PAGINA: 0001 PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
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PAGINA: 0001 La seduta comincia alle 9.
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PAGINA: 0001 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Missioni.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono centosette.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bergamini, Boccia, Catania, Chaouki, Cicchitto, D'Ambrosio, Damiano, Epifani, Faraone, Fraccaro, Gentiloni Silveri, Guerra, Mazziotti Di Celso, Meta, Piccoli Nardelli e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
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PAGINA: 0001 Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 9,05).
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PAGINA: 0001 GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Bosco n. 3-01775 (Vedi All. A), sulle misure a favore degli agricoltori di Licata gravemente colpiti dalla tromba d'aria del 10 ottobre 2015.
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PAGINA: 0001 GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, con riguardo all'anomala ondata di maltempo che nello scorso mese di ottobre ha colpito i territori della provincia di Agrigento, in particolare i comuni di Palma di Montechiaro, di Licata in particolare, ringrazio l'onorevole Bosco per aver sollecitato il Governo con questa interrogazione, perché sono stati provocati enormi disagi al settore agricolo e grandi danni sono intervenuti nella provincia di Agrigento e in particolare nel comune di Licata. Quindi, faccio presente che la proposta di declaratoria di eccezionalità della tromba d'aria del 10 ottobre del 2015 in provincia di Agrigento è stata integralmente accolta con un decreto del 24 @pagina=0002@dicembre 2015, che è stato pubblicato già nella Gazzetta Ufficiale, la n. 13 del 18 gennaio del 2016.
Con questo provvedimento sono stati delineati e delimitati i territori agricoli dei comuni di Licata e di Palma di Montechiaro per i danni alle strutture aziendali non assicurabili con polizze agevolate. La spesa ricade nella disponibilità del Fondo di solidarietà nazionale del 2016 e, quindi, la regione dovrà accogliere le domande, dovrà istruirle e potrà anche anticipare, se disponibili, le risorse, qualora vi fossero residui di precedenti assegnazioni.
La stessa regione, lo ricordo, sulla base della declaratoria di eccezionalità di avversità atmosferica, potrà anche attivare – siamo in avvio di programmazione 2014-2020, con riferimento alla misura 5.2 del programma di sviluppo rurale (PSR) del 2014-2020 –, sulla parte relativa agli investimenti per il ristoro del potenziale produttivo danneggiato da calamità naturale e anche da avversità atmosferiche, la misura che prevede un contributo fino al 100 per cento del costo dell'investimento ammissibile per interventi per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo danneggiato da calamità naturale oppure da eventi catastrofici.
Quindi la regione, nella stessa relazione che ha inviato al Governo, ha anche segnalato i danni alle produzioni agricole, tenendo conto delle disposizioni di legge che limitano gli interventi compensativi alle produzioni agricole non assicurabili e, quindi, per questo, non ne ha previsto la declaratoria. Per quanto ci riguarda, io ritengo che, per accedere alle provvidenze che sono proprio previste dal Fondo di solidarietà nazionale e in particolare per gli aiuti e per il ripristino funzionale delle strutture danneggiate, gli agricoltori avranno 45 giorni di tempo e, quindi, entro il 3 marzo del 2016.
Quindi, c’è una attenzione particolare: per quanto concerne il territorio, abbiamo in questi mesi incontrato dall'Amministrazione comunale, il Sindaco in testa, alle associazione di categoria e, quindi, c’è una particolare sensibilità, e anche i tempi così veloci per realizzare la declaratoria sono il segno di quanto il Governo stia seguendo con particolare attenzione questo fenomeno, in considerazione del fatto che il danno è stato veramente grave e le aree agricole e, soprattutto, le produzioni sono state gravemente danneggiate.
Quindi oggi ringrazio l'onorevole Bosco per questa interrogazione e continueremo a seguire l'iter, ma soprattutto avvieremo anche un tavolo con la regione, perché si possa finalmente dar corso a tutte le misure previste e soprattutto anche attivare le misure del PSR per il ripristino del potenziale produttivo.
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PAGINA: 0002 Replica il deputato ANTONINO BOSCO (AP) (Vedi RS).
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PAGINA: 0002 ANTONINO BOSCO. Grazie, Presidente, io voglio certamente innanzitutto esprimere la mia soddisfazione per l'intervento del Governo al sottosegretario Castiglione, per quello che in questi mesi il Governo, e il sottosegretario in prima persona – anche da siciliano, conoscendo bene la città, i luoghi e i danni che si sono realizzati purtroppo ahimè nel mese di ottobre – ha fatto e sta facendo.
Le notizie che oggi ci dà il sottosegretario sono certamente positive, perché viene accolta la richiesta di intervenire e di accedere al Fondo nazionale di solidarietà; allo stesso tempo, la disponibilità a lavorare insieme alla regione siciliana anche per attingere alla misura 5.3 del PSR deve essere un pungolo anche per la regione e un'opportunità per dare un doppio ristoro agli agricoltori che sono stati colpiti in quei territori e, in particolare, nello specifico della città di Licata.
Quindi, l'impegno del Governo nazionale certamente c’è stato, c’è, ma allo stesso tempo voglio sottolineare come gli agricoltori di Licata non possano più aspettare. È vero che si è fatto tutto con grande celerità, ma è altrettanto vero che, come dire, bisogna far sì che, in tempi più veloci possibili, arrivi agli agricoltori della città di Licata un ristoro concreto, perché quello che è successo @pagina=0003@nel mese di ottobre passato è stato un evento eccezionale che ha colpito parti della provincia di Agrigento, ma soprattutto ha colpito la città di Licata. Per fortuna non ci sono stati né feriti, né morti, ma i danni riportati al comparto dell'agricoltura, alle aziende agricole e agli agricoltori della città di Licata sono stati enormi. Si è creata una situazione drammatica, perché più di 500 aziende agricole sono, di fatto, state rase al suolo; centinaia di ettari di coltivazioni sono stati distrutti e quindi gli agricoltori di Licata – città la cui economia si basa anche principalmente sull'agricoltura – e intere famiglie si sono ritrovate in ginocchio.
Quindi è necessario che questa interlocuzione – che fino adesso è stata sana e costruttiva e sta portando a dei risultati – con gli imprenditori agricoli, con gli agricoltori della città, con il sindaco della città di Licata continui, ma io chiedo che i risultati si vedano e arrivino il prima possibile, proprio perché questi agricoltori con grande tenacia e grande coraggio si sono rialzati, con le proprie forze stanno provando, nonostante la drammaticità dell'evento, ad andare avanti, ma è necessario che le istituzioni regionali e nazionali, con i fatti, dimostrino di non voler lasciare da sola la città di Licata, che non lo merita, e questi agricoltori che da sempre lavorano, in maniera onesta e con grande impegno, le proprie terre e il proprio territorio.
Mi confortano certamente le parole del sottosegretario Castiglione e per questo voglio nuovamente ringraziarlo. Da parte mia sarò, come dire, in maniera costante e continua da pungolo nei confronti del Governo nazionale e anche nei confronti di quello regionale, affinché, come veniva detto poc'anzi, si attivino anche le misure del PSR, che ormai sta per partire e che possono dare anche un ristoro che arriva fino al 100 per cento ai nostri agricoltori.
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PAGINA: 0002 SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Battelli n. 3-01950 (Vedi All. A), concernente chiarimenti in merito ad una proposta di revisione dell'Unione economica e monetaria presentata dal Governo italiano.
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PAGINA: 0003 SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, ringrazio anche gli interroganti per la possibilità di affrontare questo tema, che è di grandissima rilevanza, partendo dal sistema di partecipazione dell'Italia ai processi decisionali dell'Unione europea, così come disciplinato dalla legge n. 234 del 2012, che è una delle leggi più avanzate nel panorama europeo per quanto riguarda i rapporti tra Parlamento e Governo, e i rapporti anche, in particolare, di informazione preliminare e dibattito.
Prevede delle regole molto stringenti di comunicazione, di consultazione e di informazione del Parlamento rispetto agli atti e alle politiche europee del Governo italiano; cito solo le comunicazioni del Presidente del Consiglio prima di ogni Consiglio europeo alle Camere, le comunicazioni sugli esiti dei Consigli europei ogni qualvolta il Parlamento chieda al Governo di procedere in tal senso, l'esame delle Relazioni annuali programmate e consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Nel rapportare questo raccordo tra Governo e Parlamento la legge n. 234 precisa i rispettivi ruoli: il Parlamento dà gli orientamenti e partecipa nelle modalità previste, il Governo esprime la posizione dell'Italia in Europa ed è una sua prerogativa ovviamente partecipare ai negoziati europei con proposte e posizioni elaborate di volta in volta sulla base dell'andamento del dibattito europeo e del dibattito di politica europea all'interno del Parlamento italiano. Nel caso di specie si tratta di un contributo ovviamente non ufficiale; la dizione nel gergo corrente europeo è quella di «non-paper», cioè un documento non ufficiale del Presidente @pagina=0004@del Consiglio come contributo a un rapporto dei quattro, poi cinque, Presidenti. Gli stessi Presidenti, avendo presentato questo documento sulla revisione dell'Unione economica e monetaria non a nome delle istituzioni ma in qualità di grandi personalità a capo delle istituzioni, non impegna formalmente le istituzioni che essi rappresentano, come del resto anche il Vicepresidente Timerman ha avuto modo di affermare in sede di Consiglio affari generali. Ciononostante, gli interroganti fanno giustamente riferimento alle fonti di stampa e a un comunicato del Dipartimento per le politiche europee, che ha voluto assicurare l'informazione anche sul contributo italiano al dibattito di politica europea e si dice che sarebbe stato inviato direttamente in sede europea senza informarne le Camere e senza averle messe nelle condizioni di approvare i contenuti di tale documento. I contenuti di tale documento in realtà sono stati ampiamente comunicati, discussi e fanno anche oggetto di atti di indirizzo delle Camere al Governo a più riprese; in quel «non-paper» del Presidente del Consiglio innanzitutto si riprendono i punti principali di proposta sulla riforma dell'Unione economica e monetaria che il Governo ha avuto occasione di presentare ufficialmente anche di fronte alla Camera dei deputati nella fase iniziale del programma della Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. In secondo luogo, il Governo ha avuto varie occasioni di discutere con il Parlamento delle proposte specifiche, e penso alle informazioni che sono state date durante i lavori del Semestre di Presidenza europea; c’è stata una riunione informale dei Ministri del lavoro e degli affari sociali a Milano nel luglio del 2014, c’è stata una riunione informale dell'Ecofin a Milano sempre in settembre 2014, c’è stato un vertice dei Capi di Stato e di Governo sull'occupazione sempre a Milano nell'ottobre 2014, che è stato poi anche dibattuto in Parlamento. In particolare, le proposte del Governo sono quelle che si ritrovano nella Relazione programmatica 2015 trasmessa alle Camere e che è stata anche oggetto di varie risoluzioni, in particolare la risoluzione Rosato n. 6-00155, che indica appunto un orientamento coerente con quanto il Governo sta difendendo in sede europea per quanto riguarda l'approfondimento e il completamento dell'Unione economica e monetaria. Faccio riferimento, come ultimo punto, anche alle varie audizioni nelle Commissioni competenti. Perché dico questo ? Perché quel «non-paper», quel contributo alla preparazione del rapporto dei cinque Presidenti trasmesso al Presidente del Consiglio, non fa altro che sistematizzare orientamenti e indirizzi delle Camere, elementi politici e di posizionamento politico dell'Italia in sede europea ampiamente discussi in tutte queste occasioni; anzi, io vorrei sottolineare che il Governo italiano – unico caso nel panorama europeo – ha dato la massima pubblicità al documento.
Noi siamo l'unico Paese che ha pubblicato il documento, che era un contributo alla preparazione del rapporto dei cinque Presidenti e quindi lo ha interamente pubblicato nel proprio sito della Presidenza del Consiglio proprio nell'ottica di massima trasparenza, pur non essendo, lo ripeto, un atto ufficiale del Governo dell'Unione europea, nel senso di atto formale alla luce del Trattato. Siamo d'accordo su un aspetto sul quale ho avuto io stesso occasione, sia in Aula che in Commissione, di soffermarmi più volte anche interloquendo proprio con il gruppo MoVimento 5 Stelle sulla necessità di assicurare maggiore trasparenza in generale ai lavori del Consiglio dell'Unione europea e maggiore democraticità ai meccanismi dell'Unione europea, soprattutto per quanto riguarda l'Unione economica e monetaria. Proprio riguardo alla trasparenza dei negoziati e dei processi legati all'Unione economica e monetaria, noi abbiamo avuto più volte, nelle sedi istituzionali e anche nelle sedi politiche, l'occasione di ribadire la necessità di rafforzare la dimensione democratica, la democraticità dell'Unione economica e monetaria. Del resto è proprio questo il messaggio di @pagina=0005@fondo del Governo: richiedere un maggiore controllo democratico – è esplicitamente indicato in quel documento – e assicurare un maggiore coinvolgimento dei Parlamenti, sia il Parlamento nazionale che il Parlamento europeo. A tal fine abbiamo uno strumento, previsto dall'articolo 13 del Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance in seno all'Unione economica e monetaria, che prevede appunto la possibilità per il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali dei Paesi contraenti il Trattato di definire congiuntamente l'organizzazione – cito il Trattato – e la promozione di una Conferenza dei rappresentanti delle pertinenti Commissioni del Parlamento europeo e dei rappresentanti delle pertinenti Commissioni dei Parlamenti nazionali ai fini della discussione delle politiche di bilancio e di altre questioni rientranti nell'ambito di applicazione del Trattato. A parere del Governo l'articolo 13 è un passo in avanti ma è troppo poco e bisognerebbe fare molto di più per assicurare l'effettivo coinvolgimento parlamentare nel quadro dell'Unione economica e monetaria e per rafforzarne la sua dimensione democratica. Il mio invito è di sfruttare al massimo l'articolo 13 e di cercare però anche di espanderlo all'interno di una revisione più ampia dell'architettura istituzionale dell'Unione economica e monetaria. Da ultimo certamente ringrazio nuovamente gli interroganti perché hanno posto l'accento su un altro aspetto che ritengo di grande rilevanza nei rapporti fra Governo e Parlamento. Ho fatto riferimento nella mia introduzione alla legge n. 34 del 2012; gli interroganti sanno che questo Governo la sta attuando in maniera completa e siamo molto impegnati nell'attuazione di tutti i suoi aspetti. C’è sia l'articolo 6 che l'articolo 7, non entro nel merito se fosse stato più opportuno invocare l'articolo 6 o l'articolo 7 da parte degli interroganti per porre il tema che hanno posto, ma certamente c’è forse la necessità – ma questa è una valutazione che lascio al Parlamento – di finalizzare e di discutere una revisione dell'accordo interistituzionale che avevamo siglato nel 2008 in materia di politica europea e che era basato sulla legge del 2005. Da allora la legge del 2005 è stata ampiamente riformata dalla legge del 2012; forse – ma questo starà al Parlamento valutarlo – ci sarebbe l'opportunità, alla luce anche dell'evoluzione del dibattito sulla politica europea, di rivedere l'accordo interistituzionale per rivedere anche tutti gli aspetti specifici di scambio di informazioni e anche di documenti che non sono documenti ufficiali, considerabili come atti dell'Unione europea alla luce del Trattato.
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PAGINA: 0002 Replica il deputato SERGIO BATTELLI (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0005 SERGIO BATTELLI. Signora Presidente, sottosegretario Gozi, io la ringrazio di essere qui con noi questa mattina, ma le sue risposte non è che mi hanno entusiasmato, anzi. Mi auguro che la questione di cui parlava alla fine, la questione della democrazia, la questione di portare e condividere i temi, sia una cosa che il Governo possa portare avanti ma a questo punto io non ci credo; tuttavia aspettiamo i fatti. Le dico subito che non ci credo però perché avete dimostrato che anche questa volta voi fate le cose un po’ come volete. Secondo noi politicamente voi non parlate apposta della questione dell'UEM perché è reputata una cosa pericolosa e lo sapete benissimo. Quindi le dico proprio sinceramente perché non mi hanno convinto le sue parole.
Noi contiamo di ritenere che, in virtù della centralità dei temi trattati, il Governo sarebbe stato tenuto a informare le Camere prima di inviare il parere a Bruxelles, per condividere con tutto il Parlamento – come diceva lei e come lei auspica – e per prendere le posizioni da portare in Europa insieme, cosa che voi... l'ultima risoluzione che avete portato al Consiglio era imbarazzante, glielo dico. Non so se la ricorda, ma la risoluzione di maggioranza era veramente – io la ricordo – una cosa imbarazzante. Era un parere e un punto unico che non diceva nulla. Però, questa è la posizione che voi avete @pagina=0006@portato in Europa, che vi siete votati in Aula e che avete portato avanti. Quindi, secondo me questo non è il modo giusto per cercare di condividere i temi in questo Parlamento e portarli in Europa e, quindi, è per questo – ripeto – che voi parlate, ma io mi auguro che lei abbia veramente a cuore questa battaglia e speriamo che la porti in porto; speriamo davvero.
Comunque, lei ha parlato di questi atti, di questi white paper, ma secondo me non sono indirizzi precisi sull'UEM; sono pareri che sono abbastanza fumosi rispetto a quelli di Francia e Germania, che erano molto più completi. Quindi, a tale riguardo glielo devo dire: il Governo, secondo noi, ha violato un unico Trattato, l'articolo 7 della legge n. 234 del 2012, l'articolo 12 del Trattato di Lisbona e il protocollo n. 1 ad esso allegato, ed inoltre i principi costituzionali in tema di cessione di sovranità. Partiamo, quindi, da una situazione di assoluta sordità e di mancanza di interesse al dialogo da parte del Governo, cosa ancora più grave se consideriamo che un ripensamento di questa UEM non è solo necessario ma, anzi, secondo noi arriva già in ritardo. È innegabile, sotto gli occhi di tutti e incontrovertibile come l'attuale impostazione istituzionale dell'UEM sia del tutto fallimentare (io non so come la vede lei, ma secondo noi è del tutto fallimentare).
Quindi, qui è necessario riproporre alcuni esempi, a mio avviso necessari per chiarire la portata del fallimento a cui stiamo assistendo. Ma – ripeto – sull'Unione economica e monetaria il Governo parla troppo, troppo, troppo poco. Dovrebbe parlare molto di più e informare molto di più i cittadini su questa questione che è veramente importantissima, come anche lei ha detto. È una questione molto importante e, secondo noi, se ne parla pochissimo. Mi riferisco, in primo luogo, alle norme di stampo economico-finanziario e, in particolare, a quelle del sistema bancario e al relativo sistema sanzionatorio, regole come al solito arrivate tra capo e collo con la nostra passiva e raffazzonata partecipazione alle decisioni comunitarie.
Intanto il nostro Governo bluffa, facendo credere ai cittadini che ha intenzione di violare i patti sul pareggio di bilancio – ad esempio, l'insulso rapporto tra deficit e prodotto interno lordo – quando invece in Paesi come la Germania il saldo delle partite correnti rimane superiore al 6 per cento, proprio quel 6 per cento fissato dalle stesse regole, il fiscal compact e i regolamenti ad esso collegati, come il Six e il Two Pack, che ogni anno ci impongono tagli indecorosi e che sono stati lo schermo per portare avanti scellerate politiche restrittive in tempo di recessione, contrariamente a qualsiasi tipo di indicazione sensata si potesse desumere dalle teorie economiche.
In Europa oggi purtroppo comanda chi ha un Governo credibile e un Parlamento forte alle spalle. Noi ci troviamo, invece, un Presidente del Consiglio che annuncia guerra al rapporto deficit-PIL dicendo, però, di rispettarne il limite, per poi violare i patti sul pareggio di bilancio, con misure astruse, e riceve per regalo la tirata di orecchie dalla Commissione e la classica figura barbina rispetto a strumenti nazionali e locali. Ed ancora, questa UEM si basa su una moneta unica che ingenera squilibri finanziari in diverse parti d'Europa, ma per volere di alcuni non abbiamo un sistema unico di tutela dei depositi o la condivisione, anche solo parziale, del finanziamento del debito pubblico. La Germania non vuole gli eurobond, la BCE vara un QE raffazzonato, senza condivisione dei rischi, e noi, come sempre, continuiamo a guardare. Abbiamo creato il mito che la crescita del debito pubblico sia un male assoluto quando, invece, le priorità dovrebbero essere altre.
Ma arriviamo alle banche, tristemente note in questo periodo per tutta una serie di questioni. Gli istituti, che ormai fanno parte di un sistema mondiale, sono colossi multinazionali. Ebbene, si è avuta la vigilanza unica da parte della BCE, ma nessuna tutela unica dei depositi, nessuna ! Eppure, se crolla un colosso, come, per fare un esempio, Unicredit, ci sarebbero pesanti ripercussioni su tutto il sistema bancario italiano e, in particolare, sulle @pagina=0007@controllate in Italia e in Europa. In questo scenario le innovative regole imposte dalla direttiva BRRD – e, in particolare, il tristemente noto bail-in – infliggerebbero durissime perdite ai risparmi, mandando in fumo i risparmi dei cittadini.
E dulcis in fundo, come possiamo non citare, come non dimenticare l'euro ? Chi ha deciso che sarebbe stato una cosa buona per l'Italia aderirvi ? Il Parlamento ha espresso un giudizio e un indirizzo al Governo ? No ! Sono stati informati i cittadini dei pro e dei contro ? No ! Questo denota la fragilità di un'istituzione lontana, in cui abbiamo perso e che ci cala le norme dall'alto, con il concorso del Governo e della maggioranza.
Lei ha citato i report dei cinque Presidenti e, quindi, vorrei anch'io mettere un punto su questa cosa.
Le dicevo che lo stesso report dei cinque Presidenti – concludo – che da questa discussione europea è scaturito, nel quale, a dire il vero, troviamo ben poco della posizione italiana, nomina, quale principio ed obiettivo fondamentale, la legittimazione democratica e il rafforzamento istituzionale da ottenere, in primo luogo, attraverso un maggior coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e delle questioni europee, sia da parte dei Governi che dei Parlamenti nazionali. Se ciò avvenisse...
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PAGINA: 0002 ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Lenzi n. 3-01948 (Vedi All. A), concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione alla selezione per il ruolo di medico del lavoro nella caserma del comando dei vigili del fuoco di Bologna.
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PAGINA: 0007 ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Rispondo all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiedono chiarimenti in merito alla presunta illegittimità verificatasi nel comando dei vigili del fuoco di Bologna nel conferimento dell'incarico di medico del lavoro al dottor De Castro. Le informazioni su tale vicenda sono state pertanto acquisite dal competente Ministero dell'interno, che ci ha comunicato quanto segue.
I titoli ed i requisiti essenziali di partecipazione, previsti dalla procedura di selezione indetta con un avviso pubblico in data 21 maggio 2015 dal Ministero dell'interno, erano il possesso della laurea in medicina e l'iscrizione all'albo dei medici. Costituivano, inoltre, titoli valutabili, ai fini dell'attribuzione di punteggio, oltre ai periodi di servizio svolti presso strutture mediche ospedaliere del Servizio sanitario nazionale, strutture della pubblica amministrazione, enti pubblici, enti militari, corpi di polizia e dello Stato ad ordinamento civile o equipollenti o affini per competenza, anche le esperienze e la specificità professionale pregressa, maturate in attività di accertamento tecnico-sanitario dell'idoneità psicofisica ed attitudinale, attività di istruttoria di pratiche medico-legali nei settori dell'equo indennizzo, infortunistica sul lavoro, malattie professionali, pensionistica privilegiata presso strutture militari o dei corpi di polizia e dello @pagina=0008@Stato ad ordinamento civile o equipollenti e, certamente, presso gli stessi comandi provinciali dei vigili del fuoco. Si precisa che nessun limite massimo di età anagrafica era stato previsto dal suddetto avviso di selezione.
Il 4 giugno 2015 la Direzione regionale dell'Emilia-Romagna ha approvata la graduatoria di merito provvisoria attraverso la commissione appositamente nominata, come risultante dalle valutazioni dei titoli e dei requisiti suindicati. Alla luce di quanto sopra, il dottor De Castro è risultato essere il candidato classificatosi in posizione utile di graduatoria, in virtù del suo curriculum di servizio e dell'esperienza maturata in tanti anni di servizio, prima come medico di base del Servizio sanitario nazionale e poi come medico incaricato presso lo stesso comando provinciale di Bologna. In ogni caso l'amministrazione dell'interno ha comunicato che tale incarico è da considerarsi un'attività di collaborazione esterna e, a giudizio della stessa amministrazione, esula dal campo di applicazione del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, che attiene, invece, ai trattamenti in servizio di personale dipendente delle pubbliche amministrazioni.
Rispetto a tale comunicazione dello scorso 11 novembre, il Dipartimento della funzione pubblica non ha potuto che prendere atto delle valutazioni del competente Ministero, che ha configurato l'incarico come di mera collaborazione esterna. Si rileva, peraltro, che, in coerenza con le disposizioni che regolano nel citato decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, il divieto di incarichi a soggetti in quiescenza, pur non rivestendo l'interessato un incarico direttivo, nel nuovo bando per l'anno 2016 è stata opportunamente prevista la fissazione di limiti di età.
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PAGINA: 0002 Replica la deputata DONATA LENZI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0008 DONATA LENZI. Presidente, ringrazio il sottosegretario Rughetti per la risposta e sono contenta che per il 2016 si sia posto un limite di età. Io voglio chiarire che non ho nessuna considerazione critica verso la persona che era risultata con il punteggio più elevato nel 2015, soprattutto perché si valutava molto l'esperienza pregressa e il candidato ha 92 anni. Quindi, se noi continuiamo a calcolare l'esperienza, solo chi arriva molto avanti con l'età, potrà ottenere contratti con la pubblica amministrazione. Sembrava veramente eccessiva una considerazione basata su questo. Se nel futuro sarà possibile da parte della pubblica amministrazione tenere conto anche di un limite di età massima, alla quale rispondere, forse potremmo rispondere alle esigenze di tante persone altrettanto valide e altrettanto competenti, che l'esperienza se la devono andare a fare, e che sono attualmente alla ricerca di lavoro. Quindi, ringrazio il sottosegretario per la risposta.
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PAGINA: 0002 ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Lenzi n. 3-01949 (Vedi All. A), concernente chiarimenti in merito alle prospettive dell'ente Croce rossa italiana e alla sua organizzazione.
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PAGINA: 0008 ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, rispondo all'interrogazione oggetto, con la quale si chiedono chiarimenti in merito alla riorganizzazione della Croce rossa italiana, in seguito alla costituzione dell'Associazione Croce rossa italiana, con particolare riferimento alla problematica della mobilità del personale civile.
Il decreto legislativo n. 178 del 2012 prevedeva che il personale con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, in servizio presso i comitati locali e provinciali, esistenti alla data del 31 dicembre 2013, esercitasse il diritto di opzione tra il @pagina=0009@passaggio al Comitato centrale o ai comitati regionali, aventi ancora natura pubblicistica, l'assunzione da parte dei comitati locali e provinciali e il passaggio in mobilità presso altre pubbliche amministrazioni. L'esercizio delle opzioni ha registrato una massiccia confluenza del personale al Comitato centrale e a quelli regionali. Il restante personale invece, dal 1o gennaio 2016, è stato utilizzato temporaneamente dall'Associazione neoistituita di diritto privato, mantenendo il proprio stato giuridico e il proprio trattamento economico a carico dell'ente, e potrà esercitare l'opzione tra la permanenza in servizio presso l'ente e l'assunzione da parte dell'associazione. A coloro che rimarranno in servizio presso l'ente, all'atto della messa in liquidazione, saranno applicate le disposizioni vigenti per la gestione delle eccedenze di personale nelle pubbliche amministrazioni. Tuttavia, occorre precisare che il decreto-legge n. 192 del 2014 ha esteso nei confronti del personale dell'Associazione Croce rossa italiana l'applicazione dell'articolo 1, commi da 425 a 429, della legge di stabilità per il 2015. Pertanto, il personale della Croce rossa accede ai percorsi di ricollocazione previsti dalla legge di stabilità per il 2015, ma esclusivamente sui posti riferiti soprattutto alle sedi periferiche delle amministrazioni centrali corrispondenti. Sul piano finanziario, ha la disponibilità di risorse destinate, per gli anni 2015 e 2016, alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, al netto di quelle finalizzate all'assunzione dei vincitori di concorsi pubblici, collocati nelle graduatorie vigenti, o approvate alla data di entrata in vigore della stessa legge di stabilità.
Ovviamente, questo quadro normativo è mutato alla luce delle modifiche apportate dalla legge di stabilità su questo specifico argomento, che sono entrate in vigore dal 1o gennaio di quest'anno. In particolare, rilevano due modifiche molto importanti. La prima, che è stata estesa al Servizio sanitario nazionale anche nelle regioni che hanno un piano di rientro, attiene all'obbligo di assumere alcune figure professionali, ad alcune delle quali anche l'interrogante faceva riferimento nella sua interrogazione, con corrispondente divieto di fare assunzioni per quei profili professionali. Inoltre, con un ulteriore intervento normativo, è stata estesa a tutto il Servizio sanitario nazionale la procedura di mobilità a cui si faceva riferimento.
Con un ulteriore intervento normativo molto importante, a nostro avviso, che è stato appunto votato dal Parlamento in sede di legge di stabilità, è stato altresì stabilito che, con un decreto del presidente della Croce rossa italiana, sono individuate le figure professionali che non possono essere incluse nelle procedure di mobilità perché vengono a essere considerate necessarie per lo svolgimento di tutte le attività che sono transitorie e quindi che attengono fino alla fase di liquidazione.
Allora, dal quadro che emerge dalla normativa previgente, modificato come abbiamo detto dalla legge di stabilità, in ogni caso risulta che la doppia anima pubblica e privata, in cui si articola l'originaria CRI, che era un ente pubblico non economico, ha per espressa volontà legislativa un orizzonte di esistenza limitato, in quanto l'ente strumentale è dichiaratamente finalizzato alla liquidazione e alla definitiva estinzione dei rapporti di natura pubblicistica.
L'unica società di Croce Rossa autorizzata ad operare sul territorio nazionale, quale organizzazione di servizio volontario, conforme alle convenzioni di Ginevra del 1949, sarà l'Associazione della Croce Rossa Italiana avente personalità giuridica di diritto privato.
Posso infine aggiungere che, da quanto risulta al Dipartimento della funzione pubblica, nel portale che sta gestendo sulla mobilità, c’è un'intensa attività, che dovrebbe agevolare e quindi ci fa ben sperare sulla chiusura del procedimento in corso in termini ragionevoli.
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PAGINA: 0002 Replica la deputata DONATA LENZI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0009 DONATA LENZI. Presidente, la ringrazio. Sono soddisfatta per la risposta. Il @pagina=0010@quadro, in questi mesi, è cambiato profondamente, come ha ricordato il sottosegretario Rughetti, nel senso di una scelta netta tra il riportare la Croce Rossa al suo ruolo internazionale di associazione di diritto privato, con importanti scopi e finalità sociali, e di intervento nelle aree d'emergenza, e il risolvere lateralmente i problemi conseguenti alla gestione precedente attraverso un ente strumentale.
Quindi, ringrazio il sottosegretario e mi dichiaro soddisfatta.
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PAGINA: 0002 GIANNI MELILLA (SI-SEL) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-00465 (Vedi All. A), concernente elementi ed iniziative in ordine agli impegni assunti dal Governo italiano per il rifinanziamento del Fondo globale per la salute e, più in generale, per gli aiuti pubblici allo sviluppo.
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PAGINA: 0010 GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente, brevemente.
Naturalmente, questa interpellanza è datata, perché è del 2014 e questo la dice lunga sulla sensibilità del Governo rispetto all'azione di controllo e di ispezione da parte del Parlamento sulle attività del Governo. Basti pensare che qui si fa riferimento al Viceministro Pistelli, che – come è noto – si è dimesso tempo fa e non è stato ancora sostituito.
L'Italia è all'ultimo posto tra i grandi Paesi sviluppati, negli stanziamenti per l'aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi poveri del mondo. Gli impegni solenni assunti a livello internazionale dalle Nazioni Unite, con gli obiettivi di sviluppo del Millennio, purtroppo sono stati disattesi largamente dal Governo italiano. La crisi economica e finanziaria non giustifica tale scelta, perché, anche prima del 2008, l'Italia era la Cenerentola della cooperazione internazionale allo sviluppo.
In particolare, dei 17 Paesi membri del DAC, solo la Danimarca, la Norvegia, il Lussemburgo e la Svezia hanno versato lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo per gli aiuti pubblici allo sviluppo, come appunto chiedevano gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Mediamente, l'Europa è allo 0,35 per cento del prodotto interno lordo, con tendenza, però, alla diminuzione dei fondi della cooperazione internazionale allo sviluppo. L'Italia ha versato negli ultimi anni circa lo 0,11, lo 0,12 per cento del prodotto interno lordo, quindi siamo veramente agli ultimi posti.
Anche nell'aiuto pubblico allo sviluppo per la salute sono venuti meno gli impegni assunti a livello internazionale dall'Italia e anche da molti Paesi donatori europei, eppure negli ultimi due decenni la salute globale ha progredito come mai in precedenza, ad affrontare in modo efficace malattie trasmissibili, come l'HIV, la tubercolosi, la malaria, le infezioni tropicali ed altre gravi malattie che colpiscono i Paesi più poveri del mondo.
L'ex Viceministro agli affari esteri, Lapo Spinelli...
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PAGINA: 0003 BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. (Vedi RS) Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0011 BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Vorrei cogliere l'occasione di questa interpellanza – ci scusiamo se la risposta non è stata tempestiva, come in genere cerchiamo, con qualche buon risultato, di fare – per fornire al Parlamento gli aggiornamenti sui risultati, che io giudico positivi, raggiunti sul fronte della partecipazione italiana al Fondo globale per la lotta all'AIDS tubercolosi e malaria, in linea con l'impegno assunto nel dicembre 2013 alla Conferenza di Washington sul rifinanziamento del Fondo globale.
Come ha ricordato l'onorevole interpellante, le disponibilità di bilancio assicurate dalla legge di stabilità 2014 – non erano 100 all'anno – per il triennio 2014-2016 hanno consentito al Governo di programmare un contributo al Fondo globale di 100 milioni di euro per tale arco temporale. A tale proposito, confermo che sono state regolarmente erogate, nel 2014 e nel 2015, le prime due tranche, ciascuna pari a 30 milioni di euro, e che nel 2016 l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo provvederà a saldare il restante contributo di 40 milioni di euro.
L'Italia è, pertanto, tornata ad essere uno dei maggiori donatori dal Fondo globale, attestandosi all'ottavo posto, dopo Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Giappone, Commissione europea e Canada. Nel consiglio di amministrazione del Fondo il nostro Paese è adeguatamente rappresentato in una constituency di cui fanno parte l'Unione europea ed alcuni Paesi membri. Ciò consente di contribuire alle decisioni e alle scelte strategiche del consiglio con una posizione comune coordinata.
Il contributo al Fondo globale non si ferma soltanto all'impegno di risorse finanziarie. Il Governo è, infatti, consapevole che gli aspetti legati alla sanità rivestono un'importanza cruciale per garantire lo sviluppo dei Paesi più poveri e sconfiggere alcune delle principali cause di mortalità, in particolare per quanto riguarda i bambini. In questo quadro, è stato firmato, il 27 novembre 2014, tra il Ministero degli affari esteri e il Fondo globale, un memorandum of understanding che mira ad individuare forme di collaborazione e assistenza tecnica, in particolare in Paesi prioritari in cui la nostra cooperazione è già presente non soltanto in campo sanitario, e quindi fornire un supporto aggiornato alle iniziative dal Fondo globale.
Il nostro rinnovato impegno nel Fondo globale si inserisce in un'inversione di tendenza storica sulle risorse che l'Italia destina alla cooperazione allo sviluppo, dopo anni di tendenza decrescente. È un percorso che, come è noto, è iniziato con la nuova legge n. 125 del 2014, con la quale l'Italia si è impegnata ad incrementare progressivamente i fondi destinati alla cooperazione, in modo da poter giungere gradualmente ad un riallineamento con gli impegni assunti a livello internazionale. Lo scorso dicembre, nella legge di stabilità approvata, si prevede per quest'anno un incremento dei fondi a disposizione per attività di cooperazione allo sviluppo di @pagina=0012@120 milioni di euro, il 2016, 240 milioni per il 2017 e 360 milioni per il 2018. Quindi, come lei diceva, essendo il ritardo accumulato dovuto ai disinvestimenti, fatti per tante ragioni, negli anni precedenti, rispetto agli investimenti per la cooperazione allo sviluppo, c’è uno sforzo concreto per andare verso il riallineamento.
Non arriveremo neanche con riferimento al 2018 allo 0,7 per cento. Alla sua domanda specifica, a quanto corrisponda l'incremento, non so rispondere, però c’è un incremento sensibile. Non voglio dire una cifra che ho a memoria, potrei sbagliarla. Però, da qui al 2018 l'incremento è obiettivamente sensibile, molto più che un raddoppio dei fondi disponibili al 2014.
Come ha avuto modo di sottolineare il Ministro Gentiloni, la cooperazione è un vero investimento strategico. La lotta contro la povertà va nella direzione di una maggiore pacificazione delle aree di crisi, della stabilizzazione internazionale e di un contributo alla costruzione di istituzioni democratiche a tutela dei diritti umani, consentendo anche di rafforzare la nostra strategia di intervento sulle cause dei flussi migratori. Quindi, le maggiori risorse stanziate permetteranno al nostro Paese di svolgere un ruolo più attivo a livello internazionale nel settore della cooperazione e, in tale ambito, di programmare auspicabilmente un ulteriore, rilevante contributo al Fondo globale per il triennio 2017-2019, che verrà annunciato in occasione della Conferenza di rifinanziamento, che si terrà nel corso di quest'anno.
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PAGINA: 0003 Replica il deputato GIANNI MELILLA (SI-SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0012 GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Sono soddisfatto rispetto agli impegni che il Governo italiano ha onorato dopo la quarta Conferenza di Washington per il Fondo globale sulla salute. Quindi, mi auguro che ciò significhi che il Governo sia ancora più impegnato sulla seconda parte, che, invece, ho sollevato e su cui non c’è stata una risposta, secondo me, esauriente, perché conoscere la percentuale precisa che il Governo ha destinato alla cooperazione internazionale di sviluppo rispetto al nostro prodotto interno lordo nel 2015, secondo me, sarebbe stato doveroso da parte del Governo. Forse non si hanno neanche i dati a questo proposito e la cosa mi preoccupa ancora di più.
Naturalmente siamo soddisfatti che nel 2016 ci siano questi 120 milioni di euro in più, 240 milioni di euro in più nel 2017 e 360 milioni di euro in più nel 2018. Dobbiamo fare molto di più di quello che noi attualmente facciamo. A me fa specie che soprattutto le forze politiche di destra, di centrodestra, che contrastano le politiche di accoglienza degli immigrati, sostenendo che noi dobbiamo aiutarli nei loro Paesi, poi, però, quando si discute, nelle leggi di stabilità e in altre leggi ordinarie, il rifinanziamento dei fondi destinati alla cooperazione internazionale allo sviluppo non pronuncino parole. Io ritengo che le politiche di accoglienza siano ancora più efficaci se riusciamo a sviluppare una politica coerente di cooperazione internazionale allo sviluppo e, in particolare, se, come Governo italiano, riusciamo a corrispondere, poi, agli impegni che assumiamo solennemente nelle sedi internazionali, come appunto le Nazioni Unite.
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PAGINA: 0003 GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Rizzo n. 3-01951 (Vedi All. A), concernente chiarimenti in merito ai contenuti del verbale di sopralluogo redatto dai militari del IV Reggimento genio guastatori di Palermo durante la visita del 14 luglio 2015 presso il ponte Himera sull'autostrada A19 Catania-Palermo.
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PAGINA: 0012 GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie, Presidente. @pagina=0013@Colleghi, in merito al quesito, indirizzato al Ministro della difesa, circa l'eventualità di un possibile danno economico nell'aver autorizzato un sopralluogo, ad ormai giochi fatti, presso il ponte Himera, si rende noto che l'attività di ricognizione disposta dallo Stato maggiore dell'esercito, che è stata fatta in data 2 luglio 2015, era finalizzata ad acquisire gli elementi tecnici necessari in merito alla richiesta del commissario delegato di ricevere il concorso del genio dell'esercito per la realizzazione di opere stradali.
Per quanto concerne la data di effettuazione dell'attività, il commissario delegato aveva reso noto che la stessa sarebbe stata individuata nel periodo dal 13 al 17 luglio dell'anno scorso; attività che poi si è effettuata il 14 luglio 2015.
Per quanto riguarda invece la richiesta del verbale o di maggior notizie, nel confermare quanto già detto più volte e in ultimo con la lettera datata 12 ottobre 2015 a firma del capo di gabinetto del Ministero della difesa circa la disponibilità del Dicastero a fornire ogni informazione connessa alla materia trattata, Presidente, mi sentirei di depositare una nota tecnica riassuntiva delle attività di cui si chiede notizia. Il primo punto...
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PAGINA: 0003 Replica il deputato GIANLUCA RIZZO (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0013 GIANLUCA RIZZO. Presidente, ringrazio il sottosegretario Alfano per essere venuto qui a rispondere. In primis dico che non mi ritengo assolutamente soddisfatto di questa risposta, e la motivazione è chiara: intanto l'assurdità di dover essere arrivati con un'interrogazione in Aula per avere contezza, un minimo di contezza del verbale del sopralluogo effettuato dal genio militare il 14 luglio. Ciò in virtù anche del fatto che è stata presentata una prima richiesta di accesso agli atti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a prima firma della collega Cancellieri; successivamente, così come ha già citato il sottosegretario Alfano, è stata presentata un'altra richiesta di accesso agli atti a mia prima firma presso il Ministero della difesa. Ad entrambe le richieste è stato risposto che due parlamentari della Repubblica italiana dovevano avvalersi del loro potere di sindacato ispettivo per poter avere chiarimenti, e comunque la possibilità di avere il verbale.
Ringrazio il sottosegretario per aver portato questa nota tecnica riassuntiva, ma mi sarei aspettato in realtà di avere la possibilità di leggere – io, insieme a tutti i siciliani, a tutti gli italiani – questo benedetto verbale; perché ovviamente la domanda è: che cosa mai ci sarà scritto in questo verbale ? Cosa cela, quale arcano @pagina=0014@mistero cela questo verbale ? E assolutamente mi ritengo insoddisfatto della risposta ! Mi sarei aspettato di poter leggere queste parole, di poterle far leggere a tutti i siciliani che, in otto mesi, hanno dovuto coprire un tragitto Catania-Palermo in sei ore anziché in due, e arrampicarsi attraverso le montagne per giungere a destinazione. Stiamo parlando anche di persone che dovevano spostarsi per fare delle cure chemioterapiche, quindi situazioni un po’ particolari.
Rimangono ovviamente altri spunti di riflessione, ad esempio sulla trasparenza. Ho sentito le parole del Ministro Delrio all'inaugurazione della bretella, quando ha detto: il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta facendo tutto in assoluta trasparenza, sul sito del Ministero trovate tutta la cronologia di quanto successo con riferimento all'Himera.
Io l'ho guardata questa cronologia e sono andato alla data del 13 luglio: Presidente e sottosegretario, dalla data del 13 luglio si salta – giusto per rimanere in tema di bypass – al 17 luglio. Ovvero il 13 luglio è quando la conferenza dei servizi ratifica il progetto dell'ANAS, dopodiché non c’è menzione del sopralluogo del genio militare del 14 luglio: data in cui casualmente mi trovavo presso il viadotto Himera per svolgere un'ispezione, e ho incontrato i militari del genio, che mi riferivano del sopralluogo fatto anche in virtù della linea progettuale presentata dal MoVimento 5 Stelle, e vorrei anche ribadire, presentata da due professionisti che hanno prestato la loro professionalità in forma gratuita, da cittadini. Hanno presentato una linea progettuale, sottosegretario, che prevedeva la realizzazione del bypass in due mesi, non in tre mesi; e che avrebbe avuto un costo in preventivo di circa un milione e mezzo di euro. Vogliamo esagerare ? 2 milioni di euro. Vogliamo ancora esagerare ? 2 milioni e mezzo, 3 milioni di euro.
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PAGINA: 0004 La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 11,05.
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PAGINA: 0004 PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)
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PAGINA: 0014 PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
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PAGINA: 0004 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che sono state presentate le ulteriori mozioni Baldassarre n. 1-01117 (Vedi All. A), Matarrese n. 1-01118 (Vedi All. A) e De Lorenzis n. 1-01119 (Vedi All. A), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, saranno discusse congiuntamente.
Dichiara aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
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PAGINA: 0014 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Dorina Bianchi ed altri n. 1-00976, Covello ed altri n. 1-01097, Palese ed altri n. 1-01101, Scotto ed altri n. 1-01112, Pisicchio n. 1-01113, Barbanti ed altri n. 1-01114 e Carfagna ed altri n. 1-01115 concernenti iniziative per il rilancio del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione @pagina=0015@delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori (vedi calendario).
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Baldassarre ed altri n. 1-01117, Matarrese ed altri n. 1-01118, De Lorenzis ed altri n. 1-01119, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.
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PAGINA: 0004 ANTONINO BOSCO (AP) (Vedi RS). Illustra la mozione Dorina Bianchi n. 1-00976 (Nuova formulazione) (Vedi All. A).
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PAGINA: 0015 ANTONINO BOSCO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, è a tutti noto che il tema dei ritardi del Mezzogiorno e del dualismo dell'economia italiana ha attraversato l'intera storia unitaria. Sin dalle sue origini le menti più lucide del nostro Paese hanno colto questo grave vulnus del giovane Stato e questa minaccia incombente sul suo futuro. C’è un episodio storico che merita di essere ricordato. La sera prima della sua morte, il 5 giugno del 1861, Cavour consegnò al re Vittorio Emanuele II una riflessione nella quale individuava proprio nella Questione meridionale l'elemento di maggiore preoccupazione per il futuro della giovane nazione.
È significativo ricordare anche l'ottimismo fiducioso che emergeva dalle parole del grande statista: «io li governerò con la libertà e mostrerò ciò che possono fare di quel bel Paese dieci anni di libertà. In vent'anni saranno le province più ricche d'Italia». Queste parole venivano pronunciate in presenza dell'insorgenza gravissima del brigantaggio e da uno statista cui non difettava certo lucidità di visione delle difficoltà. Purtroppo la prematura scomparsa a soli 50 anni impedì a Cavour di realizzare questo proposito. Oggi, grazie a quanto abbiamo imparato dalla storia successiva, siamo in grado di capire meglio quanto fossero grandi l'energia e il realismo di quell'uomo e quanto fossero alte le probabilità che quel proposito si realizzasse davvero. Invece, bilanci negativi e sconsolati di ciò che accadde dopo sono innumerevoli, ma la storia di questo divario e dei tentativi messi in atto per superarlo non è uniforme, e anche se è impossibile in questa sede ripercorrerla occorre ricordare almeno alcuni elementi di fondo, che ci sono necessari a condividere almeno l'interpretazione di ciò che oggi sta accadendo. La misura del divario fra nord e sud non è infatti uniforme nella storia del Paese; con la crisi di fine secolo il divario subisce una nettissima impennata e continua a crescere per un intero sessantennio. La tendenza si inverte completamente a partire dai primi anni Cinquanta; la forbice continua a restringersi e le due economie convergono virtuosamente per un ventennio, poi, all'improvviso, esattamente in coincidenza con lo shock petrolifero del 1973, la forbice ricomincia ad allargarsi. Per il trentennio successivo, dal 1973 al 2008, l'andamento non è poi così netto, la misura del divario fra nord e sud è altalenante.
È in questo quadro che occorre inquadrare ciò che invece sta accadendo dall'inizio della grave crisi economica internazionale; dal 2008 tutti i dati si stanno riallineando nel senso dell'aumento di questo divario, esattamente come già avvenuto finora nei due cicli storici considerati, le turbolenze economiche e politiche internazionali giocano nel segno più negativo contro il Mezzogiorno e, allo stesso tempo, l'accentuarsi di questo divario pesa come un macigno sulla performance e sulle prospettive di crescita dell'intera economia del Paese. Una mole crescente di dati ci dice che il Paese rischia di uscire dalla crisi con un dualismo nord-sud molto più accentuato, ma questo dato costituisce a sua volta un fattore che impedisce o fortemente limita la stessa uscita dalla crisi.@pagina=0016@
I due fenomeni, lentezza del percorso di fuoriuscita dell'Italia dalla crisi più lunga del dopoguerra e l'accentuazione del divario nord e sud sono due facce della stessa medaglia. Secondo l'ISTAT la perdita di PIL negli ultimi sei anni è misurabile in circa l'8 per cento. Il dato significativo è che, mentre al nord si è registrato un meno 7 per cento, il sud viaggia su percentuali superiori al 10 per cento.
Il divario di sviluppo tra nord e sud in termini di prodotto per abitante ha così ripreso decisamente e pericolosamente ad allargarsi, pur in presenza di una diminuzione della popolazione meridionale. Il divario nel reddito pro capite fra nord e sud viaggia oramai su percentuali che superano il 45 per cento, riavvicinandosi pericolosamente al dato raggiunto nell'immediato dopoguerra. Il rischio povertà è oggi superiore di almeno 22 punti percentuale al sud rispetto al nord, innumerevoli, ma ormai univoci, sono i dati che evidenziano come la flessione dell'attività produttiva sia stata molto più profonda ed estesa nel Mezzogiorno che nel resto del Paese. Gli effetti negativi, prolungati ormai per tutto il corso dalla lunga crisi, appaiono ormai a tutti gli economisti non più solo transitori, ma appunto strutturali.
La forte riduzione degli investimenti ha diminuito la capacità industriale di tutto il Mezzogiorno, con conseguente ulteriore perdita di competitività. La caduta degli investimenti ha interessato tutti i settori dell'economia, assumendo dimensione particolarmente ampia nell'industria in senso stretto, crollata al sud nel periodo di crisi 2008-2014 addirittura del 59 per cento. Il prodotto pro capite è risultato pari a circa 17.000 euro nel sud, dato allarmante se si considera che, sempre nel 2014, il prodotto pro capite delle regioni centro-nord è pari a circa 32.000 euro. Anche i dati sull'occupazione non sono per nulla incoraggianti, nel 2014 gli occupati al sud toccano livelli di quasi 40 anni fa. Il livello più basso, almeno dal 1977, si configura ormai un vero e proprio smottamento del mercato del lavoro meridionale e la modifica della geografia del lavoro del Paese.
Non è finita qui. Le criticità degli andamenti economici aggrediscono ormai alcune variabili sociali fondamentali nel medio o nel lungo termine. Nel 2014 al sud si sono registrate solo 174.000 nascite, livello al minimo storico registrato in centocinquanta anni della vita dello Stato unitario. Gli osservatori più attenti ci avvertono che il Sud sarà interessato nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili. Si parla di una perdita di 4 milioni di abitanti nei prossimi cinquant'anni.
Insomma, signor Presidente, sarà l'Italia ad assumere una fisionomia nuova se queste tendenze non verranno arrestate e invertite. L'Italia, e non il Sud, rischia di diventare molto più vulnerabile e molto più vicina alla sponda sud del Mediterraneo e molto più esposta alla minaccia di marginalizzazione dei flussi più vivi dell'economia e della società del continente europeo.
In questo senso, molto concreto e non ideologico e fumoso, diciamo che il divario fra Nord e Sud è oggi più che mai un problema nazionale, un fattore di rischio gravissimo per l'Italia. Area Popolare ha lanciato un primo allarme molto chiaro su questo. Era il 10 settembre dello scorso anno, allorché proponemmo in una conferenza stampa tenuta simbolicamente nella sede dello Svimez un insieme di misure concrete per il Sud, al quale avevamo lavorato intensamente durante l'estate con i nostri tecnici. Abbiamo detto in quell'occasione che nella legge di stabilità doveva esserci un pacchetto per il Sud. Per la prima volta, dopo anni di disinteresse e di sottovalutazione da parte dei governi la legge di stabilità avrebbe dovuto recare una sezione Sud. In quella stessa occasione abbiamo anche lanciato una sfida simbolica di grande prospettiva: la riapertura del dossier «Ponte sullo Stretto», che non significa fare il ponte, ma significa riverificare le condizioni per la ripresa del progetto senza vecchi pregiudizi @pagina=0017@di schieramento e significa soprattutto mantenere un'idea ambiziosa del sud come grande area di sviluppo economico e produttivo, metropolitano, logistico e culturale, di valenza internazionale.
Abbiamo condotto con pervicacia la nostra battaglia nella maggioranza di Governo per fare inserire queste misure nel disegno di legge di stabilità; nel testo originario non comparivano, ma, grazie ad emendamenti parlamentari, il pacchetto sud si è concretizzato nella legge di stabilità appunto. Oggi registriamo con soddisfazione che Governo e Parlamento hanno iniziato ad esprimere una nuova linea di intervento attraverso un primo insieme coordinato di misure. Cito le più significative: introduzione di un credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni del Sud dal 1o gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019; esonero contributivo per l'assunzione a tempo indeterminato in favore dei datori di lavoro privati operanti nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna; introduzione di una serie di misure per accelerare la spendibilità delle risorse destinate agli investimenti cofinanziati con le istituzioni europee; sostegno alle imprese delle regioni meridionali in forma di quota riservata alle imprese meridionali su misure a valenza nazionale.
Area Popolare aveva promosso una norma molto più ampia, che estendeva la riserva al Sud e anche ad altri incentivi. Il dato politico è, comunque, importante. Per la prima volta c’è la consapevolezza della necessità di una nuova politica economica del nostro Paese, nella quale il tema del Mezzogiorno abbia uno spazio specifico e non marginale.
I dati che citavo all'inizio evidenziano un rischio molto maggiore rispetto a quelli economici: il rischio che il Mezzogiorno precipiti nell'irrilevanza politica. Questo fatto rappresenterebbe una nuova sconfitta della politica italiana, una nuova dimostrazione della sua incapacità di stare al passo con le scelte imposte dalla drammatica situazione storica in cui vive il Paese. Il gruppo di Area Popolare farà di tutto perché ciò non avvenga. Rappresentiamo una forza non maggioritaria, ne siamo consapevoli, ma copriamo uno spazio politico che può essere determinante e intendiamo utilizzarlo sino in fondo per far tornare la cosiddetta questione meridionale al centro del dibattito politico come grande questione nazionale. Si tratta di una battaglia non localistica, ma politica nel senso più compiuto. Questa battaglia non consiste nel richiedere risorse pubbliche da dirottare indiscriminatamente sulle regioni meridionali. Siamo, al contrario, convinti che l'assistenzialismo abbia gravemente danneggiato l'economia del Paese, oltre che la società e le politiche meridionali, e siamo altrettanto convinti che il localismo sia un grave errore, anche nella sua nuova versione che è quella del regionalismo esasperato.
L'eccessivo potere di condizionamento del potere locale sulle scelte strategiche ha prodotto guasti profondi, ha indebolito l'azione risanatrice e generato sprechi di risorse. Oggi il Governo è chiamato a voltare pagina. Area Popolare darà attivo sostegno a questa azione di cambiamento. Proponiamo, nella nostra mozione, che il Governo non solo monitori in modo unitario e sistematico gli effetti delle misure varate nell'ultima legge di stabilità, ma che parallelamente sviluppi un'iniziativa politica e legislativa di medio e lungo termine. In questa politica devono entrare tematiche finora non considerate, come quella di uno sviluppo infrastrutturale e logistico ambizioso e orientato al futuro; deve entrare la tematica del risanamento e della modernizzazione delle aree urbane; deve entrare quella della formazione del capitale sociale e del recupero delle migliori tradizioni e delle migliori esperienze dell'università italiana meridionale, che deve diventare uno degli strumenti più efficaci per far ripartire la mobilità sociale e per fermare la fuga di cervelli e il depauperamento del capitale sociale che il Sud d'Italia può esprimere.
In questo quadro occorre procedere anche alla ricognizione degli effetti perversi dei meccanismi di valutazione delle @pagina=0018@università, effetti che rischiano di ribaltarsi a danno della popolazione giovanile meridionale e segnatamente a danno di quella parte della popolazione che appartiene alle fasce di reddito più basse. Inoltre, il Governo deve impegnarsi a prevedere meccanismi che consentano l'utilizzo di una quota dei fondi comunitari 2014-2020 e del Fondo per lo sviluppo e la coesione, per la realizzazione di un vero pacchetto del Mezzogiorno e non una semplice sommatoria dei desiderata delle regioni e delle città metropolitane. Infine, il Governo deve impegnarsi a garantire, signor Presidente, un robusto contributo della dotazione 2014-2020 del Fondo per lo sviluppo e la coesione, e dello sviluppo infrastrutturale, attraverso una definizione più chiara e un esercizio più deciso e visibile della responsabilità di guida strategica degli interventi.
In conclusione, riteniamo che si possa e si debba fare molto di più rispetto a quanto fatto fino ad oggi. L'impegno di questa parte parlamentare per una politica nazionale unitaria sul Mezzogiorno è molto fermo e lo proseguiremo con tenacia nel convincimento di poter dare, come le recenti vicende dimostrano, un contributo concreto e incisivo a migliorare l'azione di Governo.
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PAGINA: 0004 LUIGI FAMIGLIETTI (PD) (Vedi RS). Illustra la mozione Covello n. 1-01097 (Ulteriore nuova formulazione) (Vedi All. A).
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PAGINA: 0018 LUIGI FAMIGLIETTI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, che quest'Aula torni ad occuparsi del Mezzogiorno è sicuramente un fattore politico ed istituzionale di grande rilievo. Per troppo tempo, per circa venti anni, la parola Sud, se non in maniera strumentale, è stata purtroppo assente da quest'Aula.
Negli ultimi tempi abbiamo già esaminato ben due mozioni sul Mezzogiorno, nell'ottobre 2014 e nell'aprile 2015, e tuttavia questo dibattito odierno, annunciato a fine dicembre dalla Presidente della Camera in una sua visita al quartiere di Scampia, che ha visto la convergenza pressoché unanime di tutti i gruppi parlamentari, deve essere un'occasione per un reale confronto tra Parlamento e Governo su una delle questioni strategiche che riguardano il Paese.
Come ha avuto modo di dire la Presidente Boldrini in quella occasione, la questione meridionale esiste, è giusto dirlo ed è giusto che venga affrontata. Superare il dualismo nord-sud è stata la sfida più importante dall'Unità d'Italia ad oggi e consiste nel rimuovere il divario di produttività e disoccupazione, che purtroppo è strutturale, tra Nord e Sud del Paese. Il Sud non può farcela da solo, occorre una visione nazionale, ma anche una visione europea. Dobbiamo capire che ogni 100 euro spesi al Sud, almeno 40 tornano al Nord, e dobbiamo anche avere la consapevolezza che va affrontata una battaglia a livello europeo per far sì che questo divario economico tra Nord e Sud venga superato. Quindi, c’è bisogno di un forte impegno da parte del nostro Governo affinché a livello europeo, dall'Europa, l'Italia venga autorizzata a mettere in campo tutte le misure che siano più efficaci per ridurre questo gap, questo divario.
Negli ultimi anni, purtroppo, in Italia si era affermato quello che il sociologo Viesti ha chiamato il teorema meridionale, e cioè si pensava che qualsiasi intervento fatto al Sud fosse sostanzialmente tempo perso, tempo sprecato, non occorreva, ormai c'era un senso di sconfitta ogni qual volta si parlava del Sud e si riteneva che fosse, quindi, tempo perso investire sul Mezzogiorno. Poi ci sono state due correnti di pensiero: una sosteneva che il Sud fosse un territorio a macchia di leopardo, dove c'erano delle luci e delle ombre, e un'altra teoria, sostenuta soprattutto dall'economista Rossi, il quale sosteneva che, invece, bisognasse guardare al Sud nella sua complessità. E poi, nei tempi più recenti, siamo arrivati ad un altro dibattito, che ha visto i sostenitori del rapporto Svimez, che sostanzialmente denunciavano i guasti dell'economia meridionale, e anche qui c'era praticamente un senso quasi di impotenza rispetto alla realtà, e gli ottimisti, che si @pagina=0019@sono un po’ riuniti intorno agli autori di un saggio che ha avuto un certo successo, dal titolo L'economia reale nel Mezzogiorno, che preferivano illustrare le luci presenti nel Mezzogiorno sotto forma di investimenti industriali di successo, che pure esistono in questo territorio.
Io credo che questa legislatura finora abbia segnato indubbiamente un cambio di passo: il Sud è tornato, anche a causa delle sue emergenze, al centro del dibattito politico. C’è stata una forte attenzione del Governo, in primis da parte del Presidente del Consiglio, rispetto al Mezzogiorno. Renzi, dal momento del suo insediamento, spesso si è recato di persona nel Mezzogiorno, anche con i vari Ministri, e la questione è stata seguita attentamente prima dal sottosegretario Delrio e oggi dal sottosegretario De Vincenti. Sicuramente l'ultimo rapporto Svimez ha continuato ad alimentare il dibattito sul Mezzogiorno e ha fatto sì che il Governo individuasse una sorta di road map per il rilancio del Sud.
Oggi il Sud è fatto sicuramente di tante storie di crisi industriali, ma anche di tante storie di eccellenza. È la storia, per esempio, dell'amianto da bonificare, come nel caso dell'ex Isochimica, ma mi piace rimarcare anche l'investimento degli ultimi giorni della Apple, a Napoli – circa 600 nuovi posti di lavoro –, e va rimarcata anche l'importanza del fatto che la Apple abbia scelto Napoli perché c’è l'università Federico II, che è uno dei centri di eccellenza per quanto riguarda la ricerca nel settore dell'informatica e dell'elettronica.
Il Sud è sicuramente storia di caporalato, ma nello stesso tempo è terra di agricoltura di qualità, è piattaforma di approdo delle disperazioni del Mediterraneo, ma è anche un luogo di interesse turistico di fasce medio-alte: per esempio, Pompei è una delle mete più importanti a livello mondiale per quanto riguarda il turismo culturale; il Sud è Matera, capitale europea della cultura 2019, ma purtroppo bisogna ammettere che, per quanto riguarda le statistiche sul sistema scolastico, il Sud è indietro rispetto ad altri territori del Paese. Questi esempi servono in maniera plastica ad inquadrare una delle materie politicamente più complesse che riguardano il futuro del nostro Paese.
Le emergenze e le opportunità si intrecciano a doppio filo e rendono sicuramente non facile il ruolo del legislatore, un ruolo che si esercita a più livelli, un ruolo che vede il sovrapporsi di competenze, a volte in maniera conflittuale, tra organi dello Stato e questo disorienta ulteriormente l'opinione pubblica. Pensiamo a quello che sta succedendo a Bagnoli, territorio sul quale il Governo sta facendo un forte investimento e il comune di Napoli si rifiuta praticamente di sedere al tavolo istituzionale, oppure pensiamo a quello che è successo per il caso Ilva, alla questione della Xylella, alla TAP, alle trivelle. Da ultimo, persino sul tracciato della Napoli-Bari c’è stato un conflitto di competenze e l'ultima pronuncia della Corte costituzionale rischia di rimettere in discussione quest'opera strategica per il Mezzogiorno che non a caso il Governo ha inteso porre al primo posto nella legge cosiddetta «sblocca Italia». Quella del diritto alla mobilità è una delle questioni cruciali per il Mezzogiorno, la mobilità di uomini e merci è fondamentale per il futuro del sud. Pensare che nel 2016 si fa prima ad andare da Napoli a Parigi in aereo che non da Napoli a Bari rende bene l'idea del gap infrastrutturale che riguarda il nostro sud, con l'alta velocità che si ferma a Salerno e con linee regionali che impiegano lo stesso tempo di percorrenza di cinquant'anni fa, con l'aggravante di stazioni chiuse e fermate soppresse. Esiste sicuramente la necessità di superare culturalmente il sillogismo: sud uguale arretratezza, sud uguale malaffare, sud uguale sperpero, sud uguale criminalità, senza voler nascondere ovviamente l'importanza della lotta alla criminalità che ancora imperversa in alcune zone del nostro Mezzogiorno. Questi sillogismi ci accompagnano da lustri e abbiamo il compito di rimettere in discussione gli stessi per evitare quello che Leopardi avrebbe definito «e il naufragar m’è dolce in questo mare». Vanno ricordati i settori @pagina=0020@industriali che sono forti al sud, come quello aerospaziale, l'elettronica, la meccatronica e l'agroalimentare.
La nostra mozione a prima firma Covello parte proprio dal riconoscimento di quello che oggi c’è al sud e degli impegni che sono stati assunti da parte del Governo, in particolare con il Masterplan, le cui linee guida sono uscite nel novembre scorso, che mira sostanzialmente a gestire in modo ottimale i circa 95 miliardi di euro che sono a disposizione delle regioni meridionali fino al 2020 e soprattutto si sta dando vita a ben 16 patti per il sud, otto patti con le regioni meridionali e otto patti con le città metropolitani del sud. C’è stato un forte impegno per risolvere alcuni crisi industriali importanti, pensiamo all'ex Micron di Avezzano, alla Whirlpool e alla Fiderma di Caserta, all'ex Irisbus in provincia di Avellino che grazie proprio alla cura particolare che ha prestato al caso il sottosegretario De Vincenti in qualità di Viceministro per lo sviluppo economico sta diventando un vero e proprio polo italiano autobus, e così via su altre crisi. C’è sicuramente quindi l'obiettivo di rafforzare il comparto manifatturiero e l'impegno ad affrontare e risolvere altre emergenze che si trascinano da anni – come la questione delle ecoballe in Campania, la questione della Terra dei fuochi – e c’è sicuramente il coraggio di sfidare l'Europa sul futuro dell'acciaio. Questi sono tutti elementi che non vanno derubricati.
Nell'ultima legge di stabilità abbiamo reintrodotto il credito d'imposta, lo abbiamo modulato sulla base delle dimensioni delle imprese, lo abbiamo declinato puntando sul rafforzamento del tessuto imprenditoriale locale manifatturiero e lo abbiamo sottratto a tentazioni speculative. Lo abbiamo calibrato sui macchinari per la produzione, non su attività finanziarie o sgravando benefit.
Ci siamo dati poi un importante impegno e cioè che entro aprile andranno monitorate le risorse disponibili per sostenere la decontribuzione per il 2017. Su questo anche c’è un confronto aperto con l'Unione europea. È giusto sottolineare che la decontribuzione nel 2015 ha avuto come effetto praticamente quasi la stessa percentuale di nuove assunzioni nel nord e nel sud ci sono state ben 364 mila nuove assunzioni. Poi c’è bisogno di sottolineare che il Governo nel Masterplan ha posto al centro del suo piano anche il rilancio di strategie di grandi gruppi, quali Fincantieri, Finmeccanica, Enel ed ha anche sollecitato RFI a potenziare gli interventi nel Mezzogiorno.
Un'altra priorità – chiedo scusa se rubo tempo – sicuramente è costituita dall'investimento sulla più grande risorsa che abbiamo, il capitale umano, e quindi un forte investimento va fatto sul tema dell'istruzione e un forte sostegno va dato alle università del Mezzogiorno. Non è semplicemente questione di milioni di euro che ci sono a disposizione...
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PAGINA: 0004 COSIMO LATRONICO (Misto-CR) (Vedi RS). Illustra la mozione Palese n. 1-01101 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0020 COSIMO LATRONICO. Signora Presidente, colleghi, sottosegretario De Vincenti, @pagina=0021@la questione del Mezzogiorno è una questione non solo esistente, non è una letteratura, ma è una questione purtroppo che inchioda diverse regioni del nostro Paese con numeri che raccontano un declino inarrestabile che incrementa le diseguaglianze rispetto ad altre parti del Paese e rispetto all'Europa. Sono numeri impietosi, che descrivono un depauperamento che è umano prima ancora che economico e che giudicano, ahi noi, in modo inoppugnabile le politiche pubbliche di questi anni, quelle nazionali e quelle regionali. Pensiamo che la Grecia nel decennio 2000-2013 è cresciuta di 24 punti di prodotto mentre il sud del nostro Paese, collega Palese, è cresciuto della metà, del 13 per cento. Poi il numero degli occupati, che nel Mezzogiorno si ferma al di sotto dei sei milioni, cinque milioni e qualcosa, il livello più basso dal 1977. Con l'emigrazione dal 2001 al 2014 oltre 1 milione e 600 mila meridionali, signora Presidente, sono andati via dal Mezzogiorno. Gli investimenti sono crollati del 38 per cento, la povertà nelle regioni del sud riguarda una persona su tre, lavora una donna su cinque nel sud. Dal 2008 al 2014, il tempo della crisi, il settore manifatturiero ha perso il 35 per cento di prodotto, si sono persi 600 mila posti di lavoro. Infine sono meridionali i 2 milioni di giovani che non lavorano e non studiano. Quindi siamo in presenza di una crisi sociale che parla attraverso questi dati. Qualcuno si chiede: la questione meridionale c’è ? Io credo che sia una domanda retorica e anche forse un po’ offensiva. La questione meridionale c’è, certo che c’è. Piuttosto, c’è una politica per il Mezzogiorno ? Questo è il punto di domanda. Abbiamo inseguito in questi anni la questione settentrionale mentre esplodeva la questione meridionale con il suo portato di arretratezza e diseguaglianze, un portato storico che si è accumulato. C’è stato un addio al Mezzogiorno sia in termini culturali che in termini politici, come se non fosse una piaga vera che condiziona il destino dell'intera nazione. Ora apprendiamo che il Presidente Renzi da mesi ne vuole parlare, che verrà nelle prossime settimane nella città di Matera. Presenti – lo diciamo in senso responsabile come conservatori riformisti, come parlamentari del Mezzogiorno – in quella circostanza una proposta concreta per il Sud e la presenti al Paese nella città designata Capitale europea della cultura, che da vergogna nazionale ambisce a divenire frontiera di un nuovo riscatto e di un nuovo meridionalismo. Presenti un'agenda concreta che parta dal disincaglio della delibera CIPE del 2011, signora Presidente, che deliberava il cosiddetto Piano del Sud – quante delibere per il Sud con opere infrastrutturali puntuali e relativi impegni finanziari – non attuata. Non è tollerabile che le risorse del Fondo per la coesione per il Sud siano bloccate per 17 miliardi, oppure i piani delle regioni del Sud scontino una dequalificazione che ha inflitto un colpo mortale alle politiche regionali e all'ambizione che queste, le regioni, avevano all'inizio del regionalismo e dopo l'intervento straordinario della Cassa del Mezzogiorno.
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PAGINA: 0004 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che sono state testé presentate l'ulteriore mozione Saltamartini n. 1-01120 (Vedi All. A) e la risoluzione Pili n. 6-00197 (Vedi All. A), che vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, saranno discusse congiuntamente.
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PAGINA: 0022 PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate ora la mozione Saltamartini ed altri n. 1-01120 e la risoluzione Pili n. 6-00197 (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzione). I testi sono in distribuzione.
È iscritto a parlare il deputato Antonio Placido, che illustrerà la mozione Scotto n. 1-01112, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
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PAGINA: 0005 ANTONIO PLACIDO (SI-SEL) (Vedi RS). Illustra la mozione Scotto n. 1-01112 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0022 ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Devo dire che anche questa volta, come nelle due precedenti circostanze in cui questo Parlamento si è occupato di questioni del Mezzogiorno, non si sfugge alla sensazione sgradevole di una distrazione di fondo del Parlamento, che si accompagna ad una litania piuttosto ripetitiva di dati tante volte snocciolati, di citazioni tratte dal grande pensiero meridionalista che contrastano, in maniera eclatante, con i banchi vuoti che abbiamo di fronte, con la ripetizione stanca dei buoni propositi ed impegni disattesi, che coprono una sostanziale rassegnazione, e scelte che tante volte sono orientate al non intervento.
Nel mentre questo rito stanco si ripete, accade che il masterplan per il Sud, annunciato dal Governo in settembre e le cui linee avrebbero dovuto tracciarsi con la Nota di aggiornamento del DEF 2015, non individuino uno straccio plausibile di politiche pubbliche a carattere strutturale, che l'elenco dei riferimenti generici e non meglio specificati, volti a rivitalizzare l'economia meridionale in risposta al clamore suscitato dai dati drammatici della Svimez nel 2015, restino lettera morta, che il disegno di legge di stabilità, di cui questo Parlamento ha discusso, sia sostanzialmente privo di impegni in materia di credito d'imposta e di riduzione della pressione fiscale sulle imprese meridionali, di decontribuzione per i nuovi assunti e che il masterplan tanto atteso rimastichi impegni e riprogrammi risorse che, ancora una volta, non sono aggiuntive. Infine, la legge di stabilità che abbiamo approvato a fine anno destina all'introduzione del credito di imposta le risorse delle politiche di azione e coesione non ancora impegnate nei cronoprogrammi approvati.
L'Agenzia per la coesione territoriale, lo strumento che avrebbe dovuto armonizzare ed interconnettere i programmi di investimento, evitando dispersioni, duplicazioni, sprechi e localismi, lo strumento dell'orientamento strategico dell'intervento al Sud e di coordinamento di risorse regionali nazionali e comunitarie non ha, ancora ad oggi, un profilo ed un'identità definiti. In ogni caso, nulla che conduca il Mezzogiorno al di fuori delle secche di un confronto che, dietro le accuse rivolte alle classi dirigenti e alle regioni meridionali a proposito di sprechi e dell'uso distorto delle risorse comunitarie, c'era la scelta di rinunciare definitivamente ad investire secondo politiche ordinarie nazionali, rispetto a cui le risorse che vengono dai fondi strutturali si connotino come aggiuntive e non sostitutive.
Questo è l'approccio che oramai caratterizza le politiche dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi 15 anni. Un approccio che è figlio della retorica – è stato già ricordato dal collega che mi ha preceduto – sulla questione settentrionale e del federalismo fiscale all'italiana, il cui principale teorico, Tremonti, nel 2009 immaginava come soluzione dei problemi di un Paese tripartito che, affidato alla virtù salvifica del mercato, avrebbe riguadagnato la via della crescita e superato il dualismo. Tale approccio è stato anche ribadito, in epoche più recenti, da politiche europee miopi che, teorizzando l'austerità espansiva, hanno colpito il Mezzogiorno ed hanno trascinato con sé l'economia delle stesse aree forti del Paese, come tutti i dati oggi drammaticamente dimostrano.
Reintegrare il Mezzogiorno in una logica di sistema, dunque, che lo sottragga dal ghetto delle politiche di convergenza a cui è stato confinato nell'illusione di ridurre @pagina=0023@la zavorra che frena il nord, è il compito, la soluzione. Ecco perché è necessario un ritorno a grandi politiche e a soluzioni non congiunturali, quelle che nella grande stagione della riduzione del divario e delle politiche meridionalistiche, nel ventennio che va dalla metà degli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta, per la prima volta ridussero il divario di sviluppo di oltre 10 punti fra le due grandi aree del Paese. Non pannicelli caldi, dunque, ma politiche dell'offerta, investimenti in capitale fisso e infrastrutture, politiche industriali scomparse, come si vede in relazione alle Ilva, finanche dal novero del confronto politico, oltre i localismi virtuosi, alimentati dalla fede cieca in politiche distrettuali che sono servite tutt'al più al galleggiamento del nord-est in un'epoca in cui le svalutazioni competitive erano ancora possibili.
Mano pubblica, dunque, non mercato. Questo è il cuore della nostra mozione, questo è il senso del ritorno alla «clausola Ciampi» – il 45 per cento del totale delle risorse per investimenti destinati al Mezzogiorno – che si chiede al Parlamento di valutare ed approvare. Questo non perché sia necessario ripetere ancora una volta la litania di impegni che saranno disattesi, ma perché forse è il caso che il Parlamento dedichi qualche minuto ad una riflessione su due dati tutt'altro che congiunturali che connotano una vera e propria svolta epocale nella storia di questo Paese: noi siamo in presenza – questo è il primo –, per la prima volta dall'unità ad oggi, di una decumulazione dello stock netto di capitale nel settore manifatturiero, che non può meravigliare visti i 15 anni di disinvestimento che abbiamo alle spalle, ma che sta seriamente intaccando la base produttiva del Paese e che, a maggior ragione, intacca quella già più gracile del Mezzogiorno. Un dato che non ha precedenti; in secondo luogo, siamo in presenza di un dato di più lungo periodo: 150 anni di inversione di trend che riguarda lo «tsunami demografico», come lo definisce lo Svimez, che si è abbattuto sul Mezzogiorno e che farà passare la quota di residenti al Sud, fra il 2012 e il 2065, dal 34,3 al 27,3 – meno 4 milioni di abitanti –, con un'emigrazione che si concentra fra i giovani ad alta scolarità.
Questo è il retroterra materiale, dunque, che fa da sfondo alla disperazione delle giovani generazioni, alla progressiva conquista di interi territori da parte di organizzazioni criminali, alla consegna di intere regioni meridionali agli interessi di grandi compagnie petrolifere e ad una «imprenditoria della monnezza»: si pensi alla scelta recente sui termovalorizzatori, al ritorno di ipotesi sulla localizzazione al Sud dei depositi unici di scorie nucleari, secondo un modello predatorio e neo-coloniale che abbandona definitivamente il Sud al suo destino e che spinge verso il fondo l'intero Paese. Dunque, grandi politiche pubbliche di infrastrutturazione, portualità, attività di retroporto; l'altra gamba di una politica di accoglienza e di cooperazione nel Mediterraneo e con i Paesi del Mediterraneo, infrastrutturazione civile, scuole e mobilità – come si è detto – rigenerazione urbana, riassetto idro-geologico, valorizzazione del patrimonio storico-artistico-ambientale del Mezzogiorno, lotta alla povertà e reddito di cittadinanza. Nulla di tutto ciò fa parte dell'agenda di questo Governo. Per voi, il Sud è un'eccedenza strutturale, ormai, una zavorra incompatibile con le politiche di rigore e di austerità che, in maniera cieca state perseguendo.
Alla metà dell'Ottocento, Giuseppe Mazzini diceva: «L'Italia sarà quello che il Sud sarà»; Mazzini non era un meridionale. Di questo passo, ed assecondando queste politiche, voi consegnerete alle giovani generazioni di questo Paese un Mezzogiorno che affonda in una Nazione alla deriva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0005 PINO PISICCHIO (Misto) (Vedi RS). Illustra la sua mozione n. 1-01113 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0023 PINO PISICCHIO. Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo. Intanto, mi sia @pagina=0024@consentito di ringraziare i colleghi nati a nord di Roma che ci onorano della loro presenza questa mattina; lo apprezziamo molto.
Mi accosto a questo dibattito, signora Presidente, non con lo spirito di chi deve consumare un rito che, di tanto in tanto, deve lasciare tracce in quest'Aula, con qualche documento da consegnare ai posteri, ma con l'idea concreta di offrire al Governo e a noi tutti indicazioni operative capaci di segnare un'inversione di marcia sulla questione più antica e più complessa della storia d'Italia, quella della sua disunità. Il Sud sta male e impedisce all'Italia tutta di agganciare la marcia della piena risalita nel percorso della ripresa. Il Sud è dimenticato, rimosso, scotomizzato, direbbe lo psicanalista.
La storia della scomparsa del Mezzogiorno dal lessico della politica è anche quella di una sottrazione semantica, oltre che concettuale – tornammo su questo pensiero qualche tempo fa, in un altro dibattito sul Mezzogiorno – costruita nell'ultimo ventennio forse nell'illusione che, se non ne avessimo parlato più, il Mezzogiorno come problema non sarebbe più esistito e, a furia di sottrarre e tacere, il Sud si sarebbe allineato al resto del Paese. Non è andata così. La Svimez e poi anche l'ISTAT – è stato ricordato – hanno offerto un quadro realistico della grande difficoltà che vive il Sud. Il Mezzogiorno, dunque, esiste eccome, e la sua drammatica situazione, per chi non l'avesse ancora capito, è la vera palla al piede dell'Italia.
Il retropensiero che, fino a qualche tempo fa, aveva campo, e cioè che la crisi economica italiana avrebbe coperto la drammaticità della condizione meridionale, non ha retto di fronte alla velocità del precipizio in cui il Mezzogiorno è finito.
Allora, cominciamo con il restituire senso alle parole: il Mezzogiorno, pur nella sua disomogeneità, non è un'invenzione dei media meridionali, peraltro pochi e assolutamente minoritari, nell'assordante prevalenza di altre voci nell'universo mediatico nazionale; è una dimensione sociale, economica, culturale e antropologica con precise e peculiari problematiche. Il Mezzogiorno esiste e ha una voce che andrebbe rafforzata anche nella compagine di Governo, dove un solo Ministro è nato a sud di Roma. Per capirci meglio, com’è noto, l'unico flusso di risorse attingibile per il Mezzogiorno resta quello dei fondi strutturali europei, che prevedono l'intervento comunitario a sostegno dei progetti delle regioni meno sviluppate.
Accade che, nel settennato 2007-2013, solo il 75 per cento delle risorse è stato attribuito – certo, anche, ma non solo, per responsabilità delle regioni meridionali – mentre è ancora incerto l'esito del nuovo ciclo cominciato nel 2014, che chiude nel 2020.
Il pieno attingimento dei nuovi fondi si aggirerebbe intorno ai 44 miliardi di euro: una cifra importante che potrebbe concorrere a fare cose concretissime per il Sud. Il punto è che anche quella funzione, che sul piano governativo veniva garantita dal sottosegretario alla Presidenza – che vedo con piacere quest'oggi con noi – e dunque da questa presenza nel settore dei fondi strutturali appare oggi di incerta identificazione, né è riuscita mai a partire quell'Agenzia – veniva ricordato poc'anzi – per la coesione territoriale, messa in piedi quattro anni fa dal Ministro Barca.
Come affronteremo, allora, al netto dell'allarme dei numeri della Svimez, la cui eco sulla stampa nazionale si smorza dopo ventiquattro ore, quest'ultima imperdibile chance che ci viene dall'Europa ?
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PAGINA: 0005 ROBERTO OCCHIUTO (FI-PdL) (Vedi RS). Illustra la mozione Carfagna n. 1-01115 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0025 ROBERTO OCCHIUTO. Signora Presidente – come hanno evidenziato altri colleghi che, prima di me, sono intervenuti – oggi, per la terza volta, la Camera discute una mozione sul Mezzogiorno: è avvenuto nel 2014, è avvenuto nel 2015, avviene oggi, in una Camera semideserta, che stancamente si propone di indicare al Governo soluzioni, che poi però – come avviene in ogni rito – non hanno un riscontro nell'attività concreta dell'Esecutivo.
Ricorderà, signora Presidente, che questa iniziativa nasce da una sua idea: subito dopo il rapporto dello Svimez sull'economia del Mezzogiorno, lei si impegnò a far svolgere alla Camera dei deputati una sessione di discussione sui problemi del Sud; noi accogliemmo con favore quella sua proposta e lei è testimone del fatto che, quando questa proposta è stata sottoposta alla Conferenza dei Presidenti di gruppo, il presidente del gruppo di Forza Italia, l'onorevole Brunetta, al fine di evitare che questa discussione diventasse l'ennesimo rito consumato ogni anno in quest'Aula, chiese a lei, ma anche agli altri gruppi parlamentari, di svolgere questa discussione in modo diverso, di chiamare in Aula il Presidente Renzi, al fine di dare a lui la possibilità di rendere delle comunicazioni alla Camera dei deputati su ciò che il Governo aveva fatto e su ciò che il Governo intendesse fare per il Mezzogiorno. Lei, però, è testimone del fatto che, a questa richiesta rivolta dal presidente Brunetta agli altri gruppi parlamentari, non è stata data una risposta positiva, né dai gruppi parlamentari di maggioranza, né dal Governo e così oggi siamo costretti ad affrontare questo tema nel solito modo e con le solite poche speranze che questa discussione possa sortire qualche effetto concreto.
C'eravamo persino detti disponibili a valutare la possibilità di produrre una risoluzione che venisse approvata con la più ampia maggioranza possibile, al fine di dare al Governo un mandato – anche quello, il più ampio possibile – per lavorare nell'interesse del Mezzogiorno e quindi nell'interesse dello sviluppo del Paese. Pazienza, non è stato fatto.
Ora, però, io non me la sento di iniziare la discussione su questo tema come si fa di solito, cioè facendo la fotografia di ciò che non va nel Mezzogiorno, riportando i dati macroeconomici e quindi ricordando quanto il Mezzogiorno cresca più lentamente rispetto ad altre parti del Paese, perché sarebbe ancora più rituale se facessimo una discussione dicendoci quello che tutti sappiamo e che soprattutto conoscono benissimo i cittadini del Mezzogiorno. Non voglio farlo.
Allora, impegnerò il mio tempo per ricordare al Governo le inadempienze del Presidente Renzi e del suo Governo sulle questioni del Mezzogiorno ed illustrando le proposte di Forza Italia, insieme al collega Sisto, che interverrà dopo di me, che abbiamo scritto nella nostra mozione.
Partiamo dalle inadempienze. È vero o non è vero che il Governo ha decurtato il cofinanziamento per la Calabria, la Campania e la Sicilia dal 50 al 26 per cento per gli anni che vanno dal 2014 al 2020 ? È vero, è vero cioè che ha diminuito il contributo dello Stato per le regioni che hanno maggiore bisogno di questi investimenti. E tutto questo mentre la spesa ordinaria dello Stato, quella per investimenti, si riduce costantemente. Vorrei ricordare che la spesa ordinaria dello Stato è il 95 per cento della spesa totale. Infatti, spesso discutiamo dei fondi comunitari come se questi fondi fossero l'unica possibilità di sviluppo del Mezzogiorno, mentre ci sono gravissime responsabilità del Governo nazionale in ordine alla spesa ordinaria dello Stato, che si concentra soprattutto nelle regioni del nord, così come la spesa per gli investimenti.
È vero o non è vero che l'indicatore degli investimenti continua, anche per il 2015, a far segnare valori negativi ? E non affannatevi a dire che era così anche in passato, anche quando governava il centrodestra, @pagina=0026@perché i dati smentiscono queste affermazioni. Dal 2007, infatti, gli investimenti fissi lordi sono calati di oltre 34 miliardi di euro, toccando, nel 2014, l'anno scorso, il valore minimo di 55 miliardi di euro. Al netto delle partite finanziarie, tra il 2009 e il 2013, la spesa in conto capitale della pubblica amministrazione si è ridotta di oltre 5 miliardi di euro, ben al di sotto dei valori del 2000.
È vero o non è vero che il Governo ha deciso di non procedere al rifinanziamento delle misure per l'auto imprenditorialità e per l'autoimpiego nelle aree economicamente svantaggiate del Paese ? Quelle misure erano le uniche a favorire lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione.
È vero o non è vero che per finanziare le misure sulla decontribuzione del lavoro sono stati spesi 3 miliardi e 500 milioni di euro provenienti dalle risorse che erano destinate al Mezzogiorno ? Se voi fate la proporzione tra quanto il Mezzogiorno ha contribuito a finanziare le politiche sul lavoro e sulla decontribuzione del lavoro e quanto ha ottenuto in termini di nuovi assunti, vi renderete conto che il Mezzogiorno ha finanziato quelle politiche per il 98,7 per cento e quelle politiche hanno prodotto, nel Mezzogiorno, un 31 per cento di assunzioni incentivate, mentre al nord la percentuale è stata del 69 per cento. Avete tolto la decontribuzione rafforzata; vi siete dimenticati della promessa che avevate fatto di pensare ad un super ammortamento per il sud; vi siete limitati, nella legge di stabilità, a un credito di imposta di 600 milioni di euro, peraltro rinvenienti dalle risorse non spese delle regioni del sud.
Inoltre, che avete fatto per rafforzare il coordinamento delle politiche per il Sud ? Quando si è passati dalla gestione Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, poi diventato Ministro per le infrastrutture, alla gestione Renzi – perché ora delle politiche di coesione dovrebbe occuparsi la Presidenza del Consiglio – avete indebolito l'azione di coordinamento delle politiche di coesione, l'avete indebolita straordinariamente. E che fine ha fatto l'Agenzia per la coesione nazionale ? Avete fatto le assunzioni, ma non avete dato a questa Agenzia il ruolo che, invece, avrebbe dovuto avere.
E vogliamo parlare poi del deficit di capitale sociale al sud, degli investimenti in giustizia ?
Ci sono distretti giudiziari che hanno una patologica carenza di organici e che fa il Governo ? Nulla. Eppure il capitale sociale – quello che così viene definito, ma che potremmo tradurre in investimento per la qualità della giustizia, la qualità dell'istruzione – è fondamentale per creare le precondizioni affinché ci possa essere sviluppo nel Mezzogiorno. Vogliamo parlare delle università ? Non avete aggiunto un euro ai 160 milioni per il diritto allo studio, mentre le università del sud vengono pesantemente penalizzate dal criterio di riparto dei fondi che il Governo ha pensato, per il quale le regioni che hanno più risorse e che investono di più sulle borse di studio sono poi le regioni che riescono ad ottenere, nei criteri di riparto stabiliti dal Governo, maggiori risorse aggiuntive. Non avete fatto nulla per questo.
Non avete fatto nulla per il sistema del trasporto, della mobilità, tranne gli annunci, come quello di Renzi che dice: «Finiremo la Salerno-Reggio Calabria nel 2015»; poi si corregge: «No, nel 2016»; «Faremo l'alta velocità nel Mezzogiorno»; poi lo corregge Delrio dicendo: «No, non si può fare. Tutt'al più faremo qualche treno un pochino più veloce».
Ecco, noi siamo stanchi degli annunci a cui non seguono realizzazioni concrete e vorremmo che il Governo e la maggioranza che lo sostiene capissero, una volta per tutte, che occorre davvero un'inversione di mentalità rispetto al riparto della spesa pubblica, quella ordinaria, nel nostro Paese, soprattutto della spesa per investimenti. Poi vorremmo che si ragionasse sulle risorse comunitarie anche attraverso meccanismi derogatori, che sono consentiti dai trattati laddove ci sono forme di sottoccupazione patologica. Vorremmo, per esempio, che il Governo desse luogo agli impegni che ha assunto in @pagina=0027@alcune regioni quando ha detto di voler fare zone franche a ridosso di porti, per esempio quello di Gioia Tauro, imponendo a quelle regioni anche di licenziare progetti di legge in questa direzione e poi, nella legge di stabilità, il Governo si è scordato di essere conseguente. Queste cose si potrebbero finanziare con parte delle risorse comunitarie, ottenendo al nostro Paese, al Mezzogiorno del Paese le deroghe che altri Governi, più forti, più autorevoli, hanno ottenuto per le zone povere del loro territorio.
Noi vorremmo ci fosse questo straordinario impegno nelle infrastrutture materiali, ma anche in quelle immateriali. Riscontriamo, invece, che il Governo di Renzi è il Governo degli annunci, anche quando si occupa del Mezzogiorno, magari riunendo la direzione del PD dopo il report dello Svimez, ma poi evitando di metterci la faccia quando in quest'Aula si discute di questi problemi. Avremmo voluto che ci fosse non il sottosegretario De Vincenti, che stimiamo...
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PAGINA: 0005 PIERPAOLO VARGIU (SCpI) (Vedi RS). Illustra la mozione Matarrese n. 1-01118 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0027 PIERPAOLO VARGIU. Grazie, signora Presidente. Colleghi parlamentari, io credo che bisogna intanto partire da un dato di fatto, cioè che oggi scrivere una mozione sul sud che abbia dei contenuti che possono essere considerati innovativi è una cosa che non è soltanto difficile, è addirittura impossibile. Credo che sia altrettanto impossibile scrivere cose nuove su un problema che da centocinquant'anni fa parte della storia d'Italia e che è stato esaminato sicuramente sotto tutti i punti di vista. Quindi, se oggi noi in Aula avessimo la pretesa di risolvere con un insieme di mozioni il tema del disavanzo, il tema dell'arretratezza, il tema del differenziale nello sviluppo tra la parte nord e la parte sud del Paese, probabilmente saremmo veramente fuori luogo e inadeguati.
Forse, visto che è stato ricordato in quest'Aula come la Presidenza della Camera si sia fatta parte diligente nel promuovere un dibattito su questo argomento in Aula già in altre circostanze, è il caso di suggerire al sottosegretario, che rappresenta il Governo, di fare l'opposto e cioè di venire in Aula con una riflessione sul gap tra nord e sud che non sia il frutto del dibattito parlamentare, che pure noi abbiamo cercato a più riprese di affidare alla riflessione del Governo, ma sia il frutto della iniziativa dell'Esecutivo, che inizi a ragionare su che cosa si possa fare nei confronti del sud. Magari a ragionarci senza che su questo argomento abbiamo la pretesa di dividerci le giacchette dalla differenza del colore che abbiamo all'interno dell'Aula. È un problema che ha centocinquant'anni di storia: difficilmente è un problema che può essere affrontato cercando di dividere le responsabilità dei singoli partiti che all'interno di quest'Aula sono rappresentati.
È vero quello che alcuni colleghi hanno sostenuto, e cioè che se andiamo ad esaminare gli indicatori attuali dell'economia del Mezzogiorno abbiamo dei riscontri che non sono certo incoraggianti: lo stesso indice sintetico dell'economia meridionale, che ha tre indicatori positivi, il PIL, l’export e l'occupazione, però ci dice che questi indicatori sono meno positivi che nel resto d'Italia, quindi comunque la forbice che separa il sud dal nord del Paese invece che restringersi si allarga; e gli indicatori delle imprese, ma in particolar modo gli indicatori degli investimenti, sono sicuramente negativi. Questo vale per tutte le regioni del Sud; io potrei parlare della situazione che conosco meglio: è quella della mia terra, della Sardegna, dove sicuramente alcuni handicap @pagina=0028@che noi abbiamo ricordato all'interno alla nostra mozione danno dei punti negativi ulteriori di appesantimento, sono degli svantaggi competitivi ulteriori per l'economia. In particolare mi riferisco alla continuità territoriale, che in modo improvvido è stata affidata per quanto riguarda la sua risoluzione alla Sardegna e alle risorse della Sardegna, negando uno dei diritti fondamentali dei cittadini sardi, che è quello di avere la stessa capacità di spostamento sia delle persone che delle merci con le altre regioni italiane.
Però, colleghi, se abbiamo oggi da riscontrare che le zone povere del Paese povere restano, a differenza di altre zone europee che invece sono cresciute molto grazie ad interventi mirati, e le zone ricche – che pure oggi sono meno ricche – tali restano, credo che ci sia da fare un ragionamento di fondo su questo, perlomeno: evidentemente le politiche che sino ad oggi sono state messe in essere per cercare di attuare una riduzione del gap tra nord e sud del Paese non sono state sufficienti. E allora bisogna fare cose diverse e bisogna capire cos’è che non è stato utile. Noi lo abbiamo identificato nella nostra mozione con forza: non è stata utile la cultura dell'assistenza con cui si sono affrontati i problemi della parte meridionale del Paese, perché la cultura dell'assistenza ha creato nella testa della gente l'idea dell'assistenza, che paradossalmente è associata al rivendicazionismo. Se voi andate nelle regioni del sud, non c’è la percezione di essere assistiti integralmente: c’è anzi la percezione di avere qualcosa da rivendicare nei confronti delle zone più ricche del Paese, alle quali viene continuamente rinfacciata l'assenza di solidarietà e l'incapacità di far marciare le zone più povere affinché riducano il loro gap.
E c’è poi un altro cancro che è tipico delle regioni meridionali, e cioè la burocrazia dell'assistenza: perché quando una regione, quando un popolo si abitua a vivere di assistenza, succede che si crea una classe parassitaria burocratica, che è quella che prende lo zucchero e lo spalma come zucchero a velo sull'economia di una regione; e facendo questo lavoro diventa una burocrazia di controllo, di controllo formale, che non è più in grado di fare il proprio lavoro, che è quello di essere a fianco al cittadino, che è quello di essere a fianco all'impresa, ma diventa una burocrazia ostativa, una burocrazia che va a verificare nel minimo particolare, nel minimo dettaglio la regolarità formale delle procedure, ma non si occupa più di fare il lavoro fondamentale che deve svolgere, che è quello di sostenere il cittadino, di sostenere l'impresa, di sostenere lo sviluppo economico di quei territori.
Allora, qual è la risposta che noi abbiamo in testa ? Se fossi un meridionalista e avessi centocinquant'anni di storia nella mia testa e nella mia cultura, forse non darei una risposta di gran lunga diversa. La risposta è che bisogna investire in alcuni presupposti fondamentali: il primo è quello della conoscenza. Lo hanno ricordato altri colleghi in quest'Aula: se registriamo un abbandono delle università del sud verso le università del nord, che garantiscono un miglior servizio di istruzione e di conoscenza, stiamo condannando alla morte le università del sud, e stiamo condannando il divario di conoscenza che tra nord e sud esiste a diventare sempre più grave. Quindi non si può pensare che i fondi di funzionamento ordinario delle università obbediscano semplicemente a criteri di premialità meritocratica sull'efficienza e l'efficacia del lavoro delle università, perché questo premierà esclusivamente il nord, com’è normale che sia, e tenderà ad aumentare il gap e il divario sulla conoscenza.
E dove aumenta il divario sulla conoscenza muore la cultura della legalità, che è un altro dei temi su cui noi abbiamo ben chiaro in testa che il nord e il sud hanno delle differenze sostanziali, che vorremmo eliminare.
Poi, il lavoro sulla burocrazia. Non può continuare ad esistere nel sud una burocrazia di controllo formale, che sostanzialmente è di ritardo all'impresa, sostanzialmente è di ritardo all'innovazione, blocca ogni forma di creatività e ogni forma di merito. Sono cambiati i tempi, @pagina=0029@non arrivano più i soldi dall'assistenza ! La burocrazia non può più essere una burocrazia che frena lo sviluppo: dev'essere una burocrazia che sta vicino allo sviluppo. Le regole che avevamo vent'anni fa, quando i soldi in Sardegna arrivavano dallo Stato, non vanno più bene per la Sardegna attuale, non vanno più bene per il meridione attuale: è necessario avere regole di sviluppo, non regole di freno; non ci possono essere sovrapposizioni di decine, di centinaia di normative che ammazzano la certezza del diritto e creano un'economia asfittica, che ha paura dell'impresa perché non ha tempi certi, non ha regole certe, non ha capacità e possibilità certe da offrire a chi vuol fare impresa, a chi vuole rischiare il proprio capitale, a chi ha cultura della intrapresa economica.
La terza cosa è investire sull'identità, nel senso che i territori del sud (io penso alla mia Sardegna) hanno una loro identità formidabile, fortissima, che può diventare la loro caratterizzazione e che può essere alla fine il vero vantaggio competitivo del sud: il modo con cui il sud si affranca dalla cultura mortale che lo sta strozzando, dell'attesa dell'elemosina pubblica, e diventa un valore aggiunto, non soltanto per se stesso, ma per l'intera economia nazionale.
Queste sono quindi le parole che noi vorremmo avere e che vorremmo sentire dal Governo. E sono parole che – lo ribadisco – non nascono soltanto dal dibattito parlamentare, nel corso del quale noi sollecitiamo – come lo facciamo nella nostra mozione – che il masterplan per il sud parta, che i piani per il sud partano, che le città metropolitane del sud abbiano finanziamenti, che ci sia sui fondi comunitari un'azione di sostegno che aiuti nella spendita le singole amministrazioni locali. Certo, tutti questi sono strumenti ordinari; oggi c’è invece forse bisogno di strumenti straordinari, e soprattutto di strumenti straordinari che siano in discontinuità col passato, e che quindi prendano atto che la cultura dell'assistenza non ha ridotto quel divario economico, sociale e culturale tra il nord e il sud che aveva l'obiettivo di ridurre, e che il Governo deve investire sul meridione del Paese in modo diverso. Quindi questa è la risposta che noi ci aspettiamo dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) !
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PAGINA: 0005 Intervengono nella discussione sulle linee generali delle mozioni e della risoluzione i deputati ANTONIO MISIANI (PD) (Vedi RS) e FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0029 ANTONIO MISIANI. Signora Presidente, nel 2015, dopo sette anni di pesante recessione, come hanno ricordato tutti i colleghi che sono intervenuti, la caduta dell'economia meridionale si è arrestata: l'anno passato il prodotto interno lordo è cresciuto, sia pur di pochissimo (0,1-0,2 per cento), e quest'anno, nel 2016, la crescita dovrebbe toccare l'1 per cento. I numeri drammatici dell'eredità nel Mezzogiorno della crisi li hanno ricordati tanti colleghi: il PIL ha perso 13 punti percentuali, contro il 9 della media nazionale, e il divario in termini pro capite è tornato ai livelli di quindici anni fa rispetto al centro-nord. C’è stato un crollo vero e proprio degli investimenti, e la quasi totalità dei posti di lavoro persi a livello nazionale sono stati persi nel Mezzogiorno. Questi numeri hanno portato una rivista come l'Espresso a titolare la propria copertina nel settembre dell'anno scorso: «È sparito il Sud».
Signora Presidente, in realtà nel 2015 si sono registrati dei segnali positivi: l'occupazione per la prima volta da molti anni è cresciuta nel sud ad un ritmo triplo rispetto a quello del resto del Paese: 1,7 per cento contro lo 0,5 per cento del centro-nord. Gli incentivi alle assunzioni stabili, che sono figli di una scelta di politica economica di questo Governo, stanno funzionando anche nel Mezzogiorno, e i numeri sono positivi anche per le esportazioni, il credito e il turismo, come ci ricorda un recente report di Confindustria. Ultimo dato, ma non da trascurare, è la crescita degli investimenti degli enti locali per la prima volta registrata nel 2015, che nel Mezzogiorno è molto più forte che nel resto del Paese, secondo i dati SIOPE.
Allora, questo è un quadro di molte ombre naturalmente, perché i nodi strutturali @pagina=0030@rimangono sostanzialmente inalterati, ma ci sono anche delle luci, e in questo quadro la legge di stabilità, le scelte di politica economica che questo Parlamento ha approvato possono rappresentare un punto di svolta dal punto di vista dell'attenzione del Paese nei confronti del Mezzogiorno. Per almeno quattro motivi.
Il primo è l'attivazione della clausola degli investimenti. Vedremo come andrà il confronto con l'Unione europea, ma se la clausola ci sarà riconosciuta, e merita di essere riconosciuta al nostro Paese, quella clausola vale lo 0,3 per cento del PIL e può mettere in moto investimenti per oltre 11 miliardi di euro e 7 di questi 11 miliardi sono potenziali investimenti nel Mezzogiorno. È un'occasione irripetibile per fare ripartire un ciclo di investimenti pubblici nelle aree meno avanzate del Paese, naturalmente a condizione che la macchina amministrativa tenga il passo. Alcune scelte sono state fatte anche nella manovra economica, con le articolazioni regionali autonome per la gestione delle risorse comunitarie, e questa naturalmente è una grandissima sfida che noi dobbiamo poter vincere, anche come primo passo per cogliere l'occasione dei 95 miliardi di euro di potenziali investimenti nel Mezzogiorno da qui al 2023.
Secondo punto: il superamento del Patto interno di stabilità che riguarda tutto il Paese e che può rilanciare in particolare gli investimenti degli enti locali del Mezzogiorno. Nel 2015 c’è stata una prima accelerazione, dal 2016 può ripartire un ciclo positivo a condizione che il Parlamento cambi la legge n. 243 del 2012 e consolidi e renda permanente il superamento del Patto di stabilità.
Terzo punto, che riguarda sempre la legge di stabilità 2016, è il credito di imposta automatico per gli investimenti, che vale 617 milioni all'anno per i prossimi quattro anni e un 50 per cento in più di incentivi agli investimenti delle imprese private nel Mezzogiorno, che sono uno dei punti più critici della crisi economica per come si è manifestata negli ultimi sette anni, e sono incentivi che si sommano al super ammortamento. Io sono bergamasco, sono un esponente eletto nelle regioni del nord e ricordo in questa sede che per ogni 100 euro investiti nel sud si generano 32 euro di acquisti di beni e servizi prodotti dalle imprese del centro-nord, e questa è l'ennesima cifra che conferma che non c’è ripresa vera in questo Paese se non riparte il Mezzogiorno, se non ripartono gli investimenti privati e pubblici nelle regioni meridionali del Paese. Nella legge di stabilità è stata anche ipotizzata la proroga degli incentivi per le assunzioni stabili, che è subordinata al via libera dell'Unione europea e alla ricognizione delle risorse. Questo è un altro punto particolarmente sentito nel corso del dibattito parlamentare che noi chiediamo venga rapidamente attivato nei prossimi mesi.
Quarto punto, l'intervento contro la povertà. Finalmente nell'agenda di politica economica del Paese entra il tema della povertà come priorità, 600 milioni quest'anno, un miliardo dal 2017. Il 45 per cento delle persone in povertà assoluta sono nel Mezzogiorno. L'indice di diffusione della povertà assoluta è il 60 per cento più alto nel sud che nel centro-nord del Paese. È chiaro che anche da lì verrà una spinta, anche dal punto di vista economico di ripresa della domanda interna, ossia dall'aiuto nei confronti di quasi due milioni di persone che oggi non riescono ad arrivare a fine mese e vivono in condizioni non dignitose.
In questo contesto del masterplan abbiamo già parlato. Può essere veramente un cambio di approccio strategico nelle politiche per il Mezzogiorno, ma anche altre riforme avviate da questo Governo hanno una particolare valenza per le regioni del Mezzogiorno. Ne cito due. La riforma della pubblica amministrazione (guardatevi i dati Svimez, dell'indice di qualità istituzionale e il divario enorme che continua ad esserci tra le regioni del centro-nord e quelle del Mezzogiorno) e la riforma della scuola, che interviene sul capitale umano, un'altra delle chiavi di una possibile nuova stagione di sviluppo.
Signora Presidente, mi avvio alla conclusione. Noi crediamo che il 2016 possa @pagina=0031@essere realmente un anno di svolta per il Mezzogiorno e quindi per il Paese. Abbiamo una finestra di opportunità che si è aperta l'anno scorso: i tassi di interesse vicino allo zero, il crollo del prezzo del petrolio, la svalutazione dell'euro. Questa finestra rimarrà aperta con tutta probabilità per tutto il 2016 e dobbiamo approfittarne implementando rapidamente le scelte di politica economica contenute nella legge di stabilità 2016.
E, allora, la ricognizione delle risorse per prorogare gli incentivi alle assunzioni stabili, la definizione dei 15 patti per il sud, previsti dalle linee guida del masterplan, gli investimenti sulle infrastrutture, l'Agenda digitale, l'edilizia scolastica, il patrimonio culturale.
Ultimo punto, ma non certo ultimo in ordine di importanza, signora Presidente, è il contrasto della criminalità mafiosa, che per vent'anni è stato considerato nelle regioni del centro-nord un problema del Mezzogiorno, ma oggi è un'emergenza nazionale. La Lombardia è la quarta regione per insediamento mafioso nel nostro Paese; l'Emilia-Romagna sta sperimentando una penetrazione della ’ndrangheta senza precedenti. Il tema della criminalità mafiosa che per decenni ha bloccato lo sviluppo del sud è una questione nazionale che deve avere lo stesso peso della lotta al terrorismo nelle politiche di sicurezza del Paese.
L'ex collega Giuseppe Soriero ha intitolato il suo ultimo libro «Sud, vent'anni di solitudine». È la verità. Se pensiamo che dal 1991 al 2011 la Germania ha investito 1750 miliardi di euro nei nuovi Lander dell'Est, il 4 per cento del PIL ogni anno devoluto allo sviluppo delle regioni meno avanzate, mentre in Italia la Questione meridionale veniva derubricata ad appendice dall'agenda politica. Ecco, io credo che però ci siano oggi tutte le condizioni per una svolta dal punto di vista politico e dal punto di vista dell'impostazione delle politiche economiche e sociali in questo Paese. C’è moltissimo lavoro da fare, naturalmente, ma credo che oggi più di ieri vi sia la consapevolezza che senza il sud l'Italia non riparte, e credo che oggi vi siano tutte le condizioni perché il Mezzogiorno volti pagina e riprenda a crescere insieme al resto del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0031 FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. In joint-venture con l'intervento del collega Occhiuto rilevo innanzitutto due evidenze probatorie che in quest'Aula si sono maturate in seguito a due interventi: l'intervento del collega Pisicchio e l'intervento del collega Misiani, che per fortuna è in Aula e quindi non ho l'imbarazzo di dover parlare a chi non c’è. Il primo perché, per poter fare un'efficace politica del Mezzogiorno, mi aspetto che, almeno i parlamentari del sud, siano leali nei confronti dei dati di questo Mezzogiorno e che non contrabbandino come provvedimenti del Governo il vuoto chiacchiericcio di ipotetici masterplan ad effetto placebo che dovrebbero, potrebbero, faranno, diranno !
Dire che il Governo ha mostrato sensibilità nei confronti del Mezzogiorno è un falso ideologico, scusate questo linguaggio penalistico, ma penso che sia giusto che il Mezzogiorno processi questo Governo e che si chieda se ha commesso dei reati nell'ambito delle politiche del Mezzogiorno. Reati politici beninteso, più gravi di quelli del codice penale per quello che sta accadendo nel nostro sud. Allora, il primo dato è che almeno i parlamentari del sud siano chiari nel dire che questo è un Governo che non ha mai, mai, posto il sud nell'ambito delle sue minime preoccupazioni. Le preoccupazioni non sono nel foro interno, per dirla con Sant'Agostino, le preoccupazioni si manifestano con dei provvedimenti che siano tangibili, efficaci, veri, che non siano caratterizzati da una serie di omissioni colpevoli e di un vero e proprio spostamento di risorse dal sud verso il nord. Dati alla mano, senza bisogno neanche della rincorsa fra ISTAT e Svimez, laddove l'uno qualche volta cerca @pagina=0032@di rimediare mediaticamente alle verità che ciascuno cerca di raggiungere, perché che la comunicazione sia il must di questo Governo è pacifico. Comunicare vuol dire esistere, quello che si dice è come se si fosse fatto, ma venite al sud a vedere quante saracinesche si chiudono quotidianamente, quante imprese vanno in concordato in bianco, quante imprese vanno in auto fallimento, quanti posti di lavoro si perdono e qual è il livello di fiducia del nostro Mezzogiorno verso le prospettive.
Certo, il collega Misiani è un parlamentare illustre del nord e non c’è dubbio che nelle sue parole si percepisce la certezza del diritto di sopravvivenza che è del nord, perché si vuole anche qui contrabbandare in senso politico le parole con i fatti. Addirittura ho ascoltato veramente con grande stupore che il provvedimento sulla pubblica amministrazione sanerà i problemi del Mezzogiorno, che il provvedimento sulla scuola si occupa del personale e quindi va sul Mezzogiorno. Anche la ristrutturazione del calciomercato probabilmente sarà utile per il Mezzogiorno ! Perché la genericità, l'incapacità di dare alle parole un contenuto è un dato che al sud non può più essere accettato !
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PAGINA: 0005 PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)
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PAGINA: 0032 PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,15)
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PAGINA: 0005 Intervengono altresì nella discussione sulle linee generali delle mozioni e della risoluzione i deputati ANNA MARIA CARLONI (PD) (Vedi RS), ERNESTO MAGORNO (PD) (Vedi RS), GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE (PD) (Vedi RS),VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD) (Vedi RS), FEDERICO MASSA (PD) (Vedi RS) e ASSUNTA TARTAGLIONE (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0034 ANNA MARIA CARLONI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la scorsa settimana è stata davvero positiva per il nostro Sud. Infatti, dopo un lungo percorso che ha visto la partecipazione attiva anche della Commissione trasporti di cui sono componente, il Consiglio dei Ministri ha licenziato l'ultima parte della riforma della portualità, in linea con l'impegno del Governo per il rafforzamento delle dotazioni infrastrutturali delle regioni del Sud ed in linea anche con quanto finora fatto a supporto dell'occupazione.
La neonata riforma delle autorità portuali consegna un sistema degli scali più integrato, passando dalle precedenti undici autorità esistenti a solo sei: così facendo, si miglioreranno gli investimenti ed una più efficiente gestione corrisponderà, ne siamo certi, anche ad un rilancio occupazionale. Dunque, un duplice successo, per una riforma che guarda al futuro e non, invece, a salvaguardare interessi di campanile, che pure hanno opposto forti resistenze.
Negli stessi giorni un bel segnale è la notizia della Apple, multinazionale dell'informatica, pronta a investire sulla formazione nella mia città di Napoli; una prospettiva che richiama alla mente l'area di Catania, un tempo considerata la Silicon Valley italiana, e che dimostra come, nonostante burocrazia, criminalità organizzata e mancanza di infrastrutture adeguate, il Sud sia ancora attrattivo per chi vuole investire sulla nostra più grande risorsa: i giovani, i processi formativi.
Dunque, reti materiali – quelle dei porti, dei container, delle grandi navi e reti immateriali, quelle cibernetiche della formazione e delle idee giovani – si intrecciano ancora una volta nella storia del nostro bello quanto duro e difficile Mezzogiorno d'Italia, verso il quale l'onorevole Stefania Covello con la sua mozione impegna il Governo tutto e noi deputati meridionali in primo luogo, ad uno sforzo ancora maggiore di quanto fatto finora.
Tuttavia ciò non basta, proprio in questi giorni ho inoltrato alla Presidente della Commissione bicamerale antimafia, l'onorevole Rosy Bindi, una lettera ed una richiesta di iniziativa scaturita da una mia recente visita al rione Traiano di Napoli, un popoloso quartiere della mia città nonché una delle piazze maggiori di spaccio d'Europa. In quel difficilissimo contesto ho dovuto tristemente constatare l'assenza dello Stato così come quella dei rinforzi di agenti e videosorveglianza promessi ormai sei mesi fa dal Ministro dell'interno. Nelle periferie napoletane così come in quelle di Bari, di Catania, di Messina, di Palermo e di Reggio Calabria la violenza si respira e si tocca con mano, il mix micidiale di assenza di presidi dello Stato, che siano essi caserme o scuole, biblioteche, ospedali, uffici pubblici, e dei redditi pro capite più bassi d'Italia producono un contesto di permanente difficoltà dove spesso è necessario ristabilire criteri minimi di legalità e il rispetto delle regole. Di fronte a questi scenari ben noti non si possono lasciare più soli comuni e regioni, spesso stremati economicamente. Non è problema di sola repressione né di sola promozione di presidi statuali, non vi sono scorciatoie, non vi sono vie brevi, ma solo quelle della continua collaborazione istituzionale e della verifica dei risultati, poiché è lì che si gioca la vera partita per l'anima del Mezzogiorno d'Italia, affinché i nostri giovani smettano di essere esercito di riserva della criminalità organizzata. Se è vero che non vi può essere sviluppo civile senza sviluppo economico né mobilità sociale senza mobilità fisica grazie ad efficienti infrastrutture, è altrettanto vero che non vi può essere un reale miglioramento della condizione di vita dei cittadini senza un reale miglioramento delle condizioni di legalità. Assieme a ponti, strade, ferrovie, porti e industria abbiamo bisogno di scuole aperte fino a sera, di biblioteca, di arte, di bellezza, come dimostra il recente successo della mostra di quadri degli Uffizi esposti a Casal di Principe in provincia di Caserta.
Allo stesso tempo abbiamo bisogno di salute in senso esteso, intere aree del @pagina=0035@Mezzogiorno sono martoriate dalle ecomafie con una recrudescenza dell'incisività di patologie tumorali. Tuttavia spesso non vi sono adeguate strutture per far fronte alla pressante richiesta di assistenza sanitaria, inoltre il progressivo peggioramento delle condizioni socio-economico delle famiglie comporta un aumento della domanda verso le strutture ospedaliere anche per le prestazioni ordinarie, ciò nonostante la rete dell'assistenza si sia dimostrata impreparata oltre che insufficiente, come diversi casi di malasanità hanno recentemente dimostrato. Su sanità, sicurezza e vivibilità dei quartieri, scuola, si è spesso parlato in termini esclusivi di deficit, di copertura e rientro delle spese. Questa è stata una prospettiva totalmente miope che sta mostrando, a chi ha il coraggio di leggere dentro i dati per come appaiono, tutti i suoi limiti e che non ha ancora mostrato tutti i suoi aspetti più deteriori, perché queste situazioni, se lasciate incancrenire, potranno solo peggiorare. Pertanto al fianco del lodevole impegno indicato dalla collega Covello, ricordo al Governo che il prossimo passo da intraprendere dovrà necessariamente essere nella direzione di rafforzare i presidi di Stato nelle regioni meridionali, di qualunque forma e funzione essi siano, affinché si possa veramente cominciare una nuova stagione di difesa della legalità. Abbiamo imparato che per costruire una società più giusta e moderna non ci sono teorie economiche astratte miracolose, l'importante è che le cose funzionino così come noi ci siamo proposti di fare. Dunque questa è l'unica via per supportare un vero sviluppo economico poiché altrimenti quanto fatto di buono da questo Governo, presto o tardi, rischia di essere travolto. Grazie dunque a tutti per quello che farete e che faremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0035 ERNESTO MAGORNO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, Sandro Pertini nel 1982 in un passaggio del suo discorso di fine anno, affermò che il problema del Mezzogiorno non può essere considerato soltanto un problema di quella regione, deve essere invece considerato un problema nazionale, se lo si vuole risolvere.
Oggi a distanza di anni in quest'Aula tali parole riecheggiano in tutta la loro straordinaria attualità e non possono non essere prese in considerazione. Sono parole che dovrebbero scuotere le coscienze e far riflettere soprattutto i componenti meridionali di quei partiti che sono stati alla guida del Paese e che, troppo preoccupati di difendere il proprio status quo, per anni hanno consentito a movimenti politici apertamente antimeridionalisti di usare il Sud come bancomat e che oggi, del tutto immemori del loro discutibile operato, propinano giudizi – li abbiamo ascoltati – avanzano critiche e considerazione gratuite sulle presenti colpe di questo Governo. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la sensibilità verso il Mezzogiorno di questo Paese è dimostrata da quei banchi vuoti... PAGINA: 0037 GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, la scorsa settimana sono intervenuto in quest'Aula e ho posto al Governo il problema, la vertenza che si è aperta a Gela sull'ENI. Poi sono andato a Gela, senza i clamori della stampa, e ho parlato con i lavoratori, ho letto nei loro volti, ho sentito le loro parole: c’è la preoccupazione per il loro futuro e per il futuro delle loro famiglie. Gela è una realtà che ha avuto un intervento importante dal punto di vista dell'industrializzazione, con interventi pubblici. Quegli interventi hanno creato lavoro, sviluppo e reddito; ma l'altra faccia della medaglia sono i problemi ambientali e di salute che in quell'aria ci sono. Accanto a questi problemi ora si accosta un processo di deindustrializzazione pesante, con un esercito di disoccupati.
Il Presidente del Consiglio il 14 agosto 2014 è stato a Gela – io c'ero – e ha posto i termini di un rilancio di quella comunità, con una riconversione verde di quel sito ENI e un impegno per il risanamento delle discariche. Noi del Partito Democratico siamo fermi lì, non ci muoviamo, non siamo ondivaghi come alcuni che, quando incontrano gli ambientalisti, pongono il tema della chiusura della raffineria di Gela e poi, quando incontrano i lavoratori, danno solidarietà. Noi siamo perché il diritto al lavoro, il diritto ad un ambiente sano e alla salute abbiano un equilibrio tra di loro. Ecco perché noi sappiamo che le remore, signor sottosegretario, sono ad altri livelli istituzionali.
Ma il Governo non si deve fermare. Noi le chiediamo formalmente di verificare dove ci sono i ritardi e di andare avanti, eventualmente con un commissariamento, perché a Gela bisogna dare delle risposte e perché Gela, insieme alla Val Basento, a Taranto e agli altri poli industriali, sono la metafora del Mezzogiorno.
Ho sentito i colleghi dell'opposizione. Io credo che non si possa fare polemica, bassa polemica. Però, io credo che non si possa dire, in questa fase, che siamo davanti al solito rito, al solito momento celebrativo. I colleghi debbono sapere che il masterplan si sta componendo e a comporlo sono le regioni, sono i rappresentanti delle aree metropolitane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si sta definendo e si sta definendo con le opere, quelle che debbono collegare luoghi e risorse; si sta componendo con gli incentivi per l'occupazione e noi salutiamo con favore quello che è accaduto e sta accadendo a Napoli, con l'investimento di Apple e con 600 nuovi posti di lavoro che indicano, signori colleghi, che il Paese sta riacquisendo affidabilità e credibilità.
Il problema, però, è che nel masterplan debbono essere considerate anche le difficoltà @pagina=0038@dello Stato sociale, le debolezze esistenti, perché spesso i mass media indicano un'immagine vera del Mezzogiorno, ossia quella della fuga dei cervelli. Questo è un fenomeno grave, ma, accanto alla fuga dei cervelli, ci sono anche i braccianti che muoiono in estate, ci sono i lavoratori che escono dalle industrie, che perdono il loro lavoro, che si aggiungono al numero cospicuo di disoccupati e io credo che su questo aspetto noi dobbiamo fare una riflessione. C’è una categoria di disoccupati, quelli che sono in mobilità in deroga; ebbene, questi rischiano di diventare fantasmi. Finora hanno avuto una copertura sociale ma adesso, rispetto all'arrivo dei nuovi meccanismi di protezione, possono rimanere nella terra di nessuno. Sono quelli che potrebbero ulteriormente ampliare la fascia del 15 per cento di povertà nel Mezzogiorno, sono quelli che non possono accedere alle cure primarie, le cure dentarie, quelli che, purtroppo, dovranno avere una cattiva alimentazione, quelli che hanno problemi rispetto alla possibilità per i propri figli di usufruire della certezza del diritto allo studio come ascensore sociale.
Ecco perché noi pensiamo, signor sottosegretario, che il masterplan, il piano, il programma per il Sud debba fare un salto di qualità. Debba prevedere sì delle opere specifiche, quelle infrastrutturali e gli incentivi, ma deve mettere al centro la persona, la persona in difficoltà, quella che io ho qui richiamato, perché questo è il cuore dei problemi, il cuore degli interventi che il nostro Presidente del Consiglio vuole portare avanti, con i processi di riqualificazione urbana e mettendo al centro le periferie. È questa la linea che noi dobbiamo seguire e fare questo – lo diciamo dal Mezzogiorno – significa sottrarre linfa vitale alle mafie. Fare questo significa riacquisire un patrimonio anche di democrazia, perché le condizioni di difficoltà e di disagio portano poi ad un deficit di partecipazione e noi, invece, dobbiamo tentare di lavorare per riportare ad una presenza attiva i nostri cittadini.
Ecco perché – e mi avvio alla conclusione – l'impegno vero che noi dobbiamo portare avanti e sì, quindi, un programma, ma il salto di qualità lo possiamo realizzare se riusciremo non soltanto, alla fine di quest'anno, a snocciolare alcuni dati, ma a dire che veramente ci siamo impegnati per lo sviluppo e anche per la protezione sociale dei più deboli. È questa la vera sfida (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0038 VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, ci stiamo chiedendo forse se abbia un senso un'ennesima mozione sul Mezzogiorno o, meglio, se abbia senso una mozione sul Mezzogiorno. Forse no, però ha un senso – e io credo che questo sia anche il modo con cui si è intervenuti finora – se si promuove un impegno dello Stato, del Governo, del Parlamento, delle regioni per colmare un divario che vent'anni di politiche nordiste hanno provocato, danneggiando, in questo modo, non solo l'Italia ma anche lo stesso Nord. Infatti – e l'hanno detto anche gli altri colleghi – è vero che ogni 100 euro investiti nel Mezzogiorno generano acquisti di beni e servizi per circa il 30 per cento nel centronord. Allora ? È questo il problema: non è il Sud ad avere bisogno dell'Italia, ma è l'Italia che ha bisogno del Sud.
D'altra parte, è stato ormai acclarato: questo divario non è nato da fattori genetici o antropologici, ma dalla mancanza di una chiara volontà politica in questi venti anni, come dimostra, d'altra parte, al contrario, l'esperienza della Germania e dell'unificazione con l'est meno sviluppato.
Ma come è possibile impostare finalmente una politica di sviluppo per il Sud ? Io non mi soffermerò sui punti del PIL, ma insisterò soprattutto su come colmare effettivamente i divari e credo che il senso del masterplan, che, appunto, si sta facendo fra Governo e regioni, sia proprio questo, sapendo però che, se vogliamo mantenere la visione romana e la leadership territoriale – come ha detto il Segretario, @pagina=0039@nella direzione del 7 agosto –, dobbiamo fare in modo che gli investimenti non generino più – come hanno generato in questi anni – una coesione all'incontrario. Gli investimenti continuano a rappresentare, ancora oggi, la variabile che più è peggiorata negli ultimi anni; dal picco del 2007, gli investimenti fissi sono calati di circa 34 miliardi e, rispetto al dato pro capite, per il Mezzogiorno, l'importo è di 6,6 per abitante, contro il 10,3. Nel Sud, risiede un terzo della popolazione italiana, ma praticamente, nel momento in cui gli investimenti pubblici sono una somma di Stato, regione ed Europa, il Governo di questi vent'anni – in particolare, il Governo Berlusconi e faceva bene il collega Magorno a ricordarlo –, lo Stato centrale ha compensato, con gli stanziamenti nazionali, le maggiori risorse che la politica di coesione prevedeva. Il principale strumento, attraverso cui lo Stato centrale ha riequilibrato la spesa a favore del Nord, è rappresentato dagli investimenti delle grandi aziende pubbliche. Se voi pensate che, dal 1996 al 2012, le Ferrovie dello Stato hanno investito solo il 12,9 per cento – e l'ultimo rapporto Pendolaria lo testimonia ancora una volta – ci è praticamente chiaro che cos’è oggi il divario infrastrutturale nel Mezzogiorno.
Quindi, io credo che nei masterplan si debba invertire questa tendenza della coesione all'incontrario e, per esempio, tornare a fissare l'obiettivo del 2000 e garantire che il 45 per cento degli investimenti complessivi in conto capitale in Italia avvengano nelle ragioni del Sud.
Quindi, far partire gli investimenti al Sud si conferma la priorità delle priorità anche perché, se non facciamo questo, non riusciremo a scalfire i dati drammatici della povertà, della disoccupazione e dei precari. Noi meridionali non siamo piagnoni; noi guardiamo la fotografia della realtà e, a fronte di meno investimenti, c’è una povertà relativa che è il 21 per cento nel Mezzogiorno e il 5 per cento al Nord, c’è una povertà assoluta del 9 per cento nel Mezzogiorno e del 4 per cento al Nord. La riforma del welfare, che è un'esigenza nazionale, diventa insopprimibile nel Mezzogiorno, dove non si può più mantenere un welfare corporativo, che confonda assistenza e previdenza, e che tutela male – come dicevano giustamente sulla mobilità in deroga – e poco solo alcuni di quelli che perdono il lavoro.
Si può invertire la rotta, si possono colmare i divari, ci sono i punti di forza. L'agricoltura è un punto di forza, l'agricoltura innovativa su cui puntano i PSR delle regioni del Mezzogiorno, che devono sconfiggere l'agricoltura dei caporali. Ieri, una bella notizia: uno schiavo ha avuto il coraggio di denunciare il caporale, e le Forze dell'ordine sono intervenute tempestivamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è difesa della legalità.
Ma c’è un altro punto di forza del Sud: il turismo. Non è un caso che, proprio in quest'ultimo anno, sono cresciuti del 3,6 per cento gli arrivi nel Mezzogiorno rispetto al dato nazionale del 2,7. Allora, anche in questo caso, il PON cultura 2014-2020 deve puntare sugli investimenti in termini di fruibilità del patrimonio storico delle regioni meridionali. E, infine, la manifattura: si dice che non ci può essere sviluppo al Sud senza manifattura, ma non vogliamo la manifattura tradizionale; noi vogliamo che il Governo punti su industria 4.0, sull’open innovation, in maniera tale che, nella filiera – diciamo così – dell'innovazione, le PMI innovative, le start-up innovative, che sono nel Mezzogiorno, possano contribuire, in termini di distretto virtuale, alle manifatture tradizionali anche del Nord.
E, infine, ancora, la connettività; per la prima volta, c’è un rovesciamento tra Nord e Sud: la Calabria e la Campania sono le regioni con la più alta percentuale di banda ultra larga, in Calabria il 64 per cento, in Trentino Alto Adige, il 19 per cento. Per quanto riguarda i porti, hanno già detto di Gioia Tauro. Questa visione, dunque, potremmo definirla con un bel libro che hanno scritto due autori calabresi, Fiorita e Giancarlo Rafele, Il bicchiere mezzo pieno, che dicono: I meridionali: siamo muli; se ci mettiamo in testa @pagina=0040@una cosa, non cambiamo idea nemmeno a morire e, prima o poi, a quella cosa ci arriviamo. Solo che ancora non ci siamo messi in testa di essere felici. Bene, oggi è arrivato il tempo di metterci in testa di essere felici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0040 FEDERICO MASSA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, credo che, dal punto di vista generale, noi non possiamo non partire da una considerazione che io ritengo quasi banale. Usciamo da anni di politica di austerità, che si è verificato essere una politica in assoluto sbagliata e inadeguata; è del tutto evidente che quella politica maggiori danni ha prodotto nelle aree più deboli dei Paesi dell'Europa e nelle aree più deboli dell'Italia.
Quindi, il primo segno positivo che io leggo nell'iniziativa del Governo è la consapevolezza che è necessario indirizzare le risorse, che riusciremo a liberare, anche in un confronto leale, ma severo con la Comunità Europea, per gli investimenti pubblici in Europa, in Italia e nel Mezzogiorno. Mi sia consentito dire che poco ho sentito, da alcuni banchi delle opposizioni, il rammarico per i danni che sono stati prodotti dalla insensata demonizzazione degli investimenti pubblici. Va in questa direzione una delle scelte operate con la legge di stabilità per il 2016 di prorogare la decontribuzione per gli investimenti nel Mezzogiorno e, per questa ragione, è indispensabile che abbia successo – ed io confido che avrà successo – l'iniziativa del Governo nei confronti della Comunità europea.
Questo Parlamento, sul punto meritoriamente con una maggioranza che è andata ben oltre quella che sostiene il Governo, nella legge di stabilità, ha previsto misure specifiche di intervento nel Mezzogiorno: non solo, il credito di imposta, ma anche – lo ricordava il collega Misiani da Bergamo – la liberazione di risorse per 11 miliardi di investimento, di cui 7 miliardi nel Mezzogiorno d'Italia. Lo dico ai colleghi dell'opposizione, che richiamano alla realtà dei numeri, e questi sono numeri importanti. Misure alle quali vanno aggiunte quelle rivolte a situazioni specifiche: dalla Terra dei fuochi, a Bagnoli, all'Ilva di Taranto e – vorrei sottolineare – alla città di Taranto, interessata ad un contratto istituzionale di sviluppo, che mobilita risorse per oltre 800 milioni di euro, nella logica e con lo strumento del contratto istituzionale di sviluppo, cioè – mi piace ricordarlo – nella logica della concertazione e della programmazione, che è la logica che segna e caratterizza l'impostazione delle politiche riformiste che – come ricordavo poc'anzi – tanto hanno dato e possono dare a questo Paese.
Certo, recupero delle risorse non spese, onorevoli colleghi, ma mi sembra veramente poco non riflettere adeguatamente sul perché quelle risorse non sono state spese.
E vi sembra veramente poco oggi pensare ad una loro immediata, coerente possibile mobilizzazione per gli investimenti ? Stiamo cercando di trasformare un problema in una opportunità che non possiamo e non dobbiamo perdere.
Mi pare, quindi, impresa ardua – mi verrebbe da dire impossibile – quella tesa, con evidente strumentalità, a rappresentare un Governo che non ha nella testa il Sud. Questa, paradossalmente, è la vicenda che ha riguardato gli anni dei Governi e segnati dalla presenza determinante della Lega Nord. Del resto, se l'idea delle politiche per il Mezzogiorno è quella coerentemente, legittimamente rivendicata dalla Lega, anche in questa nuova fase della politica nazionale, come sorprendersi che quando la maggioranza era costruita intorno a questo partito i risultati non potevano che essere quelli rappresentati dal rapporto Svimez ? È veramente singolare – per usare uno eufemismo – che una prima e superficiale lettura del rapporto Svimez sia stata indirizzata nei confronti dell'attuale Governo. Il rapporto Svimez è la fotografia ragionata e commentata di come e quanto nell'ultimo decennio si sia andato divaricando il divario fra il Nord e @pagina=0041@il Sud del Paese, ma anche, al contrario, di come oggi sia possibile registrare una sia pur timida e insufficiente, ma significativa – come diceva l'onorevole Misiani – inversione di tendenza. Sia consentito ricordarlo, i dati offerti dal rapporto Svimez cristallizzano un'altra innegabile realtà: l'ultimo periodo nel quale il Mezzogiorno d'Italia ha positivamente recuperato lo svantaggio ha coinciso con i Governi di centrosinistra della metà e della fine degli anni Novanta.
Il masterplan, onorevoli colleghi, non è il libro dei sogni. Il masterplan è la rappresentazione di una politica dello Stato che vuole essere di intervento attivo nel Mezzogiorno e l'impegno è a superare i ritardi, le insufficienze, le complicazioni amministrative, la burocrazia che hanno ostacolato la spesa. Da questo sono nati i ritardi, i blocchi ed è nato il problema delle risorse non spese. Oggi noi le vogliamo spendere e proprio per questo siamo impegnati, con questo Governo e con questa maggioranza, e di più dobbiamo essere impegnati a costruire una riforma delle istituzioni, della democrazia, una riforma di questo Paese, che metta un'amministrazione efficiente, più efficiente di quanto finora è stata, al servizio delle ragioni dello sviluppo del Paese e delle ragioni dello sviluppo del Mezzogiorno, senza le quali questo Paese, l'Italia, non va da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0041 ASSUNTA TARTAGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la presente mozione sul Mezzogiorno, come già le due precedenti dell'ottobre 2014 e dell'aprile 2015, vuole rappresentare un ulteriore sprone all'azione del Governo, che ha già ampiamente dimostrato grande attenzione alle regioni e alle ragioni meridionali.
Nella prima parte della mozione – chi mi ha preceduto lo ha più volte evidenziato – sono elencate tutte le iniziative già messe in campo dal Governo per garantire una maggiore vicinanza alle regioni meridionali, che sono quelle che continuano purtroppo a detenere primati negativi ancora in moltissimi settori. In questo quadro, non si può trascurare il costante impegno assunto dal Governo per la soluzione di importanti vertenze industriali, salvaguardando le possibilità di mantenere in vita e restituire alla produttività segmenti importanti del tessuto produttivo meridionale, come ad esempio l'ex Irisbus di Avellino o Whirlpool e Firema di Caserta.
È nell'interesse dell'intero Paese che il Sud ritrovi il proprio ruolo. Non dimentichiamo che il Sud è e rimane un naturale ponte di comunicazione con il Nord Africa, il Medioriente e l'Europa sudorientale. La mozione pone la dovuta attenzione ai problemi strutturali del Sud. Non potrà, infatti, esserci reale sviluppo culturale ed economico se non verrà garantita un'adeguata mobilità del Mezzogiorno.
La conformazione orografica del territorio – penso alle zone interne della Campania e delle altre regioni – costituisce spesso un limite oggettivo alla mobilità. Un Paese avanzato come il nostro non può permettere che una parte vitale del Paese rimanga perennemente isolata. Il sistema dei trasporti al Sud, soprattutto quelli su rotaia, va sviluppato ed incentivato. In questo il ruolo del pubblico è fondamentale. Da qui nasce la proposta dell'Osservatorio sui trasporti nel Mezzogiorno. Non è certo un ennesimo carrozzone pubblico; vuole essere, invece, una snella e dinamica cabina di regia, che mette insieme tutti gli operatori del settore, pubblici e privati, per potere, non nel giro di decenni, ma di pochi anni, aiutare il Sud a colmare i propri limiti in materia di trasporti.
Strettamente connesso con il tema dei trasporti è quello della rigenerazione urbana, in particolare dei centri storici. L'ultimo rapporto ISPRA in materia precisa proprio che il nostro Paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, nonostante le peculiarità orografiche del territorio italiano, che avrebbero dovuto evitare l'espansione urbana in zone @pagina=0042@ad elevata fragilità ambientale e territoriale. La limitazione del consumo del suolo, unitamente alla messa in sicurezza del territorio, è una direzione strategica per il Sud e per la Campania, in particolare.
La ripresa dello sviluppo del Paese non può procedere senza proteggere il territorio dalla minaccia del dissesto idrogeologico, senza protezione per gli usi agricoli e soprattutto senza tutela e valorizzazione delle risorse territoriali e culturali, che costituiscono il cuore della qualità ambientale, indispensabile per il nostro benessere e per mantenere la bellezza di un paesaggio noto in tutto il mondo. Questo non è in contrapposizione con l'auspicata ripresa del settore edilizio.
Al contrario, si pone come il motore per l'edilizia di qualità, efficiente nei consumi energetici e nell'uso delle risorse ambientali, favorendo la necessaria riqualificazione e rigenerazione urbana, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse, riducendo il consumo di nuovo suolo. Penso, in particolare, alla periferia napoletana o a quartieri come quello di Bagnoli, per il quale il Governo ha già compiuto importanti passi avanti.
Legato al tema della riqualificazione urbana è quello dell'edilizia scolastica. Il piano di edilizia scolastica, richiamato dal Presidente del Consiglio già nel suo discorso di fiducia del 2014, ha preso il via. È un piano che riguarda oltre 20 mila interventi in edifici scolastici. Una scuola italiana su due sarà protagonista di questo primo progetto. Inoltre, l'Osservatorio per l'edilizia scolastica, che, dopo l'insediamento, non è stato convocato per quasi vent'anni, è ripartito nel gennaio del 2015. All'interno di tale Osservatorio chiediamo che sia posta un'adeguata attenzione alla situazione dell'edilizia scolastica nel Mezzogiorno. La sicurezza dei nostri studenti è quanto mai prioritaria. La scuola è il luogo in cui i nostri giovani hanno occasione di formarsi e crescere. La sicurezza e la salubrità degli edifici scolastici del Mezzogiorno deve divenire il fiore all'occhiello dell'azione del nostro Governo.
Strettamente connesso con il tema della scuola è quello del necessario sostegno all'alfabetizzazione digitale. Nelle linee guida del Governo per la scuola sono contenute novità importanti riguardo l'alfabetizzazione digitale, che riprendono in parte il lavoro del Parlamento. In particolare, è cruciale l'obiettivo di trasformare i ragazzi da semplici fruitori passivi in creatori di contenuti digitali. Si tratta, dunque, di scegliere con determinazione la strada dell'aumento degli investimenti nelle nuove tecnologie – si pensi soltanto alla diffusione della banda larga – nella formazione digitale della forza lavoro, nell'innovazione tecnologica della pubblica amministrazione. È in questo contesto che, evidentemente, dobbiamo collocare la questione strategica della formazione digitale.
È necessario, quindi, che il Governo, in questa generale attenzione dimostrata al futuro digitale del Paese, ponga particolare attenzione all'alfabetizzazione digitale delle popolazioni meridionali. La formazione digitale potrebbe aiutare l'Italia e il Sud, in particolare, a trovare una soluzione a questo problema, che troppo spesso risulta sottovalutato e che ha inevitabili conseguenze sulla capacità dei cittadini di prendere effettiva e piena coscienza dei propri diritti e delle proprie capacità. Fondamentale in questo settore è il contributo della formazione di tipo universitario. Al Sud, purtroppo, la media dei laureati nella fascia 25-34 anni è del 18,9 per cento, contro il 39 per cento in ambito OCSE. È più che comprensibile che i giovani meridionali non vedano più la convenienza del conseguire un titolo di studio universitario. Bisogna fare in modo che la società meridionale ritrovi l'importanza d'investire in cultura e formazione. Il grandissimo impegno del Governo per sostenere l'industria della cultura è sotto gli occhi di tutti: la scelta, ad esempio, di sostenere con forza il Grande Progetto Pompei e l'aver trasformato alcune realtà archeologiche (penso ai Campi Flegrei e ad Ercolano) in musei autonomi confermano la particolare attenzione posta ad un'area del Paese che in materia culturale e turistica ha tanto da offrire. I buoni risultati @pagina=0043@del 2015 in termini di flussi turistici non devono però illudere troppo: agli accennati problemi di tipo logistico ed infrastrutturale si aggiunge l'incapacità di incanalare le tante forze creative meridionali in progetti e percorsi più duraturi. Se quindi vogliamo avere un passo più celere, si deve cercare di guardare con occhi diversi allo sviluppo economico.
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PAGINA: 0005 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte infine che è stata presentata la mozione Taglialatela n. 1-01122 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0043 PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata la mozione Taglialatela ed altri n. 1-01122. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
È iscritto a parlare il collega Marcello Taglialatela, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01122. Ne ha facoltà.
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PAGINA: 0005 MARCELLO TAGLIALATELA (FdI-AN) (Vedi RS). Illustra la sua mozione n. 1-01122 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0043 MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, colleghi, è la terza volta che si discute di Sud in quest'Aula, e penso che sia l'occasione nella quale si manifesta la maggiore tristezza: l'attenzione diventa sempre minore, i temi sono ripetuti in maniera stanca ed il Governo continua ad illudere qualcuno che con un Masterplan possa recuperare quello che ovviamente non è recuperabile in tema e in termini di attenzione e di progettualità. È questa la realtà, e ovviamente la colpa principale è del Governo, ma anche dei colleghi parlamentari, che fanno finta di accontentarsi di illusioni, promesse e rassicurazioni, ogni tanto la citazione di un elemento specifico che riguarda politiche per il Mezzogiorno, senza però che vi sia alcuna pratica reale, concreta, costruttiva che possa far recuperare al Sud quello che indubbiamente pesa nello sviluppo economico.
Si è fatto riferimento al rapporto Svimez, alla triste, crudele fotografia che ha visto il Mezzogiorno d'Italia crescere negli ultimi tempi meno della Grecia; ovviamente questi argomenti non trovano spazio sui giornali, tranne che nei primissimi giorni, poi si fa finta che la questione sia stata risolta, mentre è stata solamente dimenticata.
Noi abbiamo ripresentato una nostra mozione. Voglio far notare che quelle precedenti hanno avuto un parere favorevole da parte del Governo, ma non vi è stato poi un riscontro degli impegni che il Governo aveva preso in ordine alle proposte e alle segnalazioni (gli interventi che erano contenuti all'interno dei nostri documenti).
Ci permettiamo ancora di segnalare, come elemento di novità nel documento che abbiamo appena consegnato, la possibilità che il Sud venga utilizzato per quello che rappresenta: una piattaforma logistica nel Mediterraneo, la possibilità quindi di essere punto di arrivo delle merci che arrivano dall'Oriente e dall'Africa, e quindi la proposta di utilizzare le autorità portuali per identificare aree franche dove andare a creare nuovi stabilimenti produttivi, soprattutto di prima trasformazione delle merci. Questo per noi rappresenta un elemento concreto, una proposta specifica per aiutare il Sud non a chiacchiere, non a parole, non attraverso progetti che dovrebbero essere realizzati dal pubblico, e che subiscono quindi ovviamente i ritardi di sempre, ma attraverso opportunità di carattere economico e fiscale, legate allo sviluppo del territorio, da mettere a disposizione delle imprese private.@pagina=0044@
L'Italia soffre di mancanza di investitori esteri, ma il Sud soffre ancora di più da questo punto di vista.
E anche la favoletta che in questi giorni ha girato, circa l'opportunità che a Napoli possano arrivare nuovi 500 posti di lavoro attraverso un accordo con un gruppo internazionale, sono convinto che tra qualche settimana ci accorgeremo che non si tratta di posti di lavoro reali, che si tratta probabilmente di opportunità di studio, di lavoro a tempo determinato; e nel frattempo mi domando se per caso, nella decisione che il gruppo internazionale ha preso di andare ad effettuare in Italia un suo investimento, non abbia pesato anche il fatto che il Governo nazionale abbia fatto uno sconto notevole da un punto di vista fiscale a quel gruppo internazionale.
Ma il tempo è galantuomo: avremo la possibilità di verificare se le promesse saranno mantenute. Siamo ovviamente convinti che qualche altra promessa verrà da parte del Primo Ministro Renzi raccontata agli italiani a ridosso delle prossime elezioni amministrative: è tradizione che vi sia un'ipotesi del genere, che prima che inizi la campagna elettorale vi possa essere qualche ulteriore rassicurazione che i ritardi saranno recuperati, che gli impegni saranno mantenuti, ma nel frattempo la tristezza della discussione che si è avuta questa mattina in Aula rappresenta fedelmente qual è l'interesse che il Governo ripone nei confronti del Mezzogiorno. Come Fratelli d'Italia, i nostri documenti rimangono con le nostre proposte, a significare che da parte nostra vi è una volontà concreta di interventi, senza aspettare soldi pubblici.
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PAGINA: 0005 PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni e della risoluzione.
Rinvia il seguito del dibattito alla parte pomeridiana della seduta.
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PAGINA: 0044 PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, a partire dall'intervento in sede di replica del rappresentante del Governo, che esprimerà altresì i pareri sugli atti di indirizzo presentati.
La seduta è sospesa.
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PAGINA: 0006 La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15,05.
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PAGINA: 0006 PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)
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PAGINA: 0044 PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
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PAGINA: 0006 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0044 Missioni.
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PAGINA: 0006 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono centonove.
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PAGINA: 0044 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato e Bindi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0006 Seguito della discussione delle mozioni Dorina Bianchi n. 1-00976, Covello n. 1-01097, Palese n. 1-01101, Scotto n. 1-01112, Pisicchio n. 1-01113, Barbanti n. 1-01114 e Carfagna n. 1-1115: Iniziative per il rilancio del Mezzogiorno. (Vedi RS)
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PAGINA: 0044 Seguito della discussione delle mozioni Dorina Bianchi ed altri n. 1-00976, Covello ed altri n. 1-01097, Palese ed altri n. 1-01101, Scotto ed altri n. 1-01112, Pisicchio n. 1-01113, Barbanti ed altri n. 1-01114 e Carfagna ed altri n. 1-01115 concernenti iniziative per il rilancio del Mezzogiorno.
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PAGINA: 0006 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Esprime il parere del Governo sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.
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PAGINA: 0045 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, prima di tutto vorrei ringraziare gli onorevoli deputati che sono intervenuti nel dibattito di stamane, che è stato un dibattito molto importante, molto fruttuoso, con indicazioni molto importanti per lo sviluppo dell'azione del Governo nei confronti del Mezzogiorno, per una ripresa di una politica meridionalista che vede il Governo molto impegnato. È stato un dibattito importante e che ancora una volta ha messo in evidenza la centralità della questione meridionale per il nostro Paese. Centralità della questione meridionale significa quello che abbiamo detto nel masterplan, cioè non c’è ripresa del nostro Paese duratura, stabile, se non si riprende anche il Mezzogiorno d'Italia. Il Mezzogiorno d'Italia deve giocare fino in fondo la sua parte per irrobustire le prospettive economiche dell'intero Paese.
Il Mezzogiorno deve dare il suo contributo alla crescita e deve poter, insieme con il resto del Paese, imboccare una strada che riapra prospettive per i nostri giovani e per tutti i cittadini italiani. Il Governo si presenta qui – diverse mozioni lo hanno sottolineato – con alcuni fatti, con alcune cose che sono già state fatte e che sono il presupposto per un'azione ancora più forte che dovremo sviluppare in futuro anche grazie alle indicazioni che sono venute dal dibattito di stamane. Prima di tutto vorrei sottolineare il risultato che abbiamo conseguito in questi ultimi due anni con una fortissima accelerazione nell'utilizzo dei fondi europei. Ricordo che al 31 dicembre 2011 la quota di fondi della programmazione 2007-2013 – e quando parlo del 31 dicembre 2011 prendo un dato al termine del quinto anno del periodo di programmazione – utilizzata era il 15 per cento, dopo cinque anni. Oggi abbiamo raggiunto il 100 per cento al 31 dicembre 2015, il consuntivo finale lo avremo nei prossimi mesi. Può esserci ancora un rischio residuo, l'abbiamo quantificato in non più del 2-2,5 per cento complessivo dei fondi, cioè siamo arrivati a spendere almeno il 98 per cento ma con buona probabilità di essere vicini e in molti casi anche sopra il 100 per cento; per diversi programmi sia nazionali che regionali siamo sopra il 100 per cento. Quindi è una fortissima azione di recupero nella capacità di spesa dei fondi strutturali e questo è stato un primo importante segnale che il Governo ha dato al Mezzogiorno d'Italia sulla concretezza delle politiche che stiamo mettendo in piedi. Un secondo dato: abbiamo avuto l'approvazione da parte della Commissione europea di tutti i programmi nazionali e regionali per la programmazione 2014-2020, quindi dal 1o gennaio 2016 siamo in grado di cominciare a utilizzare i fondi della programmazione 2014-2020; stiamo anche lavorando – anche nel rapporto con le regioni, ma su questo tornerò fra poco – a finalizzare l'utilizzo del Fondo sviluppo e coesione in coerenza con i programmi operativi nazionali e regionali sui fondi europei. Nella legge di stabilità prima di tutto abbiamo attivato la clausola investimenti per un ammontare complessivo dello 0,3 per cento di Pil e ricordo che la clausola investimenti è stata fortemente voluta dal Governo italiano e sostenuta nel corso del Semestre di presidenza italiana; ciò significa oltre 5 miliardi di investimenti di cofinanziamenti nazionali che mettono in moto un complessivo di oltre 11 miliardi @pagina=0046@concentrati nel 2016, cioè oltre 11 miliardi nel solo 2016 di investimenti su programmi cofinanziati dall'Unione europea. Stiamo parlando dei programmi che fanno parte dei fondi strutturali e di quelli del Piano Juncker, di quelli di Connecting Europe Facility e di quelli sulle reti infrastrutturali transeuropee.
Almeno 7 di questi 11 miliardi saranno concentrati nel Mezzogiorno e questo è solo l'inizio, è la base iniziale per il masterplan, uno sforzo immediato nel 2016 di investimenti che poi si prolungherà negli anni dopo, utilizzando sia i fondi strutturali sia il Fondo di sviluppo e coesione.
Grazie alla discussione in Parlamento e all'apporto venuto dai parlamentari abbiamo poi varato, in sede di legge di stabilità, su proposta che veniva dalla Camera dei deputati, il credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno su 4 anni, che farà da leva importante per sostenere gli investimenti industriali nelle regioni meridionali. Abbiamo poi anche previsto che, previa ricognizione di eventuali avanzi sul Fondo di rotazione, si potrà – naturalmente dopo averlo concordato in sede europea – attivare una decontribuzione ulteriore per il 2017 sui nuovi assunti, naturalmente subordinatamente al fatto che vi siano questi avanzi sul Fondo di rotazione. Stiamo facendo le verifiche in questa direzione e sottolineo che, se non ci sono avanzi, significa che il Fondo di rotazione è stato utilizzato e, quindi, non è un dato negativo; però, se ci sono avanzi potremo dedicarli alla decontribuzione.
Ricordo altri due decreti varati nell'autunno dal Governo: in uno di questi abbiamo stanziato risorse importanti per la Terra dei fuochi, per Bagnoli, per le periferie urbane; in un altro abbiamo potenziato il programma di rilancio dell'Ilva, in particolare stanziando 800 milioni per il finanziamento degli investimenti di risanamento ambientale e di avanzamento tecnologico-ambientale di Ilva. Sono basi di partenza importanti per il lavoro che ci attende. Il lavoro che ci attende – lo abbiamo sintetizzato sotto il nome di «masterplan» – si basa su un rovesciamento di impostazione rispetto a esperienze del passato e anche qui trovo molto interessante il fatto che in diverse mozioni presentate questo rovesciamento d'impostazione viene fatto proprio. Infatti, le indicazioni che vengono vanno esattamente in questa direzione. Rovesciamento d'impostazione significa non interventi calati dall'alto, ma interventi che fanno leva sui punti di forza e di vitalità del tessuto economico meridionale. Il Mezzogiorno non è fermo; il Mezzogiorno è una terra in cui ci sono eccellenze, in cui ci sono punti di forza importanti.
In alcuni interventi sono stati ricordati i dati più recenti che nulla tolgono al ritardo strutturale del Mezzogiorno rispetto al centro-nord e che, naturalmente, rappresenta il dato di partenza da cui dobbiamo procedere per avviare finalmente una nuova fase di politiche meridionaliste. Però, quei dati sulle esportazioni e sulla crescita dell'occupazione sono un segnale, perché sono i primi dati che ci segnalano una vitalità del tessuto economico meridionale. Il masterplan parte da qui. Nel Mezzogiorno sono presenti eccellenze in settori industriali, agro-industriali e di servizi decisivi per un'economia avanzata. Da quelle eccellenze si deve partire e renderle, come dire, capaci di fecondare un tessuto produttivo più articolato, filiere produttive complete, anche d'interazione con il centro-nord.
Di recente a Napoli c’è stato un convegno importante in cui sono state messe in luce, per esempio, le interazioni di filiera tra l'economia piemontese e l'economia campana (ma non sono le uniche, perché ce ne sono diverse).
Quindi, si parte da ciò che nel Mezzogiorno già c’è e che testimonia creatività e capacità di ripresa del Mezzogiorno. Naturalmente, ha bisogno di essere inserito all'interno di una politica nazionale che lo valorizzi e che gli dia tutte le condizioni di contesto per potersi esprimere. E qui è molto importante il tema della governance e, in particolare, il rapporto tra Governo centrale, che non si sottrae alle sue responsabilità, cosa che ho già segnalato con @pagina=0047@gli interventi già messi in atto ma, ancora di più, con l'azione che stiamo sviluppando per costruire e per attuare il masterplan. Il Governo non si sottrae alle sue responsabilità, sia in termini di risorse, sia in termini di interventi che il Governo centrale deve fare nell'ambito delle sue competenze, ma deve costruire un rapporto con le regioni d'interazione positiva, di impegni reciproci, di responsabilità. Il Mezzogiorno deve prendere in mano il suo destino e questo passa per le istituzioni meridionali, per le regioni, per le città metropolitane, per i comuni, ed è con loro che abbiamo instaurato un rapporto forte di interazione.
La prima testimonianza di questo rapporto forte è proprio quel recupero di capacità di spesa sui fondi 2007-2013, di cui parlavo prima. Ciò è stato possibile grazie a una presa di responsabilità comune, del Governo e delle regioni. Abbiamo istituito delle task force congiunte che sono state guidate dall'Agenzia per la coesione territoriale e su questo punto scusatemi perché faccio una battuta con cui rispondo in anticipo ad alcune delle osservazioni venute dal dibattito di stamane. Il Dipartimento per le politiche di coesione e l'Agenzia per la coesione territoriale stanno ormai strutturandosi appieno, sono in ogni caso già operativi da tempo e quel recupero di capacità di spesa è stato dovuto, in misura significativa, all'azione del Dipartimento e dell'Agenzia. Stiamo completando la strutturazione del Dipartimento e dell'Agenzia, che saranno strumenti fondamentali per l'attuazione del masterplan.
Poi ci sono le politiche centrali che stiamo varando, che abbiamo varato e che, comunque, stiamo attuando. C’è il piano «banda ultralarga»: il CIPE ha stanziato 3 miliardi e mezzo su questo piano – ha già stanziato tre miliardi e mezzo – e, in particolare, 2,2 miliardi sono dedicati alle aree dei cluster cosiddetti «C e D», quelli a fallimento di mercato. Stiamo concordando con le regioni l'utilizzo anche dei fondi dei POR, in modo che in sinergia consentano insieme di avviare da subito la realizzazione e di realizzare in tempi accelerati il piano «banda ultralarga». È un'infrastruttura decisiva per inserire fino in fondo il Mezzogiorno non solo nel contesto dell'economia italiana ma nel contesto dell'economia globale.
Inoltre, abbiamo dedicato risorse importanti ai contratti di sviluppo, da attivare con imprese che vogliano intervenire nel Mezzogiorno, e agli accordi di programma. Ne cito uno solo – ma non è l'unico – che ha preso forma adesso come contratto istituzionale di sviluppo, cioè quello di Taranto. Complessivamente ci sono 800 milioni sull'area di Taranto, che gestiremo insieme con il comune, la provincia e la regione, per consentire il risanamento ambientale di tutta l'area, il rilancio industriale, la valorizzazione culturale e turistica, la valorizzazione della logistica a Taranto, come porto chiave dell'asse sud-nord Europa. Abbiamo sbloccato i cantieri sulla Napoli-Bari-Taranto, abbiamo avviato la velocizzazione sull'asse ferroviario tirrenico e sull'asse ferroviario Adriatico e stiamo lavorando sulla Salerno-Reggio Calabria.
Intendiamo finalizzare i programmi operativi nazionali, in modo che si massimizzi l'interazione positiva con i programmi operativi regionali, sulla programmazione 2014-2020. In questo quadro, i Patti per il sud sono un elemento chiave del masterplan, sono – lo hanno detto alcuni degli interventi di stamani – la leva per completare, chiarire e dare gambe al masterplan. Nei Patti per il Sud, stiamo definendo, insieme con le regioni e le città metropolitane, interventi di interesse prioritario per le regioni, che andranno collegati col disegno più generale di collegamento tra centro-nord e Mezzogiorno d'Italia e di collegamenti interni al Mezzogiorno d'Italia. I Patti per il Sud affrontano tematiche delle singole regioni o delle singole città metropolitane. Andando molto sul concreto, stiamo individuando, d'accordo con loro, le priorità, gli interventi specifici, la tempistica, gli ostacoli che vanno rimossi, sia in termini di processi autorizzatori, sia in termini di risorse e di impegno delle amministrazioni. È una presa, anche qui, di responsabilità reciproca @pagina=0048@di Governo e autorità locali. Stiamo mettendo a disposizione dei Patti per il Sud risorse importanti; non solo le risorse, che comunque vanno messe dentro i Patti, perché ne va chiarita la coerenza di impiego, le risorse dei piani operativi regionali e dei programmi operativi nazionali sui fondi strutturali, ma anche altre risorse che il Governo ha messo a disposizione, in vari campi, dalle infrastrutture, al risanamento del rischio idrogeologico, e così via, e risorse dell'FSC significative, su cui stiamo ragionando, insieme con le regioni.
Costruiremo una coerenza di fondo tra l'utilizzo di tutte queste risorse: complessivamente stiamo parlando di quasi 100 miliardi di euro, nell'arco di programmazione 2014-2020. Questa coerenza è quella che ci viene chiesta da diverse mozioni e – come vedrete – la risposta alle mozioni sarà largamente positiva.
In sintesi, ci attende un lavoro molto impegnativo; le basi sono state gettate, c’è ancora molto da fare, il Governo è determinato ad andare avanti e ad andare avanti in un'interazione positiva con le autorità regionali e locali e, soprattutto – consentitemi di dirlo – con la società civile del Mezzogiorno, con le forze economiche e con le forze sociali. Dobbiamo mettere in movimento la società civile del Mezzogiorno, affinché diventi protagonista di una nuova Italia, l'Italia della legalità, della dignità del lavoro, della creatività imprenditoriale, in sintesi, l'Italia del progresso economico e civile. Se non ora, quando ?
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PAGINA: 0006 PRESIDENTE (Vedi RS). Sospende brevemente la seduta per consentire al rappresentate del Governo di completare la valutazione delle mozioni presentate.
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PAGINA: 0048 PRESIDENTE. Sottosegretario, il parere sulle premesse della mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00976 (Nuova formulazione) è favorevole ?
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PAGINA: 0007 La seduta, sospesa alle 15,45 è ripresa alle 16.
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PAGINA: 0007 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Completa il parere del Governo sulle mozioni presentate.
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PAGINA: 0048 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, Presidente.
Sulla mozione Covello ed altri n. 1-01097 (Seconda ulteriore nuova formulazione) il Governo esprime parere favorevole.
Per quanto riguarda la mozione Palese ed altri 1-01101, il Governo esprime parere contrario sulle premesse ed esprime parere favorevole sul dispositivo, purché vengano riformulati il primo, il terzo e il quarto capoverso. Leggo le riformulazioni proposte. Primo capoverso: «impegna il Governo a mettere in atto un'azione di sistema per sostenere le politiche di coesione e procedere, con la cabina di regia prevista dalla legge di stabilità per il 2015, a stilare un piano d'azione con tempi e priorità, atto a garantire assistenza, efficacia ed efficienza nella programmazione e nella spesa delle risorse della vecchia e della nuova programmazione europea». Terzo capoverso: «a prevedere, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, un pacchetto di riforme che contenga (...)» e così via, e, infine, l'ultimo impegno: «a valutare l'opportunità di assumere @pagina=0049@iniziative per introdurre (...)» e così via.
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PAGINA: 0007 (Dichiarazioni di voto) (Vedi RS)
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PAGINA: 0051 (Dichiarazioni di voto)
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PAGINA: 0007 Intervengono per dichiarazione di voto i deputati PINO PISICCHIO (Misto) (Vedi RS), ORESTE PASTORELLI (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS), FRANCESCO SAVERIO ROMANO (Misto-ALA-MAIE) (Vedi RS), MARCO BALDASSARRE (Misto-AL-P) (Vedi RS), ROCCO PALESE (Misto-CR) (Vedi RS), MARCELLO TAGLIALATELA (FdI-AN) (Vedi RS), GAETANO PIEPOLI (DeS-CD) (Vedi RS), ANGELO ATTAGUILE (LNA) (Vedi RS) e DORINA BIANCHI (AP) (Vedi RS).
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PAGINA: 0051 PINO PISICCHIO. Grazie, signora Presidente. Onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, per economia di tempo, signora Presidente, io le dichiarerei subito che accetto la proposta di riformulazione che il sottosegretario ha fatto alla mia mozione e dichiaro da subito l'assenso a tutte le mozioni nell'impianto riformulato. Nel dibattito generale, questa mattina, abbiamo già espresso la nostra visione sullo stato dell'arte relativo alle politiche di riequilibrio territoriale ed anche allo svaporamento semantico dell'espressione «Mezzogiorno». Non devo, dunque, tornare sui concetti né sul cospicuo bagaglio @pagina=0052@di numeri ultimi che caratterizzano il Sud e che, con puntualità, vengono scanditi dall'ISTAT e interpretati dallo Svimez. Il fatto è semplice: il Sud è in declino, in crisi profonda e la sua condizione di difficoltà frena lo sviluppo dell'altra metà d'Italia. Paradossalmente, se il Sud non ci fosse, il Centro-nord supererebbe, per reddito pro-capite, per PIL, per tasso di sviluppo, le posizioni dei Paesi europei più ricchi.
Ma il Sud c’è, e allora bisogna attrezzarsi per farlo ripartire. Bisogna che anche il lessico della politica si riappropri di espressioni per lungo tempo abbandonate, da almeno un ventennio. Il Governo ha fatto alcuni passi avanti, con il Masterplan, e gliene diamo atto. Occorre, però, fare una scelta ulteriore, offrendo un unico centro di imputazione per le politiche meridionalistiche, rappresentate ormai in massima parte dai fondi strutturali, ma non solo, che costruisca questo centro di imputazione, magari anche il ripristino di una parola perduta: «Mezzogiorno» (Applausi di deputati del gruppo Misto). PAGINA: 0052 ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, gli atti approvati da quest'Aula rappresentano la miglior prova di quanto, negli ultimi mesi, si stia facendo per il Mezzogiorno. Tutte le misure messe in campo sino ad oggi testimoniano, infatti, la forte volontà politica di creare ricchezza e di investire nel Meridione. L'obiettivo è quello di promuovere modelli produttivi vincenti e c’è bisogno di piani di investimento specifici per ogni territorio e tessuto produttivo, di una pressione fiscale adeguata e di una pubblica amministrazione efficiente che supporti l'impresa. È logico, dunque, che le vecchie tipologie di investimento a pioggia risultano del tutto inutili.
Ecco, quindi, spiegata l'importanza del Masterplan per il Mezzogiorno e dei 16 patti per altrettante regioni e città del sud d'Italia. Fondamentale sarà la regia del Governo, che dovrà gestire il flusso di investimenti, dirigendoli su progetti strategici, e adottare le misure di controllo e regolamentazione più idonee; il tutto in tempi certi e relativamente stretti. Il Sud non può permettersi di perdere il treno della ripresa economica.
L'attuazione in tempi brevi del Masterplan e delle altre disposizioni ad esso coordinate deve rappresentare una priorità assoluta dell'Esecutivo e della maggioranza. È necessario, perciò, un indirizzo preciso dell'attività del Governo nei prossimi mesi. Per queste ragioni esprimo il voto favorevole della componente socialista alle mozioni sulle quali il Governo esprime parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)). PAGINA: 0052 FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, gentile Presidente. Onorevoli colleghi, se questo dibattito sul Mezzogiorno si fosse svolto qualche anno fa, non ci sarebbe un'Aula così distratta, i posti sarebbero tutti occupati dai colleghi deputati e forse ci sarebbe anche qualche spettatore. Purtroppo questa questione ormai è relegata ai margini del dibattito politico e questa situazione è stata aggravata anche da una crisi economica che non ha risparmiato nessuno e soprattutto non ha risparmiato il Mezzogiorno.
Per questo noi riteniamo che il Governo abbia il dovere di fare di più e meglio in ordine alle istanze che vengono dal territorio e utilizzarle nel modo migliore per la sua programmazione. Sono, però, da evitare gli errori del passato. Siamo convinti che quell'attenzione poi ha prodotto degli errori, perché interventi, investimenti a pioggia spesso sono diventati fattori che hanno aggravato quell'economia. Sono stati dei fattori che hanno appesantito, perché non hanno prodotto sviluppo vero, non hanno consentito al Mezzogiorno di agganciarsi al treno europeo. Quindi, è stato un costo per il Sud.@pagina=0053@
Noi oggi chiediamo interventi che possono, invece, realmente sostenere lo sviluppo del Sud. Il Sud non deve né può essere assistito, non può prevedere, nel suo futuro, politiche assistenzialistiche, ma deve essere, invece, riferimento per delle politiche di sviluppo anche grazie alla nuova congiuntura geopolitica nel Mediterraneo. Il nostro Paese è diventato punto di riferimento, non soltanto per i traffici portuali, per questo chiediamo un ammodernamento e un rilancio delle nostre portualità, ma anche per le condizioni che si sono create dal punto di vista turistico. Per cui, il Mezzogiorno, che può dare, da quel punto di vista, un ulteriore rilancio al nostro Paese, va attenzionato con delle politiche mirate. Per questo dichiariamo sin da adesso che saremo favorevoli a tutte quelle misure che impegnano il Governo a muoversi non in un'ottica assistenzialistica bensì con un approccio dinamico, attraverso interventi mirati a incentivare la grandissima potenzialità che il nostro Sud può esprimere. Tra le mozioni presentate ce n’è qualcuna interessante e la sosterremo, altre lo sono meno; facciamo un appello a questo Parlamento affinché rimetta nella sua agenda, ai primi posti, la questione del Mezzogiorno, perché non riguarda soltanto alcune regioni del nostro Paese ma il Paese intero. PAGINA: 0053 MARCO BALDASSARRE. Presidente, sottosegretario, questa è una scena già vista: era il 2014 e al suo posto c'era l'ex sottosegretario Delrio, che disse praticamente le stesse cose che ha detto lei, solo che ora siamo nel 2016 e poco è stato realmente fatto per il rilancio del Mezzogiorno. Questa è la terza mozione nell'arco di quattordici mesi sul rilancio del Mezzogiorno: sicuramente una bella vetrina per chi potrà dire che il dibattito sul Mezzogiorno è tornato al centro dell'attività parlamentare, però, di anno in anno, andando a guardare quelli che sono i dati Svimez sul Mezzogiorno, ci accorgiamo che questi sono sempre più negativi. Si continua a parlare e si continua a presentare mozioni ma i dati sono sempre più negativi. Ne cito solo alcuni: il PIL negativo per il settimo anno consecutivo, l'ultimo era a meno 1,3 per cento; dal 2001 al 2014 il tasso di crescita è stato di meno 9,4 per cento, contro l'1,5 positivo del Centronord; i consumi delle famiglie sono in calo; il crollo degli investimenti al Sud erode la base produttiva ed accresce il divario di competitività. Potrei andare avanti a snocciolare i dati per ore, però quello che vediamo è che appunto il problema del Mezzogiorno non è ancora stato risolto. Anche sui trasporti si investe sull'alta velocità e si disinveste sulle tratte regionali. Il problema è che l'alta velocità arriva solo fino a Salerno e il Mezzogiorno è tagliato fuori. Ci sono anche degli scandali che riguardano le tratte ferroviarie regionali, come, solo per fare un esempio, quella delle Ferrovie Sud Est, che è stata lasciata con un debito di 311 milioni di euro. Inoltre, la sanità, che in alcune zone è quasi al di sotto dei livelli essenziali. Si continua a parlare di ponte sullo Stretto di Messina però non si considerano tutte le altre infrastrutture indispensabili per collegare il Mezzogiorno al resto d'Europa. Abbiamo porti ed aeroporti che potrebbero collegare ed essere sfruttati per utilizzare il Mezzogiorno come ponte tra il Mediterraneo e il resto d'Europa, però si continua a parlare del ponte sullo Stretto di Messina. Un anno e mezzo fa c’è stato un tavolo di lavoro con Delrio finito nel nulla, anche quella un'altra occasione persa. C'era un tavolo di confronto tra maggioranza e opposizione ed è finito nel nulla. La questione del Mezzogiorno deve essere presa sul serio, non siano solo annunci o allarmi tutte le volte che appunto vengono fuori i dati del rapporto Svimez. Si paventava tempo fa anche un Ministero del Mezzogiorno, ma anche questa opzione è svanita nel nulla. Abbiamo visto il Masterplan, un programma pluriennale di 95 miliardi di euro, ma non si parla di contrasto alla mafia, di disservizi della pubblica amministrazione, di sprechi e di discariche; ci sono tanti argomenti che @pagina=0054@non vengono trattati. Ma soprattutto, non si parla delle politiche clientelari, che hanno ucciso il Mezzogiorno negli ultimi anni, anzi da sempre, oserei dire. Inoltre, in merito alla programmazione dei fondi strutturali, vorrei capire cosa si fa veramente per incentivare l'imprenditoria territoriale, i giovani, che sono costretti a scappare dal Mezzogiorno verso altre regioni o altri Paesi europei o peggio ancora verso altri continenti; sinceramente ne so qualcosa anch'io. Bisogna tracciare una linea col passato, sottosegretario, bisogna ricominciare daccapo, usare la politica per il rilancio serio – serio ! – del Mezzogiorno.
Sono contento e mi fa piacere che abbia accettato quasi tutte le riformulazioni, speriamo che d'ora in avanti si facciano meno annunci di interventi e si trovino più soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile). PAGINA: 0054 ROCCO PALESE. Signora Presidente, questa, nel corso dell'ultimo anno, è la terza o quarta mozione che il Parlamento affronta per impegnare il Governo sulla situazione critica del Mezzogiorno e, ad onor del vero, l'iniziativa che era stata assunta e proposta dalla signora Presidente della Camera all'interno dalla Conferenza dei presidenti di gruppo aveva un altro obiettivo, cioè quello di portare qui il Presidente del Consiglio e fare una sessione straordinaria dopo che avevamo avuto i dati Svimez, che erano veramente allarmanti e su cui non è che, signora Presidente, qui abbiamo avuto qualche elemento di tranquillità da parte del Governo sui suggerimenti che poi ci sono stati anche da parte della Svimez. Ritengo che il problema rimanga tutto lì; cioè, siamo di nuovo in un contesto, in questo Parlamento, che trenta o trentacinque anni fa si è vissuto nel mondo accademico, dove, soprattutto nelle sedute di laurea delle discipline umanistiche e qualche volta anche di quelle economiche, c'erano sempre tre o quattro candidati che presentavano tesi sulla questione meridionale senza poi riproporre i temi riportati dai sacri testi di Villari, di Giustino Fortunato, di Cosimo De Giorgi e quant'altro. Qui adesso abbiamo traslato in Parlamento la stessa cosa: presentiamo mozioni, dopodiché tutto rimane come prima. Non c’è dubbio che ci sono diverse cose che non funzionano, soprattutto sui fondi strutturali, che sono le uniche risorse, di competenza e di cassa, nel bilancio dello Stato, che sono disponibili per investimenti e per la crescita senza che il Governo o la maggioranza del Parlamento debbano ricorrere o a diminuzione di spesa oppure ad aumenti di tasse. Davanti a questa situazione ci sono delle colpe gravissime da parte dell'Europa, che non modifica di un millimetro le modalità di programmazione e di spesa dei fondi strutturali; ma soprattutto, una serie enorme di inadempienze dei vari Governi, tra cui anche questo, il Governo Renzi, basti pensare al famoso Masterplan, che ancora non vede la luce, e al dato centrale, cioè che le politiche per il Mezzogiorno ancora non vedono una direzione precisa se non quella di una mera azione di ordinaria amministrazione. In più, poi, ci sono le regioni: anche qui il sistema funziona poco e male, per non parlare dei soggetti attuatori in riferimento a questo. Quindi, che cosa abbiamo ? Abbiamo quello che ha detto poco fa il rappresentante del Governo, signora Presidente: ad un anno dalla certificazione di spesa, abbiamo speso solo il 15 per cento e poi quasi il 100 per cento; ma il problema è come l'abbiamo speso, dove sono andati i soldi, di punto in bianco, nel contesto del programma 2007-2013. Peraltro, per fare tre chilometri di muretti a secco, come è avvenuto in qualche regione, abbiamo speso 44 milioni di euro, con indagini a non finire. Oppure, quali risultati sono stati dati ? È stata presentata qui una iniziativa salvifica che era quella dell'Agenzia: sono passati tre anni dall'Agenzia @pagina=0055@della coesione territoriale e non abbiamo visto ancora nulla rispetto alle competenze e al monitoraggio.
Quando abbiamo esaminato la legge di stabilità quest'anno, abbiamo proposto sia il credito di imposta – sempre con fondi strutturali – e la decontribuzione al 100 per cento, per poter avere anche un contesto triennale e non annuale (perché così si possono attrarre investimenti), ma abbiamo avuto come risposta che non era possibile, rispetto alla situazione della decontribuzione, perché non c'erano ancora i dati certi, non c'era ancora il monitoraggio, che forse ci daranno a fine aprile. Così non si può assolutamente andare avanti ! Riteniamo che, al di là degli impegni, ci debba essere un'azione seria, non fosse altro, signora Presidente, che tra le sei raccomandazioni tuttora in sollecitazione da parte della Commissione europea c’è anche quella che il Governo dovrebbe prestare un'attenzione straordinaria nei confronti del Mezzogiorno. Non chiediamo soldi in più, sia ben chiaro; non chiediamo assistenzialismo. Chiediamo che il Governo si assuma la responsabilità dell'utilizzo sia come tempistica, sia anche come qualità, perché veramente è una vergogna che riguardo al programma 2014-2020 (sono passati più di due anni) ancora siamo alla programmazione approvata; non c’è né un euro impegnato, e peggio ancora, né un euro speso. Siamo completamente in ritardo rispetto a queste situazioni. Ecco perché ritengo completamente insufficiente la politica e le attenzioni che vengono riservate da parte del Governo nel suo complesso. Non si sta qui a discutere dell'impegno di chi sta in trincea come il sottosegretario qui presente. Signora Presidente, su questo non c’è dubbio, ma è la squadra che manca, è la politica che manca all'interno stesso del Mezzogiorno. Noi chiediamo che ci sia un coordinamento serio. Non è possibile che le regioni vengono commissariate – ed è pure giusto che si faccia – quando sbagliano sulla sanità e che invece quando si tratta dei Fondi strutturali non viene assunta la stessa medesima condizione per poter utilizzare per bene le risorse dei Fondi strutturali. Non come fanno – anche lì c’è da fare parecchio – alcune regioni che addirittura vogliono le autorizzazioni da parte del Parlamento (quelle risorse per investimenti non sono spese) per evitare di essere criticate di non essere in grado neanche di spenderle; risorse che vanno ad essere poi utilizzate per ripianare i debiti della sanità come è successo. Noi vogliamo una vigilanza maggiore, un impegno maggiore, da parte del Governo e da parte dell'Europa, perché queste sono le risorse che debbono essere spese nei tempi giusti e per bene. Che poi la modalità sia quella dei piani, quella delle città, quella della cabina di regia, e così via, a noi interessa che ci sia un impegno forte da parte del Governo. Per questo motivo, noi riteniamo che per quello che riguarda le premesse della nostra mozione siano da votare e sono anche sorpreso del fatto che ci sia un parere negativo. Sul problema invece degli impegni, c’è una riformulazione che noi accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti). PAGINA: 0055 MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, come ho già avuto modo questa mattina di affermare nel corso del mio intervento, il fatto stesso che sia la terza volta, in poco più di un anno, che si discute di Mezzogiorno, attraverso la presentazione di mozioni che vengono stancamente e ripetutamente approvate anche con il parere favorevole del Governo, è la dimostrazione che siamo spesso in presenza di un dialogo tra sordi. Sorda è quella parte del Parlamento che non si rende conto che siamo ancora ad una fase nella quale le promesse e le rassicurazioni sono totalmente infondate in ragione dei risultati che arrivano. Sordo è il Governo che fa finta di non comprendere le difficoltà che nei territori del Mezzogiorno d'Italia ancora vivono tante e tante famiglie.
Tutto nasce, almeno per quello che riguarda la particolare notorietà al problema, @pagina=0056@con l'enfasi che anche i mezzi di comunicazione hanno dato, con il rapporto Svimez, che ha fotografato impietosamente come la crescita del Mezzogiorno d'Italia nel corso degli ultimi anni sia stata addirittura inferiore alla Grecia, ma quella è una fotografia che non racconta i drammi, le difficoltà e soprattutto i motivi per i quali siamo in presenza di una crisi di queste dimensioni. Non è solo un problema legato alla mancanza di infrastrutture, che se si realizzano è certamente un fatto positivo. Non è solamente un problema legato a una mancanza di risorse e se ulteriori risorse dovessero arrivare per il territorio del Mezzogiorno d'Italia sarebbe certamente un fatto positivo, a patto ovviamente che queste risorse possano essere utilizzate in modo utile. Ma quello che manca è anche un'attenzione di carattere legislativo per fare in modo che si possano individuare soluzioni di tipo legislativo che, senza impegnare fondi pubblici (sappiamo quale sia oggi la ristrettezza economica nella quale ogni Governo europeo si trova), possano attrarre investimenti, attrarre investimenti privati. Le statistiche dicono che il Mezzogiorno d'Italia attrae investitori stranieri in maniera residuale.
Questo è certamente dovuto a una serie di concause, non ultima la presenza di una malavita che certamente non aiuta, ma anche la presenza di una burocrazia, di un'incapacità delle amministrazioni pubbliche ad agevolare i percorsi di inserimento di nuove attività produttive. Ma mancano anche soluzioni che utilizzino l'intelligenza e che valorizzino le caratteristiche del territorio. Il Mezzogiorno d'Italia è sostanzialmente una piattaforma logistica del Mediterraneo. Il Mediterraneo, grazie anche alla riapertura e al raddoppio del Canale di Suez, è ritornato ad essere, fortunatamente per l'Italia, un bacino di grandi interessi economici. Bene, questo dovrebbe naturalmente comportare una particolare attenzione a quelle che sono le infrastrutture che all'interno di una piattaforma logistica come il Mezzogiorno d'Italia si devono realizzare, in modo particolare quelle di carattere portuale. Vale la pena sottolineare come quello che dovrebbe essere il maggior porto del Mezzogiorno d'Italia, il porto di Napoli, è ancora privo dell'Autorità portuale, di un vertice, c’è ancora un commissario nominato dal Governo che ovviamente prescinde dalla realtà espressa in sede locale dalle amministrazioni, dalla regione, dalla provincia, dai comuni, dalla camera di commercio.
Su questi argomenti, all'interno della legge di stabilità, come Fratelli d'Italia, abbiamo presentato degli emendamenti a favore del Sud. Voglio ricordare al rappresentante del Governo, in modo particolare, uno di questi, che prevede la realizzazione di aree franche in corrispondenza di Autorità portuali. In sintesi la nostra idea è quella di valorizzare il fatto che il Mezzogiorno d'Italia sia naturalmente un punto di partenza e di arrivo di merci per tutta l'Europa e per tutto il bacino del Mediterraneo, immaginando che si possano realizzare in corrispondenza delle Autorità portuali, nelle regioni obiettivo 1, quindi nelle regioni che l'Europa riconosce essere svantaggiate da un punto di vista dello sviluppo economico, aree franche che possano determinare investimenti a regimi fiscali agevolati. Ebbene, quell'emendamento, che non aveva un costo specifico, ovviamente avrebbe dovuto determinare (io spero che lo possa determinare in futuro quando il Governo finirà con l'essere sordo, accettando la nostra idea) una trattativa con l'Unione europea per quelli che sono gli accorgimenti che ciò rende necessario. Su questo il Governo tace e non dà alcun tipo di risposta, preferisce baloccarsi con l'idea di risolvere i problemi facendo annunci, ma senza intervenire concretamente con soluzioni che prevedano, lo ripeto, in modo particolare la possibilità che sia il privato con suoi investimenti a poter intervenire. Molto spesso il privato, oltre ad avere bisogno di incentivi, ha anche bisogno di certezze sui tempi e ha certamente bisogno ulteriormente di un sistema bancario efficace che riduca il costo del danaro.
Un altro degli elementi che indubbiamente ha caratterizzato in negativo lo @pagina=0057@sviluppo economico del Mezzogiorno d'Italia è la enorme difficoltà delle imprese ad accedere al credito, perché nei confronti delle imprese meridionali che sono strutturalmente più piccole vi è un sistema bancario che le penalizza, creando una ulteriore diseconomia legata al costo del danaro.
Noi queste cose le abbiamo affrontate, le abbiamo inserite all'interno di un'altra serie di proposte che vanno al di là della legge di stabilità. Io spero che non ci possa essere un quarto dibattito generale sul Mezzogiorno senza interventi concreti e realmente innovativi che da un punto di vista legislativo possano essere affrontati.
Io questa mattina ho parlato di un dibattito triste, di un'Aula disattenta e sonnolenta in presenza di un dibattito ripetitivo. Lo ripeto, spero che il prossimo dibattito possa affrontare non programmi o prospettive, ma risultati concreti e interventi legislativi approvati dall'Aula in modo tale che si passi dalla politica delle promesse e degli annunci a quella dei fatti concreti.
Noi come Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, come espressione di una destra legata al territorio e alle problematiche sociali del territorio, saremo attenti e non faremo mancare un voto favorevole in presenza di provvedimenti positivi e significativi, ma per il momento ci appelliamo semplicemente al buonsenso di un Parlamento che dovrebbe ascoltare ed agire e non semplicemente accettare le promesse di un Governo che non mantiene nulla di quello che dice. PAGINA: 0057 GAETANO PIEPOLI. Grazie Presidente. Il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico aderisce senz'altro alle linee dichiarate dal Governo e anche alle mozioni così come lo stesso Governo le ha recepite. Ci permettiamo solo di aggiungere alcune considerazioni. La prima è l'invito, che noi sappiamo sarà raccolto da parte del Governo, in ordine al mantenimento dei tempi e, quindi, del cronoprogramma. Ma oserei dire che c’è bisogno di qualcosa di più. Il problema vero è che noi abbiamo bisogno di creare un clima per cui il tema del Mezzogiorno riportato all'attenzione della politica nazionale sia il tema del Paese. Noi abbiamo il dovere di salvare il Mezzogiorno e battere la sua crisi politica e morale perché abbiamo il dovere di salvare il Paese. Infatti, è evidente che senza uno sviluppo culturale ed economico nel Mezzogiorno che sia omogeneo a quello delle aree più forti del Paese viene messa in discussione l'unità sociale del Paese medesimo e, quindi, noi non dobbiamo rassegnarci a che questo sia un processo inevitabile, ma questo richiede alcune coordinate. La prima che ci permettiamo di suggerire è questa: noi siamo ormai in un mondo in cui la competizione è tra sistemi e i buoni singoli esempi nel Mezzogiorno non bastano. Occorre che si crei un sistema. Secondo: noi abbiamo bisogno di renderci conto che il Mezzogiorno ha un deficit forte, sempre più forte, di temi tradizionali che sono quelli della democrazia e della democrazia politica. Quindi, su questo il Governo, a mio parere e a nostro parere, deve intervenire per creare quel clima per cui non ci sia una rassegnazione a un'inesorabile diversità del Mezzogiorno, non solo rispetto al reddito, ma rispetto all'organizzazione e alle condizioni della società. Ci torna in mente quell'antico, anzi non tanto antico articolo di Emanuele Macaluso qualche anno fa che parlava del passaggio triste e drammatico dalla Niscemi dei braccianti alla Niscemi di Lorena. Bene, questo non è qualcosa che è solo alle nostre spalle; per molti versi è la fotografia di un Mezzogiorno sfibrato dalle sconfitte e anche corroso dall'illegalità.
Ci permettiamo anche, quindi, di indicare due, tre direttive di marcia. La prima è quella che i problemi vanno radicalizzati e non edulcorati; vanno visti per la loro gravità e per il loro contesto. Infatti, la retorica può essere consolante, ma in definitiva è desolante per gli esiti negativi che essa ha. Seconda: noi abbiamo bisogno di rilanciare un ruolo del Paese nell'economia @pagina=0058@del Mediterraneo senza il quale l'ulteriore decollo del Mezzogiorno è assolutamente una chimera. E, quindi, penso in particolare alle vicende di due grandi porti, Gioia Tauro e Taranto, per molti versi abbandonati a se stessi. Terza: abbiamo bisogno di investire, certo sull'economia della conoscenza, ma non così come viene, a scatola chiusa. Noi abbiamo bisogno di investire intorno a poli di innovazione tecnologica che siano in grado di produrre poi sviluppo e di legare ricerca e innovazione. E, quindi, penso che in particolare abbiamo bisogno di un grande sforzo sulle facoltà di ingegneria del Mezzogiorno. Questo senza nulla togliere ovviamente agli altri saperi, ma diventano l'inevitabile nervatura di un nuovo sviluppo che faccia i conti con le trasformazioni globali in cui noi siamo immersi.
Un'ultima cosa vorrei dire: abbiamo bisogno di un'ingegneria sociale nel Mezzogiorno perché in questo momento è la retrovia di un'educazione alla cittadinanza attiva e a una cittadinanza etica attiva che nel Mezzogiorno è il grosso deficit invisibile.
E su questo noi pensiamo sia necessario lanciare un grande momento di servizio civico, che non sia semplicemente il volontariato così come previsto dal servizio civile, ma un servizio civico che coinvolga gli adolescenti, perché noi abbiamo bisogno di scommettere su nuove future generazioni prima che siano perse le occasioni, perché queste generazioni siano soggetti consapevoli dello sviluppo dell'intero Paese. Siamo certi che il Governo farà la sua parte, ma farà la sua parte se dunque crea un contesto per cui questi annunci, queste risorse, questi interventi siano creduti, siano condivisi, siano messi in pratica e generino dunque una cultura di sistema (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia solidale-Centro democratico). PAGINA: 0058 ANGELO ATTAGUILE. Io, intervenendo a nome della Lega Nord e Autonomie-Noi con Salvini, devo dichiarare la mia soddisfazione nel sentire il Governo che accoglie le nostre proposte, ma non è d'accordo sulle premesse. Quindi, ritengo, Presidente, che si possa fare un voto per parti separate della mozione Saltamartini ed altri n. 1-01120 perché con riferimento alle premesse non ci si accorge che c’è un divario enorme fra Nord e Sud dato dall'assistenzialismo e dalla clientela di certi personaggi politici, anzi di quasi tutti i personaggi politici che hanno governato il Sud in questo Paese, che hanno portato veramente un'Italia a due velocità. La cosa è preoccupante e non c’è bisogno dello Svimez per dare i dati, che non voglio qui ripetere, ossia la differenza che c’è, anche nel PIL, nella crescita del Sud. E se non c’è un Sud pronto a essere responsabile di una politica per il Sud, non si riesce a ritrovare quella svolta economica per l'intero Paese.
Io sono molto preoccupato perché stamattina sentivo, anche da parte di un esponente della sinistra del Partito Democratico, elogiare il Governo che aveva fatto le autorità portuali mettendo proprio per il Sud Gioia Tauro. Io dico che anche Augusta è molto importante come autorità portuale. Però, quando sento un presidente del governo regionale, un governatore, che fa parte della sinistra, che è integrato alla sinistra, che dice che a Gioia Tauro non doveva essere riconosciuta l'autorità portuale perché lì c’è la ’ndrangheta, la cosa mi preoccupa, ma mi preoccupa tantissimo. Quindi, all'interno del Governo non c’è una posizione chiara, non c’è una linea politica chiara e unitaria che possa portare a risolvere i problemi del nostro Paese. Dice Crocetta che c’è la ’ndrangheta; si usa questa parola, strumentalizzandola, per creare semplicemente posizioni elettorali. Noi rifiutiamo questi atteggiamenti politici. Vogliamo una classe seria, che certo non è quella del Governo che oggi tiene in piedi un governo regionale dove ci sono 5 milioni di abitanti a dirigere e a governare il Sud e la Sicilia è una parte importante per tutto il sud. Quindi, io non mi trovo d'accordo, anzi a questo punto @pagina=0059@chiedo questa votazione perché dichiaro che non ci riconosciamo nella linea governativa del presente Governo. PAGINA: 0059 DORINA BIANCHI. Signora Presidente, sottosegretario De Vincenti, è di pochi giorni fa la notizia dell'apertura a Napoli del primo centro di sviluppo europeo della Apple e come donna e rappresentante del Sud non posso che esprimere la mia soddisfazione. L'impegno di una multinazionale così importante è il frutto di un percorso e la dimostrazione che politiche del lavoro efficaci – che noi come Area Popolare abbiamo promosso – rappresentano per l'Italia e per il Sud uno strumento che può far gola agli investitori stranieri e che, tradotto in fatti, equivale a più posti di lavoro, più investimenti e, di conseguenza, a una maggiore crescita economica.
Oggi, noi vogliamo – anche attraverso la presentazione di queste mozioni e una discussione in quest'Aula parlamentare che travalica, come abbiamo visto, anche la provenienza territoriale dei parlamentari – determinare un'inversione di tendenza e rivendicare la necessità di una nuova stagione della politica economica che consideri il Mezzogiorno un valore vero, che abbia uno spazio specifico e non marginale. Il Sud, con il suo eccezionale patrimonio artistico, turistico, agro alimentare, soltanto per citarne alcuni, dovrebbe essere un trampolino di lancio per l'economia del nostro Paese; invece, è stato troppe volte sottovalutato e ha rappresentato non una risorsa ma un problema. Ricordo bene, questa estate, ad agosto, il rapporto della Svimez che ha fotografato un Sud fatto di disoccupazione giovanile e femminile, di intere fasce della popolazione che hanno perso la speranza di trovare un lavoro e di giovani che sono dovuti andare in altri Paesi europei per trovarlo; un Sud in cui, con grande rammarico, devo dirlo, domina una desertificazione industriale. Insomma una resa sotto ogni punto di vista e devo dire che questo Governo ha dimostrato, non soltanto di avere la consapevolezza che esistono dei problemi nel nostro Sud, ma di avere la ferma volontà di intervenire con una visione unitaria del nostro Paese. Lo sbarco della Apple, della mela, lo possiamo considerare quasi come un'oasi e l'oasi nel deserto non rappresenta un traguardo, ma è sicuramente un punto da cui le carovane ripartono. L'azienda della mela morsicata non risolverà certamente né i problemi occupazionali del capoluogo campano, né naturalmente del Mezzogiorno, ma è da considerare come l'inizio di un percorso nuovo e di una nuova considerazione del nostro Sud, non più legato a delle immagini stereotipate di degrado e arretratezza, ma in grado di attrarre investitori italiani e stranieri e, quindi, di creare lavoro. Così come Matera, capitale europea della cultura 2019, dovrà essere un esempio, per tutte le città meridionali, di un Sud che ce la fa e sarà una vetrina straordinaria e unica, non per il Sud, ma per l'intero nostro Paese.
L'ho detto prima e lo ribadisco, se l'azienda di Cupertino ha investito da noi, parte del merito è anche di questo Governo e di questa maggioranza che, per la prima volta, in tanti anni, hanno messo il Sud in cima all'agenda di Governo e intrapreso politiche di lavoro e fiscali per il Sud. Come ho detto e ha ricordato il sottosegretario De Vincenti, il Governo e questa maggioranza non sono rimasti a guardare, iniziando dalla legge di stabilità; io non voglio ripetere, naturalmente, l'elenco delle cose che già il sottosegretario ha detto, ma voglio ricordare, però, il credito di imposta per l'acquisto di nuovi beni strumentali a partire dal gennaio 2016 fino al dicembre del 2019, parliamo di una misura che ha un'entità pari a 617 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 in poi; e poi vorrei ricordare la quota non inferiore del 20 per cento delle risorse assegnate al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese localizzate nel Mezzogiorno, costituito presso il Mediocredito centrale; e poi il cercare di chiudere sia il ciclo di programmazione 2007-@pagina=0060@2013, sia il ciclo 2014-2020, oltre che il ruolo della Cassa depositi e prestiti, per quanto concerne i progetti ricompresi nel Fondo europeo per gli investimenti strategici e noi sappiamo quante sono state, e sono, le difficoltà che sono legate, appunto, agli investimenti cofinanziati con le istituzioni europee.
Insomma, siamo consapevoli che le basi sono state gettate, siamo anche consapevoli che c’è ancora tantissimo da fare; è un po’ quello che noi chiediamo attraverso la presentazione della nostra mozione all'Esecutivo e naturalmente accogliamo l'invito a riformulare una piccola parte della mozione che riguarda soprattutto le università e il sistema di istruzione che rappresenta, dal punto di vista sociale, un punto importantissimo per il nostro Mezzogiorno. Nella nostra mozione, appunto, invitiamo il Governo a non fallire, ad andare avanti sui provvedimenti più coraggiosi e efficaci, ad essere capace di invitare ancora di più gli investitori italiani e stranieri a puntare su quelle zone del Sud particolarmente adatte a recepire politiche di programmazione industriale. Ed è per questo motivo che occorre affrontare il tema delle istituzioni e delle zone ZES, ovvero di apposite zone economiche speciali, che non è soltanto un incentivo economico, ma significa, soprattutto, signor sottosegretario, ridurre quella che è la burocrazia e, quindi, avviare una semplificazione effettiva nella possibilità di investire nel nostro Mezzogiorno. I Fondi comunitari 2014-2020 di cui parlavo prima per quanto riguarda la legge di stabilità sono gli obiettivi che riguardano quella politica sociale che investe, appunto, il punto che lei ci ha chiesto di riformulare, che è il punto che riguarda l'istruzione e l'università. Noi vogliamo che si superi il concetto di dualismo economico tra il Nord e il Sud; noi vogliamo abolire il concetto di settentrione e di meridione, ma vogliamo che l'Italia venga considerata come un'unica potenza economica, orientata all'eccellenza, all'innovazione, verso la capacità di creare impresa, verso la conquista di mercati internazionali. Il nostro obiettivo è quello di far sapere a tutti che dietro il famoso made in Italy c’è e deve esserci un Paese grande, unico, che va da Bolzano a Lampedusa (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
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PAGINA: 0007 Intervengono altresì per dichiarazione di voto i deputati SALVATORE MATARRESE (SCpI) (Vedi RS), ALFREDO D'ATTORRE (SI-SEL) (Vedi RS) e PAOLO RUSSO (FI-PdL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0060 SALVATORE MATARRESE. Signora Presidente, non si deve scusare, è la normalità delle cose; signor Ministro, onorevoli colleghi, siamo alla terza mozione per il Sud e siamo tutti ben coscienti che il problema del Sud non si risolve né con una, né con tre, né con mille mozioni; è un problema atavico che riguarda il divario economico-sociale che dall'unità d'Italia in maniera quasi costante affligge una parte importante del nostro Paese, sia per popolazione che per insediamenti industriali. Ciò vuol dire che tutte le politiche che oggi abbiamo fatto per il Sud, di fatto, non hanno portato i risultati auspicati, e anche quei finanziamenti a pioggia, che hanno realizzato tante cattedrali nel deserto e tante situazioni complicate, come, ad esempio, l'Ilva, per quello che riguarda la mia regione di certo non hanno portato quell'integrazione da tutti auspicata. Quindi, è evidente che, in questo momento, @pagina=0061@allorquando affrontiamo questa mozione, ci sono dei segnali economici che ci fanno pensare, nella loro limitatezza, che forse il periodo di turbolenza maggiore sta per finire sono ancora valori negativi, ma meno negativi di quelli dell'anno precedente, quindi, forse può essere il momento per un intervento davvero efficace e radicale per cambiare le sorti di questa parte del Paese, sul quale l'azione politica e l'azione industriale, di fatto, non sono state efficaci.
Il Sud è la fotografia di come questo Paese, di come l'Italia, ha una difficoltà nella programmazione industriale generale, nella pianificazione delle proprie iniziative a livello integrato e globale, e il Sud, che è la parte più debole di questo Paese, evidenzia tutte le negatività in maniera ben superiore. Questo è il senso, e lo accogliamo con grande soddisfazione, dell'obiettivo del masterplan che vuole essere una linea di indirizzo integrata, ed è paradossale pensare che ci dobbiamo oggi render conto che abbiamo bisogno di un documento per integrare l'azione delle regioni, degli enti locali, dello Stato, dei ministeri, per fare un'azione sinergica integrata su una parte del Paese che è fondamentale. Tutti parliamo del Sud come sviluppo dell'Italia, come la domanda interna, ma di fatto il Sud necessita ancora di tante cose che possano portarlo a parametri di livello europeo, e non è casuale che l'Europa ci dia 95 miliardi di fondi comunitari, ma noi non aggiungiamo quelli che sono i fondi dello Stato, perché noi abbiamo una sperequazione tra i fondi al Sud e al Nord, e la compensiamo con i fondi comunitari. Finché persisterà questa logica, sarà difficile per il Sud recuperare il tempo perduto, sarà difficile recuperare quelle risorse che sono fondamentali per dar vita all'economia e all'occupazione.
La vera problematica del Sud, lo dicono tutti gli indicatori economici, è la carenza assoluta di investimenti, anche lo Stato investe di meno, paradossalmente, gli enti locali contraggono meno mutui perché fanno fronte alle carenze di spesa corrente con la riduzione degli investimenti, e questo porta grande parte dell'economia ad essere in gravissima difficoltà; paradossalmente, i settori trainanti il settore industriale e il settore delle costruzioni, che sono quelli che possono dare un maggior contributo allo sviluppo del Sud, perché il Sud è carente in infrastrutture, è carente in presenza industriale. Quindi, il paradosso è che dove servono gli investimenti è proprio dove mancano; la valenza del masterplan, e quindi l'invito che nella nostra mozione c’è, come in tutte le altre mozioni, è che si facciano rapidamente questi accordi con gli enti locali, questi patti, che sono finalizzati a dare, e ci auspichiamo che sia così, tempi, certezza e semplificazione delle procedure, perché la burocrazia, se può essere tollerata nel controllo della spesa pubblica, è assolutamente devastante nell'impedire l'attrattività dei territori al Sud e nell'impedire gli investimenti nelle regioni del Sud, perché il problema vero che dobbiamo affrontare è che gli investimenti si fermano quasi tutti a Roma. Si citava prima la Apple che arriva a Napoli: sono primi esempi, prime eccezioni, ma dovrebbero essere la regolarità, dovremmo rendere più attrattive le nostre zone industriali, dovremmo mettere in rete, dovremmo affrontare seriamente la programmazione delle zone economiche speciali per favorire le portualità, che abbiamo abbandonato a loro stesse, a cominciare da Taranto, a cominciare da Gioia Tauro, che non hanno un senso di per sé economico, se dietro non si crea con un sistema agevolato di situazioni economiche e un tessuto logistico-industriale che faccia sì che effettivamente questi porti abbiano una funzione trainante per l'economia, un'economia che dobbiamo creare in queste regioni.
Il Sud ha tante opportunità, lo dicono gli indicatori principali, il turismo, la cultura, un quarto dei siti di interesse culturale e archeologico sono al Sud, ma sicuramente il Sud non ha le risorse per valorizzarle nei termini giusti e nei termini corretti perché si possa creare un'alternativa all'economia industriale attraverso il turismo, attraverso i beni culturali, attraverso i siti archeologici, attraverso i musei, @pagina=0062@che vedono paradossalmente le opere raccolte più negli scantinati piuttosto che nelle parti espositive. Quindi, sono tutte economie che richiedono delle risorse e le richiedono in tempi brevissimi; l'auspicio è che tutti questi fondi dei quali parliamo siano concretamente impiegati nei tempi più brevi possibili e, quindi, in questo senso chiediamo anche una rapida ricognizione delle parti residue dei fondi del 2007-2013, perché su quelli, tra l'altro, ci sono le risorse per pagare le agevolazioni dei contributi nelle nuove assunzioni, che sono un parametro sicuramente che cresce al Sud, così come chiediamo che le tempistiche del Fondo di sviluppo e coesione, che sono ancora lontane da quelle che avevamo programmato con la legge di stabilità per 2014 e per il 2015, siano poste in linea con quelli che sono i tempi programmati, perché si arrivi a spendere le risorse nei tempi stabiliti dalla Comunità europea, perché nulla è più assurdo del fatto che nelle zone in crisi, come quelle del Sud, le risorse non vengono spese, non dico nei tempi programmati, ma teoricamente dovrebbero essere spese con grande anticipo per dare sostegno e forza all'economia.
È anche pazzesco e non è accettabile che al Sud le università siano in grande sofferenza. La ripartizione delle risorse nazionali penalizza fortemente le università al Sud e questo significa far emigrare ancor di più le menti del Sud verso le università del Nord, i professori del Sud verso le università del Nord. Significa incrementare una differenza che non è solo economica e sociale, ma anche profondamente culturale. Ci sono in quei parametri dei problemi di valutazione delle premialità, ci sono delle distorsioni e noi chiediamo nella nostra mozione, specificamente, che il Ministero dell'istruzione attui e metta in essere una commissione che vada a verificare se effettivamente vi sia una sperequazione tra le risorse che l'università dedica al Sud e le risorse che dedica al Nord.
Il Sud ha una disoccupazione e un'emigrazione giovanile inaccettabile, siamo a livelli del 40 per cento, e non può sicuramente accettare che le proprie menti e le proprie migliori risorse vadano nelle università del Nord, dove ci sono ancora di più le condizioni affinché possano fare il loro mestiere e la propria attività da cittadini, in un contesto che sicuramente divide i cittadini di serie A dai cittadini di serie B.
Le mozioni servono solo a stimolare il Governo, l'auspicio è che il Governo porti in Aula un vero Piano Marshall per il Sud, dove sono indicate le risorse, gli enti responsabili, come vengono integrate queste risorse in una visione nazionale e come soprattutto questo Paese si muova in sinergia perché tutta quella che è la realtà industriale sia un susseguirsi di azioni e di interazioni che portino il Sud a crescere molto più rapidamente del Nord, per raggiungerlo e per fare dell'Italia un unico sistema. Non è il sistema delle mozioni che risolve il problema del Sud, non l'hanno risolto tutti i Parlamenti fino ad oggi, non l'ha risolto l'Unità d'Italia, e ora siamo nel momento in cui, forse, con solo questi piccoli spunti, possiamo riportare una logica diversa, che è quella di pianificare una crescita del Paese dove il Sud sia parte essenziale ed integrante, non solo basata sui fondi comunitari, ma basata sull'impegno dello Stato, che deve essere celere ed immediato, perché l'economia langue e, se gli investimenti non arrivano nei tempi giusti, anche le aziende andranno via, gli investitori già non ci sono, e quindi del Sud rimarrà poca traccia, e quindi del Sud rimarrà il turismo, rimarranno i beni culturali, ma non ci saranno più i cittadini, perché saranno andati a cercarsi fortune in altri lidi.
L'auspicio è che questa mozione sia l'ultima delle mozioni per il Sud e ci si aspetti una vera e propria legge per il Sud, che stabilisca tempi, responsabilità ed obiettivi, e soprattutto l'auspicio è anche che ci sia una cabina di regia che governi l'attuazione del masterplan, con poteri sostitutivi, perché le regioni incapaci o le regioni che non colgono il senso e la necessità dei cittadini di avere un Sud diverso è meglio che cambino le rappresentanze locali e lo Stato intervenga per @pagina=0063@fare quello che è il suo dovere: rimettere il Sud a bordo dell'Italia, perché ad oggi il Sud è ancora lontano dall'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). PAGINA: 0063 ALFREDO D'ATTORRE. Grazie Presidente. Voglio innanzitutto ringraziarla, in termini non formali, per la sua iniziativa e la sua sollecitazione alla Camera dei Deputati a tenere un'altra sessione di discussione sul Mezzogiorno. Un'occasione che avrebbe richiesto un'altra attenzione e un'altra presenza, a partire dal Governo e dal Presidente del Consiglio, per la rilevanza di questo tema. Invece, la stanchezza e la ritualità di questo dibattito credo siano la spia più evidente di quanto distante sia il Sud dalle priorità di questo Governo e di questa legislatura. Non c’è un'idea del Mezzogiorno nell'azione del Governo, fondamentalmente perché non c’è un'idea dell'Italia, e in questo, devo dire, questo Esecutivo è abbastanza in continuità con molti dei Governi che si sono succeduti nel corso degli ultimi vent'anni. Soggetti al vincolo esterno, soggetti all'idea che, applicando pedissequamente le direttive europee, avremmo trovato la strada della ripresa del Paese sul presupposto di un'autoregolazione del mercato.
Questa narrativa è stata vissuta anche da parte dell'Esecutivo Renzi fino a qualche settimana fa, la favola di una ripresa che sarebbe partita galoppante grazie alle riforme strutturali, quelle che ci avrebbero reso un modello ammirato in tutta Europa, dentro questi vincoli europei, dentro il fiscal compact, che noi per carità non volevamo mettere in discussione, perché l'Italia rispetta le regole, avrebbe applicato le regole e sarebbe diventato l'esempio virtuoso. Dentro questa idea c'era la grande narrazione per la quale l'Italia stava ripartendo, come disse il Presidente del Consiglio d'estate, quando ancora forse c'era la speranza di una ripresa ruggente: l'Italia è ripartita, è il Sud che è fermo. Già questa frase credo che dica molto dell'idea dell'importanza del tema del Sud da parte del Governo. Oggi, il Presidente del Consiglio si rende conto probabilmente del fallimento di questa linea, di questa politica europea, e in termini improvvisi e anche un po'scomposti, torna a parlare di interesse nazionale. Bene, benvenuto, ci siamo; perché solo dentro una riassunzione di questo tema ci può essere un nuovo pensiero sull'Italia e sul Mezzogiorno.
Tuttavia, questo tema va posto in maniera seria, non legandolo ad una trattativa sottobanco sugli zero virgola di flessibilità; zero virgola, peraltro, malamente utilizzati per qualche mancia preelettorale.
Se vogliamo aprire una discussione vera con l'Europa, in questo Parlamento, a partire da Sinistra Italiana, si possono trovare forze interessate, per aprire la discussione, però, sui temi veri che riguardano il futuro dell'Italia e del Mezzogiorno, che sono strettamente intrecciati.
Penso alla grande questione che domina le cronache di questi giorni: la questione del credito e delle banche, che tocca così direttamente anche l'economia meridionale; penso ad un grande tema su cui spesso anche la Presidente della Camera giustamente richiama la nostra attenzione, vale a dire la necessità di un sussidio europeo contro la disoccupazione come misura chiave ed iniziale per rimettere in equilibrio l'Eurozona; una misura su cui oggi perfino economisti di orientamento liberista concordano.
Penso al tema di una revisione della normativa sugli aiuti di Stato come condizione per riaprire una stagione di politiche fiscali differenziate a favore del Mezzogiorno. Ma per fare questo occorrerebbe una svolta, occorrerebbe una nuova narrazione, occorrerebbe un discorso di verità, bisognerebbe uscire dal format patinato dell'Italia dei vincitori, dei luoghi di eccellenza che sono gli unici che si visitano; bisognerebbe entrare nei drammi, nella realtà del Mezzogiorno; bisognerebbe mettere in discussione il paradigma che si @pagina=0064@è affermato nel corso dell'ultimo ventennio e dentro il quale anche questo Governo è saldamente piantato: innanzitutto, la teoria per la quale i fondi comunitari da soli potrebbero svolgere una funzione salvifica: tutto il problema del Mezzogiorno sarebbe risolto se avessimo una capacità migliore, che certo in parte aiuterebbe, di utilizzo e di spesa di questi fondi. Questa narrazione è servita ad una deresponsabilizzazione totale dello Stato e dei Governi centrali e alla rinuncia a qualsiasi azione di programmazione, a qualsiasi regia nazionale. Questo è il punto di fondo che va messo in discussione.
Così come bisogna superare la vera e propria liquidazione di qualsiasi forma di politica industriale che ha assecondato una vera e propria desertificazione produttiva del Mezzogiorno; così come bisognerebbe invertire la rotta rispetto al progressivo smantellamento della universalità dei diritti di cittadinanza: penso alla sanità, alle condizioni della sanità meridionale, a quanto sia ripresa l'emigrazione sanitaria negli ultimi anni. Faccio l'esempio dell'università, di come anche questo Governo stia assecondando una lenta, ma sempre più evidente, secessione tra i sistemi formativi del Nord e del Sud, con un taglio per gli atenei meridionali che è stato il doppio negli ultimi anni rispetto a quelli del Nord e che, con meccanismi premiali folli, tende ad accentuare la divaricazione tra università di serie A e di serie B; di qui il crollo delle iscrizioni nelle università meridionali, di qui una serie di dinamiche straordinariamente preoccupanti. Occorre un Governo e una classe dirigente in grado di alzare uno sguardo lungo. È stato richiamato nel dibattito di stamattina il calo demografico del Sud, il quale indica l'inversione di una tendenza di lungo periodo sul quale davvero bisognerebbe aprire una grande discussione pubblica e mettere in campo uno sforzo nazionale.
Ho letto in qualcuna delle mozioni, penso addirittura alla mozione presentata dai colleghi di Forza Italia, che si contesta il fatto che si indeboliscono i vincoli di destinazione al Mezzogiorno per i fondi comunitari e per altre risorse. A questo riguardo voglio dire all'onorevole Palese che da questo punto di vista siamo in perfetta continuità con quanto fatto dai Governi Berlusconi, Tremonti e Bossi negli anni scorsi con i fondi FAS. È stato rifatto dal Governo Renzi l'anno scorso con i 3,5 miliardi di cofinanziamento ai fondi comunitari utilizzati per la decontribuzione dei nuovi assunti.
È stata tolta l'anno scorso, faccio questo esempio, la decontribuzione per i disoccupati meridionali di lungo periodo e quest'anno non è compensata perché quella decontribuzione viene reintrodotta, in una misura uguale, su tutto il territorio nazionale; quindi, solo parziale anche per i disoccupati meridionali.
L'unica nota positiva che riconosciamo nella legge di stabilità, una nota naturalmente isolata ed insufficiente, è l'introduzione di questo credito d'imposta per gli investimenti delle aziende meridionali in una misura di seicento milioni all'anno, che è molto parziale.
Nella nostra mozione, di cui sostanzialmente il Governo ha rifiutato tutte le parti più qualificanti, noi indichiamo una strategia organica alternativa centrata su più punti. Mi limito brevemente ad enumerare tre aspetti. Il primo, che è quello assolutamente caratterizzante, è la reintroduzione della clausola Ciampi; il sottosegretario De Vincenti ci ha detto che la previsione sarebbe inutile perché addirittura il Governo prevedrebbe di più. Qui facciamo riferimento agli investimenti pubblici, agli investimenti statali, e la dimostrazione che quella clausola è clamorosamente disattesa sta nel fatto che il Governo si rifiuta di accogliere questo impegno pur in presenza di un crollo degli investimenti nel Mezzogiorno che nel corso della crisi ha sfiorato il 50 per cento. Lì ci sarebbe il segno: vincolare il 45 per cento degli investimenti pubblici al Mezzogiorno e dare un indirizzo analogo anche alle grandi aziende pubbliche, a partire da Ferrovie dello Stato, di una radicale @pagina=0065@inversione di rotta. Rispetto a questo il Governo dice «no» e non si assume la responsabilità di un cambiamento.
Penso, ed è il secondo punto, ad un programma nazionale di politica industriale per il Sud e ad un piano triennale straordinario per il lavoro. Penso, ed è un terzo punto significativo, a politiche concrete per la mobilità e per i pendolari: grande questione nazionale che al Sud riveste un rilievo ancora maggiore. Insomma, ci sarebbe la necessità, ci sarebbe l'urgenza di una svolta, di riprendere in mano la questione del Sud come questione cruciale per delineare una nuova idea dell'Italia, di un'Italia che torna a pensare il suo futuro, che lo fa con le risorse della sua democrazia, che rimette in discussione il vincolo esterno e che apre su questo una vera discussione sull'Europa.
Se ci fosse un Governo intenzionato e capace di fare questo, Sinistra Italiana ci sarebbe e c’è a sostegno di una svolta di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0065 PAOLO RUSSO. Grazie Presidente, colleghi, quale politica per il Mezzogiorno si vuole adottare perché possa recuperare il gap con la restante parte del Paese e dell'Europa ?
La politica della spesa pubblica degli anni Sessanta e della Cassa per il Mezzogiorno, talvolta virtuosa e foriera di infrastrutture, pur tra mille criticità, quella di robuste assunzioni negli enti locali con leggi dedicate per provare a migliorare la performance dell'azione amministrativa o ancora quelle misure che hanno alimentato varie forme di assistenzialismo, penso agli LSU, agli LPU e chi più ne ha più ne metta ? Più di recente, sono gli sgravi la strada, per le imprese che assumono, per risollevare le opportunità del Mezzogiorno ?
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PAGINA: 0007 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (Vedi RS)
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PAGINA: 0065 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,05)
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PAGINA: 0007 Intervengono infine per dichiarazione di voto i deputati DIEGO DE LORENZIS (M5S) (Vedi RS), STEFANIA COVELLO (PD) (Vedi RS), SEBASTIANO BARBANTI (Misto) (Vedi RS) e DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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PAGINA: 0066 DIEGO DE LORENZIS. Presidente, cittadini italiani, colleghi deputati, è la terza mozione sul rilancio del Sud. Ho letto con attenzione le mozioni presentate da tutti i gruppi e devo dire che le vostre mozioni sono intrise di ipocrisia: sono esclusivamente dichiarazioni di buone intenzioni, ottime promesse di politici di professione che devono mostrare a reti unificate che per il Sud si fa qualcosa in queste Aule. È questa la grande vostra incoerenza. In un @pagina=0067@Paese civile, in un Paese normale, con il sistema di informazione degno di questo nome, con una classe dirigente che non mira soltanto a mantenere questi scranni ad libitum e che non si dimette mai, neanche quando è coinvolta direttamente in continui scandali e ruberie, non si discuterebbe ancora del rilancio del Mezzogiorno in una mozione. Pensateci, colleghi. Questo Governo, con la sua smisurata maggioranza incostituzionale ha portato avanti a colpi di fiducia qualsiasi porcheria legislativa, inclusa la vergognosa legge elettorale e la schifosa riforma costituzionale. Eppure, in Germania, in trent'anni, sono riusciti a completare quello che i Governi italiani e il Parlamento non hanno saputo o voluto conseguire in più di un secolo. Credete che il problema sia davvero la mancanza di una mozione o di impegni condivisibili ?
Tutti, ribadisco tutti, avete governato questo Paese, la Lega Nord e i partiti di finta destra, i comunisti e i partiti di finta sinistra, con un unico risultato: non aver realizzato quello che oggi viene scritto negli impegni delle mozioni presentate. La verità è che vi manca una visione di futuro e la volontà di percorrere una nuova strada per percorrere quel futuro. Mantenere lo status quo è per i partiti fonte di privilegio, vi permette di controllare i bacini di voti e vi garantisce la spartizione delle poltrone e del potere, altrimenti per quale ragione, Presidente, questo Paese non ha ancora un reddito di cittadinanza come gli altri Stati europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Invocate l'aiuto dell'Europa per la coesione e per gli interventi, ma la verità è che avete svenduto il Sud e tutti gli italiani alla Commissione europea. La privatizzazione, anzi la svendita di Poste Italiane ha comportato la chiusura di centinaia di sportelli. La svendita delle Ferrovie di Stato avrà importanti ripercussioni sul trasporto pubblico locale e sul servizio di trasporto universale. E non ho il tempo per ricordare a quest'Aula il disastro di ANAS o quello dell'Ente nazionale di assistenza al volo. Cosa ne fate di questi spicci ? Avete forse in programma di reinvestirli per i servizi al cittadino ? Assolutamente no, andranno nel buco nero di oltre 2.100 miliardi di debito pubblico.
Annunciate di voler rilanciare l'agricoltura e la produzione delle eccellenze agricole, ma come non ricordare l'IMU sui terreni agricoli e il disastro sul tema del disseccamento degli ulivi in Puglia che con il vostro consenso, quasi unanime, avete contribuito a sradicare a centinaia ? D'altronde in Europa, poi, votate a favore dell'invasione di prodotti come l'olio che provengono da Paesi extra UE.
Su porti, aeroporti e infrastrutture ferroviarie, contrariamente a quanto ha detto il sottosegretario (penso alle linee ferroviarie, per esempio, come la Napoli-Bari o la Palermo-Catania), la Corte costituzionale ha recentemente bocciato le norme varate da questa maggioranza per il mancato coinvolgimento delle regioni. Quindi, quando parlate di investimenti dovete forse pensare che gli investitori non vengono in un Paese dove le norme vengono scritte con i piedi. In nessuna mozione, a parte la nostra, si riscontra il riconoscimento e l'impegno per la realizzazione della rete Bicitalia come infrastruttura prioritaria per gli spostamenti extraurbani, oltre che per il cicloturismo.
Sui trasporti voi ancora puntare alla realizzazione di inutile autostrade, invece di potenziare i collegamenti ferroviari, il trasporto pubblico locale e regionale, magari elettrificando tutte le tratte ancora non elettrificate. Ricordo, a tale proposito, al sottosegretario che parla del porto di Taranto, che il collegamento nord-sud sulla linea adriatica ha ancora trenta chilometri a binario unico. Nella legge di stabilità, non sapendo come contenere l'indignazione che stava montando, avete annunciato il masterplan per il Sud, un foglio bianco che è peggiore delle vuote slide del Presidente del Consiglio.
Sempre per motivi di tempo, Presidente, non posso approfondire in questa fase gli impegni che attengono al rilancio occupazionale, ma è evidente che gli annunci di Renzi, dei Ministri al seguito e dei @pagina=0068@partiti della maggioranza, sono assolutamente, nei fatti, smentiti sulla reale efficacia del Jobs Act.
Presidente, mi rivolgo ai partiti in quest'Aula che impegnano al rilancio turistico nel Mezzogiorno. Il Governo e la maggior parte delle persone sedute in quest'Aula pensa al Mezzogiorno e ai suoi mari solo come a un territorio da perforare alla ricerca di idrocarburi in cambio di un piatto di lenticchie per gli italiani. Volete rilanciare il Sud, ma sull'Ilva, per esempio, avete dimostrato tutta la vostra inadeguatezza, la vostra miopia. Con dieci decreti non siete riusciti a risolvere nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con il risultato che nessuna bonifica è cominciata, che le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale sono disattese e che i cittadini continuano ad ammalarsi e a morire.
Sul dissesto idrogeologico potete continuare a fare annunci, ma la verità è che la mancata cura del territorio si manifesta periodicamente con irruenza, con tutte le tragiche conseguenze che ben conosciamo da nord a sud, segno dell'insufficienza degli interventi programmati e delle risorse stanziate. È crollato il viadotto Italia sull'eterna incompiuta Salerno-Reggio Calabria.
Sono crollati fondamentali assi viari in Sicilia che hanno frammentato l'isola. E non la regione siciliana, non la cabina di regia delle infrastrutture del Ministero, sono immediatamente intervenuti, ma i portavoce regionali del MoVimento 5 Stelle.
Anche sulle misure fiscali annunciate per gli investimenti fate un buco nell'acqua dato che la maggior parte delle piccole e medie imprese avrebbero più bisogno di una sburocratizzazione e di un abbassamento della pressione fiscale. Impegnate il Governo a opere di interconnessione e riequilibrio dei trasporti, ma questo Governo, al pari dei precedenti, qualunque sia il Ministro dei trasporti, impiega miliardi in mostruose opere inutili come il MOSE, il terzo valico dei Giovi, l'autostrada Orte-Mestre, l'alta velocità Torino-Lione, il tunnel del Brennero, l'autostrada Tirreno-Brennero, il nuovo Aeroporto di Firenze. E non avete neanche il coraggio di depennare definitivamente il ponte sullo Stretto.
Presidente, io ricordo ai colleghi che sul digitale abbiamo detto che questo Paese deve avere una società di maggioranza pubblica per l'infrastruttura strategica più importante, sia per il presente, che per il futuro. Oggi il Governo ammette che nessun privato, nonostante i sussidi, è disposto ad investire nel sud, nelle aree a fallimento di mercato. Chiedete il rispetto della legalità nelle mozioni che avete presentato, chiedete il rispetto della legalità negli appalti, eppure la stragrande maggioranza delle amministrazioni e degli enti locali che quegli appalti scrivono siete voi a guidarli. Siete voi tra i primi a votare leggi incostituzionali come lo «sblocca Italia» e ad avere tra i vostri eletti condannati, indagati o, se va bene, in conflitto di interessi.
La vostra visione economica è dettata solo dal prodotto interno lordo e, come ormai riconosciuto in molteplici occasioni anche da indiscussi e indipendenti esperti, questo è un indicatore assolutamente inadeguato a valutare il benessere dei cittadini italiani rappresentati da quest'Aula e, a dir la verità, anche di coloro che in quest'Aula non sono rappresentati. La vostra visione economica nel peggiore dei casi è ferma al milleottocento; nel migliore dei casi semplicemente non siete liberi di intraprendere cambiamenti che annunciate da troppi anni.
La verità, colleghi deputati, è che siete in campagna elettorale. Più che impegnare il Governo a realizzare le iniziative che avete scritto, vi serve uno straccio di carta da poter sventolare agli elettori per dire che state lavorando al rilancio del sud. Le nostre proposte sono contenute dal 2013 nei documenti di economia e finanza alternativi a quelli del Governo, negli emendamenti alle leggi di stabilità o nel decreto «attiva Italia» presentato in contrapposizione all'indecente «sblocca Italia».
Con tali premesse, Presidente, è inutile dire che non possiamo accettare le riformulazioni del Governo. Per coerenza, Presidente, @pagina=0069@consci della vostra insostenibile malafede o inconsapevole, ma altrettanto grave, connivenza con chi vuole mantenere in catene il nostro Paese, il MoVimento 5 Stelle voterà tutti e solo gli impegni che ritiene condivisibili nel merito e nel metodo, provenienti da proponenti credibili e che sono in linea con il nostro programma elettorale oppure con gli atti da noi sottoscritti in questi anni di legislatura, pur sapendo bene che difficilmente questo Governo li rispetterà, come d'altronde accade e accadrà per la quasi totalità degli impegni che vengono assunti dall'Esecutivo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0069 STEFANIA COVELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, nel suo editoriale, Eugenio Scalfari, il 27 dicembre scorso, scriveva: per il Mezzogiorno qualcosa sarà fatto, ma il renzismo governa da tre anni e finora non si era neppure accorto di quell'Italia. Devo dire che conservo quell'editoriale perché sono come quei calciatori che conservano gli articoli di critica per migliorarsi e alla fine cercare, con impegno e lavoro, di far ricredere rispetto a un giudizio così sentenziato.
Nell'avvicinarmi a questo dibattito, devo dire molto vivace (anche stamattina i colleghi del PD veramente hanno fatto un intervento complementare rispetto all'altro), ho provato ad immaginarmi seduta in un'autovettura bloccata sull'A3 della Salerno-Reggio Calabria in piena bufera di neve, con i mezzi ANAS che non arrivano, bloccata magari per dieci ore, come i miei corregionali e concittadini cosentini che effettivamente sono rimasti bloccati per così tante ore la scorsa settimana, ciascuno con i suoi problemi, con le attese quotidiane a partire dal lavoro.
E ho provato ad immaginare quale potesse essere il grado di fiducia nei confronti dello Stato in quella condizione dove anche uno spazzaneve e uno spargisale che mancano danno la percezione della debolezza pubblica. E bene ha fatto il presidente ANAS a commissariare immediatamente. In questi mesi il Governo ha lavorato; ha lavorato molto e ha conseguito risultati importanti per il Mezzogiorno d'Italia. Quando si è avviata questa legislatura nel 2013 sui fondi comunitari 2007-2013 – lo ricordo ai colleghi che mi hanno preceduta, soprattutto a quelli dell'opposizione – avevamo speso circa il 15 per cento. Oggi siamo riusciti, per come ha magistralmente e dettagliatamente spiegato il sottosegretario De Vincenti, a non sprecare la quasi totalità di quei finanziamenti e abbiamo proceduto a declinare con efficacia, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, i programmi 2014-2020. Cominciamo anche a parlare di programmazione 2020-2027 e anche di bioeconomia. Quando sento alcuni colleghi del sud di centrodestra parlare di ritardi e accusare questo Esecutivo di disattenzione, mi viene da sorridere o magari mi arrabbio anche pensando a quando magari seduti loro nello stesso posto votavano orgogliosamente per utilizzare quelle risorse per pagare le multe delle quote latte con conseguenze amare soprattutto relativamente alle procedure di infrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo il PD lo sottolinea. Il nostro partito nell'agosto 2015 ha assunto per voce del segretario Presidente del Consiglio Matteo Renzi degli impegni seri nei confronti del sud; ha avviato un dibattito su un'area territoriale composta da otto regioni e da venti milioni di abitanti. Una straordinaria zona di opportunità su cui investire.
Nell'intervenire intendo rivolgermi a quegli amministratori locali che vedono le proprie auto bruciate; a quei bambini di Martone, in provincia di Reggio Calabria, che una mattina hanno scoperto che il proprio scuolabus era stato dato alle fiamme; oppure alla Casa della Cultura di Caulonia, anch'essa oggetto di ulteriori intimidazioni. Il nostro impegno è quello di stare vicino a queste comunità e dimostrare che lo Stato c’è e che lo Stato vuole essere sempre più forte e che non possiamo @pagina=0070@permettere di continuare a lasciar sedimentare quel drammatico sillogismo per cui una parte di Paese, questa parte di Paese, viene data per persa. La legalità è la precondizione per tutto, per la lotta alle mafie e alla criminalità, per ricostruire un nuovo patto di cittadinanza, per attrarre investimenti, per tornare ad avere appunto fiducia nello Stato e perché i cittadini possano ritrovare la fiducia anche in se stessi.
Se mi mettessi ora ad elencare i segni positivi dell'ISTAT, signor Presidente, o dell'INPS, degli indicatori di investimenti, nella piena totalità delle positività di quanto sta facendo questo Governo, rischierei un'eterogenesi dei fini. L'obiettivo del PD, invece, deve essere quello di parlare ed essere interlocutore di chi oggi ancora è tagliato fuori. Non dobbiamo mai togliere, come afferma Matteo Renzi, la nostra attenzione a chi fa fatica, a chi non vede sbocchi, a chi sembra essere tagliato fuori da tutto. È lì che la questione meridionale assume una drammatica rilevanza sociale. La questione meridionale che oggi è soprattutto una questione femminile e giovanile. Il sud è l'area geopolitica chiave per il futuro del Paese. È qui che si giocherà la sfida in vista del referendum sulle riforme istituzionali; è da qui che passa il cambiamento. Così come il sud fu determinante nel 2006 per bloccare la devolution voluta dal centrodestra, così questa volta il sud – lo dico con piena convinzione – sarà determinante per cambiare davvero volto al nostro Paese. La modernizzazione passa da lì. Oggi il sud è bloccato anche dalle incertezze istituzionali, da un assetto che non attribuisce competenze chiare e fa sì che spesso le questioni si trasformino in contenziosi giudiziari e giurisdizionali che alimentano rendite di posizione. Non è tema di equilibri e di contrappesi, ma di un bipolarismo tra la paralisi e la voglia invece di cambiare. Noi siamo ben consapevoli della disperazione che alberga in larghe fasce della popolazione del Mezzogiorno. Sappiamo che ci sono criticità negli ammortizzatori sociali, in chi ancora attende risposte sulla mobilità in deroga o in chi cerca dignità – e parlo degli LSU – sui trasporti.
Sappiamo che prendere un aereo dalla Calabria o dalla Sicilia per andare a Milano o a Roma è diventato selettivo per censo; che nel disagio sociale trova agio la piaga della criminalità, che si manifesta laddove più evidente è la debolezza dello Stato. Una criminalità che si combatte con azioni di magistrati seri che ogni giorno rischiano la propria vita e con le forze dell'ordine, ma anche rafforzando gli anticorpi della società. Oggi il sud è tornato ad essere questione nazionale grazie a Matteo Renzi, grazie al Partito Democratico, per la presa in carico che ha fatto questo Governo. Nell'ultima stabilità abbiamo investito nel credito di imposta 617 milioni di euro all'anno per quattro anni, non per gli status, macchine o scrivanie di rappresentanza, ma per un'incentivazione alla produttività attraverso l'incentivo all'acquisto dei beni strumentali per la produzione. Lo abbiamo articolato per le dimensioni di impresa e sappiamo che il Governo si batterà in sede europea anche per la decontribuzione, che è una battaglia che il PD sta facendo da tanto tempo. Se Apple investe in Campania, questa è una notizia straordinaria per il Paese, non solo per il Mezzogiorno; se lo stabilimento FIAT di Melfi oggi con quasi 3 mila nuove assunzioni nell'ultimo anno è il principale stabilimento automobilistico italiano, vuol dire che un merito lo ha anche questo Governo con la sua riforma del Jobs Act, del mercato del lavoro. Se però le strade per raggiungere lo stabilimento automobilistico più importante del Paese sono quelle del 1993, anno di insediamento della fabbrica, vuol dire che ci sono delle responsabilità che vanno affrontate. Se la pubblica amministrazione nel Mezzogiorno viaggia ancora solo su carta e non viene previsto un piano di vera divulgazione del digitale, noi rischiamo di penalizzare l'arrivo di nuovi investimenti. Di qui la positiva rivoluzione portata dalla riforma Madia, tra cui anche l'abbattimento dei costi del non fare, che sono pari a 80 miliardi di euro l'anno e che sono @pagina=0071@uno dei principali debiti dello Stato italiano. E dobbiamo migliorare i collegamenti, come raggiungere Matera, che sarà la nuova vetrina d'Italia, Capitale europea della Cultura 2019. Non deve essere tutto ciò più un'impresa perché dobbiamo valorizzare al meglio una delle più grandi opportunità di valorizzazione turistica e culturale di tutto il Mezzogiorno: turismo termale, turismo religioso, turismo enogastronomico, turismo archeologico. Così non dobbiamo più contare i morti sulla strada 106.
Gli impegni della nostra mozione sono semplici e concreti e partono dalla premessa di questi anni di lavoro; partono dalle linee dei masterplan, dagli impegni delle leggi di stabilità, dai 500 milioni del PON cultura, dall'impiego delle risorse comunitarie, dallo sblocco dei POR, dalla programmazione del CIPE, con risultati importanti ogni giorno. Noi intendiamo farci carico del disagio di chi sta male senza strumentalizzare quelle condizioni, con gli 800 milioni di euro per le nuove povertà. Non promettiamo 700 euro di reddito di cittadinanza per prendere in giro le persone. Partiamo da questi piccoli mattoni per ricostruire il palazzo della credibilità. Il sud è oggi questione di classi dirigenti, non solo di risorse. Il Premier Renzi ha dato il via ad una nuova visione di stereotipi non più della lagnazione. E, allora, vedete, come voler rappresentare il Mezzogiorno ? PAGINA: 0071 SEBASTIANO BARBANTI. Grazie Presidente. Ogni calabrese deve quotidianamente confrontarsi fra realtà e virtualità degli intenti. La difficoltà di far combaciare le intenzioni del legislatore con il contesto reale è probabilmente la difficoltà maggiore. Vi sono illegalità a più livelli, ritardi storici, strutture non adeguatamente distribuite sul territorio, quando non del tutto assenti.
Come parlamentare questo è il contesto territoriale del mio confronto fra la politica ed il fare; quanto oggi pongo all'evidenza dell'Aula con questa mia mozione è una parte di questi problemi. Non è più procrastinabile l'interessamento dovuto per quanto riguarda la SS 106 Jonica; la richiesta di una Commissione che accerti una volta per tutte e senza ulteriori ritardi le responsabilità di quanto accade su questa strada della morte è il passo necessario per avviare un processo di modernizzazione di una struttura fondamentale per lo sviluppo della Calabria.
Per quanto riguarda il già citato sviluppo è importante, a nostro avviso, l'individuazione di free zone che possano @pagina=0072@facilitare gli interventi imprenditoriali, che portino innovazione e benessere ai territori interessati. Ora, pur registrando e apprezzando la scelta che il Governo ha fatto di porre il porto di Gioia Tauro in una posizione di sicuro interesse e importanza nel sistema portuale nazionale, dobbiamo ora curare lo sviluppo del territorio retrostante. La nostra attenzione va, quindi, rivolta, oggi, a ciò che la scelta del Governo può significare in termini di investimenti e di sviluppo nell'area del porto, aprendo una nuova stagione che possa portare allo sviluppo di altre significative aree, che ci piace chiamare free zone, per il rilancio dell'economia locale. Infine, la difficoltà di attrarre investimenti in Calabria si scontra con normative complicate e spesso paradossali su cui il Governo deve trovare metodologie e schemi di sviluppo che possano coniugare l'esigenza degli investitori e quella dello Stato e della regione di tutelare il bene e l'interesse comune. Attribuire un vincolo paesaggistico in un'area industriale ci pare paradossale senza evidenti motivazioni logiche; laddove per l'azione di diversi soggetti responsabili tali aree si trovassero a sovrapporsi è necessario un intervento chiarificatore che ponga in essere strumenti snelli ed efficaci che sciolgano tali nodi.
Chiediamo, quindi, oggi, a quest'Aula e al sottosegretario di voler condividere e approvare, anche con le opportune riformulazioni, la nostra mozione nell'auspicio che si possano, in tempi brevi, raggiungere i positivi risultati che ci aspettiamo e che, soprattutto, si aspettano il territorio e i cittadini calabresi. PAGINA: 0072 DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Ci tenevo a intervenire per cercare di spiegare anche la genesi che ha portato alla calendarizzazione di questa mozione. Che una forza di maggioranza oggi porti in Aula un provvedimento che si chiama mozione sul Mezzogiorno dopo che nella legge di stabilità il Presidente del Consiglio ha fatto del Piano per il Sud un elemento forte della sua legge di stabilità, di fatto, testimonia come nemmeno la maggioranza stessa creda nelle favole di Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! PAGINA: 0072 PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io le ho dato la parola, perché lei mi ha chiesto un intervento a titolo personale; già è singolare che lei, di fatto un capogruppo facente funzioni, svolga un intervento a titolo personale, e poi le ricordo che l'intervento a titolo personale serve a motivare una posizione in dissenso dal gruppo che lei, peraltro, rappresenta. In più, lei non mi pone una questione a titolo personale, ma sull'ordine dei lavori o una dichiarazione di voto aggiuntiva. Allora, questa volta è andata così, però facciamo che per il prosieguo non si alteri l'ordine crescente degli interventi con interventi all'ultimo momento che sono dichiarazioni di voto più politiche che non in dissenso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
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PAGINA: 0008 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse.
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PAGINA: 0072 PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni. Come da prassi le mozioni e la risoluzione @pagina=0073@saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00976 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0009 Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)
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PAGINA: 0077 Sull'ordine dei lavori.
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PAGINA: 0009 FRANCESCO BOCCIA (PD) (Vedi RS), Presidente della V Commissione. Chiede una sospensione dei lavori dell'Assemblea di mezz'ora per consentire alla V Commissione di completare il parere sul testo unificato delle proposte di legge n. 259-A.
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PAGINA: 0077 FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Solo per chiedere alla Presidenza trenta minuti di tempo: la relazione tecnica, nel corso della seduta del primo pomeriggio, non era pervenuta ed è pervenuta subito dopo. Gli uffici sono pronti, il relatore anche; ovviamente, è necessario un confronto con i gruppi presenti in Commissione.
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PAGINA: 0009 Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati LAURA CASTELLI (M5S) (Vedi RS) e DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS), che propone di rinviare ad altra seduta il seguito del dibattito sul testo unificato delle proposte di legge n. 259-A.
Dopo un intervento a favore del deputato GIULIO MARCON (SI-SEL) (Vedi RS), la Camera, con votazione elettronica senza registrazione di nomi, respinge la proposta di rinviare ad altra seduta il seguito del dibattito sul testo unificato delle proposte di legge n. 259-A.
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PAGINA: 0077 LAURA CASTELLI. Sì, Presidente, le obiezioni le facciamo noi. Dovrebbe essere volontà di quest'Aula poter lavorare in una maniera corretta, con i tempi giusti, e lo stesso presidente Boccia, più volte, ha richiesto alla Presidenza di essere garante di tempi e modi adeguati. Mi lascia stupito il fatto che oggi si chieda, in questo momento, una sospensione per fare un lavoro di corsa, in due secondi, quando si poteva prendere il tempo adeguato e, soprattutto, lavorare in una maniera corretta.
Siamo ancora una volta qui a correre su dei pareri che arrivano all'ultimo secondo, quando il Governo vuole, quando gli uffici tecnici vogliono. La Presidenza, ribadisco, era stata più volte messa al corrente di questo modo assurdo di lavorare. Questo denota la vostra volontà di continuare a lavorare male, non per l'interesse dei cittadini, ma per il vostro interesse privato e circoscritto.
Noi non siamo d'accordo a poter lavorare in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); quindi, se volete sospendere, quest'Aula si ferma e lavora in una maniera decente, vista la delicatezza, peraltro, della proposta di legge per cui andremo in Commissione bilancio. PAGINA: 0078 DAVIDE CRIPPA. Mi scusi, Presidente, al di là del suo tentativo di mediazione, che mi sembra alquanto malsano, noi chiediamo di ragionare nel merito e lei ci dà un'ora di tempo. Seguendo il suo ragionamento, riprendiamo alle ore 19: vorrei comprendere quale sarà il prosieguo dei lavori che lei ci prospetta davanti, perché, se poi iniziamo, abbiamo teoricamente 200 voti da effettuare su questa proposta di legge.
Vorremmo capire – ci sono da esprimere tutti i pareri – in che modo lei intende affrontare questo provvedimento e che scenario, a questo punto, mette davanti all'Aula da qui alle prossime ore, ai fini di una programmazione; eventualmente, noi, a questo punto, chiediamo formalmente il rinvio a domani e a questo punto... PAGINA: 0078 GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Italiana alla proposta di rinvio a domani, anche perché non abbiamo materialmente il tempo di leggere in modo, diciamo, sereno e ragionevole la relazione: abbiamo bisogno di tempo per poterla approfondire. Quindi, noi sosteniamo la richiesta di rinvio a domani.
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PAGINA: 0009 PRESIDENTE (Vedi RS). Sospende pertanto la seduta fino alle 18,40.
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PAGINA: 0078 PRESIDENTE. Giusto un chiarimento per l'Assemblea: la proposta che viene fatta... collega Crippa, se mi date un attimo di attenzione: se passa la proposta avanzata dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, su cui si è appena pronunciato l'onorevole Marcon, noi sospendiamo i lavori, non passiamo ad altro punto della seduta. Se passa la proposta, noi sospendiamo i lavori, non passiamo al punto successivo, perché la proposta è di interrompere i lavori per far lavorare la Commissione Bilancio, questa è la proposta.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare ad altra seduta il provvedimento in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0010 La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,45.
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PAGINA: 0010 Intervengono sull'ordine dei lavori il vicepresidente della V Commissione ROCCO PALESE (Misto-CR) (Vedi RS), che chiede un'ulteriore sospensione della seduta, e i deputati DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS), ARTURO SCOTTO (SI-SEL) (Vedi RS), ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), ROBERTO OCCHIUTO (FI-PdL) (Vedi RS) e nuovamente il vicepresidente della V Commissione ROCCO PALESE (Misto-CR) (Vedi RS).
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PAGINA: 0079 ROCCO PALESE, Vicepresidente della V Commissione. Presidente, i lavori sono in corso, con la Commissione bilancio che è riunita. Ci sono diversi colleghi che hanno necessità di approfondire ulteriormente la relazione tecnica in riferimento a quelle che sono state le risultanze da parte del Ministero dell'Economia e del Ministero della salute. Trattasi di provvedimento estremamente complesso, quindi c’è esigenza, da parte della Commissione, di avere la possibilità di andare avanti con i lavori per almeno 20 minuti ancora. PAGINA: 0079 DAVIDE CRIPPA. Presidente, al di là del fatto inconsueto di vedere il vicepresidente della Commissione perché il Presidente è teoricamente impegnato nei lavori della Commissione contemporaneamente – ricordo a tutti che, quando c’è Aula, la Commissione non potrebbe lavorare, quindi, francamente, il Presidente poteva venire a portare lui stesso la voce della Commissione –, la situazione che si delinea è allarmante, da un punto di vista organizzativo e dell'incapacità di previsione. Presidente, noi avevamo chiesto più tempo e lei, per fare un ricatto e un dispetto al MoVimento 5 Stelle, ha stabilito che neanche l'ora che aveva cercato di mettere sul piatto come mediazione andava bene, tornando alla mezz'ora richiesta originariamente. I fatti testimoniano che la sua capacità previsionale oggi vale zero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo di fronte alla conseguenza diretta del fatto che arriva il vicepresidente della Commissione bilancio e ci chiede altri venti minuti, quindi arriveremo oltre l'ora rispetto al tempo preventivato. Le chiedo ancora una volta di valutare effettivamente, se ci sono altri punti all'ordine del giorno, di non trattare questo tema adesso, perché obiettivamente non è possibile trattarlo con serenità e con un grado di approfondimento adeguato. Se lei, ancora una volta, andrà avanti con una miopia unidirezionale, tragga pure lei le dovute conclusioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0079 PRESIDENTE. Onorevole Crippa, la Presidenza non va avanti con miopia, la Presidenza ha provato a trovare un punto di mediazione che voi avete rifiutato. Avete fatto una proposta e la Presidenza l'ha posta in votazione, non è che la Presidenza va avanti con miopia. La invito ad avere un atteggiamento di rispetto nei confronti della Presidenza, perché la Presidenza non parteggia per nessuno, come lei sa bene. PAGINA: 0079 ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, io non penso che la Presidenza abbia avuto un atteggiamento miope e ovviamente sono convinto e ribadisco, a nome del mio gruppo, che apprezziamo la sua imparzialità. Rileviamo però un problema, che mi sembra evidente, anche dalle parole dell'onorevole Palese: probabilmente neanche venti minuti basteranno per concludere l'esame in Commissione. Probabilmente sarebbe il caso di andare a domani e di garantire una maggiore possibilità alla Commissione di approfondire e ai colleghi di capire come chiudiamo questa giornata. PAGINA: 0080 ETTORE ROSATO. Presidente, questo per noi è un provvedimento importante; abbiamo definito un calendario e l'abbiamo definito concordemente in Conferenza dei presidente di gruppo, non capisco il perché di questa tensione che si è causata, basta specificare quali sono i problemi, anche perché, mi consenta, Presidente, di leggerle quanto è arrivato dalla Ragioneria: È stata esaminata la relazione tecnica sul provvedimento in oggetto, predisposta dal Ministero della salute. Al riguardo, per quanto di competenza, si fa presente che non si hanno osservazioni da formulare e pertanto si restituisce positivamente verificata. Si ribadisce comunque la necessità che il testo legislativo sia integrato con apposito articolo recante la clausola di neutralità finanziaria che assicuri le invarianze di oneri per l'intero provvedimento. Non so cosa ci sia francamente da esaminare. Abbiamo visto la Commissione bilancio riunirsi in maniera molto puntuale per provvedimenti molto più impegnativi. Se il problema non è questo ma è un altro, ci si dica qual è il problema, altrimenti per noi si va avanti e si prosegue così come concordato. Non c’è nessun motivo per cui questo provvedimento non possa arrivare qui in Aula. PAGINA: 0080 ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, anch'io ritengo che lei si sia limitato, prima della sospensione, a dar corso ad un pronunciamento dell'Aula, quando è stata messa in votazione la proposta del rinvio che non è stata approvata. Non è stata approvata, però, sul presupposto che occorresse solo mezz'ora perché la Commissione bilancio finisse il suo lavoro, ora è evidente a tutti che il contesto è diverso: occorre più tempo a causa del ritardo del Governo, che ha fatto pervenire la relazione tecnica quando i lavori dovevano essere già iniziati.
Vorrei poi sommessamente ricordare al presidente Rosato che una clausola di invarianza finanziaria, quando nel dibattito su questo testo si è rappresentata la necessità di finanziare il testo perché altrimenti sarebbero state delle norme inutili, non è poca cosa, quindi probabilmente meriterebbe un approfondimento ulteriore in Commissione. Se così è, chiederei di rivedere in qualche modo la decisione che l'Aula ha assunto, quaranta minuti fa, quando abbiamo sospeso, perché ora il contesto è diverso. A questo punto, diamo tempo alla Commissione di pronunciarsi e proseguiamo i lavori domani. Resta da evidenziare che se non ci fosse stata questa ostinazione di proseguire i lavori con questa proposta di legge avremmo potuto portarci avanti approvando una delle due mozioni poste all'ordine del giorno. Così non ha voluto la maggioranza, ma non ci costringano, maggioranza e Governo, a non far nulla e ad organizzare i nostri lavori in maniera così disordinata per le loro inadempienze. PAGINA: 0080 ROCCO PALESE. Presidente, rispetto a quando ho fatto la proposta, una sospensione fino alle 19,05 dovrebbe essere sufficiente.
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PAGINA: 0010 PRESIDENTE (Vedi RS). Sospende la seduta.
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PAGINA: 0081 PRESIDENTE. A scanso di equivoci, andiamo alle 19,15, così evitiamo spiacevoli inconvenienti. La seduta è sospesa.
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PAGINA: 0011 La seduta, sospesa alle 18,55, è ripresa alle 19,15.
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PAGINA: 0011 Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Responsabilità professionale del personale sanitario (A.C. 259 ed abbinate-A). (Vedi RS)
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PAGINA: 0081 Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fucci; Fucci; Grillo ed altri; Calabrò ed altri; Vargiu ed altri; Miotto ed altri; Monchiero ed altri; Formisano: Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario. (A.C. 259-262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-A).
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PAGINA: 0011 PRESIDENTE (Vedi RS). Dà conto degli emendamenti ritirati dai presentatori.
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PAGINA: 0081 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fucci; Fucci; Grillo ed altri; Calabrò ed altri; Vargiu ed altri; Miotto ed altri; Monchiero ed altri; Formisano: Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario.
Ricordo che nella seduta del 25 gennaio 2016 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre i relatori vi hanno rinunciato.
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PAGINA: 0011 (Esame dell'articolo 1) (Vedi RS)
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PAGINA: 0081 (Esame dell'articolo 1 – A.C. 259-A ed abbinate)
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PAGINA: 0011 Interviene sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1 il deputato PIERPAOLO VARGIU (SCpI) (Vedi RS).
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PAGINA: 0081 PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Colleghi parlamentari, io credo che la legge che noi abbiamo oggi in discussione sia una legge di grande importanza, perché si riferisce a un argomento che oggi rappresenta una sofferenza profonda non soltanto del sistema che garantisce la salute del nostro Paese, ma anche del corretto rapporto che si instaura tra il cittadino e l'utente, l'assistito, la persona che ha bisogno delle prestazioni del sistema sanitario. Però credo che quest'Aula, nell'accogliere una legge che arriva in discussione dopo un percorso molto lungo e dopo reiterati fallimenti negli anni precedenti di iniziative legislative analoghe che si sono arenate in uno dei due rami del Parlamento, o che addirittura non hanno raggiunto la discussione in Aula fermandosi nel loro percorso in Commissione, debba tenere conto del quadro esistente. Debba tenere conto di una serie di attività di cui bisogna avere chiaro il riferimento se non si vogliono fare degli errori durante la discussione e l'approvazione del testo di legge. Attività che vengono riportate anche in alcuni degli emendamenti che a questo articolo sono stati presentati, alcuni dei quali hanno la mia firma come estensore.
In particolare, è evidente che quando noi parliamo di sicurezza delle cure, uno dei temi più importanti che ci sono in discussione è quello del meccanismo attraverso il quale la sicurezza delle cure deve essere garantita, perché poter avere dei percorsi di verifica, controllo e certificazione @pagina=0082@del rischio, è questione di grandissima importanza. Questo è probabilmente il motivo che ha portato il Governo, durante la discussione e l'approvazione della legge di stabilità, ad introdurre delle innovazioni rispetto al quadro normativo che abbiano sottolineato quanto i percorsi di risk management siano importanti perché sia definito un quadro nel percorso complessivo della sicurezza delle cure che abbia una sua chiarezza e dei punti di riferimento stabili. Però, una delle debolezze dei percorsi che sono stati introdotti nel corso della legge di stabilità riguarda il cosiddetto audit clinico. L’audit clinico rappresenta quel sistema attraverso il quale sia ha la certezza che tutti i quasi errori o tutti quegli elementi che confermano che non ci sia una corretta procedura nell'attività che garantisce la sicurezza e la cura siano stati rispettati.
Quindi l’audit è quell'insieme di segnalazioni, quell'insieme di indicazioni, che provengono dagli operatori che si occupano materialmente del tema della sicurezza e delle cure che deve arrivare in una sede, che sia quella di raccolta delle informazioni, per poi essere utilizzate per la messa in efficienza del sistema e per la correzione di quelle parti del sistema che eventualmente si stanno dimostrando deboli dal punto di vista della verifica fattuale. È evidente che questo audit, come viene confermato dalle legislazioni di altri Paesi europei, deve avere la garanzia dell'anonimato. Perché possano arrivare le segnalazioni degli errori, dei quasi errori, nella sede in cui queste devono essere interpretate per poter garantire la migliore efficienza del sistema, appare del tutto evidente che queste segnalazioni non possono essere poi utilizzate contro il sistema che le ha generate o addirittura contro le persone stesse che hanno effettuato la segnalazione. In altre parole, nessuno effettuerebbe mai la segnalazione di un errore procedurale o di una debolezza della procedura, o addirittura di una propria inefficienza, di una proprio inadeguatezza, se avesse il dubbio che questa poi potesse essere utilizzata contro di lui. Allora, io credo che all'interno della legge di stabilità, in merito ad alcuni degli emendamenti che sono stati presentati, sia stato sostanzialmente commesso un errore, e cioè si sia detto che le informazioni raccolte attraverso l’audit clinico sono soggette al regime dell'articolo 220 del codice di procedura penale, che le mette a disposizione della magistratura per eventuali attività che possano essere rivolte contro i segnalanti stessi degli errori procedurali. Ovviamente, questo non avrebbe un grande significato, ma servirebbe a disattivare il principio stesso da cui muove la razionalità dell’audit clinico, nel senso che, se le segnalazioni hanno la possibilità di essere utilizzate contro i segnalanti, o contro il sistema all'interno del quale operano i segnalanti, addirittura per attività da parte della magistratura, è assolutamente evidente che queste segnalazioni saranno ben poche. Siccome, invece, le segnalazioni sono estremamente utili al sistema, perché da queste parte l'idea di fare un check che aiuti a mettere in efficienza un sistema che presenti delle falle o che abbia dei momenti di difficoltà e di criticità, è del tutto evidente che l'Aula deve intervenire e deve riuscire in questo senso a modificare la norma che altrimenti sarebbe ben difficilmente sostenibile. Probabilmente la segnalazione sull’audit clinico dà lo spunto a tenere presente che all'interno di queste proposte di legge che sono state unificate in un testo, che è quello approvato dalla Commissione, ci sono alcune altre debolezze di cui tenere conto. Ci sono le debolezze legate al meccanismo di rivalsa, che è attribuito al giudice originario invece che alla Corte dei conti, e ci sono le debolezze legate al sistema delle linee guida, che rischia di diventare, in mano a chi deve fare rispettare poi la legge, un perverso sistema rigido che non riesce a comprendere quella che deve essere la duttilità dell'attuazione e del seguito da parte del medico, o da parte degli operatori, o da parte delle strutture, delle linee-guida stesse. C’è poi il tema delle autoassicurazioni per quanto riguarda gli accantonamenti che poi devono essere messi in mano alle singole aziende sanitarie locali o alle regioni o, nel @pagina=0083@caso delle strutture private, devono consentire alle stesse di avere la possibilità di non andare verso il regime assicurativo, che pure è quello che dovrebbe essere preferito in quanto è l'unico vero sistema di trasferimento del rischio, e quindi è l'unico vero sistema perché dovrebbe governare complessivamente la capacità di tutela del paziente da parte dell'intero sistema. Però, anche da questo punto di vista, è importante che il testo di legge faccia dei passi in avanti e vada verso la esplicitazione di temi che, se non fossero adeguatamente esplicitati, rimarrebbero poi alla interpretazione del giudice di merito. Colleghi, ricordiamoci che l'interpretazione del giudice di merito ha creato in passato alcuni problemi.
Se oggi noi abbiamo in discussione il tema della medicina difensiva, che è alla base del disegno di legge sulla sicurezza delle cure che oggi stiamo andando a discutere in quest'Aula, non è perché il Parlamento abbia creato delle condizioni di difformità rispetto a tempi diversi in cui la medicina difensiva era meno sentita e meno violentemente in grado di portar via pezzi importanti di risorse dedicate alla sanità, ma è perché ci sono state interpretazioni di giurisprudenza che, dal 1999 a oggi, senza che il legislatore scrivesse una riga in merito, hanno sostanzialmente cambiato il percorso della sicurezza delle cure e hanno sostanzialmente cambiato il percorso della responsabilità civile e dei risarcimenti degli effetti collaterali delle prestazioni e delle terapie sanitarie. Quindi, è importante che il Parlamento, che in questi giorni scriverà un testo di legge che ha un'importanza veramente grande nel futuro dell'erogazione delle prestazioni sanitarie nel nostro Paese e nel corretto e appropriato utilizzo delle risorse sanitarie in questo Paese, non sia distratto e sia estremamente puntuale su alcuni temi che sono ancora aperti nella discussione di questa legge e che rappresentano criticità importanti sulle quali è fondamentale che il Parlamento appunto non sia distratto, perché, se il Parlamento fosse distratto, rischierebbe di fare un danno al sistema invece che aiutarlo e rischierebbe nuovamente di dare all'interpretazione della norma quelle caratteristiche di non determinatezza che non aiuterebbero certo ad uscire dal tema della medicina difensiva e a garantire la sicurezza e l'appropriatezza delle cure, come è nelle intenzioni dei proponenti e della Commissione che ha portato in Aula questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
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PAGINA: 0011 FEDERICO GELLI (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza. Esprime il parere di maggioranza sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
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PAGINA: 0083 FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Presidente, ovviamente la Commissione esprime parere contrario sul Testo alternativo del relatore di minoranza Colletti e sugli emendamenti Grillo 1.1, Silvia Giordano 1.2, Colonnese 1.3 e Vargiu 1.4, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Monchiero 1.5.
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PAGINA: 0011 ANDREA COLLETTI (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Esprime il parere di minoranza sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
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PAGINA: 0083 ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Esprimo, ovviamente, parere favorevole sul Testo alternativo del relatore di minoranza Colletti e sugli emendamenti Grillo 1.1, Silvia Giordano 1.2, Colonnese 1.3, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Vargiu 1.4. Infine, esprimo parere favorevole sull'emendamento Monchiero 1.5.
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PAGINA: 0011 VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute (Vedi RS). Concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza.
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PAGINA: 0083 VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
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PAGINA: 0012 Intervengono sull'emendamento Grillo 1.1 i deputati GIULIA GRILLO (M5S) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS), ARCANGELO SANNICANDRO (SI-SEL) (Vedi RS) e FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0084 GIULIA GRILLO. Grazie Presidente. Con questo emendamento e i successivi introduciamo il concetto dell'atto sanitario. In realtà, va detto che nella stesura primitiva della legge esisteva un tentativo di definizione di atto sanitario o comunque di atto medico; tentativo che poi è stato abbandonato, così perdendo un'occasione di fare chiarezza. Successivamente, negli emendamenti che indichiamo dopo, diamo una definizione di atto sanitario intendendo tutte le attività di prevenzione, diagnosi, assistenza, cura e riabilitazione del paziente, sia svolte autonomamente dalle singole professioni sanitarie, che in modo coordinato, subordinato o in équipe, anche mediante personale a qualunque titolo operante. Abbiamo proposto, altresì, che il presupposto fondante della liceità dell'atto sanitario fosse il consenso del paziente. In tal senso, non solo si colma un vuoto legislativo, ma si consolida una visione strutturale e strategica del sistema salute che sia scevra da sperequazioni corporative e che sia orientata al bene della salute e al bene dell'utente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0084 MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Vogliamo ribadire sostanzialmente che questa discussione piuttosto importante, che riguarda la letteratura scientifica e soprattutto ordinistica delle professioni sanitarie, è una discussione in essere da molto tempo. C’è chi vuole mantenere lo status quo, e chi vuole mantenere lo status quo vorrebbe sostanzialmente l'esclusività dell'atto medico. La definizione che ha dato la mia collega Grillo è una definizione sostanzialmente multidisciplinare perché noi non possiamo pensare che un dirigente medico possa essere responsabile di tutto e di qualsiasi decisione che viene presa in qualsiasi momento in cui il paziente mostra una modifica. In quel momento magari abbiamo un medico semplice oppure abbiamo un infermiere che sta monitorando. La definizione di atto sanitario è una definizione che è relativa a un dibattito scientifico molto più vicino... PAGINA: 0084 ARCANGELO SANNICANDRO. La mia è una perplessità di ordine lessicale. Io credo che il testo della proposta di legge sia migliore perché qui l'oggetto è la sicurezza delle cure ed è scritto che questa si realizza «anche mediante l'insieme...». «Anche» proprio non ci voleva e questo «insieme» è superfluo, ma bastava dire «mediante». Comunque, indipendentemente @pagina=0085@da ciò, il testo dice «mediante tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso all'erogazione di prestazioni sanitarie e l'utilizzo appropriato delle risorse strutturali tecnologiche e organizzative». È ovvio che, allo stato attuale della giurisprudenza, la struttura sanitaria ha una responsabilità autonoma rispetto al dipendente medico qualora, per esempio, la struttura sanitaria non abbia quella dotazione tecnica necessaria per fare un certo intervento. Ma, ripeto, adesso, al di là di questo, io ritengo che molti di questi emendamenti sono inappropriati proprio sul piano lessicale. Infatti, guardate, io non vorrei ricordare che qualcuno nel passato dette l'assalto alla democrazia denunciando i ludi cartacei, cioè le tonnellate di inchiostro, i quintali di carta inconcludenti. Non voglio dare la lezione a nessuno, però cerchiamo di essere più puntuali perché in materia di diritto le parole non si possono elargire con tanta copiosità molto spesso inconcludente, ma bisogna essere precisi. E tutto ciò che è troppo e vano, come diceva il giurista Giustiniano, va eliminato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra italiana-Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0085 FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io, invece, credo che sia giusto che ciascun gruppo, ciascun parlamentare possa, con la propria attività emendativa, anche sollecitare l'Aula a delle riflessioni per poter votare più convintamente quello che poi si ritiene più conforme a un lessico appropriato e a un concetto che sia vicino a quello che è lo scopo del legislatore in questo momento. Ebbene, su questo emendamento Forza Italia non è d'accordo per due ragioni; la prima è che nella parola «atto» sanitario vi è – come posso dire – un equivoco di carattere giuridico: è notorio che l'atto, a differenza dall'azione, può essere una parte dell'azione giuridicamente rilevante; poiché in questo pacchetto normativo si fa ampio riferimento a delle norme che disciplinano nuovamente la responsabilità penale dell'operatore sanitario, il riferimento all'atto sanitario potrebbe essere limitativo o, comunque, equivoco rispetto alla tipologia della fattispecie penale che vede, non nell'atto, ma nell'azione il suo parametro di riferimento sotto il profilo della tipicità. Quindi, questo è il primo motivo. Il secondo motivo è che proprio quella che è la ratio che il proponente vuole dare a questo emendamento viene smentita perché la parola «cure» è proprio il take care of, cioè, proprio – come posso dire –, la traduzione del detto anglosassone «prendersi cura di». Quindi, mi sembra che non ci sia parola più appropriata delle cure per esprimere, anche dal punto di vista dell'esterofilia verso gli anglofoni, un corretto concetto. Mi sembra che le cure abbiano una più ampia accezione e l'atto sanitario sarebbe eccessivamente riduttivo. Voteremo contro a questo emendamento.
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PAGINA: 0012 Intervengono sull'emendamento Colonnese 1.3 i deputati ANDREA CECCONI (M5S) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS), FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS), ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS) e ARCANGELO SANNICANDRO (SI-SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0086 ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Questo testo unificato che viene portato qui in Aula presenta, a mio parere, una grossa negligenza da parte della Commissione affari sociali, negligenza che è stata anche più volte sollevata in sede di Commissione. E si tratta di negligenza colpevole per il fatto che la Commissione non ha voluto affrontare un tema – sicuramente spinoso per quanto riguarda l'attività medica e sanitaria in generale, ma indispensabile, affinché quello che c’è scritto in questa legge possa poi avere, effettivamente, un riscontro nell'attività normale, ordinaria di chi lavora in sanità – che è quello di definire l'atto sanitario.
Non si è voluto in nessun modo affrontare questa tematica appunto perché si sarebbe svolta una discussione interminabile, si sarebbero, sicuramente, sollevate le ire dei vari sindacati, medici da una parte, infermieristici dall'altra, e tutto questo proprio perché la politica non vuole sciogliere questo nodo. Noi stiamo votando un testo che, riassumendolo, riguarda il rischio clinico, ossia il rischio che i professionisti della salute hanno, nello svolgimento di atti, di provocare un danno al proprio utente, al proprio paziente, e non siamo stati in grado di definire di che cosa si parla quando ci troviamo di fronte a un atto sanitario: chi lo deve svolgere, chi è che lo può svolgere, se gli atti sanitari sono soltanto da parte dei medici o sono anche da parte degli infermieri o degli operatori sanitari, dei tecnici di radiologia o anche dei fisioterapisti. Noi stiamo lasciando campo libero alla giurisprudenza, al magistrato che si trova davanti a una richiesta di indennizzo da parte di un paziente, di dover definire, autonomamente, se l'atto svolto dal medico o dall'infermiere è un atto che quel medico, o quell'infermiere, doveva o poteva svolgere e se nell'atto svolto ci siano stati una negligenza, un dolo o una colpa da parte dello stesso.
Io non riesco a capire dove sta la difficoltà da parte della politica, da parte di questo Parlamento, nel definire, come già avviene anche nei Paesi anglosassoni, l'atto sanitario come un atto che può essere svolto dal medico, per quanto riguarda le attività mediche, dall'infermiere, per quanto riguarda le attività infermieristiche o dai fisioterapisti per quanto riguarda le attività riabilitative, o anche da un’équipe o da un mix di queste competenze. Perché poi noi andiamo a vedere la legislazione ordinaria del nostro Paese, stratificata negli anni, e troviamo, palesemente, pacificamente, che l'attività sanitaria non è più un'attività svolta dal singolo, ma è un'attività svolta in équipe, un’équipe formata da elementi multiprofessionali, in cui c’è un medico, c’è un infermiere, c’è un riabilitatore, ci sono altri professionisti della salute. E noi viviamo in un limbo in cui noi stiamo facendo una legge dove non vogliamo definire l'atto sanitario e dove stiamo palesemente ed evidentemente cercando semplicemente di mettere al riparo i conti pubblici delle aziende sanitarie del nostro Paese senza dare, effettivamente, un riscontro veritiero e reale nei confronti dei cittadini e degli utenti che cercano di avere una risposta, a questo punto, da questo Parlamento, ma la potranno avere @pagina=0087@soltanto in tribunale da parte di quei giudici compiacenti che, in qualche modo, cercheranno di risolvere le diatribe e cercheranno, a loro modo, di fare una stratificazione di giurisprudenza che ci dirà – quella – che cos’è un atto sanitario, quando dovrebbe essere, invece, il Parlamento, attraverso una legge, a definirlo e a rendere tutto più semplice e tutto più chiaro, sia per i lavoratori, sia per i pazienti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0087 MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Noi, quindi, con questo comma, sostanzialmente, introduciamo l'atto sanitario. Il tentativo di introdurre la definizione di atto medico, quindi che andava esattamente nella direzione opposta, è stato fatto attraverso il comma 566 nella legge di stabilità 2015. Quindi, in quel caso lì, c’è stata una manina fortemente, fortemente conservatrice che ha provato ad andare in direzione opposta, cioè senza tenere in considerazione le relazioni professionali tra i professionisti della sanità. PAGINA: 0087 FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente; intervengo anche qui per rimarcare che, ove questo emendamento non fosse precluso, perché si fa riferimento all'atto sanitario che non abbiamo introdotto in questo articolo, per cui questa introduzione risulterebbe inspiegabile tenuto conto che non ha trovato posto nella parte precedente della norma, si tratta di un emendamento aggiuntivo. Va detto che bisogna sempre essere molto scettici nei confronti delle definizioni ingessate, cioè quelle che tendono ad evitare ogni interpretazione diversa che possa essere ancorata a quello che è il diritto vivente di matrice costituzionale. Ma soprattutto credo che proprio la struttura di questo articolo 1 impedisca, come posso dire, uno stereotipo di definizione, perché la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute, articolo 32 della Costituzione. Quindi siamo di fronte alla necessità di garantire un bene di carattere costituzionale che certo non può essere né semplificato né appesantito da definizioni che dipendono dal momento in cui vengono coniate.
Ultima osservazione: mi sembra giusto che in un diritto alla salute il termine cure lasci il giudice libero di poter stabilire che cosa possa significare cure. Vi è una evoluzione anche dell'atto medico che certo non merita di essere in questo momento specificata tanto da poter essere addirittura di ostacolo ad una interpretazione più ampia dei diritti dei cittadini ad essere curati e dei medici di rivendicare un corretto esercizio delle cure. Voteremo contro questo emendamento. PAGINA: 0087 ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, semplicemente per sottolineare, in relazione a quello che ha detto il collega Sisto qui adesso, che l'emendamento del MoVimento 5 Stelle non ingessava un bel niente. Semplicemente, in una norma che riguarda l'atto sanitario, attraverso una vera e propria clausola generale, prendeva posizione su cosa dobbiamo intendere per atto sanitario. Non c’è nessun restringimento @pagina=0088@di fattispecie ed è chiaramente un emendamento comunque aperto a interpretazioni giurisprudenziali successive. Si dice che per atto sanitario si intendono tutte le attività di prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e riabilitazione del paziente, sia svolte autonomamente dalle singole professioni sanitarie, che in modo coordinato, subordinato o in équipe, anche mediante personale a qualunque titolo operante. Collega, direi che più generale di così non si può. Semplicemente, visto che facciamo una legge sugli atti sanitari, almeno diamo una indicazione su che cosa intendiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0088 ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, diciamo più semplicemente che è una specificazione inutile e pertanto si poteva fare a meno di fare questo emendamento, perché, ripeto, il testo dell'articolo 1 è più che esauriente. Ha delle criticità, per esempio, quando dice: la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute, in quanto qui ci vuole un punto; ma dire: ed è perseguita nell'interesse dell'individuo e della collettività, è una tautologia. Come dire: abbiamo fatto finta di niente, ecco, così. Poi si continua: la sicurezza delle cure si realizza anche; quell’«anche» non c'entra proprio, ma al di là di tutte le criticità, perché poi dice: mediante l'insieme (quindi non rimane fuori niente) di tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso alla erogazione di prestazioni sanitarie e l'utilizzo appropriato (anche qui «appropriato» è superfluo, perché c’è tutta una disciplina sull'appropriatezza e non è che ce lo dobbiamo riportare ogni volta) delle risorse strutturali, tecnologiche e organizzative.
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PAGINA: 0012 Interviene sull'emendamento Vargiu 1.4 il deputato PIERPAOLO VARGIU (SCpI) (Vedi RS), che lo ritira.
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PAGINA: 0088 PIERPAOLO VARGIU. Le confermo, è per ritirare l'emendamento avendo appreso che ce n’è un altro di identico tenore sul quale verrà espresso parere favorevole da parte della Commissione.
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PAGINA: 0012 Interviene sull'emendamento Monchiero 1.5 il deputato ARCANGELO SANNICANDRO (SI-SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0088 ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, ora questo emendamento dice: alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle aziende sanitarie pubbliche è tenuto a concorrere tutto il personale compresi i liberi professionisti che vi opera in regime convenzionale col Sistema sanitario nazionale. Credo che sia risaputo che il Servizio sanitario nazionale racchiude @pagina=0089@anche i liberi professionisti convenzionati, per cui anche questo ritengo, da un punto di vista della volontà di rendere un testo asciutto, sia superfluo.
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PAGINA: 0012 Intervengono per dichiarazione di voto sull'articolo 1 i deputati FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS) e GIULIA GRILLO (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0089 FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, per dichiarazione di voto, Forza Italia voterà a favore dell'articolo 1, spiegando che però il voto favorevole a taluni articoli ovviamente tiene fermo il nostro profondo dissenso sull'impianto del provvedimento laddove distribuisce con criteri diversi la responsabilità civile fra strutture e medici, fra medici convenzionati e medici non convenzionati e liberi professionisti. Si tratta di una bruttura giuridica che porterà una serie di complicanze codificate che correranno il rischio di paralizzare i processi e di rendere il tema della responsabilità medica un vero labirinto giuridico da cui né pazienti né medici né strutture potranno uscire facilmente. Questo è un mantra che noi ripeteremo durante tutti questi lavori invitando il Governo ad una profonda riflessione sulla necessità di un unico regime di responsabilità come il tribunale di Milano ha detto con le sue recenti sentenze, responsabilità extra-contrattuale per medici e per strutture, sia in penale, ovviamente questo è naturale, sia nel civile. Forza Italia su questa battaglia modulerà i suoi interventi. Votiamo favorevolmente, ma con questa riserva. PAGINA: 0089 GIULIA GRILLO. Presidente, brevemente, anche noi per dichiarazione di voto. Noi invece ci asteniamo su questo articolo, proprio perché secondo noi è monco rispetto alla possibilità che aveva di affrontare il tema della definizione o comunque perlomeno dell'indicazione di atto sanitario. Quindi per questa ragione il MoVimento 5 Stelle si astiene.
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PAGINA: 0013 (Esame dell'articolo 2) (Vedi RS)
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PAGINA: 0090 (Esame dell'articolo 2 – A.C. 259-A ed abbinate)
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PAGINA: 0013 FEDERICO GELLI (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza. Esprime il parere di maggioranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 2.
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PAGINA: 0090 FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Presidente, parere contrario, anche sugli identici emendamenti Baroni 2.1 e Sisto 2.2; sugli identici emendamenti Lenzi 2.4 e Sisto 2.5 il parere è favorevole, come anche sull'emendamento Grillo 2.6, con la seguente riformulazione: «anche digitalmente», cioè si aggiunge un anche.
Emendamento Lenzi 2.7 parere favorevole con riformulazione. Il testo verrebbe «interviene a tutela del diritto leso con i poteri e le modalità stabilite dalla legislazione regionale». Si aggiunge quindi a tutela del diritto leso dopo la parola interviene. Si formula un invito al ritiro o parere contrario sugli emendamenti Sisto 2.8, Di Vita 2.9, Lorefice 2.10, Fucci 2.11, Nicchi 2.12, Binetti 2.13, Mantero 2.14 e Miotto 2.15 in quanto l'emendamento della collega Miotto verrà riassorbito da un emendamento che affronteremo successivamente, il 14.16. Quindi, invito al ritiro per questo motivo. Infine, si formula un invito al ritiro o parere contrario sull'articolo aggiuntivo Fucci 2.01.
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PAGINA: 0013 ANDREA COLLETTI (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Esprime il parere di minoranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 2.
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PAGINA: 0090 ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole sul testo alternativo, nonché sugli identici emendamenti Baroni 2.1 e Sisto 22. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Lenzi 2.4 e Sisto 2.5, mentre è favorevole sull'emendamento Grillo 2.6. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Lenzi 2.7, contrario sull'emendamento Sisto 2.8, favorevole sull'emendamento Di Vita 2.9, ma, comunque, i miei colleghi vorrebbero ritirarlo.
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PAGINA: 0013 VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute (Vedi RS). Concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza.
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PAGINA: 0090 VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore per la maggioranza, ovviamente anche nelle riformulazioni proposte.
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PAGINA: 0013 Intervengono sugli identici emendamenti Baroni 2.1 e Sisto 2.2 i deputati FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS), ARCANGELO SANNICANDRO (SI-SEL) (Vedi RS), FILIPPO FOSSATI (PD) (Vedi RS) e MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS), che ritira il suo emendamento Baroni 2.1.
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PAGINA: 0091 FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, devo all'Aula una spiegazione di questo emendamento che modifica la parola le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono «affidare» all'Ufficio del difensore civico con la parola «affidano» al difensore civico. Quando si tratta del diritto di difesa e di difendere i pazienti, di difendere comunque il diritto alla salute, io non penso che si possa dare la facoltà di affidare al difensore civico, anche perché non c’è un'alternativa, cioè il tema è se le regioni e le province autonome non affidano al difensore civico perché possono affidare, qual è l'alternativa pubblicistica rispetto a questo affidamento ? Nessuno, non è scritta, quindi io credo che il dovere di affidare, di individuare il difensore civico costituisca anche una buona abitudine; significa avere nel pubblico una difesa di quello che è un diritto pubblico e, quindi, in qualche modo cooperare perché il pubblico direttamente si ponga a tutela del diritto alla salute. Questo possono affidare corre il rischio di snaturare questo dovere di affidare al difensore civico la tutela della salute e sappiamo che in questo Paese le facoltà significano discrezionalità, molte volte diventano arbitrio, altre volte possono diventare addirittura libertà di azione incontrollata. Quindi, questo emendamento, tutelando il diritto di difesa, merita l'accoglimento e Forza Italia voterà a favore. PAGINA: 0091 ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io resto, come al solito, perplesso perché si dice qui che questo difensore civico sia nel testo che nell'emendamento acquisisce gli atti relativi alla segnalazione pervenuta e qualora abbia verificato la fondatezza della segnalazione agisce a tutela del diritto leso. Mi sembra un po’ poco in relazione alla lesione della sicurezza delle cure; è una manchevolezza che secondo me renderà ulteriormente, come dire, vano questo tentativo di mettere in piedi un difensore civico così come è stato vano nel passato quello di istituire il difensore civico presso i comuni o altri enti; addirittura, per l'entusiasmo con cui fu introdotto in Italia, prendendo ad esempio la Svezia, nella legislazione comunale e provinciale era previsto che dovesse in un certo senso sostituire quasi il Coreco, poi sappiamo la storia come è andata, e nessuno ricorda più cosa siano i difensori civici. PAGINA: 0091 FILIPPO FOSSATI. Presidente, per quanto riguarda i rilievi dell'onorevole Sannicandro ne parleremo al prossimo emendamento, non siamo a discutere questo ma siamo a discutere il tema della possibilità di affidare al difensore civico queste funzioni da parte delle regioni.
Nell'equilibrio, che ancora esiste, dei poteri fra Stato e regioni potrebbe essere auspicabile – questo pensa l'onorevole Sisto con l'emendamento e anche altri – ma non è possibile, a detta della Commissione affari costituzionali e della Commissione per gli affari regionali, essere così espliciti e prescrittivi nell'indicare questo tipo di affidamento da parte delle regioni. La formulazione che abbiamo trovato è un forte invito e questo invece sta ampiamente nella divisione dei poteri. PAGINA: 0092 MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, a fronte della spiegazione dell'onorevole Fossati tutto torna; ci sarebbe piaciuto che l'onorevole Sisto avesse spiegato la certezza dell'affidamento anche in merito alla sicurezza delle cure in sanità perché nella sicurezza delle cure in sanità non occorre una laurea in giurisprudenza per capire che cosa sia, oltre che il termine cura, una cura, perché se non c’è un atto e con un atto una presa di responsabilità e se in Italia abbiamo una vaghezza, un'inesistenza della definizione di atto medico o sanitario, che dir si voglia, ovviamente avremo anche maggiore difficoltà a capire la certezza della sicurezza delle cure. Per quanto ci riguarda la spiegazione del collega Fossati è assolutamente congrua per cui noi ritiriamo l'emendamento.
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PAGINA: 0013 Intervengono sugli identici emendamenti Lenzi 2.4 e Sisto 2.5 i deputati FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS), MARISA NICCHI (SI-SEL) (Vedi RS), ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS), RAFFAELE CALABRÒ (AP) (Vedi RS) e ARCANGELO SANNICANDRO (SI-SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0092 FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, il parere è favorevole da parte del Governo.
Io ci tengo molto a segnalare come la parola «anonimo» debba scomparire da ogni ipotesi di denuncia che possa essere ritenuta in qualche modo utile per sviluppare un'attività di indagine. Il nostro codice di procedura penale dà alla parola «anonimo» un significato pari a zero, anzi vi è un divieto di considerare le notizie anonime, quindi sarebbe stato estremamente singolare che quello che non è possibile per legge diventasse possibile per una legge successiva. Quindi, l'attenzione di Forza Italia è quella di forte garantismo, da questo punto di vista. I meccanismi devono essere quelli previsti dalla legge, nessuna suggestione e nessun tentativo di stimolare ad un anonimato che credo non faccia onore a nessuno, e dal punto di vista etico e dal punto di vista politico e giuridico. Voteremo ovviamente a favore. PAGINA: 0092 MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, nella scheda tecnica di lettura, nel momento in cui avviene vi è l'affidamento, all'ufficio del difensore civico, della funzione di garante del diritto alla salute disciplinandone la struttura organizzativa che in ogni caso prevede appunto la rappresentanza delle associazioni dei pazienti ed il supporto tecnico; in tale sua funzione il difensore civico può essere adito gratuitamente dai destinatari di prestazioni sanitarie, ovvero dai pazienti, per la segnalazione, anche anonima, di disfunzione del sistema assistenziale. Allora, ci ritroviamo in una fattispecie molto simile al whistleblower, una fattispecie molto simile alla possibilità che l'ANAC già dava di segnalazioni anonime all'interno di enti pubblici, per quanto riguarda disfunzione, sprechi, ruberie, corruttele. In questo caso abbiamo la salute del paziente di mezzo e il legislatore, in questo caso il relatore, ha @pagina=0093@provveduto anche alla possibilità di potere ascoltare il paziente che deve fare una segnalazione, che per qualsiasi ragione magari deve rimanere anonima (possiamo immaginare anche condizioni di povertà, condizioni di stress post-traumatico da un'operazione), però, a un certo punto, magari gli hanno fatto una puntura completamente sbagliata e lui lo vuole segnalare. Allora, vorrei sapere anche da parte dell'onorevole Lenzi, che sicuramente è una persona molto orgogliosa, di motivare per quale ragione vorrebbe levare l'anonimato nella possibilità della segnalazione al difensore, perché qui i conti non tornano. Qual è la paura dell'onorevole Lenzi ? Quale potrebbe essere la sua paura in merito a un paziente che sta lì o a una persona che lavora lì e a un certo punto vuota il sacco ? Perché in alcuni dipartimenti, presidi, distretti eccetera, e persone che lavorano vicino agli uffici amministrativi, molti sanno dell'odore di corruttele che ci sono, del fatto che determinati appalti vengono costruiti su misura come se fossero fatti da un sarto, come se fossero vestiti su misura e vengono esclusi poi molti altri appaltatori, oppure semplicemente veniamo a sapere che, dall'ospedale «Umberto I», da anni, certi infermieri escono con i sacchi pieni di siringhe e di materiale sanitario e non si riesce a denunciare perché c’è un sistema, magari all'Umberto I, molto vicino a un sistema mafioso, in alcune situazioni. Lo sappiamo quando sono stati svenduti e sono spariti tutti i farmaci oncologici dalla medicheria e farmacia dell'Umberto I. C’è voluta un'indagine della Guardia di Finanza, che è andata indietro di cinque, sette anni, che ha fatto vedere come c'era un sistema per far sparire farmaci oncologici, che, come voi sapete, sono estremamente cari. Vorrei sapere dall'onorevole Lenzi qual è il problema, nel caso in cui so che magari un mio collega in ospedale ruba e voglio fare in questo caso una segnalazione al difensore civico, perché magari ci va di mezzo anche un paziente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0093 MARISA NICCHI. Presidente, intervengo per ribadire il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà a questo emendamento, contrario all'utilizzo dell'anonimato ma per una pratica da incentivare, da rafforzare, su cui creare fiducia per la responsabilizzazione e non per la deterrenza a delle forme diseducative che sono alla base della logica anonima, che naturalmente non cancella le debolezze, non cancella le difficoltà, le diseguaglianze, che non possono essere superate da una pratica incivile che mette in discussione anche i fondamenti del nostro ordinamento più civile. PAGINA: 0093 ALFONSO BONAFEDE. Presidente, in realtà non c’è nulla da temere nell'anonimato, nel momento in cui vengono istituiti degli organismi, come in questo caso il difensore civico, che deve garantire, anche in via preventiva, che venga tutelato il diritto alla salute. Quindi, contrariamente a quello che dice il collega Sisto, che quando sente la parola «anonimato» balza subito davanti al microfono per intervenire, in realtà, in questo caso, il difensore civico apprende, per esempio da un paziente o da un operatore nell'ambito sanitario, che c’è una disfunzione organizzativa, quindi non capisco qual è il problema del fatto che il difensore civico, che è preordinato a far funzionare bene la struttura sanitaria, intervenga ad approfondire. Non è che ogni volta che c’è la parola «anonimato» necessariamente si deve votare contro. Posso capire che Forza Italia abbia dei problemi a recepire il fatto che ci possa essere una segnalazione non interessata, ma in realtà tanti cittadini onesti la fanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0094 RAFFAELE CALABRÒ. Presidente, mi scusi ma per il dibattito penso che sia doveroso esprimere l'apprezzamento per l'emendamento dell'onorevole Lenzi e dell'onorevole Sisto. Il non anonimato, la denunzia palese è segno di civiltà, l'anonimato è segno di vigliaccheria e può aprire una serie di difficoltà all'interno degli ambienti di lavoro che sono assolutamente incalcolabili (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)). PAGINA: 0094 ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, voglio semplicemente dire che non vorrei che fra poco cominciassimo pure a suggerire di mettere su un'impalcatura per la segretazione. Mi sembra strano che, come è stato fatto l'esempio, uno abbia subito una puntura sbagliata o gli hanno sbagliato a tagliare la gamba sinistra anziché la destra e debba ricorrere all'anonimato. Credo che sia una cosa proprio irrealistica. Ma al di là di questo, è un dibattito che non si può continuare a portare avanti, perché qui, come è stato detto, c’è un problema di civiltà, è un fatto quasi di sentimenti: chi è propenso alla cultura dall'anonimato e chi invece è propenso alla cultura della responsabilità. Che vogliamo discutere di più ? Non ci convinceremo mai.
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PAGINA: 0014 Intervengono sull'emendamento Sisto 2.8 i deputati FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS) e ARCANGELO SANNICANDRO (SI-SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0095 FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, questo emendamento fa il paio con quello della obbligatorietà della individuazione del Difensore civico come punto di riferimento per la tutela nei microsistemi regionali del diritto alla salute, perché, quando il terzo comma dell'articolo 2 sancisce che il Difensore civico agisce a tutela del diritto leso, non spiega le modalità con cui questa azione deve avvenire. Allora, dare al Difensore civico la responsabilità della segnalazione anche alle autorità amministrative e contabili, e perché no anche penali, credo che costituisca una specificazione non secondaria di come questa tutela possa essere esercitata. Si corre il rischio di una difesa virtuale in cui alla facoltà di nomina non corrisponde una individuazione dei poteri che in concreto ha il Difensore civico. A noi, come componente di Forza Italia, è sembrato giusto sciogliere ogni tipo di perplessità e dare al Difensore civico una specifica funzione, non solo dell'obbligatorietà, ma questo l'Aula ha ritenuto di non accoglierlo, ma almeno dell'obbligo di rivolgersi, quando è il caso, alle autorità competenti, così modulando in concreto la tutela del diritto che gli è affidata. Voteremo a favore. PAGINA: 0095 ARCANGELO SANNICANDRO. Io sono abbastanza perplesso. Mi chiedevo prima quali sono i poteri del Difensore civico che ha ricevuto delle segnalazioni. Questo emendamento in un certo senso cerca di colmare la lacuna, perché, in fin dei conti, non avendo altri poteri, si presuppone, trasmetterà gli atti all'autorità politica amministrativa ovvero giudiziaria. Quindi praticamente diventerà un organo di polizia. Io ho sempre concepito il Difensore civico come un organo di tutela, ma presso la pubblica amministrazione, non fuori, se fosse attinenza dei Carabinieri lo potrei pure capire. Perciò la cosa non mi quadra, caro collega. Quindi, nel dubbio, noi votiamo a favore dei pazienti e dei medici in questo caso.
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PAGINA: 0014 Intervengono sull'emendamento Lorefice 2.10 i deputati GIULIA GRILLO (M5S) (Vedi RS), FILIPPO FOSSATI (PD) (Vedi RS), FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS) e MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0096 GIULIA GRILLO. Grazie Presidente, in questo emendamento noi chiedevamo che venisse soppressa la parte in cui veniva praticamente chiesto che il Difensore civico svolgesse tutte queste funzioni senza che ci fossero nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Adesso noi ci chiediamo come sia possibile che il Difensore civico, che già laddove esiste svolge delle funzioni, possa svolgere tutte queste altre funzioni che io informo l'Aula sono quelle di essere il garante del diritto alla salute, e quindi essere adito gratuitamente da ciascun soggetto destinatario di prestazioni sanitarie, di acquisire gli atti relativi alla segnalazione pervenuta e, qualora abbia verificato la fondatezza della segnalazione, agire a tutela del diritto leso e poi ovviamente interfacciarsi con il centro per la gestione del rischio sanitario. Allora, dire che il Difensore civico debba fare tutto questo, senza che le regioni possano disporre di risorse economiche, è semplicemente ridicolo.
A questo aggiungo che la sottosegretaria De Micheli oggi ha detto in Commissione bilancio una cosa che mi ha lasciato veramente senza parole e mi auguro che la verbalizzazione della Commissione avvenga in maniera perfetta perché sarà mia cura domani stesso inviare il resoconto della Commissione alla Conferenza permanente Stato-regioni. La sottosegretaria ha detto testuali parole: le regioni non possono spendere un euro in più per questa proposta di legge. Cosa faranno quelle regioni che per caso, nonostante i tagli che questo Governo ha inflitto alla sanità, ricordiamolo, di quasi 4 miliardi, avessero la volontà di veramente attuare questa legge ? Questa legge che altrimenti sarà solo carta straccia, a parte la depenalizzazione dell'atto medico e l'intervento sulla responsabilità contrattuale, che sarà praticamente inutile e che allora tanto valeva che la facesse la Commissione giustizia. La sottosegretaria De Micheli ha detto che le regioni non devono spendere un centesimo. Io voglio vedere che accadrà tra un anno, visto che voi sulla sanità fate così: parlate, parlate, parlate, e non fate niente, tant’è vero che non andate a verificare. Potete leggere lo stenografico di una mia interpellanza dove chiedevo conto al sottosegretario De Filippo dei tagli inferti col decreto enti locali, a cui il sottosegretario mi ha risposto «non sappiamo niente, non sappiamo se sono stati fatti questi tagli e se sono state applicate le riduzioni dei costi dei contratti eccetera, eccetera». Tra un anno vediamo chi nelle regioni ha veramente garantito questa funzione al Difensore civico. Io posso scommettere con voi qualunque cosa, non gioco d'azzardo, quindi di basso valore naturalmente, che non avrete fatto assolutamente nulla e vi sarete dimostrati ridicoli nei confronti dei cittadini e della tutela del diritto alla salute per l'ennesima volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0096 FILIPPO FOSSATI. Presidente, in primo luogo noi stiamo parlando, nell'emendamento al comma 4, dell'articolo 2, non delle funzioni del Difensore civico, ma dell'istituzione, regione per regione, del Centro per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente che evidentemente, essendo una funzione tecnica, sarà nelle regioni a cura del Dipartimento della salute o della sanità, come le regioni lo @pagina=0097@chiamano, quindi una misura organizzativa da poter tranquillamente svolgere con il personale che ogni regione ha ampiamente nella direzione generale.
Il secondo punto è che questo provvedimento, come altri, ha anche la finalità di intervenire per produrre risparmio nel sistema attraverso il contrasto della medicina difensiva, quindi vedremo qui, nel corso degli emendamenti, nel corso dell'approvazione dei vari articoli, come l'obiettivo della legge sia quello non di assecondare i fantomatici tagli, ma di produrre risparmi per reinvestire proprio sulla sicurezza del paziente. PAGINA: 0097 FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, ripristinata da parte di chi mi ha preceduto l'esatta centratura dell'emendamento che riguarda il Centro per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente che raccoglie i dati regionali sugli errori sanitari e sul contenzioso e li trasmette all'Osservatorio nazionale sulla sicurezza di cui all'articolo 3, io devo dire che, se in XII Commissione c’è stato un comune sentire, sia pur con diverse prospettive, è stato quello di creare un provvedimento nell'interesse del paziente, vero, che potesse in qualche modo funzionare.
E questo comune sentire corre il rischio, ove questo emendamento non fosse accolto, di piombare in quella virtualità di tutele che tutti quanti vogliamo esorcizzare. Infatti, è evidente che un centro di raccolta dati, può mai essere implementato senza prevedere la possibilità di un investimento su questo centro ? In altre parole, a legislazione vigente e senza ulteriori oneri. Vuol dire che non si farà o che, se si farà, non funzionerà. Io penso che per tutelare la salute noi dobbiamo avere il coraggio di investire, prima sulla salute e, poi, su altro. Se questo centro deve funzionare e deve avere una sua autonomia, dire che non si deve spendere un euro in più di quello che c’è, significa condannarlo sostanzialmente a non funzionare. E non si dimentichi – lo dico al relatore e al Governo – che questo non è un centro per la raccolta delle vignette sulla sanità, ma è quello che si deve occupare di trasmettere i dati all'Osservatorio nazionale sulla sicurezza di cui all'articolo 3. Quindi, credo che mai come in questo caso un accantonamento, un ripensamento di relatore e Governo sullo svincolo, sugli investimenti sulla salute di un centro raccolta dati così importante, che non esaurisce su se stesso il compito, ma addirittura trasmigra verso un osservatorio nazionale, debba essere un must. Se crediamo nella tutela della salute, queste clausole di invarianza finanziaria sono davvero impertinenti. Noi voteremo a favore di questo emendamento, ma la richiesta è quella di accantonarlo per una migliore riflessione da parte di relatore e Governo sull'effettività della tutela che si vuole apprestare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). PAGINA: 0097 MASSIMO ENRICO BARONI. L'emendamento è molto semplice. Noi abbiamo già dichiarato in discussione generale e anche in Commissione bilancio che continuare ad affermare che questa proposta di legge possa attuarsi a costo zero, senza investire un centesimo e recuperare magari addirittura i 4 miliardi di euro di tagli alle regioni che sono stati previsti dalla Lorenzin e dai provvedimenti in stabilità e quant'altro, sia una vera e propria truffa, sia una fandonia, non è possibile. Infatti, la fatica di raccogliere i dati, sistematizzarli e trasmetterli è una fatica enorme per cui istituiamo un centro per la gestione del rischio sanitario ad isorisorse con le stesse persone che lavorano e che @pagina=0098@già lavoravano. Si vede che voi avete deciso che non avevano nulla da fare, per cui altre tre ore al giorno, tre impiegati le possono dedicare alla raccolta, alla sistematizzazione e alla trasmissione dei dati all'Osservatorio nazionale. Questa è la presunzione e l'arroganza e anche la falsità del Governo in merito a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PAGINA: 0014 PRESIDENTE (Vedi RS). Rinvia il seguito del dibattito alla seduta di domani.
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PAGINA: 0098 PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 2.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0015 Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)
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PAGINA: 0098 Sull'ordine dei lavori e per la risposta a uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20,30).
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PAGINA: 0015 Interviene, per sollecitare la risposta ad un suo atto di sindacato ispettivo il deputato GIORGIO AIRAUDO (SI-SEL) (Vedi RS), ed intervengono sull'ordine dei lavori i deputati LUIGI GALLO (M5S) (Vedi RS) e FRANCESCA LA MARCA (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0098 GIORGIO AIRAUDO. Per chiedere, attraverso lei, se è possibile, di sollecitare il Governo a rispondere a una mia interrogazione a risposta scritta, presentata l'11 novembre 2013. In questa interrogazione si chiedeva al Governo conto di che cosa intendeva fare dopo l'annuncio di una possibile iniziativa giudiziaria, che nel frattempo è arrivata alle prime udienze, riguardante l'amianto, le morti da amianto, le possibili responsabilità nei confronti dell'allora proprietario dell'Olivetti De Benedetti e dell'allora amministratore delegato Passera rispetto appunto a delle morti legate all'amianto.
Tra l'altro, in questo procedimento si chiede, proprio in questi giorni, una prosecuzione del mandato per altre indagini su siti dell'Olivetti. Noi pensiamo che il Governo debba dare una risposta. Non esistono morti legate all'amianto di serie A e morti di serie B e non esistono proprietari buoni e proprietari cattivi. Questo vale per Casale e vale per Ivrea. Quindi, chiederei a lei di sollecitare una risposta a questa interrogazione, che è l'unica depositata in questa Camera su questo caso e che lascia qualche sospetto rispetto alle difficoltà a parlare, diciamo, di uomini amici di questo Governo. PAGINA: 0099 LUIGI GALLO. Presidente, tutti i giorni noi vediamo arrivare davanti ai nostri occhi delle bollette pazze per il consumo dell'acqua. Oggi scopriamo che le pratiche scorrette sono sistematiche e dovute alla mancata lettura periodica dei contatori o alla mancata acquisizione delle autoletture comunicate dagli utenti; fatture basate su stime rilevatesi errate o eccessivamente elevate. Ci sono commercianti che ricevono 27 mila euro di bollette per un solo mese e utenti normali che ricevono bollette di 7 mila euro. Tutto questo è stato finalmente sanzionato dall'Antitrust e coinvolge ACEA, GORI, CITL e Publiservizi. Il MoVimento 5 Stelle non è sorpreso di questa sentenza perché in questi anni ha fatto le opportune segnalazioni all'Autorità per l'energia elettrica il gas ed il sistema idrico e ha anche costituito una rete di professionisti per difendere i cittadini vessati dalle irregolarità dei gestori come con lo «Scudo No Gori». Questa però non è una faccenda che si può chiudere con una sanzione; qui c’è un sistema malato di privatizzazione dell'acqua che questo Governo persegue, spingendo verso la creazione di quattro, cinque gestori nazionali privati, tra cui c’è anche ACEA, guidata da Alberto Irace, il pupillo di Renzi. Il Governo ne è dentro fino al collo ed è telecomandato dalle lobby dell'acqua. La maggioranza dei cittadini di questo Paese si è già espressa con un referendum e chiede acqua pubblica. I cittadini li porteremo quest'anno dentro al Parlamento con la proposta di legge di iniziativa popolare a prima firma Daga che chiede la ripubblicizzazione dei servizi per l'acqua pubblica e chiude i rubinetti ad assunzioni clientelari e a finanziamenti illeciti dei partiti fatti attraverso le partecipate con i soliti carrozzoni politici. Chiediamo il sostegno di tutti i cittadini; magari riescono anche a convincere il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0099 FRANCESCA LA MARCA. Grazie Presidente. Venerdì 22 gennaio nel piccolo paese di La Loche, nella provincia canadese del Saskatchewan, un giovane armato è entrato nel complesso scolastico locale ed ha ucciso quattro persone, ferendone diverse altre, due delle quali versano in gravi condizioni. Questa ennesima notizia di violenza omicida ci riempie di sgomento e di grande tristezza. Niente ferisce di più della violenza perpetrata a danno di persone innocenti e niente è più inquietante del dover constatare, come in questo caso, che la violenza può diventare un modello di comportamento anche per ragazzi poco più che adolescenti, i più indifesi rispetto ai messaggi di ogni genere che provengono dai diversi canali di comunicazione, tanto più se questi eventi poi ricadono in centri destinati alla formazione dei giovani e in comunità aliene da spirito di violenza, come quella di La Loche. Da cittadina italiana e canadese vorrei unirmi al dolore dei familiari, ai sentimenti della popolazione di La Loche e al turbamento profondo del popolo canadese. Da parlamentare italiana penso di poter esprimere alle autorità canadesi, anche a nome di tutti i colleghi deputati, il rammarico e la partecipazione della Camera e del popolo italiano, profondamente legato a quello canadese da storici vincoli di amicizia.
Questo ulteriore e drammatico evento conferma, purtroppo, che la lotta contro la violenza e l'impegno per la sicurezza dei cittadini rappresentano priorità inderogabili del nostro tempo sia a livello globale che a livello locale. Affinché questi episodi non si ripetano dobbiamo moltiplicare il nostro impegno istituzionale e politico e unire le energie morali e civili per perfezionare gli strumenti di prevenzione e sviluppare la collaborazione, anche a livello transnazionale, con lo scopo di fermare, in tutti i modi possibili, le mani omicide.
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PAGINA: 0015 Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)
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PAGINA: 0099 Ordine del giorno della seduta di domani.
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:
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PAGINA: 0099 PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
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PAGINA: 0015 La seduta termina alle 20,40.
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