CAMERA DEI DEPUTATI - XIII LEGISLATURA
Resoconto della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse

SOMMARIO

Mercoledì 14 luglio 1999


Sulla pubblicità dei lavori ... 305

Audizione dell'onorevole Angelo Capodicasa, presidente della Giunta regionale siciliana e commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti solidi urbani dichiarata con D.P.C.M. 22 gennaio 1999 ... 305


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse - Resoconto di mercoledì 14 luglio 1999


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Mercoledì 14 luglio 1999. - Presidenza del Presidente Massimo Scalia.

La seduta comincia alle 13.35.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

Il deputato Massimo SCALIA, presidente, avverte che, non essendovi obiezioni, l'odierna seduta verrà ripresa mediante il sistema televisivo a circuito chiuso; avverte inoltre che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

Audizione dell'onorevole Angelo Capodicasa, presidente della Giunta regionale siciliana e commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti solidi urbani dichiarata con D.P.C.M. 22 gennaio 1999.

Massimo SCALIA, presidente, introduce l'ospite e gli dà la parola.

Angelo CAPODICASA, presidente della Giunta regionale siciliana e commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti solidi urbani, nel ricordare che lo stato di emergenza per i rifiuti solidi urbani nella regione Sicilia è stato dichiarato nel gennaio del 1999 anche su sollecitazione delle stesse autorità regionali, osserva che l'intervallo tra il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dichiarato lo stato di emergenza e l'ordinanza del Ministro dell'interno che lo ha nominato commissario delegato è stato di ben 4 mesi. In tale lasso di tempo purtroppo la situazione si è ulteriormente deteriorata.
Dopo aver brevemente ricordato, a grandi linee, il contenuto dell'ordinanza e, in particolare, i poteri che essa attribuisce al Presidente della regione e ai prefetti, espone che la regione Sicilia ha inoltrato al Ministero una richiesta di chiarimenti circa taluni profili dell'ordinanza medesima che hanno destato dubbi interpretativi. È stato altresì sollecitato al Ministero dell'ambiente il concerto per la nomina del sub-commissario.
In ordine ai rifiuti solidi urbani, espone che vige nella regione un piano


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risalente al 1989, il quale prevedeva la realizzazione di un certo numero di discariche. Di queste solo 10 sono state realizzate e sono attive e altre 10 circa saranno pronte per entrare in funzione in brevissimo tempo. Nel corso degli anni invece sono proliferate le discariche autorizzate in emergenza: ve ne sono circa 150.
Il piano del 1989 dovrà essere - per le parti compatibili con la legislazione statale successiva - adeguato ed attuato. Per la parte le cui disposizioni contrastano con il «decreto Ronchi» esso invece sarà abbandonato.
Sempre in ordine ai rifiuti solidi urbani, espone che un punto dolente è quello relativo alla raccolta differenziata, che è iniziata solo all'inizio del 1999. Nella regione la percentuale media di tale tipo di raccolta si aggira attorno al 3 per cento, ma confida che in tempi ragionevoli possa essere raggiunta la percentuale del 15 per cento, che è l'obiettivo prescritto dall'ordinanza di commissariamento. A tal proposito sottolinea che la maggior parte dei comuni siciliani si è dotata o si sta dotando delle strutture necessarie a dare impulso alla raccolta differenziata.
Ulteriori punti critici nella regione sono la mancanza di impianti di trattamento dei rifiuti e la carente sensibilità civica rispetto ai problemi della differenziazione nella raccolta e nel recupero dei materiali. Questo è particolarmente vero per i comuni più piccoli ed è un profilo su cui la regione intende concentrarsi anche con apposite campagne di educazione e sensibilizzazione.
Quanto al problema dell'infiltrazione mafiosa nel settore dei rifiuti, dichiara di aver avuto incontri, a fini informativi, con esponenti dell'autorità giudiziaria e accenna ai più recenti casi di cronaca relativi a un impianto in provincia di Palermo, a una vasta e articolata inchiesta relativa alla provincia di Trapani e alla situazione segnalata dal prefetto di Agrigento.
Non è in grado di affermare che la presenza mafiosa nel ramo dei rifiuti sia pervasiva. Tuttavia non può escludere che, poichè il flusso di spesa pubblica nel settore dei lavori pubblici si è notevolmente attenuato negli ultimi anni e poichè su quello le cosche mafiose puntavano il loro interesse, l'attenzione della criminalità organizzata si venga rivolgendo al ciclo dei rifiuti.
Al proposito, tuttavia, precisa che le modalità con cui la mafia si inserisce nelle relazioni produttive e di mercato sono divenute più sofisticate negli anni e contano molto su prestanome che possano celare l'effettiva titolarità degli interessi. Ciò rende i controlli amministrativi piuttosto difficoltosi.

Massimo SCALIA, presidente, ringrazia l'ospite dell'esposizione ed assicura che metterà a disposizione delle amministrazioni che le richiedessero le informazioni di cui la Commissione dispone circa le imprese private operanti nel settore dei rifiuti.

Il senatore Franco ASCIUTTI (FI) considera l'offerta del Presidente Scalia alle amministrazioni locali siciliane particolarmente opportuna, poichè ritiene che in Sicilia, come nelle altre regioni commissariate, vi siano operatori privati in grado di assicurare prestazioni oneste e professionalmente adeguate. È necessario che costoro - nel quadro della gestione commissariale - non siano accomunati ingiustificatamente a imprese collegate con i poteri criminali e dunque escluse da ogni opportunità.

Il senatore Giovanni IULIANO (DS) chiede quali siano le prospettive di aggiornamento del piano regionale sui rifiuti urbani, quale sia la capienza delle discariche menzionate, quali siano i volumi totali di rifiuti prodotti e smaltiti nella regione, quanti e dove siano ubicati gli impianti di termodistruzione.
Premesso altresì che la mafia trova terreno fertile soprattutto negli appalti, chiede se le amministrazioni locali si avvalgano più della gestione del ciclo dei


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rifiuti in proprio e in economia o se ricorrano più spesso allo strumento dell'appalto.

Il deputato Pierluigi COPERCINI (LNIP) osserva che, anche dalle visite che la Commissione ha svolto in Sicilia, è emerso che il profilo più preoccupante è quello della mancanza di controlli e di strutture amministrative professionalmente attrezzate. Queste ultime infatti talora dispongono di personale qualificato, ma esso rischia di essere disperso in seguito a operazioni di riorganizzazione amministrativa.
Tali carenze si rivelano particolarmente drammatiche nelle due aree a rischio ambientale di Siracusa e Gela. Queste realtà dovrebbero fruire di non solo dei presidi multizonali di cui alla legge n. 833 del 1978 - che pure mancano - ma anche di organi amministrativi che possano esercitare controlli efficaci. Oggi invece tutto l'onere del monitoraggio della situazione grava sui laboratori di igiene e profilassi.
Chiede se non sia opportuno emanare, nell'ambito della gestione commissariale, un provvedimento che, nel separare la gestione della spesa sanitaria da quella per lo smaltimento dei rifiuti speciali, destini specificamente e prioritariamente una percentuale della spesa sanitaria per le esigenze dei rifiuti industriali.

Il senatore Giuseppe SPECCHIA (AN) chiede che tipo di rapporti corra tra la gestione commissariale e gli enti locali e se il commissario delegato sia a conoscenza di procedimenti penali in corso relativamente alla situazione dei rifiuti pericolosi nella provincia di Siracusa.

Angelo CAPODICASA, espone che il piano del 1989 non ha ricevuto attuazione anche per la contrarietà espressa da settori della popolazione e per difficoltà relative alla progettazione degli interventi.
Entrato in vigore il decreto legislativo n. 22 del 1997, in ambito regionale si è dubitato della sua diretta applicabilità al territorio siciliano. Per chiarire tale dubbio sono state inoltrate richieste di parere all'Avvocatura dello Stato e al Consiglio di giustizia amministrativa della regione siciliana. Solo alla fine del 1997 è stato definitivamente chiarito che il «decreto Ronchi» trova immediata applicazione in Sicilia.
Quanto alla modalità di gestione da parte dei comuni, espone che la quasi totalità di essi procede con il sistema degli appalti. La sola città di Messina si avvale di una società a capitale misto comune-privati.
Auspica che, nel superamento della situazione emergenziale creatasi, le autorità regionali possano avvalersi della collaborazione dell'ANPA.
Ribadisce che la regione si impegnerà in un'opera di sensibilizzazione culturale che possa innalzare il livello di consapevolezza circa l'importanza della raccolta differenziata.

Massimo SCALIA, presidente, nel ricordare che la Commissione è in attesa di ricevere la richiesta documentazione in ordine alla situazione delle singole province siciliane, sottolinea che lo scopo del commissariamento è proprio quello di dotare il commissario di poteri di adozione immediata dei provvedimenti necessari, circostanza questa che dovrebbe consentire il superamento dei tempi morti e delle vischiosità burocratiche.
Osservando, a margine, che il «decreto Ronchi» dovrebbe essere modificato nella sua parte sanzionatoria per risultare più incisivo, si rammarica del fatto che in Sicilia non sia ancora stata istituita l'ARPA e che non si disponga di conoscenze complete sulla destinazione finale dei rifiuti speciali.
Pur in un contesto poco confortante come quello siciliano, tiene tuttavia a sottolineare che vi sono delle realtà da cui può muovere un'inversione di tendenza. Cita per esempio l'AMIA di Palermo, che gestisce la discarica di Bellolampo. Al riguardo ricorda non solo che è stata


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superata una situazione assai critica del passato ma che attualmente sono state avanzate delle proposte assai sensate, l'una riguardante l'autosmaltimento del percolato riveniente dalla discarica medesima e l'altra inerente al collocamento a Bellolampo di un inceneritore di rifiuti ospedalieri che giace imballato e inutilizzato in una struttura pubblica palermitana. In ordine a tali proposte, anzi, sollecita le autorità regionali a dare un positivo riscontro.

La seduta termina alle 14.35.

N.B.: Il resoconto stenografico è pubblicato in un fascicolo a parte.