CAMERA DEI DEPUTATI - XIII LEGISLATURA
Resoconto della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse

SOMMARIO

Giovedì 17 giugno 1999


Sulla pubblicità dei lavori ... 90

Audizione del dottor Claudio Del Lungo, assessore all'ambiente della regione Toscana, e del dottor Valerio Caramassi, presidente dell'Agenzia regionale toscana per il recupero delle risorse ... 90

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI


Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse - Resoconto di giovedì 17 giugno 1999


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Giovedì 17 giugno 1999. - Presidenza del Presidente Massimo SCALIA.

La seduta comincia alle 13.10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

Il deputato Massimo SCALIA, presidente, avverte che, non essendovi obiezioni, l'odierna seduta verrà ripresa mediante il sistema televisivo a circuito chiuso; avverte inoltre che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

Audizione del dottor Claudio Del Lungo, assessore all'ambiente della regione Toscana, e del dottor Valerio Caramassi, presidente dell'Agenzia regionale toscana per il recupero delle risorse.

Massimo SCALIA, presidente, introduce gli ospiti e, nell'illustrare i motivi che hanno indotto la Commissione a richiederne l'audizione, illustra come dai dati che emergono dalle dichiarazioni MUD sembrerebbe che in Toscana la produzione totale annua di rifiuti si attesti attorno ai 2 milioni e 300 mila tonnellate. È noto invece che l'Agenzia regionale toscana per il recupero delle risorse stima tale quantità in circa 5 milioni e 500 mila tonnellate. Domanda a quali cause gli esperti imputino tale discrepanza.

Claudio DEL LUNGO, assessore all'ambiente della regione Toscana, espone che la Toscana è una regione all'avanguardia nell'attuazione della legislazione relativa alla gestione del ciclo dei rifiuti, con specifico riferimento agli adempimenti previsti dal decreto n. 22 del 1997 (c.d. decreto Ronchi). Essa ha infatti approvato di recente una legge regionale-quadro per il riordino della materia, anche se questa era disciplinata da norme non risalenti.
Oltre a questo atto di tipo legislativo, la Toscana ha adottato tre strumenti di pianificazione: il piano stralcio per i rifiuti solidi urbani, il piano stralcio per i rifiuti speciali e speciali pericolosi e il piano per le bonifiche. In ordine a questi


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strumenti sta già decorrendo il termine di 60 giorni offerto a tutti i cittadini per proporre osservazioni. Si sono svolte anche le apposite conferenze di area.
La regione Toscana ha anche individuato i c.d. «ambiti ottimali». Questi, in numero di 9, coincidono quasi sempre con le province eccezione fatta per le province di Prato e Pistoia, le quali costituiscono un ambito unico insieme al comprensorio di Empoli, mentre dall'ambito ottimale riferito alla provincia di Firenze Empoli rimane scorporata.
Espone altresì che la regione sta predisponendo anche un piano industriale relativo all'impiantistica.
Afferma che - ancorché il MUD sia un passo avanti sul piano conoscitivo della realtà dei rifiuti - la struttura del modello è tale che in realtà non può fotografare compiutamente il quadro dei rifiuti speciali poichè non tiene nella debita considerazione alcuni elementi. Aggiunge che i dati quantitativi emergenti dalle dichiarazioni MUD sicuramente non ricomprendono - per esempio - il milione di tonnellate annue di rifiuti prodotti dalle cave di marmo (c.d. marmettola).

Massimo SCALIA, presidente, domanda quale sia la sua stima del totale dei rifiuti speciali prodotti in Toscana.

Claudio DEL LUNGO afferma che la stima in suo possesso lo porta a ritenere che vi sia una produzione annua di circa 6 milioni 237 mila tonnellate di rifiuti di cui 600 mila pericolosi. A questi tuttavia occorre aggiungere circa 2 milioni e 500 mila tonnellate di rifiuti derivanti dalle attività estrattive.
Nell'anticipare quanto sta per dire il dottor Caramassi, espone che l'Agenzia regionale toscana per il recupero delle risorse è una società per azioni costituita dalla regione proprio per monitorare l'andamento del ciclo dei rifiuti e per sostenere le iniziative di riciclaggio e recupero. Il vertice della società è nominato dalla regione.

Valerio CARAMASSI, presidente dell'Agenzia regionale toscana per il recupero delle risorse, premette che il «decreto Ronchi» non impone che le regioni svolgano un'attività di pianificazione specifica per i rifiuti speciali e pericolosi. Tuttavia la regione Toscana, consapevole della peculiarità del territorio regionale e delle attività produttive che vi si svolgono, ha ritenuto indispensabile avviare già da qualche tempo un'attività di censimento e programmazione specificamente rivolta a tale tipo di rifiuti.
Afferma che in Toscana viene compilata la dichiarazione MUD soltanto dal 47 per cento dei destinatari. Anche se tale percentuale appare elevata se confrontata con altre realtà nazionali, non può esimersi dal considerare che essa offre pur sempre un campione insoddisfacente.
Innanzitutto rileva che in Toscana si è reso necessario censire anche la produzione di sostanze che sino all'entrata in vigore del «decreto Ronchi» non erano considerati neanche rifiuti. Già questo elemento porta a stimare numeri alti, a rendere assai problematica la gestione di questo materiale e ad avere nel settore risvolti giudiziari non trascurabili.
In secondo luogo sottolinea che il piano delle bonifiche, sia pure una tantum e non su base annua, porta ad aggiungere alle stime quantitative ulteriori milioni di tonnellate.
Ritiene altresì che la convinzione che si va diffondendo circa il trend in diminuzione della produzione dei rifiuti speciali non sia fondata su validi motivi.
Espone altresì che, essendo esentate dalla compilazione del MUD le imprese con tre dipendenti o meno ed essendo tali imprese assai numerose, il quadro offerto dalle dichiarazioni MUD non si rivelerà adeguato.
Per quanto riguarda l'impiantistica osserva che la realtà italiana in generale accusa un preoccupante deficit.
Carenze si registrano a suo avviso anche sul piano dei controlli, i quali dovrebbero essere centrati sulla produzione all'origine dei rifiuti. A tal proposito segnala la grande importanza dello stabilire tra amministrazioni e imprese un rapporto di comprensione e collaborazione


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e non meramente repressivo. L'esperienza infatti ha insegnato che - accanto a ipotesi nelle quali altra strada non si dà che quella sanzionatoria - spesso gli imprenditori si sono mostrati disponibili a comprendere anche i vantaggi che possono loro derivare da una corretta gestione del ciclo dei rifiuti.

Massimo SCALIA, presidente, osserva che se lo spaccato della Toscana è rappresentativo dell'intero Paese, si deve ritenere che in Italia vengono prodotti rifiuti speciali nell'ordine di 40 o 60 milioni di tonnellate in più rispetto alle attuali stime.

Valerio CARAMASSI ritiene che tra le cause del problema vi sia talvolta una certa inerzia del processo produttivo, talora poco incline a introdurre innovazioni sotto questo aspetto.

Massimo SCALIA, presidente, chiede se l'attività di programmazione si fermi alla quantificazione del fenomeno o si proponga anche di stimolare il recupero e il corretto smaltimento.

Claudio DEL LUNGO illustra che l'attività di programmazione non soltanto ha consentito un netto progresso sul piano delle stime e della conoscenza qualitativa del fenomeno, ma è foriero anche di cospicui miglioramenti dovuti a concreti interventi.
Il primo esempio in tal senso è quello delle acciaierie di Piombino, dove a seguito di uno studio serio ed approfondito è stato programmato ed effettuato un notevole recupero di materiale il quale si è rivelato assimilabile a quello derivante dall'estrazione e pertanto riutilizzabile per esempio nell'edilizia.
Il secondo esempio è quello relativo alla «marmettola»: ricerche e sperimentazioni tutto sommato abbastanza semplici hanno rivelato che essa altro non è che carbonato di calcio che può essere utilizzato nell'abbattimento di emissioni inquinanti. Anche da questo esempio si può evincere che per il materiale recuperato vi è un potenziale e cospicuo mercato.
In ordine alla quantificazione dei rifiuti segnala il problema dei transiti interregionali. A riguardo fa presente che la Toscana è regione che importa dalla Lombardia notevoli quantità di rifiuti urbani.
Conclude che con l'attività di pianificazione pertanto non ci si ferma ad una stima quantitativa dei volumi ma si procede anche alla proposta di soluzioni e alla preparazione di concreti interventi. Tiene tuttavia a sottolineare che in questa attività la regione non assume decisioni relative alla localizzazione delle discariche o degli impianti. Gli atti di programmazione stabiliscono anche con un elevato grado di precisione le caratteristiche degli impianti e i controlli necessari ma non fissano i luoghi.

Massimo SCALIA, presidente, chiede, in relazione all'area di Scarlino, se l'entrata in funzione del cogeneratore sia stata autorizzata dalla provincia e quali bonifiche siano state iniziate.

Claudio DEL LUNGO espone che in provincia di Grosseto sono state avviate delle operazioni di bonifica. Quanto al sito di Scarlino in particolare afferma che esso, a termini di legge, non necessitava di un'autorizzazione regionale ma solo di un provvedimento abilitativo da parte della provincia. Sa però che la provincia può autorizzare solo quegli impianti inseriti nei suoi atti di pianificazione, altrimenti gli impianti non potrebbero cominciare a funzionare. Del resto questa interpretazione è stata di recente ribadita dal Ministro dell'ambiente in relazione al caso di un impianto in provincia di Lucca.
Per quanto riguarda i pozzi è in grado di affermare che l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA) ha effettuato e sta effettuando accurati esami dai quali si è potuto constatare che vi sono disciolti molti sali alcuni dei quali nocivi come l'arsenico e il mercurio. Tale presenza si rivela assai preoccupante per


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l'approvigionamento dell'acqua potabile, anche perchè se l'inquinamento deriva dal soprasuolo l'intervento di bonifica risulta risolutivo, ma se invece esso è dovuto ad elementi nel sottosuolo ogni intervento di bonifica sarebbe inutile.

Massimo SCALIA, presidente, nell'apprendere la complessità della situazione osserva che sarebbe il caso di individuare i responsabili ed applicare nei loro confronti il principio «chi inquina paga».

Il deputato Pierluigi COPERCINI (LNIP), con riguardo ai flussi di rifiuti tra le regioni cui è stato fatto riferimento, domanda se sia nota la tipologia di essi e per quali motivi sia difficile monitorare i transiti.

Claudio DEL LUNGO ricorda che la Toscana risulta importatrice di rifiuti urbani principalmente dalla città di Milano e che tali rifiuti vengono destinati alle discariche di Livorno e della provincia di Pisa. Per quanto riguarda invece i flussi in uscita dalla Toscana sottolinea che essi sono quantitativamente ridottissimi, relativi a pochi piccoli comuni e sono destinati all'Emilia Romagna.
Sottolinea che è obiettivo di ciascuna regione contenere al massimo l'importazione di rifiuti sia perchè occorre evitare squilibri interni sia perchè l'attività di trasporto di rifiuti è comunque un passaggio delicato e pericoloso del ciclo a motivo del rischio di perdere le tracce del materiale trasportato.
Per quanto riguarda i rifiuti speciali ricorda che a Livorno è in corso la bonifica delle «navi dei veleni» e delle carrozze all'amianto.

Valerio CARAMASSI ritiene che una buona parte dei rifiuti speciali in realtà non venga movimentata affatto ma conservata presso i siti produttivi. Afferma altresì che tutte le regioni dichiarano di essere esportatrici di rifiuti ma nessuna o quasi dichiara di essere importatrice.

Pierluigi COPERCINI chiede ulteriori chiarimenti in ordine all'amianto.

Claudio DEL LUNGO precisa che nel cantiere di Livorno cui ha fatto riferimento in precedenza si svolge attività di bonifica dei c.d. vagoni all'amianto in ossequio a una convenzione stipulata con le Ferrovie dello Stato. Tale bonifica costituisce occasione di lavoro qualificato per molte persone ed è un'iniziativa all'avanguardia.

Massimo SCALIA, presidente, ringrazia gli intervenuti e prega i membri dell'Ufficio di Presidenza presenti di trattenersi per la riunione già convocata.

La seduta termina alle 14.30.

N.B.: Il resoconto stenografico è pubblicato in un fascicolo a parte.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 17 giugno 1999.

L'Ufficio di Presidenza si è riunito dalle 14.30 alle 15.