CAMERA DEI DEPUTATI - XIII LEGISLATURA
Resoconto della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse

SOMMARIO

Giovedì 27 luglio 2000


Sulla pubblicità dei lavori ... 102

Esame della proposta di documento sullo smaltimento dell'amianto (relatore: senatore Giovanni Iuliano) ... 102

Esame della proposta di documento sui traffici illeciti e le ecomafie (relatore: Presidente Massimo Scalia) ... 103

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse - Resoconto di giovedì 27 luglio 2000


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Giovedì 27 luglio 2000. - Presidenza del Presidente Massimo SCALIA.

La seduta comincia alle 13.30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

Massimo SCALIA, presidente, avverte che, non essendovi obiezioni, l'odierna seduta verrà ripresa mediante il sistema televisivo a circuito chiuso; avverte inoltre che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

Esame della proposta di documento sullo smaltimento dell'amianto (relatore: senatore Giovanni Iuliano).

Massimo SCALIA, presidente, trattandosi dell'ultima seduta prima delle ferie estive, augura buone vacanze ai commissari, ai collaboratori ed alla segreteria della Commissione.
Dà quindi la parola al relatore, invitandolo a riassumere gli aspetti salienti della proposta in titolo.

Giovanni IULIANO, relatore, fa presente innanzitutto che l'utilizzo dell'amianto ed il suo smaltimento sono stati negli ultimi anni costantemente all'attenzione dell'opinione pubblica, preoccupata delle possibili conseguenze sulla salute, manifestatesi con l'insorgenza di alcune neoplasie.
Espresse brevi valutazioni sui limiti di esposizione all'amianto e sulla tollerabilità per l'organismo umano, sui quali la discussione tecnico-scientifica è ancora aperta, si sofferma sui materiali alternativi, finora utilizzati anche nei settori industriali; studi internazionali hanno mostrato che i materiali finora esaminati sono certamente mutageni se non proprio cancerogeni, poiché la loro natura fibrosa comporterebbe fenomeni degenerativi polmonari


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analoghi a quelli indotti dalle fibre di amianto. Si deve, quindi, intensificare l'attività di ricerca per giungere in tempi brevi ad individuare i materiali che presentino i rischi minori.

La Commissione ha affrontato più volte le problematiche connesse alla decoibentazione delle carrozze ferroviarie, rilevando peraltro nel corso delle audizioni alcune differenze di valutazione sui tempi e sulle procedure tecniche per giungere a risultati apprezzabili.
Nelle audizioni è stata anche rilevata la mancanza di chiarezza e di trasparenza delle procedure, anche se determinate legislativamente, e ciò induce a sospetti sia sull'effettivo smaltimento sia sul costo per le casse statali: le situazioni tipiche osservate, particolarmente rilevanti, si riferiscono a Casale Monferrato, alle aree ex Eternit di Siracusa ed ex Italsider di Bagnoli, nonché a quelle ex Fibronit di Broni e di Bari.
Premesso che dovrà essere approfondita la situazione relativa allo smaltimento dell'amianto nelle aziende siciliane, in particolare del territorio di Siracusa, ribadisce che sono emerse discrepanze in ordine allo smaltimento ed alla decontaminazione dell'amianto nel materiale rotabile ed osserva che la bonifica di alcune aree - come quelle in precedenza citate - ha suscitato prese di posizione talvolta contrastanti nelle diverse realtà locali.
Inoltre, è necessario sottolineare che le procedure di controllo sulle spese per la decontaminazione non hanno trovato riscontri certi, poiché i piani regionali sono stati approvati da poco tempo e non sono stati accertati i flussi economici ed i loro beneficiari.
Rimane insoluto il problema generale e non sufficientemente chiara la classificazione dei materiali contenenti amianto, anche perché non appare risolta la querelle tra i Ministeri dell'ambiente e della sanità circa la classificazione di tale rifiuto tra quelli nocivi; i materiali sostitutivi hanno poi bisogno di una maggiore attenzione del mondo scientifico, per cui sarà opportuno prevedere un adeguato impegno finanziario teso allo sviluppo della ricerca.
Concludendo auspica che i commissari recepiscano la portata innovativa del documento in esame, recando eventualmente ulteriori contributi di analisi e di approfondimento, nella prospettiva di una futura prosecuzione dell'indagine che si estrinsecherà in un ulteriore documento.

Esame della proposta di documento sui traffici illeciti e le ecomafie (relatore: Presidente Massimo Scalia).

Massimo SCALIA, presidente, rileva che ogni anno in Italia è stimata una produzione complessiva di rifiuti di circa 90 milioni di tonnellate, di cui 27 milioni di rifiuti solidi urbani e circa 61 milioni di rifiuti speciali (pericolosi e non): mentre per i solidi urbani la stima appare verosimile, è distante dalla realtà il dato relativo a quelli speciali, che, sulla base degli elementi a disposizione della Commissione, possono essere stimati intorno agli 80 milioni di tonnellate, mentre lo smaltimento effettivo ammonta a 46 milioni di tonnellate. Si deve poi rilevare che, come è emerso dalla recente indagine della Commissione sulle aziende a rischio di incidente rilevante, nel 1998 si è registrato un incremento della produzione di tali rifiuti.
Essendo quindi il 40 per cento dei rifiuti speciali annualmente prodotti gestito in forme presumibilmente non conformi alla norma e pur assegnando una parte dei rifiuti non censiti allo smaltimento in proprio, emerge comunque che almeno 25 milioni di tonnellate sono appannaggio dell'imprenditoria deviata e delle organizzazioni criminali, con sensibili ripercussioni sul territorio e sulla salute dei cittadini.
Ricordato l'iter dei lavori dell'apposito gruppo di studio presso la Commissione, osserva che negli ultimi anni i traffici illeciti nel ciclo dei rifiuti non sono diminuiti, pur essendo aumentata l'attività d'indagine delle forze di polizia e dell'autorità


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giudiziaria; l'unico elemento di novità è riscontrato nelle tipologie dell'illecito, non trattandosi più tanto di mega discariche abusive, quanto di interramenti e sversamenti di minore entità o di abbandoni incontrollati in aree chiuse - ad esempio capannoni industriali dismessi - che comunque creano enormi problemi in termini di bonifica e di ripristino ambientale.
Le forme di illecito sono complesse, centrate sul meccanismo della truffa e della falsificazione dei documenti, e si giovano anche di una scarsa capacità di controllo degli organi amministrativi: in sostanza, i soggetti che adottano comportamenti illeciti hanno esteso il raggio d'azione, presentandosi sul mercato con regolari autorizzazioni e pronti a sfruttare qualsiasi spiraglio offerto dalle pur rilevanti lacune normative.
Nei procedimenti penali in corso emergono traffici di rifiuti che ricorrono spesso al meccanismo del "giro bolla", con la partecipazione delle società di intermediazione commerciale e dei centri di stoccaggio temporaneo nelle operazioni illecite; naturalmente, oltre al normale «riciclaggio», per ridurre ulteriormente i costi i rifiuti vengono smaltiti spesso in discariche abusive, sia nel terreno che miscelando materiali per opere di costruzione.
Precisa in seguito che i trasportatori movimentano i rifiuti sul territorio e rappresentano un momento essenziale delle operazioni illecite, poiché trasferiscono i rifiuti dal produttore al centro di stoccaggio o all'impianto di smaltimento finale; nel caso in cui il rifiuto deve essere inviato fittiziamente agli impianti di recupero, le associazioni illegali hanno individuato la "scappatoia" nelle procedure semplificate di cui agli articoli 32 e 33 del "decreto Ronchi", che consentono l'apertura di impianti a seguito della semplice comunicazione di inizio attività, cui deve seguire entro novanta giorni la verifica della provincia. Tale verifica spesso non avviene nei tempi previsti e, comunque, bastano poche settimane per trasformare un impianto industriale dismesso in una discarica abusiva, con decine di tonnellate di rifiuti di ogni genere.
Il predetto meccanismo viene utilizzato anche per la gestione illecita della frazione secca dei rifiuti solidi urbani, che invece di essere riciclata viene inviata allo smaltimento abusivo, con ciò truffando soprattutto il cittadino che paga per la raccolta differenziata: cita le procure della Repubblica con cui la Commissione ha avuto rapporti, certamente rappresentative della rilevanza nazionale del fenomeno.
Dalle vicende giudiziarie emerge anche il collegamento tra le società di intermediazione del centro nord con la criminalità organizzata operante nelle regioni meridionali; sono utilizzati anche metodiche e strumenti caratteristici della cultura mafiosa, avvicinando gli imprenditori che non intendono aderire a comportamenti illegali con atti intimidatori e violenti, che possono giungere fino all'omicidio. Si deve poi rilevare che l'offensiva criminale è agevolata dall'atteggiamento dei produttori di rifiuti, che si disinteressano della destinazione finale, anche grazie alla sostanziale irresponsabilità di cui godono di fronte alla legge in caso di smaltimento illecito; le forme di collusione sono poi difficilmente accertabili per l'inadeguatezza degli strumenti normativi a disposizione della magistratura e delle forze di polizia.
Nelle regioni meridionali, inoltre, la criminalità organizzata pretende di condizionare anche i momenti decisionali e di pianificazione relativi al ciclo dei rifiuti, come è emerso in particolare dalle inchieste delle procure distrettuali antimafia di Catanzaro e di Palermo: la gestione degli appalti pubblici rappresenta in generale una forma di arricchimento per le organizzazioni criminali, per le quali nulla cambia tra la realizzazione di una strada o di un impianto pubblico di smaltimento.
Fatto riferimento al documento approvato dalla Commissione monocamerale d'inchiesta nella XII legislatura circa le rotte internazionali dei traffici illeciti di rifiuti ed ai nuovi elementi di recente


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emersi, sottolinea con forza che il primo elemento di inadeguatezza normativa è l'assenza della fattispecie del delitto ambientale nel codice penale, come è stato unanimemente indicato dai rappresentanti della magistratura e delle forze di polizia, essendo i reati ambientali di natura prevalentemente contravvenzionale, da cui discendono tempi brevissimi di prescrizione e l'impossibilità di utilizzare strumenti investigativi assai utili come le intercettazioni telefoniche ed ambientali; vi è poi l'assoluta inidoneità sotto il profilo sanzionatorio delle condotte incriminate.
In relazione a quanto detto, la Commissione ha registrato lo sforzo costante degli operatori giudiziari nel ricercare ipotesi di reato "collaterali" che consentano di colpire la gestione illecita dei rifiuti: ciò vale ancor più quando ricorrono gli estremi dell'associazione per delinquere che, per la sua natura di delitto, non può essere contestata rispetto a sanzioni amministrative o reati contravvenzionali.
È quindi necessario definire strumenti adeguati sotto il profilo normativo. Ma va anche detto che l'azione penale avviene sempre a posteriori, mentre l'obiettivo rimane la prevenzione e dunque un'efficiente attività di controllo, da collegarsi con le modifiche alla normativa vigente: è indubbio che il completamento ed il rafforzamento dell'operatività del sistema ANPA-ARPA potrà avere effetti decisivi. Dovranno poi essere previste forme di garanzia finanziaria come le fideiussioni, per escludere interventi di società «fantasma», anche per il ripristino dei siti danneggiati.
Essendo indispensabile una conoscenza puntuale e tempestiva della realtà e non essendo idoneo il sistema basato sulle dichiarazioni MUD, ritiene che debba essere perfezionato il progetto telematico-informatico in studio presso l'ANPA, mutuato dal sistema di controllo adottato per le spedizioni delle merci.
Conclude affermando la necessità di un rafforzamento delle forze investigative e di un coordinamento tra gli uffici giudiziari che consenta di avvalersi di banche dati aggiornate e comprensive di tutti gli elementi di conoscenza.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Massimo SCALIA, presidente, avverte che la Commissione tornerà a riunirsi mercoledì 13 settembre 2000, alle ore 13.30, per l'audizione del ministro per le politiche comunitarie.

La seduta termina alle 14.10.

N.B.: Il resoconto stenografico è pubblicato in un fascicolo a parte.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 27 luglio 2000.

L'Ufficio di Presidenza si è riunito dalle 14.10 alle 14.20.