CAMERA DEI DEPUTATI - XIII LEGISLATURA
Resoconto della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse

SOMMARIO

Mercoledì 12 luglio 2000


Sulla pubblicità dei lavori ... 175

Audizione di Pietro Grasso, procuratore della Repubblica di Palermo ... 175

Seguito dell'esame ed approvazione della proposta di documento sui rifiuti speciali sanitari (relatore: deputato Gerardini) ... 178
ALLEGATO 1 (Documento sui rifiuti speciali sanitari) ... 180

Seguito dell'esame ed approvazione della proposta di relazione sulla regione Basilicata (relatore: deputato Iacobellis) ... 179
ALLEGATO 2 (Relazione territoriale sulla Basilicata) ... 266

Comunicazioni del Presidente ... 179

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse - Resoconto di mercoledì 12 luglio 2000


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Mercoledì 12 luglio 2000. - Presidenza del Presidente Massimo SCALIA.

La seduta comincia alle 13.30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

Massimo SCALIA, presidente, avverte che, non essendovi obiezioni, l'odierna seduta verrà ripresa mediante il sistema televisivo a circuito chiuso; avverte inoltre che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

Audizione di Pietro Grasso, procuratore della Repubblica di Palermo.

Massimo SCALIA, presidente, ricorda che l'odierna audizione si inquadra nell'indagine che la Commissione sta effettuando sui comportamenti illeciti nel ciclo dei rifiuti e sulle attività in esso svolte dalla criminalità organizzata.
Dà quindi la parola al dottor Grasso.

Pietro GRASSO, procuratore della Repubblica di Palermo, ritiene assai importante la tutela complessiva dell'ambiente ed apprezza le iniziative attuate dalla Commissione in materia, facendo riferimento in particolare alla relazione sulla Sicilia approvata nel settembre 1999.
Nell'ambito della riforma del giudice unico, che ha comportato la fusione degli uffici della procura presso la pretura ed il tribunale, è stata creata a Palermo una sezione per i reati contro l'ambiente, con magistrati specializzati coordinati da un procuratore aggiunto: l'obiettivo è di riuscire a cogliere i collegamenti tra l'attività degli operatori nel ciclo dei rifiuti e le


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attività illecite conseguenti all'interesse della mafia per il settore.
Sottolinea che l'attuazione del «decreto Ronchi» appare scarsa, sia per l'insoddisfacente sensibilità mostrata dalle amministrazioni locali sia per la presenza diffusa delle associazioni criminali, che possono inserirsi facilmente in un settore sostanzialmente privo di controlli, con lauti guadagni. La situazione è drammatica, tanto che nel gennaio 1999 è stato dichiarato lo stato di emergenza per i rifiuti solidi urbani per l'intera regione ed il ministro dell'interno, nel maggio successivo, ha conferito al presidente della giunta regionale i poteri di commissario straordinario per tale emergenza.
Osserva che sinora non è stato aggiornato il piano regionale di smaltimento del marzo 1989, ma sono state emanate autorizzazioni per discariche di emergenza ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982; dopo l'abrogazione di tale decreto, le proposte di modifica del predetto piano non hanno trovato alcuna applicazione in sede regionale, e le amministrazioni comunali hanno fatto larghissimo uso delle ordinanze di cui all'articolo 13 del «decreto Ronchi».
Rilevato che la magistratura non può sostituire in toto gli organi preposti alla vigilanza nel settore dei rifiuti, rimane accertato l'inserimento di imprese in qualche modo collegate alla mafia, come è dimostrato dalle indagini definite e da quelle in corso.
Fornisce notizie sulle iniziative giudiziarie connesse alla discarica di Pollina, soffermandosi in particolare sulla parte conclusiva della relativa consulenza tecnica, da cui si evince la completa illegittimità della gestione della discarica, nonché il disastro ambientale causato dall'attività degli amministratori pubblici e dalle collusioni con Cosa Nostra; si registra anche l'inquinamento delle falde acquifere e della stabilità della montagna di detriti, non opportunamente compattati e quindi con il rischio di frana in caso di scossa tellurica o altro evento naturale.
Dopo alcune osservazioni procedimentali, precisa che, comportando il ripristino dello stato dei luoghi spese notevolissime, è stata data comunicazione del procedimento anche alla Corte dei conti, nella speranza che i costi della bonifica non vadano a gravare sulla collettività.
Circa la discarica di Misilmeri, risulta che l'assessorato provinciale all'ambiente ha segnalato nell'aprile scorso che essa è stata gestita dal marzo 1998 al giugno 1999 dalla ditta Butticè, che non aveva ottenuto l'iscrizione all'albo delle imprese di smaltimento dei rifiuti per carenza dei requisiti tecnici. Fornisce successivamente altre notizie sui comportamenti tenuti da tale ditta.
Quanto all'indagine sui materiali ferrosi, osserva che dagli accertamenti della Guardia di finanza è emerso che singole ditte sono dedite alla raccolta di tali materiali, che vengono poi venduti a società specializzate nella lavorazione e trasformazione dei rottami metallici; essendo sorti problemi per il proseguimento dell'attività a seguito dell'entrata in vigore del «decreto Ronchi», è stato richiesto un intervento dell'autorità comunale per l'emissione di ordinanze al fine di svolgere l'attività a norma di legge. Gli accertamenti finora svolti non hanno consentito di individuare collegamenti con la criminalità mafiosa, ma soltanto irregolarità amministrative.
Dopo aver fornito brevi notizie sul procedimento riguardante la discarica di Trapani, si sofferma sul procedimento relativo a Palma di Montechiaro, in cui lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani è sempre stato monopolizzato dalla mafia locale: l'impresa titolare dell'appalto ha incontrato ostacoli di ogni tipo e si è vista costretta a corrispondere cifre cospicue ai mafiosi estortori nonché a pagare somme rilevantissime per multe e penalità varie inflitte dalla polizia municipale. Le multe da pagare e le estorsioni hanno reso pressoché impossibile una decente gestione del servizio di smaltimento.
Per quanto riguarda le altre indagini, sottolinea che i produttori di rifiuti nella maggior parte dei casi effettuano lo smaltimento


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in maniera irregolare perché privi di qualsiasi autorizzazione: i singoli soggetti però, una volta controllati, tentano di regolarizzarsi per riottenere la disponibilità dell'esercizio come fonte di reddito; spesso lo smaltimento irregolare riguarda i rifiuti pericolosi, che vengono immessi in discariche non autorizzate.
Ricorda che in molti casi i proprietari di fondi di discrete dimensioni consentono la discarica di rifiuti di qualunque tipo su di essi e che, sotto il profilo della produzione, si pongono in evidenza i centri di rottamazione, i rifiuti speciali sanitari nonché quelli radioattivi. Si sofferma ampiamente sulle caratteristiche di ciascuno di essi. Svolge poi diffuse considerazioni sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Si sofferma in seguito sulle indagini relative a procedimenti instaurati per violazione dell'articolo 51 del «decreto Ronchi», per gli anni 1999 e 2000.
Rileva in generale che si registra una grave inefficienza degli apparati di controllo e di prevenzione, anche se la legislazione in materia appare confusa e produce spesso una sovrapposizione delle competenze degli enti territoriali; in particolare, le competenze sui controlli appaiono disperse tra più enti senza una precisa demarcazione dei poteri, delle funzioni e delle responsabilità connesse sia all'attività di controllo che a quella di gestione. Vi è poi una moltiplicazione delle procedure burocratiche anche per attività minori e di scarso rilievo.
Tale situazione, oltre ad essere gravosa soprattutto per le piccole imprese, ingolfa la macchina burocratica, impedendone il funzionamento e facendo sì che l'intervento della magistratura sia sostitutivo dei normali controlli.
Ricorda poi la complessità della normativa, che deriva dalla necessità di adeguamento alle trasformazioni provocate dal progresso tecnico-scientifico: alla magistratura ed alla polizia giudiziaria sono richieste conoscenze tecniche in materie diverse, che spesso non sono disponibili. Quanto alla repressione, osserva che la criminalità organizzata controlla e sfrutta a proprio vantaggio molte violazioni in materia ambientale, anche riguardo alla gestione delle discariche abusive e del traffico illecito di rifiuti: purtroppo gli strumenti normativi a disposizione delle procure sono attualmente assolutamente inadeguati.
Auspica che il Parlamento introduca al più presto per la tutela dell'ambiente nuove figure di reato, con pene che consentano di superare le attuali limitazioni, con l'utilizzo di mezzi di indagine più sofisticati e di mezzi repressivi più efficaci. Risultati migliori sono stati acquisiti quando sono emersi collegamenti con la criminalità organizzata, ad esempio attuando il sequestro degli immobili e delle discariche con la condanna degli imputati anche per associazione mafiosa. Ciò ha trovato conferma in altre indagini che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, essenziali per rompere il muro di omertà e per superare l'interposizione fittizia di soggetti incensurati operanti come prestanome di capi mafiosi.
Ribadito il giudizio positivo sull'unificazione degli uffici della procura in relazione all'istituzione del giudice unico di primo grado, sottolinea che la procura di Palermo confida molto sul gruppo di lavoro composto da magistrati provenienti dagli uffici esistenti in precedenza, cui saranno assegnate in maniera esclusiva le indagini sulla tutela dell'ambiente: l'unione delle professionalità e la collaborazione di tutte le forze di polizia, a cominciare da quella municipale, potranno far conseguire nuovi positivi risultati.

Massimo SCALIA, presidente, si dichiara d'accordo con le affermazioni del dottor Grasso circa la quasi totalità di assenza dei controlli amministrativi, che impone un'attività surrogatoria della magistratura; ricorda che la Commissione si è molto adoperata per l'introduzione nel codice penale di nuove figure di reato, in particolare approvando un documento in materia nel marzo 1998. Purtroppo l'iter presso le Commissioni riunite ambiente e


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giustizia del Senato non ha registrato progressi dal settembre 1999.

Giuseppe LO CURZIO (PPI), ringraziato il dottor Grasso per la completezza delle notizie e dei dati forniti, reputa necessario un coordinamento tra le diverse procure siciliane, per il varo di azioni efficaci in materia di tutela dell'ambiente.
Giudica urgente un'iniziativa della regione per promuovere la costruzione degli inceneritori a gestione pubblica, nonché per rimuovere le più gravi carenze finora registrate nel ciclo dei rifiuti.
Dopo aver svolto osservazioni sul necessario controllo da parte degli enti locali, si sofferma sulle caratteristiche delle discariche di Pollina e di Misilmeri, nonché sul deposito di rifiuti tossico-nocivi di Melilli, nei pressi di Siracusa.

Franco GERARDINI (DS-U) rileva che molti punti trattati nell'odierna seduta sono oggetto del provvedimento denominato «Ronchi-quater».
Chiede che il seguito dell'esame del documento sui rifiuti speciali sanitari si svolga subito dopo il termine dell'audizione del dottor Grasso.

Massimo SCALIA, presidente, ritiene che la richiesta del Vicepresidente Gerardini, non essendovi osservazioni, possa essere accolta.
Consente con quanto affermato in precedenza circa l'inadeguatezza degli strumenti normativi a disposizione della magistratura e della polizia giudiziaria. Avverte che, nell'ambito delle audizioni sul commissariamento nel ciclo dei rifiuti, saranno anche ascoltati i rappresentanti della regione Lazio e della regione Sicilia.

Pietro GRASSO risponde diffusamente ai quesiti formulati, sottolineando in particolare che il coordinamento delle procure a livello regionale è auspicabile, ma difficile: la Commissione potrebbe adoperarsi perché esso avvenga, al fine di far crescere complessivamente la «cultura» della tutela ambientale. Ricordato che non è stato ancora predisposto il piano regionale di programmazione per gli inceneritori pubblici, ribadisce l'assoluta carenza di controllo da parte degli enti locali, con la precisazione che ogni attività economica - quindi anche quelle rientranti nel ciclo dei rifiuti - è sottoposta ai comportamenti della criminalità organizzata.

Massimo SCALIA, presidente, fa presente che in Sicilia non è stata ancora istituita l'agenzia regionale di protezione dell'ambiente, che giudica urgente; nelle regioni dove tali agenzie sono in funzione i risultati si sono già delineati.
Ringrazia il dottor Grasso e lo congeda, invitandolo a far pervenire le integrazioni a quanto affermato in precedenza non appena si renderanno disponibili.

Seguito dell'esame ed approvazione della proposta di documento sui rifiuti speciali sanitari (relatore: deputato Gerardini).

Massimo SCALIA, presidente, ricorda che l'esame della proposta in titolo è iniziato il 22 giugno scorso. Non essendovi richieste di parola sul complesso del documento e non essendo state presentate proposte emendative, passa alle dichiarazioni di voto finali.

Franco GERARDINI, relatore, ritiene valido il contenuto del documento, che per la prima volta reca un contributo di conoscenza sulle modalità di gestione dei rifiuti prodotti dalle strutture ospedaliere. Dopo aver ringraziato quanti hanno concorso alla stesura del documento, dichiara voto favorevole.

Giuseppe LO CURZIO (PPI) preannunzia il suo voto favorevole ed auspica che il documento valga ad introdurre comportamenti nuovi nel settore della gestione dei rifiuti sanitari.

Massimo SCALIA, presidente, nessun altro chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, ricorda che, se non vi sono


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obiezioni, la Presidenza si ritiene autorizzata al coordinamento formale del testo.
Pone in votazione la proposta in titolo, che è approvata.

(Il testo della proposta approvata viene pubblicato in allegato al resoconto dell'odierna seduta).

Seguito dell'esame ed approvazione della proposta di relazione sulla regione Basilicata (relatore: deputato Iacobellis).

Massimo SCALIA, presidente, ricorda che l'esame della proposta in titolo è iniziato il 21 giugno scorso. Non essendovi richieste di parola sul complesso del documento e non essendo state presentate proposte emendative, passa alle dichiarazioni di voto finali.

Ermanno IACOBELLIS, relatore, auspica la sollecita approvazione della relazione e dichiara il suo voto favorevole.

Giuseppe LO CURZIO (PPI) preannunzia il suo voto favorevole.

Massimo SCALIA, presidente, nessun altro chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, ricorda che, se non vi sono obiezioni, la Presidenza si ritiene autorizzata al coordinamento formale del testo.
Pone in votazione la proposta in titolo, che è approvata.

(Il testo della proposta approvata viene pubblicato in allegato al resoconto dell'odierna seduta).

Comunicazioni del Presidente

Massimo SCALIA, presidente, ricorda che la Commissione tornerà a riunirsi domani, giovedì 13 luglio 2000, alle ore 13.45, per ascoltare il ministro dell'ambiente.

La seduta termina alle 15.15.

N.B.: Il resoconto stenografico è pubblicato in un fascicolo a parte.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 12 luglio 2000.

L'Ufficio di Presidenza si è riunito dalle 15.15 alle 15.30.