Seduta n. 72 del 10/10/1996

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Si riprende l'esame della nota
di aggiornamento al DPEF (ore 12,58)
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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

ROBERTO BARBIERI. Signor Presidente, signori membri del Governo, onorevoli colleghi, ha fatto bene il Governo ad accelerare il quadro programmatico previsto dal DPEF presentato in luglio verso due obiettivi fondamentali, la riduzione del rapporto fra debito pubblico e pro


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dotto interno lordo e l'aumento dell'avanzo primario, e ad immaginare una manovra che non sia inferiore ai 63 mila miliardi.
Credo sia molto importante la qualità dell'obiettivo che il Governo si è dato: entrare a far parte del primo nucleo della moneta europea. Questo obiettivo è un salto di qualità che ritengo vada apprezzato, così come va apprezzato il coraggio, per operare questo salto di qualità, di andare quantitativamente oltre quanto era previsto nel documento di programmazione economico-finanziaria di luglio. Per quale motivo c'è stato questo salto di qualità? Quali sono stati i motivi che hanno spinto il Governo a variare la quantità e la qualità della manovra complessiva? Credo che sia indubbio è sotto gli occhi di tutti che vi è stata un'accelerazione di tutti i paesi per ricondurre all'interno di un arco temporale più ristretto i parametri fondamentali di Maastricht.
A questo punto il Governo e il nostro paese si trovavano di fronte ad un'alternativa: entrare in Europa o restare da soli in un'economia che si avviava su un sentiero difficile, che ci porterebbe rapidamente al disastro, in uno sviluppo drogato dall'inflazione, con tassi di interesse crescenti e con un forte processo di deindustrializzazione e di diminuzione dell'occupazione; che ci farebbe rimanere da soli affacciati sul Mediterraneo in condizioni economiche difficili senza poter dialogare con l'Europa. Sarebbe stato da stupidi non tener conto della realtà e delle accelerazioni che tutti i paesi europei hanno voluto.
Questa manovra ci consente di andare in Europa. In quale Europa ci apprestiamo ad andare? Credo che sia importante capire, oltre i dati quantitativi ed i cicli economici, quali siano i movimenti di fondo, le idee forza che oggi ci sono nel nostro continente. È un'Europa che ha una evidente fiducia in se stessa.
Al di là dei dati espressi dalla congiuntura, che pure per alcuni paesi sono fortemente positivi, io credo che ciò che oggi nell'economia e nelle previsioni dei cicli economici abbia più peso siano le aspettative degli operatori. In questo caso appare molto chiaro da tutte le rilevazioni e da tutte le indagini (anche quelle tecnicamente più accurate) che, per esempio, tra gli imprenditori europei c'è un clima favorevole; tutte le aspettative di produzioni e di ordini sono favorevoli. Il che significa che c'è una propensione ad investire; tale propensione sarà ulteriormente amplificata dall'abbassamento dei tassi di interesse e dall'allentamento delle politiche monetarie dovute al miglioramento evidente dei tassi di inflazione. Quindi, un'Europa che ha fiducia in sé stessa e nell'accelerazione del suo processo di unificazione! Ma un'Europa che ha anche fiducia nell'Italia dove c'è un'inflazione in discesa, prescindendo dall'ultimo dato di settembre. La riduzione dei prezzi alla produzione è un dato evidente e che annuncia un imminente abbassamento del tasso inflattivo.

PRESIDENTE. Onorevole Cordoni, la prego di prendere posto. Onorevole Cordoni! Prego un commesso di chiamare l'onorevole Cordoni e di dirle di andare via di là.

ROBERTO BARBIERI. È molto chiaro che al di là delle ironie questa finanziaria è stata apprezzata dai mercati.
Un giornale specializzato diceva: «Questa finanziaria ha rapito i mercati». Ci sono dei dati oggettivi su cui non si può discutere, per esempio, la riduzione dei differenziali sui tassi di interesse fra l'Italia e il resto dei paesi europei che trainano l'economia europea. I mercati hanno fiducia, il che determina un passaggio (che noi speriamo avvenga nel breve periodo) importante e decisivo: l'abbassamento del tasso di sconto e quindi l'abbassamento dell'intera struttura dei tassi di interesse.
Credo che questo sia un processo importante, che vada gestito e con cui il Governo e le istituzioni debbano tecnicamente e politicamente dialogare. Noi dobbiamo arrivare, lungo il sentiero della unificazione europea, alla omogeneizzazione dei tassi di interesse del nostro paese con quello degli altri paesi europei. Ciò è importante perché significherebbe, a parità


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di tassi di interesse, un posizionamento della nostra valuta ai livelli di equilibrio alla vigilia dell'ingresso nella moneta unica europea. In questo modo taglieremmo anche tutto il dibattito intorno al cambio di equilibrio, dibattito che poi molto spesso viene falsato da quelli che sono gli interessi di settori dell'industria più o meno legati alle esportazioni.
Cogliamo quindi l'opportunità dell'abbassamento dei tassi di interesse per avvicinarci il più possibile ai tassi degli altri paesi europei e per arrivare ad un posizionamento della nostra valuta in condizioni di equilibrio.
Credo che questa sia una grande occasione per vari soggetti presenti nel nostro paese, così come è una grande occasione, anche per la classe politica, il processo messo in moto dalla manovra (mi riferisco alla classe politica di Governo e di opposizione), al fine di chiudere una fase in cui la spesa pubblica è stata lo strumento non di costruzione di uno Stato sociale che andasse verso reali bisogni ma di uno strumento che a volte è servito a rendere compatibili interessi contrapposti. È l'occasione di chiudere questa fase.
Credo che non sia un caso che tale occasione arrivi alla vigilia di un percorso istituzionale importantissimo e che probabilmente ci porterà ce lo auguriamo ad avere una democrazia bipopolare e compiuta in cui si confronteranno idee, programmi, scelte, politiche serie e precise. Non sarà quindi più necessario utilizzare la spesa pubblica per aggregarsi lungo un sentiero di eterna mediazione economica.
Questo è, dal punto di vista economico, un passo importante verso la reale democrazia compiuta. Peraltro siamo tecnicamente in una fase nella quale è necessaria una manovra di questa entità: abbiamo un avanzo primario di grande consistenza (se vogliamo parlare in termini aziendali, l'attività operativa di questa azienda dà utili, dà reddito); abbiamo una situazione pregressa che dobbiamo sanare (ed ovviamente dobbiamo farlo in maniera efficiente ed equa: su questo dirò qualcosa più avanti).
È una grande occasione anche per gli imprenditori del nostro paese, imprenditori che molte volte hanno confuso la competitività con continue manovre di politica di svalutazione: si recuperavano quote di mercato attraverso svalutazioni competitive successive.
Ora l'unificazione monetaria europea obbligherà il sistema delle imprese a rilanciare un ciclo di investimenti per una reale competitività che si esplichi sulle tecnologie e sull'efficienza: è finita l'epoca della «coperta di Linus» delle svalutazioni competitive e delle conseguenze sulla struttura economica e finanziaria del paese.
È una grande occasione per i mercati finanziari e per gli operatori. Io credo che uno dei problemi che troveremo nel processo di abbassamento dei tassi di interesse sarà dato dalla inefficienza del nostro sistema finanziario e degli intermediari, che probabilmente costa strutturalmente al nostro paese un punto di tasso di interesse, un punto di inflazione.
Quel ciclo di investimenti necessario alle imprese per essere competitive deve trovare riscontro in una riforma radicale dei mercati monetari e finanziari del paese. Il Governo ed il Parlamento già all'indomani della finanziaria dovranno fare la loro parte: ci dovranno essere forti processi di capitalizzazione delle imprese e di finanziamento degli investimenti, che non possono essere garantiti da mercati ristretti e sottili come quelli italiani e da un sistema bancario antico ed inefficiente.
È una grande occasione anche per il mondo del lavoro e noi dobbiamo impegnarci perché effettivamente lo sia. L'unificazione dei mercati ci offre la grande possibilità di porre su un mercato ampio, nel quale si potrà instaurare un sentiero di sviluppo, il vincolo dell'occupazione. Come oggi vi sono quelli dei rapporti tra indebitamento, deficit e prodotto interno lordo, l'unificazione europea dovrà dare la grande chance di porre a breve il vincolo del raggiungimento di tassi di occupazione degni dei paesi industriali.
Andiamo a tutto questo con una manovra che, come abbiamo visto, si caratte


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rizza per due fasi importanti. La prima è strutturale e verrà affrontata nei prossimi giorni. Essa presenta dati molto rilevanti di equità e di novità soprattutto nei provvedimenti ad essa collegati, che esamineremo in quest'aula. Probabilmente si potrà fare qualche intervento sereno e serio per risolvere alcuni dei problemi che in questi giorni sono stati fortemente dibattuti. Comunque, l'impianto della manovra va salvaguardato, pur ampliando, ove possibile, l'equità sociale.
È importante, poi, la parte straordinaria della manovra: mi riferisco alla tassa sull'Europa della quale ci dovremo occupare entro il mese di dicembre. Credo che allora si dovrà discutere della qualità dell'intervento.
Sono molto d'accordo con il testo della risoluzione firmata dai capigruppo di maggioranza, in cui si dice che parte di questa manovra dovrà essere realizzata con prelievi di carattere straordinario e non si dice, invece, esclusivamente con prelievi sui redditi di carattere straordinario.
In quella sede dovremo coniugare bene efficienza e solidarietà, un intervento socialmente equo ma anche efficiente, perché una pressione concentrata esclusivamente sui redditi da lavoro potrebbe produrre conseguenze di stagnazione sul ciclo economico.
Per queste ragioni il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo voterà a favore della nota di aggiornamento, discuterà serenamente e darà un contributo alla manovra strutturale che verrà esaminata dalle Camere nei prossimi giorni, partecipando con autonomia e senso di responsabilità al dibattito che porterà all'approntamento della manovra straordinaria di fine dicembre.
Credo che, se lavoreremo seriamente per conseguire tali obiettivi, entreremo in Europa e con noi vi entreranno le forze produttive del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi in dissenso. Il tempo complessivo per tali interventi, stabilito ieri all'unanimità dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è di trenta minuti. Darò pertanto la parola per tre minuti a ciascuno dei deputati che intendano intervenire in dissenso dai rispettivi gruppi.
È iscritto a parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Roscia. Ne ha facoltà.

DANIELE ROSCIA. Signor Presidente, innanzi tutto le chiedo di chiarirmi come mai io disponga di soli tre minuti di tempo, considerato che i deputati iscritti in dissenso sono pochissimi, a quanto mi risulta.

PRESIDENTE. Può essere che il suo intervento convinca molti altri colleghi a parlare in dissenso e quindi vorrei dare anche ad essi il tempo per esporre brevemente il loro punto di vista.

DANIELE ROSCIA. Capisco la sua cautela ed inizio subito, per non perdere ulteriore tempo.
Intervengo in dissenso rispetto alla relazione di minoranza svolta dal rappresentante del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, che è anche ministro e capo del governo della Padania e che giustamente ha svolto una relazione che contiene indirizzi ampiamente condivisi. Tuttavia vi è una piccola parte della stessa che mi trova dissenziente. Mi riferisco all'ultima parte, quella in cui si parla degli aiuti per il Mezzogiorno.
Il buon Pagliarini, in contraddizione con la sua professionalità e puntualità, nell'affrontare tale questione mi trova in disaccordo perché la sua analisi risulta incompleta e le terapie proposte non sono puntualizzate. Cercherò pertanto di dare alle stesse una maggiore definizione. Noi non vogliamo insegnare alcunché ai rappresentanti del meridione, anzi ci siamo resi conto stamattina come l'onorevole Martino sia ben più prodigo di argomentazioni, intuizioni e capacità tecniche di noi. Sicuramente egli rappresenta meglio la realtà, ma vorremmo sapere dall'onorevole Martino quali siano le terapie d'urto. Ella


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ha affermato: siamo soprattutto noi meridionali a pagare il prezzo della manovra prevista dalla nota di aggiornamento in esame. È come dire che, visto che la maggioranza ha votato per la Juve, noi voteremo comunque per il Milan, perché il confronto ha portato a banalizzare le posizioni.
Onorevole Martino, credo che ella sia un interlocutore capace ed attento. Ebbene, le terapie d'urto non sono forse quelle attuate nella Germania dell'est dove, di fronte ad un processo di riunificazione, si è visto in sostanza che l'esistenza di un doppio differenziale retributivo dei salari e degli impieghi, una privatizzazione selvaggia allo scopo di conseguire il salvataggio di un'importante area europea stanno producendo dei risultati encomiabili?

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Roscia, il suo tempo è esaurito.

DANIELE ROSCIA. Presidente, lei tronca sempre la mia possibilità di parlare in quest'aula.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, intervengo in dissenso rispetto alla relazione di minoranza dell'onorevole Pagliarini perché, pur condividendone le conclusioni, la ritengo troppo morbida nei confronti di uno Stato che è ormai giunto lo dobbiamo ormai riconoscere al fallimento. Se questa è la situazione, occorre prendere provvedimenti. Prendere provvedimenti per un'impresa significa portare i libri in tribunale, per lo Stato deve essere la consapevolezza di dar vita ad un nuovo Stato, ad un referendum per la costituzione di un nuovo Stato, quello della Padania.
A ciò si aggiungano altre considerazioni riguardo ad un prodotto interno lordo assolutamente fantasioso. Già quest'anno ci siamo trovati di fronte ad un PIL progressivamente ridotto riguardo alle previsioni iniziali, e così avverrà anche l'anno prossimo perché le imprese del nord sono in continua difficoltà. Devo poi sottolineare che la manovra finanziaria appare creata esclusivamente per interventi come quelli per il Banco di Napoli o il Giubileo.
L'amico Pagliarini ha dimenticato tante altre questioni: gli interventi a favore dell'Alitalia, quelli passati e futuri per l'Olivetti, l'IRI, l'EFIM, la Banca di Roma e anche per la Chiesa, se consideriamo l'8 per mille. Questa, più che essere una bella compagnia, come sostiene l'amico Pagliarini è una brutta compagnia! La Padania non può, ancora una volta, sottomettersi ad una serie di provvedimenti di questo tipo, che tengono in piedi un castello fatto di voti di scambio e di privilegi. Abbiamo imparato anche che esistono le spese sotto la linea. Caro Pagliarini, probabilmente questo Stato non ha nessuna intenzione di pagare tali spese. Si parla degli arretrati delle pensioni, dei rimborsi dei crediti d'imposta con i titoli di Stato, ma questo sistema non doveva servire proprio ad accelerare i rimborsi dei crediti d'imposta? Ebbene, dopo anni, la gente sta ancora aspettando i rimborsi. Evidentemente nella testa del Governo queste non sono spese, perché pensa in realtà di non spendere nulla e di non rimborsare nulla a chi ne ha diritto.
A questo punto dobbiamo assumere una decisione forte, che ci porti avanti nel tempo e il solo proporre un colloquio per costituire la nuova Padania non solo è accettabile, ma è doveroso da parte dello Stato.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molgora.
È iscritto a parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Martinelli. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MARTINELLI. Rinunzio ad intervenire e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione del mio intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, onorevole Martinelli.

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