PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 17.

Missioni. (Vedi RS)

Missioni.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono quarantaquattro.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Bergamini, Berretta, Bocci, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Caparini, Carrozza, Casero, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Epifani, Fassina, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Galan, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, Legnini, Letta, Lupi, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pisicchio, Sani, Santelli, Sereni, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni. (Vedi RS)

Annunzio di petizioni (ore 17,05).

  EDMONDO CIRIELLI (FdI) (Vedi RS), Segretario. Dà lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge:
   EDORDO MACRÌ, da Milazzo (Messina), chiede modifiche alle nuove norme sul quorum per le deliberazioni condominiali concernenti i lavori per eliminare le barriere architettoniche (25) – alla II Commissione (Giustizia);
   FRANCESCA TRANE, da Roma, chiede misure per garantire il rispetto del principio di pari opportunità nelle procedure concorsuali delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento alle donne sole con figli a carico (26) – alla XI Commissione (Lavoro);
   ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede la sospensione del pagamento del canone di abbonamento alla RAI per chi è abbonato alle televisioni a pagamento (27) – alla IX Commissione (Trasporti);
   SALVATORE PRETI, da Palma di Montechiaro (Agrigento), chiede l'installazione sulle autovetture di dispositivi elettronici per il controllo automatico della velocità (28) – alla IX Commissione (Trasporti);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede misure per ridurre i costi dell'assicurazione obbligatoria degli autoveicoli e le tasse di circolazione nella regione Campania, non- ché, più in generale, per garantire una maggiore equità fiscale, anche tramite la soppressione di Equitalia e la riduzione della tassazione sulle abitazioni (29) – alla VI Commissione (Finanze);
   GAETANO GIOACCHINO SALVATORE LECCE, da Catania, chiede nuove norme in materia di inquadramento e avanzamento del personale del Corpo della guardia di finanza (30) – alla IV Commissione (Difesa);
   FRANCESCO FELICE PREVITE, da Castiglione di Sicilia (Catania), chiede la tempestiva approvazione di una legge-quadro nazionale di riforma dell'assistenza psichiatrica (31) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   RODOLFO ROMANO, da Napoli, chiede norme per il conferimento di un'onorificenza e per la concessione di un vitalizio agli ex combattenti della Seconda guerra mondiale e della Resistenza (32)alla IV Commissione (Difesa);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede nuove norme in materia di competenze delle forze dell'ordine ad adottare provvedimenti di prevenzione per i reati minori di particolare allarme sociale (33) – alla II Commissione (Giustizia);
   MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
    nuove norme in materia di limiti massimi dei trattamenti economici dei pubblici amministratori e dei dirigenti pubblici (34) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'istituzione di un organismo parlamentare di controllo per la lotta contro la mafia e la valutazione della trasparenza e dell'integrità delle pubbliche amministrazioni (35) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   CONCETTA IONTA, da Sessa Aurunca, (Caserta), chiede:
    misure per favorire il conseguimento dei titoli di studio da parte degli studenti lavoratori (36) – alla VII Commissione (Cultura);
    nuove norme in materia di riscatto a fini pensionistici dei periodi di studio nell'ambito della scuola secondaria superiore e dell'università (37) – alla XI Commissione (Lavoro);
    l'innalzamento del periodo massimo di congedo non retribuito per gravi e documentati motivi familiari, di cui all'articolo 4, comma 2, della legge n. 53 del 2000 (38) – alla XI Commissione (Lavoro).

Seguito della discussione del disegno di legge S. 298, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 24 del 2013: Disposizioni urgenti in materia sanitaria (approvato dal Senato) (A.C. 734-A). (Vedi RS)

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 298 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria (Approvato dal Senato) (A.C. 734-A) (ore 17,10).

(Esame dell'articolo unico) (Vedi RS)

(Esame dell'articolo unico – A.C. 734-A)

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dà conto degli emendamenti ritirati prima dell'inizio della seduta.

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 734-A), approvato dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 734-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 734-A).
  Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 734-A).
  Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 734-A).
  Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati gli emendamenti Baroni 1.32, Nicchi 1.31 e Rondini 2.30, 2.31 e 2.35, nonché gli emendamenti Elvira Savino 2.33 e 2.37.
  Prima di dare la parola sul complesso degli emendamenti, saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo Balilla di San Domenico Savio, in provincia di Latina, e anche dell'Istituto comprensivo Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Colleghi, siccome siamo parecchi, vi prego di fare un po’ di silenzio in modo che si possa ascoltare il deputato che deve intervenire.
  Aveva chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative la deputata Lara Ricciatti, la quale vi ha rinunziato.
  Ha chiesto di parlare il deputato Gero Grassi. Ne ha facoltà.

  Intervengono sul complesso degli emendamenti presentati i deputati GERO GRASSI (PD) (Vedi RS), MICHELA MARZANO (PD) (Vedi RS), ILEANA ARGENTIN (PD) (Vedi RS), BENEDETTO FRANCESCO FUCCI (PdL) (Vedi RS), GIUSEPPE FIORONI (PD) (Vedi RS) e ROCCO BUTTIGLIONE (SCpI) (Vedi RS).

  GERO GRASSI. Signor Presidente, credo che la Commissione Affari sociali nel suo complesso abbia fatto un ottimo lavoro sul tema delle staminali e che abbia evitato di rendere ideologico...

  MICHELA MARZANO. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, anch'io vorrei intervenire in merito all'ottimo lavoro che è stato svolto dalla Commissione affari sociali, ricordando che uno dei cardini della medicina è il principio del primum non nocere: innanzitutto, non nuocere.
  Chi esercita la medicina, chi cura, deve, innanzitutto, non dimenticarsi che lo scopo principale di ogni medico è il benessere del malato, ossia di chiunque si rivolga a lui in cerca di un sollievo al proprio dolore, alle proprie sofferenze e ai propri disagi.
  Fare il bene del malato: è questa la finalità, l'unica, che dovrebbero perseguire sempre i medici. Fare il bene del malato, anche quando la visione che il malato può avere del proprio bene non coincide con la visione che il medico ha del bene. È questo il grande passaggio a cui si è assistito in questi ultimi 50 anni, in cui si è abbandonato il paternalismo, cioè l'idea secondo la quale vi fosse un'unica idea di bene, per andare verso il trionfo del principio di autonomia, principio sulla base del quale ognuno ha una propria visione del bene da perseguire.
  La medicina è, dunque, al servizio di ogni essere umano e, anche se non è una scienza esatta, non può permettersi di far correre dei rischi ai pazienti. Siamo qui di fronte ad un altro principio, la bilancia costi-benefici, che si deve sempre tenere presente quando si opera per il benessere altrui, anche se, appunto, la medicina non è una scienza esatta, e lo ripeto.
  Il grande medico e filosofo francese Georges Canguilhem ricordava sempre che ogni medico non doveva dimenticarsi che si cura tremando.
  Ciò detto, anche se, quindi, la medicina non è una scienza esatta, esistono delle regole chiare e precise per validare le nuova terapie. È per questo che esiste la sperimentazione dei nuovi farmaci: la libertà della ricerca medica va sempre di pari passo con l'obbligo di validare i risultati nel modo più obiettivo e trasparente possibile.
  Sono anzi questi obblighi che garantiscono la libertà della ricerca. Senza rigore e senza ricerca nessuna libertà è possibile vi sarebbe la strada aperta ai ciarlatani, ai disonesti, a chi approfitta della disperazione altrui. La speranza, quando si sta male, è non solo legittima, ma necessaria, diventa un crimine, però, quando si è confrontati alla strumentalizzazione della speranza altrui.
  Nonostante l'apparenza del contrario, quindi, non c’è alcuna opposizione tra libertà della ricerca e obbligo di verificare la pertinenza dei propri risultati, seguendo le regole in vigore, come accade d'altronde a qualunque farmaco prima di essere iscritto tra i farmaci da utilizzare e prima di essere commercializzato. Certo, naturalmente si potrebbero discutere le condizioni di commercializzazione dei farmaci, esattamente come si potrebbero discutere le condizioni di accesso per tutti ai farmaci, ma si tratterebbe di un altro problema che esula, in questo momento, dal contesto attuale.
  Qual è allora il problema che pongono le cure proposte da Stamina ? Di fronte a quale tipo di dilemma etico ci troviamo ? Ormai lo sappiamo, si tratta di terapie con medicinali a base di cellule staminali mesenchimali, preparati secondo il metodo adottato da Stamina Foundation, che però non hanno ancora ottenuto una validazione scientifica e che non sono ancora stati, quindi, approvati per l'uso chimico in quanto sicuri ed efficaci.
  Allora perché utilizzare questi nuovi farmaci che ancora non sono stati testati ? Il punto e la difficoltà sono qui. Si tratta, infatti, di terapie che vengono utilizzate con pazienti per i quali la medicina sembra non poter far nulla: pazienti bambini affetti da malattie neurodegenerative, pazienti affetti da malattie incurabili, che soffrono terribilmente e con loro i genitori, anche loro impotenti di fronte a tanta sofferenza, impotenti di fronte all'ineluttabilità della morte. Impotenti: io credo che sia l'impotenza che sia in gioco di fronte anche alle tante lettere e alle tante e-mail che tutti abbiamo ricevuto in questi ultimi giorni.
  Allora, perché non permettere loro, a queste famiglie, a questi bambini, ai genitori, l'accesso a queste cure compassionevoli, quando si sa che la compassione è uno dei pilastri dell'umanità ? La compassione è uno dei pilastri dell'etica; la compassione è una diga psichica, come ci ricorda Freud, che contrasta uno degli istinti e una delle pulsioni, che è quella della crudeltà. Quindi perché non permettere l'accesso a queste cure che vanno incontro alla compassione ?
  Per certi aspetti potremmo dire che non importa se queste cure non sono oggettivamente efficaci. Potremmo dire che non importa che queste cure abbiano degli effetti collaterali. Quando non c’è altro che la speranza, perché uccidere la speranza ? Che dire a dei genitori che, di fronte alla malattia dei propri bambini e ai limiti della medicina, implorano perché si utilizzino queste terapie anche in assenza di prove certe ?
  Ed eccoci qui arrivati di fronte ad uno dei dilemmi etici più drammatici, ossia il conflitto tra libertà individuali, e in particolar modo la libertà di accesso alle cure, e l'esigenza di tutelare la salute pubblica. Ovviamente, infatti, dare il via libera all'utilizzo di terapie che ancora non abbiano seguito l'iter standardizzato di validazione dei farmaci significherebbe aprire la porta a non si sa bene quali altri ipotetici farmaci.
  In questa «storia Stamina» tutti sembrano avere ragione. Hanno ragione i genitori, che vogliono solo cercare di fare qualcosa per i propri figli e che non riescono ad accettare l'ineluttabile, anche se non può essere dimostrato che queste cure siano effettivamente efficaci. D'altronde chi potrebbe biasimarli anche tra di noi ? Chi non sarebbe disposto a tutto per i propri figli ?
  Certo questi genitori non difendono l'accesso a queste terapie nel nome della sacralità della vita, è solo l'amore incondizionato dei propri figli che li spinge a voler accedere a queste terapie, l'amore incondizionato che non ha bisogno di una giustificazione etica come sa bene chiunque di noi sia padre o madre.
  I genitori però non sono gli unici attori in questa storia. Quando si cambia punto di vista, infatti, esistono anche una serie di obiezioni, che sono molto giuste, nei confronti di tutti coloro che hanno a cuore la tutela della salute pubblica. Le evoluzioni della scienza e della medicina sono possibili solo a condizione di rispettare alla lettera i protocolli di ricerca. Non è giusto dare false speranze, non è giusto illudere la gente. Chi può d'altronde biasimare una posizione, un atteggiamento di questo genere ? Non c’è un'etica della ricerca che si deve rispettare, anche quando a livello individuale ci si confronta con un dramma ? La medicina è una attività umana, l'ho già detto e lo ripeto. Si dovrebbe quindi fare molta attenzione a non assolutizzare i principi.
  In passato, quando si chiese ad Albert Camus cosa avrebbe scelto tra la giustizia e sua madre, egli rispose: «Mia madre». Con questo non si trattava di negare l'importanza del principio di giustizia, si trattava solo di indicare la necessità di non perdere mai di vista l'individuo con la sua realtà e con la sua drammaticità, nonostante il criterio della giustizia fosse un criterio universale. Mutatis mutandis, ci si potrebbe chiedere perché di fronte a genitori disperati non varrebbe sempre la pena dar loro una speranza, anche quando si tratta solo di cure compassionevoli.
  La compassione però, che è importante e necessaria per guidare le scelte individuali, non può guidare la scelta del legislatore. Il rapporto costi-benefici vale non solo quando si parla di medicina, ma anche quando si parla delle regole che devono essere in vigore nella società.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, Ministro, credo sia importante dire alcune cose su questo argomento che stiamo discutendo oggi in Aula e che ci accingiamo a votare. Attenzione alla strumentalizzazione, alle false aspettative e soprattutto attenzione al mercato che si crea intorno a molti casi che a volte, come ha detto la collega precedentemente, è pur vero che non hanno speranza. Voglio però portare la mia testimonianza per far capire che, oggi donna, sono stata una bambina con una patologia neurologica degenerativa e ho visto mia madre e mio padre girare intorno al famoso giro che noi chiamiamo «delle sette Avemarie», dove si prova tutto, dai maghi ai medici, alla disperazione per risolvere. Ricordo ben chiaro il momento in cui dissero a mia madre e a mio padre: «Non ci si affezioni, questa bimba non arriverà a diventare adulta».

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Onorevoli colleghi, intanto mi sia consentito di ringraziare, anche a nome del gruppo a cui appartengo, il PdL, il lavoro serio fatto da tutti i componenti della Commissione, di ringraziare, quindi, il relatore, il presidente e tutti coloro che, in maniera corretta e con onestà intellettuale, hanno discusso, anteponendo comunque e sempre gli interessi dei pazienti.
  Un lavoro fatto anche con unità di intenti insieme a tutte le forze politiche presenti in Commissione e preoccupate, come dicevo, di dare risposta alle tante aspettative che si sono evidenziate in questi giorni. Però mi sia consentito anche di non nascondere il mio stupore quando sono state sollevate delle critiche in merito. Tali critiche evidenziavano in sostanza affermazioni che portavano un qualcosa di paradossale, cioè che il rigido rispetto di regole ormai codificate in merito all'attendibilità scientifica di una cura sia un qualcosa di dannoso. Tale contestazione lascia perplessi perché, onorevoli colleghi, le normative vigenti e le buone pratiche internazionali basate intanto sulla Dichiarazione di Helsinki in merito all'etica nella medicina affermano in maniera inequivocabile che la ricerca medica che coinvolge soggetti umani deve essere conforme ai principi scientifici universalmente accettati e deve essere basata su una approfondita conoscenza della letteratura scientifica, di altre rilevanti fonti di informazione e su un'adeguata sperimentazione preclinica ove appropriato. In sostanza i pazienti, diciamolo con estrema chiarezza, come è stato anche ribadito da chi mi ha preceduto, non vanno trattati come una sorta di cavie ma come individui che vengono sottoposti ad una terapia sperimentale che ha una sua chiara base razionale e che potrebbe avere qualche effetto terapeutico benefico. Inoltre i pazienti devono essere garantiti dal non dover incorrere nei rischi derivanti da una preparazione non adeguata delle cellule. Infine i risultati ottenuti devono poter essere riprodotti o in ogni modo confrontati ad altri ottenuti con cellule identiche o simili.
  Due sono le osservazioni principali che sono consequenziali al lavoro egregio svolto in Commissione. E questi due concetti sono in primis una prudenza, prudenza massima perché viene ribadito il principio che una cura possa essere considerata tale solo nel momento in cui c’è piena evidenza della sua scientificità. Il secondo principio che emerge è quello del buonsenso. Infatti con la soluzione prevista nell'articolo 2 viene data giustamente e doverosamente grande attenzione ai ben comprensibili appelli da parte dei familiari di coloro che al momento sono sottoposti alla cura Stamina, benché questa non sia ancora scientificamente comprovata. In definitiva – e mi avvio velocemente alla conclusione – mi sembra che il provvedimento in esame ben contempli sia il rigore scientifico che il diritto alla salute e che per questo la sua definitiva approvazione con le modifiche importanti, a mio parere del tutto condivisibili, inserite dalla Commissione affari sociali, sia un elemento molto positivo a suggello del concreto avvio delle attività parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, la Commissione affari sociali ha lavorato bene su questo argomento e ha lavorato bene perché è un tema con cui noi iniziamo ad affrontare qualcosa che avremo per lungo periodo all'interno della nostra legislatura e sono i temi di biopolitica. Tante volte saremo chiamati a discutere di argomenti che interpellano un termine con il quale tutti dovremmo fare i conti anche se spesso siamo tentati di rimuoverlo ed è il termine «limite». Il limite che deve avere la politica: tante volte ce lo siamo intesi dire e ce lo sentiremo ancora dire quando si parla di questioni mediche come in questo caso, di elementi che riguardano la ricerca, la sperimentazione, le cure future, le malattie rare, le malattie non curabili; che la politica sappia trovare un limite: non tentare di scrivere in Parlamento le norme di prescrizione, di somministrazione di questa o di quella cura è un elemento fondamentale.
  Occorre saperci fermare un minuto prima di dove arrivano gli elementi delle comunità tecnico-scientifiche, di dove arriva la guida di coloro che per professione sono chiamati a saper mediare tra la ricerca, la sperimentazione, la cura e la salute dei cittadini. E credo che questo senso del limite ci debba pervadere e debba rappresentare un punto cardinale della nostra azione. Ma c’è anche una politica del limite che i legislatori debbono mettere in atto quando sono interpellati da alcune domande che sono fondamentali per la vita dei cittadini, anche se pazienti, anche se malati, anche se malati terminali, anche se malati non curabili, non curabili con le cure che oggi abbiamo a disposizione. Quella politica del limite che si ferma davanti al rispetto che si deve alla centralità e alla sacralità della persona. Troppe volte, quando si parla di una patologia che non ha cura, che non ha cura certa, dove in prospettiva la predittività di qualità della vita e di durata della vita è molto breve e segnata, può arrivare un elemento che ci fa pensare che quella persona merita una speranza e deve avere una speranza, ma una speranza in una ricerca seria, documentata, che la rispetta nella sua dignità di persona malata anche con una predittività di vita non lunga e anche non di ottima qualità. Ma quella ricerca le deve dare una speranza che è una speranza supportata da certezza e fondata sul rispetto.
  Non dobbiamo mai rischiare, come tante volte in passato è avvenuto anche in quest'Aula dibattendo di cure «sperimentali» che non avevano né fondamento scientifico né rilevanza scientifica, anzi illudevano la speranza delle famiglie e dei malati, di trovarci poi ammalati che hanno visto ridurre la bontà della qualità della loro breve esistenza o hanno visto ridurre la durata della loro esistenza perché quella sperimentazione era qualcosa che poco aveva a che vedere con la speranza dei malati e delle loro famiglie, ma molto aveva a che vedere con la speranza dei portafogli che, dietro quella sperimentazione, pensavano di avere un futuro più roseo di quello che avevano. E, allora, noi dobbiamo avere anche la capacità di una politica che mette i limiti per onorare il rispetto che si deve alla persona e ancora di più si deve alla dignità di quella persona che è malata e che ha una predittività di vita che non è all'altezza delle sue speranze e delle sue aspettative. E, allora, porre al centro il rispetto di quella persona significa non fare un qualcosa che è sempre possibile; il trattamento compassionevole è già nel nostro ordinamento. Dire: «c’è qualcosa in più, proviamo», è già previsto oggi. Altra cosa è stabilire un concetto per il quale davanti ad una persona che ha una predittività di vita corta, per la quale non ci sono cure oggi che la possano far star meglio o far vivere e di più, qualcuno di noi si senta autorizzato a pensare che è una persona da rottamare, una persona per la quale non c’è più nulla da fare con i nostri canoni di vita e, quindi, pensiamo che sia naturale poter sperimentare o poter fare su quell'essere umano, in dispregio del rispetto della propria dignità, qualunque cosa, anche qualcosa che la danneggia, anche qualcosa che non le arreca nulla, anche qualcosa che può accorciarle la vita e peggiorarle la qualità della vita che ha di fronte.
  E, allora, limitare che questo possa accadere è qualcosa che ci riguarda direttamente e credo che questo sia un corretto modo di approccio che dobbiamo porre avanti, che non significa non dare un orizzonte di speranza, ma è dare un orizzonte di rispetto della dignità e di certezze di speranze che possano essere coltivate operando una ricerca che avvenga nei crismi della normalità e nella legalità. D'altronde, nella storia, recente o tornando indietro nella storia di decenni e decenni fa, ricordiamo tante volte persone che, alla fine, quando ritenevano che quel soggetto che avevano davanti non aveva più nulla da perdere e era segnato e certo che le cose potevano non andare bene, hanno pensato a fare di tutto, a sperimentare ciò che non era sperimentabile, ad illudere laddove non andava illuso, a mischiare le cose che non erano mischiabili.
  Allora, una serietà di saper porre un limite a che queste cose accadano, non significa negare una speranza, ma significa rispettare un essere umano, che non è da rottamare, ma che è, anzi, da assistere, da aiutare a migliorare la qualità della vita e, con una ricerca scientifica seria e comprovata, avere l'opportunità di dargli risposte in termini positivi – ma non illusori – sulla durata della propria vita.
  E credo che questo sia un dibattito che oggi riguarda questo provvedimento sulle staminali, ma è un dibattito che riguarderà la biopolitica, è un dibattito – concludo come ho iniziato, rapidamente – che gira intorno al termine «limite»: saper porre un limite a noi stessi, a non mettere le mani dove la politica non è chiamata a metterle, dove si deve fermare per rispetto di coloro che hanno professionalità, competenze e tecnologie per poter valutare e decidere, ma anche saperci assumere la responsabilità di fare, come politica, le scelte di limitare, laddove qualcuno pensa che di fronte ad un essere umano che non ha possibilità di sperare nel futuro in termini molto lunghi, sia possibile fare qualunque cosa semplicemente perché tecnicamente è possibile; come tanti decenni fa qualcuno pensava di utilizzare, nei campi di sterminio, persone, prendendo parti di animali, iniettandole nell'uomo e pensando che questo fosse un modo per dare una prospettiva diversa all'umanità. Abbiamo aborrito quelle cose, oggi non possiamo trovare nuove sperimentazioni che illudono e danneggiano. E credo che questo sia il giusto lavoro che ha fatto la Commissione affari sociali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, oggi il Parlamento, la Camera dei deputati, si trova davanti ad una scelta di grande rilievo: grande rilievo per la qualità umana della questione, ma anche perché tocca delicate questioni di principio.
  Viviamo in un'epoca la quale pretende di essere scientifica e tecnologica, ma nella quale le effettive modalità con le quali procede la scienza, spesso, sono ignorate. Un esperimento scientifico che non è ripetibile, del quale non esistono protocolli, o non vengono comunicati i protocolli in modo che qualunque altro scienziato lo possa ripetere, non è un esperimento scientifico. Noi abbiamo costruito il sistema della scienza moderna attorno all'idea di esperimento, che contiene in sé essenzialmente la ripetibilità. Se non è ripetibile...

  PIERPAOLO VARGIU (SCpI) (Vedi RS), Relatore. Esprime parere favorevole sull'emendamento Aiello 2.38, purché riformulato, e parere favorevole sui restanti emendamenti.

  PIERPAOLO VARGIU, Relatore. Signor Presidente, colleghi, rimangono solo quattro emendamenti. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Nicchi 1.30, Miotto 2.34 e Miotto 2.36. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Aiello 2.38 a condizione che il presentatore accetti la seguente riformulazione: «Al comma 4-bis, aggiungere, in fine, le parole: nonché sull'utilizzo delle risorse stanziate per la sperimentazione di cui al comma 2-bis».

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Concorda.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su tutti gli emendamenti.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che è stata chiesta la votazione nominale.

  PRESIDENTE. Ovviamente, la riformulazione deve essere accettata dal primo firmatario, il deputato Aiello; quando ci arriveremo, ascolteremo la sua decisione.
  A questo punto, passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  FERDINANDO AIELLO (SEL) (Vedi RS). Accetta la riformulazione del suo emendamento 2.38.

  FERDINANDO AIELLO. Accetto, grazie Presidente.

  Interviene il deputato GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE (PD) (Vedi RS).

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, per esprimere il parere positivo del Partito Democratico, ma anche per dare la motivazione della nostra posizione su questo delicato articolo che racchiude complessivamente la linea su una materia così delicata, che abbiamo affrontato con grande senso di responsabilità, sapendo che in questo momento l'opinione pubblica è fortemente frastornata dalle notizie frammentarie che arrivano, dalle iniziative della magistratura che agisce su una legislazione piuttosto caotica. Le staminali, le ricerche sulle staminali sono molto importanti, è un'area dinamica, una ricerca avanzata che dà molte speranze, per molte malattie, però non è una medicina....

(Trattazione degli ordini del giorno) (Vedi RS)

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 734-A)

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Accetta, purché riformulato, l'ordine del giorno Scuvera n. 2 ed accetta i restanti documenti di indirizzo.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Il parere è favorevole su tutti gli ordini del giorno pervenuti...

  Interviene il deputato GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE (PD) (Vedi RS).

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, sappiamo che su questo argomento, su questo tema così delicato c’è molta attenzione nell'opinione pubblica: una opinione pubblica che è stata anche condizionata da notizie frammentarie, da alcune speculazioni, da iniziative che si sono avute da parte della magistratura, che ha utilizzato una legislazione frammentaria e caotica.
  La ricerca sulle cellule staminali apre molte speranze per malattie delicate; c’è da dire però che non possono avere una funzione onnicomprensiva. In particolare, le cellule staminali mesenchimali in Italia e a livello internazionale non hanno dato i risultati sperati, e i successi terapeutici non sono assolutamente significativi.
  Detto questo, però, noi vogliamo precisare che la nostra linea di condotta ha avuto come riferimento le famiglie: le tante famiglie che guardano a questa terapia come ad un'ultima speranza. Nell'articolato in esame non si pongono limiti per la definizione delle terapie per coloro i quali sono ricoverati e debbono completare questa procedura. Non c’è dubbio, però, che se la sperimentazione ha una sua valenza, se dev'essere considerata in maniera seria, c’è bisogno di dire parole di verità e di serietà. Ed è per questo che è necessario portare avanti una sperimentazione che abbia come presupposto un iter assistenziale e un controllo nella produzione che siano rigorosi.
  Ecco perché nella seconda parte dell'articolo si è voluto dare fiato e respiro alla sperimentazione, purché però questa venga condotta secondo canoni internazionali e secondo procedure corrette. Ecco perché la sperimentazione viene coordinata dall'Istituto superiore della sanità, le terapie vengono controllate da parte dell'Aifa e del Centro nazionale trapianti. Si assicura un controllo, ma anche una trasparenza nel momento in cui si mettono anche i presupposti per realizzare un Osservatorio che avrà la funzione di far circolare i risultati che emergeranno e ci sarà la possibilità per l'opinione pubblica e soprattutto per le famiglie interessate di verificare quali saranno i risultati prodotti.
  La speranza è una chiave molto importante nella malattia, sappiamo che spinge fortemente per sostenere lo sforzo degli ammalati; questa volta però la speranza non deve essere utilizzata come una scorciatoia, come una scure, abbiamo il dovere di sostenere le famiglie che vogliono completare le terapie che sono state iniziate – in tal senso il provvedimento risponde positivamente – però la sperimentazione, che deve continuare, deve avere come riferimento i canoni internazionali. Infatti, la nostra ricerca deve inserirsi a livello internazionale, deve avere quei collegamenti che sono fondamentali per avere quei risultati che possano essere utili per la comunità scientifica, che possano essere utili oggi ma soprattutto per il futuro, per affrontare tante malattie e per rispondere ai bisogni di tanti pazienti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  Interviene per un richiamo al Regolamento il deputato ROCCO BUTTIGLIONE (SCpI) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS); intervengono altresì i deputati CHIARA SCUVERA (PD) (Vedi RS), che accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 2, e MASSIMO ENRICO BARONI (M5S) (Vedi RS).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, non capisco bene il motivo per cui votiamo gli ordini del giorno, se sono accolti dal Governo.

  PRESIDENTE. Perché un deputato ha chiesto che sia votato l'ordine del giorno e, se si chiede che sia votato, come lei sa...

  CHIARA SCUVERA. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, colleghi deputati, vengo subito al punto: abbiamo rinunciato al nostro emendamento e abbiamo accolto la richiesta del Governo di inserire il suo contenuto in un ordine del giorno, come impegno da parte del Governo stesso.
  La dismissione immediata di tutti i reclusi, per quanto riguarda l'articolo 1 che abbiamo votato, che sono considerati da parte del magistrato come socialmente non pericolosi (circa 550 reclusi) possiede al suo interno tutta la serie di conseguenze ben precise che vanno attentamente analizzate da parte di chi lavora stabilmente e da anni all'interno di quel circuito, chiamato dagli addetti ai lavori della salute mentale, il fenomeno delle revolving doors, delle porte girevoli, ossia il continuo invio a strutture e servizi che non riescono a fare una corretta presa in carico della sofferenza e delle necessità di base di un paziente psichiatrico.
  La prima conseguenza è che queste persone, venendo assegnate a dipartimenti di salute mentale...

(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 734-A)

  PIA ELDA LOCATELLI (Misto) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole dei deputati socialisti sul disegno di legge di conversione in esame.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, sono stata colta di sorpresa perché temevo che stessimo ancora parlando di ordini del giorno. Siamo arrivati alla conclusione di un bel lavoro, un bel lavoro che abbiamo fatto nella Commissione Affari sociali e ci pare di aver dato risposte a tutti gli attori coinvolti in questa vicenda, che presenta degli aspetti di problematicità e di grande sofferenza, ma anche di speranza.
  Noi abbiamo dato risposta alle aspettative delle famiglie, alle famiglie che hanno i cari già in trattamento – abbiamo consentito loro di continuare le cure –, ma anche a quelle che sono in attesa di una possibile cura, consentendo la sperimentazione e accelerando i tempi della sperimentazione, senza però venir meno al principio della sicurezza perché, della sicurezza delle persone, noi ci siamo preoccupati, accelerando però anche i tempi...

  ACHILLE TOTARO (FdI) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul disegno di legge di conversione in esame.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge oggi in votazione è estremamente importante per il contenuto di cui tratta. In primo luogo, si decide sul rinvio al 1o aprile 2014 della chiusura degli OPG, per consentire alle regioni di allestire strutture sanitarie regionali in grado di prendere in carico gli internati ora ospitati presso tali ospedali. Ora noi di Fratelli d'Italia esprimiamo il nostro favore alla chiusura di dette strutture, a volte obsolete e alcune volte incapaci di provvedere al recupero del condannato e soprattutto alla sua riabilitazione medico-sanitaria. Ben venga, pertanto, il proposto rinvio di un anno, allo scopo di consentire alle regioni di strutturarsi per ospitare tali persone, che in assenza di collocazione si troverebbero completamente abbandonate a loro stesse e alle loro patologie. Tuttavia, è necessario tenere presente che siamo in presenza di persone condannate per delitti spesso assai gravi, come omicidi e stupri, soggetti che, anche a causa della propria malattia, hanno sviluppato un'elevata pericolosità sociale, la quale non sempre può essere curata con le sole terapie sanitarie, ma che può richiedere la presenza costante e l'intervento di personale addetto al mantenimento dell'ordine e della sicurezza. Pertanto, è auspicabile che nelle strutture di nuova realizzazione non si ignori tale aspetto, ossia che gli internati attualmente ospiti degli OPG sono persone certamente malate, ma anche persone colpevoli di delitti spesso atroci e che pertanto la riabilitazione dovrà continuare ad essere effettuata su due piani, della cura della patologia e del recupero e rieducazione del condannato, il tutto nel rispetto del reo, ma anche di tutti i cittadini, i quali vanno preservati dal rischio che tali soggetti possano reiterare i gravi reati già commessi. A tale proposito, voglio salutare tutti quegli uomini e quelle donne in divisa della Polizia penitenziaria, molto spesso dimenticati anche dalle istituzioni, che in tutti questi anni hanno svolto un lavoro che non è soltanto quello di controllo di queste persone in quegli istituti, ma addirittura di assistenza sociale. Chi è andato a trovarli in quegli istituti, come fanno alcuni colleghi e come ha fatto il sottoscritto, si è reso conto che questo lavoro è stato fatto in tutti questi anni tra mille difficoltà e strutture molto spesso fatiscenti. Per quanto riguarda quel che concerne l'altra parte del decreto-legge oggi in votazione, esso regolamenta l'impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva e l'impiego terapeutico dei medicinali sottoposti a sperimentazione clinica. L'approvazione del suddetto articolo consentirà alle strutture pubbliche in cui siano stati avviati anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame trattamenti su singoli pazienti con medicinali a base di cellule staminali mesenchimali, ciò purché i medicinali siano stati lavorati in laboratori e strutture pubbliche secondo le procedure in vigore per la lavorazione e conservazione delle cellule staminali o resi tali entro 60 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto-legge. Premetto che si tratta di un argomento assai complesso, che richiederebbe un provvedimento ad hoc, essendo anche assai diversi i pensieri e le opinioni su tali questioni, scaturenti da ragionamenti sia scientifici sia puramente etici e che pertanto risulta difficile assumere una posizione netta rispetto all'utilizzo di queste terapie, prestando il fianco all'assenso o al dissenso, a facili critiche e strumentalizzazioni. Assai recenti sono stati i casi riportati dalla cronaca di bambini affetti da patologie rarissime, prive di terapie mediche tradizionali, che hanno trovato nelle cosiddette cure compassionevoli, ossia quelle basate sulla lavorazione delle cellule staminali, un lieve miglioramento delle loro condizioni di vita. Ciò sottolinea non soltanto l'importanza di queste ricerche, ma anche l'imprescindibile necessità che gli studi siano effettuati all'interno di strutture pubbliche, che rispettino le normative in vigore per la preparazione dei medicinali a base di cellule staminali mesenchimali. Data la necessità di una loro regolamentazione per evitare abusi e sfruttamenti fini a se stessi, è importante stabilire che le terapie con tali medicinali debbano essere effettuate soltanto in strutture pubbliche, ove vi sia il diretto controllo del Ministero della salute, attraverso la trasmissione da parte delle strutture all'Istituto superiore di sanità, al Centro nazionale trapianti e al Ministro della salute delle informazioni sulle indicazioni terapeutiche e sullo stato di salute dei pazienti, informazioni che poi dal Ministero della salute saranno riferite alla Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano con cadenza semestrale.
  Peraltro, i vari emendamenti presentati e gli interventi in Commissione da parte di molti colleghi hanno dimostrato un buon grado di condivisione del provvedimento, che mira a regolamentare una materia certamente annosa, nel tentativo di dare risposta alle richieste di aiuto di malati altrimenti lasciati soli e senza speranze.
  Alla luce di queste suesposte considerazioni, signor Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore dell'approvazione del presente disegno di legge.

  MARCO RONDINI (LNA) (Vedi RS). Pur manifestando talune perplessità, dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul provvedimento d'urgenza in esame.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, per quanto attiene alla prima parte del provvedimento, non possiamo non rilevare che, già nel momento in cui sono stati introdotti, si doveva dedurre che i tempi per rendere operative le nuove strutture sanitarie che andranno a sostituire gli ospedali psichiatrici giudiziari non sarebbero stati sufficienti.
  Il termine introdotto nel dicembre del 2011 imponeva l'assolvimento delle disposizioni in un anno, senza contare che solo con i decreti ministeriali del 1o ottobre 2012 e del 28 dicembre 2012 si stabilivano i requisiti strutturali e organizzativi delle nuove strutture e si stabiliva il riparto delle risorse.
  In poco tempo l'allora Governo Monti pretendeva, in sostanza, che le regioni dovessero assolvere l'impegno previsto: una proroga era inevitabile e già scritta. Noi siamo responsabili ed esprimeremo un voto favorevole in merito a questa proroga, ma chiarendo che questo nuovo termine per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari deve essere l'ultimo.
  E ancora, riteniamo che il superamento della situazione degli ospedali psichiatrici debba, però, conciliarsi con la garanzia della certezza della pena e che le nuove strutture debbano assolvere e mantenere gli stessi requisiti per la sicurezza della comunità che erano garantiti dai vecchi OPG.
  Se è vero che il superamento si rendeva necessario per le condizioni igienico-sanitarie in cui versavano i reclusi negli OPG, è altrettanto vero che noi dobbiamo tenere presente che gli internati all'interno di questi OPG sono persone che, in molti casi, hanno commesso reati gravi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e che il superamento di queste strutture non può voler dire, assolutamente, vedere circolare a piede libero questo tipo di personaggi.
  Per quanto, invece, attiene alla seconda parte del provvedimento, quella che ha destato l'attenzione dell'opinione pubblica e la preoccupazione di molte persone che ripongono le proprie speranze in una terapia, che è quella della Fondazione Stamina, i dubbi e le perplessità che ho manifestato in sede di discussione sulle linee generali permangono e permane il timore che il percorso di sperimentazione possa essere incompatibile con la metodica Stamina, osservazione emersa nel corso dell'audizione della Fondazione Stamina presso la Commissione.
  Il senso di responsabilità, però, ci impone di garantire che il provvedimento venga approvato, colmando un vuoto normativo che non può essere lasciato alle ordinanze dei magistrati. Non è, infatti, tollerabile che un cittadino, per vedersi garantito il diritto fondamentale alla salute, sia costretto a rivolgersi ad un giudice, nella speranza che, a discrezione, questo permetta al malato l'accesso a una terapia.
  Il lavoro svolto in Commissione, sono sicuro, è stato dettato semplicemente dalla volontà di garantire gli standard di sicurezza della terapia. Un passo avanti è stato fatto e, sebbene, comunque, critici, voteremo a favore (Applausi).

  MARISA NICCHI (SEL) (Vedi RS). Manifesta l'orientamento favorevole del suo gruppo al disegno di legge di conversione in esame.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, il provvedimento che stiamo votando affronta due grandi sofferenze, diverse tra loro, quella dei malati e quella degli internati degli ospedali psichiatrici giudiziari; dolori diversi, che toccano vite più fragili, a cui nessuno può essere indifferente e, aggiungo, nemmeno sentirsi indenne per sempre.
  Con l'articolo 2 la Camera decide in merito alle terapie avanzate con cellule staminali mesenchimali, una scelta molto attesa dai malati, tra cui molti bambini, e la cui voce è stata amplificata dai mezzi di informazione di massa, una decisione all'attenzione critica del mondo medico-scientifico ed oggetto anche di diverse azioni della magistratura. Si tratta di un provvedimento delineato al Senato, che è stato ulteriormente precisato dalla Commissione affari sociali della Camera, che ha avuto il tempo di audire i principali soggetti coinvolti, anche se a noi rimane il rammarico di non avere ascoltato direttamente gli Spedali Civili di Brescia.
  Sui risultati di questo lavoro il nostro gruppo esprime una posizione favorevole, perché permette ai pazienti di continuare le terapie già avviate, perché inizia in tempi rapidi e certi la sperimentazione clinica del metodo Stamina, stabilendo un finanziamento di 3 milioni di euro e perché istituisce – per noi è una cosa molto importante – un osservatorio per il monitoraggio con esperti e associazioni dei pazienti e delle famiglie, a cui vanno in questa fase assicurate tutte le indicazioni necessarie per orientarsi in questa nuova fase.
  La sperimentazione sarà promossa dal Ministero della salute, si avvarrà dell'Aifa, dell'Istituto superiore di sanità e del Centro nazionale dei trapianti, così come richiesto dalle famiglie e da Stamina. Si potrà svolgere in deroga alle norme vigenti con un limite invalicabile, quello della sicurezza dei pazienti: tutto deve essere trasparente e niente di nocivo deve essere somministrato. La deroga è stata decisa per mettere in grado Stamina di attuare davvero la sperimentazione, collaborando da subito con gli organismi di riferimento e rendendo trasparenti il protocollo ed il metodo seguito. Si tratta di una deroga necessaria, anche perché è emerso in questa materia un vuoto legislativo a cui, signora Ministro, si deve rimediare, come molti ordini del giorno hanno segnalato.
  Abbiamo affrontato un tema delicato che chiama in causa tante sensibilità. Per noi la prima da rispettare è quella di chi è malato, delle famiglie che vivono angosce e comprensibilmente guardano a questo metodo come a una speranza ultima. Ci auguriamo che si possa ritornare in quest'Aula avendo ottenuto risultati evidenti, che saranno a disposizione di tutti.
  Abbiamo agito su un nuovo confine e non sarà l'ultima volta che accade. La nostra società sollecita la scienza a produrre nuovi rimedi per curare meglio e guarire di più e chiede alla medicina, alle istituzioni, ai poteri tutti, di misurarsi con una nuova cultura della cura.
  L'altro argomento del provvedimento che è al voto in quest'Aula, all'articolo 1, sposta di un anno la data entro la quale devono essere chiusi definitivamente gli ospedali psichiatrici giudiziari, in favore di percorsi di assistenza alternativi, e predispone subito per gli internati che non sono socialmente pericolosi il ritorno personalizzato nei luoghi della vita, con la presa in carico immediata dei servizi di salute mentale.
  I sei OPG sono una ferita «inconcepibile» – è un aggettivo usato dal Presidente della Repubblica – sono una ferita della coscienza civile del nostro Paese per le condizioni degradanti ed inumane in cui sono mortificati 1.500 nostri concittadini, 350 dei quali sarebbero dovuti stare altrove, fuori, e che invece, di proroga in proroga, rimangono dentro per un'assenza di alternative, condannati all’«ergastolo bianco». È un'illegalità che si perpetua nel silenzio e nell'inerzia di poteri, una palese contraddizione con la Costituzione italiana, la quale afferma che la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. La proroga della chiusura è uno scandalo: si proroga quello che è stato definito un orrore. Lo si fa perché riguarda gli ultimi degli ultimi. E meno male che abbiamo appreso che tutte le regioni hanno presentato, al 15 maggio, programmi necessari per lo svuotamento e la chiusura scongiurando il ricorso a poteri sostitutivi !
  Colleghi, quarant'anni fa un cavallo azzurro di cartapesta, si chiamava Marco Cavallo, sfondò il muro di cinta del manicomio di Trieste, diventando da quel giorno simbolo di libertà e di speranza contro impostazioni discriminanti verso la malattia mentale e un'idea arretrata e autoritaria del sapere psichiatrico. Il significato è ancora intatto se i muri degli OPG sono ancora in piedi, a causa di una catena di deresponsabilità ed inadempienze cui non è estranea la politica.

  In questi anni una certa onda sicuritaria ha trasformato la sicurezza, il disagio sociale, in questioni penali, instillando una concezione vendicativa della giustizia e dell'esecuzione della pena, ha diffuso l'idea di un legame imprescindibile tra malattia mentale e pericolo sociale, una regressione. Negli OPG non ci sono solo responsabili di reati gravi ma anche persone che hanno commesso reati lievi e per il loro disagio mentale hanno subito una marginalizzazione e segregazione crudele e talvolta senza fine. Ci sono voluti anni di mobilitazione da parte di una straordinaria rete di associazioni, di volontariato, di sindacati e un'inchiesta del Senato sugli OPG per riconoscere l'urgenza di alternative territoriali e la conseguente necessità di risorse certe a disposizione delle regioni.
  Nel nostro Paese è ricorrente la prassi di separare la leggi-quadro dal loro finanziamento. È avvenuto anche per la legge 13 maggio 1978, n. 180, cosicché succede che i diritti vadano conquistati con leggi e le leggi vadano riconquistate per la loro applicazione, rivendicando le risorse necessarie. Su quest'ultimo tema, le risorse, signora Ministro, mi rivolgo a lei, deve sapere una cosa: se lei farà battaglie contro sprechi, corruzione ed illegalità che rubano la linfa del Sistema sanitario nazionale, troverà da noi, da questo gruppo, sostegno. Sono queste le politiche che la invitiamo a fare, per riguadagnare risorse, rifinanziare il Fondo sanitario e il Fondo sociale a favore del welfare, non certo una spending review cieca, cinica e ingiusta. Noi siamo la sinistra che propone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Non sfuggiamo alle nostre responsabilità, prima fra tutte quella di onorare il patto fatto con gli elettori e assicurare diritti e giustizia sociale.
  In questa drammatica crisi, a milioni abbandonano le cure. Togliere loro la sanità pubblica o chiamarli ad un'ennesima compartecipazione attraverso l'aumento dei ticket, sarebbe un crimine sociale.

  GIAN LUIGI GIGLI (SCpI) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo esprimerà voto favorevole sul provvedimento d'urgenza in esame.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, oggi quest'Aula è chiamata ad approvare il testo contenente le modifiche al cosiddetto «decreto Balduzzi», contenente disposizioni urgenti in materia sanitaria. Se l'articolo 1 ha trovato unanime consenso, venendo da tutti riconosciuta la necessità di superare definitivamente l'attuale organizzazione degli ospedali psichiatrici giudiziari, limitando al massimo la proroga necessaria e creando soprattutto le condizioni perché altre proroghe non siano più necessarie, è inutile negare che invece il testo approvato unanimemente in Commissione riguardo all'articolo 2 ha suscitato e sta suscitando ancora un grande dibattito, sia all'interno del Parlamento che nella comunità scientifica nazionale e internazionale e soprattutto nell'opinione pubblica.
  Se una parte dell'attenzione è stata forse sapientemente organizzata, provocando un autentico bombardamento di messaggi ripetitivi sulle caselle postali di tutti i deputati, è tuttavia indubbio che esista una preoccupazione di tante famiglie, affinché le speranze di cura suscitate da presunte terapie innovative non vadano deluse.
  Ciò detto, però, bisogna con forza ribadire che è inaccettabile il clima di sospetto che si è venuto a creare sui parlamentari: ancora stamattina ho ricevuto, come forse qualcun altro di voi, una e-mail che arrivava a largo giro, nella quale i parlamentari che non ricevevano uno stipendio di 1.000 euro dalle case farmaceutiche venivano invitati a votare contro questo provvedimento. Io mi chiedo e vi chiedo se ciò sia rispettoso della nostra dignità e del nostro mandato.
  È inaccettabile anche il clima di agitazione della piazza, che probabilmente è in atto ancora qui fuori, così come – ho già avuto modo di dirlo – sono inaccettabili le grida di «Assassino !» riservate al Ministro. È inaccettabile anche il tentativo di mettere in opposizione le esigenze della scienza con il diritto alla salute e alla libertà di cura. È inaccettabile soprattutto, a mio parere, la pretesa autoreferenziale di avere già tra le mani una terapia consolidata senza che ciò sia stato adeguatamente sottoposto al vaglio della comunità scientifica. Inaccettabile, a questo proposito, in particolare, la pretesa di passare dal risultato aneddotico al dato statisticamente valido, per quanto, appunto, non dimostrato.
  In questa vicenda si sono confrontate delle esigenze diverse. Certamente, vi è una esigenza, già richiamata in diversi interventi, di un rispetto del metodo scientifico, che è basato sulla prova e sulla ripetizione del risultato. Vi è anche stata un'esigenza di mettere nella giusta luce alcuni interventi della magistratura, ma soprattutto, vorrei dire, vi è stata l'esigenza di tutelare i pazienti sui rischi di possibili terapie non ancora sufficientemente sperimentate. E, infine – anche questo è stato già richiamato – vi è stata l'esigenza di confrontarsi con l'uso delle risorse in sanità, nella convinzione che sottrarre risorse da una parte per affidarle ad un'altra non ancora sufficientemente provata in termini di risultati significherebbe produrre un nocumento per tutta la collettività e soprattutto per le fasce più fragili di essa.
  La scienza e la correttezza della prassi clinica, dobbiamo ribadirlo in quest'Aula, sono a difesa del paziente, non sono contro le famiglie, non sono contro i pazienti: esse sono lì per evitare rischi, illusioni, false aspettative, speculazioni, abusi della credulità. Premetto che il sottoscritto è un convinto sostenitore delle ricerche in vista di possibili terapie con le cellule staminali: sono stato il primo a portare in Italia il premio Nobel Shinya Yamanaka. Questa, però, è una proposta di terapia – e va detto – la cui efficacia non è stata ancora provata, la cui tollerabilità non è stata ancora provata, che non è stata sperimentata per nulla nell'animale, che non ha nulla a che fare – e bisogna ribadirlo – con le terapie cosiddette «compassionevoli», che rispondono a una precisa definizione convalidata, appunto, da risultati di studi almeno di fase terza, che non ha nulla a che fare con le terapie palliative, che mirano al contenimento di alcuni sintomi senza avere la pretesa di incidere sul decorso della malattia.
  Soprattutto è una terapia i cui metodi e i cui risultati non sono stati ancora sottoposti a pubblicazione su riviste scientifiche. Una terapia, è stato detto prima dalla collega Locatelli, che se fosse utilizzata oggi su larga scala porterebbe ad un disastro per i costi della sanità pubblica. Viceversa, se essa fosse efficace, ma di provata efficacia, meriterebbe certamente un investimento su larghissima scala. Ritengo che il lavoro pregevole fatto nella XII Commissione (affari sociali), abbia permesso di perfezionare il testo pervenuto dal Senato trovando una soluzione che ritengo di grande equilibrio, una soluzione che mira a mettere insieme la continuità di cure per i pazienti che già sono sottoposti a questa terapia, con la trasparenza delle procedure e dei risultati; mira a salvaguardare la sicurezza del paziente; mira soprattutto alla necessità di valutare una volta per tutte con un metodo rigoroso se siamo di fronte ad un'autentica rivoluzione terapeutica, oppure piuttosto se siamo di fronte ad una gigantesca montatura. È per questo che è previsto che il monitoraggio avvenga sotto l'egida delle più importanti istituzioni scientifiche e sanitarie del Paese che – occorre ripeterlo – fanno onore a questo nostro Paese e gli permettono di avere la sanità di elevato livello che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto. Parlare male dell'Aifa piuttosto che dell'Istituto superiore di sanità, significa fare
danno a questo Paese. Per questo è stata accettata comunque una deroga alle procedure; è stato accettata una precisa durata nella convinzione che non bisognasse mandare a lungo questa vicenda; il Ministro ha garantito un impegno finanziario non trascurabile su questo tema, ed è per questo – ripeto – che a nome del gruppo di Scelta Civica per l'Italia esprimo oggi parere favorevole.
  Consentitemi tuttavia di aggiungere due brevissime osservazioni e conclusioni. Ho già detto e ripeto che la scienza e la medicina non possono essere fatte in risposta alla piazza ed alla magistratura. Il voto – spero all'unanimità – che uscirà oggi da quest'Aula, permetterà di resistere adeguatamente a queste pressioni. E questo è importante perché quand'anche ci fosse una risposta positiva alle esigenze della piazza o della magistratura, non per questo le scelte effettuate sarebbero da considerarsi validate dal punto di vista medico e dal punto di vista scientifico; un'autorizzazione a sperimentare senza controlli significherebbe soltanto calare il nostro Paese in una situazione di avventurismo scientifico. La scienza e la medicina sono per l'uomo e non sono contro l'uomo: questo dobbiamo spiegare alla popolazione. La gravità della situazione del paziente non autorizza a trasformare i malati in cavie sottoponendoli ad una sperimentazione selvaggia.
  Termino, signor Presidente, dicendo che purtroppo sembrerebbe che Stamina abbia già anticipato il suo rifiuto a partecipare a questa sperimentazione. Mi auguro che così non sia, che vogliano ripensarci, perché un rifiuto sarebbe certamente pretestuoso. Invito Stamina qui a non ritirarsi, altrimenti dobbiamo credere che essa non voglia verifiche e controlli e dovremmo avanzare il dubbio, appunto, che si sia trattato di una gigantesca montatura.
  Infine – e termino per davvero – credo che dovremmo in futuro dotarci degli strumenti perché nuovi casi Di Bella o nuovi casi Stamina non possano più balzare all'interesse di quest'Aula senza aver superato adeguati filtri (Applausi).

  RAFFAELE CALABRÒ (PdL) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul disegno di legge di conversione in esame.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, Signora Ministra, membri del Governo, colleghi, innanzitutto consentitemi di ringraziare il relatore, il presidente Vargiu, e i colleghi tutti della XII Commissione (affari sociali) per l'egregio e accurato lavoro svolto in questi giorni. Un grazie sincero va anche a tutta l'Aula; il dibattito di venerdì ha evidenziato un radicato senso di responsabilità da parte di tutti i gruppi parlamentari che, esprimendosi a favore del testo licenziato dalla Commissione, hanno preferito il linguaggio della verità rispetto alla ricerca del facile consenso, anche a rischio di risultare impopolari. Finalmente è stato avviato un iter corretto per la dismissione degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) nei tempi e nei modi più opportuni.
  E sull'articolo 2, signor Ministro, mi consenta di esprimere un apprezzamento mio personale e del mio gruppo per la determinazione mostrata e per aver contribuito con grande equilibrio, nonostante il clima ostile di una parte dell'opinione pubblica, ad agevolare un confronto altamente costruttivo. Ha avuto ragione, signor Ministro, quando ha sottolineato che si è fatto di tutto per tenere presente, da un lato, le sofferenze di quanti vivono un dramma, ma non tralasciando mai la necessità di mettere in sicurezza e dare un'opportunità di sperimentazione a questo metodo. È vero che Parlamento e Governo non sono stati mossi da nessun pregiudizio, ma soltanto dalla volontà di arrivare ad una soluzione condivisa che tenga atto del rigore scientifico e che venga incontro alle necessità e ai bisogni delle famiglie. Non sto a sottolineare i vari passaggi del provvedimento. In estrema sintesi, ritengo che le modifiche apportate al «decreto Balduzzi» rappresentino la sintesi felice tra le giuste richieste delle famiglie dei malati e la necessità di tutelare la salute dei pazienti.
  Onorevoli colleghi, consentimi un appello ai cittadini che, probabilmente, sull'onda dell'emotività, non considerano le insidie che possono celarsi dietro una sperimentazione che non avvenga secondo criteri scientifici chiari. Lo diceva un attimo fa il collega Buttiglione: la scienza è ricerca della verità. La base del metodo scientifico è rappresentata dalla ripetitività dei metodi utilizzati. Finalmente stiamo chiedendo che la chiarezza e la trasparenza dei metodi ci conducano alla verità nel solo interesse dei tanti pazienti e delle loro famiglie. È ancora vivo quanto è accaduto con la cosiddetta terapia Di Bella. Anche allora come oggi – e lo ricorderà bene l'allora Ministro Bindi – era forte la contrapposizione tra la scienza e le sue esigenze e una grossa fetta della società civile. Anche allora toccò al Parlamento decidere con determinazione e saggezza perseguendo esclusivamente l'interesse del malato. La cura Di Bella si rivelò un'illusione; le istituzioni avevano compiuto la scelta giusta. Eppure, non siamo rimasti sordi alle richieste dei cittadini e dei parenti dei piccoli pazienti. Tutto ciò che chiediamo è che la sperimentazione avvenga in modo corretto e vigilato. In medicina e nella ricerca non si può prescindere dall'osservanza di regole riconosciute dalla comunità scientifica internazionale e non per nulla si parla di rigore scientifico. Si tratta di rispettare un iter che tutela i pazienti di oggi e di domani. Non vogliamo mortificare le speranze, ma vogliamo che siano fondate. Un iter corretto universalmente riconosciuto dai ricercatori e che la fondazione Stamina sembra rifiutare, minacciando di non collaborare e di non rendere pubblico il protocollo.
  Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: se l'interesse della fondazione corrisponde a quello espresso da quest'Aula, ossia porre la sicurezza del paziente al primo posto, perché tanta reticenza alla trasparenza e ai controlli degli organi competenti ? Lascio a quest'Aula la risposta. Da medico e da ricercatore che ha dedicato la sua vita professionale alle gravi malformazioni congenite del cuore, ma anche, se mi permettete, da padre e da nonno, capisco che un genitore, disperato per la salute del proprio figlio, preferisca tentare qualsiasi cura anche al di fuori di sperimentazioni autorizzate piuttosto che restare inerte dinanzi alla progressione di una patologia. Ma la triste e semplice verità è che, senza dubbio, il settore delle cellule staminali mesenchimali rappresenta un importante ambito di ricerca sperimentale clinica, ma, purtroppo, restiamo ancora in attesa di concreti ed evidenziabili risultati terapeutici.
  Nell'esprimere il voto favorevole del gruppo del PdL, ribadisco che in un Paese civile una classe politica non dovrebbe aver paura di dire con chiarezza e a testa alta ai suoi cittadini che la ricerca e la scienza medica hanno le loro dure regole da seguire, assolutamente necessarie per tutelare la salute dei cittadini. Il non rispettarle potrebbe rivelarsi fatale (Applausi).

  SILVIA GIORDANO (M5S) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul disegno di legge di conversione in esame.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, Ministro Lorenzin, colleghi, il MoVimento 5 Stelle voterà in modo favorevole il decreto-legge n. 24 del 2013 così come emendato all'unanimità dalla XII Commissione (affari sociali). Doverosa è la motivazione, in particolare per quanto riguarda l'articolo 2, che dà il via alle sperimentazioni di terapie avanzate con cellule staminali mesenchimali, con un unico paletto: che ciò che viene somministrato ai pazienti non deve essere nocivo. Fin da subito, il MoVimento 5 Stelle ha dato massima attenzione a quello che ormai è conosciuto come caso Stamina. Abbiamo cercato di reperire più informazioni possibile per arrivare davvero preparati al fatidico giorno del voto. Cerchiamo brevemente di ricostruire i vari passaggi.
  Da quando è scoppiato il caso mediatico, sui giornali si sono lette le più svariate affermazioni da parte del professor Vannoni e del dottor Andolina, rispettivamente, presidente e vicepresidente di Stamina foundation. Alcune in particolare mi hanno colpito, ossia quelle secondo cui le informazioni sul metodo non potevano essere disponibili perché c'era una richiesta di brevetto sottoposta ad appositi uffici. E, infatti, appena abbiamo provato a cercare informazioni per capire in cosa consistesse tale metodo, abbiamo avuto difficoltà incredibili: non abbiamo trovato assolutamente nulla. Da qui la prima necessaria osservazione: come mai in un ospedale pubblico si dà il via libera ai medici di iniettare ai pazienti qualcosa di ignoto ?
  Successivamente, finalmente, si riesce a sapere qualcosa in più. Sul portale dell'ufficio brevetti americano si può leggere la richiesta che Stamina aveva presentato. Da quanto scritto, il metodo propone di prendere cellule dal midollo osseo, tenerle in coltura per tre settimane, quindi, modificarle totalmente, e poi trattarle per quaranta minuti, fino a due ore, con alcool ed acido retinoico, ottenendo così la conversione di queste cellule in neuroni, che così facendo diventano utili da un punto di vista terapeutico. Già solo da questa descrizione del procedimento, si può capire perché questo procedimento è impossibile che venga considerato come un trapianto. In ogni caso, come è pubblica la richiesta di brevetto, è pubblica anche l'opinione dell'ufficio brevetti che dà un parere preventivo con una risposta estremamente negativa, che dice, e cito: «Non c’è niente in questo testo che possa essere qualificato come metodo, perché non sono dettagliate le operazioni che in mano esperta possano replicarlo; e aggiungiamo: cautela, perché di fatto questo presunto metodo potrebbe essere tossico e addirittura dannoso alle cellule».
  Questo però non ci è bastato, per il MoVimento 5 Stelle non è stato sufficiente, tanto che, prima autonomamente e, poi, con tutta la Commissione affari sociali, abbiamo voluto approfondire l'argomento. Abbiamo incontrato l'Istituto superiore di sanità, l'Aifa, il Centro nazionale trapianti, alcuni professori della comunità scientifica, Stamina foundation, rappresentata dal professor Vannoni e dal dottor Andolina, e le associazioni dei familiari. Alcune di queste due volte, come il professor Vannoni sa bene, visto che è una di quelle persone, se non forse la persona, che abbiamo incontrato più volte. Questo tengo a sottolinearlo e mi aspettavo che ciò venisse fatto anche dallo stesso professor Vannoni, per porre così fine alle critiche di tutti coloro che, non bene informati, ci accusano di non averlo ascoltato, di aver sentito tutti tranne Stamina.
  Le informazioni raccolte portavano sempre più a pensare che un metodo reale, come detto dall'ufficio brevetti americano, non fosse presente. Troppi aspetti di Stamina foundation, fin dalla sua origine, non sono né chiari né trasparenti. Anche le loro affermazioni non sono sempre lineari, come quando, nel 2011, hanno detto di voler effettuare la preparazione delle cellule in laboratori GMP seguendo il loro metodo, e adesso che votiamo perché ciò avvenga, affermano che non è possibile. Siamo stati sempre per la trasparenza in tutti i campi: avremmo, forse, dovuto esserlo ancora di più ora che si parla della salute dei cittadini, facendo rispettare così del tutto la legge italiana che regola la sperimentazione.
  Ma è anche vero, allo stesso tempo, che abbiamo l'obbligo di sentire tutte le famiglie e di prendere in considerazione i miglioramenti dei piccoli pazienti in cura da Stamina foundation, e non possiamo non ascoltare chi, ad alta voce, sta chiedendo a noi tutti di non mettere fine alla speranza. È per questo che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo deciso, insieme a tutta la Commissione, all'unanimità, non solo di far terminare le cure a chi le ha iniziate, ma anche, stanziando fino a 3 milioni di euro, di far partire la sperimentazione anche in deroga alla normativa italiana, che prevedeva regole molto più ferree e tempi molto più lunghi. Ed infatti, solo la preparazione delle cellule e non anche, come erroneamente viene detto, la sperimentazione, verrà effettuata in laboratori GMP, rispettando così le linee guida sulla sicurezza del paziente contenute nella normativa comunitaria.

  Il metodo quindi non cambierà, sarà sempre quello previsto dal professor Vannoni.
  Abbiamo, oltretutto, stabilito che il Ministero della salute istituisca un osservatorio costituito dall'Aifa, dall'Istituto Superiore di Sanità, dal Centro Nazionale Trapianti e dalle associazioni dei familiari. Ora, ditemi, come si può dire che abbiamo fatto l'interesse delle lobby farmaceutiche ? Come si può dire che non ci siamo voluti prendere delle responsabilità ? Come si può dire che siamo stati ingenui e che ci siamo lasciati condizionare – parole dette dallo stesso Andolina – o che – sempre come ci ha voluto definire Andolina – siamo pericolosi ? Forse dovremmo tutti ricordare, come in parte ha già fatto il collega Gigli, le parole del dottor Yamanaka, specializzato in cellule staminali e premio Nobel per la medicina: «Non dobbiamo ignorare le leggi e le regole che esistono per proteggere i pazienti».
  L'attenzione mediatica è così forte che ormai riceviamo critiche che sembrano più slogan che obiezioni con una base di fondamento logico, e non posso non rivolgermi un attimo alle famiglie e a tutti coloro che sostengono Stamina e il professor Vannoni, che in questo periodo hanno mandato, a noi tutti, e-mail di ogni tipo. Se pensate davvero che la nostra decisione vada in una direzione sbagliata, spiegateci il perché, ma che sia un perché motivato e con basi solide; sapete benissimo che noi siamo qui ad ascoltarvi. Ricordo che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre cercato, e anche trovato, il confronto, soprattutto con voi. Subito dopo i lavori della Commissione abbiamo parlato con alcuni dei rappresentanti delle famiglie qui alla Camera, ci siamo precipitati in piazza alla vostra manifestazione, pur sapendo che, molto probabilmente, avremmo ricevuto solo contestazioni; ci sentiamo telefonicamente, via e-mail e con tutti i mezzi a disposizione. Nonostante la disperazione e il difficile momento che state attraversando, e noi con voi, non riteniamo corretto aver ricevuto delle vere e proprie minacce, ricevuto accuse di non aver prestato orecchio alle vostre esigenze, accuse di aver commesso crimini contro l'umanità e, soprattutto, non potete dire che noi non capiamo cos’è il dolore, addirittura augurandoci che la sofferenza e la disperazione colpiscano le nostre famiglie (Applausi).
  Cari colleghi, scusatemi se faccio un attimo una digressione personale, ma il dolore e la disperazione sono entrati nella mia famiglia il 25 novembre del 2010 – e perdonate, qui, anche l'emozione –, giorno che non dimenticherò mai, quando mia madre venne praticamente stroncata da una diagnosi di SLA, sclerosi laterale amiotrofica. Sono stati giorni, mesi, anni difficilissimi dove in famiglia abbiamo dovuto imparare ad essere infermieri, badanti, accompagnatori, oltre che figli, e sempre con il sorriso, per dare una parvenza di serenità. Sono stati periodi duri che paradossalmente si stanno calmando, ora, solo perché mia madre, da persona attiva e sportiva quale era, è costretta a letto, non muove più nulla, se non un cenno con la mano destra, ed ha un respiratore che le copre l'intero volto almeno per quindici ore al giorno. Non parla più se non con un lieve battito di ciglia e credetemi, anche io darei qualsiasi cosa, non per vederla come prima, ma almeno per sentire nuovamente la sua voce. Ed è proprio per questo motivo che ho conosciuto molti di voi ad alcune manifestazioni a favore della ricerca; ed è proprio per questo motivo che sono voluta andare fino in fondo a questa storia; ed è proprio per questo motivo che sono davvero fiera nel vedere che tutta la Commissione ha voluto far partire la sperimentazione nonostante le forti ombre; ed è proprio per questo motivo che noi del MoVimento 5 Stelle voteremo in modo favorevole alla conversione del decreto-legge; ed è proprio per questo motivo che, con forza, con determinazione e sempre con grande speranza, dico e diciamo: «Sì alla sperimentazione, sì alla trasparenza, sì alla vita !» Abbiamo fatto qualcosa che nessun Parlamento, in nessuno Stato europeo, ha osato fare.
  Vorrei concludere con un appello al professor Vannoni, visto che Andolina
continua, in prima persona, con attacchi mediatici: «Professor Vannoni, mi rivolgo a lei perché, nonostante quel che si dice, noi abbiamo fatto ciò che potevamo; ora tocca a lei; se crede davvero che il suo metodo funzioni, che possa realmente salvare la vita di quei bambini, lo dimostri, lo sottoponga, senza esitare, a sperimentazione; noi non abbiamo fatto altro che darle questa possibilità. Non ci deluda» (Applausi – Congratulazioni).

  DONATA LENZI (PD) (Vedi RS). Ritiene che il provvedimento d'urgenza in esame rappresenti un punto di equilibrio tra l'esigenza di garantire regole e certezze in campo sanitario e l'introduzione di nuove terapie per patologie finora non curabili.

  DONATA LENZI. Grazie Presidente. Stiamo discutendo, in questa Aula, in modo unanime direi, avendo condiviso prima un percorso insieme che ci porta a una proposta che andremo a fare al Senato che è la proposta di tutti, di tutti i gruppi parlamentari. Noi stiamo discutendo oggi, avendo ricevuto due spinte contrapposte tra di loro e dovendo rispondere a due esigenze tra di loro profondamente diverse. La prima, che conosciamo bene, noi che ci occupiamo soprattutto di sanità, è la richiesta sempre maggiore di sicurezza; quando arrivano nuovi farmaci, nuove terapie, nuove cure oltre alla speranza si somma la richiesta di certezza, di sicurezza, di non correre rischi. Tornano alla memoria episodi tristi della storia della medicina, anche recente, dal caso del talidomide al sangue infetto, agli errori che spesso finiscono nelle cronache dei giornali; quello che sviluppa e fa crescere una medicina difensiva perché di fronte a noi i nostri concittadini ci chiedono più regole, più certezze, più sicurezza.
  Poi a un certo punto le stesse persone, spinte dalla disperazione, ci chiedono di accantonare tutto, accantonare le regole, i regolamenti, le normative, i controlli e lasciare che si tenti qualsiasi cosa, addirittura farsi iniettare sostanze non conosciute, con composizioni che non conosciamo, in nome della speranza.
  E noi dobbiamo rispondere a entrambe queste esigenze, dobbiamo comprenderle, trovare un punto di equilibrio, quello che abbiamo fatto è stato cercare, e io ritengo trovare, un punto di equilibrio. E la risposta è stata indicata dal Senato in realtà ed era: sperimentiamo ! Mettiamo alla prova ! Vediamo che cosa succede ! Ma per sperimentare, per validare un procedimento occorre un'autorità terza, occorre trasparenza, occorrono protocolli noti, occorre la possibilità di ripetere quella sperimentazione in altre sedi e in altri luoghi, di fronte alla stessa patologia nella stessa situazione, cioè richiede un metodo scientifico.
  Il Senato ha scritto e ha detto sperimentazione clinica e io devo dire non ho compreso perché la lettura che ne è stata data all'esterno dall'associazione Stamina, dalle famiglie e da altri, è stata quella di una liberalizzazione, chiunque poteva andare dovunque e chiedere che si praticasse questa cura, perché nel momento in cui si trova scritto «sperimentazione clinica» si è sottoposti alla normativa che la regola, che è una normativa europea.
  Quindi bisognava chiarire meglio, rispondendo così alle sollecitazioni che sono venute dalla comunità scientifica, dalle sollecitazioni che sono venute da tutte e tre le autorità di controllo, Aifa, Istituto superiore di sanità e il Centro nazionale trapianti. Quello che la Commissione ha fatto e propone all'Aula è rispondere a questa esigenza, decidere salomonicamente che fosse l'Istituto superiore di sanità quello ad avere la responsabilità di avviare, di coordinare questa sperimentazione. Bene ha fatto il Ministro a trovare le risorse per poter finanziare la sperimentazione che, io vorrei ricordare, finora non è vero che è stata gratuita perché ogni giorno di ricovero in un ospedale pubblico costa e viene pagato dal Sistema Sanitario Nazionale e questo è quello che finora è avvenuto, magari in base alle ordinanze dei giudici; abbiamo trovato le risorse, abbiamo avviato un percorso, e l'abbiamo fatto seguendo le regole europee nella loro sostanza e quindi nella tutela della sicurezza di quello che si va a fare con una speranza, che non è più individuale, non è più del singolo, ma diventa di tutti e cioè quella di aver trovato una terapia che dia risposta ad almeno alcune delle gravi malattie neurologiche che si pongono alla nostra attenzione o a quelle che rientrano nella categoria delle malattie rare.
  Una risposta ripetibile, applicabile, assunta dal Servizio sanitario nazionale: c’è un tema grandissimo di adeguamento del nostro Sistema sanitario all'utilizzo delle staminali, a riflettere sulle conseguenze.
  Per esempio, guardando l'elenco delle cell factory, dei laboratori autorizzati a muoversi in questo settore, colpisce che mancano al sud: quindi, è forse necessario cominciare a porsi il tema di portare anche nell'altra metà del Paese queste nuove terapie. Colpisce il fatto che non tutte le strutture ospedaliere in tutte le regioni dispongono di tali terapie: questo è un obiettivo impossibile da raggiungere, ma almeno dovremmo darci l'obiettivo di averne una per ogni regione in grado di applicare queste nuove possibilità della medicina. Perché, ricordiamocelo: non è vero che in Italia non si fa ricorso alle staminali, e non è vero che in Italia non ci siano altri luoghi e altre sedi di ricerca sulle staminali e sulle staminali mesenchimali.
  Questa è la proposta che noi andiamo a fare; e speriamo che la Fondazione Stamina, i suoi promotori, spinti anche dalle famiglie, accettino questa possibilità: non la chiamerei sfida, è proprio una possibilità, quella di provare nel concreto la tenuta del metodo che si dice di aver trovato.
  Ma il decreto-legge non è solo questo. Questo decreto-legge, che come tutti i decreti-legge ha ragioni di urgenza e di necessità, ha anche ragioni di umanità alla sua base. Umanità nel tentare di rispondere ai bisogni dei pazienti e delle loro famiglie, ma anche umanità nel portare a termine, o meglio, fare un altro passo avanti sulla questione della chiusura di quello scandalo che sono gli OPG, ospedali psichiatrici giudiziari. Perché il risultato vero sarà quando li avremo chiusi: allora diremo «abbiamo finito». Per ora facciamo un ulteriore passo, che prevede una presa in carico da parte del Sistema sanitario almeno dei pazienti che vengono dichiarati non pericolosi; con tutte le attenzioni, le preoccupazioni che i colleghi hanno rilevato, con tutta l'esperienza che ci viene da quanto è maturato nei nostri dipartimenti di salute mentale, e penso in particolare all'esperienza di Trieste.
  Umanità, infine, nell'accogliere la sollecitazione che è venuta dalle famiglie, umanità nel rispondere ai bisogni di coloro i quali spesso la famiglia non ce l'hanno più, uomini e donne al confine, in condizioni sanitarie spesso disperate. Credo che in questo modo il Parlamento abbia fatto un grande passo avanti, abbia licenziato un provvedimento molto equilibrato, perché, oltre che della necessità, dell'urgenza, oltre che delle risorse, ha provato a tener conto anche di una comune umanità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  Interviene per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato MARCO DI LELLO (Misto) (Vedi RS).

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, di fronte all'appuntamento inevitabile col buio l'uomo ha bisogno di credere: solo pochi fortunati o sfortunati – dipende dal punto di vista – rinunciano a credere. I romani al mattino varcavano la soglia della propria casa solo col piede destro, ed erigevano templi a diverse divinità. Ai giorni nostri molti intraprendono lunghi viaggi e si recano a centinaia di migliaia di chilometri in visita a santuari, con l'ultima speranza di un miracolo. Stalin aveva bandito la religione e chiuso le chiese, ma oggi a nessuno verrebbe in mente di impedire, limitare o censurare i pellegrinaggi a Lourdes, perché tutti abbiamo più o meno consapevolmente accettato il principio voltairiano della libertà come cardine della civiltà moderna. Non a caso è scritto nella nostra Costituzione che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e garantisce cure gratuite agli indigenti.
  La decisione di consentire le cure per diciotto mesi nelle strutture pubbliche sotto il controllo di medici e laboratori, per sapere se quelle cure sono state utili oppure no, mi sembra un compromesso onesto. Personalmente, ho massimo rispetto per il lavoro della Commissione, della deputata Locatelli e del Ministro Lorenzin.
  Ne ho meno per gli atteggiamenti del dottor Vannoni, ma non avendo da laico né certezze né risposte ma solo dubbi, mi chiedo se sia stato fatto tutto quanto lo Stato doveva e poteva fare, non solo per proteggere i cittadini dagli imbroglioni e garantire loro cure giuste, ma anche se gli ha lasciato la libertà di sperare, perché anche la speranza è un diritto da tutelare, forse l'ultimo quando tutto il resto è irrimediabilmente andato perduto. Quando si sta andando incontro alla morte o si vedono i propri figli spegnersi per un male incurabile non c’è rischio, effetti collaterali, insuccessi o nuove patologie che possono avere lo stesso peso, né tanto meno possiamo comprimere la speranza adducendo motivi di budget. Mi vergognerei di uno Stato che lascia morire i propri figli per questioni di bilancio.
  Anche per questo, saluto positivamente la scelta di consentire il prosieguo del trattamento per i malati già in cura perché non potrei mai convivere con una mia scelta che limiti la libertà di scelta altrui, perché quel diritto – il diritto alla speranza – nessun uomo o donna ha il diritto di negarlo a chicchessia, men che meno io, senza se e senza ma (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo. (Vedi RS)

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,15).

  Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati GIUDITTA PINI (PD) (Vedi RS), MARIA EDERA SPADONI (M5S) (Vedi RS), ANTONELLO GIACOMELLI (PD) (Vedi RS), MATTIA FANTINATI (M5S) (Vedi RS), MATTEO BRAGANTINI (LNA) (Vedi RS), ALESSIA ROTTA (PD) (Vedi RS), DANIELE DEL GROSSO (M5S) (Vedi RS), GENEROSO MELILLA (SEL) (Vedi RS), ROCCO BUTTIGLIONE (SCpI) (Vedi RS), ANNA MARGHERITA MIOTTO (PD) (Vedi RS), PAOLA BINETTI (SCpI) (Vedi RS), MATTEO MANTERO (M5S) (Vedi RS), FEDERICA DIENI (M5S) (Vedi RS) e ELENA CENTEMERO (PdL) (Vedi RS), nonché, per sollecitare la risposta a loro atti di sindacato ispettivo, i deputati ROBERTO RAMPI (PD) (Vedi RS) e MATTEO MAURI (PD) (Vedi RS); il PRESIDENTE (Vedi RS) rende ripetute precisazioni ed interviene altresì per un richiamo al Regolamento il deputato ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS).

  GIUDITTA PINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 20 maggio di un anno fa, 365 notti fa, abbiamo scoperto cosa volesse dire la parola «terremoto». La nostra terra, sempre grassa e generosa con noi, in cui siamo cresciuti e che ci ha cresciuti, si è svegliata e ci ha svegliati nel cuore della notte.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, come la collega Giuditta Pini chiedo di poter intervenire per ricordare, appunto, che è trascorso esattamente un anno da quando l'Emilia ha subito il terribile sisma che ha lasciato un segno indelebile nel cuore della comunità, nel tessuto sociale e nel tessuto economico del territorio.
  Alle ore 4,03 di domenica 20 maggio 2012 vi è stata la prima scossa, di magnitudo pari a 5,9 gradi della scala Richter e con profondità di 6,3 chilometri, a cui hanno fatto seguito, nella stessa giornata, ulteriori scosse di magnitudo elevata. Il bilancio umano è stato pesantissimo: sono decedute 27 persone, mentre i feriti sono stati oltre 300. Vorrei evidenziare il fatto che le vittime sono state, soprattutto, gli operai rimasti uccisi mentre lavoravano all'interno dei capannoni crollati di cui, allo stato attuale, solo alcuni nel rispetto delle norme edilizie. Ricordo, in tal senso, l'inchiesta della procura di Modena, che da un anno sta proseguendo le indagini per fare luce sulle eventuali responsabilità per i 15 lavoratori morti nei crolli dei capannoni e che, al momento, vede 40 indagati a Modena e 28 a Ferrara. Ricordo, inoltre, che la stessa procura sta indagando anche per capire se ci sono state trivellazioni abusive che abbiano potuto influire sugli effetti delle scosse.

  ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, 14 anni fa nei pressi della sua abitazione veniva ferito a morte, dalle Brigate Rosse, Massimo D'Antona (Applausi).
  Questa mattina le istituzioni, le forze politiche, i sindacati, tanti studenti, tante persone comuni, lo hanno ricordato nel luogo dell'agguato, insieme alla moglie Olga e alla figlia Valentina, cui va ancora la nostra solidarietà.
  Ma abbiamo creduto necessario ricordarlo qui in quest'Aula per quello che Massimo D'Antona è stato per le istituzioni e per il Paese: professore, un apprezzato giuslavorista, impegnato nella CGIL, convinto sostenitore di un ruolo del sindacato che fosse protagonista della trasformazione e dell'innovazione, che fosse soggetto del processo di cambiamento e non rivolto alla conservazione dell'esistente. Si è misurato con i temi della rappresentanza, della contrattazione integrativa, della trasformazione del settore pubblico, sempre con quell'idea di proporre, di svolgere una funzione di iniziativa, di non collocarsi a difesa dello status quo. È qui, soprattutto qui, la forza – io credo – della sua straordinaria capacità di una vera sostanziale, quanto mai sbandierata, azione riformatrice. Non temeva di misurarsi con temi difficili, non era un imbonitore, era un convinto sostenitore del confronto, del dialogo, non temeva di ricordare che la effettività, questione che gli stava a cuore, delle situazioni sostanziali garantite ai lavoratori non poteva prescindere da un confronto con quelle norme costituzionali che impongono coerenza tra i costi dello Stato sociale e la dinamica della spesa pubblica. Aveva piena consapevolezza di quanto fossero centrali nella vita democratica i temi di cui si occupava. Scriveva: ci sono diritti fondamentali che devono riguardare il lavoratore non in quanto parte di un qualsiasi rapporto contrattuale, ma in quanto persona che sceglie il lavoro come proprio programma di vita, che si aspetta dal lavoro l'identità, il reddito, la sicurezza, cioè i fattori costitutivi della sua vita e personalità. Il lavoratore non è una merce insomma: questo è un principio così presente nella vita, nell'opera e nell'impegno di Massimo D'Antona. E per queste idee, per l'ostinazione a scommettere sul confronto e sul pensiero, per sciogliere i nodi del conflitto sociale, che Massimo D'Antona ha pagato con la vita, colpito da quella violenza estremista, da quella violenza del terrorismo, che si è mostrata nel nostro Paese capace di scegliere con sorprendente acuta raffinatezza i suoi bersagli: Massimo D'Antona, come Ruffilli, come Bachelet, come Tarantelli, come Biagi, come tanti altri, ciascuno con la sua storia, ciascuno con il suo specifico, tutti colpevoli agli occhi dei terroristi dello stesso reato: mettere il confronto delle idee, la forza del pensiero a fondamento della vita civile e della vita delle istituzioni. Signor Presidente, viviamo un tempo in cui sembrano prevalere nella vita pubblica, da un lato, un efficientismo fattuale spesso privo di profondità e prospettiva, dall'altro, un populismo urlato e spesso aggressivo. Ricordare Massimo D'Antona e il suo stile, fondato sul dialogo, sull'attenzione alle opinioni, può sembrare dunque un rituale, ma per noi non è così. Le istituzioni vivono di memoria e vivono del ricordo di quanti le hanno servite. E per noi ricordare Massimo D'Antona e il suo sacrificio, il sacrificio della sua vita, significa ribadire la nostra fede nel ruolo riformatore della politica. Significa ribadire la nostra fede nella forza delle idee, che è più forte di ogni violenza, e vuol dire grazie alla passione civile, all'intelligenza e allo stile con cui Massimo D'Antona ha servito la comunità civile, le istituzioni e l'Italia (Applausi).

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, anche io, da veronese, ricordo il terremoto, perché anche i comuni veronesi si trovavano molto vicini al cratere. Lo ricordo, soprattutto, anche come ingegnere, perché il nostro intervento fu massiccio, in seguito, per analizzare la situazione.
  Mi preme anche portare all'attenzione che il Veneto, in questi giorni, sta vivendo una situazione drammatica. Giungono notizie allarmanti dalle province di Verona, Padova, Vicenza: quartieri allagati, insediamenti industriali inagibili, popolazione in ginocchio. Purtroppo, nella tragedia si registra anche una vittima nella provincia di Verona.
  L'assurdo di questa situazione è che pare ripetersi, nella stessa forma, quanto è successo nel novembre 2010, come se in questi quasi tre anni non si fosse fatto nulla. È assurdo che piogge di particolare intensità possano mettere in ginocchio un'intera regione con tempi di ritorno così brevi.
  Chiediamo, quindi, al Governo che il problema del Veneto diventi prioritario nell'immediato. Inoltre, siamo a conoscenza che, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 13 novembre 2010, n. 3906, recante «Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della regione Veneto nei giorni dal 31 ottobre al 2 novembre 2010», il presidente della regione Veneto è stato nominato commissario delegato per il superamento dell'emergenza derivante dagli eventi di cui in premessa e sono stati stanziati, per gli interventi previsti dall'ordinanza, 300 milioni di euro, da porre a carico del Fondo della protezione civile. Chiediamo, inoltre, che il Governo informi sulla situazione dei fondi, soprattutto di come sono stati spesi.
  I cittadini veneti pretendono un'attenzione attiva, concreta, reale, e non un mare di parole, di promesse e di strumentalizzazioni politiche. Inoltre, vanno attualizzati progetti concreti di salvaguardia ambientale, stabiliti tempi certi di intervento. Vanno stanziati fondi a situazioni di vero bisogno e programmi di ampio respiro a lungo termine. Va introdotta una semplificazione reale sul controllo del territorio, una sburocratizzazione che elimini le sovrapposizioni tra enti e le lungaggini che ne derivano. I progetti, validi peraltro, vi sono; progetti che salvaguarderebbero il territorio e che pare vengano spesso osteggiati da piccoli interessi locali, barattati come prebende politiche.
  Nell'ambito del dibattito che in questi giorni accende le questioni politiche sulla tassa IMU, chiediamo, inoltre, si faccia, sin d'ora, un'analisi sulla possibilità di esonerare dal pagamento dell'IMU le attività produttive colpite dall'emergenza, perché gli imprenditori possano concentrare risorse e forze sul ripristino delle strutture e la salvaguardia conseguente dei posti di lavoro.
  Chiediamo, inoltre, al Ministro dell'ambiente, onorevole Orlando, al Ministro dello sviluppo economico, veneto peraltro, Flavio Zanonato, e al Ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, di programmare quanto prima una visita alle zone colpite dal disastro, in modo da catalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica nazionale sul Veneto e programmare con gli enti locali per lo meno le iniziative da realizzarsi nell'immediato, perché i cittadini veneti non debbano sentirsi, ancora una volta, abbandonati dallo Stato. Ringrazio per l'intervento l'ordine degli ingegneri di Verona (Applausi).

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, mi unisco alle parole del collega, anche se vedo che manca il Governo, ma speriamo che leggano...

  ALESSIA ROTTA. Signor Presidente, mi riferisco agli stessi fatti, soprattutto alla gravità degli stessi fatti che si ripetono ad appena due anni e mezzo di distanza negli stessi luoghi, nell'est veronese: tra Verona e Vicenza, una stessa alluvione. Un cittadino veronese è morto annegato, travolto dalla violenza delle acque.
  Noi colleghi veronesi del PD vorremmo sottolineare che non si tratta di una tragedia inevitabile, né di eventi imprevisti né imprevedibili, ma vorremmo anche sottolineare le responsabilità che forse sono da attribuire a qualcuno e chiediamo anche che il Governo possa accertarle. Infatti il presidente della regione, Luca Zaia, all'epoca era stato nominato commissario straordinario per gli interventi di messa in sicurezza ed erano stati stanziati dei finanziamenti. Ci chiediamo – e chiediamo che il Governo lo accerti – se quei finanziamenti erano adeguati e che si accerti anche come mai, a questo punto, nessun intervento risolutivo sia stato realizzato, come ad esempio i bacini di laminazione, e perché non siano stati realizzati.
  Chiediamo anche di valutare se sia possibile decretare lo stato di calamità naturale proprio in ragione dei precedenti. Chiediamo se sia possibile considerare anche se si possono attivare poteri sostitutivi del prefetto e di valutare l'opportunità dell'avvio di una procedura di urgenza. Chiediamo anche di chiarire quali possano essere i poteri in capo eventualmente ai comuni interessati nelle fasi di emergenza e se sia nella loro facoltà la rottura degli argini per evitare danni nei centri abitati, ma anche, come da ultimo si è verificato, la morte e il decesso di persone (Applausi).

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo e riguarda un servizio andato in onda nei giorni scorso sul programma televisivo Le Iene, dove un presunto collaboratore di un senatore, «presunto» perché nell'anonimato, denuncia alcuni deputati e senatori di percepire «mazzette» – è questo il termine giusto se così fosse – da parte di lobby, come quelle del gioco delle slot e dei tabacchi, in modo da alterare nelle Commissioni il voto a loro vantaggio.
  Invito questo Governo a fare chiarezza e invito coloro che sanno a parlare, perché l'accaduto qualora risultasse vero – ed è molto probabile che così sia – è sinonimo di corruzione all'interno di questi palazzi.
  Concludo affermando che forse solo ora capiamo con maggiore precisione il motivo per cui i famosi 98 miliardi sono stati abbonati da parte delle istituzioni ai gestori delle slot machine.
  Per dirla con le parole di De Andrè, lo Stato che fa ? Si indigna, si impegna e poi getta la spugna con gran dignità. Noi quella spugna non la getteremo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento per evidenziare anche io come siamo in presenza di un fatto di gravità inaudita. Poiché si tratta di una trasmissione pubblica credo che la notizia di reato debba essere perseguita. Ovviamente nessuno di noi è in grado di stabilire se quella denuncia corrisponda al vero.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia voce e quella del mio gruppo a quella dei due colleghi che hanno preso la parola precedentemente. Abbiamo l'obbligo, il dovere, di tutelare l'onorabilità dell'istituzione parlamentare che è sede della sovranità popolare. Non possiamo tollerare che questa sia offesa e, se risultassero confermati, comportamenti come quelli che sono stati denunciati sarebbero gravemente lesivi dell'onorabilità di tutto il nostro Parlamento e di ciascuno di noi. Ognuno dovrebbe vergognarsi di stare in un'Aula insieme con persone le quali vendono il loro mandato parlamentare, tradiscono l'onore che il popolo ha loro affidato.
  Signor Presidente, io le chiedo di riferire in Ufficio di Presidenza, chiedendo che vengano adottati opportuni provvedimenti: provvedimenti ricognitivi, provvedimenti – non so se sia opportuno parlare di una Commissione d'inchiesta, facendo riferimento anche all'autodichia parlamentare – ma comunque provvedimenti di tale natura da dare alla pubblica opinione la certezza che in questo Parlamento non si fanno mercati del genere. Se poi dovesse risultare che questa è una calunnia, ovviamente bisognerebbe provvedere contro coloro i quali hanno messo in circolazione questa calunnia. Non si deve poter offendere impunemente il Parlamento italiano: l'offesa più grave sono eventuali comportamenti illegali dei membri del Parlamento, l'offesa meno grave è comunque la calunnia ai danni del Parlamento.
  Visto che ho la parola, colgo l'occasione per ricordare che la nostra legislazione in materia di giochi si espone a forti, gravissime critiche. Io credo di essere stato fra i pochissimi – forse l'unico – che a suo tempo ha votato contro le innovazioni che abbiamo introdotto in tale materia. Una volta rovinarsi era un privilegio dei ricchi; sulla base di un'interpretazione distorta del principio di uguaglianza, abbiamo messo la possibilità di rovinarsi alla portata di tutti. Adesso il gioco non è a Montecarlo, non è Campione d'Italia, è sotto casa, è con le slot machine a distanza di 50, 100, 200 metri dal portone di casa; peggio, è dentro casa, perché ci sono i giochi che arrivano via internet dentro l'abitazione. Abbiamo 800.000 persone le quali sono patologicamente legate al gioco, «patologicamente legate» vuol dire che rovinano se stesse e le loro famiglie: quindi le vittime non sono 800.000, sono molte di più.
  Io spero che questo errore il Parlamento lo abbia commesso per sua – perdonatemi la parola – insipienza e che sia stato un errore in buona fede. Però legittima un qualche sospetto che possa non essere del tutto falsa la insinuazione che è stata fatta: motivo di più per procedere con decisione e con rigore e anche nel caso in cui risultasse che non esistono fenomeni corruttivi, per porre rimedio ad una legislazione la quale è sostanzialmente e totalmente insostenibile. Dobbiamo farlo per l'interesse di milioni e milioni di famiglie italiane. (Applausi)

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Il tema che è stato trattato da alcuni colleghi, ovviamente interessa molti di noi, ma inviterei tutti ad una qualche cautela. Ecco, prima di chiamare in causa il Parlamento che si sarebbe reso responsabile di provvedimenti influenzabili o influenzati da qualche lobby, io voglio qui dirle, Presidente, che nella passata legislatura, noi abbiamo conosciuto due iniziative molto interessanti, due indagini conoscitive: la prima condotta dalla Commissione antimafia e la seconda condotta in Commissione affari sociali, promosse tra l'altro dal Partito Democratico, che si sono concluse con un lavoro importante condotto in sei mesi e che ha, alla fine, consentito al Governo di introdurre le prime norme che in Italia tendono a limitare la diffusione dei giochi d'azzardo. Spero, mi auguro, che venga fatta un'indagine sulle notizie che sono trapelate dal servizio televisivo a cui i colleghi hanno fatto riferimento, perché, qualora fossero vere e avessero un qualche fondamento, ovviamente sarebbero di una gravità straordinaria e spero che ne vengano colpiti gli autori. Per quanto – devo dire – ci sia stato il compito ed il ruolo svolto da una parte del Parlamento: ci sono a testimonianza del lavoro fatto atti ispettivi, emendamenti, iniziative come l'indagine conoscitiva.
  E poi – devo dire – il lavoro importante che è stato fatto sul decreto Balduzzi, che ha introdotto per la prima volta – ripeto – nel nostro Paese il riconoscimento, nei livelli essenziali di assistenza, della dipendenza da giochi d'azzardo, che ha consentito di avviare un percorso che, purtroppo, avrà bisogno di ulteriori passaggi con i necessari finanziamenti ai SERT e ai SERD per curare i dipendenti dal gioco d'azzardo. E naturalmente ricordo l'iniziativa che alcune amministrazioni locali hanno già intrapreso a Pavia per modificare l'attuale normativa e consentire ai comuni, in particolare ai sindaci, un potere di regolamentazione che finora oggi, purtroppo, non è stato a loro accordato. Quindi è un'iniziativa legislativa che è assolutamente utile, interessante, che ci vedrà protagonisti, ma guai a fare di tutte le erbe un fascio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, solo una cosa, ovviamente siamo rimasti tutti malissimo per questa informazione, soprattutto per il risalto mediatico che ha avuto anche presso le trasmissioni televisive, e che ancora una volta getta un'ombra su quella che è la politica ma, in particolare, anche su quello che è il Parlamento. Volevo dare possibilmente un risvolto positivo a questo. Mi sembrerebbe molto interessante se, dei diversi disegni di legge che sono stati presentati sull'argomento, si attivasse davvero, con la calendarizzazione nelle Commissioni di rispettiva pertinenza, l'approvazione di un disegno organico sul gioco. È una cosa che tocca diversi punti, tocca le politiche fiscali, tocca sicuramente le politiche sanitarie, le politiche sociali, tocca anche quello che è il mondo, non ce lo dimentichiamo, dello sviluppo del lavoro, perché è una megazienda che dà lavoro a molte persone. Tocca veramente moltissime Commissioni di merito. Forse se noi riuscissimo a dare una risposta positiva, che non è soltanto lo stare a vedere se ci sono ed eventualmente chi sono i cattivi parlamentari che veramente hanno commesso una scorrettezza enorme, se è vera questa notizia; credo che dovremmo dare una risposta positiva: che il Parlamento c’è, e che su questa materia è disposto a legiferare in modo unito, come abbiamo sempre lavorato su questi argomenti, ed è disposto a mettere argomentazioni diverse.
  Lo scorso anno, riguardo a quanto abbiamo discusso qui alla Camera, se si può parlare di lobby, ce n'erano due: una era quella della Commissione Affari sociali che spingeva perché appunto risorse, mezzi e limiti fossero messi a favore dei ricercatori; l'altra era quella della Commissione Bilancio che spingeva perché dal gioco d'azzardo si potessero estrarre il maggior numero possibile di risorse. Logiche forse qualche volta confliggenti tra di loro, che però hanno prodotto dei risultati. Se potessimo davvero rendere organico il dibattito mettendo in discussione, come è prassi di un buon Parlamento, i disegni di legge che sono stati già presentati dall'inizio di questa breve legislatura – credo che vi sia già una decina di disegni di legge – se potessimo fare questo, credo che mostreremmo al Paese la capacità di dire che ascoltiamo la voce della protesta, ma che siamo anche in grado di elaborare risposte positive (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, colleghi, sabato nella mia città, Savona, Mauro Sari, un artigiano edile di 47 anni, si è tolto la vita. Ho avuto modo di parlare con Mauro alcuni mesi fa; mi aveva accennato ai suoi problemi, al senso di frustrazione che provava per gli ostacoli burocratici che gli impedivano di lavorare come avrebbe voluto. Ma non voglio qui entrare nel merito di ciò che Mauro mi ha raccontato in confidenza, voglio, invece, condividere con quest'Aula la mia profonda preoccupazione per questi gesti estremi che, purtroppo, sono sempre più frequenti. Siamo portati a considerare ogni suicidio, ogni gesto disperato, come un atto a sé stante, ad archiviarlo in fretta in un minuto di silenzio. Ci laviamo la coscienza giustificando ogni episodio come un atto imprevedibile, quasi sollevati dal poterlo imputare alla depressione, ai problemi di salute, al vizio del gioco, ai problemi familiari. Gesti come questo, invece, sono il culmine di una disperata richiesta di aiuto rimasta inascoltata, un aiuto – attenzione – che non è e non può essere solo assistenza e carità, ma deve essere solidarietà, appoggio, ricostruzione di una società. Ogni volta che una persona decide di uccidersi lo fa perché si sente abbandonata ed umiliata, perché non vede altre soluzioni. Ognuna di queste morti è una precisa responsabilità, una responsabilità della politica che non sa rispondere ai problemi della gente, che non è più in grado di dare speranza.
  Tutti noi dobbiamo cominciare a lavorare seriamente partendo dalle esigenze di chi è in maggiore difficoltà. Abbiamo il dovere di stanziare fondi sufficienti per la sanità, per la scuola, per l'assistenza; dobbiamo istituire subito un reddito minimo garantito per restituire dignità alle persone, ma, soprattutto, dobbiamo riappropriarci di un senso di comunità che abbiamo smarrito, una comunità dove la sconfitta del singolo sia una sconfitta per ognuno di noi e la vittoria del singolo sia una vittoria per tutti. Solo così possiamo uscire da una crisi che non può essere liquidata come puramente economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, colleghi deputati, purtroppo, sono qui a mettere in luce una situazione di emergenza che sta colpendo la Calabria in questi giorni, in questi mesi, purtroppo: è il problema legato alla spazzatura, un'emergenza che potrei definire paragonabile, se non superiore, a quella che ha visto la città di Napoli negli scorsi anni.
  Ora, per risolvere questo tipo di emergenza, che sarà sempre più grave con l'arrivo dell'estate, il presidente della giunta calabrese, Scopelliti, ha pensato bene di emanare un'ordinanza, in violazione di tutte le norme sia nazionali che europee, con la quale ha previsto che i rifiuti debbano essere trasferiti direttamente in discarica, senza, quindi, prima effettuare quei trattamenti preliminari che sono, appunto, previsti dalla legge. Questo potrebbe comportare un disastro sanitario e ambientale senza precedenti e, inoltre, questo decreto, violando le più basilari norme sia nazionali che europee, espone l'Italia a pesantissime multe.
  Per queste ragioni, le chiediamo che il Ministro della salute e il Ministro dell'ambiente vengano a riferire in Aula circa questa situazione e, soprattutto, in che modo il Governo vuole affrontare questa emergenza rifiuti, in modo tale da evitare che questa possa ripercuotersi in maniera negativa nei confronti di tutti quei cittadini calabresi che sono incolpevoli e che, comunque, subiranno queste conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, innanzitutto, mi unisco al ricordo che è stato fatto prima di Massimo D'Antona e ricordo che sulla lapide che c’è nel posto in cui fu ucciso appare una scritta: «non omnis moriar», non morirò tutto quanto. È un verso del poeta latino Orazio, che ho studiato a scuola, ma soprattutto che ho insegnato ai miei studenti ad amare.
  Il mio intervento di oggi riguarda la scuola, ma prende proprio l'avvio da questo ricordo, dal ricordo che è stato fatto in precedenza, proprio per richiamarmi al metodo, al contenuto e al modo in cui ha agito e operato Massimo D'Antona. Un metodo che fu servizio per lo Stato, un modo che era rispetto, rispetto per le persone, rispetto per idee, rispetto per il confronto, dialogo, un contenuto: il riformismo. Io mi chiedo e chiedo a tutti i colleghi che sono qui presenti lo stesso rispetto, lo stesso uso di un metodo del dialogo e del confronto anche per quanto riguarda la scuola e la crescita dei nostri studenti.
  Voglio sottoporre a lei, Presidente, all'Assemblea e ai colleghi qui presenti, un episodio che è avvenuto la scorsa settimana a Roma, la scuola è la Pisacane, venerdì 17, e lo faccio veramente non con un tono polemico, ma con un tono costruttivo. Il 17 di maggio si è tenuta, nella scuola Pisacane di Roma, una conferenza stampa di una neoeletta del Partito Democratico in cui veniva presentata una proposta di legge. Una proposta di legge, tra l'altro, su temi che sono condivisibili e su cui saremo chiamati a discutere in modo sereno, con dialogo e confronto, che sono l'integrazione, la parità di trattamento, la non discriminazione.
  Quello che però voglio ricordare è che una scuola non può diventare il luogo di una conferenza stampa politica, non può diventare il luogo in cui un partito, un esponente di questa Assemblea, presenta una propria iniziativa legislativa, anche se condivisibile. Per questo ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca perché venga appurato qual è l’iter che ha condotto a questo tipo di utilizzo di uno spazio pubblico. Noi sappiamo che ci sono delle regole molto stringenti, molto precise legate a delle disposizioni di legge a cui i dirigenti scolastici si devono attenere e credo che, al di là di questo, ci sia un altro aspetto: il rispetto dei nostri studenti, il rispetto del fatto che a scuola si debba essere liberi di confrontarsi con qualunque cosa; una lezione che ho imparato come insegnante a scuola, una delle prime cose che mi è stata detta quando sono entrata nell'aula di una scuola è che a scuola non si fa politica, non si usa la politica ma si fanno crescere i nostri studenti nella libertà di pensiero e nel confronto con tutte le idee, non con una sola parte politica.

  MATTEO MAURI. Presidente, ringrazio anche i gentili colleghi se non altro per il fatto di essere rimasti anche se non siamo tantissimi. Intervengo per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che abbiamo presentato ormai un po’ di tempo fa al Governo su un tema che sta diventando un tema di crisi industriale. Prima il collega Rampi si riferiva a una crisi esistente, quella legata a una realtà produttiva lombarda, io mi riferisco ad una realtà che in effetti non è in crisi ma che...

  PRESIDENTE. Onorevole Mauri, anche lei, se non ho capito male, sta sollecitando la risposta ad una interrogazione. Mi permetto di dire, esattamente come nel caso precedente, che il merito lo affronterei nel momento in cui, come auspichiamo tutti, il Governo raccolga la sua sollecitazione e venga a rispondere in maniera che lei possa intervenire. Altrimenti se qui apriamo un dibattito su ogni interrogazione presentata, ciò diventa un problema.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento avendo la collega Centemero, che è una persona sempre molto equilibrata, coinvolto una collega del gruppo non presente in questa fase del dibattito. Vorrei dirle che la sua preoccupazione che le scuole non diventino luoghi di parte è anche la nostra preoccupazione, ma la collega Coccia non ha voluto e non ha nessuna intenzione di trasformare la scuola in un luogo di parte, ma in un luogo aperto, in un luogo dove si può discutere anche dei problemi della scuola e discuterne anche con i ragazzi. Naturalmente la scuola non ha preso una posizione politica su una o l'altra tesi ma semplicemente, ha consentito che si aprisse un dibattito. Sono convinto che lo potrà fare anche la collega Centemero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Annunzio della nomina di un sottosegretario di Stato. (Vedi RS)

Annunzio della nomina di un sottosegretario di Stato.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dà lettura della lettera inviata dal Presidente del Consiglio nella quale si comunica che il senatore Domenico Minniti, detto Marco, è stato nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato, in data 17 maggio 2013, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il senatore dottore Domenico Minniti, detto Marco». Firmato Enrico Letta.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare. (Vedi RS)

Modifica nella composizione dell'Ufficio di presidenza di un gruppo Parlamentare.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha reso noto che sono stati nominati vicepresidente vicario il deputato Alessio Villarosa e vicepresidenti i deputati Dalila Nesci e Giuseppe D'Ambrosio.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha reso noto che sono stati nominati vicepresidente vicario il deputato Alessio Villarosa e vicepresidenti i deputati Dalila Nesci e Giuseppe D'Ambrosio. Auguri di buon lavoro ai colleghi.

Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  La seduta termina alle 20,15.