PAGINA: 0001

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)

PAGINA: 0001

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

PAGINA: 0001

  La seduta comincia alle 10.

PAGINA: 0001

Missioni. (Vedi RS)

PAGINA: 0001

Missioni.

PAGINA: 0001

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono centoundici.

PAGINA: 0001

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Busto, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Mariani, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Misuraca, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, @pagina=0002@Gianluca Pini, Pisicchio, Porta, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

PAGINA: 0001

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. (Vedi RS)

PAGINA: 0002

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale (ore 10,04).

PAGINA: 0001

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale la senatrice Eva Longo, in sostituzione del senatore Vincenzo D'Anna, dimissionario.

PAGINA: 0002

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale la senatrice Eva Longo, in sostituzione del senatore Vincenzo D'Anna, dimissionario.

PAGINA: 0002

Discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 559-B). (Vedi RS)

PAGINA: 0002

Discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 559-B) (ore 10,05).

PAGINA: 0002

(Discussione sulle linee generali – A.C. 559-B) (Vedi RS)

PAGINA: 0002

(Discussione sulle linee generali – A.C. 559-B)

PAGINA: 0002

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali, della quale è stato chiesto l'ampliamento.

PAGINA: 0002

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.@pagina=0003@
  Avverto che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Walter Verini.

PAGINA: 0002

  WALTER VERINI (PD) (Vedi RS), Relatore. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0003

  WALTER VERINI, Relatore. Grazie, Presidente. Come ricordava, l'Assemblea si trova oggi ad esaminare, in seconda lettura, il provvedimento che introduce nell'ordinamento il reato di depistaggio, provvedimento che era stato approvato dalla Camera il 24 settembre 2014. Poiché si tratta di un esame limitato alle sole parti modificate dal Senato, mi limito a ricordare le motivazioni a sostegno del testo, che ci rimandano ai momenti più bui della storia della nostra democrazia.
  Mi riferisco, in particolare, alla strage di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia a Brescia, alla stazione di Bologna: tra l'altro, il primo firmatario di questo provvedimento è l'onorevole Paolo Bolognesi, che è anche presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna; penso alla strage di Ustica, al caso Moro, oppure alle stragi mafiose degli anni Novanta; penso al caso Ilaria Alpi, caso per il quale si sta celebrando, in questo periodo, il processo di revisione a Perugia per poter provare a fare chiarezza in quel pozzo nero di quella terribile vicenda, che costò la vita ad una brava giornalista e all'operatore Miran Hrovatin.
  Le ricostruzioni giudiziarie di tutte queste tragedie sono state estremamente difficoltose, come è noto, anche a causa del comportamento di infedeli appartenenti alle strutture dello Stato che hanno ostacolato l'accertamento della verità. E si può dire – per usare un termine noto – che ci si è davvero scontrati più volte con muri di gomma e, a volte, anche con qualcosa di molto peggio.
  La Commissione giustizia non ha ritenuto di modificare il testo trasmesso dal Senato e, rispetto a quello già approvato dalla Camera, il Senato, tornando all'impostazione originaria della proposta, ha previsto che il reato possa essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio – il cosiddetto reato proprio –, elevando le pene edittali e introducendo nuove circostanze aggravanti e attenuanti.@pagina=0004@
  Il provvedimento si compone di tre articoli. L'articolo 1, che sostituisce l'articolo 375 del codice penale, per punire con la reclusione da tre a otto anni il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che compia una delle seguenti azioni finalizzata a impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale, mutare artificiosamente il corpo del reato, lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone connesse al reato, affermare il falso, negare il vero ovvero tacere in tutto o in parte ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, ove richiesto dall'autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria di fornire informazioni in un procedimento penale.

PAGINA: 0002

  Intervengono nella discussione sulle linee generali il sottosegretario COSIMO MARIA FERRI (Vedi RS), Sottosegretario di Stato per la giustizia e i deputati DAVIDE MATTIELLO (PD) (Vedi RS), GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS), DANIELE FARINA (SI-SEL) (Vedi RS).

PAGINA: 0007

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, il testo che quest'Aula è oggi chiamato ad esaminare in seconda lettura, dopo le modifiche introdotte dal Senato il 26 maggio 2016 rispetto al primo testo approvato dalla Camera il 24 settembre 2014, introduce nel codice penale la nuova fattispecie delittuosa di frode in processo penale e depistaggio. L'intervento normativo in esame non si discosta dall'esigenza di tutelare il corretto svolgimento dell'attività giudiziaria, e intende rafforzarne la sfera di protezione nei confronti di una serie di condotte che, come ci raccontano le indagini e i processi per gli attentati e le stragi del passato, e come ci viene richiesto dal bisogno di un efficace contrasto al terrorismo, hanno rivelato l'inadeguatezza dell'apparato sanzionatorio tradizionale del codice penale rispetto ad azioni tese a impedire, ostacolare e sviare un'indagine o un processo penale. È infatti avvertita l'esigenza di codificare e punire adeguatamente un novero di condotte espressive, nei confronti dell'amministrazione della giustizia, di una più grave offensività, sia dal versante soggettivo del loro autore sia al tempo stesso per lo specifico scopo preveduto e voluto dall'agente.@pagina=0008@
  Sulla base di queste premesse il testo oggi in discussione, licenziato e rivisto anche dalle varie Commissioni Camera e Senato e condiviso anche dal Governo, all'esito di una più dettagliata articolazione scaturita da un approfondito dibattito parlamentare, vuole recuperare l'impostazione della proposta originaria, qualificando la frode in processo penale e il depistaggio come reato proprio, commesso da pubblico ufficiale o da incaricato di pubblico servizio. Il complemento di questa opzione è dato da una chiara ed articolata scansione delle condotte incriminate, alla quale si accompagna la necessaria progressione del trattamento sanzionatorio. Tale mutata ricostruzione produce l'effetto di rendere più organico e migliorare le potenzialità dell'impianto del provvedimento approvato in prima lettura alla Camera, il quale prevedeva un reato comune a condotta plurima, punito con pena fino a quattro anni, rispetto alla quale il possesso della qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio costituiva soltanto una circostanza aggravante, con un aumento della pena da un terzo alla metà.
  La ratio di questa nuova struttura del reato, anche secondo il Governo, può cogliersi nelle seguenti osservazioni. La prima è, come si è detto, la connotazione del delitto come reato proprio, e si è detto che le condotte previste, in mutazione artificiosa del corpo del reato, dello stato dei luoghi, dichiarazioni false o reticenti, costituiscono già violazioni penali anche se commesse da chiunque (e mi riferisco agli articoli 371-bis, 372, 374 del codice penale), ma sono punite con una pena edittale inferiore. Nel nostro caso, la pena più elevata per la violazione commessa da un soggetto qualificato esprime un disvalore aggiuntivo legato ad un'infedeltà alla funzione pubblica e alla lesione di un particolare affidamento in essa riposto dall'amministrazione della giustizia.

PAGINA: 0011

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Con il nuovo articolo 375 del codice penale, che ci accingiamo ad approvare definitivamente, decidiamo di sanzionare severamente il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale, imbrogli le carte, depisti, cioè metta chi indaga e chi giudica su una pista falsa, che porta lontano dalla verità. L'approvazione @pagina=0012@benedetta da parte del Parlamento di un simile nuovo reato è di per sé inquietante, perché proprio la necessità condivisa di introdurre questa nuova fattispecie impone il bisogno di fare i conti con una questione presupposta: per quale motivo un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio dovrebbe imbrogliare le carte al fine di impedire, sviare o ostacolare un'indagine o un processo penale ?
  Possiamo immaginare alcune risposte: perché fuori di sé. Immaginiamo un pubblico ufficiale che, in preda ad una grave depressione o ai fumi dell'alcol, distrugga l'importante prova di un delitto; sarà, probabilmente, dichiarato incapace di intendere e di volere. Oppure possiamo pensare che sia un corrotto o che sia sotto ricatto, oppure possiamo pensare che questo pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio sia intraneo all'organizzazione criminale contro la quale si sta procedendo. In questo caso, peraltro, si apprezzerebbero le parole messe in capo alla descrizione della fattispecie: «salvo che il fatto non costituisca più grave reato».
  Immaginiamo questo pubblico ufficiale che imbrogli le carte perché fa parte dell'organizzazione mafiosa o dell'organizzazione terroristica oggetto delle indagini; ma, allora, per lui la situazione sarebbe ben più grave. Ma c’è una quarta risposta ipotetica: perché qualcuno più in alto gli ha chiesto di farlo. Questa, che è la risposta più dolorosa, più pericolosa, rimanda ad una questione complicata e delicata: la ragione di Stato, in tutte le sue declinazioni e deformazioni.

PAGINA: 0015

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Questa è una di quelle occasioni in cui stare in quest'Aula, discutere e arrivare nella giornata di oggi, in questa settimana, all'approvazione di una legge importante come questa, è per noi una immensa soddisfazione. Lo dico perché non capita spesso da parte del MoVimento 5 Stelle di sedere qui ed essere in qualche modo felici e soddisfatti di fronte alle leggi che vengono approvate da quest'Aula. Spesso, purtroppo, ci ritroviamo a ratificare decreti-legge emessi dal Governo che secondo noi non tutelano i cittadini e pensano piuttosto a fare gli interessi a volte dei banchieri, a volte dei lobbisti, poco di quei cittadini che attendono giustizia, attendono verità. Ecco, questo è invece uno di quei provvedimenti che se avessimo varato quarant'anni fa sicuramente avrebbe portato a una storia diversa nel nostro Paese o perlomeno, più che a una storia diversa, alla ricerca delle responsabilità. Purtroppo, in questo Paese, piegato tante volte dai depistaggi che ci sono stati dietro alle stragi, da Portella della Ginestra fino ai giorni nostri, non siamo riusciti ad arrivare alle responsabilità vere che c'erano dietro le stragi; questo lo dimostrano i processi in corso ancora oggi. Quindi, introdurre nel codice penale un reato di depistaggio e frode processuale è una dimostrazione, per lo meno, di volere un cambio di passo.
  Io spero che questo sia un punto di partenza per tutti noi e non ovviamente un punto d'arrivo. Sono immensamente felice perché questa è un'occasione in cui si è trovata una buona collaborazione tra le forze di maggioranza e noi del @pagina=0016@MoVimento 5 Stelle. In passato c'erano stati altri tentativi, che erano tutti falliti: è dal 2000 che vi erano state le prime proposte di legge, forse addirittura da qualche legislatura prima, ma non si era mai arrivati alla conclusione. Ecco, anche qui, io temevo davvero, già dalla prima lettura, che non si riuscisse ad arrivare in questa legislatura all'approvazione della legge. Invece, grazie allo sforzo di Paolo Bolognesi, primo firmatario della proposta di legge, e grazie allo sforzo di tutti noi deputati della Commissione giustizia, dei senatori, si è giunti finalmente a questa ultima lettura – speriamo – alla Camera e quindi gli sforzi non sono stati vani.
  Al Senato il testo è cambiato rispetto a quello che noi avevamo approvato qui alla Camera, in prima lettura, due anni fa. È cambiato perché il reato è diventato proprio e quindi rivolto esclusivamente ai pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico servizio, le pene sono state aumentate, le aggravanti e le attenuanti sono state migliorate.

PAGINA: 0023

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Alcuni interventi ricordavano come correva l'anno 2014, in settembre, quando la Camera dei deputati approvò questo provvedimento; si trattava di inventare uno strumento più efficace nel codice penale a contrasto di una tradizione italiana dedita per decenni e a molte mani a occultare, inquinare, financo sviare la ricerca della verità e la verità stessa intorno a fatti di cronaca enormi e alle relative inchieste giudiziarie. Fatti di cronaca, è un termine neutro, ma parliamo spesso di stragi: Piazza Fontana, Italicus, Piazza della Loggia, Bologna, Ustica e altre, e non è un caso che quasi tutti gli interventi dei colleghi hanno ricordato che il motore di questo provvedimento è Paolo Bolognesi che sulla strage del 2 agosto 1980 a Bologna ha speso buona parte della vita. In virtù di quei comportamenti che oggi vogliamo sanzionare, alcuni di quegli eventi che citavo portano la nomea di mistero d'Italia; altri mancano di verità giudiziaria, senza colpevoli e senza più imputati, pur essendo, in realtà, assai chiara la verità storica @pagina=0024@e questo rapporto, nella storia d'Italia, tra verità giudiziaria e verità storica è un bell'interrogativo sempre aperto; atti e omissioni, quasi sempre opera di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio. Qui alla Camera si pasticciò un poco su quella frode processuale; ricordo una discussione generale notevolmente confusa, storicamente confusa, ma capisco che ogni generazione e ogni forza politica, specialmente se nuova, abbia un proprio Portolano, giusto o sballato che sia. Il Senato della Repubblica ha riportato la nuova fattispecie che questa è diventata al reato proprio del pubblico ufficiale e non comune di chiunque; dunque, bene, dal nostro punto di vista, speriamo che uguale metro l'utilizzi, sempre il Senato, per altro provvedimento ivi giacente – l'introduzione del reato di tortura, quel super latitante che da 25 anni sfugge all'ordinamento – che, anche lì, diventi proprio ciò che è comune, come deve essere e, in effetti, è, in larga parte del mondo.

PAGINA: 0002

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e prende atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alle replica.
  Rinvia pertanto il seguito del dibattito alla parte pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0025

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0003

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 45-933-952-1959-C). (Vedi RS)

PAGINA: 0025

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 45-933-952-1959-C) (ore 11).

PAGINA: 0003

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali, della quale è stato chiesto l'ampliamento.

PAGINA: 0025

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 45-933-952-1959-C: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 1o luglio 2016 e in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

PAGINA: 0003

  ANDREA MANCIULLI (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione per le parti rientranti nella competenza della III Commissione.

PAGINA: 0026

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, prima di procedere all'illustrazione del provvedimento in esame, desidero esprimere, dai banchi di quest'Aula, il profondo cordoglio della Commissione affari esteri e comunitari, nonché della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO che mi onoro di presiedere, per le vittime del brutale attentato avvenuto a Dacca nei giorni scorsi. Mi associo alle parole del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio, dei Presidenti di Camera e Senato e dei presidenti delle Commissioni dei due rami del Parlamento, manifestando, a mia volta, la solidarietà e la vicinanza ai familiari dei nostri connazionali barbaramente trucidati dai terroristi che, ancora una volta, con vigliaccheria e in spregio...

PAGINA: 0003

  FRANCESCO SAVERIO GAROFANI (PD) (Vedi RS), Presidente della IV Commissione. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione per le parti rientranti nella competenza della IV Commissione.

PAGINA: 0031

  FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, Presidente della IV Commissione. Grazie, Presidente. Consenta anche a me, brevissimamente, di unirmi al cordoglio, come abbiamo fatto già in Commissione con i colleghi della Commissione difesa, il cordoglio e la vicinanza ai familiari delle vittime italiane colpite nell'attentato in Bangladesh.
  Onorevoli deputati, illustri rappresentanti del Governo, il collega Manciulli, che è il relatore per la III Commissione, ha già spiegato l'importanza del provvedimento che abbiamo all'esame, che, dopo diversi tentativi che partono da lontano, come è stato ricordato, sta finalmente prendendo corpo e speriamo possa essere approvato definitivamente per diventare legge in tempi brevi, in modo da poter essere applicato a partire già dal 1o gennaio prossimo, come prevede il testo del provvedimento.
  L'approvazione renderà possibile limitare drasticamente il ricorso, oggi sistematico, al decreto-legge per l'autorizzazione e il finanziamento delle missioni. Trattandosi della seconda lettura da parte della Camera, la discussione è limitata alle sole modifiche introdotte dal Senato. Ritengo, comunque, utile ricapitolare per sommi capi il contenuto complessivo del provvedimento per le parti relative, soprattutto, alla Commissione difesa.
  Questo è articolato in cinque capi. Il primo capo detta disposizioni generali, delimitando l'ambito di applicazione della legge e dettando i principi generali. In particolare, vengono richiamati i limiti costituzionali e di diritto internazionale cui soggiace la partecipazione dell'Italia alle missioni.
  Il capo secondo disciplina il procedimento di deliberazione della partecipazione dell'Italia ad una missione internazionale. Si tratta di una procedura finalizzata ad assicurare il coinvolgimento dei poteri costituzionali nell'ambito delle relative attribuzioni, nonché ad assicurare il finanziamento alle missioni da avviare. In sostanza, la deliberazione di avviare una missione spetta, in prima battuta, al Consiglio dei ministri, che deve, poi, acquisire l'autorizzazione delle Camere. L'autorizzazione parlamentare prenderà la forma di un atto di indirizzo @pagina=0032@da votare al termine di una discussione, che avrà luogo nelle forme che i Regolamenti e le prassi parlamentari dovranno prevedere.
  Al finanziamento delle missioni ha già fatto cenno il collega Manciulli: è previsto un fondo apposito cui il Governo attingerà, fermo restando che i decreti di destinazione delle risorse alle singole missioni saranno sottoposti al parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari.
  È prevista ancora una sessione parlamentare annuale di discussione del complesso delle missioni internazionali e la sessione si avvia con la presentazione da parte del Governo, entro il 31 dicembre di ogni anno, di una specifica relazione sulle missioni e si conclude con deliberazioni parlamentari sul modello di quanto avviene per il Documento di economia e finanza.
  Il capo terzo reca norme sul personale che partecipa alle missioni internazionali. Si tratta di norme pensate per i militari, ma se ne prevede l'applicazione anche al personale civile, salvo il limite della compatibilità delle norme.
  Il capo quarto reca la disciplina penale per il personale che partecipa alle missioni internazionali.
  Il capo quinto contiene altre disposizioni di varia natura.
  Venendo alle modifiche adottate ed introdotte dal Senato, queste toccano in primo luogo, senza stravolgerla, la procedura da seguire per l'autorizzazione parlamentare delle missioni. In relazione a tale procedura, il Senato ha apportato alcune precisazioni: in primo luogo, laddove il testo della Camera prevedeva che il Governo dovesse comunicare alle Camere le missioni deliberate dal Consiglio dei ministri, il Senato ha previsto, invece, che debba trasmettere le deliberazioni. In sostanza, la Camera aveva fatto riferimento allo schema procedurale ad oggi seguito in via di prassi, che vede i Ministri degli affari esteri e della difesa rendere un'apposita seduta di comunicazioni orali alle Camere.
  Il Senato ha, invece, innovato, prevedendo che il Governo debba trasmettere le deliberazioni del Consiglio dei ministri relative alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali e, quindi, che la comunicazione debba avvenire in forma scritta. A parte questo, il Senato ha precisato che le Camere autorizzano le deliberazioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per ciascun anno.@pagina=0033@
  Il Senato ha, inoltre, previsto che il Governo debba specificare, in fase di acquisizione dell'autorizzazione delle Camere, insieme agli altri dati concernenti la missione da autorizzare, anche quale sia la disciplina penale applicabile al personale. Questa disposizione, introdotta dal Senato all'articolo 2, comma 2, si connette con la previsione di cui all'articolo 19, comma 2. L'articolo 19 prevede, al comma 1, che al personale che partecipa alle missioni internazionali, nonché al personale inviato in supporto alle medesime missioni, si applichi il codice penale militare di pace. Il comma 2, a sua volta, stabilisce che resta, però, ferma la facoltà del Governo di deliberare l'applicazione del codice penale militare di guerra. Il Senato ha precisato che il Governo deve specificare quale codice si applica alle diverse missioni nella fase di acquisizione delle autorizzazioni delle Camere. Va detto che questa disposizione è stata oggetto del parere della Commissione affari costituzionali, la quale ha evidenziato che la previsione di cui al comma 2, attribuendo al Governo il potere di decidere quale codice applicare al personale in missione, viola la riserva di legge in materia penale stabilita dall'articolo 25, secondo comma, della Costituzione. Tale comma 2 – lo dico per completezza – non era stato esaminato dalla Commissione affari costituzionali nel corso della prima lettura del provvedimento, perché introdotto direttamente dall'Assemblea della Camera, e quindi dopo che la Commissione affari costituzionali si era espressa. La Commissione affari costituzionali nel suo parere non ha chiesto direttamente la soppressione del comma 2 dell'articolo 19, atteso che questo è già stato approvato da entrambe la Camere nello stesso testo, e che quindi non è in questa fase emendabile; la Commissione chiede invece la soppressione della disposizione collegata a questo comma 2 e introdotta dal Senato, vale a dire questo il 2 dell'articolo 2 di cui stavo parlando, che prevede che il Governo, nel comunicare alle Camere le missioni che ha deliberato di avviare, indichi, oltre al resto, anche la disciplina penale applicabile al personale impiegato nelle missioni. La Commissione affari costituzionali chiede quindi la soppressione di quest'ultima disposizione e l'introduzione di una formulazione che, con riferimento alla disciplina penale applicabile, assicuri il rispetto all'articolo 25, secondo comma, @pagina=0034@della Costituzione. Su questa indicazione è in corso una riflessione, che porteremo avanti e valuteremo in sede di Comitato dei diciotto.
  Ulteriori modifiche riguardano l'articolo 16 che, conformemente a quanto previsto in precedenti decreti-legge di proroga delle missioni internazionali, reca una specifica disposizione concernente le utenze telefoniche di servizio al personale delle Forze armate e di polizia che partecipano alle missioni internazionali. È stata inoltre estesa a tutto il personale che partecipa alle missioni, compreso quindi il personale inviato in supporto alle medesimi missioni, la disciplina penale riguardante le cause di non punibilità, originariamente limitata al solo personale militare. Su questo punto la Commissione giustizia ha formulato un'osservazione, suggerendo di riflettere sull'opportunità di ripristinare il testo della Camera e di far riferimento, cioè, solo ai militari, anche in considerazione del fatto che la disposizione sulla non punibilità non sembra possa applicarsi al personale diverso da quello militare.
  Ancora, il Senato ha esteso l'ambito di applicabilità delle norme di salvaguardia dell'esercizio del diritto di difesa del personale militare impegnato all'estero nelle missioni internazionali anche al personale delle forze di polizia. Infine, il Senato ha introdotto una disposizione, l'articolo 20, volta ad integrare la composizione del Copasir per la corrente legislatura con un ulteriore deputato e un ulteriore senatore, ferma restando l'attuale composizione dell'organo e dell'ufficio di presidenza. I Presidenti delle Camere sono chiamati a procedere a tale integrazione individuando i due componenti aggiuntivi tra il gruppo di maggioranza e il gruppo di opposizione con la più alta incidenza percentuale nei due rami del Parlamento distintamente considerati, fermo restando il principio della rappresentanza paritaria della maggioranza e dell'opposizione previsto per la composizione del comitato all'articolo 30, comma 1, della legge di riferimento (legge 3 agosto 2007, n. 124). Le Commissioni affari esteri e difesa hanno modificato questa disposizione introdotto dal Senato al solo fine di anticipare la data di entrata in vigore, e conseguentemente di applicazione: in sostanza la legge entra in vigore il 31 dicembre dell'anno di approvazione del provvedimento, e quindi auspicabilmente il 31 dicembre di quest'anno. @pagina=0035@La disposizione che integra la composizione del Copasir entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione della legge nella Gazzetta Ufficiale.

PAGINA: 0003

  GIANLUCA PINI (LNA) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Svolge la relazione di minoranza.

PAGINA: 0035

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Presidente, brevemente, la relazione è già stata depositata, ma intervengo per significare le motivazioni che hanno portato il mio gruppo, e penso anche altri gruppi a questo punto, a modificare abbastanza radicalmente l'atteggiamento nei confronti di questo provvedimento, che era uscito da quest'Aula nella nel maggio dell'anno scorso senza nessun voto contrario: solo con degli astenuti, ma erano astensioni che erano relative più a delle valutazioni tecniche che a delle valutazioni di carattere politico.

PAGINA: 0003

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PAGINA: 0037

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
  È iscritto a parlare l'onorevole Zanin. Ne ha facoltà.

PAGINA: 0004

  Intervengono nella discussione sulle linee generali i deputati GIORGIO ZANIN (PD) (Vedi RS), EMANUELA CORDA (M5S) (Vedi RS), DONATELLA DURANTI (SI-SEL) (Vedi RS), MASSIMO ARTINI (Misto-AL-P) (Vedi RS), MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0037

  GIORGIO ZANIN. Presidente, colleghi, la discussione evidentemente ha già segnato queste Aule, e pertanto io ho un compito che è quello di fare un esame sostanziale che riguarda in qualche maniera alcuni dei punti che abbiamo già ascoltato poi negli interventi anche dei relatori. Il provvedimento in esame contiene disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, ed ha l'obiettivo di fornire una cornice normativa unitaria per l'invio di contingenti italiani all'estero nel quadro delle missioni ONU e delle altre organizzazioni cui partecipa l'Italia, in primo luogo la NATO e l'Unione europea.
  Nel corso dei passaggi già realizzati alla Camera e al Senato, la discussione ha già evidenziato le numerose e importanti novità positive che il provvedimento comporta: sia sanando lacune del nostro ordinamento, sia affermando principi e idee chiave della nostra politica estera di difesa, quali la partecipazione ai processi di pace e stabilizzazione democratica e la conferma del ruolo internazionale del Paese anche nel quadro di grandi operazioni multilaterali, rilanciando il nostro modello di partecipazione alle missioni internazionali, fortemente basato sul rapporto con le organizzazioni internazionali, le ONG, le agenzie umanitarie, le autorità e le comunità locali. Perciò, questo provvedimento è forse uno degli strumenti legislativi più importanti della nostra politica estera e di difesa, coprendo tutte le tipologie di missione che si sono mano a mano andate definendo nel corso degli ultimi anni, da quelle di peacekeeping ricordate a quelle di peace enforcement fino agli interventi umanitari. Il provvedimento in @pagina=0038@esame mira, perciò, a colmare un vuoto normativo nel nostro ordinamento, organizzando in modo equilibrato, dal punto di vista istituzionale, una materia che, quanto meno dal punto di vista parlamentare, è stata sino ad oggi affrontata in modo non esattamente funzionale, se solo si pensa al rischio di affollamento dell'agenda parlamentare determinato dalla reiterazione semestrale dei decreti.
  In effetti, la Costituzione italiana non contiene previsioni che disciplinino l'impiego dello strumento militare all'estero, ad eccezione delle disposizioni relative allo stato di guerra, e dunque diciamo che questo ha per conseguenza il fatto che ad oggi il quadro giuridico per la partecipazione alle missioni venga definito essenzialmente con lo strumento del decreto-legge. Questo comporta una provvisorietà e disorganicità delle disposizioni, soprattutto di quelle ordinamentali, e una grande precarietà anche dal punto di vista finanziario delle missioni. Caratteristiche che, da un lato, non giovano certo alle esigenze di programmazione operativa e di credibilità internazionale del Paese, dall'altro, hanno determinato sin qui la condizione paradossale dei nostri militari, che, nel corso delle missioni, molto spesso sono rimasti scoperti, sul piano dei tempi, dal punto di vista delle necessarie coperture finanziarie.
  Considero, perciò, particolarmente importante che questo provvedimento, da un lato, definisca una cornice stabile ed uniforme e, dall'altro, metta il Parlamento anche nella condizione di intervenire in maniera appropriata. Penso che tutti noi dobbiamo un fatto anche di riconoscenza, di sentita riconoscenza, per il positivo ruolo svolto in ambito internazionale da parte delle nostre Forze armate, ed è indubbiamente in gran parte merito degli uomini in divisa se il Paese è considerato ora credibile e affidabile. Credo che questo sentimento vada ad unirsi anche ad alcuni aspetti che la normativa mette in evidenza, e cioè il fatto che questa normativa sia di carattere generale, cioè applicabile alle missioni internazionali che sono svolte dal personale appartenente alle Forze armate, alle forze di polizia ed anche alle componenti civili che operano nei teatri operativi.
  Ed è questo un fatto non marginale, anche in ordine ai possibili sviluppi delle sperimentazioni dei corpi civili di pace. In effetti, con le missioni, che già di per sé assicurano @pagina=0039@occasioni di addestramento che rafforzano l'operatività delle Forze armate, il nostro Paese, come qualcun altro ha già ricordato, ha molto migliorato non soltanto la sua immagine internazionale, ma anche definito una sorta di modello italiano di peacekeeping, basato sia sulla forte imparzialità da parte delle Forze armate sia sulla particolare attenzione e sensibilità alle esigenze della popolazione civile e agli aspetti umanitari. L'elenco è già stato fatto: Libano dal 1982, Albania, Somalia, Mozambico, Bosnia Erzegovina. Ecco, mi sento di aggiungere a questo elenco che il relatore Manciulli faceva poc'anzi anche, evidentemente, le missioni che hanno salvato migliaia di vite, Eunavfor Med, Mare Nostrum, con un approccio umanitario, il nostro, che, come attestano, appunto, gli interventi nel Mediterraneo e le prospettive della politica migratoria europea, deve sempre più caratterizzare il profilo operativo delle nostre Forze armate, a cui non sarebbe male far giungere un rinforzo significativo in termini di formazione, anche a proposito di tecniche di azione sociale e non violenta, valorizzando appieno le positive traiettorie sperimentate anche in ambito NATO, ad esempio dal Cimic Group a guida italiana.
  Sottolineare questi successi non significa negare che qualcosa si possa e si debba cambiare, anche in considerazione del nuovo quadro delle crisi globali e della crisi economica, che costringe a selezionare in maniera più rigorosa gli impegni. Da oggi in poi si tratterà di valutare in maniera più strategica le modalità e, soprattutto, gli ambiti regionali nella nostra partecipazione alle missioni, concentrando, a mio parere, le nostre attenzioni sul Mediterraneo. Fatte queste osservazioni preliminari, è bene ricordare che la proposta di legge è stata, come qualcuno ha ricordato, approvata senza voti contrari, ancorché al Senato il voto di astensione figuri tra i contrari, ma è un indizio di qualità politica del provvedimento stesso che mi pare sia fondamentale segnalare.

PAGINA: 0041

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. Oggi parliamo della legge quadro, che approda di nuovo in Aula. Questo provvedimento ha già subito diverse modifiche, sia alla Camera che anche al Senato, e quindi decisamente non rispecchia @pagina=0042@quelle che erano le nostre volontà, almeno come Movimento 5 Stelle. Noi avevamo presentato una nostra proposta di legge che aveva tutt'altra ispirazione. Quindi, soltanto in minima parte ci riteniamo soddisfatti, perché questo provvedimento va a sopperire a quella che è una pratica, a nostro avviso, inaccettabile, quella della decretazione d'urgenza. Sappiamo che ancora oggi stiamo discutendo l'ennesimo decreto d'urgenza per il rifinanziamento delle missioni internazionali. Questo è inaccettabile, lo ripeto, perché operare in emergenza non consente poi di affrontare le questioni nel merito e quindi dei risolverle nella maniera più adeguata.
  Purtroppo, sappiamo anche che nella nostra Costituzione non esistono norme organiche che consentano di disciplinare la materia, quindi gli interventi dei nostri contingenti, sia nelle missioni che riguardano organizzazioni come l'ONU, che in quelle che invece coinvolgono altre organizzazioni come la NATO e l'Unione europea. Quindi, la necessità di avere una normativa specifica era assolutamente fondamentale. I presupposti c'erano tutti, ma oggi ci ritroviamo a discutere un testo che – ahimè – è stato stravolto rispetto a quelle che erano le volontà principali. Come ha detto anche prima il collega il collega Pini, il Governo si riserva sempre di dire l'ultima parola, sottraendo anche una certa autonomia alle stesse Commissioni che comunque hanno fatto un grande lavoro. Tra l'altro, durante l'iter alla Camera ci sono stati anche dei momenti un pochino concitati, quando la Commissione bilancio aveva apportato delle modifiche all'ultimo momento. Noi eravamo ancora in Commissione e in Aula si stavano già votando gli emendamenti, le modifiche della Commissione bilancio, che tra l'altro è intervenuta su questioni non di merito, ma, a nostro avviso, prettamente politiche e questa è una cosa abbastanza grave.
  Tra l'altro, il testo continua a mantenere una certa ambiguità, per esempio all'articolo 2, dove non si fa menzione, almeno non si specifica chiaramente, se ci debba essere il pronunciamento dell'Aula. Quindi, non si capisce se gli atti di indirizzo che autorizzeranno appunto le missioni dovranno restare nel chiuso delle Commissioni oppure essere autorizzative dall'Aula, come è giusto che sia, perché l'obiettivo di questa legge a nostro avviso doveva essere quello di restituire @pagina=0043@centralità al Parlamento in una materia che è delicatissima. Non dimentichiamoci che la difesa impegna miliardi, è uno dei comparti che impegna più denari per il nostro Paese e quindi, a maggior ragione, dovremmo essere tutti responsabilizzati a costruire una legge che metta freno agli sperperi e che soprattutto disciplini il tutto nella maniera più corretta. Non dimentichiamoci la «legge navale» che ha portato via oltre 5 miliardi, ma anche gli investimenti sugli armamenti, i costi anche del personale. Quindi dover, tra virgolette, delegare queste decisioni al Governo, vedersi esautorati nel processo decisionale, per noi che siamo qui chiamati comunque a migliorare questo nostro Paese in tutti i suoi comparti, sicuramente non è la migliore strada da percorrere. Però, lo ripeto, ci siamo astenuti fino ad oggi perché comunque riteniamo opportuno che esista una legge su questa materia e che non si possa procedere ancora con la decretazione d'urgenza. Purtroppo gli obiettivi non sono stati raggiunti, vedremo poi come proseguirà l'iter, perché adesso dovrà tornare al Senato. Per il MoVimento 5 Stelle il lavoro che è stato fatto non rispecchia gli intenti, almeno non i nostri.

PAGINA: 0043

  DONATELLA DURANTI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, signor rappresentante del Governo, l'iter del provvedimento oggi all'esame dell'Aula è iniziato, lo voglio ricordare, nel gennaio del 2014, nelle Commissioni congiunte III e IV, e si è concluso nel maggio del 2015 in prima lettura, qui alla Camera. Il Senato ha discusso il testo unificato come trasmesso dalla Camera, portando alcune modifiche su cui poi tornerò e ha terminato i lavori a marzo di quest'anno.

PAGINA: 0049

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Io ammetto di essere, come dire, tra virgolette, contento di essere oggi qui a discutere di questa lettura ulteriore alla Camera, contento perché la logica di questo provvedimento – come giustamente ha riportato la collega Duranti, di cui ho apprezzato l'impegno in Commissione durante tutta la trattazione – andava a normare quella che è stata, almeno nei tre anni in cui abbiamo avuto questa legislatura e nei precedenti anni da quando comunque le missioni internazionali sono trattate, una delle peggiori pratiche, ovvero la decretazione d'urgenza.
  Non vado a parlare di questo, ma mi interessa far comprendere o, comunque, riportare alcuni punti su quella che è la logica che ha voluto introdurre il Parlamento rispetto alla gestione delle missioni internazionali. Missioni internazionali che, quando non hanno avuto la possibilità di una trattazione politica – e questo è il punto fondamentale di questa legge –, hanno avuto risvolti quali l'Iraq o l'Afghanistan, che sono stati, come dire, attuati esclusivamente dal Governo, che aveva potere assoluto nella gestione delle missioni internazionali, sia da un punto di vista amministrativo, sia da un punto di vista di legge mediante l'uso, appunto, dei decreti.
  Tutta una serie di audizioni fatte, le varie proposte e il lavoro fatto anche in Commissione, con un metodo anche abbastanza partecipato, per quanto giustamente – come riportato dalla collega Duranti – lungo, hanno portato ad audire costituzionalisti proprio perché la materia impatta su tutta una serie di prerogative tra Parlamento e Governo che dovevano essere obbligatoriamente normate. Tra i costituzionalisti, molti hanno riferito il fatto che lavorare con norme di rango primario sarebbe stato incostituzionale, perché si sarebbe andati a lavorare su una parte finanziaria di cui non si sarebbe conosciuto, effettivamente, l'esatto ammontare. Quindi, la procedura creata, cioè la parte di procedimento, aveva una sua logica, da come usciva dalla Camera e, ancora meglio, prima che la Ragioneria dello Stato ci imponesse una modifica alla parte finanziaria che rende illogici alcuni passaggi, ma aveva una sua logica nel senso di dire: il Governo ha la facoltà legittima di decidere di poter fare o non fare una missione, il Parlamento ha la facoltà legittima e chiaramente @pagina=0050@espressa nel procedimento di poter autorizzare o negare tale autorizzazione. Effettivamente vi è uno spunto di riflessione che la maggioranza dovrebbe fare, in particolare al Governo, che senz'altro al Senato ha trovato porte più aperte, non tanto sulla parte in cui la Camera può o non può trattare e ridiscutere i decreti, ma sull'adozione automatica; vorrei fare un appunto sempre di correttezza rispetto al testo, i decreti di cui si va a parlare sono solamente sulla parte finanziaria, non sulla parte deliberativa trasmessa alle Camere, quindi, su quella parte non c’è un silenzio assenso, su quella parte le Camere si esprimono positivamente o negativamente e il Governo adotta quella che è la scelta della Camera sulla parte politica; sulla parte finanziaria, invece, c’è questo vulnus che, effettivamente, il Senato ha voluto introdurre; è corretta la volontà di voler fare un doppio passaggio, quindi, con una valutazione rafforzata, da parte del Parlamento, io credo sia opportuno che questa Camera vada a introdurre o, comunque, a rimuovere quella parte finale che con degli emendamenti qui in Aula io credo sia opportuno sanare; se la volontà della legge è dare in mano al Parlamento la possibilità politica di fare una scelta sulle missioni, vi deve essere, anche, un passaggio nella parte finanziaria che non ridia al Governo un totale controllo, perché poi, e questo, penso, me lo insegnate tutti, è dalla parte finanziaria che si evince quello che è il passaggio fondamentale.
  Un altro spunto: sempre nella parte procedurale è stata modificata, al Senato, l'aggiunta di: «per ciascun anno» dell'autorizzazione delle missioni, cioè della parte politica, della parte deliberativa. Quella che era un po’ l'intenzione della Camera era quella di autorizzare e, quindi non si comprenderebbe nemmeno la parte degli obiettivi e i tempi, diciamo così, che erano indicati nella parte della deliberazione, perché ogni anno dovrebbero essere ripetuti, quindi, anche questo è uno spunto che va un po’ a stravolgere quello che era un impianto, come giustamente diceva il collega Pini, che aveva una sua logica funzionale. Io credo che questa parte di valutazione dei decreti, degli schemi di decreti, che si trovano sia all'articolo 2 che all'articolo 4, se non sbaglio, che riguardano la parte di implementazione dei fondi, esattamente, dovrebbero essere senz'altro rimodulati.

PAGINA: 0051

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Presidente, colleghi, quello che ci accingiamo ad esaminare questa mattina in Aula è un provvedimento atteso da tempo, sul quale abbiamo lavorato sia come forza di maggioranza che come forza di opposizione. Si tratta, infatti, di un testo di legge che risponde ad un'esigenza ormai trentennale, relativa ad una disciplina finalmente organica della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, divenute, ormai, numerose e parte integrante della nostra politica estera e della nostra politica di sicurezza. Un'interpretazione errata delle disposizioni costituzionali ha, per 20 anni, bloccato ogni possibilità di intervenire sulla materia e anche spesso portato Governi di centrosinistra a puntellarsi con i voti di Forza Italia per riuscire a prorogare l'invio di alcune missioni.

PAGINA: 0004

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara chiusa la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0054

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0004

  ANDREA MANCIULLI (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Interviene in replica.

PAGINA: 0054

  ANDREA MANCIULLI. Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Signor Presidente, solo per dire, anche perché mi ricordo bene il testo che ho pronunciato e ci tengo in una maniera non formale, che avevo ringraziato tutte le opposizioni e naturalmente SEL per me fa parte degnamente e con grande impegno di questo aspetto. Devo dire che, fra le altre cose, nel modo in cui ci siamo approcciati all'esito finale, per come lo votammo, ci fu un contributo sancito anche dalla firma del provvedimento da parte di molti che oggi sono intervenuti. Io voglio solo chiudere con un aspetto: questa legge è una legge che sta fuori dalla contingenza politica, sta fuori perché giustamente come veniva richiamato con l'ultimo intervento dall'onorevole Carfagna noi decidiamo una cosa che riguarda l'impegno di molti militari che operano per il nostro Paese e credo che proprio a questo scopo nelle discussioni che dovremo fare in Commissione e nel Comitato dei nove si debba fare ogni sforzo perché il Paese si presenti più unito possibile nel dare questo strumento a chi opera per noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0004

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo e il deputato Garofani, relatore della IV Commissione, rinunziano alle replica.
  Avverte che è stata presentata la questione di pregiudizialità Gianluca Pini n. 1, che sarà esaminata e posta in votazione prima di passare all'esame degli articoli. Rinvia pertanto il seguito del dibattito ad altra seduta.

PAGINA: 0055

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente Garofani rinuncia alla replica. Prendo atto che il Governo rinuncia alla replica. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, ultimo periodo, del Regolamento, è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Gianluca Pini ed altri n. 1, che sarà esaminata e posta in votazione prima di passare all'esame degli articoli. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

PAGINA: 0004

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica. (Vedi RS)

PAGINA: 0055

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PAGINA: 0005

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007 (A.C. 2800-A). (Vedi RS)

PAGINA: 0055

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007 (A.C. 2800-A) (ore 12,08).

PAGINA: 0005

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0055

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2800-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007.

PAGINA: 0005

  MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI-PdL) (Vedi RS), Relatrice. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0056

  MARIA ROSARIA CARFAGNA, Relatrice. Signor Presidente, l'accordo tra Italia e Tagikistan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, siglato Dushanbe il 22 maggio 2007, è finalizzato ad approfondire le relazioni tra i due Paesi attraverso la promozione dei rispettivi patrimoni culturali e lo scambio di dati ed esperienze tecnico-scientifiche. L'Intesa si propone di agevolare la collaborazione culturale e artistica nel campo della conservazione, della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico, impedendo i trasferimenti illeciti di beni culturali e assicurando la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Vorrei al proposito ricordare brevemente che con il Tagikistan sono in essere importanti collaborazioni a livello universitario, collaborazioni che hanno condotto allo svolgimento di importanti missioni archeologiche in tale Paese asiatico.

PAGINA: 0005

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0058

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prendo atto che vi rinuncia. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0005

Discussione del disegno di legge: S. 1827 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3458). (Vedi RS)

PAGINA: 0058

Discussione del disegno di legge: S. 1827 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3458) (ore 12,14).

PAGINA: 0005

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0058

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3458: Ratifica @pagina=0059@ed esecuzione dei seguenti Accordi: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014.

PAGINA: 0006

  ELEONORA CIMBRO, Relatrice (Vedi RS). Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0059

  ELEONORA CIMBRO, Relatrice. Signor Presidente, intanto mi preme in premessa dire che questo accordo si inserisce all'interno di un quadro di collaborazione con un Paese che noi riteniamo assolutamente strategico sul piano della sicurezza in un momento cruciale per l'Europa e anche per il Mediterraneo. Il primo dei due accordi che questa Assemblea è chiamata a ratificare segue il modello della Convenzione del Consiglio d'Europa del 1957 ed integra le disposizione della Convenzione siglata dal nostro Paese con il Regno del Marocco nel 1971 in materia di reciproca assistenza giudiziaria, e che limitava l'estradizione in materia di reati fiscali, di imposte dogana e di cambio. Tale intesa è finalizzata a migliorare la cooperazione tra i due Paesi ed a rafforzare il contrasto al crimine internazionale. Tra le disposizioni introdotte dal provvedimento, mi preme segnalare quella relativa alla non applicabilità della pena di morte o di altre pene contrarie alla legge dello Stato richiesto; vi è inoltre la previsione di alcune ipotesi in cui si può opporre un rifiuto all'estradizione qualora si tratti di reati politici e vi sia il fondato timore che nei confronti della persona da estradare vi siano rischi di discriminazione, o nei casi in cui sia intervenuto un provvedimento di amnistia, di indulto, di grazia e in casi similari.@pagina=0060@
  Passando alla trattazione del secondo Accordo, la Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, vorrei porre all'attenzione di quest'Aula che la sua ratio è quella di consentire il trasferimento nel proprio Stato di cittadinanza di cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato, al fine di facilitarne la rieducazione e il reinserimento sociale. Si è giunti alla stipula di questa intesa in considerazione della mancanza di uno strumento internazionale con Rabat in materia: infatti è da rilevare che il Regno del Marocco non ha aderito alla Convenzione del Consiglio d'Europa sottoscritta a Strasburgo il 21 marzo 1983, ed aperta alla sottoscrizione ed adesione anche di Stati che non fanno parte del Consiglio stesso; quest'ultima, come è noto, costituisce lo strumento giuridico maggiormente applicato in materia di trasferimenti internazionali di detenuti al fine di eseguire condanne definitive. L'intesa prevede che il trasferimento dei detenuti possa avvenire solo per i cittadini di uno solo dei due Stati contraenti, soltanto se la sentenza è esecutiva, se il periodo da espiare è superiore all'anno, e se il reato commesso è previsto come tale anche dall'altro Stato; per quanto detto l'Accordo non si applica dunque ai cittadini con doppia cittadinanza. Disposizioni specifiche regolano il trasferimento dei detenuti, che può avere luogo o su richiesta di uno dei due Stati contraenti o degli stessi detenuti: a norma dell'Accordo, infatti, il detenuto deve essere previamente informato della possibilità di trasferimento prevista dalla Convenzione, e comunque il trasferimento non può in ogni caso avere luogo senza il consenso espresso dal detenuto stesso. Altra disposizione garantista di rilievo contenuta nell'intesa al nostro esame è la previsione che il detenuto non possa essere processato, arrestato e condannato per gli stessi fatti che hanno già determinato la sua condanna nell'altro Stato.
  Considerando che questo Accordo è da collocarsi in un quadro caratterizzato dal costante rafforzamento dei rapporti bilaterali tra il nostro Paese ed il Marocco in tutti i settori – uno su tutti, l'azione di contrasto al terrorismo, di cui sono testimonianza i numerosi recenti incontri bilaterali anche a livello parlamentare – ne auspico una rapida approvazione; ciò anche in considerazione della precisa opzione di politica estera da parte del Governo di Rabat, che si esplica in una @pagina=0061@dimensione multipolare e che tende ad una sempre maggiore apertura nei confronti dell'Unione europea, come ricordavo all'inizio.

PAGINA: 0006

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0061

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0006

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015 (A.C. 3462). (Vedi RS)

PAGINA: 0061

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015 (A.C. 3462) (ore12,18).

PAGINA: 0006

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0061

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3462: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015.

PAGINA: 0006

  MICHELE NICOLETTI, Relatore (Vedi RS). Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0061

  MICHELE NICOLETTI, Relatore. Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica che questa Assemblea è chiamata oggi ad esaminare si riferisce ad un Accordo che rientra nel novero delle intese finalizzate allo scambio di informazioni tra Stati, che in ragione del loro ridotto interscambio commerciale non pervengono alla stipula di una convenzione contro le doppie imposizioni, ed è redatto sulla base del Tax Information @pagina=0062@Exchange Agreement predisposto dall'OCSE. L'Accordo consente tuttavia di inserire il Turkmenistan nella white list dei Paesi e dei territori che consentono un adeguato scambio di informazioni con l'Italia, in conformità con quanto previsto dall'articolo 168-bis del Testo unico delle imposte sui redditi.

PAGINA: 0006

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0064

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0007

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 (A.C. 3084-A). (Vedi RS)

PAGINA: 0064

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 (A.C. 3084-A) (ore 12,23).

PAGINA: 0007

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0064

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3084-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003.

PAGINA: 0007

  MICHELE NICOLETTI, Relatore per la III Commissione. (Vedi RS) Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0064

  MICHELE NICOLETTI, Relatore per la III Commissione. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, questa Assemblea @pagina=0065@è oggi chiamata ad esaminare la ratifica del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e di xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, Protocollo fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 e siglato dal nostro Paese nel 2011, entrato in vigore il 1o marzo del 2006 avendo conseguito il numero di ratifiche necessarie a tal fine. Malgrado la portata del provvedimento sia più ampia rispetto al tema dei crimini di odio, ritengo doveroso cogliere l'occasione dell'esame di questa ratifica per tributare un omaggio alla figura di Elie Wiesel, vittima e testimone del campo di sterminio di Auschwitz, premio Nobel per la pace, impegnato a livello internazionale per il riconoscimento dei crimini di odio, contro il negazionismo e per l'inserimento degli attentati suicidi tra i crimini contro l'umanità. Quest'Aula ha ascoltato Elie Wiesel nel 2010, nel Giorno della memoria, e di quella orazione voglio ricordare un passaggio essenziale, anche ai fini del lavoro legislativo in corso. Ha detto Wiesel: io so che alcuni sopravvissuti sono preoccupati, cosa succederà quando l'ultimo di noi non ci sarà più ? Io non sono tanto preoccupato, non sono tanto preoccupato, perché credo che chiunque ascolti un testimone diventa un testimone, e quindi, parlamentari, diventate nostri testimoni.
  Questo Accordo si iscrive anche dentro questo sforzo di memoria, di continuo impegno ad onorare le vittime di quello sterminio e di ogni sterminio, a ciò che questo non si possa più ripetere e perché le persone che appartengono oggi a qualsiasi minoranza non siano fatte oggetto di odio attraverso tutti gli strumenti che la comunicazione oggi mette a disposizione. Una vita perseguitata dall'odio non è una vita che può pienamente dispiegarsi. La ratio di questo Accordo è quella di estendere, quindi, la portata della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla cybercriminalità. Quest'ultima Convenzione, lo ricordo, è stata ratificata dal nostro Paese nel 2008 al fine di includere atti legati alla propaganda a sfondo razzistico e xenofobo, consentendo in tal modo alle parti di utilizzare gli strumenti della cooperazione internazionale anche per il contrasto a detti reati.@pagina=0066@
  La ratifica in esame è un significativo adempimento del Governo italiano, un obbligo assunto in sede internazionale, ma anche un impegno preso nei confronti del Parlamento. Ricordo l'allora vicepresidenza della Commissione affari esteri e comunitari, onorevole Nirenstein, che aveva presentato nella passata legislatura una risoluzione sul tema, approvata dalla III Commissione, e anche l'impegno in questa legislatura dell'onorevole Mogherini contro i reati commessi online. L'Accordo si inserisce in un quadro normativo internazionale che mira a preservare un giusto equilibrio tra sicurezza, tutela della riservatezza dei dati personali, i diritti e le libertà fondamentali.
  La limitazione di tali diritti e libertà fondamentali può essere richiesta per esigenze di natura superiore concernenti la protezione della sicurezza nazionale e l'ordine pubblico, la salute e altre circostanze specifiche. Le limitazioni suddette possono, dunque, avere luogo solo se previste dalla legge in conformità di impegni assunti in sedi internazionali e riferite ad obiettivi specifici. L'intesa al nostro esame risponde pienamente ai dettami del quadro normativo proposto. Il nostro Paese, in questa materia, ha assunto un ruolo guida, promuovendo una serie di iniziative contro il discorso d'odio. Contro l’hate speech anche la Presidenza della Camera, nel 2013, ha indetto un'iniziativa e più recentemente ha istituito una commissione di studio. Gli articoli da 3 a 7 riguardano le incriminazioni di specifiche condotte, come la diffusione di materiale razzista e xenofobo, l'insulto, le minacce, la negazione, minimizzazione o giustificazione del genocidio.
  L'intesa in esame prevede che ciascuna delle parti proceda, attraverso gli strumenti giuridici offerti dal proprio ordinamento, alla criminalizzazione della diffusione per via informatica, se commessa intenzionalmente, senza autorizzazione, di materiali che neghino il genocidio.

PAGINA: 0007

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0066

  PRESIDENTE. Deve concludere.

PAGINA: 0007

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014 (A.C. 3199). (Vedi RS)

PAGINA: 0067

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014 (A.C. 3199) (ore 12,30).

PAGINA: 0007

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0067

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3199: Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014.

PAGINA: 0008

  PAOLO ALLI (AP) (Vedi RS), Relatore. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0068

  PAOLO ALLI, Relatore. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, la ratifica che questa Assemblea si accinge ad esaminare ha per oggetto la Decisione del Consiglio di sorveglianza dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti, nota con l'acronimo OCCAR, che è stata siglata a Roma il 10 giugno 2014. L'OCCAR – lo ricordo – è stata istituita al fine di dar vita a un organismo permanente di gestione comune dei programmi di acquisizione di armamenti con uno specifico accordo amministrativo tra Italia, Francia, Germania e Regno Unito, firmato a Farnborough il 9 settembre 1998. A tale organizzazione, che ha conseguito personalità giuridica nel febbraio 2001, hanno successivamente aderito il Belgio e la Spagna, rispettivamente nel 2003 nel 2005. Altri Stati, e precisamente la Finlandia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Svezia, la Polonia e la Turchia, partecipano a uno o più programmi dell'organizzazione, ma non sono stati parte dell'Accordo.
  Obiettivo fondamentale dell'OCCAR, come si è accennato, è il coordinamento, il controllo e la realizzazione dei programmi relativi agli armamenti che le vengono assegnati dagli Stati membri, oltre al coordinamento e alla promozione di attività congiunte da realizzare in futuro, migliorando in tal modo l'efficacia della gestione dei progetti di cooperazione in termini di costo, tempi e prestazioni. I poteri esecutivi sono esercitati dal Consiglio di sorveglianza quale organo decisionale più elevato dell'organizzazione, con l'autorità di stipulare contratti, acquisire e cedere beni mobili e immobili e avviare procedimenti legali.@pagina=0069@
  Detto organismo è composto dai sei ministri della difesa degli Stati membri o dai loro delegati, che vi partecipano con diritto di voto, e presieduto da un presidente eletto dal Consiglio fra i suoi membri. Le riunioni del Consiglio di sorveglianza si tengono almeno due volte l'anno. Attualmente sono in corso undici programmi, sei dei quali a partecipazione italiana. La ratifica in esame modifica l'Allegato IV della Convenzione relativo al processo decisionale. Tale modifica è conforme alle previsioni del paragrafo 5 del medesimo Allegato IV, che, nella vigente formulazione, prevede che, dopo un periodo iniziale di tre anni, l'iter decisionale possa essere riesaminato alla luce di tutti gli elementi rilevanti.
  La modifica è finalizzata anche ad agevolare l'accesso all'OCCAR a nuovi Stati, soprattutto quelli che già partecipano a programmi dell'organizzazione. L'ampliamento della membership comporterà la riduzione della spesa annua a carico di ogni Stato membro per la partecipazione al bilancio amministrativo dell'ufficio centrale di Bonn. Segnalo che la Commissione difesa, nel proprio parere, ha dato risalto al fatto che la modifica dall'Allegato IV della Convenzione è mirata a fare incrementare i programmi di armamenti in regime di cooperazione multinazionale, nonché, come già detto, ad agevolare l'adesione all'OCCAR da parte di altri Stati, oltre i sei firmatari della Convenzione, soprattutto tra quelli che già partecipano a programmi sviluppati dall'organizzazione.
  Per quanto concerne l'aspetto finanziario, vorrei anche evidenziare che la Commissione bilancio, nel sottolineare che il provvedimento apporta delle modifiche di carattere ordinamentale prive di effetti finanziari diretti per il bilancio dello Stato, ha posto in rilievo che la relazione tecnica giunge ad ipotizzare risparmi connessi alla Decisione. Raccomando, pertanto, una celere conclusione dell'iter di approvazione di questo disegno di legge, considerato che le modifiche introdotte dall'Accordo consentiranno, come detto, l'accesso di altri Stati all'OCCAR, determinando potenzialmente per gli attuali sei Stati membri un risparmio di spesa di partecipazione al bilancio amministrativo dell'ufficio centrale, che attualmente ammonta, per il nostro Paese, come per gli altri tre Stati fondatori, a circa 1,7 milioni di euro annui.

PAGINA: 0008

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0070

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0008

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012 (A.C. 3529). (Vedi RS)

PAGINA: 0070

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012 (A.C. 3529) (ore 12,34).

PAGINA: 0008

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0070

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3529: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012.

PAGINA: 0008

  MICHELE NICOLETTI (PD) (Vedi RS), Relatore. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0070

  MICHELE NICOLETTI, Relatore. Grazie, Presidente. L'Accordo che questa Assemblea si accinge a esaminare è finalizzato a favorire la cooperazione tra le amministrazioni fiscali delle Parti, attraverso uno scambio di informazioni in materia fiscale che garantisca un adeguato livello di trasparenza. Esso risponde allo schema predisposto dall'OCSE, ed è sostanzialmente modulato sul Tax information exchange agreement. Ricordo che Intese di questo tipo sono state sottoscritte da Bermuda con altri Stati membri dell'Unione europea, quali Francia, Danimarca, Finlandia, Irlanda Svezia e Portogallo. L'Intesa è quindi da considerarsi in linea con gli orientamenti proposti e condivisi dal nostro Paese nelle diverse sedi @pagina=0071@internazionali, dal G20 e all'Unione europea, in tema di potenziamento degli strumenti di contrasto del fenomeno dell'evasione fiscale. Ricordo al proposito, che il testo unico delle imposte sui redditi nella parte novellata, all'articolo 1, comma 83, della legge finanziaria per il 2008, ha delineato una nuova e più stringente disciplina contro l'elusione fiscale. In virtù di tale disciplina, le disposizioni contenute nell'Intesa in esame possono costituire la premessa affinché Bermuda sia iscritta nella white list da emanare ai sensi della richiamata normativa.
  Passando a illustrare i contenuti dell'Accordo è opportuno evidenziare che le informazioni oggetto dello scambio sono quelle rilevanti per la determinazione, accertamento e riscossione delle imposte indicate all'articolo 3 che per l'Italia sono IRPEF, IRES, IRAP, IVA, imposta sulle successioni e donazioni, e imposte sostitutive. L'articolato prevede inoltre che l'obbligo di fornire informazioni non sussiste qualora dette informazioni non siano detenute delle autorità domestiche o siano in possesso, o sotto il controllo, di persone che non si trovino entro la giurisdizione territoriale della parte interpellata. Come in altre Intese di questo tipo, il punto centrale è rappresentato dalla disciplina, all'articolo 5 dell'Accordo, delle modalità con cui le informazioni sono richieste da una delle due Parti e fornite dall'altra. Da segnalare il superamento del segreto bancario, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione, nonché agli standard dell'OCSE in materia.
  Altre disposizioni di rilievo dell'Accordo in esame riguardano la possibilità per una parte contraente di consentire che rappresentanti dell'autorità competente dell'altra parte contraente possano effettuare attività di verifica fiscale nel proprio territorio, i casi in cui è ammesso il rifiuto delle richieste di informazioni, ad esempio ove la divulgazione delle informazioni sia contrario all'ordine pubblico o potrebbe consistere nel rivelazioni di segreti commerciali industriali o professionali, il criterio generale per la ripartizione dei costi sostenuti dei Paesi contraenti per fornire l'assistenza necessaria e attuare lo scambio di informazioni, previsto nelle norme pattizie, e infine l'impegno ad adottare gli interventi normativi necessari per ottemperare e dare applicazione ai termini dell'Accordo. Segnalo che la Commissione bilancio ha evidenziato @pagina=0072@come l'Accordo comporti per l'erario un prevedibile aumento di gettito derivante dalla accresciuta possibilità di ricorrere allo scambio di informazioni in conformità allo standard OCSE in materia, con conseguente emersione di base imponibile attualmente sottratta alla tassazione.
  In considerazione di quanto detto, auspico una celere approvazione del provvedimento che, non comportando specifici oneri di attuazione, rappresenta un significativo passo in avanti per aggredire il nodo della evasione e dell'elusione fiscale.

PAGINA: 0008

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0072

  PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0009

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005 (A.C. 3269-A). (Vedi RS)

PAGINA: 0072

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005 (A.C. 3269-A) (ore 12,40).

PAGINA: 0009

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali.

PAGINA: 0072

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3269-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005.

PAGINA: 0009

  ELEONORA CIMBRO (PD) (Vedi RS), Relatrice. Svolge la relazione sul disegno di legge in discussione.

PAGINA: 0074

  ELEONORA CIMBRO, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il primo dei due Accordi che quest'Aula è chiamata ad esaminare, impegna le Parti a consegnare, attenendosi alle norme e condizioni stabilite nel Trattato stesso, le persone presenti sul proprio territorio ricercate dalle autorità giudiziarie dello Stato richiedente, per avervi commesso un reato o per l'esecuzione di una pena privativa della libertà.
  Passando ad esaminare le disposizioni introdotte nell'articolato, si possono enucleare i seguenti principi salienti: anzitutto, l'estradizione potrà essere concessa per fatti che secondo la legge di ambedue le Parti costituiscano reati punibili con una pena privativa della libertà la cui durata minima sia superiore ad 1 anno, ovvero per rendere possibile l'esecuzione di una condanna definitiva che comporti una pena residua superiore a 6 mesi al momento della presentazione della domanda. Nell'ipotesi in cui la domanda di estradizione riguardi più reati, questa potrà essere concessa anche per i reati per i quali non sussistono le condizioni minime, purché almeno uno di tali reati le soddisfi. Se poi l'estradizione è richiesta per l'esecuzione di pene inflitte per reati diversi, essa verrà concessa se il periodo complessivo di pena residua da scontare è comunque superiore a 6 mesi. L'estradizione verrà parimenti concessa rispetto a reati per i quali le convenzioni multilaterali vigenti per entrambe le Parti impongano l'inserimento nei Trattati successivi di quei reati che possono dar luogo a estradizione. Altre disposizione rilevanti sono quelle che riguardano i casi di diniego obbligatorio della richiesta di estradizione.
  Da segnalare la previsione in base alla quale alla persona estradata non verrà in nessun caso irrogata o applicata la pena di morte. Qualora questa fosse prevista per reati oggetto della richiesta di estradizione si applicherà in sostituzione una pena detentiva prevista nell'ordinamento della Parte richiedente.
  Assume rilievo, inoltre, la disposizione in virtù della quale la persona eventualmente estradata in applicazione del Trattato non può essere in alcun modo perseguita da parte dello @pagina=0075@Stato richiedente per reati commessi anteriormente alla consegna e diversi da quelli oggetto della richiesta di estradizione, salvo alcune eccezioni tassativamente indicate.
  L'Intesa prevede anche una procedura semplificata di estradizione con il consenso della persona interessata sulla base della mera domanda di arresto provvisorio e con dettagliate garanzie di informazione e di assistenza giudiziaria alla persona interessata all'atto di accordare il proprio consenso a tale procedura semplificata di estradizione. Il Protocollo addizionale dell'ottobre 2012 concerne essenzialmente le garanzie per le persone condannate in contumacia.
  Il secondo Accordo in titolo riguarda la cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, sempre con la Repubblica del Cile, e tale Accordo è stato firmato il 6 dicembre 2005 a Bruxelles. Passando ad illustrare in estrema sintesi l'articolato di tale Intesa, evidenzio che essa dopo le norme che specificano l'esatto significato dei termini utilizzati nel testo dell'Accordo stesso e che ne delimitano il campo di applicazione, salvaguarda in ogni caso gli obblighi doganali che il nostro Paese è tenuto ad osservare in ragione della sua appartenenza all'Unione europea, nonché per la presente e futura adesione ad Intese intergovernative nelle stesse materie. Inoltre, l'Accordo in titolo limita esclusivamente alla mutua assistenza amministrativa tra le Parti il suo ambito di applicazione, escludendo dunque l'assistenza in campo penale.
  Sono inoltre previsti lo scambio di informazioni tra le amministrazioni doganali circa la legittimità dell'operazione di importazione ed esportazione delle merci, lo scambio di informazioni ai fini dell'esatta percezione dei diritti e delle tasse doganali, lo scambio di informazioni sulle transazioni in essere o progettate che possono costituire infrazione doganale. La norma prevede inoltre la possibilità che le amministrazioni forniscano spontaneamente informazioni nei casi suscettibili di comportare un danno sostanziale per l'economia, la salute pubblica, la sicurezza e ogni altro interesse essenziale di una delle Parti contraenti e lo scambio di informazioni sulla legislazione e sulle procedure doganali nazionali, nonché sulle tecniche di applicazione di tale legislazione e sui metodi impiegati per commettere infrazioni doganali.
  Per tutte queste questioni, concludendo, auspico una celere approvazione di questo disegno di legge di ratifica, evidenziando che gli Accordi in titolo sono destinati a rafforzare il @pagina=0076@clima costruttivo che si è instaurato con il Cile e che ha permesso la sigla di altri importanti Intese con il Governo di Santiago.

PAGINA: 0009

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire, dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito alla sessione pomeridiana della seduta.

PAGINA: 0076

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentate del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, Avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.

PAGINA: 0010

  La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15.

PAGINA: 0010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)

PAGINA: 0077

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

PAGINA: 0010

Missioni. (Vedi RS)

PAGINA: 0077

Missioni.

PAGINA: 0010

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono centodiciassette.

PAGINA: 0077

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Fraccaro, Guerra, Monchiero e Nicoletti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

PAGINA: 0010

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (A.C. 3926) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali). (Vedi RS)

PAGINA: 0077

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (A.C. 3926) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PAGINA: 0010

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che sono state presentate le questioni pregiudiziali Melilla n. 1, Guidesi n. 2, Brugnerotto n.3 e Alberto Giorgetti n. 4. Avverte altresì che a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, le questioni pregiudiziali saranno discusse congiuntamente.

PAGINA: 0077

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Melilla ed altri n. 1, Guidesi ed altri n. 2, Brugnerotto ed altri n. 3 ed Alberto Giorgetti ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3926), presentate, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, al disegno di legge n. 3926: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare @pagina=0078@ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Melilla ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

PAGINA: 0010

  GIANNI MELILLA (SI-SEL) (Vedi RS). Illustra la sua questione pregiudiziale n. 1.

PAGINA: 0078

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Il presente decreto-legge n. 113, composto complessivamente da 25 articoli, contiene disposizioni che investono numerosi ambiti di competenza e si caratterizza per un contenuto disorganico ed eterogeneo, al quale mancano, secondo noi, i presupposti di necessità e urgenza, così come previsti dall'articolo 77 della Costituzione e richiamati dalle sentenze della Corte costituzionale, in particolare la sentenza n.22 del 2012, laddove la Suprema Corte ritiene illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità. Tale vincolo, come afferma esplicitamente la Corte stessa, è implicitamente contenuto nell'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitamente previsto nella legge n. 400 del 1988 di diretta attuazione costituzionale del citato articolo 77 e, in forza di tale disposizione, infatti i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Il presente decreto-legge, invece, accomuna in modo oltremodo caotico e disorganico una serie di disposizioni destinate a incidere in modo rilevante su molteplici materie che vanno dalla complessa disciplina degli enti territoriali, alle calamità naturali, dalla continuità e qualità del personale insegnante ed educativo nelle scuole d'infanzia e degli asili nido, alla spesa sanitaria, dall'efficientamento dell'azione dell'Agenzia italiana del farmaco, all'ambiente, all'agricoltura, al patrimonio e alle attività culturali. In particolare, questa mattina, autorevoli costituzionalisti hanno posto in evidenza la gravissima contraddizione rappresentata dall'articolo 11, quello che riguarda appunto la regione siciliana. Si tratta di un accordo che è stato raggiunto tra lo Stato e la regione siciliana che mette in discussione, secondo questi costituzionalisti, anche il principio in base al quale quando si interviene per rinunciare agli effetti @pagina=0079@di una sentenza favorevole, nella regione, in questo caso la Sicilia, la competenza non è più del presidente, ma semmai dovrebbe essere dell'assemblea regionale che ne potrebbe disporre con la legge di stabilità, prima di contabilizzarla nel bilancio regionale. Invece siamo in presenza, per quanto riguarda la regione siciliana, di un pasticcio che farebbe impallidire anche il grande Sciascia.
  Il presente decreto presenta all'articolo 13, disposizioni di proroga di termini di carattere tributario contenuti nel decreto legislativo n. 68 del 2011 che, con tutta evidenza, alla stessa stregua delle norme di interpretazione autentica, non dovrebbero essere fatte confluire all'interno di un decreto- legge che non rechi espressamente nel titolo il riferimento a proroghe di termini legislativi.

PAGINA: 0010

  GUIDO GUIDESI (LNA) (Vedi RS). Illustra la sua questione pregiudiziale n. 2.

PAGINA: 0081

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente. Vorrei segnalare innanzitutto la frequenza con la quale questo Governo procede con la decretazione di urgenza. Siamo davanti ancora ad un decreto che non ha i requisiti per esserlo, non ha i connotati di urgenza, perché non c’è nessuna norma contenuta nel decreto che richiede urgenza o che ha una scadenza o che ha un termine. Ma è altresì, per l'ennesima volta, un testo con un contenuto disorganico e completamente disomogeneo. Tutte condizioni per cui questo decreto non può assolutamente essere valutato poiché non ha i veri e propri connotati costituzionali di un decreto d'urgenza.
  Per questo noi sosteniamo sia la nostra pregiudiziale, che tutte le pregiudiziali presentate dagli altri gruppi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PAGINA: 0010

  MARCO BRUGNEROTTO (M5S) (Vedi RS). Illustra la sua questione pregiudiziale n. 3.

PAGINA: 0081

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie Presidente. Molto velocemente, il disegno di legge di conversione in esame contiene il testo del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, che dovrebbe recare solo misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio; al contrario, ancora una volta siamo costretti a rilevare la disomogeneità dei 25 articoli di cui si compone il testo del decreto-legge in esame, che reca, oltre alle misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, anche disposizioni in materia di sanità, agricoltura, ambiente e cultura.@pagina=0082@
  Siamo inoltre in presenza dell'ennesimo abuso dello strumento del decreto-legge da parte del Governo, che utilizza lo strumento della decretazione d'urgenza in modo anomalo, intervenendo su questioni tra loro eterogenee con provvedimenti presentati come emergenziali, che però, come sempre, finiscono per toccare temi tra i più disparati, impedendo di fatto un compiuto passaggio parlamentare del testo in esame. Sempre l'eterogeneità delle materie trattate nel decreto-legge in esame è testimoniata anche dal titolo del decreto medesimo, che non è in alcun modo esaustivo né chiarificatore rispetto all'eterogeneità dei temi che il decreto-legge disciplina, non rappresentando le disposizioni effettivamente incluse.
  Tali continue forzature da parte del Governo sono per noi inaccettabili, anche per il fatto che esse non consentono alle Commissioni di merito di esaminare per le proprie competenze le materie oggetto di decretazione, essendo il disegno di legge assegnato per l'esame in sede referente alla Commissione bilancio. Ovviamente ci auguriamo che nel merito venga data la possibilità di intervenire nel testo nel modo più opportuno, perché quello che alla fine conta è riuscire con ciascun provvedimento, con questo provvedimento ad incidere positivamente sui nostri datori di lavoro che – lo ricordo – sono e restano i cittadini. L'auspicio è che comunque si riesca per una volta e finalmente ad elaborare testi di legge con criteri chiari e puliti, senza mischiare capre e cavoli e facendo le cose, una volta tanto, per bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0010

  STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI-PdL) (Vedi RS). Illustra la questione pregiudiziale Alberto Giorgetti n. 4.

PAGINA: 0083

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, il decreto-legge al nostro esame rappresenta l'ennesimo decreto omnibus del Governo Renzi: 25 articoli che spaziano in numerosi ambiti di intervento, finanza locale, sanità, agricoltura, ambiente, attività culturali. Forza Italia ha anche in questa occasione sentito il dovere, attraverso la presentazione di una pregiudiziale di costituzionalità, di ricordare a questa Assemblea e all'Esecutivo che un decreto-legge che si caratterizza per un contenuto disorganico ed eterogeneo si pone automaticamente in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione. Come argomentato nella pregiudiziale di costituzionalità presentata, il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce infatti uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti-legge. Di fatto, quindi, i contenuti normativi del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame confliggono con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza. Pertanto, il provvedimento al nostro esame da questo punto di vista è illegittimo, e rappresenta un'ulteriore conferma di come il Governo Renzi utilizzi lo strumento della decretazione d'urgenza in maniera assolutamente arbitraria e intollerabile.
  A questa riflessione, propria del contenuto di tutte le pregiudiziali presentate all'attenzione dell'Assemblea, vorrei affiancare altri due aspetti di particolare rilevanza. Il primo è legato all'articolo 11 del provvedimento in esame. che prevede l'attuazione del recente accordo Stato-regione firmato il 20 giugno 2016. L'accordo costituisce un atto volto ad adeguare le norme di attuazione dello statuto della regione siciliana alle diverse modifiche normative intervenute nell'ambito della legislazione tributaria e amministrativa stabilita a livello nazionale: a fronte del riconoscimento da parte dello Stato di nuove entrate, la regione si impegna quindi a rimodulare la propria spesa, conformandosi alle norme della riforma Madia, riducendo i centri di costo, recependo le disposizioni in materia di dirigenza pubblica, semplificazione amministrativa, standardizzazione delle procedure.

PAGINA: 0011

  Intervengono sulle questioni pregiudiziali presentate i deputati PAOLA BINETTI (AP) (Vedi RS), MAINO MARCHI (PD) (Vedi RS) e ROCCO PALESE (Misto-CR) (Vedi RS).

PAGINA: 0085

  PAOLA BINETTI. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro le pregiudiziali presentate al decreto-legge n. 113 del 2016. Il decreto-legge all'esame dell'Assemblea @pagina=0086@contiene, infatti, disposizioni necessarie ed urgenti ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, di contenuto differenziato, ma con l'obiettivo finale di introdurre misure normative a favore degli enti territoriali, nonché ad adottare norme in materia ambientale, nel settore scolastico ed in altri comparti. In particolare, il provvedimento interviene con norme per favorire il comune de L'Aquila, con la concessione di un contributo per esigenze connesse alla ricostruzione a seguito del sisma del 6 aprile 2009, nonché prevede l'istituzione di un fondo destinato ai comuni che si trovino a dover sostenere spese inerenti a sentenze esecutive di risarcimento che derivino da calamità naturali o cedimenti strutturali.
  Il decreto-legge dispone, inoltre, in merito all'alluvione di Sarno o alla restituzione di finanziamenti contratti a seguito del sisma del maggio 2012 per il pagamento di tributi, contributi previdenziali ed assistenziali e premi per l'assicurazione obbligatoria. Si tratta, pertanto, di un provvedimento con norme differenziate, ma che, come dirò in seguito, ha i requisiti di necessità e di urgenza proprio rispetto all'articolo 77 della Costituzione. È importante, innanzitutto, sottolineare che la Costituzione non si spinge ad individuare i limiti contenutistici della straordinarietà, dell'urgenza e della necessità nei decreti-legge, con la conseguenza che ciò comporta una loro parziale remissione alle scelte e valutazioni politiche del Governo.
  La stessa Corte costituzionale, nella sua giurisprudenza sull'utilizzo dei decreti-legge, ha affermato che il suo sindacato non si sostituisce a quello iniziale del Governo né a quello successivo del Parlamento in sede di conversione dell'atto normativo, in cui le valutazioni politiche potrebbero essere prevalenti, ma deve svolgersi su un piano diverso, con la funzione di preservare l'assetto delle fonti normative. Ancora, la Consulta, nella sua giurisprudenza in materia di decretazione d'urgenza, ha poi consolidato ulteriormente, in termini univoci, come il decreto-legge si collochi quale fonte di diritto primario sulla base di una scelta dell'Esecutivo, e non del Parlamento. Peraltro, l'immediata efficacia del decreto-legge, che lo rende idoneo a produrre modificazioni sia nella realtà materiale sia nell'ordinamento, rende allo stesso modo evidente @pagina=0087@la ragione dell'inciso della norma costituzionale che attribuisce al Governo la responsabilità dell'emanazione del decreto-legge.
  È quindi lasciato al potere normativo dell'Esecutivo di intervenire con elasticità nella presentazione dei decreti-legge con cui disciplinare situazioni urgenti e necessarie, che, pertanto, possono essere adattate a situazioni diverse in relazione alle quali non sono configurabili rigidi parametri valevoli per ogni ipotesi. Pertanto, anche provvedimenti di contenuto differenziato, come quello in esame, possono benissimo essere presentati e convertiti in legge, osservando i principi costituzionali, stante, come già detto, una valutazione politica che consideri prevalente risolvere urgentemente la varietà di situazioni che possono verificarsi in concreto. Non vi è, quindi, una forzatura del dettato costituzionale, in quanto il decreto-legge è nella gerarchia delle fonti considerato di pari efficacia alla legge ordinaria e viene convertito in legge secondo i principi di cui agli articoli 77 e 70 della Costituzione, che, tra l'altro, pongono in evidenza il concetto di responsabilità del Governo nell'adottarli.
  Nel ribadire il voto contrario del gruppo parlamentare di Area Popolare alle questioni pregiudiziali presentate per le ragioni indicate precedentemente, occorre sottolineare l'importanza e l'urgenza dell'approvazione di questo provvedimento. Esso riguarda, infatti, settori di attività di ministeri diversi, ma costituisce un atto necessario al fine di superare situazioni indifferibili o di fronte alle quali non appare possibile e logico rinviare sine die la loro definitiva risoluzione.

PAGINA: 0087

  MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Raramente ho visto questioni pregiudiziali così poco motivate. Quella del MoVimento 5 Stelle, chiaramente, è strumentale e si è accodata alle prime due, per non essere da meno. Sarebbe interessante non applicare questo decreto-legge a Roma e Torino e vedere cosa dicono !

PAGINA: 0090

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente, non c’è dubbio che noi voteremo a favore delle questioni pregiudiziali, per un motivo molto semplice: di carattere generale è il profilo più importante, perché questo è un decreto-legge sugli enti territoriali, intanto che arriva fuori tempo e poi, successivamente, anche perché determina, di fatto, un vero e proprio omnibus. Difatti, è una piccola legge di stabilità e siamo solo ancora alla presentazione del Consiglio dei ministri.
  Si prevedono già, dalle audizioni che vi sono state nella Commissione bilancio, una serie di emendamenti, proposti dall'ANCI, dall'UPI e dalle parti più svariate d'Italia, che già arrivano in riferimento a ciò. Inoltre, non è rispettoso dei dettati della Corte costituzionale, perché non è un decreto omogeneo, presenta diversi interventi che non riguardano la finanza locale e la finanza territoriale, ma diversi aspetti, pure se connessi o collegati.
  Noi qui abbiamo lamentato, proprio in sede di discussione della legge di stabilità, che forse il Governo avrebbe avuto l'obbligo, nei confronti degli enti territoriali, di ritornare a quelle che erano le esperienze positive di anni fa, nel senso di fare – senza intasare la legge di stabilità di tutta una serie di provvedimenti che riguardavano in maniera preminente e totale gli enti territoriali – un decreto-legge, sì, ma all'inizio dell'anno ! All'inizio dell'anno ! Andava fatto all'inizio di gennaio, sulla finanza locale, perché è giusto pure che i comuni, ciò che è rimasto delle province e le aree metropolitane e le regioni sapessero dall'inizio dell'esercizio finanziario in corso quali provvedimenti e quali risorse potevano e dovevano essere messe in campo. Davanti, invece, abbiamo una situazione per cui già siamo, grosso modo, oltre la metà dell'esercizio finanziario in corso, da parte dei comuni, delle regioni, delle aree metropolitane e di ciò che è rimasto delle province – attenzione: unico caso della storia repubblicana ! –, che viaggiano da due anni senza bilancio; le province, per legge @pagina=0091@dello Stato, non sono tenute a fare bilancio, le ex province, quindi le aree cosiddette vaste, o come si chiamano: insomma, una riforma disastrosa da tutti i punti di vista, sia dal punto di vista dei servizi, sia per quello che riguarda le funzioni, e peggio ancora, per come ha ulteriormente diviso e frammentato l'Italia, perché ogni regione poi ha organizzato ciò a proprio piacimento, chiaramente in base alle clientele dal punto di vista politico, non in base all'efficienza dei servizi.
  Per questo motivo, noi voteremo a favore di tutte le pregiudiziali che sono state presentate, perché questo è un decreto-legge che non rispetta i dettati della Corte costituzionale in riferimento alla omogeneità della materia, rispetto agli articoli che il Governo ha presentato e che fanno parte di questo decreto.

PAGINA: 0012

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1259 – Gianluca Rossi ed altri: Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi (Approvata dal Senato) (A.C. 3209), e delle abbinate proposte di legge: Pagano; Giulietti ed altri (A.C. 1121-1730). (Vedi RS)

PAGINA: 0092

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1259 – Gianluca Rossi ed altri: Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi (Approvata dal Senato) (A.C. 3209), e delle abbinate proposte di legge: Pagano; Giulietti ed altri (A.C. 1121-1730) (ore 15,38).

PAGINA: 0012

(Esame dell'articolo unico) (Vedi RS)

PAGINA: 0093

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3209)

PAGINA: 0012

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo fermo restando l'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. Il gruppo MoVimento 5 Stelle è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

PAGINA: 0093

  MICHELE PELILLO, Relatore. Grazie, Presidente. Per tutti gli emendamenti c’è una richiesta di invito al ritiro o, in mancanza, parere contrario.

PAGINA: 0013

  MICHELE PELILLO (PD) (Vedi RS), Relatore. Esprime il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo unico della proposta di legge.

PAGINA: 0093

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PAGINA: 0013

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. (Vedi RS) Concorda.

PAGINA: 0094

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente. Innanzitutto, prima di entrare nel merito di tutti gli emendamenti, preferirei spendere due parole sull'atteggiamento della maggioranza e nello specifico del Partito Democratico, che per quanto riguarda questa legge-delega ha del tutto deciso che la Camera dei deputati non si debba occupare di questa legge-delega; questo perché il testo è arrivato dal Senato e, appena approdato in Commissione Finanze, il Partito Democratico, rappresentato dall'onorevole Pelillo, ha praticamente sancito che la Commissione finanze e la Camera deputati nella sua integrità non debba assolutamente occuparsi di questa legge-delega.
  Qual è stata la scusa o meglio il motivo ? È stata che «tanto avremo tempo di poterci dilungare quando arriveranno i decreti legislativi». Ma ora io mi chiedo: è possibile che un ramo del Parlamento non debba avere il diritto di entrare nel merito e di modificare una legge-delega (Applausi dei deputati @pagina=0095@del gruppo MoVimento 5 Stelle), con la quale si vanno a modificare i principi con i quali lavoreranno i confidi ?
  Secondo noi è opportuno che invece il Parlamento e soprattutto la Camera dei deputati intervengano su questo aspetto, tant’è che abbiamo proposto molti emendamenti.
  Ma ci è persino stato chiesto di ritirare questi emendamenti in virtù dell'approvazione di qualche ordine del giorno e qui mi chiedo: ma se è una legge-delega, come è possibile far approvare degli ordini del giorno, per poi andare – penso -ad integrare la legge delega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Se una legge-delega esce dal Parlamento in un modo, deve fungere da guida per il Governo e non poter essere modificata. Quindi mi chiedo io: quale arroganza ha il PD nel chiedere ad una Camera intera di non occuparsi di questa faccenda, perché tanto è già stato svolto tutto al Senato ?
  È veramente arrogante Presidente, è veramente arrogante, tant’è che, se vogliamo parlare di confidi, diciamola un po’ tutta: parliamo anche del fatto che forse il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha una grande esperienza in questo ambito, tant’è che, se vogliamo dirla tutta, il papà gestiva una società che ha ricevuto un bel finanziamento da una banca, tant’è che era proprio garantito da Fidi Toscana, che se non mi sbaglio è molto vicina ai Confidi o forse proprio fai fa proprio parte dei Confidi. Ebbene, questo finanziamento non è stato onorato, non è stato restituito. Poi la società è stata scissa in due parti: una parte buona è stata ceduta ad un'altra società intestata alla moglie del papà del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, un'altra parte è stata fatta fallire e così anche il finanziamento.
  In pratica, la banca non ha ottenuto il finanziamento. Non è vero che non lo ha ottenuto Presidente, alla fine l'ha ottenuto il finanziamento. Grazie a cosa ? Grazie alla garanzia rappresentata appunto da Fidi Toscana.
  Ebbene, quindi vuol dire che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ne sa abbastanza in questa materia e forse per questo il Parlamento, la Camera dei deputati non ha il diritto di arrogarsi la partecipazione ad una legge come questa, @pagina=0096@perché forse il Presidente del Consiglio sa già tutto, sa già dove mettere le mani probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma ci rendiamo conto ? Ma ci rendiamo conto ? Secondo me no Presidente, non ci rendiamo. Forse è proprio così, forse è proprio così: che il Presidente del Consiglio forse sa già dove mettere le mani per gestire le sofferenze, questo famoso problema che sta danneggiando le nostre banche italiane, senza pensare al fatto di come queste sofferenze sono state create: forse proprio in questo modo, elargendo finanziamenti senza le garanzie, tant’è che quel finanziamento era proprio un credito chirografario, senza garanzie reali, un finanziamento elargito in questo modo, senza troppi studi e senza troppi approfondimenti, così, in modo leggero, in modo allegro e forse è proprio così che vuole risolvere le sofferenze il Presidente del Consiglio Matteo Renzi: facendole pagare a chi ? Ai cittadini, tramite i fondi di garanzia. Grazie Presidente, grazie, grazie PD e grazie maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0013

  Il deputato DANIELE PESCO (M5S) (Vedi RS), il relatore MICHELE PELILLO (PD) (Vedi RS) e il deputato ROBERTO OCCHIUTO (FI-PdL) (Vedi RS), intervengono sull'emendamento 1.4 Pesco, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0096

  MICHELE PELILLO, Relatore. Presidente, l'intervento del collega merita un riscontro.

PAGINA: 0097

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente. Il gruppo di Forza Italia si asterrà su questo emendamento ed anche sugli emendamenti che seguiranno, non perché non ne condivida il merito (di alcuni condividiamo il merito), ma perché questo è @pagina=0098@un provvedimento approvato già nell'Aula del Senato con una larghissima maggioranza (in quella sede il nostro gruppo votò a favore di questo provvedimento), di fatto è lo stesso testo che è stato licenziato circa un anno fa, è un provvedimento che va a riformare il sistema dei confidi e che è atteso dal sistema dei confidi e dalle organizzazioni di categoria.
  Per questo, al fine di consentire una rapida approvazione di questo testo – noi voteremo alla fine a favore del provvedimento – abbiamo inteso non emendarlo, proprio perché l'intenzione è quella di licenziarlo al più presto e per questa stessa ragione sugli emendamenti, al di là del merito, terremo un atteggiamento di astensione o su alcuni, nel caso, voteremo contro.

PAGINA: 0098

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, uno dei tanti consigli che abbiamo voluto scrivere e fornire alla maggioranza per essere approvato e inserito in questa proposta di legge, che @pagina=0099@probabilmente con 15 giorni in più sarebbe riuscita a passare qui alla Camera e anche al Senato con qualche integrazione che magari poteva anche non fare male a questo provvedimento, ebbene, uno di questi consigli è proprio questo emendamento con il quale chiediamo che un confidi non si debba occupare specificatamente di un solo comparto produttivo, perché se dovesse accadere che in una stessa zona ci sia solo quel confidi, ebbene capisce come può essere alto il rischio che se quel confidi dovesse andar male, a rimetterci sarebbe l'intero comparto produttivo. È una norma di buonsenso, che poteva tranquillamente essere inserita in questa legge delega, visto che la delega fissa quale deve essere il binario all'interno del quale il Governo deve stare e deve portare ai decreti legislativi. È forse inutile intervenire dopo, se non lo si scrive ora nella legge delega, intervenire dopo con dei pareri della Camera dei deputati e della Commissione finanze. Sarebbe opportuno intervenire adesso, rimandare il testo al Senato e in quindici giorni o un mese si risolve, si approva, si chiude questo percorso. Era così tanto un mese in più di tempo ? Da quanti anni i confidi sono gravati da sofferenze, da quanti anni ? Ebbene, se ne parla solo ora e solo ora c’è tutta questa fretta ? Non si poteva aspettare un mese e cercare di riuscire a recepire consigli di buon senso ? Secondo me sarebbe stato opportuno aspettare e magari pensare un po’ di più ad approvare alcune cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0013

  Il deputato DANIELE PESCO (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.5 Pesco, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0100

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, con questo emendamento volevamo fornire un altro consiglio alla maggioranza e al PD. Il consiglio è riferito al rating dei confidi. Siccome non è chiaro che il rating, cioè, diciamo così, l'apprezzamento, l'accreditamento di un confidi sia del tutto legato al livello di sicurezza espresso dai soci, ebbene noi chiediamo che il rating del confidi non possa essere assolutamente superiore a quello rappresentato dai propri soci. Eventualmente ci potrebbe essere una deroga riferita al fatto che il confidi potrebbe anche magari avere un rating maggiore di quello dei propri soci nel momento in cui dovesse avere delle garanzie pronte, liquide per riuscire a parare eventuali danni cagionati appunto da un rating maggiore rispetto a quello reale dei propri soci. Ebbene, solo nel caso in cui ci fossero garanzie vere, liquide, pronte, spendibili, utilizzabili per risolvere eventuali criticità, ecco che secondo noi il rating del confidi potrebbe anche essere considerato più alto rispetto a quello dei soci. Anche questa ci sembra una norma opportuna che in questo caso, visto che i confidi sono messi male, potrebbe dare qualche speranza in più a queste strutture di poter continuare ad andare avanti, è però una norma che offre comunque le dovute garanzie nel caso in cui qualcuno dovesse fidarsi un po’ troppo di questo confidi. Ebbene, con una bacino di garanzie liquide ulteriori potremmo anche pensare a una valutazione di rating maggiore rispetto a quella rappresentata dai soci. Presidente, sui confidi bisogna per forza parlare delle sofferenze e non solo quelle dei confidi, anche quelle bancarie.

PAGINA: 0013

  Il deputato DANIELE PESCO (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.6 Pesco, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0103

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, con questo emendamento chiedo finalmente all'Aula di introdurre qualcosa che sia lungimirante, qualcosa che sia di lungo corso all'interno delle modifiche del sistema bancario nazionale. Il Partito Democratico continua, purtroppo, a non avere le informazioni corrette e, addirittura, Presidente, a comunicarle ai giornali; dopo aver dichiarato di voler nazionalizzare Banca d'Italia, purtroppo, mi son dovuto fare due risate sui giornali leggendo che secondo alcuni componenti del Partito Democratico sarebbe una follia, ma probabilmente i componenti del Partito Democratico non hanno la minima idea di quante siano le banche centrali nazionali totalmente pubbliche nel mondo, perché se avessero studiato e letto gli approfondimenti, probabilmente avrebbero capito che l'80 per cento delle banche centrali nazionali è totalmente pubblico. Avrebbero capito che la Germania ha una banca centrale totalmente pubblica, avrebbero capito che la Francia ha una banca centrale totalmente pubblica e che tutti i Paesi europei hanno una banca pubblica centrale, con più del 50 per cento in mano agli azionisti dello Stato. Quindi, sentire che il Partito Democratico pensa che nazionalizzare la nostra Banca centrale sia una follia, oltre a farmi ridere, Presidente, mi mette anche un po’ di tristezza, perché pensare che devo essere amministrato da persone così ignoranti, sinceramente mi dà un po’ fastidio e mette a rischio la mia vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché afferma una cosa totalmente falsa, addirittura con superbia, io non so in che altro modo si possa comunicare. Quello che faccio con questo emendamento è un'altra cosa; chiedo di introdurre in Italia, per risolvere finalmente il problema di uno Stato che non può indirizzare la propria economia, di istituire in Italia, così come esiste anche in altri Paesi, una propria banca pubblica di investimenti. Ricordiamo che in Francia esiste la Banque publique d'investissement, ricordiamo che in Germania esiste la KfW, ma a proposito della KfW, di proprietà 80 per cento dello Stato e 20 per cento dei Länder, sapete quante attività ha in questo momento ? Una banca d'investimenti costruita @pagina=0104@nel 1948-1949, in quegli anni lì, sapete quante attività detiene oggi ? 440 miliardi di euro di attività; si tratta di una banca che ha un patrimonio di 16 miliardi; partita con niente, ha ricostruito dopo la guerra un Paese come la Germania e oggi detiene attività e fa utili. Allora, gli esempi che ci sono in Europa, caro Presidente, bisogna prenderli, non bisogna oscurarli e parlare di soluzioni che mettono solo ed esclusivamente toppe in un sistema bancario che il Premier a gennaio dichiara essere solido, ma che oggi nessuno di voi può più dire di vederlo così solido, questo sistema bancario; avete messo a rischio tutti i risparmi dei cittadini italiani in questi anni e siete stati zitti di fronte a una vigilanza, come diceva il mio collega Pesco, che in questi anni non ha fatto nulla di fronte a banchieri che hanno rubato i risparmi dei cittadini e che andrebbero arrestati domani, andrebbero arrestati tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, chiediamo di iniziare a fare realmente politica in questo Paese, di iniziare ad avere un approccio lungimirante sull'attività economica e sui risparmi dei nostri cittadini e di pensare ad una banca pubblica di investimento e non più a toppe all'interno del sistema bancario che non servono assolutamente a niente, se non a dare confusione a chi investe, invece, nelle nostre aziende più importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0013

  Il deputato ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.8 Villarosa, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0106

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Anche qui, Presidente, io ancora devo capire se è dolo o se è colpa, nel momento in cui questo Parlamento, questo, Parlamento, introduce il patto marciano per le famiglie, perché dice che le famiglie non pagano i mutui, quando, invece, veniamo a scoprire che le famiglie, probabilmente, sono il 10 per cento del 100 per cento delle sofferenze totali, in base alle quali quel partito ha introdotto il patto marciano. Allora, Presidente, visto che non è colpa delle famiglie, ma questo Governo fa le norme per mettere in difficoltà le famiglie, anche qui ci siamo resi conto che alla lettera e), quando cerca di semplificare, in un progetto di legge che parla di confidi, l'accesso al credito alle piccole e medie imprese, e lo dovrebbe fare solo per i confidi, cosa ci mette in mezzo anche le banche ? Allora favoriamo anche @pagina=0107@le attività e la burocrazia all'interno delle banche, perché il problema in questo Paese, caro Presidente, non sono le banche o i banchieri che hanno rubato i soldi ai risparmiatori; in questo Paese, il problema, per questo Governo e per questo partito, sono i risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0014

  Il deputato ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.16 Villarosa, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0107

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, legga, magari, con me, la parte che riguarda proprio questa lettera, che è la lettera f). Quando l'estensore di questa proposta di legge, nella lettera f), scrive: rafforzare i criteri di proporzionalità e specificità di cui all'articolo 108, e si riferisce, Presidente, all'articolo 108 del TUB, quando il Governo e il Parlamento mettono in piedi una norma del genere secondo me pensano di prendere in giro i membri di questo Parlamento, perché questa norma, caro Presidente, si dovrebbe riferire ai confidi, è corretto ? Conviene con me: è una delega che riguarda i @pagina=0108@confidi ? Ma allora perché limitiamo l'attività di vigilanza, già inesistente, in questo Paese, anche sugli intermediari finanziari ? Perché se non mettono la dicitura che io cerco di introdurre nel mio emendamento, ovvero: «per i confidi», vuol dire che andremo a ridurre e a facilitare le attività, perché la vigilanza, anche sulle banche, sarà ridotta, grazie a questa proposta di questo Governo e questo Parlamento che... va beh, mi fermo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

PAGINA: 0014

  Il deputato ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.19 Villarosa, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0108

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, il mio intervento durerà otto secondi. Le chiedo otto secondi di attenzione, solo otto secondi.

PAGINA: 0014

  Il deputato ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.24 Alberti, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0015

(Esame degli ordini del giorno) (Vedi RS)

PAGINA: 0109

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3209)

PAGINA: 0015

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. (Vedi RS) Esprime il parere sugli ordini del giorno presentati.

PAGINA: 0110

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Carrescia n. 9⁄3209⁄1 (Vedi All. A), Gregorio Fontana n. 9⁄3209⁄2 (Vedi All. A) e Alberti n. 9⁄3209⁄3 (Vedi All. A). Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Pesco n. 9⁄3209⁄4 (Vedi All. A), purché sia riformulato aggiungendo «impegna il Governo a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Villarosa n. 9⁄3209⁄5 (Vedi All. A). Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Ruocco n. 9⁄3209⁄6 (Vedi All. A), Matarrelli n. 9⁄3209⁄7 (Vedi All. A), Becattini n. 9⁄3209⁄8 (Vedi All. A) e Pili n. 9⁄3209⁄9 (Vedi All. A).

PAGINA: 0015

(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)

PAGINA: 0111

(Dichiarazioni di voto finale – A. C. 3209)

PAGINA: 0015

  Intervengono per dichiarazione di voto finale i deputati IGNAZIO ABRIGNANI (Misto-ALA-MAIE) (Vedi RS), MAURIZIO BIANCONI (Misto-CR) (Vedi RS), GAETANO NASTRI (FdI-AN) (Vedi RS), MARIO SBERNA (DeS-CD) (Vedi RS), STEFANO ALLASIA (LNA) (Vedi RS), GIULIO CESARE SOTTANELLI (SCpI) (Vedi RS), GIOVANNI PAGLIA (SI-SEL) (Vedi RS), SANDRA SAVINO (FI-PdL) (Vedi RS), RAFFAELLO VIGNALI (AP) (Vedi RS), DANIELE PESCO (M5S) (Vedi RS) e SEBASTIANO BARBANTI (PD) (Vedi RS).

PAGINA: 0111

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è ormai acclarato come favorire un migliore accesso al credito per le piccole e medie imprese rappresenti per il nostro Paese uno degli strumenti per ridare fiato all'economia del territorio.

PAGINA: 0113

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge delega, a prescindere dal contenuto, fa parte ormai della collana, della catena continua di richieste di legge delega al Governo. Presidente, noi, come gruppo Conservatori e Riformisti, abbiamo presentato una proposta di legge di riforma costituzionale per abolire questo strumento primitivo, che spoglia la Camera della sua funzione legislativa per consegnarla in mano all'Esecutivo e, quindi, non voteremo a favore di questa proposta di legge proprio perché c’è una continua spoliazione dei poteri del Parlamento. Naturalmente, come dico spesso io e come si dice, dove c’è un marito che picchia la moglie, molto spesso, c’è una moglie che si fa picchiare e quindi c’è un Parlamento che si fa spogliare delle sue prerogative, ci sono dei deputati o dei senatori che accettano questo e, anzi, fanno le proposte di legge delega al Governo. In più, di grave c’è che qui siamo dentro un tema che è completamente sottratto al controllo democratico: si tratta del tema bancario, tutto un tema che la burocrazia europea, la Banca centrale europea, i presidenti delle banche, tutto il sistema della finanza articola fuori dal controllo democratico. L'unica volta che si potrebbe vedere di fare una legge parlamentare tale da poter assistere veramente il piccolo credito alle piccole imprese attraverso il Confidi, ci spogliamo di questa scocciatura e diciamo a Renzi di fare quello che vuole. Ultima notazione: in questo momento le leggi delega e i decreti legislativi sono ancora più gravi perché il Parlamento verte in tema di particolare debolezza e il Governo in tema di particolare energia. Sono passati abbastanza non inosservati – penso – gli scontri in Commissione al momento in cui si va a controllare le leggi delega e quanto sia stata rispettata la delega e ci accorgiamo sempre che il Governo ha fatto come ha voluto e non abbiamo strumenti per poter raddrizzare la @pagina=0114@situazione ormai compromessa. Ma tanto è, così si ruoli vuole e così si farà. Annuncio il voto contrario di Conservatori e Riformisti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PAGINA: 0114

  GAETANO NASTRI. Presidente, il gruppo Fratelli d'Italia si asterrà sul disegno di legge che delega al Governo la riforma del sistema dei confidi, già approvata in prima lettura al Senato e adesso all'attenzione di questa Assemblea per la seconda lettura. Siamo convinti, infatti, che questa ennesima iniziativa, che riguarda il sistema bancario del Paese e che in questa occasione affronta la riforma del sistema dei confidi, pone obiettivi a parole condivisibili ma in realtà contiene di fatto una delega in bianco sul sistema dei confidi che in concreto non dice nulla.
  Occorre evidenziare come questo provvedimento, se da un lato nasce dall'esigenza, per quanto condivisibile, di riorganizzare il settore del credito – necessità divenuta indispensabile a causa della crisi finanziaria degli ultimi anni e della stretta creditizia che continua imperterrita nei confronti degli imprenditore dei cittadini, nonostante le banche acquistino praticamente a costo zero il denaro dalla BCE –, dall'altro lato il disegno di legge delega il Governo e la maggioranza, come dicevo in precedenza, a scrivere successivi decreti attuativi in base a principi che magari potranno corrispondere a specifici poteri decisionali, considerati i pareri non vincolanti da parte delle Commissioni parlamentari.
  Ciò detto, colleghi, se le finalità di questo provvedimento intendono rimuovere gli squilibri di mercato delle garanzie e rafforzare il patrimonio dei confidi, ispirati ai principi della mutualità e della sussidiarietà, Fratelli d'Italia non potrà che essere d'accordo. Invece, se con questa riforma, che passa attraverso la delega al Governo, si intende favorire nuovamente @pagina=0115@il sistema bancario introducendo un sistema di garanzie e di vigilanza ondivago e ambiguo, come recenti e drammatiche vicende sulle banche popolari hanno ampiamente dimostrato mettendo sul lastrico centinaia di piccoli risparmiatori e di famiglie a causa dell'opacità con cui hanno operato Consob e Banca d'Italia, allora noi di Fratelli d'Italia contrasteremo con ogni mezzo tali interventi del Governo e della maggioranza.
  Faccio solo un esempio: alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 1 si scrive: «rafforzare i criteri di proporzionalità e specificità di cui all'articolo 108, comma 6, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia». In sostanza, sostenere la necessità di rafforzare i criteri di proporzionalità e specificità può essere un principio anche condivisibile, che, se applicato solo al sistema dei confidi, può andar bene; i dubbi, e tanti, sorgono tuttavia dal momento che in questo caso si parla dell'articolo 108 del testo unico in materia bancaria e creditizia, che riguarda tutti i vigilati dalla Banca d'Italia, quindi banche, finanziarie e qualsiasi soggetto che rientra oggi all'interno della vigilanza della Banca d'Italia. Pertanto, la perplessità, sollevata anche da altri colleghi dell'opposizione, è: questa piccola leggina, che di fatto non dice nulla, non sarà in concreto l'ennesimo, grande favore alle banche e a banchieri ?
  È un quadro lacunoso e con una serie di principi di delega scritti nel testo decisamente confusi, basta leggere quanto dice, ad esempio, la lettera c) del comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento, che nello specifico non è chiaro. Cioè, l'intenzione di riorganizzare i confidi ad un ruolo centrale che questi soggetti possono avere per ridare ossigeno al settore del credito e soprattutto alle piccole e medie imprese rischia di rivelarsi un'impresa ardua. Pertanto, se in senso generale la riforma sulla materia intende porre un riequilibrio tra tutti i soggetti della filiera della garanzia, considerato che l'attuale sistema risulta troppo sbilanciato in favore del sistema bancario (garanzie dirette) e che ha indebolito le controgaranzie dei confidi penalizzando le piccole e medie imprese e, ancor di più, i liberi professionisti, dall'altro non posso non stigmatizzare la scelta di procedere alla riorganizzazione di questa delicata materia – come già detto – con un disegno di legge @pagina=0116@delega. Avremmo preferito una legge dettagliata, pur comprendendo la complessità della materia. È un provvedimento per cui il forte timore è che si tratti di un'ennesima occasione persa, che parla ancora una volta di accesso al credito e che di fatto non costituisce un vero aiuto concreto alle piccole e medie imprese.

PAGINA: 0117

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, la proposta di legge in via di approvazione ha avuto già ampio consenso in Senato, durante la fase di prima lettura. Si tratta di una delega al Governo per la riforma il sistema dei confidi, al fine di favorire l'accesso al credito per le piccole e le medie imprese e i liberi professionisti. Trattandosi di un argomento molto specifico non appare inutile ricordare in sintesi di cosa stiamo discutendo, anche per evitare strumentalizzazioni e confusioni, che certo non aiutano la comprensione da parte dei cittadini. I confidi, cioè i consorzi e le cooperative di garanzia collettiva fidi, sono i soggetti che svolgono attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi e servizi connessi o strumentali a favore delle piccole e medie imprese o dei liberi professionisti associati. La garanzia dei confidi è rappresentata da un fondo, al quale contribuiscono tutti i soci del consorzio.
  I confini sono costituiti a piccole e medie imprese industriali, commerciali, turistiche e di servizi, da imprese artigiane e agricole e da liberi professionisti. Attualmente risultano attivi 51 confidi sottoposti a vigilanza della Banca d'Italia, i cosiddetti confidi vigilati, e 448 confidi minori. La grande maggioranza dei confidi vigilati risulta insediata nelle regioni settentrionali (prevalentemente in Lombardia e Veneto) e in quelle centrali. Di converso, più della metà dei confidi minori è insediata nelle regioni meridionali e insulari. Oltre il 75 per cento del totale delle garanzie in essere è riconducibile a confidi vigilati.
  Non si tratta, come è stato pure detto, dall'ennesimo aiuto alle banche, dunque, ma di un intervento che appare necessario per sostenere in maniera concreta quelle piccole e medie imprese e quei liberi professionisti che sono pur sempre la spina dorsale della nostra economia e che devono perciò, @pagina=0118@compatibilmente con la normativa europea che vieta gli aiuti di Stato, comunque essere sostenuti nello sforzo di ripresa successivo alla pesante crisi che forse cominciamo ad avere alle spalle. I confidi vigilati, inoltre, possono svolgere, nei confronti prevalentemente delle imprese consorziate o socie, attività connesse e strumentali, come attività che hanno carattere ausiliario a quelle esercitate quali studio, ricerca, analisi in materia economica e finanziaria, gestione di immobili ad uso funzionale eccetera, ma anche attività quali quelle di informazione, consulenza e assistenza alle imprese consorziate o socie ovvero non associate, per il reperimento e il miglior utilizzo delle fonti finanziarie, nonché la prestazione di servizi per il miglioramento della gestione finanziaria delle imprese stesse.
  Si tratta quindi di una realtà importante, sulla quale va ad incidere il testo che stiamo per approvare, che, come detto, tra l'altro, è stato ampiamente condiviso in Senato grazie ad un ampio ventaglio di audizioni che hanno illustrato le problematiche e le necessità del settore. La delega al Governo per riformare tutto il sistema dei confidi va dunque nella direzione di favorire l'accesso al credito per le piccole e medie imprese e liberi professionisti, valorizzando il ruolo dei confidi, raggiungendo l'obiettivo di semplificare gli adempimenti oltre a quello di contenere i costi. L'intervento si presenta necessario, tra l'altro, anche perché il comparto dei confidi ha evidenziato negli ultimi anni un marcato deterioramento delle garanzie rilasciate. Le cause di questo indebolimento sono imputabili alla crescita dei fallimenti delle imprese e la conseguente insolvenza dei confidi; al fatto di rientrare nella categoria dei confidi vigilati dalla Banca d'Italia, che comporta evidentemente costi crescenti; ai requisiti di Basilea, in base ai quali non tutti i contributi dati ai confidi vengono attribuiti al patrimonio ma sono considerati debito, il che comporta l'obbligo di una maggior patrimonializzazione della società, dato che il capitale deve essere proporzionato al credito garantito.
  Appare anche quindi importante il punto c) della delega in discussione, quello che mira alla razionalizzazione e valorizzazione delle attività svolte dei soggetti operanti nella filiera della garanzia e della controgaranzia, con l'obiettivo di rendere @pagina=0119@più efficiente l'utilizzo delle risorse pubbliche e favorire la sinergia tra il Fondo centrale di garanzia e i confidi. Il sistema delle garanzie a favore delle piccole e medie imprese in Italia, infatti, si basa essenzialmente su due componenti: una pubblica, rappresentata in particolare dal citato Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e una privata, costituita appunto dei confidi, i quali tuttavia possono beneficiare di contributi pubblici, in particolare a livello locale.
  Nel corso delle audizioni al Senato è emersa chiaramente la necessità di favorire la sinergia tra il Fondo centrale di garanzia e i confidi. Conseguentemente, è stato ampliato il criterio di delega in esame. Si tratta solo di alcuni degli interventi previsti, quelli che ho illustrato; lo strumento dalla delega appare congruo comunque con la necessità di agire in fretta e in modo efficace per rispondere alle esigenze di un comparto fondamentale nel settore del credito, che necessita di una riforma ampia in modo da rafforzare il ruolo dei confidi nel sistema economico italiano.
   Per questo, quindi, il gruppo di Democrazia Solidale – Centro democratico voterà a favore del testo oggi in discussione, ritenendolo – come detto – una misura necessaria e non eludibile per il rilancio del credito, in particolare in favore delle piccole e medie imprese.

PAGINA: 0119

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, in un contesto congiunturale ed economico come quello odierno i confidi sicuramente rappresentano lo strumento fondamentale per sostenere la piccola imprenditoria nel processo di ripresa economica, tanto decantato dal nostro Governo in questi ultimi tempi.
  Se è vero, infatti, che siamo ormai fuori dalla crisi, allora i confidi possono certamente aiutare ad accelerare il ritorno della crescita. Durante questi bui anni di recessione i confidi hanno rappresentato un punto di riferimento fondamentale per le piccole e medie imprese che, in assenza di politiche economiche espansive, si sono ritrovate spesso sull'orlo del lastrico a causa di una grave mancanza di liquidità. In un Paese, come il nostro, in cui il substrato economico della @pagina=0120@piccola e media imprenditoria rappresenta il vero tessuto connettivo del sistema produttivo non si può infatti prescindere dal rafforzamento e misure di supporto per questa parte importante della nostra economia. I confidi quindi, assieme alle banche popolari, si sono sostituiti alle politiche sociali, ormai quasi inesistenti nel nostro Paese, nell'opera di finanziamento del piccolo credito. Le banche popolari – come tutti voi sapete – sono state ormai snaturate da una scellerata riforma, che ha sicuramente impedito alle PMI di accedere a una linea di credito quasi sicura, anche e soprattutto in tempi di crisi, proprio quando è più importante per un imprenditore avere disponibilità liquide, mentre lo Stato e le grandi banche chiudevano loro i rubinetti. Le popolari infatti solo nel periodo 2008-2014 hanno erogato i finanziamenti alle PMI per un ammontare pari a 250 miliardi di euro, registrando una quota di mercato del 66 per cento dei sistemi economici a prevalenza di aziende di queste dimensioni, superando con successo la prova della crisi economica. Definirei infatti imprescindibile la loro funzione anticiclica nell'erogazione del credito, che ha sicuramente compensato almeno in parte l'aggravio economico proveniente da misure di austerity attuate dagli ultimi Governi.
   Riformate le banche popolari, quindi resta il sistema dei confidi, che gioca e ha giocato un ruolo fondamentale nell'arrestare quel processo di spersonalizzazione del rapporto con la clientela e di asimmetrie informatiche che da anni investe invece il sistema bancario votato ormai dall'alta finanza e speculazione. La loro vocazione territoriale, quasi fossero degli enti di sussidiarietà finanziaria – permettetemi la definizione – ha infatti sopperito al processo di allontanamento dei centri decisionali delle banche, che in una continua opera di fusione, accorpamento e internazionalizzazione si sono sistematicamente staccate dalla realtà territoriale per approdare e dedicarsi unicamente alle rischiose speculazioni nella luccicante e frenetica Whole Street di tutto il mondo. Allora, i confidi restano uno strumento da difendere e foraggiare e quindi questa riforma, valutata dalla Lega in un certo senso positivo, non può fare che bene al sistema Paese, soprattutto nella parte in cui si prevede di favorire un migliore accesso al credito per le PMI.@pagina=0121@
   Già le norme di Basilea 2 avevano fortemente modificato le modalità di accesso al credito, incidendo nei rapporti tra banche e impresa; ora, dopo Basilea 3, l'accordo orientato al rafforzamento della regolamentazione della vigilanza di gestione del rischio anche i confidi devono essere affidabili, non che non lo siano, ma sicuramente ricevendo un rating esterno anche le stesse aziende risulterebbero agli occhi delle banche maggiormente solvibili, quindi meno rischiose. Si potrà così permettere alle stesse banche di poter applicare il coefficiente dell'8 per cento, proprio come vogliono gli accordi di Basilea, che malauguratamente bisogna pur rispettare. Dunque il criterio previsto dalla presente delega, che vuole rafforzare la patrimonializzazione dei confidi al fine di conformarsi ai principi dell'Accordo di Basilea può essere un'opportunità da accogliere per competere con quelle norme di regolamentazione prudenziale decise in Svizzera che, benché nate dall'esigenza di evitare il ripetersi delle disastrose crisi finanziarie esplose nel 2007, hanno comunque influito in maniera molto negativa sulla concessione del credito da parte delle banche, facendo dilagare il cosiddetto fenomeno del credit crunch, con conseguenti e ovvie ricadute sulle PMI.

PAGINA: 0122

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore del provvedimento di delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi, che intende favorire un migliore e più rapido accesso al credito per le piccole e medie imprese e per i liberi professionisti, consentendo di semplificare gli adempimenti e contenere i costi a loro carico. È un ulteriore tassello dell'importante processo di rafforzamento del sistema del credito italiano portato avanti da questo Governo, che ha già visto numerosi interventi a vario livello nell'ambito del sistema bancario. Se finora il sistema bancario italiano ha retto e lo ha fatto senza l'esborso di soldi pubblici, dobbiamo rivendicare @pagina=0123@con orgoglio questo risultato, risultato che è stato possibile solo grazie alle leggi e alle riforme che hanno interessato il sistema bancario italiano e che hanno attivato dei presidi legislativi e creato un sistema che è riuscito a superare questi otto anni di crisi, che speriamo stiamo finalmente lasciando alle spalle. E non dimentichiamo che tutelare il credito significa tutelare il sistema Paese, poiché non solo fornisce servizi quotidiani ai cittadini, che ci semplificano la vita, ma è soprattutto un motore di sviluppo economico che sostiene le impresse e rende possibili gli investimenti. Anche il sistema dei confidi, protagonista dell'attività di rilascio di garanzie alle piccole e medie imprese e ai liberi professionisti è stato coinvolto nelle dinamiche della crisi. Le garanzie rilasciate negli ultimi anni hanno subito un forte deterioramento causato sia dalla crescita dei fallimenti delle imprese garantite, e quindi dalla conseguente insolvenza dei garanti non ben patrimonializzati, sia per l'aumento dei costi di gestione e di alcune conseguenze legate ai requisiti di Basilea 2.
   Come segnalato dalla Banca d'Italia, nel 2013-2014, le garanzie deteriorate sono aumentate in maniera preoccupante per gli equilibri complessivi. A questo si aggiungono la polverizzazione del settore e la difficoltà dei confidi minori a svolgere appieno il ruolo istituzionale di garanzia del credito. Da questo scenario parte la riflessione sulla patrimonializzazione dei confidi e sulla necessaria razionalizzazione delle loro attività. Il testo di legge delega al Governo, approvato dal Senato, che ci accingiamo a votare definitivamente, è formulato in termini molto puntuali e risulta ampiamente condiviso sia dalle forze politiche sia da dagli operatori del settore. È essenziale adesso che il Governo adotti al più presto gli schemi di decreto legislativo attuativi per realizzare in modo urgente l'intervento di riforma del sistema dei confidi stesso. Il disegno di legge apporta vantaggi sia per i singoli soggetti beneficiari della norma, che per l'intero sistema finanziario e favorisce una maggiore efficienza nel settore dei confidi, grazie al venir meno della duplicazione di alcuni adempimenti, una più elevata razionalizzazione delle funzioni attraverso una più equa ripartizione degli oneri tra i diversi soggetti coinvolti nell'operazione finanziaria considerata nel suo complesso e un risparmio di costi dei derivanti per l'alleggerimento dell'iter @pagina=0124@procedurale dei soggetti deputati al rilascio delle garanzie. Questo porterà rilevanti vantaggi per le imprese beneficiarie finali della garanzia, molte delle quali oggi soffrono la stretta creditizia in atto e rimangono prive di adeguati e diffusi strumenti di garanzia per l'accesso al credito.
  Ribadisco, pertanto, il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica al provvedimento, ritenendo che la delega vada nella giusta direzione di rafforzare l'attività di patrimonializzazione dei Confidi nonché il sistema delle garanzie a sostegno delle piccole e medie imprese operanti nel nostro Paese, offrendo loro un migliore accesso al credito in una fase di grande difficoltà economica e finanziaria.

PAGINA: 0124

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Evidentemente, noi arriviamo a questo provvedimento, a questa legge delega non per caso: abbiamo, infatti, alle spalle la fase – che tutti noi conosciamo e che, purtroppo, non è semplicemente dietro di noi, ma continua a insistere in questo Paese – in cui il credito per le piccole e medie imprese si è ristretto pesantemente. È la fase in cui i bilanci degli istituti di credito e anche dei Confidi sono stati appesantiti da una grande mole di sofferenze e di incagli. È una fase in cui le turbolenze, in generale, sul mercato finanziario sono ben lungi dall'essere superate.
  Se guardiamo alle nostre spalle, noi abbiamo visto negli anni il sistema dei Confidi crescere continuamente ed essere offerto anche in concorrenza interna alle imprese. Non era un sistema gratuito. Era un sistema che ha funzionato, ma che chiedeva, comunque, anche molto: aveva oneri di iscrizione piuttosto elevati e dava sconti non sempre eccezionali, anche rispetto a quello che era il costo per il credito. Eppure, è cresciuto grazie agli enti locali e alle regioni, che spesso hanno visto nei Confidi lo strumento più facile per fare politica di sostegno al credito per le piccole e medie imprese locali. È cresciuto grazie ad un sistema bancario che, naturalmente, vedeva di buon occhio la possibilità di scaricare su terzi una parte del proprio rischio. È cresciuto anche perché consentiva, @pagina=0125@finché le cose stavano all'interno di un equilibrio, anche margini di risultati economici positivi allo stesso sistema.
  Poi, ovviamente, è inutile qui ripercorrere tutta la storia: cominciano ad andare in difficoltà le imprese; le difficoltà delle imprese ricadono sul sistema bancario e anche su quello dei Confidi, che, quindi – dobbiamo dircelo con molta onestà –, in questo momento comincia a mostrare la corda. Come sono in difficoltà le banche italiane, tanto più sono in difficoltà molti Confidi, anche perché – e questa è un'altra critica che deve essere fatta – anche il modo in cui Confidi si sono rapportati con le imprese a cui hanno garantito la loro disponibilità non è sempre stato limpido, non è sempre stato trasparente, non è sempre stato orientato alle migliori prassi in tema di garanzie offerte. Tant’è che abbiamo avuto molti e molti casi, anche in questo Paese – alcuni dei quali hanno avuto anche l'onore delle cronache –, di denaro perso, di garanzie escusse, perché è andata così, perché per qualcuno era facile anche ottenere credito, anche attraverso il sistema dei Confidi.
  Pertanto, io credo che oggi questa proposta di legge delega sia necessaria perché, senza dubbio, è indispensabile rafforzare la patrimonializzazione dei Confidi in essere. Infatti, se non lo facessimo, probabilmente rischieremmo di vedere alcuni di loro andare in serissima difficoltà. Senza dubbio, è necessario disciplinare – come dice la lettera b) – le modalità con cui gli enti pubblici contribuiscono a rafforzarne il patrimonio. Io dico che, più che necessario, è indispensabile e va fatto anche nell'ottica della trasparenza, anche per evitare commistioni improprie attraverso cui la politica stessa, mediante il sistema dei Confidi, entra di nuovo all'interno del sistema del credito del nostro Paese, piegando logiche che non dovrebbero esserle proprie.

PAGINA: 0127

  SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il disegno di legge delega al Governo recante la riforma del sistema dei Confidi arriva all'esame dell'Aula di questo ramo del Parlamento solo ora, ad un anno di distanza dall'approvazione del medesimo testo al Senato. Il testo che @pagina=0128@giunge oggi al voto dell'Aula della Camera è, infatti, lo stesso che aveva avuto l'approvazione, praticamente unanime, dell'Aula di Palazzo Madama nel luglio 2015. Il provvedimento riveste una particolare importanza nel quadro delle riforme che hanno riguardato appunto i Confidi; questo perché è evidente la consapevolezza che le riforme intervenute negli anni passati hanno lasciato dei vuoti ed alcuni problemi irrisolti.
  Il provvedimento al nostro esame è quindi una risposta anche alle sollecitazioni del mondo dei confidi e delle piccole e medie imprese.
  Due i pilastri della delega: rafforzamento patrimoniale e revisione del sostegno pubblico, che tenga conto di una maggiore professionalizzazione.
  Il riassetto della disciplina è pertanto finalizzato a favorire l'accesso al credito per piccole e medie imprese ed anche per i professionisti. Il nucleo centrale del provvedimento è infatti quello che incarica il Governo di emanare misure per il rafforzamento del sistema delle garanzie, anche attraverso la leva della patrimonializzazione, rivedendo e rafforzando il finanziamento pubblico, ora in capo a Camere di commercio e regioni.
  Fino ad ora gli enti pubblici – per lo più, dicevamo, regioni e camere di commercio – hanno finanziato i confidi del proprio territorio, senza operare troppe valutazioni in merito alle dimensioni, alle capacità operative, all'effetto leva ed alle scelte gestionali. Ciò ha impedito di massimizzare l'efficacia dei fondi pubblici.
  L'assenza di vincoli di destinazione territoriale, prevista tra i criteri di delega, consentirebbe anche di contabilizzare i contributi degli enti locali nel patrimonio di vigilanza, in linea con quanto previsto dagli accordi di Basilea e dalle direttive comunitarie, sempre nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato.
  Tra gli obiettivi, inoltre, quello di efficientare l'utilizzo delle risorse pubbliche e quello di favorire la sinergia con il Fondo centrale di garanzia. Con il tempo, infatti, il Fondo centrale di garanzia si è trasformato più che altro in uno strumento statale che fa concorrenza in casa ai confidi, anziché sostenerli. Pertanto è necessario fare ordine tra tutti gli strumenti @pagina=0129@a disposizione, che siano in grado di assorbire rischi con i fondi pubblici ed agevolare la dinamica dei finanziamenti per l'impresa.
  Ebbene, nel quadro normativo delineato nella presente legislatura, caratterizzato da interventi spot e non di sistema, che non permettono una vera e propria ripresa, in particolare per le piccole e medie imprese, questo provvedimento non può che trovare il nostro sostegno, proprio perché è finalizzato anche a mettere a sistema i diversi meccanismi di garanzia, a vantaggio delle imprese ed in direzione inversa rispetto ad un impianto che è ancora bancocentrico.
  Le imprese non hanno avuto alcun beneficio dalla politica dei bonus, a partire da quello degli 80 euro tanto sbandierato. Si tratta di soldi, di un investimento dello Stato che non ha prodotto alcun risultato concreto in termini di ripresa. Gli italiani non ne hanno tratto giovamento, l'economia non ne ha tratto alcun giovamento.
  Per non parlare della politica fiscale: nessuna iniziativa realmente incisiva, con una pressione fiscale che comunque continua ad aumentare e soprattutto questo Governo non offre ancora nessuna certezza per ciò che riguarda un tema fondamentale: quello della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per scongiurare qualsiasi aumento dell'IVA.
  Non bastano gli incentivi sulle nuove assunzioni, servono interventi strutturali a partire dal settore delle infrastrutture.
  Dai dati di Confcommercio apprendiamo che basterebbe migliorare l'accessibilità delle nostre regioni del 5 per cento, per avere un incremento del PIL di 24 miliardi di euro.
  Il tema del credito alle piccole imprese rimane un tassello importantissimo per una ricetta vincente in termini di crescita e questo provvedimento può rappresentare un passo positivo per il rilancio di strumenti fondamentali per l'accesso al credito delle imprese.
  Ci auguriamo quindi che questa riforma contribuisca ad eliminare le storture del sistema ed a promuovere l'incremento ed il rafforzamento dell'attività patrimoniale dei confidi, che, come rilevato anche da Banca d'Italia, svolgono un ruolo di non indifferente ausilio per la concessione di garanzie a favore soprattutto delle piccole e medie imprese.@pagina=0130@
  Riorganizzare il sistema complessivo delle garanzie e lavorare in una prospettiva per un contemporaneo sviluppo di mercato delle aziende diventa quindi la sfida che il Governo ha il dovere di accogliere attraverso questo disegno di legge delega, anche nella prospettiva dell'unione dei mercati a livello europeo.
  Per queste ragioni, per sostenere meccanismi capaci di agevolare gli investimenti delle nostre imprese e porre una dimensione finanziaria internazionale alla base dello sviluppo della nostra economia, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PAGINA: 0130

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente. Oggi variamo una norma che riveste un'importanza primaria per l'economia reale del Paese e lo facciamo nel momento giusto.

PAGINA: 0133

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, la Camera sta approvando una legge delega sulla ripatrimonializzazione dei confidi, ripatrimonializzazione che sarà affidata a enti locali e anche a proventi diciamo così pubblici dello Stato. Presidente, è una legge delega che secondo noi non è opportuna in questo momento, una legge delega che forse potrebbe essere rivista, per questo abbiamo chiesto di intervenire con delle proposte emendative per rivedere questa proposta. Purtroppo l'accesso alle modifiche ci è stato impedito perché già in fase di esame di questo provvedimento in Commissione finanze il Partito Democratico si è espresso dicendo che la miglior soluzione sarebbe stata di approvare il testo del Senato. Presidente, i confidi sono delle strutture che praticamente forniscono la garanzia all'erogazione di credito, erogazione che spesso avviene da parte di istituti bancari, garanzie che spesso sono dei confidi o possono essere anche di altra natura. Ebbene Presidente, a tal proposito non possiamo non ricordare il fatto che molti crediti erogati dalle banche e garantiti dai confidi sono andati a finir male, nel senso che non sono stati restituiti, per questo oggi i confidi non navigano in buone acque, perché hanno dato garanzie senza approfondire in modo adeguato se l'azienda che riceveva il finanziamento era nelle condizioni di poter restituire questo finanziamento. Quindi le garanzie sono state utilizzate male, sprecate e questo non è opportuno; è opportuno quindi sì riformare confidi, sarebbe opportuno fare in modo che gli stessi applichino dei sistemi di studio diversi, più approfonditi; è opportuno che gli stessi confidi portino e aiutino le aziende a strutturarsi, in modo da riuscire a @pagina=0134@restituire il prestito che hanno ricevuto, purtroppo spesso questa attività non è svolta, ma anzi i confidi spesso svolgono altre attività, ossia quella di elargire finanziamenti a società amiche. Amiche dei confidi ? No, non solo dei confidi, amiche della politica, tant’è che appunto ne è la prova un finanziamento elargito da una banca di Pontassieve a una società, la società Chil Post. A tal proposito, Presidente, spero di non rubare troppo tempo all'Aula, intendo leggere un articolo che è uscito su il Fatto Quotidiano il 23 settembre 2015, che cita: «A saldare i debiti del padre ci pensa il governo del figlio. Debiti, tra l'altro, concessi da una banca guidata da un fedelissimo del figlio, già in società con il fratello del cognato, a sua volta socio in un'altra azienda di famiglia riconducibile alla madre. Cose che capitano in casa Renzi. La vicenda è complessa e gli intrecci sono molti, come gli attori coinvolti. Tutto ruota attorno alla Chil Post» – appunto l'azienda che ha ottenuto il finanziamento – ”la società di Tiziano Renzi, dichiarata fallita nel marzo 2013 e sulla quale la procura di Genova ha aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati il padre del Premier con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Secondo i magistrati liguri, Tiziano avrebbe ceduto la parte sana dell'azienda alla Eventi 6 intestata alla moglie, Laura Bovoli, società che all'epoca dei fatti aveva tra i propri soci anche Alessandro Conticini, fratello di Andrea, marito di Matilde Renzi, sorella del Premier e a sua volta socia nella Eventi 6. Alla Chil Post rimangono così solo i debiti tra cui un mutuo di 496.717,65 euro stipulato nel luglio 2009 con il Credito cooperativo di Pontassieve. Una cifra sostanziosa, concessa con un mutuo chirografario: senza accensione di ipoteche, quindi, ma solo basato sulle garanzie. La banca è guidata da Matteo Spanò, grande amico e sostenitore del Premier.

PAGINA: 0137

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi dispiace constatare come, quando lei è alla Presidenza di quest'Aula, in quest'Aula è concesso di tutto e di più, andando al di fuori di qualunque canone di buonsenso e di buona logica. È impossibile che lei non abbia speso neanche una parola per richiamare quello che poco fa il collega Bianconi ha pronunciato in quest'Aula; è intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti del deputato Bianconi) ! Le parole che sono state pronunciate, che sviliscono così il ruolo della donna, soprattutto in un mondo in cui, ogni due giorni, una donna è vittima delle violenze, sono parole inconcepibili, che, come partito, condanno fermamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Così come è inconcepibile che lei consenta a un suo collega di partito di uscire totalmente al di fuori della dichiarazione di voto, andando a infangare il nome del Presidente del Consiglio, leggendo articoli di giornale, in quest'Aula, e uscendo totalmente al di fuori del merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0015

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)

PAGINA: 0141

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ORE 17,15)

PAGINA: 0016

Sul grave attentato verificatosi a Dacca. (Vedi RS)

PAGINA: 0142

In ricordo delle vittime dell'attentato di Dacca. (ore 17,25).

PAGINA: 0016

  PRESIDENTE (Vedi RS). (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Esprime, anche a nome dell'Assemblea, un sentimento di cordoglio per le vittime del grave attentato verificatosi a Dacca.

PAGINA: 0142

  PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, vorrei l'attenzione di quest'Aula (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come @pagina=0143@purtroppo sapete, lo scorso 1o luglio, in una brutale azione terroristica a Dacca, in Bangladesh, hanno perso la vita venti persone di cui nove nostri connazionali. In questo momento di sgomento e dolore il nostro Paese deve anzitutto stringersi attorno a coloro che, in questa atroce circostanza, hanno perso familiari e amici. Allo stesso tempo, è necessario reagire con determinazione e fermezza a chi attenta ai valori fondanti della nostra convivenza pacifica, nella convinzione che nessuna ideologia o credo religioso possano giustificare questi barbari attacchi a persone inermi. Ricordo che la stessa ferocia fondamentalista ha colpito negli ultimi giorni la città di Baghdad, provocando, in vari attentati, oltre duecento vittime, tra cui molti bambini ed altrettanti feriti. Ed appena una settimana fa, lo ricorderete, in quest'Aula abbiamo commemorato le vittime della strage dell'aeroporto di Istanbul: era il 28 giugno.
  Colleghi e colleghe, il terrorismo non ha frontiere, colpisce ad ogni latitudine e nessuno oggi può ritenersi al sicuro. È un fenomeno che potrà essere combattuto e sconfitto soltanto se la comunità internazionale unirà le forze in una battaglia comune contro la barbarie di matrice islamista, usando gli strumenti più idonei ad isolarla, a bloccarne i canali di finanziamento e l'approvvigionamento di armi. È del tutto evidente che i singoli Stati non sono in grado da soli di assicurare sicurezza e stabilità e che occorre invece attuare in seno all'Unione europea una effettiva cooperazione giudiziaria e di polizia in particolare nelle attività di intelligence, di indagine e di repressione del terrorismo.

PAGINA: 0016

  Intervengono per associarsi i deputati ANDREA MANCIULLI (PD) (Vedi RS), MARTA GRANDE (M5S) (Vedi RS), MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI-PdL) (Vedi RS), ARTURO SCOTTO (SI-SEL) (Vedi RS), PAOLO ALLI (AP) (Vedi RS), MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS), MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), GIAN LUIGI GIGLI (DeS-CD) (Vedi RS), EDMONDO CIRIELLI (FdI-AN) (Vedi RS), DANIELE CAPEZZONE (Misto-CR) (Vedi RS), PIA ELDA LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS), PINO PISICCHIO (Misto) (Vedi RS) e il sottosegretario VINCENZO AMENDOLA (Vedi RS).

PAGINA: 0144

  ANDREA MANCIULLI. Presidente, colleghi, è un Paese unito quello che oggi vuole esprimere il suo cordoglio e la sua solidarietà alle famiglie così duramente colpite come il nostro Paese. Questa è la strage più grave che il nostro Paese ha subito dopo le vicende di Nassiriya e per esprimere il cordoglio non c’è modo migliore, modo più utile che osservare con attenzione quello che è accaduto nei suoi risvolti, anche in quelli più spiacevoli. Lei, Presidente, ricordava giustamente che nelle stesse ore sono stati colpiti due luoghi diversi, Dacca e Baghdad, e qualche giorno prima Istanbul come così come prima Bruxelles e Parigi. Questi luoghi non erano solo legati dalla matrice di chi li ha colpiti: erano legati anche dalla tipologia di chi si è colpito. Si trattava di persone inermi che in un caso stavano consumando una cena prima delle vacanze, prima di tornare a casa. A Baghdad, ancora più terribile, l'epicentro dell'attentato è stata una gelateria di un quartiere bene di Baghdad, di un quartiere sciita nel quale, alla fine del Ramadan, a dieci giorni del Ramadan, si era soliti portare la sera i bambini a mangiare un gelato. È proprio qui il punto: si vuole colpire la vita quotidiana delle persone non nell'esercizio di un simbolo ma nella loro vita si vuole polverizzare, si vuole frantumare la serenità delle persone ed è quello in cui non si deve riuscire. Su questo dobbiamo ergerci uniti come abbiamo fatto. Per questo vorrei anche ricordare, concludendo, che l'attentato che ha colpito il nostro Paese ha un carattere che qualcuno ha tentato di minimizzare dicendo che si tratta di un fatto emulativo. No, è un errore: il fatto che sia un attentato che ha un carattere emulativo lo rende più grave @pagina=0145@perché dà il senso di come un'ideologia che oggi vive in uno Stato aberrante sia in grado di marciare, di marciare nell'etere, di marciare nei media e di contaminare menti e persone che stanno molto lontano. Ci deve far riflettere, ci deve far capire che questo nemico va sconfitto anche culturalmente e, per sconfiggerlo culturalmente, questo Paese, se vuole onorare i propri morti, lo deve fare stando unito e propugnando i valori della democrazia che sono l'antidoto all'abominio (Applausi).

PAGINA: 0145

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Le stragi di Dacca e Baghdad non sono semplici storie di terrorismo, ennesimi fatti di sangue che, purtroppo, in questi giorni macchiati di odio, di rabbia, di intolleranza si susseguono con disarmante regolarità. I nostri morti laggiù, i caduti di Parigi e di Bruxelles o quelli di Dacca e Baghdad, senza una coerente soluzione di continuità territoriale, rappresentano la sconfitta del genere umano nel senso più evidente del termine.
  L'ISIS ha un progetto: tentare la via dell'odio, sperare che la furia ottusa e la sete di vendetta prevalgano su tutto. Solamente allora essi potranno mietere consensi, proporre l'estremismo e l'isolamento quale unica soluzione per sfuggire il nemico democratico, in una sola parola afferrare le redini del potere. Il nostro Paese non deve permetterglielo, non dobbiamo cedere alla soluzione più semplice: noi non odieremo i deboli, non accuseremmo gli innocenti, la rabbia insensata un dovrà prendere i nostri cuori. In questo momento di lutto devono venire meno le polemiche, i toni accesi, le provocazioni, oggi ricordiamo le vittime di questi vili attentati. Il Movimento 5 Stelle si stringe intorno alle famiglie delle vittime (Applausi).

PAGINA: 0145

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Presidente: Simona, Marco, Cristian, Nadia, Adele, Claudia, Maria, Vincenzo, Claudio, i loro nomi sono impressi nella nostra mente, sulla nostra pelle, @pagina=0146@nel nostro cuore, da sabato scorso. Piccoli eroi di una grande Italia, rappresentavano il nostro Paese nel mondo, e sono morti anche per questo. Sono morti per il solo fatto di essere stranieri, occidentali, italiani, non mussulmani. Ad ucciderli, ragazzi la cui mente è stata deviata, monopolizzata da una ideologia di morte. Oggi piangiamo le nostre vittime, come ieri ci siamo stretti al popolo francese, a quello belga, a quello turco, ai nostri amici iracheni, a tutti quei popoli a cui è strappato un figlio, una madre, un fratello, un familiare. Oggi commemoriamo le vittime dell'incomprensibile e insensata furia del terrorismo di matrice islamica, ma gridiamo anche al mondo intero che non ci faremo piegare dalla strategia del terrore, che non cambieremo la nostra vita, le nostre abitudini, la nostra società, il nostro credo, la nostra religione, che non impareremo a memoria i versetti del Corano.
  Siamo sotto attacco, lo sappiamo, ma saremo più forti della barbarie e della violenza. L'Italia deve essere uno Stato forte, fiero, orgoglioso della sua identità; uno Stato che si faccia promotore di un'azione congiunta, corale, efficace, a livello europeo e a livello internazionale che punti a sconfiggere e a sradicare l'ISIS. Siamo noi a dire loro: vi sconfiggeremo e vi annienteremo ovunque voi siate. Solo impedendo al terrorismo fondamentalista di fare altre vittime avremo davvero reso omaggio e onorato la memoria di chi è stato barbaramente ucciso. Solo fermando questa follia, non avremo mancato di rispetto a chi oggi non c’è più (Applausi).

PAGINA: 0146

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, dolore, orrore, sgomento. Dacca oggi è il mondo intero: Parigi, Istanbul, Baghdad, Bruxelles. Nove vite spezzate, nove belle storie italiane uccise dalla barbarie terroristica. Sinistra Italiana si stringe al lutto di chi oggi perde un figlio, un padre, un fratello, un compagno di vita. Sabato mattina ci siamo svegliati più fragili e impauriti. Anche noi, anche l'Italia è un obiettivo ? Lo sappiamo da sempre. Intendono colpire uno stile di vita, un universo di valori, una pratica di libertà. Abbiamo l'obbligo di attrezzare una reazione ferma, lungimirante, intelligente. Dobbiamo unire la comunità internazionale, scommettere @pagina=0147@sull'Islam che reagisce, investire nella cultura del dialogo, fermare la spirale guerra-terrorismo, isolare quei Paesi alleati, anche dell'Occidente, che hanno contribuito ad alimentare i giacimenti d'odio.
  Guardiamoci allo specchio, signora Presidente: a quanti Paesi abbiamo venduto armi nel corso degli ultimi anni ? Con quante dittature sono stati stipulati patti inconfessabili ? Vorrei ricordare a tutti quanti noi che talvolta le prime vittime del terrorismo Daesh e Al Qaeda sono musulmani.

PAGINA: 0148

  PAOLO ALLI. Presidente, nell'esprimere il cordoglio da parte del gruppo di Area Popolare per le vittime italiano dell'attentato di Dacca e la vicinanza alle loro famiglie, devo sottolineare come questo fatto ci colpisce drammaticamente e direttamente, ma, come lei ha giustamente voluto ricordare, anche le recenti stragi di Istanbul e di Baghdad e, come anche il presidente Manciulli ha ricordato prima, quelle precedenti ancora, di Parigi e di Bruxelles, disegnano un quadro preoccupante e angosciante.
  Il terrorismo si manifesta ormai come un grande cancro con molte metastasi, e va combattuto, là dove è nato, dai grandi Paesi islamici, che devono una volta per tutte superare divisioni storiche, perché solo loro possono isolare la radice di questo cancro. Ma in tutti gli altri luoghi, in tutte queste metastasi che si diffondono in giro per il mondo, è fondamentale, come lei Presidente ha detto, il ruolo della comunità internazionale. Noi ci riconosciamo nelle sue parole nobili e nel suo giudizio lucido. È questa un’escalation del terrorismo che sembra irreversibile, ma che va arrestata e in modo definitivo. C’è un modo reale con il quale possiamo dimostrare la nostra vicinanza alle famiglie dei nostri concittadini: fare in @pagina=0149@modo di non fermarci – anzitutto noi che sediamo dentro quest'Aula – all'emozione del momento, come troppo spesso ci accade.
  Il sacrificio dei nostri connazionali – perché è di sacrificio si tratta – non sarà stato vanno se sapremo, almeno in questa battaglia epocale, essere davvero insieme, come anche gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato. Facciamo in modo che questa parola «insieme» non resti una parola, ma diventi, nella pratica del nostro lavoro di politici e di responsabili della vita di questo nostro Paese, un richiamo quotidiano ad essere veramente ancora un popolo unito (Applausi).

PAGINA: 0149

  MARIANO RABINO. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi in quest'Aula vogliamo rendere ancora una volta – purtroppo troppe volte nell'ultimo anno – omaggio alle vittime dell'ennesimo attentato terroristico per mano islamista, che questa volta ha seminato il terrore a Dacca, capitale del Bangladesh. Vogliamo rendere omaggio a tutte le vittime dell'eccidio, il più grave – si è detto – dopo quello di Nassiriya. Stiamo assistendo sgomenti ad una strategia del terrore, della tensione e dell'odio che continua a dilagare con diverse modalità, a migliaia di chilometri di distanza e con diversi obiettivi: gli stranieri a Dacca, i mussulmani, non solo quelli sciiti, e i pochi cristiani rimasti nella capitale irachena, dove due autobombe hanno ucciso nei giorni scorsi oltre 200 civili, tra cui molti bambini. Gli effetti sono sempre gli stessi: morte di centinaia e centinaia di innocenti e dolore per chi resta, conseguenza della follia di chi, con dispregio della vita, uccide e si lascia morire. Restiamo impotenti e paralizzati dinanzi al dolore dei familiari delle vittime, verso i quali va il nostro più sentito cordoglio.
  Siamo impotenti dinanzi al dolore, ma non vogliamo arrenderci all'assuefazione e all'indifferenza. Invochiamo per tutti il coraggio di difendere la propria libertà, alla quale non si deve rinunciare per ragioni di sicurezza. Siamo certi e consapevoli del fatto che il terrorismo si batte certamente con la prevenzione, l’intelligence, lo sviluppo e la cultura e ancora @pagina=0150@più fortemente vanno proclamati e vissuti i valori di cui siamo orgogliosi, valori di un nuovo umanesimo integrale da diffondere su scala planetaria. Queste sono le nostre armi: la libertà, la tolleranza, il rispetto per le opinioni altrui, il dialogo, la laicità, la solidarietà, l'integrazione, l'accoglienza, la legalità e l'uguaglianza; queste sono le nostre armi ed è per questo che ci batteremo con queste armi contro l'odio, contro il pregiudizio, contro il nichilismo (Applausi).

PAGINA: 0150

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Anche io, a nome del gruppo della Lega Nord, ovviamente esprimo le più sentite condoglianze e la vicinanza alle famiglie dei nostri connazionali uccisi e anche torturati in Bangladesh. Esprimo ovviamente vicinanza anche a tutte quelle persone appartenenti ad altre nazionalità uccise e torturate dal fondamentalismo islamico.
   Però Presidente credo debba finire la stagione delle lacrime e delle condoglianze. Bisogna iniziare una stagione dove, con atti concreti, si contrasta il fondamentalismo islamico. In primo luogo, rendendosi conto delle timide reazioni avute anche in questa occasione da parte dell'Islam moderato, cosiddetto moderato. Bisogna confrontarsi con dei Paesi con i quali il nostro Paese ancora oggi intrattiene forti relazioni economiche che, direttamente o indirettamente, continuano a finanziare il fondamentalismo islamico ed anzi finanziano anche moschee in Europa, la stragrande maggioranza delle mosche in Europa, e mandano Imam wahabiti a predicare anche nel nostro Paese, Imam fondamentalisti. Bisogna iniziare un serio controllo a tappeto delle comunità islamiche, finirla con l'estremismo tollerante che concede qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo. Non va bene qualsiasi cosa; non è che anche quella concezione di costringere le donne a mettersi un velo, l'intolleranza, la non volontà di integrarsi nel nostro Paese va bene perché arriva dall'altra parte del mondo. Così non è e lo Stato deve reagire. Bisogna chiudere tutti quei centri islamici che sono nella sostanza centri di culto abusivi, bisogna bloccare l'arrivo di clandestini. Noi, in questo momento, abbiamo migliaia di persone che non sappiamo chi @pagina=0151@siano, che il Governo non sa chi siano che girano liberamente sul territorio nazionale – vado a concludere – e bisogna infine sospendere, come ho detto prima, i rapporti con quei Paesi che finanziano il terrorismo. Azioni concrete, basta lacrime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

PAGINA: 0151

  GIAN LUIGI GIGLI. Stasera arriveranno le vittime, i nostri connazionali, uccisi a Dacca, dopo essere stati identificati perché incapaci di recitare qualche versetto del Corano. Gli esaltati che li hanno assassinati erano convinti di guadagnarsi il paradiso, ma quale Dio, specie se chiamato il misericordioso, potrà mai accogliere chi si macchia di sangue innocente, chi come a Baghdad non esita a far saltare in aria centinaia di correligionari solo perché appartenenti a una diversa denominazione ? Questo fanatismo, che miete proseliti anche in Europa e in Italia, è favorito dal vuoto valoriale identitario e dalle sacche di emarginazione delle nostre città. Per questo, mentre operiamo per la sconfitta dello Stato islamico, la prevenzione degli attentati, la protezione dei connazionali all'estero, urge anche il dovere di silenziare ed espellere i predicatori di odio e di violenza, i cattivi maestri, che lavorano a radicalizzare i giovani per trasformarli in aspiranti kamikaze e foreign fighters. Ad Adele Pugliesi, Claudia D'Antona, Simona Monti, Nadia Benedetti, Maria Riboli, Vincenzo D'Allestro, Claudio Cappelli e, non ultimi, i miei corregionali, Marco Tondat di Cordovado e Cristian Rossi di Feletto Umberto, poco distante dal mio ospedale, il nostro grazie per aver sacrificato le loro vite, mentre rappresentavano il lavoro italiano all'estero.

PAGINA: 0152

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, questa sera è la serata del cordoglio, dove noi ricordiamo la memoria dei nostri caduti e ovviamente ci stringiamo ai loro familiari. Credo che questo sia quello che deve in questo momento unire tutte le forze politiche: dare la massima vicinanza alle istituzioni, ringraziare il Presidente della Repubblica ed essere pronti alla massima collaborazione con il Governo per affrontare questo momento difficile. Ovviamente siamo anche vicini ai tanti milioni di italiani che hanno familiari che si recano all'estero per lavoro, per turismo o per studio (pensiamo ai tantissimi nostri ragazzi che si trovano in giro per il mondo) e facciamo nostre queste preoccupazioni di tanti genitori, di tante persone che in Italia in questo momento trepidano per il presente, ma anche per il futuro. Quindi, ferma restando la massima solidarietà all'azione del Governo, ci aspettiamo che al più presto il Presidente del Consiglio venga in Aula a riferirci cosa concretamente intende fare per la sicurezza dei nostri connazionali all'estero, per cercare di impedire simili vergogne e simili disgrazie a cui ancora una volta Fratelli d'Italia pone la sua ferma condanna e conferma la sua massima solidarietà alle istituzioni, ma soprattutto ai @pagina=0153@familiari delle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PAGINA: 0153

  DANIELE CAPEZZONE. Non dobbiamo abituarci, signora Presidente, al rito di queste commemorazioni, che ormai purtroppo si ripetono con scadenze tanto lugubri, quanto regolari. La scorsa settimana Istanbul, oggi Dacca. Per lunghi mesi, tante autorità nell'Occidente avanzato non hanno avuto il coraggio di pronunciare insieme le tre parole: «terrorismo fondamentalista islamista». Ora la realtà si è incaricata di dimostrare come stiano le cose e purtroppo questo orribile attentato si è incaricato anche di distruggere altri due luoghi comuni che avevamo sentito per anni. Il primo: ci sarà la reazione della grande maggioranza del mondo musulmano, dei cosiddetti musulmani moderati; questa reazione non c’è ed è venuto il momento di interrogarsi. Paura ? Altre spiegazioni ? Ma questa realtà va guardata e va compresa, non va negata. Così come anche questo orribile attentato ha distrutto l'altro luogo comune e cioè il link che tanti terrorizzavano tra terrorismo e povertà, le origini sociali del terrorismo: questa volta i responsabili dell'atto di terrorismo, come già in altre occasioni, sono giovani di alta, di altissima società, figli di ricchi e di potenti. Allora, è il caso di cancellare le spiegazioni di comodo, guardare in faccia la realtà e fare due cose. Primo, smetterla di essere ambigui: le ambiguità sul Medioriente – lo dico anche al Governo – non ci giovano quando andiamo a votare al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La seconda, che è la più importante, è la sconfitta militare di ISIS in Siria e in Libia. Il nostro Occidente non può sottrarsi a questo. I giovani radicalizzati saranno meno orientati ad aderire ad una causa che vedranno perdente. Invece, continueranno ad aderire – temo – ad una causa che dovessero vedere vincente a causa dell'inerzia del nostro Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PAGINA: 0153

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Dopo i sanguinosi attacchi a Parigi e a Bruxelles, cuore dell'Europa, @pagina=0154@a Istanbul, porta dell'Europa e città simbolo dell'unione tra oriente ed occidente, venerdì scorso è stata la volta di Dacca, una città musulmana in un Paese musulmano, dove hanno trovato la morte nove nostri connazionali, ma anche alcuni giapponesi, una ragazza indiana, tre bengalesi. Poi, domenica, è la volta di Baghdad, dove due attacchi kamikaze hanno provocato 200 morti.
  Ci troviamo nel pieno di una folle guerra, che non risparmia nessuno. Nel caso dell'attentato in Iraq, come per quelle di Bruxelles e Parigi, la rivendicazione dell'ISIS è stata chiara, per la strage di Dacca non è ancora certo se si tratti dell'ISIS o del gruppo terrorista Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh, che vede tra i suoi militanti giovani istruiti, colti, di famiglie benestanti. Importa, ma fino a un certo punto.
  È certo che chi ha seminato il terrore a Dacca ha inferto, volutamente o meno, un duro colpo anche all'economia di uno dei Paesi più poveri dell'area, che si basa quasi esclusivamente sul tessile, richiamando grandi gruppi stranieri. Ora queste imprese vogliono andarsene: una prima vittoria del terrorismo. Tessili erano i nostri imprenditori e imprenditrici o le tecniche che si erano spinti fin là per andare ad investire o ad acquistare. Una delle vittime era una mia concittadina, Maria Rivoli, una giovane bergamasca di 34 anni, che lavorava nel settore dell'abbigliamento e si trovava in Bangladesh da alcuni mesi. È stata barbaramente trucidata, come Simona Monti, concittadina del collega Pastorelli, Marco Tondat, Cristian Rossi, Nadia Benedetti e altri nomi. Tutti non conoscevano il Corano: una tragica scusa per nobilitare un gesto disumano e per scatenare una guerra di religione. Ma la religione a Parigi, Bruxelles, in Iraq, in Bangladesh non c'entra nulla. Non si possono accomunare oltre un miliardo e mezzo di mussulmani ad una banda di terroristi criminali che usa una bandiera fintamente religiosa e che molto spesso – lo si è visto in Europa – non ha una frequentazione seria, continua, profonda con la religione, così come a nessuno è mai venuto in mente di accomunare i cattolici ai terroristi dell'IRA. Non facciamo l'errore di accomunare Islam a terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).@pagina=0155@
  Oggi, però, non è il momento delle polemiche, ma quello del cordoglio e non ci sono parole per esprimere sgomento, orrore per l'atroce mattanza di Dacca (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

PAGINA: 0155

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Onorevoli colleghi, con tristezza torniamo, per un'ennesima volta, a compiere in quest'Aula un rito di commemorazione. Troppe volte è accaduto, a causa di morti violente, in un tempo che, invece, vogliamo rivendicare alla civiltà della pace tra i popoli. Il fermo immagine che è rimbalzato cento volte nei media mondiali ci restituisce quel momento maledetto, in un posto lontano, in una sera che avrebbe dovuto essere di normalità e che, invece, si tramutò in una ordinaria follia. L'orrore del racconto dei sopravvissuti risuona ancora nelle nostre orecchie. Quest'Aula rende omaggio alle vittime innocenti e le loro famiglie, ma, anche nel momento del dolore, non può rinunciare a proporre una risposta che vada al di là delle espressioni consolatorie e dei sociologismi sparsi negli editoriali dei giornali.
  Che l'ISIS sia in difficoltà nei territori conquistati può essere un fatto, ma questo fatto non ha salvato i nostri connazionali né le cento vittime di Baghdad.

PAGINA: 0156

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ai familiari delle vittime italiane dell'attentato in Bangladesh vorrei esprimere, qui in Aula, a nome del Governo, il più sentito cordoglio e la stretta vicinanza al loro profondo dolore. Come espresso in tutti gli interventi, ci accomuna e ci farà stringere tutti quanti in un ideale abbraccio, nel momento in cui questa sera, all'aeroporto di Ciampino, accoglieremo le salme dei nostri nove connazionali. Questa mattina il Viceministro Giro è atterrato a Dacca per andare a prendere i feretri e per accompagnarli nel viaggio di ritorno a Roma, dove saranno ad attenderli il Presidente Mattarella e il Ministro Gentiloni.
  Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, erano nostri concittadini che stavano operando in Bangladesh, contribuendo alla sua crescita. Hanno impersonato il contrasto tra la pacifica convivenza, l'impegno nei confronti degli altri e l'ottusità dell'oscurantismo della violenza e del terrorismo. Purtroppo, cara Presidente, quello di Dacca costituisce il più grave attentato ai danni dei nostri connazionali dopo quello di @pagina=0157@Nassiriya. Non è che l'ultimo, in termini di tempo, di tragici avvenimenti che hanno segnato la vita degli ultimi anni e che hanno provocato una lunga scia di vittime innocenti: Bruxelles, Istanbul, Ankara, Tunisi, Parigi, in Siria e in Iraq, come a Baghdad in queste ore, e nelle altre aree di crisi, a partire dall'Africa sofferente. Una minoranza vuole costruire nuove frontiere fisiche, nuovi confini politici, basati su un'idea totalitaria, che utilizza la religione per fame di potere. È un'avanguardia sanguinaria, che vuole costruire muri di intolleranza, prendendo in ostaggio il mondo islamico, erigendo un muro tra un noi e un loro, un loro ideale.
  L'odioso attentato del Bangladesh ci impone di non arretrare di un millimetro nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica fondamentalista e ci spinge a rafforzare ulteriormente tutti gli strumenti a nostra disposizione per contrastare il terrorismo e sui folli obiettivi, come abbiamo fatto in Italia qui in Parlamento e come dobbiamo continuare a fare a sostegno di chi combatte daesh sul campo della coalizione internazionale, ma anche a rafforzare ulteriormente i livelli di cooperazione. Senza condanne ma con una forte solidarietà per un destino comune, chiamiamo anche il mondo islamico e chiamiamo le comunità islamiche nei nostri Paesi e i Governi a far sì che questa lotta della coalizione ci veda vincitori. Lo dobbiamo alle vittime dell'attentato; lo dobbiamo a chi vuole costruire, in un'epoca spesso sospesa fra conflitti e speranze di pace, una nuova convivenza; lo dobbiamo ai nostri valori, come ha sottolineato in questi giorni anche il Presidente Renzi a nome del Governo, lanciando un forte appello a tutti noi, a tutte le forze politiche e sociali, perché quello che stiamo vivendo oggi è il momento in cui l'Italia dia un messaggio di dolore e compassione. Ma, oltre a piangere lacrime di solidarietà e di cordoglio, è un momento per lanciare un messaggio di determinazione: l'Italia non arretra e l'unità del Parlamento e delle forze politiche italiane renderà il nostro Paese e la nostra comunità più forti e solidali in questa sfida epocale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0017

Seguito della discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 559-B). (Vedi RS)

PAGINA: 0158

Seguito della discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 559-B) (ore 18).

PAGINA: 0017

(Esame dell'articolo 1) (Vedi RS)

PAGINA: 0158

(Esami degli articoli – A.C. 559-B)

PAGINA: 0017

  WALTER VERINI (PD) (Vedi RS), Relatore. Esprime il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1 della proposta di legge.

PAGINA: 0158

  WALTER VERINI, Relatore. Sì Presidente, il nostro parere è quello di invitare al ritiro di tutti gli emendamenti o in caso contrario esprimeremo parere contrario.

PAGINA: 0017

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. (Vedi RS) Concorda.

PAGINA: 0158

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere è conforme al relatore.

PAGINA: 0017

  I deputati GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS), EDMONDO CIRIELLI (FdI-AN) (Vedi RS), PIERO LONGO (FI-PdL) (Vedi RS) e NICOLA MOLTENI (LNA) (Vedi RS), intervengono sull'emendamento 1.50 Sarti, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0159

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Per una volta, come MoVimento 5 Stelle, siamo orgogliosi di questo testo, che arriva finalmente all'approvazione definitiva in quest'Aula. Abbiamo però voluto portare delle migliorie e dei contributi ulteriori a questo testo, perché riteniamo, ad esempio in questo nuovo articolo 375 che stiamo introducendo nel codice penale – reato di depistaggio e frode in processo penale – riteniamo che ci sia bisogno, in sede interpretativa, di aiutare maggiormente gli operatori del settore ed i magistrati che si troveranno ad applicare questo testo. Presidente, se può richiedere un minimo di ...

PAGINA: 0161

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, prendendo spunto da questo emendamento, a cui annunciamo un voto contrario, nonostante che sul piano tecnico potremmo anche essere d'accordo, ma la nostra posizione è più ampia: riteniamo innanzitutto che sia un fatto grave che la maggioranza del PD e governativa al Senato abbia voluto enucleare un reato specifico per le forze dell'ordine; riteniamo ciò ingiusto e punitivo verso questa categoria, premesso che sicuramente in Italia la storia dei depistaggi, delle stragi, dei gialli irrisolti vede coinvolti non soltanto appartenenti alle forze dell'ordine, ma purtroppo spesso esponenti legati alla politica, ai partiti, faccendieri e quindi riteniamo il fatto grave, che tanti scandali e tante vicende tragiche siano, a distanza di decenni, ancora un grande punto interrogativo, una motivazione sufficiente ad intervenire sul codice penale. Quindi, nonostante il nostro codice puniva già ampiamente queste figure delittuose, riconosciamo che un'unitarietà di azione, un nuovo reato potrebbe essere anche una risposta politica ed una condanna, tramite la politica criminale ed il diritto penale, ad un modo di fare che è stato una vergogna in Italia in questi anni e che ha coperto probabilmente strategie della tensione, che partivano non soltanto da chi governava, ma forse anche da Paesi stranieri, nella logica della guerra fredda, dello scontro tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica.
  Ma, senza farla altro più ampia, quello che riteniamo inaccettabile è che ancora una volta questa sinistra al Governo @pagina=0162@coglie l'occasione di criminalizzare le forze dell'ordine, inventandosi reati ad hoc che colpiscono sempre una categoria. Noi non ci possiamo stare e per questo contrastiamo su tutta la linea questo provvedimento ed ovviamente per noi è inemendabile e voteremo contro il provvedimento, ogni emendamento ed anche nel voto finale.

PAGINA: 0162

  PIERO LONGO. Grazie signora Presidente. Questo emendamento, a firma di Sarti, Ferraresi ed altri, in realtà rischia di ottenere il risultato contrario a quello che si propone. Sul piano sanzionatorio, infatti, la prima che si vorrebbe prevedere è da 4 a 12 anni, che è la stessa pena che è prevista dall'articolo in discussione, al primo comma, perché è da 3 ad 8, ma con l'aggravante, che si vorrebbero sostituire con la fattispecie autonoma, si arriva esattamente a 4 e 12; ma c’è un problema: mentre con l'aggravante, così com’è prevista, il gioco delle circostanze non può operare a favore, ai sensi di quanto è previsto successivamente, con questo emendamento si rischierebbe di far fruire all'eventuale responsabile un trattamento sanzionatorio migliore.

PAGINA: 0162

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo su questo emendamento, ma più in generale credo che sia opportuno che, su un tema così delicato, come il reato di depistaggio, reato rispetto al quale il Parlamento, i Parlamenti da anni si stanno interrogando e stanno discutendo, per arrivare alla definizione dell'introduzione nel codice penale di una nuova fattispecie di reato, all'interno di un dibattito complesso, all'interno di un dibattito importante, legato anche a fatti tragici e misteriosi della storia del nostro Paese, fatti rispetto ai quali ancora oggi non abbiamo avuto risposte certe, che rappresentano evidentemente non delle pagine positive della storia del nostro Paese; io però voglio invitare, come spesso mi è capitato di fare durante la produzione normativa di questo Parlamento di nuove fattispecie, il Parlamento tutto – in modo particolare lo @pagina=0163@faccio su una fattispecie così delicata e particolare – a fare qualche riflessione. È vero che l'introduzione di questo reato arriva in terza lettura – il disegno di legge è partito alla Camera, è andato al Senato e ritorna alla Camera modificato dal Senato – e credo che proprio per la valenza politica e per l'incidenza giuridica che questo reato avrà per il futuro, qualche riflessione debba essere fatta. Ringrazio la collega Sarti per l'emendamento e per gli emendamenti presentati, perché almeno gli emendamenti consentono al Parlamento di non essere disattento su un tema così importante e di fare qualche riflessione di merito. Io ne faccio una, faccio una riflessione che sottopongo all'Aula. Io voglio ricordare che il disegno di legge sul reato di depistaggio parte per iniziativa lodevole e meritevole di un nostro collega, il collega Bolognesi, e prevede la fattispecie di reato, nella formulazione iniziale, come reato proprio, ancorato unicamente al comportamento dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio, ovviamente con un'impostazione di questo reato particolare, impostazione che ha citato nell'intervento precedente il collega Cirielli. Nasce così, arriva alla Camera, la Camera dà una lettura e un'impostazione differente, perché da reato proprio diventa reato comune, il «chiunque», applicato non solo ai pubblici ufficiali, ma applicato a chiunque e ovviamente quella è stata una scelta, una scelta di natura politica, ampliando enormemente il perimetro di applicazione di questo reato. Va al Senato e il Senato ritiene di riportare la fattispecie di reato come reato proprio, ancorando il comportamento – omissivo, ostruzionistico – unicamente alla condotta del pubblico ufficiale. Io credo che questa sia una scelta che è stata fatta, una scelta evidentemente politica che disegna a mio avviso il fatto che la mano del legislatore non è stata una mano ferma, la mano del legislatore è cambiata, è mutata, con delle evidenti implicazioni rispetto all'applicazione di questa fattispecie di reato e quindi credo che su un tema così delicato, sull'introduzione nel codice penale di una nuova fattispecie di reato, qualche riflessione debba essere fatta e qualcuno della maggioranza qualche spiegazione del mutamento di rotta, del mutamento di orientamento debba darla a quest'Aula, proprio perché stiamo trattando temi estremamente delicati, temi particolari. Andiamo ad introdurre un nuovo reato che @pagina=0164@ovviamente deve essere circoscritto, determinato e tipicizzato per evitare interpretazioni espansive, a volte creative e a volte distorsive del reato stesso. Io invito l'Aula su questa mia considerazione ad aprire un minimo di dibattito, almeno per far capire a chi sta all'opposizione le motivazioni che hanno portato, rispetto al disegno iniziale, rispetto all'approvazione da parte della Camera, rispetto alla modifica da parte del Senato e alla conferma oggi da parte della Camera della modifica al Senato stesso, qual è la logica di natura giuridica e di natura politica di questa inversione di rotta.

PAGINA: 0017

  I deputati GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS) e PIERO LONGO (FI-PdL) (Vedi RS) intervengono sull'emendamento 1.1 Sarti, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0165

  GIULIA SARTI. Signora Presidente, anche noi avremmo preferito che questo reato rimanesse comune, cioè applicabile ad un'ampia gamma di soggetti e tuttavia sono convinta che sia il relatore che la presidente della Commissione giustizia vorranno in qualche modo spiegare anche l'iter che c’è stato al Senato per il cambio del testo che hanno voluto fare i senatori in Commissione giustizia, riportando il reato come reato proprio. Abbiamo però perlomeno apprezzato il fatto che sia stato introdotto un altro articolo, il 384-ter, che è l'articolo 2 di questa proposta di legge, il quale introduce queste circostanze speciali e questo ovviamente è un articolo che si applicherà a tutti, quindi in qualche modo c’è stato un equilibrio e come ho detto, nonostante la nostra preferenza per la costruzione di un reato comune, il solo fatto che finalmente dopo tanti anni in quest'Aula si arrivi ad approvare @pagina=0166@una legge che istituisce il reato di depistaggio, pur se come reato proprio, per noi è un passo in avanti fondamentale. Questo emendamento, 1.1, come il seguente 1.2 e come il 2.1, sono volti a includere nell'elenco dei delitti previsti per cui il depistaggio è più grave anche il reato di omicidio ai sensi dell'articolo 575, perché ? Perché quando noi abbiamo l'aggravante prevista dal terzo comma di questo articolo 375 e quindi diamo una pena più elevata, da 6 a 12 anni, al posto di 3-8 anni, al pubblico ufficiale, si prevede qui che questa pena più elevata venga data nei casi in cui i pubblici ufficiali depistino, in relazione a procedimenti concernenti tutta una serie di delitti mostrati in elenco che riguardano associazioni terroristiche, associazioni mafiose, reati connessi all'associazione mafiosa, traffico illegale di armi, eccetera. In questo elenco di delitti manca il reato di omicidio e allora noi vorremmo introdurlo sia in questo depistaggio aggravato ai sensi del terzo comma sia nelle circostanze speciali del nuovo articolo 384-ter, perché anche l'omicidio così come l'abbiamo nel nostro codice penale è comunque uno di quei reati dietro cui spesso si sono celati dei depistaggi e in passato difficilmente, non sempre per lo meno, si è riusciti a ricondurre degli omicidi come reati di mafia o legati al terrorismo o appunto all'elenco di delitti qui previsti. Per questi motivi abbiamo ritenuto che il fatto di inserire l'omicidio possa dare una possibilità, una prova in più ai magistrati per poter dimostrare o ricercare il depistaggio aggravato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0166

  PIERO LONGO. Signora Presidente, l'emendamento 1.1 Sarti, come l'emendamento 1.2 Sarti, Ferraresi ed altri è assolutamente corretto e plausibile. È strano, infatti, che nell'elenco dei reati per cui si applica questa nuova disciplina della frode in un processo penale non sia compreso il reato più grave del nostro codice penale, proprio il reato di omicidio volontario. È una dimenticanza che, francamente, non si giustifica, quindi, io voterò a favore di questo emendamento.

PAGINA: 0018

  I deputati GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS) e FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL) (Vedi RS) intervengono sull'emendamento 1.51 Sarti, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0168

  GIULIA SARTI. Presidente, questo emendamento, così come il 2.50, lo abbiamo fatto per prevedere che nei casi in cui il testimone renda in udienza dichiarazioni depistanti legate, appunto, ai depistaggi più gravi previsti da questo terzo comma dell'articolo 375 – quindi, in procedimenti gravissimi, come sono, appunto, i reati di associazione mafiosa o associazione terroristica, traffico illegale di armi eccetera – ecco, se il testimone in udienza rende dichiarazioni depistanti, noi abbiamo previsto che non debba applicarsi il secondo comma dell'articolo 476. Cosa significa ? Che vogliamo prevedere l'arresto in flagranza del testimone che rende dichiarazioni depistanti in udienza; e questa previsione, secondo me molto importante, l'abbiamo fatta anche al Senato, perché sarebbe un segnale ulteriore nel momento in cui si sta consumando, appunto, un depistaggio e ci si rende conto che il depistaggio si sta consumando, ecco, noi, con l'arresto in flagranza, abbiamo la possibilità di punire immediatamente e ciò ha anche, in qualche modo, un'efficacia deterrente nei confronti di quei pubblici ufficiali che vogliano macchiarsi di un delitto grave o di condotte gravi come queste che stiamo introducendo. Ecco perché, secondo noi, la pretesa punitiva dello Stato in questi casi deve esserci, anche prevedendo una cosa se vogliamo grave, ma importante, come può essere l'arresto in flagranza del testimone in udienza.

PAGINA: 0168

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Sia la Convenzione europea dei diritti dell'uomo sia la Costituzione danno alla libertà personale un valore assolutamente preminente rispetto a tanti altri beni. Il 476 del codice di rito penale non è diverso, perché stabilisce esattamente che quando il reato viene commesso in udienza, primo comma, il pubblico ministero procede a norma di legge disponendo l'arresto dell'autore nei casi consentiti.

PAGINA: 0018

  La deputata GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS) interviene sull'emendamento 1.6 Sarti, che la Camera, con votazione nominale elettronica, respinge.

PAGINA: 0171

  GIULIA SARTI. Presidente, per i casi di depistaggio aggravato ai sensi del terzo comma è previsto nel testo il raddoppio dei termini di prescrizione. Benissimo, noi però vorremmo che il raddoppio dei termini ci fosse per tutto l'articolo 375, anche, quindi, nelle ipotesi di depistaggio non aggravato, nelle ipotesi del reato base, e che ci fosse il raddoppio dei termini di prescrizione anche per il nuovo articolo 384-ter, per le circostanze speciali. Questo, perché le ipotesi ovviamente sono pesantissime e sono gravi quanto il depistaggio aggravato dell'articolo 375. Quindi non vediamo come mai ci debba essere questa distinzione, dato che il problema della prescrizione è un problema che attiene tantissimo purtroppo ai casi di depistaggio in questo Paese. Basta insomma sapere che, nella maggior parte dei casi innumerevoli che ci sono stati fino ad oggi, proprio perché i magistrati erano costretti ad ancorarsi a fattispecie diverse, proprio perché il reato di depistaggio non c'era e quindi magari, in luogo del depistaggio, si doveva procedere con le ipotesi del furto o della soppressione di documenti o altri reati del nostro codice penale come potevano essere la falsa testimonianza, il favoreggiamento personale, eccetera, eccetera, tutti questi reati che prevedono tempi di prescrizione sostanzialmente brevissimi comportavano fondamentalmente l'impossibilità di perseguire e addirittura di arrivare alla fine di un processo, a volte proprio di iniziarlo. Quindi benissimo che nel caso di depistaggio aggravato ci sia il raddoppio dei termini di prescrizione ma noi, come ho detto, vorremmo con questo emendamento far capire che il depistaggio in realtà è sempre grave. Quindi noi possiamo certamente prevedere nel testo dei casi più gravi in cui le pene vengono aumentate ma il solo fatto che un pubblico ufficiale depisti con questo tipo di condotte in qualsiasi caso è grave e in qualsiasi caso si dovrebbe prevedere che i termini di prescrizione siano il più ampi possibile. Questo è il motivo per cui abbiamo voluto presentare questo emendamento e, come ho detto, speriamo che, in sede interpretativa, se i magistrati o coloro che dovranno applicare questo reato si troveranno ad avere dei problemi, speriamo che così come c’è stata oggi e come c’è oggi la volontà di approvare una @pagina=0172@legge che serve, una legge giusta, speriamo che allo stesso modo ci sia la possibilità e la volontà di migliorarla in caso di bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0018

  I deputati GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS), FRANCESCO PAOLO SISTO (FI-PdL, ALFONSO BONAFEDE (Vedi RS) (M5S) (Vedi RS) e PIERO LONGO (FI-PdL) (Vedi RS) intervengono sull'emendamento 1.5 Sarti.

PAGINA: 0173

  GIULIA SARTI. Presidente, questo emendamento rappresenta più una provocazione che in realtà andrebbe raccontata, spiegata, valutata, discussa meglio nella sede opportuna cioè quando e se mai un giorno in questa legislatura, magari non con questo Governo, magari non con queste alleanze si discuterà della riforma della prescrizione che in questo Paese si attende da quando, per colpa di una legge scellerata come l'ex Cirielli nel 2005, sono andati a farsi benedire una marea di processi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci sono più di 10 milioni di processi prescritti in questi dieci anni, sono una marea di processi che attendono, come gli imputati e i magistrati e tutti gli operatori del settore allo stesso modo di noi che siamo qui a svolgere il compito del legislatore, una riforma che serva, una riforma della prescrizione che sia giusta. Uno dei temi legati in qualche modo anche a questo caso specifico del reato di depistaggio che stiamo introducendo attiene all'inizio del decorso del termine di prescrizione. Noi qui cosa vorremmo prevedere che, proprio in ragione del fatto che i depistaggi in questo Paese vengono scoperti spesso venti, trenta, quarant'anni dopo, sarebbe opportuno che il momento di decorso della prescrizione iniziasse da quando c’è l'iscrizione della notizia di reato, da quando viene scoperto il reato e non da quando è stato commesso il fatto.

PAGINA: 0176

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, intervengo semplicemente per contestare quanto è stato appena detto, che è un luogo comune piuttosto diffuso come giustificazione per non fare una legge seria sulla prescrizione, quello per cui la prescrizione garantirebbe la durata ragionevole del processo. Ebbene, diciamo una volta per tutte che la durata ragionevole del processo deve essere garantita dallo Stato, che si deve far carico di far funzionare la giustizia. Voi non potete pensare che la durata del processo debba pesare sulle spalle dei cittadini onesti che aspettano giustizia, perché questo è un pensiero abnorme, che chiunque entra qui dentro non dovrebbe nemmeno concepire grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0176

  PIERO LONGO. Signora Presidente, nel nostro ordinamento esistono, come si sa, reati che non si prescrivono, il primo fra che viene alla mente è l'omicidio. Ritengo, signora Presidente, che i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle siano particolarmente teneri e pavidi, perché non osano chiedere, come dovrebbero – e allora sì che la di discussione sarebbe seria –, l'abolizione totale dell'istituto della prescrizione.

PAGINA: 0019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)

PAGINA: 0176

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,40)

PAGINA: 0019

  Interviene per dichiarazione di voto finale la deputata GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0177

  GIULIA SARTI. Presidente, come ho detto, abbiamo voluto presentare questi emendamenti per lanciare dei temi e per cercare di migliorare ancor di più il testo che stiamo per approvare oggi. Avremmo preferito, come spiegato, che il reato fosse valido per tutti, quindi reato comune, ma nonostante questo, il risultato a cui siamo giunti attraverso la collaborazione che c’è stata, in prima lettura qui alla Camera, due anni – era il settembre 2014, quando abbiamo approvato il testo qui per la prima volta –, e successivamente al Senato per giungere al testo che è stato approvato nell'altra Camera, ci fa comunque convincere che sia giusto e corretto oggi dare un segnale forte, quindi arrivare al voto favorevole di questo testo così fondamentale, perlomeno per il futuro, perché sappiamo che questo reato di depistaggio non potrà applicarsi per casi pregressi che ci sono stati.
  Nonostante questo, sarà un deterrente, sicuramente per i pubblici ufficiali, ma sarà ancor di più uno strumento per chi vorrà e dovrà perseguire questo tipo di condotte gravissime da parte dei pubblici ufficiali. Speriamo che in tema di prescrizione, come dicevamo, la discussione possa essere ben più ampia nelle sedi opportune.

PAGINA: 0019

(Esame dell'articolo 2) (Vedi RS)

PAGINA: 0180

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 559-B)

PAGINA: 0019

  WALTER VERINI (PD) (Vedi RS), Relatore. Esprime il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 2 della proposta di legge.

PAGINA: 0180

  WALTER VERINI, Relatore. Presidente, il parere è contrario.

PAGINA: 0019

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla giustizia. (Vedi RS) Concorda.

PAGINA: 0180

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PAGINA: 0019

(Esame dell'articolo 3) (Vedi RS)

PAGINA: 0182

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 559-B)

PAGINA: 0020

(Esame degli ordini del giorno) (Vedi RS)

PAGINA: 0182

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 559-B)

PAGINA: 0020

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. (Vedi RS) Esprime il parere sugli ordini del giorno presentati.

PAGINA: 0182

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Ordine del giorno Mario Borghese n. 9⁄559–B⁄1: parere favorevole; ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9⁄559–B⁄2: parere favorevole; ordine del giorno Matarrelli n. 9⁄559–B⁄3: parere favorevole previa riformulazione che si propone ai firmatari: «impegna il Governo ad effettuare un monitoraggio per valutare gli effetti applicativi del provvedimento narrato in premessa, al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative volte ad estendere l'ambito della fattispecie al fine di rendere ancora più efficace l'azione di contrasto @pagina=0183@verso coloro i quali intralciano il corso della giustizia, indirizzando su una falsa pista le indagini penali svolte dall'autorità giudiziaria per delitti di particolare allarme sociale». Se si accetta la riformulazione, il parere è favorevole.

PAGINA: 0020

(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)

PAGINA: 0184

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 559-B)

PAGINA: 0020

  Intervengono per dichiarazione di voto finale i deputati GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI (Misto-CR) (Vedi RS), NICOLA MOLTENI (LNA) (Vedi RS), STEFANO DAMBRUOSO (SCpI) (Vedi RS), ANDREA CAUSIN (AP) (Vedi RS), DANIELE FARINA (SI-SEL) (Vedi RS), CARLO SARRO (FI-PdL) (Vedi RS), GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS) e PAOLO BOLOGNESI (PD) (Vedi RS).

PAGINA: 0184

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, colleghi, solo brevissime considerazioni sul reato che è stato introdotto, questo nuovo reato. Già da tempo, a dire il vero, ci eravamo fatti promotori affinché questa nuova normativa, questo nuovo reato venisse introdotto nel diritto penale perché troppi sono i ricordi e troppe sono state le inchieste che, in assenza di una normativa specifica, hanno allungato tantissimo i tempi per poter poi accertare la verità.
   Inutile ricordare la strage di Piazza Fontana, l'Italicus, Piazza della Loggia, la stazione di Bologna, Ustica, lo stesso omicidio Moro, gli attentati di mafia, e, non per ultimi, quelli di Falcone e Borsellino. Ecco perché vi era la necessità che si facesse una norma, una legge, che si prevedesse all'interno del codice penale questo tipo di reato. Però, come al solito, si cerca sempre di uscire fuori dal seminato perché un conto era il reato di depistaggio, un conto è quello che poi è stato lavorato e introdotto attraverso la frode processuale. Noi riteniamo e sosteniamo che siano due cose distinte e separate. Abbiamo avuto una prima lettura qui alla Camera, abbiamo avuto una modifica al Senato e oggi licenziamo questa norma che non è quel reato di depistaggio che noi come Conservatori e Riformisti avevamo proposto, che non comprende, a nostro parere, quelle necessità che una determinata legge deve avere @pagina=0185@o un determinato articolo deve contenere. Ecco perché, sulla base di quello che è il nostro pensiero in ordine alla necessità che noi sentivamo fortemente, ci asterremo nel voto finale, perché noi riteniamo che si poteva fare meglio, noi riteniamo che andasse approfondita ancora una volta la questione. C’è un dato, il dato che ci dobbiamo adeguare a quello che il Senato decide. Io penso che era invece un'occasione affinché noi tutti potessimo, ancora una volta, su questo tipo di reato, la cui sensibilità di tutti gli italiani è alta, perché il ricordo è forte, approfondire e migliorare il testo.
  Sulla base di queste considerazioni, e solo perché il nostro pensiero è indirizzato alle tante famiglie colpite dalla furia omicida di chi ha perseguito obiettivi politici o ha puntato a destabilizzare attraverso altri sistemi la democrazia, in virtù di questo rispetto e di questa considerazione, il gruppo dei Conservatori e Riformisti sì asterrà perché in ogni caso si tratta sempre di un passo nuovo, un passo necessario, ma che andava fatto meglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PAGINA: 0185

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io innanzitutto rivolgo un pensiero al collega Bolognesi, che è stato colui il quale ha stimolato alla Camera questo dibattito. Ricordando lui, ovviamente ricordo, a nome mio e a nome di tutto il gruppo parlamentare della Lega, le numerose vittime delle numerose stragi di Stato, rispetto alle quali, ancora oggi, non abbiamo avuto risposte certe o abbiamo avuto solo risposte parziali. Quindi, noi non ci siamo sottratti al dibattito, non ci siamo sottratti al confronto. Riteniamo segno di maturità e di lungimiranza, da parte del Parlamento, affrontare un tema così complesso, con evidenti implicazioni di natura politica e giuridica su aspetti significativi e drammatici dalla storia del nostro Paese.
  Lo dicevo prima, durante l'intervento in sede di dibattito sugli emendamenti, evidentemente la mano del legislatore non è stata una mano ferma. Siamo partiti con una proposta di legge, da parte del collega primo firmatario, che aveva un'impostazione chiara e definita, che è stata oggetto di @pagina=0186@modifica da parte della Camera in prima lettura. Per quanto riguarda il depistaggio e non solo il depistaggio, ma anche l'inquinamento processuale, si è prevista una fattispecie di reato comune. Chiara è stata l'indicazione da parte della maggioranza. L'indicazione poi è stata mutata nel dibattito al Senato, dove, ritornando sulla formulazione della proposta di legge iniziale, si è prevista una fattispecie di reato proprio, ancorato unicamente, specificamente al comportamento e alla condotta dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio. Oggi, probabilmente, la Camera confermerà questo orientamento e io credo che questa mutazione, quanto meno, dovesse essere oggetto di confronto, oggetto dibattito all'interno di quest'Aula.
  Io credo anche – come è già stato ripetuto – che ovviamente, come tutti sanno, questo reato non andrà ad applicarsi ai fatti precedentemente accaduti. Quindi per tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese evidentemente il reato di depistaggio non andrà ad applicarsi. Quindi, credo che qualche riflessione andrebbe fatta. Qualche riflessione ulteriore andava fatta, anche perché c’è un rischio. Ovviamente non voglio essere frainteso, ma il rischio è che questo appaia come un reato ideologico, come un reato fortemente caratterizzato da una volontà politica di piantare una bandierina politica. Credo che questo non faccia bene rispetto al tema, rispetto al reato stesso.
  Cosa manca, Presidente ? Manca, complessivamente, una visione di insieme. Emerge una chiara schizofrenia da parte del Parlamento, da parte della maggioranza, da parte del Governo: un giorno si depenalizza, un giorno si introduce la particolare tenuità del fatto, un altro giorno si inseriscono e si introducono nuove fattispecie di reato. Io credo che una visione complessiva di modifica del codice penale debba necessariamente essere la mano che guida la riforma e la volontà politica da parte del legislatore. Evidentemente, anche con riferimento a questa nuova fattispecie di reato ciò non accade. Ci sono elementi positivi, in modo particolare quelli relativi alla tipicizzazione del reato e alla determinazione del reato stesso, che impongono e imporrebbero ulteriori riflessioni @pagina=0187@e per questi motivi, il gruppo dalla Lega si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PAGINA: 0187

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Le chiedo scusa, perché non avevo colto la velocizzazione del percorso. La proposta di legge al nostro esame evidentemente torna alla Camera dopo l'approvazione, con modifiche, al Senato e introduce, nel codice penale, il reato di frode processuale e depistaggio, definendone le conseguenze penali.

PAGINA: 0189

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore del progetto di legge recante l'introduzione del reato di frode in processo penale e depistaggio, che ritorna all'esame della Camera dopo l'approvazione, con modifiche, da parte del Senato. Rispetto al testo già approvato alla Camera, il Senato ha, infatti, previsto che il reato possa essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio. Quindi, la configurazione della fattispecie penale è quella di un reato proprio. Inoltre, il Senato ha aumentato le pene edittali ed ha introdotto nuove circostanze aggravanti e attenuanti. L'introduzione di questo nuovo reato nel codice penale punisce con la reclusione, da tre a otto anni, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che compie una serie di azioni dirette ad impedire, a ostacolare o a sviare un'indagine di un processo penale.
  Purtroppo, come hanno ricordato i colleghi intervenuti in precedenza, sono stati diversi i fenomeni delittuosi che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese e che non hanno trovato ancora, dopo lunghe indagini e innumerevoli tentativi di accertare la verità, una soluzione che permettesse e permetta di assicurare alla giustizia i responsabili. Voglio, infatti, rammentare come l'Italia abbia attraversato momenti particolarmente difficili. Ricordiamo a proposito il terrorismo @pagina=0190@degli anni Settanta e Ottanta e le numerose azioni delittuose compiute dalla criminalità organizzata, operazioni dirette a sovvertire il nostro ordinamento democratico partendo proprio dalla destabilizzazione delle istituzioni e dal depistaggio della verità. Sono avvenimenti tragici, che hanno segnato in termini molto pesanti la storia del Paese e che hanno colpito nel profondo la nostra democrazia. Uno di questi episodi risale ormai agli anni Ottanta e riguarda, ad esempio, la strage ferroviaria di Bologna, di cui, dopo vari tentativi da parte della magistratura, non si è ancora riusciti a comprendere i molteplici aspetti e a risalire ai reali responsabili. Oggi la richiesta forte di risolvere i problemi ai quali ho accennato proviene anche e soprattutto dalla società civile e dai familiari delle vittime, che chiedono a gran voce e semplicemente di conoscere la verità.
  Peraltro, le forze politiche rappresentate oggi in Parlamento hanno lavorato con innegabile impegno ad affrontare tali problemi ed a rimuovere gli ostacoli che ne hanno impedito la soluzione, presentando per tale motivo un progetto di legge che riteniamo equilibrato, utile e sul quale esprimiamo pertanto una valutazione positiva; un progetto che parla al futuro e che, proprio prendendo spunto da quanto avvenuto in passato, crea le promesse e fornisce gli strumenti adeguati per evitare e superare gli ostacoli che in precedenza hanno ostacolato l'accertamento della verità processuale.
  Ecco come si spiega l'introduzione del reato di depistaggio nel codice penale.
  Penso anche che attraverso tale misura si fornisca alla magistratura finalmente uno strumento forte e sicuramente utile per pervenire a risultati concreti e positivi.
  Abbiamo sempre detto – e lo ripetiamo anche in quest'Aula – che il nostro approccio al diritto penale sostanziale e processuale è di natura garantista, in linea peraltro con quanto prevede la nostra Carta costituzionale al comma 2 dell'articolo 27, che recita che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
  Noi siamo convinti che la decodificazione di nuovi reati non produca effetti salvifici, ma al contrario riesca spesso ad ingolfare solamente il nostro sistema giudiziario penale, ma non è questo il caso specifico: proprio perché abbiamo toccato @pagina=0191@con mano le circostanze alle quali ho accennato, quanto deleteri siano gli ostacoli posti sul cammino dell'accertamento della verità da parte dei magistrati e noi intendiamo rimuoverli, con questo provvedimento, perché nel futuro non possano e non debbano più nuocere alle indagini.
  Oggi siamo convinti che il reato di depistaggio costituisca uno degli elementi fondamentali per accertare le verità processuali che altrimenti non potrebbero essere scoperte e l'introduzione della nuova fattispecie penale che adesso si riferisce si convince di non essere in contraddizione con la nostra visione generale del problema e del sistema giudiziario, anzi, proprio ricordando quanto nefasta e pesante sia stata l'influenza del depistaggio su avvenimenti drammatici della nostra Repubblica, ci convince che lo strumento predisposto debba essere valutato positivamente e non accomunato ad altre inutili e pletoriche misure assunte in precedenza.
  In realtà, per passare alle questioni più tecniche che caratterizzano il nuovo reato, occorre osservare come le aggravanti, che prevedono l'aumento della pena da un terzo a metà, con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, nel caso di reclusione superiore tre anni, costituiscano un equo e giusto corollario al delitto di depistaggio e siano volte ad introdurre nel nostro codice penale una disciplina rigorosa per i gravi fatti delittuosi.
  È poi necessario sottolineare un punto di vista molto importante del provvedimento: la previsione, cioè, della non punibilità del colpevole, in relazione al nuovo delitto di frode processuale e depistaggio, quando questi, entro la chiusura dibattimento, ritratti il falso e manifesti il vero; in sostanza, con la previsione di tali fattispecie si potranno accertare quelle verità processuali che spesso sono state ostacolate da comportamenti omertosi o che inficiano la verità nel corso del processo.
  Questo provvedimento, per questo motivo ci convince. Al netto del nostro garantismo e della necessità di non appesantire l'ordinamento penale e giudiziario con disposizioni spesso discutibili, riteniamo che le misure che oggi intendiamo adottare riempiano meritoriamente un vuoto, un vuoto che ha pesato e che pesa ancora sulla coscienza della nostra Repubblica, quando si pensi che proprio il depistaggio ha contribuito @pagina=0192@pesantemente ad impedire l'accertamento di molte, di tante, di troppe verità processuali e storiche. Oggi, in sostanza, la magistratura avrà un'arma in più per accertare la verità ed erogare pene esemplari per i responsabili dei delitti.
  Per questi motivi, il nostro gruppo parlamentare di Area popolare voterà a favore del provvedimento sottoposto all'esame.

PAGINA: 0192

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Per la Camera dei deputati era comune, per il Senato proprio, questo reato di depistaggio. È la differenza tra la condotta del pubblico ufficiale, dell'incaricato di pubblico servizio e quella di chiunque. Ma la storia di cui parliamo, quella di Piazza Fontana, dell'Italicus, della stazione di Bologna, di Ustica e di molte altri stragi d'Italia, non è mai storia di chiunque e il depistaggio, l'inquinamento, lo sviamento delle inchieste giudiziarie raramente è di chiunque.

PAGINA: 0194

  CARLO SARRO. La storia della nostra Repubblica è contrassegnata da una serie di accadimenti e di eventi che hanno lasciato non solo sul campo morti, dolore, sofferenza e feriti, ma soprattutto hanno inferto ferite profonde al rapporto che deve in ogni Paese democratico esistere, cioè il rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni: dalla strage di Portella della Ginestra fino ad eventi altrettanto dolorosi e luttuosi più recenti, noi abbiamo registrato, nel corso della nostra storia, momenti di grande incertezza, di grande difficoltà nell'accertamento della verità ed ancora oggi, spesso a distanza di decenni, non sappiamo cosa realmente è accaduto o meglio perché determinati fatti sono accaduti e a chi va ascritta la responsabilità di quei fatti e di quei reati.
  La necessità dunque è di intervenire per colmare questa grave e sconcertante lacuna, ma soprattutto la necessità di assicurare, in ragione maggiore quando si tratta di eventi che hanno una portata così generale e di impatto collettivo così forte, che l'accertamento della verità sia non solo tempestivo, efficiente, ma soprattutto esauriente e che aiuti davvero a disvelare il perché di determinati fatti e di determinati accadimenti.
  Vi è stata carenza, vi è stato deficit nel corso delle indagini, dei processi. Quante volte abbiamo registrato che per una strage o per un fatto di analoga gravità sono stati celebrati più processi, spesso giunti a conclusioni diametralmente opposte e alla fine di un lungo, defaticante percorso, la verità, almeno la verità processuale, non è stata neanche definitivamente stabilita e questo naturalmente lascia amarezza, lascia disorientamento ed incrina, ripeto, il rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni. Allora l'iniziativa normativa della quale oggi ci occupiamo mira a superare e a scongiurare che in futuro possano ripetersi altrettanti fenomeni attraverso non solo un inasprimento e una specificazione delle condotte che configurano le ipotesi di reato e una regolamentazione più dettagliata anche delle pene che vengono comminate in relazione a queste condotte, ma rappresenta la risposta che il Parlamento dà finalmente, una risposta lungamente attesa. Nella premessa, nella considerazione che noi come Forza Italia, come forza di tradizioni liberali, non condividiamo dal punto di vista metodologico la continua rivisitazione dei codici, @pagina=0195@in particolar modo del codice penale e del codice di procedura, perché sappiamo che quello che riguarda i reati e le regole che disciplinano il processo costituiscono molto spesso principi e norme che devono essere salvaguardati e mantenuti nel tempo per garantirne non solo un'applicazione la più auspicabilmente uniforme possibile ma anche la più efficace, mentre il continuo rimaneggiamento del codice, la continua modifica delle regole processuali, l'introduzione di nuove fattispecie, la diversificazione continua dei presupposti per la contestazione dei fatti certamente non aiutano e quindi noi non condividiamo questo metodo. Ciò nonostante, in relazione a questo specifico provvedimento, riteniamo che la sostanziale coesione con la quale il Parlamento, soprattutto dopo le modifiche apportate in Senato, ha disciplinato la fattispecie e soprattutto ha posto a disposizione oggi uno strumento normativo che serve a dissipare ogni alibi, noi riteniamo che già la normativa vigente, già le previsioni che disciplinano oggi le varie ipotesi di reato configurabili in questi casi, sarebbero state sufficienti per contrastare condotte illecite di questo tipo. Ciò nondimeno, rispetto ad una puntualizzazione ed una articolazione più specifica della figura di reato e delle condizioni per la sua operatività, noi riteniamo questa volta di poter aderire alla scelta fatta dal Parlamento che è una scelta che serve soprattutto per lanciare un messaggio agli operatori del diritto: da oggi non vi saranno più alibi, non vi saranno più incertezze applicative e la ricerca della verità dovrà essere condotta con quel rigore e con quella profondità di accertamento che sole possono garantire la definizione della verità, che deve essere non solo la verità processuale ma auspicabilmente la vera verità degli accadimenti. Ed è per questo che noi oggi esprimeremo voto favorevole a questo provvedimento, nella convinzione di rendere, soprattutto come politica legislativa, un servizio importante al Paese e un segnale altrettanto importante non solo agli operatori del diritto ma innanzitutto ai cittadini del nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PAGINA: 0195

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, questa è una legge giusta, questo è un reato che sarebbe dovuto già esistere più @pagina=0196@di 40 anni fa. Questo è un provvedimento importante sì per tutti i cittadini, ma, permettetemi un pensiero oggi a tutti quei familiari delle vittime di stragi, delle vittime di mafia o di reati collegati in qualche modo alle stragi, perché quei familiari e i loro avvocati in tutti questi anni non si sono dovuti confrontare soltanto con le difficoltà dell'affrontare un processo penale, si sono dovuti confrontare anche con una difficoltà più grande che è quella dell'indifferenza ed è quella degli ostacoli che vengono posti sul cammino di persone che in questo Paese attendono soltanto giustizia e verità sulla morte dei loro congiunti, appunto dei loro familiari uccisi.

PAGINA: 0201

  PAOLO BOLOGNESI. Presidente, onorevole colleghi, era il 2 agosto del 1993, giorno della commemorazione della strage di Bologna, quando Torquato Secci, con il quale il 1o giugno del 1981 ho fondato l'associazione tra i familiari delle vittime, disse: sono tredici anni che torniamo per chiedere giustizia e verità e, qui, torneremo finché non le avremo ottenute. Siamo stanchi e addolorati per il ripetersi di altre stragi. Nel manifesto fatto stampare dall'associazione è stato scritto: «Solo la giustizia e la verità fermeranno le stragi. Riteniamo che le stragi continueranno a verificarsi anche perché tutti i colpevoli, i mandanti, gli esecutori sono in libertà e chiedono di ampliare il perdonismo che ha consentito di mantenere nel mistero chi li finanziò e li spinse verso il terrorismo. Auspichiamo la rapida approvazione di una legge che colpisca coloro che depistano».
  Come primo firmatario di questa legge e in qualità di presidente dell'Associazione 2 agosto 1980 apro il mio intervento con questa citazione, per rendere un doveroso omaggio alla straordinaria tenacia con la quale Torquato Secci, che nell'eccidio perse un figlio di 24 anni, Sergio, si impegnò nella ricerca della verità, per il diritto alla giustizia e anche per ricordare che da quel giorno, in cui nella piazza della stazione di Bologna chiesi l'approvazione di una legge che introducesse il reato di depistaggio, sono trascorsi ventitré anni, per raggiungere questo obiettivo. Ci siamo arrivati, lottando per oltre vent'anni, con determinazione e con quella convinzione che si ha quando si crede nel valore inestimabile della democrazia, anche quando la classe politica non ci ha ascoltato e ha dimostrato indifferenza verso la nostra storia, nei confronti dei familiari delle vittime e dei feriti di una città come Bologna e di una società civile che ci ha sempre sostenuto ed ha saputo scegliere con determinazione e coraggio da che parte stare, cioè dalla parte della verità.
  Siamo arrivati a questo voto finale dopo un lungo percorso, possibile solo con il contributo e l'impegno di tutte le associazioni tra i familiari delle vittime che hanno lottato senza mai arrendersi contro il granitico muro dell'opacità di Stato, dei silenzi, delle omissioni che hanno percorso i lunghi processi dove al banco degli imputati non si sono mai seduti @pagina=0202@i mandanti, dove si svelavano, come ad un rallentatore della storia, pezzi di verità mancanti a causa di documenti mai trasmessi, prove distrutte e, in alcuni casi, testimoni deceduti ad orologeria. Ci siamo imbattuti contro un'articolata azione depistatoria, in atto ancora oggi, realizzata per coprire mandanti ed ispiratori politici, proteggere esecutori e lasciare gli eccidi impuniti. Infatti, delle nuove stragi terroristiche succedutisi in Italia dal 1969 al 1984, cinque sono rimaste senza colpevoli. Da questa amara e tragica contabilità non sono comprese le stragi di mafia e gli omicidi politici, come quello del grande intellettuale Pier Paolo Pasolini. Negli anni dello stragismo, come migliaia di pagine processuali confermano, abbiamo compreso che all'interno dello Stato si è contrapposto una sorta di anti-Stato: da una parte, funzionari, magistrati, poliziotti, carabinieri che hanno difeso le istituzioni anche a costo della propria vita, dall'altra, apparati infedeli, alti ufficiali piduisti che hanno agito per deviare il corso della giustizia, utilizzando anche strutture segrete come Gladio o l'Anello, implicato nelle più torbide vicende della nostra storia. In questi decenni, come familiari delle vittime, abbiamo lottato contro un comportamento criminale che in Italia, fino ad oggi, non si è perseguito e sanzionato con uno specifico reato del codice penale, ma con condotte minori, senza riconoscere la gravità del danno che i depistaggi hanno causato, affossando in molti casi inchieste e processi o privandoli di una completa verità giudiziaria. Da oggi l'impunità è finita, perché questa legge assegna alla magistratura strumenti e pene adeguate, è un provvedimento che attendevamo da quel lontano 1993. Come associazione abbiamo attraversato momenti difficili, fatti di depistaggi giudiziari e mediatici, di informazioni taciute da chi aveva il dovere di denunciarle ed abbiamo dovuto sopportare gli atteggiamenti sprezzanti degli esecutori delle stragi, le menzogne interessate dei loro protettori, i troppi silenzi delle istituzioni, gli incredibili trattamenti di favore concessi agli stragisti in libertà dopo plurimi ergastoli, ma nel nostro cammino, nel lungo percorso che ci ha portato qui, oggi abbiamo incontrato anche persone mosse dai nostri stessi ideali, determinate ad opporsi ad una cultura fondata sul privilegio, sulla sopraffazione, sull'impunità a difesa della verità e della giustizia. Voglio ricordare in proposito che nel 2000, ascoltando le nostre istanze, depositò la prima proposta di legge che definiva il depistaggio un reato: primo firmatario @pagina=0203@il deputato dei Democratici di Sinistra Walter Bielli con i colleghi Attili, Cappella, Vignali, Aloisio, Sciacca e Ruzzante. Purtroppo per una scarsa volontà politica e le resistenze di quegli apparati che fino ad oggi hanno avversato questa legge, non si arrivò all'ora ad una sua approvazione definitiva ma è anche grazie al loro contributo che siamo arrivati qui. Anche il percorso della mia proposta di legge è stato difficile e tortuoso: presentata il 27 marzo 2013, approvata dalla Camera il 24 settembre 2014 e rimasta ferma alla Commissione giustizia del Senato per quasi due anni, nonostante la sua definitiva approvazione fosse una delle tre promesse fatte dal Governo alle nostre associazioni. Un improvviso arresto del suo iter di cui abbiamo chiesto conto al Governo con la determinazione e l'impegno che ci hanno sempre contraddistinti, con il sostegno degli oltre 30.000 cittadini che hanno firmato la nostra petizione e di numerosi esponenti della società civile tra cui Maria Falcone e Salvatore Borsellino. È stata una battaglia lunga ventitré anni e non facile ma d'altronde le battaglie giuste non sono mai semplici. Con la tenacia di sempre siamo arrivati qui, al giorno della votazione finale di questa proposta di legge che definisce il depistaggio un crimine, una svolta storica, un cambiamento perseguito e atteso da anni che taglia completamente con il passato oscuro del nostro Paese: un cambiamento che oggi il Parlamento e i colleghi decidono di compiere voltando definitivamente la pagina della storia. Ricordando il lungo percorso delle nostre associazioni per arrivare al voto finale di questa proposta di legge, voglio concludere ricordando uno degli amici che ha sostenuto la nostra battaglia, l'onorevole Renato Zangheri, deceduto l'anno scorso, sindaco di Bologna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) negli anni delle stragi del treno Italicus e del 2 agosto 1980, il 27 dicembre 1984, quattro giorni dopo la strage del rapido 904, disse in quest'Aula: i centri eversivi che hanno ispirato ed attuato questo rinnovato attacco all'umanità ed alla libertà non troveranno la strada aperta ai loro disegni, sarà più difficile e doloroso resistere ma il popolo italiano saprà resistere ed avrà partita vinta. Ringrazio per il fattivo lavoro i gruppi parlamentari che hanno appoggiato e migliorato questa proposta di legge rendendola ancora più precisa per raggiungere gli obiettivi che si prefigge. L'approvazione definitiva di questa proposta di legge è una delle partite vinte della democrazia che, come @pagina=0204@presidente dell'associazione «2 agosto 1980», desidero dedicare a tutte le vittime di stragi e terrorismo, ai loro familiari, ad ogni persona che ci ha sostenuto e agli eroi silenziosi della nostra storia che, come noi, hanno scelto sempre e con coraggio da che parte stare. Per tutti questi motivi annuncio il convinto voto favorevole del gruppo parlamentare del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PAGINA: 0020

Convalida di un deputato. (Vedi RS)

PAGINA: 0205

Convalida di un deputato (ore 19.45).

PAGINA: 0020

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 29 giugno 2016, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Dino Secco, proclamato nella seduta del 27 aprile 2016, in sostituzione del deputato Giancarlo Galan, decaduto dal mandato parlamentare per la lista n. 9-II Popolo della Libertà nella VII circoscrizione Veneto 1.
  Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
  Dà atto alla Giunta della proposta e dichiara convalidata la suddetta elezione.

PAGINA: 0205

  PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni nella seduta del 29 giugno 2016 ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Dino Secco proclamato nella seduta del 27 aprile 2016 in sostituzione del deputato Giancarlo Galan, decaduto dal mandato parlamentare per la lista n. 9, il Popolo della Libertà, nella VII circoscrizione Veneto 1. Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

PAGINA: 0021

Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)

PAGINA: 0205

Sui lavori dell'Assemblea.

PAGINA: 0021

  Intervengono sull'ordine dei lavori la deputata GIOVANNA MARTELLI (SI-SEL) (Vedi RS), i deputati ALESSANDRO DI BATTISTA (M5S) (Vedi RS) ed EMANUELE COZZOLINO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0205

  GIOVANNA MARTELLI. Signor Presidente, in questi giorni, a Roma, si sta vedendo un'emergenza umanitaria. Si tratta di centinaia di donne, bambini e uomini che transitano a Roma e non trovano accoglienza se non nei posti offerti dalla Croce Rossa e in via Cupa per strada, assistiti e assistite dai volontari e dalle volontarie dell'ex centro di accoglienza Baobab. Quanto @pagina=0206@sta accadendo è una vergogna per la città di Roma. È inaccettabile lasciare donne, bambini e uomini in queste precarie e insostenibili condizioni. È inaccettabile che non si riconosca lo sforzo che le cittadine e i cittadini del quartiere stanno facendo per sostenere il lavoro di Baobab. Per questo chiediamo che cessi l'immobilismo delle istituzioni e chiediamo che il Ministero dell'interno, l'amministrazione di Roma Capitale e la regione Lazio approntino misure immediate e civili di accoglienza, valorizzando l'esperienza di Baobab: è un dovere nei confronti delle cittadine e cittadini che accolgono e delle donne e uomini che vedono nel nostro Paese una speranza.

PAGINA: 0206

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Di Maio, la procura di Roma grazie all'inchiesta «Labirinto» ha scoperto l'ennesima cricca, l'ennesima banda composta da faccendieri, politici e imprenditori che pilotava appalti, corrompeva o si lasciava corrompere. Notizia di oggi è che, secondo i magistrati, a capo di questa organizzazione c'era un tale Raffaele Pizza che è stato intercettato e parlava con Davide Tedesco, uno stretto collaboratore del Ministro Alfano, e all'interno di questa intercettazione pare che il Pizza abbia detto che era riuscito a fare assumere il fratello del Ministro all'interno Alfano in una società legata alle Poste italiane con un compenso annuo di 160.000 euro. Ricordo a tutti che il Ministro Lupi si dimise per un Rolex al figlio. Il MoVimento 5 Stelle, Presidente, intende chiedere al Ministro Alfano di venire a riferire in Parlamento: abbiamo delle domande da porgli, abbiamo delle critiche da fargli e lui ha il dovere di rispondere al Parlamento intero e all'opinione pubblica intera e non se la può cavare con un comunicato stampa.

PAGINA: 0207

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. L'UNESCO lancia un ultimatum a Venezia: se entro il 1o febbraio 2017 lo Stato italiano e la città non saranno in grado di presentare un rapporto sulle misure urgenti prese per difenderla dall'ennesima eccessiva pressione turistica, dal passaggio delle grandi navi e dal traffico acque eccessivo che sta minando la laguna, dalle minacce al suo patrimonio monumentale e al suo ecosistema, il comitato e organismo delle Nazioni Unite per la cultura potrebbe inserire il prossimo anno Venezia e la sua laguna nei siti patrimonio dell'umanità in pericolo. Si chiede nel frattempo un stop a tutti i nuovi progetti di trasformazione. Potrà essere approvata una risoluzione dell'UNESCO a Istanbul in cui verrà segnata questa criticità. Chiediamo che siano valutati tutti i progetti e fermate le grandi opere in laguna. Fermiamo gli squali che si stanno mangiando la laguna e ascoltiamo i portatori d'interesse, non quelli grandi, magari amici del Governo, ma i piccoli i portatori d'interesse, che conosco la laguna e voglio difendere l'equilibrio delicato di questo ecosistema unico al mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0021

Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)

PAGINA: 0207

Ordine del giorno della seduta di domani.

PAGINA: 0021

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:

PAGINA: 0207

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

PAGINA: 0021

  La seduta termina alle 19,50.