zecchino ha invece affermato che quella della riforma elettorale non può essere una battaglia da combattere a colpi di «sì» o di «no». Insomma, il referendum si combatte a colpi di «sì» o di «no»...! La Costituzione ammette il referendum in materia elettorale quando, alla vigilia della sentenza della Corte, due ministri importanti esprimono quelle valutazioni; in questo modo, noi riteniamo che essi - se non il Governo - si sottraggano al dovere di neutralità che l'esecutivo si era deliberatamente assunto.
Vorrei aggiungere inoltre che in questo periodo si sta sviluppando una forte polemica riguardo alle pressioni sulla Corte, quasi che ad esercitare tali pressioni fossero coloro i quali le denunciano! Sui giornali, infatti, leggiamo interviste - con le successive smentite - dalle quali si evince il parere contrario di un giudice della Corte. Leggiamo inoltre di un consigliere autorevole del Capo dello Stato che preannuncia il voto negativo della Corte. Denunciamo queste voci e poi veniamo accusati noi di essere coloro i quali esercitano pressioni sulla Corte!
Non intendo entrare nella discussione sulla minore o maggiore libertà, sulla indipendenza dimostrata dalla Corte nel passato; leggo, tuttavia, in questo periodo sui giornali che la Corte costituzionale non si può ritenere a priori un organo indipendente e neutrale perché, essendo di nomina politica ed essendo comunque il suo compito quello di fare discrimine fra scelte politiche, la Corte non potrebbe
Aggiungo che, assieme agli onorevoli Calderisi e Colletti, abbiamo firmato un intervento nel quale si chiedeva alla Corte un'autoriforma, in modo da consentire l'espressione di quella che si chiama dissenting opinion, cioè dell'opinione dissenziente, onde favorire - di conseguenza - lo svolgimento di un dibattito aperto all'interno della camera di consiglio e nella società, in modo tale che la giurisprudenza della Corte possa emergere non soltanto da una valutazione numerica, ma anche da una valutazione esposta al giudizio pubblico degli argomenti. Credo che questo sia un forte contributo che alcuni di noi hanno tentato di dare alla indipendenza della Corte costituzionale.
Aggiungo altresì che tutti gli ex presidenti della Corte costituzionale interpellati sul tema referendum e sulla sua ammissibilità, si sono pronunciati tutti a favore (cito i presidenti emeriti Baldassarre, Caianiello, Corasaniti, Conso, Paladin e lo stesso Gallo da lei nominato, sottosegretario Montecchi). Non abbiamo letto sui giornali e nelle interviste una sola opinione critica da parte dei giuristi in ordine all'ammissibilità del referendum. Questi sono dati di fatto e sono anche le ragioni che ci inducono al sospetto quando leggiamo, nelle cronache o addirittura nelle interviste, opinioni come quelle citate nell'interpellanza. Possiamo affermare che la giurisprudenza di questo paese, non direttamente coinvolta nel giudizio, ha espresso un parere unanime. Noi attendiamo il giudizio della Corte costituzionale anche se sappiamo che per garantire la libertà ai giudici della Corte stessa sarebbe necessario fronteggiare le pressioni dirette o indirette che nel corso dei mesi, e nelle ultime settimane in particolare, si sono addensate su di essi.
Concludendo, prendo atto della neutralità del Governo, ma richiamo i suoi ministri a fare un esercizio concreto di neutralità perché l'annuncio formale di essa, contraddetto successivamente in maniera plateale dagli stessi ministri, rischia di essere la foglia di fico per comportamenti di altro genere.
In primo luogo, ella ha confermato - e noi ne prendiamo atto, come ne ha preso atto l'onorevole Taradash - che il Governo è ufficialmente neutrale sul referendum sul quale da qui a poco si pronuncerà la Corte costituzionale. Un Candido voltairiano o un «costituzionalista di serra» altro non potrebbe che felicitarsi del corretto comportamento del Governo. Ma è proprio sicura che la neutralità ufficiale di questo Governo sia dovuta a ragioni di correttezza costituzionale? Come sostiene un senatore della Repubblica: a pensar male si fa peccato, ma si indovina.
Questo Governo, come la Gallia di Giulio Cesare, è diviso in partes tres: ci sono gli amici del referendum, addirittura promotori di esso; ci sono i falsi amici del referendum (ogni riferimento all'onorevole Valter Veltroni non è puramente casuale); e ci sono gli schietti avversari del referendum. Di fronte a questa Gallia divisa in tre parti, il Governo - uno, nessuno e centomila, pirandellianamente parlando - ha trovato il punto d'incontro - o il punto di scontro o di falso incontro - nella posizione ufficiale sulla neutralità.
Tale neutralità è stata smentita dalle affermazioni fatte da ben due ministri nel corso di interviste rilasciate ad un giornalista de il Giornale, il dottor Massimiliano Lussana, che è un «topo» di atti parlamentari e conosce a fondo i meccanismi dell'aula di Montecitorio e delle Commissioni, è sempre ben documentato e forse in maniera provocatoria, come è giusto che facciano i giornalisti, ha lanciato alcune polpette avvelenate a ben due ministri. Una l'ha lanciata al ministro Gian Guido Folloni, che da un punto di vista istituzionale dovrebbe essere abbastanza vicino a lei, onorevole Montecchi, perché mi risulta che sia ministro per i rapporti con il Parlamento, anche se, essendo senatore, ha forse più dimestichezza con palazzo Madama che con Montecitorio. Su il Giornale del 5 gennaio scorso il ministro Folloni affermava: «Non si può pensare che, anche nel caso in cui la Corte costituzionale ammettesse i quesiti e i "sì" vincessero, il testo della nuova legge elettorale possa andar bene così». Così parlò Zarathustra! Chi si crede costui? Ancora, si è detto sicuro che ci si accorderà per un doppio turno: da dove viene questa sua certezza incrollabile, forse il ministro Folloni ha sulla sua fronte il motto asburgico «Gott mit uns», «Dio è con noi»? Come ciliegina finale, in barba alla sovranità popolare, il ministro Folloni conclude che «prima, durante o dopo il referendum sarà comunque il Parlamento a scrivere la legge elettorale». Qui, fra l'altro, c'è anche una perla, onorevole Montecchi, che a lei non sarà sfuggita: posso capire il «prima», posso capire il «dopo», ma che «durante» lo svolgimento del referendum, cioè nelle ore in cui il popolo sovrano andrà a votare - se ci andrà - per il referendum, il Parlamento si riunisca e possa contraddire o anticipare il verdetto del popolo sovrano è una perla che veramente grida vendetta. La prego quindi, onorevole Montecchi, visto che spesso gli atti parlamentari vengono purtroppo considerati stampa clandestina, di farsi interprete di questi miei sentimenti e di questi miei modesti giudizi presso il ministro Folloni.
Poiché le interviste sono come le ciliegie, una tira l'altra, il giornalista Massimo Lussana il giorno dopo pubblica un'intervista al ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, Ortensio Zecchino, il quale afferma che «la democrazia plebiscitaria può funzionare nella polis greca, oggi invece, di fatto, è la negazione delle esigenze concrete di un popolo. Una legge elettorale è una costruzione sottile, non una battaglia che si combatte a colpi di "sì" e "no", per poi intervenire microchirurgicamente sulla legge attuale».
Si dà il caso che tutte queste affermazioni (direi piuttosto gravi, perché si muovono in una certa direzione, sicuramente antireferendaria), tanto quelle del ministro Folloni quanto quelle del ministro Zecchino, vengono rese a pochi giorni dal verdetto della Corte costituzionale: se questa non è un'intromissione, una pressione nei confronti dei giudici della Corte, mi domando che cosa si debba intendere per pressione!
A questo punto, nessuno ne esce bene nel Governo, onorevole Montecchi. Non ne esce bene il Presidente del Consiglio, perché a norma dell'articolo 95 della Costituzione egli «dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri», mentre il cireneo D'Alema mi appare un po' come il personaggio di quel film felliniano Prova d'orchestra, che ha la bacchetta in mano, ma nessuno lo segue e tutti procedono in ordine sparso, come un'allegra brigata di
Mi consenta di concludere con alcune «noterelline» marginali. Non ritiene, sottosegretario Montecchi - lo riferisca al signor Presidente del Consiglio -, che tali affermazioni appaiano lesive di un istituto previsto dalla Carta costituzionale? Se sono ancora netti i miei ricordi di diritto costituzionale, materia che d'altra parte ho coltivato anche dopo il conseguimento della laurea universitaria, non è forse vero che i ministri, subito dopo la nomina, giurano fedeltà alla Costituzione nelle mani del Capo dello Stato? E tale giuramento, nella fattispecie, non è in qualche misura violato da queste affermazioni ostili all'articolo 75 della Costituzione?
Sottosegretario Montecchi, se il Governo, come ella ha ribadito in questo momento, è davvero neutrale, il signor Presidente del Consiglio deve adottare nei confronti di questi due ministri qualche misura, quanto meno una censura, perché non si possono giocare due parti in commedia. Nulla di tutto questo è apparso, non una riga, non una parola del Presidente del Consiglio, protagonista principale della prova d'orchestra felliniana.
Per tali ragioni, sottosegretario Montecchi, mio tramite alleanza nazionale esprime la più profonda insoddisfazione nei confronti della sua risposta, pur prendendo atto che ella non è altro che un agnello sacrificale, e me ne dispiace.