A) Interpellanza:
B) Interrogazioni:
C) Interrogazione:
D) Interrogazione:
E) Interrogazione:
F) Interrogazione:
G) Interrogazione:
H) Interrogazione:
I) Interrogazione:
nel documento di indirizzo approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisi nella seduta del 13 febbraio 1997 sono indicati gli «ambiti» al cui rispetto la Commissione stessa «richiama» la Rai, i suoi organi dirigenti ed i suoi dipendenti, al fine di garantire il rispetto del principio del pluralismo;
i suddetti «ambiti» riguardano, in particolare: a) il pluralismo politico; b) il pluralismo sociale; c) il pluralismo culturale; d) il pluralismo etnico e religioso; e) il pluralismo delle realtà locali; f) il pluralismo di genere e di età; g) il pluralismo associativo; h) il pluralismo produttivo;
nell'ambito della richiamata deliberazione, è contenuto il seguente riferimento «4. Condizione perché la RAI appaia credibile in ordine ai princìpi indicati in questo documento di indirizzo è che le assunzioni e le nomine nell'azienda pubblica avvengano in base a criteri trasparenti, legati alla professionalità e al di fuori di ogni pratica o lottizzazione o di predominio di maggioranza ovvero di rivendicazionismo di minoranza. Perché ciò diventi possibile serve un chiaro orientamento del Consiglio di amministrazione, ma anche un diverso atteggiamento di quei non pochi lavoratori che affidano i propri destini professionali a questo o a quel partito, a questo o a quell'esponente politico, di maggioranza o di opposizione. Per le assunzioni, si auspica il ricorso a procedure concorsuali e comunque a criteri oggettivi di selezione, anche per quanto riguarda la soluzione del problema del precariato. Doveroso è l'utilizzo di tutte le professionalità interne all'azienda, senza alcuna discriminazione, al fine di garantire il pluralismo delle professionalità»;
ad avviso dell'interrogante, non è coerente con gli indirizzi deliberati dalla Commissione parlamentare, l'intendimento reso noto dall'Azienda di procedere a nuove assunzioni mediante famigerata ed assolutamente vaga ed indefinita «selezione» e non già attingendo dal vasto bacino del precariato Rai, che da anni vede impegnati nelle varie testate giornalistiche numerosi professionisti che hanno dimostrato attitudine al servizio radiotelevisivo, spesso contribuendo a determinare o ad accrescere il successo delle iniziative editoriali;
se il Ministro interpellato non ritenga urgente e necessario procedere, attraverso uno specifico provvedimento, a sanare una situazione gravemente lesiva dei diritti acquisiti dai precari, tanto più in considerazione della delicatezza di un settore che è centrale per le garanzie di autonomia e qualità del servizio pubblico radiotelevisivo.
(2-02217) «Simeone, Niccolini».
(8 febbraio 2000)
se sia a conoscenza della intenzione manifestata dalla Telecom di abolire e quindi cancellare i 140.000 posti telefonici fissi che sono cabine telefoniche e telefoni pubblici;
quale sia il parere del Governo su questo maldestro tentativo della Telecom di cancellare le cabine telefoniche dal territorio italiano che colpisce quanti non usufruiscono del telefonino portatile e quanti intendono seguitare a servirsi della telefonia fissa per comunicazioni urgenti nei grandi e nei piccoli centri, così come sulle grandi arterie stradali e nei locali pubblici.
(3-04897)
(17 gennaio 2001)
il Presidente dell'Associazione piccoli comuni, sindaco di Marsaglia (Cuneo), signora Franca Biglio, ha fermamente protestato contro la decisione della Telecom di smantellare i telefoni pubblici, cabine o cupoline, laddove il loro utilizzo sia inferiore agli standards determinati dall'azienda stessa;
la signora Biglio ha ricordato che i piccoli comuni, dopo le dure battaglie in difesa delle scuole e degli uffici postali, ora debbono incredibilmente lottare per la difesa del servizio di telefono pubblico;
appare sempre più difficoltosa la sopravvivenza dei piccoli comuni, vittime designate e predestinate di ogni tipo di taglio di servizi pubblici -:
se non ritenga sacrosantamente fondata la protesta del Presidente dell'Associazione piccoli comuni, Franca Biglio, e se, conseguentemente, non ritenga di dover intervenire presso la società Telecom al fine di indurla a recedere dalla decisione di smantellare i telefoni pubblici, in tal modo decretando l'insorgere di ulteriori difficoltà per la sopravvivenza stessa dei piccoli comuni.
(3-05777)
(7 giugno 2000)
il quotidiano Ultime Notizie di mercoledì 26 maggio 1999 riporta la notizia di un ritrovamento a Brindisi (Campo di Mare) di un ordigno di forma cilindrica sulla battigia;
l'ordigno, un tubo lungo 50 centimetri, era una temibilissima bomba al fosforo bianco della marina militare Usa che, spinta dalle maree, rotolava su e giù per la battigia;
le piccole dimensioni e il materiale in alluminio di cui è composto rendono l'ordigno relativamente leggero e soggetto a facili quanto pericolosi sballottamenti ad opera delle correnti marine. Il luogo del ritrovo è una costa che, tra poche settimane, sarà affollata da un gran numero di villeggianti -:
quali iniziative siano state adottate e si intenda porre in essere a tutela delle persone.
(3-03867)
(27 maggio 1999)
la regione Piemonte, con legge regionale 7 giugno 1993, n. 23, ha istituito la riserva naturale orientata della Vauda, in provincia di Torino;
l'area protetta, ampia 2600 ettari, è compresa nel territorio di sette comuni: Front, Lombardore, Nole Canavese, Rivarossa, San Carlo Canavese, San Francesco al Campo e Vauda Canavese;
motivo principale dell'istituzione della riserva naturale è la presenza di vasti altopiani collinari in parte ricoperti da boschi ed in parte da brughiera, in cui la calluna vulgaris e la molinia arundinacea crescono associate ad altri vegetali caratteristici dei suoli poveri e molto acidi, e vere rarità botaniche, quali carex hartmanii, scutellaria minor e struthiopteris germanica;
l'ambiente naturale permette la vita ad un rilevante numero di uccelli, di cui si contano almeno 138 specie. Sulla Vauda si trova l'area di nidificazione più settentrionale del Gruccione; a duecento metri dai suoi confini vi è l'unica segnalazione piemontese di voltolino;
la riserva è amministrata dall'Ente di gestione parchi e riserve del Canavese, insediatosi il 30 novembre 1996. È un «Ente strumentale della regione Piemonte» e gestisce anche il Sacro Monte di Belmonte ed i Monti Pelati - Torre Cives;
completamente all'interno della riserva naturale si trova un'area del demanio del ministero della difesa denominata «Pea - Poligono esperienze armamento di Ciriè», ampia circa 1200 ettari;
le attività del Pea risultano formalmente cessate al 31 dicembre 1998;
la zona demaniale non è recintata, se non nelle dirette pertinenze delle caserme e di una piccola area dedicata a sporadiche attività tecniche; è attraversata da sei strade provinciali, alcune ad intenso traffico; circa venti anni fa vennero sistemati lungo le strade che l'attraversano dei cartelli che segnalano solamente la presenza di oggetti inesplosi che sono tuttora presenti, in pessime condizioni, solo in alcune parti lungo il perimetro; nell'area, l'Ente parchi del Canavese ha calcolato annualmente almeno 25 mila cercatori di funghi e circa 2 mila quattrocento studenti delle scuole elementari e medie in visita didattica;
gli uffici del demanio del genio della difesa dichiarano di aver concesso alcune parti del territorio in «couso» a contadini della zona, permettendo loro esclusivamente lo sfalcio delle erbe selvatiche ed il pascolo, ma tali contratti non sono stati dati in visione all'Ente parchi;
l'esistenza di una zona demaniale ha impedito la speculazione edilizia e limitato al minimo l'antropizzazione;
il decreto legislativo 28 novembre 1997, n. 464, Riforma strutturale delle forze armate, all'articolo 5 prevede che l'amministrazione della difesa fornisca, compatibilmente con le capacità tecniche del personale e dei mezzi in dotazione, il proprio contributo nei campi della pubblica utilità e della tutela ambientale su numerose attività; in particolare, il comma 4 stabilisce che «L'Amministrazione della difesa, nell'ambito delle aree in uso esclusivo delle Forze armate, può stipulare convenzioni con amministrazioni od enti, allo scopo di regolamentare attività finalizzate alla tutela ambientale, fatta salva la destinazione d'uso delle aree medesime necessarie per il perseguimento dei fini istituzionali della difesa. Allo stesso scopo promuove lo sviluppo di metodologie alternative alle attività addestrative reali quale la simulazione operativa. Le modalità applicative dell'intervento a tutela e l'individuazione dei beni da salvaguardare sono demandate alla valutazione congiunta dei soggetti stipulanti la convenzione, sulla base delle direttive emanate dal segretario generale della difesa». Inoltre, il comma 5 del medesimo articolo prevede le seguenti disposizioni: «Qualora le aree addestrative non demaniali e i poligoni semipermanenti od occasionali insistono nell'area di parchi nazionali e regionali o nelle aree sottoposte a tutela ambientale, l'utilizzazione e il mantenimento conservativo dei siti si attuano a mezzo di »protocolli d'intesa« tra l'Amministrazione della difesa, il ministero dell'ambiente, il Corpo forestale dello Stato e l'Ente gestore del parco.»;
l'Ente parchi del Canavese ha iniziato l'iter per ottenere apposita convenzione ai sensi del decreto legislativo suddetto;
gli interroganti sono a conoscenza del fatto che:
in molte parti, sull'area demaniale sono in atto coltivazioni, della cui liceità nessuno avrebbe potuto produrre un'adeguata documentazione;
l'Università degli studi di Torino, dipartimento Scienze della terra, ha informato l'Ente gestore in data 12 gennaio che era in atto lo scarico sul terreno protetto di centinaia di tonnellate di ghiaia;
da controlli effettuati, l'Ente parchi del Canavese ha appurato che lo scarico era stato ordinato da uffici operativi dell'esercito, allo scopo di costruire una pista per carri armati;
l'Ente parchi del Canavese ha immediatamente inviato una richiesta di sospensione al Ministro, nella quale si segnala anche la volontà di risanare il territorio, deturpato da tali lavori e la richiesta di acquisizione dell'area demaniale, o almeno del diritto di operare per la tutela naturalistica, il miglioramento della fruizione e l'intensificazione della ricerca scientifica;
il 22 gennaio agenti di vigilanza convenzionati con l'Ente parchi hanno segnalato che veniva effettuato l'esbosco di alcune aree all'interno della proprietà demaniale, e che il presidente dell'Ente ha inviato l'incartamento alla magistratura, ritenendo possano sussistere responsabilità penali nel taglio, non autorizzato dal Corpo forestale dello Stato;
la sentenza della Corte di cassazione, sezione III penale, 28 dicembre 1995, n. 12570 (udienza del 24 novembre 1995), inserisce anche le attività del ministero della difesa tra quelle che necessitano dell'autorizzazione ai sensi della legge n. 431 del 1985;
il giorno 27 gennaio 2000 è prevista una riunione del Comitato misto paritetico tra amministrazione della difesa ed Eell nella quale si dovrà definire ed approvare una convenzione con l'Ente gestore per l'utilizzo dell'area ex Pea nella riserva naturale della Vauda -:
quali siano gli intendimenti del ministero della difesa in ordine alla stipula della convenzione con l'Ente parchi e riserve del Canavese;
quali siano le iniziative messe in atto per far cessare le coltivazioni abusive nel territorio di competenza del demanio militare;
se in considerazione dell'alto valore naturalistico dell'area non intenda annullare la decisione di costruire la pista per carri armati;
quali iniziative abbia assunto per la bonifica degli oggetti inesplosi ancora presenti nell'area dell'ex poligono.
(3-04987)
(26 gennaio 2000)
sta per attuarsi la totale chiusura della base logistica dell'aeronautica militare I Roc di Abano Terme (Padova), a seguito del suo trasferimento a Poggio Renatico (Ferrara);
la struttura suddetta è in ottimo stato di conservazione e dotata di servizi moderni ed efficienti, offre la disponibilità di 340 posti letto, 6 appartamenti, 3 mense, sale convegno, aule studio, cappella, sala cinematografica ed impianti sportivi;
la dismissione della base ha avuto per la città, che ospitava circa quattrocento famiglie di militari, un'evidente ripercussione sull'indotto economico commerciale -:
quale possa essere il futuro utilizzo della struttura, in particolare considerato che l'amministrazione della difesa si accinge ad inserire le donne nel servizio militare volontario e che gli spazi in questione di moderna concezione potrebbero essere adibiti a centro di formazione militare femminile, permettendo un notevole risparmio di denaro nella costruzione di nuove strutture ed evitando che la mancata destinazione d'uso e l'abbandono producano quel degrado che rende poi necessario il ricorso ad ingenti investimenti per riportare il bene in condizioni di agibilità.
(3-05509)
(6 aprile 2000)
l'area dei «Cappuccini» a Gaeta fu acquisita dalla marina militare negli anni quaranta e destinata a deposito di carburanti;
detta area risulta, nel piano regolatore, area a destinazione agricola e la sua superficie è di circa 100.000 mq;
la recinzione è costituita da muratura di pietrame alta oltre due metri, mentre al suo interno si può osservare l'aspetto prevalentemente agricolo dell'area con alberature sparse di ulivi, carrubi, fichi e la presenza di alcuni manufatti, i maggiori dei quali sono il corpo di guardia, edificio ottocentesco a due piani con terrazzo e torrino, e un fabbricato di recente edificazione che comprende tre unità abitative;
in questi anni è venuto meno l'interesse militare e quindi strategico di tutta l'area al punto che è stata inserita nel programma di dismissioni di beni immobili della difesa con decreto del Presidente del Consiglio nel 1997;
l'area dei «Cappuccini» compare nell'elenco dismissioni con codice LAZ 06, con conseguente affidamento per la vendita, con procedure privatistiche, alla società Consap Spa con sede in Roma;
il comune di Gaeta ha valutato la dismissione di questa zona come una grande occasione per reperire nuovi standard urbanistici di verde pubblico e parcheggi, vista la centralità dell'area e la vicinanza all'ospedale cittadino, e la possibilità di convertire a servizi di quartiere gli immobili esistenti in considerazione che l'attuale regime urbanistico della zona non consente uno sfruttamento edilizio dei suoli;
vista l'urgenza di reperire nuovi standard urbanistici e l'imminente messa all'asta dell'area, il comune ha attivato le procedure previste dalla legge 3 gennaio 1978, con la redazione del progetto preliminare di trasformazione della ex struttura militare a verde pubblico e servizi e la sua approvazione in consiglio comunale, con la deliberazione n. 118 del 24 novembre 1999;
tale deliberazione comporta anche adozione di variante urbanistica (da zona agricola a verde pubblico attrezzato) e costituisce dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza con le procedure della legge n. 167/1962, quindi con l'avvio del procedimento espropriativo;
detta deliberazione è stata notificata al ministero della difesa a mezzo Corte d'appello di Roma;
la regione Lazio, titolare per l'approvazione della variante urbanistica, ha richiesto, affinché sia completo il procedimento, la redazione delle necessarie perizie tecniche;
l'amministrazione comunale ha quindi proceduto alla nomina dei professionisti da affiancare al personale della ripartizione tecnica e ha richiesto, alla amministrazione della difesa le necessarie autorizzazioni all'eccesso alla zona dei Cappuccini per effettuare i sopralluoghi;
la richiesta è stata inoltrata, dapprima informalmente alla base navale di Gaeta, che ha la custodia dell'area, poi alla società Consap spa, che si era dichiarata essere a disposizione per consentire la visita di potenziali acquirenti dell'area, e non ottenendo risposta è stata inoltrata richiesta telefonica, previo fax, alla direzione generale dei lavori e del demanio, divisione V, dalla quale non è stata data risposta;
in conseguenza di ciò, per permettere la prosecuzione del necessario iter amministrativo per l'acquisizione dell'area, il sindaco emetteva un'ordinanza (n. 61 del 22 marzo 2000) in cui si decretava di consentire l'ingresso ai tecnici comunali per il giorno 8 aprile 2000 e anche tale ordinanza veniva notificata a mezzo messi comunali al Ministro della difesa, alla direzione generale dei lavori e del demanio del ministero della difesa, alla Consap Spa e per conoscenza anche al prefetto di Latina, al presidente della giunta regionale del Lazio;
in data 7 aprile 2000 giungeva al protocollo generale del comune di Gaeta un fax proveniente dalla marina militare, sezione distaccata del genio di Napoli, in cui, su richiesta del ministero della difesa, si diffidava formalmente l'amministrazione comunale di Gaeta nel dare seguito a quanto riportato nell'ordinanza, perché l'area fa tuttora parte della amministrazione della difesa che si è formalmente opposta alla variante del piano regolatore generale proposta dell'amministrazione comunale;
il giorno 8 aprile 2000 i tecnici comunali si sono recati presso l'accesso dell'area militare ma, in assenza di personale dell'amministrazione della difesa, non hanno provveduto ad un eventuale ingresso forzato -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero così come riportati;
quali iniziative intenda intraprendere per permettere all'amministrazione comunale di Gaeta di poter accedere all'area, al fine di permettere la completa acquisizione della stessa per una migliore qualità della vita dei residenti nella città.
(3-05553)
(19 aprile 2000)
in questi giorni la capitale d'Italia è sorvolata continuamente da velivoli militari, che stanno effettuando le prove per la celebrazione del 2 giugno;
molti di questi aerei sono i famigerati F-104, tristemente noti come «bare volanti» per l'elevatissimo ed inaccettabile tasso di incidenti mortali di cui sono stati protagonisti in oltre trent'anni di vita operativa -:
se non si ritenga che il passaggio nei cieli di Roma di stormi di F-104 costituisca un serio pericolo per la popolazione civile, data la scarsissima affidabilità e l'estrema vetustà degli apparecchi in questione;
se non si ritenga vergognoso continuare a far volare i nostri migliori piloti su macchine completamente inutilizzabili dal punto di vista bellico e che mettono costantemente a rischio l'incolumità e la vita stessa, non solo del personale dell'aeronautica, ma anche dei civili interessati dai sorvoli, aerei che sono stati già radiati persino dalle aviazioni militari di paesi terzomondisti;
se non si ritenga prioritario ed indifferibile dotare la nostra gloriosa forza aerea di velivoli nuovi e competitivi, sia dal punto di vista bellico, che sotto il profilo dell'affidabilità e della sicurezza;
se non si ritenga opportuno annullare le commesse per l'acquisto del nuovo Eurofighter 2000 - EFA - meglio conosciuto come caccia europeo, che pur non essendo ancora entrato in linea di volo, già si presenta come una macchina non più all'avanguardia rispetto alle grandi evoluzioni avutesi nel settore, non solo da parte statunitense, ma pressappoco ad opera di tutti gli Stati che vantano un'industria aeronautica degna di chiamarsi tale;
se non si ritenga doveroso dirottare le migliaia di miliardi stanziati per il progetto EFA sull'acquisto di velivoli più avanzati e quindi maggiormente confacenti alle necessità dell'aeronautica militare di un Paese ad elevata industrializzazione, quale l'Italia.
(3-05730)
(31 maggio 2000)
è antico deteriore vizio di alcuni utilizzare un certo «pseudo-revisionismo», al fine di deprimere il sentimento nazionale, dileggiare le virtù militari, irridere le figure eroiche;
in tale contesto il signor Lucio Fabi, autodefinentesi storico, già responsabile dello svuotamento del museo del Monte San Michele (dietro lauto compenso e su commissione di un'amministrazione comunale a lui amica ed affine nel pensiero) ha, da ultimo, preso di mira la medaglia d'oro al valor militare della grande guerra, Enrico Toti, il bersagliere che lanciò la stampella contro il nemico, diventando così uno dei miti più puri dell'unità nazionale italiana;
il Fabi ha pubblicato in proposito un libello di pessimo gusto intitolato «La vera storia di Enrico Toti» e, da ultimo, una cosiddetta inchiesta (vedi «Diario della settimana», n. 9, mercoledì 3 marzo 1999) piena di insulti gratuiti, pettegolezzi da cortile, oltre a giudizi di profonda bassezza morale che sarebbe utile far conoscere, anche per azioni di tutela in sede legale, alle associazioni dei disabili. Se ne citano alcuni ad esempio: «era un eccentrico handicappato, venne sfruttato dal regio esercito e dal fascismo»; «l'esercito comandato da Raffaele Cadorna era così malandato da dover arruolare i monchi?» e via seguitando. La tesi finale è, nel migliore dei casi, quella di una pallottola vagante che avrebbe colpito il bersagliere «monco» Toti in preda ai fumi dell'alcool nelle retrovie;
affermazioni come quelle sopra riportate contraddicono in maniera stridente e di conseguenza mettono in dubbio l'unica documentazione ufficiale che si riferisce ad Enrico Toti, e cioè la motivazione con la quale gli fu assegnata il 4 dicembre 1916 la medaglia d'oro alla memoria: «Volontario, quantunque privo della gamba sinistra, dopo aver reso importanti servizi nei fatti d'armi dell'aprile a quota 70, il 6 agosto, nel combattimento che condusse l'occupazione della quota 85 ad est Monfalcone, lanciavasi arditamente sulla trincea nemica continuando a combattere con ardore, quantunque già due volte ferito. Colpito a morte da un terzo proiettile, con esaltazione eroica lanciava al nemico la gruccia e spirava baciando il piumetto con stoicismo degno di quell'anima altamente italiana. Quota 85 in Monfalcone, 6 agosto 1916» -:
quali iniziative intendano promuovere a salvaguardia della memoria e del rispetto di una delle più belle figure della storia militare italiana.
(3-03725)
(14 aprile 1999)
nei mesi di giugno e luglio 2000, è giunto a tutti gli organi di rappresentanza di base una busta della Camera dei deputati contenente una missiva ed un opuscolo elaborato dal gruppo Democratici di sinistra l'Ulivo Commissione difesa;
la busta, indirizzata a tutti i Cobar delle forze armate può rappresentare una turbativa stante l'apoliticità della rappresentanza militare;
la missiva non è stata indirizzata al singolo militare ma ad un organismo che è inserito nella gerarchia militare e, seppure a titolo informativo, regolato dalla legge di principio sulla disciplina militare;
la sentenza n. 449 del 1999 sancisce la legittimità dell'articolo 8 della Costituzione, pertanto ai militari non è riconosciuto il diritto alla costituzione di sindacati;
il momento storico che sta attraversando sia la rappresentanza militare sia l'intero comparto della difesa risulta essere tra quello più difficile che il personale abbia vissuto negli ultimi anni ed i messaggi inviati dalla classe politica dovrebbero essere responsabili e chiarificatori, più che confusionali ed istigatori -:
se intendano verificare se le comunicazioni inviate ai Cobar delle forze armate rappresentino una violazione dei regolamenti militari;
chi abbia autorizzato la trasmissione del plico a tutti gli organi di rappresentanza di base;
se siano stati violati i diritti di pari opportunità per tutti i partiti politici di portare a conoscenza degli organi di rappresentanza di base le numerose iniziative di cui si fanno promotori;
se nella pubblicità di un disegno di legge per una forma sindacale non prevista per i militari, si possa ravvisare il reato d'istigazione ad attività illegali;
se intenda promuovere una commissione d'inchiesta al fine di verificare se altre iniziative del genere siano state intraprese da altre forze politiche;
se gli organi militari preposti al controllo abbiano segnalato su canali per loro previsti il fatto;
se si siano verificati degli episodi che potrebbero denotare una «insofferenza» del personale militare avverso agli attuali strumenti a loro disposizione per rappresentare le problematiche di loro competenza.
(3-06116)
(25 luglio 2000)