PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
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La seduta comincia alle 9.
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Missioni. (Vedi RS)
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Missioni.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono sessantanove.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Michele Bordo, Brambilla, Caparini, Cicchitto, D'Incà, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Fassina, Giancarlo Giorgetti, Legnini, Gianluca Pini, Pisicchio, Realacci, Sani, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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Informativa urgente del Governo sull'evasione di un detenuto presso il carcere di Genova che usufruiva di un permesso premio. (Vedi RS)
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Informativa urgente del Governo sull'evasione di un detenuto presso il carcere di Genova che usufruiva di un permesso premio.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica la prevista articolazione del dibattito.
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'evasione di un detenuto presso il carcere di Genova che usufruiva di un permesso premio.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
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ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia (Vedi RS). Rende all'Assemblea l'informativa urgente all'ordine del giorno.
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ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, il lungo percorso criminale del detenuto Bartolomeo Gagliano può suddividersi in due fasi. Sulla base di quanto riferito dal presidente del tribunale di sorveglianza di Genova, risulta che le sue vicende giudiziarie iniziano il 16 gennaio 1981, quando viene tratto in arresto per omicidio, e proseguono con la commissione di altri gravi reati, in particolare i delitti di omicidio plurimo e tentato omicidio, sequestro di persona, sostituzione di persona, porto d'armi, minaccia ed altro, fatti commessi fino al 1990. Inoltre, il 22 maggio del 2000 risponde dei reati, di cui alla sentenza del tribunale di Genova, ossia armi, minaccia, danneggiamento, stupefacenti e ricettazione, del 1998.
Per tutti questi fatti, Gagliano è stato assolto per vizio totale di mente e sottoposto alle misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una prima volta sino al 1997, quando la misura è stata trasformata in obbligo di permanenza in casa di lavoro per la durata minima di due anni, e una seconda volta, dall'8 marzo 1999 al 20 luglio 2001, quando si aveva una nuova trasformazione della misura di sicurezza psichiatrica in casa di lavoro.
Il 1o dicembre 2002 è stata dichiarata cessata la pericolosità e revocata la misura di sicurezza e Gagliano è stato in libertà sino alla commissione dei reati per i quali rientra in carcere il 16 agosto del 2006. L'ultima detenzione di Bartolomeo Gagliano, che, come ho detto, ha avuto inizio il 16 agosto 2006, dipende dal provvedimento di cumulo della procura della Repubblica di Savona del 19 novembre 2011 che somma quattro sentenze di condanna per rapina e violazione di domicilio del 5 e 9 maggio 2005, per danneggiamento di edifici pubblici del 10 maggio 2005 e per tentata estorsione in concorso. Il termine della pena è fissato al 28 aprile 2015. Risulta tuttora una pendenza per violenza sessuale nel 2005 con condanna non definitiva alla pena diminuita per vizio parziale di mente di quattro anni di reclusione. Nel corso dell'esecuzione, a partire dall'agosto 2009, data del suo rientro dal ricovero in osservazione dall'ospedale psichiatrico giudiziario, ricovero effettuato in ragione dello stato depressivo nel quale il soggetto era caduto in coincidenza della morte del padre, risultava una situazione di compenso psichico-patologico stabile evidenziata, come riferito dal presidente del tribunale di Genova, dalle relazioni psichiatriche in data 21 luglio 2010, 11 e 24 agosto 2010 e 5 marzo 2012.
Le varie istanze di benefici penitenziari proposte dal detenuto venivano tuttavia sempre respinte, nonostante il parere favorevole della direzione del carcere. Solo in occasione del rigetto del 18 marzo 2011, per la residua pericolosità sociale, la direzione avrebbe fornito un parere contrario. Il provvedimento più recente è costituito da un'ordinanza a seguito di reclamo presentata avverso il rigetto di permesso premio in data 27 febbraio 2013.
Tale provvedimento è stato emesso anche sulla base di accertamento peritale che, pur ritenendo una residua pericolosità sociale, evidenziava una riduzione della stessa grazie a fattori come la graduale remissione del disturbo con l'età, dimostrata dal comportamento tenuto negli ultimi anni, la non necessità di terapie farmacologiche, la collaborazione riscontrata e le buone capacità intellettive.
Il tribunale ravvisava come un elemento critico la mancanza di un collegamento con il servizio esterno di salute mentale che potesse prendere in carico Gagliano con l'avvicinarsi dall'uscita dal carcere. In tal senso la relazione sanitaria dell'11 giugno 2013 riferiva – cito testualmente – «nel corso delle ultime visite psichiatriche effettuate, sempre vigile, lucido e orientato nei parametri di realtà, tranquillo, disponibile ai colloqui, collaborativo e sufficientemente adeguato nelle modalità razionali. Risultava a tratti vagamente rivendicativo, senza tuttavia evidenziare spunti deliranti. Non si sono manifestate nel corso delle visite alterazioni del tono dell'umore né dello spettro ansioso tali da necessitare l'avvio di trattamento farmacologico continuativo. Non si sono riscontrati segni né sintomi psicotici produttivi di stato di acuzie. Allo stato attuale non assume psicofarmaci che, in base al quadro psichico riscontrato, non risultano strettamente necessari».
La condotta penitenziaria risultava priva di rilievi disciplinari e, in alcune occasioni, addirittura oggetto di elogio da parte della polizia penitenziaria. Su queste basi la magistratura di sorveglianza sollecitava la presa in carico da parte del servizio di salute mentale nel corso degli eventuali permessi che veniva assicurata con appuntamenti fissati preventivamente dagli operatori. A seguito di tale istruttoria e sulla base delle risultanze acquisite, con provvedimento in data 17 agosto 2013, veniva concesso un primo permesso premio accompagnato da prescrizioni cautelari, provvedendo all'accompagnamento da parte del cappellano. All'esito del primo permesso si aveva un riscontro positivo circa la condotta del detenuto sia da parte del cappellano sia da parte della madre e del servizio di salute mentale. Infine, con relazione del 3 settembre 2013, il servizio di psichiatria dell'istituto evidenziava osservazioni sovrapponibili a quelle delle relazioni in data 11 giugno 2013. Anche in questo caso, cito testualmente: «il soggetto, con adeguata risonanza emotiva, riferiva circa il permesso svoltosi in data 26 agosto 2013 nel corso del quale non erano stati segnalati elementi di rilievo a livello psicopatologico».
Il secondo permesso viene concesso con provvedimento del 21 novembre, con la previsione dell'accompagnamento negli spostamenti del fratello, con il divieto di allontanamento dal domicilio, salvo che per recarsi all'appuntamento con il dipartimento di salute mentale.
Il 15 dicembre scorso fruisce di tale permesso e, in questa occasione, com’è noto, non ha fatto rientro in istituto, e sembra, da quanto si è appreso, che si sia reso responsabile di un grave episodio di rapina. Una circostanza che intendo immediatamente chiarire riguarda il fatto che sia il magistrato di sorveglianza che il carcere di Genova erano perfettamente a conoscenza dell'intero percorso personale e criminale del detenuto. Risulta in modo evidente come il giudice abbia avviato un'istruttoria chiedendo all'istituto penitenziario e al servizio psichiatrico del carcere tutte le notizie necessarie proprio partendo da una valutazione dell'ampio curriculum criminale di Gagliano. Tengo in particolare a precisare questo punto per sgombrare il campo dall'equivoco ingenerato dalle prime dichiarazioni rese dal direttore del carcere di Marassi che sembrava sostenere che il carcere non aveva avuto conoscenza dell'intera storia criminale del detenuto, cosa che, come ho detto, è smentita dalla corrispondenza intercorsa tra la direzione del carcere e la magistratura di sorveglianza.
Il giudice di sorveglianza, dunque, ha concesso il permesso sulla base di tutti gli elementi di conoscenza che erano necessari al fine di adottare quella delicata decisione stando alle risultanze sino ad ora acquisite.
Una seconda osservazione che può essere allo stato svolta è che, mentre in una prima fase le istanze di permesso sono state tutte rigettate, con l'approssimarsi della data di liberazione di Gagliano, il giudice, sulla base dei pareri e delle relazioni richiamate, ha ritenuto di concedere due permessi proprio al fine di preparare il detenuto all'uscita definitiva dal carcere, determinando la presa in carico da parte del locale dipartimento di salute mentale. Tuttavia non vi è dubbio che la vicenda ha destato allarme e preoccupazione nell'opinione pubblica.
Di questo, nel rispetto dell'autonomia ed indipendenza del giudice, intendo farmi carico, anche approfondendo ulteriormente l'accaduto. Per questo motivo, ho disposto che venga condotta una completa indagine conoscitiva.
Infine, credo sia opportuno proporre a quest'Aula una riflessione più ampia e pacata sull'istituto del permesso premio, che costituisce – insieme ad altre misure come l'affidamento in prova, la semilibertà e il lavoro all'esterno – uno strumento essenziale per il reinserimento sociale dei detenuti, secondo quanto disposto dall'articolo 27 della Costituzione repubblicana.
I permessi servono a coltivare, in prossimità dall'uscita dal carcere, gli affetti familiari, a riprendere contatti con il territorio e ad evitare che si ripresentino le condizioni che hanno condotto al delitto. Si tratta, in altri termini, di un meccanismo che deve produrre più e non meno sicurezza. A questo proposito, i dati oggettivi sono estremamente significativi: nel 2010 sono stati concessi 19.662 permessi e solo in 38 casi vi è stato un mancato rientro; nel 2011 sono stati concessi 21.923 permessi, con 48 mancati rientri; nel 2012 vi sono stati 25.275 permessi, con 52 mancati rientri ed analoghi sono i dati del 2013. Si tratta di una percentuale di violazione di molto inferiore all'1 per cento, senza contare che, nella maggior parte dei casi, gli evasi vengono ricondotti all'interno del carcere.
Invito a riflettere su questi dati: se si cercano altri episodi di mancati rientri da permessi, se ne troveranno. Qualcuno ha citato un fatto avvenuto qualche giorno fa a Pescara. In questo caso, il detenuto, secondo le prime informazioni acquisite, sarebbe stato liberato il prossimo mese di giugno. Anche in questo caso sono, comunque, in corso gli accertamenti necessari. Sono numeri, comunque, compatibili.
Come è noto, sono analoghi i dati sulle altre misure, come pure ampiamente conosciute le statistiche, che dimostrano il notevole abbassamento dei tassi di recidiva per chi espia la pena con misure diverse dal carcere. Non è, dunque, da un singolo episodio – sul quale ribadisco essere necessari ulteriori approfondimenti – che possono essere tratte conclusioni affrettate od emotive sulla valenza complessiva di istituti irrinunciabili per l'attuazione del principio costituzionale della rieducazione della pena.
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Intervengono sull'informativa resa dal Ministro della giustizia i deputati WALTER VERINI (PD) (Vedi RS), TANCREDI TURCO (M5S) (Vedi RS), GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI (Vedi RS) (FI-PdL), LUIGI LACQUANITI (SEL) (Vedi RS), DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS), GIOVANNI MONCHIERO (SCpI) (Vedi RS), NICOLA MOLTENI (LNA) (Vedi RS), GAETANO PIEPOLI (PI) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI) (Vedi RS) e PIA ELDA LOCATELLI (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI).
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WALTER VERINI. Signor Presidente, voglio dire subito che anche noi, di fronte alla notizia della fuga di Gagliano a Genova, ma anche dell'episodio del detenuto Esposito a Pescara, abbiamo provato rabbia e indignazione. Come milioni di italiani, infatti, anche noi pensiamo che non sia possibile e che non sia giusto che possano accadere fatti del genere.
Il Ministro adesso ci ha fornito una prima parziale informativa, dalla quale si evincono alcuni passaggi significativi della vicenda, ma che non chiarisce tutte le ombre che ci sono state. Ci ha fornito una prima informativa dopo che nelle ore successive alla fuga erano rimbalzate da Genova incredibili e sconcertanti dichiarazioni, in qualche modo smentite dal Ministro, secondo le quali non sarebbe stato a conoscenza delle autorità carcerarie il pesantissimo curriculum criminale e psichiatrico del detenuto Gagliano. Dichiarazioni, tra l'altro, smentite proprio stamattina anche sui giornali da alti soggetti coinvolti nella gestione del fascicolo Gagliano.
Questi «balletti e scarichi» di responsabilità, che sono emersi sulla stampa, lasciano francamente sconcertati. Chiediamo, perciò, al Governo, con ancora maggior forza, Ministro, quello che chiedono tutti i cittadini italiani e, come prima cosa, intensificare, moltiplicare in queste ore tutti gli sforzi delle forze dell'ordine, che sono già in atto naturalmente, per riassicurare al più presto alla giustizia Gagliano e anche Esposito. Ma, accanto a questo, chiediamo e ribadiamo che siano rigorosamente accertate responsabilità soggettive nella catena della gestione del detenuto. Ci sono stati errori, cortocircuiti, sottovalutazioni, leggerezze, analisi sbagliate ? Se ci sono state, devono emergere, non per spirito punitivo, ma perché è semplicemente giusto e doveroso.
E perché il Paese e il Parlamento, proprio nel momento in cui sono impegnati in un lavoro serio e difficile di umanizzazione delle carceri, debbono poter conoscere i limiti di una macchina organizzativa, debbono poter riflettere sui ventisette anni di funzionamento di una legislazione che io – noi – consideriamo civile e positiva, ma che può avere falle applicative; come, per esempio, ci richiama dignitosamente a fare la presidente dell'associazione «Vittime del dovere», Emanuela Piantadosi, orfana, figlia di un ufficiale ucciso da un ex detenuto.
È necessario sapere, poi, come funzionano le banche dati ministeriali del DAP, il registro delle persone detenute, come viene gestito; capire anche, per fare un altro esempio, i motivi dei ritardi, che si vogliono in parte colmare con il recente decreto, circa l'uso costante di uno strumento che noi consideriamo utile come il braccetto elettronico, che fin qui, per la verità, di notevole ha avuto soltanto i suoi costi.
È indispensabile, insomma, evidenziare oltre che eventuali responsabilità soggettive di medici, psicologi, psichiatri, giudici di sorveglianza, magistrati, direzione del carcere, anche disfunzioni e limiti strutturali, perché vicende come queste non accadano. Al più presto dobbiamo farlo, perché non dobbiamo, e lo dico con chiarezza, fare di ogni erba un fascio – ha avuto alcuni accenni che condividiamo – o, per usare un'altra frase fatta, non dobbiamo «buttare con l'acqua sporca anche il bambino». Due evasioni, però, in ventiquattro ore – diciamo così, almeno siamo venuti a conoscenza di questi episodi nell'arco di ventiquattro ore – di detenuti ammessi ai benefici di legge sono un fatto sconcertante. TANCREDI TURCO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, Ministro, quanto è successo è di una gravità inaudita. Per le strade della Liguria, d'Italia o, forse, d'Europa gira un pluriomicida armato e infermo di mente, Bartolomeo Gagliano. A lui si è aggiunto – notizia delle ultime ore, come ha già ricordato anche lei – Pietro Esposito, anch'esso in permesso premio, accusato di due omicidi, tra cui quello di una giovane di ventitré anni, torturata e uccisa, evaso qualche giorno fa dal carcere di Pescara.
Tornando a Gagliano, il pubblico ministero Alberto Landolfi lo ha definito come un soggetto altamente pericoloso. Al momento di un interrogatorio, alcuni anni fa, in uno scatto d'ira, cominciò a prendere a testate i mobili dell'ufficio. Questa brevemente è la carriera delittuosa di Gagliano. Il primo delitto risale al 1981, quando uccise, sfondandole il cranio, una prostituta.
Venne condannato a otto anni di manicomio criminale, ma sfruttando una licenza concessa dai medici, nel 1983, sequestrò un'intera famiglia, spianò la pistola alla tempia di un tassista e minacciò un vigile urbano. Inseguito dai carabinieri, iniziò a sparare a casaccio tra gli studenti, ferendo una diciassettenne. Evase dal manicomio nel 1989, assassinando poco dopo, a colpi di pistola, un transessuale uruguayano e un travestito e poi ferendo gravemente una prostituta. Nell'aprile del 1990 sparò alla fidanzata ferendola, poi fuggì. Dopo un giorno e due notti si presentò spontaneamente ai medici dell'ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Questa, quindi, in sintesi, la carriera criminale di Gagliano.
Il direttore del carcere di Marassi di Genova ha dichiarato, sue testuali parole: «Noi non sapevamo che aveva quei precedenti penali, per noi era un rapinatore. Abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006 e lo indica come rapinatore». Queste dichiarazioni sono scandalose e gravissime, perché non è possibile che con un curriculum di tre omicidi, uno stupro, sei evasioni, estorsioni e rapine si risponda: per noi era solo un rapinatore, non sapevamo i dettagli di tutto quello che ha fatto. Ora, nelle città liguri, e non solo, la paura si diffonde a macchia d'olio, paura soprattutto tra le prostitute.
Ministro, ci aspettiamo che i responsabili, e cioè quei distratti tutori dell'ordine che gli hanno aperto benevolmente le porte del carcere, paghino le loro irresponsabilità. Le dichiarazioni di chi ammette che nessuno era al corrente dei precedenti criminali del serial killer confermano la totale inefficienza della pubblica amministrazione. Questa è una sconfitta per tutto l'apparato repressivo, che dimostra, sempre di più, superficialità e approssimazione.
Da lei, Ministro, ci aspettiamo delle misure immediate per porre rimedio all'arretratezza del sistema informatico e delle misure di prevenzione. Occorre una vera e propria verifica all'interno del DAP, che ha il compito, tra l'altro, di garantire la sicurezza e il recupero dei carcerati. Da tempo i sindacati della polizia penitenziaria denunciano i limiti a gestire, in maniera soddisfacente, il popolo dei detenuti. Ci aspettiamo, quindi, che saltino alcune poltrone; ci aspettiamo da lei un segnale forte per porre rimedio a un sistema pieno di crepe. Ma, sia chiaro, non sarà certo il suo ultimo decreto, l'ennesimo decreto «svuota carceri» a risolvere questi problemi né, men che meno, un ennesimo indulto.
Qui occorre fare una seria riflessione sul principio della certezza della pena. Gagliano ha sulla coscienza tre omicidi, innumerevoli altri reati e un turbinio di scarcerazioni, una grazie anche allo stesso indulto del 2006, emblema delle cosiddette porte girevoli del nostro sistema penitenziario. Quindi, Ministro, lasci stare l'abnorme spreco dei braccialetti elettronici – che vedono, tra l'altro, suo figlio dipendente della Telecom – l'innalzamento dei servizi sociali da tre a quattro anni di pena o uno scriteriato aumento dello sconto di pena per buona condotta. Questo Paese, il nostro sistema giudiziario e il nostro sistema penitenziario hanno bisogno di altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signora Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, abbiamo ormai tutti ben chiaro quanto è accaduto a Genova mercoledì scorso e, quasi si trattasse di fatti di normale amministrazione, abbiamo appreso con preoccupante e colpevole ritardo di una seconda evasione a Pescara. L'abbiamo appreso con cinque giorni di ritardo; mentre oggi noi parliamo in quest'Aula è probabile che apprenderemo di un'ulteriore evasione, che scopriremo a distanza di giorni.
Viviamo in un sistema in cui ormai il delitto è più materia di gossip mediatico che di interesse degli organi preposti a prevenirlo e, nel caso, a sanzionarlo. Tanto derivo dalle osservazioni che a svolgere autonomamente, ritengo senza alcun coordinamento con le forze di polizia, una attività a tutti gli effetti investigativa è stata da subito, a poche ore dall'evento, la trasmissione televisiva Chi l'ha visto. È su questo che noi dobbiamo riflettere, signora Ministro. È evidente che su questo aspetto, di una gravità inaudita, ci sia veramente da riflettere e da preoccuparsi.
I fatti sono chiari, lo hanno anche specificato i colleghi che mi hanno preceduto: vi è Bartolomeo Gagliano, 55 anni, serial killer, accusato di ben tre omicidi (due prostitute ed un omosessuale), ma soprattutto soggetto mentalmente disturbato, così come riconosciuto nell'ambito di un processo a cui nel passato è stato sottoposto in osservazione al CIM, così come, peraltro, lei nella sua relazione ha specificato.
Forse è ancora più grave l'evasione di Pietro Esposito, sicario della camorra, uno dei protagonisti della barbara uccisione dopo la tortura di una donna nell'ambito della faida di Scampia, che scontava una condanna per aver partecipato a due omicidi e per altri reati minori.
Quello che sconcerta è la considerazione della sua relazione in ordine a quello che è l'elenco che le è pervenuto tanto dal carcere quanto dal tribunale di sorveglianza, e nulla è stato detto, caro Ministro, in ordine a quello che si è fatto e in ordine a quello che si deve fare. Lei sa, la mia parte politica non certamente qui lancia accuse nel vuoto, sappiamo anche perfettamente il suo ruolo difficile, lo comprendiamo, lo comprende il sottoscritto, che è operatore di giustizia da oltre trent'anni, però è vero anche che non si possono non considerare le gravissime dichiarazioni del direttore del carcere, il quale, nell'imminenza dei fatti, rispetto ai cittadini italiani, risponde: non noi sapevamo che si trattava di un serial killer.
È chiaro che oggi ci aspettiamo da lei una consequenzialità in ordine a determinati comportamenti di efficienza. Cioè, un direttore del carcere che ha la responsabilità della struttura non conosce qual è il fascicolo del detenuto per il quale è stato concesso il premio, ma che in ogni caso è detenuto presso il suo ufficio ! È sconcertante ! Obiettivamente è qualcosa a cui non riusciamo a dare risposte e mette ancora più in difficoltà il suo compito.
Ancora, abbiamo Luigi Pagano che dice: stiamo valutando gli atti e a mio parere il permesso di Gagliano non è stato un errore. Io non lo so, ma dalla sua stessa relazione obiettivamente forse andava fatta una riflessione diversa, perché vi era stata... LUIGI LACQUANITI. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signora Ministro, grazie per essere venuta qui oggi a riferire su questo caso, nell'ambito dei suoi doveri istituzionali. Io credo che la prima cosa che dobbiamo chiederle a gran voce è che Bartolomeo Gagliano sia assicurato alla giustizia al più presto.
Ce lo chiedono i cittadini, che sono comprensibilmente preoccupati per la presenza nelle nostre strade di questo detenuto evaso, che stava scontando una pena detentiva per rapina ma che, lo ricordo anch'io, aveva tra i propri precedenti due efferati omicidi. La condizione, diagnosticatagli a suo tempo, di incapacità di intendere e di volere non garantisce certo i cittadini sulla loro sicurezza.
Ovviamente ce lo chiede il nostro ordinamento che non potrebbe reggersi senza la certezza della pena, principio cardine di ogni moderno sistema penale. Certezza della pena non significa solo la puntuale applicazione delle pene nel rispetto dell'ordinamento; certezza della pena significa anche la piena e corretta applicazione dell'ordinamento penale, col suo sistema di aggravanti attenuanti, e del sistema penitenziario, con le sue finalità che la Costituzione individua nella dimensione preventiva del reato, nella dimensione rieducativa del condannato, ma che non esclude nemmeno la dimensione retributiva della pena.
Per tutto questo, ministro Cancellieri, ci risultano francamente inaccettabili le dichiarazioni che anch'io ricordo qui, del direttore del carcere di Genova che abbiamo appreso dalla stampa: «Non sapevamo che avesse quei precedenti, per noi era un rapinatore».
Signora Ministro, questa è un'affermazione inaccettabile non solo perché fa riferimento ad un detenuto che, se dobbiamo stare appunto a quanto riferiscono i media, l'istituzione carceraria dove stava scontando la sua pena solo dopo l'evasione scopre essere un pluriomicida, ma è inaccettabile anche per un altro motivo. Sappiamo bene come le condizioni inumane di gran parte del nostro sistema penitenziario non siano in grado di garantire effettivamente la finalità riabilitativa del condannato, cui accennavo poc'anzi.
Ma come può essere garantita questa funzione senza un corretto quadro psicologico del detenuto da parte delle strutture predisposte, intracarcerarie ed extracarcerarie ? Quadro psicologico, che nel caso di Gagliano, pluriomicida, ma anche incapace di intendere e di volere, diventa corretto e ampio quadro clinico.
Per questo non riusciamo a credere, non vogliamo credere a quella dichiarazione del direttore del carcere di Genova. Noi oggi, signora Ministro, Le chiediamo di fare in modo che Gagliano sia assicurato alla giustizia, ma le chiediamo anche che puntualmente si verifichino eventuali negligenze in capo alla direzione del carcere di Genova e a tutte le strutture che dovevano essere preposte a seguire questo detenuto.
Tuttavia, a mio avviso, onorevoli colleghe e colleghi, questo è solo una parte del problema che oggi è all'esame di questa Assemblea; poi vi è l'altra parte del problema. L'altra parte del problema, signora Presidente, non sono tanto le condizione invivibili delle nostre strutture carcerarie. Di questo abbiamo avuto modo di parlare più volte in questa sede e vi ho appena accennato anche io. Ce le ricorda anche l'associazione Antigone nel suo consueto rapporto, appena reso pubblico, sulle condizioni di detenzione in Italia.
L'altra parte del problema è come sia possibile che il caso di un detenuto evaso, che va assicurato alla giustizia, possa diventare argomento per sollevare strumentalmente l'ennesima polemica politica che mira ad attaccare le scelte che il suo Ministero, signora Cancellieri, sta compiendo per rendere più umane le condizioni inumane e vergognose in cui versano le carceri italiane. L'ennesima polemica politica che mira ad attaccare le scelte dello sconto della pena, scelte che non hanno certo come obiettivo la fuga dei detenuti, ma la loro rieducazione.
Abbiamo sentito le parole del MoVimento 5 Stelle che già nei mesi scorsi ci ha abituato a una sua curiosa concezione ondivaga della valutazione dei diritti dei detenuti. Probabilmente di qui a poco sentiremo pure i colleghi della Lega in quello che ormai è un loro refrain, quel loro armamentario di luoghi comuni e frasi fatte apposta per parlare alla pancia della gente ed istigare alla facile ricerca di capri espiatori sempre utili in tempi di crisi per il Paese, e che si vanno esercitando in queste ore pure nell'alimentare la rabbia popolare. Faccio riferimento al caso di quel cittadino di origine albanese ucciso in Val Trompia, in quella che appare sempre più come una vera caccia all'uomo. Ecco, colleghi della Lega in Italia nessuno può farsi giustizia da solo.
Signor Ministro, qui oggi qualcuno l'ha chiamata per fare luce sul caso Gagliano, e qualcun altro l'ha chiamata per fare della bieca polemica politica. Noi le chiediamo di non farsi intimidire, di andare avanti nel programma lungo, difficile di umanizzazione delle carceri e delle pene (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, in questa sede, anche alla luce di quanto riferito da lei con la sua informativa, si pretende che si faccia tutto il possibile, innanzitutto per individuare Bartolomeo Gagliano e assicurarlo una volta per tutte alla giustizia. In secondo luogo, risulta quanto mai opportuno avviare un'indagine interna che chiarisca di chi siano le responsabilità di quanto accaduto, sui motivi che abbiano potuto permettere ad un brutale assassino di vedersi assegnare un permesso premio, in quanto associato ad un reato diverso da quello per i quali in passato è stato condannato.
È necessario andare più a fondo in una questione del genere, e cercare di capire quale sia il meccanismo che ha determinato l'errore. La risposta stessa del direttore del carcere: non sapevamo che avesse quei precedenti, per noi era solo un rapinatore, sollecita una riflessione preoccupata sull'intera vicenda. Siamo allo scambio di fascicoli e faldoni, ad incartamenti smarriti, confusi, inviati in ritardo a chissà chi. È possibile, mi chiedo, che in un'epoca a forte impronta tecnologica avvengano ancora simili episodi ?
Occorre anche interrogarsi sul significato di rieducazione dell'individuo, che dovrebbe essere alla base della pena detentiva. Ed in effetti la considerazione più adeguata sembra essere quella che, così come sopravvive il sistema carcerario, non serve allo scopo. Nelle carceri manca il lavoro, la cura, ogni minima forma di attività che aiuti l'individuo a redimersi e a confrontarsi con un nuovo e più adeguato modo di essere. È un sistema di galleggiamento, di sopravvivenza, che lascia le cose come stanno, se non addirittura le peggiora. Abbiamo letto sui giornali stamattina che probabilmente riusciremo a riprendere il killer fuggito perché è in cerca di cocaina: questo ci deve far chiedere come mai un soggetto che è all'interno del carcere fuoriesce e riusciremo a prenderlo perché in qualche modo è un consumatore di droghe.
È dunque valutando la materia nella sua globalità che occorre affrontare un discorso di riforma complessiva, più adeguata e più rispondente alle reali esigenze che la nostra stessa Costituzione indica come prioritarie. Sappiamo benissimo quanto rilevante sia lo sforzo necessario a risolvere il problema, e sappiamo anche che la soluzione adeguata necessita di idee chiare e forti. Noi siamo convinti che i permessi, l'affidamento in prova sono utili al reinserimento dei detenuti; ma perché non valutare caso per caso le modalità di controllo che ci garantiscano dalla fuga ? Perché in questi casi non pensiamo, come succede anche in altri Paesi, di usare il braccialetto elettronico con maggiore facilità ?
Perché non ci rendiamo conto, e non «velocizziamo» quello che è un provvedimento, quello della custodia cautelare, ingiusto ? Su 64 mila detenuti in Italia, abbiamo 24 mila detenuti in custodia cautelare, e di questi il 50 per cento circa non ha mai commesso alcun omicidio, né ha subito delle pene gravi. Il risultato è che spesso abbiamo detenuti innocenti all'interno delle carceri, e detenuti colpevoli fuori le carceri.
C’è un'unica strada che un sistema istituzionale deve percorrere quando vuole essere giusto e tenere in equilibrio le ragioni e il rispetto delle vittime e il diritto dei detenuti al loro recupero, ed è quella di dare la certezza della pena e di garantire ai detenuti un reinserimento vero all'interno della nostra società. GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, signor Ministro, sarò breve perché non voglio ripetere cose già dette dai colleghi. Vorrei soltanto esprimere un po’ di sconcerto non solo nell'aver letto le dichiarazioni, che sono già state riferite, del direttore del carcere ma, se mi consente, signor Ministro, anche nell'aver ascoltato la relazione che i funzionari del suo Ministero le hanno, con abituale attenzione, preparato tempestivamente. È una relazione in perfetto burocratese, nella quale, fra l'altro, le hanno scritto che le dichiarazioni del direttore del carcere sembrano contraddire la realtà dei fatti. Ecco, signor Ministro, non sembrano, le abbiamo ascoltate in diretta televisiva, queste dichiarazioni sono una spudorata affermazione che noi non possiamo accettare !
Signor Ministro, non le chiedo di cambiare la politica carceraria, non le chiedo neanche di andare alla ricerca di capri espiatori, il nostro partito ha una visione del mondo che non si fonda sulla ricerca di capri espiatori, ma qui ci sono due persone che hanno rilasciato in televisione dichiarazioni che lei può serenamente ascoltare in qualsiasi momento: l'uno, l'abbiamo già ricordato, l'altro è il giudice di sorveglianza che ha affermato che mai caso è stato meglio approfondito di questo. Allora, se questo caso è un caso perfetto di approfondimento da parte delle strutture carcerarie e dei loro consulenti psichiatrici, psicologi e quant'altro, allora c’è da dubitare davvero della nostra organizzazione.
Signor Ministro, io concludo dicendo questo: l'errore sarà sempre con noi, non esiste norma che non si presti a degli eccessi e a delle valutazioni errate, non c’è misura né severa né più blanda che possa ottenere sempre i risultati auspicati, però se l'errore è sempre con noi e non lo possiamo evitare, l'improntitudine, signor Ministro, va evitata. Io non le chiedo di restringere la libertà dei detenuti, le chiedo di fare un intervento significativo che punisca l'improntitudine dei burocrati (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, io non utilizzerò le parole moderate che hanno utilizzato i colleghi e noi della Lega non avremo nemmeno un tono accomodante come abbiamo sentito sino ad ora, perché ? Perché siamo di fronte ad una vicenda, anzi a due vicende, Gagliano e Esposito, che sono vicende a dir poco agghiaccianti, a dir poco scandalose perché esattamente in questo momento, in cui noi stiamo discutendo, abbiamo sul nostro territorio due soggetti, due pluriassassini, due plurievasori che in quanto tali sono anche due pluripremiati, e questa è una vicenda letteralmente indecente. Non ci basta, Ministro, che lei oggi sia venuta a riferire con riferimento a un vero e proprio «bollettino parrocchiale» – con tutto il rispetto per i bollettini parrocchiali – non ci basta una relazione cruda, fredda dei fatti, servono delle vere e proprie riflessioni, servono delle azioni affinché episodi agghiaccianti e vergognosi come questi non si ripetano. Queste non sono le parole dei leghisti cattivi, come ci hanno ricordato prima i colleghi di SEL, questa è l'indignazione, questo è lo sconcerto di quei cittadini che oggi vedono liberi sul proprio territorio due soggetti altamente pericolosi che possono tornare a delinquere. Tra l'altro, nemmeno sappiamo quanti sono i casi di soggetti evasi che non sono ancora stati portati all'attenzione, perché le ricordo che Esposito è evaso esattamente nella giornata di sabato, oggi è venerdì e le cronache hanno riportato ieri l'evasione di Esposito.
Ministro, qui ci sono evidentemente delle responsabilità. Prima il collega Verini ci ricordava che ci sono solo cinquantadue casi di evasione. Noi diciamo ci sono ben addirittura cinquantadue casi di evasione, perché andate a spiegare alle cinquantadue o più vittime di questi soggetti che oggi questi due pluriomicidi sono stati rimessi in libertà a causa della politica fallimentare dei permessi premio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
Ministro, le responsabilità giudiziarie e tecniche devono essere accertate. Tra l'altro, avremmo voluto e avremmo preferito che il Ministro fosse venuto già qua oggi con l'accertamento delle responsabilità. Le parole vedremo, valuteremo, analizzeremo, studieremo non ci vanno bene davanti a vicende come questa ! Quindi, già ci dovevano essere le responsabilità. La responsabilità, che qua è stata abbondantemente ricordata, da parte del direttore del carcere di Marassi. Il direttore del carcere di Marassi non può non sapere che Gagliano è un pluriassassino ! Non ci vanno bene le parole del magistrato del tribunale di sorveglianza di Genova, che dice che la misura è legittima. Dove è legittima, Ministro, questa misura ? Non ci vanno bene neanche le parole del vice capo del DAP Pagano, che oggi in un'intervista su la Repubblica dice: le fughe sono un prezzo da pagare. Certo, sono un prezzo da pagare da parte dei cittadini onesti ! E ancora dice che l'Europa ci chiede di osare di più.
Ministro, l'Europa può andare veramente a quel paese su questi punti ! Ci sono responsabilità giudiziarie e tecniche, teste che devono saltare, responsabilità che toccano evidentemente a lei nell'esercizio delle sue funzioni ma, Ministro, ci sono anche delle responsabilità di natura politica. Queste due evasioni sono il risultato e la certificazione del fallimento delle politiche premiali, degli sconti di pena, dei benefici che vengono dati a criminali. Questa responsabilità è una responsabilità prettamente e puramente politica che lei e il Governo vi dovete assumere. Non è con gli «svuota carceri», non è con gli indulti mascherati, non è con le politiche premiali nei confronti dei delinquenti che noi risolviamo e assolviamo al compito del sovraffollamento delle carceri.
Continuiamo a parlare – e concludo – di abolizione della legge Bossi-Fini, di abolizione della Fini-Giovanardi, di abolizione della legge ex Cirielli, dell'abolizione del reato di immigrazione clandestina. Ma, Ministro, la vera legge che andrebbe abolita o quanto meno rivista e riformata è la legge Gozzini ed è per questo che noi ci impegneremo da qui nel prosieguo ad avviare una vera e propria riforma della legge Gozzini, che è la legge che concede benefici e premi a coloro i quali benefici e premi non li possono meritare.
Ministro, siamo a Natale, a Natale si fanno i regali, ma i regali vanno fatti alle persone oneste e non agli assassini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, signor Ministro sarò anch'io breve, anche perché condivido molte delle cose dette qui in quest'Aula, in particolare dai colleghi di SEL e dal collega Monchiero. Vorrei dire che, evaporando il gioco della retorica, che purtroppo coinvolge anche gli eletti e non semplicemente la demagogia che pure esiste nel Paese, rimane un problema di fondo: i grandi principi a cui noi teniamo, la certezza della pena, la sua funzione rieducativa, l'umanizzazione di questo universo di inferno che è il carcere vanno gestiti. E questo richiede la consapevolezza che siamo un Paese dalle istituzioni fragili, dove queste emergenze permettono fatti come quelli che sono emersi in questi giorni, che però richiedono accertamenti di responsabilità non per un demagogico tentativo di trovare dei colpevoli, perché non ci interessa, ma per migliorare il senso del servizio fatto, del servizio reso ai cittadini e anche del servizio necessario rispetto agli stessi protagonisti.
Per questo le chiediamo di insistere non solo sulla gestione di questi principi, ma anche sulla verifica della capacità di applicazione di questi principi. Noi sappiamo che queste emergenze rendono inevitabilmente possibili fatti come quelli estremamente gravi a cui siamo sottoposti, così come fatti altrettanto gravi come quelli di Lampedusa, che ci costringono ad essere oggetto del ludibrio a livello europeo.
Però, questo non ci può far abbassare la guardia, non possiamo ritenere questo un prezzo inevitabile: sono problemi di uomini, e quindi possono essere gestiti. Ci rendiamo conto che vi è una pressione mediatica, anche assolutamente abnorme, rispetto al singolo episodio e alla singola eccezione, e questo non ci può scoraggiare, però le chiediamo, da questo punto di vista, di intensificare il rapporto di verifica della capacità professionale dei diversi operatori che, a diverso titolo, sono impegnati in questo settore (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia e Scelta Civica per l'Italia). MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, spero che l'imbarazzo che lei prova questa mattina sia almeno direttamente proporzionale a quello che hanno gli italiani, la maggioranza degli italiani, nel sapere che lei è lì ad occupare quel posto. Infatti, lei ci ha fatto una descrizione psicosanitaria e una burocratica lettura dei precedenti penali di un personaggio che, in qualsiasi Paese civile, sarebbe assicurato per sempre alle patrie galere, ne sarebbe gettata la chiave e gli sarebbe impedito il contatto personale con alcuno, fatta salva la purtroppo necessaria opportunità di farlo incontrare con qualche agente penitenziario per l'espletazione delle necessità personali.
Quindi, è inutile, signor Ministro, che oggi lei e la sua maggioranza veniate a versare delle lacrime di coccodrillo, perché il risultato che è sotto gli occhi di tutti è la naturale conseguenza di una scelta determinata che la sua maggioranza e lei in prima persona, signor Ministro, avete assunto nella regolazione del tema della giustizia. Prima sono state fatte delle modifiche e delle cancellazioni alla legge Cirielli, laddove in quella legge veniva correttamente indicata l'apposizione di forti limiti per il riconoscimento di sconti di pena ai recidivi e ai plurirecidivi, e Dio sa se il personaggio in questione sia un plurirecidivo o meno.
Ora voi applicate gli sconti di pena solo con una burocratica verifica degli automatismi temporali, per cui, passato un determinato periodo di tempo, si ha diritto a degli sconti di pena. Oggi, addirittura, lei ha presentato un ulteriore decreto, l'ennesimo «svuota carceri», che metterà fuori migliaia di persone, tra le quali, certamente, ve ne saranno alcune che saranno parificabili, quanto a pericolosità sociale, al personaggio che è evaso dal carcere di Marassi, il quale si è dimostrato sgarbato e stupido.
Sgarbato, se me lo consente, signor Ministro, perché, conoscendo la sua predisposizione e anche il clima natalizio, sarebbe stato assai più carino che, prima di scappare, le avesse fatto una telefonata; stupido perché, se quella telefonata gliela avesse fatta, lei avrebbe avuto l'opportunità di rassicurarlo sul fatto che, se avesse aspettato una settimana, se ne sarebbe uscito di galera legittimamente grazie al suo decreto, Ministro.
Quel decreto nel quale è scritto che, per far uscire la gente di galera anzitempo, riconoscete uno sconto di pena di cinque mesi ogni dodici di pena comminata, tornando indietro alle pene che sono state determinate dalla giustizia al 1o gennaio 2010. Il che significa, per il personaggio in questione, condannato a sette anni, cinque per sette, trentacinque mesi di sconto. All'entrata in vigore del decreto, questo se ne sarebbe andato a casa: davvero stupido a non averle telefonato !
La realtà, signor Ministro, è che voi seguite solo l'ideologia della sinistra – l'abbiamo sentita, in quest'Aula, ancora in questi minuti – senza alcun rispetto per le vittime, le vittime accertate dei delinquenti che sono stati assicurati alla giustizia; senza alcun rispetto delle vittime potenziali che saranno colpite da questi delinquenti che voi rimettete anzitempo in libertà. Rifiutate di guardare il tema vero della soluzione alla sovrappopolazione carceraria, che è il tema della revisione della custodia cautelare.
Non vi occupate delle decine di migliaia di italiani e di stranieri che sono in galera, in attesa di giudizio, e Dio solo sa perché sono lì ad aspettare un giudizio. No ! Voi, per svuotare le galere, fate uscire i delinquenti acclarati.
Non affrontate il tema della convenzione con i Paesi stranieri, a cui devono essere riconsegnati i tanti detenuti non italiani che albergano nei nostri penitenziari. Non affrontate il tema della nuova edilizia carceraria.
Il direttore ha dichiarato di non avere il fascicolo, ma lui, e soprattutto il magistrato di sorveglianza, – lei lo sa bene, signor Ministro –, hanno in mano la posizione giuridica che accompagna ogni spostamento penitenziario di ogni detenuto. Qual è la sanzione ? L'evaso ha liberato un posto in galera. Con chi intende occuparlo quel posto in galera ? Con il magistrato di sorveglianza ? Con il direttore del carcere di Marassi ?
Se lei ha dignità, signor Ministro, ha due scelte. La prima è quella di ritirare l'ennesimo decreto svuotacarceri che lei ha presentato e di rinunciare a sostenere ulteriori indulti ed amnistie. La seconda è di rassegnare le dimissioni. Oppure può fare tutte e due le scelte: farebbe un favore all'Italia e avrebbe più tempo per stare al telefono (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania). PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, al massimo concedo «Pia», ma non «Maria Pia».
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La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,45.
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Seguito della discussione del disegno di legge S. 1120: Legge di stabilità 2014 (approvato dal Senato) (A.C. 1865-A). (Vedi RS)
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Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) (Approvato dal Senato) (A.C. 1865-A).
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FRANCESCO BOCCIA (PD) (Vedi RS), Presidente della V Commissione. Dà conto di ulteriori correzioni da apportare al testo stampato del provvedimento a causa di refusi tipografici e di un disguido, delle quali il Comitato dei nove ha già preso atto.
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FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per informare l'Aula che, per un refuso tipografico, lo stampato relativo all'A.C. 1865-A, al comma 204-quater dell'articolo 1 del disegno di legge n. 1865, riporta le parole: «e la misura dell'agevolazione» che, invece, devono intendersi soppresse, come risulta dal resoconto della seduta del 17 dicembre della Commissione Bilancio (pagina 213 del bollettino delle Giunte e delle Commissioni del 17 dicembre 2013), in conseguenza dell'approvazione del subemendamento Giacomelli 0.1.4031.8, riferito all'emendamento 1.4031 del relatore. Di tale refuso tipografico è stato espressamente reso edotto il Comitato dei nove nella seduta di questa mattina.
Presidente, le comunico altresì che, per un refuso contenuto nel bollettino delle Giunte e delle Commissioni del 17 dicembre scorso, l'emendamento 1.5034 del Governo, al primo periodo, dopo le parole: «nei territori ove» non reca la parola: «non» presente, invece, nel testo dell'emendamento, così come presentato dal Governo e correttamente pubblicato nel bollettino delle Giunte e delle Commissioni del 16 dicembre.
Inoltre, per un disguido, l'atto Camera 1865-A, alle pagine 430 e 431, non riporta l'aggiornamento delle disponibilità di competenza e di cassa del bilancio dello Stato di cui all'Allegato 5, annesso al medesimo disegno di legge, concernenti le riduzioni delle somme destinate ai consumi intermedi. Questa mattina il Governo ha trasmesso una nota della Ragioneria generale dello Stato che aggiorna il suddetto Allegato in conseguenza della modifica, da 151 a 151,3 milioni di euro a decorrere dal 2015, approvata dalla Commissione Bilancio e, come tale, indicata al comma 290 dello stampato del disegno di legge. Dell'Allegato 5, come aggiornato, ha preso atto, sempre questa mattina, il Comitato dei nove nella riunione già svoltasi.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che la Presidenza prende atto di tali correzioni, che si intendono quindi ricomprese nel testo.
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PRESIDENTE. La Presidenza prende atto di tali correzioni, che si intendono quindi ricomprese nel testo.
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(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia) (Vedi RS)
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(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico A.C. 1865-A)
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LELLO DI GIOIA (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI). Pur esprimendo alcune perplessità sulla legge di stabilità, sottolinea le importanti modifiche in essa contenute a favore dei giovani e degli esodati.
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LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, stiamo assistendo in questi giorni ad una serie di iniziative, probabilmente giuste, da parte degli imprenditori e da parte di una serie di categorie, contro questa legge di stabilità. Sicuramente si poteva fare di più. Però io credo – e noi crediamo, come socialisti – che abbiamo anche il dovere di pensare a come eravamo sei mesi fa. E coloro i quali oggi sostengono, dall'opposizione, l'esistenza di tutta una serie di contraddizioni in questa legge di stabilità, probabilmente hanno dimenticato a che livello ci hanno portato durante il loro Governo.
Noi siamo profondamente convinti che bisognerà migliorare nel prossimo futuro una serie di iniziative, soprattutto per ciò che riguarda gli sgravi fiscali, soprattutto per quello che riguarda il rilancio dell'economia, e che bisognerà costruire un sistema scolastico diverso e dare, in buona sostanza, l'opportunità ai giovani di poter trovare un posto di lavoro.
Quindi sperare in un futuro diverso. Come abbiamo già detto in tempi passati, il merito sia un valore e non un disvalore. Abbiamo anche la necessità di fare in modo che coloro i quali sono più deboli possano avere la possibilità di poter accedere, di poter essere accompagnati, in buona sostanza di mettere in moto quell’«ascensore sociale» che oggi sostanzialmente non c’è.
Pur tuttavia in questo provvedimento vi sono elementi positivi – e mi avvio rapidamente alle conclusioni – elementi positivi come il cuneo fiscale – sicuramente limitato – elementi positivi che riguardano gli interventi sui giovani, interventi positivi per gli esodati, per coloro i quali sono più deboli all'interno della nostra società. In buona sostanza, per la prima volta, non si toglie qualcosa ai cittadini italiani, ma certamente si dà, poco ma si dà.
Ecco, vorrei in conclusione fare semplicemente un paragone, probabilmente abbastanza grossolano. Diceva un grande sindacalista della mia terra, riformista e socialista, Giuseppe Di Vittorio: «Quando i contratti tra lavoratori e impresa sono contestati da tutti e due, perché non sono soddisfatti, probabilmente si è sulla strada giusta». Oggi c’è una grande – come posso definirla ? – situazione di insoddisfazione in generale. Probabilmente siamo sulla strada giusta, perché evidentemente non abbiamo garantito una categoria soltanto e questa è la strada che dobbiamo intraprendere per creare equità e certezza appunto per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
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PINO PISICCHIO (Vedi RS) (Misto-CD). Dichiara che la sua componente politica accorderà la fiducia al Governo.
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PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministra, onorevoli esponenti del Governo, se c’è un atto normativo che più d'ogni altro qualifica e caratterizza l'identità politica di un Governo, questo è la legge di stabilità, chiamata a regolare la vita economica del Paese nel triennio. Questa legge costruisce la declinazione concreta del programma di Governo, dunque dà conto della sua credibilità rispetto al Paese.
Forse occorrerebbe normare la votazione di fiducia al Governo in occasione della stabilità, accogliendo in modo esplicito nell'ordinamento ciò che ormai avviene in altri Paesi e che avviene per prassi nel nostro Parlamento da sempre, consentendo l'assunzione piena di responsabilità da parte del Governo di fronte al Parlamento ed al Paese.
La fiducia alla legge di stabilità dunque è un atto politico, una responsabilità che noi di Centro Democratico intendiamo assumere. Ma non solo per un'adesione politica nei confronti del Governo, ma anche perché leggiamo in questo atto, che è il primo testo organico di politica economica del Governo Letta dopo i primi otto mesi di vita, un'inversione di tendenza. In primo luogo perché non sceglie la via di un inasprimento della leva fiscale.
La crisi, prima finanziaria, poi economica e poi sociale, è crudele: ha demolito un soggetto sociale, il ceto medio, ha devastato le generazioni più giovani, ha squassato le famiglie monoreddito, ha prodotto condizioni irreversibili per la generazione dei cinquantenni messi fuori dal mercato del lavoro. L'Italia ha bisogno di rifiatare. Avrebbe bisogno di Keynes, di impresa, non certamente di nuove tasse.
Questa legge di stabilità, con un intervento ancorché più contenuto delle attese sul cuneo fiscale e con le scelte compiute sul piano della razionalizzazione della spesa pubblica, mostra di voler invertire una tendenza e predisporre il Paese ad una nuova stagione di politica ed economica. Vogliamo rilevarlo, rammentando che questo Governo ha operato sull'orlo del precipizio, all'indomani di elezioni che hanno messo il Parlamento in una condizione di stallo, a fronte di un contesto economico e sociale che reclamava decisioni forti ed immediate.
Voteremo la fiducia, conferendo a questa scelta un di più di valore politico e affidando al Presidente Letta, convinto europeista, una richiesta: si faccia protagonista di un fronte mediterraneo in Europa.
Lo faccia, oltre che per la giustezza intrinseca di questa scelta, anche per imporre un principio che superi l'alambiccare di qualche eurocontabile fuori dal mondo della realtà. Il principio è semplice: ogni euro impiegato per sostenere l'occupazione, l'impresa, lo sviluppo, non può essere considerato parte del debito pubblico. Lo faccia, Presidente, perché solo così potremo metterci alle spalle questo triste triennio di recessione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).
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RENATE GEBHARD (Vedi RS) (Misto-Min.Ling.). Dichiara che la sua componente politica accorderà la fiducia al Governo.
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RENATE GEBHARD. Signor Presidente, i deputati dell'SVP e del PATT voteranno la fiducia posta dal Governo sulla legge di stabilità. Votiamo la fiducia in ragione del confronto con il Governo che ha consentito, nel corso di questi mesi, di ottenere importanti risultati nella prospettiva dell'autonomia speciale e perché la questione di fiducia rispetta il lavoro parlamentare. I tempi di approvazione del provvedimento, d'altra parte, appaiono urgenti e obbligati. Sia nel corso dell'esame da parte del Senato, che nei lavori della Camera, come autonomie speciali abbiamo ritenuto la legge di stabilità coerente con gli obiettivi di politica economica che costituiscono la priorità dell'azione di Governo. In particolare, riteniamo essenziali le misure adottate sulla riduzione del cuneo fiscale che riteniamo positive anche se inferiori a quelle a nostro avviso necessarie al fine di ridurre significativamente e a medio termine le tasse sul lavoro che è un obiettivo strategico per diventare competitivi in Europa e nel mondo.
Apprezziamo fortemente che siano state poste a regime le misure per il risanamento energetico e per le ristrutturazioni degli edifici, che possono essere un aiuto alla crescita. Esprimiamo, invece, il nostro rammarico per il fatto che non sia stato introdotto, come noi abbiamo sostenuto ed avremmo voluto, l'aumento della soglia di reddito per i familiari a carico, che riteniamo punto fondamentale di una seria politica di sostegno delle famiglie.
Circa la legge di stabilità, anche se essa in relazione agli statuti speciali presenta molti aspetti che hanno profili di costituzionalità fortemente a rischio, per altri aspetti il confronto con il Governo ha consentito di produrre importanti risultati per le autonomie. L'intesa per il trasferimento della competenza primaria della provincia autonoma di Bolzano in ordine a finanze e tributi locali, contenuta nella legge di stabilità, ha determinato l'individuazione degli interventi in grado di conseguire gli obiettivi di finanza pubblica. È questo un primo passo nella giusta direzione per una rafforzata prospettiva di autogoverno e, dunque, di assunzione di ulteriori competenze e responsabilità.
La legge di stabilità, che con la fiducia il Parlamento è chiamato ad approvare, costituisce un punto di intesa realistico nella situazione economica e in ordine alla compatibilità di bilancio del Paese. La rinnovata fiducia al Governo è contestuale, nella nostra prospettiva, all'avvenuto rinnovo delle commissioni paritetiche. Per queste ragioni, i deputati dell'SVP e del PATT voteranno la fiducia alla legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
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MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI) (Vedi RS). Manifesta forti perplessità sulle misure contenute nel disegno di legge di stabilità.
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MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, ogni giorno ce n’è una nuova con questo Governo. Questa volta credo davvero non ci siano precedenti in quanto si chiede la fiducia su un provvedimento che ha nel suo contenuto un elevatissimo profilo di illegittimità. Infatti, come si è già avuto modo di ricordare, sia in Commissione, che ieri quest'Aula, la Repubblica italiana, con l'approvazione della legge n. 196 del 2009, si è dotata di un nuovo strumento per la legge più importante della Repubblica, cioè la legge di bilancio. Abbiamo voluto, cioè, superare, in ottemperanza ad una disposizione comunitaria, il sistema delle vecchie leggi finanziarie per cui ciascuno cercava di inserire il proprio microinteresse personale, tanto che ogni approvazione di legge finanziaria veniva accompagnato, nella comunicazione televisiva e giornalistica, dalla solita definizione dell’«assalto alla diligenza».
E, allora, anche ossequiando una norma comunitaria che ci imponeva un virtuosismo mai conosciuto prima, con la legge n. 196 del 2009 abbiamo stabilito anche noi di mettere nell'armadio del passato la legge finanziaria e di dotarci della legge di stabilità, cioè di una legge che debba contenere solo i saldi finanziari, l'individuazione del fabbisogno e la determinazione delle modalità per coprire quel fabbisogno.
Nient'altro: nessuna norma di carattere ordinamentale, nessun intervento di carattere microsettoriale e la finanziaria che era stata inizialmente scritta dal Governo, forse perché serviva portare a casa la vidimazione dell'Europa, più o meno stava in quelle condizioni. Poi, una volta che la finanziaria è stata «vidimata» dall'Europa e l'avete presentata al Parlamento – anche qui, cosa curiosa che riteniate di dover presentare un documento così importante all'Europa prima che al Parlamento – l'avete trasferito prima al Senato poi alla Camera dove avete, voi maggioranza e soprattutto voi Governo, con gli emendamenti direttamente del Governo e quelli che avete fatto sottoscrivere al povero relatore incolpevole, perché vi vergognavate di mettere la vostra firma, avete sostanzialmente trasformato questo disegno di legge di stabilità in un «marchettificio» che altro non è, ora come ora, che la somma di una vecchia legge finanziaria cui si aggiungono un certo numero di leggi mancia, le famose tanto vituperate leggi mancia che almeno avevano una definizione temporale e di misura economica di investimento. Qui non c’è limite. Adesso che cosa andate a raccontare all'Europa ? Le andate a raccontare che la legge più importante della Repubblica italiana prescrive trecentomila euro di marchetta agli orchestrali dell'orchestra «I Virtuosi di Verona» ? Gli andate a raccontare che date un milione all'orchestra «Il Mediterraneo di Napoli» ? Gli andate a raccontare che state dando due milioni al sistema di ricerca per il miglior utilizzo degli scarti degli agrumi ? Sono molto curioso, alla mia prossima spremuta d'arancia, di sapere come avete investito quei due milioni per consigliarmi l'uso delle scorze che normalmente butto nella spazzatura. O gli andate a raccontare dei 122 milioni di euro che avete regalato, con l'ultimo emendamento presentato nottetempo, al vostro principale partner finanziario ed economico, al titolare della tessera numero uno del PD De Benedetti, per il tramite dei milioni di euro che sono stati regalati al gruppo Sorgenia e alle sue aziende ?
Avete fatto una gran cassa di balle in questo disegno di legge di stabilità. Avete raccontato agli italiani che finalmente si interveniva sul cuneo fiscale: qualche centesimo, misurato ad personam per una platea molto ristretta di beneficiari. E la promessa che però gli daremo tutto quello che riusciremo a portare a casa con la spending review, sapendo già che di spending review non si parla perché il sottosegretario all'economia qui presente ci ha spiegato che per lui la spending review vuol dire leggere la spesa pubblica non tagliarla, perché altrimenti l'avrebbe chiamata spending cut. Questo ci ha detto in Commissione. Il che significa che non intende recuperare una lira degli 830 miliardi di spesa pubblica. Quindi una promessa sul niente.
Avete detto che finalmente si toglieva l'imposta sulla prima casa semplicemente perché non si chiama più IMU. Oppure per qualcuno si chiama IMU, per qualcun altro si chiamava Trise, poi Tari, poi Tasi poi Tares, poi IUC. Il risultato è che si paga esattamente quello che si pagava prima, e in più si aggiunge la disponibilità di tassazione da parte dei comuni e in più aumenta la spesa che si deve corrispondere ai commercialisti perché, da una tassa che c'era prima, se ne pagano quattro, ciascuna con una base imponibile diversa perché nessuno è capace di determinare, senza l'ausilio di un professionista abilitato, quale sia il suo debito nei confronti dello Stato.
Avete aumentato le accise sui carburanti, non rendendovi conto che ogni volta che aumentano le accise diminuisce l'acquisto dei carburanti e che, quindi, ad ogni aumento di spesa corrisponde una diminuzione di entrate per le risorse dello Stato. Avete utilizzato ancora in misura parziale la «pelle degli esodati» per dire che facevate qualche cosa e ancora una volta la gran parte della platea degli esodati è in attesa di una soluzione da un Governo imbelle. Avete fatto un intervento risibile sulle pensioni, consentendo il 95 per cento dell'adeguamento alla perdita di valore della moneta ai «ricchissimi» possessori di pensioni che conseguono fino a millecinquecento euro lordi di pensione. Avete aumentato l'imposta di bollo. Avete diminuito i trasferimenti agli enti locali.
Avete, però, fatto – questo sì – un grande regalo alle banche e alle assicurazioni, alle quali è consentito nei prossimi sette anni di conseguire un vantaggio fiscale di 17 miliardi e mezzo ! Usate la vecchia logica: sempre microspese a pioggia, pagate con un aumento della pressione fiscale, e mai un taglio della spesa pubblica.
E non è un caso che alla fine del vergognoso iter di questo «marchettificio» continuo, in cui il Governo stesso metteva in mano all'imbarazzato relatore degli emendamenti microsettoriali per finanziare gli amici degli amici, abbiate tutti contro: avete contro i sindacati, avete contro Confindustria, avete contro le piccole imprese, avete contro addirittura Fassino, presidente dell'Associazione nazionale dei comuni. E a favore chi avete ? A favore avete le banche e le assicurazioni, a favore avete gli orchestrali di Verona, a favore avete i titolari delle slot machine, ai quali con il provvedimento di ieri al Senato avete ulteriormente garantito qualche prebenda dopo avere già azzerato le multe che gli erano state comminate.
Sì, siete contro, violentemente contro, la sigaretta elettronica, perché volete penalizzare gli italiani che cercano di uscire da un vizio, ma siete fortemente a favore delle slot machine ! Pensare al peso delle multinazionali del tabacco, pensare alla dimensione economica del gioco d'azzardo, fa immaginare che a voi difettino o l'intelligenza o l'onestà, e non vi faccio troppo stupidi.
E allora il dato vero, sul quale in conclusione ci inducete a pensare, è che la realtà di questo disegno di legge di stabilità, «somma di marchette», non rappresenti altro che l'inizio della soluzione a un problema che vi siete posti da soli e sul quale state cercando di raccogliere una finta solidarietà di piazza. Mi riferisco al tema del finanziamento della politica e del tanto decantato taglio totale dei finanziamenti e dei rimborsi ai partiti, sui quali cercate di rifarvi una verginità. Forse è per questo che il disegno di legge di stabilità si presenta nel modo in cui lo state depositando al voto di fiducia. Forse è perché, da un lato, volete farvi la faccia pulita di quelli che rinunciano ai finanziamenti pubblici...
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STEFANO BORGHESI (LNA) (Vedi RS). Giudicato inaccettabile il contenuto del disegno di legge di stabilità, dichiara che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo.
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STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di stabilità, così come è uscito dalla Commissione bilancio, è per noi un disegno di legge assolutamente inaccettabile, un disegno di legge pessimo, un disegno di legge che non tiene conto della tragica situazione in cui versa il nostro Paese in questo momento, alla faccia dei grandi annunci che solo pochi giorni fa il Presidente Letta aveva fatto in occasione del precedente voto di fiducia: annunci di misure concrete per il lavoro, annunci di aiuti per le nostre famiglie, annunci puntualmente disattesi da questo provvedimento.
Stiamo vivendo un momento drammatico. La maggioranza forse non se ne è accorta o forse fa finta di non vedere, ma la tanto sospirata e annunciata crescita non si vede all'orizzonte e le nostre imprese, nel frattempo, continuano a chiudere, penalizzate da una tassazione senza uguali in Europa e nel mondo, penalizzate da un costo del lavoro esorbitante, penalizzate da un costo dell'energia che le pone, di fatto, fuori dal mercato.
Gli imprenditori si suicidano a causa di questa crisi e ormai non si contano più quelli che hanno deciso di delocalizzare, ma non in Paesi emergenti o in paradisi fiscali, bensì a pochi chilometri dai nostri confini, come in Carinzia, in Slovenia, in Svizzera.
Nel nostro Paese, in questo momento, non esistono più le condizioni per poter fare impresa e, di conseguenza, la disoccupazione ha registrato dei livelli record; il dato di quella giovanile è terrificante: siamo arrivati a sfondare il 40 per cento. Sono sempre di più i nostri giovani che vanno all'estero per cercare di garantirsi un futuro che qui non riescono a programmare. Gli ammortizzatori sociali ormai non sono più sufficienti per coprire le emergenze, le crescenti situazioni di gravità stanno portando sempre più persone in condizioni di povertà, e di povertà vera.
I nostri enti locali, soffocati da un Patto di stabilità che scarica su di essi la quasi totalità dei vincoli di risparmio imposti da questa Europa di burocrati, devono far fronte alle crescenti situazioni di bisogno e di disperazione della nostra gente, che chiede maggiori aiuti ai servizi sociali. I nostri sindaci, i nostri amministratori locali oggi non sanno più come far quadrare i loro bilanci, ma a questa maggioranza non sembra interessare nulla. Nessun provvedimento in questo disegno di legge di stabilità è stato preso in loro favore, anzi, con la nuova tassazione sulla casa sono proprio i comuni ad essere penalizzati.
Come se tutto ciò non bastasse, stiamo assistendo ad un continuo crollo dei consumi, la domanda interna è in continua flessione, il mercato interno è in fase depressiva ormai da anni e non dà alcun segnale di ripresa. Gli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori sono in continuo calo, vi è una situazione di generalizzato pessimismo dovuto alla continua perdita del potere d'acquisto e alla crescente percezione che questo Paese, così come è conciato ora, non sarà in grado di uscire da questa crisi economica se non con le ossa rotte e pagando un prezzo altissimo in termini di smantellamento del nostro sistema produttivo e di crescente disagio sociale, che rischia di sfociare in disordini incontrollabili.
Quindi, non so quale fotografia della realtà abbia questa maggioranza e abbiano i membri che la sostengono. La situazione è assolutamente grave ed imponeva delle scelte, scelte chiare e scelte nette, che, purtroppo, non sono state prese in questo disegno di legge di stabilità. Con questo provvedimento si prendono in giro i cittadini: sono stati fatti regali a destra e a sinistra, si aumenta la spesa pubblica e si aumenta la tassazione. Questa è la verità.
Ci sono misure che definiamo vergognose, di puro assistenzialismo ed in totale controtendenza con i bisogni del Paese. Ricordiamo, per fare degli esempi, i 110 milioni di euro per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo e i 25 milioni di euro per i lavoratori socialmente utili della Calabria, mentre ci siamo dimenticati di buona parte degli esodati, ai quali oggi non abbiamo ancora dato risposte concrete e risposte che erano assolutamente dovute. Perché non sono stati destinati questi 135 milioni agli esodati, invece di impiegarli in misure clientelari come quelle dei lavoratori socialmente utili ?
Abbiamo assistito in questa finanziaria ad una serie infinita di finanziamenti ad associazioni, ad amici e ad amici di amici, che sono inaccettabili. Sono stati stanziati ulteriori 4,5 milioni di euro per assumere nuove guardie forestali e, via via, discorrendo, vi è una serie infinita di impegni di spesa che nulla hanno a che vedere con la risoluzione dei problemi della nostra gente. O, forse, ci volete far credere che il Paese attendeva con ansia, ad esempio, i finanziamenti dell'Orchestra del Mediterraneo di Napoli o quelli per le Grotte di Ripalta e Torre Calderina ? Per tutto ciò noi riteniamo assolutamente scarso, pessimo e insufficiente questo disegno di legge di stabilità che è stato approvato dalla Commissione.
Veniamo, poi, ad un altro aspetto, un aspetto altrettanto grave, ossia l'assoluta assenza di visione strategica di questo Governo, di questa maggioranza: non c’è nulla che lasci ben sperare per il futuro. Avevate chiesto la fiducia per grandi riforme, per grandi provvedimenti che avrebbero risolto i problemi del lavoro, delle nostre imprese, dei nostri enti locali e, invece, avete fatto peggio dei Governi della prima Repubblica. La crisi viene fatta pagare solo ai soliti noti: al nord che lavora e che produce.
Non c’è stato alcun segnale in controtendenza sulla riduzione della spesa pubblica. Ci chiediamo come si possa continuare a mantenere un apparato pubblico così costoso ed inefficiente che genera costi folli ed insostenibili in questo momento di crisi, ma che non si può toccare e nemmeno mettere in discussione in quanto rappresenta un bacino elettorale per una sinistra che, invece di difendere i lavoratori, quelli veri, difende gli sprechi generati dall'assistenzialismo, creando situazioni di disparità tra lavoratori del settore privato, lavoratori di serie «B», e quelli del settore pubblico.
In altri Paesi colpiti dalla crisi gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati tagliati anche del 30 per cento; perché in Italia, Paese che ha il più alto numero di dipendenti pubblici rapportato alla popolazione, e di conseguenza la più alta spesa di tutti i Paesi europei, non si sono chiesti sacrifici a questa categoria ? Perché la crisi viene fatta pagare solo ai lavoratori e alle imprese che stanno principalmente al nord ? La spesa pubblica assistenziale e improduttiva non viene tagliata nonostante i proclami, ma vengono introdotte nuove tasse. Questa è la vostra ricetta per la crescita.
In compenso, non c’è alcuna traccia della realizzazione di una parte del federalismo fiscale, come quella relativa ai costi e ai fabbisogni standard che, questa sì, produrrebbe risparmi veri e consistenti.
L'azione politica che ha portato il Governo e la maggioranza a elaborare questa legge di stabilità è priva di prospettiva, non c’è un progetto, emergono chiaramente i contrasti tra le diverse correnti; un Governo e una maggioranza ingessati dalle differenze e dai contrasti interni, privi della capacità di sviluppare una strategia politica di rilancio.
Prigionieri dei precari equilibri siete solo stati in grado di distribuire le ultime risorse disponibili per accontentare le varie anime di cui si compone la maggioranza. È davvero troppo poco. Nel suo insieme, questa manovra è, a nostro modo di vedere, assolutamente insufficiente. Crediamo che peggio di così questo Governo e questa maggioranza, fino ad oggi, non potessero fare.
Per tutti questi motivi il gruppo della Lega Nord non darà la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
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LORENZO DELLAI (PI) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo confermerà la fiducia al Governo.
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LORENZO DELLAI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, il Governo ci chiede di far prevalere la solidarietà politica e istituzionale sul giudizio di merito del provvedimento in discussione che ha, a nostro avviso, luci ed ombre, come meglio diranno nel corso del dibattito i colleghi Fauttilli e De Mita a nome del gruppo.
Noi accogliamo questa richiesta del Governo; non ci sfugge il valore del percorso di questo Governo in un Paese sempre più sofferente e lacerato e non ci sfugge che, in un contesto come questo, il Governo e il Capo dello Stato, che speriamo rimanga a lungo al suo posto, sono punti di riferimento essenziali. Neppure ci sfugge la fondatezza di quanto sostiene il Presidente Letta e cioè che si ravvisano piccoli segnali positivi, non ancora però percepibili, ahimè, dalle famiglie e dalle imprese, segnali che vanno sostenuti e potenziati con un di più di responsabilità e non con uno «sciogliete le righe».
Proprio per questo, mentre confermiamo il nostro voto di fiducia, lanciamo anche un avviso di pericolo, una sorta di avviso a garanzia di ciò che Governo e maggioranza vogliono e possono fare. Lo lanciamo al Governo e al Partito Democratico. Al Governo riteniamo giusto dire che serve più concentrazione sulle cose che contano veramente e meno ansia da prestazione. Serve più coerenza con la linea enunciata con chiarezza dal Presidente Letta. Serve più attenzione e più linearità, vorrei dire più sobrietà nei pareri espressi su proposte emendative che poi si è costretti a rivedere, come nel caso delle slot machine. Serve più capacità di innovazione, anche nella gestione delle politiche finanziarie, poiché la responsabilità finanziaria, che è un grande valore, non è comunque, e non può essere, ottusità di apparato.
Vogliamo anche rivolgerci, nell'esprimere questo voto sulla questione di fiducia, al Partito Democratico, principale forza di questa coalizione e del Parlamento, partito che esprime il Presidente del Consiglio, partito al quale facciamo i migliori auguri a seguito del nuovo corso con il quale ha scommesso molto sul tema del rinnovamento e del cambiamento.
Vogliamo dire, in primo luogo, che spetta appunto al primo partito tenere la barra diritta nei passaggi difficili. Questo vuol dire mettere gli interessi del Governo e del Paese prima degli interessi propri.
Il Governo aveva mandato alle Camere una manovra con dei vincoli precisi, dichiarandosi disponibile a migliorare questa manovra in Parlamento nel rispetto dei vincoli. Questi vincoli sono andati a rischio e la manovra è stata appesantita in Commissione, soprattutto nella fase finale, con quelle che l'opposizione ha chiamato «marchette». Non le chiamiamo così. Questi provvedimenti contengono anche cose importanti, di valore anche morale e civile rilevante, come il finanziamento al Museo della Shoah. E tuttavia, certamente non sono un esempio, un buon esempio, di un uso delle risorse con criteri di priorità e trasparenza e di strategie.
Mentre, nel contempo, è largamente inadeguata, ad esempio, la risposta alle esigenze di una seria, europea politica per la famiglia. Il problema, al di là delle diverse sensibilità, è che in questo modo si rischia di dare ragione ai «forconi», quando sostengono che trova ascolto dalla politica solo chi grida di più e non invece chi ha più diritto e più bisogno.
Il secondo avviso di pericolo che lanciamo è questo: la politica degli annunci ad effetto è nemica delle riforme vere; crea illusioni che si trasformano poi in delusioni e in scetticismo crescente; è in contrasto con la necessità di radicalità e di profondità dei cambiamenti richiesti al nostro Paese. Cito solo due esempi. La riforma della politica, che è stata giocata solo sul tema – unici in Europa – della cancellazione del finanziamento pubblico dei partiti e la riforma delle istituzioni: a fronte della necessità di una riforma radicale ed organica della pubblica amministrazione e del potere centrale e locale, rischia di prevalere una strada fatta di improvvisazione, di tabù da abbattere, di soluzioni pasticciate e poco chiare.
Attenzione, vogliamo dire. Attenzione, perché la semplicità è un valore, ma la semplificazione è una patologia; e attenzione perché il populismo è una droga che non si può assumere a modiche dosi; o si resiste e si pratica l'opzione «zero» o, alla fine, si arriva alla dipendenza.
In terzo luogo, vogliamo lanciare anche un altro avviso di pericolo, che riguarda la legge elettorale. Il Presidente Letta, nel suo discorso con il quale ha chiesto la fiducia l'ultima volta, ha esposto chiaramente alcuni principi da noi condivisi e non singoli modelli di legge elettorale, e ha soprattutto assunto l'impegno a garantire un metodo; il metodo della concertazione tra i partiti della maggioranza. Ecco, noi siamo fermi e vogliamo rimanere fermi a questa impostazione, in quest'Aula e nell'Aula del Senato.
È ovvio, è ovvio che si deve puntare ad un consenso il più largo possibile sulla tematica elettorale, ma è anche altrettanto ovvio che nessun gruppo parlamentare della maggioranza può accettare che, mentre sostiene il Governo, anche con fatica, anche mettendo in secondo piano dissensi e critiche pesanti, il primo partito della coalizione negozi separatamente con parti dell'opposizione una legge elettorale funzionale agli interessi, pur legittimi, di una parte del sistema politico.
Non è questa la sede per giudicare le legittime strategie che ogni partito progetta per il proprio futuro; ci permettiamo solo di suggerire attenzione a ciò che sta comunque accadendo nel corpo elettorale, perché dopo il congresso del Partito Democratico la polarizzazione che ne è conseguita ha fatto certamente crescere il Partito Democratico, ma ha fatto anche crescere Berlusconi, e lo scarto fra le due proposte non è poi così ampio.
Questa è però la sede per richiedere a tutti i partner della maggioranza il rispetto dei patti e dei doveri di reciproca lealtà tra i partiti che, con grande sacrificio, si sono assunti il compito, e lo confermano, di sostenere il Governo Letta nell'interesse del Paese e di corrispondere così all'invito pressante e forte che ci è stato rivolto dal Presidente Napolitano.
Tutti chiedono al Governo Letta di fare riforme e di operare per la ripresa. Questo è giusto, ma in un'epoca di recessione e di crescente povertà e precarietà c’è un solo modo perché le riforme necessarie non vengano sentite come una minaccia da parte di milioni di persone: occorre che la politica sia credibile e capace di convincere ma per fare questo occorre che a nessun cittadino italiano sorga il dubbio che mentre il Presidente del Consiglio chiede coesione e tenuta agli italiani, i partiti della sua maggioranza stanno pensando ad altro, ad un dopo che se nascesse sul naufragio di questo Governo non sarebbe l'avvio di un nuovo ciclo ma la riverniciatura di quello vecchio (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
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GIANFRANCO LIBRANDI (SCpI) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo rinnoverà la fiducia al Governo.
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GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, il voto favorevole di Scelta Civica alla legge di stabilità è il frutto della nostra responsabilità, non della nostra convinzione acritica. Da questi banchi non verranno mai proposte o critiche qualunquiste – che purtroppo oggi sembrano aver contagiato anche autorevoli esponenti di importanti associazioni di rappresentanza degli interessi produttivi –, ma contemporaneamente non saremo mai dei semplici plauditores. Interpretiamo la nostra presenza nella maggioranza e la nostra partecipazione diretta al Governo come uno stimolo a fare di più e meglio.
Proprio il nostro atteggiamento rigoroso, volere di più e meglio e volerlo prima possibile nell'interesse degli italiani, fa di Scelta Civica la forza politica di cui questo Governo non deve dubitare. Siamo una forza politica autenticamente europea.Come in tutte le maggiori democrazie, pretendiamo che i partiti di maggioranza e il Governo non vivano alla giornata, ma s'impegnino reciprocamente e di fronte all'opinione pubblica con un contratto di coalizione che espliciti obiettivi, misure, tempi. Così operano le grandi coalizioni in Germania o nel Regno Unito, così è bene che operi questa maggioranza. Lo pretendiamo.
Siamo una forza politica coerente, in un tempo in cui la politica presta troppo il fianco al qualunquismo, all'opportunismo e al populismo. Chi due anni fa stava conducendo, irresponsabilmente, il Paese sull'orlo del default, prima negando la crisi, poi affrontandola solo blandamente, oggi sbraita contro il Governo, prova a lisciare il pelo agli improbabili forconi e tenta inutilmente di ricostruirsi una verginità politica, sventolando le bandiere e gli slogan di 20 anni fa.
Chi si è presentato agli elettori rivendicando la sua alterità alla classe politica, oggi non riesce a trasformare la protesta in proposta e finisce per seguire le orme di cattivi maestri, che nelle piazze e nella rete incitano le forze armate ad azioni eversive, inaccettabili in una democrazia compiuta.
Anche tra i nostri partner di maggioranza, pur riconoscendo le importanti novità dell'elezione del nuovo segretario del PD e la scelta di NCD di separare il proprio destino da quello del «vecchio centrodestra», riscontriamo incomprensibili sacche di resistenza alle riforme. Sono atteggiamenti sbagliati, che sfideremo quotidianamente con le nostre proposte.
Se c’è una forza politica che oggi può rivendicare la battaglia per la riduzione delle tasse, per il taglio della spesa, per le liberalizzazioni, per le privatizzazioni, per la riforma del mercato del lavoro e del welfare, questa forza è Scelta Civica. I contributi che abbiamo portato a questa legge di stabilità, con le nostre proposte e il nostro lavoro in Commissione, lo dimostrano ampiamente.
È un successo di Scelta Civica l'istituzione del contratto di ricollocazione, modellato sulle migliori esperienze nord europee, un principio di concorrenza virtuosa tra agenzie di lavoro pubbliche e private che spazza via decenni di inefficienze e, purtroppo, anche di malaffare nella gestione solo pubblica.
Abbiamo fatto da guardiani contro una norma incomprensibile, l'aumento del numero dei consiglieri della Consob da tre a cinque, che avrebbe rappresentato un pessimo segnale per l'opinione pubblica. Dopo i concreti sforzi fatti dal Governo Monti per dare una prima «sforbiciata» alla giungla delle poltrone da 300 mila euro in su nelle mille authority e nei mille ruoli di sottogoverno, era inaccettabile un'operazione inversa, di aumento delle poltrone. Se l'organico della Consob ha bisogno di essere rafforzato, lo si faccia aumentando il numero degli ispettori e degli analisti con l'assunzione di giovani preparati e pieni di voglia di fare, non aumentando il numero dei commissari. Grazie a Scelta Civica, la norma è stata ritirata.
Siamo stati i primi, con i nostri emendamenti in Commissione, a chiedere l'istituzione di un fondo per la riduzione del cuneo fiscale. È quella la vera, la grande priorità per il rilancio del Paese: la riduzione del carico fiscale sul lavoro, altro che IMU prima casa ! Oggi quel fondo c’è, grazie al nostro impegno, ma noi di Scelta Civica non ci accontentiamo. Ci preoccupa che qualcuno voglia tenere il freno a mano tirato rispetto al piano di revisione della spesa affidato all'ottimo commissario Cottarelli. Ci preoccupano ad esempio i dubbi del Viceministro dell'economia e delle finanze Fassina sull'importo da 30 miliardi del piano, perché ciò significherebbe – cito testualmente – «cambiare il modello sociale». Nella legge di stabilità il Governo ha già previsto che, grazie alla spending review, si produrranno risparmi per circa 32 miliardi dal 2015 al 2017 e ha fissato, nel caso in cui i tagli non siano totalmente realizzati, un meccanismo di salvaguardia, rappresentato da un aumento delle aliquote e da una riduzione delle agevolazioni fiscali delle imposte dirette. In altri termini, se non saranno tagliate le spese per 32 miliardi in un triennio aumenteranno le tasse. Il Viceministro considera forse non desiderabile la riduzione delle spese superflue, preferendo l'aumento delle tasse ? Noi di Scelta Civica di certo no. E chiediamo invece che il Piano Cottarelli venga anticipato, che sia più ambizioso negli obiettivi e che inizi a produrre i suoi effetti già nel 2014, per destinare le risorse alla riduzione del cuneo fiscale.
Non mancano le occasioni perse, in questa legge di stabilità. La crisi del debito pubblico sovrano necessita di interventi coraggiosi sul fronte delle privatizzazioni: da molti anni, ormai, gli italiani pagano più tasse di quanto annualmente venga restituito dallo Stato sotto forma di spesa e servizi; questo «avanzo primario» è completamente assorbito dagli ingenti interessi sul debito; non usciremo facilmente da questo circolo vizioso, senza un radicale intervento sullo stock di debito. Non sarà sufficiente il piano da 12 miliardi di euro allo studio del Governo, anche perché metà di queste risorse saranno destinate alla ricapitalizzazione della Cassa depositi e prestiti, secondo una logica non priva di dubbi.
Ci preoccupano le pregiudiziali di troppo, in particolare del PD, rispetto alle privatizzazioni: in Senato, appena ieri, si sono alzate le barricate contro la proposta della collega Lanzillotta di condizionare l'aumento dell'addizionale IRPEF per il comune di Roma ad un piano di cessione delle quote di ACEA. Sono atteggiamenti dannosi. In tema di tassazione immobiliare, abbiamo assistito sconsolati ad una giostra di modifiche e cambiamenti dettati da un vizio d'origine: il «pedaggio» propagandistico pagato a Silvio Berlusconi per l'abolizione totale dell'IMU prima casa. Perché persone come quelle che siedono in quest'Aula, molto più ricche della media degli italiani, non debbono pagare tasse sull'abitazione principale ? Se uno straniero mi chiedesse: «Di cosa si è occupata la politica italiana nel 2013 ?», dovrei probabilmente rispondere: «Si è occupata di eliminare una piccola tassa sulla proprietà, per sostituirla con un'altra tassa sulla proprietà e con un aumento delle accise sui carburanti». Noi di Scelta Civica speriamo che, finalmente, la vicenda sia stata archiviata e si possa intraprendere un confronto sulla politica economica più serio e concreto.
Non possiamo non esplicitare la nostra totale contrarietà alla cosiddetta web tax. Pur se lievemente ridotta nella sua portata, essa rappresenta una palese violazione delle libertà fondamentali del Trattato dell'Unione europea. È paradossale, questa incompatibilità comunitaria: è evidenziata persino nel dossier di documentazione redatto dall'ottimo Servizio studi della Camera. Nel merito, poi, si tratta di una misura protezionistica, un messaggio negativo che l'Italia invia ai potenziali investitori esteri.
Il Governo si ravveda, prima che sia troppo tardi. Il tema della tassazione dell'economia digitale esiste, ma va posto a livello europeo. L'Italia sfrutti il semestre europeo di presidenza per porre la questione e cercare una soluzione lungimirante.
Concludo con una riflessione generale. Se oggi siamo qui a discutere e ad approvare una legge di stabilità «da tempo di pace», mentre l'Italia torna a guardare con speranza alla ripresa economica dei prossimi anni, è anche perché nel dicembre del 2011 e poi nel dicembre del 2012 c’è stato un Governo che ha assicurato la salvezza del Paese, quando l'Italia era ad un passo da una possibile catastrofe finanziaria. Se il Governo italiano oggi parla nei vertici europei con ritrovata credibilità, se il Ministro Saccomanni può porre con forza le sue condizioni nella difficile costruzione dell'unione bancaria europea e se gli investimenti stranieri stanno tornando in Italia, come io da imprenditore posso testimoniare, compresi quelli dei tanto criticati tedeschi, ciò si deve a chi ha saputo assumere decisioni difficili e impopolari che pochi – per non dire nessuno – avevano la forza e l'autorevolezza di assumere.
Noi di Scelta Civica pensiamo che non sia questo il tempo di fermarsi, il 2014 dovrà essere un anno senza respiro sul fronte delle riforme, non sprechiamo il tempo in una lunga e dannosa campagna elettorale permanente, le priorità saranno il lavoro e le tasse, su queste priorità noi vogliamo che si fondi il contratto di coalizione del Governo Letta. Noi saremo sempre quelli che vi chiederanno più coraggio, signori Ministri, per questo vi chiediamo di andare avanti e per questo il gruppo Scelta Civica rinnoverà anche in questa occasione la propria fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (Vedi RS)
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 11,35)
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BARBARA SALTAMARTINI (NCD) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo accorderà la fiducia al Governo.
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BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Nuovo Centrodestra, nel sostenere l'azione del Governo, ha svolto in questi giorni un difficile lavoro tra le maglie strette delle coperture finanziarie per arrivare ad approvare una legge di stabilità utile in un momento difficile per la nostra economia. Lo abbiamo fatto senza cedere alle sirene di chi non ha esitato, ogni giorno, ad appesantire il clima con critiche pretestuose, piuttosto che avere un atteggiamento costruttivo e propositivo finalizzato più all'interesse generale che a quello propagandistico.
Siamo ancora convinti che l'azione di questo Governo debba continuare e che una crisi al buio non serva all'Italia; per questo abbiamo deciso di assumerci una responsabilità maggiore rispetto a chi, invece, ha preferito la via facile dell'opposizione facendo credere agli italiani di stare così dalla loro parte, sapendo bene invece che la caduta di questo Governo comporterebbe tasse occulte e spread alle stelle.
A chi ci accusa di essere una maggioranza attenta alle poltrone, rispondiamo che il Nuovo Centrodestra ha compiuto una scelta basata su un atto politico eccezionale che serve a dare fiducia e a porre le basi per la costruzione di fatti che, come più volte ha sostenuto anche il Vicepremier Alfano, devono diventare le priorità di quel patto per l'Italia 2014 necessario tra le forze di questa strana quanto necessaria maggioranza per far partire le riforme oggi urgenti e non più rinviabili. Riforme che devono avere come priorità il lavoro, la riduzione del cuneo fiscale, la riforma della giustizia, quella della legge elettorale e quelle dell'assetto dello Stato.
Su questa linea abbiamo lavorato nella legge di stabilità che già al Senato conteneva significativi interventi, come l'eliminazione della tassa sulla prima casa in quanto patrimonio e le misure per la riduzione del cuneo. Qui alla Camera abbiamo voluto migliorarla ulteriormente, per aiutare chi era rimasto indietro in una prospettiva di crescita e di rilancio per il Paese. Il Governo e il Parlamento hanno dimostrato che è possibile fare un'efficace azione di revisione della spesa nella pubblica amministrazione, assicurandone le funzioni fondamentali e tutelando le fasce più deboli della popolazione. Gli italiani hanno infatti pagato, in questi ultimi mesi, meno tasse rispetto al previsto, per un valore di oltre 4 miliardi di euro. Malgrado questo, siamo stati accusati di aver fatto una manovra timida da chi non ha certo colto l'impegno che abbiamo messo nel cercare di non distruggere e sfasciare i conti, lavorando sapendo bene che la parola «coraggio» non può essere confusa con la parola «incoscienza».
Siamo rimasti legati alla parola realtà, senza slogan, senza frasi figlie dell'estremismo. E su questo abbiamo costruito un percorso che ci ha portato ad inserire e migliorare alcune misure economiche che hanno avuto come obiettivo quello di evitare che qualcuno rimanesse indietro. Penso alle misure per gli esodati, a quelle per gli specializzandi, a quelle per le borse di studio, per il fondo all'infanzia e all'adolescenza, per il bonus bebè, per i minori non accompagnati.
Penso all'emendamento con cui abbiamo effettuato un taglio particolarmente significativo della spesa pubblica improduttiva andando a far approvare uno degli emendamenti per noi prioritari che prevede la dismissione progressiva delle affittanze della pubblica amministrazione.
Abbiamo allentato la morsa del Patto di stabilità per i comuni. Abbiamo posto come priorità che i proventi del contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro e sui vitalizi fossero destinati ad incrementare il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e i progetti di ricerca e innovazione e il fondo per la prima casa e non il fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato, favorendo dunque una maggiore equità e abolendo insopportabili privilegi.
Abbiamo aumentato di 250 milioni le risorse disponibili per le forze di polizia, che presidiano fattivamente il territorio e garantiscono la sicurezza dei cittadini. Un traguardo che è stato reso possibile grazie alla grande determinazione del Nuovo Centrodestra e del Ministro Alfano, alla faccia di chi, soprattutto in queste ore e in questi ultimi giorni, ha cercato di strumentalizzare i comportamenti di quei poliziotti e di quei militari che da sempre sono a tutela delle istituzioni e dei cittadini e che spesso più di altri pagano l'esiguità delle risorse disponibili.
Per non parlare poi dell'azione che abbiamo condotto insieme al Ministro delle politiche agricole, della sinergia che abbiamo creato grazie alle nostre proposte emendative, che ha rimesso l'agricoltura al centro dell'azione del Governo evitando, dopo anni, tagli ad un settore strategico per il nostro territorio e garantendo il rilancio di questo importantissimo settore italiano.
Grazie inoltre al nostro fattivo contributo abbiamo introdotto lo stop all'anatocismo degli interessi bancari; i processi di mobilità per il personale delle società controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni con l'esclusione delle società che emettono strumenti finanziari quotati. Abbiamo convinto il Governo a ritirare la norma che prevedeva l'aumento da tre a cinque dei consiglieri della Consob, consapevoli che quella sarebbe stata una scelta in totale controtendenza con quelle politiche di riduzione della spesa pubblica che avevamo a fatica avviato. E potrei continuare ancora.
Di contro, di emendamenti rappresentativi di un fantastico mondo dei sogni ne abbiamo visti molti nelle lunghe giornate e nelle lunghe notti in cui abbiamo lavorato in Commissione. Ma attenzione. Ci permettiamo di sconsigliare a chi ha costruito e ha cercato di costruire castelli in aria di andarci ad abitare perché è molto difficile raggiungerli quei castelli (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
Noi sappiamo bene che si può fare molto di più. Dispiace ad esempio che la nostra proposta di destinare tutti i risparmi provenienti della spending review alla riduzione delle tasse sul lavoro non sia stata accolta, perché si è voluto allargare anche ai pensionati. Certo poi mi chiedo come mai con questa misura ci sia ancora qualche forza sindacale che si lamenta del nostro operato.
Non avremmo voluto accantonare una parte di quella proposta fatta per far pagare le tasse in Italia a quelle multinazionali della new economy che traggono profitti operando nel nostro Paese, perché magari qualcuno ha preferito rispondere al telefono a qualcuno che chiamava dall'estero.
Ma noi non demordiamo. Lo dico soprattutto ai colleghi con i quali oggi siamo maggioranza. Noi sosteniamo e partecipiamo all'azione di questo Governo e ne condividiamo priorità e obiettivi, purché finalizzati alla crescita e alla prospettiva di costruire un futuro. Lo facciamo forti delle motivazioni che ci hanno condotto a questa scelta politica, forti e consapevoli di essere determinanti nel conseguimento di questi obiettivi. Ed è dunque coerentemente con questo impegno che noi oggi voteremo la fiducia sulla legge di stabilità, perché sappiamo bene che negare la fiducia in questo momento significa arrestare la speranza per il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
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GENNARO MIGLIORE (SEL) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo.
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GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, questa manovra, questo disegno di legge di stabilità, ha la lungimiranza di uno di quegli acconti che ormai usate chiedere ai contribuenti, tipo il 103 per cento, nel quale dite: «iniziate a pagare e poi vediamo che cosa possiamo fare per voi».
Ha una mancanza di prospettiva, ha un'impossibilità di chiedere qualsiasi tipo di impegno a questo Paese, perché voi non vi siete impegnati. Non vi siete impegnati a stabilire alcun punto di discontinuità e vorrei capire, francamente, se non vi distraggo troppo dalla lettura dei giornali, in che punto possiate riscontrare una discontinuità con la fase precedente, la fase nella quale avevate detto che avevate il «piombo nell'ala» di Silvio Berlusconi e di Forza Italia.
Insomma, Berlusconi non c’è più, ma il berlusconismo è vivo e lotta insieme a voi, visto che, nel corso di questi mesi, non abbiamo registrato nessuna discontinuità – e dico nessuna – rispetto alle precedenti leggi finanziarie. Dov’è questa aria nuova ? Sull'IMU ? È una Caporetto totale, guardate, la tassazione sulle case. È una Caporetto !
Vi siete messi in questa strada sbagliata per accontentare Silvio Berlusconi e la sua forza politica e adesso, che non c’è più, prima avete provato a camuffarla con un cambio di nomi che è persino imbarazzante e oggi vi è un'intera pletora di sindaci, a partire dall'organizzazione nazionale dei comuni d'Italia, che vi chiede di intervenire, perché manca un miliardo e mezzo di previsione rispetto alle entrate.
Sui giornali campeggia in prima pagina che farete un altro decreto per cambiare questa manovra. I comuni sono in rivolta, ma dovrebbero essere in rivolta anche le coscienze di chi questa manovra ha voluto scriverla, perché non si può, non si deve e non permetteremo che voi facciate un decreto per cambiarla ulteriormente, dopo che avete promesso che il testo del relatore non sarebbe stato modificato.
Altrimenti, non dovevate scegliere la strada della fiducia, che noi non vi daremo, ma dovevate scegliere la strada del confronto e del dibattito parlamentare, dove le opposizioni erano pronte a ridurre il numero degli emendamenti e a migliorare quello che voi, impropriamente, state facendo in nome dell'interesse generale del Paese.
Fino a ieri il Ministro Franceschini ha detto che non ci sarebbe stato alcun intervento e oggi, sull'onda di questa protesta, che è anche la nostra, state aprendo di nuovo uno spiraglio che potrebbe trasformarsi in una nuova manovra. Non siete in grado neanche di attribuirvi la paternità di questo provvedimento. Avete dato nelle mani del relatore provvedimenti improponibili, come il regalo a Sorgenia. Avete messo nelle mani di una Commissione delle richieste che erano insostenibili all'interno di quest'Aula.
Non so, forse la vostra affidabilità si può riscontrare sul tema del gioco d'azzardo. Non l'ho detto io, lo ha detto il segretario del partito dei Ministri qui presenti. È una «porcata» quella di avere tagliato, nell'altro ramo del Parlamento, le risorse alle casse dei comuni che più si stanno battendo contro la diffusione del gioco d'azzardo elettronico. E poi, questa manovra arriva in un momento in cui la crisi ha devastato la vita di migliaia, di milioni di persone. È stato detto – anche qui, non da me, ma da rappresentanti, addirittura, di Confindustria – che i danni sono paragonabili a quelli di una guerra e voi, di fronte a questa guerra, avete alzato la bandiera bianca.
Infatti, questa manovra, questo disegno di legge di stabilità, che tutto è tranne quell'innovazione che avevate promesso al posto delle vecchie leggi finanziarie, serve solo per garantire un'effimera stabilità al vostro Esecutivo.
Se pensate di essere stabili, dovreste spiegarci perché nessuno è in grado di rivendicare gli obiettivi che sono stati portati avanti all'interno di questo provvedimento, un provvedimento che ha due corni: quello fiscale e quello sulla tassazione sulla casa. Su quello sulla tassazione sulla casa, come ho appena detto, non siete in grado neanche di reggere 24 ore rispetto a questa determinazione e quello in materia fiscale ha visto impegnare risorse nel dare pochi euro, invece di fare quello che sarebbe necessario da molti anni: una riforma della fiscalità in senso equo e progressivo, che potrebbe ristabilire un criterio di uguaglianza o quantomeno, almeno, di equità nel Paese più diseguale d'Europa.
Questa è la solita vecchia, farraginosa finanziaria, con i soliti vizi e nessuna virtù. Vedete, il problema non sono quei furbacchioni che si mettono dietro un forcone e cercano di organizzare delle piazze – che, caso unico nella storia delle nostre manifestazioni, sono quotate più dalla questura che da quelli che vanno a vedere quanti sono veramente –, ma sono i problemi che sono dentro questa società, rosa dal rancore, che voi non volete affrontare.
Non c’è nessuna percezione della crisi. Ma di che stabilità parlate ? Non avete nessuno che vi sostenga, nessuno tranne i numeri che sono all'interno di quest'Aula e lo dico con semplicità. Noi vi abbiamo preso sul serio, vi abbiamo preso tanto sul serio che abbiamo proposto non solo tanti emendamenti – che neppure, per così dire, l'ostinazione di una maggioranza impermeabile è riuscita a fermare e siamo riusciti ad ottenerli come risultati molto parziali –, ma vi abbiamo preso soprattutto sul serio, perché abbiamo indicato un piano per il lavoro, un «green new deal» detto in inglese, nel quale c'erano i contenuti per dare una risposta effettiva a questa crisi. Infatti, se questa è una crisi nella quale sono aumentati i disoccupati, bisogna dare risposte che creino occupazione e riabilitare l'intervento pubblico in funzione anticiclica, dando lo spazio necessario all'intervento pubblico di agire, così come per ridurre la forbice delle disuguaglianze, reperendo le risorse necessarie per l'equità fiscale, tassando i grandi patrimoni, cosa che voi non volete fare, a fronte degli oltre 7 milioni di persone che non hanno lavoro.
Allora, vedete, non basta strombazzare il cuneo fiscale – e adesso vedo che non lo difendete neanche più voi –, ma bisogna andare a vedere che cosa succede con il dissesto idrogeologico di questo Paese, con le case che crollano sotto le frane, con l'idea che voi dobbiate immediatamente non solo alleggerire, ma sbloccare complessivamente il Patto di stabilità per i comuni, per spese di investimento e per spese utili. Dovete farlo e dovete andare in Europa a dire che queste spese per investimento sono assolutamente indispensabili per fare ripartire il Paese, prima, però, stanziando gli interventi e poi andando a negoziare, non aspettando che qualcuno ci dia una pacca sulla spalla.
Leggete anche voi – so che il Ministro Fassina su questo è attento – il rapporto sulla mappa delle disuguaglianze in Italia di Paolo Acciari e di Sauro Mocetti. Leggetelo, leggetelo, forse è più utile delle relazioni che accompagnano la legge di stabilità. È più utile soprattutto per vedere perché del sud non si parla proprio più, lì dove c’è una disuguaglianza ai livelli della Turchia.
Ora sappiate che noi vogliamo realmente cambiare il Governo di questo Paese. Lo vogliamo cambiare, perché non siete stati in grado di dare una risposta oltre i pochi impegni che vi siete presi tra di voi per garantire questa maggioranza di Governo.
Ma io aggiungo – e lo dico al Ministro Franceschini visto che non c’è – una cosa «fuorisacco», approfittando della dichiarazione di voto sulla fiducia.
Intervenite immediatamente anche sulla vicenda dei bambini che, in questo momento, sono trattenuti in Congo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Intervenite non perché si possa dare la risposta burocratica: «Loro sono andati a loro rischio», perché se sono partite ventisei famiglie con i loro bambini è perché qualcuno li aveva assicurati.
Se volete la fiducia, non nostra, che non avrete, ma almeno di qualcuno fuori da quest'Aula, almeno su questo punto – che non è un punto di politica economica, è un punto di dignità del nostro Paese – dateci almeno una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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MARIA ROSARIA CARFAGNA (Vedi RS) (FI-PdL). Dichiara che il suo gruppo non voterà la fiducia al Governo.
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MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, le ragioni per le quali Forza Italia non voterà la fiducia che il Governo pone su questo provvedimento sono, in sostanza, le stesse che hanno determinato il nostro passaggio all'opposizione. Si può dire che le ragioni che ci hanno spinto ad uscire dalla maggioranza che sostiene questo Governo sono tutte contenute in questa legge di stabilità. Lo abbiamo detto tante volte: è un provvedimento finanziario modesto, timido, mediocre, inadeguato ad affrontare i problemi del Paese, più che una legge di stabilità coraggiosa, in grado di indicare la strada che il Paese avrebbe dovuto intraprendere. Vedete, non vi chiediamo di fare miracoli, ma di indicare la strada e la strada non può essere che quella della crescita e della riduzione del perimetro dello Stato nell'economia e nell'economia privata.
Avete costruito un mostro per elargire prebende, mance e qualche sconto fiscale, non certo alle famiglie e alle imprese in difficoltà, che dovranno accontentarsi di qualche spicciolo, ma agli amici che contano, a quelli che servono, a quelli che servono al Partito Democratico.
E allora l'obiettivo di questa legge non sembra essere quello di sollevare gli italiani dalle loro difficoltà, quanto piuttosto quello di acquistare il loro consenso, per garantirvi la sopravvivenza, come se le elezioni politiche fossero alle porte, come se il ritorno alle urne fosse imminente, come se la percezione del vostro fallimento si fosse trasformata in una condizione di oggettiva insolvenza. Avete forse finalmente preso coscienza dei limiti di questa esperienza di Governo.
Bene, solo che alle dimissioni onorevoli e dignitose avete preferito una resistenza patetica e con questa legge avete preferito la questua. E se qualche penitente riceverà quanto richiesto, la stragrande maggioranza degli italiani, invece, non otterrà quanto dovuto.
«Nessuno ha la bacchetta magica», il Presidente del Consiglio – che oggi non ci degna della sua presenza – ama ripetere molto spesso questa frase, quasi a voler giustificare la sua mancanza di coraggio. E, infatti, noi non chiediamo a questo Governo di fare delle magie, non chiediamo di fare dei miracoli; chiediamo di governare, chiediamo di creare le condizioni non per far sopravvivere il Governo a tutti i costi, ma per far ripartire il Paese.
È un obiettivo ambizioso – lo sappiamo –, ma un obiettivo così ambizioso non si raggiunge certo con un'azione di Governo mediocre come quella che state mettendo in campo. Ovvio che questo obiettivo non si raggiunge in pochi mesi, ma la direzione di marcia, quella che ci indica la strada da seguire, l'impianto culturale, politico, ideologico della vostra azione di Governo sono tutte cose che ben si comprendono nei primi giorni, nelle prime settimane, nei primi mesi. E la vostra direzione di marcia è sbagliata: state portando il Paese esattamente in direzione opposta rispetto a quella che servirebbe.
Avete tradito l'impegno preso con il Paese e non lo diciamo solo noi. Avete scontentato tutte le categorie produttive, i sindacati. I più autorevoli opinionisti e commentatori politici, che siete soliti nominare quando vi riempiono di lodi, hanno dichiarato che questa legge di stabilità tradisce l'interesse generale del Paese.
Gli italiani a questo Governo chiedevano coraggio, forza decisionale, spinta propulsiva, capacità di innovare e di invertire la rotta. Invece, si ritrovano con un Governo debolissimo e con una finanziaria vecchio stampo che inasprisce il carico fiscale e che scontenta tutti: non un provvedimento strutturale per la crescita né una riduzione delle tasse né un taglio delle spese effettivo. Tutto il contrario. E i risparmi della spending review, anziché servire a tagliare le tasse, saranno destinati alle esigenze di cassa. Gran bel colpo ! Complimenti !
Ci chiediamo dov’è la tanto declamata discontinuità.
Certo, forse nel fatto che, come voi dite e amate ripetere – peccato che non vi creda nessuno – l'Italia ha riconquistato prestigio in Europa ? Ci chiediamo a chi serve e a cosa serve un Paese che non riesce ad affrontare la crisi economica e sociale in cui versa, che però, come voi dite, ha conquistato prestigio internazionale.
Dovremmo forse gioire per il fatto che c’è un Premier che dichiara di piacere alle cancellerie internazionali ?
Noi vogliamo contare non per la solerzia con cui obbediamo agli ordini che vengono dall'estero, non per la capacità di fare gli interessi altrui, ma per la cocciutaggine con cui perseveriamo nel realizzare i nostri interessi, gli interessi nazionali. E l'interesse del Paese o coincide con quello dei nostri cittadini, delle nostre famiglie e delle nostre imprese, o semplicemente non è, è altro, sono altri interessi e noi non ci renderemo complici della vostra incapacità di servire gli interessi nazionali.
A proposito, Ministro Franceschini – mi rivolgo a lei visto che il Presidente del Consiglio, come dicevo prima, non ci degna della sua presenza – se veramente come dite abbiamo riconquistato il prestigio perduto, che da mesi avevamo perso, dove sono i nostri marò ? Dove sono i nostri connazionali bloccati in Congo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ? Mangeranno anche loro una fetta di panettone che voi siete ben lieti di mangiare questo Natale, oppure questo è un privilegio che preferite riservare soltanto a voi e ai membri del vostro Governo ?
E allora, per iniziare a rimettere in piedi l'Italia, serve non soltanto la volontà di lavorare per gli italiani ed evidentemente non per altri, ma anche un vero e proprio salto culturale, che si ponga in collisione frontale rispetto all'interventismo e al peso dello Stato nella vita dei cittadini.
Forse vale la pena di ricordare che c’è una certa similitudine tra l'Italia di oggi e l'Inghilterra della fine degli anni Settanta, che era considerata il malato d'Europa; era in una condizione di inarrestabile declino economico, ma ebbe una grande fortuna: quella di avere un Premier coraggioso, che fu capace di leggere la realtà del suo Paese e di attuare politiche economiche coraggiose e marcatamente liberali. Nessuna bacchetta magica, sia chiaro, ma solo la capacità di comprendere i problemi reali del Paese, il coraggio e la volontà di perseguire l'interesse nazionale.
Peccato che l'Italia di oggi abbia un Premier che non è in grado di avere una visione oggettiva del Paese, né di attuare una politica economica adeguata ed incisiva.
Sul coraggio ci asteniamo dal dare un giudizio, ma credo che gli italiani abbiano già provveduto abbondantemente a formarsene uno.
E allora, proprio perché voi non siete in sintonia con la nazione, preferite il limbo, preferite galleggiare, preferite il panettone. Siamo lieti per voi che lo riusciate a mangiare.
Tuttavia, siamo molto preoccupati per tutti quegli italiani che quest'anno e negli anni a venire il panettone non lo mangeranno, anche per la vostra incapacità di compiere quelle scelte, anche impopolari, anche antielettorali, ma decisive per la crescita e lo sviluppo di questo Paese.
Diciamolo chiaramente: avete avuto una grande occasione. Potevate imprimere una svolta, una svolta risoluta: interventi normativi liberali, privatizzazioni, mercato, meno spesa, meno tasse, meno vincoli e oppressione burocratica e fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
E invece la vostra direzione di marcia è esattamente quella opposta; solo piccoli accenni, vaghe e confuse idee di futuro, però un'unica grande e solida certezza: restare al potere, gestirlo ed occuparlo quanto più a lungo possibile.
Governare ? È una parola troppo grande per voi, un'ambizione che questo Governo non è in grado di realizzare.
Credevamo molto in questo Governo. Lo abbiamo sostenuto con convinzione e mi permetto di dire che ci credevamo anche per il fattore generazionale. Speravamo che – come dire – l'audacia della gioventù vi aiutasse a gettare il cuore oltre l'ostacolo.
Devo dire che, dopo avervi visti all'opera, siamo costretti a rimpiangere la saggezza, l'esperienza ed il decisionismo di chi ha qualche anno in più di voi.
E mentre voi amate consolarvi con il vostro panettone, noi preferiamo consolarci, pensando che i giovani italiani non sono tutti come voi.
E con loro e per loro noi ricostruiremo questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha precisato alla Presidenza che oggi il Presidente del Consiglio è impegnato al Consiglio europeo di Bruxelles.
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PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo ha precisato alla Presidenza che il Presidente del Consiglio è impegnato, nella giornata odierna, al Consiglio europeo di Bruxelles.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.
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LAURA CASTELLI (M5S) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo.
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LAURA CASTELLI. Signor Presidente, che Letta non ci sia e che quest'Aula sia vuota dà il senso di quanto sia importante la legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, finalmente dopo giorni di sofferenza in Commissione bilancio possiamo finalmente parlarci. Vi abbiamo scritto molte lettere che speriamo abbiano un seguito. Noi le scriviamo come un bambino di tre anni le scrive a Babbo Natale, con la stessa speranza. Una delle più importanti è quella che denuncia la completa violazione delle leggi di contabilità nazionale. Lei, giustamente, ha chiesto al presidente della Commissione bilancio di rispettare la legge, tuttavia, sia il Governo che il presidente della Commissione bilancio e i suoi uffici, ritengono che non ci siano violazioni. Che dice, Presidente, glielo leggiamo insieme questo capitolo ? Articolo 11: «La legge di stabilità contiene esclusivamente norme tese a realizzare effetti finanziari con decorrenza nel triennio considerato dal bilancio pluriennale. Essa non può contenere norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero organizzatorio, né interventi di natura localistica o microsettoriale». Non so se avete sentito. Bene, questa legge di stabilità non rispetta questo articolo, non rispetta questa legge. Dunque noi, persone responsabili e oneste, abbiamo fatto al Governo e al Ministro Franceschini questa proposta: faccia tornare questa legge di stabilità «legale» e noi rinunciamo agli emendamenti. Non c’è stato nulla da fare. Pur di mantenere i soliti miliardi di regali agli amici, si mette la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Lei, Franceschini, mette la fiducia nel giorno in cui il suo segretario di partito, Renzi, riempie giornali e TV con il suo disgusto sulla vicenda che coinvolge un'altra volta le slot machine, la lobby delle lobby. Presidente, perché non ce lo spiega quali siano e quali saranno veramente i rapporti tra lei e le scelte politiche del suo segretario di partito ? Infatti, questa legge di stabilità, a ridosso dell'elezione di Renzi, non ha nulla di quello che i nuovi piddini renziani avevano promesso, anzi spesso si sono inginocchiati a lei, Presidente Letta, solo se ci fosse in Aula. Ce lo dica, ma per essere chiari una volta per tutte su chi comanda la larga intesa. La comanda il Presidente Letta, suo zio, Renzi, le banche, la Compagnia delle Opere ? La comanda Sorgenia ? La comandano gli accordi commerciali che avete fatto con la Russia senza dire niente a nessuno ? Diciannove contratti commerciali sui quali non ci avete coinvolto, siete rimasti in silenzio. Noi vogliamo sapere cosa sono. Chi è e che cosa comanda la larga intesa ? Qualcuno dice che questa legge di stabilità è timida. Non è vero, non è assolutamente vero. Avete avuto una faccia di bronzo come nessuno mai si era permesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Presidente, lei lo sa che nelle famiglie italiane la stabilità non esiste, non esiste da anni ? Non sanno neanche più se è una parola del dizionario o una dittatura imposta dalla casta. Spiegateglielo, per favore. La gente, quella normale, è costretta a subire qualsiasi sopruso, anche chi un lavoro ce l'ha. Subire orari indegni, mobbing, lavorare il 26 dicembre, lavorare a Natale, lavorare per riuscire solo a pagare le tasse, sapere che la pensione non arriverà mai, e non solo perché mancheranno i soldi, ma perché si morirà. Si morirà prima a causa delle malattie procurate da industriali privi di scrupoli, che faranno soldi tra rifiuti, inceneritori, TAV, Ilva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e voi credete che tutto quello che voi pensate vi renderà ricchi, ricchi, molto ricchi, come già vi ha reso ricchi, e immortali; non siete immortali.
E a Torino l'ennesimo suicidio, un disoccupato cinquantenne impiccato. Una volta ricevuto lo sfratto non ha più retto; zona Parella, ma chissà se voi la conoscete. Se la sua calcolatrice, Presidente, non funziona, non funziona per calcolare i decessi, allora gliela regaleremo noi per Natale la calcolatrice.
Presidente, il popolo non se ne va, questa volta non se ne andrà dalle piazze, non se ne andrà via da questo Parlamento. Non se ne va neanche dopo aver capito che questo Parlamento non è più sovrano, dopo aver capito che questo Parlamento può decidere che cosa fare in questo Paese, ma questo Governo e questa Ragioneria di Stato non lo fanno, e non lo fanno per scelte politiche ben note. Continuate a mettere in ginocchio anche i comuni, con effetti devastanti su noi cittadini, e neanche più i superpolitici riescono a contrastarvi.
Neanche più un uomo come Fassino, che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo nel suo comune torinese, riesce più a contrastare la furia di questo sopruso. Non che sia diventato un santo, certo, ma probabilmente il potere che ci schiavizza è più alto di lui. Presidente Letta, mentre lei pensa già al panettone 2014, ci sono famiglie che non hanno da mangiare neanche la notte di Natale. Voi siete privi di coscienza, privi di coscienza sia politica che istituzionale. Fosse vivo Pertini vi avrebbe cacciato tutti fuori, in primis i finti economisti senza scrupoli minacciati dai vecchi banchieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Presidente, noi glielo chiediamo con una citazione cinematografica: questo Governo è stato osservato, è stato pensato ed è stato trovato mancante, per cui non ha la nostra fiducia.
In questi giorni, signor Presidente, mentre veniva inaugurato qui alla Camera il presepe, che anche per me che non sono credente è un simbolo di povertà e umiltà, il Palazzo era invaso da lobbisti e indecenti mercanti pronti a piazzare una «marchetta» con il beneplacito dei partiti di destra e di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E se lo faccia dire da una non credente, come il tempio di Gerusalemme anche il tempio della legge, la casa della buona politica, come ama tanto dire la Boldrini, è stata trasformata in un luogo di affari, di intrallazzi, di vergognosi scambi di favori e lo avete visto, e siete complici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Duemila anni fa, Presidente, e questo lo senta e se lo tenga in mente, se lo tenga in mente davvero, duemila anni fa Gesù Cristo cacciò in malo modo i mercanti dal tempio, gli rovesciò i tavoli e allo stesso modo, Presidente, dovremo sbatterli fuori dalla Camera e non lasciargli fare i porci comodi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, facciamo come Gesù Cristo, che li buttò fuori, e li buttò fuori a calci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni) !
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FABIO MELILLI (PD) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo voterà convintamente la fiducia al Governo.
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FABIO MELILLI. Signor Presidente, Ministri, onorevoli colleghi, il Partito Democratico voterà convintamente la fiducia al Governo per aver condiviso l'impianto del disegno di legge di stabilità e le conclusioni cui siamo pervenuti dopo un lungo e faticoso, ma produttivo lavoro in Commissione bilancio. Una legge – e credo che sia bene ricordarlo ai tanti distratti censori – che si colloca in una situazione difficilissima del nostro Paese, una situazione che il Paese attraversa da troppo tempo e, per questo, il disegno di legge di stabilità compie una scelta radicale cioè quella di tornare a dare risorse al sistema Paese, e lo fa concentrando la sua attenzione su uno dei temi che è stato posto all'attenzione del dibattito politico negli ultimi mesi, sul quale abbiamo parlato forse per voce sola, e cioè provando a ridurre il costo del lavoro per le imprese e per i lavoratori. Su questo tema la Commissione ha compiuto alcune correzioni che sono state volte a favorire una maggiore progressività per i redditi più bassi ma ha mantenuto sostanzialmente un obiettivo generalmente condiviso da tutti quelli che individuano proprio nell'eccessivo costo del lavoro uno dei temi più rilevanti della ripresa.
Si poteva fare di più – probabilmente sì – ed è molto facile dirlo fuori dalla logica stretta della compatibilità di bilancio, ma credo sia doveroso ricordare che le scelte che siamo chiamati a compiere, siamo chiamati a compierle proprie in un quadro di compatibilità ed in un quadro di compatibilità molto rigoroso. Vorrei dire all'onorevole Dellai che il Partito Democratico terrà la barra dritta, come lui ci invita a fare, e ha tenuto la barra dritta anche in questa occasione. E d'altronde, più volte il Presidente del Consiglio ci ha richiamato alla necessità che l'Italia debba continuare a godere nel panorama europeo di una ritrovata credibilità. Lo dico all'onorevole Carfagna. Abbiamo faticato parecchio, onorevole Carfagna, a recuperare la credibilità che voi avevate perso in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E vorremmo mantenerla, vorremmo mantenerla con il rigore delle scelte, con la serietà delle scelte, perché la credibilità in Europa può essere l'unico argomento che ci consentirà, nel semestre di presidenza italiana, di fare in modo che l'Europa stessa comprenda che a questa crisi bisogna dare risposte diverse dal passato, risposte che consentano a noi di lasciare alle spalle il periodo più difficile della storia repubblicana recente e dare speranza perché questa crisi torni a creare occupazione nel Paese.
La legge di stabilità non dà solo questa risposta, e qui lo voglio dire all'onorevole Corsaro, che ci dice: che cosa andrete a dire in Europa ? Noi abbiamo discorso per mesi, nei nostri ordini del giorno, nella nostra presenza parlamentare, di alcune tematiche e sembra oggi che queste tematiche siano state completamente dimenticate, almeno negli interventi che ho ascoltato questa mattina. Abbiamo detto che era necessario nel nostro Paese dare respiro alle imprese, favorire l'accesso al credito per le nostre imprese, un credito che cala del 38 per cento dal 2008 e che scende, nei primi mesi di quest'anno, del 51 per cento, come ci ha ricordato l'onorevole Taranto nell'intervento iniziale, rispetto ai primi mesi dell'anno precedente.
Abbiamo detto tutti – e mi stupisce che ce ne siano dimenticati – che bisogna dare soluzione a chi ha perso certezze, a chi vive in condizioni di precarietà. Poi ci siamo detti, per ore ed ore che era necessario ed urgente dare risposte alla difesa del suolo, alla tenuta del nostro Paese, che tanti danni e tanti guai – questa distrazione – ha provocato negli ultimi tempi. Ci siamo detti che era necessario permettere ai comuni di rilanciare gli investimenti, perché il blocco delle piccole opere, delle opere che sono cantierabili, andava rimosso per dare respiro ad uno dei settori più critici di questa nostra stagione, che è quello dell'edilizia. Ci siamo detti, da ogni parte, che era necessario restituire dignità al comparto della sicurezza e di insistere da ultimo, ma non da ultimo, nell'attenzione ai temi troppi anni – troppi anni, onorevole Carfagna – dimenticati: l'università, il diritto allo studio, i saperi.
Ebbene, il disegno di legge di stabilità fa tutto questo nei limiti del possibile: lo fa dando risposte a 17 mila esodati; spendendo, impegnando 729 milioni, di cui 200 nel solo 2014; lo fa dando risposta non sufficiente – ma avremo modo di tornarci – a 3 mila precari che hanno reso possibile la sopravvivenza tecnica dei nostri tribunali nell'ultimo anno; lo fa nei confronti degli specializzandi in sanità, con 80 milioni di euro; lo fa nei confronti delle regioni del sud e del precariato delle regioni del sud. Non so se l'onorevole Carfagna e l'onorevole Corsaro considerano queste «marchette». Noi pensiamo siano le risposte più serie che possiamo dare ad un Paese in difficoltà ed alle classi più deboli del Paese.
Penso davvero sia facile in questa stagione scivolare, come fa l'onorevole Castelli, lungo la strada in discesa, larga e comoda, della demagogia. Si può fare, ma questo non credo serva al nostro Paese ed alla speranza che noi abbiamo, tutti insieme, di provare a risolvere alcune questioni che rendono difficile la tenuta sociale delle nostre collettività.
Non voglio trascurare un tema delicatissimo e difficile, che è quello della costruzione di una nuova imposta sulla proprietà immobiliare, sui servizi che i comuni offrono ai cittadini. C’è protesta da parte dei comuni, ne abbiamo consapevolezza. Qui dentro ci sono uomini e donne che quei comuni li hanno governati e sanno, al di là della demagogia, quanto sia difficile tenere insieme il livello dei servizi e la necessità di recuperare risorse perché il Paese possa vivere una stagione di speranze. Noi siamo stati costruttori in questo disegno di legge di stabilità, di una legge sulla casa più equa, che distribuisce correttamente, e più correttamente del passato, verso i fruitori dei servizi l'imposizione.
Non bastano le risorse per le detrazioni ? Ne parleremo, sono convinto che il Governo non si sottrarrà a un confronto con le autonomie locali perché questo possa essere possibile. Ma dire che questa finanziaria non presta attenzione al sistema delle autonomie locali è dire una profonda bugia. Abbiamo assistito, per anni, alla riduzione degli spazi finanziari dei comuni e delle province, abbiamo assistito, per anni, alla riduzione degli spazi finanziari nella nostra sanità e questa volta possiamo dire di averli ampliati: un miliardo, ripeto, per l'aumento del Patto di stabilità ed una scelta fatta sull'imposizione locale che torna a dare respiro anche all'autonomia comunale, non in modo pieno, lo faremo ancora meglio, probabilmente, con la delega fiscale e con gli altri strumenti che sono all'attenzione di questo Parlamento.
Ma abbiamo invertito una tendenza e, come ci ricorda giustamente il Presidente del Consiglio, abbiamo costruito una legge di stabilità che torna a dare, che non toglie, ma torna a dare. E se questo viene considerato insufficiente siamo i primi ad averne contezza, ma stiamo lavorando dentro un quadro economico-finanziario di grande difficoltà e abbiamo tutti consapevolezza – lo hanno ricordato alcuni colleghi della maggioranza – che questo Paese non può più permettersi le «sbandate» del passato: questo Paese deve dimostrare al mondo di essere una grande forza economica. Lo farà, lo farà con la consapevolezza che abbiamo in quest'Aula e lo farà con le forze economiche e sociali nel prossimo futuro.
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Intervengono per dichiarazione di voto a titolo personale i deputati RUDI FRANCO MARGUERETTAZ (LNA) (Vedi RS), SALVATORE CICU (Vedi RS) (FI-PdL) e ILEANA ARGENTIN (PD) (Vedi RS).
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RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, ieri nel corso della discussione generale sul disegno di legge di stabilità ho avuto modo di ripercorrere alcune delle tante problematiche della Valle d'Aosta, evidenziando come la nostra regione sia troppo spesso oggetto di interventi iniqui da parte del Governo. Al tempo stesso, ho ricordato come delle questioni da noi sollevate attraverso gli emendamenti che abbiamo presentato solo una abbia ricevuto una risposta positiva da questo disegno di legge di stabilità. È un po’ poco per poterci dichiarare soddisfatti.
La Valle d'Aosta, signori del Governo, ha urgenza di risposte che ristabiliscano l'equità perduta. La scorsa settimana, il Presidente Letta ci ha chiesto la fiducia e i parlamentari valdostani gliel'hanno concessa con un breve termine. Ora siamo qui a dirvi che sentiamo sempre più vacillare questo sentimento di fiducia, soprattutto se confrontiamo il nostro atteggiamento collaborativo con quello del Governo. SALVATORE CICU. Signor Presidente, intervengo quale deputato della Sardegna per dire che, al di là di tutti gli aspetti che complessivamente sono stati valutati dal mio gruppo, io debbo sottolineare come fatto positivo l'aspetto che in maniera particolare riguarda la riforma dell'articolo 10 dello Statuto regionale sardo.
Una riforma centrale, importante, che dà una svolta alla possibilità di una regione, alla regione Sardegna, ad una comunità che vive una crisi drammatica e straordinaria, accanto al fatto poi, altrettanto drammatico, dell'alluvione avvenuta poche settimane fa, di decidere sulla fiscalità di vantaggio che significa la riduzione dell'IRAP, che significa puntare alla riduzione delle accise, che significa, cioè, sostenere le nostre piccole e medie imprese che stentano ad avere la possibilità di avere un minimo di sostegno. Quindi, sotto questo aspetto guardo con positività così come, naturalmente, sotto gli altri aspetti che riguardano proprio la destinazione dei fondi al discorso dell'alluvione. ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per un minuto per dire che voterò la questione di fiducia assolutamente per i grandi passi avanti che sono stati fatti per quanto concerne la non autosufficienza e non solo, tutto il sociale in genere, ma non posso che essere qui, in questi venti secondi, per dire che molto c’è ancora da fare e che mi rammarico moltissimo di quanto poco è stato fatto, invece, per tutto il discorso ISEE che va a penalizzare fortemente la disabilità in base a un emendamento che avevo presentato e che non è stato accettato dal Governo e che io ritengo vada, non solo a rendere reddito le pensioni e gli assegni di accompagnamento, ma credo che vada a far sì che i cittadini si differenzino in cittadini di serie «A» e cittadini di serie «B» per quanto riguarda un atteggiamento troppo assistenzialistico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
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PRESIDENTE (Vedi RS). Indìce la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge, nel testo della Commissione, come risultante dalle correzioni comunicate all'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
(Segue la votazione).
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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Argentin.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 13,40).
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica il risultato della votazione:
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PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, come risultante dalle correzioni comunicate all'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
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La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,35.
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Missioni. (Vedi RS)
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Missioni.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono settantatré.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Fassina, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kyenge, Legnini, Leone, Lorenzin, Lupi, Giorgia Meloni, Migliore, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Realacci, Sani, Sisto, Speranza, Tabacci, Vargiu e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo. (Vedi RS)
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Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il presidente del gruppo parlamentare Per l'Italia, Lorenzo Dellai, ha reso noto che è stato eletto il nuovo direttivo del gruppo, che risulta così composto: vicepresidente vicario: Giuseppe De Mita; vicepresidente: Gea Schirò; tesoriere: Mario Caruso; segretario d'Aula: Domenico Rossi.
Ai deputati Giuseppe De Mita, Gea Schirò e Domenico Rossi è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento.
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PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 19 dicembre 2013, il presidente del gruppo parlamentare Per l'Italia, Lorenzo Dellai, ha reso noto che, nella riunione svoltasi in pari data, è stato eletto il nuovo direttivo del gruppo che risulta così composto: vicepresidente vicario: Giuseppe De Mita; vicepresidente: Gea Schirò; tesoriere: Mario Caruso; segretario d'Aula: Domenico Rossi. Ai deputati Giuseppe De Mita, Gea Schirò e Domenico Rossi è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.
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Si riprende la discussione. (Vedi RS)
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Si riprende la discussione (ore 15,37).
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(Trattazione degli ordini del giorno) (Vedi RS)
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(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1865-A)
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PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1865-A/298 e che l'ordine del giorno Ginato n. 9/1865-A/260 è stato ritirato.
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PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1865-A). Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1865-A/298 in quanto, essendo volto ad impegnare il Governo ad eliminare una specifica disposizione recata dall'articolo unico del provvedimento, si pone in contrasto con il testo del disegno di legge di stabilità. Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Ginato n. 9/1865-A/260 è stato ritirato dal presentatore. Avverto, infine, che l'ordine del giorno Sereni n. 9/1865-A/141 si intende sottoscritto anche dalla deputata Martelli.
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Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati GUIDO GUIDESI (LNA) (Vedi RS) e LAURA CASTELLI (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS), che sospende brevemente la seduta per consentire ai gruppi di esaminare i testi degli ordini del giorno.
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GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,55.
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Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati LAURA CASTELLI (M5S) (Vedi RS) e STEFANO ALLASIA (LNA) (Vedi RS), ai quali rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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LAURA CASTELLI. Signor Presidente, se sono arrivati ora, noi non è che possiamo sapere quali sono gli ordini del giorno degli altri. Chiederei a lei, Presidente, quindi, una sospensione di cinque, dieci minuti per permetterci di prendere il faldone e provare a leggere quegli altri perlomeno. STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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Intervengono per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti ROBERTO CAPELLI (Vedi RS) (Misto-CD) e ANIELLO FORMISANO (Vedi RS) (Misto-CD), nonché, sull'ordine dei lavori, il deputato WALTER RIZZETTO (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, nel richiamare l'attenzione dei colleghi... ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, per le stesse motivazioni enunciate dal collega Capelli, facendo riferimento a questo ordine del giorno, che insiste sulla necessità che si dia finalmente corso alla staffetta generazionale fra generazioni di lavoratori al termine di carriera e generazioni di aspiranti lavoratori all'inizio di carriera e confidando su un parere favorevole del Governo e del relatore, rinuncio ad intervenire. WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno e sull'ordine dei lavori. Penso che, comunque, anche per quanto riguarda i nostri altri partner politici in quest'Aula, sia veramente necessario avere il testo. Poiché se non ho il testo, se non abbiamo il testo, rispetto agli emendamenti presentati dagli altri gruppi – agli ordini del giorno, chiedo scusa –, non possiamo neanche votare sì. Quindi, potremmo anche votare «sì» ad un ordine del giorno, ma non avendo il testo, non ci prendiamo questa responsabilità. PRESIDENTE. Non siamo nel momento della votazione, onorevole Rizzetto, siamo nella fase dell'illustrazione degli ordini del giorno. Prima della votazione avrete ognuno il fascicolo.
Il deputato Manlio Di Stefano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1865-A/48.
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Intervengono altresì per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti il deputato MANLIO DI STEFANO (M5S) (Vedi RS), nonché, dopo un intervento sull'ordine dei lavori del deputato LUCA FRUSONE (M5S) (Vedi RS), i deputati MARCO DI LELLO (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI), TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), ORESTE PASTORELLI (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI), FILIPPO GALLINELLA (M5S) (Vedi RS), TIZIANA CIPRINI (M5S) (Vedi RS), EMANUELE COZZOLINO (M5S) (Vedi RS), ANDREA ROMANO (SCpI) (Vedi RS), IRENE TINAGLI (SCpI) (Vedi RS), ALBERTO ZOLEZZI (M5S) (Vedi RS), SILVIA CHIMIENTI (M5S) (Vedi RS), GIAN LUIGI GIGLI (PI) (Vedi RS), EMANUELA CORDA (M5S) (Vedi RS); MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS), STEFANO ALLASIA (LNA) (Vedi RS), CRISTIAN INVERNIZZI (LNA) (Vedi RS), NICOLA MOLTENI (LNA) (Vedi RS), MATTEO MANTERO (M5S) (Vedi RS), SILVIA GIORDANO (M5S) (Vedi RS) e GIULIA DI VITA (M5S) (Vedi RS).
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MANLIO DI STEFANO. Signora Presidente, illustrerò l'ordine del giorno di cui sono firmatario. Praticamente rientriamo sempre in quell'ambito che avevamo già discusso in passato relativamente alle spese del Ministero degli affari esteri, ad esempio, e a tutto quello che è l'impianto del Ministero. Con questo ordine del giorno diciamo sostanzialmente, come avevamo già chiesto nel comma 186 dell'articolo 1, di destinare maggiori fondi agli istituti di cultura e comunque a tutte quelle parti della rappresentanza italiana all'estero che ritenevamo meritevoli, a differenza di altre.
In questo ordine del giorno chiediamo sostanzialmente di fare un'indagine sui circa 90 istituti di cultura che abbiamo in giro per il mondo per capire quelli che sono realmente meritevoli e quelli che non lo sono e soprattutto per capire, per quelli che sono meritevoli di aiuto, come hanno fatto a esserlo. Infatti, stiamo facendo, in questo momento, nel Ministero degli affari esteri, dei tagli che definirli ciechi è poco. Si sta dicendo: togliamo i soldi agli istituti di cultura, ma non si sta andando mai nel merito del perché si è arrivati ad aver bisogno di quei soldi. Ci sono istituti di cultura che riescono tranquillamente a sopravvivere, a fare attività che sponsorizzano poi l'Italia nel mondo, con i soldi che gli diamo attualmente; riescono a farlo perché, evidentemente, hanno una gestione virtuosa dei fondi che gli diamo, riescono, evidentemente, a gestire un finanziamento grazie alle attività che svolgono e riescono a portare avanti quello che dovrebbe essere il pane quotidiano italiano, ovvero la nostra cultura. Molti di questi, chiaramente, non hanno delle agevolazioni differenti dagli altri Istituti di cultura che invece sono in crisi, lo fanno con gli stessi fondi, ma lo fanno meglio.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo di sostenere maggiormente quegli istituti di cultura italiana che, sulla base di criteri obiettivi di merito, si siano distinti per buona gestione delle risorse pubbliche. Per fare questo, però, chiaramente, ed era un po’ una discussione che abbiamo già incardinato in altre sedi, bisogna prima fare un censimento, cioè capire i singoli istituti di cultura come si finanziano, come gestiscono i finanziamenti che gli diamo, perché sappiamo che tra gli istituti di cultura come tra tutte le strutture di rappresentanza italiana, consolati, ambasciate e così via ci sono quelli...
Presidente, posso chiedere un po’ di silenzio all'Aula, per favore ? LUCA FRUSONE. Sull'ordine dei lavori. MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevole colleghi, leggo con piacere che finalmente un nuovo e largo consenso si sta costruendo intorno alla necessità di limitare il gioco d'azzardo nel nostro Paese. Ieri c’è stata l'autorevole voce del segretario del Partito Democratico – ne sono molto felice –, che si è schierato in questa direzione. Oggi ho sentito i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che sono sempre bravi a fare ammuina. Con i deputati di SEL, invece, condividiamo da tempo questo obiettivo.
A quanti condividono da poche ore questa necessità, domando: dov'eravate nei giorni scorsi, quando il collega Di Gioia lottava per difendere gli emendamenti nn. 1.1865 e 1.1864 ? Dove eravate quando si faceva la battaglia per limitarlo nel nostro Paese ? Come si è consentito, ancora ieri, nonostante gli avvertimenti e le polemiche, gli interventi dei senatori socialisti, approvare, nell'altro ramo del Parlamento, quell'emendamento di cui oggi tutti i giornali parlano ? È stato un errore madornale il voto di ieri al Senato, è stato un errore clamoroso quello commesso dalla V Commissione nei giorni scorsi.
Dal 2000 il fatturato del gioco d'azzardo è cresciuto in maniera esponenziale: erano 14 miliardi di euro il primo anno, quasi 85 nel 2012. Per consentire all'erario di far cassa, si è consentito a decine di migliaia di italiani di finire sul lastrico. Nei giorni scorsi è tornato a casa il brigadiere Giangrande – colgo l'occasione per fargli auguri da quest'Aula –, il carabiniere ferito, lo ricorderete, lo scorso 28 aprile fuori da questo palazzo da Luigi Preiti, un disperato nelle mani di chissà chi che si era giocato tutto alle slot machine. È da quell'episodio che monta una campagna, oscurata dai media, dei giovani socialisti per denunciare i costi sociali ed economici delle ludopatie. È da mesi che i parlamentari socialisti denunziano, altrettanto inascoltati, i guadagni enormi dei concessionari ed i costi sociali per la popolazione di giocatori, fatta da casalinghe, studenti e pensionati.
Lacrime di coccodrillo scorgano abbondanti. Come mai – mi domando – giornali, televisioni e radio si ricordano di questo fenomeno solo di fronte ad una tragedia, un suicidio, una famiglia distrutta ? Non sarà mica a causa di quegli 85 milioni di euro che ogni anno vengono investiti in pubblicità dai concessionari sui media nazionali che le nostre battaglie passano nel silenzio più assoluto ? È questo il prezzo del silenzio ? È proprio vero, il silenzio è d'oro.
Lo Stato ha bisogno di far cassa, mi è stato spesso risposto, ma è possibile che a fronte di una tale mole di gioco, gli introiti per l'erario siano meno del 10 per cento, 8 miliardi di euro, a fronte degli 85 giocati ? Ed è giusto che il prelievo sui bingo sia sceso durante il terzo Governo Berlusconi dal 20 all'11 per cento ? È giusto che il prelievo sulle videolottery sia di appena il 5 per cento o quello sulle scommesse sportive di appena il 3 ? E questo è solo il gioco legale. Ma come è possibile che, a fronte di una media di spesa annua di circa 2 mila euro, ci siano regioni come la Campania, la Puglia e la Sicilia, dove la percentuale ufficiale, invece, è pari a meno della metà della media nazionale ?
Quanta evasione si nasconde in quei territori ? Al danno la beffa, oserei dire. E cosa fa lo Stato per difendere i cittadini e le sue casse ? Aumenta la pressione fiscale ? Disincentiva forse il gioco ? Diminuisce le sale e i punti scommessa ? No. Da ieri lo Stato punisce gli enti locali virtuosi e ancor più le regioni che si impegnano con proprie leggi e delibere a prevenire le ludopatie.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità nel nostro Paese ci sono quasi 1 milione di ludopatici patologici. Ogni malato costa al sistema sanitario nazionale circa 38 mila euro. A curarli tutti servirebbero oltre 30 miliardi di euro. E allora, se proprio non interessano i destini della famiglia, la disperazione, l'educazione al culto della sorte, anziché dell'impegno, beh allora lo si faccia almeno per salvare le casse dello Stato. È per questo che chiedo al Governo un parere positivo e a questa Aula di accogliere questo ordine del giorno. TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ci tenevo moltissimo a illustrare all'Aula questo ordine del giorno, che riguarda la legge Fornero sulle pensioni; una legge che ha lasciato molti guai dietro di sé e molte ingiustizie, la più famosa è quella degli esodati. Ma la legge Fornero ha compiuto anche altre ingiustizie: ha brutalmente innalzato la pensione delle donne; ha condannato i giovani a un futuro di povertà, oggi precari, domani futuri poveri. Poi ha fatto iniquità molto gravi, ma meno famose. Noi abbiamo avuto in sorte il fatto di sottolinearlo più volte, non da soli insieme ad altri, e mai è stata accolto e di nuovo il Governo ha perso un'occasione per accogliere la richiesta che sto per fare adesso e che quindi ripropongo. Sto parlando di un'autentica bestialità, tra le altre, che la legge contempla. Io vorrei che i colleghi avessero contezza del fatto che la legge Fornero fa andare in pensione, per esempio, i macchinisti ferrovieri a 67 anni, ma loro hanno un'aspettativa di vita media di 64 anni.
Questo avviene perché il comma 18 dell'articolo 24 definisce le armonizzazioni per la pubblica sicurezza, per lo spettacolo e per le Forze armate dicendo quali sono quelle categorie che dovranno avere l'accesso alla pensione adeguata e quindi armonizzata e, per un errore di scrittura, per come è scritto, esclude dall'armonizzazione i ferrovieri e i macchinisti. Peraltro esiste un fondo speciale che li caratterizzava presso l'INPS, esiste una legge degli anni Cinquanta che è stata abrogata, non sono inseriti nei lavori usuranti perché la predetta legge li ricomprendeva, e adesso non c’è più.
Insomma, io vorrei che l'Aula avesse presente che esiste una categoria che conduce i treni in cui tutti noi viaggiamo, che deve andare in pensione a 67 anni, ma le condizioni di quel lavoro sono tali per cui mediamente non arrivano a quell'età; e noi continuiamo ad ignorare questo problema, condannandoci, condannando tutti noi e loro ad una contraddizione incredibile, a una situazione paradossale. Veramente faccio fatica a capire come mai questa situazione, su cui tutti dicono di essere d'accordo, non si riesce a risolvere. L'ordine del giorno è volto esattamente a riproporre all'attenzione dell'Aula, del Governo, della maggioranza, di tutti quanti questo problema, che francamente diventa paradossale non poter affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo è da tempo che chiediamo agli italiani uno sforzo per contribuire a risollevare le sorti del Paese. Io credo, più che mai in una situazione come quella attuale, sia improrogabile mantenere gli impegni assunti da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini. Chi si onora di rappresentare il popolo italiano non può mai, e ancor meno in circostanze come quelle che viviamo, indicare un percorso per poi far scoprire a chi lo intraprende che il cammino era sbagliato. Sarebbe un errore grave, sia sul piano etico che politico; tanto più che parliamo di un settore su cui davvero si giocano i destini e le sfide per il futuro, quello dell'università.
Assorbire finalmente i vincitori degli ultimi concorsi per professori universitari di prima fascia significa opporsi alla disgregazione del corpo accademico avviata con legge n. 240 del 2010 e successivi tagli lineari imposti al sistema universitario. Significa avere rispetto delle regole e delle risorse impiegate per lo svolgimento delle procedure di selezione, portando a termine l'iter amministrativo avviato dal MIUR. Significa premiare lo sforzo e l'impegno di un percorso intrapreso da professionisti con un alto profilo didattico e scientifico, testimoniato e certificato da anni di attività accademica.
Per questo noi socialisti siamo qui oggi a chiedere che quello sforzo, quelle professionalità e quell'impegno ricevano il dovuto riconoscimento. È un dovere nei confronti del merito, di cui sempre si parla, ed è un dovere nei confronti di chi vuole intraprendere un percorso di studi nella certezza di incontrare un'offerta formativa valida, in grado di preparare alle complesse sfide che presenta l'attuale mercato del lavoro. È per questo, onorevoli colleghi, che chiediamo, con un investimento minimo, di sanare questa situazione. Per questo motivo poniamo l'ordine del giorno. FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, questo ordine del giorno nasce perché in Commissione bilancio ovviamente l'emendamento che chiedeva la stessa cosa è stato bocciato. Il problema è l'applicazione dei fondi strutturali: nello specifico, i fondi del piano di sviluppo rurale.
Noi vogliamo che questi soldi...ora qui devo fare una piccola cronistoria: i fondi strutturali sono un insieme di denari che provengono dall'Europa, che però le diamo noi, e quelli che diamo sono molto meno di quelli che tornano; però c’è anche il rischio che non li prendiamo. Uno, perché – come abbiamo visto – è stata inserita la condizionalità macroeconomica, ovvero che se il Paese, il nostro Paese Italia sfora determinati parametri rischiamo proprio di non prendere questi soldi.
Altro problema, che è proprio quello che chiediamo in questo ordine del giorno, è che questi soldi, che comunque sono cofinanziati dalle regioni, vengano svincolati dal Patto di stabilità perché già è difficile per un agricoltore o un imprenditore agricolo, che vuole accedere a un bando, prendere dei soldi perché poi deve trovare anche delle coperture sul sistema bancario ed oggi sappiamo quanto è complicato accedere al credito. Poi, nonostante tutto questo, dopo che riusciamo a passare lo sbarramento della condizione macroeconomica, facciamo un progetto che, comunque sia, viene accettato, riusciamo a farci dare credito dalla banca, ma la regione, che deve cofinanziare il progetto, dice di no, non tanto perché non ha i soldi, quanto perché non li può usare perché altrimenti sforerebbe, in termini di Patto di stabilità.
Quindi, chiediamo al Governo, con questo emendamento, anzi con questo ordine del giorno – mi correggo – di valutare la possibilità, perché ci sono le coperture perché, a maggio, abbiamo visto che diversi autori e conoscitori della materia hanno detto che è possibile svincolare questi soldi dal Patto di stabilità per fare in modo che le regioni riescano a cofinanziare.
In questo modo, visto che qui dentro si parla sempre di PIL, di sviluppo e di crescita, noi possiamo dare occupazione, innovazione, produrre qualcosa per poter pagare le tasse, quindi creiamo, comunque sia, uno scambio di beni e servizi, che vanno ad incrementare il PIL e, pagando le tasse, possiamo anche andare ad intaccare il debito pubblico.
Quindi, se non riusciamo a prendere questi soldi, che comunque spendiamo, e non li investiamo sul territorio, non per niente, ma perché comunque siamo vincolati dal Patto di stabilità delle regioni, questa è una spirale senza fine.
Quindi, chiedo – e lo dirò anche in dichiarazione di voto – di valutare la possibilità di fare in modo che il Governo si applichi per fare in modo che questi fondi vengano sbloccati dal Patto di stabilità, visto che comunque in Commissione bilancio avete detto «no». Tutte le volte sento dire che bisogna crescere, però, poi, non ci date l'opportunità di farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, la legge di «instabilità» del 2014 elargisce regali e regalini alle lobby, agli amici delle lobby, ma continua a togliere danaro al pubblico impiego, a quello che, una volta, veniva definito il ceto medio, che era definito «il popolo dei colletti bianchi» e che oramai è divenuto «il popolo delle mutande bianche».
Ebbene, al «popolo delle mutande bianche» la legge di «instabilità» continua a prorogare, fino a dicembre del 2014, il blocco degli aumenti retributivi, degli incrementi delle indennità di vacanza contrattuale e del trattamento accessorio, peraltro già previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013.
Il prospettato blocco, però, presenta profili di dubbia legittimità costituzionale. Le disposizioni in esame, infatti, sarebbero state adottate in considerazione dell'eccezionalità della situazione economica internazionale e tenuto conto delle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, in esecuzione di patti assunti con l'Unione europea, verso la quale il Governo italiano si mostra sempre prono e solerte a calarsi le braghe, facendo però rimanere in mutande i cittadini stessi.
Tuttavia, tale obiettivo deve essere perseguito con criteri di proporzionalità e ragionevolezza, nel rispetto dei principi di uguaglianza e dei valori previsti dalla Costituzione.
Ricordo che la Corte costituzionale, in occasione di pregresse manovre economiche recanti deroghe temporanee a tali meccanismi rivalutativi di adeguamento, disposti in particolare in occasione della grave congiuntura economica del 1992, ha indicato i limiti e le condizioni entro i quali un tale intervento può ritenersi rispettoso dei principi costituzionali. In particolare, la Corte, con l'ordinanza n. 299 del 1999, nel sindacare la costituzionalità del decreto-legge n. 384 del 1992, affermò che, per esigenze così stringenti, il legislatore ha imposto a tutti sacrifici anche onerosi e che tali norme di tale natura possono ritenersi non lesive dei principi costituzionali, a condizione però che i suddetti sacrifici siano eccezionali, transeunti, non arbitrari e consentanei allo scopo prefissato che, tradotto in italiano, significa che tali sacrifici non sarebbero incostituzionali a patto che tali sacrifici non siano irragionevolmente estesi nel tempo, né irrazionalmente ripartiti tra categorie diverse di cittadini.
Tuttavia l'attuale regime di proroga pare oltrepassare i limiti tracciati dalla suddetta giurisprudenza della Corte in maniera indecente. Si rende, di fatto, stabile una disposizione a carattere eccezionale addirittura disponendo ex novo la sospensione delle indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014 ed è stato determinato un effetto permanente di blocco dell'adeguamento delle retribuzioni.
Quindi, con questa legge di «instabilità» del 2014 si vuole rendere strutturale la misura emergenziale già adottata. Quindi, quando in Italia si afferma che non vengono fatte le riforme strutturali è un falso, perché si usa la scusa dell'emergenza per rendere permanenti misure che dovrebbero essere eccezionali.
Ricordo che anche il tribunale di Roma recentemente ha sollevato la questione di legittimità costituzionale delle norme che prevedono la proroga del blocco degli aumenti retributivi, con l'ordinanza del 27 novembre 2013, trasmettendo gli atti alla Corte costituzionale.
Pertanto, si ritiene che non si può più fare gravare il peso della crisi nuovamente sull'intero pubblico impiego, ma vanno cercati percorsi alternativi per un'equa redistribuzione del carico dei sacrifici. Ma, si sa che i cittadini non sono tutti uguali di fronte ai sacrifici da fare. Infatti, in questa legge, invece che vietare ai pensionati d'oro della pubblica amministrazione di cumulare i redditi, si è preferito mettere un tetto di 300 mila euro: proprio un bel regalo ai baroni dell'università ! Le conseguenze, però, a livello macroeconomico di una compressione dei redditi medio-bassi di una così ampia categoria sociale non possono che risultare spiccatamente recessive. È auspicabile una sospensione della continua proroga di disposizioni volte alla compressione del reddito dei dipendenti della P.A. e l'avvio di un confronto per la revisione delle politiche in atto.
Concludo ricordando che questo congelamento automatico degli aumenti retributivi e degli scatti di anzianità per i dipendenti pubblici, senza alcuna valutazione e distinzione in ordine al merito e alla performance, disattende anche quanto previsto nella legge n. 150 del 2009 che prevedeva, appunto, un meccanismo premiale in base alla professionalità del dipendente pubblico. Quindi, si sta arrecando un danno anche al buon andamento della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, nel corso dell'esame, qui alla Camera, del disegno di legge di stabilità si è usato molte volte – e ovviamente non solo da parte del MoVimento 5 Stelle – il termine «mancia» o «favore», mirato per indicare diverse norme di evidente carattere localistico o con finalità di natura vagamente clientelare, norme che, se si fosse voluto rispettare la legge che ha istituito proprio la legge di stabilità, non avrebbero dovuto trovare spazio in questo provvedimento, perché microsettoriali oppure semplicemente ordinamentali.
Io non so se il comma 193, ovvero il finanziamento biennale a Radio Radicale, possa essere definito una «mancia» o un «favore». E certamente non è la prima volta che questa norma trova la sua sede naturale nella legge di stabilità e, prima ancora, nella legge finanziaria. I dati certi sono altri. Ad esempio, c’è una norma di legge, che prevede una gara pubblica per assegnare il servizio della diretta radiofonica dei lavori parlamentari, che continua a non essere applicata da ben più di 15 anni. C’è un servizio che allo Stato – e, dunque, ai cittadini italiani – ogni anno costa 10 milioni di euro e che continua ad essere affidato, per via diretta e sempre allo stesso soggetto, senza la minima forma di concorrenza e, soprattutto, senza sapere se il prezzo che lo Stato paga sia effettivamente il migliore sul mercato e sia congruo per il servizio offerto.
Ci sono poi la Camera e il Senato che da diverso tempo, ormai, si sono dotati di canali satellitari web, tramite i quali non solo è possibile seguire le sedute dell'Aula delle rispettive Camere ma, in alcuni casi, anche le conferenze stampa e le audizioni in Commissione. Se vent'anni fa, pur essendo sempre stati pubblici, i lavori di Camera e Senato si svolgevano in una sorta di clandestinità di fatto, oggi possono essere definiti come una delle cose più accessibili e pubbliche che vi siano.
Dunque, la domanda che poniamo con questo ordine del giorno è duplice. In primo luogo, poniamo la questione se abbia senso ancora oggi spendere dieci milioni all'anno per garantire la diretta radiofonica dei lavori parlamentari. Ammesso che lo sia, non siamo affatto convinti che 10 milioni siano un prezzo congruo, ritenendolo ovviamente eccessivo. Ci domandiamo, inoltre, che ci stia a fare la RAI, che è pubblica, e alla quale dovrebbe essere affidato questo servizio. L'altra domanda che poniamo è: perché si continua a non applicare una norma a tutto vantaggio di Radio Radicale ? Perché non si procede a svolgere una gara tra i soggetti interessati al servizio ? Perché in questo momento, in cui a ogni voce di spesa si applicano tagli, la voce «Radio Radicale» continua a rimanere immutata ?
L'ostinazione dei Governi passati e di questo, in particolare, a proseguire su questa strada, senza neppure fornire una minima spiegazione, è francamente incomprensibile.
In particolare, l'attuale il Governo si è dimostrato ben più generoso del suo predecessore con Radio Radicale. Monti le aveva dato 10 milioni, in due rate, tra l'altro, nella scorsa legge di stabilità, ma per un solo anno. Letta le ha voluto garantire addirittura un biennio, quando i lavoratori non sanno neanche se lavoreranno per il giorno successivo. In queste ore si è molto parlato e polemizzato sui lobbysti, ci viene il dubbio che anche il Ministro degli affari esteri sappia il fatto suo in quanto a lobby, essendo riuscita ad ottenere di più rispetto a quando il Partito Radicale aveva una rappresentanza in Parlamento. Con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo una cosa banale, che poi è un cavallo di battaglia degli stessi radicali, di applicare la legge e di porre fine ad una situazione che ormai è diventata inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). ANDREA ROMANO. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno, il n. 9/1865-A/144, che ho firmato, si riferisce al fatto che nella legge di stabilità è previsto uno stanziamento di 126 milioni di euro in favore dei lavoratori socialmente utili nei territori di Napoli, Palermo e della regione Calabria. In particolare, ricordo che sono previsti 100 milioni di euro per gli LSU di Napoli e Palermo e 25 milioni per gli LSU della Calabria. Così come ricordo che, di questa somma, circa 50 milioni a carico del Fondo per l'occupazione sono previsti per la stabilizzazione degli LSU in quelle regioni che rientrano negli obiettivi di convergenza dei fondi strutturali dell'Unione europea.
Benissimo, si tratta in questo caso di una nuova boccata d'ossigeno per un sussidio di fatto che è stato introdotto – ricordiamolo – in anni passati e che né allora né oggi può essere scambiato per una soluzione efficace per il dramma della disoccupazione. Anche perché dobbiamo ricordare che le assunzioni, cui si fa riferimento nel punto citato della legge di stabilità, sono a tempo determinato, che possono avvenire in deroga alle normative vigenti, normative che limitano le assunzioni anche a tempo determinato da parte della pubblica amministrazione. Certamente Presidente lei ricorderà, come lo ricorderanno i nostri colleghi, che in occasione della presentazione...
Presidente io vorrei invitare, così com’è stato fatto poc'anzi dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, alla reciprocità del silenzio, al rispetto, almeno, di chi interviene. IRENE TINAGLI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno si riferisce al comma 309, con il quale si prevede l'effettuazione di nuove assunzioni nel comparto sicurezza in deroga a quanto previsto dalla normativa vigente, per le quali vengono stanziati 51 milioni e mezzo di euro per il 2014 e 126 milioni a partire dal 2015.
Nulla da obiettare sull'esigenza e il bisogno di rafforzare un settore così importante per la vita del Paese come quello della sicurezza, però ricordo anche che, in parallelo, noi abbiamo 27 mila esuberi di personale militare, le sorti dei quali stiamo discutendo in questi giorni nelle Commissioni bilancio. Vi sono degli schemi di decreto – penso che il parere sia stato scritto proprio oggi dalla Commissione difesa – che prevedono, come soluzione per questo personale militare in esubero, diciamo per brevità, un prepensionamento a cinquant'anni, con l'85 per cento dello stipendio e, per di più, la possibilità, comunque, di lavorare senza cumulo ai fini Irpef e un'altra serie di altri benefici.
Noi crediamo che il confronto tra queste due misure e provvedimenti contrasti, strida, sia stridente, da un lato, con il principio della necessità di allungamento dell'età pensionabile, che noi abbiamo già applicato a tutti gli altri cittadini, e dall'altro, però, sia anche in contrasto con il principio della spending review, che ci impone, ci imporrà in futuro di operare una seria operazione di efficientamento, per così dire, di razionalizzazione nell'uso delle risorse della pubblica amministrazione.
Noi proponiamo, chiediamo, semplicemente questo: di fronte alla necessità legittima di rafforzare le forze di sicurezza e, però, di fronte, dall'altro lato, a consistenti esuberi di forze militari, impegniamo il Governo a istituire una procedura idonea per la riqualificazione e il trasferimento interno tra amministrazioni pubbliche, affinché una quota consistente delle assunzioni che dovranno essere fatte nelle forze di sicurezza vengano effettuate semplicemente con la riqualificazione e il trasferimento di questo personale militare in esubero.
Credo che questo sarebbe un messaggio molto importante ai cittadini italiani, per far vedere che da subito, da subito, noi vogliamo cambiare delle cose importanti per il nostro Paese, metterci tutti in gioco, applicare i criteri della spending review in maniera seria, senza rimandare all'ennesimo rapporto di ricerca, che poi finirà nell'ennesimo cassetto. Queste cose noi possiamo farle subito, da ora. Questa è un'occasione sulla quale chiediamo al Governo di impegnarsi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). ALBERTO ZOLEZZI. Signora Presidente, questo ordine del giorno riguarda i commi 227, 228 e 233-bis e altri dell'articolo 1, che prevedono misure al fine di agevolare la ripresa delle attività per il ripristino dei danni causati dagli eccezionali eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia Romagna, in Lombardia e in Veneto, anche in relazione alla ricostruzione del patrimonio culturale e al regolare svolgimento della didattica scolastica. Già in questo Parlamento sarebbe stato possibile regolarizzare la situazione con il «decreto emergenze» e il «decreto ecobonus», che prevedeva di estendere le detrazioni fiscali anche agli interventi di adeguamento antisismico su edifici adibiti ad abitazione principale o ad attività produttive ricadenti nelle zone sismiche 1 e 2 della classificazione sismica.
Buona parte dei comuni che ricadono nel cosiddetto cratere sismico del maggio 2012, invece, rientrano, sulla base dell'attuale classificazione, in zona 3, ovvero area a sismicità media e bassa.
Pertanto, considerando l'erronea – purtroppo, in maniera drammatica – classificazione sismica di questi comuni, che deriva da un'ordinanza, la OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003, e dalle nuove mappe di pericolosità sismica, ci si trova di fronte ad un paradosso per cui questi strumenti e questa mappatura sono un mero strumento di natura amministrativa e non tecnica.
Gli strumenti tecnici per la sicurezza sismica del territorio e dei cittadini fanno riferimento a questa carta del 2006. Purtroppo il terremoto si è verificato, e si è verificato in una zona che tecnicamente è considerata a basso rischio.
La regione Emilia Romagna è impegnata da alcuni anni in studi sull'assetto sismo-tettonico dell'Appennino emiliano-romagnolo e della Pianura padana per comprendere i fenomeni sismici e contribuire alla realizzazione di una nuova mappa di pericolosità sismica.
Pertanto cerchiamo di chiedere un impegno importante a valutare ulteriori iniziative normative per estendere la misura agevolativa del 65 per cento ai comuni comunque colpiti da eventi sismici, in particolare ad estendere tali interventi per le costruzioni site nei comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012.
L'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna aveva deliberato con voto unanime, con una risoluzione, di estendere a livello nazionale la maggioranza dell'ecobonus per le ristrutturazioni anche a quelle aree che, seppur non ricadenti nelle zone 1 e 2, sono attualmente interessate dallo stato di emergenza. Questo era il senso della risoluzione al Governo.
Pertanto chiediamo, con questo ordine del giorno, un impegno per il Governo ad adottare i necessari provvedimenti per il pieno riconoscimento della detrazione fiscale del 65 per cento per gli adeguamenti antisismici sugli edifici civili e produttivi delle imprese nei territori per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza e preferibilmente per tutti i comuni ricadenti in zona sismica 3, attraverso un provvedimento di modifica dell'attuale legge in vigore e a promuovere a livello nazionale un confronto tecnico-scientifico fra le regioni, il Dipartimento nazionale della protezione civile e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per la verifica della revisione della carta di pericolosità, non solo in base a criteri sismologici, ma anche in base alle condizioni geologiche e strutturali e ai criteri di massima salvaguardia.
Abbiamo detto appunto che l'attuale carta non ha più alcun valore tecnico-scientifico: lo dicono gli stessi scienziati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e lo dicono purtroppo i drammatici terremoti del maggio 2012, verificatesi in zona 3.
I 28 morti, purtroppo, stanno a testimoniare drammaticamente questo dato. È d'obbligo legiferare per la messa in sicurezza del Paese e chiediamo quindi che le agevolazioni fiscali siano concesse su tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). SILVIA CHIMIENTI. Signora Presidente, questo ordine del giorno è per noi fondamentale, anche alla luce di quanto avvenuto in Commissione bilancio nei giorni scorsi, dove il Governo ha dovuto inizialmente accantonare il nostro emendamento, poiché non in grado di giustificare una bocciatura immediata e perché, altrettanto chiaramente, non c'erano ragioni plausibili per votare contro una norma che chiedeva semplicemente il rispetto di un'altra norma di legge.
L'emendamento chiedeva, infatti, di non applicare al personale della scuola il blocco degli scatti stipendiali e della contrattazione, esteso dalla legge di stabilità, votata oggi da quest'Aula, fino al 31 dicembre 2014 a tutti i dipendenti di tutti i comparti della pubblica amministrazione. Perché proprio la scuola, Presidente ? Perché questo settore è stato l'unico a subire, nel 2008, un taglio lineare di oltre 8 miliardi di euro in quattro anni e poiché, per legge, lo stesso decreto-legge di Tremonti n. 112 del 2008, sanciva che il 30 per cento di questi risparmi doveva essere utilizzato proprio per gli incrementi contrattuali del personale scolastico a partire dal 2010. Evidentemente, se in rapida successione il decreto-legge n. 78 del 2010, il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013 e ora la legge di stabilità 2014, hanno continuamente prorogato il blocco della contrattazione e degli incrementi contrattuali del personale scolastico, la norma di Tremonti è diventata carta straccia. Non lo sono diventati, però, i licenziamenti di oltre 140 mila unità, tra personale docente e personale tecnico-amministrativo.
Sapete cosa significa il 30 per cento di 8 miliardi di euro ? Significa che oltre 2 miliardi di euro avrebbero, come voglio ripetere a quest'Aula, dovuto essere utilizzati – cito l'articolo 64, comma 9, del decreto n. 112 del 2008, per – «incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola». E oggi siamo qui a parlare di una legge di stabilità che ha prorogato il blocco degli incrementi contrattuali fino al 31 dicembre 2014 ? Com’è possibile ? Dove sono finiti questi soldi, se non sono stati – e questo è ormai palese – utilizzati per le finalità stabilite dalla norma di Tremonti ? Come sono stati impiegati questi risparmi ? Quel che è certo è che lo Stato non li ha reinvestiti nella scuola e nel suo personale, da troppo tempo vittima di soprusi, di tagli e di un accanimento francamente incomprensibile per una Paese civile, che dovrebbe, come si è più volte sentito da queste parti, ripartire dall'istruzione.
E, allora, con questo ordine del giorno noi chiediamo semplicemente il rispetto della legge, prima che sia davvero troppo tardi. Chiediamo che il Governo destini il 30 per cento delle economie di spesa, ottenute dal piano quadriennale di razionalizzazione del settore scolastico voluto dal decreto-legge n. 112 del 2008, al riconoscimento degli incrementi contrattuali del personale della scuola per gli anni 2012 e seguenti, così come è sancito proprio dall'articolo 64, comma 9, del decreto in questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno a prima firma Rubinato che riguarda le scuole paritarie, scuole che sono state collocate all'interno del sistema nazionale di istruzione pubblica con la legge n. 62 del 2000. Questo ordine del giorno vuole cercare di «parare», per così dire, ad una problematica che ci ha fatto diventare, in termini di libertà e di educazione, le cenerentole dell'Europa. Si tratta di un tipo di problema che confligge con i principi della sussidiarietà, che pure il nostro Paese riconosce, poiché, nella scelta educativa, nella scelta della scuola, si confronta veramente la libertà e la responsabilità della famiglia.
Questo tema, inoltre, ha a che fare con l'occupazione di circa 150 mila lavoratori del settore ed ha a che fare con un problema altrettanto grave, che è quello della dispersione scolastica, che sta interessando fasce sempre più larghe della popolazione, soprattutto al Nord. Inoltre, dobbiamo tenere presente che il sistema pubblico delle scuole paritarie costa allo Stato circa l'un per cento degli investimenti in istruzione pur interessando il 10 per cento della popolazione scolastica, quindi con un risparmio netto dal punto di vista degli investimenti formativi.
È per questi motivi che questo ordine del giorno mira, in primo luogo a far sì che tutti i fondi accordati, ma non di fatto assegnati nel 2013, vengano effettivamente assegnati (e si tratta di 223 milioni di euro), e, in secondo luogo, a far sì che per l'avvenire i fondi stessi siano sganciati dal Patto di stabilità per le regioni ed assegnati al capitolo di spesa del MIUR che può essere erogato direttamente alle scuole e non attraverso il sistema delle regioni.
In buona sostanza si mira a far sì che possa essere riconosciuto anche in Italia quello che già dal 1984 il Parlamento europeo riconosceva e a cui obbligava in qualche modo per gli Stati membri dell'Europa, e cioè l'obbligo di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all'adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti, senza discriminazione nei confronti degli organizzatori, dei genitori, degli alunni e del personale. Voglio solo ricordare che più recentemente, nell'ottobre 2012, queste indicazioni sono state ribadite nella risoluzione europea che richiama con forza gli Stati membri a tutelare e garantire concretamente il diritto alla libertà di scelta educativa. È per questi motivi che io spero e mi auguro che il Governo, che pure in sede di Commissione bilancio sembrava volersi assumere determinati tipi di impegno, se li assuma effettivamente per riportare l'Italia nella mainstream dell'Europa, anche per quanto riguarda la libertà di educazione. EMANUELA CORDA. Signor Presidente, questo ordine del giorno mi sta particolarmente a cuore perché riprende un tema che abbiamo già trattato nelle settimane passate, quello delle missioni internazionali. Ricordiamo ancora una volta il decreto-legge missioni, passato grazie al voto di fiducia nonostante le criticità emerse sia in sede di dibattito in Commissione che in Aula. Eviterò dunque di ripetermi ancora, ricordando comunque l'assurdità di questi rifinanziamenti mirati sostanzialmente ad alimentare il mercato delle armi e le guerre, senza alcun controllo preventivo da parte del Parlamento. Anche perché bisognerebbe operare dei distinguo comunque anche tra le varie missioni internazionali nelle quali sono impegnati i nostri contingenti.
Nello specifico questo ordine del giorno verte sullo stanziamento di 614 milioni di euro per l'anno 2014 appunto per le missioni internazionali. Noi riteniamo sarebbe decisamente più utile e opportuno, oltre che eticamente apprezzabile, che il Governo si impegnasse ad utilizzare parte di questo stanziamento per far rientrare tutti i reparti militari impegnati in Afghanistan e un'altra parte indirizzandola sulle spese di indennizzo al personale italiano esposto a particolari fattori di rischio. Questo in base all'articolo 603 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66, il codice dell'ordinamento militare.
La missione in Afghanistan – lo ricordiamo ancora una volta – dura ormai da oltre un decennio e ci sembra giunto il momento di porvi fine, anche perché il fallimento di questa missione è dinanzi agli occhi di tutti. L'abbiamo ripetuto all'infinito e continueremo a ribadirlo con forza: questa guerra ha prodotto più insicurezza, più terrorismo e più instabilità nel mondo, quando i presupposti auspicati erano assolutamente diversi. Dunque ci sembra doveroso che parte di questi denari, così come ho già ribadito, stanziati nel disegno di legge di stabilità, siano utilizzati per far rientrare celermente ed in sicurezza i nostri contingenti e, al contempo, che i soldi risparmiati vadano a rimpinguare i fondi per gli indennizzi al personale italiano esposto a particolari fattori di rischio. Basti pensare, ad esempio, alle vittime dell'uranio impoverito che da tempo chiedono verità, ma soprattutto fatti concreti che restituiscano dignità alla loro battaglia. Tra queste fattispecie vi sono coloro che operano in particolari condizioni ambientali ed operative, il personale impiegato nei poligoni militari. Io che sono sarda conosco abbastanza bene la questione anche perché in Sardegna insiste il 60 per cento delle servitù militari italiane, quindi è un problema che sento in particolar modo; e questa problematica tocca anche coloro che comunque sono coinvolti in maniera indiretta, ovvero le popolazioni che comunque abitano in prossimità di questi poligoni o le zone che sono interessate da attività particolarmente rischiose.
Quindi, ribadisco, teniamo particolarmente a questo ordine del giorno e auspichiamo che venga recepito al meglio. MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente, è sempre abbastanza difficile illustrare un ordine del giorno nel momento in cui non esiste una normativa di legge che di fatto regola un determinato settore, quindi stiamo parlando di una classe politica che sta «scotomizzando», a mio avviso volutamente, e che ha tutta una serie di interessi nel non voler vedere un mercato enorme e in grandissima crescita com’è quello dei giochi online. Per quanto riguarda la mia categoria di professionisti e di tutti quelli che si occupano di salute mentale – ma semplicemente basterebbe dire quelli che si occupano di beni comuni – noi stiamo parlando di un vero cancro che è stato in ascesa negli ultimi tre, quattro, cinque anni. In particolare nel gioco online, il Comando generale della Guardia di finanza riporta che il raccolto è stato nel 2011 di 8,4 miliardi, e nel 2012 di 14 miliardi.
Ebbene, a differenza, di tutti gli altri giochi, che sono regolati con forza di legge dal Tuls e che sono stati via via aggiornati, questo settore aggredisce incredibilmente la società e, come abbiamo visto anche oggi dal convegno che è stato proposto alla Camera dei deputati, aggredisce i soggetti più deboli, spesso quelli più giovani, i disoccupati o gli anziani, che in questo momento hanno anche un problema di sofferenza e di abbandono sociale.
A fronte di questo 66 per cento, che è aumentato dal 2011 al 2012, a proposito delle politiche di aggressione di questi stakeholder, se vogliamo essere gentili, dovremmo ricordarci le parole del Ministro della salute Balduzzi che, nel tentativo di instaurare un osservatorio all'interno del Ministero, ha dovuto gettare la spugna, dichiarando agli organi di stampa che si è dovuto scontrare con le lobby del gioco d'azzardo. Lobby che, come già avete visto, sono insomma molto vicine a noi, sono molto vicini a voi questi lobbisti, e ho sentito la rabbia di tantissimi deputati del PD relativamente all'emendamento che è passato in Senato sul fatto che gli enti locali dovrebbero pagare di tasca loro il mancato prelievo erariale che si suppone non entrerebbe nelle casse dello Stato. Dovrebbero pagare i comuni virtuosi. Quindi siamo di fronte, ancora, al mantenimento di un pervertimento culturale, di un pervertimento televisivo, di un pervertimento della politica. Perché la tassazione in questo momento è dello 0,6 per cento e noi continuiamo a fare leggi in cui stabiliamo che pay-out minimo deve essere alto. Signori basta un minimo di salute mentale o di onestà nel capire che il pay-out va abbassato con norma di legge. Perchè noi chiediamo che venga messa al 22 per cento questa tassazione e che il Governo, nella sua infinita bontà e illuminazione, possa prendere in considerazione, nelle proprie politiche future, che un raccolto di 14 miliardi non sia tassato solo allo 0,6 per cento. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, colleghi, l'ordine del giorno n. 9/1865-A/131 a mia firma è riferito alle politiche per le imprese, che l'esame del disegno di legge di stabilità ha visto trattare enormemente perché, essendo un comparto molto importante per l'economia del Paese, rilanciare l'impresa, necessita sostenerla.
Però, ahimè, in questo disegno di legge di stabilità si è cercato di sostenere la grande impresa, che conta lo 0,5 per cento delle imprese in Italia, meno di 22 mila unità in Italia, a differenza delle piccole e medie imprese, che contano il 95 per cento, che sono 4 milioni e 350 mila piccole partite IVA; per piccole partite IVA intendo anche quelle microimprese sotto i cinque dipendenti.
L'ordine del giorno chiede un impegno ben preciso, nel senso di adottare immediate misure di sostegno alle piccole e medie imprese, quelle imprese che fanno grande il Paese e che danno, anche con la propria fiscalità, la possibilità alle grandi imprese di sostenersi; come sta succedendo ancora, purtroppo, con questo disegno di legge di stabilità, in cui si cerca di finanziare e si cerca di far accedere ai finanziamenti le grandi imprese differentemente, cosa che chiediamo.
Con questo ordine del giorno cerchiamo di portare in esame e all'attenzione del Governo una singolare differenza che c’è nel nostro Paese e, cioè, che su 4 milioni e 400 mila imprese, la larga parte è fatta da piccole imprese. E come è stato fatto un ordine al sostegno finanziario alle imprese in questo disegno di legge di stabilità, noi chiediamo esclusivamente che, come nell'articolo 1, comma 26, si estende alle grandi imprese la possibilità di finanziamento da parte di Cassa depositi e prestiti, vi siano misure di sostegno anche a favore delle piccole e medie imprese.
La norma in questione permette alla Cassa depositi e prestiti di utilizzare una provvista di risparmio postale per operazioni di finanziamento a favore delle piccole e medie imprese operate dagli istituti di credito.
La modifica dell'articolo 3 del suddetto provvedimento serve a contrastare lo stato di crisi in cui versano alcune grandi imprese: qui si rischia di far affluire minori risorse in favore delle piccole e medie imprese. Questo perché, negli ultimi anni, i Governi – che, negli ultimi tre anni, sono Governi che sono arrivati ad automantenersi senza maggioranze ben definite – hanno tartassato e hanno stretto il «collo finanziario» alle aziende. Un caso per tutti: in questi giorni, è arrivato nelle poste delle aziende, e non solo, di tutti gli italiani, l'aumento e l'acconto della TARSU, che è aumentata rispetto agli scorsi anni. Ciò ci parrebbe abbastanza singolare, perché, se c’è la necessità di far finanziare le nostre imprese, è illogico aumentare le tasse: cosa che è stata fatta dal precedente Governo Monti e cosa che è stata fatta con questo Governo, aumentando l'IVA dal 20 al 21 per cento e, poi, successivamente, al 22 per cento.
Però – cosa che ho già sentito a più riprese dai sindacati e dal PD, che sta sostenendo questo Governo –, l'aumento dell'IVA non è figlio di nessuno, anzi, non è un aumento delle tasse. La stessa cosa dicasi sull'aumento della cosiddetta IMU o IUC, come si suol dire, come si vuol chiamare, sicuramente balzelli che danneggeranno le imprese del nostro Paese. CRISTIAN INVERNIZZI. Signora presidente, onorevoli colleghi, parliamo di qualcosa che già in quest'Aula, anche recentemente, è stato affrontato e cioè di dissesto idrogeologico. Noi ormai, purtroppo, siamo abituati, in questo Stato, a subire tutta una serie di dissesti che parecchie volte, tra l'altro, causano anche la morte dei cittadini di quelle zone nelle quali la mancata previsione, la mancata manutenzione del territorio, il mancato controllo, il mancato monitoraggio determinano, con l'inizio delle stagioni autunnali ed invernali, quindi con l'inizio delle piogge, con l'inizio del freddo, tutta una serie di smottamenti e di altri fenomeni che poi hanno delle conseguenze sicuramente devastanti per quanto riguarda la vita e la tranquillità delle comunità che vivono in quelle zone. Sono sia zone ad alto rischio idrogeologico che, magari, zone a basso rischio idrogeologico, ma nelle quali la mancata manutenzione, appunto, la mancata previsione e il mancato controllo determinano il verificarsi di quelle che poi, sicuramente e giustamente, vengono definite tragedie, l'ultima, non possiamo non ricordarlo ovviamente, quella che è avvenuta in Sardegna poche settimane fa.
Però, come accade ogni volta, come parlamentare, anch'io, come voi, quando avvengono cose di questo tipo, sono stanco di non far altro che alzarmi in piedi, commemorare, dichiarare che queste sono cose che non devono più accadere, dichiarare che è nostro compito, dovere, fare di tutto per far sì che situazioni di questo tipo mai più avvengano in questo Stato e poi, purtroppo, magari, anche a causa del proseguire della storia, la nostra attenzione viene richiamata da tutta un'altra serie di questioni e ci dimentichiamo di questo.
Con questo ordine del giorno a mia firma si chiede per una volta, magari, seriamente, di impegnarsi con coraggio per far sì che il Patto di stabilità – che tutti a parole dichiarano di voler modificare, che tutti, dopo aver incontrato gli esponenti dell'ANCI o aver ricevuto sollecitazioni da parte dei nostri cittadini, dei nostri territori, dichiariamo di voler modificare – possa essere, decisamente, una volta per tutte modificato per quanto riguarda quelle iniziative che prevedono, appunto, l'esclusione dei vincoli previsti dal Patto interno per i finanziamenti pluriennali delle risorse provenienti dallo Stato, dalle regioni e di quelle proprie degli enti locali destinate ad interventi di prevenzione e manutenzione del territorio e contrasto al dissesto idrogeologico.
Io penso che, per una volta, noi potremmo tranquillamente dire ai signori di Bruxelles, a coloro che guardano i grafici e, forse, dopo aver guardato i grafici li pongono su un piedistallo come unici parametri della loro attività, che anziché guardare i grafici noi preferiamo guardare ai nostri cittadini, preferiamo guardare a quelle situazioni che purtroppo capitano spesso, sempre più spesso, da noi, a quei casi nei quali i genitori che andavano a prendere i figli a scuola vengono travolti da ondate improvvise causate, sì, sicuramente, dalla natura che ogni tanto è matrigna, ma anche dall'incapacità in alcuni casi sia degli enti locali che di tutti gli altri enti territoriali di monitorare e, controllare i corsi d'acqua, i fenomeni legati al dissesto idrogeologico nei loro comuni, nelle zone di loro pertinenza.
Tuttavia, adesso, è inutile negarlo, sarebbe sicuramente, oltre che sbagliato, anche immorale negare che tali fenomeni negli ultimi anni siano stati causati dall'impossibilità degli enti locali di effettuare quelle opere, quali palificazioni, controlli, pulizia dei torrenti.
Ciò non per incapacità o per non voglia, ma semplicemente perché il Patto di stabilità interno impone vincoli tali che anche interventi di questo tipo porrebbero l'ente che se ne facesse carico al di fuori del Patto di stabilità, con tutto ciò che ne consegue.
Per cui, colleghi, io penso che sia il momento – lo diciamo e l'abbiamo detto tante volte – di far sapere, non soltanto all'Europa, ma anche a coloro che qui dentro ritengono di dover, ancora una volta, dichiarare la loro assoluta fede nel bilancio, nei grafici e nel Patto di stabilità, che forse, per spese di questo tipo, per interventi di questo tipo, possiamo anche permetterci lo 0,01 per cento di aggravio del nostro bilancio e magari la prossima volta evitare di trovarci ancora in quest'Aula ad alzarci commemorando i morti di chissà quale zona d'Italia.
Chissà a chi capiterà, perché non bisogna chiedersi se capiterà, ma quando capiterà la prossima volta. Magari, se facessimo un atto di coraggio di questo tipo, anziché alzarci, commemorare, indignarci e dichiarare tutto il dolore e la vicinanza a questi cittadini, votando un ordine del giorno di questo tipo, impegnando il Governo ad attività di questo tipo, ci alzeremmo di meno e potremmo magari anche fare qualche discorso in meno, ma sicuramente potremmo dire... NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, compenserò io il minuto in più che si è preso il collega Invernizzi. MATTEO MANTERO. Signor Presidente, questo ordine del giorno chiede di impedire il rilascio di nuove licenze per 30 nuove sale Bingo che sono previste in questa legge di stabilità e di aumentare il costo per il rinnovo delle vecchie licenze ad almeno 300 mila euro l'una. Il motivo di questo ordine del giorno è andare a contrastare la diffusione del gioco d'azzardo. Questo perché il gioco d'azzardo causa una grave patologia riconosciuta dall'OMS che si chiama appunto GAP, gioco d'azzardo patologico, che in Italia riguarda circa un milione di malati e due milioni di giocatori potenzialmente a rischio.
In questo momento, in Commissione affari sociali, stiamo discutendo una proposta di legge proprio per la cura e la prevenzione della diffusione del gioco d'azzardo patologico e, all'interno di questa proposta, alla prevenzione viene dato un ruolo molto importante perché ovviamente è molto più facile ed efficace contrastare e prevenire piuttosto che lasciare ammalare e poi curare.
Il problema è che voi state andando esattamente nella direzione opposta, ovvero all'interno di questa legge di stabilità sono rilasciate nuove licenze per il Bingo, sono rilasciate 7 mila nuove licenze per le VLT, videolottery, che sono le macchinette più pericolose perché permettono di giocare fino a 10 euro alla volta e si possono perdere anche 6-700 euro ogni ora. Quindi, sono molto pericolose anche perché tendono a favorire comportamenti compulsivi nel giocatore.
Nel decreto «salva Roma» che avete approvato al Senato, un emendamento addirittura va a punire gli amministratori che, tentando di tutelare la salute dei loro cittadini, vanno a contrastare la diffusione del gioco d'azzardo.
Sono inutili e tardive le dichiarazioni del neo segretario del PD, Renzi, (che, tra l'altro, lo ricordo, fa parte anche lui, insieme a Letta ed Alfano, dell'associazione Vedrò che, tra gli altri, è sponsorizzata anche da Lottomatica e da Sisal), perché ormai questo emendamento è passato e con la scusa che il mancato gettito dovuto al contrasto che i sindaci vogliono fare proprio a tutela della salute dei loro cittadini possa causare un mancato gettito allo Stato.
Le mancate entrate, però, che sono invece dovute allo sconto che voi avete fatto alle concessionarie che sono state multate dalla Corte dei conti, quelle non contano ? Sono quasi 2 miliardi di euro. A questo punto a me viene allora da pensare che le mancate entrate che vi preoccupano di più non siano quelle dello Stato, ma siano quelle alle concessionarie che vi foraggiano regolarmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Adesso, giusto per rinfrescarvi un pochettino la memoria, vi elenco un po’ di soldini che avete preso dalle concessionarie. Questi riguardano solamente i fondi versati dalla SNAI: nel 2006 150 euro alla Margherita; nel 2007 30 mila euro all'UdC; nel 2008 45 mila euro ai DS; nel 2009 45 mila euro al Movimento per le Autonomie di Lombardo. Poi hanno finanziato Cuperlo, hanno finanziato direttamente Letta. SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno a mia prima firma riguarda il 5 per mille. In particolare, la normativa del 5 per mille nasce nel 2006 a titolo sperimentale, e dà la possibilità al contribuente di destinare una quota pari a 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche a enti no profit. Per il 2013 il Governo ha messo a bilancio 400 milioni con il decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, mostrando quindi un'intenzione di continuità da quando questo istituto è nato. Anche ora ci ritroviamo con questa legge di stabilità, che deve destinare alla liquidazione della quota del 5 per mille nell'anno 2014 un importo di 400 milioni di euro.
Così annualmente i soggetti interessati sono in trepidazione nell'attesa di un rinnovo di questo finanziamento. Quest'anno, inoltre, molte sono le perplessità di chi opera nel terzo settore: nonostante infatti le rassicurazioni del Governo, la crisi economica attuale è causa di preoccupazioni concrete circa la disponibilità effettiva dei finanziamenti, che negli ultimi anni ha subito sostanziali cali e che quindi potrebbe subirne uno ulteriore.
Il 5 per mille è così diventato sempre più un istituto precario a rinnovo e quantificazione delle risorse annuali; le organizzazioni no profit hanno necessità di stabilizzazione e certezza di tempi nell'erogazione delle risorse, anche per rispondere alla necessità di programmare le attività da finanziare attraverso gli introiti derivanti dal 5 per mille.
Vorrei oltretutto ricordare che martedì 24 settembre questa Camera ha concluso l'esame del provvedimento, composto da 16 corposi articoli, e che contiene anche (all'articolo 4, comma 2) la tanto attesa stabilizzazione del 5 per mille. O meglio, l'impegno da parte del Governo a intervenire con appositi decreti attuativi per rendere questa misura fiscale, che da sette anni dipende dalle leggi di bilancio, una vera legge dello Stato. Dalla società civile, dal mondo accademico ed anche da quello politico è fin da subito stata avanzata la proposta di stabilizzare il 5 per mille.
Cito il professor Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale all'Università di Padova e membro dell'Agenzia per le Onlus, che ha spiegato con chiarezza: «Il 5 per mille è uno strumento di democrazia: voti ogni anno e in questo modo contribuisce a far sì che le organizzazioni no profit abbiano fondi per le loro iniziative. Non solo. Favorisce uno sviluppo virtuoso del settore: ogni realtà è spinta a dimostrare come ha utilizzato le risorse. È importante stabilizzare la misura: le no profit avranno la certezza di una fonte stabile di finanziamento».
Il 23 ottobre scorso su Il Sole 24 ore leggevo che il terzo settore chiedeva l'innalzamento del tetto a 500 milioni e una legge che stabilizzi questo strumento.
L'appello fu lanciato da alcune delle principali associazioni e organizzazioni no profit, ad esempio, AIRC – Associazione Italiana Ricerca sul Cancro, AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla, Amnesty International, AMREF, Associazione Italiana Celiachia, Cesvi, Emergency, FAI-Fondo Ambiente Italiano, Fondazione Don Gnocchi, Fondazione Telethon, Greenpeace, Lega del Filo d'Oro, Medici senza Frontiere, Save the Children, Unicef, World Vision, WWF e tante altre che, pur rilevando lo scongiurato rischio di un ulteriore ridimensionamento della disponibilità per il 5 per mille, hanno voluto ribadire l'inadeguatezza del limite a 400 milioni e la necessità di stabilizzare questo strumento.
I rappresentati del terzo settore chiedono fin da subito di provvedere a un innalzamento del tetto massimo ad almeno 500 milioni di euro per il 2014, in modo da dare una risposta ai 17 milioni di contribuenti italiani che hanno deciso di supportare il mondo no profit – e con esso, l'ambiente, la sanità, l'infanzia, la ricerca scientifica – attraverso la donazione del proprio 5 per mille.
Quindi, ribadisco la richiesta di impegno nei confronti del Governo a valutare la possibilità di procedere alla stabilizzazione del 5 per mille, fornendo alle associazioni no profit, certezza di risorse in aderenza alla scelte operate dai contribuenti, superando la fase sperimentale e la determinazione delle risorse con cadenza annuale in sede di legge di stabilità, garantendo altresì tempi certi per l'erogazione delle risorse.
Oltretutto, sono certa che l'intergruppo parlamentare sul terzo settore, che riunisce all'incirca centocinquanta parlamentari, di cui la maggior parte fa parte della maggioranza e della forza politica di Governo, in particolare del PD, non solo voterà con piacere questo ordine del giorno in quanto riguarda il 5 per mille, che è la parte principale, o comunque una macroarea importante di questo intergruppo, ma convincerà anche ogni collega al suo fianco di votare a favore. Ne sono convintissima. GIULIA DI VITA. Signor Presidente, questo ordine del giorno impegna a realizzare, d'intesa con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, infrastrutture tecnologiche al fine di supportare il passaggio alle prescrizioni mediche digitali e il superamento della ricetta cartacea.
Le infrastrutture tecnologiche a supporto delle prescrizioni mediche digitali dovranno assicurare la piena operabilità tra sistemi di telecomunicazione a livello regionale e interregionale.
Come sanno benissimo i colleghi, in Commissione Bilancio, era stato presentato un emendamento che aveva proprio questo obiettivo, chiaramente è stato bocciato e, allora, questo ordine del giorno è divenuto ormai necessario, come minimo, e abbiamo dovuto presentarlo.
Questo perché un'azione che, nel 2013, sarebbe dovuta essere una realtà più o meno diffusa in tutto il tessuto nazionale, in realtà, in molte regioni tra cui la mia, ovvero la Sicilia, risulta essere ancora fantascienza.
Questo lo dico, per esempio... Presidente, se è possibile liberare i banchi del Governo.
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (Vedi RS)
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,30)
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Intervengono altresì per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti i deputati MARIALUCIA LOREFICE (M5S) (Vedi RS), MARIA EDERA SPADONI (M5S) (Vedi RS), ALESSIO TACCONI (M5S) (Vedi RS), ANGELO ATTAGUILE (LNA) (Vedi RS), STEFANO BORGHESI (LNA) (Vedi RS), MATTEO BRAGANTINI (LNA) (Vedi RS), FILIPPO BUSIN (LNA) (Vedi RS) e ROBERTO CAON (LNA) (Vedi RS).
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MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di predisporre atti e iniziative necessari affinché il medico, che cura un paziente per la prima volta e per una patologia cronica, indichi nella ricetta solo la denominazione del principio attivo contenuto nel farmaco, naturalmente se per quel dato trattamento siano disponibili medicinali equivalenti.
Il medicinale equivalente è un medicinale che in seguito a studi clinici si dimostra biequivalente rispetto ad un altro medicinale. In questo modo si potrebbe ridurre la spesa farmaceutica, poiché i farmaci equivalenti sono solitamente venduti a prezzi significativamente più bassi rispetto al farmaco comunemente definito «di marca».
Il prezzo più basso è possibile grazie ai costi minori che l'azienda farmaceutica deve sostenere per lo sviluppo e la ricerca del farmaco. Infatti, una volta attestata la biequivalenza tra il farmaco generico e quello originatore, la pari efficacia terapeutica non necessita di essere ulteriormente dimostrata.
I medicinali generici offrono capacità terapeutiche comprovate, poiché si tratta di molecole ampiamente utilizzate su un gran numero di pazienti ma anche perché il brevetto scaduto implica che il farmaco è in commercio da molti anni, almeno da dieci, ma anche perché i farmaci da registrare come generici sono scelti in base all'ampiezza di utilizzo. Inoltre, del farmaco generico sono ben noti i possibili effetti collaterali, che sono gli stessi rilevati sui farmaci originatori durante il lungo periodo di esclusiva.
Pertanto, scopo di questo ordine del giorno è garantire un risparmio per lo Stato, risparmio che può essere reinvestito in altri settori della stessa sanità che, come ben sappiamo, ne ha molto bisogno.
Inoltre potrebbe essere un'occasione per aiutare i cittadini a spendere meno e a contrastare lo strapotere di talune lobby farmaceutiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si parla di ambulatori SASN per il personale aeronavigante. Ricordo che in Italia ci sono ventisette ambulatori e che secondo la legge n. 183 del 2011 si prevedeva la chiusura di queste ASL, di questi ambulatori per il personale marittimo aeronavigante entro il 1o gennaio 2013. Ricordo che questi ambulatori ci costano al momento più o meno 5 milioni di euro al mese soltanto per costi diretti e ci ritroviamo comunque a non avere dei dati specifici per quanto riguarda i costi indiretti, per esempio pensiamo agli affitti di questi ambulatori. Al momento, le ASL dovevano confluire in un altro istituto l'USMAF, dal 1o gennaio 2013, in questo nuovo ente, appunto l'USMAF. Noi ci chiediamo per quale motivo ci sia bisogno di un altro ente e soprattutto per quale motivo il personale marittimo aeronavigante si ritrovi ad avere una condizione speciale rispetto invece agli altri cittadini che si ritrovano ad essere sotto il sistema sanitario nazionale.
Chiaramente parlo in quanto rappresentante della categoria del personale aeronavigante e molto spesso, proprio anche come storia personale, ci si ritrova a dover cercare anche lontano, a dover cercare questi ambulatori o appunto medici convenzionati SASN, perché non si trovavano in tutte le città. Quindi non si riesce a capire per quale motivo ci debba essere l'istituzione di un altro carrozzone per il personale aeronavigante e marittimo.
Noi con questo ordine del giorno chiediamo che venga fatta una relazione dettagliata alle competenti Commissioni parlamentari e in questa relazione vorremmo avere tutti i dati disponibili, in particolare quelli in relazione ai costi di gestione diretti e indiretti, con particolare rilievo dei costi degli affitti di questi ambulatori. Crediamo che la trasparenza sia fondamentale e chiediamo anche che ci sia comunque una stima di costi anche del personale di questo nuovo ente USMAF, che – ribadiamo – non si capisce esattamente che senso abbia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno ci permettiamo di portare all'attenzione dell'Aula e del Governo l'assoluta e indifferibile necessità di sanare una situazione che danneggia pesantemente le società di ingegneria e di architettura che operano all'estero. A tali soggetti, come a tutti i professionisti, infatti, dal 1o gennaio del 2013, è stata imposta da parte delle casse previdenziali l'applicazione del contributo integrativo del 4 per cento anche sulle attività professionali svolte all'estero. Ciò è avvenuto in base ad un articolo della legge di stabilità del 2013 votata circa un anno fa che, nel recepire una direttiva fiscale, ha modificato la nozione di cifra d'affari ai fini IVA, alla quale è legata l'applicazione del contributo previdenziale.
Il risultato è stato che su tutte le fatture fatte ad un soggetto all'estero, anche per i vecchi contratti, professionisti e società devono esporre un 4 per cento in più che non viene mai corrisposto dal committente straniero, non tenuto in base al principio di territorialità della legislazione sociale e che, quindi, determina un extra costo di pari importo che mette fuori mercato le offerte delle nostre società e dei nostri professionisti.
Fino al 31 dicembre 2012 queste prestazioni svolte all'estero non rientravano nell'imponibile ai fini del calcolo dell'IVA, e quindi le società che rendono servizi professionali, così come tutti i liberi professionisti, non avevano mai dovuto corrispondere alle casse previdenziali alcunché su quanto svolto all'estero. Questa istanza ha l'appoggio del Ministero del lavoro ed è condivisa anche dal Ministero dello sviluppo economico.
Tale problematica, se non risolta, vedrebbe compromessa l'efficacia delle risorse assegnate ai progetti di internazionalizzazione in questi settori e potrebbe diventare uno dei più clamorosi esempi di contraddittorietà dell'operato della nostra legislazione, che, da un lato, supporta in vari modi l'internazionalizzazione delle imprese e dei professionisti e, dall'altro, rende impossibile a chi già opera all'estero di rimanere competitivo.
Siamo pertanto a chiedere di valutare positivamente questo ordine del giorno, che impegna il Governo a fare in modo di sanare prima possibile questa problematica, eliminando la suddetta maggiorazione, per evitare concreti rischi in termini di delocalizzazione della manodopera professionale qualificata e di riduzione del gettito tributario e previdenziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, mi rivolgo all'Aula e ai colleghi per sottoporre il mio ordine del giorno, che ritengo abbastanza importante, anzi, importantissimo. Parlo dell'opera, che dicono «faraonica», della costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Direi che si tratta di un'opera importante per l'economia nazionale, a costo zero.
Sinora per il progetto del ponte sullo stretto sono stati già spesi circa 383 milioni di euro e la mancata realizzazione del ponte porterebbe al pagamento di penali stimate fino a 700 milioni di euro, per un totale, quindi, di oltre un miliardo di euro.
Una cifra che corrisponde quasi all'investimento per cui lo Stato si era impegnato, poiché l'ulteriore finanziamento sarebbe dovuto gravare sui fondi privati. Si ricorda che il costo dell'opera realizzata sarebbe di circa sette miliardi. La mancata realizzazione del ponte sullo Stretto comporterebbe, quindi, una perdita che ha un valore economico pari a quello di un'infrastruttura realizzata, ma senza usufruire di alcuna infrastruttura realizzata. Oltre al danno, la beffa !
È fondamentale indirizzare una forte azione italiana per coinvolgere anche le istituzioni europee in una valutazione sui benefici che porterebbe la definitiva realizzazione del ponte sullo Stretto per i collegamenti dei Paesi del Mediterraneo da e per il nord Europa.
Invece, il Governo Monti ha pagato, paga, 400 milioni di euro per un progetto già cantierabile e regala un miliardo circa all'Impregilo per annullare il contratto stipulato dalle ditte italiane che avevano partecipato all'appalto insieme a giapponesi, svedesi e spagnoli. Che figura !
Un delitto politico che ha commesso il Governo Monti e con questo ordine del giorno si potrebbe rallentare l'operazione di seppellimento del ponte affidata al commissario Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto dell'economia e delle finanze.
E si potrebbero capire tante cose oscure di questo regalo fatto alla società Salini, che ha rilevato dall’ Impregilo – anche questa un'operazione da sottoporre all'attenzione – la società.
Impregilo che oggi ritroviamo sugli onori della cronaca proprio per lo scandalo e l'arresto di Lavitola.
Si parla in qualche intercettazione che il Presidente della Panama rilascerà alle 19,30 di questa sera, ora panamense, una dichiarazione per bloccare l'opera di Impregilo sullo stretto, con grave tracollo – pensano – conseguentemente in borsa per Impregilo.
Quindi sono i poteri forti che hanno portato ad annullare l'opera già cantierabile del ponte, con grande danno economico ai nostri cittadini, anche dal punto di vista lavorativo.
Il ponte Golden Gate di San Francisco fu costruito nel 1929, quando gli Stati Uniti subirono una grande depressione economica e fu un segnale di fiducia nel futuro e nella ripresa.
Ho sempre lottato contro i poteri forti, la mafia, ecco perché chiederò anche una Commissione d'inchiesta su questo punto.
Chi è interessato a non far realizzare l'opera di cui ho parlato, un'opera così importante ?
Capisco, forse, le società interessate dei traghetti, ma ci sono altre cose inspiegabili, su cui bisogna fare chiarezza.
Ecco perché io invito i colleghi ad attenzionare questo punto all'ordine del giorno, perché è un'opera importantissima per l'economia italiana, un'opera importantissima per i lavoratori, un'opera che va attenzionata anche da un punto di vista dei poteri forti. STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi vorremmo ristabilire un principio, ossia il principio che chi sbaglia dovrebbe essere trattato non in egual misura rispetto a chi ha sempre rispettato le regole.
Infatti, attraverso questo ordine del giorno noi chiediamo che, per gli immobili non accatastati, vi sia una tassazione immobiliare maggiorata, in maniera tale da ridurre i fenomeni di elusione fiscale ed incentivare i comuni a verificare e contrastare il grado di diffusione di questo fenomeno, in quanto vediamo che, anche da un recente controllo da parte dell'Agenzia delle entrate, sono stati resi noti poi dei dati che hanno visto l'individuazione di oltre un milione e duecentomila unità immobiliari che non avevano una rendita catastale, cioè degli edifici abusivi che in sostanza non erano stati accatastati ed erano sconosciuti al fisco.
Detto questo, poi, l'Agenzia delle entrate ha provveduto ad un accatastamento provvisorio di questi immobili che, fino a prima di questo controllo, erano completamente sconosciuti. Siccome parliamo di un numero di particelle immobiliari assolutamente elevato e che, quindi, va ad incidere notevolmente sulla tassazione e sulle entrate tributarie dello Stato, noi riteniamo che, in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, in un momento in cui abbiamo le nostre imprese sempre in maggiore difficoltà, che chiudono, che delocalizzano, in un momento in cui abbiamo una disoccupazione che continua ad aumentare, purtroppo i provvedimenti che sono stati emanati in questi giorni, non da ultimo quello di questa legge di stabilità, denotano una completa estraneità e una completa insufficienza delle misure adottate da questa maggioranza e da questo Governo. Tali misure, appunto, non vanno ad incidere in direzione di una maggiore equità e, allo stesso tempo, nemmeno nel senso di avere delle giuste entrate tributarie, da un lato, ma anche di avere una rivisitazione di quella che è una spesa pubblica assolutamente sproporzionata, in quanto possiamo vedere che, solo in un Paese come il nostro, abbiamo un apparato pubblico gigantesco che deve essere mantenuto, sembra quasi ad ogni costo. Quindi, a fronte di una fantomatica spending review, non si è ancora riusciti ad ottenere, da un lato una vera revisione di spesa e, quindi, un taglio netto della spesa pubblica improduttiva, ma, dall'altro lato, vediamo che si è continuato a mettere mano alla leva della tassazione, passando oggi dalla tassazione sulla casa. Ricordiamo, poi, gli aumenti degli acconti delle imposte e anche l'aumento che questo Governo e questa maggioranza hanno adottato nei confronti dell'IVA.
Ecco, attraverso questo ordine del giorno noi vorremmo che le particelle immobiliari, che prima non erano censite e che sono emerse dal controllo dell'Agenzia delle entrate, vengano assoggettate ad una tassazione diversa rispetto a coloro i quali le tasse le hanno sempre pagate, rispetto a coloro i quali hanno sempre accatastato i propri immobili in maniera corretta, che hanno sempre rispettato le regole, che hanno sempre pagato le tasse. Noi riteniamo, quindi, che, attraverso l'approvazione di questo ordine del giorno, una maggiore tassazione per chi ha sempre fatto il furbo sia una sorta di punizione equa che va, da un lato, comunque, a premiare chi si è sempre comportato nel rispetto delle regole, e, dall'altro, va giustamente a penalizzare chi le regole, invece, non le ha mai rispettate. Al contempo, poi, essendo questo un fenomeno molto, ma molto esteso, viste, appunto, le centinaia di migliaia di particelle che sono emerse, un'eventuale maggiorazione di tassazione non potrebbe altro che far bene anche alle entrate di questo Stato e, quindi, aumenterebbe in maniera considerevole anche le entrate tributarie che, sicuramente, in un periodo di crisi di bilancio come quello che vediamo che il Paese sta attraversando, potrebbe essere una nuova fonte di entrata assolutamente equa, assolutamente giusta e potrebbe anche essere un segnale non indifferente verso quei cittadini che, come ripeto, sono sempre stati alle regole, hanno sempre pagato quanto dovuto e che puntualmente non sembrano essere mai stati presi in considerazione da questo Stato e da queste leggi che altro non hanno fatto se non penalizzare sempre quelli e altro non hanno fatto se non tagliare la spesa improduttiva. MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno va a sollevare una problematica per certi versi territoriale, anzi di sicuro territoriale perché riguarda la materia stradale del territorio dove io risiedo, la statale 434 che riguarda la provincia di Verona e la provincia di Rovigo che, negli anni, ha avuto una manutenzione non adeguata e, dunque, lo scorso anno, addirittura si sono dovuti abbassare i limiti di velocità perché il manto era usurato in maniera veramente pesante. È stato fatto un piccolo intervento che ha sistemato, su una terra di circa 50 chilometri, neanche 25 chilometri, una corsia per senso di marcia. Ho dovuto fare un'interrogazione perché almeno nei tratti dove è stato sistemato il manto stradale – proprio notizie di questi giorni – vengano ripristinati i limiti, dopo che i lavori sono finiti da un mese e mezzo e, dunque, chiediamo che vengano stanziate ulteriori risorse perché venga messa in sicurezza e venga fatta un'adeguata manutenzione. Magari, come ho detto anche in Commissione quando ho presentato l'interrogazione, non siano fatte gare al massimo ribasso, ma gare valutando l'usura del manto e la qualità del manto, utilizzando anche altri strumenti che forse andranno ad incidere per un costo maggiore per il primo periodo, ma che hanno una durata molto ma molto più lunga di quella attuale. Altrimenti accade, come sta accadendo troppo spesso, che vengono fatte queste manutenzioni (questo è un ragionamento più ampio che voglio condurre insieme ai colleghi), continuiamo a sistemare le strade e, dopo tre o quattro anni, ritroviamo la strada nella stessa situazione. Questo perché ? Perché non si fanno gare che vanno a garantire il servizio, a garantire la qualità delle nostre infrastrutture e, invece, semplicemente vengono bandite le gare al massimo ribasso e questo forse perché in questo modo si garantisce a chi deve fare gli appalti di continuarli a fare per due o tre anni, invece di fare un bell'appalto che dura dieci-quindici anni e chi vince l'appalto per quindici anni deve garantire che l'opera infrastrutturale sia efficiente ed efficace.
E poi mi collego al ragionamento perché questa è una strada ANAS, una delle poche strade ANAS che ci sono nella regione Veneto perché la maggior parte delle strade ANAS erano già state passate alla regione. Noi solleviamo la problematica per questo carrozzone che è totalmente inutile a nostro avviso e dovrebbe veramente essere sciolto e tutte le strade ANAS attuali dovrebbero competere alle regioni con le relative risorse finanziarie. In questo modo ci sarebbe efficacia ed efficienza nelle gestioni; ci sarebbe la responsabilità perché per queste strade, oltre alla fiscalità generale dello Stato, che sarebbe uguale per tutte le regioni e non per chilometro di strada presente nelle regioni, ci sarebbe la possibilità di essere finanziate attraverso il project o attraverso delle aliquote per quanto riguarda i canoni delle autostrade e questo vorrebbe dire andare a rendere più efficienti, più efficaci le regioni dove ci sono tantissimi chilometri di strada che sono a pagamento, anche ormai le strade già costruite e le tangenziali già costruite, che adesso diventeranno a pagamento perché bisogna fare i servizi, e potremmo porre fine al malcostume per il quale in alcune zone è sempre «mamma Roma» che paga le infrastrutture, anche le autostrade – penso alla Salerno-Reggio Calabria per non dire molte altre che sono presenti – in modo che tutti siano responsabilizzati. Anche perché c’è un'ulteriore problematica che, ad esempio, ho visto molto spesso in questa strada. Molte volte vengono fatti gli asfalti nel periodo di settembre-ottobre-novembre perché dicono che gli asfalti in questo periodo vengono fatti in modo migliore. Però dopo ci si dimentica che i periodi di settembre-ottobre-novembre sono i periodi di nebbia e stranamente, per quanto riguarda la segnaletica orizzontale, le strisce vengono fatte sempre a dicembre e gennaio quando ormai il problema non dico che sia superato ma è minimo, dunque creando grandissime difficoltà ai nostri cittadini. Forse queste strade dovrebbero essere gestite da gente del territorio, che sa che nel periodo di ottobre-novembre-dicembre sono necessarie le segnaletiche orizzontali, perché con la nebbia, come sa chi vive in un territorio con nebbia, se non hai la segnaletica orizzontale è molto difficile guidare ed è molto ma molto facile fare incidenti. Dunque se invece fossero regionalizzate non ci sarebbe forse questo problema. FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, l'attuale legge di stabilità 2014 fin da quando è stata presentata si è subito palesata per l'esiguità delle risorse messe in campo, più o meno 16 miliardi, che è obiettivamente troppo poco soprattutto se la paragoniamo con altre manovre allo studio, ad esempio della Gran Bretagna, dove il ministro Cameron ha allo studio una manovra che dia impulso all'economia di circa 300 miliardi di sterline che, se non sbaglio, al cambio attuale con l'euro, è circa 20 volte quanto previsto da noi. Ma data, appunto, l'esiguità delle risorse messe in campo, sarebbe stato saggio, a nostro avviso, concentrarle su pochi interventi significativi che abbiano una reale incidenza sull'economia del nostro Paese e che si trasformino in una specie di innesco, analogamente a quanto avviene quando si cerca di accendere un fuoco.
Registriamo, al contrario, la dispersione di queste poche risorse in mille rivoli che hanno la caratteristica di essere degli interventi di tipo clientelare, quando non si possano definire addirittura delle «marchette» o dei voti dati di scambio, che presi singolarmente sono poca cosa, ma sommati raggiungono la non piccola somma di oltre 620 milioni di euro.
Fatte queste premesse, l'ordine del giorno che propongo impegna il Governo a concentrare questi suoi timidi e incerti sforzi nella direzione di ridurre il cuneo fiscale e, attraverso questo, migliorare la capacità di spesa delle famiglie il loro potere di acquisto che, per inciso, dal 2008 è calato di quasi 10 punti percentuali, metà dei quali sono stati persi nel solo anno 2012, e come conseguenza dare impulso alla domanda interna che registriamo dal 2009 è scesa del 21 per cento, quando la media dell'Unione europea è del 4,3 per cento. La Spagna, che è terzultima in questa triste classifica, meno 16 per cento; peggio di noi fa solo la Grecia, ma si sa questo è un Paese tecnicamente fallito e ci apprestiamo a seguirlo in questa strada se non cambiamo con urgenza la nostra direzione.
Ricordo che il cuneo fiscale in Italia, ad esempio, per un single senza figli è del 47,6 per cento del suo reddito, quando la media dei Paesi OCSE è di dodici punti inferiore; per una famiglia monoreddito con due figli il cuneo fiscale in Italia è del 38,3 per cento mentre la media OCSE è, anche qui oltre 12 punti inferiore, al 26,1 per cento.
L'Italia inoltre è ventiduesima su 34 paesi dell'OCSE per salario netto, 19.663 euro, ma recupera qualche posizione in una classifica peggiorativa in quanto è diciassettesima quindi guadagna cinque posizioni per costo del personale, proprio a testimoniare quanto incida il cuneo fiscale. Sono dati, questi, che non tengono conto dell'IRAP che aggraverebbe ancora la nostra posizione.
Quanto previsto dall'attuale legge di stabilità per il 2014 è obiettivamente da questo fronte poco e insufficiente, quando anche non è pleonastico, quando prevede l'istituzione di un fondo che destini, appunto, la riduzione del cuneo fiscale e l'imposizione fiscale a carico del reddito di azienda quanto recuperato dall'evasione fiscale e dalla spending review.
Questo intervento è stato totalmente reso pleonastico appunto da interventi successivi che danno la precedenza all'utilizzo di questo fondo per il rispetto dei vincoli europei, che sappiamo già adesso essere quasi impossibile da rispettare e per interventi urgenti relativamente a quanto attiene al capitolo della spesa assistenziale corrente. Quindi, praticamente sappiamo già che non avanzerà niente e la riduzione del cuneo fiscale si presenta come una chimera difficilmente raggiungibile.
Invitiamo tutti i colleghi a riflettere su questo punto, per noi essenziale, per dare ossigeno alle famiglie, che si traduce in maggiore potere d'acquisto, in fiducia che diamo ai lavoratori, che possono spendere e possono in questo modo dare ossigeno, appunto, alla domanda interna italiana. ROBERTO CAON. Signor Presidente, mi sembra serva una riunione del MoVimento 5 Stelle, oggi...
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PRESIDENTE (Vedi RS). Dà conto degli ordini del giorno ritirati.
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PRESIDENTE. Sì, c’è una riunione di gruppo, ma è stata sconvocata all'istante. Prego, onorevole Caon.
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STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze (Vedi RS). Accetta gli ordini del giorno Luigi Di Maio n. 9/1865-A/4, Gelli n. 9/1865-A/9, Minardo n. 9/1865-A/11, Schirò n. 9/1865-A/12, Cenni n. 9/1865-A/13, Mucci n. 9/1865-A/19, Pizzolante n. 9/1865-A/22, Piso n. 9/1865-A/23, Di Lello n. 9/1865-A/30, Locatelli n. 9/1865-A/31, Rigoni n. 9/1865-A/34, Amato n. 9/1865-A/36, Tabacci n. 9/1865-A/40, Capelli n. 9/1865-A/41, Bonaccorsi n. 9/1865-A/43, Lenzi n. 9/1865-A/44, Binetti n. 9/1865-A/45, Bolognesi n. 9/1865-A/50, Lacquaniti n. 9/1865-A/54, Paglia n. 9/1865-A/58, Nardi n. 9/1865-A/60, Ricciotti n. 9/1865-A/67, Mantero n. 9/1865-A/71, Silvia Giordano n. 9/1865-A/72, Lorefice n. 9/1865-A/77, Spadoni n. 9/1865-A/78, Rizzo n. 9/1865-A/80, Formisano n. 9/1865-A/85, Speranza n. 9/1865-A/90, Burtone n. 9/1865-A/95, Gribaudo n. 9/1865-A/98, Paris n. 9/1865-A/99, Boccuzzi n. 9/1865-A/100, Giacobbe n. 9/1865-A/102, Antezza n. 9/1865-A/108, Venittelli n. 9/1865-A/109, Damiano n. 9/1865-A/111, Pes n. 9/1865-A/113, Molteni n. 9/1865-A/119, Borghesi n. 9/1865-A/123, Allasia n. 9/1865-A/131, Buonanno n. 9/1865-A/133, Giancarlo Giorgetti n. 9/1865-A/135, Attaguile n. 9/1865-A/136, Prataviera n. 9/1865-A/137, Saltamartini n. 9/1865-A/138, Piccoli Nardelli n. 9/1865-A/139, Sereni n. 9/1865-A/141, Giulietti n. 9/1865-A/142, Vargiu n. 9/1865-A/147, Fitzgerald Nissoli n. 9/1865-A/149, Turco n. 9/1865-A/166, Agostinelli n. 9/1865-A/171, Busto n. 9/1865-A/182, De Rosa n. 9/1865-A/185, Liuzzi n. 9/1865-A/190, De Lorenzis n. 9/1865-A/193, Paolo Nicolò Romano n. 9/1865-A/195, Cozzolino n. 9/1865-A/210, Gagnarli n. 9/1865-A/213, Massimiliano Bernini n. 9/1865-A/215, Lupo n. 9/1865-A/216, Parentela n. 9/1865-A/219, Alli n. 9/1865-A/223, Scuvera n. 9/1865-A/224, Di Battista n. 9/1865-A/226, Tofalo n. 9/1865-A/227, Di Gioia n. 9/1865-A/229, Casati n. 9/1865-A/231, Taricco n. 9/1865-A/232, Nastri n. 9/1865-A/234, Gigli n. 9/1865-A/239, Fauttilli n. 9/1865-A/240, Piepoli n. 9/1865-A/241, Rossi n. 9/1865-A/243, Dellai n. 9/1865-A/244, Caruso n. 9/1865-A/247, Baruffi n. 9/1865-A/248, Pelillo n. 9/1865-A/257, Petrini n. 9/1865-A/258, Rostan n. 9/1865-A/259, Amoddio n. 9/1865-A/264, Morani n. 9/1865-A/265, Giuliani n. 9/1865-A/267, Manfredi n. 9/1865-A/269, Bossa n. 9/1865-A/271, Miotto n. 9/1865-A/273, Maietta n. 9/1865-A/277, Riccardo Gallo n. 9/1865-A/279, Chiarelli n. 9/1865-A/280, Baldelli n. 9/1865-A/281, Galati n. 9/1865-A/282, Parisi n. 9/1865-A/284, Milanato n. 9/1865-A/285, Bergamini n. 9/1865-A/287, Faenzi n. 9/1865-A/288, Manlio Di Stefano n. 9/1865-A/290, Palmizio n. 9/1865-A/291, Palmieri n. 9/1865-A/293, Picchi n. 9/1865-A/294, Carfagna n. 9/1865-A/295, Centemero n. 9/1865-A/296, Russo n. 9/1865-A/297 e Bianconi n. 9/1865-A/299.
Accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fregolent n. 9/1865-A/3, Polverini n. 9/1865-A/18, Bargero n. 9/1865-A/27, Andrea Romano n. 9/1865-A/144, La Russa n. 9/1865-A/151, Pinna n. 9/1865-A/164, Currò n. 9/1865-A/172, Cariello n. 9/1865-A/173, Cominardi n. 9/ 1865-A/201, Tripiedi n. 9/1865-A/203, Toninelli n. 9/1865-A/208, Guerra n. 9/1865-A/275 e Palese n. 9/1865-A/283.
Non accetta gli ordini del giorno Di Vita n. 9/1865-A/76, Frusone n. 9/1865-A/83, Bossi n. 9/1865-A/124, Fedriga n. 9/1865-A/128, Rondini n. 9/1865-A/129, Tinagli n. 9/1865-A/143, Cancelleri n. 9/1865-A/154, Villarosa n. 9/1865-A/156, Ruocco n. 9/1865-A/157, Alberti n. 9/1865-A/158, Colonnese n. 9/1865-A/162, Colletti n. 9/1865-A/165, Businarolo n. 9/1865-A/169, Baldassarre n. 9/1865-A/199, Chimienti n. 9/1865-A/200, L'Abbate n. 9/1865-A/214, Benedetti n. 9/1865-A/218, Bernardo n. 9/1865-A/245, Pellegrino n. 9/1865-A/246 e Laffranco n. 9/1865-A/286.
Accetta infine, purché riformulati, i restanti documenti di indirizzo.
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STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, siccome sono molti, mi limiterei ad indicare il numero e il parere del Governo.
Ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/1865-A/1: il parere è favorevole a condizione che sia riformulato inserendo le parole: «valutare la possibilità di attivarsi».
Ordine del giorno Tancredi n. 9/1865-A/2: riformulato inserendo le parole: «impegna il Governo a valutare la possibilità di consentire (...)».
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Intervengono i deputati ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), MICHAELA BIANCOFIORE (Vedi RS) (FI-PdL), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS), GIANLUCA PINI (LNA) (Vedi RS), DOMENICO ROSSI (PI) (Vedi RS), TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), GIUSEPPE D'AMBROSIO (M5S) (Vedi RS), ROCCO PALESE (Vedi RS) (FI-PdL), ORESTE PASTORELLI (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI), DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS), ERMETE REALACCI (PD) (Vedi RS), ROBERTO MORASSUT (PD) (Vedi RS) e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone un'ulteriore formulazione dell'ordine del giorno Morassut n. 9/1865-A/28, accettata dal presentatore, ed accetta l'ordine del giorno Castricone n. 9/1865-A/33; interviene altresì il deputato DANIELE PESCO (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/38.
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ETTORE ROSATO. Signor Presidente, salvo situazioni particolarissime che verranno segnalate, per quanto riguarda gli ordini del giorno del Partito Democratico, si intendono accettate tutte le riformulazioni che quindi non chiediamo vengano messe in votazione, salvo situazioni particolarissime che segnaleremo puntualmente alla Presidenza in via anticipata. Ci sono alcune segnalazioni che sono state fatte al sottosegretario Legnini per le vie brevi in questa fase, che io auspico vengano accolte e vengano dette dal Governo prima di arrivare alla fase di votazione, ma questo per semplificare i lavori. MICHAELA BIANCOFIORE. Se mi dà la parola, glielo spiego. Vorrei capire dal Governo come mai ha ritenuto inammissibile il mio ordine del giorno n. 9/1865-A/298, un ordine del giorno che, peraltro, è gravissimo. PRESIDENTE. Onorevole Biancofiore, chiedo scusa: è la Presidenza che valuta le ammissibilità e le inammissibilità, non il Governo. GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per annunciare che, anche da parte del gruppo della Lega Nord e Autonomie, tutti gli ordini del giorno per i quali è stata proposta una riformulazione si intendono accettati nella parte riformulata, e quindi non si chiede di porli in votazione. DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, anche il gruppo Per l'Italia annuncia che accetta tutte le riformulazioni proposte dal Governo. TITTI DI SALVO. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà accetta le riformulazioni, tranne che su un ordine del giorno, il mio ordine del giorno n. 9/1865-A/69, e, ovviamente, non accetta su di esso il parere contrario. GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, adeguandoci e rispecchiando un po’ quello che è il movimento all'interno dell'Aula, noi chiediamo, invece, alla Presidenza di porre in votazione tutti i nostri ordini del giorno, tranne le dovute eccezioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). ROCCO PALESE. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia accetta le riformulazioni ed interverrà solo in casi particolarissimi. ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/1865-A/274 DORINA BIANCHI. Sì, con l'unica eccezione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/1865-A/270, sul quale insistiamo per la votazione. ERMETE REALACCI. Signor Presidente, volevo segnalare al Governo, ma adesso il Viceministro Fassina è distratto... ROBERTO MORASSUT. Sull'ordine del giorno Morassut n. 9/1865-A/28, perché avevamo visto con il Governo la possibilità di presentare una diversa formulazione. Questo ordine del giorno pone il problema della proroga degli sfratti, quindi la nuova formulazione di rito potrebbe essere sostituita da una riformulazione che dice: «ad assumere iniziative finalizzate alla proroga degli sfratti». È un po’ più cogente, diciamo, soprattutto per il fatto che, in presenza di iniziative importanti che il Governo sta assumendo soprattutto sul rifinanziamento del fondo per gli affitti... STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, la riformulazione proposta è: «ad assumere idonee iniziative finalizzate a rinnovare». DANIELE PESCO. Signor Presidente, non accetto la riformulazione perché ieri è stato accettato un ordine del giorno simile al Senato sull'introduzione del reddito di cittadinanza e con questo volevamo dare delle ulteriori specifiche su come ci piacerebbe che il Governo intraprendesse questo iter verso l'introduzione del reddito di cittadinanza. Cosicché, abbiamo inserito anche il diritto all'abitazione, la tutela dei senzatetto. Abbiamo inserito misure contro l'abbandono scolastico. Pensiamo che sia intelligente inserire anche incentivi per le aziende affinché possano assumere persone in difficoltà economica. Noi siamo dell'idea che un reddito di cittadinanza, un reddito minimo o comunque sia, debba comprendere molte azioni per fare in modo che molte persone siano finalmente tolte da questa precarietà e, soprattutto, dalla povertà che affligge numerosi e numerosi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che è stata chiesta la votazione nominale.
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PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/1865-A/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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Intervengono i deputati TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), CESARE DAMIANO (PD) (Vedi RS), il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1865-A/69 accettata dal presentatore; intervengono altresì i deputati DAVIDE TRIPIEDI (M5S) (Vedi RS), MARISA NICCHI (SEL) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/64, TITTI DI SALVO (Vedi RS) (SEL e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Nicchi n. 9/1865-A/64; intervengono altresì i deputati GIAN LUIGI GIGLI (PI) (Vedi RS), ROCCO PALESE (Vedi RS) (FI-PdL), MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/70 e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS).
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TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ho detto prima, quando ho presentato l'ordine del giorno, le ragioni per cui noi pensiamo che qui si tratti di un errore grandissimo, riconosciuto da chi questa norma ha scritto, cioè dal Governo in cui era Ministra la Ministra Fornero. L'errore è quello secondo il quale tra le categorie da armonizzare non sono riconosciuti i ferrovieri. Da armonizzare sulla base delle nuove regole previdenziali.
Cioè una categoria per cui l'aspettativa di vita media è di 64 anni viene portata ad andare in pensione a 67 anni. Però, il Governo Monti ci disse che era un errore che sarebbe stato corretto.
Ora, il Governo attuale ci propone di valutare l'opportunità, di che ? Se è un errore è un errore. L'opportunità di correggere un errore riconosciuto come tale è un paradosso. Noi pensiamo che i paradossi così evidenti non possano essere sottaciuti per «buona creanza».
Quindi, su questo punto su cui tutte le forze politiche, tutti i sottosegretari, tutti i Ministri sono d'accordo, se siamo tutti d'accordo, votiamo a favore.
Noi non chiediamo di votare a favore di un cambiamento delle regole previdenziali, chiediamo di votare a favore di un impegno a rivedere questa questione, ad armonizzarla. Chiediamo una cosa molto moderata, di assoluto buonsenso in cui si riconosce che, se uno muore a 64 anni, non può andare in pensione a 67, sui treni guidati da persone di quell'età su cui viaggiano tutti gli italiani. Non si può fare. Non si può fare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). CESARE DAMIANO. Signor Presidente, inviterei il Governo a valutare le osservazioni dell'onorevole Di Salvo. Noi ci troviamo di fronte ad una situazione che effettivamente – l'hanno riconosciuto tutti, destra, sinistra, centro – è un errore; anziché scrivere «articolo» si trattava di scrivere «comma». Non pretendiamo, non chiediamo affatto che si risolva adesso. Non pretendiamo che si risolva domani mattina. Vorremmo solo che si togliesse la valutazione di opportunità e si prendesse un impegno, vedremo quando. Quindi, io sono d'accordo con quello che dice l'onorevole Di Salvo. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, come sanno l'onorevole Di Salvo e l'onorevole Damiano, in Commissione abbiamo discusso di questo e il Governo condivide la valutazione che è stata fatta. Quindi, propongo una riformulazione sul testo attuale nel senso di sopprimere le parole «con il primo provvedimento di natura legislativa» e lasciare il testo dell'ordine del giorno. DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, su questo ordine del giorno. MARISA NICCHI. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1865-A/64 perché, ad un'attenta lettura, preferivamo che fosse messo in votazione. TITTI DI SALVO. Ho sbagliato io. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Come sa l'onorevole, tra gli emendamenti approvati in Commissione vi è uno stanziamento di 30 milioni per gli specializzandi in medicina che salgono a 50. Lo sottolineo perché è un tema che il Governo avverte come prioritario. Dunque, il parere è favorevole sull'ordine del giorno nella formulazione con la quale è stato presentato. GIAN LUIGI GIGLI. Vorrei intervenire a sostegno dell'ordine del giorno Nicchi. È vero che sono stati fatti degli sforzi... ROCCO PALESE. Sempre sull'ordine del giorno... MASSIMO ENRICO BARONI. Scusi, non sento ! STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, la ragione riguarda la copertura perché, contrariamente a quello che potrebbe essere intuitivo, magari per lei è chiaro, ma noi abbiamo bisogno di una relazione tecnica, di verificare che la proposta, l'impegno che il Governo prende non abbia riflessi negativi di finanza pubblica.
Questa è la ragione per cui abbiamo proposto una riformulazione.
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Intervengono il deputato GIUSEPPE D'AMBROSIO (M5S) (Vedi RS), il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/1865-A/73, il deputato GIULIA GRILLO (M5S) (Vedi RS) e nuovamente il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS). Interviene quindi il deputato ANDREA CECCONI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/75.
La Camera, con votazioni nominali elettroniche, respinge gli ordini del giorno Cecconi n. 9/1865-A/75 e Di Vita n. 9/1865-A/76.
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GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, lo sottoscrivo e chiedo di porlo in votazione. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, come forse sa l'onorevole, in Commissione abbiamo approvato un emendamento che va esattamente nella stessa direzione. Non so se, data l'assenza dell'onorevole Dall'Osso, può essere accettata la riformulazione del Governo o meno. Non ho capito che cosa chiede. GIULIA GRILLO. Signor Presidente, volevo chiedere al Viceministro se nella riformulazione è sottinteso che l'aggiornamento di questo tariffario avverrà sì nei limiti delle risorse finanziarie disponibili del Servizio sanitario nazionale, ma nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza (LEA) vigenti al momento in cui verrà aggiornato. Non vorrei, infatti, che questo significasse che verranno forniti meno protesi e meno ausili ai cittadini, perché sarebbe esattamente l'opposto della mia intenzione. Quindi, è importante per me sapere se c’è il rispetto di questi livelli essenziali di assistenza. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo si limita ad indicare la riformulazione nei termini che ho presentato prima, quindi... ANDREA CECCONI. Signor Presidente, francamente capisco la riformulazione, però a volte rimango un po’ perplesso. Pur considerando l'ordine del giorno un atto parlamentare che non ha poi molto valore – anzi, ho l'impressione che, visto che gli ordini del giorno si concedono a tutti, forse penso male, ma credo che questi fogli escano da qui e vadano all'interno dei Ministeri competenti per finire in un cassetto e niente di più – tuttavia, su questo, così come su tanti altri ordini del giorno che riguardano la farmaceutica o la prescrizione in generale, noi abbiamo sempre puntato molto, proprio in ragione del fatto che, attraverso una rimodulazione della spesa farmaceutica, si possono ricavare tantissimi soldi che possono essere reimpiegati sempre all'interno del Servizio sanitario nazionale in maniera adeguata.
Non trovo che la riformulazione del Governo sia soddisfacente per l'ordine del giorno che ho presentato e, quindi, vorrei porlo in votazione.
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Interviene il deputato ALESSIO TACCONI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/79.
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ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, la riformulazione non è accettata e, quindi, insisto per la votazione, per cortesia.
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Interviene il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/1865-A/86, accettata dal deputato LAURA GARAVINI (PD) (Vedi RS). Intervengono altresì il deputato CESARE DAMIANO (PD) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone una ulteriore riformulazione degli ordini del giorno Gnecchi n. 9/1865-A/106 e Rubinato n. 9/1865-A/114, accettata dai presentatori; interviene quindi il deputato SIMONETTA RUBINATO (PD) (Vedi RS).
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STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, devo completare, perché ho letto solo in parte la riformulazione. Infatti, credevo fosse stato presentato un secondo testo, mentre non è stato presentato. LAURA GARAVINI. Signor Presidente, Viceministro, manca ancora un pezzetto, dunque mi permetto di leggerle il pezzo iniziale: «ad attivarsi affinché nel decreto che il Ministro dell'economia e delle finanze dovrà adottare entro il 28 febbraio 2014 per stabilire la ripartizione delle risorse di cui al comma 522-ter», dopo di che prosegue come da lei enunciato. CESARE DAMIANO. Signor Presidente, chiedo al Governo, sull'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1865-A/106, se c’è la nuova riformulazione, cioè se possiamo uniformare l'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1865-A/106 all'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1865-A/69 appena accolto. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, uniformiamo la riformulazione dell'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1865-A/106 a quella dell'ordine del giorno accolto Di Salvo n. 9/1865-A/69. SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare, nel ringraziare il Governo, il fatto che con questo ordine del giorno viene formalizzato l'impegno assunto dal Governo in persona del Viceministro Fassina con i gruppi di maggioranza in Commissione bilancio rispetto a un tema importante che non ha trovato soluzione nella legge di stabilità in questo momento ma lo troverà nei prossimi mesi.
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Interviene il deputato MARCO RONDINI (LNA) (Vedi RS).
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MARCO RONDINI. Signor Presidente, voi estendete la platea dei beneficiari della carta acquisti ordinaria anche ai cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.
Ebbene noi sappiamo che il maggior fardello della crisi economica in atto è riversata sulle famiglie italiane che hanno sperimentato una significativa riduzione del proprio reddito reale. Sappiamo, stando ai dati ISTAT, che il 30 per cento degli italiani sono a rischio povertà o «esclusione sociale», secondo la definizione adottata nell'ambito della Strategia Europea del 2020.
In particolare l'ISTAT registra una diffusione della severa deprivazione superiore alla media europea: aumentano gli individui che non si possono permettere di riscaldare adeguatamente casa, sostenere spese impreviste di 800 euro o un pasto proteico adeguato ogni due giorni.
Ebbene, voi oggi estendete questo beneficio, che dovrebbe essere riservato alle fasce della popolazione italiana, anche agli immigrati: agli immigrati che magari si trovano presenti sul nostro territorio nazionale grazie ad un permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo, ma che magari hanno perso il posto di lavoro.
Sappiamo quindi che oggi gli stranieri presenti sul territorio nazionale, che hanno perso il posto di lavoro, sono mezzo milione. Bene, queste persone e le loro famiglie più facilmente riusciranno ad accedere a quel fondo, stando ai criteri che permettono l'accesso a quel fondo; e ancora una volta andrete a penalizzare i cittadini italiani. Questo è un ennesimo cedimento buonista da salotto, e si aggiunge al costo sociale ed economico che pagano tutti i nostri cittadini onesti al politicamente corretto e a quell'immigrazione che avrebbe dovuto arricchirci culturalmente, e che invece grava pesantemente ed è un grave peso sul nostro stato sociale; ad aggiungersi poi naturalmente alle spese che dobbiamo sostenere, magari per mantenere queste persone, che magari sono presenti anche nelle nostre carceri. Entrando nelle nostre carceri, danno l'esempio di che benefici hanno portato alla nostra società.
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Intervengono i deputati GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS) e IRENE TINAGLI (SCpI) (Vedi RS), nonché il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS).
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GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per il parere favorevole, ma volevo cogliere l'occasione per dire una cosa che dalle nostre parti, in Valsesia, ci ha colpito. Proprio ieri – siccome si parla della crisi del manifatturiero – è scomparso il leader mondiale, un imprenditore molto importante, Sergio Loro Piana, che aveva le sue aziende proprio nella zona dove abito... IRENE TINAGLI. Signor Presidente, capisco che la formulazione dell'ordine del giorno era abbastanza stringente, nelle modalità di trasferimento di personale eccedentario delle Forze armate per coprire le nuove assunzioni nelle forze dell'ordine, ma mi sarei aspettata magari una riformulazione, che per lo meno facesse salvo un principio importante: il principio che le nostre pubbliche amministrazioni possono essere riorganizzate e che finalmente si possa utilizzare lo strumento della mobilità interna, che il nostro ordinamento prevede ma che non viene mai applicato ai fini di razionalizzare, di usare le risorse e di risparmiare. Speravo che almeno ora, nella logica della spending review, si potesse attuare questo principio.
Quindi, prendo atto con grande dispiacere che il Governo non chiede una riformulazione, ma semplicemente si dichiara contrario a questo principio. Non so se forse il Viceministro voleva intervenire. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, l'obiettivo è assolutamente condiviso però fa riferimento a un comma specifico, che prevede un certo numero di assunzioni delle forze di polizia. Se adottassimo la procedura, e la soluzione prevista nell'impegno, poiché le persone che verrebbero impiegate hanno una retribuzione media più elevata di quelle che si vanno ad assumere, non si potrebbero soddisfare gli obiettivi numerici indicati nel comma 309 – questa è la ragione – poiché quelle persone che si intende utilizzare hanno dei gradi e delle retribuzioni più elevati.
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Intervengono il deputato MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI) (Vedi RS) e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Corsaro n. 9/1865-A/152.
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MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, nell'estrema bontà che mi contraddistingue, che ella mi vorrà riconoscere, io avevo provato in questo ordine del giorno ad offrire al Governo una «foglia di fico» dietro la quale coprire la vergogna dell'assoluto asservimento di questo Esecutivo alle società che gestiscono i giochi d'azzardo e le slot machine in particolare. Ero convinto, peraltro, che il Governo potesse fare buon uso della foglia di fico anche in ragione del fatto che il nuovo leader del principale partito della maggioranza è giustamente sobbalzato sulla sedia ieri, quando ha scoperto che i suoi senatori avevano votato, nel decreto di cui ci occuperemo domani alla Camera, un provvedimento che penalizza le amministrazioni comunali, che non agevolano e non incentivano sul loro territorio l'esplosione e la ramificazione delle slot machine e del gioco d'azzardo.
La circostanza, quindi, che il Viceministro abbia determinato la decisione non di dare parere favorevole, ma semplicemente di accogliere come raccomandazione questo ordine del giorno che, lo leggo testualmente, «impegna il Governo a valutare un incremento» – quindi, dando la disponibilità di valutazione soggettiva al Governo – «delle somme che i concessionari dovranno corrispondere sia per il rinnovo delle concessioni sia per continuare ad esercitare la propria attività da parte dei concessionari in scadenza che intendano partecipare al bando di gara per la riattribuzione della concessione» e il fatto, cioè, che il Governo non intenda nemmeno prendere questo impegno alla valutazione successiva, mi conferma il forte dubbio con il quale avevo concluso questa mattina, signor Presidente, il mio intervento in sede di dichiarazione di voto sulla questione di fiducia e, cioè, la circostanza, la volontà, dopo avere abbassato da 97 a 2 miliardi e poi da 2 miliardi a 600 milioni e poi da 600 milioni a 500 la misura delle sanzioni che erano state comminate ai proprietari delle slot machine e dei giochi; in sede ulteriore la maggioranza e, segnatamente, il Partito Democratico abbiano fatto l'ulteriore ignobile «marchetta» al Senato, tanto che sono stati ripresi per le orecchie dal loro nuovo leader, che avendo un po’ di fiuto politico ha capito che diavolo di castroneria stavano facendo (e per questo saremo impegnati domani e dopodomani per cercare di riparare alle loro malefatte).
Questo mi consolida nel convincimento che se da un lato si fa la voce grossa dicendo che improvvisamente si scopre tutta la negatività dell'utilizzo delle risorse pubbliche per finanziare la politica e i partiti nel dettaglio, dall'altra si stia alla disperata ricerca nel PD – e devo dire in tutta la maggioranza che sostiene questo Governo – di accattivarsi la simpatia di qualcuno che probabilmente dovrà, con le proprie risorse e con il proprio foraggiamento successivo, sostituirsi all'erogazione di quelle risorse pubbliche di cui oggi si fa vanto di volere rinunciare. Altra interpretazione rispetto all'atteggiamento del Governo, della maggioranza e del Partito Democratico nei confronti del gioco d'azzardo e delle slot machine non è possibile intravedere. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. La raccomandazione era relativa alle ragioni che prima indicavo rispetto a questa partita e, cioè, gli effetti di finanza pubblica. Dopo l'intervento dell'onorevole Corsaro, per togliere ogni possibile elemento di ambiguità esprimo parere favorevole sulla versione iniziale dell'ordine del giorno.
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Interviene il deputato STEFANO VIGNAROLI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/159.
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STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione perché chiedo semplicemente trasparenza e competenza con un concorso pubblico per le assunzioni del personale per quanto riguarda il semestre europeo, quindi dovrebbe essere una cosa scontata e non vedo perché il Governo non debba accettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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Intervengono i deputati PAOLA CARINELLI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/160, ROCCO PALESE (Vedi RS) (FI-PdL), LUIGI BOBBA (PD) (Vedi RS) e MARA MUCCI (M5S) (Vedi RS).
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PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e vorrei spiegare brevemente perché. Questo ordine del giorno parla di una questione di cui abbiamo parlato molto in quest'Aula, ma soprattutto in Commissione, anche in audizione con il Ministro. Si parla infatti del cofinanziamento dei fondi europei. Infatti come forse non tutti sanno, perché non tutti in quest'Aula e sicuramente anche tanti cittadini fuori dal Parlamento non sanno, i fondi europei per poter essere usati devono essere in parte anche cofinanziati dalle regioni che ne beneficiano. Per cui se, per esempio, una regione riceve, che ne so, 10 milioni di finanziamento dall'Europa, deve contribuire per altrettanti 10 milioni con propri fondi. Questo però è un grosso problema per le regioni perché in primis spesso non hanno la liquidità per cofinanziare questi fondi e, in secondo luogo, perché le regioni rischiano di sforare dal Patto di stabilità.
Per questo, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo che i fondi che usano le regioni per cofinanziare questi fondi europei vengano svincolati, e quindi staccati, dal Patto di stabilità. Noi avevamo chiesto un impegno forte da parte del Governo: ci è, invece, stato risposto con una promessa da parte del Governo di agire in sede europea, affinché questo avvenga.
Purtroppo, però, abbiamo visto, in questi mesi, che ciò non è avvenuto, perché noi molte volte abbiamo chiesto al Governo, sia direttamente al Ministro Trigilia che anche al Ministro Moavero, e anche a Letta, nelle risoluzioni prima del Consiglio europeo, di impegnarsi a tal fine, e non solo noi del MoVimento 5 Stelle, visto che questa proposta viene un po’ da tutti i partiti, ma non abbiamo avuto alcun feedback al riguardo.
Infatti, nei Consigli europei che vi sono stati in questi mesi l'argomento è stato trattato in maniera molto marginale e non ci risulta che il Governo si sia impegnato attivamente. Non credo, quindi, che cominci a farlo da domani. Tra l'altro, la proposta di riformulazione del Governo, nel senso di promuovere in sede europea i principi volti al fine della questione del cofinanziamento, ci sembra un po’ un «vorrei, ma non posso». Sappiamo che in Consiglio europeo, quando un Governo vuole qualcosa, deve andare e, in un certo senso, battere i pugni sul tavolo. Questo il nostro Governo non lo fa. Quindi, a noi questa formulazione sembra come un dire: «vorrei, però devo chiedere all'Europa; non so se lo posso fare, perché non posso decidere io», come un bambino che deve chiedere a mamma e papà il permesso per fare qualcosa.
Io credo che sia il momento, per una questione, tra l'altro, così importante come il cofinanziamento dei fondi delle regioni, che un singolo Stato possa decidere e agire in autonomia, senza avere il placet dell'Europa e senza dover aspettare di avere il permesso dall'Europa. Chiediamo, quindi, un impegno forte da parte del Governo. Siccome sappiamo, tra l'altro, che lo svincolo della quota di cofinanziamento dal Patto di stabilità è una questione portata avanti anche da altri partiti, chiediamo a tutti di votare questo ordine del giorno, per un attimo, magari, mettendo da parte il pregiudizio sul fatto che lo abbiamo proposto noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). ROCCO PALESE. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per due motivi. Il primo è quello di condividere – ma non ripeto tutte le considerazioni che in più sedi sono state ripetute, anche in quest'Aula – le parole della collega Carinelli. Ma intervengo anche per evidenziare che lo stesso ordine del giorno era stato da me presentato, formulato e contrassegnato con il n. 9/1865-A/283, in cui chiedevo l'impegno del Governo perché intervenisse in sede europea in questo senso.
Il mio ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione, alla collega si è proposta una riformulazione. Davo per scontato che il Governo formulasse un giudizio assolutamente favorevole rispetto a questo problema; per questo, richiamo l'attenzione – penso vi sia stata una disattenzione del rappresentante del Governo, del Viceministro Fassina – su un argomento così importante.
Infatti, il mio ordine del giorno n. 9/1865-A/283, sul quale anticipo che non richiederò la parola, addirittura, viene accolto come raccomandazione, che viene formulata su un ordine del giorno che chiede l'impegno ad intervenire in sede europea, cosa che, ad onor del vero, anche il Presidente del Consiglio aveva assicurato, ahimé, con risultati nulli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). LUIGI BOBBA. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere un sentito ringraziamento alla collega che è intervenuta prima, per averci fornito una notizia del tutto sconosciuta, di cui eravamo veramente ignari, e cioè che i fondi europei abbiano bisogno di un cofinanziamento italiano. Ringraziamo di cuore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). MARA MUCCI. Signor Presidente, intervengo solo per supportare questo emendamento, che è molto importante...
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Interviene il deputato ARIANNA SPESSOTTO (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/161.
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ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, io non accetto la riformulazione fatta dal Governo, in quanto con questo ordine del giorno chiedevo una cosa del tutto razionale e cioè che, prima di dare ulteriori fondi all'opera MOSE, l'opera più costosa mai varata in Italia, si sentissero prima i risultati delle indagini che la magistratura sta facendo sulle imprese coinvolte negli appalti del MOSE, appunto perché vorrei porre l'attenzione del Governo sulla questione degli scandali che hanno di recente investito il progetto del MOSE, il costosissimo sistema antimarea pensato per la laguna veneziana, al centro delle indagini in corso da parte della magistratura e di quella che è stata definita la nuova tangentopoli veneta.
Come noto, nel corso dell'estate del 2013 il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato per la realizzazione di interventi di salvaguardia di Venezia e della laguna, tra cui appunto il progetto del MOSE, è stato direttamente coinvolto in una maxi inchiesta per capi d'accusa quali turbativa d'asta, fatture false e appalti distorti. Le diverse inchieste giudiziarie tuttora in corso nella regione Veneto hanno portato alla luce l'esistenza di una vera e propria associazione a delinquere dedita alla distrazione di risorse destinate alla realizzazione dell'opera MOSE mediante la costituzione di fondi neri e false fatturazioni.
Il sistema di illegalità diffusa emerso grazie alle indagini della magistratura ha portato lo scorso luglio all'arresto di 14 persone e di oltre 100 indagate nell'ambito di una nuova inchiesta, avente nel centro sempre il Consorzio Venezia Nuova.
Alla luce degli elementi inquietanti che stanno emergendo dalle indagini in corso chiediamo quindi, con il presente ordine del giorno, che il Governo condizioni la prosecuzione dei lavori del MOSE – per i quali sono stati stanziati appunto, con questa legge di stabilità, complessivamente 401 milioni di euro, di cui 151 milioni per il 2014, oltre appunto ai diversi miliardi che sono stati stanziati in questi trent'anni in cui si sta realizzando quest'opera – appunto al fine di garantire il pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità che devono guidare la gestione delle gare d'appalto.
Tale ordine del giorno contiene quindi un preciso impegno da parte del Governo ad adottare tutte le necessarie misure cautelative ed in primis il blocco immediato dei finanziamenti per la prosecuzione dei lavori del MOSE, in attesa dei risultati delle indagini attualmente in corso da parte della magistratura, indagini dalle quali potrebbero emergere, oltre a nuovi nomi di imprenditori e politici coinvolti negli scandali delle grandi opere, gravose perdite erariali e danni per l'economia nazionale.
Quindi non si accetta la riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,55).
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Intervengono il deputato PAOLA PINNA (M5S) (Vedi RS) e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Pinna n. 9/1865-A/164.
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PAOLA PINNA. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo se è possibile rivedere la valutazione perché, mentre il mio ordine del giorno è stato, appunto, accettato come raccomandazione, quello del collega di Scelta Civica per l'Italia Vargiu, che è praticamente identico, è stato accolto. Quindi, non so se ci sia stata una svista.
Praticamente, si tratta di estendere le misure che erano state previste per i cittadini colpiti dal terremoto in Emilia, Lombardia e Veneto ai lavoratori dipendenti della regione Sardegna che sono stati danneggiati dall'alluvione, prevedendo la non assoggettabilità ai fini contributivi e fiscali delle erogazioni liberali effettuate dai datori di lavoro. E, poi, la possibilità di erogare anticipatamente una quota del TFR. Quindi, vorrei chiedere, appunto, un confronto tra i due ordini del giorno. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, sì, evidentemente c’è stato un errore nella lettura che ho fatto. Chiedo scusa all'onorevole Pinna ed esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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Interviene il deputato GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS), che accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/167 chiedendone comunque la votazione.
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GIULIA SARTI. Signor Presidente, io accetto la riformulazione, ma chiedo comunque la votazione sul mio ordine del giorno così come riformulato dal Governo.
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Interviene il deputato ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS).
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ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, l'attenzione dell'Aula soltanto per dire che l'ordine del giorno riguarda l'impegno del Governo a investire nel settore del gratuito patrocinio, considerando che il Ministro della giustizia vuole reperire fondi proprio nel settore del gratuito patrocinio. In altre parole, impediamo ancora di più ai cittadini che non se lo possono permettere di accedere alla giustizia. Ora addirittura aumentiamo la marca da bollo da 8 a 27 euro.
Noi abbiamo rinunciato ad avere come interlocutore il Ministro della giustizia tanto meno oggi, visto che il tribunale di Milano ha disposto un sequestro di 120 milioni contro la famiglia Ligresti: immagino che sarà impegnata al telefono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma oggi abbiamo un nuovo interlocutore ed è il PD, il nuovo PD di Matteo Renzi. Io vedo anche presente la responsabile della giustizia, la deputata Morani, della nuova segreteria. Noi ci aspettiamo che il nuovo PD voti a favore di un ordine del giorno che impegna semplicemente il Governo a investire nel gratuito patrocinio, perché altrimenti tanto vale che la scritta nelle aule del tribunale la cambiamo e diciamo che la legge è uguale per tutti quelli che se la possono permettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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Intervengono il deputato TOMMASO CURRÒ (M5S) (Vedi RS) e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Currò n. 9/1865-A/172; intervengono altresì il deputato FRANCESCO CARIELLO (M5S) (Vedi RS) e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/1865-A/173, accettata dal presentatore.
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TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, io mi trovo costretto a rifiutare la riformulazione... STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno affronta un punto che è stato affrontato da un altro ordine del giorno qualche ora fa. Come ho avuto modo di ripetere in Commissione e come ho ripetuto quando abbiamo discusso di quell'ordine del giorno che richiamavo, questo concorso prevede le ordinarie procedure concorsuali, non ha procedure particolari. Questa è la ragione per cui, piuttosto che dare parere contrario, perché l'oggetto e l'obiettivo è condiviso, abbiamo proposto la raccomandazione. Lo ripeto per la quinta volta: le 120 assunzioni sono previste per concorso e non c’è una procedura particolare che riguardi queste assunzioni.
Dopodiché, se l'onorevole Currò non si sente garantito, trasformo la raccomandazione in parere favorevole, in modo che possiamo finalmente provare a... Lo ripeto ancora: la procedura è concorsuale. Spero di essere stato chiaro, almeno questa volta. FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, io chiedo che questo ordine del giorno venga votato dall'Aula, perché questo ordine del giorno, come già discusso ieri durante la discussione generale, vale di per sé un'intera finanziaria. Qui parliamo di debiti della pubblica amministrazione non ancora onorati dagli enti locali.
Quindi, in virtù del fatto anche che il Governo nella Nota di aggiornamento al DEF ha indicato che questo pagamento determinerà un benefico effetto sulla crescita del PIL pari allo 0,5 per cento, non vedo come mai, in una situazione così stagnante, il Parlamento non possa impegnare il Governo. La raccomandazione è fine a se stessa. Quindi, io chiedo che l'Aula prenda questo ordine del giorno e lo voti favorevolmente, in modo tale da impegnare il Governo ad un'azione concreta durante il 2014 alla chiusura definitiva di tutti i debiti della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, anche qui l'impegno, come ricordava l'onorevole, è condiviso, era indicato nella Nota di aggiornamento. La raccomandazione non voleva ridurre, ridimensionare l'impegno del Governo. La formulazione non è particolarmente precisa e questa era la ragione della raccomandazione. Se introduciamo l'espressione «fatti salvi i vincoli di finanza pubblica» si può trasformare in un parere favorevole.
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Interviene sull'ordine dei lavori il deputato GIANLUCA PINI (LNA) (Vedi RS).
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GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
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Interviene inoltre il deputato LUIGI GALLO (M5S) (Vedi RS).
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LUIGI GALLO. Signor Presidente, questo Governo, se fosse in mano ad uno psichiatra, verrebbe definito schizofrenico, perché in pratica abbiamo visto che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha detto sempre che non eravamo pronti ad una rivoluzione della scuola digitale. Poi, siamo arrivati al «decreto istruzione» ed è stato accettato quello che abbiamo proposto come MoVimento 5 Stelle in ordine alla riforma digitale. Dopo di che, il Ministro Carrozza è andata in tutte le televisioni, sui giornali, in radio a vantarsi di questa misura della scuola digitale contenuta nel «decreto istruzione». Ora noi semplicemente diciamo di replicare la misura per le università: non capiamo perché si ritorna a fare un passo indietro e si dice di non essere pronti. Quindi, chiediamo di mettere in votazione l'ordine del giorno.
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Interviene il deputato GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/181.
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GIANLUCA VACCA. Signora Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo che venga votato.
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Intervengono i deputati FEDERICA DAGA (M5S) (Vedi RS) e PATRIZIA TERZONI (M5S) (Vedi RS), che accettano le riformulazioni proposte dei rispettivi ordini del giorno. Intervengono quindi il deputato VITTORIO FERRARESI (M5S) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Ferraresi n. 9/1865-A/189.
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FEDERICA DAGA. Accetto la riformulazione. PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, la riformulazione consiste nell'inserire solo «a valutare di» ? VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, quest'ordine del giorno impegna il Governo a prolungare la sospensione delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere per gli immobili di edilizia abitativa fino al completo ripristino dell'agibilità degli edifici stessi. Allora, Viceministro Fassina, io le chiedo cosa ci sia o quale opportunità ci sia da valutare in questo caso. Le sembra giusto che i terremotati, chi ha la casa inagibile debba pagare il mutuo ? Le sembra giusta la sospensione e quindi le sembra una vergogna non approvarlo ? Abbiamo tempo fino al 31 dicembre per garantire questo provvedimento, allora facciamolo subito con questo voto su questo ordine del giorno, tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Probabilmente non sono stato chiaro. La riformulazione non riguarda «a valutare», la riformulazione riguarda l'ultima parte dell'ordine del giorno, quella che va da «e preferibilmente» fino alla fine del periodo. Quindi non è «a valutare di», ma rimane come indicato nell'ordine del giorno e viene cancellata l'ultima parte.
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (Vedi RS)
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 20,25)
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Interviene il deputato MICHELE DELL'ORCO (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/196.
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MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, non accetto la riformulazione, perché dopo un anno e mezzo non è possibile che si debba ancora valutare. Ci sono persone che ormai da un anno e mezzo vivono ancora nei moduli abitativi e non si può ancora aspettare. Molte di queste aziende nelle zone terremotate colpite dal sisma del maggio 2012 non hanno ancora ricevuto i previsti contributi statali per la ricostruzione e hanno affrontato le prime fasi con le proprie risorse e al momento sono prive di liquidità.
Se il Governo ha rispetto per queste aziende e per i lavoratori che in questi mesi hanno sofferto per rimettere in piedi il lavoro di anni, deve svegliarsi ed agire studiando, come chiede questo ordine del giorno, misure temporanee di fiscalità di vantaggio per l'area del cratere, compatibilmente con le norme europee.
Se volete aiutare veramente cittadini e imprese date un altro segnale: votate intanto questo ordine del giorno e soprattutto iniziate a restituire parte dei vostri stipendi, come ha fatto il MoVimento 5 Stelle, versando milioni di euro nel conto per aiutare le PMI.
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Interviene il deputato TIZIANA CIPRINI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/197.
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TIZIANA CIPRINI. Apprezzo lo sforzo riformulativo del Governo però la frase «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica» che è nella riformulazione, se l'udito non mi ha ingannato, si pone in contrasto con tutto quanto riportato in premessa pertanto chiedo di porre in votazione l'ordine del giorno nella formulazione originaria.
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Interviene il deputato ELEONORA BECHIS (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/198.
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ELEONORA BECHIS. Non accetto la riformulazione. Viceministro non c’è niente da valutare, la gente continua ad andare a lavorare nonostante stia morendo.
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Interviene il deputato WALTER RIZZETTO (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/202.
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WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, questa è la fatidica legge Mosca, la n. 252 del 1976, che qualche collega ricorderà ma magari qualche collega più giovane non ricorderà.
Brevissimamente, questa legge permetteva a portaborse di partito e di sindacato di andare in pensione – non a tutti chiaramente, ma a una gran parte di queste persone – senza mai aver versato un euro di contributi, sulla base di una certificazione che veniva fatta dai sindacati e dai partiti politici. Questa legge è ancora vigente. Si tratta dell'abrogazione della legge in oggetto, e sicuramente se andremo ad abrogare la legge in oggetto non andremo a toccare – come mi è stato detto in Commissione – 40 mila persone, parte delle quali acquisiscono una pensione ingiusta, perché mi insegnate – purtroppo, in questo caso – che la pensione acquisita è un diritto acquisito. Si tratta quindi semplicemente di abrogare questa legge ingiusta. Adesso vediamo chi riesce a farlo e che riesce a non farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
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Intervengono il deputato DAVIDE TRIPIEDI (M5S) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Tripiedi n. 9/1865-A/203, non accettata dai presentatori. Intervengono nuovamente il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS) e i deputati DAVIDE TRIPIEDI (M5S) (Vedi RS), TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), ALESSANDRO DI BATTISTA (M5S) (Vedi RS), GIANLUCA PINI (LNA) (Vedi RS) e COSIMO LATRONICO (Vedi RS) (FI-PdL). Interviene ulteriormente il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che si rimette all'Assemblea sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/1865-A/203. Intervengono altresì i deputati CLAUDIO COMINARDI (M5S) (Vedi RS), WALTER RIZZETTO (M5S) (Vedi RS), nonché MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI) (Vedi RS) e MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS) per richiami al Regolamento, cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS), MARIALUISA GNECCHI (PD) (Vedi RS) e RICCARDO FRACCARO (M5S) (Vedi RS).
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DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, faccio riferimento alle parole di Fassina, che in Commissione ha preso un impegno chiaro. Noi con questo ordine del giorno chiediamo che entro 60 giorni si dia una risposta a tutte queste persone, che sono i macchinisti, il personale viaggiante, i manovratori. È quindi perfettamente lineare alle parole che Fassina ha detto in Commissione ! Voglio solo ricordare che con i fatti, se si promuoveva quell'emendamento, non andavamo a gravare ancora su questi poveri lavoratori. Chiedo quindi veramente di accogliere l'emendamento così com’è. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, propongo all'onorevole Tripiedi di unire il suo ordine del giorno a quelli che abbiamo già approvato sullo stesso tema, e confermo quello che ho detto in Commissione. In Commissione non ho detto che lo faremo entro 60 giorni, per le ragioni che sa bene, che dobbiamo affrontare e che affronteremo. Prendere un impegno che poi potrebbe non essere mantenuto non credo sia corretto. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il punto è i 60 giorni. L'ho detto prima, l'ho detto in Commissione... DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, sessanta giorni non vanno bene ? Facciamo novanta, o un mese, però l'ordine del giorno deve rimanere uguale. Poi, un'altra cosa: mi perdoni, Presidente, il Viceministro Fassina ha dichiarato in Commissione... TITTI DI SALVO. Signor Presidente, soltanto per dire che noi voteremo a favore di questo ordine del giorno, riconoscendo il valore della cosa che abbiamo fatto prima, non disconoscendolo. Prima, abbiamo convinto il Governo, anche con un altro ordine del giorno, a impegnarsi a risolvere il problema, quindi noi non disconosciamo quel valore raggiunto, ma naturalmente questo è uguale al nostro ordine del giorno, quindi noi votiamo comunque a favore. ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, Viceministro, soltanto per dire che Bersani in sessanta giorni ha distrutto il PD. Lei potrebbe fare qualcos'altro. No (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per annunciare, anche da parte del gruppo della Lega Nord, il voto favorevole su questo ordine del giorno.
Mi permetto sommessamente di suggerire al collega Fassina, magari, di rimettersi all'Assemblea. COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo ha cercato di considerare questi ordini del giorno con grande serietà, quindi ha cercato di prendere impegni in modo molto serio. Potevamo esprimere parere favorevole su tutti gli ordini del giorno, tanto sapete poi le conseguenze che hanno in generale (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Abbiamo cercato di essere molto seri e molto rigorosi, guardando in quattro ore trecento ordini del giorno, quindi il Governo intende risolvere il problema. Vi dico che, nei sessanta giorni indicati dall'ordine del giorno, è complicato arrivare al risultato, dopodiché il Governo si rimette all'Assemblea. La responsabilità di non riuscire a intervenire in sessanta giorni è di coloro che votano a favore dell'ordine del giorno. CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, forse non è chiaro a tutti che questo ordine del giorno vuole solo ed esclusivamente rimediare ad un errore materiale della manovra Fornero, che tutti in quest'Aula ho sentito, in qualche modo, comprendere e capire.
Quindi, prendete il coraggio di capire che è un errore materiale. Si deve recuperare: non c’è niente da fare, non c’è alternativa. Impegnatevi ! WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, solo per ricordare al Viceministro Fassina che, l'altra notte, in Commissione, lei ha detto chiaramente che questo è uno scandalo, che questa è una cosa che va ad essere bonificata.
Io penso che, se un Esecutivo di cotanta forza, in sessanta giorni di tempo, non riesce a tirare fuori dei numeri, mi dispiace ma c’è qualcosa che non va.
Dopo di che, Viceministro, ripeto, quando lei afferma in Aula che sappiamo il valore che ha quello che stiamo facendo, a questo punto chiedetevi se ha ancora senso resistere qui dentro per andare a votare ordini del giorno ancora per un'ora se questo è un passaggio che svilisce l'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo perché credo che sia giusto sottolineare agli atti, perché quello che... MARIANO RABINO. Signor Presidente, senza entrare nel merito volevo solo capire, con un richiamo al Regolamento, se quando si parla di un ordine del giorno si può aprire, come lei aveva negato alla collega Irene Tinagli, il ping pong su un ordine del giorno. Si è aperto un dibattito su un ordine del giorno.
Il Governo esprime un parere e si passa alla votazione o meno. Non è che alla Irene Tinagli si nega di poter conversare, replicare e controreplicare al Viceministro Fassina mentre su questo argomento si apre un grande dibattito... PRESIDENTE. Collega, mi perdoni. Mi perdoni, collega. Il Governo ha facoltà di prendere la parola quanto vuole su un ordine del giorno se ha intenzione di cambiare parere e ogni volta (Commenti del deputato Rabino)... Ho capito, ma a fronte del fatto che il Governo prende la parola per cambiare il parere, la discussione si riapre e l'interessato, a fronte del Governo che cambia parere, ha tutto il diritto di esprimere se questo parere lui lo accetta oppure no. È semplicemente questo. Non vi sono altre questioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà. Colleghi, allora ! Prego, onorevole Gnecchi. MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, io ci tengo veramente a sottolineare che l'ordine del giorno del PD e l'ordine del giorno di SEL erano uguali e andavano nella stessa direzione, cioè quella della correzione di un errore formale della «manovra Fornero».
Questo ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle, che abbiamo visto anche come emendamento in Commissione bilancio, dice esplicitamente che il personale di accompagnamento e il personale di manovra maturano il diritto alla pensione al raggiungimento del requisito anagrafico di 58 anni di età e del requisito contributivo di 37 anni, di cui almeno 20 effettivi da addetto.
Allora, è evidente che la nostra proposta era una proposta di armonizzazione e quindi che anche il personale delle Ferrovie dello Stato rientri nel regolamento di armonizzazione, cioè di quelle categorie che hanno dei requisiti particolari rispetto alle altre per l'accesso alla pensione. Quindi, quello che chiediamo noi è senza onere di spesa e, anzi, con un risparmio in una logica reale di revisione e di armonizzazione del sistema previdenziale.
Questo ordine del giorno, invece, volutamente viene detto che è uguale al nostro, ma già pone 58 anni e 37 anni. Noi non abbiamo posto dei vincoli e non abbiamo previsto in anticipo quello che il regolamento di armonizzazione potrà prevedere. Stiamo anche lavorando in Commissione lavoro rispetto a questo, ma è profondamente diverso. Quindi, non è che si può dire che è uguale e pretendere lo stesso trattamento dei due ordini del giorno che hanno chiesto, sostenuto e ottenuto anche dal Governo che si riconosca che c’è stato un errore formale nel comma 18 dell'articolo 24 della «manovra Fornero».
Quindi questo noi continuiamo a sostenerlo e lo pretendiamo perché ne siamo convinti dal 6 di dicembre del 2011. Non siamo disponibili a barattarlo con un'altra cosa, perché effettivamente già prevedere dei requisiti e un'età, sulla quale la discussione è aperta, potrà essere meglio o peggio, non lo so, vedremo, ma bisogna essere corretti e dire le cose come stanno almeno in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, che il Partito Democratico non chieda e non ponga vincoli al Governo noi questo già lo sappiamo, non avevamo bisogno che ce lo ricordassero. Noi da opposizione vera chiediamo certezze e chiediamo fatti al Governo, cosa che dovrebbe fare la maggioranza ma che, non facendolo, ha bisogno che qualcuno lo faccia al posto suo. E questo è il ruolo che stiamo assumendo in questo momento. Chiediamo certezza al Governo di risolvere un errore che lo stesso Governo e che la stessa maggioranza dell'altra legislatura ha commesso. Vogliamo certezze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
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Intervengono il deputato GESSICA ROSTELLATO (M5S) (Vedi RS) e il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione dell'ordine del giorno Rostellato n. 9/1865-A/204, accettata dai presentatori. Intervengono quindi il deputato FEDERICA DIENI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/1865-A/205 ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che si rimette all'Assemblea sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/1865-A/205.
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GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, mi risulta che il Governa dovrebbe avere una nuova riformulazione su questo ordine del giorno. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, nel secondo impegno invece dell'eliminazione, come ho indicato prima, inserire: «a valutare la possibilità». FEDERICA DIENI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno... STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. L'ordine del giorno chiede un impegno al Governo su una materia che non è di competenza del Governo, come è noto. È competenza parlamentare e questa è la ragione per cui si è indicata la riformulazione, dopodiché il Governo si rimette ovviamente all'Assemblea.
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Interviene il deputato FABIANA DADONE (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/206.
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FABIANA DADONE. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo che sia messo in votazione.
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Interviene il deputato DANILO TONINELLI (M5S) (Vedi RS).
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DANILO TONINELLI. Signor Presidente, insisto per la votazione di questo ordine del giorno, che spiegherò brevemente. Chiediamo di impegnare il Governo alla cancellazione e alla soppressione dei ben noti enti pubblici inutili: sono decenni che tutti i Governi continuano a promettere di sopprimerli, ma nessuno lo fa, a testimonianza del fatto che i burocrati contano di più dei Governi stessi. Vi chiediamo, di conseguenza, che vengano aboliti questi enti e diciamo che la nuova nomina di un super commissario come Cottarelli, dopo due volte Giarda, dopo Gavazzi e dopo Bondi, è l'ennesima nomina fatta apposta per non abolire nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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Intervengono il deputato MINO TARICCO (PD) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione dell'ordine del giorno Mattiello n. 9/1865-A/233, accettata dai presentatori.
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MINO TARICCO. Signor Presidente, chiedo al Governo di riconsiderare il proprio parere, perché su questa operazione di manutenzione c’è un assenso di massima, ovviamente compatibilmente con le risorse. Pertanto, chiederei di togliere «l'opportunità» e di riformulare il parere da parte del Governo. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, manteniamo il parere rispetto a quello che ho detto prima.
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Intervengono il deputato SERENA PELLEGRINO (SEL) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/1865-A/246. Intervengono quindi il deputato DONATELLA FERRANTI (PD) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Ferranti n. 9/1865-A/266. Intervengono inoltre il deputato WALTER VERINI (PD) (Vedi RS), il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Verini n. 9/1865-A/268, il deputato MAURO GUERRA (PD) (Vedi RS) e nuovamente Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Guerra n. 9/1865-A/275, accettata dai presentatori. Interviene il deputato ARIS PRODANI (M5S) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 276.
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SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, a proposito di questo ordine del giorno, io chiedo al Governo come mai il parere è contrario su una cosa così. Ci dicono sempre: «Ce lo chiede l'Europa, ce lo chiede l'Europa». Questa volta che l'Europa ci chiede di abbattere l'IVA sull'energia che proviene dalle fonti rinnovabili dal 10 al 5 per cento, ci chiediamo come mai il Governo non lo prende in considerazione.
Tanto più che noi, nel nostro dispositivo, chiediamo di valutare l'opportunità, non gli chiediamo di abbattere di fatto l'IVA sull'energia proveniente da fonti rinnovabili.
Pertanto, io chiedo al Governo di rivedere la sua posizione. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Ha ragione l'onorevole Pellegrino: è stato un errore, il parere è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda un impegno che il Governo deve assumere riguardante, appunto, la ripartizione dei fondi per l'affidamento in prova al servizio terapeutico per i tossicodipendenti, per cui ha investito anche nel recente decreto. Chiedo al Viceministro, quindi, di accogliere l'impegno così com’è, che, peraltro, credo sia pure nelle linee del programma anche della Presidenza del Consiglio. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il problema è che si chiedono risorse finanziarie... WALTER VERINI. Signor Presidente, per le stesse motivazioni che ha detto adesso la collega Ferranti per l'ordine del giorno Ferranti n. 9/1865-A/266, anche noi chiediamo al Governo di rivedere il parere dichiarando il parere favorevole per l'urgenza di prendere impegni e non soltanto di valutare l'opportunità sul tema dei precari della giustizia e del funzionamento degli uffici giudiziari. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, favorevole. MAURO GUERRA. Signor Presidente, solo per chiedere al Governo se con la rimozione del riferimento al febbraio 2014 non possa esserci un parere favorevole. STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con la riformulazione che elimina «entro febbraio 2014» il parere è favorevole. ARIS PRODANI. Signor Presidente, io chiedevo un'attenzione al Viceministro in quanto penso sappia che la pubblicazione del decreto ministeriale il 7 dicembre in Gazzetta Ufficiale non dà ai monopoli la possibilità di far partire l'applicazione del decreto dal 1o gennaio. Quindi, ci troveremo in un’impasse da parte dei monopoli perché non sono in grado di rispettare questo termine. Quindi, il fatto, soprattutto nella parte finale dell'impegno, di cercare di sospendere in qualche maniera l'applicabilità del decreto ministeriale di qualche mese, credo che salverebbe diverse, anzi se non moltissime attività commerciali.
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Interviene il deputato PIETRO LAFFRANCO (Vedi RS) (FI-PdL).
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PIETRO LAFFRANCO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
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Intervengono i deputati SANDRO BIASOTTI (Vedi RS) (FI-PdL), che non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1865-A/289, MARIO TULLO (PD) (Vedi RS) ed il Viceministro dell'economia e delle finanze STEFANO FASSINA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Biasotti n. 9/1865-A/289.
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SANDRO BIASOTTI. Chiedo al Governo di poter rivedere la riformulazione perché si tratta dell'ospedale pediatrico Gaslini che il Viceministro Fassina conoscerà bene perché la scorsa legislatura è stato eletto in Liguria.
Parliamo di un finanziamento, nella legge di stabilità dello scorso anno, di 5 milioni di euro che è stato portato a 2 milioni di euro. Ora l'ospedale Gaslini è un ospedale di eccellenza in Europa, è un ospedale riconosciuto da tutta Italia, frequentato da tutta Italia e soprattutto dai Paesi dell'Africa del nord e, quindi, io non saprei come giustificare questo atteggiamento del Governo anche in considerazione che l'altro ospedale pediatrico di livello pari a quello del Gaslini è l'ospedale Bambin Gesù. All'ospedale Bambin Gesù vengono elargiti dal 2001 – io ero presidente della regione – 50 milioni di euro all'anno dai fondi sanitari nazionali e quest'anno, in questa legge di stabilità, oltre ai 50 milioni ce ne sono altri 30. Come posso giustificare una disparità del genere, signor Ministro ?
Quindi, la prego di riconsiderare il parere, anche perché nel mio dispositivo c’è la considerazione delle risorse del Governo. MARIO TULLO. Signor Presidente, intervengo rapidamente, perché mi assocerei alla richiesta del collega Biasotti, però ricordando che il Governo ha scelto di investire 2 milioni in un impegno pluriennale. Quindi, questo è importante per l'istituto Gaslini, ma chiederei al Governo anch'io di rivedere il parere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Biasotti e l'onorevole Tullo. Come è stato ricordato, il Governo, la maggioranza, la Commissione bilancio ha individuato 2 milioni di euro pluriennali. Non c’è tempo qui per elaborare, ma il richiamo al Bambin Gesù andrebbe spiegato, perché lì si tratta di un debito che viene onorato. Comunque, parere favorevole all'ordine del giorno, come è stato presentato dal proponente.
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(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)
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(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1865-A)
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Interviene sull'ordine dei lavori il deputato LAURA CASTELLI (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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ROBERTO CAPELLI (Vedi RS) (Misto-CD). Formula alcuni rilievi critici sul contenuto del provvedimento in esame, che avrebbe potuto intervenire meglio sulla razionalizzazione della spesa.
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ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Viceministro..., io direi, Presidente, che attendo qualche secondo.
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STEFANO BORGHESI (LNA) (Vedi RS). Esprime un giudizio assolutamente negativo circa il contenuto del disegno di legge di stabilità in esame.
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STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo disegno di legge di stabilità è un provvedimento che noi abbiamo definito pessimo, insufficiente, privo di una visione strategica, privo di un progetto che possa realmente dare delle risposte reali e concrete ai bisogni che oggi ha la nostra gente, ai bisogni legati al mondo del lavoro, ai bisogni legati al mondo delle imprese, ai nostri disoccupati, agli esodati, a tutta una serie di problematiche e di categorie che sono state duramente colpite da questa crisi che, al di là dei proclami di crescita, che non si è ancora vista, è una crisi che continua a mordere soprattutto un tessuto produttivo economicamente forte ed avanzato come è quello del nord del Paese. Quindi, il nostro giudizio complessivamente sulla manovra è un giudizio assai negativo, è un giudizio di una manovra insufficiente, priva di visione strategica, di una maggioranza che durante i lavori in Commissione altro non ha fatto se non mostrare le proprie divisioni, al proprio interno.
Quindi non possiamo che ribadire quanto già detto nei passati interventi, ossia che questa è una legge di stabilità che non guarda al futuro. È una legge stabilità nella quale vi sono impegni di spesa inaccettabili, come quelli relativi, ad esempio, agli ulteriori stanziamenti per i lavori socialmente utili di Napoli e ai lavori socialmente utili di Palermo e della regione Calabria. Questa è una legge di stabilità che sicuramente non lascerà un segno positivo per quanto riguarda la futura uscita dalla crisi del nostro Paese. Detto questo, ribadiamo quindi il nostro giudizio assolutamente negativo e assolutamente insufficiente su questa legge di stabilità.
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FEDERICO FAUTTILLI (PI) (Vedi RS). Giudica positivamente le misure recate dal disegno di legge in esame, sul quale il suo gruppo esprimerà voto favorevole.
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FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, sottosegretari, onorevoli colleghe e colleghi, stiamo per approvare la legge di stabilità 2014 e il bilancio annuale e pluriennale in un momento estremamente difficile per il Paese, noi riteniamo non solo dal punto di vista economico e finanziario; la crisi è anche profondamente sociale, è una crisi di identità, di comprensione di ciò che sta accadendo, ma soprattutto le cause che hanno determinato l'attuale situazione di degrado.
Il Presidente della Repubblica in questi ultimi giorni è tornato ad invocare più volte le riforme istituzionali e della legge elettorale come riforme vitali per la democrazia, così come le risposte alla crisi economica. Altrimenti – ha ammonito – c’è il rischio di un crescendo di tensioni e scosse sociali. Una crisi economica senza precedenti nella sua storia, l'ha definita anche il Ministro Saccomanni. L'Italia ha perso negli ultimi due anni più di 8 punti di PIL (la Confindustria ieri ne rilevava addirittura 9), ma gli ultimi indicatori congiunturali disponibili ci dicono che, dopo un lungo periodo di contrazione, l'attività economica si è stabilizzata avviandosi verso una graduale ripresa. Ed è qui che noi riteniamo che si giochi per intero la credibilità dell'attuale Governo e delle forze politiche della maggioranza che lo sostengono.
Ed è sul rafforzamento di questo graduale segnale di ripresa che il valore della stabilità del Governo può elevarsi, compiendo le scelte che soltanto gli ultimi due governi hanno iniziato a realizzare, ma oggi l'attuale Governo ha il dovere di continuare con maggiore determinazione ed incidenza; innanzitutto per il lavoro, per creare occupazione, per garantire prospettive realizzabili alle generazioni più giovani, per limitare il costo del debito pubblico. Il Governo e la sua maggioranza debbono perseguire questa politica economica fondata sul rafforzamento dell'attività produttiva ed il miglioramento della competitività delle nostre imprese. Ma le politiche per la crescita da sole non reggono se non aiutate da una convinta azione di risanamento della finanza pubblica. Per un Paese ad elevato debito pubblico, se non si realizza pienamente un contenimento della spesa, è difficile se non impossibile raggiungere l'obiettivo di avviare una concreta azione di sviluppo dell'economia.
Fino a quando il debito pubblico non inizierà a diminuire in maniera consistente, l'economia non potrà tornare a crescere in modo significativo. Per questo abbiamo sostenuto con convinzione la manovra approvata nei giorni scorsi, che riconduceva l'indebitamento netto entro la soglia del 3 per cento, ma il raggiungimento di tale traguardo – condividiamo l'assunto del Ministro dell'economia – non è sufficiente di per sé: il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio, quindi la massa del debito deve diminuire.
La limitazione della crescita del debito, determinata dalle misure prese in questi ultimi due anni, e il miglioramento delle condizioni finanziarie in Europa ci consentono oggi, con questa legge di stabilità, di evitare ulteriori pesanti restrizioni.
Infatti, l'indebitamento netto perseguito per il 2014 (il 2,5 per cento del PIL) coincide sostanzialmente con l'indebitamento netto tendenziale.
Nel rispetto di questo obiettivo il Governo invece di limitarsi a confermare gli andamenti tendenziali a politiche invariate ha scelto, noi riteniamo giustamente, di investire su due fondamenti strategici: la riduzione della pressione fiscale ed il rilancio degli investimenti pubblici.
Decisione che noi riteniamo non solo corretta, ma essenziale, vista la grave crisi produttiva e occupazionale in cui versa il Paese. Con la riduzione del cuneo fiscale, si inverte la tendenza avviando la riduzione della pressione fiscale sia sulle imprese che sui lavoratori. Così, con l'aumento della spesa per gli investimenti, penalizzata per anni dalle politiche di riduzione della spesa, si tende a rafforzare l'incidenza sul PIL nel 2014, dopo anni di contenimento e limitazione.
Torno a ribadire, due obiettivi, questi, da noi Popolari per l'Italia pienamente condivisi, anche nella consapevolezza della difficoltà oggettiva del Governo a trovare soluzioni per reperire le risorse necessarie per interventi di sgravi fiscali e investimenti, tali da determinare una inversione di tendenza rilevante.
Ma questa consapevolezza, ritengo abbastanza diffusa nella maggioranza, non può indurre alcuno, in primo luogo il Governo, ma anche le forze politiche che lo sostengono, innanzitutto quelle più rappresentative, a non tenere conto che la crescita di un Paese che ristagna da venti anni, richiede interventi fortemente radicali, selettivi dei singoli programmi di spesa, delle capacità gestionali delle amministrazioni e della definizione dell'intervento pubblico. Fondamentale riteniamo debba essere il processo di revisione della spesa, a cominciare da quella sanitaria e regionale, anche attraverso una rivisitazione del Titolo V ormai non più rinviabile.
Mi piace ricordare che tutte le nostre proposte emendative finalizzate a far crescere il terzo settore nel sociale erano basate sulla condizione assoluta della produttività e del miglioramento della qualità della spesa pubblica non può rimanerne orfano, è essenziale.
La competitività, conditio sine qua non per la crescita, non richiede più spesa pubblica, richiede maggiore efficienza e regole più semplici.
In questo senso, ricordo la priorità delle riforme, il contesto normativo in cui si fa impresa, la qualità dell'istruzione e della giustizia civile, l'efficacia della difesa e della sicurezza. Ma questo concetto ragionevole della gestione della cosa pubblica non sembra a noi che in questi giorni convulsi dell'esame del disegno di legge in Commissione Bilancio, sia prevalso.
La spesa pubblica è rimasta ancora qualcosa che si ha a disposizione per intervenire dove la foresta richiama. Le buone intenzioni del Governo, per la verità difese fino a dove ha potuto, sono spesso rimaste tali rispetto a chi ha ritenuto ancora una volta, in forza di una rappresentanza parlamentare che non corrisponde a quella del Paese, di decidere non sempre secondo gli obiettivi del Governo (li ricordo: il decremento delle tasse e gli investimenti produttivi), rispolverando logiche che pensavamo non più riproponibili, non tanto perché deprecate inutilmente dai vecchi e nuovi populismi, ma perché sconfitte dalla storia.
Noi Popolari per l'Italia quindi voteremo a favore per l'approvazione della legge di stabilità nel suo complesso, ma con l'amarezza di chi non ha visto nel Governo il coraggio e la determinazione nel difendere gli obiettivi contenuti nel suo disegno di legge e nei partiti della maggioranza la consapevolezza della straordinarietà della situazione (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
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PIA ELDA LOCATELLI (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI). Dichiara il voto favorevole della sua componente politica sul disegno di legge di stabilità, della quale evidenzia gli aspetti positivi e taluni profili di criticità.
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PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, i socialisti voteranno favore della legge di stabilità che non è stata semplice da predisporre, come ha già detto il collega Di Gioia ricordando che questo Governo è in carica da pochissimi mesi e ha ricevuto un'eredità difficile. Senza dubbio questa legge presenta elementi di discontinuità rispetto a quelle degli anni passati, discontinuità che apprezziamo.
Registriamo un'inversione di tendenza per quanto riguarda la pressione fiscale, l'attenzione all'occupazione giovanile, la soluzione per alcune migliaia di esodati, per fare alcuni esempi.
Accanto a queste luci, però, non possiamo fare a meno di notare ombre, che ci preoccupano. Restano senza risposte le richieste di cittadini e cittadine che non rientrano nei benefici previsti per l'occupazione giovanile; restano senza risposta le domande di coloro che il lavoro l'hanno perso a causa della crisi, dei piccoli imprenditori, degli artigiani, degli operatori di quel terziario avanzato e di quella rete di piccole e medie imprese che ha promosso negli anni passati la crescita. Resta insufficiente la riduzione del cuneo fiscale, e ci auguriamo che questa possa essere incrementata grazie al costituendo fondo in cui confluiranno gli introiti derivanti dal recupero dell'evasione e dalla spending review.
È insufficiente lo stanziamento per combattere il dissesto idrogeologico, perché 30 milioni sono un passo troppo piccolo, un primo piccolissimo passo. E – mi sta particolarmente a cuore – restano povere le politiche di sostegno alle famiglie, famiglie nelle loro diverse configurazioni, e le conseguenze di questa povertà gravano soprattutto sulle spalle delle donne, che continuano a svolgere un ruolo di supplenza dello stato sociale.
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IRENE TINAGLI (SCpI) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo, pur se con talune riserve, sul provvedimento di legge in esame.
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IRENE TINAGLI. Signor Presidente, non posso che ribadire quanto già espresso anche nei giorni scorsi: il nostro parere è favorevole, anche se con delle riserve e condizionato anche a degli impegni che noi ci aspettiamo in futuro da questo Governo. In particolare, quello che noi apprezziamo di questa legge di stabilità è l'attenzione agli equilibri delle finanze pubbliche e al rispetto degli impegni internazionali: è una cosa che a noi è sempre stata molto a cuore e che apprezziamo di questo Governo, perché ci consente di mantenere quella credibilità che con tanta fatica ci siamo riconquistati in Europa.
E anche per esempio alcune idee che si stanno affermando, che si affermano in questa legge di stabilità anche solo come principi: l'avvio di una riduzione del cuneo fiscale. Molti si sono lamentati della modesta dimensione di questa riduzione; però, ove considerati i vincoli, è comunque un segnale ed un principio che si va affermando, che man mano che le condizioni lo consentano, si possa intervenire sulla riduzione del peso fiscale sul lavoro: lo riteniamo molto importante.
E un altro aspetto, un elemento anche di innovazione e di novità che secondo noi è importante, è l'introduzione di un fondo per le politiche attive del lavoro: per la prima volta si riconosce la necessità e l'urgenza di investire in delle politiche attive, e non solo ed esclusivamente in sussidi e politiche passive. Noi siamo molto contenti di questo, anche perché è stata una nostra battaglia, tradizionalmente. Ringraziamo anche il Governo, in particolare il Ministro Giovannini, per la recettività e la disponibilità su questo fronte.
Certamente le perplessità sono legate al fatto che comunque in questa legge convivono questi elementi di novità e di interesse, per quello che ci riguarda, con degli elementi però anche di politiche che noi riteniamo un po’ superate. E non solo e non tanto per alcuni finanziamenti un po’ particolari, non particolarmente giustificati o giustificabili nel contesto generalista di una legge di stabilità che molti altri partiti hanno citato: per esempio, per il continuo investimento massiccio in queste politiche passive. Non solo esse drenano risorse (ricordiamo che noi oggi spendiamo più di 22 miliardi in politiche passive): ci fanno pensare che qui si continua ad ipotecare un po’ la sostenibilità dei nostri conti pubblici, e ci fanno temere sulla intenzione futura di mettere mano ad una riforma seria degli ammortizzatori sociali e delle politiche passive del lavoro, di cui si parla ormai da più di trent'anni.
Non mi riferisco solo a misure eccezionali, come la cassa integrazione in deroga, che comunque ricordo che continuiamo a derogare ormai da diversi anni, ma anche alla cassa integrazione ordinaria. È del 1978 l'idea che questo istituto andasse riformato e non era un'idea che veniva da liberisti sfrenati, ma lo stesso Luciano Lama, all'epoca, in una famosa intervista a Scalfari, sottolineava l'urgenza di questa riforma, un'urgenza che era già urgenza trentacinque anni fa.
Quindi, noi ci auguriamo che, su questo fronte, ci possano essere delle nuove strade e delle riforme importanti da parte del Governo e che, per esempio, gli impegni presi sul fronte delle politiche attive di strumenti come il contratto di ricollocazione, che noi abbiamo fortemente promosso e proposto, possano diventare degli strumenti per mettere mano a queste riforme e superare questi istituti di sussidi e di politiche passive.
L'unico timore che ci viene su queste intenzioni e sulla volontà di perseguire questa strada è l'intervento che è stato fatto sul Fondo per la riduzione del cuneo futuro. Noi avremmo sperato in un provvedimento più incisivo su quel fronte. Il fatto che il Governo si sia voluto tenere, come dire, le mani libere per utilizzare quei fondi per esigenze inderogabili è comprensibile, comprensibile soprattutto per alcune fattispecie più urgenti. Se deve diventare un modo per, al contrario, continuare a finanziare questi strumenti di sussidio passivo anche negli anni futuri, questo ci desta un po’ di perplessità.
Per cui, noi ci auguriamo – lanciamo questo monito e questo appello al Governo – che questo tipo di politiche possa pian piano andare a diminuire il suo peso nell'economia del bilancio dello Stato e a liberare risorse per politiche più attive per il lavoro, per le famiglie e per il sociale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
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DORE MISURACA (NCD) (Vedi RS). Ritiene che il disegno di legge di stabilità in esame, sul quale il suo gruppo esprimerà un voto convintamente favorevole, rappresenti una speranza ed un'opportunità per il Paese.
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DORE MISURACA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, la legge di stabilità che ci apprestiamo a varare deve rappresentare un'opportunità per il nostro Paese, una chance e una speranza per gli italiani, che chiedono riforme economiche e istituzionali per invertire il trend negativo dell'economia italiana, che ha avuto effetti devastanti sulla vita dei cittadini e delle loro famiglie e delle imprese.
Il Nuovo Centrodestra, avendo scelto di garantire al Paese la stabilità, è addivenuto ad una determinazione che, sebbene travagliata, è stata ben ponderata e convinta. Solo la continuità consente alle istituzioni di poter contare su presupposti necessari e indispensabili per ridare all'azione politica quello slancio che è fondamentale in un contesto di crisi drammatica, come quello che stiamo vivendo.
Non avremmo potuto consentire che scelte inadeguate ci spingessero nel cono d'ombra di una campagna elettorale che avrebbe inevitabilmente sancito la rottura del patto sociale stipulato con il Paese, interrompendo il processo della ripresa e creando una frattura difficilmente sanabile con il resto d'Europa.
Rivendichiamo, pertanto, l'esperienza positiva di questi mesi, nei quali abbiamo lavorato con impegno, dedizione e totale partecipazione per tenere il Governo lontano e al riparo dalle minacce di quanti ritenevano necessario trasformare una vicenda politica in uno scontro accesso.
Il nostro impegno ha consentito al Governo di mettere in cantiere interventi significativi e al Parlamento di migliorarne i contenuti, privilegiando scelte economiche che potessero consentire e favorire la ripresa. Tra mille difficoltà, abbiamo tenuto la barra dritta, non abbiamo cambiato rotta, consentendo all'Italia di mantenere il rapporto deficit-PIL entro la soglia del 3 per cento, ma soprattutto abbiamo determinato le condizioni perché lo spread diminuisse.
Le azioni messe in campo hanno, in un primo momento, frenato la caduta del PIL che, in questi giorni, ha registrato, dopo alcuni anni, un dato numerico senza il segno negativo. Malgrado la rilevante evasione fiscale che si è cercato di aggredire, siamo intervenuti sull'enorme debito pubblico, con manovre correttive e tutto questo non ha impedito il Governo di iniziare quel percorso virtuoso che affronta oggi i problemi, pone le basi per la crescita di domani e che, per la prima volta dopo anni, vede diminuire spesa pubblica, deficit e tasse. Avevamo l'esigenza improcrastinabile di avviare misure immediate ed efficaci, finalizzate ad incentivare opportunità per coloro che non hanno lavoro e i tanti che lo stanno per perdere.
Vorrei a questo punto brevemente soffermarmi su alcuni punti della manovra e su alcune norme inserite nel disegno di legge di stabilità. Siamo riusciti a ridurre il debito, il deficit e parte delle spese correnti. Abbiamo affrontato alcuni temi a noi cari. Abbiamo affrontato il tema della casa. Abbiamo introdotto una nuova imposta caratterizzata da due presupposti impositivi, dovuta dal possessore degli immobili, escludendo ovviamente le abitazioni principali, e l'erogazione dei servizi comunali, la cosiddetta Tasi. L'aliquota massima non potrà, comunque, superare i limiti imposti per la sola IMU al 31 dicembre 2013.
Sempre sul tema della casa, abbiamo istituito il Fondo di garanzia per la prima abitazione. Abbiamo affrontato i temi della previdenza e abbiamo introdotto altre misure volte alla razionalizzazione del sistema, limitando la rivalutazione dei trattamenti pensionistici e il contributo di solidarietà sulle pensioni di importo elevato. Abbiamo istituito il Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Tale Fondo sarà costituito grazie alle risorse derivanti dalla razionalizzazione della spesa pubblica, dal suo contenimento e dalle risorse che si prevede di incassare dalle attività di contrasto all'evasione fiscale.
Abbiamo affrontato il tema degli esodati e abbiamo inserito un tema caro al Nuovo Centrodestra, un tema che abbiamo voluto affrontare aumentando la dotazione alle forze di polizia di oltre 250 milioni di euro. Questo Governo produce un atto importante come la legge di stabilità. Un Governo definito «una strana maggioranza». Ebbene, Presidente, riteniamo che per questi motivi convintamente il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà favorevolmente sul disegno di legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
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TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS). Chiede che la Presidenza autorizzi la pubblicazione del testo della sua dichiarazione di voto finale in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (La Presidenza lo consente).
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TITTI DI SALVO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
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ROCCO PALESE (Vedi RS) (FI-PdL). Dichiara la netta contrarietà del gruppo di Forza Italia nei confronti del provvedimento in esame, sul quale non può esprimere in alcun modo un voto favorevole.
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ROCCO PALESE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola.
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FRANCESCO CARIELLO (M5S) (Vedi RS). Rilevato come il Governo e la maggioranza non siano in grado di affrontare i problemi del Paese, dichiara il voto contrario del suo gruppo sul disegno di legge in esame.
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FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, Ministro, colleghi, le parole che utilizziamo per le nostre leggi sono molto importanti: portano con sé il significato del contesto in cui nascono e ne accolgono tutti i pregi e i difetti. Il loro nome, così come il loro significato, produce molti effetti nel collettivo e nel sentire comune.
Una volta la chiamavamo manovra finanziaria, oggi la chiamiamo legge di stabilità. Il concetto di manovra presupponeva una certa libertà di movimento, che creava spazi finanziari, perché si esercitava un potere pieno e la sovranità dello Stato era garantita.
Il concetto di stabilità, invece, rappresenta l'immobilismo che deriva dall'affermazione di un obbligo o di un vincolo che a sua volta presuppone la cessione di una parte della sovranità dello Stato. È questa, a nostro avviso, la sintesi di quanto accade in Italia e in tutti gli Stati membri dell'Unione europea da diversi anni ormai.
Il Viceministro, in discussione generale, ha affermato che abbiamo problemi sistemici. Concordo, ma diamo nome e cognome a questi problemi. Affrontiamoli a viso aperto, senza timore di ritornare sulle scelte sbagliate fatte in passato da chi ci ha preceduto.
Voglio darvi alcuni dati per cercare di analizzare questo problema. Una graduatoria riconosciuta e autorevole come il Pocket Word in Figures del The Economist produce un dato inequivocabile: nel decennio 2000-2010 ben 12 Paesi dell'Unione europea sono entrati nella graduatoria dei 35 Paesi al mondo con minore sviluppo. L'Italia figura come terza peggiore economia al mondo, la Germania decima, la Francia quattordicesima. Nel decennio precedente, tra il 1990 e 2000, nessun Paese dell'area euro era in quella lista. Questo indica che, dalla stipula del Patto di stabilità, avvenuta appunto prima dell'anno 2000, non ci sono esperienze reali e serie e storiche che dimostrano l'efficacia di quel patto. Ricordo a tutti noi che quel patto impone agli Stati membri il vincolo del pareggio di bilancio. Questo vincolo, aggiunto alla perdita di sovranità monetaria, privava gli Stati membri dell'unico mezzo e strumento con cui gestire nel lungo periodo la propria politica economica, senza peraltro sostituirli con mezzi alternativi.
Si assumeva inoltre, in maniera del tutto teorica e senza un supporto di dati reali, che questo obbligo avrebbe consentito la stabilità dei prezzi e la crescita vigorosa, come testualmente scritto nel regolamento fondante. I dati sopracitati mostrano invece che il nesso causa-effetto tra stabilità e crescita non funziona. La tesi quindi non sta in piedi. L'analisi oggettiva, i dati relativi allo sviluppo dei Paesi nell'area euro e i dati Eurostat sulla disoccupazione ne sono la dimostrazione. Dobbiamo cambiare il sistema che regola l'unione economica e monetaria prima ancora di occuparci di porre le basi dell'unione bancaria, come avviene in questi giorni all'Ecofin, da cui proviene il nostro Ministro.
Siamo tutti vittime di un peccato originale che ha falsato il percorso di unificazione dell'Europa in maniera fraudolenta.
L'Italia, tutti i cittadini europei hanno il diritto di sapere chi e perché ha permesso che ciò accadesse. Avete permesso la creazione di una moneta falsa. L'euro è una moneta falsa. Quello creato non è l'euro che volevano i padri fondatori dell'Europa. Non si può rimanere a subire gli effetti di un attentato alla Costituzione. Chi permette tutto questo sta tradendo la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Esistono mezzi che permettono l'uscita da questa situazione stagnante e chi non si adopera e ne ha la facoltà fa attentato alla Costituzione.
Chi non agisce è un traditore del suo Paese, perché vende un futuro di miseria spacciandolo per sogni di crescita vigorosa, ripeto. E tutto questo per un riconoscimento nei salotti internazionali (a cui porterà in dote un Paese strangolato magari) ?
Il Paese non glielo perdonerà mai.
L'articolo 1, ve lo ripeto, afferma che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
È il caso quindi che questo Parlamento assuma una posizione netta e dia un mandato chiaro al Governo di affermare nelle istituzioni preposte che il Patto di stabilità procura danni macroeconomici e blocca lo sviluppo dei Paesi che sottendono ai suoi obblighi.
La disoccupazione è un effetto indiretto, dovuto alla perdita di potere di manovra economica di ogni singolo Stato.
L'Italia deve farsi promotrice di un tavolo di confronto tecnico di intesa con i Paesi che sono nelle stesse condizioni, prima ancora del semestre di presidenza di turno. In quel periodo deve semmai promuovere le soluzioni studiate e concordate in quel tavolo.
Le bugie sull'euro stanno allontanando i cittadini dalle istituzioni e quando vi giudicano poi voi li chiamate «populisti».
La verità è che voi avete paura del giudizio dei cittadini.
Ecco perché dite: «Non possiamo uscire dall'Europa». Come se l'Europa si identificasse con l'euro. Si può rimanere tranquillamente nell'Unione senza rinunciare alla propria moneta.
Si può rimanere tranquillamente nell'Unione ancora perché l'hanno fatto 24 Stati aderenti all'Unione e 11 hanno mantenuto la loro divisa monetaria. Non rischiano alcun default, ma ne subiscono comunque gli effetti.
Un altro trucco è l'utilizzo ripetitivo del termine «moneta unica». Non vi è assolutamente alcuna moneta unica europea. L'euro è limitato a 17 Stati e chi è fuori si guarda bene dall'entrare nella zona euro prima che non si rivedano le regole. Rimanere nell'euro, senza rivedere i regolamenti e riscrivere i trattati, significa «strangolare» le economie nazionali. A queste condizioni il MoVimento non ci sta. Se non si cambia, meglio ritornare alla propria moneta nazionale.
Fatte queste dovute premesse, utili ad analizzare in maniera sistemica questa legge di stabilità, passiamo ai problemi politici tipici di queste istituzioni e del nostro Paese.
La legge di stabilità, con tutti i suoi limiti di principio, ha un problema maggiore in Italia dove non esiste un metodo solido, o meglio esistono delle regole che puntualmente la politica disattende. Si veda, a tal proposito, il carattere localistico e settoriale di alcune norme incluse e gestite sempre con un maxi o mini emendamento del relatore o del Governo sul quale ci siamo già espressi in più sedi.
Credo che il Parlamento debba rivedere il meccanismo istituzionale che porta alla formazione della legge di stabilità, se così vogliamo continuare a chiamarla. Se siamo d'accordo, già dal prossimo mese di gennaio questo Parlamento deve riflettere seriamente sulla riforma della modalità con cui si svolge l'iter parlamentare di discussione della legge, soprattutto alla luce della recente esperienza e delle defezioni da noi denunciate.
Noi vogliamo un rafforzamento delle regole già previste dalla legislazione vigente, oltre che un profondo processo di riforma che includa, nell'iter decisionale, questi aspetti: il ruolo chiaro del nascente ufficio parlamentare di bilancio, una regolamentazione dell'attività di lobbying ed ultimo, ma non meno importante, la volontà dei cittadini in ogni parte sociale equamente rappresentata. Sul ruolo dell'ufficio parlamentare di bilancio, ci siamo già pienamente espressi durante la discussione nelle Commissioni bilancio riunite della Camera e del Senato, ed auspichiamo la più ampia trasparenza nella scelta delle competenze e delle personalità in grado di ricoprire quel ruolo.
In questa sede ribadiamo la necessità di tenere quell'ufficio lontano dalle ingerenze sovranazionali e di affermare la piena autonomia di Stato membro dell'Unione, ma con pieni poteri sulle proprie manovre economiche.
Sull'attività di lobbying, ci sono due proposte, una della Camera a firma Sereni, la nostra vicepresidente, già assegnata alla I Commissione affari costituzionali, ed un'altra al Senato, assegnata all'omologa Commissione, che andrebbero semplicemente discusse e calendarizzate. Cosa vi impedisce di discuterle ? Aspettate che sia sempre il MoVimento a fare la prima mossa ? Avete perso la bussola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Siate coerenti con quello che dite, agite in tal senso e noi saremo ben lieti di fare le riforme utili al Paese, altrimenti fatevi umilmente da parte.
Invito la Presidenza ad informarsi sull'iter in corso al Senato e ad attivare un percorso coordinato che porti alla promulgazione di una legge di iniziativa parlamentare sul delicato problema delle rappresentanze di interessi. Infine, ribadiamo la necessità di strutturare le audizioni delle parti sociali, dei comitati, delle associazioni di categoria e dei liberi cittadini, al fine di rendere più incisivo il loro apporto alla redazione della legge di programmazione economica appunto. Solo in questo modo potremo garantire la sua efficacia ai fini dello sviluppo sostenibile e della piena occupazione.
Tuttavia, nello scenario attuale, con risorse limitate per via degli obblighi sottoscritti dalle precedenti legislature, questo Governo ha fatto scelte non condivisibili politicamente. Oltre ad aver disatteso la norma di contabilità dello Stato, questa legge di stabilità non ha saputo gestire le priorità di questo Paese. In uno scenario di risorse limitate, le priorità si stabiliscono con la regola d'oro: un investimento frutto dell'indebitamento deve, secondo una previsione ragionevole, produrre...
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SILVIA VELO (PD) (Vedi RS). Richiama le principali e positive misure recate dal disegno di legge di stabilità in esame, sul quale dichiara il voto favorevole del suo gruppo.
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SILVIA VELO. Signor Presidente, signor Ministro, in questo disegno di legge di stabilità finalmente il Governo ha iniziato a imprimere un'inversione di tendenza rispetto ai provvedimenti analoghi degli anni passati.
Non ci sono tagli alla spesa sociale, non c’è aumento di tasse. L'uscita dalla procedura di infrazione, l'abbassamento dello spread e, quindi, della nostra spesa di interessi ci ha consentito di avviare quest'inversione di tendenza. Non tutti i nodi sono sciolti naturalmente, ma si comincia a intravedere questo segnale.
Cito alcuni dei temi più importanti affrontati nel disegno di legge di stabilità a partire dal cosiddetto cuneo fiscale, un fondo per la riduzione delle tasse su imprese e famiglie; il tema degli esodati, 17 mila esodati cui troviamo una soluzione in questo disegno di legge di stabilità. Poi vi è la rivalutazione delle pensioni, in base all'inflazione, per le pensioni tre-quattro volte il minimo; il Fondo per gli ammortizzatori sociali: 600 milioni; le politiche a sostegno del sistema della piccola e media impresa con i fondi per il credito, il rifinanziamento del fondo di garanzia, il potenziamento dell'ACE, la rivalutazione dei beni per l'impresa. E poi la sanità: non ci sono tagli e sono stati finalmente definiti i livelli essenziali di assistenza. Vi sono misure importanti a sostegno di investimenti in infrastrutture e 500 milioni aggiunti al Fondo per il trasporto pubblico locale. Misure che vanno stabilizzate, ne abbiamo discusso in questi giorni con il Ministro Lupi.
E, poi, l'altro fronte, su cui credo sia rilevante sottolineare l'impegno del disegno di legge di stabilità, riguarda l'ambiente: l'ecobonus rinnovato per tutto il 2014; 60 milioni per un fondo straordinario per le bonifiche delle discariche abusive; il Fondo per le zone alluvionate e terremotate.
Misure importanti, quindi, in un quadro di finanza pubblica non semplice. Non tutto è stato risolto, come ho detto, ma è stata imboccata una strada giusta. La strada che ci ha consentito di passare da politiche concentrate esclusivamente o quasi esclusivamente sul rigore ad una strada in cui sono più evidenti e più accentuate le politiche destinate alla crescita.
Certo, tutto senza mettere in discussione il percorso di risanamento dei conti pubblici che sappiamo è ancora lungo e complesso.
Noi ci apprestiamo, il PD si appresta a votare favorevolmente su questa legge di stabilità con la convinzione del giudizio sul merito che ho espresso sinteticamente in questo intervento, ma anche con la consapevolezza di dover chiedere al Governo di proseguire su questa strada e di farlo, anzi, con maggiore coraggio e determinazione, a partire dalle richieste degli enti locali che sono il primo riferimento per il cittadino in termini di servizi alla persona e di politiche sociali, ma sono anche un punto importante da cui possono partire quegli investimenti fondamentali per il rilancio dell'economia del nostro Paese.
Noi ci impegniamo a sostenere la richiesta dei comuni portata avanti dall'ANCI, così come ci impegniamo, e lo abbiamo detto subito questa mattina, a correggere quanto è stato introdotto al Senato nel decreto cosiddetto salva Roma in merito al gioco. Crediamo che in quel decreto ci siano anche altre correzioni da fare perché, nel momento in cui le risorse a disposizione sono limitate, credo che sia giusto concentrarle in maniera più efficace e produttiva e non in mille rivoli come talvolta si continua a fare.
Ripeto questa è la strada avviata da questo Governo su cui bisogna proseguire. Come PD chiediamo al Governo di farlo, basandosi su due criteri fondamentali: equità e sviluppo. Equità vuol dire, innanzitutto, utilizzare le risorse disponibili per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese basandosi sull'attenzione ai redditi medio-bassi, perché solo così si comincerà a ridurre quelle diseguaglianze che la crisi ha reso insostenibili e inaccettabili.
Sviluppo è l'altro filone su cui chiediamo al Governo di tracciare le politiche dei prossimi mesi. Investire nella modernizzazione del Paese, infrastrutture materiali e immateriali, tutela del territorio, sapere, scuola e cultura: queste sono le ricchezze del Paese, questi sono gli elementi da cui può ripartire la crescita economica in Italia, queste sono le priorità su cui dobbiamo concentrarci, in una situazione ancora complicata sulla quale solo determinazione e coerenza possono garantire risultati visibili già dai prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo. (Vedi RS)
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Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 22,15).
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Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI) (Vedi RS), ANTONELLO GIACOMELLI (PD) (Vedi RS) e MARIA ANTEZZA (PD) (Vedi RS), nonché, per sollecitare la risposta ad un suo atto di sindacato ispettivo, il deputato EMANUELE SCAGLIUSI (M5S) (Vedi RS).
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MASSIMILIANO FEDRIGA. La ringrazio per la promozione... MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per fare la stessa considerazione, quindi mi associo alle parole dell'onorevole Fedriga perché resti agli atti che la legge più importante della Repubblica somma la madre di tutte le «marchette» e senza la presenza responsabile delle forze di opposizione non sarebbe oggi possibile e non avrebbe potuto essere stata approvata. ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, è una comunicazione molto breve ed è riferita più alla Presidenza che ai colleghi, con tutto il rispetto naturalmente per i miei colleghi. MARIA ANTEZZA. Signor Presidente, la ringrazio, volevo semplicemente segnalare, all'ordine del giorno n. 108 che è stato accolto dal Governo un paio di refusi. Nel dispositivo, mi riferisco al secondo punto del dispositivo che per errore è stato trascritto «Piano nazionale»; al terzo punto del dispositivo «aiutare» con «avviare» e nell'ultimo punto, eliminare nel primo capoverso «in tema» perché è stato ripetuto due volte. Vorrei che questa correzione formale fosse messa agli atti ai fini della pubblicazione corretta. EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, ai sensi del comma 2 dell'articolo 134 del Regolamento della Camera, chiedo che venga posta all'ordine del giorno della prossima seduta della Commissione assegnataria l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02114, che tratta dell'abolizione del comitato tecnico dell'autorità di bacino in Puglia.
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Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente. (Vedi RS)
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Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il disegno di legge n. 1906, di conversione del decreto-legge n. 126 del 2013, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali.
Il disegno di legge è assegnato alla V Commissione in sede referente ed al Comitato per la legislazione, per il parere di cui all'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento.
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PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):
S. 1149 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n. 126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio. Proroghe di termini previsti da disposizioni legislative» (approvato dal Senato) (1906) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché l'inizio della discussione generale in Assemblea del suddetto disegno di legge è previsto per domani 21 dicembre, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.
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Annunzio di una informativa urgente del Governo. (Vedi RS)
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Annunzio di una informativa urgente del Governo.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Ricorda che, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, domani, a partire dalle 9, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sul trattamento riservato ai migranti nel Centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa, come emerso in un recente filmato trasmesso dalla RAI.
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PRESIDENTE. Ricordo che, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, domani, a partire dalle ore 9, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sul trattamento riservato ai migranti nel centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa, come emerso in un recente filmato trasmesso dalla RAI.
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Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)
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Ordine del giorno della seduta di domani.
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PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:
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PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
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La seduta termina alle 22,25.
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