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INTERPELLANZE ED INTERROGAZIONI
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A) Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere -
premesso che:
nel Parlamento e nel Paese è in corso un vivace dibattito sull'uso della custodia
cautelare;
come avvenuto nel caso del dottor Contrada, la custodia cautelare può protrarsi per anni
e anni senza il conforto del giudizio di primo grado;
tale istituto viene applicato con eccessiva disinvoltura anche a seguito di reati di lieve
entità -:
quali siano i criteri per i quali sono stati applicati a Barbara Balzarani, condannata con
sentenza passata in giudicato a tre ergastoli per gravissimi fatti di sangue, in una
logica di lotta armata mai rinnegata, i benefìci del tutto discrezionali dell'articolo 21
della legge Gozzini;
quali iniziative intenda intraprendere per ridare serenità e fiducia nello Stato ai
parenti delle vittime del terrorismo ed a tutti i cittadini italiani.
(2-00034)«Giovanardi».
(18 giugno 1996).
GIOVANARDI. - Al Ministro di grazia
e giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ex deputato Angelo Rojch ha trascorso più di un mese in carcere con l'accusa di
associazione per delinquere;
nell'ordinanza di custodia cautelare si motiva il provvedimento, tra l'altro, con il fatto
che «il deputato Angelo Rojch, già presidente della giunta regionale della Sardegna, da
tempo va palesando in vari interventi pubblici ed istituzionali, anche con la promozione
di provvedimenti normativi ed interrogazioni parlamentari, il proprio interesse per gli
investimenti produttivi e lo sviluppo dell'occupazione nelle zone della Sardegna
centrale»;
nell'ordinanza si scriveva ancora che a casa di uno dei coimputati è stato rinvenuto un
articolo a firma di Rojch, pubblicato sul quotidiano Il Popolo del 29 agosto 1990,
in cui lo stesso critica la politica degli investimenti che trascura il Mezzogiorno ed
indica possibili danni per Sfirs, il Banco di Sardegna e tutto il sistema bancario
dell'isola, se dovessero ritenersi inidonei a seguire una politica dinamica di iniziativa;
valutazioni identiche a quelle espresse da Rojch erano state sostenute da deputati di
tutti i gruppi intervenuti in Aula nel mese di giugno 1994, nell'ambito dell'approvazione
del decreto per la rinascita della Sardegna -:
quali iniziative intenda intraprendere per garantire che i parlamentari possano esercitare
liberamente il loro mandato senza essere incriminati ed incarcerati sulla base di opinioni
espresse in Parlamento.(3-00034)
(18 giugno 1996).
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C) Interpellanza e interrogazione:
I sottocritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il
Ministro di grazia e giustizia, per sapere - premesso che:
il direttore del quotidiano Il Tempo, Giovanni Mottola, è stato rinviato a
giudizio, insieme al responsabile della pubblicità Paolo Minervini, con l'accusa di
favoreggiamento della prostituzione, per aver consetito la pubblicazione di annunci
pubblicitari a «luci rosse» -:
se non ritengano che l'abnorme iniziativa giudiziaria, anche in considerazione del fatto
che è stata assurdamente colpita una sola testata giornalistica, comprima in modo
intollerabile le libertà personali, di stampa e di iniziativa economica e possa
rappresentare l'inizio di una pericolosa campagna intimidatoria.
(2-00078)
«Vito, Maiolo, Bonaiuti, Taradash».
(2 luglio 1996).
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere -
premesso che:
improvvisamente è stata decisa la soppressione del carcere mandamentale di Alcamo, mentre
la micro-criminalità fa scorrerie in ogni angolo della città;
tale carcere mandamentale è costato alcuni miliardi e quindi tale somma verrebbe così
vanificata. Nessun motivo valido può infatti essere portato a giustificazione di un
simile atto;
per quanto concerne l'ulteriore necessità di rendere operativa una caserma per i Vigili
del fuoco, vi è comunque la possibilità di reperire altri locali e dare
contemporaneamente una accelerazione alla costruzione di una dignitosa caserma -:
se non ritenga opportuno revocare il discutibile provvedimento;
se tale provvedimento sia stato suggerito - così come è apparso sul Giornale di
Sicilia del 30 giugno 1996, pag. 24, cronaca di Trapani - dal consigliere provinciale
del Pds Pipitone e caldeggiato dal senatore dell'Ulivo Ludovico Corrao, non essendo
infatti pensabile che le azioni di Governo possano scaturire da cellule di partito,
ritenendo l'interpellante tale prassi non ulteriormente tollerabile.
(2-00076)«Lucchese».
(2 luglio 1996).
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E) Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per
sapere - premesso che:
il 31 maggio 1996, subito dopo l'emanazione del decreto governativo sugli stanziamenti
multimiliardari per il Giubileo e la formazione del nuovo governo di centro-sinistra, la
Ferruzzi Finanziaria spa, senza alcun preavviso, ha annunziato l'avvenuta cessione del
quotidiano Il Messaggero al signor Caltagirone Francesco Gaetano, impresario edile
della capitale con posizione dominante in questo settore, per la cifra di 356 miliardi di
lire, superiore di almeno 100 miliardi al valore di mercato della testata;
il direttore del quotidiano, Giulio Anselmi, ha prontamente rassegnato le dimissioni,
denunziando implicitamente il pericolo che Il Messaggero perda così la sua
indipendenza, entrando in un regime di sudditanza nei confronti di poteri politici,
economici, nazionali o cittadini fino a ieri estranei all'editoria;
la redazione de Il Messaggero ha reagito al fait accompli, ravvisando in
esso un attentato alla libertà di stampa, all'indipendenza della testata, al patto
integrativo aziendale, con uno sciopero di 24 ore e con altre agitazioni di sei giorni,
senza peraltro ottenere adeguate e sia pure formali assicurazioni dal nuovo
padrone-editore;
il signor Caltagirone Francesco Gaetano, che possiede già il pacchetto azionario di
maggioranza de Il Tempo, l'altro quotidiano concorrente romano di orientamento
conservatore, e che altresì dispone di un'opzione sul quotidiano di Napoli Il Mattino
che gestisce in proprio, non ha nascosto il suo intento di esercitare un'opzione di
seconda istanza sul quotidiano pugliese La Gazzetta del Mezzogiorno e già in
passato aveva evidenziato la sua contiguità di interessi con diversi gruppi politici,
economici, editoriali, mediante l'acquisto e la liquidazione della Quotidiani associati,
e, prima ancora, con una compartecipazione, e il fallito rilancio e la chiusura del
quotidiano romano Paese Sera -:
se non intenda modificare, con un decreto-legge, i limiti di concentrazione previsti
dall'attuale legislazione sull'editoria, per imporre così la retrocessione delle azioni
de Il Messaggero;
se non intenda contestualmente sollecitare il Garante per l'editoria e la radiodiffusione
affinché assuma iniziative immediate nelle sedi competenti per ottenere un dispositivo di
sospensiva della cessione de Il Messaggero, che permetta una tempestiva indagine
conoscitiva volta ad accertare se il signor Caltagirone Francesco Gaetano, con l'acquisto
della testata romana, non abbia acquisito de facto un ferreo controllo sulla stampa
quotidiana della Capitale e del Sud, che costituisce di per se stesso una macroscopica
violazione del principio del pluralismo dell'informazione e dell'esercizio della libertà
di stampa nel nostro Paese, e se la sua affinità con altri gruppi operanti nel settore
editoriale del centro Italia non configuri un'altra potenziale violazione della legge anti-trust
e della legge n. 416 del 1981, che fissa una quota massimale del 50 per cento sul
controllo interregionale della stampa quotidiana e periodica;
quali iniziative intenda assumere più in generale per rassicurare l'opinione pubblica
circa le vicende in questione, operando perché sia dissipata l'ombra di grave sospetto
proiettata sull'acquisto della più importante testata romana da parte di un potente
imprenditore edile, palesemente interessato agli appalti per migliaia di miliardi di lire
nell'ambito del Giubileo del 2000 e delle eventuali Olimpiadi del 2004.
(2-00050)
«Manisco, Marco Rizzo, Pistone, Giordano, Gambale, Mantovani, De Cesaris».
(18 giugno 1996).
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F) Interrogazione:
CENTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro per la solidarietà
sociale. - Per sapere - premesso che:
lo stato del fenomeno delle tossicodipendenze e dei consumi di droghe illegali, quale
emerge dall'ultima relazione sui dati dell'anno 1995 presentata al Parlamento dal Ministro
degli affari sociali (31 marzo 1996), denuncia un quadro di allarmante e pericolosa
«assenza di governo» e di prospettiva politica;
le politiche sanitarie adottate sino ad oggi hanno registrato parziali e limitati
successi, rispetto a fasce della popolazione tossicodipendente capaci di seguire e
coronare processi riabilitativi, ma hanno di fatto imitato l'offerta terapeutica ad una
gamma, più o meno diversificata, di «strategie dell'astinenza»;
il fenomeno nel suo complesso sembra evolversi in modo indipendente,
rispecchiando da una parte la diversificazione dell'offerta del mercato illegale, e
rendendo irrilevanti, dall'altra parte, gli interventi cui, nel quadro dell'approvazione
della legge n. 162 del 1990, il legislatore aveva fatto grande affidamento per limitare la
circolazione ed il consumo di droghe illegali, e in particolare:
a) il ricorso a strutture socio-riabilitative di tipo comunitario o comunque
residenziale, oltre a denunciare una lieve flessione (tre per cento) rispetto al 1994,
interessa una quota tutto sommato ridotta della intera popolazione tossicodipendente (poco
più di un terzo, 37 per cento), rispetto a quella complessivamente in contatto con i
servizi;
b) i livelli di sieroprevalenza fra la popolazione tossicodipendente continuano ad
essere purtroppo altissimi, in conseguenza delle dissennate politiche sanitarie del
passato, ed il 61 per cento dei casi registrati di Aids sono correlati allo stato di
tossicodipendenza;
c) i sequestri delle «tradizionali» sostanze sono diminuiti rispetto al 1994
(- 18 per cento per l'eroina, - 61 per cento per la cocaina, 17,74 per cento per
l'hashish), mentre sono aumentati quelli delle nuove droghe chimiche (ecstasy: +
117 per cento); tali sequestri, più che incidere concretamente sulla circolazione delle
sostanze, sembrano «registrare» come semplici indicatori i mutamenti di un fenomeno che,
anche nella sua dimensione commerciale, sfugge ad ogni controllo efficace;
d) le segnalazioni ai servizi da parte delle prefetture investono
maggioritariamente consumatori di droghe leggere (53,51 per cento), che per la grandissima
parte non si rivolgono ai servizi (di cui rappresentano solo il 7,98 per cento
dell'utenza), poiché non ne hanno alcun bisogno, e non ne riceverebbero comunque alcuna
risposta che non sia «retorica»: infatti, a quanto consta, non esiste alcun trattamento
specifico per il consumo di cannabis, e gli stessi servizi per le tossicodipendenze
non hanno alcuna attinenza con un comportamento che sfugge ai canoni della patologia
tossicomanica. Dunque l'intero sistema sanzionatorio sopravvissuto alle abrogazioni
introdotte dal referendum del 1993 dimostra di non avere alcuna effettiva rilevanza
in ordine al controllo del fenomeno ed al raccordo dei consumatori di droghe con ioni
introdotti continua a rappresentare l'aspetto più gravemente e inutilmente persecutorio
della normativa italiana sulle droghe;
e) i livelli di utilizzo del metadone protratto o a mantenimento (che coinvolge
circa il 20 per cento degli utenti dei servizi, e solo il 3 per cento dei detenuti
tossicodipendenti) rivela come tuttora esistano remore e rifiuti ideologici rispetto alle
strategie di normalizzazione della tossicodipendenza attiva (di quei soggetti cioè che
non accettano di subordinare l'offerta terapeutica all'astensione dall'uso delle droghe),
e come non abbiano per altro verso trovato alcun riscontro le molto prudenti «Linee guida
per il trattamento delle dipendenze da oppiacei con
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farmaci sostitutivi», emanate dal ministero della sanità in data 30 settembre 1994;
f) i decessi per overdose di eroina sono aumentati del 20,29 per cento
(passando da 867 a 1043 casi) e denunciano, da una parte, i rischi gravissimi connessi
alla diversificazione e destabilizzazione dei mercati illegali e, dall'altra, la ridotta
capacità dei sistemi di cura ad attuare concrete politiche di prevenzione sanitaria
rispetto al consumo di droghe;
i risultati del referendum e quelli della conferenza nazionale sulla droga di
Palermo del 1993 sono lontanissimi dal trovare una puntuale applicazione; al contrario,
negli ultimi due anni, i Governi succedutisi, ed i provvedimenti sino ad oggi adottati,
hanno rinnovato ed aggravato forme di «proibizionismo sulle cure» e sui diritti di
consumatori di droghe illegali;
il decreto attuativo del testo unico n. 309 del 1990, che nella sua versione originaria
(gennaio 1993) aveva tentato, per la prima volta, di dare cittadinanza alle politiche di
riduzione del danno, è stato, reiterazione dopo reiterazione, rapidamente normalizzato,
sino a divenire un decreto omnibus, di assoluta continuità con le peggiori
politiche sulla droga realizzate nel nostro Paese -:
se non ritengano urgente:
a) l'individuazione di linee prioritarie di finanziamento per i programmi rivolti
alla fascia dei tossicodipendenti attivi;
b) l'istituzione di centri di accoglienza a bassa soglia per tossicodipendenti
attivi, di carattere diurno o residenziale;
c) l'inaugurazione di forme più avanzate e coraggiose di trattamento farmacologico
delle dipendenze, tanto rispetto alle sostanze già in uso, quanto rispetto ad altre (ad
esempio la buprenorfina), ancora interdette nella cura delle dipendenze;
d) l'adozione dei medesimi protocolli scientifici attualmente utilizzati in
Svizzera per consentire forme limitate di sperimentazione dell'uso terapeutico dell'eroina
nella cura delle tossicodipendenze;
se non ritengano altresì opportuna, e conseguente al risultato referendario del 1993,
l'abrogazione delle sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali;
se non intendano organizzare la prossima conferenza nazionale sulla droga in modo da
dedicare specifiche sessioni alla illustrazione e valutazione dei risultati ottenuti, nel
campo della prevenzione e cura delle dipendenze, da altri paesi europei che già da anni
hanno intrapreso politiche di riduzione del danno.
(3-00055)
(25 giugno 1996).
SBARBATI, DUCA, GIACCO, POLENTA e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei
ministri e al Ministro della solidarietà sociale. - Per conoscere - premesso che:
la triste vicenda di violenza sui minori venuta alla luce giorni or sono a Palermo ha
portato di nuovo alla ribalta il fenomeno odioso delle sfruttamento e della prostituzione
dei minori;
tale fenomeno, poiché ormai gli episodi singoli o di gruppi sono così numerosi, sta
rivelando come la violenza sull'infanzia, in tutte le sue sfaccettature sia psichiche che
fisiche e sessuali, costituisca un business di vaste dimensioni riferibile non solo
a singoli maniaci, ma anche alla criminalità organizzata;
in Italia, dal 1992 al 1995, si stima che la prostituzione minorile sia aumentata
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del 72 per cento, con un budget di affari che si aggira intorno ai cinque
miliardi;
oltre alla prostituzione minorile, la pornografia in videocassette con soggetti minori ha
portato alla criminalità organizzata, solo lo scorso anno, tra i 14 e 20 mila miliardi,
trasformando il nostro paese in un pericoloso concorrente della Thailandia in tema di
prostituzione minorile;
la stessa criminalità minorile ha registrato drammatici aumenti che vanno, a seconda dei
centri, dal 47 al 52 per cento;
appare evidente dunque la necessità di ricostituire, per meglio affrontare tutte le
problematiche dell'infanzia, la commissione speciale che fu istituita presso la Camera dei
deputati nella XII legislatura -:
quali iniziative intendano assumere al fine di prevenire concretamente la violenza sui
minori, tutelare l'infanzia, specie nelle grandi aree metropolitane degenerate, rendere
efficace il diritto del minore a crescere sano e libero e applicare la «carta di New
York».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso
che:
nei certificati di stato di famiglia rilasciati dalle anagrafi dei comuni del nostro Paese
compare la designazione di «figliastro/a» accanto al nome del figlio o della figlia di
uno solo dei due coniugi che compongono il nucleo familiare (e precisamente del coniuge
non capo famiglia, che è quasi sempre la madre);
nella lingua italiana, per qualificare il legame tra il figlio/a ed il nuovo coniuge del
genitore viene indicato il termine «figliastro/a»;
tale termine ha tuttavia nell'uso comune della lingua italiana un significato
inequivocabilmente dispregiativo;
esiste il problema di non qualificare, con denominazioni «in negativo», i figli nati da
precedenti unioni di uno dei due coniugi e di non usare termini discriminatori e lesivi
del principio di uguaglianza umana e giuridica dei figli;
l'intera materia è delicata e va affrontata, oltre che con la massima urgenza, anche con
l'assoluta serietà e competenza -:
se esista normativa da cui scaturisce tale «barbaro» uso;
se intenda adoperarsi, per quanto di sua competenza, affinché le anagrafi, accanto al
nome del figlio/a in questione, non facciano comparire il termine «figliastro/a», e sia
quindi abolita all'istante una convenzione inaccettabile sul piano della legittima parità
che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini/e.
(2-00064)
«De Simone, Jervolino Russo, Serafini».
(26 giugno 1996).
STEFANI e SIGNORINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri
dell'interno e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle elezioni politiche del 21 aprile 1996, in Veneto è stata presentata
una lista denominata «Unione Nord Est»;
tale lista ha presentato un simbolo che è la servile imitazione dei simboli già
adoperati dalla Lega Nord in generale, e, in particolare, dalla Lega Veneta;
risulta all'interrogante che, in concreto, parecchi elettori hanno confuso i due simboli;
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il decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 sanziona tale comportamento;
in ogni caso, anche ed a prescindere da espressa previsione di legge, il comportamento di
proporre un simbolo che è la servile imitazione di un altro è ormai diffuso costume, che
appare tollerato con conseguenti gravi responsabilità (si pensi, ad esempio alla lista
«Lega Vento del Nord» presentata per le ultime consultazioni amministrative di Torino,
che ha generato in concreto una grossa confusione dell'elettorato, come dimostrato a
seguito della verifica ordinata dal Tar -:
quali provvedimenti risultino al Ministro in indirizzo abbiano preso i prefetti competenti
per le circoscrizioni ove si è verificato il caso de quo;
quali provvedimenti intenda adottare per evitare il ripetersi del fenomeno;
se risulti che sia iniziato un procedimento penale per sanzionare tali fatti e, in caso
positivo, quale ne sia lo stato;
quali provvedimenti intenda adottare per ristabilire un clima di serenità nell'attività
elettorale, che non tollera alcun abuso. (3-00028)
(9 giugno 1996).