Onorevoli Colleghi! - L'ACNA è insediata nel comune di Cengio (Savona) su di un sito, utilizzato a scopi industriali fin dal 1882 (dinamitificio), posto al confine tra le regioni Liguria e Piemonte, sulla riva destra del fiume Bormida, distante circa 20 chilometri dalle sorgenti e 130 chilometri dalla foce dello stesso.
I primi problemi di inquinamento conseguenti alla presenza industriale nel sito ACNA si evidenziano già nel 1909 quando vengono chiusi i pozzi di acqua potabile di Saliceto, Camerana e Monesiglio su sentenza del pretore di Mondovì.
Negli anni '30 è completata la trasformazione dell'azienda per la produzione di coloranti ed intermedi che è continuata fino ai giorni nostri generando un inquinamento di acqua, aria e suolo che si spinge per circa 130 chilometri lungo la Val Bormida giungendo ad interessare addirittura il Po tramite il Tanaro.
La responsabilità dell'ACNA in rapporto al disastro ambientale della Val Bormida è inequivocabile come risulta dalle sentenze e dagli studi prodotti sia da singoli esperti sia da numerose ed autorevoli commissioni, oltre che dalle reiterate ammissioni sul «pregresso» effettuate dall'azienda stessa. Con il termine «pregresso» si è sempre liquidato da parte dell'ACNA il problema ambientale che continua ad esistere grazie alla sua presenza in Val Bormida. L'ACNA ha sempre ammesso, ogni volta che è stata colta in fallo, di aver inquinato nel passato, ed ha assicurato che per il futuro sarebbe stato tutto a posto.
Lo stato di degrado agricolo, turistico, industriale e demografico raggiunto dalla Val Bormida a causa della presenza inquinante dell'ACNA è tale che nel 1987 la stessa viene dichiarata «area ad alto rischio di crisi ambientale». Alla dichiarazione non è seguito però fino ad oggi un provvedimento per l'eliminazione della causa dell'alto rischio, bensì sono state soltanto realizzate delle opere né sufficienti né efficaci per raggiungere la sicurezza della cessazione dell'inquinamento ed è stata tentata la soluzione, che al momento ancora viene proposta, di realizzare un inceneritore di rifiuti industriali (RESOL).
Inoltre risulta che:
sono state spese svariate decine di miliardi di lire per costruire barriere di tenuta attorno ai depositi di sostanze tossico-nocive, barriere di scarsa utilità;
sono stati spesi con imputazione ad un piano di risanamento della Val Bormida, mai decollato, oltre 50 miliardi di lire;
sono stati pagati all'Ansaldo Spa per redigere la prima bozza del piano di risanamento della Val Bormida, praticamente fotocopiandolo da quello del Lambro-Seveso, 2,3 miliardi di lire;
sono stati o saranno spesi per il monitoraggio lungo la Val Bormida e per la ricerca delle diossine, senza riuscire a stabilire la mappatura dei rifiuti nel sottosuolo e sul suolo del sito ACNA ed il livello di rischio per la salute della popolazione, oltre 5 miliardi di lire;
nonostante la volontà contraria del Parlamento palesemente espressa, per tentare di terminare la costruzione dell'inceneritore per rifiuti tossici e nocivi di origine industriale si sono spesi circa 50 miliardi di lire.
Recentemente il Ministro dell'ambiente Ronchi aveva dato un impulso all'annosa vicenda ACNA, in esito al quale la popolazione della Val Bormida, gli enti locali e la regione osavano sperare in una positiva conclusione.
Con provvedimento 3 giugno 1997, n. 2778, il Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali, ha espresso giudizio negativo circa la compatibilità ambientale dell'impianto RESOL.
La Commissione tecnico-scientifica istituita con decreto del Ministro dell'ambiente del 28 marzo 1997, in esecuzione della risoluzione parlamentare del 5 dicembre 1996, ha consegnato al Ministro Ronchi in data 10 giugno 1997 ed in data 15 novembre 1997 le proprie conclusioni in merito ai punti rispettivamente a), b) e c) ed ai punti d) ed e) del decreto ministeriale citato.
Le due relazioni e la documentazione raccolta testimoniano, tra l'altro, l'esistenza di soluzioni alternative all'impianto RESOL.
Da ultimo il Ministro dell'ambiente ha predisposto e sottoposto all'esame del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, del Ministero della sanità, della regione Liguria, della regione Piemonte, dell'ENICHEM Spa, dell'ACNA in liquidazione e della Organic Chemical s.r.l. una «bozza di protocollo di intesa» tra le parti citate finalizzato ad avviare forse definitivamente a soluzione l'annosa vicenda ACNA.
Su tale bozza di protocollo di intesa il consiglio regionale del Piemonte, con specifico ordine del giorno n. 715 votato all'unanimità in data 4 marzo 1998, si è espresso favorevolmente con l'introduzione di alcune modifiche che peraltro non hanno incontrato alcuna obiezione da parte delle altre Amministrazioni centrali dello Stato.
Tutto ciò premesso, nell'ultima riunione del 16 aprile 1998 convocata dal Ministro Ronchi si è notato un preoccupante disimpegno, innanzitutto da parte di ENICHEM, ma anche da parte di altri soggetti coinvolti, che parrebbe rilanciare lo stesso RESOL e, mediante la vendita dell'attuale stabilimento produttivo, la stessa produzione chimica nella Val Bormida.
A fronte di quanto esposto pare indispensabile l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta al fine di verificare se vi siano serie motivazioni e convenienze nel continuare a tenere aperta l'azienda in questione, se sia tecnicamente ottimale la soluzione proposta di costruire un impianto RESOL al fine di smaltire i rifiuti semi-liquidi presenti o accumulati negli anni nel sito ACNA, se infine siano riscontrabili eventuali colpe sulla gestione passata da parte dell'azienda e delle istituzioni in merito ad eventuali responsabilità dell'inquinamento della Val Bormida.
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