A) Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della sanità, per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 26 gennaio 1999, n. 355 (a firma Scalfaro) ha modificato l'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1967, n. 518;
la nuova formulazione dell'articolo 47 obbliga i direttori delle scuole ed i capi degli istituti di istruzione pubblica o privata ad accertare, all'atto d'immissione alla scuola o agli esami, se siano state praticate agli alunni le vaccinazioni e le rivaccinazioni obbligatorie, richiedendo la presentazione da parte dell'interessato della relativa certificazione ovvero dichiarazione sostitutiva comprovante la effettuazione delle vaccinazioni e delle rivaccinazioni predette accompagnata dalla indicazione della struttura del Servizio sanitario nazionale competente ad emettere la certificazione;
nel caso di mancata presentazione della certificazione o dichiarazione sostitutiva, il direttore della scuola o il capo dell'istituto ha l'obbligo di comunicare il fatto entro cinque giorni per gli opportuni e tempestivi interventi alla Asl locale di appartenenza dell'alunno;
l'articolo 47 in oggetto prevede, peraltro, contrariamente alla precedente formulazione, che la mancata certificazione non comporta il rifiuto di ammissione dell'alunno alla scuola dell'obbligo o agli esami;
è documentalmente provato che in Italia hanno fatto la ricomparsa ceppi di malattie infettive conseguenza anche del crescente numero di cittadini extracomunitari provenienti da Paesi dove endemica è la presenza di numerose patologie infettive e, quindi, facilmente trasmissibili -:
quali direttive il Ministro interpellato abbia impartito alle strutture del Servizio sanitario nazionale al fine di garantire l'obbligatorietà delle vaccinazioni e rivaccinazioni;
quanti siano ad oggi gli alunni che frequentano regolarmente gli istituti pubblici e privati pur in carenza della presentazione della certificazione di avvenute vaccinazioni e rivaccinazioni;
quali e quante siano le forme infettive accertate negli istituti scolastici pubblici e privati;
le cause della ricomparsa e progressiva diffusione di malattie infettive recentemente ricomparse in Italia;
quali accertamenti risultino effettuati dalle competenti aziende sanitarie a fronte di segnalazioni relative a mancate vaccinazioni inoltrate dai direttori delle scuole e capi di istituti;
quale sia il numero di queste ultime;
a quale ministero e/o ente pubblico faccia carico la responsabilità civile conseguente ad eventuali patologie trasmessa da alunni non vaccinati o rivaccinati.
(2-02696)
«Landi di Chiavenna, Contento».
(6 novembre 2000).
B) Interrogazione:
LO PRESTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri della sanità e dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. - Per sapere - premesso che:
il signor Giovanni Puccio, in seguito alla morte della madre per un tumore, ha cominciato uno studio in materia sul quale lavora oramai da più di otto anni nel tentativo di scoprire la causa originale delle patologie tumorali avvalendosi dell'aiuto della documentazione esistente e dei consigli di illustri professori, arrivando a scoprire che l'innesto della malattia dipenderebbe da una degenerazione cellulare determinata da uno squilibrio elettrochimico all'interno dell'organismo indotto da un batterio, non ritenuto patologico, scoperto nel 1844 dentro lo stomaco di un paziente affetto da una malattia gastrica;
dopo essersi rivolto, nel 1993, all'allora Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica Mario Colombo che lo indirizzò all'Istituto di chimica biologica di Palermo, struttura che gli fornì supporto fin dove fu competente ma si rivelò carente di apparecchiature e personale per continuare la ricerca, il signor Puccio portò avanti i suoi esperimenti con l'aiuto di società private quali la «Dionex» e la «Superchrom» fino ad arrivare al punto che gli mancavano due soli esperimenti per dimostrare la validità della sua teoria;
data la necessità di svolgere questi ultimi due esperimenti con l'ausilio delle strutture pubbliche idonee e con l'avallo delle istituzioni sanitarie competenti, il signor Puccio si rivolse sia all'Istituto superiore della sanità che al ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, senza ricevere però mai alcun tipo di riscontro;
nell'aprile del 1998, in seguito ad un appello lanciato dalle colonne del Giornale di Sicilia, il signor Puccio è stato contattato dal professor Castagnetta del centro oncologico Maurizio Ascoli di Palermo che gli comunicò di ritenere interessanti i suoi studi e conseguentemente la sua richiesta meritevole di essere seguita, affermazioni che si dimostravano purtroppo solo vuote parole;
nei primi mesi del 1999 il signor Puccio ha lanciato un appello via internet - allegando la documentazione da lui prodotta - al quale ha risposto un ricercatore che opera in un istituto all'estero prospettandogli la possibilità di utilizzare le strutture presso le quali egli lavora per eseguire i due esperimenti finali;
questo stesso professore è, fra l'altro, autore di uno studio che avalla in parte i risultati ottenuti dal signor Puccio già nel 1994;
il 6 maggio 1999 il signor Puccio ha ripresentato la propria documentazione e la sua richiesta di poter eseguire i due ultimi esperimenti presso una struttura pubblica, al professor Palazzo Adriano dell'Istituto di farmacologia di Palermo, al professor Bono dell'Istituto di chimica biologica di Palermo, al professor Palazzotto del centro oncologico Maurizio Ascoli di Palermo ed al professor Criscuoli del ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica -:
quali opportune misure il Governo ed i Ministri interrogati intendano assumere al fine di far sì che la richiesta del signor Puccio sia quanto meno esaminata nella sede competente al fine di sottoporre ad un attento vaglio la validità dei suoi esperimenti e la possibilità che gli sia messa a disposizione una struttura per svolgere gli esperimenti mancanti per suffragare la sua teoria;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno disporre delle strutture atte a recepire ed a seguire con la dovuta attenzione tutti gli studi - e non solo quelli sostenuti dalle case farmaceutiche - volti a scoprire l'origine delle patologie tumorali e delle possibili cure innovative nell'interesse della salute pubblica e per assicurare il pieno rispetto dei diritti e della dignità delle migliaia di ammalati.
(3-03912)
(15 giugno 1999).
C) Interrogazione:
FERRARI. - Al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
gli allevamenti avicoli della Lombardia e del Veneto sono ancora alle prese con le conseguenze della precedente epidemia di influenza aviare, come danni diretti non ancora totalmente risarciti e nessun risarcimento dei danni indiretti per il fermo di produzione;
nonostante tutte le misure precauzionali di biosicurezza adottate, nello scorso mese di agosto si sono riscontrati nuovi casi di influenza aviare in provincia di Verona;
la temuta nuova ondata epidemica metterebbe definitivamente in ginocchio l'avicoltura delle regioni interessate, con le immaginabili ripercussioni di carattere socio-economico non solo per le imprese interessate -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il ministero della sanità per contrastare il diffondersi della malattia e, conseguentemente, limitare il numero delle aziende avicole colpite;
quali iniziative intenda assumere il ministero della sanità per garantire adeguati e tempestivi risarcimenti agli allevatori interessati, nel caso essi si rendessero comunque necessari;
quali studi abbia assunto ed intenderà assumere il ministero della sanità per valutare concretamente, compatibilmente alle disposizioni nazionali e comunitarie, la possibilità di poter utilizzare una forma di vaccinazione, anche limitatamente alle aziende comprese in aree delimitate.
(3-06221)
(19 settembre 2000).
D) Interrogazione:
DELMASTRO DELLE VEDOVE e FINO. - Ai Ministri della sanità e delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
le normative della Comunità europea fissano precisi requisiti igienico-sanitari minimi per le stalle, il latte, i prodotti al latte crudo e gli stabilimenti di trasformazione;
le regole generali prevedono che quando il latte ed i suoi derivati non rispondono ai requisiti previsti dalla legislazione comunitaria debbono essere destinati ad uso zootecnico;
è peraltro concessa deroga a tali rigorose prescrizioni per la produzione di formaggi a lunga stagionatura;
la legislazione comunitaria, peraltro, prescrive la destinazione ad uso zootecnico delle panne del siero e della ricotta ricavati dalla produzione di formaggi a lunga maturazione prodotti con deroga ai requisiti igienici del latte e/o degli impianti;
il nostro Paese, in palese e nettissimo contrasto con la direttiva europea n. 92/46, ha concesso, con il decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 n. 54 la possibilità di utilizzare queste panne per la produzione di burro attraverso la disposizione di cui all'articolo 9, comma secondo;
fra l'altro, incredibilmente, il predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 54 del 1997 in premessa porta la dizione «Vista la direttiva 92/46/CEE del Consiglio del 16 giugno 1992», con un esplicito richiamo alla direttiva che, nel corpo del decreto, viene disattesa palesemente;
appare evidente che tale deroga, in forza dei princìpi generali, deve trovare disapplicazione in quanto del tutto contraria al dettato della legge comunitaria;
al contrario, invece, un quantitativo sempre maggiore di panne da affioramento viene riutilizzato in modo più remunerativo, ancorché in violazione della stessa normativa italiana, certamente più permissiva di quella comunitaria;
a ciò si perviene attraverso l'ausilio di sistemi fraudolenti consistenti nell'aggiungere le panne di affioramento direttamente al latte destinato alla produzione di tome, robiole ed altri formaggi molli e nello scremare le panne per ottenere latte da destinare alla produzione di formaggi molli e panna concentrata da vendere in confezioni o da utilizzare per produrre, a sua volta, mascarpone;
il ministero della sanità, all'esito dei controlli effettuati recentemente nel nostro Paese da ispettori sanitari Cee, ha affermato che la quasi totalità del latte italiano non conforme viene trasformato in grana padano Dop e in parmigiano reggiano Dop;
i formaggi Dop, in forza della legge vigente, sono sottoposti a controllo di un ente certificatore la cui caratteristica dovrebbe essere l'imparzialità ed il cui compito istituzionale è quello di accertare, tramite controlli, che il produttore rispetti il disciplinare e le disposizioni sanitarie vigenti anche in materia di stalle e di latte;
l'ente certificatore, nominato dal consorzio del grana padano, impone l'utilizzo di macchinari in rame, non conformi alle disposizioni vigenti, perché cedono al formaggio ed al siero sali velenosi di rame;
la conseguenza di tale incredibile modus operandi è che la maggior parte del grana oggi in commercio è contaminato da metalli pesanti (rame);
alcune regioni, come il Piemonte, hanno privilegiato, per il pagamento del latte, la qualità ed il rispetto dei parametri igienico-sanitari, sostenendo anzi i caseifici che hanno volontariamente deciso di utilizzare esclusivamente latte di ottima qualità, adottando una deliberazione della giunta che stabilisce che il grana padano così come viene prodotto da oltre 25 anni dai caseifici dislocati nelle zone di Torino e di Cuneo è un prodotto Dop tradizionale;
va ricordato che questi caseifici producono in stabilimenti le cui attrezzature garantiscono un prodotto esente da contaminazioni;
il consumatore che acquista formaggi Dop ha il diritto di sapere con quale latte è fabbricato il prodotto che si accinge ad acquistare;
è assolutamente certo che il disciplinare di produzione del formaggio grana padano non risulta conforme alle normative igienico-sanitarie né rispettoso delle più sicure tecnologie;
appare incredibile, e per molti versi sospetto, che l'ente certificatore ed il ministero della sanità continuino pervicacemente ad offrire una interpretazione del disciplinare sicuramente discutibile dal punto di vista della sua compatibilità con le normative igienico-sanitarie previste dall'Unione europea;
non pare serio ed anzi è stravolgente rispetto ai criteri delle libera (ma seria) concorrenza che vi siano imprese che rischiano di essere poco competitive perché ad altre è consentito, con incomprensibile tolleranza, di violare normative nazionali e comunitarie -:
se non ritengano, nella più rigorosa osservanza delle normative comunitarie, di definire criteri che penalizzino i produttori che violano la normativa (anche nazionale) in materia di utilizzo del latte in deroga e che promuovano l'introduzione di tecnologie avanzate che, nel rispetto del carattere tradizionale del prodotto, assicurino la piena ed assoluta rispondenza alle normative igienico-sanitarie vigenti.
(3-06377)
(6 ottobre 2000).
E) Interrogazione:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
nel corso del convegno tenutosi a Milano organizzato dalla società italiana di infettivologia pediatrica, è partito un grido di allarme per le autorità sanitarie e scolastiche italiane in relazione al fatto che le meningiti da streptococco pneumoniae sono purtroppo in aumento nel nostro Paese;
i pediatri sono stati sollecitati ad aumentare il tasso di attenzione, considerando che lo pneumococco è, appunto, causa di una forma di meningite letale nel 20 per cento dei casi -:
a quali cause si possa ascrivere l'aumento dei casi di meningite da pneumococco pneumoniae e quali precauzioni e prevenzioni si intendano assumere per invertire tale preoccupante tendenza all'aumento. (3-06594)
(17 novembre 2000).
F) Interrogazioni:
TASSONE, TERESIO DELFINO, VOLONTÈ, GRILLO e CUTRUFO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
le sue valutazioni sul gravissimo episodio di sangue, che ha visto l'uccisione di una donna e di un bambino nella loro casa di Novi Ligure (Alessandria);
di fronte ad un massacro compiuto con una ferocia senza limiti quali misure concrete abbia adottato e intenda adottare per garantire la sicurezza dei cittadini - ormai senza difesa - quotidianamente violata perfino nelle loro abitazioni, e per restituire fiducia nelle istituzioni;
le sue valutazioni su un fatto così drammatico che tocca fortemente la sensibilità della opinione pubblica perché offre tragiche indicazioni sui risultati nella lotta ai diversi livelli della criminalità.
(3-06939)
(22 febbraio 2001).
MASSA, DAMERI, GUERRA e CHERCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Novi Ligure nei giorni scorsi si è verificato un gravissimo fatto di sangue che ha visto l'uccisione di una madre e del suo bambino;
questo episodio ha innestato una virulenta campagna politica e di stampa contro gli immigrati, con preannuncio di manifestazioni di piazza e fiaccolate contro la presenza di bande armate di slavi «geneticamente» predisposti al crimine e contro il Governo e le forze dell'ordine che non saprebbero fronteggiare la criminalità, neanche quando colpisce i cittadini nelle loro abitazioni;
questa campagna politica e di stampa si sviluppava mentre le indagini erano state appena avviate e magistrati e forze di polizia erano impegnati nell'accertamento dei fatti e nella ricerca della verità;
la professionalità e l'abnegazione dei magistrati e delle forze di polizia sembra abbiano consentito di giungere a conclusioni totalmente diverse da quelle poste a base di questa campagna -:
quali siano le sue valutazioni sull'episodio di Novi Ligure;
quale ricostruzione dei fatti sia in grado di fornire, nel rispetto delle esigenze istruttorie e delle prerogative di magistrati e investigatori.
(3-06943)
(26 febbraio 2001).
G) Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
ad oltre nove mesi dall'entrata in vigore della legge 12 marzo 1999, n. 68 recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, l'applicazione concreta dei benefici di legge «rimane... al palo»;
i beneficiari (persone affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali; portatori di handicap con riduzione di capacità lavorativa non superiore al 45 per cento, eccetera, ivi inclusi i familiari delle vittime del terrorismo ed i profughi italiani rimpatriati) continuano ad essere gli indesiderabili ad opera dei datori di lavoro pubblici o privati, stante il palleggio di responsabilità tra amministrazioni e/o imprese da una parte e direzioni provinciali del lavoro dall'altra (i datori di lavoro si nascondono dietro il pretesto di non avere ricevuto alcuna comunicazione);
persino i datori di lavoro pubblici ritengono di avere assolto ogni loro obbligo con l'invio dei prospetti avvenuto entro il 31 marzo 2000, come da obbligo di legge ed in conformità al decreto ministeriale 22 novembre 1999, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 1999;
a complicare tutto c'è sicuramente la prassi delle direzioni provinciali del lavoro di invio dei prospetti con la determinazione delle scoperture operata con il servizio postale, ma senza la modalità della raccomandata;
a riprova di ciò ed a titolo esemplificativo cito il caso della lettera spedita dalla direzione provinciale del lavoro di Catania in data 9 agosto 2000 protocollo 645/0 all'azienda ospedaliera «Gravina» di Caltagirone, che - per voce dei responsabili di quest'ultima azienda - non sarebbe mai pervenuta e che comunicava la scopertura di ben 40 posti da coprire con l'assunzione di disabili;
la comunicazione in tal caso andata smarrita è sintomatica perché non è pensabile che l'invio dei prospetti dalle direzioni provinciali del lavoro a datori di lavoro pubblici e privati abbia luogo per posta ordinaria;
ciò ha suscitato la denuncia del sindacato Cisal diretta all'ispettorato provinciale del lavoro di Catania, che ha al riguardo assicurato che provvederà a verificare l'applicazione della normativa di cui trattasi, con particolare riguardo alle aziende operanti a Caltagirone e nei comuni del relativo hinterland, come da nota ispettoriale n. 11495 dell'11 ottobre 2000 -:
se i fatti suesposti siano a conoscenza del Ministro interpellato;
se intenda impartire alle direzioni provinciali del lavoro direttive volte a far reiterare l'invio delle comunicazioni ai datori di lavoro pubblici e privati esclusivamente mediante plico raccomandato con avviso di ricevimento.
(2-02687)
«Garra».
(31 ottobre 2000).
H) Interrogazione:
ASCIERTO. - Ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, delle finanze e del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel mese di ottobre 1999 l'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica inviava, con lettera raccomandata, ai propri locatari, un'ipotesi di vendita delle proprie strutture immobiliari in relazione alla circolare del 26 agosto 1999, n. 6/4SP/31573 del ministero del lavoro e della previdenza sociale, con riserva di comunicare ulteriori disposizioni in merito alla valutazione degli immobili da parte degli organi competenti;
a seguito di quella comunicazione, in questi giorni, i suddetti titolari dei contratti di locazione ricevevano una lettera raccomandata nella quale si delineavano le stime effettuate per la valutazione degli immobili;
il calcolo eseguito dai tecnici incaricati dal ministero delle finanze - dipartimento per il territorio - risulta eccessivo, sia per il reale valore dell'immobile e sia per la disponibilità economica degli inquilini, dipendenti di enti pubblici o ex;
l'Inpdap allora Cpdel, gestita dal ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, aveva acquisito suddetti immobili con i fondi dei contribuenti pubblici e mantenute queste strutture con le locazioni versate dagli stessi;
ora, per le varie vicissitudini di questi enti pubblici, si è addivenuto alla cessione, e sebbene ciò è regolato dalla legge n. 560 del 1993, lo Stato non può speculare ulteriormente sui suoi contribuenti per sanare il debito pubblico;
gli immobili posti in vendita recano la prevista riduzione del 30 per cento, dovuta alla vetustà ed al pagamento in contanti, ma non si tiene conto dei lavori di straordinaria manutenzione che non sono stati mai eseguiti, né dell'adeguamento alle norme comunitarie;
tali ammodernamenti che competono al proprietario dello stabile graverebbero completamente sugli attuali inquilini -:
se i Ministri interrogati vogliano rivedere l'intero sistema di valutazione per la vendita degli immobili di proprietà degli enti, con eventuale ipotesi di ulteriore riduzione per i lavori da eseguire nel rispetto delle attuali norme vigenti.
(3-05243)
(7 marzo 2000).
VIII Commissione (Ambiente):
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
A tale progetto sono abbinate le proposte di legge LORENZETTI ed altri n. 5939 e FOTI ed altri n. 5943.
S. 3833. - «Disposizioni in campo ambientale» (approvato dal Senato) (7280)