INTERPELLANZE URGENTI
A)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
con decreto del 6 maggio 1999, della direzione generale dell'organizzazione giudiziaria del ministero della giustizia, veniva disposta l'istituzione, a Salerno, di una sede decentrata della scuola di formazione del personale dell'amministrazione giudiziaria;
con successivo provvedimento, a firma del direttore generale, dottor Franco Ippolito, in data 28 giugno 1999 si procedeva alla costituzione di un servizio di segreteria presso la predetta scuola di formazione, individuando tra il personale dipendente due operatori amministrativi nella persona delle signore Anna Pepe e Rachele Cuccurullo, entrambe in servizio presso il tribunale di Salerno, già dipendenti della pretura circondariale;
a distanza di circa 8 mesi, prima che si procedesse all'inaugurazione della scuola ed all'inizio dei corsi, con una nota del 28 febbraio 2000, sempre a firma del direttore generale, dottor Franco Ippolito, si invitava il presidente della Corte di appello di Salerno a «volere esaminare la possibilità di indicare quali componenti della segreteria un dipendente già in servizio presso il tribunale ed un dipendente già in servizio presso la procura»;
tale procedimento appariva chiaramente discutibile; dopo aver proceduto alla designazione, il direttore generale, senza mettere in discussione le qualità professionali e la disponibilità offerta dagli operatori amministratori prescelti, ne consigliava la sostituzione senza alcuna reale motivazione;
il presidente della Corte di appello di Salerno, chiaramente obbligato dalla richiesta del ministero, con nota del 5 giugno 2000, provvedeva ad indicare altri due nominativi di operatori giudiziari che non fossero di provenienza «ex pretura circondariale» bensì di provenienza tribunale e procura;
detta nota però «dormiva» nelle segrete stanze della direzione generale del ministero della giustizia fino al 31 gennaio 2001 quando, sempre con provvedimento a firma del direttore generale, dottor Franco Ippolito, veniva richiesto al presidente della Corte di appello di Salerno di sostituire uno dei due nuovi nominativi indicati giacché, sulla base del curriculum professionale posseduto, lo stesso (a quanto risulta dalla missiva) non appariva idoneo a ricoprire l'incarico in questione;
i due dipendenti originariamente indicati, e cioè le signore Pepe e Cuccurullo, sono stati oggetto di specifiche note di encomio e di elogio, regolarmente inserite nei fascicoli personali, proprio per «la grande capacità di apprendimento e lo spirito di iniziativa dimostrato in ordine alla gestione dei sistemi informatici»;
la scuola di formazione ed aggiornamento del personale dell'amministrazione giudiziaria utilizza ormai da quasi due anni ampi locali concessi dall'amministrazione comunale di Salerno, del valore commerciale di centinaia di milioni;
invece, altre iniziative «partorite» successivamente, quali ad esempio l'Urp presso il ministero già diretto dalla dottoressa Alessandra Chianese, scelta senza interpelli o ricognizioni preventive e che attualmente risulta aver lasciato il ministero e sembra entrata a far parte dei soci del Club della qualità della società Galgano, sono diventate immediatamente operative -:
se rispondano al vero le circostanze indicate in premessa;
come mai, dopo quasi due anni dall'istituzione della scuola, ancora non si sia proceduto alla sua inaugurazione ed all'inizio dei corsi di formazione e di aggiornamento;
perché si ritenga necessario sostituire i due dipendenti amministrativi originariamente indicati con altri, prima di avere avuto la possibilità di verificare l'effettiva consistenza e professionalità delle risorse umane utilizzate;
se corrisponda al vero che, benché richiesto, non sia stato attivato un progetto pilota che avrebbe consentito ai magistrati del distretto di Corte di appello di Salerno di poter partecipare, in sede decentrata, ai corsi di formazione e di aggiornamento professionale per magistrati tenuti dal Csm in sede centrale, non avendo a quanto risulta dell'interrogante, il direttore generale, dottor Franco Ippolito, riscontrato la missiva con la quale si chiedeva di poter utilizzare i locali e le strutture della scuola di Salerno;
se corrisponda al vero che, benché richiesto, il dottor Franco Ippolito abbia negato il distacco anche parziale del responsabile amministrativo della scuola di Salerno presso il presidio Cisia, che sta curando la realizzazione in Salerno di una struttura per la preselezione informatica nei concorsi in magistratura;
se, alla luce delle gravi e continue inadempienze evidenziate, non appaia opportuno un provvedimento a carico del direttore generale che, tra l'altro, ha senz'altro procurato, secondo l'interrogante, un grave danno erariale;
quale funzione svolga un dipendente del ministero della giustizia, la dottoressa Alessandra Chianese, nella società «Galgano e associati Srl» che, fra l'altro, ha indicato un suo rappresentante, il dottor Giuseppe Negro, all'interno della Commissione per la valutazione dei dirigenti dell'amministrazione della giustizia.
(2-02877)«Manzione».
(6 febbraio 2001)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dei trasporti e della navigazione, dell'industria, del commercio e dell'artigianato, per sapere - premesso che:
l'Agusta è la più importante azienda italiana, tra le prime nel mondo nel settore delle costruzioni aeronautiche ed occupa complessivamente in Italia oltre cinquemila dipendenti impiegati in attività di progettazione, sviluppo, assemblaggio e assistenza post vendita di elicotteri e convertiplani;
dagli anni '40 l'Agusta svolge le attività progettuali e di assemblaggio in provincia di Varese negli stabilimenti di Cascina Costa mentre le attività di volo dei collaudi vengono effettuate presso l'aeroscalo di Vergiate;
le attività di volo sull'aeroporto di Vergiate sono interagenti con quelle di Malpensa e vengono pertanto svolte in coordinamento e con autorizzazione dell'Enav, ovvero con la torre di controllo di Malpensa;
l'avvio di Malpensa 2000, a fine ottobre 1998, ha comportato inevitabilmente un allungamento dei tempi di attesa per le autorizzazioni ai voli di collaudo degli elicotteri;
questa penalizzante situazione si è aggravata con la cosiddetta «spalmatura» delle rotte di involo da Malpensa 2000, decisione presa a livello ministeriale per «alleggerire» il territorio circostante l'hub dall'impatto acustico aeroportuale;
questa soluzione, voluta dal Ministro dei trasporti, nella sostanza ha comportato un ulteriore aggravio sui tempi di attesa per le autorizzazioni ai voli di collaudo dell'Agusta;
questo contesto presenta oggettive ricadute negative per un'azienda costretta a subire vincoli e tempi di attesa non compatibili con l'autonomia operativa di cui dovrebbe godere uno dei più importanti costruttori di elicotteri al mondo;
in questa situazione le attività di collaudo dell'Agusta possono avvenire solamente a bassa quota, in ristrettissimi intervalli di tempo e con un pesantissimo impatto acustico sulle aree residenziali limitrofe;
qualora dovesse perdurare questa situazione di precarietà operativa, l'Agusta si vedrebbe costretta a procedere alla delocalizzazione all'estero delle proprie strutture, ovvero in aree industriali più congeniali alle proprie attività -:
quali iniziative i Ministri interpellati intendano porre in essere per restituire alle attività di collaudo della più importante industria aeronautica italiana l'impermeabilità dello spazio identificato con la sigla «ATZ Vergiate», il solo compatibile con le rotte di involo degli aeromobili da Malpensa 2000 in modo da tutelare con certezza migliaia di posti di lavoro.
(2-02910) «Selva, Tosolini».
(20 febbraio 2000)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
l'8 febbraio 2001 in Lancenigo, frazione di Villorba, un cacciabombardiere Amx dell'aeronautica militare si è disintegrato al suolo;
il pilota Davide Franceschetti di 36 anni, sposato e padre di tre figli, maggiore dell'aeronautica militare ed esperto pilota che, proprio a bordo degli Amx, aveva partecipato a numerose operazioni sia in Bosnia che in Kosovo, è morto dopo aver tentato di salvarsi lanciandosi dalla carlinga;
le ultime parole inviate dal pilota ai colleghi della torre di controllo dell'aeroporto di Istrana sono state: «...ho qualche problema»;
il tragico incidente, che pare ascrivibile a un'avaria al motore, si è verificato mentre il cacciabombardiere stava sorvolando una zona di Treviso sulla quale insistono abitazioni e l'istituto scolastico «Planck», dove centinaia di studenti stavano facendo lezione;
è stata evitata una strage solo grazie all'eroismo del pilota che ha rinunciato ad azionare il dispositivo d'esplulsione dell'areo quando era ancora in quota ed è rimasto ai comandi, sino a portare il suo caccia su di una zona disabitata;
il cacciabombardiere precipitato appartiene alla serie degli Amx acquistati al ministero della difesa sui quali, nel 1999, stava indagando il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe Pititto;
quest'ultimo, poiché altri Amx erano precipitati talvolta, anche in quelle occasioni, con la morte del pilota, onde accertare a sorpresa e senza possibilità di inquinamenti le cause dei gravissimi eventi che apparivano riconducibili a difetti strutturali dei velivoli, aveva ordinato, con provvedimento del 14 aprile 1999, l'immediato sequestro probatorio di un cacciabombardiere Amx, consegnando il decreto per l'esecuzione al comandante il nucleo polizia tributaria della guardia di finanza, colonnello Francesco Pittorru;
l'ufficiale di polizia giudiziaria, invece di eseguire, secondo quanto era tenuto a fare, il provvedimento del pubblico ministero Pititto, ne ha informato il procuratore capo della Repubblica, dottor Salvatore Vecchione, il quale, incomprensibilmente quanto abusivamente, si è fatto recapitare dal colonnello Pittorru il decreto di sequestro e ne ha bloccato l'esecuzione;
per di più il procuratore medesimo, con il pretesto che il pubblico ministero non lo avesse preventivamente informato del suo intendimento di procedere al sequestro del cacciabombardiere, gli ha revocato l'inchiesta;
la competente settima Commissione del Csm ha accertato che il pubblico ministero Pititto non aveva affatto il dovere di informare previamente il procuratore capo ed ha, in conseguenza, proposto al plenum di dichiarare l'illegittimità della revoca operata dal dottor Vecchione;
il comportamento del procuratore capo, appare oggi addirittura irresponsabile, ove si consideri che se egli non avesse bloccato il provvedimento di sequestro legittimamente emesso dal dottor Pititto e non gli avesse illegittimamente sottratto l'inchiesta, probabilmente il maggiore Franceschini sarebbe ancora vivo, nel momento in cui la perizia tecnica avrebbe potuto accertare eventuali difetti costruttivi dell'aereo;
al di là dei profili di responsabilità penale e, con riferimento ai familiari del pilota deceduto, anche di responsabilità civile, eventualmente ravvisabili nell'agire del procuratore Vecchione, resta che egli appare moralmente responsabile della morte del giovane pilota;
questa circostanza, di per sé, rende insostenibile la sua permanenza a capo della procura della Repubblica di Roma e sempre più incomprensibili le ragioni per le quali il Csm continui a mantenerlo al suo posto ed abbia invece trasferito d'ufficio il pubblico ministero Pititto, con l'addebito di avere creato una situazione d'incompatibilità con il procuratore Vecchione per non averlo informato proprio di quel decreto di sequestro la cui esecuzione avrebbe, quasi certamente, salvata la vita del giovane Franceschetti -:
quali siano le valutazioni del Presidente del Consiglio e del Ministro interpellati in ordine ai fatti esposti, e quali provvedimenti, ciascuno nell'ambito delle rispettive competenze, intendano adottare a fronte del comportamento del procuratore Vecchione che oggi all'interrogante appare essere alla base di una tradegia che si sarebbe potuta evitare.
(2-02920)
«Fragalà, Aloi, Anedda, Armaroli, Biondi, Buontempo, Nuccio Carrara, Colucci, Contento, Conti, De Luca, Floresta, Gazzilli, Gnaga, Gramazio, Landi di Chiavenna, Lembo, Lorusso, Maiolo, Manzoni, Marras, Martino, Matranga, Menia, Messa, Morselli, Napoli, Neri, Paolone, Polizzi, Riccio, Santori, Trantino, Simeone, Sospiri, Tatarella, Tringali, Pampo».
(22 febbraio 2001)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
già in data 14 maggio 1998 fu presentata interpellanza (n. 2/01121) con cui si segnalava il pericolo di una strisciante penetrazione nel nord-ovest della Sardegna (Gallura) della criminalità organizzata e, in particolare, dell'intensificarsi di episodi di usura;
a tale interpellanza non è mai stata data risposta;
nel frattempo le cronache della Gallura hanno dato notizia di gravi irregolarità che si sarebbero verificate nei confronti di soggetti dichiarati falliti e coinvolti in episodi di usura;
tali notizie, che sembrano trovare preciso riscontro in numerosi atti giudiziari, hanno suscitato forte preoccupazione fra i cittadini, molti dei quali hanno sentito l'esigenza di costituirsi in «Comitato per la legalità e la giustizia in Gallura» e si sono rivolti al Presidente della Repubblica, al Ministro della giustizia in indirizzo, nonché al Consiglio superiore della magistratura, il quale peraltro, per il medesimo ordine di argomenti, era già stato investito da precedenti esposti, rimasti senza riscontro;
una delle vittime dell'attività usuraria, al fine di reclamare giustizia sul proprio caso, che si trascina da oltre 10 anni, nonché per richiamare l'attenzione su quanto accade in Gallura, ha fatto ricorso ad uno «sciopero della fame» che lo ha gravemente debilitato;
un magistrato della procura della Repubblica presso il tribunale di Tempio Pausania, da anni impegnato in indagini sul fenomeno dell'usura, ha lanciato un pubblico significativo allarme, paventando anche gli effetti che deriverebbero da «una mancata azione repressiva» (vedi L'Unione Sarda del 5 agosto 2000) il che, affermato da un membro della procura della Repubblica, lascia intendere come l'azione repressiva incontri ostacoli potenti;
si intravede la possibilità che beni di imprenditori che si sono trovati in difficoltà economiche (e segnatamente beni del signor Pietrino Sanna, l'imprenditore che ha effettuato lo sciopero della fame e al quale sta per essere portata via la casa di abitazione) siano stati acquisiti, per prezzi irrisori, al patrimonio di soggetti che, in ragione del loro ufficio, erano a conoscenza delle difficoltà economiche degli imprenditori suddetti, con il risultato non solo di conseguire illeciti arricchimenti, ma di sottrarre quei beni alla massa fallimentare;
tali episodi ed altri consimili legittimano il sospetto che, nell'ambito delle procedure fallimentari o durante il periodo immediatamente precedente alla loro apertura, si verifichino atti e fatti che in realtà integrano casi di vera e propria usura, quando non di estorsione, sospetto tanto più forte in quanto si apprende che sarebbero scomparsi documenti presentati in sede giudiziaria da parte delle vittime (e segnatamente dal già citato signor Pietrino Sanna);
proprio sul caso Sanna, peraltro, sarebbero state disposte indagini solo nel luglio del 1995, nonostante che un esposto fosse già stato presentato fin dal 1991 -:
quali elementi di conoscenza il Ministro interpellato abbia della situazione, denunciata con grande clamore e giustificata preoccupazione, dai cittadini e dagli organi di informazione della Gallura;
quali rassicurazioni, in ordine agli episodi qui solo sommariamente riportati, ma che sono a conoscenza del Ministro interpellato anche per altra via, il Governo sia in grado di fornire agli allarmati cittadini galluresi, i quali hanno ragioni per ritenere di non poter contare su tutte le tutele cui hanno diritto nei confronti di gruppi di interesse che sembrano fare affidamento su indebite e potenti protezioni;
se il Ministro interpellato, al fine di verificare l'eventuale irregolarità o illiceità in atti e fatti connessi alle procedure fallimentari apertisi presso il tribunale di Tempio Pausania nel corso dell'ultimo decennio, intenda fare esercizio del potere di disporre una rigorosa ispezione, la quale, sulla base dei dati disponibili non solo sarebbe più che giustificata, ma rappresenterebbe il solo modo per rasserenare una comunità fortemente scossa da pesanti sospetti.
(2-02924)«Meloni, Grimaldi».
(27 febbraio 2001)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della giustizia, della sanità e dell'interno, per sapere - premesso che:
nel comune di Rose (CS), ove risiedono circa 4.200 abitanti, esiste una sola farmacia, da sempre ubicata nel centro storico;
l'80 per cento della popolazione residente si trova nel centro storico ed a monte dello stesso;
il centro storico trovasi ubicato in zona equidistante e facilmente raggiungibile da tutte le frazioni;
l'amministrazione comunale, con atto n. 63 del 19 aprile 2000, della giunta comunale, e con atto n. 21/2000 del consiglio comunale ha, unanimemente, deliberato di opporsi alla richiesta di trasferimento, presentata all'Asl n. 4 di Cosenza dalla dottoressa Lucente, relativa all'esercizio farmaceutico sede unica di Rose, dai locali di via Italia a quelli di C. da Petraro, ciò in considerazione dei gravi disagi che il trasferimento avrebbe comportato per la maggioranza dei cittadini e soprattutto per gli anziani;
con delibera n. 841 dell'8 giugno 2000, il direttore generale dell'Asl n. 4 di Cosenza, ritenuta la fondatezza dell'opposizione proposta dal consiglio comunale di Rose, ha respinto la richiesta di autorizzazione al trasferimento della farmacia proposta dalla dottoressa Lucente;
avverso il suddetto atto deliberativo n. 841/2000 del D.G. Asl n. 4, la dottoressa Lucente ha proposto ricorso al Tar con richiesta di sospensiva cautelare degli effetti dell'atto, richiesta rigettata dal Tar Calabria con ordinanza n. 744 del 14 settembre 2000;
a seguito di specifica richiesta inoltrata, per conto della dottoressa Lucente, dall'avvocato Paolini, il consiglio comunale, con atto n. 63/2000, unanimemente, ha deliberato di non accogliere la richiesta di trasferimento della farmacia in C. da Petraro con contestuale istituzione di un dispensario farmaceutico stagionale a Rose centro;
nella seduta consiliare del 6 dicembre 2000, il sindaco ha comunicato di essere venuto a conoscenza che in data 28 novembre 2000, il commissario straordinario Asl n. 4, con atto n. 1507, aveva autorizzato il trasferimento della farmacia senza che fossero intervenuti nuovi fatti; nella stessa seduta con atto n. 69/2000, sempre all'unanimità, il consiglio comunale ha approvato indirizzi di promozione e sviluppo del tessuto commerciale nel centro storico, stabilendo in particolare che l'esercizio farmaceutico dovrà essere ubicato, trattandosi di servizio di pubblica utilità, esclusivamente nell'ambito del centro storico fino a quando il territorio comunale sarà sede di unica farmacia;
il citato atto deliberativo n. 69/2000, in data 7 dicembre 2000, è stato presentato dal sindaco e da consiglieri comunali al commissario straordinario Asl n. 4, il quale alla presenza di numerosi amministratori e cittadini nel pomeriggio dello stesso giorno ha sottoscritto provvedimento di revoca dell'autorizzazione al trasferimento della farmacia;
nella tarda serata del 7 dicembre 2000, un nutrito gruppo di cittadini si è radunato dinanzi ai locali sede della farmacia in viale Italia, ove si stavano svolgendo operazioni di trasloco; a seguito dell'intervento della polizia municipale e dei carabinieri della locale stazione, le operazioni di trasloco venivano sospese;
in data 8 dicembre 2000, il vice sindaco si è rivolto ai carabinieri della locale stazione rappresentando lo stato di tensione sociale che l'inizio delle operazioni di trasloco della sera precedente avevano provocato nella cittadinanza;
nelle prime ore del mattino del 9 dicembre 2000, con l'assistenza dei carabinieri, sono iniziate le operazioni di trasloco; in tale data l'esercizio farmaceutico di viale Italia è rimasto chiuso provocando lo stazionamento di numerosi cittadini bisognosi del prelievo di farmaci, anche urgenti;
il sindaco di Rose, al fine di scongiurare l'illegittima apertura che avrebbe causato problemi di ordine pubblico, nella giornata di domenica 10 dicembre emanava ordinanza n. 31/2000, con la quale veniva ingiunto alla titolare di astenersi dall'apertura della sede farmaceutica nei locali in C. da Petraro, in attesa del perfezionamento del provvedimento di revoca dell'azienda sanitaria, e di provvedere all'immediata apertura della sede sita in viale Italia 28;
nella giornata dell'11 dicembre 2000, la titolare della sede farmaceutica, dottoressa Antonia Lucente, incurante dell'ordinanza sindacale notificatagli e del provvedimento di revoca emanato dall'Asl, anch'esso, nel frattempo, notificato prima che intervenisse l'esecutività dell'atto autorizzatorio precedentemente emanato dalla stessa Asl e nonostante gli inviti delle forze dell'ordine, apriva la nuova sede farmaceutica, del tutto abusiva, in C. da Petraro;
in data 19 dicembre 2000, veniva presentato, dalla giunta comunale di Rose, un esposto in ordine all'abusivo esercizio di farmacia nel comune di Rose, località Petraro, titolare dottoressa Antonia Lucente, richiesta intervento urgente, presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza;
in data 19 dicembre 2000, a firma della giunta municipale, è stata presentata, all'assessorato ragionale alla sanità, istanza di chiusura immediata ex articolo 3 comma 2 legge n. 362 del 1991 - farmacia loc. Petraro di Rose (CS), nonché richiesta di revoca del decreto PGR n. 2297/87 di assegnazione della titolarità dell'esercizio di farmacia in Rose - centro storico, in Viale Italia, 28, alla dottoressa Lucente;
in data 19 dicembre 2000, è pervenuta al sindaco, da parte dei Nas di Cosenza, «proposta adozione provvedimenti amministrativi ai sensi dell'articolo 123 Tullss e legge regionale n. 18 del 19 aprile 1990»;
in data 19 dicembre 2000, è pervenuta nota prot. 754 del 19 dicembre 2000, dell'AS, regolarmente notificata alla titolare, invito a «provvedere all'immediata chiusura dell'esercizio attivato in contrada Petraro e al ripristino dell'attività di farmaceutica nel centro storico» ciò in ottemperanza a quanto stabilito con delibera dell'AS n. 1556 del 7 dicembre 2000;
in data 20 dicembre 2000, la titolare continuava ad aprire la sede abusiva sita in C. da Petraro ed in mattinata sono intervenute le forze dell'ordine al fine di allontanare i cittadini che, spontaneamente, stazionavano davanti all'esercizio abusivo, consentendo l'ingresso nei locali abusivi degli addetti al servizio farmaceutico di Rose e quindi la vendita abusiva dei farmaci;
le circostanze sopra esposte hanno provocato, oltre a gravi disagi, uno stato di forte tensione sociale nel territorio comunale, con assembramenti spontanei di gruppi di cittadini dinanzi alla sede abusiva della farmacia sita in C.da Petraro;
dei fatti esposti sono costantemente informati il prefetto, il procuratore della Repubblica, i carabinieri, l'Asl n. 4 di Cosenza, l'assessore regionale alla sanità, il presidente della giunta regionale;
a tutt'oggi nessun provvedimento è stato emesso tendente a ripristinare lo stato di legalità significando che da più giorni il paese di Rose è ormai privo, di fatto, di un servizio di pubblica utilità qual è quello farmaceutico -:
quali provvedimenti intendano intraprendere per stabilire le legalità richiesta dal consiglio comunale di Rose e dall'intera cittadinanza, condizioni minime di un vivere civile e democratico che dovrebbero essere insiti in un Paese come il nostro, atteso che gli stessi cittadini stanno perdendo ogni fiducia nelle istituzioni in quanto, pare, che non esista una autorità preposta che possa, immediatamente, porre in esecuzione provvedimenti emanati dal sindaco quale ufficiale di governo e dall'azienda sanitaria locale, tendenti a chiudere un esercizio del tutto abusivo e senza autorizzazione alcuna e ripristinare l'immediata apertura della legale sede e quali iniziative si intenda assumere al fine di fronteggiare la situazione di turbamento dell'ordine pubblico che potrebbe sfociare in atti gravi determinati dagli eventi sopra riportati;
se vi siano state inadempienze e responsabilità da parte delle autorità competenti per non aver dato seguito ai provvedimenti urgenti sopra menzionati.
(2-02794)
«Eduardo Bruno, Grimaldi, Brunetti, Saia».
(20 dicembre 2000)
F)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della sanità, per sapere - premesso che:
sempre più spesso si sente parlare dell'impossibilità di reperire i farmaci cosiddetti ad alto costo, oppure di riuscire a trovarli solo in «alcune farmacie» come quella del Vaticano, perché altrove sono stati ritirati dal mercato;
le case produttrici interpellate rispondono di non poter più produrre questi tipi di farmaci poiché i costi sono elevati e non riescono a trovare un accordo con il ministero della sanità;
sono numerosi i casi in Italia di malati che hanno bisogno di farmaci come il «Mesticon», anch'esso ritirato dal mercato, per la sopravvivenza e di cui, quindi, non possono assolutamente fare a meno;
una tale situazione è cinica ed aberrante poiché pone davanti alla primaria importanza della vita umana le meschine motivazioni degli elevati costi di produzione; sarebbe forse più giusto fornire gratuitamente tali farmaci visto che sono veramente «pochi» i malati che ne hanno bisogno, e non è giusto che, ad intervalli più o meno regolari, debbano intraprendere, loro o chi per essi, la lunga marcia per reperirli; la Costituzione recita che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo..., e garantisce cure gratuite agli indigenti» -:
quali provvedimenti intenda promuovere affinché questo grave disagio, non solo per i malati ed i familiari, ma soprattutto della società tutta, venga superato in maniera dignitosa e definitiva; e se non ritenga opportuno estendere un'attenzione particolare a tutti quei tipi di farmaci cosiddetti «introvabili», ma di cui molte vite umane hanno un bisogno vitale.
(2-02909)«Mario Pepe».
(20 febbraio 2001)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della sanità, per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale del 5 novembre 1996 recante «Aggiornamento del prezzo di cessione del sangue e emocomponenti tra Servizio sanitario pubblico e privato uniforme per tutto il territorio nazionale», sulla base di quanto previsto dagli articoli 1 e 6 della legge 107 del 1990, stabilisce i rimborsi dovuti alle associazioni di volontariato, che operano nel settore, a copertura delle spese che esse affrontano nello svolgimento di un compito fondamentale per la sanità del nostro Paese;
l'adeguamento delle tariffe risale, mediante decreto, al 16 dicembre 1996;
il ritardo non è comprensibile neppure in considerazione della presenza in Parlamento del disegno di legge di riforma della legge 107 del 1990;
detto ritardo determina una condizione di disagio per le stesse associazioni di volontariato che, comunque, continuano a svolgere costantemente un compito difficile ed essenziale affinché nel nostro Paese possa essere conseguito l'obiettivo dell'autosufficienza per quanto concerne il sangue ed il plasma;
lo stesso piano nazionale del sangue, approvato nel 2000, prevede come principale obiettivo il raggiungimento dell'autosufficienza -:
quali iniziative intenda adottare affinché, in tempi brevi, vi sia l'adeguamento delle tariffe, impedendo una ulteriore penalizzazione per le associazioni di volontariato, su cui grava anche la discordante interpretazione della norma dell'Iva, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, della legge 266 del 1991.
(2-02923)«Molinari, Boccia».
(27 febbraio 2001)
H)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere - premesso che:
i problemi creati dall'alluvione nell'ottobre scorso rischiano, se non vengono affrontati adeguatamente, di avere effetti devastanti per la tutela dei cittadini e la salvaguardia del territori;
la pulizia dei torrenti e l'arginatura degli stessi restano, a tutt'oggi, nodi irrisolti e il rallentamento dell'azione del magistrato del Po e dell'Autorità di bacino sono all'origine della contestazione dei cittadini e agricoltori che si sta diffondendo in tutta la provincia di Torino;
la situazione dei torrenti Pellice e Chisone, ad esempio, continua ad essere pericolosa per l'incolumità di intere popolazioni, se non si attivano al più presto i meccanismi di sicurezza e di necessaria ed indispensabile arginatura e sistemazione degli alvei dopo la sciagura dell'ottobre scorso;
il continuo rimbalzo di responsabilità tra il magistrato del Po e l'Autorità di bacino per «decidere» in merito agli interventi di messa in sicurezza degli argini può avere effetti drammatici con l'approssimarsi della primavera e delle fisiologiche e conseguenti piogge di stagione -:
a fronte di questa situazione, peraltro largamente conosciuta dal Governo, quali iniziative immediate e concrete il Ministro dei lavori pubblici possa e voglia intraprendere per rimuovere gli ostacoli che frenano interventi non più procrastinabili per salvaguardare l'incolumità dei cittadini e di intere popolazioni.
(2-02896)«Soro, Merlo».
(14 febbraio 2001)
I)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
una missione della Banca mondiale diretta da John Middleton, si è recata in Roma nei giorni 24 e 25 del mese di gennaio di quest'anno, allo scopo di discutere accordi preliminari sul partenariato fra il ministero italiano degli affari esteri (Mae) e la Banca mondiale su un programma di apprendimento a distanza (distance learning) da implementare nei Balcani e nelle regioni mediterranee;
il progetto rappresenta l'unica iniziativa di carattere regionale (nell'ex Jugoslavia) nel settore della formazione a distanza e avrebbe quindi offerto alla cooperazione ed all'Italia grande visibilità, fornendo altresì un importante strumento di promozione per una serie di iniziative già esistenti, quali l'Uniadrion (consorzio universitario transadriatico);
la missione suddetta ha incontrato il direttore generale per la cooperazione e lo sviluppo Ministro Magliano, il consigliere Mistretta, il dottor Scala ed altri rappresentanti dei differenti dipartimenti del ministero degli affari esteri;
le discussioni intercorse tra il ministero degli affari esteri e la Banca mondiale avevano portato al raggiungimento di accordi precisi, sia per quanto concerne i fondi stanziati per il programma, sia per quanto concerne i tempi di attuazione del medesimo e le rispettive responsabilità dei vari organismi che avrebbero dovuto farne parte;
tutto indicava che un accordo per il programma in questione era stato raggiunto, mancandone soltanto l'ufficialità;
ma il giorno 16 febbraio, secondo quanto risulta all'interrogante, veniva comunicato alla Banca mondiale che in seguito ad una riunione - tenutasi nella stessa giornata - presieduta dal Ministro Magliano, con Mistretta, Olivieri ed altri consiglieri, la volontà politica di eseguire il progetto era venuta meno e che quindi l'accordo sarebbe stato respinto;
ad oggi non risultano essere pervenute alla Banca mondiale ulteriori comunicazioni da parte del ministero degli affari esteri -:
quali elementi abbiano condotto il ministero degli affari esteri a revocare gli accordi di fatto già presi con la Banca mondiale la quale, proprio perché l'Italia si era espressa chiaramente a favore del progetto, aveva provveduto ad inviare una missione di alto livello guidata da un direttore di dipartimento;
quali siano state le motivazioni che hanno spinto il ministero degli affari esteri a non chiedere eventuali modifiche dei termini dell'accordo con la Banca mondiale, come pure sarebbe stato legittimo, ma a dichiarare tout court la mancanza di volontà politica all'accordo medesimo;
se e quanto il caso delle presunte tangenti, nell'operazione che portò all'ingresso di Telecom Italia nella Telekom Serbia con l'acquisizione del 29 per cento delle sue azioni - caso venuto alla luce proprio in concomitanza della comunicazione del ministero degli affari esteri alla Banca mondiale in cui il ministero degli affari esteri stesso esprimeva la mancanza di volontà politica a concludere ufficialmente l'accordo - ,abbia influito sulla scelta adottata dal ministero degli affari esteri.
con quali modalità è stata data alla Banca mondiale la comunicazione che l'accordo era stato respinto.
(2-02915)
«Giovine, Piva, Matacena, Rivelli, Giannattasio, Lavagnini, Tarditi, Vitali, Cito, Costa, Viale, Taborelli, Gazzilli, Giuliano, Scaltritti, Collavini, Giudice, Tortoli, Di Comite, Gagliardi, Pecorella, Gazzara, Fratta Pasini, Colletti, Lorusso, Gastaldi, Deodato, Possa, Lo Jucco, Baiamonte, Sestini, Cicu».
(21 febbraio 2001)
L)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del commercio con l'estero, delle politiche agricole e forestali, delle finanze e della sanità, per sapere - premesso che:
in Italia il comparto del trasformato del pomodoro è un segmento molto rilevante nel panorama della trasformazione agro-industriale, e di certo il più importante nell'ambito dei prodotti ortofrutticoli trasformati;
di conseguenza, la coltivazione di pomodoro da industria incide in modo determinante sull'economia agricola e dell'indotto collegato di alcune regioni del nostro Paese;
a causa di elevate importazioni di prodotto semilavorato dalla Cina, sotto forma di concentrato di pomodoro, si sta verificando una profonda crisi del mercato del prodotto nazionale, che sta investendo oggi le aziende di trasformazione, ma che certamente si rifletterà negativamente anche sui produttori agricoli, già profondamente segnati dai problemi connessi a scarsa attività di controllo e tutela, rispetto a prodotti di interesse alimentare importati nel nostro Paese;
in più occasioni (l'ultima è riferita al sequestro avvenuto il 10 febbraio 2001 da parte della guardia di finanza nel porto di Bari di 112 tonnellate di triplo concentrato di pomodoro avariato), si è accertato che trattasi di pomodoro semilavorato di pessima qualità, pagato al di sotto dei prezzi applicati dal mercato mondiale, e soprattutto senza nessuna garanzia di tracciabilità del prodotto;
queste importazioni sono consentite sfruttando il meccanismo delle importazioni temporanee in esenzione di dazi, il che dà la possibilità ad alcuni operatori di rifornirsi di concentrato di pomodoro a bassissimo costo che, adeguatamente rilavorato, viene immesso sul mercato come prodotto tipicamente italiano, eludendo in questo modo quella serie di prescrizioni e controlli a cui è soggetta la produzione italiana;
in data 22 febbraio si riunirà il comitato tecnico interministeriale per autorizzare ulteriori importazioni di concentrato cinese, elevando il rischio di un definitivo collasso della filiera -:
se non ritengano che il concentrato in importazione temporanea da Paesi extra europei debba essere assoggettato agli stessi controlli igienico-sanitari a cui viene assoggettato il prodotto italiano ai sensi della normativa vigente;
quali azioni si intendano intraprendere al fine di verificare se il prodotto cinese sia stato ottenuto nel rispetto della normativa italiana e comunitaria a tutela dei consumatori e quindi, riferite all'uso nella coltivazione del pomodoro, di prodotti chimici non consentiti e di sementi geneticamente modificati;
al fine di salvaguardare l'immagine di una produzione tipicamente mediterranea e italiana e non correre il rischio di quanto già avvenuto per la produzione vinicola italiana, in occasione dello scandalo del metanolo, se non ritengano di sospendere i permessi di importazione temporanea o, in alternativa, elevare oltre i limiti di convenienza i dazi previsti, nel caso in cui operatori del settore facciano richiesta di nazionalizzare il concentrato proveniente da importazione temporanea.
(2-02916)
«Marinacci, Leone, Tatarella, Scarpa Bonazza Buora, Divella, Donato Bruno, Bertucci, Marzano, Massidda, Cuccu, Ricci, Teresio Delfino, Grillo, Guidi, Marotta, Cito, Collavini, Cascio, Misuraca, Amoruso, Polizzi, Benedetti Valentini, Antonio Pepe, Aloi, Cardiello, Lorusso, De Ghislanzoni Cardoli, Giuliano, Vincenzo Bianchi, Gazzilli, Riccio, Pampo, Losurdo, Mantovano, Simeone, Manzoni, Del Barone, Cimadoro, Niccolini, Chiappori, Grugnetti, Sestini».
(21 febbraio 2001)
M)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane si sono verificati reiterati atti di intimidazione nei confronti di esponenti e sedi di Forza Italia, unitamente ad aggressioni e gravi atti di vandalismo contro le postazioni mobili destinate alla propaganda elettorale; in particolare a Macerata il 20 febbraio il gazebo di Forza Italia è stato imbrattato con scritte minacciose, mentre a Rimini, dove si è verificata l'aggressione più grave nella notte fra il 20 e il 21 febbraio, la struttura è stata data alle fiamme e distrutta -:
quali iniziative siano state assunte a seguito delle denunce presentate in precedenza e quali provvedimenti il Governo intenda adottare, alla luce delle ulteriori ultime aggressioni, per garantire a Forza Italia ed a tutti i partiti politici un tranquillo e sereno svolgimento della prossima campagna elettorale.
(2-02919)«Palmizio, Scajola, Vito».
(22 febbraio 2001)