Doc. IV-quater, n. 47





Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal deputato Vittorio SGARBI con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso il Tribunale di Bergamo (n. 113/96 R.G.G.I.P.).
Il capo di imputazione contestato consiste nell'ipotesi di reato di cui agli articoli 595, primo, secondo e terzo comma, 61 n. 10 del codice penale, 30 e quarto e quinto comma della legge 6 agosto 1990, n. 223, anche in relazione all'articolo 13 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (diffamazione col mezzo della stampa, aggravata) per avere, asseritamente, nel corso del programma televisivo «Sgarbi Quotidiani», trasmesso da Canale 5 il giorno 5 novembre 1996, offeso la reputazione del dottor Di Pietro, allora sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, oggi senatore della Repubblica.
Nel dettaglio, le frasi contenute nel capo di imputazione sono le seguenti: «... il suo migliore amico era Lucibello e Lucibello era pagato da Pacini Battaglia pare 200 milioni al mese, che come parcella è modesta ma insomma serena. D'Agostino aveva in prestito, il maggiore, il principale collaboratore fra i carabinieri, cioè quello che stava tutti i giorni con Di Pietro, quindi il suo amico. El Tigre, il compagno di viaggi, il compagno di inchieste, prendeva 700 milioni da Pacini Battaglia che era frattanto indagato con tenacia da Di Pietro. Ora io non ho mai pensato che Di Pietro fosse molto intelligente ma se aveva indagato con tanta tenacia, non poteva chiedere a Pacini Battaglia: scusi le ha prestato 700 milioni al mio amico? Scusi lei dà 200 milioni al mese al mio migliore amico avvocato? Ora, Di Pietro non poteva non sapere... C'è un modo di fare atti iniqui anche senza prendere una lira, per esempio facendo favori... È evidente che se tu non metti in carcere qualcuno gli fai un enorme favore. E non c'entra il denaro perché per lui non hai pensato al carcere. Per Cagliari hai pensato al carcere. Qui è il reato, qui la colpa... Di Pietro ha una sola grande responsabilità: non poteva non sapere: aveva al fianco due uomini in rapporto stretto con Pacini Battaglia, doveva sapere perché è un magistrato... E chi ha continuato ad indagare su di lui scoprendo la marea di orrori e di corruzione non sono i colleghi di Di Pietro ma sono i magistrati di La Spezia. Ecco un'altra bugia detta in questa intervista ed ecco soprattutto il fatto inquirente: decine di rogatorie, interrogatori e tutto questo essendo evidentemente presbite perché non ha chiesto a Pacini Battaglia: scusi sta facendo per caso qualcosa con il maggiore D'Agostino e con il mio amico Lucibello... si è dimenticato di dire: scusi lei sta prestando 700 milioni al suo migliore amico, compagno di banco D'Agostino e al mio migliore amico Lucibello avvocato? Di questo non si è accorto Di Pietro, e non è poco...».

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La Giunta ha esaminato la questione nelle sedute del 27 maggio e del 17 giugno 1998, ascoltando, com'è prassi, l'onorevole Sgarbi.
La Giunta ha rilevato che le frasi proferite dal deputato in questione - sia pure astrattamente insinuanti e diffamatorie - costituiscono un giudizio ed una critica di natura sostanzialmente politica su fatti e circostanze che all'epoca erano al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica nonché del dibattito politico-parlamentare. Ciò sia pure in assenza di un collegamento specifico con atti o documenti parlamentari, che comunque deve ritenersi implicito, attesa l'ampiezza e la diffusione che ha avuto il dibattito sul tema.
Per questi motivi la Giunta, a larga maggioranza, ha deliberato di riferire all'Assemblea nel senso che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

Franco RAFFALDINI, Relatore.


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