Seduta n. 169 del 18/3/1997

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Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,35).

ALFREDO BIONDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO BIONDI. Correva il giorno 28 gennaio 1997 quando rivolgevo al ministro del tesoro un'interrogazione concernente la Cassa di risparmio di Pisa, città dove sono nato, che si riferiva ad operazioni di acquisizione, tra il 1988 ed il 1993, dell'Istituto pisano leasing che hanno determinato una perdita per la Cassa di risparmio di oltre quattro miliardi. Chiedevo anche se i finanziamenti per oltre 13 miliardi di lire concessi ad alcune società amministrate dal signor Valerio Veltroni, fratello del Vicepresidente del Consiglio, avessero qualche motivazione e concretezza. Chiedevo altresì se la Banca d'Italia avesse predisposto una relazione in cui si precisasse il comportamento - per lo meno singolare, ma forse anche plurale, nel senso della ripetitività - degli amministratori e dei sindaci. Queste domande le ponevo non per una malsana curiosità personale o campanilistica, ma perché ritengo che la funzione del ministro competente e della Banca d'Italia, nel suo compito di vigilanza, non dovesse essere solo volta a «notiziare» - come anche richiedo che avvenga e come di fatto denuncio che è avvenuto - la procura della Repubblica di Pisa, ma per conoscere se questi interessi, questi affari, questi rapporti siano compatibili con un istituto come quello dalla Cassa di risparmio di Pisa, per le implicazioni che hanno nelle relazioni economiche, nella par condicio di chi si rivolge alla Cassa di risparmio per avere sostegno magari ad altre iniziative, nonché per considerazioni varie, che attengono anche al rapporto di taluni degli amministratori.
Ora, il ritardo con cui lamento avvenga poi il rapporto, non certamente tra la Presidenza, ma il Governo ed i parlamentari che desiderano avere risposte importanti su una materia delicata, che riguarda anche la morale oltre che il


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diritto, mi pare debba determinare una maggiore sollecitudine, per evitare che poi venga la voglia magari di rivolgersi direttamente ...

PRESIDENTE. Onorevole ministro per i rapporti con il Parlamento, forse è bene che segua la segnalazione che sta facendo il Presidente Biondi.

ALFREDO BIONDI. L'onorevole Bogi è sulla stessa lunghezza d'onda! Dicevo che potrebbe venire la voglia di sapere per tempo se è necessario, se è possibile, se è utile, al di là del regolamento, presentare delle interrogazioni, stimolare il sindacato ispettivo, oppure se non convenga scrivere direttamente al governatore della Banca d'Italia, al procuratore della Repubblica e rimanere - come dire - in trepida attesa di un'azione corrispondente ai diritti e ai doveri del parlamentare, che mi permetto qui di sollecitare. Diritti e doveri che non si risolvono soltanto nelle riunioni nelle quali è possibile, come sempre facciamo, stabilire i limiti dei rapporti regolamentari, ma anche in quel rispetto per il Parlamento che non è fatto soltanto di dichiarazioni avventate e di ravvedimenti attuosi, ma anche del dare corrispondenza, in una realtà concreta istituzionale, a ciò che cerchiamo di fare in quest'aula, nell'interesse di chi ci ha dato il bene più prezioso che esista, che è la fiducia.
Presidente, confido che si attiverà.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento ha ascoltato la sua sollecitazione ed in ogni caso anche la Presidenza si attiverà.

ALFREDO BIONDI. Conosco non solo la diligenza ma anche l'intelligenza del ministro.

ENZO TRANTINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO TRANTINO. Approfitto della utile presenza della ministro Finocchiaro, in quanto rappresentante delle aree siciliane per quanto ci riguarda, e del ministro di nuovo insediamento, onorevole Bogi, che intendo mettere subito alla prova, nel senso più rispettoso del termine, perché si facciano portatori entrambi di questa esigenza, che a mio modo di vedere ha un'urgenza e una dimensione che non sono certamente di contorno a nessun altro problema.
Nel 1990 un terremoto di gravissima portata sconvolse le province di Catania, Siracusa e Ragusa. A seguito di quel terremoto vi fu la sospensione dei tributi e le aziende hanno atteso che ci fossero delle previdenze di natura governativa non tanto per la sospensione quanto per le esenzioni. Intendo riferirmi subito non alla richiesta di un privilegio, ma ad una considerazione, che l'onorevole Finocchiaro può rappresentare nella collegialità dei ministri, di particolare incidenza. Le industrie siciliane sono boccheggianti, non si trovano nelle condizioni di smaltire oggi una speranza che è quella di poter continuare almeno con l'esistente e hanno davanti un panorama di squallore che certamente non fa presagire nessun futuro possibile. Non credo che ci debba essere la quota aggiuntiva della imprevidenza del Governo nel richiedere l'esazione di questi tributi, perché sarebbe il già annunciato fallimento della quasi totalità di tali imprese.
Poiché molti di questi tributi vanno a maturarsi proprio alla fine di questo mese, chiediamo almeno un intervento tampone ed urgente, dando corso a questo punto ad una risposta a seguito dell'interrogazione rivolta il 5 marzo 1997 al Presidente del Consiglio. Dovendo fare cose che esulano dalla demagogia (e tra i nostri difetti sicuramente non c'è questa) e dovendo discutere tra persone serie (e tra le nostre poche virtù c'è sicuramente questa), mi permetto di dire che, prevedendo che non possa essere adottato un provvedimento di esenzione nel breve termine anche per l'attuale incidenza di natura economica, una ulteriore sospensione triennale può servire al Governo per poter meditare e trovare le pieghe necessarie alle quali attingere per sollevare le


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popolazioni siciliane che si trovano nella stessa condizione dell'anemico che è destinato a continuare a fare il donatore di sangue (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione a risposta scritta n. 4-06576 del 15 gennaio 1997.
Nella città in cui vivo vi è un'azienda - dovrei dire vi era - che aveva un nome abbastanza conosciuto nel nostro paese, la Seleco Spa, che ha sospeso all'inizio dell'anno la produzione ed è attualmente soggetta ad una procedura concorsuale. Questa azienda occupa circa 700 persone, in gran parte donne, e sta vivendo, come è intuibile, una situazione estremamente difficile. Proprio per questo, in forza anche di interventi che vi sono stati presso i competenti Ministeri ho sollecitato ed intendo sollecitare ancora una risposta a questa interrogazione perché credo sia giusto che il Governo, per il tramite dei rappresentanti dei dicasteri competenti, dia una risposta precisa in relazione agli interventi più volte sollecitati per favorire una soluzione positiva per un'azienda che fa parte o faceva parte dell'elettronica civile, un settore forse troppo dimenticato.
Mi fermo qui, signor Presidente, sperando che il tempo che risparmio lo possa occupare lei nel sollecitare la doverosa risposta da parte dei dicasteri competenti.

PRESIDENTE. Onorevole Contento, il ministro dei rapporti con il Parlamento sta prendendo buona nota della sua richiesta. In ogni caso, la Presidenza si attiverà presso il Governo perché risponda all'interrogazione.

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