![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Chi chiede di illustrare gli ordini del giorno? Se nessuno chiede di parlare...
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. L'ordine del giorno Copercini e Alborghetti n.9/4297/1 mira ad indurre il Governo a ripensare a questo provvedimento al fine di prendere le misure necessarie per l'approvazione delle tabelle IVA, calate nella direttiva CEE a cui si ispira questo provvedimento, per stabilire un equilibrio ed un rilancio di alcune attività produttive rispetto ad altre. Questo perché il Governo non ha inteso accedere ad alcuno degli emendamenti proposti dall'opposizione e per far sì che comunque, nella concitazione di quanto è accaduto in quest'aula, il Governo provveda a introdurre nuove tabelle IVA al fine di riequilibrare le discrepanze che sono state poste in essere con questo provvedimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/58.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno sostanzialmente prevede orientamenti per il Governo in relazione alle diverse possibilità di intervenire con provvedimenti che interagiscono con i mercati nazionali soprattutto sull'andamento dei consumi. Siamo in un momento in cui le indicazioni dell'ISTAT ci dicono che ormai l'inflazione è stabilizzata intorno all'1,6 per cento, quindi c'è la previsione del mantenimento di un livello di inflazione del 2 per cento per l'anno. In realtà abbiamo constatato che per quanto riguarda questo provvedimento (nonostante quanto era stato dichiarato dal ministro delle finanze e dagli uffici studi di tale Ministero e, cioè, che un intervento di questo tipo - che sostanzialmente mantiene al 4 per cento l'aliquota super
PRESIDENTE. L'onorevole Berruti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/51.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/51, che riguarda la registrazione delle fatture (articolo 3). È questo un aspetto tecnico del decreto-legge - del quale si è già parlato a lungo durante la discussione sulle linee generali - che è sfuggito ai tecnici del Ministero e a chi ha redatto il provvedimento in esame.
PRESIDENTE. L'onorevole Bertucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/65.
MAURIZIO BERTUCCI. Signor Presidente, il decreto-legge sull'IVA, che rappresenta una componente caratterizzante della manovra di finanza pubblica per il 1998, costituisce un esempio classico di quello che non si dovrebbe fare per risanare i conti dello Stato.
PRESIDENTE. L'onorevole Scaltritti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/60.
GIANLUIGI SCALTRITTI. Signor Presidente, il decreto-legge n.328, all'articolo 1, comma 2, prevede l'abolizione dell'aliquota IVA al 16 per cento. Tale aliquota viene elevata, per alcuni settori, al 20 per cento. Ciò significa colpire settori produttivi che sono fondamentali per la nostra economia. Si tratta di settori portanti perché danno operatività a medie e piccole imprese che sono quelle che poi, sul territorio, determinano ampia occupazione.
ALBERTO DI LUCA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, abbiamo uno stampato in cui sono elencati gli ordini del giorno ed i presentatori che su di essi interverranno. Al momento, però, non c'è ancora dato sapere quale sarà l'ordine degli interventi. Oltre tutto, Presidente, lei ha cominciato chiamando alcuni colleghi del gruppo di forza Italia mentre, guardando la successione degli ordini del giorno, pensavamo che prendessero prima la parola i colleghi della lega. Vorremmo quindi, Presidente, che se possibile ci leggesse l'ordine di intervento di tutti i colleghi.
PRESIDENTE. L'ordine di intervento dipende dalla richiesta di parlare che è avvenuta in maniera abbastanza confusa. Il primo che prenderà la parola è l'onorevole Paroli, seguito dagli onorevoli Possa, Molgora, Caruso, Marinacci, Volonté, Antonio Pepe, Castaldi, Masiero, Di Luca e Teresio Delfino.
ADRIANO PAROLI. Signor Presidente, colleghi, intervengo per illustrare l'ordine del giorno Paroli ed altri n.9/4297/67 ed è davvero difficile prendere la parola in relazione ad un disegno di legge per il quale sembrano mancare totalmente ragioni a sostegno.
BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEPPE PISANU. Presidente, poiché nel momento in cui è iniziato l'esame degli ordini del giorno, come altri colleghi mi sono recato alla Conferenza dei presidenti di gruppo, non ho capito in quale modo la Presidenza abbia ordinato la prosecuzione dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, dal punto di vista procedurale si procederà nel seguente modo. Dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, vi sarà la replica del rappresentante del Governo e si passerà poi alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.
MAURO PAISSAN. La dichiarazione di voto è unica! Leggi il regolamento, Pisanu!
PRESIDENTE. L'onorevole Possa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/45.
GUIDO POSSA. Presidente, intendo illustrare un ordine del giorno molto particolare, che chiede un impegno del Governo per la riduzione dell'imposta IVA riguardante l'allevamento e l'addestramento dei cavalli di razza.
GUIDO POSSA. Vorrei fare una premessa di carattere più generale. Questo provvedimento di accorpamento e di incremento dell'IVA va anzitutto qualificato come un'ulteriore «manovrina», sia pure di limitate dimensioni (1.700 miliardi relativi al 1997). Dopo continue reiterazioni, di cui non vi era assolutamente bisogno, si assiste ad un ulteriore prelievo fiscale in un anno che sarà certamente ricordato dagli italiani come un anno drammatico dal punto di vista del prelievo fiscale.
PRESIDENTE. Comunico che, come sinteticamente annunciato dal collega Pisanu, nella Conferenza dei presidenti di gruppo non si è raggiunta alcuna intesa in ordine all'andamento dei lavori. Proseguiremo quindi i nostri lavori fino alle 5 del mattino - sarà naturalmente un piacere per tutti - con l'illustrazione degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto, le votazioni sugli ordini del giorno e quanto avremo da fare. La seduta riprenderà poi alle ore 13,30; dalle 15 alle 16 si svolgerà il question time, quindi...
FEDELE PAMPO. E le Commissioni?
PRESIDENTE. Terranno seduta la mattina.
PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO ARMAROLI. La Giunta del regolamento è convocata domani alle 9,30. Visto che lavoreremo fino alle 5 del mattino, per essere più lucidi la seduta potrebbe essere differita al pomeriggio o al giorno successivo?
PRESIDENTE. Il pomeriggio saremo qui. Potremo fare alla fine della mattinata, verso mezzogiorno.
PAOLO ARMAROLI. Magari verso le 12,30...
PRESIDENTE. Non so se essere lucidi sia un vantaggio!
DANIELE MOLGORA. Il mio ordine del giorno n.9/4297/28 riguarda un argomento particolarmente importante, ossia la detraibilità dell'IVA per l'acquisto di auto aziendali ed inerenti all'attività professionale. Voi tutti conoscete la normativa per le imposte dirette. Sapete che nel provvedimento collegato alla finanziaria, che è giunto ieri qui alla Camera, si prevede una detrazione del 50 per cento, con un tetto di 35 milioni e di 50 milioni per agenti e rappresentanti.
DANIELE MOLGORA. Pertanto, riteniamo necessario proporre questa detrazione. Non ha senso prevedere la indetraibilità al 100 per cento quando si sa che, almeno per parte del valore, questo bene è strumentale per l'attività e come tale quindi bisogna consentire la detrazione dell'IVA. Credo che siamo l'unico
PRESIDENTE. L'onorevole Caruso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/44.
ENZO CARUSO. Signor Presidente, illustrerò l'ordine del giorno n.9/4297/44 che, come tanti altri, è stato approntato perché non è stato possibile completare l'esame delle proposte di miglioramento del provvedimento che si volevano apportare con gli emendamenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Marinacci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/34 (Commenti).
NICANDRO MARINACCI. Si rinuncerà solo quando in quest'aula vi sarà una libero dibattitto, solo quando vi sarà una libera discussione e non solo quando vi saranno 30, 31, 32, 35, 40 fiducie! (Commenti)!
PRESIDENTE. Onorevole Marinacci, il suo tempo è scaduto.
NICANDRO MARINACCI. Chiedo almeno che ci sia concessa l'accettazione di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/33.
LUCA VOLONTÈ. Vorrei sapere quale rappresentante del Governo sia attento alla illustrazione dell'ordine del giorno che farò, visto che poi dovremo votarlo.
NICANDRO MARINACCI. Nessuno, nessuno!
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, chiedo chi del Governo sia attento all'illustrazione degli ordini del giorno che poi dovremo votare.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei ha facoltà di parlare...
LUCA VOLONTÈ. La ringrazio...
PRESIDENTE. Il Governo ha facoltà di ascoltarla o meno...
LUCA VOLONTÈ. Oppure di non ascoltare, pur decidendo dopo di esprimere il parere degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, svolga il suo intervento!
LUCA VOLONTÈ. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Pepe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/39.
ANTONIO PEPE. Intervengo su alcuni ordini del giorno presentati da alleanza nazionale che ricalcano emendamenti che avevamo presentato, ma che non abbiamo potuto esaminare per l'andamento dei lavori dell'aula. Per la verità, già durante la discussione generale avevamo manifestato il timore che il Governo, ponendo la questione di fiducia, avrebbe strozzato il dibattito su questo decreto che, inasprendo la pressione fiscale, regalerà altre tasse agli italiani. Ciò è avvenuto regolarmente...
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non c'è il Governo! Dov'è il Governo?
PAOLO BAMPO. C'è quello della Padania!
PRESIDENTE. Onorevole Visco, la prego di prendere posto ai banchi del Governo.
ANTONIO PEPE. Ciò è avvenuto regolarmente anche se l'arco di tempo che ci separava dalla scadenza del decreto - lo hanno ricordato in molti - avrebbe consentito l'esame in aula degli emendamenti (ricordo, tra l'altro, che questo esame non si è potuto svolgere neanche in Commissione finanze), con un'illustrazione sintetica e certamente non ostruzionistica. Ricordo inoltre che alleanza nazionale aveva presentato solo 16 emendamenti.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Antonio Pepe.
LUIGI GASTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n.328 del 1997, recante disposizioni tributarie urgenti, prevede una serie di inasprimenti dell'IVA che colpiscono, fra l'altro, le cessioni dei contratti relativi alle prestazioni di sportivi professionisti.
MAURO MICHIELON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Michielon?
MAURO MICHIELON. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO MICHIELON. Poiché vedo il rappresentante del Governo estremamente provato, la invito, Presidente, a sospendere brevemente la seduta affinché possa rimettersi un attimo.
PRESIDENTE. Onorevole Michielon, a quest'ora gli scherzi non sono più ammessi (Commenti)!
FRANCESCO STORACE. Chi l'ha detto? Proprio a quest'ora si devono fare!
PRESIDENTE. L'onorevole Storace sostiene invece che gli scherzi vengono meglio a quest'ora!
MARIO MASIERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, di membri del Governo non ne vedo neanche uno seduto...
PRESIDENTE. Onorevole Masiero, ci sono ben due ministri e un sottosegretario!
MARIO MASIERO. Abbondanti!
PRESIDENTE. L'onorevole Di Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/61.
ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, se ci si reca all'estero molto spesso l'indice di sviluppo di un paese si può percepire dalla quantità di gru che si notano. Ciò significa che si stanno costruendo nuovi palazzi, che stanno nascendo nuove attività, che vi sarà lavoro per muratori, idraulici, tappezzieri e via dicendo.
PRESIDENTE. Onorevole Di Luca, lei è una persona seria, non raccolga certi suggerimenti!
ALBERTO DI LUCA. Infatti non li ho ripetuti. Ma lei li ha sentiti questi suggerimenti?
PRESIDENTE. Posso immaginarli...! Sono anche amico del suggeritore!
ALBERTO DI LUCA. Tornando alle cose serie ma drammatiche, in sostanza abbiamo assistito ad un'altalena riassumibile in quattro-dieci, quattro-dieci-venti. Debbo dire che, nonostante l'ora, seppur non particolarmente tarda, non sto dando i numeri: quattro-dieci, quattro-dieci-venti è semplicemente la varianza di imposizione proposta su questi argomenti.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Luca e complimenti per non aver recepito i suggerimenti...!
TERESIO DELFINO. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, illustrerò anche l'ordine del giorno Panetta ed altri n.9/4297/36, di cui sono cofirmatario.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Delfino.
MARIELLA CAVANNA SCIREA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/49, relativo al decreto-legge n.328 del 29 settembre 1997, recante disposizioni tributarie urgenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Bono ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/72.
NICOLA BONO. L'ordine del giorno n.9/4297/72 che ho sottoscritto fa riferimento ad un problema che ritengo rilevante e strategico all'interno di un'ipotesi di utilizzo della leva tributaria come strumento di rilancio dell'economia, degli investimenti e dell'occupazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Santori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/48.
ANGELO SANTORI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il decreto-legge n.328, recante disposizioni tributarie che prevedono inasprimenti dell'IVA per le aziende vitivinicole, pone queste ultime in una situazione di grave crisi.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, sarebbe così cortese da non dare le spalle alla Presidenza?
ANGELO SANTORI. Sappiamo che cosa rappresentano queste imprese per la produzione lorda vendibile ma soprattutto per quanto riguarda il reddito. E sappiamo benissimo che c'è una forte regressione del consumo di vino (circa 2 milioni di ettolitri in meno all'anno), che accentua la crisi del settore, anche sotto il profilo dell'occupazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Saraca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/52.
ELIO VITO. Ha rinunciato, Presidente.
PRESIDENTE. Non lo aveva comunicato alla Presidenza.
GIANCARLO GIORGETTI. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/22 ed incidentalmente l'ordine del giorno Bagliani ed altri n.9/4297/29 che riguardano la medesima tematica. Si parla, in particolare, dei contratti di appalto di opere pubbliche o delle opere pubbliche realizzate dagli enti locali. Quando si parla di opere pubbliche realizzate dagli enti locali si parla di una tematica alquanto diversa Purtroppo non c'è nessuno del Governo ad ascoltarmi, Presidente...
CESARE RIZZI. Il Governo!
ROBERTO MANZIONE. È presente.
GIANCARLO GIORGETTI. Il mio intervento non vuole avere una valenza ostruzionistica, poiché intendo evidenziare problemi rilevanti per una branca di operatori del settore edile importante e rilevante per il sistema economico.
PRESIDENTE. L'onorevole Michelini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/57.
ALBERTO MICHELINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, illustro l'ordine del giorno n.9/4297/57, di cui sono primo firmatario, nel quale si impegna il Governo ad emanare disposizioni che possano contenere l'aliquota IVA relativa all'acquisto di materie prime necessarie all'industria edilizia entro limiti contenuti.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Michelini. Onorevole Michielon, la prego!
ALBERTO MICHELINI. Dicevo, in piena contraddizione con l'indicazione europea.
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Carlo Pace, Alberto Giorgetti e Berselli che avevano chiesto di illustrare gli ordini del giorno nn.9/4297/38, 9/4297/42 e 9/4297/43: si intende che vi abbiano rinunciato.
LUCIO MARENGO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, quando un Governo non riesce a far pagare le tasse a chi le dovrebbe pagare, l'unica maniera è farle pagare a chi le ha sempre pagate e alla povera gente.
CESARE RIZZI. Non «trombano» più!
LUCIO MARENGO. ...mentre spende miliardi in spot televisivi per la campagna contro l'AIDS. Mi chiedo se l'aumento riguardi anche le casse da morto (Commenti).
CESARE RIZZI. Profilattici e casse da morto!
LUCIO MARENGO. Penso proprio di sì.
ANTONIO LEONE. Che c'è, ma è come se non ci fosse.
LUCIO MARENGO. ...l'appello che vi viene rivolto non è demagogico, è solo finalizzato a razionalizzare questi aumenti, a tener conto anche della situazione della gente che si va a colpire. Dobbiamo ricordare che il meridione viene sempre penalizzato e che pertanto sta morendo. La disoccupazione poi dilaga ed è arrivata a livelli tali da fare paura. Eppure, nonostante ciò, graviamo di ulteriori tasse proprio questi coraggiosi che riescono a mantenere in vita delle attività. Fatevi una passeggiata nelle città e guardate le migliaia di esercizi che stanno chiudendo proprio a causa della vessazione continua operata dal Governo nei loro confronti!
PRESIDENTE. L'onorevole Giovanni Pace ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/37.
GIOVANNI PACE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustro il mio ordine del giorno, sottoscritto anche dai colleghi Contento, Marengo ed altri, con il quale
CESARE RIZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
CESARE RIZZI. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE RIZZI. Signor Presidente, visto che prima si è parlato di cavalli, mi sembrava di trovarmi in una sala corse. Poi si è arrivati addirittura ai preservativi e alle casse da morto. Io sento il dovere di fare richiesta alla Camera di dotare i deputati di un pappagallo così evitano di andare ai servizi, perché visto che siamo qua...
PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, abbia il senso del decoro dell'aula in cui siede!
DANIELE ROSCIA. Non ci possono censurare in questo modo!
PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n.9/4297/32, di cui è cofirmatario.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, prendo la parola per illustrare un ordine del giorno confezionato dalla collega Fei che, per motivi di missione, non può essere presente questa sera.
PRESIDENTE. È così conclusa l'illustrazione degli ordini del giorno.
GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Copercini e Alborghetti n.9/4297/1 (Commenti), Balocchi e Molgora n.9/4297/2 (Commenti), Borghezio e Copercini n.9/4297/5 (Commenti), Chincarini e Dozzo n.9/4297/9 (Commenti).
PRESIDENTE. Il foro boario apre alle 5 del mattino, non a quest'ora!
GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frosio Roncalli e Ballaman n.9/4297/10 (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e misto-CDU) e non accetta l'ordine del giorno Roscia e Pittino n.9/4297/12. L'ordine del giorno Pittino e Roscia n.9/4297/18 mi risulta invece precluso.
PRESIDENTE. Non lo è allo stato.
GIANNI MARONGIU, Sottosegretario di Stato per le finanze. Esprimo parere contrario sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti, Bagliani n.9/4297/22. Il Governo non accetta poi l'ordine del giorno Apolloni e Giancarlo Giorgetti n.9/4297/23. Il parere è contrario perché questo problema è stato già affrontato nel provvedimento collegato alla finanziaria (Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
NICOLA BONO. Come?
Non c'è bisogno di richiamare l'attenzione dell'Assemblea su quanto è stato detto a proposito di semplificazione: siamo di fronte ad un'accozzaglia che porrà il cittadino contribuente in una nebbia assoluta per uscir fuori da una serie di norme che nulla hanno a che vedere con la tanto vantata chiarezza dei provvedimenti legislativi annunciata dal Governo nel suo programma. Pertanto il gruppo di forza Italia voterà a favore di questo ordine del giorno.
ridotta, elimina l'aliquota del 16 per cento, che era un'aliquota ponte, ed aumenta l'aliquota ordinaria dal 19 al 20 per cento - avrebbe portato un incremento dell'inflazione valutabile attorno allo 0,7 per cento), nonostante i forti aggravi che si ripercuotono ovviamente sui mercati nazionali e che tendono a comprimere i consumi in settori trainanti dell'economia (mi riferisco a quelli delle materie prime e semilavorati per l'edilizia, delle calzature e dei tessili) e nonostante un aumento del 4 per cento si ripercuota ovviamente sui mercati e per questo motivo anche sulle casse delle famiglie italiane, l'impatto sull'inflazione è stato assolutamente nullo.
Che cosa significa tutto ciò? Che evidentemente vi è un calo dei consumi, che è determinato dal fatto che non ci sono risorse e che le famiglie sono costrette a prevedere di mettere da parte risparmi per affrontare gli ulteriori inasprimenti fiscali previsti da questo Governo; e quindi non consumano! In questo senso bisogna anche rilevare che le previsioni formulate dal ministro delle finanze, di arrivare a 550 mila miliardi di entrate tributarie per la fine dell'anno, sono ben lungi dall'essere realizzate, considerando che al 30 settembre di quest'anno vi erano solo 370 mila miliardi di entrate tributarie: a quella data ne mancavano quindi 180 mila! Da ciò se ne deduce che, poiché la media normale delle entrate tributarie mensili si aggira tra i 35-40 mila miliardi, nei mesi di ottobre e novembre si sarebbero dovuti incassare 40 mila miliardi e 100 mila miliardi per il mese di dicembre.
Con questo tipo di intervento sull'IVA, naturalmente, si va a determinare un aumento dei prezzi. Considerando che tutte le forniture fatte dai negozianti erano già state effettuate precedentemente, si va anche a penalizzare - ancora fortemente - il mercato del dettaglio.
Si poteva fare sicuramente in maniera diversa. Io non condivido le opinioni espresse qui da componenti della maggioranza, secondo i quali questo era il momento per fare questo provvedimento. Non era questo il momento, considerando che vi è tempo fino alla fine del 1998 per intervenire in fase transitoria sulla modificazione delle aliquote IVA; e quindi si sarebbe potuto aspettare altro tempo!
La verità è che questo Governo aveva necessità di garantirsi ulteriori introiti per arrivare a quella quota di 550 mila miliardi stabilita per quest'anno; e non ha trovato nulla di meglio da fare che anticipare la manovra sull'IVA, che dovrebbe garantire 1.459 miliardi per il 1997 e 5.800 miliardi per il 1998.
Ora lo stesso Governo aveva previsto per gli anni 1998, 1999 e 2000 un incremento dei consumi al 4 per cento. Presidente, onorevoli colleghi, come è possibile che vi sia un aumento dei consumi del 4 per cento quando questo provvedimento avrebbe, secondo la relazione del Governo, dovuto portare allo 0,7 per cento di incremento in più? È un dato assolutamente sballato e naturalmente si dovrà intervenire anche nelle valutazioni complessive di questo provvedimento.
L'articolo 3 del decreto-legge reca il titolo «Registrazione delle fatture» e contiene disposizioni relative alla fattura per l'operazione cosiddetta differita. La fattura relativa a tale operazione viene emessa dopo che il bene è stato consegnato con una bolla di accompagnamento, così come ora viene chiamata, cioè un documento di trasporto. Sappiamo che fino ad oggi questa fattura poteva essere emessa e registrata entro il mese successivo alla consegna e la relativa IVA doveva dunque entrare nella liquidazione del
mese di registrazione. L'ordine del giorno in esame è volto ad impegnare il Governo su una questione rispetto alla quale non è stato possibile apportare modifiche nel corso dell'esame, giacché fin dal primo momento si era capito che il provvedimento era «blindato» e attraverso la fiducia posta non è stato possibile, ripeto, introdurre alcuna modifica.
In particolare, l'articolo 3 prevede che la fattura differita può essere emessa entro il giorno 15 del mese successivo. Questa previsione può andar bene: la consegna avviene nel mese di ottobre, la fattura può essere emessa entro il 15 novembre, cioè il mese successivo. Si dispone quindi attraverso questo articolo la registrazione della fattura sul registro di vendita entro il 15 novembre. Ed anche questo può andar bene, ma si stabilisce inoltre una disposizione veramente nuova e stravolgente, ossia che l'impresa deve inserire l'IVA portata da quella fattura emessa il 15 novembre nella liquidazione del mese di ottobre. Voi capite che è assurdo prevedere un mese prima quello che accadrà un mese dopo.
Si verifica, dunque, che le consegne del mese di ottobre potranno, attraverso questo articolo, essere fatturate entro il 15 novembre, che la fattura deve essere registrata sempre entro il 15 novembre e che la liquidazione dell'IVA deve essere effettuata in data 31 ottobre, ossia, per essere più chiari, nella liquidazione che va al 18 di novembre. Mi sembra che ormai il termine sia stato addirittura anticipato.
In pratica l'operatore economico ha a disposizione solo tre giorni per registrare la fattura e fare tutti i conti. Il 15 del mese, infatti, è l'ultimo termine che egli ha a disposizione per emettere la fattura, naturalmente con riferimento, come ho detto poco fa, al mese precedente. In particolare si verifica un altro problema, che è già stato segnalato in altri interventi durante la discussione e che oggi corre l'obbligo di far presente soprattutto al ministro delle finanze, anche se ancora una volta brilla per la sua assenza, ma è rappresentato dal sottosegretario, ed è il problema del transfer delivery. Ho concluso, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Il Governo Prodi insiste nel percorrere, sino alle estreme conseguenze, la strada dell'aumento della pressione fiscale, essendo manifestamente incapace di contenere in misura permanente e significativa la dinamica della spesa pubblica. Questo modo di procedere deprimerà la domanda interna ed allontanerà la ripresa produttiva ed occupazionale. Le nostre imprese sono sempre più gravate da oneri fiscali e parafiscali superiori a quelli delle imprese degli altri paesi europei e per tale motivo si troveranno sempre più in difficoltà nel fronteggiare la concorrenza estera e saranno sempre più indotte a delocalizzare gli stabilimenti in Italia, spostandoli in paesi meno rapaci sotto il profilo fiscale.
Noi siamo contrari all'aumento dell'IVA perché contestiamo la scelta che è stata fatta dal Governo Prodi tra le varie possibilità. Avremmo, ad esempio, semplicemente potuto adeguarci alla direttiva europea, aumentando dal 4 al 5 per cento l'aliquota ridotta e dal 16 al 19 per cento l'aliquota transitoria. Così facendo si sarebbe ottenuta un'entrata aggiuntiva di 4 mila miliardi con un accettabile aumento dell'indice dei prezzi non superiore allo 0,45 per cento. Si sarebbe potuto mirare con più determinazione all'annullamento dell'effetto inflazionistico, riducendo le aliquote dal 19 al 10 per cento per alcune categorie, ed aumentandole invece dal 10 al 19 per cento per altre, ottenendo così un aumento delle entrate pari a 2.900 miliardi, ma senza impatto inflazionistico.
Cosa fa invece il Governo? Segue la terza strada, ottiene cioè maggiori entrate
per 6 mila miliardi ignorando o, peggio, negando che l'effetto immediato sarà una forte inflazione. Tutto questo perché chi ci governa oggi guarda soltanto ed esclusivamente ad un maggiore prelievo fiscale al di là di ogni altra considerazione, senza preoccuparsi minimamente dei conseguenti effetti dannosi per la nostra economia.
Ancora una volta il Governo Prodi ha deciso di sacrificare lo sviluppo del nostro paese, l'occupazione, la stabilità monetaria della nostra già ridotta economia. In questo ambito risulta particolarmente penalizzato il settore produttivo delle calzature. La direttiva CEE, tra l'altro, richiama l'attenzione sui beni di prima necessità ai fini del riequilibrio e del livellamento, in ambito comunitario, delle aliquote dell'IVA. Secondo il Governo, le calzature rientrano oppure no nei beni di prima necessità? Evidentemente questo Governo ci vuole tutti scalzi.
L'aspetto più grave sta nel fatto che il decreto-legge 29 settembre 1997, n.328, all'articolo 1, comma 6, non prevede l'esclusione degli inasprimenti dell'IVA per le materie prime e semilavorate destinate alla ricostruzione o al recupero del patrimonio edilizio danneggiato dagli eventi sismici, come in Umbria e nelle Marche.
Per tale motivo, il mio ordine del giorno impegna il Governo a varare norme che consentano di armonizzare in modo razionale le provvidenze per le zone terremotate con i provvedimenti di natura fiscale (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Colpendo settori come quelli dell'abbigliamento, delle calzature, vitivinicolo, edile, soprattutto per quanto riguarda la produzione del materiale che poi confluisce nell'attività edilizia, non facciamo altro che soffocare la possibilità di incrementare l'occupazione. Andiamo dunque a penalizzare settori che già soffrono a causa di una concorrenza estera fortissima in quanto hanno un'elevata incidenza di manodopera e già oggi sono soggetti ad una forte delocalizzazione industriale verso altri paesi.
L'aumento dell'aliquota del 4 per cento non fa altro che comportare una compressione dei consumi relativamente ai beni che fanno parte degli acquisti fondamentali delle nostre famiglie le quali, tra l'altro (lo accennavo, Presidente, nel mio intervento iniziale sul disegno di legge di conversione), sono già state depauperate di una grossa quota della loro capacità di spesa quando sono state invitate da questo Governo a far confluire la loro attenzione verso beni di cospicuo investimento, come le automobili. Con il decreto sulla rottamazione abbiamo avuto una forzatura negli acquisti che ha tolto alle famiglie possibilità di spesa che si sarebbero invece indirizzate, secondo le abitudini, verso l'abbigliamento e verso i beni di consumo.
Continuiamo allora ad attaccare un settore produttivo medio estremamente sviluppato tra la piccola e media impresa ed anche nella distribuzione commerciale, comprimendolo e rendendo sempre più difficile questa attività. Negli ultimi tre o quattro anni abbiamo già perso oltre 5 mila unità di vendita sul territorio che assolvono non solo ad una funzione occupazionale che interessa molte famiglie, ma anche ad uno scopo sociale, perché adempiono servizi in una conformazione urbana, diffusa sul territorio, fatta di piccole città, soprattutto a caratterizzazione storica. Stiamo colpendo questi centri anche attraverso piani di razionalizzazione che non hanno alcunché di programmato,
come stiamo vedendo nella sanità, nella scuola, nella sicurezza; li stiamo colpendo anche in quella che è la distribuzione dei beni primari e commerciali. Stiamo andando quindi contro la nostra economia, stiamo attaccando il ceto medio produttivo.
Con il mio ordine del giorno invito il Governo a riflettere attentamente sui settori primari ed a non continuare nell'attacco contro un ceto basilare e portante dell'economia italiana, che è invidiato da tutto il mondo e che ha determinato fino ad oggi la possibilità di creare ricchezza e che, invece, andrebbe difeso con interventi strutturali e di sostegno.
L'onorevole Paroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/67.
È talmente difficile trovare ragioni a sostegno del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 settembre 1997, n.328, soprattutto perché esso comporta un inasprimento ingiustificato ed insensato dell'IVA, un inasprimento che colpisce in modo indiscriminato anche categorie e settori meritevoli di ben altra tutela.
Ma tant'è: sembra ormai che l'unica strada che questa maggioranza sa imboccare sia quella dell'inasprimento fiscale. Sembra veramente l'unica soluzione che la maggioranza sa adottare per affrontare la finanza pubblica. Sembra che l'aumento indiscriminato della pressione fiscale sia l'unica strada anche per l'assoluta e riconosciuta incapacità di contenere la spesa pubblica, sempre che tale tentativo vi sia stato e che al riguardo si possa attribuire buona fede alla maggioranza.
Con questi provvedimenti si rischia di mettere in ginocchio l'impresa italiana, che già vive grandissime difficoltà, e si suggerisce agli imprenditori, che ancora cercano di offrire occupazione e di reinvestire gli utili nel nostro paese, di emigrare e di investire in altre località, quasi non fossero benvoluti in Italia.
In questo modo si realizzano, sì, maggiori entrare per 6 mila miliardi, ma con quali effetti? Da un lato, con effetti inflazionistici, che la realtà renderà presto evidenti nonostante la maggioranza si ostini a negarli; dall'altro, con effetti disastrosi sulla produzione, se non si terrà conto, come in molti abbiamo chiesto con i nostri ordini del giorno, di alcuni settori che abbisognano di un intervento differenziato e di un'attenzione maggiore.
In particolare, con l'ordine del giorno n.9/4297/67 da me sottoscritto si tende ad impegnare il Governo a varare misure competitive dirette ad alleviare l'aggravio nei confronti delle operazioni riguardanti fiori e piante ornamentali. Si tratta - si badi bene - di un settore di notevole importanza economica, soprattutto per alcune aree del paese che, essendo prive
di risorse alternative significative, vivono in maniera drammatica questo provvedimento e con grande preoccupazione l'atteggiamento della maggioranza. Tali aree non meritano di essere penalizzate e non è giusto che un provvedimento penalizzi nel complesso queste attività.
La speranza è che il Governo e la maggioranza che lo sostiene possano rinsavire, condividere le nostre preoccupazioni e finalmente intervenire a favore delle imprese che sostengono il fragile equilibrio economico-finanziario del nostro paese.
Ovviamente noi manteniamo questa speranza ed in tale ottica si muove il mio ordine del giorno. Speriamo che un voto favorevole su di esso possa porre rimedio ai danni che questo provvedimento rischia di causare.
Lei sa già che la Conferenza non è approdata ad alcun risultato e che a maggioranza ha deciso di proseguire con la seduta notturna. Dal punto di vista della procedura, Presidente, non credo che sia necessaria una iscrizione preventiva per svolgere dichiarazione di voto sui singoli ordini del giorno, in quanto ciò mi sembrerebbe macchinoso. Ritengo che debba essere consentito di intervenire a chiunque ne faccia richiesta. In ogni caso, per semplificare le cose, personalmente dichiaro la mia intenzione di parlare per dichiarazione di voto su tutti gli ordini del giorno.
L'ordine del giorno in questione riguarda un argomento apparentemente limitato. L'allevamento e l'addestramento dei cavalli di razza sembra infatti un aspetto che interessa solo gli ippodromi e i perdigiorno che li frequentano puntando su questo o quel cavallo. Ma non è assolutamente così. Si tratta di un argomento importante, in quanto nel nostro paese ci sono centinaia di allevamenti di cavalli di razza. Questi allevamenti sono presenti in tutte le regioni, perché non c'è una distribuzione geografica preferenziale; ce ne sono in Lombardia (ricordate tutti la razza Dormello Olgiata che ha avuto
eccezionale successo con Ribot), in Piemonte, in Sardegna, in Toscana (la razza maremmana).
La Confagricoltura ci ha fornito i dati relativi a centinaia di allevamenti di cavalli per le più varie finalità, per produrre cavalli sia da corsa, sia da tiro, sia da carne. Sono stato in Borgogna ed ho visitato personalmente formidabili allevamenti di cavalli da tiro, che sono l'orgoglio della Francia. Questi allevamenti sono organizzati in base alle norme comunitarie, che stabiliscono un numero minimo ed un numero massimo di cavalli allevabili per ettaro di terreno. Noi intendiamo assolutamente rispettare i cosiddetti limiti UVA, relativi all'estensione della superficie dell'allevamento, ma, una volta che siano rispettati, non si capisce la ratio in base alla quale si discrimina con un provvedimento sull'IVA fortemente penalizzante questo tipo di allevamenti rispetto a quelli di pecore, di ovini, di caprini e di bovini.
Non c'è assolutamente motivo. Salvo un motivo velatamente classista per cui i cavalli di razza sono assimilati unicamente a quelli che fanno le corse. Anche noi vogliamo comunque distinguerci, nel senso che, una volta completati i 18 mesi dell'allevamento e dell'addestramento (anche dei cavalli da galoppo e da trotto), non vogliamo che il successivo addestramento alla corsa sia inserito in questo provvedimento sull'IVA.
L'ordine del giorno impegna il Governo a riconoscere la natura di normale allevamento, secondo l'articolo 2135 del codice civile, di questa attività ed a considerarla tra le attività agricole, con i conseguenti trattamenti rispetto all'IVA. Non si comprende la ratio della discriminazione, salvo la volontà quasi dettata da giustizialismo fiscale, che peraltro non vediamo per la prima volta nei provvedimenti del nostro Governo. Un giustizialismo fiscale assolutamente mal motivato perché - lo ribadisco - le attività riguardanti l'allevamento dei cavalli sono svariatissime ed una di esse è quella che interessa i cavalli da corsa.
Invito tutti i colleghi a riflettere sul fatto che le leggi debbono rispondere ad ossature di razionalità e che tale razionalità non è presente in questo caso nei confronti di un'attività eminentemente agricola come quella dell'allevamento dei cavalli, tanto più se si tratta di un allevamento pregiato, che si raccorda pienamente alla grande tradizione della nostra agricoltura, ad elevato valore aggiunto.
È stata fatta la richiesta di proseguire i nostri lavori in seduta notturna anche nella giornata di domani. Mi sono riservato di decidere in proposito, perché è mia intenzione cercare di realizzare il programma, in particolare in relazione alle votazioni di provvedimenti che l'opposizione ha chiesto fossero inseriti in calendario. Deciderò sul merito domani, in relazione all'andamento dei lavori, per vedere se entro giovedì sia possibile giungere al voto anche degli altri provvedimenti.
Essendo stata respinta dall'Assemblea la richiesta di sospensione dei lavori, procederemo nel modo che ho indicato.
Per dare un ordine ai nostri lavori prego i colleghi che intendono illustrare gli ordini del giorno di iscriversi entro le ore 23,20. Dopo tale ora non sarà più possibile iscriversi.
L'onorevole Molgora ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/28.
Ebbene, questo ordine del giorno chiede di adeguare la normativa sull'IVA a quella delle imposte dirette. Attualmente, l'acquisto di automezzi da parte di imprese per le quali l'auto non sia strumentale - come avviene per autonoleggi, taxi, eccetera - comporta la completa indetraibilità dell'IVA e lo stesso vale anche per le attività professionali. Ora, ai fini delle imposte dirette è invece prevista una detrazione che è pari al 50 per cento, perché vige la presunzione che l'auto sia utilizzata in parte per l'attività e in parte per usi personali, per cui si ritiene che sulla metà che è inerente l'attività si debba concedere la detrazione dell'IVA, proprio in quanto inerente l'attività. In effetti, una disposizione che reca la completa indetraibilità, visto che si parla di armonizzazione dell'IVA, non è neanche in linea con quanto stabilisce l'Unione europea.
Quindi, con questo ordine del giorno si impegna il Governo a consentire la detrazione del 50 per cento dell'IVA pagata sul costo di acquisto delle vetture sostenuto da parte delle imprese e degli esercenti arti e professioni, mantenendo, ovviamente, le maggiori detrazioni già previste per i casi specifici (mi riferisco alla situazione degli agenti e rappresentanti e a quelle imprese per le quali l'automezzo è un bene strumentale).
Questa norma, oltre ad essere sicuramente di maggior favore per tutte le attività economiche, è anche un elemento di semplificazione e di coordinamento con le norme che sono dettate ai fini delle imposte dirette. Risulta infatti inconcepibile il fatto che vi siano due norme diverse riguardo al trattamento dello stesso bene, a seconda dell'imposta da applicare. È opportuno quindi che si proceda a questa omogeneizzazione, che è particolarmente importante soprattutto nel momento in cui è stato fissato il limite dei 35 milioni o dei 50 milioni per quanto riguarda gli agenti e i rappresentanti.
Riteniamo quindi che un intervento di questo tipo possa essere accolto con grande favore da parte di tutto il settore economico, anche perché il costo degli automezzi, nonché di tutte le spese accessorie (manutenzioni, riparazioni, carburante), è assai rilevante all'interno dei bilanci delle imprese e degli esercenti attività professionali.
paese in Europa in una condizione di questo tipo. Siamo in una situazione per la quale, ad esempio, per quanto riguarda la benzina, l'indetraibilità avrebbe dovuto essere a termine, mentre invece è stata sempre prorogata. Si tratterebbe di metterci in regola con questa situazione.
Quest'ordine del giorno ha un alto significato sociale perché impegna il Governo ad emanare un provvedimento che prevede la non assoggettabilità ad IVA delle prestazioni di servizio di trasporto di merci e di persone destinate e provenienti dalle isole di Pantelleria e Lampedusa.
Come sapete queste sono le isole che hanno i disagi maggiori, essendo le più lontane dalla terraferma. Specialmente nel periodo invernale il maltempo impedisce i regolari collegamenti sia marittimi sia aerei tra queste isole e la terraferma. Le stesse emergenze medico-chirurgiche vengono affrontate con difficoltà. In altre zone insulari dell'Europa c'è una tendenza in atto che ha dato i suoi frutti: si tratta di zone più o meno defiscalizzate per richiamare gli interessi imprenditoriali e turistici. Pertanto in zone che data la loro collocazione geografica possono essere considerate come zone depresse, approvare un provvedimento del genere significherebbe senz'altro avviare verso le popolazioni interessate un'azione di attenzione, un'azione che favorirebbe senz'altro nuovi e diversi insediamenti turistici, cercando di alleviare quegli inconvenienti che la marginalità e la lontananza dai centri scolastici, ospedalieri e di una certa importanza, determinano nella popolazione autoctona, specialmente in periodi di non alta affluenza turistica.
Illustrando questo ordine del giorno speriamo che il Governo voglia prendere in considerazione l'emanazione di un provvedimento che possa alleviare le difficoltà e i disagi delle popolazioni che vivono in queste isole (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Detto questo, Presidente, dinanzi a queste sghignazzate che non fanno onore né a chi le fa né a chi le subisce, voglio porre una domanda. Mi domando quale esempio di democrazia si stia dando alla nazione se i vincitori e non coloro i quali devono eservitare azioni di governo sghignazzano sulle azioni di gente che sta all'opposizione e sta facendo il suo sacrosanto dovere (Commenti).
Premesso questo, in base alla legge n.662 del 1996 (legge finanziaria), tanto per ricordarlo, a partire dal 1 gennaio 1997 tutti i pagamenti relativi ai rimborsi richiesti da lavoratori autonomi dovevano essere liquidati tramite concessionario senza limite di importo. Le ditte prive di conto fiscale come, ad esempio, quelle operanti nel settore dell'agricoltura, tanto vessate in questo periodo e con questo Governo (si diceva che doveva esserci un rappresentante degli agricoltori), rappresentanti fiscali ex articolo 17, ditte cessate, eccetera, venivano liquidate tramite un capitolo di bilancio programmato dal 1 gennaio 1997 al 31 dicembre 1997; successivamente, con nuovo decreto incostituzionale e «soggettivo», veniva posto il limite dei rimborsi a 500 milioni di lire (massimo) per le ditte con conto fiscale, senza assegnazione di capitolo di spesa nel bilancio dello Stato poiché il prelievo per i pagamenti avviene direttamente tramite il gettito IVA presso i concessionari competenti.
Cosa succedeva? Con ordine di servizio del 15 settembre 1997, la direzione generale competente disponeva che i pagamenti, avendo alcuni uffici IVA superato il plafond consentito, non potevano più essere erogati tramite conto fiscale, determinando una rilevante incongruenza tra questa disposizione ed il fatto che il concessionario continua le liquidazioni dei rimborsi ad esso direttamente richiesti.
Il Ministero delle finanze, nella persona del ministro, non può procedere al blocco dei rimborsi tramite conto fiscale (e questo è risaputo), in quanto non è previsto da alcuna norma di legge, essendo il conto fiscale fuori dal capitolo di spesa stabilito. Tale situazione è quanto meno anomala e colpisce fortemente, neanche a farlo apposta, non le grandi ma le piccole e medie imprese che vengono sempre penalizzate da questo Governo. Esse da una parte, a causa della mancata concessione dei rimborsi IVA, devono ricorrere agli istituti di credito per potersi finanziare e, dall'altra, sono tassate su questo indebitamente attraverso l'IRAP. Dunque sono non solo costrette a sacrifici (il che sarebbe il meno), ma si trovano ormai sull'orlo del crack economico.
I deputati del CDU chiedono al Governo di impegnarsi ad assumere provvedimenti che rimuovano la grave situazione dei rimborsi IVA, evitando così la grave crisi finanziaria di numerose piccole e medie imprese che rappresentano da sempre il tessuto produttivo ed occupazionale del paese. Chiedo inoltre che l'ordine del giorno n.9/4297/34 venga accettato dal Governo perché, come è noto, gli ordini del giorno sono come dei sorsi d'acqua nel deserto e per cristiana pietà, qualora in questo Parlamento ci dovesse essere ancora un po' di rispetto verso gli altri, questo sorso d'acqua, cioè questo ordine del giorno, non si nega a nessuno. Così in un Parlamento ormai delegittimato del proprio ruolo, quello del confronto...
Il nostro ordine del giorno prevede e denuncia una situazione grave creata dal decreto di armonizzazione, come lo ha definito il ministro Fisco, anzi Visco, che eleva le aliquote IVA dal 16 al 20 per cento, costituendo un grave pregiudizio all'industria musicale. Il Vicepresidente del Consiglio Veltroni e tutto il Governo dell'Ulivo affermano che i giovani rappresentano uno dei punti di riferimento fondamentali, però in questo provvedimento l'IVA sulle pubblicazioni è diversa dalle edizioni musicali, come se la cultura italiana avesse un pregiudizio al suo interno. La musica italiana, conosciuta in
tutto il mondo, da Pavarotti alla musica napoletana, a quella in dialetto lombardo, è qualcosa di completamente diverso da Leopardi e da tutto il resto della cultura italiana. Visto che i giovani sono stati aiutati nella loro «vivacità» attraverso un aumento del bollo di circolazione dei ciclomotori, ora assistiamo anche ad un aumento della tassazione sui dischi. Forse il Governo pensa che basta aiutare i giovani (parlo in primo luogo di me stesso) creando centomila posti di lavoro al sud senza pensare a tutti gli altri giovani del resto d'Italia.
Mi chiedo anche come mai, caro Presidente, il ministro Visco al pari del ministro Veltroni, su due temi che riguardano la musica, le ONLUS (argomento sul quale abbiamo presentato interrogazioni che non hanno avuto risposta) e l'IMAIE (istituto mutualistico autori, interpreti ed esecutori) non abbiano dato risposte al Parlamento. Forse perché c'è qualche fastidio nel rispettare l'istituto parlamentare delle interrogazioni e delle interpellanze.
Detto questo, chiediamo al buon cuore del Governo di tener conto delle nostre osservazioni proprio perché viene penalizzata da questo provvedimento proprio la produttrice indipendente di musica italiana, la piccola e media impresa che viene difesa da questo Governo con i vari impegni del ministro Bersani ma non con questo provvedimento. Chiediamo allora un impegno esplicito del Governo, al di là delle estemporanee missioni all'estero del ministro Veltroni, affinché la musica, patrimonio fondamentale della cultura della Repubblica italiana, venga rispettata insieme alla piccola e media impresa che fa grande il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU e di alleanza nazionale).
Prosegua pure, onorevole Pepe.
L'ordine del giorno n.9/4297/39 impegna il Governo ad emanare un provvedimento che preveda che le cessioni di beni relativi a materie prime e semilavorati per l'edilizia siano sottoposti ad aliquota del 10 per cento. Il Governo, infatti, con l'articolo 1 del provvedimento collegato alla finanziaria approvato qualche giorno fa al Senato prevede deduzioni fiscali dalle imposte sul reddito delle persone fisiche ripartite in più anni; con un altro provvedimento aumenta l'aliquota IVA sulle materie prime e semilavorati per l'edilizia e sulle progettazioni, costringendo i contribuenti ad un maggior costo. Si dice che è un aumento necessario in base a direttive CEE, ma ciò non è vero; la normativa comunitaria infatti impone questa armonizzazione a partire dal giugno 1999.
Ricordo anche che la direttiva CEE stabilisce che l'aliquota IVA normale non può essere inferiore al 15 per cento, ma non impone certamente un'aliquota elevata al 20 per cento. Vi sono nazioni europee che hanno un'aliquota normale di gran lunga inferiore: nel Regno Unito è del 17,5, in Germania del 15, in Spagna del 16. In Italia abbiamo dovuto elevarla al 20 per cento. Oltre a questo ordine del giorno - l'approvazione del quale raccomando all'Assemblea proprio per rilanciare nei fatti l'edilizia e non solo a parole - vi sono altri importanti ordini del giorno. Mi riferisco all'ordine del giorno Carlo Pace ed altri n.9/4297/38 con il quale si impegna il Governo «ad emanare un provvedimento che preveda che la cessione di beni e la prestazione di servizi fatta da imprese artigiane siano sottoposte all'aliquota del 10 per cento». Questa misura è finalizzata a favorire realmente l'artigianato.
Mi riferisco inoltre agli ordini del giorno Marengo ed altri n.9/4297/41 e Alberto Giorgetti ed altri n.9/4297/42, le previsioni dei quali sono necessarie dopo che con questo decreto il Governo elimina le esenzioni IVA per i trasporti sia pubblici che urbani.
Con il primo di questi ultimi ordini del giorno si impegna il Governo «ad emanare un provvedimento che preveda che le prestazioni di servizi relativi al trasporto di portatori di handicap rientrino tra le prestazioni esenti da IVA». Quest'ultima previsione è quindi finalizzata ad essere vicini a chi realmente ha bisogno.
Con il secondo, si impegna il Governo «ad emanare un provvedimento che preveda che le prestazioni di servizi relativi al trasporto di persone di età superiore ad anni 65 rientrino tra le prestazioni esenti da IVA».
Invito in conclusione l'Assemblea a votare a favore di questi ordini del giorno e ribadisco il voto contrario dei deputati del gruppo di alleanza nazionale su questo decreto-legge, con il quale si crea ancora inflazione, si aumentano la pressione fiscale e le imposte indirette; mentre con altri provvedimenti il Governo aumenta quelle dirette. Quindi, non è vero (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)...
L'onorevole Gastaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/53.
Premesso che la direttiva CEE 92/77 aveva disposto l'avvicinamento delle aliquote IVA nei vari paesi europei, al fine di ridurle a tre (una ordinaria e due ridotte) e che la stessa direttiva dava possibilità di mantenere, attraverso una norma transitoria, un diverso regime sino a tutto il 1998, non si comprende la necessità di un intervento in materia di aliquote IVA da parte di questo Governo.
In questo mio intervento vorrei ricordare anche l'aumento dell'IVA sul vino dal 9 al 20 per cento, che avrà un impatto negativo su un comparto agricolo già afflitto da molte e complesse problematiche e che riguarda uno dei prodotti più tipici delle nostre abitudini enogastronomiche mediterranee.
Ritornando alla questione dei contratti degli sportivi professionisti, vorrei ricordare al Governo e agli onorevoli colleghi che, allorché si parla di società sportive professionistiche, non si deve pensare solo al Milan, all'Inter, alla Juve, alla Lazio o alla Roma che hanno bilanci miliardari, ma si deve pensare anche alle molte società - definite professionistiche in base alla legge n.91 del 1981 - che non navigano certo nell'oro! Mi riferisco alle novanta società di calcio di serie C1 e C2, a tutte le società di ciclismo, a quelle di rugby, a quelle di volley, a quelle di pallacanestro e di altri sport!
Onorevoli colleghi, come presidente di società sia di ciclismo che di calcio, vi
posso confermare che la crisi presente nel settore a livello finanziario è gravissima e che l'aggravamento dell'aliquota può limitare il passaggio degli sportivi professionisti da una società all'altra, «con grave nocumento allo sport italiano in generale».
Oltre tutto non essendo le cifre coinvolte sicuramente sostanziali in assoluto, invito il Governo a riesaminare l'opportunità di rivedere le disposizioni fiscali predette (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
L'onorevole Masiero ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/55.
Volevo illustrare il mio ordine del giorno n.9/4297/55 relativo al settore della radiodiffusione trasmessa in forma codificata e della diffusione radiotelevisiva via cavo o via satellite. Il Governo, nel rivedere le aliquote, non lo ha fatto con mano leggera, in quanto nel provvedimento sono previsti incrementi dal 4 al 10 per cento per gli abbonamenti e dal 4 al 20 per cento per le apparecchiature e per l'installazione.
Signor Presidente, desidero far notare che per il settore in questione sono previste iniziative imprenditoriali che possono ridurre il duopolio radiotelevisivo, quindi nuovi soggetti che possono accedere all'industria della comunicazione. Noi crediamo che l'incremento estremamente pesante di queste aliquote possa sicuramente ridurre sul nascere l'espansione di questo importante settore, con grave nocumento occupazionale. Se poi pensiamo che tutto il mercato della installazione delle varie apparecchiature, dalle antenne satellitari, le cosiddette paraboliche, agli impianti da realizzare, sono normalmente mercato dell'artigianato specialistico, scorgiamo in questo provvedimento una riduzione di quello che potrebbe essere un incremento occupazionale in un settore nuovo, verso il quale vi erano molte aspettative.
Noi crediamo sinceramente che la politica governativa inerente le aliquote IVA sia disegnata non per produrre un incremento della ricchezza nazionale, quindi dell'occupazione, ma per tenere l'economia del paese in una posizione di «bagnasciuga». Signor Presidente, crediamo che una revisione di questi provvedimenti da parte del Governo si imponga, perché sicuramente l'incremento di costi che andrebbero a subire gli utenti nel sottoscrivere abbonamenti porterebbe a far desistere gli stessi dall'accedere a un servizio che ormai nel mondo è quasi in tutte le abitazioni. Credo anche che l'incremento dei costi all'utenza, considerato che l'IVA dal 4 viene portata al 20 per cento - immaginiamo quindi quale sia l'incremento del costo finale per l'utente -
scoraggerebbe gli utenti stessi dall'installazione delle apparecchiature di merito.
Di fronte a questa argomentazione, un Governo serio, un Governo che professa in continuazione di voler risolvere il problema dell'occupazione, dovrebbe rivedere le proiezioni economiche del settore, le proiezioni per lo sviluppo di questo settore e poi fare un attento esame di coscienza per verificare se non sia il caso di rivedere questa iniziativa che sicuramente non è dalla parte in cui il Governo professa di schierarsi. Se non vogliamo rivedere queste aliquote per una questione di giustizia fiscale, il Governo, signor Presidente, le riveda per carità di patria (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!
Un altro aspetto, dal quale si evince chiaramente lo sviluppo e la civiltà di un paese, è rappresentato dalla consistenza delle installazione di reti satellitari o dal numero delle città cablate. Ebbene, nel luglio scorso, cioè poche settimane fa, è stata varata dal Parlamento una legge importante e mi fa piacere che sia presente questa sera il sottosegretario Vita, poiché ha dato, come tutti noi, un grande contributo al fine di approvare la disciplina sull'autorità delle telecomunicazioni. In questa legge, all'articolo 3, comma 14, si dice che i lavori per la stesura dei cavi all'interno delle abitazioni ha un'IVA del 4 per cento; sempre all'articolo 3, comma 14, si prevede che gli abbonamenti di diffusione radiotelevisiva, siano essi via cavo o attraverso sistemi satellitari, abbiano un'IVA del 4 per cento. Mi suggeriscono una cosa che non è ripetibile, ma nella sostanza...
Ho presentato l'ordine del giorno n.9/4297/61 in cui, in sostanza, chiedo al Governo un impegno per cose che considero non particolarmente rilevanti. Chiedo solo un po' di buonsenso, cioè di togliere il freno a mano allo sviluppo delle telecomunicazioni e di avere un po' di coerenza. Chiedo coerenza con quanto deciso a proposito di incentivazioni alle ristrutturazioni nelle abitazioni. Altrimenti, è inutile affermare da un lato che possono essere portate in detrazione, mentre dall'altro aumentiamo l'IVA. È un po' come dire che la mano destra dà, e la mano sinistra toglie. In sintesi: la destra dà, la sinistra toglie.
La legge citata è stata approvata il 31 luglio scorso, quindi 117 giorni fa (dodici settimane lavorative, sessanta giorni). Ebbene, il Governo vuol fare retromarcia rispetto ad un provvedimento varato sessanta giorni fa.
L'aumento dell'IVA in tale settore sicuramente non è un contributo all'erario; è casomai un contributo all'arretratezza del nostro paese e questo non è assolutamente pensabile soprattutto oggi, quando tutto il mondo ha concentrato la sua attenzione sullo sviluppo del settore delle telecomunicazioni.
Chiedo una cosa molto semplice al Governo: di rileggere il mio ordine del
giorno e di non impegnarsi con l'opposizione o con forza Italia, ma con se stesso, giacché l'esecutivo, insieme alla sua maggioranza, sessanta giorni lavorativi fa ha varato una così importante legge, quella della creazione dell'authority per le telecomunicazioni (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
L'onorevole Teresio Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/35.
Uno degli obiettivi dell'armonizzazione fiscale con cui il Governo ha motivato questo provvedimento urgente era l'eliminazione delle diversità del nostro sistema di aliquote rispetto alla realtà europea. Il Governo ha anche sostenuto che alcune penalizzazioni che questo provvedimento ha comportato e comporta erano dovute a cause di forza maggiore, non quindi ad un particolare accanimento del Governo stesso contro certi settori. La dura legge dell'armonizzazione europea portava però a semplificare il quadro delle aliquote IVA e nello stesso tempo ad introdurre entità di aliquote che hanno sconvolto molti settori e creato ad essi dei problemi.
Non neghiamo - anzi, l'abbiamo sostenuto più volte - che il Governo era in ritardo, perché il commissario europeo, professor Monti, aveva più volte ribadito, anche la scorsa estate nel corso di un'audizione presso la Commissione bilancio, la necessità di realizzare questo tipo di armonizzazione fiscale. Rileviamo però che l'aver ritardato una vera riflessione ed una vera volontà di attuare questo tipo di azione ha fatto sì che la sua attuazione - che oggi contestiamo - non fosse realizzata con accorgimenti tali da renderla veramente accorta e graduale, capace di apprezzare le difficoltà che i vari settori produttivi avrebbero incontrato a seguito di questo tipo di provvedimento. Le penalizzazioni, quindi, sono evidenti e riteniamo da sempre, per la nostra formazione moderata e gradualistica, che anche le migliori riforme se realizzate bruscamente creano seri problemi in termini di adattamento al nuovo regime, in questo caso fiscale.
Ed allora, come si sarebbe potuta realizzare l'armonizzazione dell'IVA? Sarebbe stata necessaria un'introduzione graduale delle nuove aliquote, si sarebbe dovuta garantire l'invarianza di gettito, tanto più che il ministro Visco ha affermato più volte che le entrate fiscali galoppavano a ritmi assai favorevoli e positivi per l'erario. Diventa allora francamente incomprensibile - ma io vorrei dire inaccettabile - il dato che anche l'armonizzazione fiscale venga realizzata da questo Governo, da questa maggioranza che tanto vogliono prestare attenzione alle famiglie, alle realtà produttive. Ascoltiamo anche annunci da parte di alcune forze della maggioranza di voler attenuare le misure recate dalla finanziaria, ma in un provvedimento importante come questo, collegato alla finanziaria, si arriva ad effetti sicuramente deleteri per quelle realtà.
Concludo dichiarando che con l'ordine del giorno n.9/4297/36 non richiamiamo questi problemi di carattere generale, ma...
L'onorevole Cavanna Scirea ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/49.
Vorrei rivolgermi a questo Governo che insiste nel percorrere fino alle estreme conseguenze la strada dell'aumento della pressione fiscale, non essendo in grado di
mantenere in misura permanente e significativa la dinamica della spesa pubblica.
Contesto quindi la scelta fatta dal Governo, che aveva varie possibilità. Poteva, per esempio, semplicemente adeguarsi alla direttiva europea, aumentando dal 4 al 5 per cento l'aliquota ridotta e dal 16 al 19 per cento l'aliquota transitoria. Così facendo si sarebbe avuta un'entrata aggiuntiva di 4.000 miliardi con un accettabile aumento dell'indice dei prezzi non superiore allo 0,45 per cento.
Il Governo ha dichiarato di aver voluto tutelare i consumi di natura prioritaria. Con questo provvedimento si vanno a colpire, per esempio, settori come quello agricolo, che comprende l'attività vitivinicola che rappresenta una risorsa fondamentale per vaste aree del nostro paese, nonché una produzione di punta della nostra agricoltura e della connessa industria di trasformazione. Questo è tanto più vero nel collegio elettorale di Alba-Brà - il mio - e nel Cuneese in generale, senza dimenticare terre come l'astigiano e l'alessandrino, dove la viticoltura è una delle fonti fondamentali di ricchezza della regione e del paese intero.
Attraverso il prodotto offerto dalla viticoltura la nazione è a buon diritto stimata ed apprezzata in Europa, dove ci apprestiamo ad entrare. Per restarci, però, questo Governo non può adottare la politica agricola che sta proponendo, perché attraverso questi scriteriati provvedimenti pone un freno alla concorrenzialità della nostra produzione con gli altri paesi comunitari.
Per questa ragione l'ordine del giorno da me sottoscritto chiede un impegno del Governo a correggere con misure appropriate gli effetti del pesante aggravio delle aliquote IVA (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Certo, dicendo queste cose, so di parlare turco ad un Governo che non è affatto capace di recepire i meccanismi di un moderno sistema di mercato. Però, siccome la speranza è l'ultima a morire, cerco di far comprendere come, usando correttamente la leva tributaria, si possano determinare condizioni di espansione del sistema economico.
In particolare, con questo ordine del giorno si rileva che il settore turistico italiano - che, occorre ricordarlo, dà lavoro a circa 4 milioni di addetti tra stagionali e fissi ed occupa oltre 400 mila imprenditori operanti nei vari settori - registra una situazione di difficoltà ed una progressiva recessione, dovute segnatamente alle manovre finanziarie che si sono succedute sotto il Governo dell'Ulivo e che hanno determinato oggettivamente un drenaggio delle risorse economiche che si è rivelato esiziale per i consumi in generale e in particolare per quelli turistici. Tant'è vero che il calo dei turisti ha riguardato soprattutto i visitatori italiani, mentre si registra una sostanziale tenuta - ma non si sa ancora per quanto - dei turisti stranieri.
Di fronte ad una difficoltà oggettiva che incontra il settore, l'ordine del giorno in questione pone un problema di riduzione delle aliquote IVA da applicare sia alle attività ricettive relative al settore alberghiero e a quello del campeggio all'aria aperta sia alla somministrazione di alimenti e bevande nei pubblici esercizi.
Occorre altresì tenere conto del fatto che molti paesi europei applicano un'aliquota IVA sicuramente più bassa di quella praticata in Italia. A fronte del 10 per cento che viene applicato in Italia, la Spagna applica nel settore turistico un'aliquota del 7 per cento, la Francia del 5,5 per cento ed il Portogallo del 5 per cento. È evidente quindi che un visitatore straniero, di fronte al costo di una prestazione alberghiera che solo per l'aspetto tributario sconta prezzi di gran lunga più
bassi dovuti ad una ridotta aliquota IVA, tende a visitare i paesi in cui tale aliquota è più bassa. Se a ciò si aggiunge che gran parte dei paesi mediterranei sono concorrenti nel settore turistico ed applicano prezzi più bassi perché hanno sistemi fiscali sicuramente più favorevoli rispetto al nostro, si capisce il motivo per cui il settore turistico italiano vive un momento di grande difficoltà e stenta ad avere una ripresa.
Attraverso una corretta riduzione delle aliquote, tra l'altro stimolata da un recente convegno tenuto a Londra, si è affermato che per rilanciare il sistema turistico europeo occorre armonizzare le aliquote IVA del settore alberghiero e di quello turistico in generale ad una sola aliquota e che quest'ultima sia unica e mirata verso il basso, proprio per consentire al sistema turistico europeo di contrastare efficacemente la concorrenza sempre più spietata dei paesi rivieraschi del Mediterraneo.
L'ordine del giorno in esame invita quindi il Governo a rivedere verso il basso l'aliquota IVA, che è esagerata rispetto a quella praticata sia nei paesi rivieraschi sia in alcuni paesi dell'Unione europea, nonché a definire in sede comunitaria una strategia per arrivare, insieme alle altre nazioni europee, alla definizione di un'aliquota unica che sia fissata al livello più basso praticato in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).
I provvedimenti del Governo si muovono nella direzione opposta. Noi riteniamo che il settore dell'agricoltura, come rilevava la collega Cavanna, deve ricevere maggiore attenzione da parte del Governo. Sicuramente nel passato non vi è stata grande attenzione, ma certamente non è prestata attenzione particolare ai problemi dell'agricoltura in generale ed in particolare a quelli che riguardano il settore vitivinicolo. Ci rivolgiamo al Governo per evidenziare l'opportunità di rivedere questa posizione; chiediamo al Governo se abbia assistito oggi alla grande manifestazione dei coltivatori diretti, i quali hanno voluto comunicare in modo evidente il loro disagio. Un disagio che si riflette sulle imprese familiari, un disagio che si riflette sull'intera occupazione. Questo ordine del giorno e le mie considerazioni, assieme a quelle svolte da altri colleghi, intendono richiamare il Governo ad una maggiore attenzione e comprensione del settore dell'agricoltura, in particolare quello vitivinicolo.
I produttori agricoli sono in grande difficoltà. Tutta l'agricoltura è in grande difficoltà e desidero sottolineare che i lavoratori autonomi, che rappresentano la stragrande maggioranza dei produttori vitivinicoli, sono stati i più colpiti, anche dalla riforma dello Stato sociale. Sappiamo benissimo che su queste aziende incide molto anche l'aumento della contribuzione. Ebbene, se a tale aumento si aggiungerà anche quello dell'IVA, il Governo farà davvero un cattivo servizio all'agricoltura. Chiediamo pertanto che il Governo riveda la propria posizione sul settore dell'agricoltura in generale ed in particolare per quanto concerne la vitivinicoltura (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/22.
Come dicevo, per le opere pubbliche realizzate dagli enti locali si paga un'aliquota IVA che è pari al 10 per cento con riferimento alle opere di urbanizzazione, mentre per gli enti diversi dai comuni (in particolare, le province) è pari al 19 per cento. Tenendo presente che gli enti locali non sono i consumatori finali di questi beni (lo sono i cittadini e gli utenti) sarebbe oltre modo opportuno prevedere aliquote IVA agevolate come quelle esistenti, per esempio, per la realizzazione di opere tese all'eliminazione della barriere architettoniche.
Rispetto all'ordine del giorno n.9/4297/22 vorrei sottolineare l'importanza, anche per la gestione ordinaria degli enti locali, del fatto che l'aliquota originariamente prevista nei quadri economici delle opere, così come definite in sede di approvazione del progetto, non venga stravolta dall'aumento dell'aliquota IVA. Il motivo è semplice: evidentemente le opere pubbliche richiedono prestazioni di tipo continuativo, normalmente remunerate con stati di avanzamento lavori e fatturate al momento del pagamento. Le opere pubbliche, per vari motivi (intralci burocratici, oggettiva difficoltà di realizzazione delle opere), investono lassi di tempo molto prolungati: di conseguenza non è infrequente che un progetto e quindi un quadro economico di riferimento approvato in un determinato atto arrivi al momento del pagamento un anno, un anno e mezzo, due anni dopo.
Un intervento come quello prospettato dal decreto-legge, con un aumento dell'aliquota IVA immediato, genera una completa alterazione del quadro economico originario, obbligando gli enti locali a rifinanziare di fatto le opere, costringendoli a deliberare nuovamente, imponendo, a volte in modo anche difficoltoso, il reperimento di nuove e diverse risorse finanziarie. Questa preoccupazione - che peraltro ho visto condivisa anche dal Governo, che nel decreto-legge ha tenuto in conto la questione, concedendo la possibilità agli enti pubblici e agli enti locali in particolare di fatturare la medesima aliquota entro il 31 dicembre 1997 - fa sorgere la necessità, a nostro giudizio, di rivedere la questione, prorogando ulteriormente tale possibilità. Di fatto, il Governo ipotizza che le opere in corso, iniziate o di cui è stato approvato il progetto, alla data del 1 ottobre 1997, possano essere completate, per quanto riguarda gli stati di avanzamento finali e in particolare i pagamenti, entro la fine dell'anno. È abbastanza inverosimile e sconosciuto nella realtà che progetti di opere pubbliche si concretizzino nel giro di 3-4 mesi; il lasso temporale minimo è normalmente di 6-7 mesi. Sarebbe quindi estremamente opportuno che il Governo venisse incontro alle esigenze, da un lato,
delle imprese del settore e, dall'altro, degli enti locali, accogliendo l'ordine del giorno n.9/4297/22, di cui sono primo firmatario (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e del CCD).
Come si sa, il disegno di legge n.4297 prevede una serie di inasprimenti dell'IVA che colpiscono il settore edilizio, che attraversa peraltro un particolare stato di crisi, tale da rendere incerto il futuro di molte realtà produttive, specie delle piccole e medie imprese, che risulterebbero particolarmente penalizzate da un tale provvedimento. Misura che del resto collide con quanto si sta per determinare a livello europeo: il regolamento dell'Unione economica europea spinge infatti ad un regime transitorio per l'armonizzazione dell'IVA, allo scopo di ridurre il numero delle aliquote, per arrivare ad una sola aliquota indicata al 15 per cento.
Con questo provvedimento non si capisce perché venga abolita l'aliquota al 16 per cento, per spostare i beni ad essa assoggettati al 20 per cento, in piena contraddizione...
Prosegua, onorevole Michelini.
A maggior ragione, un tale aumento risulta incomprensibile nel settore edilizio, per l'aggravio dei costi dei materiali edili e dei semilavorati. Non si capisce soprattutto perché, contemporaneamente a questo decreto, nel collegato alla finanziaria viene previsto un incentivo per la ristrutturazione di abitazioni che consiste in una detrazione del 41 per cento delle spese in tre anni. L'assurdo è appunto che, mentre si prevede l'incentivo, nello stesso tempo si aumenta del 4 per cento l'IVA, portandola dal 16 al 20 per cento e nel frattempo oltretutto si praticano tagli dei trasferimenti dallo Stato ai comuni, tali da causare un sicuro aumento dell'ICI, che andrà a gravare ulteriormente sul costo delle case. Una politica così contraddittoria è inaccettabile perché incide su un settore molto delicato. Si dice di avere la volontà di incentivare l'economia mentre invece la si opprime con imposizioni fiscali, colpendo settori trainanti quali l'edilizia che, come ben si sa, ha un vastissimo indotto.
Tutto ciò determinerà oltretutto una pressione inflazionistica, vista la grande diffusione dei materiali edili nella nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
L'onorevole Marengo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4297/41.
Il Ministero delle finanze è male strutturato, male organizzato ed incapace di vigilare sulle evasioni; questo Ministero sta però per regalare ad una multinazionale il mercato del tabacco, compreso quello di contrabbando, nonostante i responsabili di questa multinazionale siano stati rinviati a giudizio dalla magistratura di Napoli.
È un Governo che aumenta le tasse su tutto, persino sui profilattici (Commenti)...
Signor rappresentante del Governo, intervengo su tutti gli ordini del giorno che recano la mia firma ma mi creda, io sono mortificato. Sono un dipendente del Ministero delle finanze e so con certezza matematica dell'incapacità di questo Ministero di operare quei controlli necessari soprattutto per quanto riguarda l'IVA; gli uffici periferici del Ministero sono i primi nei rimborsi e gli ultimi negli accertamenti. Sto parlando sia dei rimborsi dovuti sia di quelli, soprattutto, non dovuti e questo perché non ci sono controlli.
L'aumento dell'IVA si ripercuote sulla povera gente. Quando gli artigiani e i commercianti dovranno applicare tali aumenti questi ultimi alla fine si ritorceranno sulla povera gente, sui pensionati e su coloro che non possono spendere di più. Ecco l'incapacità di questo Governo, che invece di legiferare nel senso giusto e di organizzare il suo più importante Ministero, mantiene in vita un apparato dispendioso quale è il SECIT; si spendono 150 miliardi l'anno per questo organismo di studio, alle dirette dipendenze del ministro che decide se bisogna fare o meno accertamenti nei confronti di una certa categoria.
Ed allora sarebbe interessante andarsi a leggere gli interventi fatti dal ministro Visco presso la Commissione finanze quando ancora non era ministro, quando cioè era dall'altra parte. Prima si era difensori della povera gente, mentre oggi si è vessatori di quella stessa gente che si è fatto finta di difendere per tanti anni! Sarebbe stato interessante anche trasmettere in diretta questa seduta e vedere l'assenza totale di una maggioranza insensibile alle necessità della gente.
Si aumenta l'IVA sui trasporti per i portatori di handicap, sui trasporti per le scuole. Ebbene, i nostri ordini del giorno tendono a ridurre proprio questo aggravio di spese, che poi ricadono sui comuni e sulle famiglie.
Signor ministro che non c'è, signor sottosegretario presente...
Concludo chiedendo che si entri nel merito delle questioni, che le si valuti più serenamente e non in maniera preconcetta solo perché vengono prospettate da un'altra parte politica. Vi invito pertanto a valutare i nostri ordini del giorno con la massima serenità e comprensione (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).
chiediamo di intervenire con opportuni provvedimenti su alcune disposizioni.
In primo luogo, chiediamo un intervento sull'articolo 6-bis del decreto-legge in esame, laddove si dice testualmente che «Per le procedure concorsuali in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto non si applicano le sanzioni... né gli interessi, a condizione che l'imposta dovuta venga versata in un'unica soluzione entro trenta giorni: ... b) dalla data del passaggio in cosa giudicata della sentenza di omologazione di cui all'articolo 181» della legge fallimentare «nel caso di concordato preventivo».
Signor Presidente, devo ricordare che il concordato preventivo può essere attuato - l'ho già detto nella discussione sulle linee generali - attraverso due percorsi: il primo percorso si chiama concordato obbligatorio, il secondo concordato per cessione di beni. Perché si possa verificare la cessione dei beni, cioè il numerario che si realizza attraverso la liquidazione dei beni ceduti, è necessario vendere i beni cedendi, perché si possa soddisfare l'intero ceto creditorio, nel quale rientra il fisco. Se non si fa questa realizzazione di attività, non è possibile pagare il ceto creditorio. Questa realizzazione di attività, che è demandata al commissario liquidatore, non può avvenire entro trenta giorni.
Se l'articolo 6-bis manterrà l'attuale stesura, come fatalmente avverrà a causa della posizione della questione di fiducia, e se non ci sarà un intervento successivo sullo stesso, creeremo un mostro giuridico che non possiamo permetterci né come cittadini né come contribuenti né come operatori del settore.
Inoltre, chiediamo di intervenire sull'articolo 3 della legge finanziaria del 26 dicembre 1996, in cui si consente ai contribuenti che non abbiano versato nel periodo pregresso l'IVA di versare l'IVA non pagata o pagata in misura minore insieme con gli importi riferiti alle pene pecuniarie in misura notevolmente ridotta. Si dice che questo versamento deve avvenire nel periodo di tempo che va dal 1 gennaio al 30 settembre 1997.
Il contribuente, dopo aver versato l'IVA e le pene pecuniarie in misura ridotta, deve presentare all'ufficio IVA una domanda entro quindici giorni dal versamento, pena la decadenza, indicando gli estremi del versamento medesimo. Si dà il caso che vi siano contribuenti che hanno fatto il versamento il 1 gennaio e che, per pigrizia o per inconsapevolezza o per trascuratezza, non hanno presentato la domanda all'ufficio IVA. Di contro c'è un contribuente che, avendo fatto il versamento il 30 settembre, cioè allo spirare della legge e quindi della possibilità di usufruire di agevolazioni, presenta puntualmente la domanda. Ebbene, il primo contribuente, quello che ha versato puntualmente il primo giorno, cioè il primo gennaio, l'IVA e la soprattassa, vede vanificato il proprio impegno economico ed il proprio dovere di contribuente.
Mi sembra che intervenire in questo senso sia assolutamente necessario, sia un atto di giustizia che non grava sull'erario, che evita il contenzioso nonché le condizioni di disagio che attraversano in maniera pesante il mondo del contribuente.
Con l'ordine del giorno chiediamo di eliminare l'obbligatoria contestualità nei versamenti di IVA e di pene pecuniarie con le esimenti di cui all'articolo 48 del decreto sull'IVA.
Signor Presidente, le assicuro che la contestualità del versamento della pena pecuniaria e dell'IVA non è possibile perché quest'ultima va versata con delega bancaria, mentre la pena pecuniaria va versata allo sportello IVA. Sarebbe dunque opportuno prevedere che la pena pecuniaria vada versata non oltre gli stessi termini previsti per beneficiare della misura ridotta (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e misto-CDU).
Non posso esimermi, nell'illustrarlo, dal sottolineare come ancora una volta il legislatore, e in particolare il Governo, intervenga in una materia estremamente delicata come quella delle aliquote IVA tramite un decreto-legge, con ciò smentendo per l'ennesima volta tutte quelle argomentazioni che abbiamo viste pubblicate sui giornali in relazione al diritto del contribuente di aver tempo necessario per potersi adeguare alle disposizioni normative di carattere tributario che sono purtroppo per il nostro Stato tra le più affliggenti nei confronti dei cittadini italiani.
Proprio sulla scorta di queste premesse, abbiamo inteso sottolineare come tra i settori colpiti indiscriminatamente dagli inasprimenti dell'imposta sul valore aggiunto sia mancata una previsione specifica per alcuni settori che sicuramente meritavano un occhio di riguardo. In particolare, nelle premesse dell'ordine del giorno, abbiamo richiamato la mancanza, a livello di Unione europea, di un accordo sul valore aggiunto nel campo dell'editoria giornalistica, dell'editoria libraria, dei dischi, delle cassette, delle videocassette, di tutti quegli strumenti cosiddetti audiovisivi che costituiscono oggi uno dei punti più qualificanti in cui si esprimono i diritti di autore e che sono di larghissimo uso in molti settori della vita nazionale.
Abbiamo richiamato anche l'aspetto relativo ad uno dei paesi più attenti a questo settore, che è sicuramente la Gran Bretagna, per l'importanza che ha voluto dare a questi prodotti di carattere culturale proprio perché si è resa conto dell'importanza che hanno nello sviluppo della società civile a fini, per esempio, didattici e divulgativi.
Sulla base di queste premesse abbiamo chiesto all'Assemblea di impegnare il Governo ad adoperarsi in seno all'Unione europea, e quindi anche presso gli Stati membri, perché l'imposta sul valore aggiunto su tutti i prodotti creativi, artistici, culturali nelle loro diverse forme (richiamate poc'anzi), possano essere sostanzialmente armonizzate con l'applicazione di un'aliquota delle più basse che possano essere istituite.
Nel contempo suggeriamo all'aula di impegnare il Governo a rivedere, nel più breve tempo possibile, i valori dell'IVA nel nostro paese rispetto a tutti i prodotti evidenziati.
In conclusione, ribadiamo come l'ordine del giorno richiami l'attenzione su un punto fondamentale: non è più possibile intervenire normativamente in questo modo, creando situazioni paradossali per il contribuente, come è accaduto in materia di liquidazione d'imposta per le consegne differite a mezzo di bolla di consegna. Questo decreto-legge ha completamente ignorato gli adempimenti a cui sono costrette le imprese per aggiornare i loro sistemi contabili e tributari e lo ha fatto sulla scorta di un atteggiamento ormai costante, che sentiamo il dovere di sottolineare con forza, anche in una situazione come questa in cui presentiamo ordini del giorno riferiti a settori specifici, perché riteniamo che uno degli aspetti non più tollerabili in questo Stato sia proprio il ricorso al decreto-legge in materia tributaria, che finisce poi per richiedere
interventi correttivi, già contenuti nel collegato alla finanziaria, sul provvedimento al nostro esame.
Concludo, quindi, Presidente, nella speranza che l'ordine del giorno venga accolto e che le aliquote, in questo girare provocato ai cittadini italiani dal ministro delle finanze Visco, possano almeno trovare il favore del ministro (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e misto-CDU).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Faustinelli e Giancarlo Giorgetti 9/4297/24 e Chiappori e Molgora 9/4297/25 (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Riguardo a quest'ultimo ordine del giorno il parere del Governo è contrario perché il problema in esso sollevato è stato già risolto (Commenti).