Seduta n. 276 del 25/11/1997

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Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4297)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 22,30)


(Per gli
ordini del giorno vedi l'allegato A - A.C. 4297 sezione 1).

PRESIDENTE. Chi chiede di illustrare gli ordini del giorno? Se nessuno chiede di parlare...

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. L'ordine del giorno Copercini e Alborghetti n.9/4297/1 mira ad indurre il Governo a ripensare a questo provvedimento al fine di prendere le misure necessarie per l'approvazione delle tabelle IVA, calate nella direttiva CEE a cui si ispira questo provvedimento, per stabilire un equilibrio ed un rilancio di alcune attività produttive rispetto ad altre. Questo perché il Governo non ha inteso accedere ad alcuno degli emendamenti proposti dall'opposizione e per far sì che comunque, nella concitazione di quanto è accaduto in quest'aula, il Governo provveda a introdurre nuove tabelle IVA al fine di riequilibrare le discrepanze che sono state poste in essere con questo provvedimento.
Non c'è bisogno di richiamare l'attenzione dell'Assemblea su quanto è stato detto a proposito di semplificazione: siamo di fronte ad un'accozzaglia che porrà il cittadino contribuente in una nebbia assoluta per uscir fuori da una serie di norme che nulla hanno a che vedere con la tanto vantata chiarezza dei provvedimenti legislativi annunciata dal Governo nel suo programma. Pertanto il gruppo di forza Italia voterà a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/58.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno sostanzialmente prevede orientamenti per il Governo in relazione alle diverse possibilità di intervenire con provvedimenti che interagiscono con i mercati nazionali soprattutto sull'andamento dei consumi. Siamo in un momento in cui le indicazioni dell'ISTAT ci dicono che ormai l'inflazione è stabilizzata intorno all'1,6 per cento, quindi c'è la previsione del mantenimento di un livello di inflazione del 2 per cento per l'anno. In realtà abbiamo constatato che per quanto riguarda questo provvedimento (nonostante quanto era stato dichiarato dal ministro delle finanze e dagli uffici studi di tale Ministero e, cioè, che un intervento di questo tipo - che sostanzialmente mantiene al 4 per cento l'aliquota super


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ridotta, elimina l'aliquota del 16 per cento, che era un'aliquota ponte, ed aumenta l'aliquota ordinaria dal 19 al 20 per cento - avrebbe portato un incremento dell'inflazione valutabile attorno allo 0,7 per cento), nonostante i forti aggravi che si ripercuotono ovviamente sui mercati nazionali e che tendono a comprimere i consumi in settori trainanti dell'economia (mi riferisco a quelli delle materie prime e semilavorati per l'edilizia, delle calzature e dei tessili) e nonostante un aumento del 4 per cento si ripercuota ovviamente sui mercati e per questo motivo anche sulle casse delle famiglie italiane, l'impatto sull'inflazione è stato assolutamente nullo.
Che cosa significa tutto ciò? Che evidentemente vi è un calo dei consumi, che è determinato dal fatto che non ci sono risorse e che le famiglie sono costrette a prevedere di mettere da parte risparmi per affrontare gli ulteriori inasprimenti fiscali previsti da questo Governo; e quindi non consumano! In questo senso bisogna anche rilevare che le previsioni formulate dal ministro delle finanze, di arrivare a 550 mila miliardi di entrate tributarie per la fine dell'anno, sono ben lungi dall'essere realizzate, considerando che al 30 settembre di quest'anno vi erano solo 370 mila miliardi di entrate tributarie: a quella data ne mancavano quindi 180 mila! Da ciò se ne deduce che, poiché la media normale delle entrate tributarie mensili si aggira tra i 35-40 mila miliardi, nei mesi di ottobre e novembre si sarebbero dovuti incassare 40 mila miliardi e 100 mila miliardi per il mese di dicembre.
Con questo tipo di intervento sull'IVA, naturalmente, si va a determinare un aumento dei prezzi. Considerando che tutte le forniture fatte dai negozianti erano già state effettuate precedentemente, si va anche a penalizzare - ancora fortemente - il mercato del dettaglio.
Si poteva fare sicuramente in maniera diversa. Io non condivido le opinioni espresse qui da componenti della maggioranza, secondo i quali questo era il momento per fare questo provvedimento. Non era questo il momento, considerando che vi è tempo fino alla fine del 1998 per intervenire in fase transitoria sulla modificazione delle aliquote IVA; e quindi si sarebbe potuto aspettare altro tempo!
La verità è che questo Governo aveva necessità di garantirsi ulteriori introiti per arrivare a quella quota di 550 mila miliardi stabilita per quest'anno; e non ha trovato nulla di meglio da fare che anticipare la manovra sull'IVA, che dovrebbe garantire 1.459 miliardi per il 1997 e 5.800 miliardi per il 1998.
Ora lo stesso Governo aveva previsto per gli anni 1998, 1999 e 2000 un incremento dei consumi al 4 per cento. Presidente, onorevoli colleghi, come è possibile che vi sia un aumento dei consumi del 4 per cento quando questo provvedimento avrebbe, secondo la relazione del Governo, dovuto portare allo 0,7 per cento di incremento in più? È un dato assolutamente sballato e naturalmente si dovrà intervenire anche nelle valutazioni complessive di questo provvedimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Berruti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/51.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/51, che riguarda la registrazione delle fatture (articolo 3). È questo un aspetto tecnico del decreto-legge - del quale si è già parlato a lungo durante la discussione sulle linee generali - che è sfuggito ai tecnici del Ministero e a chi ha redatto il provvedimento in esame.
L'articolo 3 del decreto-legge reca il titolo «Registrazione delle fatture» e contiene disposizioni relative alla fattura per l'operazione cosiddetta differita. La fattura relativa a tale operazione viene emessa dopo che il bene è stato consegnato con una bolla di accompagnamento, così come ora viene chiamata, cioè un documento di trasporto. Sappiamo che fino ad oggi questa fattura poteva essere emessa e registrata entro il mese successivo alla consegna e la relativa IVA doveva dunque entrare nella liquidazione del


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mese di registrazione. L'ordine del giorno in esame è volto ad impegnare il Governo su una questione rispetto alla quale non è stato possibile apportare modifiche nel corso dell'esame, giacché fin dal primo momento si era capito che il provvedimento era «blindato» e attraverso la fiducia posta non è stato possibile, ripeto, introdurre alcuna modifica.
In particolare, l'articolo 3 prevede che la fattura differita può essere emessa entro il giorno 15 del mese successivo. Questa previsione può andar bene: la consegna avviene nel mese di ottobre, la fattura può essere emessa entro il 15 novembre, cioè il mese successivo. Si dispone quindi attraverso questo articolo la registrazione della fattura sul registro di vendita entro il 15 novembre. Ed anche questo può andar bene, ma si stabilisce inoltre una disposizione veramente nuova e stravolgente, ossia che l'impresa deve inserire l'IVA portata da quella fattura emessa il 15 novembre nella liquidazione del mese di ottobre. Voi capite che è assurdo prevedere un mese prima quello che accadrà un mese dopo.
Si verifica, dunque, che le consegne del mese di ottobre potranno, attraverso questo articolo, essere fatturate entro il 15 novembre, che la fattura deve essere registrata sempre entro il 15 novembre e che la liquidazione dell'IVA deve essere effettuata in data 31 ottobre, ossia, per essere più chiari, nella liquidazione che va al 18 di novembre. Mi sembra che ormai il termine sia stato addirittura anticipato.
In pratica l'operatore economico ha a disposizione solo tre giorni per registrare la fattura e fare tutti i conti. Il 15 del mese, infatti, è l'ultimo termine che egli ha a disposizione per emettere la fattura, naturalmente con riferimento, come ho detto poco fa, al mese precedente. In particolare si verifica un altro problema, che è già stato segnalato in altri interventi durante la discussione e che oggi corre l'obbligo di far presente soprattutto al ministro delle finanze, anche se ancora una volta brilla per la sua assenza, ma è rappresentato dal sottosegretario, ed è il problema del transfer delivery. Ho concluso, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Bertucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/65.

MAURIZIO BERTUCCI. Signor Presidente, il decreto-legge sull'IVA, che rappresenta una componente caratterizzante della manovra di finanza pubblica per il 1998, costituisce un esempio classico di quello che non si dovrebbe fare per risanare i conti dello Stato.
Il Governo Prodi insiste nel percorrere, sino alle estreme conseguenze, la strada dell'aumento della pressione fiscale, essendo manifestamente incapace di contenere in misura permanente e significativa la dinamica della spesa pubblica. Questo modo di procedere deprimerà la domanda interna ed allontanerà la ripresa produttiva ed occupazionale. Le nostre imprese sono sempre più gravate da oneri fiscali e parafiscali superiori a quelli delle imprese degli altri paesi europei e per tale motivo si troveranno sempre più in difficoltà nel fronteggiare la concorrenza estera e saranno sempre più indotte a delocalizzare gli stabilimenti in Italia, spostandoli in paesi meno rapaci sotto il profilo fiscale.
Noi siamo contrari all'aumento dell'IVA perché contestiamo la scelta che è stata fatta dal Governo Prodi tra le varie possibilità. Avremmo, ad esempio, semplicemente potuto adeguarci alla direttiva europea, aumentando dal 4 al 5 per cento l'aliquota ridotta e dal 16 al 19 per cento l'aliquota transitoria. Così facendo si sarebbe ottenuta un'entrata aggiuntiva di 4 mila miliardi con un accettabile aumento dell'indice dei prezzi non superiore allo 0,45 per cento. Si sarebbe potuto mirare con più determinazione all'annullamento dell'effetto inflazionistico, riducendo le aliquote dal 19 al 10 per cento per alcune categorie, ed aumentandole invece dal 10 al 19 per cento per altre, ottenendo così un aumento delle entrate pari a 2.900 miliardi, ma senza impatto inflazionistico.
Cosa fa invece il Governo? Segue la terza strada, ottiene cioè maggiori entrate


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per 6 mila miliardi ignorando o, peggio, negando che l'effetto immediato sarà una forte inflazione. Tutto questo perché chi ci governa oggi guarda soltanto ed esclusivamente ad un maggiore prelievo fiscale al di là di ogni altra considerazione, senza preoccuparsi minimamente dei conseguenti effetti dannosi per la nostra economia.
Ancora una volta il Governo Prodi ha deciso di sacrificare lo sviluppo del nostro paese, l'occupazione, la stabilità monetaria della nostra già ridotta economia. In questo ambito risulta particolarmente penalizzato il settore produttivo delle calzature. La direttiva CEE, tra l'altro, richiama l'attenzione sui beni di prima necessità ai fini del riequilibrio e del livellamento, in ambito comunitario, delle aliquote dell'IVA. Secondo il Governo, le calzature rientrano oppure no nei beni di prima necessità? Evidentemente questo Governo ci vuole tutti scalzi.
L'aspetto più grave sta nel fatto che il decreto-legge 29 settembre 1997, n.328, all'articolo 1, comma 6, non prevede l'esclusione degli inasprimenti dell'IVA per le materie prime e semilavorate destinate alla ricostruzione o al recupero del patrimonio edilizio danneggiato dagli eventi sismici, come in Umbria e nelle Marche.
Per tale motivo, il mio ordine del giorno impegna il Governo a varare norme che consentano di armonizzare in modo razionale le provvidenze per le zone terremotate con i provvedimenti di natura fiscale (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Scaltritti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/60.

GIANLUIGI SCALTRITTI. Signor Presidente, il decreto-legge n.328, all'articolo 1, comma 2, prevede l'abolizione dell'aliquota IVA al 16 per cento. Tale aliquota viene elevata, per alcuni settori, al 20 per cento. Ciò significa colpire settori produttivi che sono fondamentali per la nostra economia. Si tratta di settori portanti perché danno operatività a medie e piccole imprese che sono quelle che poi, sul territorio, determinano ampia occupazione.
Colpendo settori come quelli dell'abbigliamento, delle calzature, vitivinicolo, edile, soprattutto per quanto riguarda la produzione del materiale che poi confluisce nell'attività edilizia, non facciamo altro che soffocare la possibilità di incrementare l'occupazione. Andiamo dunque a penalizzare settori che già soffrono a causa di una concorrenza estera fortissima in quanto hanno un'elevata incidenza di manodopera e già oggi sono soggetti ad una forte delocalizzazione industriale verso altri paesi.
L'aumento dell'aliquota del 4 per cento non fa altro che comportare una compressione dei consumi relativamente ai beni che fanno parte degli acquisti fondamentali delle nostre famiglie le quali, tra l'altro (lo accennavo, Presidente, nel mio intervento iniziale sul disegno di legge di conversione), sono già state depauperate di una grossa quota della loro capacità di spesa quando sono state invitate da questo Governo a far confluire la loro attenzione verso beni di cospicuo investimento, come le automobili. Con il decreto sulla rottamazione abbiamo avuto una forzatura negli acquisti che ha tolto alle famiglie possibilità di spesa che si sarebbero invece indirizzate, secondo le abitudini, verso l'abbigliamento e verso i beni di consumo.
Continuiamo allora ad attaccare un settore produttivo medio estremamente sviluppato tra la piccola e media impresa ed anche nella distribuzione commerciale, comprimendolo e rendendo sempre più difficile questa attività. Negli ultimi tre o quattro anni abbiamo già perso oltre 5 mila unità di vendita sul territorio che assolvono non solo ad una funzione occupazionale che interessa molte famiglie, ma anche ad uno scopo sociale, perché adempiono servizi in una conformazione urbana, diffusa sul territorio, fatta di piccole città, soprattutto a caratterizzazione storica. Stiamo colpendo questi centri anche attraverso piani di razionalizzazione che non hanno alcunché di programmato,


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come stiamo vedendo nella sanità, nella scuola, nella sicurezza; li stiamo colpendo anche in quella che è la distribuzione dei beni primari e commerciali. Stiamo andando quindi contro la nostra economia, stiamo attaccando il ceto medio produttivo.
Con il mio ordine del giorno invito il Governo a riflettere attentamente sui settori primari ed a non continuare nell'attacco contro un ceto basilare e portante dell'economia italiana, che è invidiato da tutto il mondo e che ha determinato fino ad oggi la possibilità di creare ricchezza e che, invece, andrebbe difeso con interventi strutturali e di sostegno.

ALBERTO DI LUCA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, abbiamo uno stampato in cui sono elencati gli ordini del giorno ed i presentatori che su di essi interverranno. Al momento, però, non c'è ancora dato sapere quale sarà l'ordine degli interventi. Oltre tutto, Presidente, lei ha cominciato chiamando alcuni colleghi del gruppo di forza Italia mentre, guardando la successione degli ordini del giorno, pensavamo che prendessero prima la parola i colleghi della lega. Vorremmo quindi, Presidente, che se possibile ci leggesse l'ordine di intervento di tutti i colleghi.

PRESIDENTE. L'ordine di intervento dipende dalla richiesta di parlare che è avvenuta in maniera abbastanza confusa. Il primo che prenderà la parola è l'onorevole Paroli, seguito dagli onorevoli Possa, Molgora, Caruso, Marinacci, Volonté, Antonio Pepe, Castaldi, Masiero, Di Luca e Teresio Delfino.
L'onorevole Paroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/67.

ADRIANO PAROLI. Signor Presidente, colleghi, intervengo per illustrare l'ordine del giorno Paroli ed altri n.9/4297/67 ed è davvero difficile prendere la parola in relazione ad un disegno di legge per il quale sembrano mancare totalmente ragioni a sostegno.
È talmente difficile trovare ragioni a sostegno del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 settembre 1997, n.328, soprattutto perché esso comporta un inasprimento ingiustificato ed insensato dell'IVA, un inasprimento che colpisce in modo indiscriminato anche categorie e settori meritevoli di ben altra tutela.
Ma tant'è: sembra ormai che l'unica strada che questa maggioranza sa imboccare sia quella dell'inasprimento fiscale. Sembra veramente l'unica soluzione che la maggioranza sa adottare per affrontare la finanza pubblica. Sembra che l'aumento indiscriminato della pressione fiscale sia l'unica strada anche per l'assoluta e riconosciuta incapacità di contenere la spesa pubblica, sempre che tale tentativo vi sia stato e che al riguardo si possa attribuire buona fede alla maggioranza.
Con questi provvedimenti si rischia di mettere in ginocchio l'impresa italiana, che già vive grandissime difficoltà, e si suggerisce agli imprenditori, che ancora cercano di offrire occupazione e di reinvestire gli utili nel nostro paese, di emigrare e di investire in altre località, quasi non fossero benvoluti in Italia.
In questo modo si realizzano, sì, maggiori entrare per 6 mila miliardi, ma con quali effetti? Da un lato, con effetti inflazionistici, che la realtà renderà presto evidenti nonostante la maggioranza si ostini a negarli; dall'altro, con effetti disastrosi sulla produzione, se non si terrà conto, come in molti abbiamo chiesto con i nostri ordini del giorno, di alcuni settori che abbisognano di un intervento differenziato e di un'attenzione maggiore.
In particolare, con l'ordine del giorno n.9/4297/67 da me sottoscritto si tende ad impegnare il Governo a varare misure competitive dirette ad alleviare l'aggravio nei confronti delle operazioni riguardanti fiori e piante ornamentali. Si tratta - si badi bene - di un settore di notevole importanza economica, soprattutto per alcune aree del paese che, essendo prive


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di risorse alternative significative, vivono in maniera drammatica questo provvedimento e con grande preoccupazione l'atteggiamento della maggioranza. Tali aree non meritano di essere penalizzate e non è giusto che un provvedimento penalizzi nel complesso queste attività.
La speranza è che il Governo e la maggioranza che lo sostiene possano rinsavire, condividere le nostre preoccupazioni e finalmente intervenire a favore delle imprese che sostengono il fragile equilibrio economico-finanziario del nostro paese.
Ovviamente noi manteniamo questa speranza ed in tale ottica si muove il mio ordine del giorno. Speriamo che un voto favorevole su di esso possa porre rimedio ai danni che questo provvedimento rischia di causare.

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Presidente, poiché nel momento in cui è iniziato l'esame degli ordini del giorno, come altri colleghi mi sono recato alla Conferenza dei presidenti di gruppo, non ho capito in quale modo la Presidenza abbia ordinato la prosecuzione dei lavori.
Lei sa già che la Conferenza non è approdata ad alcun risultato e che a maggioranza ha deciso di proseguire con la seduta notturna. Dal punto di vista della procedura, Presidente, non credo che sia necessaria una iscrizione preventiva per svolgere dichiarazione di voto sui singoli ordini del giorno, in quanto ciò mi sembrerebbe macchinoso. Ritengo che debba essere consentito di intervenire a chiunque ne faccia richiesta. In ogni caso, per semplificare le cose, personalmente dichiaro la mia intenzione di parlare per dichiarazione di voto su tutti gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, dal punto di vista procedurale si procederà nel seguente modo. Dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, vi sarà la replica del rappresentante del Governo e si passerà poi alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

MAURO PAISSAN. La dichiarazione di voto è unica! Leggi il regolamento, Pisanu!

PRESIDENTE. L'onorevole Possa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/45.

GUIDO POSSA. Presidente, intendo illustrare un ordine del giorno molto particolare, che chiede un impegno del Governo per la riduzione dell'imposta IVA riguardante l'allevamento e l'addestramento dei cavalli di razza.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 23)

GUIDO POSSA. Vorrei fare una premessa di carattere più generale. Questo provvedimento di accorpamento e di incremento dell'IVA va anzitutto qualificato come un'ulteriore «manovrina», sia pure di limitate dimensioni (1.700 miliardi relativi al 1997). Dopo continue reiterazioni, di cui non vi era assolutamente bisogno, si assiste ad un ulteriore prelievo fiscale in un anno che sarà certamente ricordato dagli italiani come un anno drammatico dal punto di vista del prelievo fiscale.
L'ordine del giorno in questione riguarda un argomento apparentemente limitato. L'allevamento e l'addestramento dei cavalli di razza sembra infatti un aspetto che interessa solo gli ippodromi e i perdigiorno che li frequentano puntando su questo o quel cavallo. Ma non è assolutamente così. Si tratta di un argomento importante, in quanto nel nostro paese ci sono centinaia di allevamenti di cavalli di razza. Questi allevamenti sono presenti in tutte le regioni, perché non c'è una distribuzione geografica preferenziale; ce ne sono in Lombardia (ricordate tutti la razza Dormello Olgiata che ha avuto


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eccezionale successo con Ribot), in Piemonte, in Sardegna, in Toscana (la razza maremmana).
La Confagricoltura ci ha fornito i dati relativi a centinaia di allevamenti di cavalli per le più varie finalità, per produrre cavalli sia da corsa, sia da tiro, sia da carne. Sono stato in Borgogna ed ho visitato personalmente formidabili allevamenti di cavalli da tiro, che sono l'orgoglio della Francia. Questi allevamenti sono organizzati in base alle norme comunitarie, che stabiliscono un numero minimo ed un numero massimo di cavalli allevabili per ettaro di terreno. Noi intendiamo assolutamente rispettare i cosiddetti limiti UVA, relativi all'estensione della superficie dell'allevamento, ma, una volta che siano rispettati, non si capisce la ratio in base alla quale si discrimina con un provvedimento sull'IVA fortemente penalizzante questo tipo di allevamenti rispetto a quelli di pecore, di ovini, di caprini e di bovini.
Non c'è assolutamente motivo. Salvo un motivo velatamente classista per cui i cavalli di razza sono assimilati unicamente a quelli che fanno le corse. Anche noi vogliamo comunque distinguerci, nel senso che, una volta completati i 18 mesi dell'allevamento e dell'addestramento (anche dei cavalli da galoppo e da trotto), non vogliamo che il successivo addestramento alla corsa sia inserito in questo provvedimento sull'IVA.
L'ordine del giorno impegna il Governo a riconoscere la natura di normale allevamento, secondo l'articolo 2135 del codice civile, di questa attività ed a considerarla tra le attività agricole, con i conseguenti trattamenti rispetto all'IVA. Non si comprende la ratio della discriminazione, salvo la volontà quasi dettata da giustizialismo fiscale, che peraltro non vediamo per la prima volta nei provvedimenti del nostro Governo. Un giustizialismo fiscale assolutamente mal motivato perché - lo ribadisco - le attività riguardanti l'allevamento dei cavalli sono svariatissime ed una di esse è quella che interessa i cavalli da corsa.
Invito tutti i colleghi a riflettere sul fatto che le leggi debbono rispondere ad ossature di razionalità e che tale razionalità non è presente in questo caso nei confronti di un'attività eminentemente agricola come quella dell'allevamento dei cavalli, tanto più se si tratta di un allevamento pregiato, che si raccorda pienamente alla grande tradizione della nostra agricoltura, ad elevato valore aggiunto.

PRESIDENTE. Comunico che, come sinteticamente annunciato dal collega Pisanu, nella Conferenza dei presidenti di gruppo non si è raggiunta alcuna intesa in ordine all'andamento dei lavori. Proseguiremo quindi i nostri lavori fino alle 5 del mattino - sarà naturalmente un piacere per tutti - con l'illustrazione degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto, le votazioni sugli ordini del giorno e quanto avremo da fare. La seduta riprenderà poi alle ore 13,30; dalle 15 alle 16 si svolgerà il question time, quindi...

FEDELE PAMPO. E le Commissioni?

PRESIDENTE. Terranno seduta la mattina.
È stata fatta la richiesta di proseguire i nostri lavori in seduta notturna anche nella giornata di domani. Mi sono riservato di decidere in proposito, perché è mia intenzione cercare di realizzare il programma, in particolare in relazione alle votazioni di provvedimenti che l'opposizione ha chiesto fossero inseriti in calendario. Deciderò sul merito domani, in relazione all'andamento dei lavori, per vedere se entro giovedì sia possibile giungere al voto anche degli altri provvedimenti.
Essendo stata respinta dall'Assemblea la richiesta di sospensione dei lavori, procederemo nel modo che ho indicato.
Per dare un ordine ai nostri lavori prego i colleghi che intendono illustrare gli ordini del giorno di iscriversi entro le ore 23,20. Dopo tale ora non sarà più possibile iscriversi.

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. La Giunta del regolamento è convocata domani alle 9,30. Visto che lavoreremo fino alle 5 del mattino, per essere più lucidi la seduta potrebbe essere differita al pomeriggio o al giorno successivo?

PRESIDENTE. Il pomeriggio saremo qui. Potremo fare alla fine della mattinata, verso mezzogiorno.

PAOLO ARMAROLI. Magari verso le 12,30...

PRESIDENTE. Non so se essere lucidi sia un vantaggio!
L'onorevole Molgora ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/28.

DANIELE MOLGORA. Il mio ordine del giorno n.9/4297/28 riguarda un argomento particolarmente importante, ossia la detraibilità dell'IVA per l'acquisto di auto aziendali ed inerenti all'attività professionale. Voi tutti conoscete la normativa per le imposte dirette. Sapete che nel provvedimento collegato alla finanziaria, che è giunto ieri qui alla Camera, si prevede una detrazione del 50 per cento, con un tetto di 35 milioni e di 50 milioni per agenti e rappresentanti.
Ebbene, questo ordine del giorno chiede di adeguare la normativa sull'IVA a quella delle imposte dirette. Attualmente, l'acquisto di automezzi da parte di imprese per le quali l'auto non sia strumentale - come avviene per autonoleggi, taxi, eccetera - comporta la completa indetraibilità dell'IVA e lo stesso vale anche per le attività professionali. Ora, ai fini delle imposte dirette è invece prevista una detrazione che è pari al 50 per cento, perché vige la presunzione che l'auto sia utilizzata in parte per l'attività e in parte per usi personali, per cui si ritiene che sulla metà che è inerente l'attività si debba concedere la detrazione dell'IVA, proprio in quanto inerente l'attività. In effetti, una disposizione che reca la completa indetraibilità, visto che si parla di armonizzazione dell'IVA, non è neanche in linea con quanto stabilisce l'Unione europea.
Quindi, con questo ordine del giorno si impegna il Governo a consentire la detrazione del 50 per cento dell'IVA pagata sul costo di acquisto delle vetture sostenuto da parte delle imprese e degli esercenti arti e professioni, mantenendo, ovviamente, le maggiori detrazioni già previste per i casi specifici (mi riferisco alla situazione degli agenti e rappresentanti e a quelle imprese per le quali l'automezzo è un bene strumentale).
Questa norma, oltre ad essere sicuramente di maggior favore per tutte le attività economiche, è anche un elemento di semplificazione e di coordinamento con le norme che sono dettate ai fini delle imposte dirette. Risulta infatti inconcepibile il fatto che vi siano due norme diverse riguardo al trattamento dello stesso bene, a seconda dell'imposta da applicare. È opportuno quindi che si proceda a questa omogeneizzazione, che è particolarmente importante soprattutto nel momento in cui è stato fissato il limite dei 35 milioni o dei 50 milioni per quanto riguarda gli agenti e i rappresentanti.
Riteniamo quindi che un intervento di questo tipo possa essere accolto con grande favore da parte di tutto il settore economico, anche perché il costo degli automezzi, nonché di tutte le spese accessorie (manutenzioni, riparazioni, carburante), è assai rilevante all'interno dei bilanci delle imprese e degli esercenti attività professionali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE (ore 23,12)

DANIELE MOLGORA. Pertanto, riteniamo necessario proporre questa detrazione. Non ha senso prevedere la indetraibilità al 100 per cento quando si sa che, almeno per parte del valore, questo bene è strumentale per l'attività e come tale quindi bisogna consentire la detrazione dell'IVA. Credo che siamo l'unico


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paese in Europa in una condizione di questo tipo. Siamo in una situazione per la quale, ad esempio, per quanto riguarda la benzina, l'indetraibilità avrebbe dovuto essere a termine, mentre invece è stata sempre prorogata. Si tratterebbe di metterci in regola con questa situazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Caruso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/44.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, illustrerò l'ordine del giorno n.9/4297/44 che, come tanti altri, è stato approntato perché non è stato possibile completare l'esame delle proposte di miglioramento del provvedimento che si volevano apportare con gli emendamenti.
Quest'ordine del giorno ha un alto significato sociale perché impegna il Governo ad emanare un provvedimento che prevede la non assoggettabilità ad IVA delle prestazioni di servizio di trasporto di merci e di persone destinate e provenienti dalle isole di Pantelleria e Lampedusa.
Come sapete queste sono le isole che hanno i disagi maggiori, essendo le più lontane dalla terraferma. Specialmente nel periodo invernale il maltempo impedisce i regolari collegamenti sia marittimi sia aerei tra queste isole e la terraferma. Le stesse emergenze medico-chirurgiche vengono affrontate con difficoltà. In altre zone insulari dell'Europa c'è una tendenza in atto che ha dato i suoi frutti: si tratta di zone più o meno defiscalizzate per richiamare gli interessi imprenditoriali e turistici. Pertanto in zone che data la loro collocazione geografica possono essere considerate come zone depresse, approvare un provvedimento del genere significherebbe senz'altro avviare verso le popolazioni interessate un'azione di attenzione, un'azione che favorirebbe senz'altro nuovi e diversi insediamenti turistici, cercando di alleviare quegli inconvenienti che la marginalità e la lontananza dai centri scolastici, ospedalieri e di una certa importanza, determinano nella popolazione autoctona, specialmente in periodi di non alta affluenza turistica.
Illustrando questo ordine del giorno speriamo che il Governo voglia prendere in considerazione l'emanazione di un provvedimento che possa alleviare le difficoltà e i disagi delle popolazioni che vivono in queste isole (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Marinacci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/34 (Commenti).

NICANDRO MARINACCI. Si rinuncerà solo quando in quest'aula vi sarà una libero dibattitto, solo quando vi sarà una libera discussione e non solo quando vi saranno 30, 31, 32, 35, 40 fiducie! (Commenti)!
Detto questo, Presidente, dinanzi a queste sghignazzate che non fanno onore né a chi le fa né a chi le subisce, voglio porre una domanda. Mi domando quale esempio di democrazia si stia dando alla nazione se i vincitori e non coloro i quali devono eservitare azioni di governo sghignazzano sulle azioni di gente che sta all'opposizione e sta facendo il suo sacrosanto dovere (Commenti).
Premesso questo, in base alla legge n.662 del 1996 (legge finanziaria), tanto per ricordarlo, a partire dal 1 gennaio 1997 tutti i pagamenti relativi ai rimborsi richiesti da lavoratori autonomi dovevano essere liquidati tramite concessionario senza limite di importo. Le ditte prive di conto fiscale come, ad esempio, quelle operanti nel settore dell'agricoltura, tanto vessate in questo periodo e con questo Governo (si diceva che doveva esserci un rappresentante degli agricoltori), rappresentanti fiscali ex articolo 17, ditte cessate, eccetera, venivano liquidate tramite un capitolo di bilancio programmato dal 1 gennaio 1997 al 31 dicembre 1997; successivamente, con nuovo decreto incostituzionale e «soggettivo», veniva posto il limite dei rimborsi a 500 milioni di lire (massimo) per le ditte con conto fiscale, senza assegnazione di capitolo di spesa nel bilancio dello Stato poiché il prelievo per i pagamenti avviene direttamente tramite il gettito IVA presso i concessionari competenti.


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Cosa succedeva? Con ordine di servizio del 15 settembre 1997, la direzione generale competente disponeva che i pagamenti, avendo alcuni uffici IVA superato il plafond consentito, non potevano più essere erogati tramite conto fiscale, determinando una rilevante incongruenza tra questa disposizione ed il fatto che il concessionario continua le liquidazioni dei rimborsi ad esso direttamente richiesti.
Il Ministero delle finanze, nella persona del ministro, non può procedere al blocco dei rimborsi tramite conto fiscale (e questo è risaputo), in quanto non è previsto da alcuna norma di legge, essendo il conto fiscale fuori dal capitolo di spesa stabilito. Tale situazione è quanto meno anomala e colpisce fortemente, neanche a farlo apposta, non le grandi ma le piccole e medie imprese che vengono sempre penalizzate da questo Governo. Esse da una parte, a causa della mancata concessione dei rimborsi IVA, devono ricorrere agli istituti di credito per potersi finanziare e, dall'altra, sono tassate su questo indebitamente attraverso l'IRAP. Dunque sono non solo costrette a sacrifici (il che sarebbe il meno), ma si trovano ormai sull'orlo del crack economico.
I deputati del CDU chiedono al Governo di impegnarsi ad assumere provvedimenti che rimuovano la grave situazione dei rimborsi IVA, evitando così la grave crisi finanziaria di numerose piccole e medie imprese che rappresentano da sempre il tessuto produttivo ed occupazionale del paese. Chiedo inoltre che l'ordine del giorno n.9/4297/34 venga accettato dal Governo perché, come è noto, gli ordini del giorno sono come dei sorsi d'acqua nel deserto e per cristiana pietà, qualora in questo Parlamento ci dovesse essere ancora un po' di rispetto verso gli altri, questo sorso d'acqua, cioè questo ordine del giorno, non si nega a nessuno. Così in un Parlamento ormai delegittimato del proprio ruolo, quello del confronto...

PRESIDENTE. Onorevole Marinacci, il suo tempo è scaduto.

NICANDRO MARINACCI. Chiedo almeno che ci sia concessa l'accettazione di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/33.

LUCA VOLONTÈ. Vorrei sapere quale rappresentante del Governo sia attento alla illustrazione dell'ordine del giorno che farò, visto che poi dovremo votarlo.

NICANDRO MARINACCI. Nessuno, nessuno!

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, chiedo chi del Governo sia attento all'illustrazione degli ordini del giorno che poi dovremo votare.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei ha facoltà di parlare...

LUCA VOLONTÈ. La ringrazio...

PRESIDENTE. Il Governo ha facoltà di ascoltarla o meno...

LUCA VOLONTÈ. Oppure di non ascoltare, pur decidendo dopo di esprimere il parere degli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, svolga il suo intervento!

LUCA VOLONTÈ. La ringrazio, signor Presidente.
Il nostro ordine del giorno prevede e denuncia una situazione grave creata dal decreto di armonizzazione, come lo ha definito il ministro Fisco, anzi Visco, che eleva le aliquote IVA dal 16 al 20 per cento, costituendo un grave pregiudizio all'industria musicale. Il Vicepresidente del Consiglio Veltroni e tutto il Governo dell'Ulivo affermano che i giovani rappresentano uno dei punti di riferimento fondamentali, però in questo provvedimento l'IVA sulle pubblicazioni è diversa dalle edizioni musicali, come se la cultura italiana avesse un pregiudizio al suo interno. La musica italiana, conosciuta in


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tutto il mondo, da Pavarotti alla musica napoletana, a quella in dialetto lombardo, è qualcosa di completamente diverso da Leopardi e da tutto il resto della cultura italiana. Visto che i giovani sono stati aiutati nella loro «vivacità» attraverso un aumento del bollo di circolazione dei ciclomotori, ora assistiamo anche ad un aumento della tassazione sui dischi. Forse il Governo pensa che basta aiutare i giovani (parlo in primo luogo di me stesso) creando centomila posti di lavoro al sud senza pensare a tutti gli altri giovani del resto d'Italia.
Mi chiedo anche come mai, caro Presidente, il ministro Visco al pari del ministro Veltroni, su due temi che riguardano la musica, le ONLUS (argomento sul quale abbiamo presentato interrogazioni che non hanno avuto risposta) e l'IMAIE (istituto mutualistico autori, interpreti ed esecutori) non abbiano dato risposte al Parlamento. Forse perché c'è qualche fastidio nel rispettare l'istituto parlamentare delle interrogazioni e delle interpellanze.
Detto questo, chiediamo al buon cuore del Governo di tener conto delle nostre osservazioni proprio perché viene penalizzata da questo provvedimento proprio la produttrice indipendente di musica italiana, la piccola e media impresa che viene difesa da questo Governo con i vari impegni del ministro Bersani ma non con questo provvedimento. Chiediamo allora un impegno esplicito del Governo, al di là delle estemporanee missioni all'estero del ministro Veltroni, affinché la musica, patrimonio fondamentale della cultura della Repubblica italiana, venga rispettata insieme alla piccola e media impresa che fa grande il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Pepe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/39.

ANTONIO PEPE. Intervengo su alcuni ordini del giorno presentati da alleanza nazionale che ricalcano emendamenti che avevamo presentato, ma che non abbiamo potuto esaminare per l'andamento dei lavori dell'aula. Per la verità, già durante la discussione generale avevamo manifestato il timore che il Governo, ponendo la questione di fiducia, avrebbe strozzato il dibattito su questo decreto che, inasprendo la pressione fiscale, regalerà altre tasse agli italiani. Ciò è avvenuto regolarmente...

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non c'è il Governo! Dov'è il Governo?

PAOLO BAMPO. C'è quello della Padania!

PRESIDENTE. Onorevole Visco, la prego di prendere posto ai banchi del Governo.
Prosegua pure, onorevole Pepe.

ANTONIO PEPE. Ciò è avvenuto regolarmente anche se l'arco di tempo che ci separava dalla scadenza del decreto - lo hanno ricordato in molti - avrebbe consentito l'esame in aula degli emendamenti (ricordo, tra l'altro, che questo esame non si è potuto svolgere neanche in Commissione finanze), con un'illustrazione sintetica e certamente non ostruzionistica. Ricordo inoltre che alleanza nazionale aveva presentato solo 16 emendamenti.
L'ordine del giorno n.9/4297/39 impegna il Governo ad emanare un provvedimento che preveda che le cessioni di beni relativi a materie prime e semilavorati per l'edilizia siano sottoposti ad aliquota del 10 per cento. Il Governo, infatti, con l'articolo 1 del provvedimento collegato alla finanziaria approvato qualche giorno fa al Senato prevede deduzioni fiscali dalle imposte sul reddito delle persone fisiche ripartite in più anni; con un altro provvedimento aumenta l'aliquota IVA sulle materie prime e semilavorati per l'edilizia e sulle progettazioni, costringendo i contribuenti ad un maggior costo. Si dice che è un aumento necessario in base a direttive CEE, ma ciò non è vero; la normativa comunitaria infatti impone questa armonizzazione a partire dal giugno 1999.


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Ricordo anche che la direttiva CEE stabilisce che l'aliquota IVA normale non può essere inferiore al 15 per cento, ma non impone certamente un'aliquota elevata al 20 per cento. Vi sono nazioni europee che hanno un'aliquota normale di gran lunga inferiore: nel Regno Unito è del 17,5, in Germania del 15, in Spagna del 16. In Italia abbiamo dovuto elevarla al 20 per cento. Oltre a questo ordine del giorno - l'approvazione del quale raccomando all'Assemblea proprio per rilanciare nei fatti l'edilizia e non solo a parole - vi sono altri importanti ordini del giorno. Mi riferisco all'ordine del giorno Carlo Pace ed altri n.9/4297/38 con il quale si impegna il Governo «ad emanare un provvedimento che preveda che la cessione di beni e la prestazione di servizi fatta da imprese artigiane siano sottoposte all'aliquota del 10 per cento». Questa misura è finalizzata a favorire realmente l'artigianato.
Mi riferisco inoltre agli ordini del giorno Marengo ed altri n.9/4297/41 e Alberto Giorgetti ed altri n.9/4297/42, le previsioni dei quali sono necessarie dopo che con questo decreto il Governo elimina le esenzioni IVA per i trasporti sia pubblici che urbani.
Con il primo di questi ultimi ordini del giorno si impegna il Governo «ad emanare un provvedimento che preveda che le prestazioni di servizi relativi al trasporto di portatori di handicap rientrino tra le prestazioni esenti da IVA». Quest'ultima previsione è quindi finalizzata ad essere vicini a chi realmente ha bisogno.
Con il secondo, si impegna il Governo «ad emanare un provvedimento che preveda che le prestazioni di servizi relativi al trasporto di persone di età superiore ad anni 65 rientrino tra le prestazioni esenti da IVA».
Invito in conclusione l'Assemblea a votare a favore di questi ordini del giorno e ribadisco il voto contrario dei deputati del gruppo di alleanza nazionale su questo decreto-legge, con il quale si crea ancora inflazione, si aumentano la pressione fiscale e le imposte indirette; mentre con altri provvedimenti il Governo aumenta quelle dirette. Quindi, non è vero (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Antonio Pepe.
L'onorevole Gastaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/53.

LUIGI GASTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n.328 del 1997, recante disposizioni tributarie urgenti, prevede una serie di inasprimenti dell'IVA che colpiscono, fra l'altro, le cessioni dei contratti relativi alle prestazioni di sportivi professionisti.
Premesso che la direttiva CEE 92/77 aveva disposto l'avvicinamento delle aliquote IVA nei vari paesi europei, al fine di ridurle a tre (una ordinaria e due ridotte) e che la stessa direttiva dava possibilità di mantenere, attraverso una norma transitoria, un diverso regime sino a tutto il 1998, non si comprende la necessità di un intervento in materia di aliquote IVA da parte di questo Governo.
In questo mio intervento vorrei ricordare anche l'aumento dell'IVA sul vino dal 9 al 20 per cento, che avrà un impatto negativo su un comparto agricolo già afflitto da molte e complesse problematiche e che riguarda uno dei prodotti più tipici delle nostre abitudini enogastronomiche mediterranee.
Ritornando alla questione dei contratti degli sportivi professionisti, vorrei ricordare al Governo e agli onorevoli colleghi che, allorché si parla di società sportive professionistiche, non si deve pensare solo al Milan, all'Inter, alla Juve, alla Lazio o alla Roma che hanno bilanci miliardari, ma si deve pensare anche alle molte società - definite professionistiche in base alla legge n.91 del 1981 - che non navigano certo nell'oro! Mi riferisco alle novanta società di calcio di serie C1 e C2, a tutte le società di ciclismo, a quelle di rugby, a quelle di volley, a quelle di pallacanestro e di altri sport!
Onorevoli colleghi, come presidente di società sia di ciclismo che di calcio, vi


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posso confermare che la crisi presente nel settore a livello finanziario è gravissima e che l'aggravamento dell'aliquota può limitare il passaggio degli sportivi professionisti da una società all'altra, «con grave nocumento allo sport italiano in generale».
Oltre tutto non essendo le cifre coinvolte sicuramente sostanziali in assoluto, invito il Governo a riesaminare l'opportunità di rivedere le disposizioni fiscali predette (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

MAURO MICHIELON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Michielon?

MAURO MICHIELON. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Poiché vedo il rappresentante del Governo estremamente provato, la invito, Presidente, a sospendere brevemente la seduta affinché possa rimettersi un attimo.

PRESIDENTE. Onorevole Michielon, a quest'ora gli scherzi non sono più ammessi (Commenti)!

FRANCESCO STORACE. Chi l'ha detto? Proprio a quest'ora si devono fare!

PRESIDENTE. L'onorevole Storace sostiene invece che gli scherzi vengono meglio a quest'ora!
L'onorevole Masiero ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/55.

MARIO MASIERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, di membri del Governo non ne vedo neanche uno seduto...

PRESIDENTE. Onorevole Masiero, ci sono ben due ministri e un sottosegretario!

MARIO MASIERO. Abbondanti!
Volevo illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/55 relativo al settore della radiodiffusione trasmessa in forma codificata e della diffusione radiotelevisiva via cavo o via satellite. Il Governo, nel rivedere le aliquote, non lo ha fatto con mano leggera, in quanto nel provvedimento sono previsti incrementi dal 4 al 10 per cento per gli abbonamenti e dal 4 al 20 per cento per le apparecchiature e per l'installazione.
Signor Presidente, desidero far notare che per il settore in questione sono previste iniziative imprenditoriali che possono ridurre il duopolio radiotelevisivo, quindi nuovi soggetti che possono accedere all'industria della comunicazione. Noi crediamo che l'incremento estremamente pesante di queste aliquote possa sicuramente ridurre sul nascere l'espansione di questo importante settore, con grave nocumento occupazionale. Se poi pensiamo che tutto il mercato della installazione delle varie apparecchiature, dalle antenne satellitari, le cosiddette paraboliche, agli impianti da realizzare, sono normalmente mercato dell'artigianato specialistico, scorgiamo in questo provvedimento una riduzione di quello che potrebbe essere un incremento occupazionale in un settore nuovo, verso il quale vi erano molte aspettative.
Noi crediamo sinceramente che la politica governativa inerente le aliquote IVA sia disegnata non per produrre un incremento della ricchezza nazionale, quindi dell'occupazione, ma per tenere l'economia del paese in una posizione di «bagnasciuga». Signor Presidente, crediamo che una revisione di questi provvedimenti da parte del Governo si imponga, perché sicuramente l'incremento di costi che andrebbero a subire gli utenti nel sottoscrivere abbonamenti porterebbe a far desistere gli stessi dall'accedere a un servizio che ormai nel mondo è quasi in tutte le abitazioni. Credo anche che l'incremento dei costi all'utenza, considerato che l'IVA dal 4 viene portata al 20 per cento - immaginiamo quindi quale sia l'incremento del costo finale per l'utente -


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scoraggerebbe gli utenti stessi dall'installazione delle apparecchiature di merito.
Di fronte a questa argomentazione, un Governo serio, un Governo che professa in continuazione di voler risolvere il problema dell'occupazione, dovrebbe rivedere le proiezioni economiche del settore, le proiezioni per lo sviluppo di questo settore e poi fare un attento esame di coscienza per verificare se non sia il caso di rivedere questa iniziativa che sicuramente non è dalla parte in cui il Governo professa di schierarsi. Se non vogliamo rivedere queste aliquote per una questione di giustizia fiscale, il Governo, signor Presidente, le riveda per carità di patria (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. L'onorevole Di Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/61.

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, se ci si reca all'estero molto spesso l'indice di sviluppo di un paese si può percepire dalla quantità di gru che si notano. Ciò significa che si stanno costruendo nuovi palazzi, che stanno nascendo nuove attività, che vi sarà lavoro per muratori, idraulici, tappezzieri e via dicendo.
Un altro aspetto, dal quale si evince chiaramente lo sviluppo e la civiltà di un paese, è rappresentato dalla consistenza delle installazione di reti satellitari o dal numero delle città cablate. Ebbene, nel luglio scorso, cioè poche settimane fa, è stata varata dal Parlamento una legge importante e mi fa piacere che sia presente questa sera il sottosegretario Vita, poiché ha dato, come tutti noi, un grande contributo al fine di approvare la disciplina sull'autorità delle telecomunicazioni. In questa legge, all'articolo 3, comma 14, si dice che i lavori per la stesura dei cavi all'interno delle abitazioni ha un'IVA del 4 per cento; sempre all'articolo 3, comma 14, si prevede che gli abbonamenti di diffusione radiotelevisiva, siano essi via cavo o attraverso sistemi satellitari, abbiano un'IVA del 4 per cento. Mi suggeriscono una cosa che non è ripetibile, ma nella sostanza...

PRESIDENTE. Onorevole Di Luca, lei è una persona seria, non raccolga certi suggerimenti!

ALBERTO DI LUCA. Infatti non li ho ripetuti. Ma lei li ha sentiti questi suggerimenti?

PRESIDENTE. Posso immaginarli...! Sono anche amico del suggeritore!

ALBERTO DI LUCA. Tornando alle cose serie ma drammatiche, in sostanza abbiamo assistito ad un'altalena riassumibile in quattro-dieci, quattro-dieci-venti. Debbo dire che, nonostante l'ora, seppur non particolarmente tarda, non sto dando i numeri: quattro-dieci, quattro-dieci-venti è semplicemente la varianza di imposizione proposta su questi argomenti.
Ho presentato l'ordine del giorno n.9/4297/61 in cui, in sostanza, chiedo al Governo un impegno per cose che considero non particolarmente rilevanti. Chiedo solo un po' di buonsenso, cioè di togliere il freno a mano allo sviluppo delle telecomunicazioni e di avere un po' di coerenza. Chiedo coerenza con quanto deciso a proposito di incentivazioni alle ristrutturazioni nelle abitazioni. Altrimenti, è inutile affermare da un lato che possono essere portate in detrazione, mentre dall'altro aumentiamo l'IVA. È un po' come dire che la mano destra dà, e la mano sinistra toglie. In sintesi: la destra dà, la sinistra toglie.
La legge citata è stata approvata il 31 luglio scorso, quindi 117 giorni fa (dodici settimane lavorative, sessanta giorni). Ebbene, il Governo vuol fare retromarcia rispetto ad un provvedimento varato sessanta giorni fa.
L'aumento dell'IVA in tale settore sicuramente non è un contributo all'erario; è casomai un contributo all'arretratezza del nostro paese e questo non è assolutamente pensabile soprattutto oggi, quando tutto il mondo ha concentrato la sua attenzione sullo sviluppo del settore delle telecomunicazioni.
Chiedo una cosa molto semplice al Governo: di rileggere il mio ordine del


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giorno e di non impegnarsi con l'opposizione o con forza Italia, ma con se stesso, giacché l'esecutivo, insieme alla sua maggioranza, sessanta giorni lavorativi fa ha varato una così importante legge, quella della creazione dell'authority per le telecomunicazioni (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Luca e complimenti per non aver recepito i suggerimenti...!
L'onorevole Teresio Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/35.

TERESIO DELFINO. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, illustrerò anche l'ordine del giorno Panetta ed altri n.9/4297/36, di cui sono cofirmatario.
Uno degli obiettivi dell'armonizzazione fiscale con cui il Governo ha motivato questo provvedimento urgente era l'eliminazione delle diversità del nostro sistema di aliquote rispetto alla realtà europea. Il Governo ha anche sostenuto che alcune penalizzazioni che questo provvedimento ha comportato e comporta erano dovute a cause di forza maggiore, non quindi ad un particolare accanimento del Governo stesso contro certi settori. La dura legge dell'armonizzazione europea portava però a semplificare il quadro delle aliquote IVA e nello stesso tempo ad introdurre entità di aliquote che hanno sconvolto molti settori e creato ad essi dei problemi.
Non neghiamo - anzi, l'abbiamo sostenuto più volte - che il Governo era in ritardo, perché il commissario europeo, professor Monti, aveva più volte ribadito, anche la scorsa estate nel corso di un'audizione presso la Commissione bilancio, la necessità di realizzare questo tipo di armonizzazione fiscale. Rileviamo però che l'aver ritardato una vera riflessione ed una vera volontà di attuare questo tipo di azione ha fatto sì che la sua attuazione - che oggi contestiamo - non fosse realizzata con accorgimenti tali da renderla veramente accorta e graduale, capace di apprezzare le difficoltà che i vari settori produttivi avrebbero incontrato a seguito di questo tipo di provvedimento. Le penalizzazioni, quindi, sono evidenti e riteniamo da sempre, per la nostra formazione moderata e gradualistica, che anche le migliori riforme se realizzate bruscamente creano seri problemi in termini di adattamento al nuovo regime, in questo caso fiscale.
Ed allora, come si sarebbe potuta realizzare l'armonizzazione dell'IVA? Sarebbe stata necessaria un'introduzione graduale delle nuove aliquote, si sarebbe dovuta garantire l'invarianza di gettito, tanto più che il ministro Visco ha affermato più volte che le entrate fiscali galoppavano a ritmi assai favorevoli e positivi per l'erario. Diventa allora francamente incomprensibile - ma io vorrei dire inaccettabile - il dato che anche l'armonizzazione fiscale venga realizzata da questo Governo, da questa maggioranza che tanto vogliono prestare attenzione alle famiglie, alle realtà produttive. Ascoltiamo anche annunci da parte di alcune forze della maggioranza di voler attenuare le misure recate dalla finanziaria, ma in un provvedimento importante come questo, collegato alla finanziaria, si arriva ad effetti sicuramente deleteri per quelle realtà.
Concludo dichiarando che con l'ordine del giorno n.9/4297/36 non richiamiamo questi problemi di carattere generale, ma...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Delfino.
L'onorevole Cavanna Scirea ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/49.

MARIELLA CAVANNA SCIREA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/49, relativo al decreto-legge n.328 del 29 settembre 1997, recante disposizioni tributarie urgenti.
Vorrei rivolgermi a questo Governo che insiste nel percorrere fino alle estreme conseguenze la strada dell'aumento della pressione fiscale, non essendo in grado di


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mantenere in misura permanente e significativa la dinamica della spesa pubblica.
Contesto quindi la scelta fatta dal Governo, che aveva varie possibilità. Poteva, per esempio, semplicemente adeguarsi alla direttiva europea, aumentando dal 4 al 5 per cento l'aliquota ridotta e dal 16 al 19 per cento l'aliquota transitoria. Così facendo si sarebbe avuta un'entrata aggiuntiva di 4.000 miliardi con un accettabile aumento dell'indice dei prezzi non superiore allo 0,45 per cento.
Il Governo ha dichiarato di aver voluto tutelare i consumi di natura prioritaria. Con questo provvedimento si vanno a colpire, per esempio, settori come quello agricolo, che comprende l'attività vitivinicola che rappresenta una risorsa fondamentale per vaste aree del nostro paese, nonché una produzione di punta della nostra agricoltura e della connessa industria di trasformazione. Questo è tanto più vero nel collegio elettorale di Alba-Brà - il mio - e nel Cuneese in generale, senza dimenticare terre come l'astigiano e l'alessandrino, dove la viticoltura è una delle fonti fondamentali di ricchezza della regione e del paese intero.
Attraverso il prodotto offerto dalla viticoltura la nazione è a buon diritto stimata ed apprezzata in Europa, dove ci apprestiamo ad entrare. Per restarci, però, questo Governo non può adottare la politica agricola che sta proponendo, perché attraverso questi scriteriati provvedimenti pone un freno alla concorrenzialità della nostra produzione con gli altri paesi comunitari.
Per questa ragione l'ordine del giorno da me sottoscritto chiede un impegno del Governo a correggere con misure appropriate gli effetti del pesante aggravio delle aliquote IVA (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Bono ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/72.

NICOLA BONO. L'ordine del giorno n.9/4297/72 che ho sottoscritto fa riferimento ad un problema che ritengo rilevante e strategico all'interno di un'ipotesi di utilizzo della leva tributaria come strumento di rilancio dell'economia, degli investimenti e dell'occupazione.
Certo, dicendo queste cose, so di parlare turco ad un Governo che non è affatto capace di recepire i meccanismi di un moderno sistema di mercato. Però, siccome la speranza è l'ultima a morire, cerco di far comprendere come, usando correttamente la leva tributaria, si possano determinare condizioni di espansione del sistema economico.
In particolare, con questo ordine del giorno si rileva che il settore turistico italiano - che, occorre ricordarlo, dà lavoro a circa 4 milioni di addetti tra stagionali e fissi ed occupa oltre 400 mila imprenditori operanti nei vari settori - registra una situazione di difficoltà ed una progressiva recessione, dovute segnatamente alle manovre finanziarie che si sono succedute sotto il Governo dell'Ulivo e che hanno determinato oggettivamente un drenaggio delle risorse economiche che si è rivelato esiziale per i consumi in generale e in particolare per quelli turistici. Tant'è vero che il calo dei turisti ha riguardato soprattutto i visitatori italiani, mentre si registra una sostanziale tenuta - ma non si sa ancora per quanto - dei turisti stranieri.
Di fronte ad una difficoltà oggettiva che incontra il settore, l'ordine del giorno in questione pone un problema di riduzione delle aliquote IVA da applicare sia alle attività ricettive relative al settore alberghiero e a quello del campeggio all'aria aperta sia alla somministrazione di alimenti e bevande nei pubblici esercizi.
Occorre altresì tenere conto del fatto che molti paesi europei applicano un'aliquota IVA sicuramente più bassa di quella praticata in Italia. A fronte del 10 per cento che viene applicato in Italia, la Spagna applica nel settore turistico un'aliquota del 7 per cento, la Francia del 5,5 per cento ed il Portogallo del 5 per cento. È evidente quindi che un visitatore straniero, di fronte al costo di una prestazione alberghiera che solo per l'aspetto tributario sconta prezzi di gran lunga più


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bassi dovuti ad una ridotta aliquota IVA, tende a visitare i paesi in cui tale aliquota è più bassa. Se a ciò si aggiunge che gran parte dei paesi mediterranei sono concorrenti nel settore turistico ed applicano prezzi più bassi perché hanno sistemi fiscali sicuramente più favorevoli rispetto al nostro, si capisce il motivo per cui il settore turistico italiano vive un momento di grande difficoltà e stenta ad avere una ripresa.
Attraverso una corretta riduzione delle aliquote, tra l'altro stimolata da un recente convegno tenuto a Londra, si è affermato che per rilanciare il sistema turistico europeo occorre armonizzare le aliquote IVA del settore alberghiero e di quello turistico in generale ad una sola aliquota e che quest'ultima sia unica e mirata verso il basso, proprio per consentire al sistema turistico europeo di contrastare efficacemente la concorrenza sempre più spietata dei paesi rivieraschi del Mediterraneo.
L'ordine del giorno in esame invita quindi il Governo a rivedere verso il basso l'aliquota IVA, che è esagerata rispetto a quella praticata sia nei paesi rivieraschi sia in alcuni paesi dell'Unione europea, nonché a definire in sede comunitaria una strategia per arrivare, insieme alle altre nazioni europee, alla definizione di un'aliquota unica che sia fissata al livello più basso praticato in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Santori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/48.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il decreto-legge n.328, recante disposizioni tributarie che prevedono inasprimenti dell'IVA per le aziende vitivinicole, pone queste ultime in una situazione di grave crisi.

PRESIDENTE. Onorevole Bono, sarebbe così cortese da non dare le spalle alla Presidenza?

ANGELO SANTORI. Sappiamo che cosa rappresentano queste imprese per la produzione lorda vendibile ma soprattutto per quanto riguarda il reddito. E sappiamo benissimo che c'è una forte regressione del consumo di vino (circa 2 milioni di ettolitri in meno all'anno), che accentua la crisi del settore, anche sotto il profilo dell'occupazione.
I provvedimenti del Governo si muovono nella direzione opposta. Noi riteniamo che il settore dell'agricoltura, come rilevava la collega Cavanna, deve ricevere maggiore attenzione da parte del Governo. Sicuramente nel passato non vi è stata grande attenzione, ma certamente non è prestata attenzione particolare ai problemi dell'agricoltura in generale ed in particolare a quelli che riguardano il settore vitivinicolo. Ci rivolgiamo al Governo per evidenziare l'opportunità di rivedere questa posizione; chiediamo al Governo se abbia assistito oggi alla grande manifestazione dei coltivatori diretti, i quali hanno voluto comunicare in modo evidente il loro disagio. Un disagio che si riflette sulle imprese familiari, un disagio che si riflette sull'intera occupazione. Questo ordine del giorno e le mie considerazioni, assieme a quelle svolte da altri colleghi, intendono richiamare il Governo ad una maggiore attenzione e comprensione del settore dell'agricoltura, in particolare quello vitivinicolo.
I produttori agricoli sono in grande difficoltà. Tutta l'agricoltura è in grande difficoltà e desidero sottolineare che i lavoratori autonomi, che rappresentano la stragrande maggioranza dei produttori vitivinicoli, sono stati i più colpiti, anche dalla riforma dello Stato sociale. Sappiamo benissimo che su queste aziende incide molto anche l'aumento della contribuzione. Ebbene, se a tale aumento si aggiungerà anche quello dell'IVA, il Governo farà davvero un cattivo servizio all'agricoltura. Chiediamo pertanto che il Governo riveda la propria posizione sul settore dell'agricoltura in generale ed in particolare per quanto concerne la vitivinicoltura (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).


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PRESIDENTE. L'onorevole Saraca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/52.

ELIO VITO. Ha rinunciato, Presidente.

PRESIDENTE. Non lo aveva comunicato alla Presidenza.
L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/22.

GIANCARLO GIORGETTI. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/22 ed incidentalmente l'ordine del giorno Bagliani ed altri n.9/4297/29 che riguardano la medesima tematica. Si parla, in particolare, dei contratti di appalto di opere pubbliche o delle opere pubbliche realizzate dagli enti locali. Quando si parla di opere pubbliche realizzate dagli enti locali si parla di una tematica alquanto diversa Purtroppo non c'è nessuno del Governo ad ascoltarmi, Presidente...

CESARE RIZZI. Il Governo!

ROBERTO MANZIONE. È presente.

GIANCARLO GIORGETTI. Il mio intervento non vuole avere una valenza ostruzionistica, poiché intendo evidenziare problemi rilevanti per una branca di operatori del settore edile importante e rilevante per il sistema economico.
Come dicevo, per le opere pubbliche realizzate dagli enti locali si paga un'aliquota IVA che è pari al 10 per cento con riferimento alle opere di urbanizzazione, mentre per gli enti diversi dai comuni (in particolare, le province) è pari al 19 per cento. Tenendo presente che gli enti locali non sono i consumatori finali di questi beni (lo sono i cittadini e gli utenti) sarebbe oltre modo opportuno prevedere aliquote IVA agevolate come quelle esistenti, per esempio, per la realizzazione di opere tese all'eliminazione della barriere architettoniche.
Rispetto all'ordine del giorno n.9/4297/22 vorrei sottolineare l'importanza, anche per la gestione ordinaria degli enti locali, del fatto che l'aliquota originariamente prevista nei quadri economici delle opere, così come definite in sede di approvazione del progetto, non venga stravolta dall'aumento dell'aliquota IVA. Il motivo è semplice: evidentemente le opere pubbliche richiedono prestazioni di tipo continuativo, normalmente remunerate con stati di avanzamento lavori e fatturate al momento del pagamento. Le opere pubbliche, per vari motivi (intralci burocratici, oggettiva difficoltà di realizzazione delle opere), investono lassi di tempo molto prolungati: di conseguenza non è infrequente che un progetto e quindi un quadro economico di riferimento approvato in un determinato atto arrivi al momento del pagamento un anno, un anno e mezzo, due anni dopo.
Un intervento come quello prospettato dal decreto-legge, con un aumento dell'aliquota IVA immediato, genera una completa alterazione del quadro economico originario, obbligando gli enti locali a rifinanziare di fatto le opere, costringendoli a deliberare nuovamente, imponendo, a volte in modo anche difficoltoso, il reperimento di nuove e diverse risorse finanziarie. Questa preoccupazione - che peraltro ho visto condivisa anche dal Governo, che nel decreto-legge ha tenuto in conto la questione, concedendo la possibilità agli enti pubblici e agli enti locali in particolare di fatturare la medesima aliquota entro il 31 dicembre 1997 - fa sorgere la necessità, a nostro giudizio, di rivedere la questione, prorogando ulteriormente tale possibilità. Di fatto, il Governo ipotizza che le opere in corso, iniziate o di cui è stato approvato il progetto, alla data del 1 ottobre 1997, possano essere completate, per quanto riguarda gli stati di avanzamento finali e in particolare i pagamenti, entro la fine dell'anno. È abbastanza inverosimile e sconosciuto nella realtà che progetti di opere pubbliche si concretizzino nel giro di 3-4 mesi; il lasso temporale minimo è normalmente di 6-7 mesi. Sarebbe quindi estremamente opportuno che il Governo venisse incontro alle esigenze, da un lato,


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delle imprese del settore e, dall'altro, degli enti locali, accogliendo l'ordine del giorno n.9/4297/22, di cui sono primo firmatario (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e del CCD).

PRESIDENTE. L'onorevole Michelini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/57.

ALBERTO MICHELINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, illustro l'ordine del giorno n.9/4297/57, di cui sono primo firmatario, nel quale si impegna il Governo ad emanare disposizioni che possano contenere l'aliquota IVA relativa all'acquisto di materie prime necessarie all'industria edilizia entro limiti contenuti.
Come si sa, il disegno di legge n.4297 prevede una serie di inasprimenti dell'IVA che colpiscono il settore edilizio, che attraversa peraltro un particolare stato di crisi, tale da rendere incerto il futuro di molte realtà produttive, specie delle piccole e medie imprese, che risulterebbero particolarmente penalizzate da un tale provvedimento. Misura che del resto collide con quanto si sta per determinare a livello europeo: il regolamento dell'Unione economica europea spinge infatti ad un regime transitorio per l'armonizzazione dell'IVA, allo scopo di ridurre il numero delle aliquote, per arrivare ad una sola aliquota indicata al 15 per cento.
Con questo provvedimento non si capisce perché venga abolita l'aliquota al 16 per cento, per spostare i beni ad essa assoggettati al 20 per cento, in piena contraddizione...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Michelini. Onorevole Michielon, la prego!
Prosegua, onorevole Michelini.

ALBERTO MICHELINI. Dicevo, in piena contraddizione con l'indicazione europea.
A maggior ragione, un tale aumento risulta incomprensibile nel settore edilizio, per l'aggravio dei costi dei materiali edili e dei semilavorati. Non si capisce soprattutto perché, contemporaneamente a questo decreto, nel collegato alla finanziaria viene previsto un incentivo per la ristrutturazione di abitazioni che consiste in una detrazione del 41 per cento delle spese in tre anni. L'assurdo è appunto che, mentre si prevede l'incentivo, nello stesso tempo si aumenta del 4 per cento l'IVA, portandola dal 16 al 20 per cento e nel frattempo oltretutto si praticano tagli dei trasferimenti dallo Stato ai comuni, tali da causare un sicuro aumento dell'ICI, che andrà a gravare ulteriormente sul costo delle case. Una politica così contraddittoria è inaccettabile perché incide su un settore molto delicato. Si dice di avere la volontà di incentivare l'economia mentre invece la si opprime con imposizioni fiscali, colpendo settori trainanti quali l'edilizia che, come ben si sa, ha un vastissimo indotto.
Tutto ciò determinerà oltretutto una pressione inflazionistica, vista la grande diffusione dei materiali edili nella nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Carlo Pace, Alberto Giorgetti e Berselli che avevano chiesto di illustrare gli ordini del giorno nn.9/4297/38, 9/4297/42 e 9/4297/43: si intende che vi abbiano rinunciato.
L'onorevole Marengo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/41.

LUCIO MARENGO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, quando un Governo non riesce a far pagare le tasse a chi le dovrebbe pagare, l'unica maniera è farle pagare a chi le ha sempre pagate e alla povera gente.
Il Ministero delle finanze è male strutturato, male organizzato ed incapace di vigilare sulle evasioni; questo Ministero sta però per regalare ad una multinazionale il mercato del tabacco, compreso quello di contrabbando, nonostante i responsabili di questa multinazionale siano stati rinviati a giudizio dalla magistratura di Napoli.


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È un Governo che aumenta le tasse su tutto, persino sui profilattici (Commenti)...

CESARE RIZZI. Non «trombano» più!

LUCIO MARENGO. ...mentre spende miliardi in spot televisivi per la campagna contro l'AIDS. Mi chiedo se l'aumento riguardi anche le casse da morto (Commenti).

CESARE RIZZI. Profilattici e casse da morto!

LUCIO MARENGO. Penso proprio di sì.
Signor rappresentante del Governo, intervengo su tutti gli ordini del giorno che recano la mia firma ma mi creda, io sono mortificato. Sono un dipendente del Ministero delle finanze e so con certezza matematica dell'incapacità di questo Ministero di operare quei controlli necessari soprattutto per quanto riguarda l'IVA; gli uffici periferici del Ministero sono i primi nei rimborsi e gli ultimi negli accertamenti. Sto parlando sia dei rimborsi dovuti sia di quelli, soprattutto, non dovuti e questo perché non ci sono controlli.
L'aumento dell'IVA si ripercuote sulla povera gente. Quando gli artigiani e i commercianti dovranno applicare tali aumenti questi ultimi alla fine si ritorceranno sulla povera gente, sui pensionati e su coloro che non possono spendere di più. Ecco l'incapacità di questo Governo, che invece di legiferare nel senso giusto e di organizzare il suo più importante Ministero, mantiene in vita un apparato dispendioso quale è il SECIT; si spendono 150 miliardi l'anno per questo organismo di studio, alle dirette dipendenze del ministro che decide se bisogna fare o meno accertamenti nei confronti di una certa categoria.
Ed allora sarebbe interessante andarsi a leggere gli interventi fatti dal ministro Visco presso la Commissione finanze quando ancora non era ministro, quando cioè era dall'altra parte. Prima si era difensori della povera gente, mentre oggi si è vessatori di quella stessa gente che si è fatto finta di difendere per tanti anni! Sarebbe stato interessante anche trasmettere in diretta questa seduta e vedere l'assenza totale di una maggioranza insensibile alle necessità della gente.
Si aumenta l'IVA sui trasporti per i portatori di handicap, sui trasporti per le scuole. Ebbene, i nostri ordini del giorno tendono a ridurre proprio questo aggravio di spese, che poi ricadono sui comuni e sulle famiglie.
Signor ministro che non c'è, signor sottosegretario presente...

ANTONIO LEONE. Che c'è, ma è come se non ci fosse.

LUCIO MARENGO. ...l'appello che vi viene rivolto non è demagogico, è solo finalizzato a razionalizzare questi aumenti, a tener conto anche della situazione della gente che si va a colpire. Dobbiamo ricordare che il meridione viene sempre penalizzato e che pertanto sta morendo. La disoccupazione poi dilaga ed è arrivata a livelli tali da fare paura. Eppure, nonostante ciò, graviamo di ulteriori tasse proprio questi coraggiosi che riescono a mantenere in vita delle attività. Fatevi una passeggiata nelle città e guardate le migliaia di esercizi che stanno chiudendo proprio a causa della vessazione continua operata dal Governo nei loro confronti!
Concludo chiedendo che si entri nel merito delle questioni, che le si valuti più serenamente e non in maniera preconcetta solo perché vengono prospettate da un'altra parte politica. Vi invito pertanto a valutare i nostri ordini del giorno con la massima serenità e comprensione (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanni Pace ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/37.

GIOVANNI PACE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustro il mio ordine del giorno, sottoscritto anche dai colleghi Contento, Marengo ed altri, con il quale


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chiediamo di intervenire con opportuni provvedimenti su alcune disposizioni.
In primo luogo, chiediamo un intervento sull'articolo 6-bis del decreto-legge in esame, laddove si dice testualmente che «Per le procedure concorsuali in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto non si applicano le sanzioni... né gli interessi, a condizione che l'imposta dovuta venga versata in un'unica soluzione entro trenta giorni: ... b) dalla data del passaggio in cosa giudicata della sentenza di omologazione di cui all'articolo 181» della legge fallimentare «nel caso di concordato preventivo».
Signor Presidente, devo ricordare che il concordato preventivo può essere attuato - l'ho già detto nella discussione sulle linee generali - attraverso due percorsi: il primo percorso si chiama concordato obbligatorio, il secondo concordato per cessione di beni. Perché si possa verificare la cessione dei beni, cioè il numerario che si realizza attraverso la liquidazione dei beni ceduti, è necessario vendere i beni cedendi, perché si possa soddisfare l'intero ceto creditorio, nel quale rientra il fisco. Se non si fa questa realizzazione di attività, non è possibile pagare il ceto creditorio. Questa realizzazione di attività, che è demandata al commissario liquidatore, non può avvenire entro trenta giorni.
Se l'articolo 6-bis manterrà l'attuale stesura, come fatalmente avverrà a causa della posizione della questione di fiducia, e se non ci sarà un intervento successivo sullo stesso, creeremo un mostro giuridico che non possiamo permetterci né come cittadini né come contribuenti né come operatori del settore.
Inoltre, chiediamo di intervenire sull'articolo 3 della legge finanziaria del 26 dicembre 1996, in cui si consente ai contribuenti che non abbiano versato nel periodo pregresso l'IVA di versare l'IVA non pagata o pagata in misura minore insieme con gli importi riferiti alle pene pecuniarie in misura notevolmente ridotta. Si dice che questo versamento deve avvenire nel periodo di tempo che va dal 1 gennaio al 30 settembre 1997.
Il contribuente, dopo aver versato l'IVA e le pene pecuniarie in misura ridotta, deve presentare all'ufficio IVA una domanda entro quindici giorni dal versamento, pena la decadenza, indicando gli estremi del versamento medesimo. Si dà il caso che vi siano contribuenti che hanno fatto il versamento il 1 gennaio e che, per pigrizia o per inconsapevolezza o per trascuratezza, non hanno presentato la domanda all'ufficio IVA. Di contro c'è un contribuente che, avendo fatto il versamento il 30 settembre, cioè allo spirare della legge e quindi della possibilità di usufruire di agevolazioni, presenta puntualmente la domanda. Ebbene, il primo contribuente, quello che ha versato puntualmente il primo giorno, cioè il primo gennaio, l'IVA e la soprattassa, vede vanificato il proprio impegno economico ed il proprio dovere di contribuente.
Mi sembra che intervenire in questo senso sia assolutamente necessario, sia un atto di giustizia che non grava sull'erario, che evita il contenzioso nonché le condizioni di disagio che attraversano in maniera pesante il mondo del contribuente.
Con l'ordine del giorno chiediamo di eliminare l'obbligatoria contestualità nei versamenti di IVA e di pene pecuniarie con le esimenti di cui all'articolo 48 del decreto sull'IVA.
Signor Presidente, le assicuro che la contestualità del versamento della pena pecuniaria e dell'IVA non è possibile perché quest'ultima va versata con delega bancaria, mentre la pena pecuniaria va versata allo sportello IVA. Sarebbe dunque opportuno prevedere che la pena pecuniaria vada versata non oltre gli stessi termini previsti per beneficiare della misura ridotta (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e misto-CDU).

CESARE RIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

CESARE RIZZI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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CESARE RIZZI. Signor Presidente, visto che prima si è parlato di cavalli, mi sembrava di trovarmi in una sala corse. Poi si è arrivati addirittura ai preservativi e alle casse da morto. Io sento il dovere di fare richiesta alla Camera di dotare i deputati di un pappagallo così evitano di andare ai servizi, perché visto che siamo qua...

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, abbia il senso del decoro dell'aula in cui siede!

DANIELE ROSCIA. Non ci possono censurare in questo modo!

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n.9/4297/32, di cui è cofirmatario.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, prendo la parola per illustrare un ordine del giorno confezionato dalla collega Fei che, per motivi di missione, non può essere presente questa sera.
Non posso esimermi, nell'illustrarlo, dal sottolineare come ancora una volta il legislatore, e in particolare il Governo, intervenga in una materia estremamente delicata come quella delle aliquote IVA tramite un decreto-legge, con ciò smentendo per l'ennesima volta tutte quelle argomentazioni che abbiamo viste pubblicate sui giornali in relazione al diritto del contribuente di aver tempo necessario per potersi adeguare alle disposizioni normative di carattere tributario che sono purtroppo per il nostro Stato tra le più affliggenti nei confronti dei cittadini italiani.
Proprio sulla scorta di queste premesse, abbiamo inteso sottolineare come tra i settori colpiti indiscriminatamente dagli inasprimenti dell'imposta sul valore aggiunto sia mancata una previsione specifica per alcuni settori che sicuramente meritavano un occhio di riguardo. In particolare, nelle premesse dell'ordine del giorno, abbiamo richiamato la mancanza, a livello di Unione europea, di un accordo sul valore aggiunto nel campo dell'editoria giornalistica, dell'editoria libraria, dei dischi, delle cassette, delle videocassette, di tutti quegli strumenti cosiddetti audiovisivi che costituiscono oggi uno dei punti più qualificanti in cui si esprimono i diritti di autore e che sono di larghissimo uso in molti settori della vita nazionale.
Abbiamo richiamato anche l'aspetto relativo ad uno dei paesi più attenti a questo settore, che è sicuramente la Gran Bretagna, per l'importanza che ha voluto dare a questi prodotti di carattere culturale proprio perché si è resa conto dell'importanza che hanno nello sviluppo della società civile a fini, per esempio, didattici e divulgativi.
Sulla base di queste premesse abbiamo chiesto all'Assemblea di impegnare il Governo ad adoperarsi in seno all'Unione europea, e quindi anche presso gli Stati membri, perché l'imposta sul valore aggiunto su tutti i prodotti creativi, artistici, culturali nelle loro diverse forme (richiamate poc'anzi), possano essere sostanzialmente armonizzate con l'applicazione di un'aliquota delle più basse che possano essere istituite.
Nel contempo suggeriamo all'aula di impegnare il Governo a rivedere, nel più breve tempo possibile, i valori dell'IVA nel nostro paese rispetto a tutti i prodotti evidenziati.
In conclusione, ribadiamo come l'ordine del giorno richiami l'attenzione su un punto fondamentale: non è più possibile intervenire normativamente in questo modo, creando situazioni paradossali per il contribuente, come è accaduto in materia di liquidazione d'imposta per le consegne differite a mezzo di bolla di consegna. Questo decreto-legge ha completamente ignorato gli adempimenti a cui sono costrette le imprese per aggiornare i loro sistemi contabili e tributari e lo ha fatto sulla scorta di un atteggiamento ormai costante, che sentiamo il dovere di sottolineare con forza, anche in una situazione come questa in cui presentiamo ordini del giorno riferiti a settori specifici, perché riteniamo che uno degli aspetti non più tollerabili in questo Stato sia proprio il ricorso al decreto-legge in materia tributaria, che finisce poi per richiedere


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interventi correttivi, già contenuti nel collegato alla finanziaria, sul provvedimento al nostro esame.
Concludo, quindi, Presidente, nella speranza che l'ordine del giorno venga accolto e che le aliquote, in questo girare provocato ai cittadini italiani dal ministro delle finanze Visco, possano almeno trovare il favore del ministro (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e misto-CDU).

PRESIDENTE. È così conclusa l'illustrazione degli ordini del giorno.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Copercini e Alborghetti n.9/4297/1 (Commenti), Balocchi e Molgora n.9/4297/2 (Commenti), Borghezio e Copercini n.9/4297/5 (Commenti), Chincarini e Dozzo n.9/4297/9 (Commenti).

PRESIDENTE. Il foro boario apre alle 5 del mattino, non a quest'ora!

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frosio Roncalli e Ballaman n.9/4297/10 (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e misto-CDU) e non accetta l'ordine del giorno Roscia e Pittino n.9/4297/12. L'ordine del giorno Pittino e Roscia n.9/4297/18 mi risulta invece precluso.

PRESIDENTE. Non lo è allo stato.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Esprimo parere contrario sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti, Bagliani n.9/4297/22. Il Governo non accetta poi l'ordine del giorno Apolloni e Giancarlo Giorgetti n.9/4297/23. Il parere è contrario perché questo problema è stato già affrontato nel provvedimento collegato alla finanziaria (Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Faustinelli e Giancarlo Giorgetti 9/4297/24 e Chiappori e Molgora 9/4297/25 (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Riguardo a quest'ultimo ordine del giorno il parere del Governo è contrario perché il problema in esso sollevato è stato già risolto (Commenti).

NICOLA BONO. Come?

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Le aree scoperte saranno escluse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Martinelli e Molgora n.9/4297/27 (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania) e Molgora e Frosio Roncalli n.9/4297/28 (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Il Governo accetta l'ordine del giorno Mangiacavallo ed altri n.9/4297/31 (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU) e accetta l'ordine del giorno Fei e Contento n.9/4297/32 (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU), a condizione che vengano sostituite le parole «al 4 per cento», con le parole «al 5 per cento».

PRESIDENTE. Viene quindi accolto con una modificazione?

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. L'aliquota del 4 per cento è illegittima alla luce della disciplina europea (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Vorrei felicitarmi con coloro i quali hanno scritto questo ordine del giorno per l'appropriata formulazione e per il contenuto


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(Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania). Per quanto riguarda l'ordine del giorno Volontè ed altri n.9/4297/33, il Governo non lo accetta perché risulta assorbito dal precedente.
Il parere del Governo è contrario sull'ordine del giorno Marinacci ed altri n.9/4297/34, perché abbiamo già risolto il problema dei rimborsi, come sanno benissimo i colleghi deputati (Commenti dei deputati dei gruppi misto-CDU, di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e del CCD).
Il Governo accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Teresio Delfino ed altri n.9/4297/35 (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU, di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e del CCD).
Il Governo non accetta poi gli ordini del giorno Panetta ed altri n.9/4297/36 (Commenti dei deputati dei gruppi misto-CDU, di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania), Giovanni Pace ed altri n.9/4297/37 (Commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU) e Carlo Pace ed altri n.9/4297/38 (Commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Antonio Pepe ed altri n.9/4297/39, con qualche puntualizzazione. L'istanza che l'onorevole Antonio Pepe e gli altri firmatari degli ordini del giorno hanno avanzato ha una sua validità, a tal punto che questo Governo (Commenti)... Se volete ascoltarmi con la stessa pazienza con la quale ho ascoltato voi per alcune ore, ve ne sarei grato (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU)!

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, non cerchi le provocazioni: dia la sua risposta (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU).

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Non cerco alcuna provocazione!

FRANCESCO STORACE. Perché, prima non aveva mai fatto alcuna provocazione?

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il parere del Governo è contrario su quell'ordine del giorno solo perché questo esecutivo - ed in particolare il Ministero delle finanze - si è già attivato affinché l'Europa conceda una deroga perché l'aliquota torni al 10 per cento, per evitare delle sanzioni. E il Ministero delle finanze ha fatto ben di più: ha infatti convocato un concerto di ministri delle finanze affinché l'aliquota sulle ristrutturazioni IVA potesse tornare al 10 per cento per tutta l'Europa.

NICOLA BONO. Allora, perché non lo accoglie?

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Marengo ed altri n.9/4297/41 (Commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU). Mi perdoni, Presidente, ho sbagliato il numero dell'ordine del giorno! Volevo dire che il Governo accetta l'ordine del giorno Marengo ed altri n.9/4297/41 (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU).
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Alberto Giorgetti ed altri n.9/4297/42, Berselli ed altri n.9/4297/43 e Caruso ed altri n.9/4297/44; quest'ultimo solo perché ce lo impedisce la Comunità (Commenti dei deputati del gruppo di


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alleanza nazionale). Il Governo è altresì contrario agli ordini del giorno Possa n.9/4297/45, Palumbo n.9/4297/46 e Gazzara e Palumbo n.9/4297/47.

ANTONIO LEONE. È uscito il 41?

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Santori n.9/4297/48 e Cavanna Scirea n.9/4297/49 (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

ANTONIO LEONE. Alla Scirea non glielo dovevate fare!

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 0,35)

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Danese n.9/4297/50 e Berruti n.9/4297/51 (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale), mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Saraca n.9/4297/52 (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU).

PRESIDENTE. Onorevole Saraca, trattenga l'entusiasmo!

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gastaldi n.9/4297/53 e Lorusso n.9/4297/54.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Lorusso n.9/4297/54 era comunque precluso.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Masiero n.9/4297/55 (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e misto-CDU).
Credo che l'ordine del giorno Frau n.9/4297/56 sia precluso.

PRESIDENTE. Era stato considerato inammissibile per estraneità di materia, ma poi è stato rivalutato e considerato ammissibile.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non lo accetta (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e misto-CDU).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Michelini e Santori n.9/4297/57 per la risposta data in precedenza relativamente all'Europa.
Il Governo non accetta, inoltre, gli ordini del giorno Conte n.9/4297/58 e Romani n.9/4297/59 (Proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e misto-CDU). Il Governo non lo accetta, illustri colleghi, perché ha accettato un ordine del giorno antecedente (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, del CCD e misto-CDU).

PRESIDENTE. È il principio del ticket, colleghi!

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Scaltritti n.9/4297/60 e Di Luca n.9/4297/61; quest'ultimo solo per ragioni comunitarie (Commenti).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bertucci n.9/4297/65 (Vive proteste del deputato Bertucci).

PRESIDENTE. Onorevole Bertucci, da lei non me lo aspettavo proprio (Commenti)!

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Collavini n.9/4297/66 e Paroli ed altri n.9/4297/67 (perché è già nel collegato alla finanziaria).


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Per quanto riguarda l'ordine del giorno Fontan ed altri n.9/4297/68 il Governo accetta il primo capoverso del dispositivo, mentre non accetta il secondo capoverso...

PRESIDENTE. Il secondo è inammissibile.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bampo e Oreste Rossi n.9/4297/69 (Commenti del deputato Leone).

PRESIDENTE. Prosegua, sottosegretario Marongiu, nell'espressione del parere all'ordine del giorno Bono n.9/4297/72.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Signor Presidente, il mio fascicolo termina con l'ordine del giorno Lembo e Cavaliere n.9/4297/71.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno presentato dall'onorevole Bono è in dirittura d'arrivo!

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Mi consenta di leggerlo, Presidente.

PRESIDENTE. Mi è stato detto che gli è stata fatta avere copia qualche ora fa, comunque gliene forniremo un'altra.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. No, Presidente...

PRESIDENTE. Non si preoccupi, tanto saremo qui fino alle 5!

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Su tale materia ho già espresso un'opinione favorevole in riferimento all'ordine del giorno Saraca n.9/4297/52, accettandolo come raccomandazione. Pertanto, per coerenza, accetto come raccomandazione anche l'ordine del giorno Bono n.9/4297/72.

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Nell'annunciare il voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati, ribadisco il nostro orientamento contrario e quindi la nostra più decisa opposizione al provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la dichiarazione di voto è solo sugli ordini del giorno.

VALENTINA APREA. Lo so, signor Presidente. Ho infatti premesso che voteremo a favore di tutti gli ordini del giorno. Proprio perché questi ultimi vanno nella direzione di una modifica, sia pur parziale, del provvedimento, poiché non è stato possibile modificare il testo nella sostanza, ribadiamo entrambi i nostri orientamenti.
Il Governo ha scelto di garantire certe entrate e lo ha fatto intervenendo in materia di IVA. Naturalmente avrebbe potuto compiere molte altre scelte. Se infatti l'obiettivo finale era quello di garantire 5.800 miliardi per il 1998, evidentemente, oltre che sull'IVA, si sarebbe potuti intervenire in altro modo. Il nostro gruppo aveva presentato compensazioni alternative, indicando quindi altre strade per giungere a tale obiettivo. Invece, la manovra complessiva del Governo, che prevede nuove entrate per circa 25 mila miliardi, che dovrebbero garantire il raggiungimento del parametro di Maastricht, sembra fondata esclusivamente sull'aumento delle aliquote IVA che - come abbiamo sentito - vanno a penalizzare tutta una serie di settori che certamente non meritavano questo trattamento.
Nel corso della discussione sulle linee generali, il Governo ha affermato che il provvedimento era necessario, che si trattava di rispettare le direttive emanate in materia di IVA dall'Unione europea; per la verità, ciò non è del tutto vero in considerazione del fatto che, appunto, era


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possibile realizzare l'intervento di armonizzazione anche entro il 1998. L'esecutivo ha invece inteso anticipare i tempi e presentare il provvedimento in un momento di inflazione bassa - almeno ciò è quanto il Governo ha dichiarato - in maniera da poter assorbire una lievitazione della stessa. Ciò che lascia perplessi tutti quanti, soprattutto dopo aver ascoltato il parere del Governo sugli ordini del giorno, una minima parte dei quali è stata accolta dal rappresentante del Governo, è proprio il fatto che le stesse fonti governative partivano dal presupposto che l'intervento di armonizzazione avrebbe portato ad un incremento dell'inflazione valutabile intorno allo 0,7 per cento. I dati che invece ci vengono forniti indicano che il livello dell'inflazione è rimasto bloccato sull'1,6 per cento. Ciò significa o che i dati forniti dall'ISTAT sono falsi, oppure che ci troviamo di fronte ad una fase recessiva del mercato. Infatti, gli stessi uffici governativi hanno stimato nello 0,7 per cento l'incremento possibile dell'inflazione nel momento in cui hanno dovuto quantificare l'intervento per portare, entro quest'anno, il livello medio vicino o forse anche superiore al 2 per cento. Tuttavia, ciò non è avvenuto. Ed allora delle due l'una: o ha veramente ragione il Governo, ma le stesse valutazioni dell'esecutivo sembrerebbero essere contraddette; oppure il mercato al consumo non risponde, e ciò significa che vi è un calo dei consumi.
La stessa valutazione introduttiva del Governo porta a ritenere che nei due prossimi anni vi sarà un incremento dei consumi del 4 per cento. Allora, com'è coniugabile un incremento del consumo del 4 per cento con il fatto che un intervento in materia di IVA, per il quale era previsto un incremento dello 0,7 per cento, non ha spostato di un decimale di punto l'andamento dell'inflazione in Italia? Questo rimarrà un mistero che forse qualche esperto dell'ISTAT vorrà poi chiarirci.
In relazione alla compensazione per la soppressione dell'articolo 1, avevamo previsto un aumento dell'aliquota IVA sull'acquisto di automobili. Naturalmente questo tipo di compensazione è stato provocatorio, ma ne esistono due di tipo diverso che potrebbero garantire gli stessi proventi. Questo è quanto abbiamo proposto nella discussione, che pure è durata poco ed ha dimostrato solo una cosa, ossia che vi era la possibilità che il Governo intervenisse diversamente.
Ciò invece non è stato fatto e dunque abbiamo dovuto ripiegare sugli ordini del giorno che, però, non sono stati accolti.

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Poc'anzi i pareri sugli ordini del giorno espressi dal sottosegretario Marongiu hanno suscitato qualche commento scanzonato da parte nostra. È stato un momento di goliardia dopo una giornata molto tesa. Non vorremmo comunque che ciò fosse in alcun modo inteso come mancanza di riguardo nei confronti del sottosegretario Marongiu (Applausi), al quale diamo atto dello scrupolo e della serietà con cui ha seguito gli ordini del giorno e della puntualità delle sue risposte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, intervengo anch'io per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno per preannunciare il voto favorevole di forza Italia e per ribadire quanto questo decreto sull'IVA sia da noi interpretato come una delle componenti più caratterizzanti la manovra di finanza pubblica per il 1998. Riteniamo che proprio questo tipo di intervento rappresenti un po' il pilastro, la filosofia di fondo che caratterizza la politica economica di questo Governo e, quindi, tradisce il convincimento che soltanto


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attraverso interventi di inasprimento della pressione fiscale è possibile un contenimento della spesa pubblica.
Vorrei anche aggiungere che attraverso questi interventi si deprimerà la domanda interna e certamente...

PRESIDENTE. Onorevole Mussi, non distragga il sottosegretario dall'ascolto!

STEFANIA PRESTIGIACOMO. ...attraverso questo tipo di interventi non si favorirà la ripresa della produzione e men che mai quella dell'occupazione.
Le imprese italiane sono soffocate dagli oneri fiscali e parafiscali; oneri che non trovano confronto in altri paesi europei ed in queste condizioni fronteggiare la concorrenza estera per le nostre imprese sarà sempre più difficile. Penso che le imprese italiane saranno sempre più indotte a delocalizzare gli stabilimenti verso i paesi meno rapaci sotto il profilo fiscale. Per non parlare poi degli effetti deleteri che questo tipo di provvedimento genererà per il Mezzogiorno del paese, assolutamente dimenticato da questo Governo e da questa maggioranza.
Colleghi, dopo la crisi farsa con l'onorevole Bertinotti, metabolizzata questa fase, il problema del lavoro non è più all'ordine del giorno e la questione dell'occupazione al sud non interessa più nessuno, tant'è che si avallano provvedimenti di questo tipo, che, cari colleghi, serviranno a drenare nelle casse dello Stato una quota ancora maggiore delle poche risorse finanziarie esistenti nel Mezzogiorno, privando quindi il tessuto economico del sud di ulteriore linfa vitale.
I nostri ordini del giorno, in realtà, mirano ad impegnare il Governo attraverso misure appropriate per cercare di ridurre gli effetti pesanti di questo aggravio delle aliquote IVA per alcuni settori che, secondo noi, sono strategici ed ingiustamente vengono penalizzati da questo Governo.
Forza Italia ribadisce il proprio impegno per interventi di tipo diverso che aiutino a risanare i nostri conti pubblici: interventi strutturali, di razionalizzazione della spesa e non interventi come questi, che sono palliativi.
Per le ragioni che ho sinteticamente illustrato invito tutti i colleghi ad esprimere un voto favorevole sui nostri ordini del giorno, convinta che essi contengano indicazioni stringenti per il Governo che potrebbero alleviare gli effetti di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidi. Ne ha facoltà.

ANTONIO GUIDI. Presidente, rappresentante del Governo, a quest'ora a volte si è più lucidi, a volte lo si è meno. Spero di esserlo: all'una di notte non è sempre facile! A volte si è più motivati (affettivamente), a volte lo si è un po' meno (politicamente), come in questa situazione un po' bislacca.
La dichiarazione del collega Mussi, piuttosto sprezzante e basata soprattutto sui «se», contrasta con la calma e la chiarezza del sottosegretario Marongiu, che tra l'altro avrebbe dovuto essere personalmente più interessato, trattandosi di un provvedimento del Governo.
Oltre all'atteggiamento sprezzante di Mussi, che non è usuale, mi ha molto stupito il suo ragionamento (spesso quest'ultimo è più importante del comportamento, per me non accettabile). Egli ha giustificato tutto il suo argomentare con dei «se»: se l'opposizione farà, se deciderà, se, se, se: una serie infinita di dubbi, di sospetti.
Non sono mai stato affascinato dalla cultura del sospetto, mezza verità, e men che meno da quella del dubbio. Non mi riferisco, certo, a quello sano su se stessi: è giusto dubitare di sé (oggi troppi dell'opposizione non lo fanno) ed è sano.
Io credo che molti della maggioranza, e Mussi in particolare, siano stati colti dalla frenesia della precognizione e che essa nasconda problemi politici: ecco perché la richiesta di fiducia.
Questa manovra è stata fatta per esigenze di cassa, colpisce e ferisce le piccole


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e medie imprese, spina dorsale del paese, e fondamentalmente le famiglie, quelle del Mezzogiorno in particolare, le più laboriose, le più vivaci, le più piene di fantasia e di problemi. Ricordiamo l'assenza di sgravi di IVA per le persone con handicap e per gli anziani.
In sostanza, quelle famiglie che portavano all'estero lavori e prodotti, l'orgoglio del made in Italy, anche e soprattutto dal sud che tanto produce e poco può trasformare, oggi non solo non portano lavoro, ma spesso devono andare via in una emigrazione che non cessa mai e che ci offende tutti.
Quando parlo, anche in quest'ora tarda, tendo a fissarmi su una persona o su un paese per rendere più facile il dialogo. In questo caso mi fisso su un piccolo paese del meridione, Apricena, nel quale due settimane fa si sono svolte le elezioni. È una paese che, anche se piccolo, esprime nella sua grandezza umana tutte le contraddizioni del sud, la voglia di fare e l'impossibilità di fare, la voglia di trasformare e l'impossibilità di farlo.
Penso ad una persona, alla consigliera comunale neoeletta più giovane del polo, Rossana Bosco, che ha fatto una campagna elettorale piena di vivacità e di vita. È bello vedere questi giovani impegnarsi; forse questa consigliera un giorno sarà in Parlamento. Oggi, se fosse stata in quest'aula, sarebbe stata meno vivace, meno serena e un po' più triste (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

ETTORE PERETTI. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati sia dal Polo sia dalla lega. Gli ordini del giorno per la verità rappresentano uno strumento sostanzialmente inutile, perché il Governo si impegna in quest'aula ma poi non rispetta gli impegni assunti.
Il decreto-legge in esame è stato presentato come un provvedimento di riordino e di armonizzazione delle aliquote IVA, ma in realtà rincorre solo un ennesimo inasprimento fiscale (d'altra parte, è stato presentato come collegato alla legge finanziaria). La direttiva dell'Unione europea prevedeva un regime transitorio per arrivare ad un regime definitivo. Il regime transitorio prevede un'aliquota normale non inferiore al 15 per cento, una o due aliquote ridotte non inferiori al 5 per cento, e il regime definitivo un'unica aliquota ordinaria non inferiore al 15 per cento.
In realtà, il provvedimento prevede il passaggio di alcune aliquote dal 4 al 10 per cento, dal 4 al 20 per cento (quella sulla casa) e dal 16 al 20 per cento nei settori tessile, calzaturiero e in parte nell'agricoltura, che rappresentano un po' il cuore produttivo ed occupazionale del nostro paese. Ritengo che, se il Governo avesse voluto armonizzare le aliquote con l'invarianza fiscale, avrebbe dovuto adottare un provvedimento molto diverso.
Perché si è arrivati al decreto-legge in esame? Perché il Governo vuole farci entrare nella moneta unica, cercando di onorare un patto elettorale che non è in grado di onorare. Si tratta di un patto elettorale che danneggia il ceto medio produttivo e che vede la grande industria alleata con una parte del lavoro dipendente. Il Governo non riesce a fare questo con misure strutturali, ma lo fa solo con operazioni di cassa, che consentono solo rinvii di spese ed anticipazioni di entrate, nonché con misure di inasprimento fiscale, prima l'eurotassa, poi l'IRAP. Adesso abbiamo la manovra sull'IVA, che colpisce le famiglie con una minore capacità di spesa, che a regime sarà di circa 6.000 miliardi, e soprattutto le imprese del ceto medio produttivo che, come dicevo prima, sono fuori dal patto elettorale ma anche divise elettoralmente.
Questa manovra perpetua un circolo vizioso, quello che parte dall'inasprimento delle aliquote, arriva al calo dell'economia e del gettito, e poi ritorna all'inasprimento delle aliquote. Credo che tutto questo dimostri come la maggioranza non sia in grado di produrre un vero risanamento e


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come il Governo rischi di portare l'Italia nella moneta unica senza curarsi del prezzo che dovremo pagare per rimanervi. Dimostra soprattutto che questo Governo usa strumenti di politica economica che sono stati bocciati dalla storia, come l'eccessiva presenza dello Stato, l'uso spregiudicato del bilancio statale, le 35 ore, l'IRI e via dicendo.
Noi siamo lontanissimi da questa impostazione, vogliamo liberare le imprese, semplificare il sistema fiscale per renderlo più trasparente e soprattutto creare nuovo lavoro attraverso la creazione di nuove imprese e di nuove occasioni imprenditoriali. Credo che questo non dobbiamo dimenticarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Ho ascoltato con molta attenzione il parere del Governo sugli ordini del giorno e debbo sottolineare la correttezza del sottosegretario. Richiamo tuttavia la nostra attenzione su alcuni giudizi negativi espressi su taluni ordini del giorno. Debbo rappresentare al sottosegretario che attraverso questi ordini del giorno questa notte stiamo tentando di affrontare una problematica che ci è stato impedito di approfondire dalla posizione della questione di fiducia. Vi sono temi ed argomenti che tornano con puntualità in questi ordini del giorno. Si tratta dei temi e dei problemi che abbiamo posto all'attenzione di quest'aula e che non sono stati risolti; anzi, talune aspettative sono state mortificate dal decreto del Governo. Attraverso alcuni ordini del giorno, illustrati da molti colleghi del Polo (in particolare, mi riferisco ai colleghi Delfino, Marinacci e Volontè), abbiamo tentato di far comprendere che una compressione rispetto ad alcune attività fondamentali importanti e significative per la nostra economia non crea espansione né produttiva né occupazionale. Vi è dunque a mio avviso una sfasatura anche all'interno del Governo. Si sono avute più volte dichiarazioni di intenti e sono state assunte iniziative (per dire la verità sbagliate) da parte del Governo e per esso da parte del ministro del lavoro; i suoi auspici di ampliare la base lavorativa del nostro paese sono contraddetti da questo decreto-legge, che certo non va in direzione di un'espansione produttiva ed occupazionale.
Per dire la verità, manca l'armonizzazione. Non sono contrario in termini assoluti, preconcetti e pregiudiziali, onorevole sottosegretario, a questo provvedimento. Quello che manca è l'armonizzazione, l'equilibrio, la razionalizzazione, non la penalizzazione, di comparti produttivi che potrebbero aiutare alcune zone del paese a svilupparsi. Vengono penalizzate la piccola e media industria, il settore edilizio e quello della vitivinicoltura (quest'ultimo dato mi richiama alla mente la produzione della mia regione); vengono penalizzati in tutte le loro attività i comuni, gli enti locali, le autonomie locali. Questo decreto non va certamente in direzione dell'Europa. Certo, possiamo anche fermarci sul 4 o 5 per cento e rispetto ad alcune direttive lei ha ragione, ma la mancanza di equilibrio e di armonizzazione non ci è certo chiesta dall'Europa, ma viene posta in essere dal decreto-legge.
Ecco perché prendo atto di alcuni giudizi positivi su taluni ordini del giorno; altri giudizi non li ho compresi ed esprimo la mia valutazione positiva su molti ordini del giorno, soprattutto quelli presentati dai colleghi del CDU, che vanno in una direzione, a mio avviso giusta, che il Governo oggi non ha raccolto.
Alcuni degli ordini del giorno potevano essere accolti, quanto meno come raccomandazione. Prendo atto, signor sottosegretario, come ho detto poco fa mentre lei parlava con il Presidente, della sua diligenza, ma al contempo non posso accettare le scelte politiche del Governo, che non vanno in direzione né della produttività né dell'occupazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinacci. Ne ha facoltà.


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NICANDRO MARINACCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi del CDU prendiamo la parola prima di tutto per dire, ampliando ancora di più ciò che il collega Mario Tassone ha poc'anzi detto, che voteremo a favore addirittura di tutti gli ordini del giorno presentati, anche perché essi, per la maggior parte, non sono pretestuosi, ma frutto di un lavoro di chi veramente vuole migliorare un provvedimento che poi alla fine viene «blindato» dalla posizione della questione di fiducia.
Questo cose noi dell'opposizione le sappiamo - ormai sono trenta o trentuno e arriveremo a cinquanta fiducie - e quindi ci diamo da fare anche sugli ordini del giorno, nella speranza che, come un bicchiere d'acqua nel deserto, ogni tanto a qualcuno si offra qualcosa, visto che il dialogo non si offre più in quest'aula, visto che il Parlamento ormai ha già cambiato nome, etimologicamente parlando.
Invece, io voglio parlare, proponendo un ulteriore spunto di riflessione al sottosegretario Marongiu. Si è parlato di decreto «sblocca cantieri»; invece, poi arriva l'IVA «blocca cantieri». Questa è la verità. Se si fosse ridotta l'aliquota IVA sui materiali per l'edilizia si sarebbe favorita in tal modo la soluzione o una parte della soluzione della crisi del settore edile. Invece, no: a parole si vuole sbloccare il cantiere, però l'IVA deve aumentare e tutto quanto poi va da sé. La piccola e media impresa viene sempre più tartassata; la piccola e media impresa non può più investire e quindi deve licenziare. E allora è uno stupido gatto che si morde la coda questo provvedimento, sottosegretario Marongiu.
Senza poi parlare dei comuni, degli ottomila comuni d'Italia, ai quali voi dovete veramente dare delle risposte e invece, da quando siete al Governo, subiscono ogni anno tagli e ritagli; fra poco saremo noi, in quanto rappresentanti di quelle comunità, a dare a voi e non più voi a dare a noi. Questa è la verità. Anche sulle opere pubbliche e sulle opere di urbanizzazione primaria e secondaria l'aliquota IVA al 10 per cento non fa altro che «castrare» per sé stessa l'iniziativa dei comuni, i quali naturalmente andranno sempre a pagare l'IVA, ma a discapito del comune stesso e quindi delle urbanizzazioni, che andranno più a rilento, e delle gare, che non faranno.
Il problema è affrontato in questa ottica, che va a 360 gradi, dalle belle parole del decreto «sblocca cantieri» ai fatti che sono botte su botte, tasse su tasse.
Per non parlare in quest'aula di ciò che riguarda i posti di lavoro al sud. Basta, in nome del popolo del sud, vi prego: non dateci più posti di lavoro virtuali (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU e di alleanza nazionale)! Ogni volta dite: «noi vogliamo aumentare qualche tassa perché poi al sud creeremo occupazione», ma con una piccola differenza pratica: non solo con questi vostri provvedimenti non create occupazione al sud, ma tartassate la piccola e media impresa, che avrebbe bisogno di aiuti. Allora, che cosa succede? Che al sud non creerete mai niente, se non i lavori socialmente utili, di pubblica utilità, che valgono per un anno, perché poi vedremo fra un anno che cosa avrete creato.
Quindi, ogni volta ci troviamo più gravati di tasse, con meno lavoro e solo con lavoro virtuale, quello che state dando da circa sedici mesi (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Anch'io vorrei ringraziare l'onorevole Marongiu di essere stato presente, ricordando però che, nel momento in cui è stato assente, il ministro Visco non ha prestato attenzione - come invece il sottosegretario ha seriamente fatto - alla illustrazione degli ordini del giorno. Alcuni di noi del gruppo misto-CDU sono intervenuti ma probabilmente le considerazioni svolte non sono state ascoltate. Considerazioni che vertevano sugli argomenti già citati dagli onorevoli Tassone e Marinacci e che verranno fra


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poco riprese anche dal mio collega Teresio Delfino.
Sono già intervenuto per dichiarare il voto sul provvedimento. È difficilmente comprensibile come un ministro delle finanze, un Governo che vuole appoggiare la piccola e media impresa e, ripeto, in un'aula «scarna» della maggioranza, la cultura italiana, la patria apprezzata dai nostri concittadini anche all'estero, possa aumentare l'imposizione, per esempio, sul vino, che è stato la grande caratteristica della cultura italiana nel periodo medioevale e che ha portato i classici e i grandi mediovalisti italiani ad essere conosciuti in tutta Europa, come sostengono anche alcuni grandi filosofi contemporanei.
Caro Presidente, il suo collega di partito, onorevole Veltroni, dovrebbe ricordare che anche la musica, al di là di ciò che dice l'onorevole Marongiu, è una caratteristica fondamentale della cultura di un paese. Ed allora, al di là delle parole, bisogna attivarsi ed andare incontro alle esigenze giovanili e favorire anche questo aspetto della cultura. Non si deve cioè pensare solamente ad abolire nelle scuole i testi di geografia e favorire altri tipi di testi, certamente selezionati a seconda dei pareri e delle opinioni delle varie commissioni che aiutano il ministro Berlinguer, ma si deve anche favorire questo settore della cultura che vede coinvolta gran parte della società giovanile italiana. Dei giovani non dobbiamo parlare soltanto per gli incidenti nelle discoteche ma anche per quello che ascoltano, soprattutto se tale ascolto riguarda la musica italiana e non solamente la musica internazionale o prodotta dalle grandi multinazionali.
Quelli del vino e della musica sono due esempi sui quali desidero intrattenerla, caro Presidente, perché so che ella è sensibile su questi punti.

PRESIDENTE. Come no, sono qui per ascoltare!

LUCA VOLONTÈ. So che il vino è apprezzato da tutte le persone che hanno una certa cultura. Voglio dirle che le piccole e medie imprese sono una «caratteristica» di questi due settori.
Ed allora, qual è la mia preoccupazione di giovane deputato alla prima legislatura? Quella di scontrarmi con l'opinione pubblica della mia zona nel nord dove si «producono» la musica ed il vino; ci troviamo dinanzi a ministri delle finanze prima, e poi dell'industria, nonché ad esponenti autorevolissimi di questo Governo, che dicono una cosa e poi ne fanno un'altra.
Mi chiedo allora - chiedo scusa per il termine - se non siamo ridicoli. Non è infatti possibile dire che si vuole fare una armonizzazione secondo le direttive della Comunità europea, e nello stesso tempo aumentare, di fatto e non nella... teoria generale del diritto, le tasse esclusivamente per alcune categorie.
Caro Presidente, le ricordo, ma lo ricordo anche al sottosegretario Marongiu, che dal febbraio 1997 abbiamo in corso un processo di infrazione dinnanzi alla Comunità europea in ordine ad una direttiva, caro sottosegretario, che ci vede mancanti relativamente ad un aspetto delle piccole e medie imprese; mi sto riferendo al sistema fieristico.
Alcune direttive non interessano; non interessa assolutamente niente di ciò che ci chiede la comunità, e si va così ad un processo per infrazione. In ordine ad altre direttive invece vogliamo essere i primi della classe. Se quando si vuole essere i primi della classe l'intenzione è quella di massacrare la piccola e media impresa del nord e del sud, allora dico che queste sono responsabilità che si deve prendere il Governo! Signor Presidente della Camera, mi rivolgo a lei perché chieda al Governo almeno di essere coerente tra ciò che dice e ciò che propone (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU, di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. La ringrazio anche a nome degli amanti del vino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.


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TERESIO DELFINO. Presidente, colleghi, onorevole sottosegretario, non fa parte del nostro costume ricorrere alle manifestazioni... muscolari, sotto il profilo del confronto politico; però quando dalla maggioranza vengono atteggiamenti e valutazioni che hanno il sapore della provocazione non c'è dubbio che noi abbiamo la forza, la capacità e la qualità necessarie per rimanere in campo.
Quindi, partecipiamo con piacere a questa seduta notturna, così come con piacere sottolineiamo la pacata, anche se ferma e determinata valutazione degli ordini del giorno che lei ha fatto, che noi non condividiamo. Recepiamo con piacere la disponibilità da lei manifestata su uno dei nostri ordini del giorno, ma avremmo voluto un segno di disponibilità del Governo sugli altri ordini del giorno presentati dalle opposizioni, da tutte le forze politiche di minoranza, perché ciò avrebbe dimostrato una maggiore sensibilità da parte dell'esecutivo. Riteniamo, infatti, che i problemi posti nei vari ordini del giorno siano quelli e siano quotidiani. Il perseguimento dei parametri di Maastricht può imporre l'adozione di determinate misure, ma ciò nonostante il Governo si deve impegnare per fare in modo che tali misure risultino più sopportabili per i cittadini.
Siamo delusi, quindi, per la scarsa disponibilità dimostrata nei confronti dei numerosi ordini del giorno, anche se alcune delle posizioni da lei espresse, signor sottosegretario, avevano una motivazione fondata. Su altri abbiamo rilevato, invece, più un atteggiamento di schieramento che la volontà di affrontare realmente i problemi posti dai vari ordini del giorno.
La partecipazione a questo dibattito dimostra che i problemi posti dai pochi emendamenti da noi presentati su questo importante provvedimento collegato alla manovra finanziaria erano reali. Non ci sottraiamo agli oneri che la partecipazione a questa seduta notturna comportano, ma vogliamo cogliere questo momento per raccomandare, sollecitare e stimolare la maggioranza e il Governo ad assumere un atteggiamento meno chiuso. Anche dall'opposizione, anche dalle forze politiche di minoranza, infatti, possono venire dei contributi positivi nell'interesse del paese. Invece, non rileviamo alcuna apertura nel Governo e nella maggioranza, anzi, ci vengono sovente rivolti degli attacchi e ci viene contestata una carenza di capacità propositiva. Ciò è quanto mai ingiusto perché anche questa sera dimostriamo la nostra seria intenzione di ribadire le nostre ragioni, che vanno incontro alle esigenze delle nostre popolazioni (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU, di forza Italia e di alleanza nazionale - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, in primo luogo vorrei complimentarmi con il sottosegretario Marongiu per la sua pazienza, anche se rientra nei suoi doveri. Vorrei inoltre chiarire che quanto è avvenuto in aula non era certo indirizzato alla sua persona. Apprezziamo infatti la sensibilità del sottosegretario e la capacità di farsi carico dei problemi posti dalle forze parlamentari. Tuttavia, quanto è accaduto è anche il frutto dell'atteggiamento del presidente del gruppo del partito democratico della sinistra, l'onorevole Mussi, che ha provocato anche in maniera eccessiva le altre parti politiche, ponendo in maniera non corretta un problema attinente al rapporto tra maggioranza e opposizione. Questo fatto ha creato delle difficoltà all'Assemblea, anche perché se qualcuno è inaffidabile, questi è la maggioranza. Inoltre, il modo in cui si pone questa maggioranza offende in qualche misura la dignità del Parlamento, delle forze dell'opposizione.
La maggioranza ci costringe a modificare il ruolo del Parlamento, trasformandolo in un «votamento». Sembra quasi che si voglia che i deputati vengano solo per votare e non per parlare.
Questa è la maggioranza che soprattutto lo scorso anno, attraverso la legge


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finanziaria ha imposto una serie di norme delegate, questa è la maggioranza che ha consentito oggi la riunione della Commissione bilancio sulla delicatissima questione della manovra finanziaria del 1998, pur essendo pendente un voto di fiducia e quindi violando ogni più elementare regola comportamentale che impone al Parlamento di non lavorare nelle sue varie articolazioni quando è previsto un voto di fiducia.
Respingiamo le provocazioni e poniamo con forza un problema essenziale nei rapporti parlamentari: la maggioranza si deve far carico, per la responsabilità e per le forze che rappresenta, del rispetto delle istituzioni, altrimenti non può venire qui o altrove a lamentare comportamenti non consoni dell'opposizione, la quale ha il dovere di difendersi mentre la maggioranza non ha il diritto di offendere e di mortificare il nostro ruolo e questa nobile istituzione.
Entrando nel merito delle questioni che ci riguardano, lo scontro che si verifica anche il riferimento agli ordini del giorno è tra la mentalità della sinistra, che è culturalmente arretrata e ancora convinta che sia possibile spremere la mucca fino a farla morire sul terreno della vessazione fiscale e l'opinione del centro-destra, che invece sul terreno dei tributi e della manovra fiscale è completamente opposta. Il centro-destra ritiene che lo strumento fiscale sia virtuoso per il rilancio dell'economia. Non è un caso che questo Governo, che ha a sua disposizione giornali e televisione, che elenca tutti i giorni non si sa quali successi e quali obiettivi raggiunti, non sia in grado di rispondere all'elementare bisogno di occupazione perché ciò consentirebbe all'Italia di rimanere nell'Unione monetaria, dopo esservi entrata. Non è un caso perché tutte le scelte che hanno l'effetto solo di garantire il raggiungimento numerico di obiettivi non sono in grado di far durare nel tempo questo sistema perché in Europa non può entrare e non può rimanere un paese con tre milioni di disoccupati, i quali rischiano di crescere in maniera esponenziale se non si comprende (e questo la sinistra non è in grado di farlo dal punto di vista genetico) che non si può ammazzare l'economia attraverso la leva tributaria, perché essa ha bisogno di politiche espansive e non di drenaggio continuo e di vessazione.
Ecco perché la maggior parte degli ordini del giorno, su cui annunzio il voto favorevole, è finalizzata, specialmente quelli presentati dal Polo, all'obiettivo di alleggerire fiscalmente una serie di settori strategici per il rilancio dell'economia nazionale (dalla riduzione al 10 per cento per i beni e servizi e per l'artigianato, alla riduzione al 10 per cento per l'edilizia). Prendo atto delle dichiarazioni del sottosegretario che ci si sta muovendo in questa direzione a livello europeo. Rimane immutata la contraddizione di fondo di una finanziaria che reca all'articolo 1...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bono.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Storace. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STORACE. Signor Presidente, vorrei dire al sottosegretario di non prendersela troppo per quello che è accaduto perché, se un giorno dovesse diventare presidente di una Commissione di vigilanza della RAI, accadrebbe ancora di peggio. Potrà sicuramente passare per altre esperienze per quanto riguarda il rapporto tra maggioranza ed opposizione.
Intendo dichiarare il mio voto su alcuni ordini del giorno auspicando (e spero che questo sia riferito anche dal resoconto stenografico) al presidente Mussi che, nel caso in cui alcuni ordini del giorno dovessero essere approvati con il voto favorevole del Polo e della lega e il voto contrario del PDS e dei popolari, non accada quello che lui imputa alla minoranza. Mi riferisco a quanto è avvenuto in Commissione di vigilanza quando PDS e popolari sono usciti dall'aula per non restare in minoranza. Accade nel gioco democratico, è accaduto anche in altre vicende a popolari e PDS e quindi non si rimproveri ad altri ciò che si fa abitualmente quando si perdono certe battaglie politiche.


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ALFREDO BIONDI. Loro ci sono abituati!

FRANCESCO STORACE. Sì, loro sono abituati, però ogni tanto va ricordato quello che fanno perchè altrimenti sembra che noi siamo una banda di irresponsabili.
Signor Presidente, accolgo con piacere l'impegno assunto dal Governo accettando l'ordine del giorno Fei e Contento n.9/4297/32 riguardante l'IVA sull'editoria, sui dischi, sulle cassette, sulle videocassette e sui CD-ROM; è una questione che riguarda vasti comparti di settori produttivi creativi, ma vorremo un minimo di coerenza. Da una parte infatti si accoglie un ordine del giorno abbastanza specifico come quello presentato dai colleghi Fei e Contento con il quale si indica, concordandola con il Governo, un'equiparazione dell'IVA attorno al 5 per cento; dall'altra non si capisce il senso del diniego all'analogo ordine del giorno Romani che si muove su linee ancora più generali.
Vorremmo allora capire se si danno i pareri favorevoli «un tanto al chilo» o se si crede ad una filosofia che punta a salvaguardare certi settori. In quest'ultimo caso bisogna spiegare perché l'ordine del giorno Romani n.9/4297/59 non è accolto e quello dei colleghi di alleanza nazionale sì.
Quello che francamente non si comprende è la montagna di no relativamente a questioni che possano riguardare impegni in sede europea. Mi riferisco agli ordini del giorno Panetta n.9/4297/36, Giovanni Pace n.9/4297/37, Carlo Pace n.9/4297/38, Antonio Pepe n.9/4297/39. Sappiamo benissimo che un ordine del giorno non è un emendamento, è un'affermazione di principio; l'ostinazione del Governo nel dire assolutamente di no a questioni sollevate con dovizia di argomenti, capacità di analisi è francamente incomprensibile. Auspicherei un ripensamento da parte del Governo su ordini del giorno che si limitano ad affermazioni di principio, che segnalano un'attenzione della politica a determinati problemi e determinate categorie.
In conclusione, proprio in conseguenza di questo ragionamento, fa un po' sorridere - non si offenda il sottosegretario - il parere favorevole all'unico megaordine del giorno della maggioranza, quello sulla sanità e sull'IVA sui farmaci, attraverso il quale si dice sì al definitivo adeguamento del regime delle aliquote IVA alle disposizioni comunitarie. Perché non avete accolto tale questione in un emendamento, perché non la avete messa nella legge voi che avete i numeri? Volete semplicemente sbandierare di fronte all'industria farmaceutica che è stato scritto un ordine del giorno, ma chi ha la maggioranza non può limitarsi a questo, perché ha anche la forza di imporre al proprio Governo determinati argomenti (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, ribadisco, come hanno fatto i colleghi, la posizione del mio gruppo nei confronti degli ordini del giorno del Polo ed in particolare di quelli presentati dai parlamentari di alleanza nazionale. Ritengo che ci siano in particolare tre ordini del giorno che richiedono una certa attenzione per il significato che rivestono. Il primo riguarda l'edilizia e chiede che ci si limiti ad un'aliquota del 10 per cento per questo settore così come per le imprese artigiane. Conosciamo il ruolo trainante dell'edilizia, i francesi ricordavano con espressione felice che quand le batiment va tout va (quando il cantiere va tutto si muove). Altrettanto può dirsi dell'artigianato per quanto rappresentata non solo sul piano dell'attività economica ma anche su quello culturale.
Vi è poi un argomento che il Governo non ha completamente recepito e che attiene all'ordine del giorno Fei e Contento n.9/4297/32. Tale ordine del giorno - che il Governo ha accolto con l'aumento dell'aliquota dal 4 al 5 per cento - riguarda i prodotti dell'intelligenza umana


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e iniziative che sul piano culturale hanno sicuramente un significato importante, perché riguardano il mondo dell'editoria giornalistica-libraria e prodotti quali dischi, cassette, videocassette e via dicendo.
Noi siamo coscienti dell'importanza del richiamo all'Europa - sul quale in questo momento è in corso un dibattito - ma sappiamo anche quale sia la situazione in cui versano tutte le iniziative a livello editoriale - e in particolare giornalistico - laddove, soprattutto per l'incidenza di aliquote pesanti e dell'IVA, finiscono per essere frenate, se non bloccate, paralizzate o mortificate!
Queste sono le ragioni per le quali, onorevole sottosegretario, noi riteniamo (pur rilevando positivamente il fatto che sia stata approvata la proposta contenuta nell'ordine del giorno Fei e Contento n.9/4297/32, pur con l'aumento dell'aliquota dal 4 al 5 per cento) che debba essere fatta una sottolineatura - credo sia importante - soprattutto riguardo ad un settore che riveste - in particolare dal punto di vista culturale, ma anche della capacità che la nostra intelligenza ha di incidere a livello di mass media e di informazione - una particolare rilevanza.
Pur ribadendo nuovamente che è positivo che il Governo abbia accolto quell'ordine del giorno seppure apportandovi quella modifica, noi sottolineiamo l'importanza del senso e del contenuto dello stesso ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Savarese. Ne ha facoltà.

ENZO SAVARESE. Mi sembra che la scena di questa sera ricordi a molti di noi, sicuramente al Vicepresidente del Consiglio Veltroni, che non è presente (Commenti)... Sì, in spirito è sempre presente, ma se dovesse leggersi gli atti o vedere una ripresa televisiva della seduta odierna, si ricorderebbe sicuramente quella scena di quel bellissimo film con James Stuart Mister Smith va a Washington, nella quale un rappresentante dell'America perbene, dell'America «pulita», si trova a dover parlare per giorni e giorni di fronte ad un governo e ad una maggioranza che non lo stanno a sentire. Credo che questo sia anche il significato di questa nostra opera di filibustering: un'opera che deriva da un comportamento che definirlo non corretto da parte del Governo, mi sembrerebbe un eufemismo. È un comportamento che ci ha costretti questa sera ad essere qui in aula a spiegare nel dettaglio le ragioni del nostro voto favorevole sugli ordini del giorno in esame, che solo in parte possono cercare di correggere quello che è un impatto fortemente negativo della manovra di questo Governo.
Abbiamo ribadito più volte le ragioni per le quali non siamo favorevoli all'atto Senato n.2791 e perché non riteniamo opportuno che, su materie così importanti, il Governo debba sempre procedere attraverso lo strumento del decreto-legge.
Vorrei ora soffermarmi anche sull'esigenza di dare un voto favorevole a tutti gli ordini del giorno presentati dal Polo e dalla lega. Esprimiamo tale punto di vista perché questi ordini del giorno tentano di correggere, sia pure in parte, l'impianto definitivo della legge. In particolare, mi sembra che meriti un'attenta considerazione l'ordine del giorno Saraca n.9/4297/52 sul turismo. È vero che il sottosegretario lo ha accolto come raccomandazione, ma mi sembra che, di fronte alle argomentazioni addotte anche prima dal collega Bono, avrebbe meritato una piena approvazione. Ricordo che le argomentazioni del collega Bono vertevano su di una materia estremamente delicata e bisognosa di attenzione perché - come ricordava prima il collega - noi sappiamo benissimo che in Spagna vi è un'IVA del 7 per cento e che in Francia è del 5,5 per cento. Sappiamo inoltre che questa tassazione esasperata, alla quale questo provvedimento di legge sicuramente non pone fine, ma anzi ne aggrava la situazione, non agevola un settore che è fortemente penalizzato e che è in crisi anche per un costo del lavoro enormemente superiore alla media europea.
Francamente perplessi lascia anche il giudizio dato dal Governo sull'ordine del


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giorno del collega Bertucci. Quando si vive e si assiste al dramma dei terremotati dell'Umbria e delle Marche - e non si fa della retorica o della demagogia all'1,40 del mattino - e si vede quello che questo Governo ha fatto, o meglio non ha fatto, in quelle zone, il non voler prendere atto della necessità di un'armonizzazione del regime fiscale per le opere di ricostruzione mi sembra abbia un significato di dispregio verso le nostre popolazioni così atrocemente colpite. Richiamo quindi la necessità di un impegno preciso da parte del Governo.
Capisco che ci sono degli impegni comunitari; tuttavia non sono mancate le eccezioni (il sottosegretario ricorderà sicuramente quanto è stato fatto per il sostegno agli aeroporti minori). Credo pertanto che l'ordine del giorno Caruso ed altri n.9/4297/44, concernente le operazioni in favore di Pantelleria e di Lampedusa, cioè le isole così colpite dal traffico esclusivamente stagionale, considerato peraltro che gli isolani sono sempre costretti dal tempo, dalla lontananza, ad una vita molto raccolta, effettivamente poteva meritare una considerazione più attenta da parte del Governo. Mi auguro, quindi, che tutti i colleghi votino a favore dello stesso ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ovviamente questa serie di ordini del giorno in qualche modo vuole supplire la mancanza di confronto analitico sui temi posti dal decreto all'attenzione del Parlamento. Con il ricorso alla fiducia si è impedita la verifica, articolo per articolo, direi genere per genere e settore per settore, dell'applicazione delle nuove aliquote dell'IVA. Come è noto, noi avevamo presentato un numero limitato di emendamenti, senza alcun atteggiamento ostruzionistico, ma evidentemente il Governo riteneva di dover andare rapidamente alla conclusione.
È chiaro, quindi, che gli ordini del giorno hanno un valore suppletivo, ma anche aleatorio rispetto alla previsione di legge, molto precisa, od agli emendamenti che avrebbero potuto determinare una correzione del provvedimento. Voglio richiamare la ratio di alcuni ordini del giorno. Molti colleghi hanno sottolineato, e mi associo, l'importanza dell'ordine del giorno che riguarda la possibilità di varare provvedimenti che riducano l'IVA per Pantelleria e Lampedusa, isole lontane, disagiate, dove, al di là degli aspetti del flusso turistico, nell'ordinaria vita quotidiana molti soggetti potrebbero trarre un vantaggio da una riduzione dell'IVA. Sono stati sottolineati anche alcuni aspetti di carattere culturale che riguardano la modernità - mi riferisco all'ordine del giorno sui CD-ROM e i supporti audiovisivi - per sollecitare iniziative in sede europea volte a ridurre l'IVA al 4 per cento.
Sappiamo quanto il modo di comunicare e di conoscere sia importante. Anche la Camera dei deputati, con l'impulso dell'attuale Presidenza, è entrata nel mondo della multimedialità, nei siti di Internet, per cercare di collegare i cittadini. Ebbene, che si inasprisca il regime fiscale in tutto un settore di grande espansione, che può portare anche ad una diffusione maggiore della cultura, della conoscenza sul territorio, è una scelta da contestare nelle sedi europee. È questo lo spirito dell'ordine del giorno che reca la firma dei colleghi Contento e Fei, affinché il nostro Governo, visto che si va in Europa (ma vorremmo andarci con maggiore modernità), ponga maggiore attenzione fiscale ai settori di sviluppo.
I nostri ordini del giorno riguardano anche molte altre vicende di grande importanza, come quelle concernenti la cessione di beni relativi a materie prime e semilavorati per l'edilizia. Il settore dell'edilizia è stato oggetto di promesse assai aleatorie perché il Governo anche nei provvedimenti in esame e nei collegati alla finanziaria ha fatto balenare ipotesi di vantaggi fiscali, che in realtà, soprattutto per le ristrutturazioni edilizie, sono molto limitati, perché riguardano interventi di


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carattere condominiale e difficilmente possono essere attivati da singoli, nel caso degli interventi su singoli appartamenti.
E allora, la possibilità di sollecitare riduzioni dell'IVA su semilavorati e altri prodotti può determinare vantaggi in un settore, quale l'edilizia, soprattutto in termini di occupazione, maggiori rispetto ad altri settori. Il Senato ha licenziato definitivamente oggi - o meglio ieri, perché sono quasi le 2 di mercoledì - il provvedimento sulla rottamazione delle automobili che ha determinato un incremento di 700-800 posti di lavoro in Italia. Forse ha determinato incrementi dell'occupazione in Baviera o nella Loira, visto che le persone hanno comprato, per il 60 per cento, automobili tedesche, francesi ed addirittura giapponesi.
Nel campo dell'edilizia, gli interventi di carattere fiscale determinano nell'immediato un vantaggio occupazionale assai maggiore che nel settore automobilistico, in cui la tecnologia, l'automazione, la robotizzazione fanno sì che oggi un'automobile sia realizzata più da altre macchine che da persone. Invece, nell'edilizia un intervento di carattere fiscale determina un immediato rilancio dell'occupazione, poiché nei cantieri, nonostante l'automazione ed il progresso, vi è necessità di manodopera. Noi, quindi, cerchiamo di percorrere la strada delle ragionevolezza.
Tra l'altro il provvedimento, presentato come riordino dell'IVA, comporta oltre 5.000 miliardi di entrate in più. Non si tratta dunque di un riordino, è una stangata. Avete quindi anche giocato sulle parole. Ciò rientra nella politica corretta verbalmente ma fiscalmente scorretta di questo Governo e della sinistra.
Per tale motivo invitiamo il Governo quantomeno ad una redenzione parziale, ad una «collaborazione di giustizia», insomma a pentirsi, accogliendo il maggior numero di ordini del giorno da noi proposti (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, colleghi, nei cinque minuti di tempo assegnati dal regolamento, al di là delle posizioni di parte che siamo tutti più o meno tenuti ad assumere, vorrei porre una domanda: ha senso ciò che stiamo facendo? Ritengo di sì. Infatti, al di là della scocciatura di parlare o di stare ad ascoltare, resta il fatto che si indica molto seriamente, in questo momento, quale debba essere il ruolo dell'opposizione in quest'aula e fuori di essa. Forse, uno dei motivi per cui questa sera noi facciamo ostruzionismo consiste proprio nel timore che ben poco di quello che viene detto, anche nella maniera più rigorosa ed accalorata, domani si verrà a sapere al di fuori di queste mura. Infatti, uno dei grossi problemi che incontriamo è proprio quello di far conoscere all'esterno ciò che avviene qui.
Credo che nessun italiano abbia ben compreso il motivo per cui ieri il Governo ha posto la questione di fiducia. Se infatti un italiano non di parte avesse seguito i fatti, ritengo che avrebbe pensato - come mi è sembrato di capire lo stesso Presidente ha fatto - che spesso ci troviamo di fronte ad abusi nei voti di fiducia.
Per rimanere in argomento, voglio sottolineare alcuni contenuti degli ordini del giorno non accettati dal Governo e che avrebbero meritato una maggiore attenzione.
Non farò una facile battuta, cioè che l'anno scorso il Governo aveva dichiarato che non avrebbe aumentato la pressione fiscale (il che non è vero). In questi giorni il gap di informazione che riguarda i cittadini italiani si verifica a proposito della normativa che, se non questa notte, domani verrà approvata; mi riferisco proprio al decreto-legge sull'IVA. Infatti, si è sublimata l'informazione secondo la quale non dovrebbero aumentare i prezzi ed i costi, in quanto qualcuno ci guadagnerà e qualcun altro ci perderà. Non è vero: facendo i conti, quasi tutti perderanno e quasi nessuno guadagnerà.
Vengo ora ad alcuni punti specifici. L'ordine del giorno Saraca n.9/4297/52 riguarda il turismo. Ebbene, chi vi parla,


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prima di fare il deputato lavorava - e lavora tuttora - in tale settore. I contratti internazionali per l'anno venturo sono stati già fatti. Non abbiamo avuto alcun incremento di introiti per l'anno prossimo, nel senso che le compagnie estere hanno bloccato, per esempio, tutti gli aumenti delle tariffe. Dunque, aumentare l'IVA, a questo punto, significa ridurre, per l'anno prossimo, dell'1 per cento i margini delle imprese che operano nel settore. Mi direte: cosa sarà mai l'1 per cento, si tratterà di un po' di profitto in meno. Ma in un mercato turistico globale, in cui l'Italia sta perdendo punti, a fronte di paesi emergenti anche nell'ambito del Mediterraneo, se le imprese non sono competitive, l'effetto boomerang si moltiplica anno per anno. Per esempio, non si è ancora capito che quantomeno bisognerebbe informare in anticipo gli operatori del cambiamento delle aliquote in campo turistico. Certo, il Governo ha assunto tale impegno, accettando come raccomandazione l'ordine del giorno. Ma non si può costruire un'economia seria in questi settori se non c'è copertura.
Non sarei contrario a respingere l'ordine del giorno Gastaldi n.9/4297/53, che lamenta l'aumento delle aliquote dell'IVA sul trasferimento degli sportivi professionisti. Ritengo che in qualche maniera si dovrebbe andare a calmierare anche il trasferimento, ad esempio, di giocatori di calcio professionisti quando comportano cifre di decine di miliardi. Nel nostro paese, infatti, abbiamo altre priorità.
Si era detto che queste misure avrebbero dovuto portare ad una semplificazione e ad una credibilità del Governo per quanto riguarda i rimborsi, ma non mi sembra si sia andati avanti sulla strada appunto della semplificazione e della credibilità per quanto riguarda i tempi ed i modi dei rimborsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armaroli. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, colleghi, siamo nell'aula di Montecitorio alle 2 meno un quarto per esercitare il nostro dovere di parlamentari dell'opposizione, per dimostrare che l'opposizione è in questa sede e si oppone ad un provvedimento come quello sull'IVA ed in questa opposizione si qualifica come il sindacato dei cittadini. È un'opposizione che tutela le categorie...

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, sta parlando l'onorevole Armaroli.

UGO MARTINAT. Stavamo ascoltando e siamo qui ad applaudire!

PRESIDENTE. Stavate facendo un po' di chiasso. Comunque, non interrompete l'onorevole Armaroli.

PAOLO ARMAROLI. È un'opposizione che si configura a tutela delle categorie produttive che sono vessate da questo provvedimento. Ricordo a me stesso - visto che i colleghi in economia sono più ferrati di me - che ormai la pressione fiscale in Italia è ascesa al 45 per cento contro il 36 per cento di un paese civile come il Regno Unito. Ma c'è di più. C'è che mentre nel Regno Unito alla pressione fiscale pari al 36 per cento corrispondono servizi degni di quel paese, molto spesso in Italia i servizi pubblici sono degni del Terzo mondo, con tutto il rispetto per quest'ultimo.
La nostra battaglia, signor Presidente, si qualifica anche per gli ordini del giorno che abbiamo presentato; anzi, per essere più precisi per gli ordini del giorno residui dopo la «scrematura» che vi è stata per tutto un gioco di preclusioni e di inammissibilità.
Dichiaro ovviamente il mio voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati dal Polo e dalle opposizioni ed in particolare motiverò, sia pure succintamente visto che il tempo è tiranno, le ragioni per le quali sono favorevole (un favore che è stato in qualche misura riconosciuto anche dal qui presente sottosegretario alle finanze) all'ordine del giorno Fei e Contento n.9/4297/32.


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Perché un particolare favore nei confronti di questo ordine del giorno? Perché esso impegna il Governo ad adoperarsi in seno all'Unione europea e, di conseguenza, presso gli Stati membri, perché l'imposta di valore aggiunto su tutti i prodotti creativi, artistici, culturali, nelle loro diverse forme (quindi dischi, cassette, videocassette CD-ROM, multimediali ed audiovisivi in generale), legati all'ordinamento sui diritti d'autore, possa, nel più breve tempo possibile, arrivare ad una equiparazione suggerita attorno al 4 per cento. Ho preso nota della precisazione del sottosegretario e cioè che questo ordine del giorno può essere accolto qualora l'aliquota non sia del 4, ma del 5 per cento. Prendo atto della precisazione del sottosegretario e, per quanto è nelle mie facoltà, mi adeguo, salvo quanto potrà dire l'onorevole Contento in merito (non so se abbia già accettato l'aliquota del 5 per cento).
L'ultima parte dell'ordine del giorno impegna invece il Governo a rivedere nel più breve tempo possibile i valori dell'IVA nel nostro paese, con rispetto agli stessi prodotti sopra citati, portandoli ad una giusta equiparazione nel rispetto delle attività creative ed artistiche legate al diritto d'autore.
Questo è uno dei tanti esempi che si possono fare, signor Presidente, relativamente a categorie come quelle degli artigiani e dei commercianti, come la piccola industria, che è vessata da un provvedimento che porterà ad una economia al ribasso anziché al rialzo: l'economia globale del paese con questa tassazione subirà soltanto conseguenze negative. Parliamo tanto di occupazione, ma con provvedimenti come quello al nostro esame il rischio è l'aumento della disoccupazione.
Comunque sia, signor Presidente, alleanza nazionale non è, non vuole essere e non sarà mai un movimento poujadista...

PRESIDENTE. Onorevole Armaroli, il tempo a sua disposizione è terminato.

PAOLO ARMAROLI. Presidente, la conclusione!

PRESIDENTE. La racconti al Presidente Biondi, che poi me la riferirà!

PAOLO ARMAROLI. In realtà, vorrei che rimanesse agli atti.

PRESIDENTE. Concluda per il resoconto stenografico.

PAOLO ARMAROLI. Alleanza nazionale non è un movimento poujadista, anche se il rischio del poujadismo in Italia è presente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Presidente, preannuncio il mio voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati sul decreto-legge recante disposizioni tributarie urgenti.
In particolare, intendo sottolineare le istanze formulate negli ordini del giorno presentati dai deputati di alleanza nazionale che tendono ad alleggerire la pressione fiscale nei vari comparti dell'economia, dall'edilizia al turismo, all'abbigliamento, all'industria calzaturiera. Questi prodotti costituiscono l'ossatura portante delle piccole e medie imprese e quindi dell'economia italiana.
L'aumento dell'IVA non può che danneggiare le imprese e creare disoccupazione, perché la pressione fiscale - è dimostrato - produce tale effetto. Se da una parte vi è la richiesta di rifondazione comunista che vuole 320 mila posti nell'agenzia dell'IRI per il sud - e mira quindi a creare occupazione con i soldi dei contribuenti -, dall'altra noi vogliamo ottenere occupazione con la diminuzione della pressione fiscale e con gli incentivi all'impresa. Non mi sembra però che questo sia l'orientamento della maggioranza e del Governo.
Non bisogna dimenticare, signor Presidente, che la disoccupazione comporta un aumento della criminalità. Chi parla ha vissuto per anni l'esperienza della lotta alla criminalità: ebbene, sovente un aumento


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di quest'ultima dipende proprio dall'aumento della disoccupazione nelle nostre città, soprattutto nel sud dell'Italia.
Questi provvedimenti scoraggeranno le imprese, scoraggeranno i consumi e, conseguentemente, accresceranno il fenomeno della disoccupazione.
Il decreto-legge in esame è assolutamente vessatorio. I nostri emendamenti tendevano a migliorarne il testo, ma la maggioranza lo ha blindato e questo creerà notevoli problemi.
Se da una parte avremmo voluto rendere meno pesante la manovra fiscale, dall'altra la maggioranza con tanta prepotenza e con l'arroganza dei numeri farà subire alla nostra economia gli aumenti dell'IVA.
Spero che la maggioranza voglia approvare gli ordini del giorno presentati dai deputati del gruppo di alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

IGNAZIO LA RUSSA. È il primo intervento del collega Ascierto in quest'aula, Presidente!

PRESIDENTE. Speravo in un'occasione migliore per lei, onorevole Ascierto! Comunque, auguri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valensise. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VALENSISE. Signor Presidente, dopo gli applausi suscitati dall'intervento del carissimo collega che mi ha preceduto, sono un po' imbarazzato!
Vorrei pregare il cortese sottosegretario Marongiu di trasformare in un giudizio positivo taluni «no» che sono stati espressi dal Governo. Mi riferisco in particolare all'ordine del giorno n.9/4297/37, che mira a facilitare i contribuenti, soprattutto quando sono lavoratori autonomi. Un altro «no» è stato espresso, ritengo immeritatamente, sull'ordine del giorno n.9/4297/38, che impegna il Governo ad adottare un provvedimento che preveda che la cessione dei beni e le prestazioni di servizio fatte da imprese artigiane siano sottoposte all'aliquota del 10 per cento.
Una facilitazione fiscale di questo genere per i lavoratori autonomi si muove con molta forza nella direzione dell'assorbimento della disoccupazione e dell'incentivazione delle attività di lavoro autonomo artigianale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 1,55)

RAFFAELE VALENSISE. Non capisco questi «no»; forse sono determinati dalla preoccupazione di non tradire la somma totale del gettito che il Governo si propone di conseguire attraverso il provvedimento in esame. Siamo di fronte a misure che oggettivamente tendono a diminuire il gettito dell'imposta totale e a fare in modo che quest'ultima sia evasa. Quando l'aliquota è ingiusta o intollerabile, come lei mi insegna, signor sottosegretario, essa viene evasa. Una delle cause più forti di evasione delle imposte indirette (ma anche di quelle dirette) è l'intollerabilità dell'aliquota, soprattutto quando si tratta di incentivare attività autonome, che dovrebbero essere stimolate, vista la grande e strutturale disoccupazione che abbiamo. Siamo in una situazione in cui provvedimenti di questo genere dovrebbero essere promossi dal Governo; mi meraviglio invece che non si preoccupi di avere una visione non rigorosa e non fiscale.
Purtroppo i provvedimenti fiscali non sono fatti con animo politico, ma con animo burocratico: tanto è il fabbisogno, tanta la «spremitura» che si deve ottenere attraverso i provvedimenti. Gli uffici, questi mitici uffici anonimi, si assumono poi la responsabilità di errori come questo. Quando si respingono proposte incentivanti il lavoro autonomo, che portano a cooptare nell'area dei contribuenti persone che ne sono assolutamente fuori perché non possono pagare aliquote rigorose e pesanti come quelle esistenti, si va contro gli interessi del sistema economico nazionale.


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Lo stesso discorso vale per un ordine del giorno che prevede che le cessioni dei beni relativi a materie prime e semilavorati per l'edilizia siano sottoposte ad un'aliquota del 10 per cento, di cui ha già parlato il collega Aloi, il quale ha ricordato un vecchio proverbio francese. Sta di fatto che nel settore della piccola edilizia, quella manutentiva, la prestazione in nero al di fuori di qualsiasi imposta è l'id quod plerumque accidit, è quello che succede ogni giorno, mentre con aliquote accettabili e tollerabili si potrebbero conseguire enormi gettiti. Ma, come si sa, chi prepara questi provvedimenti ha bisogno soltanto dei totali preventivati. Se poi a consuntivo i provvedimenti sono fallimentari o non producono che vessazioni o sollecitano evasioni, non interessa a nessuno.
Siamo in sede parlamentare e quindi rivolgo all'onorevole sottosegretario la preghiera di rivedere il suo giudizio (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martinat. Ne ha facoltà.

UGO MARTINAT. Credo che l'ora tarda imponga riflessioni meditate sull'incapacità, demagogia e soprattutto, se me lo consente, la stupidità di un Governo che ben sa che in Italia su 90 mila miliardi di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria 50 mila sono in nero. Il Governo dunque non solo pensa, ma mal ragiona e, per andare incontro alle ristrutturazioni, per fare emergere il nero, come prima grande operazione prevede la possibilità per i proprietari di immobili di defalcare il 41 per cento delle spese effettuate. Commettendo però un piccolo errore, quello di portare l'IVA dal 10 al 20 per cento, pur sapendo che il cittadino italiano che intende fare manutenzione ordinaria o straordinaria dovrebbe pagare il 20 per cento di IVA subito per recuperare poi il 41 per cento dell'investimento prodotto. Tutto questo è demagogico, stupido, cretino, inaccettabile; non fa emergere il nero ma soprattutto, come alleanza nazionale ha denunciato, non fa emergere 80-100 mila miliardi di manutenzione che potrebbero esservi oggi in Italia se l'IVA fosse ridotta al 4 per cento e si facesse un discorso serio per prevedere la possibilità di detrarre il 100 per cento degli oneri investiti. Sarebbe questo il primo passo fondamentale per trasformare 23 milioni di contribuenti in 23 milioni di controllori controllati, ossia di gente che defalca dalle tasse ciò che spende e fa emergere tutto il nero che c'è oggi in Italia.
Mi stupisce allora che il sottosegretario Marongiu, che è persona seria, attenta, un fiscalista, una persona che conosce perfettamente l'argomento, si faccia ingabbiare da una demagogia di sinistra che formalmente fa una ouverture, un'apertura verso la società civile, verso un settore immobiliare profondamente in crisi, che ha bisogno di profondi restauri e di interventi e poi raddoppia l'IVA portandola dal 10 al 20 per cento invece di ridurla ulteriormente.
È inutile, sottosegretario, che le faccia i conteggi. Se emergesse solo l'IVA sommersa da 40 a 90 mila miliardi dei lavori fatti oggi in Italia lo Stato italiano incasserebbe lo stesso e vi sarebbe equità fiscale nei confronti di chi paga e di chi non paga. È evidente che un'operazione del genere porterebbe molti italiani a ristrutturare, restaurare, ricostruire le proprie abitazioni, le facciate producendo molto lavoro e quindi non solo consentendo l'emersione del nero, ma creando l'opportunità di nuova occupazione per gli italiani che con questo Governo hanno totalizzato 450 mila posti di lavoro in meno. È un dato che i giornali ignorano o fanno finta di ignorare: da quando c'è il Governo Prodi l'occupazione in Italia è scesa di 450 mila posti di lavoro. Le prospettive del 1998 sono di 250 mila posti di lavoro in meno. Auguri a voi! Purtroppo, non auguri all'Italia, che voi governate malamente! Mi dispiace per l'Italia, ma ci auguriamo tutti che si possa recuperare nei confronti vostri e che ve ne


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andiate via il più presto possibile (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alboni. Ne ha facoltà.

ROBERTO ALBONI. Onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, colgo l'occasione, prendendo la parola, innanzitutto per preannunciare personalmente il voto favorevole a questa serie di ordini del giorno presentati da alleanza nazionale, dal Polo per le libertà e dagli altri colleghi, anche della lega nord, che sintetizzano, sono poco più di settanta, la situazione economica del nostro paese e le ripercussioni che su di essa avrà questo provvedimento.
Mi voglio ricollegare a ciò che stava prima dicendo il collega Martinat, rifacendomi all'ordine del giorno dei colleghi Stucchi e Cavaliere che si sofferma in particolare sul settore edile. L'edilizia - è inutile negarlo e mi rivolgo in particolar modo al sottosegretario - non è un volano, ma un punto di partenza e lo è sempre stato per l'economia della nostra nazione. Le agevolazioni concesse per la rottamazione non hanno certo agevolato, al di fuori della grande industria, l'indotto. Quello che invece si potrebbe fare nei confronti dell'edilizia, della piccola e media impresa edile sarebbe qualcosa di molto più grande, già proposto dal Polo e da alleanza nazionale. Il sottoscritto, insieme con il collega Martinat e altri deputati di alleanza nazionale, ha presentato più di una proposta di legge, in momenti non sospetti, prima che il Governo arrivasse a decidere un'incentivazione nei confronti dell'edilizia. Lo abbiamo proposto però anche in modo opportuno, quindi non penalizzante sia nei confronti delle stesse imprese sia nei confronti degli utenti. Aumentare l'IVA anche in questo settore, portarla sino al 20 per cento vuol dire aumentare i costi delle materie prime, di tutto quello che viene utilizzato per la costruzione e la ristrutturazione. In tal modo va a penalizzare un settore importantissimo, come tenevo a precisare all'inizio, ma finisce per creare anche un ingente volume di affari in nero che, è inutile negarlo, ci sono sempre stati. Non è questo il modo per poter lottare contro questo fenomeno, per recuperarlo e per rinsaldare le casse dell'erario. Non lo si fa aumentando un'aliquota IVA che potrebbe essere invece tranquillamente ridotta, come è stato proposto da noi, almeno al 4 per cento, in particolare per il settore della ristrutturazione.
Mi dispiace che il Presidente Violante non sia qui mentre sto parlando, anche perché ho scritto a lui personalmente per sollecitare, anche in sede di finanziaria, l'esame delle proposte avanzate da alleanza nazionale in merito, senza fermarsi solo ed esclusivamente alle proposte demagogiche del Governo, fondamentalmente fatte tramite i mass media, sul settore edile. Noi siamo andati un po' più a fondo: chiedendo l'abbassamento delle aliquote IVA con alcune proposte di legge, siamo andati alla ricerca del vero risanamento del settore e di tutto l'indotto. Vogliamo fare qualcosa per la piccola e media industria, non solo per la grande. Non vogliamo creare una sorta di rottamazione - perché non vogliamo parlare di rottamazione nel settore edile, come in tutti gli altri settori, ma mi voglio soffermare su questo, perché sono primo firmatario di una proposta di legge in materia - ma offrire qualcosa di alternativo. Qui sta la differenza tra la politica espressa dal Polo per le libertà e quella fatta in quest'aula e fuori - ma, ripeto, in particolar modo sui giornali e tramite le televisioni - da questo Governo. Una politica fatta di parole e non certo di fatti. Si tratta di una politica che penalizza, una politica che se a volte è tesa ad assistere, altre volte toglie e non crea né ricchezza né produttività.
Aumentare l'IVA, anche in questo settore, dal 16 al 20 per cento per la materia prima e non portarla, come è stato richiesto più volte anche da alleanza


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nazionale, ad una quota accettabile qual è quella del 4 per cento, vuol dire bloccare il mercato.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alboni, ma il tempo a sua disposizione è scaduto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti...

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Mi scusi, ma ho sbagliato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoruso. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, ho dato la parola all'onorevole Amoruso, a lei la darò dopo (Commenti).

GIUSEPPE TATARELLA. L'ha chiesta prima Buontempo; l'ha chiesta quando lei ha sbagliato!

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Tatarella. Ha facoltà di parlare l'onorevole Buontempo che l'ha chiesta per un richiamo al regolamento.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, desideravo semplicemente richiamare la sua attenzione sulla necessità di fare pulizia in aula.
Noi siamo qui a fare il nostro dovere e continueremo a farlo, ma non è possibile lavorare senza consentire che l'aula venga «rinfrescata» e ripulita. La invito pertanto (Commenti)... Non è né una vergogna né altro, ma è uno stato di necessità; il che è un'altra cosa!
Ciò detto, Presidente, la pregherei di sospendere per cinque, sei o sette minuti i nostri lavori (un tempo che non toglie alcunché ai nostri lavori) per dare la possibilità di «rinfrescare» l'aula perché ne va di mezzo la nostra salute (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, in questo momento non è possibile procedere alle pulizie in aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto (Commenti)...

ELIO VITO. Presidente, metta ai voti la proposta!

ANTONIO LEONE. Metta ai voti la proposta!

VASSILI CAMPATELLI. Ma quali voti?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoruso. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARIA BERRUTI. La maggioranza venga in aula a votare. Ma che, fate la maggioranza così? A dormire (Commenti)?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Amoruso, svolga il suo intervento.

FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, certamente io vorrei svolgere il mio intervento, ma vorrei farlo in un clima sereno, tranquillo, un clima che sia favorito dalla correttezza di tutti i nostri colleghi qui presenti e che aspirano a poter operare in un ambiente che sia adeguatamente confacente alle funzioni che svolgiamo (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).
Penso quindi che sarebbe giusto, ma ciò non mi esime dall'entrare subito nel merito dell'argomento, ribadire quale sia la richiesta che proviene da parte della maggioranza dei parlamentari presenti, ossia di prendere in considerazione quanto ha appena chiesto l'onorevole Buontempo.
Il provvedimento in esame riguarda la conversione in legge, con modificazione, del decreto-legge 29 settembre 1997,


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n.328, recante disposizioni tributarie urgenti. Tali disposizioni tributarie non sono altro che l'ennesima e maggiore pressione fiscale esercitata ai danni dei cittadini italiani. Questo viene fatto nel momento in cui le opposizioni, attraverso un'azione intelligente di disponibilità che avevano offerto al Governo e alla maggioranza, avevano creato i presupposti perché su tale argomento così importante e delicato potesse esserci un sereno confronto, una capacità di verifica e di collaborazione attraverso l'approvazione di un provvedimento che, in base alle nostre aspirazioni, non doveva essere vessatorio ma, in virtù delle poche modifiche proposte, riportato in un alveo di accettabilità.
Ebbene, la disponibilità dimostrata dalle opposizioni, sia dal Polo delle libertà sia dalla lega, non è stata compresa dalla maggioranza e dal Governo, che hanno fatto muro ed hanno dichiarato la loro indisponibilità a considerare il ruolo delle opposizioni delle minoranze. Ma non è pensabile che le minoranze vengano continuamente accusate di fare solo dell'ostruzionismo quando da parte della maggioranza non vi è la disponibilità ad accettare il benché minimo intervento sui provvedimenti che vengono discussi in aula! Il ricorso a decine di voti di fiducia dimostra come la maggioranza non sia in grado né voglia affrontare in modo leale il rapporto con le opposizioni e con le minoranze.
Stiamo parlando di una maggiore pressione fiscale, di un provvedimento che penalizza le categorie produttive e che va a discapito delle piccole e medie imprese, privandole di un aspetto fondamentale, che intendiamo sottolineare perché rappresenta una delle risorse di cui le nostre aziende dispongono: la competitività sui mercati internazionali. Questo aumento delle aliquote comporta che la nostra produzione, a causa di una crisi di domanda interna, risulti meno concorrenziale pure sui mercati internazionali, anche se all'estero va in esenzione di IVA. Infatti, le nostre aziende non rivolgono tutta la loro produzione alla esportazione, ma destinano quote della loro produzione al mercato interno ed altre alle esportazioni. Pertanto, subendo dei danni per quanto attiene alle quote di produzione destinate al mercato interno, necessariamente anche il mercato estero ed internazionale subisce dei danni dalla caduta di concorrenzialità dei nostri prodotti.
A questo proposito vorrei dire che ho presentato proprio oggi una interrogazione, sottoscritta anche dai colleghi Gissi e Iacobellis, rivolta al ministro dell'industria per sapere se sia vero che in questo momento in Italia stanno avendo luogo delle importazioni selvagge di prodotti collegati al settore tessile, in particolare alla maglieria, che stanno creando gravi difficoltà in un'area produttiva importante per la nostra nazione e per la nostra regione, come la Puglia (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PAOLO MAMMOLA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Mammola, l'ordine dei lavori è stato votato dall'Assemblea, che ha stabilito che abbiano luogo le dichiarazioni di voto fino alle 5 di questa mattina. Quindi non c'è altro da dire.

PAOLO MAMMOLA. Sull'ordine dei lavori non si può intervenire!

ALESSANDRO BERGAMO. È un Parlamento bulgaro!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto, che era nato a suo tempo come uno strumento per armonizzare le aliquote IVA, è divenuto successivamente l'ennesimo contenitore per le cose più strane e per i propositi più arditi. Ci siamo accorti di questa tendenza ed abbiamo pensato di porvi rimedio presentando una serie di qualificati emendamenti, tutti di merito, che però sono stati cassati in un modo o


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nell'altro dal Governo e dalla maggioranza perché, dopo poco più di un'ora di discussione e dopo circa quattordici-quindici votazioni, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Bogi, ha chiesto la fiducia.
Purtroppo, quindi, questa ennesima fiducia ha mutilato un dibattito durante il quale, nel corso di un'ora, aveva avuto luogo una quindicina di votazioni su altrettanti emendamenti. Ciò palesava la volontà tutt'altro che ostruzionistica dell'opposizione.
Quindi, sfumata la strada degli emendamenti che pure l'opposizione aveva cercato di percorrere, abbiamo tentato quella degli ordini del giorno, per la verità senza molto successo, a giudicare anche dall'impietoso parere che su di essi ha espresso il sottosegretario.
Io, come gli altri colleghi di alleanza nazionale (quelli che hanno la bontà di essere ancora sani di mente a quest'ora), voterò a favore di tutti gli ordini del giorno, almeno quelli che sono sopravvissuti alla selezione durissima del sottosegretario alla quale abbiamo assistito poco fa con - ammettiamolo pure - un tifo da stadio. Eravamo tutti un po' stanchi e quindi abbiamo accompagnato il giudizio del sottosegretario con una ola brasiliana. Avrei preferito un diverso giudizio del Governo su alcuni ordini del giorno ai quali vorrei fare velocemente cenno. Mi riferisco all'ordine del giorno n.9/4297/6, che reca la firma dei colleghi Oreste Rossi e Formenti, che fa riferimento al decreto Ronchi che ha rappresentato un ulteriore appesantimento per le famiglie, in quanto ha sostituito la tassa dei rifiuti solidi urbani con la tariffa per la questione dei rifiuti urbani. Attualmente non è prevista IVA perché è una tassa, mentre quando si trasformerà in tariffa, ovviamente ci sarà anche l'IVA da pagare in più. Si sa comunque che la tassa sui rifiuti si paga in base ai metri quadri e non sulla reale produzione dei rifiuti per cui questa legge appare davvero iniqua. L'ordine del giorno al quale ho fatto riferimento intendeva appunto correggere la legge perché le abitazioni più vecchie situate nei centri storici per esempio, sono generalmente abitate da persone anziane, da famiglie monoreddito che non hanno grandi possibilità economiche. Ebbene, oltre a pagare la tassa sui rifiuti, ora dovranno anche pagare l'IVA del 20 per cento. L'ordine del giorno che ho richiamato impegnava il Governo a prevedere le misure necessarie al fine di esentare la suddetta tariffa dall'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto.
Avrei preferito...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Butti, il tempo a sua disposizione è esaurito (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e del CCD).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero esprimere il mio voto favorevole (e ringrazio il coordinatore Gasparri di essere qui accanto a me) sugli ordini del giorno presentati a questo provvedimento. Gli ordini del giorno sono la traduzione degli emendamenti che il Polo per le libertà aveva presentato in maniera ragionevole e che aveva cominciato a discutere e a votare in tempi altrettanto ragionevoli.
Siamo fortemente preoccupati della restrizione di spazi a danno dell'opposizione che si è verificata in aula; siamo preoccupati perché è la conseguenza della nuova disciplina del rapporto tra la decretazione d'urgenza e il Parlamento. Quando la Corte costituzionale è intervenuta, vietando al Governo di reiterare i decreti-legge, lo ha fatto per restituire al Parlamento il potere legislativo; lo ha fatto per restituire a noi la possibilità di intervenire, di decidere di legiferare. Invece non solo prosegue l'ingerenza del potere esecutivo in quello legislativo con l'emanazione di decreti-legge su argomenti che non dovrebbero essere materia di decreto-legge, come quelli contenuti nel provvedimento in esame, ma ancor di più viene ristretto lo spazio dell'opposizione con l'apposizione troppo frequente di questioni


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di fiducia che, oltre a togliere al Parlamento l'iniziativa legislativa, tolgono ai singoli parlamentari e ai gruppi la possibilità di emendare, addirittura di discutere.
Siamo preoccupati da questo, così come dall'intervento fatto oggi in aula dal capogruppo del PDS Mussi: addirittura si nega all'opposizione il diritto di occupare il tempo previsto dal regolamento per discutere degli emendamenti presentati.
Si tratta di un provvedimento che riteniamo molto delicato, perché va a toccare ancora una volta le tasche di quell'Italia produttiva che finora ha garantito un tessuto economico vitale al nostro paese. Si interviene con decreto-legge in materia di aliquote IVA con grande disagio per i contribuenti, eppure questo Governo, anzi questa maggioranza, nel suo programma elettorale affermò che non avrebbe aumentato la pressione fiscale e che avrebbe tutelato il contribuente. Ci troviamo invece oggi a doverci opporre da soli in Parlamento e con forza, con la forza della ragione di chi porta avanti le proprie tesi, perché non c'è rispetto da parte di questo Governo e di questa maggioranza per il contribuente.
Il decreto è motivato esclusivamente da ragioni di cassa e non è in ossequio alle direttive comunitarie; se così fosse, non ci sarebbe stata l'urgenza, perché c'era tempo fino alla fine del 1998.
Si colpiscono settori che invece avrebbero bisogno di essere incentivati, sono questi i paradossi del Governo Prodi. Mentre si incentiva la vendita delle auto attraverso il decreto sulla rottamazione per ossequiare qualche potere forte sempre disponibile, dall'altra parte si aumenta l'IVA nel settore dell'edilizia, che andrebbe invece effettivamente incentivato per consentirne la ripresa. Da un lato si dice che si vogliono prevedere incentivi per l'edilizia, dall'altro si aumenta l'IVA nel settore: questa è schizofrenia legislativa, questo è il paradosso. Anche perché sappiamo che, se ci saranno gli incentivi, chi farà ristrutturazioni avrà tutto l'interesse affinché esse vengano certificate con fattura, quindi con una pressione dell'IVA ancora maggiore. Allora il Governo con una mano dà l'incentivo e con l'altra lo riprende, però fa propaganda dicendo ai cittadini che vuole aiutare il settore dell'edilizia, le ristrutturazioni delle abitazioni e dei negozi; è però un aiuto fittizio, che viene subito ripreso dallo Stato attraverso l'aumento delle aliquote.
Se veramente questo Governo era intenzionato ad adeguare il rapporto tra il contribuente e l'IVA ai regimi degli altri paesi europei, avrebbe fatto bene a prevedere delle iniziative per accelerare i rimborsi. Molte aziende sono in crisi di liquidità ...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Bocchino, il suo tempo è esaurito.

DANIELE FRANZ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

DANIELE FRANZ. Per un richiamo al regolamento, all'articolo 39 comma 2.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Sia nel caso del collega Amoruso sia in quelli dei colleghi dei colleghi Butti e Bocchino, trascorso il termine lei ha tolto la parola. Il secondo comma dell'articolo 39 recita: «Trascorso il termine il Presidente, richiamato due volte l'oratore a concludere, gli toglie la parola» (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia). È quindi evidente che, trascorso il termine, lei deve scampanellare per due volte e al terzo scampanellio deve togliere la parola. Non mi pare che lei l'abbia fatto, quindi la richiamo al comma 2 dell'articolo 39, esortandola a ridare la parola al collega Bocchino.

PRESIDENTE. Onorevole Bocchino, concluda (Applausi).

ITALO BOCCHINO. Stavo appunto dicendo che i nostri emendamenti ed i nostri ordini del giorno erano soprattutto


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richieste di indirizzo al Governo per favorire determinati settori che hanno realmente bisogno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ITALO BOCCHINO. Deve scampanellare due volte, lo dice il regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Bocchino, il suo tempo è scaduto.

ITALO BOCCHINO. Deve scampanellare due volte!

PRESIDENTE. Onorevoli Tatarella e Vito, e tutti i colleghi presenti in aula, vi prego di ascoltarmi. Voi state esercitando un vostro sacrosanto diritto, un'azione ostruzionistica...

MASSIMO MARIA BERRUTI. Non è un peccato!

DOMENICO GRAMAZIO. Non è vero, è falso!

PRESIDENTE. L'ostruzionismo è stato dichiarato (Commenti del deputato Berruti) Lasci parlare il Presidente, per favore!
Dicevo che l'ostruzionismo ha una sua dignità, una sua logica e un suo significato. Io sono qui per permettere a voi di espletare questa azione. Voi dovete però rispettare anche la dignità di quest'aula e di questa Presidenza, non tanto per quello che è il merito della mia persona, quanto per il ruolo che sono chiamato a ricoprire (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Quindi, onorevoli colleghi, procediamo con la dovuta comprensione reciproca e con la distensione che penso che l'ora ci consigli.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, io apprezzo moltissimo quanto da lei adesso dichiarato e le assicuro che da parte del gruppo di alleanza nazionale - ma credo da parte di tutti - vi è il pieno intento non solo di rispettare la dignità di questa sede, ma anche di agevolarla nel difficile lavoro - vista anche l'ora - che lei sta svolgendo. La posso quindi rassicurare in tal senso, essendo sicuro anche del rispetto pedissequo del regolamento che proprio quando si svolge un'attività di filibustering diventa essenziale. Se è vero infatti che siamo tenuti a rispettarlo proprio nel momento in cui si sceglie una strada che non può non essere definita di ostruzionismo, ma che sicuramente è di «insistenza», anche in lotta contro il tempo per argomentare le proprie ragioni, è altrettanto vero che lo stesso esatto rispetto delle norme regolamentari deve essere tenuto e posto da chi ha l'alto compito di dirigere l'Assemblea.

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, intervengo anch'io per confermare la massima stima personale nei suoi confronti e il rispetto per la funzione che lei svolge, per la Presidenza, così come prima abbiamo detto anche nei confronti del rappresentante del Governo. È evidente che si tratta di una di quelle situazioni particolari che a volte si verificano nella vita parlamentare, nella vita di un'Assemblea come questa, che occorre saper gestire con rigore ma anche con un minimo di buonsenso.
Allora, credo che la richiesta - rispetto alla quale bisogna pure considerare il fatto di intervenire a quest'ora e di provare a svolgere un intervento che abbia il significato politico compiuto di intervenire riguardo al provvedimento in discussione - che i colleghi le rivolgevano, era semplicemente quella di poter concludere il proprio intervento e non di approfittare di 30-40 secondi in più che, del resto, non mi pare che influirebbero più di tanto nella situazione; i colleghi chiedevano


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semplicemente di avere la possibilità di concludere compiutamente un discorso, rispetto al quale, credo, tutti i colleghi che stanno partecipando alla seduta odierna abbiano interesse di poter compiere in modo corretto.
Tutto questo - ripeto - nel massimo rispetto del suo lavoro e della sua funzione e nell'ambito di quel rispetto che tutti ci dobbiamo reciprocamente, soprattutto in queste occasioni che sono per tutti faticose e difficili. Queste ultime, peraltro, rappresentano comunque un'esperienza utile perché consentono anche l'instaurarsi di questi rapporti piacevoli e di stima, come quelli che attualmente abbiamo ripreso con lei e dei quali le sono molto grato (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

ROBERTO MANZIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, non possiamo aprire un dibattito su questo argomento.

MASSIMO MARIA BERRUTI. No, è solo un apprezzamento a lei.

ROBERTO MANZIONE. No, Presidente, vorrei chiedere la parola per un richiamo all'articolo 11 del regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MANZIONE. Nel darle atto della sua estrema correttezza - ed in questo momento voglio associarmi alle parole pronunciate poco fa dai colleghi di alleanza nazionale e di forza Italia; ma non ve ne sarebbe bisogno, perché lei ha dato più volte ampia dimostrazione, se ciò fosse stato necessario, della sua capacità, unica per certi versi, di una conduzione dei lavori dell'Assemblea che è democratica e partecipativa e nello stesso tempo consapevole di quelle che sono le diverse funzioni che devono essere esercitate -, mi consenta (al di là di tutti i discorsi sulla necessità di scampanellare o meno, che mi interessano poco) di portare avanti una rivendicazione che invece, come gruppo del CCD, mi interessa in maniera particolare. Vorrei sottolineare con forza la rilevanza del mio richiamo all'articolo 11 del regolamento, sperando che i colleghi non vogliano male interpretare le mie parole.
Tale articolo così recita: «I Segretari (...) formano, secondo l'ordine delle richieste, l'elenco dei deputati iscritti a parlare; (...). Ed allora, signor Presidente, mi permetto di far rilevare che il presidente Giovanardi aveva chiesto l'iscrizione a parlare dei deputati del gruppo del CCD molto prima di quanto fosse stato fatto da parte del gruppo di alleanza nazionale. Sono perfettamente (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)... Un attimo, colleghi! Il segretario presente in aula, invece, ritenendo di dover iscrivere tutto il Polo per le libertà, ha seguito l'ordine alfabetico. Sono sempre disponibile ad accettare gli atteggiamenti rispettosi verso gli altri gruppi, però ribadisco che non è il caso che il gruppo di alleanza nazionale, soltanto perché è più corposo del nostro, ci debba costringere a rimanere in aula ore ad aspettare il nostro turno.
Mi rifaccio, quindi, al preciso dettato dell'articolo 11 del regolamento, che prevede che venga rispettato l'ordine delle richieste per l'iscrizione. Quindi le chiedo ancora formalmente, Presidente, di interpellare i segretari al fine di verificare che il presidente Giovanardi (Commenti del deputato Berruti) è stato il primo a chiedere l'iscrizione del gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Manzione, procederemo a questa verifica.

NINO SOSPIRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

NINO SOSPIRI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. L'ordine dei lavori, onorevole Sospiri, lo abbiamo già definito; non possiamo continuamente, ad ogni intervento, procedere a ridefinirlo.


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NINO SOSPIRI. Mi perdoni, Presidente, si tratta di un richiamo al regolamento...

PRESIDENTE. Relativamente a quale articolo?

NINO SOSPIRI. All'articolo 41.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, onorevole Sospiri.

NINO SOSPIRI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per manifestare il mio apprezzamento relativamente alle sue considerazioni riguardanti il diritto sacrosanto dell'opposizione di combattere la battaglia che sta combattendo ed anche la dignità dell'Assemblea, della funzione e del ruolo del Presidente. Credo si debba tutti concordare su questa sua argomentazione.
E allora, proprio per rispetto del suo ruolo, per rispetto della dignità di questa Assemblea, le chiedo, Presidente, di sospendere la seduta e di riprenderla magari anche domani mattina ad un'ora ragionevole, magari alle 8,...

PRESIDENTE. Onorevole Sospiri, mi perdoni...

NINO SOSPIRI. Presidente, mi faccia concludere!

PRESIDENTE. No, non posso lasciarla continuare perché questa richiesta è già stata avanzata dal suo collega Buontempo ed abbiamo stabilito che l'ordine dei lavori...

NINO SOSPIRI. In altro momento!

PRESIDENTE. Non importa, non possiamo ogni momento riproporre la stessa...

NINO SOSPIRI. Presidente, la invito cortesemente... per carità, è lei che disciplina i lavori dell'Assemblea, quindi non posso neppure permettermi di fare una forzatura, ma...

PRESIDENTE. Onorevole Sospiri, non mi costringa a toglierle la parola, ascolti la risposta.

NINO SOSPIRI. ...guardi un attimo il sottosegretario presente in rappresentanza del Governo, e ci dica se è in grado di seguire correttamente i lavori!

PRESIDENTE. Onorevole Sospiri, ho capito perfettamente la sua richiesta, adesso la prego, ascolti quello che le dice il Presidente.

NINO SOSPIRI. Mi perdoni, Presidente...

PRESIDENTE. No, onorevole Sospiri, basta: la sua richiesta è stata già avanzata...

NINO SOSPIRI. Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. ...e la Presidenza non può accettarla perché abbiamo già stabilito qual è l'ordine dei lavori. Procederemo con le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno fino alle 5. Adesso la prego di non insistere oltre.

NINO SOSPIRI. Io credo che l'Assemblea debba sempre essere considerata sovrana, non soltanto in alcune circostanze (Commenti del deputato Carazzi).

PRESIDENTE. Difatti questa è una deliberazione che l'Assemblea ha assunto con votazione.

NINO SOSPIRI. In altro momento, in altra circostanza!

PRESIDENTE. Basta così, grazie.

ALFREDO BIONDI. Tutte le ordinanze sono revocabili!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlesi. Ne ha facoltà.


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NICOLA CARLESI. Signor Presidente, onorevoli...

UGO MARTINAT. Mancano i segretari!

NICOLA CARLESI. Presidente, la prego di far rispettare i lavori.

PRESIDENTE. Per favore, colleghi: lasciate svolgere l'intervento all'onorevole Carlesi.

UGO MARTINAT. Dove sono i due segretari?

NICOLA CARLESI. Non ci sono i deputati segretari, Presidente, posso iniziare?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Carlesi.

NICOLA CARLESI. Mancano i deputati segretari di Presidenza, Presidente, non si può lavorare. Il mio intervento potrebbe essere inibito (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale) e potrebbe non avere il valore che esso deve avere, in quanto mancano i segretari. Pertanto la invito...

PRESIDENTE. Ho già provveduto a far chiamare i deputati segretari. Prosegua, onorevole Carlesi, c'è il Presidente che la ascolta. Nel nome di quel richiamo alla dignità dell'Assemblea che abbiamo fatto, la prego di proseguire nel suo intervento (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

NICOLA CARLESI. Presidente, non metto in dubbio che lei mi stia ascoltando; anzi sono onorato del fatto che mi stia a sentire. Tuttavia, mi sembra che in questo momento l'Ufficio di Presidenza non sia nella pienezza dei suoi poteri e pertanto chiedo che vengano chiamati immediatamente i deputati segretari; successivamente comincerò il mio intervento. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

GIUSEPPE TATARELLA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE TATARELLA. Ammiro le sue parole di rispetto per la Presidenza. La Presidenza, come lei sa, è composta dal Presidente e dall'Ufficio di Presidenza. Noi abbiamo rispetto sia per il Presidente sia per l'Ufficio di Presidenza. Tra l'altro, sono cariche che comportano onori ed oneri. Noi siamo per l'aumento dell'indennità notturna per i deputati segretari presenti in Assemblea...!
Per il decoro del Parlamento (qualcuno già si è alzato mentre noi segnalavamo tali assenze), pur non chiedendo la sospensione della seduta per questo motivo, la invitiamo a fare in modo che l'Ufficio di Presidenza sia rappresentato. A fronte di un deputato di un partito che subisce una tattica di chiarimento e di verità - qual è quella posta in essere da noi - non ostruzionistica, perché in Parlamento, come lei ben sa per averlo fatto con noi altre volte, l'ostruzionismo non lo si può fare più, i deputati segretari devono essere presenti. Dunque, mentre noi interveniamo, la preghiamo di far svegliare i due segretari assenti con onori ed oneri, affinché siano presenti, insieme a noi, ad un dibattito che comunque onora l'istituto parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tatarella, lei ha rispecchiato esattamente quanto stavo facendo presente all'onorevole Carlesi. Ho fatto chiamare i deputati segretari...

GIANFRANCO CONTE. Anche in pigiama!

PRESIDENTE. ...ma non è opportuno sospendere la seduta perché questo, come lei giustamente ha riconosciuto, non avrebbe significato.
Prego, onorevole Carlesi.


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NICOLA CARLESI. Presidente, nonostante non ci siano i deputati segretari... ritengo di dover esprimere ugualmente il mio pensiero.
Credo che si debba fare una considerazione, signor Presidente ed onorevoli colleghi della maggioranza, in relazione al clima nel quale stiamo vivendo in quest'aula. Sembrerebbe, ma non è questa la verità e mi sforzerò, nei pochi minuti del mio intervento, di dimostrarlo, che da parte dell'opposizione di alleanza nazionale vi sia un atteggiamento preconcetto e si adotti un comportamento ostruzionistico nei confronti del provvedimento in esame. La realtà, invece, signor Presidente, non è questa, e la mia non è una battuta. Bisogna cercare di capire il senso della situazione nella quale ci siamo trovati ed i motivi per i quali siamo giunti a questo punto dei nostri lavori. Mi riferisco, cioè, al significato del voto di fiducia che è stato chiesto. Ritengo che possa essere interpretato come la coda della crisi di Governo di qualche giorno fa o, ancor meglio, potrebbe essere interpretato come l'annuncio di una nuova crisi del Governo, per sancire l'instabilità della coalizione di maggioranza. Dico questo perché spesso il voto di fiducia non è, e non deve essere interpretato, così come l'esperienza di questo anno mi ha insegnato, esclusivamente uno strumento per tappare la bocca all'opposizione.
Spesso, così come ritengo sia avvenuto anche in questa situazione, il voto di fiducia richiesto dal Governo serve sostanzialmente per mettere una toppa alle pecche, alle incongruenze, alle diversificazioni, alle crisi insite nella coalizione di maggioranza. D'altra parte, onorevoli colleghi, stiamo discutendo di un provvedimento che parla delle aliquote IVA che fa chiaramente riferimento ai danni nei confronti della nostra economia, dell'occupazione e della piccola e media impresa, ma questo è il preludio di ciò che ci aspetta nei prossimi giorni. Questo voto di fiducia, cioè questo atteggiamento del Governo che si blinda non tanto nei confronti dell'opposizione, ma soprattutto all'interno della propria stessa maggioranza, come dicevo, è il preludio di ciò che ci aspetta prossimamente, a pochi giorni ancora dal varo alla Camera di una finanziaria di 25 mila miliardi.
Vi sarete resi conto, colleghi, di quello che sta avvenendo in questi giorni rispetto al problema della finanziaria e questo spiega per quale motivo il Governo, in maniera assolutamente inconcepibile, ha chiesto un voto di fiducia che non era - come è stato detto - in relazione all'ostruzionismo dell'opposizione, ma per blindarsi rispetto alle proprie incongruenze ed alle proprie difficoltà interne. Quello che sta avvenendo proprio in relazione alla finanziaria è preludio di una prospettata crisi: i malumori che vi sono nell'area cosiddetta sindacale; i popolari che vogliono modificare l'IRAP in favore degli autonomi e l'ostruzionismo - questo sì - di rifondazione comunista e del PDS rispetto a quanto i popolari stanno facendo in questi giorni nei confronti di una tassa che evidentemente colpisce, così come le aliquote IVA colpiscono la piccola e la media impresa; quello che avviene per quanto riguarda le dichiarazioni dei pensionati della triplice sindacale, i quali si accorgono che questa riforma fiscale va a colpire le famiglie; quello che succede nell'area dei COBAS rispetto al pubblico impiego, ai tagli al personale della scuola, alle risorse della sanità e dei trasporti...

PRESIDENTE. Onorevole Carlesi, deve concludere.

NICOLA CARLESI. Ebbene, in ordine a tutta questa situazione noi riteniamo che il voto di fiducia che è stato chiesto non sia in relazione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Carlesi.

NICOLA CARLESI. Concludo con poche parole, Presidente.

DOMENICO GRAMAZIO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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DOMENICO GRAMAZIO. Signor Presidente, mi richiamo al regolamento per sapere quale sia il posto che deve occupare il sottosegretario durante il dibattito. Ricordo infatti che ormai nella prassi normale di queste sedute i sottosegretari siedono al primo banco. Non so se Prodi abbia nominato il sottosegretario ministro facendolo passare, proprio per la sua competenza e responsabilità, a sedere ad un altro banco...

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Gramazio. Pregheremo immediatamente il sottosegretario di prendere...

DOMENICO GRAMAZIO. Richiamo quindi anche lei a mantenere il rispetto dell'ordine e del regolamento in questa sede! Lo deve fare!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, ho capito perfettamente.
Pregheremo il sottosegretario Marongiu di prendere posto dove peraltro è rimasto seduto finora.

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Voi potete camminare, io no!

DOMENICO GRAMAZIO. Se non ce la fa a stare seduto, chiamate l'ambulanza. Ha la tessera della Medital, potete portarlo in ospedale. C'è un medico che può visitarlo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Il primo compito di un Presidente è quello di tutelare la dignità dell'aula, ma non mi pare che questo si stia facendo con le decisione che sono state prese dal Presidente Violante, il quale tra l'altro, quando la maggioranza che lo ha eletto Presidente fa una forzatura regolamentare, avrebbe il dovere di rimanere a presiedere (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Non si può forzare il regolamento ed obbligare coloro che fanno il proprio dovere a sopportare una conduzione dell'Assemblea che la priva della dignità propria delle assemblee elettive.
Anche la richiesta che ho avanzato - che, data l'ora tarda, poteva apparire quasi ostruzionistica - di provvedere alla pulizia dell'aula si collega al dovere del Presidente di assicurare ai parlamentari una permanenza in aula in condizioni dignitose e di pulizia.
Questo modo di forzare le situazioni non agevola nessuno e, certo, non accelera i lavori dell'Assemblea che, come lei sa, sono legati a situazioni politiche. L'intervento fatto dall'onorevole Mussi, presidente del gruppo della sinistra democratica, è stato arrogante, svolto da una persona presuntuosa che ha ancora il complesso marxista-leninista: non ne ha la statura, ma ha la cattiveria di un comunista!
A quell'intervento noi abbiamo risposto con tutta la moderazione possibile, tutelando il nostro diritto di fronte a questo Governo: potere girarla come volete, ma una trentina di richieste di voti di fiducia rappresentano uno scandalo!
Credo che questi siano i primi segnali di un'opposizione che deve riconquistare il proprio diritto, ottenere il rispetto del regolamento e tutelare i cittadini.
Partiti di maggioranza, voi non potete consentire che si continuino a rubare soldi ai piccoli imprenditori per regalarli al padrone di questa maggioranza, che si chiama Agnelli, che si chiama FIAT! Voi continuate a regalare soldi ad Agnelli ed alle grandi imprese per la rottamazione e per la cassa integrazione, ma poi aumentate l'IVA alle piccole e medie imprese, contribuendo alla crisi che le sta portando alla chiusura, ai licenziamenti!
È dunque nostro preciso diritto utilizzare tutti gli strumenti regolamentari possibili per far sapere ciò che il Governo sta facendo. Si arriva ad aumentare l'IVA dal 16 al 20 per cento per le apparecchiature scientifiche, la cui esclusiva destinazione alla ricerca sia stata accertata dal Consiglio nazionale delle ricerche. È anche


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ridicolo: se la destinazione di un'apparecchiatura non viene accertata dal Consiglio nazionale delle ricerche, non se ne aumenta l'IVA, ma se quell'istituto ne riconosce l'utilità per la ricerca, il Governo aumenta l'IVA dal 16 al 20 per cento!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei così può trattare i suoi parenti!

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, il tempo a sua disposizione è terminato. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Lei mi deve avvertire quando il tempo sta per scadere! Ha capito?

DARIO GALLI. Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. L'onorevole Caruso è in aula?

DARIO GALLI. Presidente, le ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Gliela darò dopo, adesso l'ho data all'onorevole Caruso.
Prego, onorevole Caruso.

DARIO GALLI. È la seconda volta che gliela chiedo!

ENZO CARUSO. Signor Presidente, il provvedimento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia riguarda la rideterminazione di alcune aliquote IVA. Con riferimento ai prodotti attinenti all'agricoltura, ritengo che l'aumento dell'aliquota dal 16 al 20 per cento per i mosti di uva parzialmente fermentati, i vini di uve fresche, i vini liquorosi, le bevande a base di vino costituisca una manovra non accettabile, perché proprio in questo settore della vitivinicoltura ci si aspettava ben altri provvedimenti.
Il ministro Visco dovrebbe sapere che il settore vitivinicolo in Europa gode di uno squilibrio di mercato, per cui le eccedenze debbono rientrare nell'arco di tre o quattro anni. In questi anni, le eccedenze sono rientrate attraverso la distillazione obbligatoria e preventiva e l'estirpazione di vigneti, a cui l'Unione europea ha dato i propri contributi. Ma non è questa la strada da seguire per consentire lo sviluppo del comparto in questione.
Tutto questo accade nel momento in cui a Bruxelles è in discussione la riforma dell'organizzazione comune di mercato del settore, che vorrebbe ulteriormente penalizzare l'Italia in quanto paese produttore di vino. Nel giro di quarant'anni, mentre le nostre superfici coltivate a vite sono diminuite e la produzione è rimasta sostanzialmente invariata, in Germania si è permesso che la superficie raddoppiasse e la produzione aumentasse di cinque volte. Con questo OCM che si vuole introdurre non si fa altro che fare entrare in commercio, mettendole in competizione con i nostri vini, bevande la cui gradazione minima naturale è di 6 gradi, suscettibile di un aumento, con l'aggiunta del saccarosio, di 2 gradi e mezzo. Ciò significa che, mentre noi abbiamo delle eccedenze, permettiamo ad alcuni paesi europei di aggiungere zucchero per aumentare ulteriormente la quantità di vino, che poi non può essere venduta. Al tempo stesso si permette anche l'arricchimento liquido, per cui allo zucchero viene aggiunta anche l'acqua, determinando lo zuccheraggio umido.
Il consumo del vino diminuisce annualmente di circa 2 milioni di ettolitri. Secondo questo schema di rientro, la nostra produzione nazionale dovrebbe diminuire del 25 per cento nell'arco di tre o quattro anni. Qualsiasi persona esperta del settore così come qualsiasi deputato del gruppo dell'Ulivo ha segnalato nella diminuzione della tassazione e delle accise l'unica possibilità di sviluppo del comparto


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in questione. Con una adeguata campagna promozionale e con una diminuzione delle accise, infatti, questo alimento, le cui proprietà salutari sono conosciute, potrebbe avere un grosso sviluppo e soprattutto le zone in cui la vigna non ha alternative per problemi del suolo potrebbero trovare sviluppo ed occupazione. Non si permetterebbe così che queste zone si degradino anche da un punto di vista ambientale e culturale.
Abbiamo chiesto che le iniziative in questo settore andassero in una direzione opposta. Se, come si afferma, non si può adottare una aliquota inferiore al 15 per cento, l'aliquota per questi prodotti non avrebbe dovuto essere aumentata dal 16 al 20 per cento. La responsabilità di affossare ulteriormente un settore primario per la nostra agricoltura nel Mezzogiorno (ma non solo, anche nel Veneto, per esempio) avrebbe dovuto imporre al Governo di abbassare l'aliquota relativa al prodotto in questione. Questo non è stato fatto e ciò dimostra come il Governo, a tutti i livelli, a livello di Bruxelles ma soprattutto a livello nazionale, con l'aumento delle aliquote vuole difendere solo a parole la nostra agricoltura. È per questo che gli agricoltori manifestano nelle piazze sia al nord che al sud (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

DARIO GALLI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Un segretario è arrivato, ma il regolamento parla di «segretari», quindi dovrebbero essere due. Comunque, occorre fare un discorso più ampio sull'ordine dei lavori in generale. Questa sera stiamo parlando di un argomento estremamente importante. In quest'aula probabilmente ci sono persone che guadagnano, mediamente, dai 10 milioni al mese in su; è quindi evidente che quando decidono certe cose lo fanno con questo riferimento. Quanto stiamo discutendo in merito all'IVA, al di là del problema delle aziende, e delle ripercussioni che avrà...

PRESIDENTE. Onorevole Galli, venga al richiamo al regolamento e mi indichi l'articolo sul quale intende intervenire.

DARIO GALLI. Poiché questi decreti sull'IVA, oltre all'influsso sulle aziende hanno un influsso sulle famiglie...

PRESIDENTE. Onorevole Galli, qual è l'articolo del regolamento?

DARIO GALLI. Se mi lascia parlare glielo dico, se continua ad interrompermi non ci riesco...

PRESIDENTE. Prima di farla parlare voglio sapere a quale articolo intende richiamarsi.

DARIO GALLI. L'articolo 53. Comunque stavo dicendo...

PRESIDENTE. Per che cosa, onorevole Galli?

DARIO GALLI. Glielo spiego, Presidente...

PRESIDENTE. Lei deve spiegare perché intende richiamarsi all'articolo 53, onorevole Galli.

DARIO GALLI. Per mancanza di serietà e di...

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Galli, lei non può prendere in giro la Presidenza. Si sieda.

DARIO GALLI. Non sto prendendo in giro la Presidenza...

PRESIDENTE. Le tolgo la parola.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?


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ELIO VITO. Sarò brevissimo. Intervengo solo per ringraziare l'onorevole De Simone e darle atto della sua presenza a quest'ora della notte (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). Lo dico seriamente perché il senso della nostra richiesta - l'onorevole De Simone era assente - non era quello...

ALBERTA DE SIMONE. È assente Bono!

PRESIDENTE. Onorevole De Simone, per favore!

ELIO VITO. Volevo darle atto proprio della sua presenza. Il senso della nostra richiesta non era assolutamente quello di mancare di rispetto nei confronti dei componenti dell'Ufficio di Presidenza che - ne siamo tutti convinti - svolgono un lavoro prezioso e meritorio nell'interesse di tutta l'Assemblea. Non è un discorso di parti politiche perché sappiamo, onorevole De Simone, che dell'Ufficio di Presidenza, con l'obbligo di presenza ad ogni seduta, fanno parte deputati della maggioranza e dell'opposizione. Proprio per questo abbiamo particolarmente apprezzato la sua presenza ed ho voluto specificare che la nostra richiesta non aveva nulla di personale nei suoi confronti o nei confronti di altri componenti dell'Ufficio di Presidenza. Le siamo particolarmente grati e volevamo che risultasse anche dal verbale che la sua presenza rappresenta per noi un gesto importante.

MARIO PEZZOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, perdonatemi, ma non possiamo fare discussioni ad libitum. Stiamo svolgendo dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. A che titolo intende parlare, onorevole Pezzoli?

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Bocchino, prima di lei ha chiesto la parola l'onorevole Pezzoli. Mi sembra però che tali richieste siano un po' eccessive.

MASSIMO MARIA BERRUTI. C'è un limite alle richieste?

PRESIDENTE. A che titolo intende parlare, onorevole Pezzoli?

MARIO PEZZOLI. Per informarla, signor Presidente, di un fatto grave che mi è stato appena comunicato e sul quale ritengo importante che il Governo venga a riferire. Sono stato informato che nelle ultime ore 1.500 agenti...

PRESIDENTE. No, onorevole Pezzoli, siamo in sede di dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. Lei sa perfettamente che non può utilizzare gli interventi incidentali per richiamo al regolamento o sull'ordine dei lavori per introdurre argomenti estranei alla discussione in atto. Se vuole fare il suo intervento lo comunichi al Presidente, che eventualmente le darà la parola al termine della seduta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu.

ITALO BOCCHINO. Presidente, avevo chiesto di parlare!

PRESIDENTE. Dopo, onorevole Bocchino. Ha facoltà di parlare, onorevole Porcu.

ITALO BOCCHINO. Ma come dopo...

CARMELO PORCU. Caro Presidente, intervengo nell'allegria dell'aula a quest'ora della notte (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)...

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, la ringrazio per la sua allegria!

CARMELO PORCU. Anche se l'argomento dell'IVA non induce in allegria tutti quanti noi, che più o meno siamo contribuenti. Figuriamoci se induce in allegria il resto del popolo italiano che da noi dovrebbe essere governato e che da noi si aspetta buone leggi. Ahimé, i banchi vuoti di quest'aula davanti a noi non sono solo


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colpa dell'ora tarda ma sono anche un segno delle tenebre che sono cadute su questo Governo dell'Ulivo, su questa politica di sinistra che sta davvero perdendo una direttrice di marcia che voleva essere di progresso, ma che si è invece trasformata in una vera politica di regresso quanto mai antipopolare e quanto mai contraria ai veri interessi del popolo italiano. Durante la discussione testé svolta e gli interventi dei colleghi, andavo ripensando a quell'articolo che è apparso sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, di domenica scorsa, redatto da Ernesto Galli della Loggia. Voi direte: «cosa c'entra Ernesto Galli della Loggia con l'IVA e con quello che stiamo discutendo qui questa sera?». Sì, perché Ernesto Galli della Loggia ha dato uno schiaffo, abbastanza simile a quello che dà il Governo Prodi, a quel ceto medio produttivo che è stato in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi criminalizzato, sia da un punto di vista fiscale, sia da un punto di vista di leggi vessatorie nei suoi confronti, sia da un punto di vista culturale e addirittura a livello morale.
Dice Ernesto Galli della Loggia che l'Italia ha un ceto medio produttivo che non ha cultura dello Stato, che è parassitario e che non ha il senso delle istituzioni. Dice quindi che l'immagine che il Polo dà di sé stesso è un oggettivo riflesso di questo ceto medio produttivo, di cui il Polo è l'espressione.
Ebbene, signor Presidente, onorevoli colleghi, noi contestiamo alla radice questa tesi. Noi diciamo che il ceto medio produttivo italiano sta dimostrando un notevole senso delle istituzioni e dello Stato, per il solo fatto che non scende in piazza, con argomenti ben più terribili di quelli che si usano in un normale ostruzionismo parlamentare, per difendersi da una politica del Governo che è obiettivamente omicida nei suoi confronti! Il ceto medio italiano sta dimostrando un grande senso di responsabilità, perché si sta difendendo con le armi della pazienza e della ragionevolezza da un attacco che lo vede principale vittima di una politica che tende evidentemente a dare schiaffi a più non posso a tutti quei ceti popolari e produttivi che non si sono fino adesso identificati con la politica dell'Ulivo.
Questo è il vero motivo della nostra radicale opposizione. Vedete, in questi giorni ci sono state alcune forze politiche e sindacali che hanno consigliato al Polo cosa dovesse fare. Noi diciamo che il Polo non ha bisogno di essere consigliato su cosa deve fare. Noi rivendichiamo fortemente la nostra capacità di fare politica! La rivendichiamo a partire da questo progetto sull'IVA, che è assolutamente antipopolare nel senso vero del termine (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, del CCD e misto-CDU)! Noi, signor Presidente, rivendichiamo fortemente questa nostra azione, anche quella che si sta compiendo qui questa notte, e - a parte l'ilarità, l'allegria che ci deve accompagnare - anche il senso di amicizia, che vorremmo estendere ai pochi componenti dell'Ulivo che sono qua ad ascoltarci.
Vorremmo che il Governo, signor Presidente, togliesse veramente questi balzelli fiscali a danno della parte più produttiva del popolo italiano, che poi si trasformano sicuramente in un'azione...

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, la prego di concludere.

CARMELO PORCU. Non è stato tanto il vino ad essere colpito: possiamo fare a meno di bere un bicchiere di vino, ma vorremmo, signor Presidente, che veramente il popolo italiano trovasse la via della saggezza, cosa che non può fare né sotto l'Ulivo né sotto la quercia (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, del CCD e misto-CDU - Molte congratulazioni)!

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, prenda anche il mio di applauso, perché è riuscito alle 3 del mattino a catturare la nostra attenzione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Sarebbe stato davvero incomprensibile un comportamento inerte


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e silente da parte delle forze del Polo a fronte della prevaricazione di cui siamo stati fatti oggetto.
Dico questo per tre ragioni. La prima ragione è quella che è già stata esternata in modo così compiuto dall'onorevole Porcu. Noi siamo veramente i rappresentanti dei ceti medi e ci onoriamo di esserlo, ancorché pensi cosa diversa Ernesto Galli della Loggia! I ceti medi non potevano assolutamente non fissare questa nostra reazione a fronte di un comportamento prevaricatore del Governo nei loro confronti.
La seconda ragione che mi sento di rappresentare in questo momento è che i ceti medi devono sapere attraverso la nostra voce cosa il Governo sia stato capace di combinare nei loro confronti, ma soprattutto non in relazione ai danni...

ELIO VITO. Bono! È arrivato Bono (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!

ANTONIO LEONE. Bene alzato! Buon giorno.

PRESIDENTE. Prego, prosegua onorevole Cola.

SERGIO COLA. Aspettiamo la fine dell'applauso, un doveroso applauso a chi ha compiuto, unitamente all'onorevole De Simone, un sacrificio così grande nello svegliarsi!
Come stavo dicendo, la seconda ragione è che noi dobbiamo far comprendere i danni che hanno subito i ceti medi. Si tratta di danni che vanno valutati in correlazione ad una prospettiva futura e che non possono non avere dei riflessi a livello occupazionale.
La terza ragione che ci ha indotti a questo tipo di comportamento in aula è costituita dall'esigenza di evidenziare il fatto che il Governo è prevaricatore anche attraverso i mezzi che pone in essere: i decreti-legge. Sì, si è voluto giustificare quest'esigenza di adeguarsi ai canoni europei, ma fino ad un certo punto! Quando si ha la volontà di porre in essere un'azione, la si può portare avanti anche attraverso un disegno di legge. L'urgenza e la necessità non nascono improvvisamente, come nel caso in esame, bensì attraverso il maturarsi di vari eventi, per cui effettivamente il ricorso al decreto-legge può essere interpretato in due modi: o in un modo subdolo, da parte del Governo, per arrivare, alla fine, a porre la fiducia, prevaricando così l'opposizione, oppure per l'inerzia del Governo che non è stato in condizione, anche attraverso la mancata sollecitazione presso l'altro ramo del Parlamento, di valutare i tempi idonei per giungere ad una sollecita conversione del decreto, dando all'opposizione la possibilità di esaminare emendamenti che non erano assolutamente dilatori, che erano da considerarsi degni di ogni rilievo nel merito, quali quelli che sono stati poi trasfusi negli ordini del giorno che abbiamo via via esaminato.
Mi soffermerò, seppure in modo telegrafico, su tre ordini del giorno. Lasciando stare quello che è stato preso in considerazione dal valente sottosegretario (parlo di quello concernente l'editoria libraria e giornalistica, con la correzione dell'aumento dal 4 al 5 per cento) non vedo come non possa non essere preso in considerazione, da parte del Governo, l'ordine del giorno che reca oltre alla mia anche le firme dei colleghi Giovanni Pace e di Antonio Pepe. Un ordine del giorno che ha come fondamento, come esigenza, come finalità quelle di aiutare le casse dello Stato nel momento in cui non si induce all'evasione ma si induce a regolarizzare la propria posizione, non attraverso la pressione di pagamenti di tasse e sovrattasse eccessive! Ma come si può risolvere il problema nel Mezzogiorno d'Italia, che naturalmente tende sempre di più all'abusivismo per la mancanza di strumenti urbanistici che induce al rilascio di concessioni edilizie, se non attraverso l'incentivazione della riduzione dell'IVA per l'acquisto di materiale edile? Ed ancora, per fortuna lei ha detto sì alla riduzione dell'IVA per i portatori di handicap, ma non si può non fare qualcosa di analogo per coloro che ...


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PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Cola.

SERGIO COLA. ...hanno un'età inferiore a sessantacinque anni?
Concludo dicendo che sono favorevole all'ordine del giorno.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, noi siamo in tanti e riusciamo a darci il turno per ragioni umane e fisiologiche. Questo ci consente di uscire dall'aula, cosa che può fare anche lei perché può farsi sostituire da qualsiasi altro Vicepresidente. Ma vediamo che ci sono persone che non si allontanano dall'aula perché purtroppo non hanno la possibilità di avere un cambio.
Ebbene, non ci opponiamo ad una sospensione di cinque minuti per consentire al sottosegretario di allontanarsi per qualche attimo, perché abbiamo capito che c'è un problema. Lo dico seriamente.

PRESIDENTE. Se l'onorevole Marongiu dovesse avere bisogno, potrà rivolgersi alla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

GAETANO COLUCCI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, consentitemi di svolgere sull'argomento in discussione una riflessione con la parte di lucidità che mi resta alle 3 di mattina dopo una seduta estremamente faticosa. La prima riflessione che intendo fare - poi entrerò nel merito di qualche ordine del giorno - è di carattere generale e fa riferimento a due norme della nostra Carta costituzionale tuttora in vigore e che, stando al mandato dato dalla legge costituzionale al Parlamento, alla bicamerale, non saranno neppure oggetto di rivisitazione nel corso della redazione della nuova Carta costituzionale. Mi riferisco all'articolo 53, secondo comma, che stabilisce che il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Se è vero come è vero che al fabbisogno finanziario dello Stato si fa fronte attraverso la pressione tributaria, è pur vero che questo principio è praticabile per l'imposizione diretta. Quella indiretta, che coesiste, e non da oggi, con quella diretta ai fini del reperimento della massa dei tributi necessari per fronteggiare le esigenze del fabbisogno dello Stato, deve essere improntata a principi di equità per realizzare la stessa giustizia tributaria che si consegue attraverso l'applicazione del sistema della progressività.
Ebbene, nel momento in cui si accorpa l'imposta sul valore aggiunto, che riguarda fasce di prodotti che possono essere acquisiti dalle fasce deboli come da quelle meno deboli o da quelle ricche della popolazione italiana, della massa dei contribuenti, si viola innanzi tutto il principio contenuto nella norma costituzionale. Inoltre, è da evidenziare, come è stato fatto nella discussione sulle linee generali dall'onorevole Antonio Pepe, che non può essere contrabbandato un provvedimento, teso essenzialmente a rastrellare maggiori entrate per far fronte alle crescenti richieste dell'erario dello Stato, per un provvedimento teso al rispetto delle norme comunitarie.
Ricordo a me stesso, ma i colleghi lo ricorderanno meglio di me, che l'onorevole Antonio Pepe su questo tema ha smentito, con un'argomentazione ampia e concludente, che la normativa che impone l'obbligo agli Stati partner non scade alla fine del 1997. Si tratta dunque di un provvedimento teso solo ed esclusivamente, una volta portate le aliquote della imposizione diretta oltre un limite massimo, ad esercitare questa forma di pressione sull'imposizione indiretta anche in una maniera...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GAETANO COLUCCI. ...anche in una maniera estremamente scorretta. La scorrettezza è stata evidenziata in tre ordini


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del giorno che riscuotono il mio consenso in particolare, anche se annuncio, sin da questo momento, il voto favorevole su tutti gli ordini del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, gli ordini del giorno con i quali abbiamo inteso intrattenere l'Assemblea stamane riguardano ovviamente gli aspetti condizionati ed obbligatori di una polemica politica nei confronti di decisioni che non condividiamo; hanno però anche lo scopo di sottolineare, semmai ve ne fosse bisogno (di qui il nostro voto a favore) che purtroppo oramai la politica tributaria del Governo e della maggioranza (come accade ormai anche in altri paesi) non è più il luogo di decisioni politiche in conseguenza delle quali vengono determinate le ragioni impositive e le modifiche alle norme tributarie, ma in verità è un arido scontro tra tecnocrati e tra dati che devono quadrare solo ai fini di cassa.
Se vi è un elemento che intendiamo ribadire ancora una volta in relazione al decreto-legge adottato, esso è il dato insufficiente della decisione politica. Su un grosso quotidiano di oggi di carattere economico...

ALFREDO BIONDI. Il Sole 24 Ore.

MANLIO CONTENTO. ...vi è un articolo dedicato al Vicepresidente del consiglio che si è rivolto all'Unione europea (sembra per il momento senza ottenere grosse risposte in senso positivo) chiedendo di tagliare l'IVA sui dischi e sui compact disc. L'estensore dell'articolo nota tra l'altro come l'industria europea nel settore del disco occupi circa 600 mila addetti e sia attualmente oggetto di un forte attacco in termini di concorrenza da parte delle aziende statunitensi, là dove un compact disc costa un terzo in meno che in Europa.
Anche questa è una decisione politica: quando i dati vengono forniti in maniera raffazzonata e troppo spesso confusa, si rischia, girando le pagine dello stesso quotidiano economico a cui ho fatto riferimento, di trovare un articolo dedicato all'ex ministro delle finanze che intitola in relazione all'IRAP «troppa fretta sull'IRAP», rivolgendosi direttamente all'attuale ministro delle finanze il quale, in data 30 ottobre, rispondendo a specifiche censure rivoltegli dall'opposizione e in particolare da alleanza nazionale circa la frettolosità con cui si era determinato a varare questa imposta regionale sulle attività produttive, rispondeva con estrema sufficienza: questo non è affatto vero, abbiamo studiato e stiamo studiando da circa un anno e quindi vedrete che il provvedimento uscirà nel modo migliore.
Prendo atto che non soltanto l'ex ministro delle finanze ma anche il Presidente del Consiglio ha smentito il ministro delle finanze in relazione a necessari aggiustamenti che si rendono opportuni per evitare conseguenze negative come quelle del decreto.
Concludo, signor Presidente, con un'ulteriore pagina dello stesso quotidiano economico che mi ha particolarmente colpito che titola «L'ippica da Visco: sospeso lo sciopero». Si tratta di una protesta organizzata nei confronti del ministro delle finanze da parte di tutti gli operatori delle categorie interessate del settore, allevatori, fantini, allenatori, che hanno rivolto la loro protesta per inadempienze che vengono segnalate in tutti i settori, non ultimo quello dell'imposta sul valore aggiunto oggetto degli ordini del giorno che stiamo trattando. Ciò denota la fondatezza di tutte le nostre critiche nei confronti di scelte che non sono più politiche, ma che sono determinate da ragioni di cassa.
Allora, invitando gli amici di quest'aula e i colleghi della notte a votare a favore degli ordini del giorno presentati da alleanza nazionale, dalla destra politica, dai colleghi del Polo e più largamente dai colleghi dell'opposizione, non posso che


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concludere dicendo che più che l'ippica da Visco, è Visco che dovrebbe darsi all'ippica (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e della lega nord per l'indipendenza della Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, il disegno di legge n.47 di conversione del decreto-legge 29 settembre 1997, n.328, reca disposizioni tributarie urgenti e prevede una serie di inasprimenti dell'IVA che colpiscono il settore edilizio. Relativamente a questo mi permetto di fare alcune considerazioni.
Più volte il ministro Costa in questi giorni ha presentato uno spot pubblicitario in nome e per conto di questa maggioranza, facendo presente che, a partire dal 1 gennaio 1998, vi saranno importanti sgravi fiscali per tutti coloro i quali abbiano ad eseguire opere di manutenzione ordinaria o straordinaria sugli immobili. A ben leggere l'articolo 1 del collegato alla finanziaria, però, ci si rende conto della truffa del Governo perché per quanto riguarda l'ordinaria manutenzione sono escluse da ogni tipo di beneficio le abitazioni per le quali l'intervento non riguardi un condominio. Non solo, anche a livello di condomini vi è un'eccezione particolare, perché occorre che il condominio sia interamente destinato ad edilizia residenziale; nel caso ospiti uffici o attività commerciali, i proprietari non possono beneficiare di questo sgravio fiscale.
Questo riesce a realizzare la grande intuizione di questo Governo di portare la lotta di classe all'interno del condominio. Il proprietario dell'immobile adibito a residenza, infatti, pretenderà che nell'ambito dell'assemblea condominiale si deliberino spese per il riadattamento dell'immobile, mentre il proprietario che nello stesso condominio abbia un immobile destinato ad ufficio o ad attività produttiva, non avendo alcun beneficio fiscale, sarà poco interessato a questo tipo di iniziative. Ecco allora l'assurdità di una manovra quale quella introdotta da questo decreto, che addirittura porta dal 16 al 20 per cento l'aumento dell'IVA per i materiali utilizzati prevalentemente nell'ambito dell'ordinaria manutenzione. Il che realizza la disperata ipotesi non soltanto di non favorire la risistemazione di quegli immobili ad uso abitativo e di proprietà di privati che non si trovano in condomini, ma soprattutto riesce a realizzare anche la disperata impresa di indurli ad un «nero» oggettivo perché - se non ricorrono al «nero» - si trovano più tasse da una parte e l'impossibilità fiscale dall'altra parte.
Per quanto riguarda questo provvedimento, aggiungo che anche in materia di locazioni quelle di immobili e di civile abitazione effettuate dalle imprese che hanno costruito gli immobili per la vendita o acquistati per la rivendita, sono soggette all'aliquota IVA del 10 per cento. Il Governo ha più volte strombazzato come di imminente adozione una nuova norma per disciplinare la materia delle locazioni, dicendo più volte che vi erano a disposizione sgravi fiscali e sotto il profilo degli sgravi da dare ai conduttori e sotto il profilo degli sgravi da dare ai proprietari. Ebbene, se noi leggiamo le tabelle della finanziaria, scopriremo che per il 1998 gli sgravi sono pari ad 1 miliardo e 400 milioni, per tutto il territorio nazionale; e che per il 1999-2000 è stata ridotta l'entità di questi sgravi - previsti in 200 miliardi - fino a 147 miliardi. Il che significa - in modo sufficientemente esplicito - la mancanza di volontà del Governo di fare una riforma e di poterla fare in modo corretto!
I provvedimenti in esame prevedono poi un innalzamento dal 10 al 20 per cento dell'IVA sul sale. Probabilmente, questo Governo, memore della tassa sul macinato, vuole non essere da meno e ripropone la tassa-bis sul sale e aumenta dal 16 al 20 per cento l'IVA per le calzature. Sotto quest'ultimo profilo, noi siamo ben lieti di difendere il comparto calzaturiero perché speriamo al più presto


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di poter «fare le scarpe» a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franz. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, vorrei innanzitutto esprimere un plauso ai «residuali» colleghi della maggioranza che hanno avuto la pazienza di essere ancora qui con noi.
Per entrare subito in medias res, inizierei questa mia brevissima dichiarazione di voto in maniera abbastanza sdegnata (non se la prenda, signor sottosegretario).
L'ordine del giorno Marinacci ed altri n.9/4297/34 è stato da lei sdegnosamente rigettato - si tratta di un ordine del giorno nel quale si parla di rimborsi IVA - dicendo - quasi letteralmente, ma mi correggerà se sbaglio - che anche i colleghi della Camera sanno che questo non è più un problema. Il Governo, a distanza di qualche giorno, smentisce se stesso, perché un analogo ordine del giorno, presentato dal senatore Collino al Senato sul medesimo provvedimento, è stato accolto come raccomandazione dall'esecutivo. Lo stesso discorso vale per un ordine del giorno identico - nella sostanza, magari, e non nella forma - presentato dal sottoscritto esattamente un anno fa, che fu accolto all'epoca come raccomandazione.
Entrambi, signor sottosegretario, sappiamo che non è assolutamente vero che l'annoso problema dei rimborsi IVA ha trovato finalmente una soluzione: certamente, non solo per colpa di questo Governo, ma è certo che, quanto meno, l'ordine del giorno Marinacci ed altri n.9/4297/34 poteva essere accolto nuovamente come raccomandazione dal Governo che lei, signor sottosegretario, oltre che pazientemente, rappresenta in maniera autorevole.
Continuando ad esprimere una posizione abbastanza amareggiata, ho sentito che il rappresentante del Governo non ha accettato l'ordine del giorno Contento ed altri n.9/4297/40...

GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Questo ordine del giorno era inammissibile!

DANIELE FRANZ. ...che prevedeva l'esenzione IVA per il trasporto dei bambini delle scuole dell'obbligo e delle scuole materne.
Il Governo ha inoltre respinto l'ordine del giorno Alberto Giorgetti ed altri n.9/4297/42, che prevedeva l'esenzione IVA per i servizi relativi al trasporto di persone anziane; mentre ha accettato l'ordine del giorno Marengo ed altri n.9/4297/41, che prevedeva l'esenzione dell'IVA per il trasporto dei portatori di handicap.
Personalmente non ho assolutamente nulla - ci mancherebbe altro - contro chi è portatore di handicap, ma non vorrei che, preclusioni a parte, ci fosse in realtà un rigurgito di spirito deamicisiano, da libro Cuore, per cui necessariamente i colleghi che anche qui siedono con pieno decoro e sono sicuramente migliori di me debbano essere considerati meritevoli di un trattamento specifico particolare, con agevolazioni che non riguardano certamente loro ma chi eventualmente avrà l'onere e l'onore di trasportarli, mentre un analogo trattamento non debba essere riservato a persone che possono trovarsi in situazioni di oggettivo maggior disagio e che non potranno beneficiare di servizi agevolati.
Credo pertanto che un voto favorevole a quasi tutti gli ordini del giorno presentati sia doveroso. Come molti colleghi hanno già ricordato, oggi è quanto meno delinquenziale - uso appositamente un termine forte - andare ad interferire in maniera estremamente pesante sulla nostra realtà produttiva, sul tessuto produttivo nazionale, rappresentato dalla piccola e media impresa. Si ha un bel dire che in realtà questo non avviene, ma è chiaro che aumentando le aliquote IVA si va inesorabilmente incontro ad una diminuzione dei consumi, che significa inesorabilmente diminuzione della produzione,


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che a sua volta significa inesorabilmente diminuzione dell'occupazione. Il tutto grazie ad un decreto che va a mettere le mani, per risanare la finanza pubblica, per razionalizzare la politica fiscale, per entrare in Europa, in uno dei pochissimi punti in cui non le doveva mettere.
In conclusione, non posso far altro che riscontrare ancora un problema che diventa ogni giorno più pressante, cioè la clamorosa differenza tra il Governo «parlato», le rassicuranti parole che abbiamo ascoltato da tutti i suoi autorevoli esponenti, e il Governo «scritto». Ebbene, il Governo «parlato» ha la tranquillizzante immagine del Prodi televisivo, il Governo «scritto» ha la molto poco rassicurante immagine del Visco caricaturale, con i denti da vampiro della Transilvania. Speriamo che il popolo italiano riesca a giudicare al meglio la differenza e la prossima volta la pensi in maniera completamente diversa (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia - Congratulazioni).

PAOLO MAMMOLA. Signor sottosegretario, non è che forse la convincono?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gramazio. Ne ha facoltà.

DOMENICO GRAMAZIO. Signor Presidente, credo che con questa ventisettesima fiducia (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale) Scusate, ho sbagliato, ventottesima, anzi addirittura ventinovesima, diciamo con tutte queste fiducie che il Governo chiede, senza dubbio c'è una sfiducia nelle istituzioni e nel paese, se è vero quanto riportano oggi i giornali. In una dichiarazione riportata dalla stampa il Presidente della Camera, Luciano Violante, afferma che «Quelle dell'opposizione sono contestazioni di tutti; bisogna riflettere per capire come uscire da questa situazione». Non lo dice un leader dell'opposizione, lo dice il Presidente della Camera, riferendosi alla volontà politica del Governo di ricorrere, spesso e volentieri, al sistema della fiducia.
Le parole di Violante secondo noi assumono un peso rilevante, specialmente nei riguardi di una maggioranza che sapeva che su tanti ordini del giorno, proprio sulla questione IVA, non c'era al suo interno quella solidità politica da permettergli di poter arrivare senza la richiesta della fiducia. Parlando con i colleghi in queste ore di presenza in aula, mi chiedevo, insieme al collega Landi, quanti fossero quelli che realmente pagano l'IVA. Perché bisogna continuare a colpire tutti per una serie di evasioni che normalmente esistono, penalizzando l'Italia nel suo complesso?
Quando il Governo rifiuta ordini del giorno, con una chiusura che è stata sottolineata dal grido dell'Assemblea nei riguardi del sottosegretario tutte le volte in cui il rappresentante del Governo non accettava un ordine del giorno, appellandosi ai problemi dell'Europa, manifesta la sua volontà di blindare le sue decisioni con una totale chiusura nei confronti dell'opposizione.
Sicuramente la pressione fiscale è aumentata. Dobbiamo ricordare ciò che Prodi affermò all'inizio del suo mandato quando disse che non vi sarebbero stati ennesimi colpi di mano volti ad aggravare la pressione fiscale. Gli italiani, con il bollo automobilistico, nel prossimo anno avranno invece l'ennesimo colpo in testa e sarà pesante se è vero, com'è vero, che moltissime auto della rottamazione non sono state rottamate, ma sono state vendute negli ex paesi comunisti e nell'est d'Europa. Ebbene, quelle auto torneranno in Italia forse rivendute agli stessi cittadini, in un circuito chiuso che colpirà ancora una volta l'economia del paese, favorendo - come hanno sottolineato i colleghi che mi hanno preceduto - un solo gruppo, la FIAT di Agnelli.
Di fronte a tutti questi problemi, il Parlamento è qui inchiodato per volontà unanime dell'opposizione, che va da forza Italia ad alleanza nazionale, dal CCD al CDU, ai deputati della lega, che non ha voluto partecipare al voto di fiducia dimostrando, ancora una volta, fermamente, proprio con la non partecipazione al voto,


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che non si può continuare a giocare con le fiducie per blindare un Governo che non è blindabile. Dico questo perché è un Governo che non riesce a convincere la sua maggioranza a sostenere il sostenibile, in un'Assemblea in cui sa di non poter sostenere il confronto con le opposizioni, che si sono battute in difesa dei reali interessi della gente e contro l'arroganza del potere (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, molto opportunamente il collega ed amico Gramazio ha fatto ampi riferimenti all'uso ed all'abuso dello strumento che noi abbiamo sempre ritenuto essere emergenziale, quello del decreto-legge, al quale poi si aggiunge il ricorso alla questione di fiducia. Voglio dunque fare mie le sue parole, aggiungendo e sottolineando che si può essere, con mere petizioni di principio, liberali dentro e fuori del Parlamento, ma poi assumere, con atteggiamenti di prevaricazione, comportamenti totalmente illiberali. E ritengo che l'aver compiuto in quest'aula, per la trentesima o la ventinovesima volta, un atto di violenza nei confronti della libera espressione e della dialettica democratica sia un atto di profonda illiberalità da parte della maggioranza e del Governo, che questa maggioranza ha espresso, verso le opposizioni, che hanno il diritto ed il dovere di rappresentare, in quest'aula, il corpo elettorale.
Non si sottrae a questa critica di principio il decreto sull'IVA, un provvedimento sul quale siamo impegnati nel momento in cui un numero importante di imprenditori italiani, al seguito del ministro per il commercio con l'estero, sono in Cina, si suppone anche per presentare i prodotti del made in Italy e, quindi, per aprire a frontiere importanti, a mercati in forte propulsione, il nostro prodotto nazionale.
Sorge però il sospetto che continuando a perpetuare politiche di forte penalizzazione del comparto produttivo si rischi di disincentivare la volontà del comparto produttivo medesimo, cioè degli imprenditori italiani, di investire e produrre in Italia, optando per forme di delocalizzazione nella convinzione che sia più conveniente rivolgersi all'estero dove condizioni economiche di incentivazione fiscale od anche le situazioni del costo, della flessibilità e della mobilità del lavoro danno maggiori possibilità di ottenere risultati economici utili ed interessanti.
Ed allora le preoccupazioni di alleanza nazionale e del sottoscritto nell'analizzare questi provvedimenti fortemente penalizzanti vanno nel senso di evitare che con la radicalizzazione di una politica fiscale sempre più oppressiva si riduca il potere contrattuale dell'impresa, del piccolo e medio imprenditore e non si dia quindi la possibilità al ceto imprenditoriale di sviluppare con le proprie energie la capacità di produrre, a tutto danno evidentemente dell'economia generale e, quindi, anche del cittadino, del consumatore e del lavoratore.
La preoccupazione che abbiamo come opposizione, ma anche come persone coscienti del ruolo che interpretano in questo Parlamento, è quella di sollecitare il Governo perché, al di là delle mere petizioni di principio sulle loro politiche apparentemente liberali, presti attenzione ai rischi ed ai problemi che una politica cieca dal punto di vista fiscale e delle incentivazioni al mercato del lavoro può creare in Italia, in un momento in cui dobbiamo guardare con molta attenzione alla competitività del nostro settore, del nostro prodotto, al fine di essere fortemente competitivi nel mercato internazionale.
Queste sono le preoccupazioni che voglio esprimere e credo di interpretare il pensiero comune di tutti i colleghi del Polo e di esprimere la loro volontà di dare un segnale forte, di opposizione costruttiva che da stasera tenteremo di attuare in


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tutte le sessioni di questo Parlamento, al suo interno ed al di fuori del Parlamento stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dei cinque minuti - che utilizzerò interamente - che il regolamento assegna per dichiarare il proprio voto in ordine al complesso degli ordini del giorno, per non far perdere tempo e non far pensare ad una sorta di filibustering aggiuntivo, ne dedicherò due a risottoporle, signor Presidente, una questione che così potremo analizzare senza la paura che si tratti di un argomento dilatorio. La questione, già avanzata dall'onorevole Sospiri, è se, avendo l'Assemblea deciso di continuare i lavori in seduta notturna fino alle 5 del mattino, non possa l'Assemblea stessa - che su questo può essere invitata a esprimere una valutazione - invitare il Presidente ad apprezzare comunque le circostanze ed a cambiare parere.
Credo che se lei vorrà apprezzare serenamente le circostanze si renderà conto che l'onorevole Mussi, il quale, in maniera molto baldanzosa, aveva dichiarato: «Staremo qui tutta la notte» ha fatto come quelli che dicono: «Armiamoci e partite».
Ringrazio i rappresentanti della sinistra presenti in aula, ma credo che il Presidente sia in grado di apprezzare che sono presenti solo gli oratori che intendono parlare. Non vi è motivo, quindi, di andare avanti fino alle cinque del mattino. Credo che ben possa il Presidente di turno rivalutare la situazione ed interrompere i lavori fra dieci minuti, fra un quarto d'ora: dico che le quattro sono un'ora buona per chiudere.
Il mio appello è serio e sereno e non vi è dubbio che siamo in grado di andare avanti fino alle cinque, alle sei, anche alle sette: man mano che sembra che stiamo per finire, si svegliano i nostri colleghi ed arrivano in aula. Quindi non vi è nessun problema dal nostro punto di vista, ma credo che questo braccio di ferro ad ora così inoltrata non sia serio.
I pochi minuti che rimangono del mio intervento non voglio utilizzarli per ribadire - ciò che pur mi trova pienamente d'accordo - l'iniquità degli aumenti dell'IVA che colpiscono i ceti produttivi, in particolare i lavoratori autonomi (artigiani e professionisti).
Voglio invece far riferimento - se farò in tempo - ad alcuni dei nostri ordini del giorno. Comincio con l'ordine del giorno che reca la firma dell'onorevole Caruso e di altri ed impegna il Governo ad emanare un provvedimento che preveda la non assoggettabilità ad IVA delle prestazioni di servizio, di trasporto di merci e di persone destinati e provenienti dalle isole di Pantelleria e Lampedusa.
Per fortuna non sono presenti i colleghi della lega - ce ne sono solo alcuni - altrimenti griderebbero che La Russa, eletto a Milano, ricorda le origini siciliane. No, non è per questo che lo faccio: credo invece di dover nuovamente sottolineare l'importanza e l'urgenza di una modifica del parere del Governo su questo ordine del giorno, non fosse altro che per consentire all'onorevole Visco e ai suoi ospiti, tra i quali l'onorevole Prodi, di fare una vacanza serena anche l'anno prossimo.
L'onorevole Visco ha in queste isole una bella villa, forse più bella di quello che era possibile ottenere in condizioni di minore creatività...

NINO SOSPIRI. È abusiva! E non paga le tasse!

IGNAZIO LA RUSSA. ...di minore creatività! So peraltro che ha un ottimo rapporto con gli isolani e dice loro che sono nel cuore del Governo, che sarà pronto a dar loro una mano, tenuto conto delle disagiate condizioni nelle quali si trovano quanti sono così lontani dal continente (come lì si usa dire).
Ci sembra sia giusto insistere, perché il trasporto delle merci e delle persone da Pantelleria e da Lampedusa non sia assoggettato all'IVA. Così facendo, saremmo


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sicuri che il nostro ministro ed il Presidente del Consiglio la prossima estate durante la loro vacanza potranno avere merci più fresche e godere di condizioni di maggiore tranquillità con i loro ospiti ed i loro dipendenti (sicuramente ne avranno).
Potranno almeno dire di aver fatto contenti, se non i tanti italiani che aspiravano ad una riduzione di queste aliquote IVA (o per lo meno a che non si prevedesse un ulteriore aumento), quelli che ce li ristorano in attesa degli impegni dell'anno venturo (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la ringrazio anche per aver posto la questione regolamentare nel tempo a lei riservato per la dichiarazione di voto e per averla posta con il garbo che le è solito.
Posso però dirle che, avendo l'Assemblea deliberato di continuare fino alle cinque del mattino con le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, non essendo venuto a mancare nessuno dei presupposti di quella delibera ed essendo l'Assemblea in grado di proseguire - c'è il Presidente, c'è il rappresentante del Governo, ci sono i segretari di Presidenza, ci sono gli stenografi ed i commessi, ai quali rivolgiamo un ringraziamento per la loro dedizione (Applausi) -, possiamo senz'altro continuare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manzoni. Ne ha facoltà.

VALENTINO MANZONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, intervengo brevemente e nei limiti di tempo consentiti per esprimere il mio giudizio positivo su tutti gli ordini del giorno che sono stati presentati dal gruppo di alleanza nazionale e dagli altri gruppi di opposizione. Mi soffermerò in particolare sul contenuto dell'ordine del giorno Bono n.9/4297/72, che il Governo con estrema leggerezza ha ritenuto di accogliere come raccomandazione.
Tale ordine del giorno parte dalla constatazione obiettiva, solare, direi palmare, delle condizioni di progressiva recessione del nostro turismo e della sua situazione di inferiorità o di non competitività rispetto al turismo di altri paesi europei. Noi riteniamo, signor sottosegretario (mi permetto di esprimerle tutto il mio apprezzamento e penso anche quello del gruppo di alleanza nazionale per la sua resistenza - i colleghi della maggioranza invece non sono presenti - e per la puntualità, la precisione e l'attenzione con cui segue i lavori dell'Assemblea), che il nostro turismo meriti un'attenzione migliore e più puntuale, anche perché esso può divenire il volano della nostra economia, soprattutto al sud. Il sud, dal quale io provengo, è dotato infatti, come è noto, di bellezze naturali che molti paesi ci invidiano.
Le ragioni della situazione di recessione del nostro turismo (è questo che mi sembra il Governo non abbia inteso recepire) consistono nel fatto che esso soffre di un regime fiscale molto pesante, mentre altri paesi europei si giovano (e lei lo sa perfettamente, signor sottosegretario) di aliquote IVA più basse. Ciò comporta per il nostro paese una pesante penalizzazione per tutte le attività ricettive, sia del settore alberghiero sia del campeggio all'aria aperta, con un calo dell'occupazione e della ricchezza.
I dati di quest'anno, come è pacificamente ammesso, sono pubblici e depongono per un calo dei consumi nel settore alberghiero e delle vacanze. Questo avrebbe dovuto indurre il Governo ad esaminare con più attenzione il regime fiscale dei settori in questione, alleggerendolo anziché appesantendolo, come invece ha fatto. Recentemente, signor sottosegretario, proprio in considerazione dell'apporto di ricchezza che nei paesi europei può derivare da un turismo sviluppato, a Londra si è organizzato un convegno con l'obiettivo di armonizzare le aliquote IVA nel comparto turistico. Ci meraviglia che il Governo abbia ignorato le conclusioni di questo convegno; diversamente, non si sarebbe comportato come ha fatto adottando


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il provvedimento in esame, che penalizza, punisce, vessa pesantemente il settore turistico. Il Governo ha ignorato a tal punto i risultati del convegno da accogliere l'ordine del giorno di cui sto parlando solo come raccomandazione.
Formulo l'auspicio (ed è l'auspicio di tutti i deputati di alleanza nazionale, ma credo anche di tutti i deputati di buonsenso, che tengono al rilancio dell'economia, dell'occupazione e alla creazione di ricchezza) che l'ordine del giorno di cui parlo sia accolto pienamente dal Governo.
Voglio leggere integralmente la parte dispositiva nella quale si impegna il Governo «a rivedere verso il basso l'aliquota IVA fissata dal presente decreto per il comparto turistico, tenuto conto che solo un'aliquota a livelli inferiori creerebbe nuova occupazione e soprattutto forti incentivi agli investimenti; ad operarsi in sede comunitaria al fine di definire un'aliquota unica per tutte le attività connesse al comparto turistico di entità non superiore all'aliquota minima fissata per i prodotti di cui alla tabella A) allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633 e confermata dal presente decreto di cui si chiede la conversione in legge» (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, aggiungo anch'io la mia voce a quella dei tanti colleghi che mi hanno preceduto in questa lunga maratona, che volevo definire notturna, ma che è ormai diventata una maratona del mattino. Annuncio anzitutto il mio voto favorevole nei confronti di quella cinquantina di ordini del giorno residui dopo l'opportuna potatura operata da parte della Presidenza (in maniera più o meno corretta, ma anche su questo potremo discutere). Non ritengo, in questa sede, di aggiungere altri argomenti di merito ai tanti che sono stati portati nel corso di questa discussione, un po' perché potrebbe essere banale, scontato e forse ripetitivo (tra l'altro, vi è chi ha competenze specifiche, soprattutto i colleghi della Commissione finanze che a questo lavoro si sono dedicati), ma anche per poter svolgere un'altra serie di considerazioni. Considerazioni che nascono proprio dalla valutazione della situazione in cui si trova in questo momento il Parlamento.
Abbiamo assistito prima ad una serie di rimproveri, di rimbrotti, anche arroganti, da parte di taluni esponenti della maggioranza (in particolare il presidente Mattarella, poi il presidente Mussi) i quali sostanzialmente imputavano all'opposizione neppure di fare il suo dovere, ma di fare quel poco nella condizione residuale che rimane ormai agli esponenti dell'opposizione di questo Parlamento dopo che quest'ultimo è diventato, come giustamente ha detto il presidente Selva qualche ora fa, un «votatoio», che forse sarebbe più opportuno definire uno «svuotatoio». Il Parlamento è infatti costantemente svuotato delle sue prerogative. Arriviamo infatti in questa condizione a trattare un argomento che impegna le coscienze degli italiani; vorrei dire anche le tasche, ma sarebbe forse banale. Attraverso un provvedimento recante disposizioni tributarie urgenti che si qualifica per la volontà di modificare ed armonizzare in senso europeo le aliquote dell'IVA, si realizza invece un profondo inasprimento fiscale che colpisce soprattutto la piccola e media impresa e le famiglie degli italiani. Ci troviamo a discutere di fatti che non voglio dire siano fondamentali, ma sono comunque molto pesanti perché impegnano da una parte le coscienze, ma soprattutto la sensibilità degli italiani e le loro condizioni economiche in una situazione in cui - guarda caso - il Governo ricorre di fatto a due tagliole. La prima è quella del ricorso ormai costante, al di là delle previsioni costituzionali, al decreto-legge. Il Governo aveva tutte le possibilità di agire correttamente attraverso lo strumento del disegno di legge ordinario seguendo un percorso parlamentare; invece


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il Governo, in maniera proterva decide come sempre di imporre un testo preformato - evidentemente, fuori da quest'aula - e di presentarlo al Parlamento sotto la continua minaccia della seconda tagliola, cioè del termine di 60 giorni che, dopo la famosa pronuncia della Corte costituzionale è divenuto sic et simpliciter il dato che determina la costante posizione della questione di fiducia che blinda continuativamente ogni provvedimento. Di fatto, questo fa sì che sia diventato impossibile per questa Camera entrare nel merito di un qualunque decreto.
Ora, noi rivendichiamo il diritto dei parlamentari e la condizione in cui ci troviamo è sinceramente la extrema ratio in cui si trova l'opposizione in questo paese, perché noi oggi possiamo soltanto parlare e «inventarci» gli ordini del giorno. Oggi il presidente Mattarella ci rimproverava perché ne abbiamo presentati troppi, nemmeno fossimo in Bulgaria, perché forse solo in Bulgaria qualcuno avrebbe potuto dire che presentare settanta, cinquanta ordini del giorno è un po' troppo, quando gli ordini del giorno non incidono nel merito, quando sono una brodaglia calda! Ma ci dobbiamo accontentare di questo: e non potremmo discutere nemmeno degli ordini del giorno?
Ebbene, noi non facciamo null'altro che il nostro dovere. Abbiamo tutti i diritti di fare il nostro dovere e parlando di IVA...

PRESIDENTE. Onorevole Menia...

ROBERTO MENIA. Visto che il Presidente a questo punto suona la campanella, potrei concludere, poiché mi piace giocare con le parole, con un anagramma. Anagrammando «IVA» otteniamo in maniera molto facile «VAI»: bene, questo «vai» è un invito caldo che penso di rivolgere a norme di tutti gli italiani al ministro Visco, ministro delle tasse del Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Seguendo anche un consiglio dell'onorevole Berruti ed accedendo ad una richiesta del rappresentante del Governo di ottemperare a mansioni non delegabili, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 4,05 del 26 novembre, è ripresa alle 4,10.

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, penso che sia lei sia i colleghi, quelli assenti ma soprattutto quelli che sono qui in aula, siano interessati al fatto che domattina alle ore 8 sono convocate le Commissioni. Parlo della mia Commissione, la affari costituzionali, che ha all'ordine del giorno la finanziaria, il collegato e il bilancio.
Le chiedo, signor Presidente, magari con l'autorizzazione del Presidente della Camera, se sia possibile quanto meno posticipare l'orario di convocazione: anziché alle 8 alle 10,30. Glielo chiedo perché siamo veramente al limite della sopportabilità. Sono le 4,10 e faremo le 5. Dormire soltanto un paio d'ore prima di riunirci nelle Commissioni competenti, mi sembra francamente un po' ...troppo.

PRESIDENTE. Onorevole Armaroli, questa è una competenza dei presidenti di Commissione, i quali hanno fissato l'orario di inizio delle sedute e che eventualmente potranno...

PAOLO ARMAROLI. Presidente, non ne vedo molti in aula a quest'ora!

PRESIDENTE. In questo momento non ho la facoltà...

PAOLO ARMAROLI. Si potrebbero allertare i presidenti delle Commissioni.

PRESIDENTE. Faremo presente la vostra richiesta.


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NICOLA BONO. Se ce lo fate sapere entro le 5!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marengo. Ne ha facoltà.

LUCIO MARENGO. Signor Presidente, signor sottosegretario, quello che sconcerta di più in questo appesantimento di tasse è il silenzio di certa stampa.
Negli anni sessanta-settanta, si parlava di terrorismo, di bombe di Stato per nascondere le truffe dei Governi di allora, oggi invece si coglie l'occasione per parlare di pedofilia, di stupri, tant'è che ieri sera la RAI di Stato ha mandato in onda, per un'ora, uno spettacolo ignobile: le fasi del processo allo stupratore di Foligno (Commenti)...

Una voce: Mettono l'IVA sulla pedofilia!

LUCIO MARENGO. ...e vengono taciute le verità.
La televisione di Stato dovrebbe dedicare più spazio per informare gli italiani in ordine al significato di queste tasse, e soprattutto delle loro finalità.
Questo Governo, che somiglia ad una barca il cui nocchiero (Prodi) ha due tappi per cento buchi, non ci convince. Non ci convince soprattutto per le lettere che ci arrivano.
Stamane a tutti i componenti della Commissione finanze sono arrivate alcune lettere che leggerò soltanto in parte per non annoiarla. L'USARCI (unione sindacati agenti rappresentanti di commercio italiani) dice: «In un sol colpo il Governo vuole introdurre: dal cento per cento all'80 per cento la deducibilità dei costi auto; limite al valore del bene auto a 50 milioni; aumento contributi INPS; raddoppio ritenute d'acconto (dal 10 al 19 per cento); IRAP senza scaglioni; il che, in pratica, reinserisce l'ILOR che noi agenti di commercio non avevamo più dal 1992». Aggiunge: la domanda interna da anni sta languendo e le aziende per cui lavoriamo ci hanno eliminato la grande distribuzione lasciandoci solo il commercio tradizionale, che notoriamente soffre. Non le sto parlando del Mezzogiorno d'Italia, ma di Verona.
L'associazione artigiani di Mestre, quindi non del Mezzogiorno, dice: con il recente aumento dell'aliquota IVA per i settori del tessile, dell'abbigliamento e della calzatura, passata dal 16 al 20 per cento, la situazione per le aziende di questi comparti si è ulteriormente aggravata.
Allora, signor sottosegretario che ascolta le proteste di tutti quanti noi, questi ordini del giorno, che tendono a salvare qualcosa e che non sono stati accolti dal Governo, cercavano di tutelare alcune categorie. Si cercava di salvare i trasporti dei ragazzi che frequentano la scuola dell'obbligo e quelli degli anziani. Sono molti, infatti, i settori penalizzati da questo appesantimento.
Se la scusa è quella di entrare in Europa, il Governo avrebbe dovuto dare per lo meno una garanzia. Infatti, prima di varare questo appesantimento si sarebbero dovuti mettere gli uffici in condizione di lavorare. Lei sa bene - è un aspetto sul quale mi sono soffermato nel mio precedente intervento - che gli uffici finanziari di tutta Italia non sono in grado - per carenza di personale, per l'inadeguatezza delle strutture o per incapacità - di effettuare gli accertamenti necessari. Infatti, il rapporto tra rimborsi e accertamenti è del 4 per cento. Quindi, non si fanno accertamenti e si procede a rimborso quando è possibile. E gli accertamenti non si effettuano non per cattiva volontà, ma perché non si è in condizioni di farli.
Come pensa lei allora di scoprire l'evasione fiscale anche al fine di ridurre questo appesantimento? In realtà l'evasione fiscale non deve essere scoperta.
Avevo proposto anche l'istituzione di una Commissione parlamentare contro l'evasione fiscale, perché non ci fidiamo del SECIT, che riferisce al ministro, ma è poi il ministro a decidere se avviare le indagini in un settore od in un altro. E


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pare che il ministro Visco non abbia avviato tali indagini in qualche settore in cui avrebbe dovuto farle.
Queste erano le finalità dei nostri ordini del giorno e ci spiace che soltanto due siano stati accolti. Quello che lamento in modo particolare è la scarsa informazione. Il question time dovrebbe essere dedicato a questa materia e non dovrebbe essere utilizzato a mo' di passerella.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiori. Ne ha facoltà.

PUBLIO FIORI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Fiori, cambi microfono se il suo non funziona.

IGNAZIO LA RUSSA. Non si potrebbe ripararlo?

PUBLIO FIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colgo l'occasione per pregarla di farsi portatore presso il Presidente della Camera di una risposta che credo il Parlamento debba all'onorevole Violante, che l'altro giorno si è intrattenuto con tutti quanti noi dandoci una piccola lezione di democrazia sui comportamenti che il Parlamento deve tenere. Ci ha spiegato che cos'è un'opposizione democratica e che cos'è un'opposizione meno democratica, in ciò aiutato validamente da un intervento significativo del ministro dell'interno, che ha voluto manifestare la sua disponibilità a fornirci questo tipo di lezione.
Dico questo perché questa forma di filibustering, come qualcuno definisce questa serie di interventi, non rappresenta un'anomalia nello scenario della nostra storia parlamentare, anzi della storia internazionale del parlamentarismo.
Lo stesso Presidente Violante, quando ancora non era asceso all'alto seggio che lei in questo momento occupa ma sedeva nei banchi di quella che era l'opposizione di allora, ha utilizzato ampiamente e legittimamente con i suoi colleghi questo strumento di protesta. Noi vogliamo sottolinearlo, ed è per questo che dissento dalla proposta di sospenderlo o di ridurlo nel tempo. Credo che questo Parlamento debba sottolineare ciò che sta accadendo al suo interno: una forte protesta dell'opposizione che, dinanzi ad un comportamento autoritario ed arrogante della maggioranza su un argomento così importante, ha il dovere ed il diritto di sottolinearlo con questo tipo di opposizione.
Non so se il Governo e la maggioranza siano consapevoli del fatto che oggi inizia la crisi, ma non quella falsa dei balletti dei partiti che litigano tra loro, delle rotture interne fra coloro che compongono la maggioranza che sorregge questo Governo; inizia il conto alla rovescia perché, a furia di tirare, alla fine il Governo ha dovuto imboccare la strada dell'inasprimento fiscale che storicamente è una delle cause principali delle crisi dei Governi e dei regimi. Questa volta la vostra crisi ha una duplice motivazione e discende da una constatazione semplicissima. Faccio un breve richiamo ad un periodo vicino: mi riferisco al Governo Dini, allorché decise di fare una «manovrina» dopo alcuni mesi che si era presentato all'interno della quale inserì un aumento dell'IVA. Fu facile, fu troppo facile per noi dell'opposizione, per coloro che ebbero l'onore di prendere la parola a nome dei gruppi dell'opposizione chiarire che quel provvedimento avrebbe innescato un processo inflazionistico, avrebbe determinato una fase recessiva, una caduta dell'occupazione a causa della caduta dei consumi e della produzione. Voi oggi vi trovate nell'impossibilità di fare altrimenti (noi però lo comprendiamo) perché, dopo aver bloccato tutte le spese bloccabili, dopo aver sostituito all'economia reale un'economia virtuale, dopo aver tentato di dimostrare che eravate in linea con i parametri di Maastricht, trascurando il dramma economico e finanziario del nostro paese, a questo punto siete dinanzi alla necessità di intervenire con nuove tasse e vi accingete a riaprire la porta all'inflazione e alla caduta della produzione.


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Ho concluso, ma ho una proposta da fare, se mi consente.

PRESIDENTE. Brevissima.

PUBLIO FIORI. Noi chiediamo la sospensione di questo dibattito avanzando una formale proposta, ai sensi dell'articolo 40 del regolamento della Camera. Vogliamo dare una mano al Governo perché certe volte non ha il coraggio di ritirare...

PRESIDENTE. Concluda.

PUBLIO FIORI. Chiediamo che quest'Assemblea decida, dopo che avrà parlato un deputato a favore ed uno contro, se si debba o no sospendere questo dibattito.

PRESIDENTE. Onorevole Fiori, la richiesta è già stata avanzata da numerosi suoi colleghi e la Presidenza ha già risposto.

MAURO GUERRA. Nella prima parte della serata.

PUBLIO FIORI. Era un altro giorno.

PRESIDENTE. L'Assemblea ha già deliberato e noi rispettiamo tale delibera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario Marongiu, nel ringraziarla per la pazienza e per la serietà con la quale sta partecipando a questo dibattito, ritengo di dover fare presente che forse c'è una persona estremamente responsabile che dovrebbe chiederle scusa.
Questa persona è il ministro Visco (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale) il quale, dopo essersi reso responsabile di un provvedimento che porta la firma del Presidente del Consiglio e del ministro Ciampi, durante tutta la discussione di un provvedimento che alleanza nazionale ritiene estremamente iniquo in particolare per il ceto medio, ha fatto semplici comparse in quest'aula. Soprattutto credo che aver lasciato solo lei, signor Sottosegretario, in questa lunga nottata non sia stata una dimostrazione di grande senso di responsabilità da parte del ministro. Il mio ringraziamento a lei, quindi, non può essere rivolto anche al ministro Visco.
Anch'io ho preso la parola per dire qualcosa sugli ordini del giorno che ci apprestiamo a votare, a favore dei quali naturalmente voterò, anche se mi rendo conto hanno poca importanza perché purtroppo il Governo spesso disattende gli impegni in essi contenuti. Tutti noi, colleghi del Polo e della lega, siamo stati costretti a presentarli di fronte all'annullamento dei pochissimi emendamenti che il gruppo di alleanza nazionale aveva presentato.
Credo che il Governo e la maggioranza politica che lo sostiene debbano cambiare una volta per tutte atteggiamento nei confronti di una opposizione che vuole essere seria e costruttiva. Questa notte siamo rimasti qui, sottosegretario Marongiu, non per fare una opposizione fine a sé stessa, un ostruzionismo di chissà quale genere o per divertirci a passare una nottata su invito di una maggioranza che adesso è tranquillamente a dormire mentre noi siamo qui a discutere su un provvedimento estremamente penalizzante per la stragrande maggioranza dei cittadini. Noi siamo rimasti qui perché abbiamo il dovere, come legislatori, di portare in questa sede la voce dei cittadini e soprattutto dei numerosi cittadini penalizzati. Questo è il nostro compito. Noi vogliamo far sentire, stando qui tutta la notte e usando i mezzi che il regolamento ci consente, quella voce che richiama il Governo e la maggioranza politica al rispetto dell'equità e della giustizia che purtroppo questo Governo non riesce a portare avanti.
Noi, sottosegretario, quali rappresentanti di alleanza nazionale le diciamo che assolveremo il nostro compito fino in fondo, di fronte ad una volontà assolutamente annientatrice di questo Governo, e


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continueremo a portare in questa sede la voce dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Pace. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PACE. Signor Presidente, colleghi, credo che sia ormai chiaro che noi voteremo a favore degli ordini del giorno che abbiamo presentato come rappresentanti dell'opposizione. Tuttavia, una riflessione va fatta al di là dell'enunciazione del nostro atteggiamento.
A ben vedere, questi ordini del giorno sono la trasposizione degli emendamenti che avevamo presentato e che erano riferiti al decreto-legge n.328 del 1997. Si trattava di emendamenti che non si sono potuti esaminare, discutere e - se del caso - approvare per effetto della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul provvedimento.
Questa è la prima osservazione che riguarda l'inutilità della richiesta del voto di fiducia. Mi accingo ora a svolgere alcune sintetiche considerazioni su quanto è avvenuto in questi giorni.
A: vi è stata l'interruzione di ventiquattro ore dei nostri lavori, prevista dal regolamento, dal momento in cui è stata posta la questione di fiducia, fino alla ripresa ieri sera - ormai possiamo dire così - della seduta alle 18,30.
B: si deve considerare il tempo destinato alla illustrazione degli ordini del giorno, che abbiamo democraticamente, doverosamente e credo anche diligentemente e con chiarezza esposto.
C: si deve considerare inoltre il tempo impiegato per le dichiarazioni di voto, svolte doverosamente, con impegno, con assoluta trasparenza e nel rispetto delle regole, nonché esaltando i valori della democrazia ed affermando che qui in Parlamento ci sono le «vestali della libertà», perché noi stiamo svolgendo questo lavoro! Stiamo cioè affermando i valori della libertà nel Parlamento italiano! Non vi è quindi alcuna opposizione che vada contro questi principi.
Nella sostanza, quindi, le due giornate di lavoro parlamentare, successive alla posizione della questione di fiducia, potevano benissimo essere sufficienti a concludere la discussione e la votazione ordinaria, secondo gli schemi classici ordinari, del disegno di legge di conversione.
Noi, come rappresentanti dell'opposizione, avremmo voluto migliorare il testo della legge in esame. Glielo assicuro, Presidente! Del resto, ci è stato dato atto di questo impegno anche in Commissione, dove abbiamo svolto lo stesso lavoro con la stessa diligenza, con la stessa passione e con tutti i limiti che ci appartengono. Avremmo voluto migliorarlo; ed il mezzo regolamentare per poterlo fare era ovviamente quello della presentazione di emendamenti. Abbiamo dimostrato l'esistenza di motivi forti per migliorare il testo del provvedimento. Lo abbiamo affermato anche nel corso della discussione sulle linee generali, quando abbiamo rilevato l'esistenza di enormità dal punto di vista giuridico: ci siamo, ad esempio, soffermati su quel provvedimento che riguarda il concordato preventivo che non si può applicare perché si assegnano trenta giorni di tempo al commissario giudiziale o alla ditta debitrice per andare a pagare le imposte; trenta giorni dalla data di «omologa» della sentenza che accoglie la richiesta di concordato! E quando c'è un concordato per cessione di beni, quei trenta giorni non servono a nulla; essi, infatti, non possono essere utili per realizzare l'attivo. E se nell'attivo, in caso di concordato preventivo per cessione di beni, non esiste denaro (ed è la maggior parte dei casi) non si può procedere al pagamento, nel termine di trenta giorni dalla data di «omologa» della sentenza, dei debitori, del ceto creditore, cioè del fisco.
Abbiamo fatto questo perché siamo preoccupati che questo decreto-legge sull'IVA - che per certi versi è senz'altro un atto dovuto, in quanto vi è la necessità di adeguarsi alla normativa europea - necessiterebbe di un tempo più lungo (che esisteva ed esiste, perché la norma europea fissa la scadenza del 31 dicembre


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1998). A questo decreto-legge si «appiccicano» poi gli altri decreti che riguardano l'imposizione diretta; per cui quando si richiama alla nostra responsabilità l'esigenza di contemperare...

PRESIDENTE. Onorevole Giovanni Pace, deve concludere!

GIOVANNI PACE. È già terminato il tempo a mia disposizione?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Giovanni Pace.

GIOVANNI PACE. Ma non ho ancora incominciato...

PRESIDENTE. Fra un attimo deve concludere.
Prego.

GIOVANNI PACE. Voglio dire solo che non siamo noi ad affermare che aumenta il carico fiscale: da una stima del CER, effettuata su richiesta dei sindacati, emerge che questa manovra IVA e la riforma dell'imposizione diretta previste nella finanziaria per il 1998 peseranno, nel 1998, mediamente per 145 mila lire sul contribuente italiano (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliuzzi. Ne ha facoltà.

GABRIELE PAGLIUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è pleonastico ribadire il voto favorevole agli ordini del giorno presentati dal Polo, specialmente da alleanza nazionale. Ordini del giorno, a firma di vari colleghi, che toccano vari settori economici di particolare importanza, come l'artigianato, l'edilizia, il trasporto collettivo, i lavoratori autonomi e, per quanto riguarda l'ordine del giorno Giovanni Pace ed altri n.9/4297/37, anche la semplificazione fiscale.
La riflessione sugli ordini del giorno tocca anche, come dire, la sensibilità delle categorie produttive del nostro paese, a fronte di un provvedimento che qualcuno ha detto forse essere un atto dovuto. Ma perché allora dobbiamo registrare questa ribellione delle categorie produttive che noi rappresentiamo più specificatamente, ovvero la piccola e media impresa? Perché l'insopportabilità di questi costi aggiuntivi?
L'IVA oggi non è una partita di giro, ma proprio per il nostro sistema è diventata e può diventare un costo aggiuntivo dell'attività produttiva. A questi costi, infatti, dobbiamo sommare i ritardi nella modernizzazione, nello sviluppo del paese. Quando si parla di lavoratori autonomi bisogna anche riferirsi agli «impicci», alle difficoltà, agli ostacoli che si frappongono al libero esercizio di questa attività. Parliamo dell'artigianato, ma parliamo anche e soprattutto di altre categorie produttive, come l'edilizia, tanto per fare un riferimento. Un'edilizia che trova ancora nei comuni, nelle amministrazioni, l'incultura nei confronti dell'impresa.
Questo Governo non soltanto oggi legifera in modo non compatibile con le attese di queste categorie, ma è anche un Governo che ha in sé un'ideologia che è responsabile, nel passato, della costruzione burocratica del nostro paese, fondamentalmente illiberale. Questi allora sono costi che dobbiamo valutare perché il semplice adeguamento, che potrebbe essere scontato, in quanto imposto o richiesto dall'Europa, diventa un fatto insopportabile per le nostre aziende, per le categorie produttive che sono alla base dello sviluppo della nostra nazione. Uno sviluppo che deve trovare una risposta politica.
Indubbiamente questa è una mattina importante perché l'opposizione finalmente si è svegliata in modo determinato, finalmente ha assunto la responsabilità, quella responsabilità che il paese le chiede, di essere elemento propulsivo di difesa delle categorie produttive della nostra nazione. Si tratta di categorie produttive che devono trovare una nuova voce politica. Infatti, quello che è stato definito da alcuni commentatori il ritardo


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culturale dell'opposizione di centro-destra semmai è un ritardo rispetto ad un vecchio politichese, ad una politica superata, una politica della mediazione che non aveva più avuto riscontro nella pubblica opinione, a fronte della necessità di modernizzazione delle categorie produttive.
Una nuova politica è comparsa, quella della responsabilità diretta, la responsabilità di assumere un linguaggio diretto, comprensibile anche da coloro i quali «tirano» l'economia del nostro paese. Ebbene, tali categorie ci chiedono una risposta; chiedono soprattutto chiarezza di linguaggio e l'elaborazione di una legislazione che sia accessibile a tutti. Non so quanti, leggendo il testo del disegno di legge...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pagliuzzi.

GABRIELE PAGLIUZZI. ...collegato alla legge finanziaria, riescano a comprendere il linguaggio ostico di un provvedimento che, invece, dovrebbe essere molto chiaro perché deve poter essere compreso da tutti, affinché ognuno possa concorrere allo sforzo di rinnovamento economico del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, si rinnova per me l'apologo alla mensa dell'opulento: non mi restano infatti che le briciole (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)! È difficile aggiungere ulteriori considerazioni a quanto affermato dai colleghi intervenuti prima di me. Ricordo, per esempio, il calore con cui ha parlato il collega Porcu, il cui intervento ricevuto anche il plauso del Presidente; o ancora la competenza di tanti colleghi che mi hanno preceduto. Dunque, è difficile aggiungere qualcosa. Tuttavia intervengo per dichiarare il mio voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati da parlamentari di alleanza nazionale e del Polo per le libertà. Sono ordini del giorno volti a rendere meno gravosa per il contribuente l'ingiusta e non necessaria rimodulazione delle aliquote IVA. Non necessaria perché il regime transitorio è stato prorogato sino al 31 dicembre 1998; quindi, il Governo avrebbe potuto provvedere a tale rimodulazione nel 1999. Tale rimodulazione prevede la soppressione dell'aliquota IVA del 16 per cento e l'innalzamento al 20 per cento di quella attualmente al 19 per cento.
La direttiva CEE imporrà agli Stati membri di prevedere come aliquota ordinaria massima un'aliquota non inferiore al 15 per cento. Il Governo Prodi, il Governo delle sinistre, in presenza di un'aliquota già al 19 per cento, ha voluto andare oltre, prevedendo addirittura un'aliquota al 20 per cento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
A fianco della rimodulazione delle aliquote IVA, nel provvedimento sono previste altre disposizioni non necessarie e non urgenti. Mi riferisco per esempio a quelle sulle disposizioni tributarie e sulle cessioni di partecipazioni non qualificate ovvero a quelle di modifica degli articoli 21 e 23 della legge n.633 del 1972, in tema di fatturazione differita. Si tratta di norme che creeranno incertezza nel contribuente, aggraveranno ed aumenteranno le tante formalità alle quali sono soggetti i contribuenti.
Si parla di semplificazione, ma in nome di essa si prevedono nuove tasse e nuove imposte. Il provvedimento in esame creerà sicuramente inflazione. Inoltre, si aumenta la pressione fiscale smentendo ciò che Prodi aveva affermato in campagna elettorale allorquando aveva assicurato agli italiani che non avrebbe aumentato appunto la pressione fiscale. Il provvedimento colpirà e penalizzerà i settori edile, agricolo, tessile, calzaturiero, dei trasporti e del turismo.
Sulle conseguenze negative che il provvedimento avrà sull'edilizia non mi voglio


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soffermare, ne hanno parlato tanti colleghi prima di me ed io stesso nel corso della discussione generale. Voglio però rilevare come il Governo, mentre con la mano destra (penso in questo momento al collegato alla finanziaria) promette incentivi per chi ristruttura, con la sinistra impone nuove tasse. Con la mano destra, dunque, fa qualcosa di buono, con la sinistra qualcosa certamente di sbagliato.

NINO SOSPIRI. Come sempre!

ANTONIO PEPE. Ringrazio il sottosegretario Marongiu non solo per la sua presenza e la sua attenzione, ma anche per aver manifestato la disponibilità del Governo ad intervenire in campo comunitario al fine di prevedere in Europa che le cessioni di beni relative al materiale edile siano sottoposte all'aliquota del 10 per cento. Forse poteva fare uno sforzo maggiore e far approvare l'emendamento che stabilisce proprio questo, partendo con queste agevolazioni proprio dall'Italia.
Lo ringrazio inoltre per aver approvato l'emendamento Marengo che prevede l'esenzione dall'IVA per il trasporto di portatori di handicap. Non so però perché egli non abbia accolto l'emendamento Giorgetti che impegnava il Governo ad emanare un provvedimento che preveda che le prestazioni di servizi per il trasporto di persone di età superiore a 65 anni rientrassero tra le prestazioni esenti. Le persone anziane, le quali già soffrono per il peso dell'età e che magari vivono con una piccola pensione avrebbero forse meritato da questo Governo maggiore attenzione.
Voglio però ricordare gli ordini del giorno a sostegno dell'agricoltura, che ricordo essere un bene comune il cui sviluppo è garanzia di civiltà, e che invece è penalizzata dal provvedimento in oggetto. Lo faccio ricordando che in 100 città italiane gli agricoltori ieri hanno protestato per la scarsa attenzione che il Governo mostra verso il mondo agricolo, per lo scarso peso che l'esecutivo ha a livello comunitario, per la mancanza di una vera politica (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzoli. Ne ha facoltà.

MARIO PEZZOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole sugli emendamenti di alleanza nazionale...

ELIO VITO. Sugli ordini del giorno!

MARIO PEZZOLI. ...sugli ordini del giorno presentati da alleanza nazionale e dal Polo per le libertà.

ELIO VITO. Anche dalla lega!

MARIO PEZZOLI. Alleanza nazionale ed il Polo delle libertà anche su questo decreto hanno fatto il proprio dovere nei confronti del Parlamento e del contribuente, ma credo anche nei riguardi di una maggioranza che non ha voluto confrontarsi su un decreto così importante per le sorti della nostra economia, per il futuro delle nostre aziende e, soprattutto delle piccole e medie imprese.
Alleanza nazionale ed il Polo delle libertà hanno fatto il proprio dovere (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia) nel momento in cui hanno tentato, attraverso pochi ma precisi emendamenti e qualificati ordini del giorno, di correggere un provvedimento che rischia veramente di emarginare importanti settori produttivi del mercato interno ed europeo, facendoli collassare definitivamente.
Abbiamo tentato di correggere il provvedimento, che abbatterà ulteriormente i consumi deprimendo il desiderio delle famiglie di migliorare la propria condizione anche attraverso l'acquisto di beni e servizi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto in esame dimostra ancora una volta come questo Governo, sostenuto da una maggioranza sempre più di sinistra,


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intende la politica fiscale e, relativamente alle ripercussioni economiche, la politica per le imprese e le famiglie.
Questo decreto di armonizzazione delle aliquote IVA che l'Europa richiede, ma a parametri più bassi e solo alla fine del 1998, serve al Governo solo per aumentare le entrate tributarie e tale pressione fiscale umilierà ulteriormente la piccola e media impresa ed i settori trainanti della nostra economia, quali quello edilizio, vitivinicolo, dell'abbigliamento, della moda, tessile, calzaturiero e del turismo; proprio quei settori che sono profondamente radicati nel nostro paese, in particolare in quel nord-est di cui tanto si parla, territorio visitato in più riprese in queste settimane ed in questi mesi da Prodi e dai ministri di questo Governo, nel corso dell'ultima campagna elettorale a sostegno dei sindaci dell'Ulivo.
Nei vostri incontri nel Veneto con le categorie del mondo del lavoro e della produzione non credo che tra le istanze presentate al Governo dalle categorie produttive venete (e soprattutto da quelle che rappresentano la piccola e media impresa) vi fosse anche il contenuto di questo decreto.
Ce lo ricorda la lettera che reca la firma del segretario dell'associazione artigiana di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che è stata inviata a tutti i parlamentari. Faccio un appunto a Bortolussi: gli domando perché, se chiede a questo Parlamento di intervenire nei confronti del decreto al nostro esame che penalizza la piccola e media impresa, ha sostenuto nella recente campagna elettorale il sindaco dell'Ulivo Cacciari, il quale negli anni in cui ha rappresentato la città di Venezia ha ben poche volte difeso le necessità ed i bisogni della piccola e media impresa, degli artigiani.
L'associazione artigiani scrive che con il recente aumento dell'aliquota IVA nei settori tessile, dell'abbigliamento e calzaturiero la situazione per le aziende contoterziste di questi comparti si è ulteriormente aggravata. Il nord-est si troverà vieppiù penalizzato quando verrà approvato questo decreto-legge, che dimostra quale sia la politica del Governo per quanto riguarda la riforma fiscale.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pezzoli.

MARIO PEZZOLI. Questo provvedimento dimostra la politica del Governo per il risanamento strutturale del bilancio dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, mancano solo dieci minuti all'ora fissata per il termine dei nostri lavori e credo che riusciranno ad intervenire i colleghi Riccio e Sospiri, che sono i primi due che nell'ordine hanno chiesto di parlare.
Ci poniamo però un problema che affidiamo alla sua sensibilità. Abbiamo dimostrato che su una materia come questa vi è il gusto, la volontà di svolgere interventi centrati sul tema e questo rappresenta il desiderio del Polo per le libertà di convincere il Governo a modificare il provvedimento.
Non vorrei che lei, Presidente, dovendo togliere la seduta alle 5, privasse i colleghi Fino, Tatarella, Losurdo, Migliori, Simeone, Urso, Malgieri, Polizzi, Rasi e forse tanti altri della possibilità di parlare: vuole valutare di andare avanti con i lavori fino a verso le 6, le 6,30? Noi siamo disponibili (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia): lo sappiano coloro che hanno sfidato il Polo a restare qui fino alle 5 del mattino!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Riccio. Ne ha facoltà.

EUGENIO RICCIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, si avvia alla conclusione la maratona di libertà (Applausi


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dei deputati del gruppo di alleanza nazionale) che alleanza nazionale, l'intero Polo e la lega hanno condotto su questo provvedimento, che riteniamo estremamente lesivo degli interessi di tutte le categorie produttive e non produttive.
Si è detto abbondantemente che questo decreto avrebbe dovuto essere uno strumento di armonizzazione delle aliquote IVA nel quadro comunitario. Si è detto anche che il provvedimento era stato assunto in un momento assolutamente strategico, in un momento nel quale l'inflazione era al minimo e quindi l'eventuale tendenza al suo aumento, che era stata calcolata nell'ordine dello 0,7 per cento, sarebbe stata assorbita.
Questo provvedimento, che avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere adottato semmai agli inizi del 1999, si è rivelato in realtà un indice dello stato di recessione che oggi attraversa la nostra economia. Non c'è stata alcuna tendenza all'aumento dell'inflazione, che è rimasta invariata, a dimostrare lo stato di agonia che vive la nostra economia e il fatto che oggi sono più che ormai urgenti gli interventi che sono stati indicati dal Polo per le libertà e tracciati dal governo Berlusconi allorché, con la legge Tremonti, si indicarono le linee direttrici che avrebbero dovuto essere il volano per la nostra economia.
Il decreto-legge in esame, in realtà, non incentiva le nuove attività produttive, ma penalizza le categorie produttive, si volge solo a danno della piccola e media impresa, degli artigiani, degli agricoltori e di quanti altri intendono produrre, sviluppare ricchezza, creare lavoro e occupazione. Tutto questo non è avvenuto e non avverrà. Vi è stato soltanto il solito sistema di aumentare in modo pesante la pressione fiscale, affossando così quelle iniziative che avrebbero potuto e dovuto caratterizzare il nostro probabile ingresso in Europa.
In questi ultimi tempi abbiamo assistito, oltre tutto, ad un fenomeno. Quando si è parlato di razionalizzare lo strumento IVA nell'ambito delle direttive comunitarie, si è anche in un certo senso anticipato quello che la Comunità europea ci chiedeva, ma in un periodo più ampio.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Riccio.

EUGENIO RICCIO. Concludo il mio intervento, anzi concludo questa maratona nel segno e nel solco dello sviluppo e della richiesta di occupazione (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, vorrei invitarla a concludere la seduta, perché, essendo stato fissato come termine quello delle ore 5, l'onorevole Sospiri, che dovrebbe parlare ora, rischierebbe di oltrepassare questo termine. La invito quindi a porre termine alla seduta, come è stato annunciato.

PRESIDENTE. Mi facevo scrupolo di togliere la parola all'onorevole Sospiri, perché l'onorevole La Russa ha manifestato il suo entusiasmo!
Comunque accedo al suo invito e pertanto rinvio il seguito del dibattito alla prossima seduta.

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