Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
con sentenza del giudice della Corte per il commercio internazionale di New York sono state poste le basi per il boicottaggio, da parte degli Stati Uniti d'America, delle importazioni dall'Italia di prodotti del mare, compresi coralli e cammei;
con una pronuncia della Commissione europea è stata resa palese l'intenzione, da parte dell'Unione europea, di mettere al bando l'attività denominata «pesca con reti derivanti» (spadare) a decorrere dal 1 gennaio 1998;
con circolare del 16 aprile 1996, l'ex Ministro delle risorse agricole Luchetti, fornendo un'interpretazione restrittiva e vessatoria di una sentenza della Corte di cassazione, ha vietato anche la detenzione a bordo di reti derivanti di lunghezza superiore a 2,5 chilometri. Ciò malgrado la sentenza stessa prevedesse illiceità solo nel caso in cui la rete fuori misura fosse inequivocabilmente a bordo a scopo di esercitare abusivamente l'attività di cattura dei cetacei;
tali provvedimenti sono stati presi al fine di salvaguardare i cetacei viventi nell'area del Mediterraneo, considerati specie «a rischio», con un'applicazione schematica del principio precauzionale di conservazione delle risorse;
in virtù di tutto ciò è stata vietata la pesca con reti derivanti che non superino i 2,5 chilometri di lunghezza, creando così seri e gravissimi problemi ai pescatori italiani, i quali attraverso la pesca con reti derivanti, di misura consentita, non possono ricavare il minimo di sostentamento necessario;
il divieto della pesca con reti derivanti superiori a 2,5 chilometri, investendo tremilacinquecento pescatori, dei quali tremila operanti nelle aree depresse del Paese (Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna), crea ulteriore disoccupazione e disperazione negli operatori ittici, nonché negli occupati dell'indotto, che si calcola siano circa settemila;
alla luce delle relazioni tecnico scientifiche (del dottor procuratore Nicola Ceraolo per gli aspetti giuridici; del dottor Angelo Di Natale per gli aspetti biologici; del professor Eugenio Fresi per gli aspetti ecologici; del professor Mario Spagnolo per gli aspetti economici) è emerso con chiarezza che la mortalità dei cetacei nel Mediterraneo non è tanto ascrivibile al tipo di pesca con reti derivanti (o spadare), quanto piuttosto ad altre cause, quali l'inquinamento e gli agenti patogeni;
dal parere del comitato permanente tecnico, scientifico ed economico per la pesca dell'Unione europea (Cstep), si evince che nel nostro Paese il numero delle reti derivanti è stabilmente quantificato in seicentocinquanta imbarcazioni, mentre in altri Paesi della stessa Unione europea si supera, e di molto, tale numero. Inoltre, contemporaneamente, altri Paesi terzi, precedentemente privi di flotta con reti derivanti, stanno allestendo un cospicuo naviglio che, ad esempio, arriva a duecento unità di pesca per il Marocco e a trentaquattro unità per Tunisia e Turchia;
il succitato parere del Cstep stima la popolazione di delfini nel Mediterraneo occidentale pari a circa duecentomila esemplari (non ascrivendoli, perciò, tra le specie a rischio) e riporta che la mortalità per reti derivanti fosse già modesta precedentemente alla introduzione della lunghezza massima di 2,5 chilometri di rete;
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la Commissione europea è pienamente consapevole del fatto che i pescherecci dei Paesi terzi utilizzano reti derivanti di lunghezza indeterminata, esercitando liberamente, senza alcun divieto, l'attività di pesca nelle acque del Mediterraneo ed immettendo il prodotto sul mercato italiano, con grave nocumento per la bilancia commerciale;
la Commissione europea ha, essa stessa, finanziato fino all'aprile del 1993 imbarcazioni italiane adibite alla pesca con reti derivanti (spadare);
in una analoga disputa tra Usa e Messico, gli Stati Uniti sono stati costretti a fare marcia indietro, e proprio in questi giorni il comitato Fao per il commercio ittico, riunitosi a Brema, si è pronunciato contro l'embargo, decretato dagli USA nei confronti dei prodotti del mare italiani, perché viola le norme dell'organizzazione mondiale per il commercio;
il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali sta controllando a tappeto le imbarcazioni italiane, imponendo la pesca con reti derivanti non superiori ai 2,5 chilometri, misura ritenuta, dai pescatori, non idonea e non proficua al fine di realizzare una pesca sufficiente a sostenere il fabbisogno minimo di essi stessi e delle loro famiglie;
i pescatori hanno più volte chiesto al Governo italiano un regime di tolleranza alla pesca con reti derivanti superiori ai 2,5 chilometri, almeno per il corrente anno;
i pescatori, tramite le organizzazioni cooperative del settore, hanno altresì avanzato all'Unione europea ed al Governo serie e alternative proposte all'abolizione della pesca con reti derivanti (spadare): lunghezza massima delle reti nove chilometri in quanto misura dimostratasi scientificamente utile a garantire la non significatività delle catture accidentali dei cetacei; segnalazione delle reti con strumenti acustici e visivi tali da ridurre al minimo i problemi di interferenza con i cetacei; apposizione delle reti di strumenti, quali boe galleggianti radarabili e luminose, per facilitarne l'identificazione da parte di qualsiasi natante di superficie; segnalazione immediata di ogni eventuale cattura accidentale di cetacei alle stazioni radio di ascolto costiere ed istituzione di centri di soccorso per i cetacei; piano di riconversione volontaria di reti e licenze fortemente incentivante e finanziariamente sostenuto dall'Unione europea; inasprimento delle sanzioni già esistenti, con meccanismi progressivi che comportino ritiri della licenza di pesca;
tutto quanto predetto è stato esposto da parte delle organizzazioni cooperative della pesca al Ministro interrogato in occasione di un incontro tenutosi presso un hotel in provincia di Salerno e successivo ad un incontro col sottosegretario tenutosi presso il Ministero delle risorse agricole;
nel corso dell'incontro, il Ministro ha proposto, sulla scorta delle indicazioni ricevute dalla Commissione europea, soltanto la riconversione delle reti vietate con altre idonee e la riconversione delle licenze di pesca con reti derivanti con altre di diversa tipologia;
tali proposte sono state giudicate inidonee, da parte delle organizzazioni nazionali cooperative della pesca, alla risoluzione del grave problema creatosi, poiché non garantirebbero un minimo introito economico;
il movimento cooperativo per la pesca ha, d'altra parte, formulato alcune controproposte, che prevedono indennità di vario tipo, da versare ai pescatori per le succitate riconversioni, controproposte prese in scarsissima considerazione dal Ministro;
il movimento predetto lamenta un atteggiamento del Ministro, manifestato nel corso dell'incontro, e del Commissano europeo per la pesca, Emma Bonino, di totale indifferenza verso la problematica in oggetto, e soprattutto verso il manifesto stato di disperazione dei pescatori;
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il Ministro è espressione del Governo, di quella maggioranza politica cioè che nel corso della campagna elettorale recentissima ha posto tra i punti cardine del suo programma la diminuzione della disoccupazione e la risoluzione dei problemi del Mezzogiorno -:
quali provvedimenti intenda adottare, per quanto di propria competenza, al fine di risolvere tale drammatico problema;
in quali forme intenda attivarsi per far conoscere e sostenere, con la dovuta solidarietà verso i pescatori italiani, le proposte del movimento cooperativo per la pesca agli organi competenti dell'Unione europea e quali altre iniziative voglia prendere in merito alla grave questione.
(2-00088) «Bergamo, Prestigiacomo».
(4 luglio 1996).
CARMELO CARRARA. - Al Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i controlli eseguiti, nel continente, in Atlantico e nel Mediterraneo non hanno evidenziato situazioni di impoverimento ittico che possano far anche lontanamente sospettare gravi danni ad alcune specie ittiche a causa dell'utilizzazione di reti da pesca derivanti;
molte marinerie delle regioni del sud vivono prevalentemente della pesca del tonno e del pesce spada, e già migliaia di famiglie di pescatori soffrono dolorosamente delle innovazioni che sono state imposte dalla Commissione europea;
bisogna in ogni caso contemperare le esigenze del rispetto della legalità internazionale e della natura con il diritto al lavoro maturato nei millenni dalla nostra marineria; gli obblighi imposti dalla Commissione europea non sono peraltro rispettati dai battelli da pesca extraeuropei che svolgono attività nel Mediterraneo -:
quali interventi intenda adottare presso la Commissione europea, che ha presentato la proposta di regolamento dell'8 aprile 1994, che istituisce misure tecniche per la conservazione delle risorse della pesca e che, di fatto, impoverisce la marineria italiana nella pesca del tonno e del pesce spada;
quali iniziative abbia assunto il Governo in previsione di una temporanea proroga nell'utilizzo di reti da pesca derivanti superiori o pari a chilometri 2,5;
quali iniziative di sostegno siano state previste per la marineria occupata nell'attività delle spadare per la riconversione dell'attività economica nonché per il loro graduale adattamento alle nuove attività lavorative. (3-00113)
(11 luglio 1996).