X COMMISSIONE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 7 marzo 2001


Pag. 3

La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni rimane stabilito che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero, Enrico Letta, sulla situazione e sulle prospettive del settore energetico in Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero, Enrico Letta, sulla situazione e sulle prospettive del settore energetico in Italia. Saluto il ministro Letta e lo ringrazio per aver accolto il nostro invito.
Con l'audizione odierna si conclude il ciclo di incontri che negli ultimi mesi la Commissione attività produttive ha dedicato alle problematiche relative al settore energetico. Ricordo che nell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza è stata anche avanzata la richiesta che le tematiche oggetto dell'audizione fossero integrate da un'informativa del ministro sul decreto del Presidente della Repubblica per l'accelerazione delle procedure relative alla realizzazione delle nuove centrali.
Do subito la parola al ministro Letta per il suo intervento introduttivo.

ENRICO LETTA, Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero. Signor presidente, ringrazio per l'opportunità che mi è stata offerta con quest'audizione, che consente al Governo sia di fare il punto della situazione del settore energetico alla luce delle importanti novità che negli ultimi tempi hanno interessato il mercato dell'energia elettrica sia di informare il Parlamento sul regolamento di applicazione del decreto Bersani - presentato qualche settimana fa per l'esame preliminare del Consiglio dei ministri - in materia di semplificazione delle norme sul rilascio delle autorizzazioni per la costruzione, la modifica o il ripotenziamento delle centrali elettriche.
L'approvazione da parte del Parlamento del provvedimento collegato sull'apertura dei mercati, che in materia di energia elettrica ha rappresentato una forte spinta alla liberalizzazione sul lato della domanda, rappresenta un risultato molto importante. Come sapete, il consumo medio annuo per accedere alla categoria dei clienti idonei è stato portato con un emendamento a 0,1 gigawatt, il che consente a tutte le piccole imprese italiane di rientrare nei limiti: la categoria è stata così ampliata considerevolmente. Con questo atto di assoluto rilievo si completa il percorso di liberalizzazione e viene accelerata l'apertura dei mercati dal lato della domanda di energia elettrica, anche in linea con gli indirizzi preannunciati dalla vicepresidente della Commissione europea Loyola de Palacio in ordine alle proposte che saranno presentate per la modifica delle direttive sull'energia elettrica,


Pag. 4

finalizzate - in particolare - proprio all'accelerazione delle forme di liberalizzazione sul lato della domanda.
Negli ultimi mesi è stato compiuto un lavoro molto intenso anche per l'elaborazione del regolamento sul funzionamento della borsa elettrica; sono stati coinvolti tutti i soggetti protagonisti (Autorità di settore, Gestore della rete, Gestore del mercato, Governo) e si sta operando per fare in modo che il regolamento veda la luce in tempi brevi.
Rispetto alle precedenti occasioni in cui il Governo era venuto a riferire in Parlamento, si sono verificati fatti importanti anche sul lato dell'offerta. È in pieno svolgimento - e sta per entrare nel vivo - il percorso di definizione dell'acquirente per la prima società di centrali elettriche poste in vendita, con la positiva partecipazione di importanti soggetti economici e di operatori del settore italiani ed esteri. Da questo punto di vista anche la sentenza dell'Autorità antitrust ha rappresentato un forte segnale nella direzione della concorrenza sul lato dell'offerta di energia elettrica e comporterà sicuramente significativi mutamenti nel settore.
Anche l'applicazione dell'articolo 8 del decreto Bersani e l'approvazione in sede di esame preliminare da parte del Governo del regolamento per la semplificazione delle procedure di costruzione o di modifica delle centrali elettriche rappresentano atti importanti per l'ampliamento delle forme di concorrenza dal lato dell'offerta di energia elettrica. Infatti attualmente il parco di impianti per la produzione dell'energia elettrica è obsoleto dal punto di vista tecnologico ed è eccessivamente concentrato sulla fonte petrolifera (a differenza di altri paesi europei, che utilizzano altre fonti energetiche). Questo secondo aspetto rappresenta un grave danno per la competitività del sistema, perché ovviamente l'economia nazionale diventa fortemente sensibile alle oscillazioni del prezzo del petrolio: l'impatto del costo dell'energia sul sistema economico (mi riferisco in particolare alle imprese, ma anche alle utenze domestiche) è molto pesante, anche al di là dei problemi legati al prezzo della benzina ed al riscaldamento.
Il rinnovamento del parco degli impianti di produzione dell'energia elettrica ed il rafforzamento della capacità di realizzazione di investimenti tecnologici, con uno spostamento verso fonti energetiche diverse dal petrolio, sono tutte condizioni funzionali al raggiungimento di alcuni importanti obiettivi. Innanzitutto occorre adeguare gli impianti di produzione dell'energia elettrica alle normative sull'elettrosmog; è quindi necessario adottare dal punto di vista autorizzativo forme più flessibili, che rendano possibile l'adeguamento degli impianti ai nuovi vincoli finalizzati alla tutela dei cittadini e dell'ambiente. In secondo luogo - come ho già detto - bisogna muoversi verso una diversificazione delle fonti energetiche, diminuendo la dipendenza dal petrolio; anche per questo è necessario rimuovere gli ostacoli esistenti sul percorso ricorrendo a regole semplici. Infine, occorre far fronte alla crescente domanda di produzione di energia elettrica; sottolineo che siamo arrivati alla cifra record di 65 mila megawatt di richieste pendenti davanti al Ministero dell'industria, al Ministero dell'ambiente ed a tutti i soggetti chiamati a partecipare alle procedure di autorizzazione: si tratta di una crescita quantificabile intorno ai 3 mila megawatt al mese, a dimostrazione di una chiara necessità di adeguare il nostro parco di produzione per rispondere ad esigenze ormai molto sentite.
Il tema delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni è tra i più importanti e delicati. Attualmente l'autorizzazione per la costruzione di una nuova centrale o per il ripotenziamento di una centrale esistente richiede, soltanto per le pratiche burocratiche, dai tre ai quattro anni. Soprattutto - però - mancano le certezze, perché la risposta arriva soltanto alla fine della procedura; e l'assenza di informazioni sugli stati di avanzamento non consente agli investitori di programmare le risorse da impiegare, cominciando ad occuparsi anche delle fasi successive


Pag. 5

(come l'allacciamento alla rete). In nessuna di queste procedure - inoltre - è previsto il meccanismo del silenzio assenso: nemmeno per la nomina dei componenti, emanazione degli enti locali, dell'organo responsabile dell'inchiesta pubblica; in altre parole, se un ente locale non procede alla nomina, l'inchiesta pubblica non può cominciare e la commissione competente rimane inattiva per diversi mesi.
Su questo terreno si è attivata una positiva collaborazione con il Ministero dell'ambiente e con gli altri soggetti interessati, attraverso la quale si è arrivati alla definizione di un regolamento che fa salve tutte le garanzie di natura ambientale e interviene invece sulle procedure burocratiche, introducendo il criterio del silenzio assenso ed assicurando tempi certi per tutti i passaggi concernenti la nomina dei componenti della commissione pubblica.
Il regolamento mantiene la commissione pubblica, ma al contempo assegna ai comuni e agli enti locali un ruolo importante, sempre all'interno di regole e di tempi certi per l'esercizio dei loro poteri. Inoltre vengono meglio coordinate le attività affidate alla responsabilità dei Ministeri dell'industria e dell'ambiente.
In sostanza il regolamento crea un percorso per il quale chi investe nella costruzione di una nuova centrale elettrica potrà ottenere entro due mesi un giudizio di prefattibilità - che consente di decidere se avviare gli investimenti e chiedere l'allacciamento al Gestore della rete di trasmissione nazionale - e successivamente (entro quattro mesi) potrà ottenere il completamento dell'inchiesta pubblica per l'attuazione del progetto presentato. Vengono così resi possibili i nuovi investimenti tecnologici, assolutamente necessari al fine di perseguire gli obiettivi che ho già richiamato sotto il profilo della compatibilità ambientale e della competitività del sistema. Dal punto di vista ambientale vengono assicurate le massime garanzie: i parametri di sicurezza restano immutati ed anzi, per certi versi, risultano più elevati. La fissazione di tempi certi facilita anche il lavoro delle amministrazioni: infatti da una parte viene salvaguardata l'inchiesta pubblica e dall'altra vengono potenziate le responsabilità delle amministrazioni.
Credo si tratti di un tassello importante per la liberalizzazione sul lato dell'offerta di energia elettrica. Accanto ad altri adempimenti (come la cessione delle Genco e l'applicazione della sentenza dell'Autorità antitrust) può consentire di completare entro l'arco di un anno il percorso di liberalizzazione già impostato sul lato della domanda con l'approvazione dell'emendamento presentato al provvedimento collegato per l'apertura dei mercati, con cui è stata ampliata la categoria dei clienti idonei.
Nei prossimi mesi l'Unione europea presenterà una proposta di modifica delle direttive in materia di energia elettrica e di gas tendente ad accelerare l'applicazione delle direttive stesse; l'Italia è sicuramente interessata a muoversi in questa direzione.
Non vado oltre, signor presidente. Ho voluto ripercorrere sinteticamente il quadro della situazione anche tenendo conto delle novità derivanti dall'applicazione dell'articolo 8 del decreto Bersani. Mi sembra che questo ci consenta di concludere la legislatura registrando significativi passi in avanti sul lato della domanda, dell'offerta e della complessiva organizzazione del mercato dell'energia attraverso la borsa.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Letta e do subito la parola ai colleghi che intendano intervenire per proporre quesiti o spunti di approfondimento.

EDO ROSSI. Signor presidente, devo dare atto al ministro, al Governo ed alla maggioranza di aver dimostrato negli ultimi cinque anni la massima coerenza sui temi di cui ci stiamo occupando. In altri campi forse non si può dire la stessa cosa, ma sulla questione elettrica è così; e il ministro mi consenta di specificare - per lo scenario che ci è stato prospettato - che per quanto mi riguarda si è trattato di una coerenza in negativo.


Pag. 6


Nel recente incontro con i rappresentanti delle Commissioni industria di Camera e Senato la vicepresidente della Commissione europea Loyola de Palacio ha prospettato uno scenario non proprio tranquillizzante; in alcune interviste ha anche sottolineato che nei prossimi anni la questione energetica in generale e quella elettrica in particolare saranno strategiche per determinare la crescita dell'economia. Ma proprio mentre tutti prevedono l'incremento dei consumi di una materia prima così indispensabile, questo processo - che considero di importanza strategica per qualunque paese ed in particolare per l'Unione europea - viene lasciato alla spontaneità del mercato e alle dinamiche della domanda e dell'offerta, ignorando per esempio ciò che è accaduto in California; so perfettamente che quella situazione non è riproponibile in Italia, per una serie di ragioni, ma secondo me è un errore non mantenere ferma l'idea forte della strategicità di questa materia prima e credo che il tempo dimostrerà che si è trattato di un errore: l'ho detto all'inizio della legislatura e lo riconfermo oggi.
La coerenza della linea del Governo, con i dati che sono stati richiamati dal ministro, mette in evidenza che il forte incremento della domanda di produzione di energia elettrica rischia oggettivamente di far saltare l'ENEL. Non sappiamo quanti operatori saranno autorizzati e se tutti giungeranno alla conclusione dell'investimento, con la costruzione delle centrali, ma approssimativamente si può pensare che su 63 mila megawatt di domanda, con una crescita di 3 mila megawatt ogni mese, sarà autorizzata la realizzazione di impianti per una quota intorno ai 40-45 mila megawatt (attualmente nel nostro paese c'è una riserva del 25 per cento).
Devo dare atto al ministro di aver informato la Commissione in modo trasparente, dicendo che il parco per la produzione elettrica è obsoleto. Da parte mia condivido la necessità di innovare le centrali, ma avrei compreso meglio questa esigenza se l'ENEL avesse messo a disposizione 20 mila miliardi in investimenti per il rinnovamento del parco elettrico anziché per acquistare attività che con l'energia elettrica non c'entrano niente. Non capisco perché tutto il meccanismo sia stato affidato ai privati: alla fine di questo processo il decreto legislativo sull'accelerazione dei tempi metterà oggettivamente fuori mercato le centrali dell'ENEL. Poiché l'Ente ha già dichiarato che non è disponibile ad investire al di là di una certa cifra nel parco elettrico, la stragrande maggioranza delle centrali dell'ENEL andrà fuori mercato e così un patrimonio che era pubblico sarà riconsegnato nelle mani dei privati: ecco il frutto della proposta politica portata avanti dalla maggioranza dell'Ulivo, che io continuo a considerare come un errore. L'Ente nazionale dell'energia elettrica farà quattrini in altro modo, perché ormai si sta occupando di altre cose; ma aver distrutto il patrimonio elettrico a mio parere resta un grave errore. Non mi rimane che prenderne atto: mi dispiace doverlo registrare alla fine della legislatura, mentre la situazione si sta ancora evolvendo. Ovviamente il capitale privato entra nel settore perché lo considera un'opportunità per fare affari e lo apprezza anche dal punto di vista strategico. Devo quindi esprimere amarezza nel constatare che il Governo di centrosinistra ha rimesso in discussione questo punto fermo.
Per quanto riguarda la dismissione delle tre Genco, non riprendo gli argomenti che abbiamo già avuto ampiamente modo di approfondire negli ultimi anni. Va però sottolineato che è stata scelta la licitazione privata; inoltre le stesse procedure di cessione adottate per l'Elettrogen fanno pensare che questa prima centrale andrà a finire nelle mani di Edison. Me ne rendo conto leggendo i giornali, anche se sarei ben felice di essere smentito. Infatti in termini di configurazione la centrale che fa riferimento all'Elettrogen risponde agli interessi della Edison.
La nostra Commissione si è occupata - in sede di indagine conoscitiva - del riassetto del mercato del gas partendo


Pag. 7

dall'evoluzione dei prezzi del petrolio. In proposito non disponiamo di un dato che vorrei sottoporre al ministro per una conferma, poiché molte delle domande presentate per la realizzazione di nuovi impianti partono dal presupposto che questi saranno alimentati a gas con il ciclo combinato. La strada che si sta scegliendo è quella della rigassificazione, in quanto le tubazioni sono ormai vicine alla saturazione o comunque non sono in grado di soddisfare le crescenti esigenze di combustibile degli impianti di produzione (mi riferisco ai 63 mila megawatt richiesti dal mercato). Da un certo punto di vista con questo sistema viene aggirata o comunque modificata la nostra impostazione della legge sull'elettrosmog, perché realizzare più centrali significa costruire meno tralicci. Però mentre risolviamo un problema ne creiamo un altro. Infatti, quanti impianti di rigassificazione saranno autorizzati? Vorrei conoscere questo dato, signor ministro. Ho sentito parlare di un impianto a Rosignano Solvay, sul molo, vicino ad un'azienda che già di per sé è pericolosa. Teniamo presente che gli impianti di rigassificazione sono pericolosi in quanto tali; la possibilità che uno di essi venga collocato proprio in quell'area mi preoccupa particolarmente.
Come ho detto, la strada della rigassificazione è l'unica che può consentire di alimentare le nuove centrali a gas, perché l'attuale rete di distribuzione non è in grado di trasportare tutto il combustibile necessario. Si tratta di un elemento sul quale rimane ancora grande incertezza. Il decreto sblocca-centrali, tendente ad abbreviare le procedure burocratiche, dovrà valere anche per questo (e in parte è già stato fatto); quindi le preoccupazioni cresceranno. L'attuale maggioranza può offrire sufficienti garanzie se è in grado di gestire direttamente tutto il processo, ma non sappiamo se in futuro sarà ancora così (e stiamo parlando di impianti altamente pericolosi). Vorrei quindi chiedere al ministro di approfondire questo tema. Non parlo in senso polemico: ho voluto soltanto esprimere una serie di preoccupazioni che sono conseguenti alle decisioni che avete assunto. Non intendo rimettere in discussione il disegno generale: mi riferisco soltanto alle scelte che sono già in corso di attuazione.
Un'ultima domanda, signor ministro. Poiché non abbiamo a disposizione il testo del decreto e quindi siamo obbligati a ragionare in base a informazioni indirette, vorrei chiederle in cosa consista esattamente la valutazione di impatto ambientale secondo le procedure semplificate. Ho saputo che in un'area di circa otto chilometri è stata richiesta l'autorizzazione per edificare tre centrali elettriche: un episodio piuttosto spiacevole. È vero che presa singolarmente ognuna di quelle centrali potrebbe rispondere ai requisiti di impatto ambientale previsti dalla legge, ma se la valutazione semplificata portasse ad un'autorizzazione diretta, cioè al di fuori dei vincoli derivanti dal contesto nel quale l'impianto si colloca, questo provocherebbe un peggioramento delle garanzie per l'ambiente e finirebbe per aggirare i limiti vigenti.

RUGGERO RUGGERI. Signor presidente, non mi dilungherò nella disamina di questioni specifiche; come parlamentare vorrei solo dare un giudizio sereno su quanto è accaduto durante la gestione del ministro Letta.
Di fatto nelle politiche industriali del Governo c'è stato un mutamento: finalmente si è tornati ad una politica maggiormente mirata verso le piccole imprese e verso l'artigianato (nella prima fase di attività dei governi di centrosinistra la politica industriale non aveva avuto come obiettivo primario le piccole imprese, magari per la necessità di cogliere alcune esigenze della grande impresa). Con il provvedimento sull'apertura dei mercati, per esempio, si è evidenziata la grande attenzione del Governo nei confronti del comparto dell'artigianato: sono state introdotte norme per aiutare gli artigiani a valorizzare, a sviluppare e ad espandere i fattori produttivi tipici delle aziende del settore ed anche per promuovere la nuova impresa, che dà impulso e valorizzazione alla caratteristica dell'artigianato e nello


Pag. 8

stesso tempo si affaccia al mondo produttivo come un'impresa moderna, che ha bisogno di essere capitalizzata. Alcune di queste misure sono state rivolte in particolare ai giovani del sud, che non dispongono di capitali propri e che con il nuovo strumento possono attuare iniziative autonome.
Il provvedimento sull'apertura dei mercati contiene anche una serie di norme in materia di politica energetica. Non abbiamo dimenticato che l'approvvigionamento energetico rappresenta un fattore strategico per l'economia. Ma qui si tratta di energia a basso costo. Infatti con la disciplina in questione si è data ai piccoli operatori la possibilità di scegliere se entrare nel mercato libero (magari associandosi con altri, per avere maggiore forza contrattuale) o se rimanere nel mercato vincolato, con una tariffa unica che tenga conto della dislocazione dell'azienda (magari nelle aree più marginali, dove i costi di trasporto sono più elevati). Si tratta di un'altra opportunità che è stata offerta alle piccole imprese.
Complessivamente il mio giudizio è molto positivo. Nel campo dell'energia l'azione non è stata concentrata solo sulle grandi imprese, ma si è anche perseguito un ammodernamento dell'economia tenendo conto del patrimonio rappresentato dalle aziende municipalizzate. Su questo punto si è impegnato in modo particolare il ministro Letta, partendo dall'idea di fondo di una politica industriale che mantenga e sviluppi il patrimonio storico delle comunità e delle tradizioni locali che autosoddisfano le proprie esigenze direttamente con i propri servizi.
Per quanto riguarda il divieto di utilizzazione del lavoro dei bambini e il marchio di conformità sociale, sia la Commissione sia il Governo hanno lavorato per giungere ad un testo nel quale facessero premio la volontarietà e i codici di comportamento: un testo che fosse innanzitutto praticabile, cioè effettivamente attuabile. Questa impostazione è stata confermata dal lavoro svolto a livello internazionale dal ministro Letta, il quale sia nell'ambito del vertice di Seattle sia successivamente ha operato alla ricerca di codici di comportamento per temperare o per correggere meccanismi di mercato che da soli non riescono a riequilibrare e redistribuire le risorse, le opportunità e la ricchezza. Ecco perché anche su questo punto il giudizio del nostro gruppo è positivo.
Due passaggi critici hanno riguardato il problema della liberalizzazione del gas e l'atteggiamento del Governo in ordine alla salvaguardia della salute e della sicurezza ambientale. Per quest'ultimo punto mi riferisco ad un fatto contingente: la presa di posizione del ministro Bordon, che con un'eccessiva durezza ha chiesto la chiusura di tutti gli impianti non a norma. Ricordo che a Mantova è attiva un'industria facente capo al gruppo Enichem. Da parte mia penso che un Governo responsabile non debba assumere posizioni del genere: un Governo responsabile gestisce i processi negativi, cioè li porta a compimento; altrimenti il Governo non si chiama più tale e diventa come l'opposizione. Governare vuol dire anche avere la responsabilità di gestire gli effetti negativi (non certo quelli positivi!).
Per quanto riguarda il problema della liberalizzazione del gas, non va dimenticato che nel campo industriale costruire l'Europa - al di là dell'unione monetaria, pure rilevante - significa attuare le direttive di settore e soprattutto passare da una politica nazionale ad una politica di ambito comunitario, con obiettivi e strumenti di carattere europeo: sul terreno dell'energia, oltre al recepimento delle direttive, occorre intervenire per il coordinamento delle varie iniziative. D'altra parte nella fase in cui ci troviamo costruire l'Europa vuol dire anche avere in mente obiettivi di solidarietà (con riferimento all'immigrazione) e obiettivi di pace, per la salvaguardia di una civiltà che in parte ha riguardato la nostra storia democratica.
La liberalizzazione del gas si basa sul presupposto che tutti possano accedere al mercato; altrimenti non c'è concorrenza. Mi pare però che per portare il gas dall'estero all'Italia l'ENI si inventi difficoltà,


Pag. 9

con clausole di tipo tecnico (sto parlando delle reti estere di proprietà dell'ENI, che arrivano ai nostri confini). Si tratta di un problema da risolvere, altrimenti non può esserci concorrenza all'interno. La rigassificazione, come ha ricordato il collega Rossi, può infatti diventare un meccanismo per aggirare il problema delle tubazioni e delle reti di trasporto del gas. Si tenga conto che anche su questo fronte le problematiche ambientali non sono indifferenti, perché negli impianti collocati sul nostro territorio si tratterebbe di utilizzare una materia prima trasportata via mare. Attualmente non conosciamo i livelli di sicurezza di questi impianti, ma sicuramente il rischio è elevato.
In conclusione, vorrei conoscere il parere del ministro Letta su questi due punti critici: una maggiore responsabilità del Governo sul petrolchimico, con riferimento alle posizioni del ministro dell'ambiente, e il problema delle reti del gas appartenenti ancora ad un'unica società di proprietà dello Stato.

PAOLA MANZINI. Signor presidente, vorrei rivolgere al ministro Letta una sola sollecitazione, relativa all'ordine del giorno riferito al provvedimento in materia di apertura e di regolazione dei mercati approvato dalla Camera nella scorsa settimana. Mi rendo conto che l'importanza di questa audizione potrebbe suggerire la trattazione di altri temi di grande rilievo, ma io mi limiterò a quest'unico argomento.
Sottolineo la necessità che il Governo dia seguito alle misure contenute nell'ordine del giorno accolto durante l'esame del provvedimento in materia di apertura dei mercati. Ricordo che si tratta di promuovere in tempi rapidi l'avvio dei tavoli negoziali tra l'ENEL e le società di distribuzione partecipate dagli enti locali, considerato che il comma 3 dell'articolo 10 comporta l'avvio di una serie di procedure automatiche (già previste dal comma 3 dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 79 del 1999). Evidentemente la regia del Ministero dell'industria sotto questo profilo è molto importante. Ecco perché mi permetto di sottoporre al ministro la richiesta di attivare entro tempi brevi i tavoli negoziali, in coerenza con gli orientamenti - espressi anche in occasione dell'audizione del vicepresidente della Commissione europea Loyola de Palacio davanti alle Commissioni industria di Camera e Senato - che l'Unione europea sta per assumere in ordine alla liberalizzazione ed ai criteri di regolazione del mercato elettrico in Europa.

PRESIDENTE. Do ora la parola al ministro Letta per la sua replica.

ENRICO LETTA, Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero. Signor presidente, posso fornire risposte molto rapide, in quanto le valutazioni svolte in questa sede sono in larga parte condivisibili o comunque rappresentano un commento su fatti già sufficientemente chiari.
Ovviamente rispondo subito positivamente alla sollecitazione da ultimo formulata dall'onorevole Manzini.
Per quanto riguarda le procedure semplificate di valutazione di impatto ambientale, vorrei sottolineare che non è intervenuto alcun mutamento nell'ambito dell'esame di merito della VIA. Dal punto di vista sostanziale quest'ultima non cambia: così come stabilito dalla disciplina già in vigore, viene mantenuta l'inchiesta pubblica per le centrali con una potenza superiore a 300 megawatt. Cambiano invece le procedure burocratiche riguardanti tutti i passaggi per la nomina dei componenti. La mia risposta alle osservazioni dell'onorevole Rossi vuole essere quindi tranquillizzante: sono state modificate esclusivamente le procedure di nomina della commissione per l'inchiesta pubblica; a tutti i soggetti sono stati confermati gli stessi diritti già riconosciuti in precedenza, ma l'esercizio dei medesimi è stato sottoposto ad un termine, oltre il quale la procedura va avanti. Così, se un comune o un ente non nominano i componenti dell'organismo di inchiesta, superato un certo periodo di tempo l'inchiesta


Pag. 10

pubblica inizia ugualmente. Il ruolo dei comuni resta però centrale ed, anzi, viene ancora rafforzato.
Pensavo che il testo del decreto fosse già stato trasmesso alle Commissioni parlamentari. Se così non fosse, non appena lo avrete ricevuto potrete constatare che il ruolo dello sportello unico è stato coordinato: in altre parole, questo testo tiene in assoluta considerazione la necessità di coordinamento con lo sportello unico.
Condivido totalmente l'intervento dell'onorevole Ruggeri e solo in parte l'intervento dell'onorevole Rossi. Qui ovviamente partiamo da approcci diversi; credo però che gli obiettivi di fondo non siano del tutto dissimili: sono diversi gli strumenti. L'onorevole Rossi ha criticato alcuni atteggiamenti dell'ente monopolista sia nel settore dell'elettricità sia nel settore dei combustibili: le sue parole sono la risposta del perché per il futuro non si possa immaginare un sistema lasciato esclusivamente nelle mani di questi soggetti, i quali dovranno invece sottostare a logiche di mercato che obbligano il pubblico, cioè il Governo, a farsi carico degli interessi collettivi in materia, trovando poi modalità attraverso le quali soggetti misti (pubblico-privati) o soggetti privati diano applicazione ad obiettivi di interesse pubblico (che in realtà non solo vengono mantenuti, ma sono sempre più rafforzati). Certamente si pone un problema di metodo; tuttavia mi sembra importante sottolineare questi aspetti.
Molto lucidamente - infine - l'onorevole Ruggeri ha evidenziato la necessità di valorizzare nel settore dell'energia il ruolo delle piccole imprese come motore centrale del sistema economico.
Signor presidente, poiché ci troviamo nell'imminenza della fine della legislatura vorrei esprimere un personale, sincero e molto sentito ringraziamento nei confronti della Commissione. Con i deputati che oggi hanno assistito all'audizione, in particolare, ho avuto modo di lavorare con impegno sui vari temi oggetto della vostra competenza: dal turismo all'energia, al commercio, alle politiche industriali. Credo che la recente approvazione di importanti provvedimenti da parte del Parlamento abbia completato un percorso molto significativo ed abbia consentito di dare coerenza all'utile lavoro svolto in precedenza. Il risultato finale di questa legislatura è quindi molto positivo e in questo contesto non posso non sottolineare l'apporto utilissimo che la Commissione guidata dal presidente Saraca ha offerto attraverso il lavoro dei suoi componenti: ne sono stato testimone diretto ed ho visto quanto esso abbia inciso sui singoli risultati che sono stati ottenuti. Voglio pertanto esprimere personalmente e pubblicamente un forte ringraziamento, a maggior ragione perché sono stato interessato soltanto in corso d'opera alle tematiche di competenza della Commissione attività produttive.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Letta e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14.20.