Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una complessa vicenda processuale che trae origine da alcune frasi proferite dall'onorevole Sgarbi nell'ambito di una manifestazione svoltasi in data 27 marzo 1996 presso il Palalido di Milano. Tale manifestazione aveva per oggetto la presentazione del programma politico e dei candidati di Forza Italia e del Polo delle libertà in vista delle imminenti elezioni politiche. Queste le frasi del deputato Sgarbi, quali risultano dalle videocassette trasmesse dalla RAI al Tribunale di Torino e trascritte nella sentenza di tale Tribunale del 9 gennaio-3 febbraio 1998 (in Guida al diritto, 1998, n. 11, 70 ss.): «Berlusconi sarebbe il cavallo di Troia dei milanesi non milanesi che sono i veri milanesi, perché se c'è una patria multirazziale, una città aperta come nessun'altra è Milano, dove chiunque arriva è milanese (...). Soltanto la mente perversa di alcuni magistrati può pensare di attribuire a Berlusconi l'associazione mafiosa 416-bis. Loro sì mafiosi, che sequestrano la Sicilia, arrivano dal Piemonte per inquisire i siciliani, corrompere la loro dignità!». Le medesime parole furono successivamente riprese da due lanci di agenzie di stampa (ANSA e AGI) dello stesso giorno e da quattro articoli apparsi, rispettivamente, sui quotidiani La Stampa, La Repubblica, Il Messaggero e Il Corriere della Sera del giorno successivo (1).
(1) In particolare, i citati quattro quotidiani così riportavano le frasi proferite da Sgarbi: «LA STAMPA: (I magistrati) "Vorrebbero inquisire Berlusconi accusandolo di essere un uomo della mafia". "Solo le menti perverse di questi giudici, loro sì, mafiosi, che arrivano dal Piemonte, che sequestrano la Sicilia, che inquisiscono la Sicilia..."; LA REPUBBLICA: "Solo la mente perversa di alcuni giudici può inquisire Berlusconi per associazione mafiosa. Loro sì che sono mafiosi: sequestrano la Sicilia, arrivano dal Piemonte a inquisire i siciliani e corrompere la dignità dei siciliani; IL MESSAGGERO: "Soltanto le menti perverse di certi giudici possono contestare a Berlusconi l'associazione mafiosa, il 146-bis. Loro sì, mafiosi, che arrivano dal Piemonte e sequestrano la Sicilia per inquisire i siciliane corromperli; IL CORRIERE DELLA SERA: (I magistrati di Palermo) "loro sì sono mafiosi perché arrivano dal Piemonte per sequestrare la Sicilia e corrompere i siciliani"».
In relazione a ciascuna di tali pubblicazioni è pendente un procedimento penale (ormai, a distanza di tempo, anche in gradi diversi), iniziato su querela del dottor Gian Carlo Caselli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo.
In particolare (secondo quanto risulta dai documenti trasmessi dal deputato Sgarbi):
per le frasi oggetto del dispaccio ANSA è pendente presso la Corte d'appello di Roma il procedimento penale n. 6852/96 R.G.N.R. In relazione a tale procedimento, il GIP presso il Tribunale di Roma, nonché, successivamente, la Corte d'appello di Roma hanno dichiarato il non luogo a procedere nei confronti degli imputati (nella specie, l'onorevole Sgarbi e il giornalista); su gravame del PM e della parte civile, la Corte di Cassazione, V sezione penale, ha annullato la decisione della Corte d'appello rinviando ad altra sezione della Corte territoriale;
per le frasi oggetto del dispaccio AGI è pendente presso la Corte d'appello di Roma il procedimento penale n. 6850/96 R.G.N.R. Tale procedimento ha avuto il medesimo iter processuale del precedente;
per le frasi pubblicate sul quotidiano La Repubblica è pendente presso l'autorità giudiziaria di Roma il proc. n. 6851/96 R.G.N.R; dopo il rinvio a giudizio dell'onorevole Sgarbi dinanzi al GIP presso il Tribunale di Roma, non è noto il successivo iter processuale del procedimento;
per le frasi pubblicate sul quotidiano La Stampa il procedimento è pendente dinanzi alla Corte di cassazione, dopo che la Corte d'appello di Torino, Sezione I, in data 14 dicembre 1998 ha confermato la sentenza di condanna dell'onorevole Sgarbi a 8 mesi di reclusione ed a cento milioni di risarcimento del danno;
per le frasi pubblicate sul quotidiano Il Corriere della Sera il procedimento è attualmente pendente in Corte d'appello dopo che la IV Sezione penale del Tribunale di Milano ha condannato in data 1o dicembre 1998 il deputato Sgarbi alla pena di 8 mesi di reclusione ed al risarcimento del danno nella misura di lire 100 milioni;
per le frasi pubblicate sul quotidiano Il Messaggero il procedimento è attualmente pendente in Corte d'appello dopo che il Tribunale di Roma VII Sezione penale ha condannato l'onorevole Sgarbi a due mesi di reclusione e al risarcimento del danno nella misura di lire 20 milioni.
La Giunta ha esaminato la questione nelle sedute del 17 e del 24 febbraio 1999. Preliminarmente la Giunta ha rilevato che i procedimenti penali dai quali traggono origine le richieste si riferiscono al medesimo accadimento storico, costituito da un comizio tenuto dal deputato Sgarbi in data 27 marzo 1996, i cui contenuti sono stati riportati, il giorno successivo, come si è detto, su numerosi organi di stampa. Poiché, secondo i precedenti, è opinione assolutamente costante e non contestata che la decisione della Camera ai fini dell'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, verte su un determinato fatto storico, indipendentemente dalle conseguenze di natura processuale o sostanziale che ad esso, in base alle norme vigenti, ricollega l'autorità giudiziaria, la proposta della Giunta deve intendersi riferita alle opinioni espresse dal collega Sgarbi nella circostanza richiamata e che quindi dovrà intendersi attinente a tutti i procedimenti pendenti che da tale fatto traggono origine.
Nel corso dell'esame la Giunta ha anche ascoltato, com'è prassi, il deputato Sgarbi, il quale ha fatto peraltro presente che fin dalla XII legislatura egli ha presentato numerose interrogazioni concernenti l'operato del dottor Caselli nella sua veste di Procuratore di Palermo (l'onorevole Sgarbi ha depositato, in particolare presso la Giunta le interrogazioni n. 3/00009 del 29 aprile 1994, 3/00010 del 29 aprile 1994, 4/08683 del 21 marzo 1995, 3/01624 del 28 ottobre 1997, 3/02476 dell'8 giugno 1998).
Tali interrogazioni non attengono, evidentemente, in modo diretto alle esternazioni rese dal deputato Sgarbi per le quali pendono i procedimenti citati. Ciò nonostante esse sono sintomo di una costante attenzione manifestata dal deputato Sgarbi, nell'esercizio dell'attività ispettiva propria di un parlamentare, sull'operato della Procura di Palermo.
Sul merito della vicenda l'opinione prevalente nell'ambito della Giunta è stata nel senso che i fatti per i quali è pendente il procedimento sono da ricondursi ad un contesto prettamente politico, nell'ambito del quale è stato esercitato, sia pure in forma paradossale e, forse non conveniente, il legittimo diritto di critica del parlamentare. Il complesso di tali motivi ha indotto la Giunta ad approvare, a maggioranza una proposta per l'Assemblea nel senso che i fatti per i quali sono in corso i citati procedimenti concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Enzo CEREMIGNA, Relatore.
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