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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Marengo n. 3-01851 (vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 4).
VINCENZO MARIA VITA, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. In relazione all'atto parlamentare in esame, le poste italiane Spa ci hanno precisato che i criteri per l'individuazione delle unità da porre in posizione di comando sono stati definiti su conforme parere delle organizzazioni sindacali nell'intento di contemperare le esigenze dell'Ente poste con quelle degli enti INPDAP, INAIL, INPS e del Ministero delle comunicazioni, nonché di altre amministrazioni statali richiedenti. È stato pertanto concordato che le unità da assegnare in posizione di comando devono essere in possesso del titolo di studio di scuola media superiore, appartenere ad una delle ex qualifiche quinta o superiori dell'amministrazione delle poste, avere un'età anagrafica non superiore ai 45 anni (requisito quest'ultimo richiesto soltanto per il comando presso l'INPDAP).
PRESIDENTE. L'onorevole Marengo ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01851.
LUCIO MARENGO. Signor Presidente, signor sottosegretario, innanzitutto voglio ringraziarla per la risposta, perché è la seconda volta in quattro anni che il suo Ministero risponde alle mie ripetute interrogazioni: vi è stato silenzio tombale per anni sulla Telecom, ma comunque la ringrazio.
Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni ha facoltà di rispondere.
I provvedimenti di comando sono stati complessivamente 1.600, disposti su esplicita richiesta degli enti o amministrazioni richiedenti. In particolare, per le richieste avanzate dagli enti citati, che riguardano la grande maggioranza dei comandi disposti,
è stata emanata un'apposita direttiva alla quale hanno aderito le unità in possesso dei requisiti suddetti e che, una volta ottenuto il nulla osta da parte degli uffici di appartenenza, hanno preso servizio nelle nuove sedi di applicazione.
Per quanto riguarda il personale comandato presso il Ministero delle comunicazioni, si vuole precisare che nell'ambito delle richieste pervenute, nella maggior parte dei casi si è corrisposto a specifiche e motivate segnalazioni trasmesse dai responsabili degli ispettorati territoriali dove le unità indicate sono state destinate, tenendo conto delle mansioni espletate presso l'azienda, con particolare riguardo agli operatori dei trasporti.
In tal modo, valutate le esigenze di servizio ed ottenuto l'assenso degli interessati, si è potuto dar corso ai predetti provvedimenti che hanno, tra l'altro, consentito di ridurre, almeno parzialmente, l'esubero di personale esistente presso alcune strutture delle poste italiane senza ricorrere all'applicazione della mobilità tra le varie filiali.
La riduzione del personale risulta, infatti, obiettivo primario della società, specie se riferito alle ex categorie quinta e sesta che registrano un organico superiore alle effettive esigenze del servizio.
Quanto al rilievo che l'azienda non avrebbe risolto il problema dei trasferimenti, le poste italiane hanno sottolineato che i trasferimenti vengono disposti secondo un preciso piano intersede attuato, come previsto dall'articolo 28 del contratto collettivo nazionale di lavoro, sulla base di precisi requisiti posseduti dai richiedenti e compatibilmente con le esigenze di servizio.
Poiché i comandi non avrebbero potuto essere disposti nei confronti del personale applicato presso le sedi del nord, che registrano croniche carenze di personale, l'accoglimento limitato soltanto ad alcune delle richieste di trasferimento di personale addetto a tali sedi avrebbe privilegiato alcuni dipendenti nei confronti di altri, comportando una disparità di trattamento tra il personale interessato.
Le risposte che vengono fornite sono così prevedibili da essere scontate: sapevo già quello che lei avrebbe detto. Posso però assicurarle che il dirigente dell'Ente poste non agisce da capo del personale, ma da padrone.
Lei riferisce in aula quanto le è stato detto, ma i ministeri hanno propri servizi ispettivi e dunque io mi chiedo perché, visto che l'Ente poste è un concessionario, il suo Ministero non attivi tale servizio per verificare l'attendibilità di quello che viene denunciato. Questo è quanto ci aspettiamo, altrimenti potrebbe sembrare che i ministeri vogliano prendere in giro i parlamentari con risposte preconfezionate e prevedibili. Questo è dunque quanto chiediamo nel nostro ruolo di sindacato ispettivo.
Non ci piace come agisce il dirigente dell'Ente poste: possiamo dimostrare un lungo elenco di privilegi concessi ed un altrettanto lungo elenco di diritti non garantiti. Allora, se l'Ente poste è un concessionario, il Ministero ha il sacrosanto dovere di controllare che questi diritti vengano ripartiti in maniera equa.
Non posso dunque considerarmi per nulla soddisfatto, per la semplice ragione che quanto le è stato riferito non corrisponde affatto alla realtà. Signor sottosegretario, le rivolgo allora la preghiera - apprezzo la sua disponibilità - di disporre ulteriori verifiche e di completare in un'altra occasione la sua risposta, perché vorremmo una relazione del servizio ispettivo del suo Ministero e non solo sulla situazione di Milano, dove peraltro è
vero che lavorano tanti meridionali che dopo 10-15 anni desidererebbero ritornare nelle sedi di appartenenza.
Lei capisce bene, infatti, che il meridionale che fa un concorso per un posto statale mal retribuito - lei conosce la situazione - si sacrifica per tanti anni ad una vita grama al nord, ma quando è possibile desidera tornare nella propria sede: è un diritto irrinunciabile, perché se vi fossero occasioni di lavoro al sud, i meridionali non andrebbero a lavorare con miseri stipendi al nord. È dunque un diritto che va garantito e queste sono situazioni che devono essere valutate con serenità, non limitandosi ad ascoltare solo alcune organizzazioni sindacali. Quando si parla di sindacati, infatti, si fa riferimento purtroppo solo ad alcuni di essi che adottano sistemi clientelari, tutelando i propri iscritti e non gli altri lavoratori.
La risposta che le è stata preparata è, dunque, inaccettabile. Mi dispiace che la mettano in condizione di non rispondere adeguatamente. Le rinnovo pertanto la preghiera di attivare il servizio ispettivo del suo Ministero, affinché vengano date risposte chiare ed attinenti alla realtà.