CAMERA DEI DEPUTATI - XIII LEGISLATURA
Resoconto della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse

SOMMARIO

Giovedì 5 ottobre 2000


Sulla pubblicità dei lavori ... 95

Audizione di Antonio Guerriero, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 95

Comunicazioni del Presidente ... 98


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse - Resoconto di giovedì 5 ottobre 2000


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Giovedì 5 ottobre 2000. - Presidenza del Presidente Massimo SCALIA.

La seduta comincia alle 13.30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

Massimo SCALIA, presidente, avverte che, non essendovi obiezioni, l'odierna seduta verrà ripresa mediante il sistema televisivo a circuito chiuso; avverte inoltre che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

Audizione di Antonio Guerriero, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli.

Massimo SCALIA, presidente, fa presente che la Commissione è pienamente consapevole delle difficoltà connesse alle indagini che si occupano dei delitti contro l'ambiente, secondo le statistiche particolarmente ricorrenti nel territorio campano.
Invita il dottor Guerriero a prendere la parola, precisando che le riflessioni e le valutazioni che saranno svolte nell'odierna seduta potranno essere inserite nelle integrazioni in via di predisposizione alla bozza di documento sui traffici illeciti e le ecomafie, da alcune settimane all'esame della Commissione.

Antonio GUERRIERO, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, rende noto che la procura di Napoli è da molto tempo impegnata nell'accertamento degli illeciti relativi al ciclo dei rifiuti, settore coordinato dal dottor Cordova e dal dottor Palmeri.
Dopo aver citato quanto affermato dal Presidente Scalia nelle sedute della Commissione del 7 giugno e 13 dicembre scorsi relativamente alla produzione complessiva dei rifiuti solidi urbani e speciali, si sofferma sul contenuto del rapporto predisposto da Legambiente «Ecomafia '99», in cui si afferma che quasi la metà degli illeciti penali in campo ambientale, nel ciclo del cemento ed in quello dei rifiuti, si concentra nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa - Campania, Puglia, Calabria e Sicilia - mentre la


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Campania rimane la più colpita dai diversi fenomeni di illegalità ambientale.
Ritiene che il «decreto Ronchi», pur evoluto sotto il profilo tecnico, risulti piuttosto carente sul piano dei controlli per l'accertamento del danno ambientale e, quanto al sistema sanzionatorio, risulti non adeguato per le violazioni amministrative e penali; a tale proposito, auspica che il progetto di legge per l'introduzione del delitto ambientale nel codice penale, attualmente all'esame del Senato, sia al più presto approvato.
In particolare, ritiene valida quella normativa che, pur tenendo conto dei princìpi di legalità e tassatività, fornisca uno strumento adeguato alla gravità dei fatti accertati; infatti, il potenziamento delle sanzioni amministrative e penali potrebbe meglio tutelare l'ambiente dalle gravissime aggressioni delle imprese criminali, che utilizzano sistemi sempre più sofisticati.
Ricordato che presso la procura di Napoli si è costituito un pool di magistrati per i reati contro l'ambiente, valuta come problematico il rapporto esistente tra le procure della Campania, che potrebbe essere in gran parte risolto attraverso un'intesa tra i responsabili degli uffici giudiziari; sarebbe anche opportuno un potenziamento degli organi investigativi che si occupano della materia, in particolare del nucleo operativo ecologico dei carabinieri, con l'obiettivo di inquadrare sistematicamente tutte le attività imprenditoriali poste in essere dalla malavita organizzata, che tende sempre più a gestire imprenditorialmente il territorio, anche con riferimento ai pubblici appalti.
Osserva che nel ciclo dei rifiuti il ruolo della criminalità organizzata non è parassitario, ma è lo stesso sodalizio criminoso a gestire attraverso imprenditori di fiducia l'illecito smaltimento di rifiuti nei territori controllati dai clan; si assiste quindi ad un'evidente disparità fra il sistema industriale, che si occupa di rifiuti agendo nell'ambito della legalità, e le organizzazioni criminali, che sopportano costi di gestione infinitamente più ridotti.
Dalle considerazioni precedenti emerge che risulta estremamente difficile alle imprese «legali» operare sul territorio campano, essendo in mano alla malavita il controllo sugli autotrasportatori e sulla gestione delle cave, con connivenze anche nell'ambito della pubblica amministrazione; quindi, la criminalità organizzata può lucrare contemporaneamente sullo sfruttamento dei siti preposti allo smaltimento dei rifiuti e pilotando verso le imprese di sua fiducia gli appalti effettuati nei comuni.
Un altro sistema con cui vengono realizzati profitti enormi è quello delle sovrafatturazioni e delle falsificazioni della documentazione necessaria allo smaltimento. È poi noto che la gestione delle cave nel Casertano è assicurata anche attraverso la creazione di consorzi che raggruppano tutti i siti della provincia, sotto il controllo del sodalizio criminoso attraverso uomini di fiducia: è questa la cosiddetta «tassa camorra», riscossa sia nel momento del prelievo degli inerti da parte delle imprese maggiorando l'importo poi versato all'organizzazione criminale, sia nel momento dello smaltimento illecito . Sono queste le caratteristiche del «sistema chiuso», che non consente di fatto, in talune zone della Campania, alle imprese non legate alle organizzazioni criminali di operare soddisfacentemente.
Fornisce in seguito una serie di dati e notizie sull'esperienza acquisita dalla procura di Napoli riguardo alle vicende connesse alla bonifica ed alla risistemazione dei Regi Lagni, dal territorio di Marigliano fino alla foce del Volturno, opera finanziata dal CIPE per un importo complessivo pari a circa 600 miliardi; tali vicende costituiscono l'esempio più rilevante di un fenomeno legato alla cosiddetta «economia del terremoto» che, intervenendo in un contesto industriale in crisi come quello meridionale, sposta il fulcro dei flussi finanziari massicciamente verso il settore edilizio, in particolare verso i pubblici appalti.
La predetta indagine dimostra l'interesse della criminalità organizzata di conseguire


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il controllo degli appalti, essendo l'attività complessiva legata al dominio del territorio ed alla capacità di limitare l'azione legale attraverso la corruzione e l'intimidazione.

Massimo SCALIA, presidente, precisa che molte delle osservazioni testé formulate sono già patrimonio della Commissione, che nel corso dei seminari e convegni finora svolti, nonché nei documenti approvati, ha segnalato più volte la necessità di individuare i vari elementi che compongono la struttura e l'azione delle organizzazioni criminali.
Per quanto riguarda i Regi Lagni, ricorda di aver sensibilizzato in passato più volte il Parlamento ed il Governo circa la necessità di porre mano alla bonifica di quel territorio.

Antonio GUERRIERO si sofferma diffusamente sulle indagini relative al procedimento penale n. 15606/98/21 della procura distrettuale antimafia di Napoli, in cui sono coinvolti sedici indagati per i reati di associazione mafiosa ed estorsione aggravata.
Le indagini, svolte con la collaborazione dei centri di Firenze e Napoli della direzione antimafia, riguardano gli interessi economico-imprenditoriali nel settore dei rifiuti in particolare nella provincia di Caserta: cita i nominativi degli indagati e le metodologie di indagine utilizzate. Dall'insieme delle notizie raccolte sono emersi precisi interessi illeciti, oltre che in Toscana, anche in Paesi stranieri tra i quali l'Olanda e le Antille olandesi.

Giovanni IULIANO (DS) svolge una serie di considerazioni sulle vicende relative alle gare di appalto per la bonifica dei Regi Lagni: le indagini giudiziarie sono risultate assai complesse, a causa dell'infiltrazione delle organizzazioni camorristiche, del numero delle persone coinvolte - oltre 400 - e dell'entità delle somme versate dalle imprese operatrici alla malavita organizzata.
Chiede poi informazioni sul coinvolgimento delle ditte specializzate nelle gare di appalto effettuate dai comuni per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Antonio GUERRIERO risponde diffusamente, precisando che l'intero sistema dello smaltimento dei rifiuti è inserito nel più vasto ambito del conseguimento di profitti illeciti da parte delle organizzazioni criminali; un notevole numero di gare di appalto è stato «pilotato», in modo che l'impresa non legata ai clan ha trovato di fatto la strada sbarrata per operare legalmente.

Massimo SCALIA, presidente, si limita a ricordare che il prefetto di Napoli ha affermato, nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione, che dopo l'istituzione del commissariamento sul territorio campano la gestione delle discariche è uscita dall'influenza criminale, ma che ciò non è valso per le ditte di trasporto: quindi, probabilmente l'esperienza del commissariamento è servita ad eliminare una parte dei profitti della malavita organizzata.

Giuseppe LO CURZIO (CCD) rivolge i complimenti al dottor Guerriero per la vastità e completezza delle analisi svolte.
Facendo riferimento a quanto testé affermato sulla «tassa camorra» versata dalle imprese operanti nel settore dello smaltimento ed al «sistema chiuso» che non consente di operare alle imprese agenti legalmente, si sofferma sulla necessità di favorire ogni soluzione che permetta al Parlamento di varare una normativa adeguata a combattere e sconfiggere i fenomeni attualmente ricorrenti.
Chiede al dottor Guerriero di suggerire alla Commissione quali siano le modifiche normative opportune per inaugurare una nuova era nelle regioni meridionali nella lotta alla criminalità organizzata e per permettere alle imprese operanti legalmente di agire senza i condizionamenti malavitosi.

Antonio GUERRIERO risponde ai quesiti formulati, osservando che l'impegno


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nelle indagini deve essere ascritto all'intero pool dei magistrati della procura di Napoli.
Ribadito che il criterio di gestione degli interessi criminali è ispirato a chiari princìpi di imprenditorialità, si dichiara certo che il Parlamento potrà risolvere adeguatamente, con specifiche modifiche normative, i problemi storici, l'arretratezza sociale e culturale e le necessità occupazionali presenti nel Mezzogiorno, in particolare in Campania; le modifiche normative devono in ogni caso tener conto della complessità operativa delle organizzazioni criminali e della loro pericolosità. È per questo che favorire l'azione delle imprese «sane» può significare infondere maggiore fiducia alle giovani generazioni.
Consegna alla Presidenza la documentazione relativa ai procedimenti in precedenza elencati.

Massimo SCALIA, presidente, ringrazia il dottor Guerriero e lo congeda, invitandolo a far pervenire alla Commissione ogni integrazione della documentazione che si renderà disponibile.
Fa presente che, anche a seguito delle notizie e dei dati acquisiti nell'odierna seduta, saranno predisposte nelle prossime ore alcune integrazioni alla bozza di documento sui traffici illeciti e le ecomafie attualmente in esame, che saranno immediatamente fatte pervenire ai commissari.

Comunicazioni del Presidente.

Massimo SCALIA, presidente, avverte che la Commissione tornerà a riunirsi mercoledì prossimo, 11 ottobre 2000, alle ore 13,30, per il seguito dell'audizione del ministro per le politiche comunitarie e per il seguito dell'esame della proposta di documento sui traffici illeciti e le ecomafie.

La seduta termina alle 14.50.

N.B.: Il resoconto stenografico dell'audizione sarà pubblicato in un fascicolo a parte.