Seduta n. 114 del 11/12/1996

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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1545. - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 552, recante interventi urgenti nei settori agricoli e fermo biologico della pesca per il 1996 (approvato dal Senato) (2811) (ore 16,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 552, recante interventi urgenti nei settori agricoli e fermo biologico della pesca per il 1996.
Ricordo che nella seduta di ieri si è chiusa la discussione sulle linee generali ed hanno replicato il relatore ed il rappresentante del Governo, si sono svolti gli interventi sul complesso degli
emendamenti riferiti agli articoli unico del decreto-legge e sono stati espressi i relativi pareri (per gli articoli e gli emendamenti vedi l'allegato A della seduta pomeridiana di ieri).
Passiamo alla votazione degli emendamenti.

DOMENICO COMINO. Signor Presidente, chiedo che tutte le votazioni si svolgano con il sistema nominale mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Sta bene. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. L'articolo 1 di cui si chiede la soppressione è quello che assegna 30 miliardi all'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione in Puglia, Lucania ed Irpinia per risanare il «buco» di bilancio dovuto al mancato pagamento delle bollette. Va inoltre ricordato che tale Ente aveva rapporti con la Banca mediterranea successivamente assorbita dalla Banca di Roma.
Lo scorso anno, in seguito alla chiusura degli acquedotti, vi è stata una sollevazione di popolo. Mi domando quindi se sia il caso di intervenire con un ripianamento di 30 miliardi mentre in altre zone si paga la famosa tassa sul «pluviatico», cioè quella tassa pagata da tutti i cittadini e che serve per mantenere gli enti di irrigazione.


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L'articolo 1 inoltre presenta una grave incongruenza: mentre da un lato vengono stanziati 46 miliardi per il miglioramento genetico del bestiame, dall'altro coloro che incrementano la produzione vengono multati.
Riteniamo che tali contributi, come spiegheremo in seguito in riferimento ad altri emendamenti, debbano essere meglio finalizzati. Il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania voterà a favore di questo emendamento, auspicando che altrettanto faccia tutta l'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 373
Votanti 313
Astenuti 60
Maggioranza 157
Hanno votato 118
Hanno votato no 195
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. L'emendamento Anghinoni 1.2 è volto a destinare in modo diverso i fondi di cui all'articolo 1. In particolare abbiamo individuato 90 miliardi quale contributo per l'attuazione del piano di ristrutturazione di cui al regolamento CEE n. 3950/92. Si tratta di un regolamento riguardante l'intera gestione lattiero-casearia della Comunità europea. Quei 90 miliardi sono destinati a tutti i soggetti ai quali non siano state compensate...

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, mi scusi se la interrompo.
Colleghi, per cortesia! Onorevole Diliberto, la prego!
Onorevole Giannotti, le dispiace prendere posto?
Presidente Mattarella, per cortesia! Onorevoli Piscitello e Gasparri, per cortesia!
Prosegua pure, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Dicevo che quei 90 miliardi vengono trasferiti a tutti i «soggetti le cui produzioni non siano state compensate dal piano di compensazione nazionale adottato dall'AIMA».
Signor Presidente, se si vuole dare - come si è sostenuto da più parti - un contributo a quegli allevatori ingiustamente colpiti, con l'emendamento in esame - il quale rappresenta il primo di una serie di emendamenti che vanno nella stessa direzione - si può fare perché esso prevede il reperimento di fondi da assegnare a tutti quei soggetti che non hanno avuto la compensazione e che quindi debbono pagare il super prelievo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli Bortone. Ne ha facoltà.

ADRIANA POLI BORTONE. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento Anghinoni 1.2 ha certamente una sua suggestione perché, nel testo in cui è stato predisposto, sembra voler venire incontro alle esigenze di tutti gli allevatori che saranno costretti a pagare il super prelievo.
Ricordo che nella seduta di ieri ci siamo sufficientemente soffermati («sufficientemente» si fa per dire: rispetto a quanto ci è stato consentito fare) sul problema del super prelievo, sul quale ognuno ha dato la propria interpretazione, soprattutto a livello di responsabilità. Nel momento in cui con l'emendamento in esame si propone di sostituire l'articolo 1, si sottraggono 44 miliardi; la somma di 90 miliardi si raggiungerebbe attraverso un prelievo di fondi dallo stato


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di previsione del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, che ho avuto modo di vedere come è organizzato. Non possiamo essere favorevoli a questo, non perché non siamo favorevoli nel merito; vorrei, anzi, ricordare che i deputati del gruppo di alleanza nazionale, in sede di discussione del provvedimento collegato alla legge finanziaria, hanno presentato un emendamento e, successivamente, un ordine del giorno per proporre un intervento da realizzare con i fondi del capitolo del bilancio 6856, per venire incontro alle esigenze degli allevatori che verranno fortemente penalizzati dalla multa per il super prelievo. Non possiamo tuttavia essere favorevoli alla sostituzione dell'articolo 1 del decreto-legge n. 552 del 1996, perché con esso si viene incontro alle esigenze dell'Ente irriguo apulo-lucano e dell'Ente irriguo umbro-toscano. Ricordo che ci eravamo già fatti carico di tali esigenze nel momento in cui il gravissimo problema del sistema idrico-regionale era stato affrontato con una espropriazione vera e propria di quelle che erano o avrebbero dovuto essere le competenze del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
È inutile che stia qui a ricordare le vicende che si sono succedute...
Non so se la collega Bolognesi ci consentirà di parlare di agricoltura, oltre che della sanità: qualche volta potremmo parlare anche di questioni diverse!

PRESIDENTE. Collega Bolognesi, la prego di prendere posto.

ADRIANA POLI BORTONE. Certo, anche l'agricoltura è malata e quindi questa sua malattia potrebbe interessare anche i membri delle altre Commissioni.

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, per cortesia!

ADRIANA POLI BORTONE. Il problema di questi due enti è indubbiamente quello sollevato anche dal collega Dozzo, nel senso che è stato violato nel tempo un principio in virtù del quale chi doveva pagare non ha pagato. Tuttavia, onorevole collega, attraverso i commissariamenti effettuati sono state anche emesse bollette a carico di tutti gli utenti che fino a quel momento non avevano pagato il costo dell'acqua. Credo che ciò consenta di fare un minimo di ordine in una normativa che prima sfuggiva anche alla vigilanza del ministero competente. In sostanza, credo che oggi si stia cercando di recuperare qualcosa, appunto in termini di competenza, da parte del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, che era stato ingiustamente penalizzato rispetto ad un sistema delle acque che incide profondamente sull'economia e sull'agricoltura in particolare.
Oggi, pertanto, non possiamo più addurre quelle motivazioni che pure avevano la loro sostanza fino a qualche tempo addietro, perché è stata rimossa all'origine la causa. Quindi, sottrarre 44 miliardi a due enti che sono in via di risanamento, soprattutto sotto il profilo normativo, credo sarebbe...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Pezzoli, sta parlando una collega del suo gruppo, che prima ha protestato nei confronti di altri colleghi!
Prego, onorevole Poli Bortone.

ADRIANA POLI BORTONE. Sono certa che quando parleremo dell'Ente irriguo veneto sarà attento anche l'onorevole Pezzoli!

PRESIDENTE. Non c'è dubbio.

ADRIANA POLI BORTONE. Sarebbe fortemente penalizzante, dicevo, sottrarre somme che certamente andranno a ripianare debiti di amministrazioni pregresse, ma che oggi...

PRESIDENTE. Il suo tempo è esaurito, onorevole Poli Bortone.

ADRIANA POLI BORTONE. ...andranno ad incidere negativamente rispetto ad una operazione che...


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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Poli Bortone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, onorevole ministro, intervengo per sostenere l'emendamento 1.2 presentato dai colleghi Anghinoni, Dozzo, Lembo e Vascon, anche se ci rendiamo conto delle problematiche giustamente addotte dalla collega Poli Bortone. Peraltro desidero ricordare ai colleghi che effettivamente non ci è stata fornita una spiegazione convincente rispetto alla necessità, all'impellenza di andare a ripianare i deficit dovuti alla gestione disastrosa di quegli enti. Al riguardo prego i colleghi di fare riferimento anche al documento tecnico che è stato presentato in Commissione per valutare se non vi siano argomentazioni probanti, convincenti, volte a dimostrare in modo inequivocabile che questi 44 miliardi vengono effettivamente spesi per risanare enti che sono stati gestiti in modo disastroso. Ripeto, non ci sono state fornite le spiegazioni tecniche sufficienti per poter assumere un'iniziativa di questo tipo.
È naturale che in una situazione di crisi, in una situazione come quella che è stata delineata in tutti gli interventi di ieri, gran parte degli allevatori italiani saranno penalizzati con una multa che non dovrebbero pagare, perché hanno prodotto, a volte «splafonando» di poco, di pochissimo, sulla base peraltro di normative allora vigenti, che sono state modificate non solamente da questo ma anche dal Governo precedente. Questa costellazione di normative, infatti, ha cambiato le carte in tavola ai produttori di latte, che si trovano quindi oggi a dover pagare una multa iniqua. Pertanto, in una scala di priorità, dovendo sacrificare qualcosa, ritengo anch'io, come il collega Dozzo, che sia il caso di sacrificare questo fondo e di destinare i 44 miliardi per soccorrere gli allevatori, ingiustamente colpiti - ripeto - da una multa iniqua.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato 143
Hanno votato no 266
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 1.3
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Con questo emendamento intendiamo sopprimere il fondo per lo sviluppo della meccanizzazione in agricoltura, di cui è stata rimandata al 2002 la cessazione. Riteniamo che il fondo per la meccanizzazione, così come gli altri fondi che risultano in tale capitolo, sia utilizzato solo in minima parte. Ne è riprova il fatto che parte di questi fondi è utilizzata per questioni che certamente non attengono alla meccanizzazione.
Riteniamo pertanto inopportuno mantenere in vita un sistema le cui provvidenze finanziarie hanno destinazioni diverse.
Se quindi vogliamo attuare un sistema di finanziamento ad hoc per la meccanizzazione in agricoltura, dobbiamo rivedere la legislazione vigente e quindi predisporre norme che vadano incontro alle esigenze del cambiamento tecnologico, che negli ultimi anni si è verificato in agricoltura.
Signor Presidente, riteniamo che l'emendamento Anghinoni 1.3, volto appunto a sopprimere il fondo per la meccanizzazione, sia un ulteriore tentativo per rimettere un po' d'ordine nel mondo


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agricolo, che da una parte è fortemente penalizzato e dall'altra è eccessivamente burocratizzato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Alleanza nazionale non è d'accordo sull'abolizione di questo fondo, che ha sicuramente mostrato le sue inadeguatezze ed i suoi ritardi; ma non vi è dubbio che, se lo si vuole migliorare, occorre far sì che esso sopravviva. Considerato che il decreto-legge in esame proroga l'esistenza di tale fondo fino al 2002, avremo la possibilità, se vi sarà la volontà di farlo, di riformarlo al fine di renderlo più adatto alle esigenze dell'agricoltura.
Dichiaro pertanto il voto contrario dei deputati del gruppo di alleanza nazionale sugli emendamenti Anghinoni 1.3, 1.4 e 1.5.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato 157
Hanno votato no 279
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Con questo emendamento si vogliono utilizzare i 90 miliardi ai quali si faceva riferimento nell'emendamento precedente. È una seconda possibilità che si dà all'Assemblea per concedere un certo ristoro agli allevatori - come diceva il collega Scarpa Bonazza Buora - ingiustamente colpiti.
La collega Poli Bortone faceva notare che la situazione è cambiata rispetto alle pessime gestioni degli enti di sviluppo ed irrigazione prima citati. Si è confermato che attualmente sono state emesse le bollette; tuttavia vorrei far presente che un conto è prevedere le bollette, altro conto è verificare se esse vengano pagate o meno, proprio per non tornare alla precedente situazione di dissesto.
Dobbiamo decidere se riteniamo che, in conseguenza della cattiva gestione di un ente, lo Stato debba intervenire. Si tratta solo di 44 miliardi; vi ricordo inoltre che, non più di venti giorni fa, siamo intervenuti in questa Assemblea per questioni ben più rilevanti, concernenti il deficit di alcuni enti bancari, che lo Stato ha ripianato.
Quindi, mentre da un lato si vanno a ripianare deficit di enti e banche, dall'altro si vuol far pagare una multa ai produttori, quando la normativa è stata cambiata a campagna lattiera conclusa, ossia con effetto retroattivo. Mi chiedo se questo sia un buon metodo per avere giustizia da parte di questa Assemblea.
Invito pertanto tutti i colleghi ad accogliere l'emendamento 1.4, presentato dal gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, che cerca di recare un modesto ristoro agli allevatori ingiustamente colpiti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 433
Votanti 431
Astenuti 2
Maggioranza 216


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Hanno votato 155
Hanno votato no 276
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato 154
Hanno votato no 283
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, signor ministro, ammesso che il fondo per lo sviluppo della meccanizzazione per l'agricoltura debba rimanere - e, se gestito correttamente, ossia per lo sviluppo della meccanizzazione e non, come abbiamo già ricordato più volte, per il ripianamento di passività inspiegate degli enti irrigui meridionali, può effettivamente rimanere - riteniamo che la sua gestione debba essere affidata alle regioni.
Non possiamo, infatti, proclamarci ogni giorno regionalisti, federalisti, favorevoli al decentramento ed allo sviluppo delle competenze regionali in materia agricola e poi, al dunque, quando dobbiamo prendere, come oggi, decisioni importanti, rimanere legati ad impostazioni culturali vecchie e superate, assolutamente centralistiche e assistenzialistiche, da vecchio Ministero dell'agricoltura e foreste.
Prendiamo allora atto che la situazione è cambiata ed invito i colleghi a votare a favore del nostro emendamento, che va in direzione del decentramento regionalista di una competenza importante, finora affidata al Ministero delle risorse agricole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli Bortone. Ne ha facoltà.

ADRIANA POLI BORTONE. I colleghi sanno perfettamente - quanto coloro che come me fanno parte della Commissione agricoltura - cosa sia il fondo per la meccanizzazione in agricoltura, quindi non lo ricorderò. Voglio solo sottolineare, a nome del gruppo di alleanza nazionale, che noi abbiamo ritenuto inopportuna la cancellazione di quel fondo, mentre riteniamo assolutamente condivisibile l'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.6, che anch'io ho sottoscritto con convinzione. Ritengo infatti che se vogliamo dare effettivamente un senso ad un regionalismo vero e sano, a quello che può essere l'intervento anche nella gestione di alcuni momenti particolare della nostra economia, nonché in termini di presenza reale sul territorio, dobbiamo dare un segnale anche in ordine al fondo per la meccanizzazione. Si tratta inoltre di introdurre, come affermava l'onorevole Scarpa Bonazza Buora, un elemento minimo di novità rispetto alle funzioni ed alla presenza di un ministero che attualmente ci sembra troppo centralista.
D'altra parte, dalla relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato per l'anno 1995 emerge che nel corso del 1994 sono stati concessi 3.567 prestiti destinati all'acquisto di macchine agricole per un importo di 97 miliardi e che al 31 dicembre 1994 il fondo di cassa ammontava a 114 miliardi di lire. Vi è quindi una sorta di incapacità di spesa a livello centrale che probabilmente potrebbe essere evitata.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, sta parlando la collega Poli Bortone!
Onorevole Calderisi!
Prosegua pure, onorevole Poli Bortone.


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ADRIANA POLI BORTONE. Vi è una sorta di incapacità di spesa a livello centrale - dicevo - che probabilmente potrebbe essere evitata se si affidasse alle regioni la gestione del fondo stesso.
Credo pertanto che questo sia un emendamento di buonsenso, che cerca di andare incontro a coloro che prima di noi erano profondamente convinti dell'importanza delle regioni per il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato 227
Hanno votato no 221
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e del CCD-CDU).

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 86 del regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, la pregherei di chiarirmi l'applicazione di questo articolo, laddove al comma 1 è stabilito che gli articoli aggiuntivi e gli emendamenti possono essere presentati entro il giorno precedente la seduta nella quale saranno discussi gli articoli cui si riferiscono.
Nella seduta di lunedì scorso, tra le 18 e le 18,30, ho presentato tre emendamenti, pregando gli uffici e la Presidenza di turno di verificare la possibilità della loro ammissione. Poiché ieri si è esaurita la discussione sulle linee generali di questo provvedimento attorno alle ore 20,15, ho sollecitato la possibilità che questi miei emendamenti venissero ammessi alla votazione.
Ebbene, mi è stato detto dagli uffici che questa eventualità non sarebbe stata possibile in quanto non sarebbero intercorse le ventiquattr'ore previste dall'articolo 86 del regolamento. Ho anche consultato altri colleghi sulla questione, i quali mi hanno assicurato che gli emendamenti avrebbero potuto essere messi in votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Teresio Delfino...
Onorevole Becchetti! Onorevole Selva, le dispiace dire al collega alla sua destra di accomodarsi? Grazie!
Onorevole Urso! Onorevole Sanza, può prendere posto?
Onorevole Teresio Delfino, devo dirle che già nella seduta di ieri la Commissione ed il Governo hanno espresso il loro parere sugli emendamenti presentati. Del resto, il termine per la presentazione scadeva alle ore 14: i suoi emendamenti risultano presentati alle ore 19. Questo è il motivo per il quale non sono stati ammessi (Commenti del deputato Teresio Delfino).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232


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Hanno votato 219
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 463
Votanti 415
Astenuti 48
Maggioranza 208
Hanno votato 174
Hanno votato no 241
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo di sopprimere il finanziamento di 500 milioni destinato ai programmi per il miglioramento del lupo italiano.
Dal momento che stiamo discutendo un decreto-legge che colpisce in maniera pesante i produttori del latte, ci sembra un paradosso sostenere il finanziamento di 500 milioni per il miglioramento del lupo italiano. Molto probabilmente teniamo più ai lupi, specie peraltro protetta, che ai nostri allevatori! Con l'emendamento in esame, quindi, abbiamo voluto far emergere questa contraddizione e riteniamo che esso debba essere accolto da tutta l'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, intervengo per annunziare il voto contrario sull'emendamento in esame per una motivazione, per così dire, doverosa. Credevamo che vi fosse una prevenzione verso l'uomo italiano, ma ora vediamo che c'è anche verso il lupo italiano! Noi avremmo votato anche per il lupo padano; comunque, siamo contrari a questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato 179
Hanno votato no 275
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato 227
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato 226
Hanno votato no 241
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Scarpa Bonazza Buora 2.1 e Anghinoni 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, vorrei fare un discorso di carattere generale, riservandomi di intervenire sui singoli emendamenti, se sarà necessario.
Abbiamo criticato il fatto che si sta stravolgendo la legge n. 468 attraverso dei decreti. In realtà, anche la maggior parte degli emendamenti presentati dalla lega agli articoli 2, 3 e 4, più che modificare in alcune parti il decreto in esame, tende sicuramente a modificare la legge citata secondo le intenzioni della stessa lega. A questo punto, dal momento che siamo stati contrari a questo modo di incidere sulla legge in questione da parte del Governo, non possiamo che seguire una linea di astensione rispetto alle proposte della lega. Tutti in questo dibattito abbiamo convenuto sull'esigenza di una riforma della legge n. 468 in maniera organica da parte del Parlamento, che rappresenta la platea più adatta a recepire le istanze del mondo produttivo e sociale, nonché di tutti gli allevatori. Penso che siamo di fronte ad una risposta altrettanto sbagliata rispetto al metodo che è stato seguito per cambiare la legge n. 468, forse dettata dall'emergenza di modificarla.
In linea generale ci asterremo su questi emendamenti-manifesto o programma; rispetto agli emendamenti che tendono a migliorare il testo in specifici punti, invece, interverrò di volta in volta per specificare la posizione del gruppo di alleanza nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, desidero ribadire la nostra posizione, illustrata ieri nel mio intervento ed in quello del collega Misuraca. Dal momento che l'articolo 43 del provvedimento collegato alla legge finanziaria contiene norme relative alla compensazione, per evitare sovrapposizione di norme, nonché il superamento in modo estemporaneo della legge n. 468, che ha invece bisogno di una riforma organica, completa, pesata e ponderata (numerose proposte di legge in proposito giacciono sia alla Camera sia al Senato), il gruppo di forza Italia voterà contro l'articolo 2. Abbiamo presentato emendamenti soppressivi agli articoli 2, 3 e 4. Riteniamo infatti che non sia questa la circostanza - e soprattutto il modo, ossia con un decreto omnibus che presenta una serie di norme affastellate ed affrettate - per mettere mano ad una materia così delicata che tanto ha fatto penare il mondo dell'allevamento di vacche da latte nel nostro paese. Ribadisco pertanto la nostra posizione contraria sugli articoli 2, 3 e 4 del decreto, con riferimento ai quali abbiamo presentato emendamenti soppressivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania propone, attraverso l'emendamento Anghinoni 2.2, la soppressione dell'articolo 2. Tale articolo ha infatti notevolmente modificato la legge n. 468. I contenuti di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 dell'articolo 2 comportano problemi non indifferenti per il settore della produzione lattiera; essi prevedono infatti che i produttori che abbiano, presuntivamente, splafonato debbano subire il super prelievo. Il comma 1 dell'articolo 2 prevede che i bollettini costituiscano accertamento definitivo delle posizioni individuali; leggendo


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tale previsione accanto a quella di cui al comma 4, che prevede che per il prelievo supplementare dovuto per il periodo 1995-1996 gli acquirenti siano tenuti a considerare esclusivamente le quote individuali risultanti dai bollettini di cui al comma 1, si configura una sorta di paletto conclusivo con riferimento al super prelievo.
Il provvedimento del Governo contiene inoltre una norma che si fa notare per la sua problematicità. Con riferimento ai ricorsi dei produttori nei confronti dell'AIMA è previsto che, qualora quest'ultima non risponda, il ricorso si intende respinto. Si introduce così, invece del silenzio-assenso, un principio contrario.
Signor Presidente, visto come gli uffici dell'AIMA stanno lavorando e hanno lavorato negli anni trascorsi, riteniamo che questa norma punisca in maniera notevole gli allevatori - non permettendo loro un'azione di ricorso - che vedono decurtata la propria possibilità di produzione da parte dell'AIMA e dei bollettini da essa pubblicati. Affinché non si dica che la lega ha una posizione non chiara, noi affermiamo che con questo articolo si dà il via libera al pagamento della multa: e sfido chiunque a dire il contrario.
Invito pertanto tutti i colleghi a sostenere l'emendamento 2.2 della lega nord per l'indipendenza della Padania.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Scarpa Bonazza Buora 2.1 e Anghinoni 2.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato 215
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 453
Votanti 410
Astenuti 43
Maggioranza 206
Hanno votato 170
Hanno votato no 240
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli Bortone. Ne ha facoltà.

ADRIANA POLI BORTONE. Signor Presidente, il collega Carrara - alla Presidenza è sfuggito, ma non può guardare sempre dappertutto - avrebbe voluto chiedere, in relazione all'emendamento precedente, una votazione per parti separate; infatti, noi siamo sostanzialmente d'accordo su alcuni aspetti della proposta di modifica che purtroppo è stata respinta poco fa. Comunque, l'emendamento Anghinoni 2.4 riproduce il comma 4 dell'emendamento precedente dei colleghi della lega e noi siamo favorevoli perché con esso si tende a semplificare l'attuazione amministrativa del regime delle quote latte relativamente alla tipologia delle imprese ed alla loro ubicazione. Poiché è questo uno dei problemi fondamentali da affrontare in una visione che sia però un po' più organica di quella sottoposta alla nostra attenzione con questo provvedimento, noi riteniamo che almeno in questa occasione si voglia intervenire semplificando le procedure; ciò è anche motivo di trasparenza, quella trasparenza che oggi manca assolutamente nel regime delle quote e che dà la stura a notevoli abusi, che purtroppo non ci


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danno quella credibilità di cui tanto abbiamo parlato ieri in quest'aula e che non è certamente un elemento di distinzione in sede comunitaria.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato 209
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 468
Votanti 437
Astenuti 31
Maggioranza 219
Hanno votato 187
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, con questo e con una serie di altri emendamenti la lega nord per l'indipendenza della Padania vuole porre alcune riflessioni per quanto riguarda la riforma della legge n. 468.
Visto che in quest'aula tutti o quasi tutti i partiti politici si dichiarano federalisti, osservo che questo è un emendamento con il quale si intende affidare la gestione degli elenchi dei produttori e dei bollettini alle regioni e alle provincie autonome di Trento e Bolzano, fissando però delle norme ben precise in caso di inerzia delle regioni.
Signor Presidente, questo rappresenta un primo tentativo per vedere se effettivamente in quest'aula ci sia la volontà di «decentrare» la normativa comunitaria; rappresenta cioè un ulteriore passo verso il necessario chiarimento sull'intera materia del regime della produzione lattiera.
Per tali ragioni invito i colleghi ad approvare l'emendamento in quanto con esso, insieme ad altri emendamenti che seguiranno, sarà possibile dare un input positivo per la riforma della legge n. 468.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuccio Carrara. Ne ha facoltà.

NUCCIO CARRARA. A nome del gruppo di alleanza nazionale, chiedo la votazione per parti separate dell'emendamento Anghinoni 2.6. Mentre infatti condividiamo i commi 2, 3 e 4 di tale emendamento, commi che sostanzialmente danno più potere alle regioni (in particolare si configura per l'AIMA un ruolo di organo di secondo grado, ossia che può intervenire in un secondo momento in caso di inerzia delle regioni), ci rimane oscuro il comma 1 dell'emendamento, in ordine al quale sarebbe forse opportuno qualche ulteriore chiarimento.

PRESIDENTE. Colleghi, è stata avanzata una richiesta di votazione per parti separate dell'emendamento Anghinoni 2.6, nel senso di votare prima il comma 1 e poi i restanti commi. È così onorevole Carrara?

NUCCIO CARRARA. Sì, signor Presidente.


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul comma 1 dell'emendamento Anghinoni 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 445
Votanti 397
Astenuti 48
Maggioranza 199
Hanno votato 150
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui restanti commi 2, 3 e 4 dell'emendamento Anghinoni 2.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato 208
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 443
Votanti 402
Astenuti 41
Maggioranza 202
Hanno votato 161
Hanno votato no 241
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato 202
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Questo emendamento, oltre a decentrare alle regioni e alle provincie autonome le gestione dei bollettini, fissa anche la quota definitiva di produzione lattiera. È stata cioè attribuita ad ogni produttore in attività una quota definitiva che è pari alla produzione ottenuta nella campagna 1994-95. Poiché in tale campagna non vi sono stati presunti «splafonamenti», noi riteniamo che sia quello il periodo cui fare riferimento per ricondurre alla normalità la gestione delle quote latte. Per i produttori che per documentate cause di forza maggiore hanno prodotto nella campagna 1994-1995 quantitativi inferiori è assegnata come quota definitiva quella realizzata nella campagna di commercializzazione 1988-1989.
Questo emendamento, insieme con gli altri, delinea in modo più approfondito la revisione della legge n. 468 del 1992.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 445
Votanti 399
Astenuti 46
Maggioranza 200
Hanno votato 156
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 436
Votanti 389
Astenuti 47
Maggioranza 195
Hanno votato 151
Hanno votato no 238
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Con questo emendamento la lega nord per l'indipendenza della Padania attribuisce alle regioni il compito di emanare i bollettini sulla produzione del latte e quello di controllare l'applicazione della normativa comunitaria. Si tratta di un ulteriore passo verso quel decentramento molte volte sbandierato, ma purtroppo realizzato solo in pochissimi casi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato 203
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato 190
Hanno votato no 242
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 432
Votanti 391
Astenuti 41
Maggioranza 196
Hanno votato 149
Hanno votato no 242
(La Camera respinge).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 428
Votanti 385
Astenuti 43
Maggioranza 193
Hanno votato 140
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Questo emendamento e il successivo 2.14 a firma Anghinoni intendono disciplinare l'attività dei primi acquirenti per quanto riguarda i prelievi supplementari nei confronti dei produttori, siano o no associati.
Essi contengono norme tecniche relative alle date entro le quali i primi acquirenti devono comunicare alle regioni le risultanze delle quote di latte prodotte e poi comunicarle all'AIMA. I primi acquirenti in Italia sono parecchi e gli emendamenti in questione intendono fissare precise date di scadenza dando la possibilità agli acquirenti stessi di rispettarle.
Quindi, signor Presidente, invitiamo l'Assemblea a votare a favore dei nostri emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 431
Votanti 387
Astenuti 44
Maggioranza 194
Hanno votato 143
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 429
Votanti 387
Astenuti 42
Maggioranza 194
Hanno votato 147
Hanno votato no 240
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 432
Votanti 392
Astenuti 40
Maggioranza 197
Hanno votato 149
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.


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GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, chiediamo la soppressione del comma 2 dell'articolo 2 perché con tale disposizione si abroga la possibilità per i produttori di effettuare l'autocertificazione della produzione. Desidero ricordare ai colleghi che, nella passata legislatura, con l'approvazione della legge n. 46 del 1995, l'autocertificazione è stata voluta da tutti i partiti politici. Anzi, rammento che i colleghi della sinistra si erano battuti in prima linea per ottenerla. Ebbene, a solo un anno e mezzo dal febbraio 1995 si stabilisce l'impossibilità di effettuare l'autocertificazione della propria produzione. Vorrei tuttavia far osservare che tale autocertificazione deve essere fatta sulla base di strumenti che siano in grado di giustificare quanto viene dichiarato dai produttori.
Non so se i colleghi della sinistra abbiano mutato avviso, ma è certo che si sopprime una disposizione di grande importanza. Invito pertanto i colleghi del PDS e di tutta la sinistra a votare a favore dell'emendamento Anghinoni 2.17, per essere coerenti con le idee espresse nemmeno un anno e mezzo fa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento Anghinoni 2.17. Un anno e mezzo fa, quando la disposizione che il comma 2 dell'articolo 2 intende sopprimere venne introdotta, essa incontrò il favore di quasi l'80 per cento dei componenti dell'Assemblea. Inoltre, in un primo momento, adottando il decreto del 15 marzo 1996, il Governo aveva espresso giudizi lusinghieri su questo istituto, che indubbiamente migliora il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, ed aveva previsto una sospensione solo temporanea. Successivamente, nel corso delle varie reiterazioni del decreto-legge, ha deciso di abrogare quella norma. Lo ripeto, ciò è stato deciso dopo aver espresso un giudizio positivo, il che dimostra la validità di questo istituto.
Per tali ragioni dichiaro il voto favorevole del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento in questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 423
Votanti 420
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato 184
Hanno votato no 236
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 2.18. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Questo è il primo di una serie di emendamenti volto a modificare in modo sostanziale l'articolo 2 che, a nostro giudizio, introduce principi assurdi e contrari ai diritti dei cittadini. Mi riferisco all'introduzione del principio del silenzio-diniego nel caso in cui, trascorsi trenta giorni dalla data di presentazione del ricorso, l'AIMA non abbia dato alcuna risposta. Credo che il cittadino abbia diritto a ricevere una sia pur minima risposta. Non è questo il modo di legiferare, non è questo il modo di colmare il gap tra cittadini e pubblica amministrazione.
Mi riservo di intervenire su altri emendamenti che mirano a migliorare il testo al nostro esame. Comunque ribadiamo la nostra contrarietà all'introduzione del principio dell'abrogazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.


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FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, nel corso della discussione generale abbiamo già avuto modo di esprimere numerose perplessità in merito a questo articolo che, a nostro parere, deve essere assolutamente migliorato. Vorrei rivolgere ai colleghi della maggioranza un appello: poiché il provvedimento dovrà tornare al Senato, dobbiamo cogliere tale occasione per migliorarlo.
Il collega Caruso ha espresso la posizione di alleanza nazionale, che noi condividiamo pienamente. Ai colleghi della maggioranza voglio dire che, se non intendono approvare questo emendamento, almeno prendano in considerazione quello successivo poiché, come abbiamo già sottolineato ieri, l'AIMA non può dare risposte entro il termine di trenta giorni. È questo il motivo per cui chiediamo che tale termine sia aumentato fino a sessanta giorni. Ribadisco l'invito ai colleghi ad approvare questo emendamento o quelli successivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 416
Votanti 415
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato 181
Hanno votato no 234
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Caruso 2.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Invito i colleghi a riflettere sulle parole del collega Misuraca. Il concetto del silenzio-diniego non può essere accettato dagli allevatori ed è naturale che costoro non possano guardare alla pubblica amministrazione, in questo caso all'AIMA, con la fiducia che sarebbe necessaria. Il collega Misuraca giustamente ricordava che questo decreto dovrà ritornare all'esame del Senato, per cui invito i colleghi, in modo particolare quelli della Commissione agricoltura, con i quali abbiamo discusso a lungo sull'argomento, a riflettere e a modificare il testo su questo punto qualificante. Approfittiamo di questa congiuntura per migliorare un provvedimento per il quale voi stessi in Commissione chiedevate una modifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche nella mia qualità di capogruppo di alleanza nazionale in Commissione, vorrei informare l'Assemblea - perché è opportuno che tutti i colleghi siano resi edotti dell'evoluzione dei lavori in Commissione - in relazione alle osservazioni (non dico pregevoli, ma che si potevano comprendere) fatte dai membri della maggioranza quando hanno riconosciuto - come risulta dagli atti - che il principio, sancito in questo articolo, del silenzio-rifiuto era aberrante e perciò andava sicuramente censurato. Essi hanno poi aggiunto che doveva essere comunque approvato poiché i tempi per l'approvazione del decreto-legge n. 552 erano assai ristretti e poiché un eventuale ritorno al Senato del provvedimento avrebbe potuto non consentirne la conversione in legge per mancanza di tempo.
Vorrei richiamarvi all'onestà intellettuale - che indubbiamente riconosciamo loro - dei colleghi della maggioranza della Commissione e di tutto il Parlamento per invitarli a trarre le conclusioni sul fatto che questo decreto-legge, in ogni caso, dovrà ritornare all'esame del Senato. Di fronte a tale fatto, è evidente che le


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pragmatiche osservazioni di quei colleghi vengono a decadere. Mi appello quindi a loro affinché si possa pervenire all'abolizione di quel princìpio aberrante.
Se permanesse nella legge quell'aberrante princìpio, si potrebbero determinare le seguenti conseguenze: di fronte ad un errore materiale del tutto evidente ictu oculi, nel caso di un ricorso la pubblica amministrazione, se l'AIMA non rispondesse, dovrebbe applicare una misura aberrante sulla base del princìpio del silenzio-diniego, ormai ritenuto giuridicamente superato.
Di fronte a questi fatti aberranti che potrebbero prodursi, invito il Parlamento - dato che il decreto-legge n. 552 del 1996 dovrà tornare all'esame del Senato - a migliorare il testo del provvedimento e quindi a votare a favore dell'emendamento Caruso 2.19.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tattarini. Ne ha facoltà.

FLAVIO TATTARINI. A proposito degli appelli che ci vengono rivolti, vorrei precisare che la questione oggetto dell'emendamento Caruso 2.19 è stata lungamente discussa anche in Commissione. In quella sede è stato chiarito, con ampia scienza e coscienza da parte di tutti, che questa norma - che anche noi giudichiamo negativa e che gradiremmo non venisse mai più riproposta in nessun atto del Parlamento - si applicherà soltanto all'annata lattiero-casearia 1995-1996. In Commissione è stato chiarito che, a proposito degli atti che l'AIMA dovrà compiere per quell'annata, non vi sarà ricorso a questa norma, perché l'AIMA ha già terminato di dare risposte a tutte le osservazioni avanzate, senza ricorrere all'uso di una norma che anche noi giudichiamo negativamente.
Per evitare, pertanto, di allargare il numero dei punti da ridiscutere al Senato con il rischio - che a nostro avviso non si dovrebbe correre - che il decreto-legge non possa essere convertito in legge, riteniamo di essere onesti intellettualmente facendo tali affermazioni e votando contro l'emendamento Caruso 2.19 (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

NUCCIO CARRARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Nuccio Carrara, mi dispiace ma non posso darle la parola perché per il gruppo di alleanza nazionale è già intervenuto l'onorevole Losurdo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Ho chiesto la parola per dichiarare il mio voto contrario sull'emendamento Caruso 2.19, con la seguente precisazione: stiamo parlando in parte di una sanatoria contenuta in un decreto-legge purtroppo già esistente. È evidente che la Commissione agricoltura abbia espresso, pressoché all'unanimità, una forte perplessità sull'introduzione del princìpio del silenzio-diniego ma, in realtà, questa norma, rientrando tra le previsioni di un decreto-legge, è già entrata in vigore.
In questo momento ci troviamo purtroppo di fronte ad una vicenda del 1996 - che è già accaduta - e nella fase in cui stiamo ratificando un decreto-legge che ha già prodotto i propri effetti.
Sarebbe assai opportuno che anche il ministro chiarisse che siamo nella condizione - come abbiamo già avuto occasione di chiarire anche in Commissione, ma è utile informarne l'Assemblea - in cui il princìpio del silenzio-diniego è già stato applicato, poiché il decreto-legge non ha valore per il futuro.
Il voto quindi sarà contrario, con questa precisazione che deve rendere edotta l'Assemblea su una decisione che altrimenti apparirebbe strana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Ne ha facoltà.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali.


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Prendo in via eccezionale la parola, Presidente, soltanto sulla base dell'espresso invito che il presidente della Commissione agricoltura mi ha rivolto e solo per dire che ha ragione l'onorevole Tattarini quando sostiene che questa norma fa solo ed esclusivo riferimento all'anno 1995-1996. Aggiungo, inoltre, che i ricorsi hanno già avuto esito.
Pertanto, l'eventuale accoglimento di questo emendamento comporterebbe il sovvertimento delle decisioni già adottate, sicché aggiungeremmo al danno autenticamente la beffa. Mi auguro, quindi, che la Camera lo respinga.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Intervengo, Presidente, per chiarire che stiamo per votare l'emendamento 2.19, sul quale erroneamente si è sviluppato un dibattito incentrato su altri temi. L'emendamento in questione è volto ad allungare i termini, da 30 a 60 giorni, entro i quali l'AIMA può pronunciarsi sui ricorsi.
Comprendo, ed entro nel merito della questione, che questa norma si riferisce all'anno 1995-1996. Tuttavia, a parte il fatto che sin dal primo esame in Commissione è stato evidenziato che questo è un modo obbrobrioso, incivile, di stabilire i rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione; a parte il fatto che questa previsione diventerà legge e che, non essendoci in alcuna parte del provvedimento riferimenti ai ricorsi presentati, probabilmente arriveremo a riformare la legge n. 468 (ma se disgraziatamente non ci arriveremo, non vi è dubbio che per analogia quanto previsto potrà valere anche negli altri casi), a parte tutto questo, dicevo, penso non sia onorevole per la Camera lasciar passare un fatto del genere. Peraltro, non assommeremmo il danno alla beffa, anche perché, come è stato detto, il decreto ha già prodotto i suoi effetti, quindi miglioreremmo solamente un testo di legge, daremmo sicurezza per il futuro e soprattutto ne usciremmo con meno vergogna di quanta ne potremmo provare quando la gente saprà che abbiamo approvato una disposizione del genere. Sicuramente il fatto che il Governo l'abbia inserita nel decreto non gli fa onore, e lo stesso vale per la Camera se l'approverà.
Ad ogni modo, ripeto, questo emendamento è solo volto ad allungare da 30 a 60 giorni i termini entro i quali l'AIMA può pronunciarsi, al fine di consentirgli di avere il tempo necessario per poter fornire una risposta a coloro che hanno presentato ricorso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caruso 2.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato 174
Hanno votato no 231
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Di Nardo 2.20 e Caruso 2.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuccio Carrara. Ne ha facoltà.

NUCCIO CARRARA. Signor Presidente, l'emendamento di cui si discute intende eliminare la figura del silenzio-diniego. È stato qui osservato che la norma non vale più: aveva valore transitorio con riferimento esclusivo al bollettino relativo alla campagna 1995-1996. Ma allora a questo punto vorrei chiedere al signor ministro quale sia la norma che regola il ricorso in opposizione nei confronti dei bollettini dell'AIMA. Non esiste una norma del genere.


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Quindi il ricorso deve essere presentato onerosamente al tribunale amministrativo, con i tempi e con i costi che ciò comporta.
Questa Assemblea ha l'occasione per approvare una norma che introduce la figura del silenzio-assenso nei confronti dei ricorsi in opposizione. Voglio ricordare ai colleghi che, qualora ciò non si facesse, in assenza di altre disposizioni, questa potrebbe essere utilizzata in via analogica. Per eliminare ogni dubbio e fare chiarezza nella normativa, considerato che le ragioni della blindatura della maggioranza sono venute meno perché comunque il provvedimento dovrà essere esaminato dal Senato - e non credo che l'altro ramo del Parlamento perderà tempo per un emendamento in più approvato dalla Camera - esorto tutti i deputati a farsi carico di questa piccola, ma nello stesso tempo grande, responsabilità nei confronti degli allevatori, introducendo le figure del ricorso in opposizione e del silenzio-assenso, e non silenzio-diniego (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. I deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania voteranno a favore degli identici emendamenti Di Nardo 2.20 e Caruso 2.21, poiché riteniamo che il silenzio-diniego, introdotto con questo articolo, sia un abuso nei confronti dei produttori.
Mi si obietta che tale disposizione riguarderebbe solo la campagna 1995-1996; ricordo tuttavia a me stesso, ai colleghi ed al signor ministro che proprio in questa campagna sono stati presentati più ricorsi...

PRESIDENTE. Onorevole Saia, per cortesia, prenda posto.
Prego, onorevole Dozzo, prosegua pure.

GIANPAOLO DOZZO. Sono ricorsi pendenti non solo presso l'AIMA ma anche presso i TAR regionali.
Signor Presidente, si capisce perfettamente la ragione per cui all'epoca si è prevista tale formulazione che va contro ogni forma di giustizia nei confronti del cittadino. Era infatti già intendimento dell'AIMA non rispondere ai ricorsi presentati dagli allevatori; certamente, si tratta di numerosi ricorsi proprio perché i produttori sono stati colpiti ingiustamente. Dunque, con tale disposizione, ci si voleva mettere al riparo.
Se l'Assemblea non introdurrà la norma, più congeniale, del silenzio-assenso, generalmente utilizzata in tutti gli atti amministrativi, chi voterà contro questi emendamenti sarà corresponsabile del diniego che coinvolgerà i cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Nardo. Ne ha facoltà.

ANIELLO DI NARDO. Signor Presidente, con questi due identici emendamenti si intende eliminare il principio del silenzio-diniego ed affermare quello del silenzio-assenso.

PRESIDENTE. Onorevole Pezzoni, per cortesia! Onorevoli Pittino e Bagliani!
Invito cortesemente i commessi a far sgombrare l'emiciclo, visto che i colleghi non mi sentono.
Prosegua, onorevole Di Nardo.

ANIELLO DI NARDO. Come è emerso ieri nel corso della discussione sulle linee generali, si è dimostrata l'inefficienza e l'inefficacia di un organismo come l'AIMA. Si tratta dunque di dare una possibilità ai tanti agricoltori che si sono visti respingere un ricorso solo perché non vi è stato il tempo materiale di esaminarlo.
Chiediamo a tutti i deputati di votare a favore di questi emendamenti. Ripeto, si tratta di una norma a favore degli agricoltori.
Dal dibattito di ieri è scaturita la consapevolezza dell'inefficienza e dell'inefficacia di questo organismo. Mi appello quindi alla maggioranza ed all'amico relatore che ieri, in sede di replica, ha


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affermato che da parte vostra vi è solo alta responsabilità. Non credo quindi che vi sia una prescrizione medica ad andare avanti, visto che il provvedimento potrà tornare all'esame della Camera.
Lo ripeto: si tratta di agevolare gli amici agricoltori che non hanno avuto la possibilità, non dico di vedersi accolto il ricorso, ma nemmeno di farlo leggere alle autorità competenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Ho già preso la parola sull'emendamento Anghinoni 2.18 facendo appello ai colleghi della maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo i chiarimenti forniti dal ministro, dobbiamo ammettere che in quest'aula sta accadendo qualcosa. Tutti devono sapere che non approvare gli identici emendamenti al nostro esame comporta ammettere l'incapacità della pubblica amministrazione e dell'AIMA. Sappiamo tutti che in trenta giorni l'AIMA non può fornire alcuna risposta e che, in questo caso, il ricorso si intende respinto. Gli allevatori devono saperlo.
L'incapacità dell'AIMA e della pubblica amministrazione è stata riconosciuta in molte occasioni, anche dal ministro; mi rivolgo anche al presidente della Commissione agricoltura: nel corso di varie audizioni, queste ammissioni sono state fatte.
Vogliamo dare un'opportunità agli allevatori ed anche all'AIMA, facendo sì che se quest'ultima - e quindi la pubblica amministrazione - non è in condizione di dare risposta nel tempo previsto, quanto meno il ricorso venga accettato. Il mio è un ulteriore appello. Assumetevi voi la responsabilità del fatto che gli allevatori vedranno respinti i loro legittimi ricorsi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Nardo 2.20 e Caruso 2.21, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 411
Votanti 409
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato 176
Hanno votato no 233
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 401
Votanti 382
Astenuti 19
Maggioranza 192
Hanno votato 149
Hanno votato no 223
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 2.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato 167
Hanno votato no 237
(La Camera respinge)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici


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emendamenti Scarpa Bonazza Buora 3.1 e Anghinoni 3.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 403
Votanti 386
Astenuti 17
Maggioranza 194
Hanno votato 151
Hanno votato no 235
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato 151
Hanno votato no 261
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caruso 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ENZO CARUSO. Ho chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Avevo alzato la mano da tempo!

PRESIDENTE. Mi scusi, ma non l'ho vista.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato 164
Hanno votato no 232
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 3.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, intervenendo sull'emendamento Anghinoni 3.5, vorrei richiamarmi anche al mio emendamento 3.4, sul quale la Camera ha già dato il suo verdetto; un verdetto contraddittorio rispetto a quello che noi, Commissione agricoltura e deputati in genere, abbiamo sostenuto quando intendevamo risalire alle responsabilità in questo settore, contraddistinto da poca chiarezza e grande confusione.
Quando l'AIMA commissionava, appaltava e subappaltava, senza sapere chi compiva le verifiche e i controlli (molte volte si trattava di gente inesperta), dicevamo che era scandaloso che si sperperassero decine, centinaia di migliaia di miliardi in questi controlli e in queste verifiche che non servivano a niente. Ora, con il decreto-legge al nostro esame, ci siamo cascati di nuovo, come si dice! L'Assemblea ha respinto il mio emendamento che mirava a sopprimere le convenzioni che l'AIMA doveva adottare.
Venendo all'emendamento Anghinoni 3.5, il gruppo di alleanza nazionale dichiara il proprio voto contrario, perché nella preferenza delle compensazioni giustamente è stato adottato il criterio secondo il quale le regioni, di cui all'obiettivo 1, devono avere una certa priorità, ma non sulle zone di montagna e sui produttori che hanno visto tagliata la quota B con la legge n. 46 del 1995. Tuttavia, non può essere eliminata - come vuole la lega - la previsione secondo la quale determinate zone debbano avere un posto particolare nel campo della compensazione.
Pertanto, a nome del gruppo di alleanza nazionale, dichiaro il voto contrario sull'emendamento Anghinoni 3.5.


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato 134
Hanno votato no 272
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 412
Votanti 378
Astenuti 34
Maggioranza 190
Hanno votato 141
Hanno votato no 237
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 407
Votanti 373
Astenuti 34
Maggioranza 187
Hanno votato 139
Hanno votato no 234
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato 174
Hanno votato no 234
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 398
Votanti 374
Astenuti 24
Maggioranza 188
Hanno votato 145
Hanno votato no 229
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Caruso 3.10.

ENZO CARUSO. Chiedo di parlare per motivarne brevemente il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento, perché ho presentato un ordine del giorno che ne recepisce il contenuto.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Caruso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Anghinoni 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 410
Votanti 379
Astenuti 31
Maggioranza 190
Hanno votato 142
Hanno votato no 237
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 3.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei spiegare il senso di questo emendamento, che propone di sopprimere la lettera b) del comma 5 dell'articolo 3, cioè le compensazioni per le zone di montagna.
Riteniamo che in tali zone la produzione del latte sia effettuata con sistemi svantaggiati rispetto a quelli utilizzati per le zone di pianura. A nostro avviso, peraltro, non si possono fare classifiche per quanto riguarda la compensazione per un lavoro, quello dei produttori di montagna, che sicuramente è più duro ma che dovrebbe essere oggetto di un sostegno sociale da parte del ministero. Crediamo quindi che non si debbano fare classifiche ma che occorra dare ai produttori di montagna sostegni diversi da quelli previsti dalle norme in esame. Sappiamo benissimo, tra l'altro, che in montagna i produttori e gli agricoltori hanno compiti ben precisi, che attengono alla salvaguardia dell'ambiente e alla tenuta delle aree prative, che spesso rimangono incolte.
Per quanto riguarda la normativa relativa alla montagna, esiste una legge-quadro ben definita, che purtroppo non è mai stata applicata nelle sue norme più interessanti. Riteniamo quindi che si debbano trovare ulteriori sostegni al di fuori delle classifiche che si vogliono creare mettendo i produttori in contrapposizione tra di loro. Se si vogliono dare aiuti alla montagna, essi devono essere trovati in altro modo e non attraverso compensazioni che danno priorità a determinati produttori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, il gruppo di alleanza nazionale è contrario all'emendamento in esame per i motivi che abbiamo evidenziato sia nel corso della discussione generale sia in Commissione.
Con i commi 4 e 5 dell'articolo 3 si stabiliscono criteri di priorità rispetto alla campagna volontaria di abbandono, che serve a creare una riserva nazionale. Nell'ambito di tali criteri di priorità al primo posto vengono messi i giovani; siamo infatti convinti che la possibilità per la zootecnia di avere un futuro dipenda dal fatto che le nuove leve possano accedere a questa attività. Non vi è dubbio che, come abbiamo detto più volte, in montagna la zootecnia rappresenti spesso la condizione necessaria affinché l'uomo possa abitare in quelle zone, in quanto essa può dare reddito, purché sia messa nelle condizioni di essere svolta con continuità. Se dessimo agli allevatori di montagna la possibilità (che hanno tutti gli allevatori) di aderire alla campagna volontaria di abbandono e poi non dessimo priorità ai giovani che vogliono intraprendere l'attività richiamata, avremmo sicuramente fatto qualcosa per contribuire a spopolare la montagna. E quando la montagna viene spopolata non vi sono sicuramente le condizioni per rendere possibile la presenza dell'uomo.
In conclusione, voteremo contro l'emendamento in esame e invitiamo tutti i deputati ad esprimersi nello stesso senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.


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PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Presidente, in linea di principio il collega Dozzo ha sicuramente ragione, in quanto il suo è un ragionamento difficilmente contestabile. Ma occorre tener conto anche di quanto ha asserito poc'anzi il collega Caruso. La montagna ha bisogno di un'attenzione particolare per una serie di motivi che spesso vengono ricordati ma altrettanto spesso sono dimenticati.
È importante che gli agricoltori, che il più delle volte sono allevatori, possano restare nelle zone di montagna.

PRESIDENTE. Prego il gruppo di colleghi che sono vicini all'oratore di fare silenzio.
Prosegua pure, onorevole Scarpa Bonanza Buora.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Ribadisco che il ragionamento del collega Dozzo è logico; ritengo peraltro che la situazione degli allevatori che si trovano nelle zone di montagna possa essere oggetto di particolare riguardo.
Diversamente favoriremmo implicitamente lo spopolamento delle zone disagiate come quelle montane, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare sotto il profilo sociale, economico ed idrogeologico. Ci asterremo pertanto dalla votazione sull'emendamento del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 373
Votanti 321
Astenuti 52
Maggioranza 161
Hanno votato 69
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 3.15.

GIANPAOLO DOZZO. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato 126
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

NUCCIO CARRARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NUCCIO CARRARA. Signor Presidente, vorrei pregarla di «chiamare in causa» quanto meno il primo firmatario, perché ci sia data la possibilità di spiegare i nostri emendamenti. Possibilità, signor Presidente, che mi è stata preclusa.

PRESIDENTE. D'ora in poi lo farò senz'altro. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 374
Votanti 351
Astenuti 23
Maggioranza 176
Hanno votato 131
Hanno votato no 220
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato 151
Hanno votato no 210
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 3.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Con questo emendamento il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania intende abolire l'iscrizione alle camere di commercio per il comparto agricolo. Già la modifica introdotta tende a prorogare i termini in considerazione delle poche iscrizioni che si sono registrate in questo periodo. Riteniamo che i costi, non solo quelli per la mera iscrizione, ma anche quelli aggiuntivi che essa comporta, siano insostenibili per il comparto agricolo in questo periodo di crisi. Desidero per esempio far presente al ministro che la Telecom ha già comunicato alle camere di commercio ed alle organizzazioni professionali che l'iscrizione alle camere di commercio comporterà un aggravio con riferimento all'utenza telefonica, che passerà automaticamente da un contratto per uso civile ad uno per uso industriale. Siamo convinti della necessità di abrogare la norma che prevede l'iscrizione alle camere di commercio, che in molte zone ha dato vita a numerose contestazioni. Ricordo infatti ai colleghi che la maggior parte degli agricoltori sono contrari a tale iscrizione, che purtroppo è supportata dalle organizzazioni professionali centrali di Roma, che mal si raccordano con quelle presenti sul territorio.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo il voto favorevole dell'Assemblea su questo emendamento per consentire l'abrogazione della disposizione che prevede l'iscrizione alle camere di commercio per il comparto agricolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni del collega Dozzo. In periferia gli agricoltori non sono ancora riusciti a spiegarsi a cosa serva l'iscrizione alle camere di commercio se non a far sborsare dei quattrini. Qualche funzionario dice che serve per motivi statistici, ma le possibilità per verificare statisticamente quante siano le imprese operanti nel campo agricolo sono svariate (per esempio, il possesso della partita IVA). Quindi, il fatto stesso che fino ad ora, nonostante sia stato superato il termine, pochissime aziende si siano iscritte alla camera di commercio e il fatto che qualcuno, introducendo al Senato un emendamento estraneo alla materia di cui ci occupiamo, abbia deciso di prorogare i termini, forse per dare la possibilità ad altre aziende di iscriversi, ci fa vedere la questione in modo non positivo. Pertanto, voteremo a favore dell'emendamento Anghinoni 3.20 e degli altri che intendono spostare ancora avanti il termine.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 361
Maggioranza 181
Hanno votato 147
Hanno votato no 214
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 351
Maggioranza 176
Hanno votato 138
Hanno votato no 213
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 3.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato 147
Hanno votato no 214
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Caruso 3.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Con l'emendamento 3.19 si vuole limitare l'obbligo di iscrizione alle camere di commercio a quelle aziende agricole che abbiano un volume d'affari superiore a 15 milioni; ciò perché le piccole e le piccolissime aziende agricole molte volte sono gestite da titolari che non svolgono questa come attività primaria, trattandosi di lavoratori della terra che svolgono spesso un lavoro subordinato, di braccianti compartecipanti. Il modesto reddito che può provenire da una piccola azienda propria diventa quindi complementare a quello principale, derivante da un lavoro subordinato nell'attività agricola, che non permetterebbe a tali soggetti, con la situazione di crisi in cui versiamo, di sostenere la famiglia.
Secondo noi va bene, come dice il Governo, l'iscrizione alle camere di commercio per le aziende agricole, ma limitatamente a quelle che hanno un volume d'affari superiore a 15 milioni, senza tale obbligo per le piccolissime, i cui titolari non svolgono come attività principale quella di conduttore dell'azienda. Comunque, il volume d'affari di 15 milioni riguarda un gran numero di imprese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, la lega nord per l'indipendenza della Padania voterà a favore di questo emendamento, visto che in pratica riproduce una parte dell'emendamento 3.22 precedentemente respinto.
Vorrei far presente all'Assemblea che queste aziende, che hanno un volume di affari non superiore ai 15 milioni, con l'iscrizione alla camera di commercio si troveranno a dover affrontare delle incombenze burocratiche che vanno a sommarsi alle altre che già gravano sulle aziende agricole e in particolar modo sui coltivatori diretti. In altre parole, signor Presidente, poiché con la norma in esame


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le aziende che hanno un modesto volume di affari dovrebbero farsi carico di un ulteriore «lavoro cartaceo», riteniamo che sarebbe opportuno evitare che ciò accada.
Per tali motivi invitiamo l'Assemblea ad approvare l'emendamento Caruso 3.19.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, condivido le argomentazioni svolte dai colleghi intervenuti prima di me.
Colgo l'occasione per ricordare che le aziende agricole italiane vengono già penalizzate in maniera pesante e a mio avviso intollerabile da una legge finanziaria e da un provvedimento ad essa collegato. La norma in esame, in particolare, rappresenta una nuova vessazione burocratica nei confronti di microaziende agricole, che il più delle volte sono realtà veramente piccole, poco significative dal punto di vista economico, ma estremamente significative dal punto di vista economico e sociale per chi vi lavora; ciò vale soprattutto per il Mezzogiorno del nostro paese.
Non comprendiamo dunque per quale motivo ci si voglia accanire contro aziende agricole così piccole, aggravando quegli aspetti burocratici che già rendono la vita difficile ad agricoltori i quali, molto spesso, sono costretti poi a rivolgersi a strutture esterne, a professionisti, ad organizzazioni per assolvere obblighi burocratici che finiscono effettivamente per «strozzarli»!
Mi sembra poi assurdo che gli aiuti compensativi disposti dai regolamenti comunitari debbano essere condizionati - come pare avverrà - dall'iscrizione alla camera di commercio; non si capisce cioè come una norma dello Stato italiano possa incidere e modificare il trattamento correlato ai contributi compensativi disposti dai regolamenti comunitari; a fortiori, seguendo questo ragionamento, non possiamo che esprimere il nostro voto favorevole sull'emendamento Caruso 3.19.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Questo emendamento, come del resto anche altri, pone la maggioranza in una obiettiva condizione di difficoltà, anzitutto perché il Senato, che adotta una regola abbastanza sui generis (e sulla quale forse occorrerà soffermarsi negli incontri con il Presidente del Senato), ha inserito in questo decreto-legge, che era già «ricco» di per sé, una serie di elementi che sono obiettivamente anomali e che nulla hanno a che vedere nemmeno con la fase iniziale di questo decreto-legge.
In particolare la materia dell'iscrizione alla camera di commercio, disciplinata dalla legge n. 580 del 1993, rischia di essere ulteriormente modificata (a pezzettini, in questo caso) con ulteriori interventi assolutamente scoordinati.
Il motivo della mia contrarietà a questo emendamento non sta nel merito, perché è evidente che siamo tutti favorevoli a non gravare ulteriormente e burocraticamente sulle piccole aziende (si può magari discutere se il volume di affari debba essere di 10, 15 o 20 milioni). Inseguire però il Senato in questo metodo - devo dire molto discutibile - di utilizzare un decreto-legge per inserire una serie di provvedimenti assolutamente scoordinati, costringendo noi, pressati dalla urgenza di approvare il decreto-legge, ad «ingoiare» una serie di provvedimenti peraltro assai discutibili, ci crea una sofferenza notevole.
Per quanto quindi esprima il voto contrario su questo emendamento, credo che il Governo debba intervenire mediante semplificazioni burocratiche, facendo in modo che questo provvedimento - magari anche rivedendo la legge n. 580 del 1993 - non rappresenti un obiettivo ed inaccettabile aggravio nei confronti dei piccoli agricoltori.
Chiederei ai presentatori di questo emendamento, se possibile, di ritirarlo per


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trasformarlo in un ordine del giorno unitario della Commissione; in tal modo si potrebbe evitare che la bocciatura dell'emendamento stesso ci impedisca di soddisfare un'esigenza che obiettivamente è comune. Preferirei non inseguire il Senato nella logica di intervenire mediante provvedimenti che non siano coerenti per materia.

PRESIDENTE. Onorevole Caruso, intende ritirare il suo emendamento 3.19?

ENZO CARUSO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Caruso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Nardo. Ne ha facoltà.

ANIELLO DI NARDO. Onestamente non capisco perché questo emendamento debba essere bocciato; ormai il provvedimento tornerà al Senato. Vogliamo quindi perseverare negli errori: ammettiamo che il Senato ha sbagliato ma, pur di non approvare questo emendamento, sbagliamo a nostra volta (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU, di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania).
La vostra non è una blindatura: è - consentitemi di dirlo - una prescrizione medica!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Parlo in dissenso dal mio gruppo perché il collega Caruso è un minimalista - forse lo ero anch'io quando ho firmato l'emendamento - mentre io sono un massimalista, nel senso che la non iscrizione alle camere di commercio deve riguardare tutti gli agricoltori e non solo quelli che hanno un reddito non superiore ai 15 milioni.
Intendo soprattutto denunziare quanto sta emergendo in questi primi mesi nel settore agricolo. C'è una tendenza diffusa - nonostante gli sforzi e le conclamazioni del ministro Bassanini - alla burocratizzazione del comparto agricolo: lo abbiamo notato in occasione del decreto sul collocamento e lo notiamo ora.
In questo senso, mi differenzio dalle affermazioni del collega Caruso perché non deve esistere alcun laccio o lacciuolo in un'attività libera per definizione come quella agricola che non sia strettamente indispensabile al suo funzionamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Misuraca al quale ricordo che ha tre minuti di tempo. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Me ne basteranno di meno, signor Presidente. Parlo in dissenso perché oggi stanno succedendo cose strane: non si prende la parola soltanto perché resti agli atti, ma anche per migliorare questo decreto-legge. Il presidente della Commissione agricoltura ha chiesto con molto imbarazzo - tutti lo abbiamo sentito - che i presentatori ritirino questo emendamento, riconoscendo che questa norma penalizza le aziende agricole minori.
Voterò in dissenso - chiedendo scusa al mio capogruppo - per evidenziare che in quest'aula ancora una volta non si capisce che cosa facciano la mano destra e la mano sinistra. La legge finanziaria in tema di IVA e l'articolo 34 della legge n. 633 esonerano i piccoli produttori dalla tenuta dei libri contabili; non capisco perché dobbiamo imporre alle aziende agricole l'iscrizione alle camere di commercio.
Voto in dissenso perché questo emendamento non doveva parlare di 15 milioni ma di 10: chi vuole intendere, intenda (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardone. Ne ha facoltà.


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CARMINE NARDONE. Signor Presidente, molte delle argomentazioni addotte per la verità non hanno grande attinenza con la particolarità di questo provvedimento. Si tratta, infatti, di un decreto-legge più volte reiterato ed emanato in condizioni di grande emergenza. Anche le questioni sollevate poc'anzi devono essere inserite in tale contesto di emergenza.
Per quanto attiene ai problemi sollevati, vorrei dire a tutti i colleghi che la vera sfida dell'agricoltura italiana è quella di andare in Europa, e di andarci con le carte in regola. L'iscrizione alla camera di commercio, certamente da rivedere per quanto riguarda le procedure, è un atto di trasparenza perché consente di accedere in modo chiaro ai contributi comunitari (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo). Essa consente anche di fare trasparenza rispetto a società di comodo e fantasma che sorgono solo per catturare il denaro pubblico della Comunità economica europea (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo). Questo è il senso dell'azione di trasparenza cui mi richiamo. Il fatto che l'intervento debba essere realizzato secondo procedure corrette e non oppressive per i coltivatori è giusto, ma il principio è sacrosanto e deve essere realizzato seguendo i canali corretti.
Il nostro impegno a conseguire tali risultati deve essere assunto per il futuro. È importante, infatti, avviare una stagione di riforme e di modernizzazione nell'ambito della quale discutere grandi problemi. Ma ciò non deve essere fatto in un momento come quello attuale, in cui l'attività legislativa procede a ritmi tali da risultare soffocante. Non dimentichiamo che quello al nostro esame è un decreto-legge reiterato, che trova la sua origine nel Governo precedente, e ciò vale anche per la norma di cui si parla. Si tratta di un processo che viene da lontano e che dobbiamo chiudere. È infatti necessario chiudere con l'emergenza per affrontare al meglio le questioni che sono state sollevate (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, vorrei approfittare della situazione raccogliendo le obiezioni formulate dal presidente della Commissione agricoltura Pecoraro Scanio e da vari colleghi, tra cui l'onorevole Nardone, che in qualche modo ammette che effettivamente questo emendamento presenta dei profili di serietà ed avanza proposte valide.
Vorrei rivolgermi al ministro Pinto, che è presente in aula, ed alla Commissione, che è fortemente impegnata sul punto. È inutile ripetere che il Senato dovrà comunque riesaminare la questione. Se è vero, come diceva il collega Nardone, che dobbiamo entrare in Europa con le carte in regola, senza furberie, con un sistema interno adeguato anche nel settore agricolo, ciò non significa che dobbiamo darci delle martellate sulla testa e che dobbiamo continuare a sfornare provvedimenti che poi devono essere in qualche modo corretti.
Signor ministro Pinto, le chiederei di intervenire a questo punto (glielo chiedo io a titolo personale, ma credo che la richiesta sia condivisa anche da molti colleghi) e di dirci quale sia effettivamente il suo pensiero sul punto. Lei ritiene che il presidente Pecoraro Scanio abbia espresso una posizione degna di considerazione? Come reputa di dover affrontare i problemi esposti dai colleghi? È meglio rinviare il provvedimento al Senato dopo essersi soffermati su questi aspetti o trovarsi costretti a riesaminare le questioni fra un mese o fra un anno, quando ci troveremo di fronte alle conseguenze dannose di questo provvedimento? Come ricordavo anche ieri, la fretta molto spesso non è buona consigliera e gli effetti deleteri di un provvedimento come questo vengono fuori a distanza. Non è meglio fermarsi un attimo a riflettere per siste


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mare in modo adeguato il provvedimento? Infatti è necessario varare qualcosa di più permanente di un mero rimedio temporaneo. È necessario, al di là di tutto, elaborare un provvedimento un po' migliore di quello che rischiamo di trasmettere al Senato. Se il ministro Pinto volesse risponderci, apprezzerei molto un suo intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per una precisazione il ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Ne ha facoltà.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi permetto di richiamare l'attenzione dell'Assemblea su questo emendamento perché, ove fosse accolto, determinerebbe un danno gravissimo ed irreversibile nei confronti di coloro che si intendono tutelare, cioè gli agricoltori.
La Camera non ignora, avendolo votato, che l'articolo 44 del collegato alla legge finanziaria subordina la concessione di contributi alla individuazione della qualità del soggetto richiedente purché iscritto alla camera di commercio. Poiché l'articolo 44 non credo possa subire modifiche, è giusto che l'emendamento Caruso 3.19 venga respinto.
Da parte mia accolgo la sollecitazione pervenuta da vari settori della Camera affinché tale materia sia oggetto di un'attenta verifica e quindi di una normativa organica da sottoporre quanto prima all'attenzione e all'approvazione del Parlamento.

ADRIANA POLI BORTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADRIANA POLI BORTONE. Ringrazio il ministro per il suo intervento, che è stato davvero chiarificatore. Egli ha ricordato che, a differenza di quanto sostenuto poc'anzi dal collega Nardone, non siamo legati ad una norma comunitaria, ma vincolati dall'articolo 44 del provvedimento collegato alla legge finanziaria che si è inventato il Governo per far pagare gli agricoltori (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di deputati del gruppo di forza Italia). Siamo legati ad un articolo 44 inventato da questa maggioranza e da questo Governo, che tu collega Nardone e gli altri sostenevate nella legislatura precedente, per creare ulteriore danno verso gli agricoltori.
Quando si adottano provvedimenti come quello che abbiamo di fronte o si predispongono provvedimenti «per segmenti», come abbiamo notato ieri, quando contestualmente si presenta un emendamento al collegato alla legge finanziaria con il quale si vincolano gli agricoltori a iscriversi al registro delle camere di commercio, perché altrimenti non possono percepire l'aiuto comunitario, si inventa un meccanismo perverso in virtù del quale - lo avevo già anticipato ieri - chi intenda percepire un aiuto comunitario di un solo milione paga allo Stato una tangente di 180 mila lire (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale). Di questo si tratta.
Mi chiedo per quale motivo il Governo e lo stesso presidente della Commissione agricoltura, il quale si è sempre dimostrato tanto disponibile (sono certa che egli crede alle cose che dice), non presentino un emendamento con il quale si mantenga il meccanismo immaginato dall'articolo 44 - che pure non condividiamo - e si preveda però un'iscrizione gratuita ai registri delle camere di commercio. Voglio proprio vedere quanto una previsione del genere possa convenire! Offriamo questa proposta all'attenzione del ministro che può presentare oggi un emendamento in questo senso perché, una volta stabilita l'iscrizione gratuita al registro delle camere di commercio, si ottempera a quello che, secondo il collega Nardone, è un obbligo, si ottempera ad una norma di trasparenza che ci darebbe maggiore credibilità in sede comunitaria e contemporaneamente non si danneggia dal punto di vista economico nessuno degli agricoltori già ampiamente danneggiati


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dalla legge finanziaria e da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

ENZO CARUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ha già parlato, onorevole Caruso.

GIUSEPPE CALDERISI. Chiede l'accantonamento, Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Caruso, ha facoltà di parlare.

ENZO CARUSO. Chiedo alla Commissione se vi sia la possibilità di accantonare l'emendamento per riformularlo.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione?

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Dopo essermi consultato con la maggioranza, devo precisare che la disponibilità era relativa alla presentazione di un ordine del giorno dal momento che non vi è l'intenzione di presentare ulteriori emendamenti.

GIUSEPPE CALDERISI. Accantoniamolo, allora! Se fosse respinto non potresti presentare un ordine del giorno.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Poiché il Senato è intervenuto su questa materia, che è assolutamente anomala rispetto al contesto generale, crediamo che reintervenire ulteriormente con altri emendamenti specifici sulla questione non ci consentirebbe di esaminare il complesso del provvedimento.
Per questo motivo, siamo contrari all'emendamento Caruso 3.19. Non solo, ma, dopo aver effettuato alcune consultazioni, mi dichiaro contrario anche all'accantonamento dello stesso perché non si cambierebbero i termini del problema e si rischierebbe di perdere inutilmente del tempo. Resta, tuttavia, la disponibilità a trasfonderne i contenuti in un apposito ordine del giorno che impegni il Governo.

GIUSEPPE CALDERISI. Fallo accantonare, intanto!

ELIO VITO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. La spiegazione del presidente Pecoraro Scanio - fornita prima in Commissione ed ora in aula - è che, al di là del merito, non è possibile introdurre modifiche perché, altrimenti, il provvedimento dovrebbe tornare all'esame del Senato.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Non ho detto questo!

PRESIDENTE. Onorevole Vito, il presidente Pecoraro Scanio ha detto un'altra cosa!

ELIO VITO. Il provvedimento deve comunque tornare al Senato...

PRESIDENTE. Il presidente Pecoraro Scanio non ha detto questo.

ELIO VITO. Presidente, mi pare che sia stata avanzata sia una richiesta di consentire che l'emendamento Caruso 3.19 possa essere esaminato - anche alla luce del fatto che il provvedimento dovrà comunque tornare all'esame del Senato - sia di accantonarlo brevemente...

PRESIDENTE. Onorevole Vito, abbiamo capito: tale richiesta deve essere formulata...

ELIO VITO. La motivazione del presidente è estranea...

PRESIDENTE. Non ha detto questo: lei forse si era distratto un attimo.


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PAOLO RUBINO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUBINO, Relatore. Signor Presidente, mi pare che la risposta del ministro ci consenta di riflettere sull'argomento con maggiore tranquillità ed elementi.
Propongo di accantonare l'emendamento Caruso 3.19 e di procedere nei nostri lavori, per esaminarlo successivamente (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole relatore. Si intende pertanto accantonato l'emendamento Caruso 3.19.
Perché non vi siano equivoci, vorrei precisare che con il termine «accantonato» si intende che, al termine dell'esame degli emendamenti, si voterà o si delibererà sul punto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 389
Votanti 387
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato 132
Hanno votato no 255
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 373
Votanti 369
Astenuti 4
Maggioranza 185
Hanno votato 156
Hanno votato no 213
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 391
Votanti 390
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato 170
Hanno votato no 220
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dozzo 4.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Con l'emendamento 4.4 il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania avanza la seguente proposta: «Limitatamente al periodo 1995-1996 il prelievo supplementare dovuto a seguito della compensazione nazionale dai produttori con azienda ubicata nelle regioni la cui complessiva produzione sia stata inferiore ovvero abbia superato, nel limite del 15 per cento, la somma dei quantitativi individualmente assegnati nelle stesse regioni, è iscritto, per l'anno 1996, nella gestione finanziaria dell'AIMA - spese connesse ad interventi comunitari».
Nella sostanza con il nostro emendamento chiediamo che il superprelievo venga, in pratica, pagato con fondi del


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l'AIMA. Si tratta di una richiesta che va incontro a numerose esigenze espresse in parecchie regioni e in zone particolarmente vocate alla produzione lattiera.
Faccio notare che abbiamo iscritto quel prelievo alla gestione finanziaria dell'AIMA perché riteniamo che, dei 1000 miliardi che essa dovrebbe pagare come multa alla Comunità economica europea, ne versi effettivamente 820 miliardi. Torno a ripetere che non sappiamo dove vadano a finire i restanti 180 miliardi.
Vi è quindi lo spazio per far sì che la somma dei quantitativi individualmente assegnati nelle stesse regioni, che abbiano avuto una produzione inferiore al 15 per cento, vengano iscritte nella gestione finanziaria dell'AIMA.
Invito quindi i colleghi a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 376
Maggioranza 189
Hanno votato 161
Hanno votato no 215
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pittino 4.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franz. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sull'emendamento 4.5, presentato dai colleghi Pittino e Bosco e al quale anch'io ho aggiunto la firma, per invocare, se possibile, un atto di giustizia. L'emendamento in oggetto è praticamente speculare a quello precedente, differenziandosi solo per il limite del 2 per cento. È bene non dimenticare che questo limite riguarda non solo le regioni i cui produttori di latte potrebbero trarne enorme beneficio - cito il Friuli-Venezia Giulia, il Lazio, l'Umbria e mi pare anche la Toscana - ma anche quei produttori che hanno sostanzialmente avuto uno «splafonamento» che potremmo definire di buona fede. Faccio un esempio che ritengo estremamente pertinente e calzante: una realtà come il Friuli-Venezia Giulia, caratterizzata prevalentemente da piccoli produttori, si troverà ad avere un prelievo di 9 miliardi, a fronte di 732 allevatori «splafonanti», dei quali, però, ben 532 si trovano nella quota del superprelievo da 1 a 10 milioni. Ciò potrebbe far credere che la multa sarà minima; in realtà, la multa sarà estremamente pesante anche in questa fascia, stante la caratteristica di piccolo produttore che rivestono i produttori friulani. Analogo discorso può essere fatto anche per le altre regioni che ho citato.
Pertanto, considerato che il disegno di legge di conversione deve comunque tornare al Senato, potrebbe essere questa sicuramente un'ottima occasione per evitare di colpire una categoria tendenzialmente debole, come quella dei piccoli produttori, ma soprattutto, dal mio punto di vista, per evitare di commettere un atto di ingiustizia. Dico questo anche perché - e cito sempre l'esempio che conosco meglio, cioè quello del Friuli-Venezia Giulia - la campagna si è chiusa con una produzione che mi risulta concordata, tramite le associazioni di categoria sindacali, tra la regione e l'AIMA direttamente. Di fatto, quindi, ci troveremmo a far pagare produttori che hanno avuto l'unica colpa di applicare una normativa che andata poi vieppiù modificandosi, e che finirà nei fatti per penalizzarli. Ecco perché esorto tutti i colleghi a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pittino 4.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato 157
Hanno votato no 210
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 4.6
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Questo emendamento introduce un'innovazione importante per quanto riguarda l'immediato diritto di produrre una volta che il produttore acquisti o affitti quote per la produzione del latte. La normativa vigente prevede che l'atto d'acquisto, per consentire di mettere in produzione la quota acquistata, debba essere spostato nella campagna lattiera dell'anno successivo. Con questo emendamento, in sostanza, si vuole dare certezza al produttore che, una volta acquistata o affittata la quota, questa possa essere posta immediatamente in produzione.
Non credo che i colleghi possano essere contrari a questo emendamento, anche perché il Governo ne ha proposto uno analogo nel collegato alla finanziaria all'esame del Senato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 4.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 350
Maggioranza 176
Hanno votato 148
Hanno votato no 202
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 4.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 358
Votanti 318
Astenuti 40
Maggioranza 160
Hanno votato 113
Hanno votato no 205
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 4.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 359
Maggioranza 180
Hanno votato 153
Hanno votato no 206
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 4.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 351
Votanti 326
Astenuti 25
Maggioranza 164
Hanno votato 118
Hanno votato no 208
(La Camera respinge).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 4.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 355
Maggioranza 178
Hanno votato 143
Hanno votato no 212
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 5.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Con questo emendamento il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania intende sopprimere l'articolo 5, che dispone misure urgenti per il personale della Federconsorzi.
Già nel corso della seduta di ieri abbiamo manifestato le nostre perplessità rispetto alla disposizione in base alla quale i dipendenti ex Fedit verrebbero assegnati ad amministrazioni prevalentemente di regioni del centro-nord d'Italia. Non si comprende il motivo di questa scelta che sembrerebbe favorire tali amministrazioni ma che in pratica prevede lo spostamento di tale personale dai luoghi di origine.
Con il nostro emendamento, dunque, chiediamo l'abrogazione dell'articolo 5.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 356
Votanti 354
Astenuti 2
Maggioranza 178
Hanno votato 142
Hanno votato no 212
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 350
Votanti 348
Astenuti 2
Maggioranza 175
Hanno votato 134
Hanno votato no 214
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 340
Maggioranza 171
Hanno votato 134
Hanno votato no 206
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Nardo 5.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Nardo. Ne ha facoltà.

ANIELLO DI NARDO. L'emendamento al nostro esame è diretto a sostituire al comma 1 dell'articolo 5 le parole «pos


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sono essere assunti» con le seguenti «vengono assunti». Visto che questa sera si è fatto spesso richiamo in quest'aula alla trasparenza e considerato che l'articolo 5 è stato inserito per introdurre disposizioni urgenti per il personale della Federconsorzi, non si capisce l'enigma rappresentato dall'espressione utilizzata - «possono essere assunti» - che non significa niente. Quindi, se non vi è una riserva mentale da parte di chi ha predisposto la norma, non credo vi sia alcuna difficoltà a sostituire la formulazione adottata con le parole «vengono assunti».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, credo anch'io che siamo di fronte ad uno «svarione», perché l'espressione «possono essere assunti» non ha significato né senso comune: non significa assolutamente nulla. Se effettivamente sussiste un problema reale, concreto che, come ricordavo ieri nella discussione sulle linee generali, anche noi abbiamo cercato di affrontare nel corso della breve esperienza di Governo di due anni fa, il problema resta.
È un problema di cui vengono ad essere incolpevoli protagonisti una parte - per fortuna una piccola parte - dei dipendenti della Federconsorzi, al centro di una situazione di dissesto che ha portato al crack della stessa Federconsorzi.
Il problema, come ricordavo, esiste almeno da qualche anno e deve essere risolto in modo definitivo. Esaminando gli emendamenti successivi discuteremo anche in che modo risolverlo; noi nutriamo qualche riserva in ordine alle soluzioni indicate dal Governo. In ogni caso, l'espressione «possono essere assunti», di cui all'articolo 5, non ha alcun significato e deve essere sostituita con le parole «debbono essere assunti» oppure «vengono assunti».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli Bortone. Ne ha facoltà.

ADRIANA POLI BORTONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarebbe veramente singolare se di fronte a personale della ex Federconsorzi...

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la collega Poli Bortone sta parlando!

ADRIANA POLI BORTONE. Come stavo dicendo, sarebbe veramente singolare se di fronte a personale della ex Federconsorzi che, provenendo da una identica situazione di disagio, è stato già oggetto di un intervento piuttosto frammentario, si dovesse oggi procedere con una sorta di discrezionalità, che non trova alcuna giustificazione. Ciò soprattutto in quanto mi sembra che l'intento del decreto sia quello di venire invece incontro al personale residuo, diciamo così, della Federconsorzi, ossia a quelle 194 unità che non rientrarono a suo tempo nella previsione della legge n. 460 del 1992. Esiste già un problema di interpretazione della norma, tant'è che il comma 2 dell'articolo 5 è stato emendato dal Senato e, a seguito di quell'emendamento, abbiamo presentato un articolato ordine del giorno che interpreta, a nostro avviso in maniera corretta, l'obiettivo che si vuole perseguire, quello cioè di una perequazione totale dei diritti dei lavoratori, sia dei 194 che oggi verrebbero assorbiti sia degli altri 250 che lo sono stati a suo tempo in virtù della legge n. 460.
Scrivere oggi nel testo di un decreto che i 194 lavoratori non ancora assorbiti «possono essere assunti» non ci sembra rifletta nemmeno il pensiero del Governo. Infatti, l'esecutivo non ha mai messo in discussione - gliene vogliamo dare atto, signor ministro - il fatto che questi 194 lavoratori della ex Federconsorzi debbano vedere sostenuto fino in fondo il loro diritto al lavoro. Scrivere allora nella norma che essi «possono essere assunti» significa creare una sorta di discrezionalità che potrebbe anche determinare ulteriori


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situazioni di disagio o, addirittura, dilazionare nel tempo la soluzione di un problema che credo tutti noi vogliamo sia risolto almeno con questo decreto: una normativa che non ci soddisfa per tanti aspetti, ma verso cui stiamo andando, sull'onda dell'emergenza, più che altro per venire incontro ai lavoratori della ex Federconsorzi. Altrimenti, non avremmo dubbi sul decreto in esame ed assumeremmo atteggiamenti molto diversi da quelli che invece stiamo adottando.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Nardo 5.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 333
Votanti 332
Astenuti 1
Maggioranza 167
Hanno votato 127
Hanno votato no 205
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 5.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 327
Maggioranza 164
Hanno votato 125
Hanno votato no 202
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 5.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, non ho insistito nella mia richiesta di parola sul precedente emendamento, perché sto alle regole che lei più volte ci ha ricordato. Tuttavia, vorrei dire ai colleghi che, per quanto riguarda il mio precedente emendamento, non ha senso comune parlare di assunzione di dipendenti della Fedeconsorzi al centro-nord (lo dico in ritardo, me ne rendo conto e chiedo venia); avremmo preferito che questi dipendenti fossero stati assunti dove vi è carenza di organico. Mi sembra questo un criterio che deriva dal buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 334
Votanti 333
Astenuti 1
Maggioranza 167
Hanno votato 129
Hanno votato no 204
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 335
Votanti 313
Astenuti 22
Maggioranza 157


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Hanno votato 83
Hanno votato no 230
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fino 5.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 331
Votanti 329
Astenuti 2
Maggioranza 165
Hanno votato 126
Hanno votato no 203
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 335
Votanti 334
Astenuti 1
Maggioranza 168
Hanno votato 126
Hanno votato no 208
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 322
Votanti 321
Astenuti 1
Maggioranza 161
Hanno votato 117
Hanno votato no 204
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 339
Maggioranza 170
Hanno votato 131
Hanno votato no 208
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuccio Carrara 5.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuccio Carrara. Ne ha facoltà.

NUCCIO CARRARA. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un'assurdità alla quale facevamo riferimento già ieri sera in sede di discussione sulle linee generali. Non si comprende bene il significato della dicitura, contenuta al comma 5 dell'articolo 5, «nei limiti delle disponibilità di bilancio esistenti». Cerco di spiegarmi meglio: qualora il personale della Federconsorzi dovesse transitare in enti pubblici, potrebbe essere pagato nei limiti delle disponibilità di bilancio, e cioè potrebbe correre il rischio di essere sottopagato, di non avere riconosciuto il minimo? Mi sembra proprio un'enormità e probabilmente il Senato, che ha introdotto questo principio, si è dimostrato un po' distratto.
Pertanto, con il nostro emendamento, vorremmo riportare la norma nell'alveo della logicità e del buonsenso, sopprimendo appunto la dicitura «nei limiti


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delle disponibilità di bilancio esistenti». È noto infatti il numero delle persone da assumere ed il quantum stipendiale per ciascuna unità; le previsioni, quindi, devono necessariamente essere fatte a monte. Lo stipendio è un diritto regolato dalle norme vigenti e dai contratti di lavoro e non è pensabile che il personale sia assunto e poi venga pagato, per esempio, fino a settembre perché la copertura di bilancio esiste fino a quella data. Ci sembra un'assurdità e chiediamo pertanto che sia eliminata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuccio Carrara 5.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato 131
Hanno votato no 198
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 334
Maggioranza 168
Hanno votato 131
Hanno votato no 203
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato 124
Hanno votato no 205
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Nardo 5.15.

ANIELLO DI NARDO. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 333
Maggioranza 167
Hanno votato 131
Hanno votato no 202
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 5.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 340
Maggioranza 171
Hanno votato 134
Hanno votato no 206
(La Camera respinge).


Pag. 8873

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, con questo emendamento vogliamo accantonare 182 dei mille miliardi che l'AIMA dovrebbe pagare alla Commissione europea come multa per presunti «splafonamenti» della produzione lattiera nel periodo 1989-1991.
Riteniamo che l'effettivo trasferimento autorizzato sia di 817 miliardi e 315 milioni. Chiediamo quindi per prima cosa che i 182 miliardi che l'AIMA rimetterà nei propri cassetti e che non si sa come saranno utilizzati vengano impiegati per un contributo alla ristrutturazione prevista dal regolamento comunitario n. 3950 per i soggetti le cui produzioni non siano state compensate dall'AIMA stessa. Tutti sappiamo in Commissione agricoltura che esiste un surplus di trasferimenti, per cui non si sa come verranno gestiti i 182 miliardi in più dati all'AIMA. È questo l'ultimo emendamento che rende possibile dare ristoro a chi ha ingiustamente avuto una multa. Non si tratta di un aumento di risorse, ma di uno scorporo e di una migliore utilizzazione. Invito quindi tutti i colleghi a votare a favore di questo emendamento che fornisce risposte ed aiuti concreti ai produttori di latte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 337
Maggioranza 169
Hanno votato 129
Hanno votato no 208
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 336
Votanti 335
Astenuti 1
Maggioranza 168
Hanno votato 128
Hanno votato no 207
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 6.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato 128
Hanno votato no 201
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 333
Maggioranza 167
Hanno votato 130
Hanno votato no 203
(La Camera respinge).


Pag. 8874

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato 124
Hanno votato no 205
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Prestamburgo 9.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 331
Votanti 327
Astenuti 4
Maggioranza 164
Hanno votato 126
Hanno votato no 201
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 9.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 327
Maggioranza 164
Hanno votato 121
Hanno votato no 206
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 9.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 337
Maggioranza 169
Hanno votato 128
Hanno votato no 209
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 9.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 333
Votanti 332
Astenuti 1
Maggioranza 167
Hanno votato 124
Hanno votato no 208
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 9.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato 122
Hanno votato no 207
(La Camera respinge).


Pag. 8875

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 9.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 340
Votanti 339
Astenuti 1
Maggioranza 170
Hanno votato 133
Hanno votato no 206
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Anghinoni 9.6.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Vorrei semplicemente evidenziare che l'emendamento 9.6 contiene un errore di stampa: la parola «spasare» non esiste, il termine esatto è «spadare».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anghinoni 9.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 339
Votanti 335
Astenuti 4
Maggioranza 168
Hanno votato 83
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Nardo 9-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Nardo. Ne ha facoltà.

ANIELLO DI NARDO. Signor Presidente, richiamo un attimo l'attenzione di tutti gli onorevoli colleghi su questo emendamento, volto a sopprimere una norma che è presente in questo decreto ma che è stata abrogata al Senato e successivamente anche in quest'aula appena dieci giorni fa. Mi appello dunque a tutti i deputati presenti, perché si tratta della nostra intelligenza: non facciamo altro che creare confusione all'esterno! Ripeto, questa norma è stata abrogata da noi dieci giorni fa!

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. La questione sollevata dall'onorevole Di Nardo potrà essere verificata in sede di coordinamento finale del testo.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che il riferimento fatto al decreto che oggi è stato abrogato è valido solo per quanto attiene alle modalità, non fa affatto rivivere un decreto che non esiste più.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Nardo 9-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 342
Votanti 341
Astenuti 1
Maggioranza 171
Hanno votato 128
Hanno votato no 213
(La Camera respinge).

Riprendiamo l'esame dell'emendamento Caruso 3.19, precedentemente accantonato. A quali conclusioni è giunta la Commissione?

PAOLO RUBINO, Relatore. La proposta della Commissione è che l'emendamento venga ritirato per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno dello stesso tenore.

ENZO CARUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Mentre abbiamo proseguito nei lavori, alcuni nostri colleghi hanno provveduto a predisporre un ordine del giorno che recepisse il contenuto dell'emendamento. Penso comunque che si potrà modificare qualcosa in modo da arrivare ad un testo concordato.
Pertanto, ritiriamo l'emendamento e presentiamo un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Potremmo avere anche noi il testo di quest'ordine del giorno?

ENZO CARUSO. Sta arrivando.

ADRIANA POLI BORTONE. Il ritiro dell'emendamento è subordinato all'accoglimento dell'ordine del giorno da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo preannuncia di accoglierlo.

PRESIDENTE. L'emendamento Caruso 3.19 si intende pertanto ritirato.
Poiché il disegno di legge consta di un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
Sono stati presentati gli
ordini del giorno Giancarlo Giorgetti ed altri n. 9/2811/1, Detomas ed altri n. 9/2811/2, Olivieri ed altri n. 9/2811/3, Sedioli ed altri n. 9/2811/4, Lembo n. 9/2811/5, Comino ed altri n. 9/2811/6, de Ghislanzoni Cardoli ed altri n. 9/2811/7, Misuraca ed altri n. 9/2811/8, Scaltritti ed altri n. 9/2811/9, Scarpa Bonazza Buora ed altri n. 9/2811/10, Tattarini ed altri n. 9/2811/11, Amato ed altri n. 9/2811/12, Ferrari ed altri n. 9/2811/13, Mario Pepe e Abbate n. 9/2811/14, Casinelli ed altri n. 9/2811/15, Pecoraro Scanio ed altri n. 9/2811/16, Procacci e Pecoraro Scanio n. 9/2811/17, Poli Bortone ed altri n. 9/2811/18, Losurdo ed altri n. 9/2811/19, Prestamburgo ed altri n. 9/2811/20, Caruso ed altri n. 9/2811/21, Garra e Caruso n. 9/2811/22, Franz ed altri n. 9/2811/23, Di Bisceglie ed altri n. 9/2811/24, Teresio Delfino ed altri n. 9/2811/25 e Nardone ed altri n. 9/2811/26 (vedi l'allegato A).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti ed altri n. 9/2811/1, il Governo è contrario alla prima parte del dispositivo ed accoglie come raccomandazione la seconda parte.
Ho espresso parere contrario sulla prima parte perché questa materia è di competenza regionale e non è possibile allo stato intervenire senza un'opportuna norma in favore delle regioni medesime con interventi di natura economica.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, è d'accordo con quanto ha detto il ministro?


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GIANCARLO GIORGETTI. Sono d'accordo, signor Presidente, e ritiro la prima parte del dispositivo.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Detomas ed altri n. 9/2811/2.

PRESIDENTE. I presentatori dell'ordine del giorno Detomas ed altri n. 9/2811/2, insistono per la votazione?

GIUSEPPE DETOMAS. No, non insistiamo, signor Presidente.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Invito i presentatori dell'ordine del giorno Olivieri ed altri n. 9/2811/3 a ritirarlo.

LUIGI OLIVIERI. L'ordine del giorno non può essere accolto come raccomandazione?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Va bene, lo accolgo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sedioli ed altri n. 9/2811/4.

PRESIDENTE. I presentatori dell'ordine del giorno Sedioli ed altri n. 9/2811/4, insistono per la votazione?

SAURO SEDIOLI. No, non insistiamo, signor Presidente.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Lembo n. 9/2811/5, vorrei invitare il presentatore a ritirarlo. Una attenta lettura dell'ordine del giorno, infatti, mostra un errore in cui l'onorevole Lembo è caduto, peraltro in perfetta buona fede.
Il debito che viene assunto per il passato dallo Stato italiano nei confronti dell'Unione europea è un debito oggettivamente consolidato in 3.600 miliardi. Il riferimento fatto dall'onorevole Lembo (817 miliardi 315 milioni) è esatto, ma ciò riguarda il dovere dello Stato rispetto all'AIMA, perché l'Unione europea non fa altro che trattenere le somme di cui è creditrice.
In conclusione, la somma oggettiva da versare è quella di 3.600 miliardi. Invito pertanto nuovamente l'onorevole Lembo a ritirare il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Lembo, accetta l'invito al ritiro?

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, non lo ritiro per un semplice motivo: l'opinione del sottosegretario Giarda espressa in sede di illustrazione e di votazione degli ordini del giorno collegati alla finanziaria è stata radicalmente diversa da quella del ministro Pinto.
Scusate, ma il Governo prima dichiara una cosa e poi ne dichiara un'altra! Al ministro Pinto vorrei ricordare che, per quanto riguarda i contenuti numerici di questo ordine del giorno, essi sono stati integralmente recepiti dal Governo, con una dichiarazione del sottosegretario Giarda. Pertanto questo ordine del giorno differisce da quello accettato dal Governo, nell'ultimo giorno di discussione della finanziaria, soltanto per la destinazione a cui vogliamo vincolare la differenza.
Per questo motivo non possiamo evidentemente ritirare l'ordine del giorno; se lei ritiene che ci sia un errore da parte mia, tale errore è condiviso dal Governo che lo ha accettato. Per una volta che siamo confortati dal sostegno del Governo in un conteggio effettuato, ci mancherebbe altro che ritirassimo l'ordine del giorno!

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Chiedo di parlare.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Onorevole Lembo, quando ho parlato di errore ho integrato questa dichiarazione dicendo che la cifra oggettivamente indicata è vera; la differenza è tra il debito obiettivo - di 3 mila 600 miliardi - nei confronti dell'Unione europea e quello che invece lo Stato italiano ha con l'AIMA in sede di comparazione tra le somme trattenute.
Ha ragione lei nell'indicare la cifra, ma se mi permette ha ragione anche il ministro, il quale riferisce che il debito ammonta esattamente a 3 mila 600 miliardi.

PRESIDENTE. Onorevole Lembo, forse lei potrebbe riflettere sulla questione ed individuare una formulazione dell'ordine del giorno tale da poter essere accettata dal Governo; nel frattempo potremmo esaminare i restanti ordini del giorno.

ALBERTO LEMBO. D'accordo, Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Comino ed altri n. 9/2811/6?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo accoglie il primo comma del dispositivo, nel quale si impegna il Governo a far sì che in sede comunitaria si riconosca il ruolo di assoluta preminenza e di straordinaria importanza del settore risicolo italiano; accoglie come raccomandazione la restante parte dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. I presentatori insistono per la votazione?

GIANPAOLO DOZZO. Non insistiamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno de Ghislanzoni Cardoli ed altri n. 9/2811/7?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accetta come raccomandazione.

PRESIDENTE. I presentatori insistono per la votazione?

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Non insistiamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Misuraca ed altri n. 9/2811/8?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo accetta la prima parte del dispositivo dell'ordine del giorno; per quanto riguarda la seconda parte, il Governo propone che la cifra del 6 per cento (la quale, anche in relazione ad ordini del giorno approvati sia dalla Camera sia dal Senato, non è conferente rispetto alle possibilità esistenti) sia trasformata in 10 per cento.

PRESIDENTE. I presentatori accettano questa riformulazione?

FILIPPO MISURACA. È comunque un risultato: ringrazio il ministro ed accetto la riformulazione, non insistendo per la votazione dell'ordine del giorno.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor ministro, il 6 per cento è l'aliquota media comunitaria, come lei sa meglio di me. Per la verità la Camera nel luglio scorso ha approvato un ordine del giorno che impegnava il Governo a portare l'IVA sulla zootecnia al 10 per cento: questo non è avvenuto. L'affermazione del Governo


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è già un risultato, come dice il collega Misuraca: ora aspettiamo che la traduca in pratica.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Scaltritti ed altri n. 9/2811/9?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accetta come raccomandazione.

PRESIDENTE. I presentatori insistono per la votazione?

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Non insistiamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Scarpa Bonazza Buora ed altri n. 9/2811/10?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo accetta il primo comma del dispositivo di tale ordine del giorno; per quanto riguarda il secondo comma, propone che l'aliquota del 6 per cento sia sostituita con quella del 10 per cento, in coerenza con le motivazioni addotte per l'ordine del giorno testé esaminato. Il Governo infine accetta come raccomandazione il terzo e il quarto comma della parte dispositiva.

PRESIDENTE. I presentatori insistono per la votazione?

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Non insistiamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Tattarini ed altri n. 9/2811/11?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Amato ed altri n. 9/2811/12?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accetta come raccomandazione.

PRESIDENTE. I presentatori insistono per la votazione?

GIUSEPPE AMATO. Non insistiamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Ferrari e Mario Pepe n. 9/2811/13?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Mario Pepe e Abbate n. 9/2811/14?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accetta come raccomandazione, a condizione che i proponenti accettino di sopprimere, nel dispositivo, le parole «con particolare riferimento all'invaso di Campolattaro».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Pepe se accolga il suggerimento del ministro e se insista per la votazione del suo ordine del giorno.

MARIO PEPE. Signor Presidente, accolgo la modificazione suggerita dal ministro e non insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Casinelli ed altri n. 9/2811/15. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, accolgo il primo ed il secondo


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comma della parte dispositiva, mentre non posso accogliere il terzo e quarto comma, che invito pertanto i presentatori a ritirare.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accolgano la modificazione suggerita dal Governo e se insistano per la votazione.

MARIO PEPE. Accogliamo la modificazione e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Pecoraro Scanio ed altri n. 9/2811/16. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Accolgo il primo ed il secondo comma della parte dispositiva e prego i presentatori di ritirare il terzo.

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, accoglie la modifica suggerita dal Governo?

ALFONSO PECORARO SCANIO. Sì, Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Procacci e Pecoraro Scanio n. 9/2811/17. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Prego anche in questo caso i presentatori di ritirare la parte concernente le dieci unità di lavoratori in quanto non è applicabile. Infatti, mancando la norma base non è possibile fare riferimento alle dieci unità. Posso però assicurare l'onorevole Pecoraro Scanio che l'argomento sarà oggetto dell'attenzione del ministero. Pertanto lo accolgo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Procacci e Pecoraro Scanio n. 9/2811/17?

ALFONSO PECORARO SCANIO. Non insisto, Presidente, e accolgo l'indicazione del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Poli Bortone ed altri n. 9/2811/18. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Poli Bortone, insiste per la votazione del suo ordine del giorno?

ADRIANA POLI BORTONE. Insisto per la votazione, Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Losurdo ed altri n. 9/2811/19?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno?

STEFANO LOSURDO. Insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Prestamburgo ed altri n. 9/2811/20. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Vorrei rivolgere una preghiera all'onorevole Prestamburgo...

PRESIDENTE. Poiché nessuno dei presentatori dell'ordine del giorno Prestamburgo ed altri n. 9/2811/20 è presente in aula, si intende che vi abbiano rinunziato.

ADRIANA POLI BORTONE. Lo faccio mio.


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PRESIDENTE. Non è possibile fare propri gli ordini del giorno.

ANTONIO DI BISCEGLIE. Signor Presidente, sono anch'io firmatario dell'ordine del giorno Prestamburgo ed altri n. 9/2811/20. Desidero conoscere quale sia la posizione del Governo al riguardo.

PRESIDENTE. Il ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali ha facoltà di parlare.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. La preghiera che volevo rivolgere è la seguente: si chiede al Governo di approvare il piano vongole. Ebbene, tale piano è già stato approvato. Probabilmente l'onorevole Prestamburgo intendeva riferirsi al fermo biologico e in tal senso l'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Qual è la sua posizione, onorevole Di Bisceglie?

ANTONIO DI BISCEGLIE. Prendo atto della posizione esposta dal ministro e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Caruso ed altri n. 9/2811/21. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accoglie come raccomandazione. Vorrei far presente però che non è il ministro che determina l'entità del prezzo, ma il CIPE. Quindi sarà il CIPE a tener conto della posizione assunta dal Governo rispetto a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Caruso, qual è la sua posizione?

ENZO CARUSO. Non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Garra n. 9/2811/22. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo lo accoglie, ma se l'onorevole proponente è d'accordo, il dispositivo dovrebbe terminare con le parole: «riordino relativo».

PRESIDENTE. Qual è la sua posizione, onorevole Garra?

GIACOMO GARRA. Accetto la modifica suggerita dal Governo e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Franz ed altri n. 9/2811/23?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo non accetta il primo comma, accoglie il secondo e non accoglie il terzo comma della parte dispositiva.

PRESIDENTE. Qual è la sua posizione, onorevole Franz?

DANIELE FRANZ. Ringrazio il ministro, però vorrei sapere, se è possibile, per quale motivo non accetti il primo comma, visto che è praticamente copiato pari pari dalle tesi programmatiche che egli ha presentato in Commissione agricoltura.

PRESIDENTE. Qual è l'opinione del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il parere contrario è motivato dal fatto che in un incontro avuto con il commissario europeo all'agricoltura, dottor Fischler, è stata espressamente ribadita la possibilità di individuare criteri di regionalizzazione, almeno allo stato. Non posso dunque accogliere l'ordine del giorno rispetto ad una


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norma ribadita appena un mese e mezzo fa da chi ha il dovere di esprimere indirizzi e orientamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Franz?

DANIELE FRANZ. Non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Prestamburgo ed altri n. 9/2811/24. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Il Governo lo accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

ANTONIO DI BISCEGLIE. Non insistiamo per la votazione, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Teresio Delfino ed altri n. 9/2811/25. Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Ho avuto occasione ieri di dichiarare nella mia breve replica quali fossero le ragioni per le quali non potevano essere accolte le richieste relative al primo ed al secondo comma di questo ordine del giorno. Il terzo comma del dispositivo è accolto come raccomandazione, mentre l'ultimo è accolto.

PRESIDENTE. Onorevole Teresio Delfino?

TERESIO DELFINO. Non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Nardone n. 9/2811/26, formulato sulla base dell'emendamento presentato dall'onorevole Caruso.
Ne do lettura:
«Al fine di facilitare e di rendere meno onerose le iscrizioni delle imprese agricole e delle società semplici presso le camere di commercio, di cui alla disposizione della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e del decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995,

impegna il Governo

a promuovere iniziative e conseguenti provvedimenti finalizzati alla semplificazione delle procedure per gli obblighi richiamati in premessa;
ad adottare misure per ridurre i costi burocratici e fiscali per gli adempimenti richiamati per definire la possibilità dell'iscrizione gratuita presso le camere di commercio per le fasce di reddito più deboli, con particolare attenzione per le aziende agricole di collina e di montagna».

Qual è il parere del Governo?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Lo accolgo come raccomandazione (Commenti di deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Colleghi, un momento; consentite al ministro di spiegare.

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Poiché io credo molto fermamente nel significato e nel valore degli ordini del giorno, mentre potrei benissimo dire «sì» e così conquistarmi una temporanea simpatia dell'Assemblea, ho il dovere di raccomandare all'attenzione di tutti che, poiché quest'ordine del giorno impegna il Governo ad una serie di attività (addirittura all'adozione di alcuni provvedimenti), la serietà alla quale tutti quanti noi, me compreso, cerchiamo di ispirare la nostra azione mi porta ad essere attento e «cauteloso», accogliendo la sua proposta ma come raccomandazione e non nella sua interezza. Credo che questo sia un modo per apprezzare la dialettica ed il confronto con il Parlamento. La sostanza è accolta con pienezza.


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ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Vorrei sollecitare il ministro, se ha la bontà di ascoltarmi...

PRESIDENTE. Onorevole ministro, il presidente Pecoraro Scanio si sta rivolgendo a lei.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. Poiché l'ordine del giorno al quale facciamo riferimento è sottoscritto dai rappresentanti di tutti i gruppi della Commissione..

GIANPAOLO DOZZO. Non dal nostro!

ALFONSO PECORARO SCANIO, Presidente della XIII Commissione. ...da quasi tutti i gruppi della Commissione. Esso nasce dal convincimento operato per il ritiro di un emendamento. Pertanto la invito, signor ministro, come ha fatto per altri ordini del giorno, a valutare o la possibilità di un accoglimento integrale dei tre punti di impegno o quanto meno di limitare la raccomandazione a quello della gratuità, che mi rendo conto essere più complicato; ma si potrebbero accogliere pienamente gli altri due aspetti relativi alla burocrazia, che a nostro avviso sono sostanziali.

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, il ministro ha affermato di non essere contrario all'ordine del giorno, ma teme che vi siano condizioni che non gli consentano di impegnarsi.
Per quanto riguarda il dispositivo, che al primo comma recita «a promuovere iniziative (...)», per il secondo comma si potrebbe usare la seguente dizione: «a promuovere iniziative per adottare misure».
Signor ministro, le andrebbe bene tale formulazione?

MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Sì, Presidente, mi va bene!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, accogliete questa riformulazione? (Commenti).
Colleghi, chiedevo al ministro se sia possibile modificare il secondo paragrafo utilizzando le seguenti parole: «a promuovere iniziative per adottare misure». Nella sostanza, il ministro si impegnerebbe a promuovere iniziative per adottare queste misure, perché egli ha sostenuto di non poterle adottare direttamente.
È chiaro?

GIUSEPPE TATARELLA. Presidente, mi pare che il ministro sia molto «cauteloso» rispetto agli ordini del giorno, come ha dichiarato con una innovazione del linguaggio.
Le chiederei due minuti di tempo per consentire un approfondimento della sua proposta al sottoscritto ed al ministro, poiché abbiamo bisogno tutti e due di una «cautela» sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Va bene.
Poiché dobbiamo esaminare anche l'ordine del giorno Lembo n. 9/2811/5, vorrei sapere se vi sono dichiarazioni di voto (Commenti).

GIUSEPPE TATARELLA. Sospendiamo la seduta per cinque minuti, Presidente!

PRESIDENTE. Temo che poi ci troveremmo sul «filo» del numero legale.
Se i presidenti di gruppo mi dicono che si può sospendere, io sospendo la seduta (Commenti) In ogni caso, comprendo che vi è bisogno di un certo lasso di tempo per valutare la mia proposta. Del resto, il presidente Tatarella mi ha chiesto una sospensione dei lavori - richiesta avanzata anche dall'onorevole Lembo - per poter esaminare con il ministro quella proposta.
Nel frattempo, daremo lettura di alcune comunicazioni.

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