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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nuccio Carrara. Ne ha facoltà.
NUCCIO CARRARA. Signor Presidente, avrei personalmente preferito che si aprisse un dibattito sulla problematica particolarmente grave sollevata dall'onorevole Mancuso, anche perché lei è stato protagonista dell'incontro di questa mattina ed in merito ad esso avrebbe potuto riferire anziché riservarsi di farlo in un ambito più ristretto, ossia in seno alla Commissione giustizia. Osservo anche che finalmente è stata data la possibilità all'onorevole Mancuso di dire ciò che pensava. Si è perso però parecchio tempo che, se si fosse usato maggiore buon senso, avremmo potuto risparmiare.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Carrara, poiché lei ha posto una questione che entra anche nella responsabilità del Presidente (parlo del problema dell'urgenza del provvedimento), vorrei ricordarle che oggi, all'unanimità, i presidenti di gruppo hanno deciso un'inversione dell'ordine del giorno per affrontare tale provvedimento perché stamane è venuta una delegazione di allevatori e di rappresentanti di diverse associazioni a segnalare i danni che si sarebbero verificati per le aziende se non fosse stato convertito in legge questo decreto. Desideravo solo informarla perché non c'è stata una ...
ENZO CARUSO. Lo sappiamo (Commenti del deputato Nuccio Carrara)!
PRESIDENTE. Volevo solo informarla; mi scusi, ma non possiamo aprire un dibattito tra di noi!
NUCCIO CARRARA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di farlo per due minuti.
NUCCIO CARRARA. Presidente, forse lei ha richiamato qualcosa che io non ho detto né volevo dire. Noi abbiamo votato a favore dell'intenzione dell'ordine del giorno e ci siamo anche resi conto che vi sono aspetti urgenti. Ma il nostro dramma è questo: un aspetto urgente non può essere trainante rispetto a tanti altri aspetti ...
PRESIDENTE. Io non parlo del merito. Volevo spiegare perché ...
NUCCIO CARRARA. Neanche io sto parlando del merito.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Carrara.
ALBERTO LEMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ALBERTO LEMBO. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori ed anche per chiederle un chiarimento.
PRESIDENTE. La mia opinione è questa: la riunione della Giunta per il regolamento si svolgerà al termine della seduta dell'Assemblea; naturalmente, se la Commissione bilancio sarà ancora impegnata con il ministro Ciampi, tratteremo gli altri punti all'ordine del giorno e rinvieremo ad altra data l'esame di quello concernente la Commissione bilancio.
ALBERTO GIORGETTI. Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, vorrei fare alcune brevi considerazioni sulla conversione di questo decreto-legge, visto che i miei colleghi di gruppo hanno già sviscerato adeguatamente la questione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, sono particolarmente lieto che sia lei a presiedere la seduta perché è stato proprio lei a porre, durante un suo intervento, una questione inerente alla qualità della legislazione nel nostro paese, richiamando molto spesso questa Assemblea alla necessità di adottare provvedimenti normativi che non solo siano rispondenti ai principi costituzionali, cui doverosamente devono essere subordinati, ma che siano anche di chiara lettura e tali da evitare conflitti.
PRESIDENTE. Prego i colleghi di liberare l'emiciclo.
MANLIO CONTENTO. È vero che oggi larga parte dei produttori è costretta a
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PAOLO RUBINO, Relatore. Onorevole Presidente, onorevole ministro, cercherò di essere sintetico come sono stato nella relazione introduttiva.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali.
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'ampiezza del dibattito che ha coinvolto ben diciotto oratori in approfonditi interventi, per i quali esprimo apprezzamento a prescindere dalla natura critica o di adesione nei confronti del disegno di legge di conversione e delle posizioni del Governo, al di là dunque di tale riconoscimento, che avverto come doveroso, mi porta a formulare qualche breve osservazione, se i colleghi mi onoreranno della loro cortese attenzione.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor ministro.
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Oltre tutto, onorevole Presidente, tale comportamento contraddice talvolta l'interesse che invece la Camera nel suo complesso, in particolare le Commissioni, mostra nei confronti di tale problema.
PRESIDENTE. Presidente Solaroli, il Presidente, per l'ennesima volta nell'arco di pochi minuti, deve richiamare i colleghi ad un po' di silenzio, richiesto dal ministro.
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente ed onorevoli deputati, nel mio brevissimo intervento all'inizio della discussione sulle linee generali avevo riconosciuto che il provvedimento in esame raccoglieva materia complessa, aggiungendo quanto essa fosse anche diversificata al suo interno. Ho inoltre affermato - credo che su ciò mi sia venuto qualche consenso - quanto fosse innegabile lo sforzo del Governo di tentare di riportare in tale settore quel minimo di ordine che finora non vi è stato e che nessuno ha provato a fare.
GIANPAOLO DOZZO. Ministro, ma dov'è questa legge?
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Questa legge, se mi si consente, obbliga il ministro, prima di sottoporre un disegno di legge al Consiglio dei ministri e quindi al Parlamento, a passare attraverso l'esame dell'apposito comitato che veda la partecipazione del Governo e delle regioni, il che è avvenuto esattamente due mesi fa.
GIANPAOLO DOZZO. Bravo!
ALBERTO LEMBO. Banco di Napoli!
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Lo Stato e il Governo hanno avvertito il dovere di proporre - è stato detto e voglio ripeterlo - nelle sedi europee una serie di opportune modifiche, intervenendo le
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione bilancio ha espresso, in data 9 dicembre 1996, il seguente parere:
PARERE FAVOREVOLE
sul testo;
PARERE CONTRARIO
sugli emendamenti Anghinoni 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.7, 3.6, 3.10, 3.20 e 3.22, Caruso 3.19, Pittino 4.5, Di Nardo 5.4, Fino 5.8, Anghinoni 5.9, 5.10, 5.12 e 5.13, Di Nardo 5.15, Anghinoni 5.17, 7.1, 7.2, 9.3 e 9.4, Giancarlo Giorgetti 9-bis.01 e Anghinoni 9-bis.06, in quanto suscettibili di recare oneri a carico del bilancio dello Stato.
Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.
ANIELLO DI NARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, credo sia opportuno fare un chiarimento sulla vicenda in esame.
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Aspetti a vedere!
ANIELLO DI NARDO. L'articolo 5 reca disposizioni urgenti per il personale della Federconsorzi. Il comma 1 inizia con le parole «Possono essere assunti»; ma siamo o no di fronte ad un'urgenza? Quale motivo vi è di inserire questo articolo nel decreto? Se parliamo delle quote latte, andiamo avanti, con senso di responsabilità, ma non è possibile trovarci di fronte ad incongruenze e contraddizioni. L'articolo 9, addirittura, fa riferimento ad una legge che è stata abrogata tre giorni fa.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, sono così esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
PAOLO RUBINO, Relatore. Il parere è contrario sugli emendamenti Anghinoni 1.1, 1.2, 1.3, 1.4 e 1.5, Scarpa Bonazza Buora 1.6 e 1.7, Anghinoni 1.8 e 1.9, Scarpa Bonazza Buora 1.10 e 1.11, sugli identici emendamenti Scarpa Bonazza Buora 2.1 e Anghinoni 2.2, nonché sugli emendamenti Anghinoni 2.3, 2.4, 2.5, 2.6.
PRESIDENTE. Mi scusi, ma la Commissione è favorevole a qualche emendamento?
PAOLO RUBINO, Relatore. No, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Così facciamo prima.
GIANPAOLO DOZZO. Non so se sia prassi chiedere complessivamente quale sia il parere.
PRESIDENTE. Lei preferisce sentirlo emendamento per emendamento? Guardi che è lo stesso.
GIANPAOLO DOZZO. Avremmo gradito che fosse messo a verbale.
PRESIDENTE. Una volta che il relatore ha espresso il parere contrario su tutti gli emendamenti, questo è il parere della Commissione. Che dica di essere contrario su tutti o che li nomini uno per uno, che cosa cambia?
GIANPAOLO DOZZO. Avremmo gradito che il relatore esprimesse il suo parere contrario su ciascun emendamento anche per farne rimanere traccia sui verbali.
PRESIDENTE. Sui verbali ne rimane comunque traccia. Se ha nostalgia liturgica, possiamo comunque farlo!
GIANPAOLO DOZZO. D'accordo, mettiamola pure così!
PRESIDENTE. Il parere è dunque contrario sugli emendamenti Anghinoni 2.8, 2.25, 2.7, 2.9, 2.10, 2.11, 2.24, 2.15, 2.13, 2.14, 2.16, 2.17 e 2.18, Caruso 2.19, sugli identici emendamenti Di Nardo 2.20 e Caruso 2.21, nonché sugli emendamenti Anghinoni 2.22 e 2.23 Collega, non so se ha capito dove si trova! Mi riferisco al collega che ha fischiato! È lei che ha fischiato?
GIACOMO CHIAPPORI. Fischiare, no!
PRESIDENTE. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Scarpa Bonazza Buora 3.1, Anghinoni 3.2 e 3.3, Caruso 3.4, Anghinoni 3.5, 3.6, 3.7, 3.8 e 3.9...
GIANPAOLO DOZZO. Non la seguo!
PRESIDENTE... Caruso 3.10, Anghinoni 3.11, 3.14 e 3.15, Nuccio Carrara 3.16, Anghinoni 3.17, 3.18, 3.20, 3.21 e 3.22, Caruso 3.19, Scarpa Bonazza Buora 4.1, Anghinoni 4.2, Dozzo 4.3 e 4.4, Pittino 4.5, Anghinoni 4.6, Dozzo 4.7, Anghinoni 4.8, 4.9, 4.10, 5.2, 5.1 e 5.3, Di Nardo 5.4, Scarpa Bonazza Buora 5.5, Anghinoni 5.6 e 5.7, Fino 5.8, Anghinoni 5.9, 5.10 e 5.11, Nuccio Carrara 5.12, Anghinoni 5.13 e 5.14, Di Nardo 5.15, Anghinoni 5.16, 5.17, 6.1, 6.2, 6.3, 7.1 e 7.2, Prestamburgo 9.7,
MICHELE PINTO, Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Sì, Presidente.
ALBERTO LEMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Per che cosa?
ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, non saprei neanch'io per che cosa. Forse per un chiarimento. Mi aiuti. Mi permetta.
PRESIDENTE. Prego.
ALBERTO LEMBO. I pareri erano espressi dal Governo, che taceva, dal relatore, che taceva, o dallo Spirito santo, visto che vi era il riferimento liturgico?
PRESIDENTE. Vi è un limite al buon senso, onorevole Lembo!
ALBERTO LEMBO. Sì, signor Presidente, c'è un limite a tutto!
PRESIDENTE. Appunto, c'è un limite a tutto.
ALBERTO LEMBO. Il relatore era in piedi, in atteggiamento di chi non sapeva cosa fare, e lei stava enunciando i pareri. Signor Presidente, capisco che lei voglia fare in fretta.
PRESIDENTE. Cerchiamo di essere seri! Il collega relatore ha detto che...
ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, già un'altra volta...
PRESIDENTE. Mi faccia terminare.
ALBERTO LEMBO... ha esortato ad essere seri. Io le ho già risposto in un'altra occasione che, per essere seri, per dialogare seriamente, bisogna essere in due!
PRESIDENTE. Perciò la invitavo ad essere serio, onorevole Lembo.
ALBERTO LEMBO. Perché, lei è sicuro di esserlo già e sempre?
PRESIDENTE. Io sì!
ALBERTO LEMBO. Beato lei!
PRESIDENTE. Il collega relatore ha detto che era contrario su tutti gli emendamenti. In modo francamente del tutto inusitato, il collega Dozzo ha chiesto che il parere fosse espresso emendamento per emendamento, e così è stato.
Proprio di buon senso vorrei parlare, perché proprio questo è mancato al merito del decreto che ci accingiamo a convertire. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il problema è politico, è situato a monte ed occorre che in proposito l'Assemblea assuma una decisione. Il problema riguarda i rapporti tra Governo e Parlamento, tra maggioranza ed opposizioni. Come membri della Commissione agricoltura siamo stati messi nella impossibilità di esaminare attentamente e discutere il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 552 nonostante - come del resto è tradizione - in Com
missione si siano registrate ampie, forti ed evidenti convergenze su alcuni punti del decreto che anche ad autorevoli esponenti della maggioranza sono risultati assurdi.
Tante sono le assurdità. Innanzi tutto, come è già stato detto, il decreto è la fotocopia di almeno altri tre precedenti decreti, che a loro volta riproducevano il testo di precedenti provvedimenti. E così via; a ritroso, si potrebbe forse arrivare persino agli inizi della Repubblica. Si tratta dunque di problemi che sono stati posti non ora ma da tantissimi anni ed ai quali non è stata data soluzione. Per esempio, in ordine alla tanto richiamata legge n. 468 del 1992 concernente il regime delle quote latte, mi permetto di osservare che quest'aula ha approvato un nostro ordine del giorno con il quale si chiedeva - e la risposta era stata positiva - di cassare questa normativa e di intervenire subito con un provvedimento organico, che invece non è arrivato.
Nonostante tutto, si è pensato e si sta tentando di modificare questa normativa basilare attraverso lo strumento del decreto-legge, che ha subìto un'ulteriore involuzione; infatti, un tempo sul decreto-legge si poteva comunque discutere - perché si poteva reiterare - e si svolgeva un dibattito in Commissione ed in aula, mentre ora il Governo continua ad utilizzare la decretazione d'urgenza ben conscio che alla fine avrà un'arma da brandire sull'aula dicendo che occorre discutere ed approvare il decreto con urgenza e che non ci sono i tempi per emendare.
Non si capisce, dunque, se la giusta sentenza della Corte costituzionale abbia dato un nuovo ed adeguato indirizzo all'attività parlamentare o se si debba avere nostalgia del vecchio «andazzo»; infatti, nonostante vi fosse abbastanza tempo per discutere ed esaminare il testo in Commissione e in Assemblea prima di trasmetterlo al Senato - pensate, si avevano a disposizione più di venti giorni! - si è mantenuto un atteggiamento rigido, di chiusura da parte del Governo e della maggioranza. Quest'ultima, pur essendo disponibile - almeno stando alle conversazioni effettuate con i colleghi - ad intervenire su alcuni punti, tuttavia per amor di patria e per solidarietà interna non ha accettato di discutere.
A questo punto ci sorge un dubbio, vale a dire se la mancanza di discussione non sia funzionale alle stesse forze di Governo, alla luce della loro eterogeneità, perché nel caso in cui si aprisse un dibattito emergerebbero le contraddizioni interne. Quindi, tutto sommato alla maggioranza conviene che non si discuta proprio per non spaccarsi, e questo strumento serve per coartare la possibilità dell'opposizione di introdurre utili modifiche. Infatti, nel decreto-legge vi sono delle enormità, a parte il fatto che in esso si è mischiato un po' di tutto, e mi pare che ciò non sia rispondente al dettato della nostra Costituzione e dei nostri regolamenti.
Per esempio, con riferimento al ricorso in opposizione nei confronti dell'AIMA in caso di errori derivanti da un bollettino, è stata introdotta un'aberrazione giuridica, vale a dire il silenzio-diniego; in caso di errore commesso dall'AIMA e di un'ulteriore omissione dell'azienda che si rifiuta di prendere in esame il ricorso, si è prevista la decorrenza dei termini, e quindi non viene riconosciuto il legittimo diritto del cittadino e neanche l'errore materiale. A questo proposito ci è stato fatto presente che la norma era transitoria, che riguardava semplicemente un'annata, ma indirettamente ci è stata ricordata - assurdità anche questa - l'assenza di una norma che disciplini il ricorso in opposizione, per cui non si capisce come l'allevatore, il titolare di quota latte possa difendersi da eventuali errori anche materiali dell'AIMA senza ricorrere all'autorità giudiziaria, quindi senza mettere mano al proprio portafoglio.
Inoltre, la nota che ci è stata consegnata, a parte il fatto che non reca né firma né intestazione, non ci toglie il sospetto che, in assenza di una norma al riguardo, questa unica norma possa servire da riferimento per gli anni successivi, aggravando la già assurda situazione e andando contro la nostra tradizione giuridica,
che un tempo andava per la maggiore e che invece oggi viene un po' maltrattata.
Assurdo è anche il punto in cui si parla, per esempio, del personale della Federconsorzi, che potrà essere retribuito nei limiti della disponibilità di bilancio. Vorremmo capire cosa significhi: se a settembre non si potranno più corrispondere gli stipendi, il personale transitato dalla Federconsorzi agli enti statali o parastatali non dovrà o non potrà essere pagato?
Questo chiedevamo! Un piccolo, piccolissimo emendamento per riportare nei binari del buonsenso e della logica anche il dibattito interno, senza stravolgere l'articolato del decreto-legge. Ma anche in questo caso ci è stato opposto un rifiuto netto, un rifiuto che ha messo in evidenza come siano giustificati il chiacchiericcio e il mormorio di tutti coloro che stanno al di fuori di quest'aula, i quali, leggendo le norme che noi approviamo, si mettono persino a ridere per le illogicità palesi in esse contenute.
Chiedevamo poi un altro sforzo per le piccole e piccolissime aziende agricole, al fine di non sottoporle ad un ulteriore grave prelievo fiscale indiretto. L'iscrizione presso le camere di commercio consentirebbe loro, alla fine, di attingere agli aiuti comunitari ed alle agevolazioni per l'acquisto del carburante agricolo. Se i piccolissimi produttori non si iscriveranno - come avverrà, anzi come è già avvenuto, tant'è vero che il Governo ha avvertito l'esigenza di spostare la data - e saranno tantissimi, resteranno tagliati fuori da qualsiasi aiuto e privilegio da parte dello Stato.
In Commissione sono state dunque chieste pochissime cose, ma non sono state ottenute; si è perso soltanto del tempo. Sarebbe bastato un po' di buonsenso ed approvare pochissimi validi emendamenti che avrebbero quantomeno riportato, anche sotto il profilo sintattico, in un alveo di maggiore dignità il decreto che si vuole convertire in legge. Non ci sarebbe stato lo scontro tra la maggioranza e l'opposizione e forse non vi sarebbe stata nemmeno questa perdita di tempo, perché mentre parliamo sappiamo già che la maggioranza è blindata e che non potremo convincere nessuno, neanche coloro che in privato ci danno e ci continuano a dare ragione (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e del CCD-CDU).
Come lei ben sa, per le 19,30 era programmata una riunione della Giunta per il regolamento con la partecipazione dell'ufficio di presidenza della Commissione bilancio.
Mi è stato segnalato che alle 20, presso la Commissione finanze e bilancio, si dovrebbe svolgere una audizione del ministro Ciampi. Non so se vi siano altri impegni del genere, in ogni caso vorrei chiederle in quale maniera intenda regolare e consentire l'attivazione di queste che definirei fasi accessorie dei nostri lavori rispetto a quelli dell'aula. Se in aula non sono previste votazioni, evidentemente potranno svolgersi altre attività; del resto lei è anche Presidente della Giunta per il regolamento! Le chiederei cortesemente di precisare le sue intenzioni, in modo da poterci poi organizzare. La riunione della Giunta per il regolamento sottrarrebbe all'aula dai venti ai venticinque deputati ...
È iscritto a parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
Come rappresentante dei cittadini del Veneto, sento il dovere di sottolineare la situazione reale dei produttori di latte anche in riferimento alla conversione del provvedimento in discussione. Il primo problema che è opportuno evidenziare riguarda il forte dubbio di costituzionalità che concerne l'impianto del decreto. Vi sono due anomalie: la prima è quella del contrasto con l'articolo 117 della Costituzione, che riserva ampie competenze legislative in materia agricola alle regioni, le quali vengono di fatto espropriate dal provvedimento in discussione. Sappiamo inoltre che il decreto interviene sul merito di alcune attribuzioni regionali, contrastando con la volontà espressa nel referendum che chiedeva la soppressione del Ministero dell'agricoltura. Si tratta di due aspetti che fanno dubitare della costituzionalità del decreto-legge.
Emerge poi chiaramente il tentativo maldestro del Governo di mettere ordine nel problema delle quote latte, l'aspetto fondamentale del decreto-legge. Siamo di fronte infatti ad un ulteriore intervento normativo, che rappresenta l'ennesima «toppa» posta su una situazione difficile e che richiede che in tempi rapidi il Governo si faccia promotore di un provvedimento complessivo di revisione di una normativa farraginosa, frutto di una serie di decreti-legge che di fatto hanno destabilizzato il settore della produzione del latte.
Ciò si evidenzia in particolare con riferimento all'effetto retroattivo del decreto-legge n. 440, il quale di fatto ha invalidato quanto realizzato dai produttori di latte in relazione alla legge n. 468 perché dovevano essere applicati procedimenti diversi e ci si doveva avvalere di una norma che però era ancora sconosciuta.
Da ciò evidentemente derivano le nostre grandi perplessità sul provvedimento
in esame e la protesta dei produttori di latte. Mi sconvolge sentir dire in quest'aula che esistono produttori che si sono resi disponibili e pretendono di pagare una tassa che è il frutto dell'incapacità gestionale del Governo. È veramente paradossale affermare tutto ciò: sembra di tornare a qualche giorno fa, quando il ministro Visco sosteneva che arrivavano fax di soggetti esenti dalla tassazione che chiedevano di poter contribuire all'ingresso in Europa.
Tutto questo non corrisponde alla realtà; oltre a me, anche gli onorevoli Dozzo e Scarpa Bonazza Buora erano presenti agli incontri che si sono tenuti presso la regione Veneto, durante i quali i produttori di latte hanno fortemente protestato contro questo provvedimento, dimostrando tutta la loro insoddisfazione con una manifestazione molto dura a piazza San Marco. Tutto questo è stato interpretato dalla regione Veneto con le prese di posizione dell'assessore Berlato, che non mi sembra siano state esaminate in questa sede durante l'analisi del provvedimento che stiamo discutendo.
È una situazione molto grave. Evidentemente il Governo non raccoglie questa protesta legittima, che richiede prima di tutto coerenza nella legislazione. Inoltre il Governo non vuole dire pubblicamente - come ha sottolineato molto bene l'onorevole Poli Bortone - che presto dovremo comunque far fronte a questo ulteriore prelievo di 400 miliardi. Continuiamo a sostenere che l'AIMA nel mese di gennaio riuscirà comunque a fare le compensazioni previste. È una valutazione totalmente errata perché i dati dell'AIMA non rendono sufficientemente credibili quelle valutazioni. Di conseguenza, non ci possiamo attendere questa compensazione.
È molto meglio, allora, affrontare la realtà e dire ai produttori che comunque dovranno pagare. Il Governo si dovrebbe impegnare a varare una nuova normativa piuttosto che mantenere la situazione attuale in cui non si capisce bene cosa accadrà.
Il quinto aspetto sul quale desidero soffermarmi è rappresentato dal fatto che, attraverso questo tipo di intervento, si darà un colpo mortale ai produttori. Gli oltre 15 mila produttori coinvolti in questo super prelievo si troveranno in gravi difficoltà.
Inoltre, il fatto che il provvedimento in esame configuri una compensazione che privilegia in parte le zone montane e quelle disagiate suscita parecchie perplessità sulla logica seguita in questa fase.
Lascia altresì perplessi l'affermazione che il superprelievo legittimerebbe il Governo italiano, dimostrandone la serietà agli occhi dell'Unione europea. Questo è veramente un paradosso perché è vero esattamente il contrario: il Governo italiano deve autolegittimarsi e dimostrare nei confronti degli agricoltori e dei produttori di latte di essere davvero in grado di effettuare una contrattazione. Il Governo, infatti, deve avere il coraggio di rinegoziare in sede europea le quote latte, facendo riferimento alla produzione reale del paese, dal momento che oggi ci troviamo in una condizione che penalizza i produttori di latte. Con l'impostazione seguita fino ad oggi non solo si penalizza sempre più il settore, ma si pregiudica sempre più il futuro dell'agricoltura nazionale.
Da ciò emergono le maggiori perplessità anche perché si ha la sensazione che manchi qualsiasi strategia sia a livello nazionale che a livello europeo. La stessa finanziaria conteneva disposizioni concernenti le quote del latte ed ha tentato di penalizzare l'agricoltura attraverso le misure concernenti i 500 milioni di fatturato, che coinvolgono anche la realtà dei produttori di latte. Non possiamo non lamentare l'assenza di una politica generale e di interventi specifici nei confronti dell'agricoltura, settore che pare debba essere sacrificato dal Governo a vantaggio di realtà evidentemente tenute in maggiore considerazione.
L'agricoltura deve essere tutelata anche nell'ambito della strategia internazionale. Diversamente si avranno, da parte degli agricoltori, quelle dure proteste che già si sono riscontrate in regioni come il Veneto e che, a mio avviso, sono totalmente
legittime, considerato il generale atteggiamento di sufficienza nei confronti del settore da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Ebbene, penso di poter tranquillamente affermare, signor ministro, che se vi è una questione affrontata sotto il profilo tecnico e legislativo che mette in discussione non solo il ruolo del Governo di cui ella fa parte, ma anche quello dei precedenti, e che mette quindi in discussione financo i rapporti tra la nazione italiana e l'Unione europea, è proprio la vicenda delle quote latte. Si è partiti da lontano con degli errori connessi a dei calcoli in merito ai quantitativi di produzione, che è inutile ricordare.
Questi errori però non sono stati mai risolti alla radice, nei confronti della Comunità europea ieri e dell'Unione europea oggi. L'interrogativo che larga parte dei produttori rivolge in questo momento al Governo è se, sulla scia di quanto per esempio hanno fatto i nostri colleghi inglesi quando è stata messa in discussione parte della sovranità riferita alla nota vicenda delle «mucche pazze», vi sia da parte del Governo altrettanta autorevolezza e fermezza per affrontare un tema che non può essere certo risolto con questo provvedimento normativo e che si ripresenterà in tutti i suoi aspetti (come altri colleghi hanno già sottolineato) a far data dalla campagna in corso e quindi nel prossimo anno.
Ancor più grave, signor ministro, è la violazione dei principi che si è dimostrata attraverso le norme che hanno percorso il cammino di questa vicenda. Uno dei primi principi messo in discussione è sicuramente quello relativo al buon andamento degli uffici pubblici. Se vi è una vicenda che ha dimostrato l'inefficienza delle scelte legislative, peggio ancora, dell'attuazione in via amministrativa di quelli che dovevano essere i principi espressi dalla legislazione, essa è la vicenda delle quote latte. L'assegnazione - tanto per fare nomi e cognomi - all'AIMA dei conteggi relativi o delle procedure amministrative poste alla base dell'applicazione della normativa ha dimostrato inequivocabilmente il fallimento di quelle scelte, anzi ha creato le premesse per un intervento necessitato, come molti vanno sostenendo, prima da parte del Governo con l'adozione del decreto-legge e poi del Parlamento con la relativa conversione.
Quella legge però non ha soltanto violato il principio del buon andamento nella sua attuazione concreta, ma anche quello di responsabilità e di legalità. È pacifico, signor ministro, che il regolamento comunitario affronti sì il tema del computo globale delle quote assegnate ai singoli paesi ma anche che, nell'effettuare quell'assegnazione e quel computo, faccia salvi i principi relativi agli effetti connessi al pagamento del prelievo, i quali devono ovviamente essere correlati nei confronti dei produttori che hanno contribuito a quel superamento.
Le chiedo, signor ministro, in tal guisa, se lei ritiene che le norme che questa Camera si accinge a varare tengano conto di quel principio di responsabilità correlato nei confronti di chi dovrebbe pagare in quanto ha superato la quota che gli era stata assegnata o se, in verità, questo provvedimento normativo non disattenda anche quel principio di responsabilità e, qualora fosse correlata una sanzione - come sembra di poter dire - a quello di legalità, finisca invece per coinvolgere indiscriminatamente sia i responsabili di quel superamento sia i non responsabili, facendo in modo che paghino tutti e
mettendo quindi sullo stesso piano sia quei produttori che hanno tentato di rispettare le disposizioni normative in vigore sia tutti coloro che, approfittando delle maglie troppo larghe della legislazione, le hanno violate in questo senso.
Questo è un altro aspetto che forse può servire poco in relazione al provvedimento in esame, ma che costituisce sicuramente un punto di partenza per gli interventi normativi successivi da parte del Governo, perché gli errori compiuti in passato non possono essere certo alibi e giustificazioni per errori futuri.
Vi è un'altra questione, signor ministro, che sento il dovere di sottolinearle perché vengo da una regione a statuto speciale - il Friuli-Venezia Giulia - che per bocca dei suoi produttori si sta chiedendo, dopo aver applicato i principi vigenti sulla scorta della precedente normativa generale riferita al 1992, se sia corretto che si trovino a pagare una sanzione moltiplicata di dieci volte rispetto a quella originaria dopo che in sede regionale avevano compensato le minori produzioni con le maggiori produzioni regionali, arrivando ad una sanzione addirittura inferiore ad un miliardo di lire, e che oggi invece è lievitata.
Le pongo questa domanda in relazione ad un altro aspetto che la normativa e la conduzione della materia delle quote latte, e quindi di questo decreto-legge, ha dimostrato. Signor ministro, le chiedo per quali ragioni in questa vicenda e in tale comparto non siano state rispettate le competenze primarie delle regioni a statuto speciale o, in altri termini, se non ritenga che le disposizioni normative adottate con il decreto-legge in esame dal Governo - e quindi in qualche modo convertite dalla Camera che si accinge a farlo tra breve - non contrastino con le competenze primarie assegnate alle regioni (nel mio caso si tratta del Friuli-Venezia Giulia), che hanno competenze di quel genere in materia di agricoltura e di zootecnia e soprattutto non confliggano con le disposizioni di attuazione conseguente, che consentono l'applicazione dei criteri e dei princìpi di un altro provvedimento legislativo (la legge n. 616 del 1977) che, in materia di regolamenti e direttive della Comunità economica europea, trasferisce alle regioni, in ciascuno dei settori definiti dal relativo decreto, le funzioni amministrative relative all'applicazione dei regolamenti della Comunità economica europea.
Signor ministro, per quanto riguarda la regione Friuli-Venezia Giulia, il provvedimento relativo è quello riferito al decreto del Presidente della Repubblica del 15 gennaio 1987, n. 469, che amplia ed applica le disposizioni alle quali ho fatto cenno anche nei confronti della suddetta regione.
Le chiedo allora (ho il dovere di farlo a nome dei produttori del Friuli-Venezia Giulia) se non ritenga, in verità, che l'aver adottato il provvedimento normativo cui ho fatto cenno in termini di compensazione nazionale ma soprattutto di intervento diretto dello Stato, non abbia sacrificato alcune competenze primarie, mettendo quindi in discussione sotto il profilo costituzionale la legge al nostro esame. Questo non è - mi creda - un aspetto secondario o di poco conto, posto che se oggi noi siamo costretti a fare i conti con una situazione quale quella che ho descritto è perché, in effetti, non si è voluto mantenere fede a principi che nel nostro ordinamento erano chiari ed erano indicati da provvedimenti di notevole importanza per quanto riguarda le regioni a statuto speciale e i relativi statuti di rilievo costituzionale e per quanto riguarda le possibilità di dare attuazione alle direttive - in particolare ai regolamenti - di carattere comunitario.
Signor ministro, ho l'impressione che, se non porremo fine ad un modo di legiferare quale quello che è sotto i nostri occhi, saremo i responsabili di quanto sta accadendo.
Prosegua pure, onorevole Contento.
chiedere al Governo ed al Parlamento di fare in fretta nell'approvare questo provvedimento, ma è altrettanto vero che questa fretta è determinata dagli errori normativi compiuti e dalle scelte attuate!
In conclusione, signor ministro, le chiedo di dare una risposta all'Assemblea in relazione a quello che sarà non il provvedimento futuro - che immagino lei si accingerà tra breve a presentare al Parlamento per quanto riguarda la modifica della normativa di base -, ma l'atteggiamento del Governo in sede di Unione europea e in sede comunitaria, in relazione cioè al seguente interrogativo, che gran parte del mondo agricolo si sta ponendo: se ella, a nome del Governo, sia in grado di farsi carico di un problema che riguarda la comunità nazionale e sia soprattutto in grado di farlo con la necessaria autorevolezza, per consentire che gli interessi nazionali legittimi siano assicurati nel contesto dell'Unione europea, così come altri interessi nazionali hanno ovviamente trovato ragione e ascolto da parte di quegli organismi (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Paolo Rubino.
Dalla discussione che si è svolta - anche dalle critiche - ho percepito l'esistenza di un malessere, di una difficoltà e della crisi che oggi attraversa il settore agricolo.
È emersa quindi la giusta preoccupazione di capire come si intenda intervenire per recuperare un ritardo che in questo settore abbiamo tutti segnalato. In ciascun intervento, infatti, è stato riconosciuto che ci troviamo di fronte a problemi di non poco conto, che risalgono a qualche decennio di ritardi, di disattenzioni, di leggi fatte male o in modo approssimativo.
E allora, se il punto è questo, mentre riconosciamo la gravità e la profondità dei problemi, e sapendo che ci sono questioni per le quali ripetutamente davanti al Parlamento determinate categorie vengono a sollecitare risposte, come quella degli allevatori, non credo che possiamo muoverci lungo la via della ricerca della perfezione. Potremmo correre il rischio di lasciare la situazione immutata, con grave danno per gli agricoltori. Dobbiamo allora tentare di seguire - come a me pare si tenti di fare in questo decreto - la via per bloccare, sanare alcune situazioni e contemporaneamente per cercare di avviare un processo riformatore, sapendo che non è possibile trovare all'interno di questo decreto la risposta ad alcuni problemi.
Sappiamo, per esempio, che il settore dell'agricoltura dagli anni novanta ad oggi, ha subito una riduzione di finanziamenti pari ad oltre il 40 per cento. Sappiamo, per rimanere nel settore lattiero-caseario, che ci sono imprese che hanno avuto contributi per l'utilizzo di stalle moderne autorizzate a produrre un certo quantitativo di latte e che hanno invece una quota inferiore. Sappiamo tutti quanto sia complicato e difficile coniugare la montagna, la pianura e la collina, perché bisogna anche saper risolvere le contraddizioni all'interno della categoria.
Credo che ricondurre il ragionamento all'interno di un provvedimento già definito ci consenta di trovare con pazienza, con consenso, una soluzione; mi pare questa l'unica via per evitare l'intervento tampone, l'intervento emergenziale. Non voglio entrare - anche per rispetto all'intelligenza dei colleghi - nel merito di questioni di cui abbiamo già discusso in Commissione. Sottolineo, però, che io sono per la difesa dell'autonomia del Parlamento; tuttavia, se categorie che rappresentano centinaia di migliaia di produttori, ripetutamente, in più occasioni assembleari e in incontri avuti anche in questi giorni con i presidenti dei gruppi,
hanno chiesto l'applicazione del decreto, pur riconoscendone, come anche noi abbiamo riconosciuto, i limiti, ciò vuol dire che io non posso avere la presunzione di pensare di rappresentare meglio di queste categorie gli interessi delle categorie medesime. Questo, a mio avviso, è un elemento che ci fa stare, per così dire, tranquilli dal punto di vista della rappresentanza degli interessi legittimi, più giusti, della categoria.
Utilizzerei invece questo dibattito, nel quale, credeteci, non ci sono stati né ordini di scuderia, né di schieramento - piuttosto ci ha guidato, e voi lo sapete, senso di responsabilità verso le categorie - per chiedere al ministro, al Governo, che questo settore, così maltrattato, così bistrattato negli ultimi decenni, diventi veramente primario, diventi cioè uno dei settori fondamentali all'interno dell'apparato produttivo italiano. Questo credo dobbiamo chiedere al Governo e al Parlamento ed è su questo che ciascuno di noi si gioca la coerenza tra le parole e gli impegni concreti. Su questo dobbiamo impegnarci e impegnare il Parlamento e il Governo al fine di verificare se riusciamo a far diventare questo settore, che si definisce ancora agricolo, uno dei settori produttivi, un settore agroalimentare, come mi pare più giusto che sia, cioè un settore in grado di utilizzare tutte le risorse a monte ed a valle ed ai lati di tale comparto. Dobbiamo sfruttare questa occasione per impegnare il Governo: non mi sembra che ci si trovi di fronte solo a parole, perché un disegno di legge è senz'altro un qualcosa che va oltre.
Concludo, riconfermando il mio giudizio convinto per l'approvazione del disegno di legge in esame, impegnando il Governo ed il ministro affinché centrale sia l'attenzione su tale settore; noi stessi in Commissione agricoltura dovremo lavorare per riportare al centro dell'attenzione del Governo un comparto che fino ad oggi è stato così maltrattato (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
So che non è obbligatorio l'ascolto, ma credo sia buona norma mantenere nei confronti di chi parla lo stesso atteggiamento che chi ascolta ha da me avuto, immobile come una statua di sale, ma attento alle osservazioni in questa sede formulate (Applausi). Si può dissentire, ma credo si abbia il dovere di mantenere quell'atteggiamento di correttezza che abitualmente viene assunto dalla Camera.
L'attenzione dell'Assemblea si è incentrata, pur nella varietà degli argomenti oggetto del disegno di legge di conversione, prevalentemente, senza tuttavia trascurare altri e rimarchevoli aspetti, sul problema delle quote-latte.
Colleghi, non vi si può richiamare più di una volta in un così breve spazio di tempo! Il ministro ha chiesto non attenzione, che tuttavia è opportuno che vi sia, ma silenzio.
Prego, signor ministro.
Mi accingo ora a fornire qualche concreta risposta.
Non voglio fare processi ai Governi precedenti, voglio soltanto ribadire che le responsabilità sono chiare ed evidenti, hanno nome e cognome. Quando un Governo ed un ministro tentano, con l'impegno del Parlamento e nel rispetto dell'autonomia delle Commissioni e delle sue componenti, di dare un minimo di ordine alla materia, il discorso poi inevitabilmente viene esteso e si finisce in una sorta di alluvione di argomenti, che non credo sia costruttiva. Tuttavia voglio recuperare quella che è stata la parte costruttiva del dibattito, cercando di fornire brevissime risposte ad alcuni interrogativi che mi sono stati rivolti.
Primo quesito: perché il Governo si ostina a voler far pagare 421 miliardi del superprelievo non a tutti i cittadini, ma a coloro che hanno - aggiungo - consapevolmente violato la norma? Si obietta che vi sarebbero responsabilità del Governo, perché nel corso della finanziaria e dell'attività dell'anno solare l'esecutivo ha finito con il modificare - l'8 agosto 1996 - una normativa che vigeva in precedenza. Questo non è possibile e si è invocato il principio dell'irretroattività della norma. Vorrei dire agli onorevoli deputati che hanno formulato questa osservazione ed enunciato questa critica (qualcuno lo ha ricordato, ma io voglio ripeterlo molto brevemente) che il Governo è stato informato nel giugno 1996 della volontà - che non era un'opzione, ma un impegno, un obbligo per l'esecutivo - di modificare questo sistema, onorevole Poli Bortone, non inventato da me. Ella ha detto che il Governo sapeva: non so se i Governi che mi hanno preceduto sapessero e volessero. Certamente vi era una legge, non si trattava di un indirizzo da parte del ministro, il vecchio od il nuovo. Lo ripeto: vi era una legge, onorevole Poli Bortone, che è stata presentata da ministri in carica e votata da questo Parlamento.
Ebbene, che cosa diceva questa legge? Essa prevedeva (ed è strano che poi la scienza, come si dice, sia intervenuta improvvisamente a scoprire alcune cose) un'ipotesi di compensazione a livello APL che l'Europa ha ritenuto non solo inopportuna, ma addirittura impraticabile.
Perché avete atteso due mesi per intervenire? Perché la normativa, che non ho inventato io, ma che è obbligatoria anche per lo Stato italiano, prevede sessanta giorni di tempo dal momento dell'indicazione motivata che la Commissione europea formula, sicché il Governo ed il ministro in questo arco di tempo possono e debbono fare le riflessioni dovute. Mi chiedo perché allora io, che ho avuto notizia il 12 o 13 giugno 1996 di questo provvedimento, avrei dovuto adottarlo immediatamente. Se lo avessi fatto, avrei ricevuto le giuste critiche di questa Assemblea, che mi avrebbe obiettato che vi era bisogno, possibilità e necessità di una riflessione più attenta prima di modificare le norme. E non sono stato, onorevoli deputati, inoperoso, perché sono state frequenti le iniziative, orali e scritte, i contatti diretti che il ministro ha avuto con la Commissione ed i suoi uffici, nel tentativo e nella speranza di non rendere cogente ed obbligatorio il mutamento
della compensazione, la cui difficoltà e le cui conseguenze il ministro percepiva come assolutamente negative.
Dopo di che, abbiamo dovuto attuare il provvedimento e non è esatto sostenere, come è stato detto, che ha moltiplicato per dieci: sono pochissimi i casi nei quali il mutamento della compensazione ha portato un aumento del dovuto da parte di coloro che hanno violato la norma.
Il secondo interrogativo che mi è stato posto, onorevoli deputati, è quello relativo alla legge n. 468 della quale tutti hanno invocato una modifica e chi più di me può ritenerla opportuna e doverosa? Essa è stata predisposta da qualche tempo e non come invenzione di chi ha l'onore di parlarvi, ma in attuazione di una legge, che è stata anche qui più volte richiamata, la legge che ha modificato la struttura, il nome e le competenze del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
Le regioni, che sono come ben sapete venti, hanno incontrano difficoltà nel formulare una posizione unitaria e nell'ultima riunione, di una settimana fa, dopo avere chiesto ed utilmente ottenuto ampi rinvii da parte del ministro per la formulazione del disegno di legge in questione, hanno confessato (ed io nutro un rispetto profondo per queste enunciazioni) la difficoltà di presentare un testo che si contrapponesse (ma il termine è inesatto) a quello formulato dal ministro e che doveva diventare quello del Governo. Evidentemente, il tempo è passato non inutilmente perché oggi, 10 dicembre 1996, mi sono giunte anche proposte e contributi di singole regioni che saranno oggetto di approfondito impegno e di doverosa attenzione parte del ministro. Ci sarà, pertanto, la modifica della legge n. 468, sulla quale il Parlamento interverrà doverosamente e proficuamente per dare le indicazioni necessarie rispetto alla originaria proposta.
Ci si è anche chiesti - e mi avvio alla conclusione - per quale motivo una parte dei cittadini debba essere chiamata, in questo quadro, a sopportare oneri particolarmente pesanti e per quale motivo non intervenga in sostituzione lo Stato. Se vi sono responsabilità da parte dello Stato - ci si è chiesti - perché questo non deve intervenire, assumendosi almeno l'onere - come ha detto l'onorevole Delfino - del 50 per cento del pagamento del super prelievo.
Ebbene, se oggi ci troviamo di fronte ad un debito di 3.600 miliardi, se oggi - 1996 - il Parlamento è costretto a votare una cifra che pesa come un macigno sulla coscienza di tutti (mille miliardi per la violazione delle quote latte solo per il 1997), personalmente devo dire che non mi sentirò mai di far gravare sullo Stato anche solo una lira in più. Al contrario, mi sono assunto altri doveri nei confronti di questioni alle quali stiamo tentando di dare una adeguata risposta. Tra questi doveri vi è non soltanto quello di ottenere il rinvio del pagamento del super-prelievo, ma anche e soprattutto quello di non intervenire certo a sussidio del super-prelievo, perché questo sarebbe immorale! Uno Stato che intervenisse per poter sopperire alle inadempienze di chi ha violato una norma, a mio avviso, è uno Stato che ha messo l'etica nel cassetto!
quali si renderà più giusto il sistema che io per primo definisco assolutamente iniquo.
Pertanto, non ho chiesto - né avrei mai chiesto - interventi in favore di singoli che hanno violato il prelievo. Mi sono battuto ed ho ottenuto, come Governo e come ministro, un contributo nazionale di 80 miliardi per i quali vi è stata una quota nazionale del 45 per cento ed una eccezionale sensibilità delle regioni che si sono «tassate» - lo dico tra virgolette - per il residuo 35 per cento. Tutto ciò, lo ribadisco, riguarda interventi che attengono alla crisi zootecnica ed in particolare a quella lattiera. Su questo fronte possiamo intervenire.
Ha ragione l'onorevole Delfino quando dice che nell'ambito dei 15 mila violatori (su un totale di 150 mila), oltre il 90 per cento di questi ha sfondato la propria quota in maniera del tutto minimale. È vero però che vi è anche chi - e sono nell'ordine di qualche centinaio - ha superato per molti miliardi la violazione del cosiddetto super-prelievo.
È su questo che possiamo incidere per rendere più giusto e più equo l'intervento dello Stato; e questo faremo.
Un'ultima osservazione, signor Presidente, ed ho concluso. Nessuno ha mai detto che questa norma era un toccasana; l'abbiamo definita una norma di transizione, che comincia a fornire una ipotesi di chiarezza. È necessario però un impegno ulteriore: quello che oggi la Camera dei deputati ha mostrato è un impegno eccezionale e da esso nasce l'intenzione del ministro di portare all'attenzione del Governo (nel più breve tempo possibile, forse già la prossima settimana) il disegno di legge di modifica della legge n. 468 e di portare - come già fatto - nelle sedi europee la questione della moralizzazione e dell'equità delle quote latte.
Mi è stato chiesto se si avrà sufficiente forza, energia e autorevolezza; non voglio qualificare il mio intervento, posso soltanto dire che ho definito iniquo il riparto avvenuto negli anni 1983 e 1984. Ho impegnato me stesso, per quello che sono capace; i risultati saranno sottoposti all'esame del Parlamento e dell'opinione pubblica. Mi auguro di poter giungere in tempi brevi ad una soluzione che sia conforme non soltanto a giustizia, ma anche alle vostre attese, che quella giustizia esprimono (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Avverto che gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.
Avverto altresì che non sono stati presentati emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione (per gli articoli, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi vedi l'allegato A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 8, del regolamento, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge, i seguenti articoli aggiuntivi:
Giancarlo Giorgetti 9-bis.01, in quanto reca disposizioni sulla corresponsione di un indennizzo ai pescatori colpiti dal divieto di pesca nelle acque del lago Maggiore;
Chincarini 9-bis.03, in quanto prevede disposizioni relative all'imbarco a fini turistico-ricreativi su navi da pesca;
Chincarini 9-bis.04, in quanto reca disposizioni sulle concessioni di aree demaniali marittime;
Chincarini 9-bis.05, in quanto riguarda la concessione di mutui e contributi da parte del fondo centrale per il credito peschereccio.
Passiamo agli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Nardo. Ne ha facoltà.
Quando il provvedimento è giunto in Commissione, sia il Governo sia la maggioranza si sono appellati al nostro senso di responsabilità e al nostro buon senso chiedendoci ancora una volta di farlo approvare con celerità. Ci siamo cioè trovati ancora una volta alle prese con l'urgenza, con Annibale alle porte, come ho detto in Commissione. Nel frattempo, Annibale si è costruito fuori dalle porte una casa e oggi si è costruito addirittura un condominio! Questa è la verità.
Non contestiamo la forma ma la sostanza del decreto-legge in esame. Ci troviamo di fronte ad un contenitore, che considera le quote latte un problema urgente, tant'è vero che il signor ministro nella sua replica ha parlato soltanto di questo argomento. Non ci ha parlato, invece, degli altri provvedimenti che sono inseriti nel decreto che, inoltre, favorisce l'evasione fiscale, e spiego subito per quale motivo. Un produttore che si trova di fronte ad una quota latte superiore a quella che gli è stata assegnata ed ha prodotto del latte in più certamente non lo butterà, ma lo venderà ad un acquirente compiacente, il quale lo trasformerà per farne derivati. Abbiamo così creato il latte che andrà sul mercato nero. Questa è la prima cosa che contestiamo.
Per quanto riguarda l'articolo 2, che si riferisce all'AIMA, noi da quattro mesi andiamo dicendo che si tratta di un organismo inefficace ed inefficiente. Ebbene, con questo provvedimento consentiamo all'AIMA di continuare ad essere inefficace ed inefficiente, ai danni degli agricoltori, perché potete stare tranquilli, colleghi, che l'AIMA non risponderà nei 30 giorni previsti, né a Natale, né a Pasqua! Questa è la verità, signor ministro.
Attenzione, colleghi deputati, ci accingiamo ad approvare un decreto che prevede il riferimento ad un articolo abrogato dal Senato tre giorni fa! Abbiamo fatto le nostre richieste al Governo perché sapevamo che c'era il tempo per modificare il provvedimento, c'era la possibilità di riesaminarlo, dopo le modifiche, al Senato, poiché vi era la volontà del Polo di farlo approvare immediatamente. Questo avevamo chiesto.
Non si tratta, signor ministro, di un fatto politico. È moralmente intollerabile fare certe cose, consapevoli di sbagliare: è questo che contestiamo al Governo. Siamo infatti tutti consapevoli che stiamo approvando un provvedimento che contiene incongruenze, brutture, assurdità e contraddizioni. Per questo ci tenevo a fare chiarezza. Per questo abbiamo ripresentato in aula gli stessi emendamenti bocciati in Commissione. Vogliamo fare chiarezza
perché riteniamo assurdo approvare un provvedimento in queste condizioni. Ne va dell'intelligenza di tutti i deputati! Non è possibile approvare un provvedimento che prevede norme abrogate. Chi leggerà questo testo si renderà conto che siamo stati noi deputati a promuoverlo, ad approvarlo, nascondendoci «dietro Annibale»! Questa è la verità! Facciamo costruire ad Annibale un quartiere, ma non facciamo queste cose! È assurdo e mi appello al buon senso di tutti i deputati (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU, di forza Italia e di alleanza nazionale).
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere della Commissione su tali emendamenti.
Anghinoni 9.1, 9.2, 9.3, 9.4, 9.5 e 9.6, Di Nardo 9-bis.1. I restanti articoli aggiuntivi sono inammissibili.
Il Governo concorda con questi pareri?
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.