Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Controllo Parlamentare
Titolo: L'attività di controllo parlamentare n. 31/XVII FEBBRAIO 2016
Serie: L'attività di controllo parlamentare    Numero: 31    Progressivo: 2016
Data: 19/02/2016
Descrittori:
ATTIVITA' PARLAMENTARE NON LEGISLATIVA   CONTROLLO SUL GOVERNO












Notiziario mensile

Numero 31/XVII

FEBBRAIO 2016

L’attività di controllo parlamentare


MONITORAGGIO DI:

NOMINE GOVERNATIVE

ATTI DI INDIRIZZO E DI CONTROLLO

RELAZIONI AL PARLAMENTO ED ALTRI ADEMPIMENTI


a cura del Servizio per il Controllo parlamentare


INDICE

AVVERTENZA 1

Sezione I 3

NOMINE GOVERNATIVE PRESSO ENTI 3

In evidenza a gennaio 2016 4

a) Principali nomine effettuate (o in corso di perfezionamento) dal Governo in enti ricompresi nel campo di applicazione della L. n. 14/1978 nel mese di gennaio 2016 8

b) Principali cariche di nomina governativa in enti ricompresi nel campo di applicazione della L. n. 14/1978 scadute e non ancora rinnovate nel mese di gennaio 2016 o previste in scadenza entro il 31 marzo 2016 18

c) Principali cariche in enti e autorità non ricompresi nel campo di applicazione della L. n. 14/1978, rinnovate o in scadenza entro il 31 marzo 2016 24

Sezione II 39

ATTI DI INDIRIZZO E DI CONTROLLO 39

In evidenza a gennaio 2016 40

Note annunciate al 31 gennaio 2016 in attuazione di atti di indirizzo 46

Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale 46

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 81

Ministero della difesa 89

Ministero della salute 92

Elenco dei deputati primi firmatari degli atti cui sono riferite le note di attuazione annunciate al 31 gennaio 2016 93

Sezione III 95

RELAZIONI AL PARLAMENTO E ALTRI ADEMPIMENTI DA OBBLIGO DI LEGGE 95

L’attività di monitoraggio delle relazioni al Parlamento 96

In evidenza a gennaio 2016 97

Relazioni al Parlamento annunciate nel periodo 1° – 31 gennaio 2016 148

Relazioni governative 148

Relazioni non governative 161

Nuove relazioni previste da fonti normative 162

Relazioni governative 162


AVVERTENZA



Questa pubblicazione trae origine dal lavoro svolto dal Servizio per il controllo parlamentare sul monitoraggio di vari tipi di adempimenti governativi nei confronti del Parlamento, per offrire notizie, dati statistici ed altre informazioni utili per l’attività parlamentare.

A tal fine il notiziario è suddiviso in tre sezioni in modo da considerare analiticamente gli adempimenti governativi a fronte di obblighi derivanti da leggi ovvero da deliberazioni non legislative della Camera dei deputati, nonché relativi alla trasmissione degli atti per i quali è prevista l’espressione di un parere parlamentare.


La pubblicazione si apre con la Sezione I relativa alle nomine governative negli enti pubblici, monitorate principalmente ai sensi dalla legge n. 14 del 24 gennaio 1978, che disciplina le richieste di parere parlamentare e le comunicazioni al Parlamento di nomine effettuate dal Governo in enti pubblici.

Scendendo maggiormente nel dettaglio, la sezione I dà conto, nella sottosezione a), delle nomine effettuate dal Governo in enti ricompresi nel campo di applicazione della suddetta legge n. 14 del 1978 nel periodo considerato dalla pubblicazione. Si tratta pertanto delle nomine conseguenti a proposte di nomina trasmesse per l’espressione del parere parlamentare (ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 14 del 1978), informando quindi sull’esito dei pareri espressi dalle Commissioni parlamentari di entrambe le Camere in sede di nomina da parte governativa, o comunicate dal Governo (ai sensi dell’articolo 9 della richiamata legge n. 14). Vengono anche specificate le procedure di nomina previste dalle norme relative ai singoli enti e fornite notizie essenziali sull’attività degli stessi.

Nella sottosezione b) vengono elencate ed analizzate le principali cariche di nomina governativa, sempre ricomprese nell’ambito della legge n. 14 del 1978, scadute e non ancora rinnovate nel periodo considerato o che scadranno nei mesi successivi.

La sottosezione c) dà conto di nomine o di cariche in scadenza, sempre nel periodo preso in esame, in enti pubblici e autorità indipendenti che esulano dal campo di applicazione della legge n. 14 del 1978.

La Sezione I cerca quindi di fornire un quadro della situazione delle nomine governative in molti enti pubblici tramite l’utilizzo di una banca dati istituita negli ultimi mesi del 2002 dal Servizio per il controllo parlamentare per colmare una lacuna avvertita non solo a livello parlamentare, e che da allora è cresciuta anche estendendo il campo del proprio monitoraggio. Tale banca dati viene implementata dal Servizio stesso tramite la ricerca e l’esame di documenti di varia provenienza (prevalentemente parlamentare e governativa) nonché il contatto diretto con i Ministeri competenti per le nomine e con gli enti stessi. Lo scopo è appunto quello di fornire dati di non facile reperibilità, ordinati in modo cronologico e logicamente coerente, per far sì che l’utente possa meglio orientarsi in un campo vario e complesso. In tal modo è possibile disporre, tra l’altro, di uno scadenzario delle principali nomine che dovranno poi essere rinnovate ed avere notizia dell’esito dei pareri espressi dalle competenti Commissioni.


Nella Sezione II viene presa in esame l’attuazione data dai diversi Ministeri agli impegni contenuti in atti di indirizzo (ordini del giorno, mozioni o risoluzioni) approvati in Assemblea o in Commissione. Il Servizio per il controllo parlamentare provvede a segnalare detti atti ai Ministeri di volta in volta individuati come competenti a dare loro seguito (nel caso degli ordini del giorno una volta divenuta legge l’A.C. cui sono riferiti). Gli atti così inviati alle Amministrazioni sono elencati nel paragrafo “Le nostre segnalazioni”.


Nella Sezione III si illustrano gli esiti del monitoraggio svolto dal Servizio sulle relazioni al Parlamento la cui trasmissione sia prevista da norme di legge, distinte tra “governative” e “non governative”. Si dà inoltre conto delle relazioni di nuova istituzione, stabilite cioè da nuove norme entrate in vigore nel periodo considerato.


Come per quelle contenute nella Sezione I, anche le informazioni riportate nelle sezioni II e III sono tratte dalle altre due banche dati sviluppate e gestite dal Servizio per il controllo parlamentare, e costantemente alimentate sulla base dei dati contenuti nelle Gazzette Ufficiali, degli atti parlamentari, nonché delle informazioni acquisite direttamente dai Ministeri.















Sezione I


NOMINE GOVERNATIVE PRESSO ENTI


























La sezione è ripartita in tre sottosezioni che danno conto: 1) delle nomine effettuate dal Governo in enti ricompresi nel campo di applicazione della legge n. 14/1978 nel mese di gennaio 2016 (e nella prima parte del mese di febbraio 2016), indicando i nominativi dei titolari, le cariche assunte, le modalità, le date di nomina e il tipo di controllo parlamentare previsto (espressione del parere da parte delle Commissioni competenti o comunicazione al Parlamento da parte dei Ministeri, evidenziando altresì i casi in cui non sia stata seguita nessuna delle due procedure); 2) delle nomine scadute e non ancora rinnovate negli enti medesimi nello stesso periodo e di quelle in scadenza fino al 31 marzo 2016 con l’indicazione dei titolari e delle cariche in scadenza (o scadute), delle procedure di nomina e del tipo di controllo parlamentare previsto per il rinnovo delle suddette cariche; 3) delle principali nomine effettuate, e di quelle in scadenza entro il 31 marzo 2016, in enti pubblici o autorità amministrative indipendenti non ricompresi nel campo di applicazione della citata legge n. 14/1978, con l’indicazione dei titolari, delle cariche, delle procedure di nomina, delle date di scadenza e dell’eventuale rinnovo se già avvenuto.

In evidenza a gennaio 2016


La prima sezione della pubblicazione “L’attività di controllo parlamentare” dà conto delle nomine governative negli enti pubblici e dello stato del quadro normativo di riferimento, monitorando il mese di gennaio 2016 nonché l'inizio di quello di febbraio 2016, con una proiezione previsionale delle cariche in scadenza fino alla fine di marzo 2016. La sezione è composta da tre sottosezioni, che danno rispettivamente conto delle cariche rinnovate nel mese di gennaio nonché di quelle da rinnovare entro la fine di marzo nei campi degli enti pubblici e delle autorità amministrative indipendenti.


IN QUESTO NUMERO:


- La II Commissione (Giustizia) della Camera, nella seduta del 21 gennaio 2016, ha espresso parere favorevole sulla proposta di nomina di Daniela de Robert a componente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Si anticipa che con decreto del Presidente della Repubblica del 1° febbraio 2016 Mauro Palma ed Emilia Rossi sono stati nominati rispettivamente presidente e componente del suddetto Garante per la durata di un quinquennio.


- La VII Commissione (Cultura) della Camera e la 7a Commissione (Istruzione) del Senato, nelle sedute del 13 e del 21 gennaio 2016, hanno espresso pareri favorevoli sulla proposta di nomina di Luigi Curatoli a direttore generale del Grande progetto Pompei.


- La VI Commissione (Finanze) della Camera e la 6a Commissione (Finanze) del Senato, nelle rispettive sedute del 20 gennaio 2016, hanno espresso pareri favorevoli sulle proposte di nomina di Giuseppe Maria Berruti e Carmine Di Noia a componenti della Commissione nazionale per le società e la borsa CONSOB. Si anticipa che le relative nomine sono state formalizzate con decreto del Presidente della Repubblica in data 4 febbraio 2016.


- Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, con proprio decreto del 13 gennaio 2016, ha confermato Paolo Baratta presidente della Fondazione La Biennale di Venezia per quattro anni.


- Con decreto del Presidente della Repubblica in data 12 gennaio 2016 Maurizio Ferruccio Del Conte è stato nominato presidente dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ANPAL per un triennio a decorrere dalla data di registrazione del decreto.


- Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con propri decreti in data 11 gennaio 2016, ha prorogato i mandati dei commissari straordinari delle Autorità portuali di Bari, Francesco Palmiro Mariani, e di Brindisi, Mario Valente, per un periodo massimo di sei mesi. Si anticipa che lo stesso Ministro, con decreto in data 5 febbraio 2016, ha analogamente prorogato il mandato del commissario straordinario dell'Autorità portuale di Civitavecchia, Pasqualino Monti.


- Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con decreti del 7 e del 13 gennaio 2016, ha nominato per un anno Enrico Corali commissario straordinario dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare ISMEA, con i sub-commissari Gabriele Beni e Francesco Laratta.


- Sempre il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con proprio decreto in data 31 dicembre 2015, ha prorogato i mandati del commissario straordinario del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria CREA, Salvatore Parlato, e dei sub-commissari Alessandra Gentile e Michele Pisante, per un periodo massimo di un anno.


- Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con decreto in data 28 dicembre 2015, ha nominato Stefano Sacchi commissario straordinario dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori ISFOL dal 1° gennaio 2016 e fino al rinnovo degli organi dell'Istituto.


- Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 14 dicembre 2015 Silvia Biffignandi, Maurizio Franzini, Daniela Cocchi e Pier Paolo Italia sono stati nominati componenti del consiglio dell'Istituto nazionale di statistica ISTAT per la durata di quattro anni.


- Si anticipa che il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera del 3 febbraio 2016, annunciata alla Camera e al Senato il 4 febbraio 2016, ha trasmesso la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina di Mario Padula a presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione COVIP.


- Nel mese di gennaio 2016 è scaduto il mandato dei commissario straordinario dell'Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete, e del commissario straordinario della Fondazione Ordine Mauriziano FOM, Giovanni Zanetti, con il vice-commissario straordinario Cristiana Maccagno.


- Nel mese di febbraio 2016 scadono invece i mandati dei commissari straordinari dell'Autorità portuale di Trieste, Zeno D'Agostino, e dell'Ente parco nazionale del Vesuvio, Ugo Leone, nonché quelli dei presidenti dell'Ente parco nazionale dell'Asinara, Pasquale Lorenzo Federici, dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ANSV, Bruno Franchi, del Consiglio nazionale delle ricerche CNR, Luigi Nicolais e del Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, Adriano De Maio. Nello stesso mese scade poi il mandato di Salvatore Rebecchini a componente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato AGCM, e scadranno quelli dei componenti della Commissione di garanzia sull'esercizio del diritto di sciopero CGS.


- Nel mese di marzo 2016 scadrà infine il mandato del commissario straordinario del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, Gian Luigi Pillola. Scadranno altresì quelli dei presidenti della Autorità portuale di Ravenna, Galliano Di Marco, dell'Automobile club d'Italia ACI, Angelo Sticchi Damiani, e dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Stefano Gresta.


- È stata pubblicata nella G.U. n. 11 del 15 gennaio 2016 la legge 28 dicembre 2015, n. 220 recante la riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo. L'art. 2 della predetta legge modifica la disciplina della governance della RAI – Radiotelevisione italiana s.p.a. prevedendo anzitutto la riduzione da 9 a 7 dei componenti del consiglio di amministrazione della società. L'elezione di tali componenti avviene sulla base di una lista composta da quattro membri eletti dal Parlamento (due eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica con voto limitato a un solo candidato), due membri designati dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, ed un membro designato dall’assemblea dei dipendenti della società medesima. Il presidente del consiglio di amministrazione è nominato dallo stesso organo nel proprio ambito; la sua nomina diviene efficace dopo l'acquisizione del parere favorevole, espresso a maggioranza dei due terzi dei componenti, della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. L’amministratore delegato è nominato dal consiglio di amministrazione su proposta dell'assemblea, rimane in carica per tre anni e non può essere dipendente della RAI. Restano ferme le funzioni della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, alla quale il consiglio di amministrazione della RAI riferisce annualmente.


- È stata pubblicata nella G.U. n. 13 del 18 gennaio 2016 la legge 28 dicembre 2015, n. 221 recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali. L'art. 4 di tale legge, in vigore dal 2 febbraio 2016, modifica l'art. 37 della L. n. 99/2009 modificando la governance dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile ENEA. Organi dell'Agenzia, sottoposta alla vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, sono il presidente, il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori dei conti. Il consiglio di amministrazione, formato da tre componenti incluso il presidente, è nominato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quattro anni, rinnovabili una sola volta. I componenti sono scelti tra persone con elevata e documentata qualificazione tecnica, scientifica o gestionale nei settori di competenza dell’ENEA. Entro sei mesi dalla nomina il consiglio di amministrazione propone al Ministro dello sviluppo economico lo schema di statuto e i regolamenti di amministrazione, finanza e contabilità e del personale, che sono adottati dal predetto Ministro sentito il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. L'ENEA è ente di diritto pubblico finalizzato alla ricerca e all’innovazione tecnologica, nonché alla prestazione di servizi avanzati nei settori dell’energia, dell’ambiente e dello sviluppo economico sostenibile; assolve altresì alle funzioni di agenzia per l’efficienza energetica di cui al D.Lgs. n. 115/2008. L'ENEA opera in piena autonomia per lo svolgimento delle funzioni istituzionali nel limite delle risorse finanziarie, strumentali e di personale. Sono pertanto state abrogate le disposizioni di cui ai commi 4 e 5 dell'antevigente formulazione dell'art. 37 della L. n. 99/2009, che prevedevano la determinazione della governance e delle modalità di funzionamento dell'Agenzia attraverso l'adozione di un decreto interministeriale, nonché la nomina, sempre da parte del Ministro dello sviluppo economico, di un commissario e due subcommissari per garantire l'ordinaria amministrazione dell'Ente e lo svolgimento delle relative attività istituzionali fino all'avvio del suo funzionamento.


- Il Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2016, su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, ha approvato in sede di esame preliminare un decreto legislativo recante norme in materia di riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le Autorità portuali di cui alla L. n. 84/1994, in attuazione dell’art. 8, comma 1, lett. f) della L. n. 124/2015. Come specificato nel comunicato stampa diramato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il decreto prevede l'istituzione, in luogo delle attuali 24 Autorità portuali, di 15 Autorità di sistema portuale, centri decisionali strategici con sedi nei porti definiti core dalla Comunità Europea: Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Augusta, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Sono organi delle Autorità di sistema portuale il presidente, il comitato di gestione, il segretario generale e il collegio dei revisori dei conti. Fanno parte del comitato di gestione: il presidente, nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti d’intesa con i presidenti delle Regioni interessate; un componente designato dalla Regione; un componente designato dal sindaco di ciascuna delle città metropolitane, se presenti nel sistema portuale; un componente designato dal sindaco di ciascuna città ex Autorità portuale, se presenti nel sistema portuale; un rappresentante dell’Autorità marittima (con diritto di voto solo sulle questioni di relativa competenza). Come previsto dall'art. 8, comma 5, della L. n. 124/2015, lo schema di tale decreto legislativo dovrà essere trasmesso alle Camere per l'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari e della Commissione parlamentare per la semplificazione.


Per l'approfondimento sulle nomine e sulle scadenze nei singoli enti, si rinvia alle relative note.


a) Principali nomine effettuate (o in corso di perfezionamento)
dal Governo in enti ricompresi nel campo di applicazione
della L. n. 14/1978 nel mese di gennaio 2016


In questa sottosezione si dà conto delle principali nomine soggette a controllo parlamentare effettuate dal Governo nel periodo considerato, delle procedure e del tipo di controllo parlamentare seguiti.

In particolare si specifica se per il rinnovo delle suddette cariche sia stata trasmessa dal Governo la richiesta di parere parlamentare (ai sensi dell’articolo 1 della L. n. 14 del 24/1/1978, recante norme per il controllo parlamentare sulle nomine negli enti pubblici, definiti successivamente come: istituti e (...) enti pubblici anche economici, che riguarda generalmente i presidenti o comunque gli organi di vertice degli enti e in qualche caso anche i vicepresidenti o i componenti di consigli o commissioni), o la mera comunicazione al Parlamento (ai sensi dell’articolo 9 della suddetta L. n. 14/1978, che riguarda generalmente i componenti dei consigli degli enti o i commissari straordinari), o se in occasione dei precedenti rinnovi non siano state attivate queste procedure.


La citata L. 14/1978 stabilisce, tra l’altro, dall’art. 1 all’art. 8, che il Presidente del Consiglio dei ministri, il Consiglio dei ministri ed i singoli ministri, prima di procedere, secondo le rispettive competenze, a nomine, proposte o designazioni di presidenti e vicepresidenti di istituti e di enti pubblici, anche economici, devono richiedere il parere parlamentare (…). Il parere parlamentare è espresso dalle Commissioni permanenti competenti per materia delle due Camere ed è motivato anche in relazione ai fini ed agli indirizzi di gestione da perseguire. (…) L'organo cui compete la nomina, la proposta o la designazione può provvedere, trascorsi i termini stabiliti dai regolamenti delle due Camere, anche se non sia stato reso il parere delle Commissioni. (…) La richiesta di parere da parte del Governo deve contenere la esposizione della procedura seguita per addivenire alla indicazione della candidatura, dei motivi che la giustificano secondo criteri di capacità professionale dei candidati e degli eventuali incarichi precedentemente svolti o in corso di svolgimento, in relazione ai fini ed agli indirizzi di gestione che si intendono perseguire nell'istituto o ente pubblico. (…) Qualora, a seguito del parere espresso da una o entrambe le Commissioni, il Governo ritenga di procedere a nomine, proposte o designazioni diverse da quelle indicate nella richiesta di parere, si applica la procedura prevista negli articoli precedenti. La stessa procedura si applica altresì per la conferma di persona in carica, anche nel caso in cui nei confronti della stessa sia già stato espresso il parere del Parlamento. La conferma non può essere effettuata per più di due volte.


Le richieste di parere parlamentare su proposte di nomina trasmesse dal Governo, sono poi assegnate alle Commissioni competenti per l’esame ai sensi del comma 4 dell’articolo 143 del Regolamento della Camera, che stabilisce che: nei casi in cui il Governo sia tenuto per legge a richiedere un parere parlamentare su atti che rientrano nella sua competenza, il Presidente della Camera assegna alla Commissione competente per materia la relativa richiesta, e ne dà notizia all'Assemblea nella prima seduta successiva alla presentazione della richiesta stessa. In periodo di aggiornamento dei lavori della Camera, il Presidente della Camera può differire l'assegnazione della richiesta di parere, tenuto conto del termine previsto dalla legge per l'adozione dell'atto da parte del Governo. (…) In ordine ad atti di nomina, proposta o designazione, la Commissione delibera il parere nel termine di venti giorni dall’assegnazione, prorogabile una sola volta, per non più di dieci giorni, dal Presidente della Camera. (…) Il parere è comunicato al Presidente della Camera, che lo trasmette al Governo.


Per quanto riguarda le nomine che il governo è tenuto a comunicare al Parlamento, sempre la legge 24 gennaio 1978, n. 14, all’articolo 9, stabilisce che le nomine, le proposte o designazioni degli altri amministratori degli istituti ed enti di cui al precedente articolo 1 effettuate dal Consiglio dei ministri o dai ministri, devono essere comunicate entro quindici giorni alle Camere. Tali comunicazioni devono contenere l’esposizione dei motivi che giustificano le nomine, le proposte o designazioni, le procedure seguite ed una biografia delle persone nominate o designate con l’indicazione degli altri incarichi che eventualmente abbiano ricoperto o ricoprano.


Qualora la legge istitutiva del singolo ente (o categoria di enti) o il relativo statuto, ove approvato con atto avente forza di legge, contengano specifiche norme relative al controllo parlamentare alternative o integrative rispetto a quelle generali contenute nella L. n. 14/1978, allora se ne dà conto, nell'ambito della successiva sottosezione "c", nella colonna relativa alla procedura di nomina.


Si ricorda per inciso, riguardo alla scadenza degli organi degli enti in questione, che il D.L. 16/5/1994, n. 293, convertito dalla L. 15/7/1994, n. 444, sulla disciplina della proroga degli organi amministrativi, stabilisce tra l’altro che: (…) gli organi amministrativi svolgono le funzioni loro attribuite sino alla scadenza del termine di durata per ciascuno di essi previsto ed entro tale termine debbono essere ricostituiti. Gli organi amministrativi non ricostituiti nel termine di cui all'articolo precedente sono prorogati per non più di quarantacinque giorni, decorrenti dal giorno della scadenza del termine medesimo. Nel periodo in cui sono prorogati, gli organi scaduti possono adottare esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione, nonché gli atti urgenti e indifferibili (…). Entro il periodo di proroga gli organi amministrativi scaduti debbono essere ricostituiti. (…) I provvedimenti di nomina dei componenti di organi scaduti adottati nel periodo di proroga sono immediatamente esecutivi. (…) Decorso il termine massimo di proroga senza che si sia provveduto alla loro ricostituzione, gli organi amministrativi decadono. Tutti gli atti adottati dagli organi decaduti sono nulli.



































Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro

ANPAL


Presidente:


Maurizio Ferruccio Del Conte

Pareri favorevoli espressi dalla

11a Commissione

del Senato

il 15/12/2015

e dalla

XI Commissione

della Camera

il 16/12/2015


12/1/2016


(Nomina deliberata

dal Consiglio

dei ministri

dell'8/1/2016)


D.P.R. previa deliberazione

del Consiglio

dei ministri,

su proposta

del Ministro

del lavoro e delle

politiche sociali



Con decreto del Presidente della Repubblica in data 12 gennaio 2016 Maurizio Ferruccio Del Conte è stato nominato presidente dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ANPAL per un triennio a decorrere dalla data di registrazione del decreto. La nomina era stata deliberata dal Consiglio dei ministri dell'8 gennaio 2016, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Come riferito nel precedente Bollettino, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina di Del Conte era stata richiesta dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera del 24 novembre 2015 annunciata alla Camera e al Senato il 26 novembre 2015. Tale richiesta era stata assegnata alla 11a Commissione (Lavoro) del Senato che, dopo averla esaminata nelle sedute del 2 e del 9 dicembre 2015, aveva espresso parere favorevole nella seduta del 15 dicembre 2015. La richiesta era stata altresì assegnata alla XI Commissione (Lavoro) della Camera che, dopo averla esaminata nella seduta del 15 dicembre 2015, aveva espresso parere favorevole nella seduta del 16 dicembre 2015.

L'ANPAL è stata istituita, a decorrere dal 1° gennaio 2016, dall'art. 4 del D.Lgs. n. 150/2015, recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, in attuazione della L. n. 183/2014.

Ai sensi dell'art. 6 del D.Lgs. n. 150/2015 sono organi dell'ANPAL il presidente, il consiglio di amministrazione, il consiglio di vigilanza e il collegio dei revisori. I mandati sono triennali e possono essere rinnovati una sola volta. Il consiglio di amministrazione è composto dal presidente e da due membri, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, uno su proposta della Conferenza delle regioni e delle province autonome, uno su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il consiglio di vigilanza è composto da 10 membri, designati dalle associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori dipendenti, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il consiglio di vigilanza elegge al proprio interno il presidente.

L'ANPAL è dotata di personalità giuridica nonché di autonomia organizzativa, regolamentare, amministrativa, contabile e di bilancio. Ad essa si applica la disciplina delle agenzie di cui all'art. 8 del D.Lgs. n. 300/1999 per quanto non specificamente previsto. Vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, essa coordina la rete dei servizi per le politiche del lavoro. Ai sensi dell'art. 4, comma 13, del D.Lgs. n. 150/2015, a far data dalla nomina del suo presidente, l'ANPAL subentra nella titolarità delle azioni di Italia Lavoro S.p.a. e il suo presidente ne diviene amministratore unico.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Autorità portuale di Bari

Commissario

straordinario:


Francesco Palmiro Mariani


Nomine non ancora comunicate

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978

11/1/2016


(decorrenza:

14/1/2016)

Decreto

del Ministro

delle infrastrutture

e dei trasporti

Autorità portuale di Brindisi


Commissario

straordinario:


Mario Valente


11/1/2016


(decorrenza:

14/1/2016)

Autorità portuale di Civitavecchia

Commissario

straordinario:


Pasqualino Monti


5/2/2016


Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto in data 11 gennaio 2016, notificato all'interessato il 14 gennaio 2016 e non ancora comunicato alle Camere ai sensi dell'art. 9 della L. n. 14/1978, ha prorogato il mandato del commissario straordinario dell'Autorità portuale di Bari, Francesco Palmiro Mariani, fino alla nomina del presidente e comunque per un periodo massimo di sei mesi a decorrere dal 14 gennaio 2016.

Il 13 gennaio 2016 scadeva infatti il mandato del commissario straordinario, che era stato nominato con analogo decreto ministeriale del 10 luglio 2015 per un periodo massimo di sei mesi a decorrere dal 13 luglio 2015. Il 7 giugno 2015 era altresì scaduto il mandato a presidente dell'Autorità portuale barese dello stesso Mariani, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale del 7 giugno 2011: si trattava del secondo e ultimo quadriennio alla presidenza dell'Autorità portuale di Bari, dopo la nomina già intervenuta con decreto ministeriale del 1° dicembre 2006. Mariani altresì era già stato nominato commissario straordinario del medesimo Ente con decreto ministeriale del 19 gennaio 2011 prima della sua conferma nell'incarico presidenziale.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con ulteriore decreto in data 11 gennaio 2016, notificato all'interessato il 14 gennaio 2016 e anch'esso non ancora comunicato alle Camere, ha prorogato il mandato del commissario straordinario dell'Autorità portuale di Brindisi, Mario Valente, fino alla nomina del presidente e comunque per un periodo massimo di sei mesi a decorrere dal 14 gennaio 2016.

Il 13 gennaio 2016 scadeva infatti il mandato dello stesso Valente, che era stato nominato con decreto ministeriale del 10 luglio 2015 per un periodo massimo di sei mesi a decorrere dal 13 luglio 2015. L'8 giugno 2015 era scaduto altresì il mandato del presidente uscente dell'Autorità portuale brindisina, Hercules Haralambides, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale del 7 giugno 2011, notificato l'8 giugno 2011, e che era subentrato a Giuseppe Giurgola, nominato presidente con decreto ministeriale del 5 aprile 20071.

Si anticipa infine che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto in data 5 febbraio 2016, non ancora comunicato alle Camere, ha prorogato il mandato del commissario straordinario dell'Autorità portuale di Civitavecchia, Pasqualino Monti, fino alla nomina del presidente e comunque per un periodo massimo di sei mesi.

Il 23 gennaio 2016 era scaduto infatti il mandato del commissario straordinario, che era stato nominato con decreto ministeriale del 22 luglio 2015 per un periodo massimo di sei mesi. Il 7 giugno 2015 era scaduto altresì il mandato a presidente dell'Autorità portuale laziale dello stesso Monti, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale del 7 giugno 2011. Monti era succeduto al commissario straordinario Fedele Nitrella, che era stato nominato con decreto ministeriale del 16 novembre 2010 e che era subentrato a Fabio Ciani, a sua volta nominato presidente dell'Autorità portuale laziale con decreto ministeriale del 18 luglio 2007.

L'Autorità portuale, disciplinata dalla L. n. 84/1994, ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotata di autonomia amministrativa, di bilancio e finanziaria. L'Autorità portuale ha tra l'altro compiti di indirizzo, controllo e programmazione delle operazioni portuali, di manutenzione delle parti comuni e di mantenimento dei fondali del porto, nonché di affidamento e controllo delle attività dirette alla fornitura di servizi di interesse generale agli utenti portuali.

L’art. 8, commi 1 e 1-bis, della L. n. 84/1994 stabilisce che il presidente dell’Autorità portuale è nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti previa intesa con la regione interessata, nell'ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell'economia dei trasporti e portuale, designati rispettivamente da provincia, comuni e camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura territorialmente competenti. La terna è comunicata al Ministro tre mesi prima della scadenza del mandato ed egli può richiedere, entro trenta giorni, una seconda terna di candidati nell'ambito della quale effettuare la nomina. Qualora non pervenga nei termini alcuna designazione, il Ministro può procedere alla nomina previa intesa con la regione.

Esperite tali procedure, qualora entro trenta giorni non si raggiunga l'intesa con la regione interessata, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti indica il prescelto nell'ambito di una terna formulata a tal fine dal presidente della giunta regionale, tenendo conto anche delle indicazioni degli enti locali e delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura interessati. Ove il presidente della giunta regionale non provveda alla indicazione della terna entro trenta giorni dalla richiesta allo scopo indirizzatagli dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, questi chiede al Presidente del Consiglio dei ministri di sottoporre la questione al Consiglio dei ministri.

Infine, ai sensi dell’art. 8, comma 2, della legge n. 84/1994, il presidente ha la rappresentanza dell'Autorità portuale, resta in carica quattro anni e può essere confermato una sola volta.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare

ISMEA


Commissario straordinario:


Enrico Corali




Nomine non ancora comunicate

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978


7/1/2016




Decreto

del Ministro delle politiche agricole alimentari

e forestali


Sub-commissari:


Gabriele Beni

Francesco Laratta


13/1/2016


Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con proprio decreto in data 7 gennaio 2016, non ancora comunicato alle Camere ai sensi dell'art. 9 della L. n. 14/1978, ha nominato Enrico Corali commissario straordinario dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare ISMEA per la durata di un anno. Lo stesso Ministro, con propri decreti in data 13 gennaio 2016, ha altresì nominato Gabriele Beni e Francesco Laratta sub-commissari dell'Istituto fino alla scadenza del mandato del predetto commissario straordinario.

Come ricordato nel precedente Bollettino, il commissariamento dell'ISMEA, con la decadenza degli organi amministrativi ordinari dell'Istituto, era stato previsto dall'art. 1, commi 659 – 664, della L. n. 208/2015 (legge di stabilità 2016) in conseguenza dell'incorporazione di diritto nel predetto Istituto della Società istituto sviluppo agroalimentare ISA S.p.a. e della Società gestione fondi per l'agroalimentare SGFA s.r.l. Tra i compiti del commissario straordinario rientrano la predisposizione di un piano triennale di rilancio, razionalizzazione e sviluppo del settore di riferimento dell'ISMEA, e la predisposizione del nuovo statuto dell'Ente, che conserva la sua natura di ente pubblico economico. I due sub-commissari coadiuvano il commissario straordinario rispettivamente per gli aspetti relativi alla definizione del suddetto piano di rilancio delle attività dell'Istituto in materia di credito (Beni) e per gli aspetti relativi al trasferimento e all'inquadramento del personale già precedentemente in servizio presso le società incorporate (Laratta).

Presidente uscente dell'ISMEA è Ezio Castiglione, che era stato nominato per quattro anni con decreto del Presidente della Repubblica del 17 ottobre 2014. Il consiglio di amministrazione uscente, presieduto dallo stesso Castiglione, era altresì composto da Adolfo Orsini e dai predetti Francesco Laratta e Gabriele Beni, nominati con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali in data 19 settembre 2014, oltre che da Gianni Fava, nominato con analogo decreto del 13 novembre 2014, su designazione della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

L’ISMEA, ente pubblico economico vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, svolge funzioni riguardanti la rilevazione, l'elaborazione e la diffusione di dati concernenti i mercati agricoli, forestali, ittici e alimentari, anche ai fini dell'attuazione degli adempimenti e degli obblighi derivanti dalla normativa comunitaria e dal Sistema statistico nazionale SISTAN, di cui fa parte. L'Istituto, che partecipa anche del Sistema informativo agricolo nazionale SIAN, svolge altresì attività di ricerca, analisi e informazione per la commercializzazione, la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli, ittici e alimentari.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Consiglio

per la ricerca

in agricoltura

e l'analisi

dell'economia agraria

CREA


Commissario straordinario:


Salvatore Parlato



Sub-commissari:


Alessandra Gentile

Michele Pisante

Nomine non ancora comunicate

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978


31/12/2015




Decreto

del Ministro delle politiche agricole alimentari

e forestali



Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con decreto del 31 dicembre 2015, non ancora comunicato alle Camere ai sensi dell'art. 9 della L. n. 14/1978, ha prorogato i mandati del commissario straordinario del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria CREA, Salvatore Parlato, e dei sub-commissari Alessandra Gentile e Michele Pisante, per la durata di un anno e comunque non oltre la nomina degli organi ordinari di amministrazione.

Il 2 gennaio 2016 sarebbero infatti scaduti i mandati di Parlato, Gentile e Pisante, che erano stati nominati dal predetto Ministro con propri decreti in data 2 gennaio 2015 e 31 marzo 2015. Tali nomine erano avvenute ai sensi dell'art. 1, commi 381 – 383, della L. n. 190/2014 (legge di stabilità 2015), che aveva disposto l'incorporazione dell'Istituto nazionale di economia agraria INEA nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura CRA, il quale ha nel contempo assunto la nuova denominazione sopra indicata. Tra i compiti del commissario straordinario2 rientrano, tra l'altro, la predisposizione dello statuto dell'Ente e di un piano triennale di rilancio delle attività di ricerca e sperimentazione in agricoltura, nonché la messa in opera di ulteriori interventi di riduzione e razionalizzazione delle strutture e delle attività.

Il CREA è l'ente nazionale di ricerca e sperimentazione con competenza scientifica generale nel settore agricolo, ittico, forestale, nutrizionale e socioeconomico, ed è vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Esso ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotato di autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria. All'interno del Consiglio operano numerose strutture scientifiche che, nell'ambito della riorganizzazione dell'Ente operata nel 2015, hanno dato vita a 12 centri di ricerca ampiamente distribuiti sul territorio nazionale.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Istituto

per lo sviluppo della formazione professionale

dei lavoratori

ISFOL


Commissario straordinario:


Stefano Sacchi

Nomina non ancora comunicata

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978

28/12/2015


(decorrenza:

1°/1/2016)

Decreto

del Ministro

del lavoro

e delle

politiche sociali


Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto in data 28 dicembre 2015, non ancora comunicato alle Camere ai sensi dell'art. 9 della L. n. 14/1978, ha nominato Stefano Sacchi commissario straordinario dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori ISFOL a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino alla data di conclusione delle procedure di rinnovo dei nuovi organi dell'Istituto.

Il commissariamento dell'ISFOL si è reso necessario a seguito delle dimissioni rassegnate in data 21 dicembre 2015 da Pietro Antonio Varesi, che era stato nominato presidente dell'Istituto per quattro anni con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 6 dicembre 2012, nonché da Paola Antonia Profeta e da Renato Pirola, che erano stati nominati componenti del consiglio di amministrazione del medesimo Istituto sempre per quattro anni con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali in data 22 febbraio 2013.

Si ricorda che ai sensi dell'art. 10 del D.Lgs. n. 150/2015, che ha previsto il trasferimento di parte delle risorse dell'ISFOL all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ANPAL, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali provvede al rinnovo degli organi del predetto Istituto. Il consiglio di amministrazione dell'ISFOL viene altresì ridotto, dai cinque membri tra cui il presidente attualmente previsti, a tre componenti tra cui il presidente, tutti individuati nell'ambito degli assessorati regionali competenti nelle materie oggetto di attività dell'Istituto. Due componenti, tra cui il presidente, saranno designati dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali; l'altro componente sarà designato dalla Conferenza dei presidenti delle regioni. Entro sessanta giorni dal rinnovo degli organi, si provvederà inoltre alla modifica dello statuto e del regolamento del medesimo Istituto.

Si ricorda altresì che il nuovo statuto dell’ISFOL era stato adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 11 gennaio 2011, e che esso aveva già previsto (all'art. 7, comma 2) la riduzione dei componenti del consiglio di amministrazione dell'Istituto da 8 a 4 più il presidente.

L'ISFOL, istituito con D.P.R. n. 478/1973, è, ai sensi dell'art. 10, comma 1, del D.Lgs. n. 419/1999, ente nazionale di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Per effetto dell'art. 7, comma 15, del D.L. n. 78/2010, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 122/2010, sono state trasferite all'ISFOL le funzioni già proprie dell'Istituto affari sociali IAS, contestualmente soppresso, al quale l'Istituto è succeduto in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Istituto

nazionale

di statistica

ISTAT

Componenti

del Consiglio:


Silvia Biffignandi,

Maurizio Franzini,

Daniela Cocchi,

Pier Paolo Italia.


Nomina non ancora comunicata

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978


14/12/2015



Decreto

del Presidente

del Consiglio

dei Ministri


Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 14 dicembre 2015 Silvia Biffignandi, Maurizio Franzini, Daniela Cocchi e Pier Paolo Italia sono stati nominati componenti del consiglio dell'Istituto nazionale di statistica ISTAT per la durata di quattro anni.

I mandati dei precedenti membri del consiglio, ossia Luigi Paganetto, Emilia Mazzuca, Pasquale Lucio Scandizzo e Biagio Mazzotta erano scaduti il 23 dicembre 2014. Si ricorda inoltre che il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto del 6 marzo 2015, aveva già nominato i nuovi componenti del comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione statistica, sempre per un quadriennio3. Entrambi gli organi sono presieduti dal presidente dell'Istituto: attuale presidente dell'ISTAT è Giorgio Alleva, che è stato nominato per un quadriennio con D.P.R. del 15 luglio 2014.

Si ricorda che il D.P.R. n. 166/2010, emanato nell'ambito della seconda procedura “taglia-enti” prevista dall'art. 26 del D.L. n. 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 133/2008, aveva disposto il riordino dell'ISTAT prevedendo tra l'altro la riduzione della consistenza4 e la modifica della composizione dei due organi collegiali summenzionati.

In particolare, il consiglio dell'ISTAT, cui spetta la programmazione, l'indirizzo e il controllo dell'attività dell'Istituto, è composto, oltre che dal presidente del medesimo, da due membri nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri scelti tra professori ordinari oppure direttori di istituti di statistica o di ricerca statistica, e da ulteriori due membri designati, tra i propri componenti, dal comitato di indirizzo e coordinamento dell’informazione statistica5.

Come specificato dall'art. 1 del ricordato D.P.R. n. 166/2010, l'ISTAT è ente pubblico dotato di autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile, e svolge la propria attività secondo i principi di indipendenza scientifica, imparzialità, obiettività, affidabilità, qualità e riservatezza dell'informazione statistica, dettati a livello europeo ed internazionale.






b) Principali cariche di nomina governativa in enti ricompresi
nel campo di applicazione della L. n. 14/1978
scadute e non ancora rinnovate nel mese di gennaio 2016
o previste in scadenza entro il 31 marzo 2016




Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare

previsto

Data scadenza

Procedura

di nomina

Autorità portuale

di Taranto

Commissario

straordinario:


Sergio Prete

Comunicazione

alle Camere

ai sensi dell’art. 9 della L. n. 14/1978

13/1/2016

Decreto

del Ministro delle infrastrutture

e dei trasporti

Autorità portuale di Trieste

Commissario straordinario:


Zeno D'Agostino

25/2/2016

Autorità portuale di Ravenna

Presidente:


Galliano Di Marco

Richiesta di parere parlamentare

ai sensi dell’art. 1 della L. n. 14/1978

2/3/2016

Decreto del Ministro delle infrastrutture

e dei trasporti d'intesa

con la regione nell'ambito

di una terna proposta

da province, comuni e camere

di commercio


Il 13 gennaio 2016 è scaduto il mandato del commissario straordinario dell'Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete, che era stato nominato con decreto ministeriale del 10 luglio 2015 fino alla nomina del presidente e comunque per un periodo massimo di sei mesi a decorrere dal 13 luglio 2015.

Il 7 giugno 2015 era infatti scaduto il mandato a presidente dell'Autorità portuale tarantina dello stesso Prete, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale del 7 giugno 2011. Prete era succeduto al commissario straordinario Salvatore Giuffrè, che era stato a sua volta nominato con decreto ministeriale del 15 maggio 2008.

Il 25 febbraio 2016 scade il mandato del commissario straordinario dell'Autorità portuale di Trieste, Zeno D'Agostino, che era stato prorogato con decreto ministeriale del 20 agosto 2015 fino alla nomina del presidente e comunque per un periodo massimo di sei mesi a decorrere dal 25 agosto 2015.

Nominato con decreto ministeriale del 17 febbraio 2015, D'Agostino era subentrato a Marina Monassi, che era stata nominata presidente dell'Autorità portuale giuliana per quattro anni con decreto ministeriale del 20 gennaio 2011. Monassi era già stata nominata presidente del suddetto Ente con decreto ministeriale del 16 luglio 2004; dimessasi il 27 aprile 2006, con decreto ministeriale in pari data ne era stata nominata commissario straordinario. Tale incarico commissariale veniva in seguito affidato a Paolo Castellani con analogo decreto del 9 giugno 2006. Con successivo decreto ministeriale del 1° dicembre 2006, notificato all'interessato il 5 dicembre 2006, veniva poi nominato presidente dell'Autorità portuale Claudio Boniciolli, e alla scadenza del relativo mandato aveva fatto seguito la seconda nomina presidenziale di Monassi.

Infine il 2 marzo 2016 scadrà il mandato del presidente dell'Autorità portuale di Ravenna, Galliano Di Marco, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale del 27 febbraio 2012, notificato il 2 marzo 2012.

Di Marco era succeduto a Giuseppe Parrello, che, già nominato presidente dell'Autorità portuale ravennate con decreto ministeriale del 27 novembre 2003, dopo esserne stato nominato commissario straordinario con decreto ministeriale dell'11 gennaio 2008, era stato confermato alla presidenza dell'Ente per un secondo quadriennio con analogo decreto ministeriale del 6 febbraio 2008.

Sulle Autorità portuali in generale, vedasi supra alla sottosezione “a”.

Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare

previsto


Data scadenza

Procedura

di nomina

Fondazione Ordine Mauriziano

FOM

Commissario

straordinario:


Giovanni Zanetti


(con

il vice-commissario

straordinario

Cristiana Maccagno)


Comunicazione

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978

31/1/2016

Decreto

del Presidente del Consiglio

dei ministri



Il 31 gennaio 2016 sono scaduti gli incarichi del commissario straordinario della Fondazione Ordine Mauriziano FOM, Giovanni Zanetti, e del vice-commissario straordinario, Cristiana Maccagno, che erano stati da ultimo prorogati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 3 luglio 2015 fino all'insediamento degli organi di ordinaria amministrazione della Fondazione e comunque non oltre la predetta data.

Zanetti e Maccagno erano stati nominati nei predetti incarichi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° luglio 2013, ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. n. 419/1999, ossia nelle more della revisione statutaria della Fondazione. Tali mandati erano stati poi prorogati con analogo decreto in data 26 giugno 2014 fino all'adozione del nuovo statuto della Fondazione e comunque per un periodo massimo di dodici mesi. Come infatti specificato nelle premesse del D.P.C.M. in data 1° luglio 2013, anche a seguito della chiusura della procedura concorsuale che aveva caratterizzato il precedente commissariamento dell'Ente, erano state riscontrate carenze funzionali nella Fondazione nonché lacune e inadeguatezze della relativa disciplina legislativa e statutaria, tali da comportare un nuovo e diverso6 commissariamento della FOM prima di procedere alla ricostituzione dei suoi organi ordinari7. In tal senso i successivi D.P.C.M. del 26 giugno 2014 e del 3 luglio 2015 danno atto della predisposizione da parte dell'organo commissariale di uno schema di nuovo statuto della Fondazione, attualmente sottoposto alle amministrazioni competenti e dunque in corso di perfezionamento.

In precedenza Zanetti e Maccagno erano stati nominati commissario e vice commissario della Fondazione con D.P.C.M. dell'11 ottobre 2007 per un periodo di due anni, a seguito dello scioglimento degli organi di amministrazione, controllo e vigilanza della FOM disposto, a causa del dissesto finanziario in cui versava l'Ente, dal Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti i Ministri dell'interno e per i beni e le attività culturali, in attuazione dell'art. 30 del D.L. n. 159/2007, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 222/2007. Più precisamente, con D.P.C.M. dell'11 ottobre 2007 venivano nominati, oltre a Zanetti e Maccagno, anche Alessandro Braja in qualità di vice-commissario, nonché un comitato di vigilanza8. I mandati di tutte le suddette cariche venivano prorogati per due anni con il successivo D.P.C.M. del 9 ottobre 2009. Con nota del 18 febbraio 2011, tuttavia, Braja rinunciava all'incarico di vice-commissario. Gli incarichi di Zanetti, Maccagno e del comitato di vigilanza sono stati quindi ulteriormente prorogati dal D.P.C.M. del 10 ottobre 2011 e dal D.P.C.M. dell'8 ottobre 2012 fino al 30 giugno 2013, procedendosi infine agli adempimenti conseguenti all'intervenuta approvazione del piano di soddisfazione e all'emanazione del provvedimento giudiziale di esdebitazione, fino alla chiusura della procedura concorsuale dichiarata dal comitato di vigilanza.

L'Ordine Mauriziano è previsto dalla XIV disposizione finale della Costituzione, la quale dispone che esso “è conservato come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge”. In attuazione di tale norma, è intervenuta la L. n. 1596/1962, recante appunto il nuovo ordinamento dell’Ordine. L'art. 2 del D.L. n. 277/2004, convertito con modificazioni dalla L. n. 4/2005, ha istituito la Fondazione Ordine Mauriziano, cui è stato trasferito il patrimonio immobiliare e mobiliare dell'Ente Ordine Mauriziano, ad eccezione dei presidi ospedalieri Umberto I di Torino e Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo (Torino), trasferiti invece all'Azienda ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, istituita con legge della Regione Piemonte.

Scopo della FOM è la gestione del patrimonio e dei beni trasferiti, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di sua proprietà, e il risanamento del dissesto finanziario dell'Ente anche mediante la dismissione dei beni del patrimonio disponibile trasferito, nel rispetto delle disposizioni contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Sulla gestione del patrimonio della Fondazione è previsto vigili un comitato di cinque membri nominati rispettivamente dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro dell'interno, dal Ministro per i beni e le attività culturali, dalla regione Piemonte e dall'Ordinario diocesano di Torino.

La Fondazione è subentrata all’Ente in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, ad eccezione dei rapporti di lavoro e dei contratti concernenti l’esercizio delle attività sanitarie, come specificato dall'art. 1, commi 1349 e 1350, della L. n. 296/2006 (legge finanziaria per il 2007).

Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per i beni e le attività culturali, in data 13 ottobre 2006, è stato approvato lo statuto della Fondazione Ordine Mauriziano. In seguito, a causa del profondo dissesto finanziario della FOM, il legislatore ne ha disposto – come ricordato supra - il commissariamento ai sensi dell'art. 30 del D.L. n. 159/2007, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 222/20079.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare

previsto



Data scadenza

Procedura

di nomina

Ente parco nazionale

del Vesuvio


Commissario straordinario:



Ugo Leone

Comunicazione

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978


15/2/2016




Decreto

del Ministro

dell'ambiente

e della tutela

del territorio

e del mare


Ente parco nazionale dell'Asinara


Presidente:


Pasquale

Lorenzo

Federici


Richiesta di parere parlamentare

ai sensi dell'art. 1

della L. n. 14/1978

21/2/2016

Decreto

del Ministro

dell'ambiente

e della tutela

del territorio

e del mare,

d'intesa

con la regione

competente


Il 15 febbraio 2016 scade il mandato del commissario straordinario dell'Ente parco nazionale del Vesuvio, Ugo Leone, che era stato prorogato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 24 luglio 2015, annunciato al Senato e alla Camera l'8 e il 10 settembre 2015 ai sensi dell'art. 9 della L. n. 14/1978, per un periodo massimo sei mesi a decorrere dal 15 agosto 2015.

Detto incarico commissariale era stato inizialmente conferito a Leone con decreto ministeriale dell'11 febbraio 2014 ed era stato prorogato con ulteriori decreti ministeriali del 29 luglio 2014 e del 18 febbraio 2015, tutti comunicati e annunciati alle Camere. In precedenza Leone era stato nominato presidente dell'Ente parco campano con decreto ministeriale del 15 gennaio 2008 e il relativo mandato quinquennale, prorogato al 31 dicembre 2013 dall'art. 1, comma 424, della L. n. 228/2012 (legge di stabilità 2013), era cessato il 14 febbraio 2014 allo scadere del periodo di prorogatio10. Leone era succeduto ad Amilcare Troiano che, presidente dell'Ente parco fino al 24 ottobre 2006, ne era stato poi nominato commissario straordinario.

Il 21 febbraio 2016 scade invece il mandato del presidente dell'Ente parco nazionale dell'Asinara, Pasquale Lorenzo Federici, che era stato nominato per la durata di un quinquennio con decreto ministeriale del 21 febbraio 2011. Federici era stato in precedenza nominato commissario straordinario dell'Ente parco sardo con decreto ministeriale del 13 ottobre 2010, succedendo al precedente commissario straordinario Giancarlo Cugiolu, e tale incarico commissariale era stato prorogato con decreto ministeriale del 27 dicembre 2010 fino alla sua nomina a presidente.

L'Ente parco nazionale, disciplinato dall'art. 9 della L. n. 394/1991, ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è sottoposto alla vigilanza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che ne nomina il presidente con proprio decreto, d’intesa con le regioni e le province autonome interessate, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. Altri organi dell'Ente parco sono il consiglio direttivo, la giunta esecutiva, il collegio dei revisori dei conti e la comunità del parco. I mandati sono tutti quinquennali.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare

previsto



Data scadenza

Procedura

di nomina

Parco geominerario storico

e ambientale

della Sardegna

Commissario straordinario:


Gian Luigi Pillola

Comunicazione

alle Camere

ai sensi dell'art. 9

della L. n. 14/1978


5/3/2016






Decreto

del Ministro dell'ambiente

e della tutela

del territorio

e del mare


Il 5 marzo 2016 scadrà il mandato del commissario straordinario del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, Gian Luigi Pillola, che era stato da ultimo prorogato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 3 dicembre 2015 per un periodo massimo di tre mesi a decorrere dal 5 dicembre 2015 e comunque fino alla ricostituzione degli organi del consorzio del Parco. Il decreto era stato comunicato alla Camera il 18 dicembre 2015 e al Senato il 12 gennaio 2016, ai sensi dell'art. 9 della L. n. 14/1978.

Pillola, inizialmente nominato con decreto ministeriale del 3 dicembre 2013, era già stato prorogato con decreti ministeriali del 10 giugno 2014, del 2 dicembre 2014 e dell'11 giugno 2015, tutti comunicati e annunciati alle Camere.

Il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, commissariato dal 2 febbraio 2007, è il primo del genere riconosciuto dall’UNESCO nel 1998 e ne sono promotori la Regione autonoma della Sardegna e l’Ente minerario sardo EMSA. Il Parco è stato istituito dall'art. 1 del decreto in data 16 ottobre 2001 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro delle attività produttive ed il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca, d'intesa con la Regione autonoma della Sardegna. Il Parco è gestito da un consorzio con personalità giuridica di diritto pubblico, assimilato agli enti di ricerca, vigilato dai tre suddetti Ministeri insieme a quello dei beni e delle attività culturali e del turismo e dalla Regione autonoma della Sardegna.


c) Principali cariche in enti e autorità non ricompresi
nel campo di applicazione della L. n. 14/1978,
rinnovate o in scadenza
entro il 31 marzo 2016


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare


Data nomina

Procedura

di nomina

Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale


Presidente:


Mauro Palma



Pareri favorevoli espressi dalla

2a Commissione

del Senato

il 30/9/2015

e dalla

II Commissione

della Camera

il 1°/10/2015.


1°/2/2016


(Nomine deliberate

dal Consiglio dei ministri

del 23/12/2015)

D.P.R.

previa delibera del Consiglio dei ministri, sentite le Commissioni parlamentari

competenti

Componente:


Emilia Rossi


Componente:


Daniela de Robert


Richiesta di parere parlamentare ai sensi

dell'art. 7, comma 2,

del D.L. n. 146/2013,

convertito,

con modificazioni,

dalla L. n. 10/2014,

annunciata alla Camera e al Senato

il 13/1/2016.

Parere favorevole

espresso dalla

II Commissione

della Camera

il 21/1/2016.


Procedura

di nomina

in corso

Si anticipa che con decreto del Presidente della Repubblica in data 1° febbraio 2016 Mauro Palma ed Emilia Rossi sono stati nominati rispettivamente presidente e componente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale per la durata di un quinquennio. Le nomine erano state approvate dal Consiglio dei ministri del 23 dicembre 2015, su proposta del Ministro della giustizia.

Come ricordato nei precedenti numeri del Bollettino, sulle relative proposte di nomina avevano espresso, ai sensi dell'art. 7, comma 2, del D.L. n. 146/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 10/2014, pareri favorevoli la 2a Commissione (Giustizia) del Senato e la II Commissione (Giustizia) della Camera nelle rispettive sedute del 30 settembre 2015 e del 1° ottobre 2015.

Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera del 13 gennaio 2016 annunciata alla Camera e al Senato in pari data, ha parimenti richiesto il parere parlamentare sulla proposta di nomina di Daniela de Robert a componente del Garante medesimo. Tale richiesta è stata assegnata alla II Commissione della Camera che, dopo averla esaminata nella seduta del 19 gennaio 2016, ha espresso parere favorevole nella seduta del 21 gennaio 2016. La richiesta è stata assegnata altresì alla 2a Commissione del Senato che non ha ancora espresso alcun parere.

Si ricorda che la proposta di nomina di Francesco D'Agostino a componente del Garante, per la quale il suddetto Ministro aveva richiesto il parere parlamentare contestualmente alle proposte di nomina di Palma e Rossi11, non ha avuto alcun seguito avendo la 2a Commissione del Senato espresso parere contrario nella seduta del 30 settembre 2015, malgrado il parere favorevole espresso dalla II Commissione della Camera nella seduta del 1° ottobre 2015.

Le proposte di nomina in oggetto si riferiscono alla prima costituzione del predetto Garante. Esso è costituito in collegio ed è composto dal presidente e da due membri, che restano in carica per cinque anni non prorogabili, scelti tra persone non dipendenti delle pubbliche amministrazioni che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti la tutela dei diritti umani. Essi sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa delibera del Consiglio dei ministri, sentite le Commissioni parlamentari competenti.

Il Garante vigila affinché l'esecuzione della custodia dei detenuti e delle altre persone private della libertà personale sia attuata in conformità alle norme e ai principi stabiliti dalla Costituzione, dalle convenzioni internazionali ratificate dall'Italia, dalle leggi dello Stato e dai regolamenti. Il Garante tra l'altro visita i luoghi di detenzione o di accoglienza delle predette persone e verifica il rispetto degli adempimenti presso i centri di identificazione e di espulsione. Il Garante tramette annualmente una relazione sull'attività svolta ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, nonché al Ministro dell'interno e al Ministro della giustizia.

Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale non sembra configurarsi come un autonomo ente pubblico: esso è istituito presso il Ministero della giustizia e si avvale delle strutture e delle risorse da quest'ultimo messe a disposizione. Alle dipendenze del Garante è istituito un ufficio, composto da personale del predetto Ministero, la cui struttura e composizione sono determinate con regolamento del Ministro della giustizia12. Malgrado ciò le nomine del presidente e dei componenti del Garante costituiscono nomine governative, cui si provvede previo parere parlamentare previsto da una legge speciale.



Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Grande progetto Pompei


Direttore generale di progetto:


Luigi Curatoli



Richiesta di parere

parlamentare ai sensi

dell'art. 1, comma 1,

del D.L. n. 91/2013, convertito,

con modificazioni, dalla L. n. 112/2013,

annunciata

alla Camera

l'11/1/2016

e al Senato

il 12/1/2016.

Pareri favorevoli espressi dalla

VII Commissione della Camera

il 13/1/2016 e

dalla 7a Commissione

del Senato

il 21/1/2016


Procedura

di nomina

in corso


D.P.C.M.

su proposta

del Ministro

dei beni e delle attività culturali e del turismo, previo

parere delle Commissioni parlamentari competenti


Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera del 5 gennaio 2016, annunciata alla Camera e al Senato l'11 e il 12 gennaio 2016, ha richiesto, ai sensi dell'art. 1, comma 1, del D.L. n. 91/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 112/2013, il parere parlamentare sulla proposta di nomina di Luigi Curatoli a direttore generale di progetto del Grande progetto Pompei. Tale richiesta è stata assegnata alla VII Commissione (Cultura) della Camera, che dopo averne avviato l'esame nella seduta del 12 gennaio 2016, ha espresso parere favorevole nella seduta del 13 gennaio 2016. La richiesta è stata altresì assegnata alla 7a Commissione (Istruzione) del Senato che, dopo averla esaminata nella seduta del 19 gennaio 2016, ha espresso parere favorevole nella seduta del 21 gennaio 2016.

Direttore generale di progetto uscente del predetto Grande progetto Pompei è Giovanni Nistri, che era stato nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, in data 27 dicembre 2013 e che ha dovuto lasciare l'incarico per incompatibilità derivante dall'avvenuta progressione di carriera.

L'art. 1, comma 1, del citato D.L. n. 91/2013 prevede che "al fine di potenziare ulteriormente le funzioni di tutela dell'area archeologica di Pompei, di rafforzare l'efficacia delle azioni e di accelerare gli interventi di tutela e di valorizzazione del sito affidati all'attuazione del Grande Progetto Pompei, ... il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, nomina con proprio decreto ... previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, un rappresentante della realizzazione del Grande Progetto e del programma straordinario, denominato "direttore generale di progetto", nonché un vice direttore generale vicario”. Dette cariche devono possedere i seguenti requisiti: appartenenza al personale di ruolo delle amministrazioni dello Stato; comprovata competenza ed esperienza pluriennale; assenza di condanne passate in giudicato per reati contro la pubblica amministrazione.

Tra i compiti del direttore generale di progetto rilevano in particolare: la definizione e l'approvazione dei progetti degli interventi di messa in sicurezza, restauro e valorizzazione previsti nell'ambito della realizzazione del Grande Progetto Pompei; la funzione di stazione appaltante, dando esecuzione a tutte le misure atte ad accelerare gli affidamenti e seguendo la fase di attuazione ed esecuzione dei relativi contratti, anche avvalendosi del supporto dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti per lo sviluppo di impresa S.p.a.; l'assunzione delle direttive atte a migliorare l'efficace conduzione del sito archeologico. Il direttore generale di progetto - che collabora altresì per assicurare la trasparenza, la regolarità e l'economicità della gestione dei contratti pubblici - riferisce con cadenza semestrale al Parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori.

Ai sensi dell'art. 1, comma 2, del predetto D.L. n. 91/2013, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è costituita una apposita struttura di supporto al direttore generale di progetto, con sede nell'area archeologica di Pompei. La struttura è composta da un contingente di personale, anche dirigenziale, in posizione di comando, proveniente dai ruoli del personale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo o delle altre amministrazioni statali, nonché da cinque esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica e infrastrutturale.

Il Grande Progetto Pompei, approvato dalla Commissione europea con la Decisione n. C(2012) 2154 del 29 marzo 2012, nel quadro del programma straordinario e urgente di interventi conservativi di prevenzione, manutenzione e restauro di cui all'art. 2 del D.L. n. 34/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 75/2011, non costituisce un ente pubblico, né parimenti sembra assumere tale connotazione la struttura di supporto al direttore generale di progetto. Ciononostante, la nomina del direttore generale di progetto e del vice direttore vicario costituiscono nomine governative, cui si provvede previo parere parlamentare previsto da una legge speciale.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Commissione nazionale

per le società

e la borsa CONSOB


Componenti:


Giuseppe Maria Berruti,

Carmine Di Noia



Richieste di parere parlamentare ai sensi

dell'art. 1, comma 3, del D.L. n. 95/1974, convertito,

con modificazioni,

dalla L. n. 216/1974, e dell'art. 1

della L. n. 14/1978, annunciate

alla Camera

l'11/1/2016

e al Senato

il 12/1/2016.

Pareri favorevoli

espressi dalla

VI Commissione

della Camera e dalla 6a Commissione

del Senato

il 20/1/2016.


4/2/2016


(nomine deliberate

dal Consiglio dei ministri

del 28/1/2016)

D.P.R.

su proposta

del Presidente del Consiglio

dei ministri previa deliberazione

del Consiglio

dei ministri, sentite

le Commissioni parlamentari competenti



Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettere del 22 dicembre 2015, annunciate alla Camera e al Senato rispettivamente l'11 e il 12 gennaio 2016, ha richiesto, ai sensi dell'art. 1, comma 3, del D.L. n. 95/1974, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 216/1974, e dell'art. 1 della L. n. 14/1978, il parere parlamentare sulle proposte di nomina di Giuseppe Maria Berruti e Carmine Di Noia a componenti della Commissione nazionale per le società e la borsa CONSOB. Tali richieste sono state assegnate alla VI Commissione (Finanze) della Camera, che dopo averle esaminate nella seduta del 14 gennaio 2016, ha espresso pareri favorevoli nella seduta del 20 gennaio 2016. Le richieste sono state altresì assegnate alla 6a Commissione (Finanze) del Senato che ha espresso pareri favorevoli nella rispettiva seduta del 20 gennaio 2016. Le citate Commissioni congiunte, nella seduta del 19 gennaio 2016, avevano proceduto all'audizione di Berruti e Di Noia. Si anticipa che con decreto del Presidente della Repubblica in data 4 febbraio 2016 Berruti e Di Noia sono stati nominati componenti della CONSOB per la durata di sette anni. Tali nomine erano state deliberate dal Consiglio dei ministri del 28 gennaio 2016.

La composizione della CONSOB era stata modificata dall'art. 23, comma 1, lett. e) del D.L. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 214/2011 (c.d. "Salva Italia"), che ne aveva ridotto la consistenza dai cinque componenti compreso il presidente inizialmente previsti, a tre componenti compreso sempre il presidente. Sulla base di siffatto quadro normativo, a seguito delle dimissioni rassegnate da Luca Enriques dal 16 giugno 2012, e della scadenza del mandato di Vittorio Conti avvenuta il 21 luglio 2013, non era seguita la nomina di un nuovo componente della CONSOB, che si era così allineata alla ridotta consistenza numerica prevista. A seguito poi della scadenza del mandato di Michele Pezzinga, avvenuta il 15 dicembre 2013, con decreto del Presidente della Repubblica del 15 luglio 2014 è stata nominata componente della Commissione Anna Genovese. La CONSOB risulta perciò attualmente composta da Giuseppe Vegas, presidente, Paolo Troiano e appunto Anna Genovese.

Da ultimo tuttavia l'art. 22, comma 13, del D.L. n. 90/2014, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 114/2014, ha abrogato il ricordato art. 23, comma 1, lett. e) del D.L. n. 201/2011, comportando così il ripristino dell'antevigente composizione della CONSOB, che è tornata dunque a essere composta da cinque componenti compreso il presidente. Le citate proposte di nomina di Berruti e Di Noia sono dunque finalizzate all'integrazione della composizione della Commissione13.

La CONSOB, istituita dall'art. 1 del D.L. n. 95/1974, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 216/1974, e poi modificato dall'art. 1 della L. n. 281/1985, è un'autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia, la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori, all'efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano. Le funzioni della CONSOB, estese a tutti gli aspetti rilevanti per l'efficiente tutela del risparmio, riguardano i prodotti oggetto degli investimenti e i relativi emittenti, gli intermediari e i mercati. La CONSOB è tra l'altro dotata di poteri regolamentari, autorizzatori e sanzionatori.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Fondazione

La Biennale

di Venezia

Presidente:


Paolo Baratta



Pareri favorevoli espressi dalla

7a Commissione

del Senato

il 21/12/2015 e dalla

VII Commissione

della Camera

il 22/12/2015.


13/1/2016

Decreto

del Ministro

per i beni

e le attività culturali,

sentite le competenti Commissioni parlamentari


Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, con proprio decreto in data 13 gennaio 2016, ha confermato Paolo Baratta presidente della Fondazione La Biennale di Venezia per la durata di quattro anni.

Come riferito nel precedente Bollettino, il suddetto Ministro, con lettera del 7 dicembre 2015 annunciata alla Camera e al Senato il 16 dicembre 2015, aveva richiesto il parere parlamentare sulla relativa proposta di nomina ai sensi dell'art. 8, comma 1, del D.Lgs. n. 19/1998. Tale proposta era stata assegnata alla 7ª Commissione (Istruzione) del Senato, che l'ha esaminata nella seduta del 21 dicembre 2015 esprimendo parere favorevole, nonché alla VII Commissione (Cultura) della Camera che, dopo averne iniziato l'esame nella seduta del 18 dicembre 2015, ha espresso parere favorevole nella seduta del 22 dicembre 2015.

Il 21 dicembre 2015 era scaduto il precedente mandato presidenziale dello stesso Baratta, che era stato nominato per quattro anni con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali in data 21 dicembre 2011. Baratta era già stato nominato presidente della Fondazione per quattro anni con analogo decreto ministeriale del 19 dicembre 2007 a seguito delle dimissioni di Davide Croff.

Come specificato dal predetto Ministro nella richiesta di parere parlamentare in oggetto, l'art. 13-ter, comma 2, lett. a) del D.L. n. 78/2015, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 125/2015, ha modificato l'art. 7, comma 3, del D.Lgs. n. 19/1998, disponendo che il presidente della Fondazione La Biennale di Venezia possa essere confermato nel suo incarico per non più di due volte. In precedenza tale mandato poteva essere confermato una sola volta.

La Fondazione La Biennale di Venezia è subentrata all'ex Ente autonomo La Biennale di Venezia, che era stato trasformato dal citato D.Lgs. n. 19/1998 in Società di cultura, figura giuridica di diritto privato atipica, in seguito ulteriormente trasformata dal D.Lgs. n. 1/2004 in Fondazione di preminente interesse nazionale con personalità giuridica di diritto privato.

Sono organi della Fondazione il presidente, il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori dei conti. Tra gli organi di amministrazione della Fondazione, solo la nomina del presidente è soggetta a controllo parlamentare, essendo previsto per essa il previo parere delle Commissioni parlamentari competenti dall'art. 8, comma 1, del D.Lgs. n. 19/1998. Tale disposizione è dunque la fonte normativa speciale del controllo parlamentare su tale nomina, poiché la Fondazione, in quanto ente di diritto privato, non è ricompresa nel campo di applicazione della L. n. 14/1978 che riguarda solo gli “istituti ed enti pubblici, anche economici”.

La Biennale di Venezia, le cui origini datano al 1895, organizza manifestazioni internazionali nelle arti contemporanee, come la Mostra internazionale d'arte cinematografica, l'Esposizione internazionale d'arte, la Mostra internazionale di architettura e il Festival della danza. Negli stessi ambiti, la Biennale promuove iniziative editoriali e, per mezzo dell'Archivio storico delle arti contemporanee, cura la conservazione della documentazione sulla sua storia.









Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare



Data nomina

Procedura

di nomina

Commissione

di vigilanza

sui fondi pensione

COVIP


Presidente:


Mario Padula



Richiesta di parere parlamentare

ai sensi dell'art. 1,

della L. n. 14/1978,

e dell'art. 18

del D.Lgs.

n. 252/2005

annunciata

alla Camera

e al Senato

il 4/2/2016.


Procedura

di nomina

in corso

D.P.R. previa deliberazione

del Consiglio

dei ministri

su proposta

del Ministro

del lavoro e delle politiche sociali, di concerto

con il Ministro dell'economia

e delle finanze



Si anticipa che il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera del 3 febbraio 2016, annunciata alla Camera e al Senato il 4 febbraio 2016, ha trasmesso la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina di Mario Padula a presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione COVIP. Tale richiesta è stata assegnata alla XI Commissione (Lavoro) della Camera e alla 11a Commissione (Lavoro) del Senato.

Si ricorda che con decreto del Presidente della Repubblica in data 11 febbraio 2014, Rino Tarelli era stato nominato presidente della COVIP fino al 21 ottobre 2014. Con analogo decreto in pari data erano stati nominati componenti della Commissione, per la durata di un quadriennio, Antonella Valeriani e Francesco Massicci: quest'ultimo, a seguito della scadenza del mandato di Tarelli, opera in qualità di presidente facente funzione della Commissione.

I componenti della COVIP sono nominati, nel rispetto della disciplina di cui alla L. n. 14/1978, con decreto del Presidente della Repubblica emanato su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri adottata su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

La composizione della COVIP è stata modificata dall'art. 23, comma 1, lett. g) del D.L. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 214/2011 (cosiddetto "Salva Italia"), che ne ha ridotto la consistenza dai cinque componenti compreso il presidente inizialmente previsti, a tre componenti compreso sempre il presidente. Il relativo mandato dura quattro anni ma, per effetto del divieto generale di conferma alla cessazione della carica previsto dall'art. 23, comma 3, dello stesso D.L. n. 201/2011, i componenti della COVIP non possono più essere confermati nell'incarico come inizialmente previsto dalla legge istitutiva14.

La COVIP, istituita con il D.Lgs. n. 124/1993, è regolata dall'art. 18 del D.Lgs. n. 252/2005 con lo scopo di perseguire la trasparenza e la correttezza dei comportamenti e la sana e prudente gestione delle forme pensionistiche complementari, avendo riguardo alla tutela degli iscritti e dei beneficiari e al buon funzionamento del sistema di previdenza complementare. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali vigila sulla COVIP, che ha personalità giuridica di diritto pubblico, ed esercita l'alta vigilanza sul settore della previdenza complementare, adottando direttive generali rivolte alla Commissione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare

previsto


Data scadenza

Procedura

di nomina

Agenzia nazionale per la sicurezza del volo

ANSV


Presidente:


Bruno Franchi

Richiesta di parere parlamentare

ai sensi dell'art. 5

del D.Lgs. n. 66/1999


3/2/2016

D.P.R. previa deliberazione del Consiglio dei ministri,

su proposta

del Presidente Consiglio

dei ministri, previo

parere delle competenti Commissioni parlamentari



Il 3 febbraio 2016 è scaduto il mandato del presidente dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ANSV, Bruno Franchi, che era stato nominato per cinque anni con decreto del Presidente della Repubblica in data 3 febbraio 2011.

Per Franchi si è trattato del terzo mandato alla presidenza dell'Agenzia, essendo stato dapprima nominato con D.P.R. del 14 ottobre 1999 e poi confermato con D.P.R. del 7 febbraio 2005. Franchi era stato altresì nominato commissario straordinario dell'ANSV con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 marzo 2010.

Ai sensi del D.P.R. n. 189/2010, che ha disposto il riordino dell'ANSV nell'ambito delle procedure previste dalla normativa c.d. taglia-enti (art. 26 del D.L. n. 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 133/2008), sono organi dell'Agenzia il presidente, il collegio (la cui composizione è stata ridotta da quattro componenti a tre) e il collegio dei revisori dei conti. Il presidente è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari. Il presidente e i membri del collegio sono scelti tra soggetti di chiara fama e indipendenza, di provata capacità tecnica e giuridico-amministrativa e di riconosciuta esperienza nel settore aeronautico, con particolare riferimento alla gestione di problematiche relative alla sicurezza del volo. I mandati durano cinque anni e possono essere confermati per una volta: tale disposizione non si applicava però in sede di prima attuazione ai sensi dell'art. 6, comma 1, del D.P.R. n. 189/2010.

Istituita dal D.Lgs. n. 66/1999 e posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’ANSV svolge inchieste tecniche sugli incidenti e sugli inconvenienti occorsi ad aeromobili dell’aviazione civile, eventualmente emanando le opportune raccomandazioni di sicurezza. Svolge altresì attività di studio e di indagine per favorire il miglioramento della sicurezza del volo.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Data nomina


Data scadenza

Procedura

di nomina

Autorità garante della concorrenza e del mercato AGCM


Componente:


Salvatore Rebecchini

12/2/2009

12/2/2016

Determinazione adottata d'intesa

dai Presidenti

del Senato

della Repubblica

e della Camera

dei deputati



Il 12 febbraio 2016 scade il mandato a componente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato AGCM di Salvatore Rebecchini, che era stato nominato con determinazione adottata d'intesa dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati in data 12 febbraio 2009 per un periodo di sette anni.

La composizione dell'AGCM è stata modificata dall'art. 23, comma 1, lett. d) del D.L. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 214/2011 (cosiddetto "Salva Italia"), che ne ha ridotto la consistenza dai cinque componenti compreso il presidente inizialmente previsti, a tre componenti compreso sempre il presidente. A seguito quindi della conclusione dei mandati di Antonio Pilati nel dicembre 2011 e di Carla Rabitti Bedogni nel novembre 2013, l'AGCM si era già allineata alla ridotta consistenza numerica prevista. L'Autorità è dunque attualmente composta da Giovanni Pitruzzella, presidente, Gabriella Muscolo (che, nominata il 2 aprile 2014, è subentrata a Piero Barucci) e dal citato Salvatore Rebecchini.

I componenti dell'Autorità sono scelti tra persone di notoria indipendenza da individuarsi tra magistrati del Consiglio di Stato, della Corte dei conti o della Corte di cassazione, professori universitari ordinari di materie economiche o giuridiche, e personalità provenienti da settori economici dotate di alta e riconosciuta professionalità. Essi non possono esercitare, a pena di decadenza, alcuna attività professionale o di consulenza, né possono essere amministratori o dipendenti di enti pubblici o privati, né ricoprire altri uffici pubblici. I dipendenti statali sono collocati fuori ruolo per l'intera durata del mandato. Il mandato dei componenti dell'AGCM dura sette anni e non può essere rinnovato.

L'Autorità garante della concorrenza e del mercato AGCM (nota anche come antitrust), istituita dall’art. 10 della L. n. 287/1990, ha funzioni di vigilanza contro gli abusi di posizione dominante e le intese o i cartelli che possano ledere o restringere la concorrenza. Controlla altresì le operazioni di concentrazione e, come stabilito dalla L. n. 215/2004, valuta ed eventualmente sanziona i casi di conflitto d'interesse in cui incorrano i componenti del Governo. All’Autorità sono altresì assegnate competenze in materia di pubblicità ingannevole e di pubblicità comparativa.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare

previsto



Data scadenza

Procedura

di nomina

Consiglio nazionale

delle ricerche

CNR

Presidente:


Luigi Nicolais

Comunicazione

al Parlamento

ai sensi

dell'art. 11, comma 5,

del D. Lgs. n. 213/2009

20/2/2016

Decreto

del Ministro dell'istruzione dell'università

e della ricerca

su designazione dello stesso Ministro

Consorzio

per l'area

di ricerca scientifica

e tecnologica

di Trieste


Presidente:


Adriano De Maio

23/2/2016

Istituto nazionale di geofisica

e vulcanologia INGV

Presidente:


Stefano Gresta

27/3/2016


Il 20 febbraio 2016 scade il mandato del presidente del Consiglio nazionale delle ricerche CNR, Luigi Nicolais, che era stato nominato per quattro anni con decreto del Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca in data 20 febbraio 2012, su designazione dello stesso Ministro, a seguito delle dimissioni rassegnate il 30 gennaio 2012 da Francesco Profumo.

Come ricordato nel precedente Bollettino, il predetto Ministro ha già comunicato di aver nominato, con proprio decreto del 13 novembre 2015, Roberto Lagalla e Vito Mocella componenti del consiglio di amministrazione del CNR per la durata di quattro anni, su rispettiva designazione della Conferenza dei rettori delle università italiane CRUI e del personale dell'Ente. Poiché negli scorsi mesi sono scaduti i mandati di tutti i membri uscenti del consiglio di amministrazione del CNR (Maria Cristina Messa, Gloria Saccani, Vico Valassi e Gennaro Ferrara), con ulteriore decreto ministeriale dovranno essere nominati altri due componenti dell'organo di amministrazione.

Il 23 febbraio 2016 scade invece il mandato del presidente del Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, Adriano De Maio, che era stato nominato per quattro anni con analogo decreto ministeriale del 23 febbraio 2012, sempre su designazione del predetto Ministro, a seguito delle dimissioni rassegnate da Corrado Clini.

L'11 novembre 2015 era scaduto il mandato a membro del consiglio di amministrazione del Consorzio di Roberto Della Marina, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale dell'11 novembre 2011 su designazione della comunità scientifica di riferimento. Il suddetto Ministro ha già comunicato invece la nomina, con proprio decreto del 14 ottobre 2015, di Michele Morgante a membro di designazione governativa del consiglio di amministrazione dell'Ente per la durata di un quadriennio. Morgante è subentrato a Paola Secchiero, il cui mandato era scaduto il 10 agosto 2015.

Il 27 marzo 2016 scadrà infine il mandato a presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia INGV di Stefano Gresta, che era stato nominato per quattro anni con decreto ministeriale del 27 marzo 2012. Come ricordato nei precedenti Bollettini, il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca ha già comunicato di aver nominato, con decreto del 14 ottobre 2015, Claudio Faccenna e Giancarlo Neri componenti di designazione governativa del consiglio di amministrazione dell'INGV, nonché, con decreto del 13 novembre 2015, Alessandro Nicola Pino e Giulio Selvaggi componenti di tale organo su designazione della comunità scientifica di riferimento.

Gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca sono stati riordinati con il D.Lgs. n. 213/2009, in attuazione dell'art. 1 della L. n. 165/2007. Ai fini del controllo parlamentare sulle nomine in tali enti, il D.Lgs. n. 213/2009 ha apportato, tra le altre, importanti innovazioni come la riduzione del numero dei componenti dei consigli di amministrazione, la revisione della loro composizione e la modifica delle relative modalità di nomina. Sono state altresì novellate le procedure di designazione e di nomina dei presidenti, sulle cui candidature non si esprimono più le Commissioni parlamentari competenti, restando prevista solo la comunicazione al Parlamento dei decreti di nomina emanati dal Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca.



Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare previsto


Data scadenza

Procedura

di nomina

Commissione

di garanzia

sull'esercizio

del diritto

di sciopero

CGS


Componenti:


Roberto Alesse

(presidente,

eletto dalla

Commissione

il 21/11/2011)


Pietro Boria,

Alessandro Forlani,

Elena Montecchi,

Nunzio Pinelli,

Iolanda Piccinini e

Salvatore Vecchione


Designazione

dei Presidenti

del Senato

della Repubblica

e della Camera

dei deputati


28/2/2016

D.P.R. previa

designazione

dei Presidenti

del Senato

della Repubblica

e della Camera

dei deputati



Il 28 febbraio 2016 scadono i mandati dei componenti della Commissione di garanzia sull'esercizio del diritto di sciopero CGS, ossia Roberto Alesse, Pietro Boria, Alessandro Forlani, Elena Montecchi, Nunzio Pinelli, Iolanda Piccinini e Salvatore Vecchione. Alesse è stato eletto presidente dalla Commissione al suo interno il 21 novembre 2011.

I componenti della CGS sono stati nominati con decreto del Presidente della Repubblica del 3 agosto 2009, a seguito della designazione dei Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati effettuata il 25 giugno 2009. La durata del relativo mandato, dapprima fissata in tre anni, è stata successivamente estesa a sei anni dai commi 23-duodecies e 23-terdecies dell’art. 1, del D.L. n. 194/2009, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 25/2010; la decorrenza è stata fissata nella data di entrata in vigore della citata legge di conversione, ossia il 28 febbraio 2010. I componenti della CGS sono scelti tra esperti in materia di diritto costituzionale, di diritto del lavoro e di relazioni industriali.

La composizione della CGS è stata modificata dall'art. 23, comma 1, lett. i) del D.L. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 214/2011 (cosiddetto "Salva Italia"), che ne ha previsto la riduzione della consistenza, all'atto del rinnovo, dai nove componenti compreso il presidente inizialmente previsti, a cinque componenti compreso sempre il presidente. A seguito delle dimissioni rassegnate da Giovanni Pitruzzella nel novembre 2011 e da Gaetano Caputi nel marzo 2013, i componenti attualmente in carica sono sette.

La CGS è un’amministrazione indipendente tra le cui funzioni principali rilevano tra l'altro: la segnalazione all'autorità competente per la precettazione delle situazioni nelle quali dallo sciopero possa derivare un imminente e fondato pericolo di pregiudizio ai diritti della persona costituzionalmente tutelati; la valutazione dell'idoneità delle prestazioni minime ritenute indispensabili; l'invito al differimento dell'astensione dal lavoro qualora la medesima violi gli obblighi legali e/o contrattuali previsti per l'esercizio del diritto di sciopero, soprattutto nei servizi pubblici essenziali; l'imposizione di una "provvisoria regolamentazione" alle parti in sciopero e la sanzione delle condotte non rispettose dei dettami normativi.


Ente

Carica

di riferimento

e titolari

Controllo parlamentare previsto


Data scadenza

Procedura

di nomina

Automobile

Club d'Italia

ACI

Presidente:


Angelo

Sticchi Damiani

Richiesta di parere parlamentare

ai sensi dell'art. 1 della L. n. 1/1978

13/3/2016

D.P.R.

su proposta

del Presidente del Consiglio d'intesa con il Ministro vigilante, previa designazione dell'Assemblea dell'Ente



Il 13 marzo 2016 scadrà il mandato del presidente dell'Automobile club d'Italia ACI, Angelo Sticchi Damiani, che era stato nominato per quattro anni con decreto del Presidente della Repubblica in data 13 marzo 2012.

Sticchi Damiani era stato eletto dall'Assemblea dell'ACI il 1° dicembre 2011, in vista della scadenza del mandato del presidente in carica Enrico Gelpi. Come previsto infatti dall'articolo 19, commi 1 e 2, dello Statuto dell'ACI, il presidente è eletto dall’Assemblea dell'Ente ed è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, d’intesa col Ministro vigilante. Dura in carica quattro anni e può essere confermato.

Sono organi dell’ACI l’assemblea, il consiglio generale, il comitato esecutivo, il presidente, la Commissione sportiva automobilistica italiana e il collegio dei revisori dei conti. Il presidente dell'ACI presiede il comitato esecutivo e il consiglio generale, organo di esecuzione delle deliberazioni dell’Assemblea, che durano in carica per lo stesso quadriennio di validità dell’incarico del Presidente.

L'ACI, eretto in ente morale con R.D. 14 novembre 1926, n. 2481, è stato posto sotto la vigilanza del commissariato per il turismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri dal D.P.R. 8 settembre 1950, n. 881, che ha approvato e reso esecutivo il nuovo Statuto dell'ente, tutt'ora in vigore, ancorché più volte modificato. Successivamente la vigilanza sull'Ente è passata al Ministero per il turismo e lo spettacolo, nonché da ultimo al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Ai sensi dell'articolo 1 dello Statuto, l'ACI è la Federazione associativa degli Automobile Club regolarmente costituiti. Ente pubblico non economico senza scopo di lucro, tutela gli interessi generali dell’automobilismo italiano, del quale promuove e favorisce lo sviluppo. Per conto dello Stato l'ACI gestisce, attraverso i propri uffici provinciali, il pubblico registro automobilistico, mettendo a disposizione delle forze dell'ordine e delle amministrazioni pubbliche le informazioni ivi presenti per finalità fiscali, patrimoniali, ambientali, di studio e di ricerca. L'ACI altresì riscuote e controlla l'imposta provinciale di trascrizione e le tasse automobilistiche.

















Sezione II

ATTI DI INDIRIZZO E DI CONTROLLO




























Nella presente Sezione si dà conto degli atti di indirizzo (mozioni, risoluzioni ed ordini del giorno) segnalati dal Servizio per il controllo parlamentare ai Ministeri ai fini della loro attuazione, nonché delle note trasmesse dagli stessi Dicasteri a seguito delle segnalazioni ricevute.

In evidenza a gennaio 2016


Nella Sezione II vengono indicati gli atti di indirizzo (mozioni, risoluzioni, ordini del giorno) accolti dal Governo e/o approvati dall'Assemblea o dalle Commissioni parlamentari nel periodo di riferimento (normalmente con cadenza mensile) che il Servizio per il controllo parlamentare provvede a segnalare alla Presidenza del Consiglio ed ai Ministeri di volta in volta individuati come competenti a dare loro seguito (nel caso degli ordini del giorno una volta divenuta legge l’A.C. cui sono riferiti).

Nella medesima Sezione vengono inoltre riportate le note ricevute dal Servizio con le quali i diversi Dicasteri forniscono informazioni al Parlamento in ordine a quanto effettivamente realizzato per dare concreta attuazione agli impegni accolti dai rappresentanti dell'esecutivo con gli atti di indirizzo oggetto di segnalazione nei termini sopradetti. Con riferimento, in particolare agli ordini del giorno riferiti ai diversi atti parlamentari esaminati, ciò consente, tra l'altro, di valutare, anche sotto il profilo quantitativo, la percentuale di attuazioni governative rispetto al complesso degli atti medesimi e dunque, in qualche misura, anche il maggiore o minore grado di efficienza a questo riguardo dei singoli Ministeri. In altri termini, l'attività di segnalazione dell'impegno contenuto nell'atto di indirizzo ed il recepimento dell'eventuale nota governativa consente di avere percezione del grado di “risposta” da parte del Governo in ordine agli impegni assunti in una determinata materia, pur se il dato deve essere valutato alla luce del fatto che non necessariamente tutte le azioni governative vengono illustrate in note informative trasmesse al Parlamento, non sussistendo al riguardo alcun obbligo formale. E' tuttavia indubbio che l'attività di sollecitazione avviata ormai da anni nei confronti dei Ministeri e che ha consentito, nel tempo, di strutturare con essi una fattiva collaborazione, ha portato ad un incremento delle note di attuazione ricevute e, in generale, ad una maggiore sensibilità nei confronti dell'esigenza per l'istituzione parlamentare di disporre di quante più informazioni possibile sull'operato del Governo in ordine alle deliberazioni ed alle iniziative parlamentari non legislative. L'ottenimento di informazioni sul seguito dato dal Governo agli indirizzi definiti in ambito parlamentare, e quindi in merito al grado di adempimento o meno da parte dell'esecutivo, può così rappresentare una premessa per valutare l'opportunità per ciascun deputato di attivare o meno gli strumenti regolamentari di controllo attualmente disponibili (ad esempio interrogazioni o interpellanze), che consentano, se del caso, di esprimere una censura politica nei confronti di quella che possa ritenersi una risposta inadeguata o insufficiente rispetto ad impegni accolti in merito ad un determinato indirizzo politico di cui, in ipotesi, una parte politica che si sia fatta portavoce e che, per diverse ragioni, non sia stato esplicitato attraverso un'iniziativa legislativa.

La pubblicazione del testo integrale della nota governativa, posta a confronto con l'impegno contenuto nell'atto di indirizzo cui la stessa si riferisce, offre agli interessati, in primo luogo ai sottoscrittori dell'atto di indirizzo in questione, anche la possibilità di maturare una valutazione di quanto rappresentato dal Governo autonoma e non “filtrata” in alcuno modo.

Il Servizio per il controllo parlamentare si propone quindi di fornire un'attività documentale che offra un concreto supporto alle esigenze scaturenti dal progressivo spostamento, negli ultimi anni, del baricentro dell'attività parlamentare dalla funzione legislativa a quella “politica” di indirizzo e di controllo e il conseguente accrescimento dell'impegno degli organi parlamentari nelle attività ispettive, di indirizzo, informazione e monitoraggio, come è ampiamente dimostrato dalle statistiche parlamentari e non solo in Italia.

Le attuazioni governative:

Nel periodo considerato dalla presente pubblicazione sono state trasmesse al Servizio per il controllo parlamentare da parte dei Ministeri competenti le note relative all’attuazione di 42 ordini del giorno, di 7 mozioni e di 4 risoluzioni.

Di tali attuazioni 35 sono state trasmesse dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 15 dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, 2 dal Ministero della difesa ed 1 dal Ministero della salute.

Premesso che nella Sezione II della presente pubblicazione si dà conto testualmente di quanto riferito dai Dicasteri in merito ai singoli atti di indirizzo, si evidenzia che delle 42 attuazioni relative ad ordini del giorno trasmesse nel periodo considerato:


35 danno seguito ad ordini del giorno presentati nel corso dell'esame dell'A.C. 3315, divenuto legge n. 182 del 2015, di “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione”. Tali note di attuazione sono state trasmesse dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Gli ordini del giorno accolti dal Governo e/o approvati dall’Assemblea riferiti all'A.C. 3315, e pertanto segnalati ai Dicasteri per il seguito di competenza, sono in totale 45, di cui finora attuati 35;


4 attuazioni danno seguito ad ordini del giorno presentati nel corso dell'esame dell'A.C. 3249, divenuto legge n. 117 del 2015, di “Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all’operazione militare dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED”. Tali note di attuazione sono state trasmesse dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Gli ordini del giorno accolti dal Governo e/o approvati dall’Assemblea riferiti all'A.C. 3249, e pertanto segnalati ai Dicasteri per il seguito di competenza, sono in totale 8, di cui finora attuati 5;


1 attuazione dà seguito ad un ordine del giorno presentato nel corso dell'esame dell'A.C. 2803, divenuto legge n. 11 del 2015, di “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative”. Tale nota di attuazione è stata trasmessa dal Ministero della difesa.

Gli ordini del giorno accolti dal Governo e/o approvati dall’Assemblea riferiti all'A.C. 2803, e pertanto segnalati ai Dicasteri per il seguito di competenza, sono in totale 137, di cui finora attuati 13;


1 attuazione dà seguito ad un ordine del giorno presentato nel corso dell'esame dell'A.C. 2893, divenuto legge n. 43 del 2015, di “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione”. Tale nota di attuazione è stata trasmessa dal Ministero della difesa.

Gli ordini del giorno accolti dal Governo e/o approvati dall’Assemblea riferiti all'A.C. 2893, e pertanto segnalati ai Dicasteri per il seguito di competenza, sono in totale 15, di cui finora attuati 6;


1 attuazione dà seguito ad un ordine del giorno presentato nel corso dell'esame dell'A.C. 2985, divenuto legge n. 134 del 2015, concernente “Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie”. Tale nota di attuazione è stata trasmessa dal Ministero della salute.

Gli ordini del giorno accolti dal Governo e/o approvati dall’Assemblea riferiti all'A.C. 2985, e pertanto segnalati ai Dicasteri per il seguito di competenza, sono in totale 24, di cui finora attuati 5.


Le nostre segnalazioni:

Il Servizio per il controllo parlamentare provvede a segnalare gli ordini del giorno, accolti dal Governo e/o approvati dall'Assemblea o dalle Commissioni, ai Ministeri individuati come competenti per la loro attuazione solo dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge cui essi si riferiscono.

In particolare, nel periodo 1° - 31 gennaio 2016 sono stati segnalati 445 ordini del giorno*, dei quali:

344 riferiti alla legge n. 208 del 2015 concernente “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)” (A.C. 3444).

113 sono stati inviati al Ministero dell'economia e delle finanze, 43 al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 36 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, 34 al Ministero dello sviluppo economico, 23 al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, 20 al Ministero della salute, 19 al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 12 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 11 al Ministero della giustizia, 11 al Ministero dell'interno, 11 al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, 10 alla Presidenza del Consiglio dei ministri, 9 al Ministero della difesa, 9 al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e 6 al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;


64 riferiti alla legge n. 221 del 2015, concernente “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (Atti Camera 2093-A e 2093-B).

44 sono stati inviati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 8 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, 6 al Ministero dello sviluppo economico, 4 al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, 4 al Ministero della salute, 3 al Ministero dell'economia e delle finanze, 1 alla Presidenza del Consiglio dei ministri, 1 al Ministero della difesa ed 1 al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;


36 riferiti alla legge n. 220 del 2015, concernente “Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo” (A.C. 3272).

33 sono stati inviati al Ministero dello sviluppo economico, 3 al Ministero dell'economia e delle finanze ed 1 alla Presidenza del Consiglio dei ministri;


1 riferito alla legge n. 209 del 2015, concernente “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018” (A.C. 3445), inviato al Ministero dell'economia e delle finanze.


Nel periodo considerato sono state inoltre segnalate dal Servizio per il controllo parlamentare 4 mozioni**:

Sono state infine segnalate dal Servizio per il controllo parlamentare 5 risoluzioni:

Note annunciate al 31 gennaio 2016
in attuazione di atti di indirizzo


Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3249/6

Ordine del giorno

Spadoni

Assemblea

15/1/2016

III

Rafforzamento della partnership tra l’Unione europea e l’Unione africana, le organizzazioni regionali africane ed i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori


L'ordine del giorno Spadoni ed altri n. 9/3249/6, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 30 luglio 2015, impegnava l'esecutivo a continuare a rafforzare la partnership tra l'Unione europea e l'Unione Africana, nonché con le organizzazioni regionali africane, con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e con l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“La cooperazione con i Paesi terzi di origine e transito dei flussi migratori è un pilastro portante della politica estera italiana ed europea. Nel quadro della strategia europea per la migrazione, “Global Approach to migration and mobility” - GAMM, l'UE ha azionato i previsti strumenti di cooperazione con alcuni Paesi terzi africani. In particolare:

Dialoghi Regionali: il “Processo di Rabat” ed il “Processo di Khartoum”.

Il Processo di Rabat, che coinvolge (oltre all'Unione Europea), i Paesi del Nord Africa, dell'Africa centrale e dell'Africa occidentale, si contraddistingue per un approccio integrato alle tematiche migratorie basato sui quattro pilastri dei Partenariati di Mobilità: migrazione legale, contrasto alla migrazione irregolare, rafforzamento dei sistemi nazionali di asilo e valorizzazione del legame tra migrazione e sviluppo. Il Processo di Khartoum, invece, coinvolge i Paesi del Corno d'Africa, oltre alla Tunisia, l'Egitto e in prospettiva la Libia, ed è maggiormente volto al rafforzamento della cooperazione in materia di lotta alla tratta e al traffico di migranti. L'Italia ha svolto un ruolo di primo piano a sostegno di tali processi nel corso della sua Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea, ospitando a Roma il 27 e 28 novembre 2014 due importanti Conferenze Ministeriali (nel caso del Processo di Khartoum si è trattato della conferenza di lancio dell'iniziativa) caratterizzate da un approccio concreto che, in particolare nel caso del Processo di Rabat, era volto a stabilire un legame tra migrazione e sviluppo e a rafforzare la cooperazione nel contrasto alla migrazione irregolare.

Il Governo è altresì impegnato a favore del continuo rafforzamento della partnership con i Paesi di origine e di transito, anche attraverso il coinvolgimento diretto sia dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) sia dell'Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) tanto nel Processo di Khartoum quanto nel Processo di Rabat.

Conferenza de “La Valletta”.

Il Vertice de “La Valletta” è nato dalla volontà - espressa dal Consiglio Europeo del 23 aprile e del 25-26 giugno scorso - di suggellare un partenariato mutualmente proficuo e responsabile con i Paesi africani, promuovendo un approccio integrato al fenomeno migratorio che tenga conto delle cause strutturali. Il Vertice si è tenuto 1'11 e 12 novembre 2015 e ha visto l'adozione di una Dichiarazione Politica e di un Piano di Azione costruito intorno a cinque ambiti prioritari: ricadute positive della migrazione in termini di sviluppo e azione sulle cause profonde dei processi migratori; promozione della migrazione regolare e della mobilità; protezione internazionale e politiche dell'asilo; prevenzione e lotta alla tratta dei migranti ed al traffico degli esseri umani; progressi sugli aspetti legati ai rimpatri ed accordi di riammissione. Alla Conferenza hanno partecipato, oltre ai 28 Stati membri UE, i Paesi parte ai Processi di Khartoum e di Rabat, la Commissione dell'Unione Africana e della CEDEAO (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale), le Nazioni Unite e l'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).

La Conferenza de “La Valletta” ha rappresentato un importante momento di confronto, nell'ambito del quale sono state individuate azioni chiave di cooperazione UE - Africa da attuare nel quadro dei dialoghi e dei processi esistenti (Dialogo su Migrazione e Mobilità, Processi di Rabat e Khartoum), potendo altresì contare su uno specifico fondo fiduciario di finanziamento da 1,8 miliardi di euro, il cui atto istitutivo è stato firmato a margine del Vertice. Tale fondo servirà a finanziare progetti di sviluppo economico/occupazione, resilienza/sicurezza alimentare, gestione dei flussi migratori e governance nelle tre regioni del Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa. L'Italia ha sin dall'inizio sostenuto questa iniziativa, che rappresenta un risultato concreto e d'impatto del Vertice e veicola il messaggio di una ritrovata visione coesa e strategica dell'UE sulla tematica migratoria, andando incontro alle aspettative dei nostri Partner africani. A dimostrazione del forte impegno del nostro Paese sulla questione migratoria, il Governo ha stanziato per il Fondo un contributo di 10 milioni di euro, figurando così tra i membri fondatori e secondo contributore tra gli Stati membri.

Dialogo su Migrazione e Mobilità (MMD).

Il dialogo mira a valutare la concreta attuazione delle priorità individuate dal Piano d'Azione UE-Africa in tema migratorio, adottato in occasione del Vertice UE-Africa del 2014. Le priorità concernono, in particolare, la lotta alla tratta di esseri umani e alla migrazione irregolare, gli incentivi alla migrazione legale e alla mobilità, il rafforzamento dei sistemi di asilo nazionali.

Programma Regionale di Sviluppo e Protezione per il Nord Africa e per il Corno d'Africa (RDPP).

Il Programma, previsto dal Consiglio Europeo straordinario del 23 aprile scorso, intende sostenere i Paesi del Nord Africa e del Corno d'Africa, anche in collaborazione con l'OIM, affinché stabiliscano e sviluppino un effettivo sistema di protezione internazionale e gestiscano in maniera adeguata la pressione migratoria, in quanto Paesi di transito. L'Italia, attraverso il Ministero dell'Interno, svolge il ruolo di capo-fila del costituendo consorzio di Stati membri impegnati nell'attuazione del RDPP per il Nord Africa e partecipa a quello per il Corno d'Africa, a guida olandese. I fondi disponibili per il programma in Nord Africa dovrebbero attestarsi a 10 milioni di euro. Alla Conferenza de La Valletta, il lancio degli RDPP entro la prima metà del 2016 è stata indicata come una delle 16 azioni prioritarie individuate dal Piano d'azione.

Partenariato di Mobilità (PM).

I PM sono strumenti di cooperazione strategica tra UE e Paesi terzi in ambito migratorio, previsti nel quadro della strategia europea per la migrazione. Essi vengono istituiti con una Dichiarazione politica firmata dall'UE, dagli Stati membri (su base volontaria) e dal Paese terzo in questione, che prevede quattro assi di cooperazione (migrazione legale, contrasto all'immigrazione irregolare, approfondimento del nesso tra migrazione e sviluppo, protezione internazionale), accompagnata da un allegato tecnico contenente una lista di progetti concreti, concordati con il Paese terzo beneficiario, che l'UE e gli Stati membri firmatari si impegnano a realizzare nel quadro dell'attuazione del Partenariato. Il PM prevede anche l'avvio di negoziati tra UE e Paesi terzi per la definizione di un accordo di facilitazione di visti, in parallelo all'avvio di un negoziato per la conclusione di un accordo di riammissione dei migranti irregolari.

L'Italia ha sottoscritto entrambi i PM con Capo Verde, Moldavia, Georgia, Armenia, Marocco, Tunisia e Giordania (in quest'ultimo caso il nostro Paese ha avuto un ruolo chiave per la sua conclusione, essendo stato firmato durante il semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE) ed è impegnata nella loro attuazione concreta con progetti facenti capo al Ministero dell'Interno e al Ministero del Lavoro. Da ultimo, l'Italia ha fortemente sostenuto l'inizio dei negoziati con le Autorità libanesi per lo stabilimento di un Partenariato di Mobilità anche con tale Paese, nonché la firma di un'Agenda Comune su Migrazione e Mobilità (CAMM, quadro di cooperazione meno approfondito rispetto al PM ed intesto a lanciare una prima forma di dialogo strutturato in queste materie) con l'Etiopia nel novembre scorso”.

Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3249/7

Ordine del giorno

Sibilia

Assemblea

15/1/2016


III


Sostegno al cosiddetto “Processo di Rabat” sulla gestione comune dei flussi migratori


L'ordine del giorno Sibilia ed altri n. 9/3249/7, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 30 luglio 2015, impegnava l'esecutivo a rendere effettivi gli impegni assunti lo scorso anno a Roma nella IV Conferenza ministeriale euro-africana su migrazione e sviluppo, nel quadro del cosiddetto “Processo di Rabat”, ed a favorire un approccio di maggiore generosità nella cooperazione dell'Unione europea con i Paesi africani.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il Governo è fortemente impegnato nell'attuazione del “Processo di Rabat” ed in particolare degli obiettivi individuati dalla IV Conferenza ministeriale su migrazione e sviluppo, consacrati nella “Dichiarazione di Roma” adottata il 27 novembre 2014. L'Italia è d'altronde tra i membri più attivi del processo, figurando nel ristretto gruppo di Paesi (cinque per parte europea e cinque per parte africana) che si riunisce nel “Comité di Pilotage”, per individuarne le linee guida e indirizzarlo secondo priorità condivise. L'ultima riunione del Comité de Pilotage si è svolta a Porto lo scorso 1° dicembre p.v., seguita all'indomani da una riunione di tutti i Paesi membri a livello di Alti Funzionari e da una riunione tematica su tratta dei migranti e traffico di esseri umani. Una riunione tematica sulle strategie di mobilitazione delle diaspore dovrebbe invece svolgersi nella prossima primavera.

Da ultimo, in occasione della Conferenza de la Valletta (11-12 novembre 2015), che ha visto riuniti i Paesi e le Istituzioni UE, i Paesi membri dei Processi di Khartoum e Rabat e alcune organizzazioni internazionali, l'Italia è stata tra i fermi sostenitori di un nuovo approccio strategico e integrato alla cooperazione in materia di migrazione, non limitato esclusivamente agli aspetti di sicurezza e accoglienza ma in grado di affrontare le cause profonde all'origine dei flussi migratori. Tale esercizio, basato sui due processi di Karthoum e Rabat, mira a razionalizzare gli strumenti esistenti al fine di rafforzarne le capacità operative. La Conferenza ha adottato un Piano d'Azione che include progetti declinati attorno agli stessi assi della Dichiarazione politica del Processo di Rabat: 1) ricadute positive della migrazione in termini di sviluppo e azione sulle cause profonde dei processi migratori; 2) promozione della migrazione regolare e della mobilità; 3) protezione internazionale e politiche dell'asilo; 4) prevenzione e lotta alla tratta dei migranti ed al traffico degli esseri umani; 5) progressi sugli aspetti legati ai rimpatri ed accordi di riammissione. Tale ultimo punto è idealmente legato a quello sulla lotta alla tratta ed al traffico degli esseri umani, in quanto è opinione generalmente condivisa che una efficace politica dei rimpatri sia un deterrente alla migrazione irregolare e di conseguenza uno strumento chiave nel contrasto ai trafficanti.

In occasione del Vertice della Valletta è stato inoltre firmato l'accordo istitutivo di un Fondo Fiduciario di Emergenza (Trust Fund-TF) a favore dell'Africa per affrontare le cause profonde dei fenomeni migratori, con una dotazione finanziaria di 1.8 miliardi di Euro, a valere prevalentemente sul Fondo Europeo di Sviluppo - FES. Il Fondo Fiduciario finanzierà progetti di sviluppo economico/crescita dell'occupazione, resilienza/sicurezza alimentare, gestione dei flussi migratori e governance nelle tre regioni del Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa. Il lancio del Trust Fund, fortemente sostenuto da parte del Governo italiano, ha consentito all'Unione Europea di presentare un risultato concreto e d'impatto al Summit, rispondendo alle aspettative dei partner africani e veicolando il messaggio di una ritrovata visione coesa e strategica all'interno della UE.

A dimostrazione dell'impegno italiano a sostegno dell'Africa e del nuovo dinamismo impresso all'attività della cooperazione italiana, il Governo ha deciso di contribuire al fondo con 10 milioni di euro, mettendo a sistema le iniziative di cooperazione bilaterale già in corso nei Paesi africani. Grazie al proprio contributo, l'Italia è membro fondatore e siede di diritto in seno al Board strategico del Trust Fund e ai Comitati Operativi incaricati della selezione dei progetti, oltre a ricoprire il ruolo di Vice-Presidente. I vantaggi della partecipazione sono molteplici: possibilità di proporre/partecipare a interventi in aree per noi prioritarie; possibilità di indirizzare strategie ed allocazioni; ritorni possibili grazie al ricorso alla cooperazione delegata quale modalità favorita di esecuzione delle azioni del TF; opportunità di impiego di expertise italiana e ONG italiane in fase di attuazione; possibilità di ulteriore sostegno per attività rientranti nei dialoghi regionali, tra cui il Processo di Khartoum e Rabat.

In particolare, i fondi saranno distribuiti secondo gli specifici bisogni delle varie zone geografiche (Africa orientale e Africa occidentale) in modo da assicurare una corretta ripartizione delle risorse e garantire consistenza e prevedibilità ai fondi destinati alla realizzazione degli obiettivi del Processo di Rabat, come di quello di Khartoum. Tale sviluppo è in linea con le richieste portate avanti anche dal nostro Paese per l'identificazione di linee di bilancio chiare per l'attuazione di entrambi i Processi”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3249/8

Ordine del giorno

Grande

Assemblea

15/1/2016


III


Sostegno e implementazione di politiche al cosiddetto “Processo di Khartoum” sulla cooperazione economica ed il controllo dei flussi migratori


L'ordine del giorno Grande ed altri n. 9/3249/8, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 30 luglio 2015, impegnava l'esecutivo ad implementare con fatti concreti il cosiddetto “Processo di Khartoum”, chiedendo che l'intera Unione europea non si caratterizzi esclusivamente con missioni militari come EUNAVFOR MED, FRONTEX o Active Endeavour ma intervenga sui problemi strutturali dell'immigrazione dall'Africa attraverso piani di cooperazione che rafforzino le economie locali, contribuendo all'abbattimento della povertà e dei conflitti in quell'area.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Lanciato durante il Semestre italiano di Presidenza dell'UE (Conferenza di Roma, 28 novembre 2014), il “Processo di Khartoum” (EU-Horn of Africa Migration Route Initiative) costituisce un nuovo foro di dialogo politico istituzionalizzato dell'UE con i Paesi di origine e transito del Corno d'Africa15 e i principali Paesi di transito mediterranei16, che include anche le organizzazioni internazionali del settore17.

In una prima fase, l'attenzione si concentrerà su un tema non divisivo che è stato oggetto della Dichiarazione politica adottata durante la Conferenza di Roma: la lotta al traffico di migranti (smuggling) e alla tratta di esseri umani (trafficking). Successivamente, il “Processo di Khartoum” (PK) potrà espandersi ad altri temi - in coerenza con le priorità del Global Approach on Migration and Mobility (GAMM) dell'UE - come la migrazione regolare e irregolare, il rapporto tra migrazione e sviluppo e la protezione internazionale. Il tutto in un contesto di grande concretezza, con la finalità di attivare progetti di cooperazione da finanziare con fondi UE18.

L'attuazione della Dichiarazione di Roma è affidata principalmente ai Paesi parte dello Steering Committee (SC), un formato ristretto a composizione paritetica tra Stati africani ed europei19, di cui l'Italia fa parte, che delinea gli orientamenti politico-strategici del PK. Questo gruppo si è riunito per la prima volta a Sharm el-Sheikh lo scorso 23 e 24 aprile, adottando un Piano d'Azione che include una lista di idee progettuali africane ed europee. Al riguardo, si è svolta, sotto l'egida della Commissione, una missione di esperti UE nei Paesi del PK (più Uganda) tra metà giugno e inizio agosto 2015, volta a verificare le reali esigenze di questi Paesi in termini migratori e la fattibilità di diversi progetti. Un'ulteriore riunione dello Steering Committee e un Senior Official Meeting si sono svolti a Londra il 23-24 novembre scorsi, registrando significativi avanzamenti dal punto di vista dell'elaborazione progettuale.

Da ultimo, in occasione della Conferenza de la Valletta (11-12 novembre 2015), che ha visto riuniti i Paesi e le Istituzioni UE, i Paesi membri dei Processi di Khartoum e Rabat e alcune organizzazioni internazionali, l'Italia è stata tra i fermi sostenitori di un nuovo approccio strategico e integrato alla cooperazione in materia di migrazione, non limitato esclusivamente agli aspetti di sicurezza e accoglienza ma in grado di affrontare le cause profonde all'origine dei flussi migratori. Tale esercizio, basato sui due processi di Karthoum e Rabat, mira a razionalizzare gli strumenti esistenti al fine di rafforzarne le capacità operative. La Conferenza ha adottato un Piano d'Azione che include progetti declinati attorno agli stessi assi della Dichiarazione politica del Processo di Rabat: 1) ricadute positive della migrazione in termini di sviluppo e azione sulle cause profonde dei processi migratori; 2) promozione della migrazione regolare e della mobilità; 3) protezione internazionale e politiche dell'asilo; 4) prevenzione e lotta alla tratta dei migranti ed al traffico degli esseri umani; 5) progressi sugli aspetti legati ai rimpatri ed accordi di riammissione. Tale ultimo punto è idealmente legato a quello sulla lotta alla tratta ed al traffico degli esseri umani, in quanto è opinione generalmente condivisa che una efficace politica dei rimpatri sia un deterrente alla migrazione irregolare e di conseguenza uno strumento chiave nel contrasto ai trafficanti.

In occasione del Vertice de la Valletta è stato inoltre lanciato un Fondo Fiduciario d'Emergenza (Trust Fund), della dotazione iniziale di 1,8 miliardi di dollari, per affrontare le cause profonde dei fenomeni migratori in Africa e contribuire a creare un'area di stabilità politica e di crescente benessere. Tale Fondo serve a finanziare progetti di sviluppo economico ed in materia di occupazione, resilienza/sicurezza alimentare, gestione dei flussi migratori e governante nelle tre regioni del Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa. L'Italia ha sin dall'inizio sostenuto questa proposta e svolto un ruolo di primo piano nella creazione del Trust Fund, a cui partecipa con un contributo addizionale di 10 milioni, figurando così tra i membri fondatori20.

Il Fondo rappresenta un risultato concreto, che risponde in modo adeguato alle aspettative dei Partner africani e veicola il messaggio di una ritrovata visione coesa e strategica dell'Unione Europea finalizzata allo sviluppo del continente africano. Esso accantona specificatamente 1/3 delle risorse per la realizzazione di progetti nell'area che ricade nell'ambito del Processo di Khartoum, assicurando consistenza e prevedibilità alle risorse destinate alla realizzazione degli obiettivi di quest'ultimo.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3249/9

Ordine del giorno

Corda

Assemblea

15/1/2016


III


Rafforzamento della gestione comune internazionale dei flussi migratori


L'ordine del giorno Corda ed altri n. 9/3249/9, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 30 luglio 2015, impegnava l'esecutivo a far sì che l'approccio al dramma dei profughi e dei flussi migratori dall'Africa non sia affrontato dall'Unione europea esclusivamente attraverso la via del contenimento poliziesco e militare ma sia avviata, anche nel solco dei processi di Rabat e di Khartoum, una nuova politica dell'Unione europea nei confronti del continente africano in grado: di affrontare le cause remote (povertà, crisi e conflitti) anche tramite il miglioramento delle situazioni della sicurezza, umanitarie e dei diritti umani e delle condizioni socio-economiche nei Paesi di origine; di incrementare la cooperazione con i Paesi di transito per il controllo dei flussi e per un contrasto efficace dei trafficanti; di rafforzare le capacità nei Paesi di origine e di transito in modo da consentire alle autorità locali di affrontare la questione in maniera più efficace.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il Governo è fortemente impegnato nella promozione, in seno alla UE, di un approccio alle questioni migratorie che non tenga solo conto degli aspetti “a valle” del fenomeno, ma anche di quelli “a monte”. Tra questi, il miglioramento delle condizioni di vita e di sicurezza nei Paesi d'origine, la collaborazione con i Paesi di transito per una gestione ordinata dei flussi e la lotta ai trafficanti, così come il rafforzamento in generale delle capacità dei Paesi d'origine e transito in materia migratoria, rivestono un peso prioritario per la nostra azione politica.

Seguendo questa linea e secondo gli impegni presi in Parlamento, il Governo ha svolto un ruolo di primo piano nel promuovere la Conferenza de La Valletta, svoltasi 1'11-12 novembre scorsi tra la UE ed i Paesi partecipanti al “Processo di Rabat” (Africa mediterranea, centrale e occidentale) e al “Processo di Khartoum” (Africa orientale, Egitto e Tunisia e in prospettiva la Libia).

Il Vertice ha visto l'adozione di un Piano d'Azione declinato attorno agli stessi assi della Dichiarazione di Roma, sottoscritta in occasione della IV Conferenza del Processo di Rabat del 27 novembre 2015: 1) ricadute positive della migrazione in termini di sviluppo e azione sulle cause profonde dei processi migratori; 2) promozione della migrazione regolare e della mobilità; 3) promozione della protezione internazionale e delle politiche dell'asilo; 4) prevenzione e lotta alla tratta e al traffico degli esseri umani; 5) progressi sugli aspetti legati ai rimpatri ed accordi di riammissione. Tale ultimo punto è idealmente legato a quello sulla lotta alla tratta ed al traffico degli esseri umani, in quanto è opinione generalmente condivisa che una efficace politica dei rimpatri sia un deterrente alla migrazione irregolare e, di conseguenza, uno strumento chiave nel contrasto ai trafficanti.

In occasione della Conferenza è stato inoltre firmato l'accordo istitutivo di un Fondo Fiduciario di Emergenza (Trust Fund-TF) a favore dell'Africa per affrontare le cause profonde dei fenomeni migratori, con una dotazione finanziaria di 1.8 miliardi di euro, a valere prevalentemente sul Fondo Europeo di Sviluppo - FES. Il TF finanzierà progetti di sviluppo economico/crescita dell'occupazione, resilienza/sicurezza alimentare, gestione dei flussi migratori e governance nelle tre regioni del Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa. Il Fondo ha rappresentato un risultato concreto e d'impatto del Vertice, veicolando il messaggio di una rinnovata coesione strategica dell'UE sulla tematica migratoria.

Da parte italiana si è sostenuta tale iniziativa e si è deciso di contribuire al fondo con 10 milioni di euro, a dimostrazione dell'importanza strategica che l'Africa riveste nell'ambito della politica estera dell'Italia e del rinnovato dinamismo impresso dal Governo alla cooperazione italiana. Grazie a tale contributo l'Italia figura tra i membri fondatori del Fondo e siede di diritto in seno al Board strategico e ai Comitati Operativi incaricati della selezione dei progetti, oltre a ricoprire il ruolo di Vice-Presidente. Ciò comporta tutta una serie di vantaggi, quali: la possibilità di proporre/partecipare a interventi in aree per noi prioritarie e sensibili; la possibilità di indirizzare strategie ed allocazioni; la possibilità di gestire direttamente progetti del fondo fiduciario; le accresciute opportunità di impiego di expertise italiana e ONG italiane in fase di attuazione; la possibilità di ulteriore sostegno per attività rientranti nei dialoghi regionali, tra cui il Processo di Khartoum e quello di Rabat.

L'Italia è altresì particolarmente impegnata nella promozione della cooperazione con i Paesi d'origine e transito dei flussi, per una loro gestione più ordinata, un efficace contrasto ai trafficanti ed il rafforzamento delle capacità delle Autorità locali. In tale ambito, il nostro Paese continua a svolgere un'azione di primo piano nel quadro dei Processi di Rabat e Khartoum, dei quali assicura la definizione delle linee strategiche partecipando attivamente ai loro ristretti organi di indirizzo: il Comité di Pilotage e lo Steering Committee. A questo proposito, il nostro Paese è stato tra i più fermi sostenitori della necessità che la Conferenza de la Valletta non fosse all'origine di un nuovo “processo”, ma fosse fermamente basata sui due già esistenti, quali ambiti propri di attuazione concreta delle strategie adottate al Vertice. È significativo sottolineare che, anche grazie a tali sollecitazioni, il TF prevede esplicitamente l'accantonamento di 2/3 delle risorse per la realizzazione di progetti nell'area che ricade nell'ambito del Processo di Rabat e di 1/3 per l'area del Processo di Khartoum, assicurando consistenza e prevedibilità alle risorse destinate alla realizzazione dei loro obiettivi.

Il Processo di Khartoum (PK), in particolare, sta muovendo i primi passi sotto l'impulso dello Steering Committee (SC), riunitosi per la prima volta a Sharm el-Sheikh lo scorso 23 e 24 aprile, adottando un Action Plan comprensivo di una lista di idee progettuali africane ed europee. Al riguardo, si è svolta, sotto l'egida della Commissione, una missione di esperti UE nei Paesi del PK (più Uganda) tra metà giugno e inizio agosto 2015, al fine di verificare le loro reali esigenze in termini migratori e la fattibilità di diversi progetti. Un'ulteriore riunione dello Steering Committee e un Senior Official Meeting si sono svolti a Londra il 23-24 novembre scorsi, registrando significativi avanzamenti dal punto di vista dell'elaborazione progettuale.

L'Italia, inoltre, guida il consorzio di Paesi impegnati nel Programma Regionale di Sviluppo e Protezione (RDPP nel suo acronimo inglese) per il Nord Africa. Il RDPP sarà diretto, tra gli altri, a rafforzare le capacità delle Autorità locali, a diffondere informazioni sui rischi della migrazione irregolare e sulle opportunità di migrazione regolare, a sostenere gli sforzi di accoglienza delle comunità locali. Capo-fila in Nord Africa, l'Italia parteciperà ugualmente come membro attivo al RDPP per l'Africa Orientale, coordinato dai Paesi Bassi.

Si segnala, infine, che il nostro Paese è attivamente impegnato nella promozione di percorsi legali di migrazione e mobilità nell'ambito dei Partenariati di Mobilità firmati dalla UE (nonché in bilaterale da alcuni Stati Membri, tra cui il nostro) con Marocco, Tunisia, Capo Verde, Giordania, Moldova, Georgia, Armenia e Azerbaijan (l'Italia non partecipa a quest'ultimo). I Partenariati sono strumenti di cooperazione strategica tra UE e Paesi terzi in ambito migratorio, previsti nel quadro della strategia europea per la migrazione del 2011 “Global Approach on Migration and Mobility” (GAMM). Essi prevedono quattro assi di cooperazione (migrazione legale, contrasto all'immigrazione irregolare, approfondimento del nesso tra migrazione e sviluppo, protezione internazionale), nonché il lancio, in parallelo, di negoziati per un accordo sulla facilitazione del rilascio dei visti e per un accordo sulla riammissione dei migranti irregolari”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

7/00768

Risoluzione

Amendola

Commissione

15/1/2016


III


Codificazione del diritto umano alla conoscenza


La risoluzione Amendola ed altri n. 7/00768, accolta dal Governo ed approvata dalla III Commissione (Affari esteri) nella seduta del 23 settembre 2015, impegnava l'esecutivo a farsi promotore, insieme a Paesi rappresentativi di tutte le aree geopolitiche e regionali, di iniziative in ambito ONU che conducano l'Organizzazione, le sue agenzie specializzate e gli Stati membri a intraprendere un'azione volta a favorire una transizione comune verso lo Stato di diritto e a codificare a livello universale il nuovo diritto umano alla conoscenza.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“La Risoluzione n. 7-00768 impegna il Governo a farsi promotore, insieme a Paesi rappresentativi di tutte le aree geopolitiche e regionali, di iniziative in ambito ONU che conducano l'Organizzazione, le sue agenzie specializzate e gli Stati membri a intraprendere un'azione volta a favorire una transizione comune verso lo Stato di diritto e a codificare a livello universale il nuovo diritto umano alla conoscenza.

Come indicato nella Risoluzione, il diritto umano alla conoscenza non è attualmente codificato nel diritto internazionale vigente, ma può rappresentare un contributo importante al rafforzamento dello stato di diritto e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Il diritto umano alla conoscenza interseca numerose questioni: dalla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali allo sviluppo e sostegno alle istituzioni democratiche e allo stato di diritto; dalla partecipazione attiva e informata degli attori nazionali alla vita politica alle azioni a sostegno della società civile e dei difensori dei diritti umani; dalle esigenze di sicurezza al rispetto dei diritti umani nelle iniziative di contrasto al terrorismo e all'estremismo violento, all'utilizzo delle nuove tecnologie e alla tutela sul web dei diritti riconosciuti offline. Questi temi sono oggetto di particolare attenzione nell'ambito degli organismi multilaterali competenti per i diritti umani, in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Consiglio Diritti Umani dell'ONU, anche grazie al contributo negoziale del nostro Paese.

In ossequio alle linee di indirizzo della Risoluzione, l'Italia continua a promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e a dare il proprio sostegno ad iniziative nell'ambito delle Nazioni Unite sui temi legati al diritto umano alla conoscenza, nell'ottica di una progressiva transizione, in modo inclusivo, verso la sua codificazione.

In via di esempio, nel corso della 30ma sessione del Consiglio Diritti Umani a Ginevra del settembre scorso, l'Italia ha co-sponsorizzato la Risoluzione 30/9 sull'equa partecipazione agli affari politici e alla vita pubblica. La Risoluzione, adottata per consenso, riconosce il diritto di tutti alla libertà di espressione, alla libertà di associazione e assemblea pacifica, il diritto all'educazione e il diritto di accesso alle informazioni, nonché ad uno sviluppo economico inclusivo, quali elementi essenziali - tra gli altri - ad una partecipazione ugualitaria alla vita politica. La Risoluzione riafferma altresì l'obbligo degli Stati di adottare tutte le misure necessarie per assicurare che ogni cittadino abbia il diritto e la possibilità effettiva di partecipare alla vita pubblica.

L'Italia continua inoltre ad assicurare una partecipazione attiva ai negoziati in corso in seno alla Terza Commissione dell'Assemblea Generale dell'ONU, competente per le questioni relative ai diritti umani, operando nelle premesse sopra delineate.

Infine, si sta lavorando all'organizzazione di un evento sul tema del diritto umano alla conoscenza, da tenersi a Ginevra nell'aprile 2016 quale prima tappa di un percorso inclusivo e graduale verso una codificazione di tale diritto”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

8/00136

Risoluzione conclusiva

Zampa

Commissione

15/1/2016


III


Processo di transizione democratica in Myanmar


La risoluzione conclusiva Zampa ed altri n. 8/00136, accolta dal Governo ed approvata dalla III Commissione (Affari esteri) nella seduta del 23 settembre 2015, impegnava l'esecutivo: a dare seguito alle risoluzioni n. 8-00017 e n. 7-00389 approvate dalla Commissione Affari esteri della Camera rispettivamente nelle sedute del 16 ottobre 2013 e del 18 giugno 2014; a incoraggiare in ambito internazionale la modifica della Costituzione del Myanmar, in particolare nel punto in cui impedisce a chi abbia parenti di nazionalità straniera di candidarsi alle elezioni presidenziali; a promuovere e sostenere una partecipazione più intensa dell'Italia al processo di transizione democratica in Myanmar; a promuovere, nelle idonee sedi multilaterali, una costante verifica dello stato del rispetto dei diritti umani; a promuovere la richiesta, nelle sedi internazionali, che i risultati della Commissione d'inchiesta sulle recenti repressioni da parte della polizia delle manifestazioni studentesche del marzo 2015 siano resi noti; a sostenere nelle appropriate sedi multilaterali iniziative di sensibilizzazione dei diritti dei contadini birmani; a valorizzare e sostenere le associazioni della società civile che in Italia hanno rapporti di amicizia e di collaborazione con il Myanmar.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il Governo italiano ha coerentemente assicurato sostegno al processo di riconciliazione nazionale e di transizione verso la democrazia in atto in Myanmar, perseguendo il tradizionale approccio incentrato sul dialogo costruttivo. Il Governo ha promosso vari contatti con le Autorità birmane, nonché iniziative dirette a sostenere la transizione democratica e la stabilità nel Paese. Si segnalano in particolare azioni volte ad incoraggiare il processo di riforma, nonché di “capacity building” nel settore pubblico e promozione della “good governance”.

Nell'ambito poi dei fora internazionali a cui partecipa, il nostro Governo ha sostenuto il processo di riforma costituzionale in corso in Myanmar, in particolare per quanto riguarda l'inclusività del processo elettorale in ogni sua articolazione.

Le Autorità italiane hanno continuato a sostenere il processo di transizione democratica in Myanmar, culminato con le storiche elezioni politiche, positivamente tenutesi lo scorso 8 novembre. La viva aspettativa del Governo italiano per lo svolgimento di consultazioni libere e giuste era stata rappresentata nelle settimane precedenti in vari incontri con esponenti governativi birmani, in particolare dal Ministro Gentiloni nell'incontro con l'omologo birmano Lwin a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e tramite contatti con le Autorità locali da parte del nostro Capo Missione a Yangon. L'Italia ha inoltre convintamente sostenuto, insieme agli altri Stati Membri UE, la missione di osservazione elettorale Europea, che ha contribuito a vigilare sulla regolarità della campagna elettorale e delle operazioni di voto. Lo stesso Ambasciatore italiano a Yangon ha partecipato all'osservazione delle elezioni.

L'Italia partecipa attivamente anche alle iniziative multilaterali di monitoraggio dei diritti umani in Myanmar, nell'ottica di un rafforzamento della loro tutela. Al riguardo, in occasione del secondo ciclo della Revisione Periodica Universale (UPR) nell'ambito del Consiglio Diritti Umani dell'ONU lo scorso 5 novembre, l'Italia ha formulato precise raccomandazioni al Governo birmano in tema di diritti umani, tra cui: 1. ratificare il Patto Internazionale per i diritti civili e politici e la Convenzione contro la tortura; 2. in continuità con le recenti liberazioni di prigionieri politici e prigionieri di coscienza, assicurarsi che coloro che esercitano legittimamente il loro diritto alla libertà di espressione e associazione pacifica non siano oggetto di intimidazioni; 3. promuovere i diritti delle donne attraverso una loro maggiore partecipazione ai processi decisionali a livello politico, socio-economico e amministrativo; 4. rivedere le leggi sulla “protezione della razza e della religione” perché siano in linea con gli obblighi internazionali presi dal Myanmar in materia di diritti umani e proteggano adeguatamente i diritti degli appartenenti alle minoranze religiose; 5. pubblicare i risultati della Commissione di Inchiesta istituita a inizio anno per indagare i casi di abuso della forza da parte della polizia. Il rapporto conclusivo della UPR del Myanmar sarà adottato nel corso della 31ma sessione del Consiglio Diritti Umani a marzo 2016.

L'Italia ha partecipato attivamente anche ai negoziati nell'ambito della Terza Commissione dell'Assemblea Generale dell'ONU sulla Risoluzione Paese sul Myanmar. La Risoluzione, presentata annualmente dall'UE e adottata per consenso a partire dal 2012, è stata approvata a fine novembre, prima dell'adozione definitiva in Assemblea Generale. L'Italia ha lavorato, in coordinamento con i Partner UE, in favore di disposizioni che incoraggino continui progressi sul fronte dei diritti umani in Myanmar.

L'Italia continua a promuovere nei contesti internazionali e multilaterali la tutela della libertà di espressione e di associazione pacifica. In particolare, nel citato esercizio di Revisione Periodica Universale (UPR) nell'ambito del Consiglio Diritti Umani dell'ONU, l'Italia ha espressamente raccomandato di pubblicare i risultati della Commissione di Inchiesta istituita a inizio anno per indagare i casi di abuso della forza da parte della polizia.

Nel contesto dell'azione diretta a promuovere il rispetto dei diritti umani in Myanmar, l'Italia ha tenuto in considerazione, fra l'altro, i diritti dei contadini birmani. La Cooperazione italiana allo Sviluppo ha inoltre concentrato i propri interventi nel campo dello sviluppo rurale, della governance e del sostegno al settore privato, con finanziamenti anche a progetti promossi da ONG a favore delle comunità rurali, dei piccoli coltivatori ed in particolare dei gruppi svantaggiati.

Il Governo intrattiene un costante dialogo con le Organizzazioni della società civile italiana attive in Myanmar, sia a livello politico, sia attraverso lo strumento della Cooperazione allo Sviluppo. Al riguardo, si segnalano, in particolare, i contributi alle ONG OIKOS e Progetto Continenti (PC), per i citati progetti a favore delle comunità rurali, dei piccoli coltivatori ed in particolare dei gruppi svantaggiati, incluse le minoranze etniche”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

8/00137

Risoluzione conclusiva

Spadoni

Commissione

15/1/2016


III


Vertice per l’adozione dell’Agenda di Sviluppo post-2015


La risoluzione conclusiva Spadoni ed altri n. 8/00137, accolta dal Governo ed approvata dalla III Commissione (Affari esteri) nella seduta del 23 settembre 2015, impegnava l'esecutivo a rappresentare, nell'ambito del vertice per l'elaborazione dell'Agenda post-2015 delle Nazioni Unite le seguenti istanze: a) porre lo sviluppo sostenibile al centro dell'azione politica; trasformare le economie in modo tale da creare nuovi posti di lavoro e una crescita inclusiva; costruire la pace e creare istituzioni efficienti, aperte e responsabili; realizzare un nuovo partenariato globale che includa tutti gli attori, i governi a tutti i livelli, il settore privato, la società civile e i cittadini; b) l'Agenda abbia valenza universale e riguardi “tutti i Paesi e tutti i popoli” secondo il principio delle “responsabilità condivise, ciascuno secondo le sue possibilità”;  c) non si dispensino solo fondi ma si favorisca anche un loro uso efficace;  d) si preveda che i dati necessari per comprendere quali progressi siano stati compiuti dai diversi Paesi siano universalmente reperibili e raccolti attraverso metodi statistici affidabili; e) si promuova l'obiettivo che le imprese partecipanti ai progetti di cooperazione che conducono attività che contribuiscono allo sviluppo del settore privato seguano le procedure di due diligence nel rispetto delle linee guida Ocse e dei princìpi guida su imprese e diritti umani adottati dalle Nazioni Unite.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il Vertice ONU sull'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, svoltosi lo scorso mese a New York, è stato un evento che a giusta ragione è stato definito storico per una serie di ragioni. Innanzitutto, perché è stato caratterizzato da una partecipazione di alto livello da parte della membership dell'ONU, che ha espresso una visione complessivamente convergente sulla nuova Agenda, e poi perché quest'ultima amplia in modo sostanziale le politiche di cooperazione allo sviluppo, prima limitate alle esigenze di base rappresentate dagli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millenium Development Goals- MDG). Con l'Agenda 2030 si realizza, infatti, un'integrazione completa delle tre componenti - economica, sociale e ambientale - dello sviluppo sostenibile e se ne aggiunge una quarta, relativa alla pace, basata su società stabili e pacifiche, fondate sul rispetto del principio di legalità, di non discriminazione e dei diritti umani.

Le componenti dello sviluppo sono efficacemente sintetizzate nel preambolo del documento approvato a New York dalle 4 “P”: People, Planet, Prosperity e Peace, cui se ne aggiunge un'altra, Partnership, a sottolineare lo spirito di collaborazione e solidarietà che dovrà informare l'azione collettiva della comunità internazionale a sostegno dello sviluppo sostenibile.

La nuova Agenda è composta da 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDG), caratterizzati da 169 targets cui verranno associati circa 300 indicatori, tuttora in corso di elaborazione da parte della Commissione Statistica dell'ONU.

Oltre l'integrazione delle varie componenti settoriali dello sviluppo, un'altra innovazione della nuova Agenda è costituita dal carattere trasformativo e universale di obiettivi che simboleggiano un corpo ideale di politiche virtuose e che marcano il reale cambiamento di paradigma rispetto ai MDG. Trasformativo, perché si vuole cambiare il modo in cui si relazionano società, sistema produttivo e ambiente. Universale, perché l'Agenda si applica non solo ai Paesi in Via di Sviluppo (PVS), ma anche ai Paesi sviluppati, riconoscendo in tal modo che la sostenibilità dei processi di sviluppo trascende gli ambiti di applicazione nazionale e necessita di coerenza e integrazione di politiche e comportamenti a livello globale.

I 17 SDG vanno dagli obiettivi prioritari dell'eliminazione di tutte le forme di povertà e della fame, a settori tradizionali d'intervento delle politiche di cooperazione allo sviluppo (quali l'istruzione e la salute), all'integrazione delle problematiche ambientali (quali la lotta al cambiamento climatico, l'energia e la protezione degli Oceani), al collegamento con settori d'attività prima non direttamente interrelati con lo sviluppo (istituzioni democratiche, lotta alla corruzione, certezza del diritto), fino ad includere settori nuovi nell'ambito del dibattito (innovazione e tecnologia, capacità d'analisi e statistiche per valutare l'impatto delle politiche settoriali).

A differenza del precedente quadro degli MDG, risultato essenzialmente di un'elaborazione della burocrazia tecnica dell'ONU, gli SDG hanno visto una partecipazione corale della membership ONU, che ne rafforza la legittimità politica, e un coinvolgimento della Società civile nel lavoro di elaborazione, che non ha precedenti nell'esperienza onusiana e che ne aumenta il carattere di appropriazione dal basso.

L'integrazione che caratterizza il nuovo quadro non si limita solo alle sue componenti tematiche, ma anche a quelle strutturali. La stessa configurazione del documento (Dichiarazione Politica, Obiettivi, Strumenti di applicazione, Seguiti e Revisione) affianca agli obiettivi gli strumenti di applicazione, che innovano e vanno oltre la problematica del finanziamento dello sviluppo. In questo ambito, un elemento originale è costituito dalla questione dell'accesso a scienza, innovazione e tecnologia (STI), che pure forma l'oggetto di nuove iniziative e meccanismi in ambito ONU.

Altro aspetto qualificante rispetto al quadro dei MDG è l'accento posto sui seguiti e revisione dell'attuazione del post-2015, molto più strutturato e tecnico e basato su una partecipazione multi-attore (non solo governi , ma anche le altre componenti della società: Parlamenti, ONG, Accademia, Settore Privato) e multi-livello (nazionale, regionale e globale). Dei seguiti dell'Agenda si occuperà una nuova istituzione dell'ONU, il Foro Politico di Alto livello, costituita di recente a tale scopo e di cui si dovranno concordare nei prossimi mesi le modalità di funzionamento.

I risultati del Vertice sono perfettamente in linea con le posizioni promosse dall'Italia nel processo preparatorio e includono, nel loro complesso, anche gli elementi sollevati nella Risoluzione in oggetto. Essi hanno informato l'intervento del Presidente del Consiglio al Vertice di New York e sono stati variamente trattati nelle occasioni di incontro bilaterale in quella sede con rappresentanti dell'ONU e di altri Paesi da parte del Presidente del Consiglio Renzi e degli altri componenti della delegazione italiana. Al Vertice sull'Agenda 2030 ha peraltro assistito anche una rappresentanza parlamentare italiana.

Il ruolo attivo e positivo svolto dall'Italia nel processo preparatorio, che ha trovato una conferma nella partecipazione di alto livello garantita non solo al Vertice di New York, ma anche alla Conferenza sul finanziamento dello sviluppo svoltasi nel luglio scorso ad Addis Abeba e ad esso collegata, è stato ampiamente riconosciuto dalle massime cariche dell'ONU. L'adozione della nuova Agenda, peraltro, coincide felicemente con l'attuazione della riforma della Cooperazione allo sviluppo italiana disposta dalla Legge 125/2014 ed è perfettamente coerente con il rilancio del ruolo della nostra Cooperazione, che il Governo intende attuare anche attraverso l'aumento dei fondi per essa disponibili previsto dalla Legge di Stabilità 2016.

I punti dispositivi della Risoluzione in oggetto trovano già ampio riscontro nelle disposizioni dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dell'Addis Abeba Action Agenda sul finanziamento dello sviluppo. Essi troveranno concreta attuazione da parte italiana nella futura attività di implementazione dell'Agenda, a partire dalla prossima revisione delle linee programmatiche della Cooperazione allo sviluppo italiana, e saranno promossi dal nostro Paese anche attraverso la partecipazione ai vari tavoli di dibattito multilaterali in materia di applicazione dell'Agenda”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/00956

Mozione

Alli

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Alli ed altri n. 1/00956, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo ad elaborare una strategia specificatamente volta allo sviluppo e al co-sviluppo dei Paesi africani, a partire da quelli dai quali provengono i principali flussi migratori verso l'Italia, auspicabilmente nella forma di un libro bianco da inserire nel documento di programmazione triennale della cooperazione previsto dalla legge n. 125 del 2014, e che consideri in modo integrato gli aspetti relativi allo sviluppo economico, alle relazioni commerciali, alla finanza, alle riforme istituzionali, ai conflitti, alle migrazioni, all'impiego dei fondi per la cooperazione, alla rete di relazioni internazionali e alle condizioni geopolitiche regionali, indicando dettagliatamente gli interventi attraverso i quali attuare detta strategia; ad informare compiutamente il Parlamento entro circa 6 mesi sull'evoluzione della strategia delineata.  

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il continente africano ha sempre rappresentato un'area di prioritario interesse per il Governo italiano, che sostiene finanziariamente il processo di pacificazione, stabilizzazione e sviluppo dei Paesi africani, intervenendo in tal modo anche sulle cause all'origine dei fenomeni migratori.

In occasione della Conferenza de la Valletta dell'11-12 novembre 2015, l'Italia è stata pertanto tra i più fermi sostenitori della necessità di una cooperazione strutturata in materia migratoria tra la UE ed i Paesi africani partecipanti ai Processi di Rabat (Africa settentrionale, centrale e occidentale) e di Khartoum (Africa orientale più Tunisia, Egitto e in prospettiva la Libia).

Il Vertice ha adottato un Piano di Azione che si articola lungo cinque assi prioritari: 1) sviluppo degli effetti positivi delle migrazioni e intervento sulle cause profonde delle migrazioni irregolari e degli spostamenti forzati di persone; 2) migrazione legale e mobilità; 3) protezione e asilo; 4) prevenzione e contrasto della migrazione irregolare, del traffico illecito di migranti e della tratta di esseri umani; 5) rimpatri, riammissioni e reinserimento. Attraverso una serie di azioni, sedici delle quali da realizzare entro il 2016, il Piano di azione intende così intervenire sulle radici profonde delle migrazioni, rafforzare le capacità delle Autorità locali nella gestione dei fenomeni migratori e nella lotta contro i trafficanti, nonché stabilire un partenariato più maturo che preveda i rimpatri per coloro che migrano irregolarmente e non sono eligibili alla protezione internazionale.

In ambito bilaterale, si segnala innanzi tutto che nel quadro delle attività della Cabina di Regia per l'Italia internazionale, che questo Ministero co-presiede, i Paesi dell'Africa subsahariana rappresentano mercati sui quali il Sistema Paese italiano intende investire oggi, alla luce dei rapidi tassi di crescita della regione e, conseguentemente, delle opportunità che potrà rappresentare nel medio periodo per il nostro sistema economico. Nel “Piano straordinario per la Promozione del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia”, Nigeria, Etiopia, Angola, Ghana e Mozambico sono alcuni dei Paesi identificati come “nuove opportunità” per l'Italia, oggetto nel triennio 2015-17 di misure di potenziamento della promozione commerciale (accordi con i principali canali distributivi, rafforzamento della presenza di nostre aziende in loco attraverso l'organizzazione di incontri business to business e la presenza in occasione dei principali eventi espositivi, missioni incoming) e di missioni imprenditoriali a guida politica. In particolare, per il 2016 sono previste missioni in Ghana, Sudafrica, Etiopia, Congo, Kenya, Namibia e Tanzania. Si segnala, inoltre, che in collaborazione con Assafrica-Confindustria sono state organizzate a margine di EXPO Milano “Country Presentation/business Forum” per Etiopia, Sudan e Kenya, volte a favorire il contatto diretto fra realtà produttive ed istituzionali locali e mondo imprenditoriale italiano. Tali country presentation si sono affiancate a una serie di altri Business Events minori dedicati a molti altri Paesi Africani, spesso a ridosso delle rispettive giornate nazionali. Analoga iniziativa è in fase di preparazione per la Somalia, calendarizzata a Roma nel corso di questo mese, lo Zimbabwe (febbraio) ed il Madagascar e si sta prevedendo di organizzare country presentation anche per il Botswana, la Repubblica Democratica del Congo, la Namibia, il Lesotho, il Benin e il Togo, al fine di sensibilizzare le imprese italiane sulle opportunità offerte in questi Paesi per il nostro sistema economico. Da parte italiana si ritiene infatti essenziale favorire gli investimenti privati nei Paesi africani, promuovendo al tempo stesso la responsabilità sociale di impresa e il coinvolgimento del settore privato nelle dinamiche della cooperazione internazionale. A tal fine, nell'ambito del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo è prevista la partecipazione anche di rappresentanti del mondo imprenditoriale ed è stato istituito un apposito gruppo di lavoro sul “Ruolo del settore privato nella cooperazione allo, sviluppo” in occasione della seduta del Consiglio dello scorso 9 dicembre.

Nell'ambito del dialogo politico-istituzionale, il Governo ha mantenuto rapporti costanti e proficui con i Paesi africani di nostro prioritario interesse, al fine di affrontare le problematiche politiche e di sicurezza. Si segnalano, in particolare, gli incontri del Ministro Gentiloni con il Presidente ugandese Museveni del settembre scorso e con il suo omologo del Burundi Nyamitwe nello scorso mese di novembre, in occasione dei quali è stato affrontato il tema della stabilizzazione della Regione dei Grandi Laghi, che riveste un'importanza centrale per il nostro Paese. In occasione dell'incontro con Nyamitwe, il nostro Governo è altresì tornato ad insistere per l'accettazione da parte burundese di una mediazione internazionale che favorisca un dialogo nazionale inclusivo, garantendo al contempo il pieno rispetto dei diritti umani, mentre nell'incontro con il Presidente Museveni è stato affrontato anche il tema dello sviluppo di una cooperazione strutturata in materia di difesa con l'Uganda e del rafforzamento dei partenariati economici con l'insieme della regione dell'Africa centrale ed orientale.

Dall'8 all’11 dicembre u.s. il Sottosegretario agli Esteri Giro ed il Vice Ministro dello Sviluppo Economico Calenda hanno svolto una missione con specifico focus economico in Ghana ed Etiopia, immediatamente preceduta da una visita dello stesso Sottosegretario Giro in Costa D'Avorio, in cui si è discusso, oltre che di cooperazione economica, anche dello sviluppo di una comune piattaforma politica rispetto a temi come la sicurezza nella regione saheliana e la pirateria. La Farnesina ha inoltre realizzato una serie di missioni politiche a fine 2015 in Sudan, dove è stato finalizzato un progetto per la formazione di 10 diplomatici sudanesi da realizzarsi nel 2016 in Italia a cura della SIOI, con approfondimenti sulle tematiche dei diritti umani e dei rapporti con le organizzazioni internazionali (analoga iniziativa è stata prevista in favore di 8 diplomatici gambiani) e in Niger, dove si è discusso principalmente dello sviluppo della cooperazione in materia di sicurezza e fra le forze di polizia. Il Ministro dell'Agricoltura sudanese ha poi incontrato il 2 dicembre u.s. a Roma il Vice Ministro dell'Agricoltura Oliviero, in vista della partecipazione italiana alla Fiera Internazionale di Khartoum in programma il prossimo mese di febbraio.

L'Italia mantiene un dialogo costante a tutti i livelli anche con l'Unione Africana, sia promuovendo occasioni di contatto bilaterale, che favorendo sinergie ed opportunità di scambi a livello di istituzioni europee. Da ultimo, si è di recente finalizzato con l'Unione Africana un “Memorandum of Understanding” per la concessione di un contributo di 500.000 euro al Dipartimento Affari Politici dell'Organizzazione, al fine di rafforzarne le capacità operative in materia di assistenza agli Stati africani nei processi di adeguamento dei rispettivi ordinamenti, in particolare in tema di stato di diritto e diritti umani.

Prosegue, inoltre, il nostro sostegno finanziario al processo di pacificazione e stabilizzazione dei Paesi africani, che potrà contare sul significativo incremento delle risorse messe a disposizione della Cooperazione per il prossimo triennio (rispettivamente 125 milioni per il 2016, 240 per il 2017 e 360 per il 2018) dalla legge di stabilità 2016. Da ultimo, l'Italia ha fornito un ulteriore contributo di 300.000 USD all'United Nations Development Program (UNDP) a sostegno di iniziative nel settore elettorale e del processo federale in Somalia, che si vanno ad aggiungere ai 200.000 euro precedentemente stanziati in favore del processo elettorale in Repubblica Centrafricana e ai 200.000 euro per le elezioni in Benin, sempre tramite il canale UNDP.

Particolare attenzione viene dedicata da parte della Cooperazione Italiana all'institution ed al capacity building, che è anche una delle priorità settoriali indicate dal Documento triennale di programmazione ed indirizzo 2015-2017 adottato nei mesi scorsi dal Consiglio dei Ministri. In particolare, l'Italia contribuisce significativamente al bilancio e alle attività dell'IDLO (Organizzazione internazionale di Diritto per lo Sviluppo) che, anche attraverso i fondi italiani, sta intensificando la propria azione in Africa subsahariana (a febbraio 2016, ad esempio, la Tanzania ospiterà la prima Conferenza Panafricana dell'IDLO sullo stato di diritto). Importanti interventi di capacity e institution building sono stati realizzati anche in collaborazione con la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura), tra cui si segnala un progetto su mobilità giovanile, sicurezza alimentare e riduzione della povertà rurale, realizzato con un contributo italiano di 2,5 milioni di euro, che coinvolge Etiopia e Tunisia, Paesi di origine e transito di flussi migratori. Tale iniziativa mira a promuovere l'impiego giovanile, in particolare nelle aree rurali, attraverso interventi di capacity-building e rafforzamento istituzionale e contestualmente ad accrescere la sicurezza alimentare e rafforzare lo sviluppo rurale, anche favorendo attività di impresa.

In tale contesto, si conferma il costante impegno del nostro Paese al fine di promuovere l'efficacia, la trasparenza e l'efficienza dell'operato degli organismi internazionali, attraverso la partecipazione agli organi di governo degli stessi. Tali aspetti sono altresì tra i criteri presi in esame per l'allocazione dei contributi volontari italiani, come indicato nel Documento triennale di programmazione e di indirizzo 2015-2017 adottato nei mesi scorsi dal Consiglio dei Ministri. Tale documento, previsto dall'art.12 della legge 152/2014, verrà aggiornato all'inizio del 2016 anche tenendo conto delle indicazioni fornite con la mozione in oggetto”.

Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/01018

Mozione

Spadoni

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Spadoni ed altri n. 1/01018, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a promuovere, d'intesa con gli Stati membri, la predisposizione di una strategia di politica estera dell'Unione europea più flessibile e adeguata nel rispondere alle minacce e alle sfide emergenti in settori quali la sanità, l'energia, i cambiamenti climatici, l'accesso all'acqua o il processo di desertificazione, fattori che spingono le popolazioni africane coinvolte verso altri Paesi e che si legano inevitabilmente all'aumento dei flussi migratori; a potenziare la rete diplomatica consolare dei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori; a far sì che l'approccio al dramma dei profughi e dei flussi migratori dall'Africa sia affrontato dall'Unione europea nel solco dei processi di Rabat e di Khartoum, ad assumere iniziative per aumentare le risorse destinate alla cooperazione pubblica allo sviluppo nei Paesi africani, per promuovere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, il contrasto alle pratiche dell'infibulazione, la parità di genere, i diritti umani delle donne e delle ragazze e il loro empowerment, sia nella cooperazione allo sviluppo sia in contesti umanitari.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“La Farnesina segue con attenzione il processo di definizione delle strategie di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea, partecipando attivamente al dibattito in corso e promuovendo un approccio basato sul concetto di sviluppo sostenibile, che tenga conto anche di tutti gli aspetti sociali, economici ed ambientali di lungo periodo, in linea con quanto indicato dall'Agenda 2030 recentemente adottata a New York. Si intende in tal modo contribuire alla stabilizzazione e allo sviluppo dei Paesi africani, intervenendo al contempo sui fattori che sono all'origine dei flussi migratori da tali Paesi.

Da parte italiana si è pertanto attivamente sostenuto, in occasione della Conferenza de La Valletta dell'11-12 novembre 2015, l'avvio di una cooperazione strutturata in materia migratoria tra la UE ed i Paesi africani partecipanti ai Processi di Rabat (Africa settentrionale, centrale e occidentale) e di Khartoum (Africa orientale più Tunisia, Egitto e in prospettiva la Libia). Alla Conferenza de la Valletta hanno partecipato anche i vertici delle principali organizzazioni regionali africane (dal Presidente della Commissione dell'Unione Africana al Presidente della Comunità degli Stati dell'Africa Occidentale) e delle pertinenti organizzazioni internazionali (dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati al Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).

Il Piano di Azione adottato in occasione del Vertice si articola lungo cinque assi prioritari: 1) sviluppo degli effetti positivi delle migrazioni e intervento sulle cause profonde delle migrazioni irregolari e degli spostamenti forzati di persone; 2) migrazione legale e mobilità; 3) protezione e asilo; 4) prevenzione e contrasto della migrazione irregolare, del traffico illecito di migranti e della tratta di esseri umani; 5) rimpatri, riammissioni e reinserimento. Attraverso una serie di azioni, sedici delle quali da realizzare entro il 2016, il Piano di azione intende così intervenire sulle radici profonde delle migrazioni, rafforzare le capacità delle Autorità locali nella gestione dei fenomeni migratori e nella lotta contro i trafficanti, nonché stabilire un partenariato più maturo che preveda i rimpatri per coloro che migrano irregolarmente e non sono eligibili alla protezione internazionale.

Il nostro Paese è stato tra i più fermi sostenitori della necessità che il Vertice de La Valletta non fosse all'origine di un nuovo processo, ma che anche le tematiche migratorie venissero affrontate nel quadro dei Processi di Rabat e di Khartoum, che sarebbero dovuti diventare gli ambiti propri di attuazione delle strategie e degli impegni formulati al Vertice.

È significativo sottolineare che, anche grazie a tali sollecitazioni, il Fondo fiduciario lanciato a La Valletta prevede esplicitamente l'accantonamento di 2/3 delle risorse per la realizzazione di progetti nell'area che ricade nell'ambito del Processo di Rabat e di 1/3 per l'area del Processo di Khartoum, assicurando consistenza e prevedibilità alle risorse destinate alla realizzazione degli obiettivi dei due processi. Il Governo ha stanziato per il Fondo un contributo di 10 milioni di euro, figurando così tra i membri fondatori e secondo contributore tra gli Stati UE, in coerenza con il significativo incremento delle risorse messe a disposizione della Cooperazione per il prossimo triennio dalla Legge di stabilità 2016 (rispettivamente 125 milioni per il 2016, 240 per il 2017 e 360 per il 2018).

Tali risorse aggiuntive verranno utilizzate secondo le linee strategiche e le priorità già identificate nel Documento triennale di programmazione ed indirizzo, che - come noto - attribuiscono notevole rilevanza ai temi della salute, alla parità di genere e alla promozione dei diritti umani delle donne e del loro “empowerment”. La Cooperazione italiana è inoltre particolarmente impegnata nel settore dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare, sia tramite interventi a livello bilaterale, sia attraverso il canale multilaterale. In quest'ultimo settore si menziona, a titolo di esempio, il progetto realizzato dal 2008 al 2014 dall'IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) in Burkina Faso, con un contributo italiano di 1,5 milioni di dollari, per l'assistenza tecnica a sostegno della micro-finanza e delle micro-imprese rurali, in particolare quelle guidate da donne. In virtù dei positivi risultati ottenuti (anche in termini di sicurezza economica e alimentare delle popolazioni rurali interessate), tale iniziativa è in corso di riproduzione anche in Sudan, grazie ad un ulteriore contributo italiano di 451.000 dollari. Ulteriore esempio è il progetto su “Mobilità giovanile, Sicurezza alimentare e riduzione della povertà rurale” realizzato dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura) con un contributo italiano di 2,5 milioni di euro e che vede coinvolti Etiopia e Tunisia, Paesi di origine e transito di flussi migratori. Tale iniziativa mira a promuovere l'impiego giovanile (alla luce anche della struttura demografica dei Paesi beneficiari) in particolare nelle aree rurali, attraverso interventi di capacity-building e rafforzamento istituzionale, e contestualmente a rafforzare lo sviluppo rurale, anche favorendo attività di impresa ed accrescendo la sicurezza alimentare.

Sul piano politico, il Governo italiano mantiene un dialogo costante a tutti i livelli con i Partner africani e, in particolare, con l'Unione Africana, sia promuovendo occasioni di contatto bilaterale, che favorendo sinergie ed opportunità di scambi a livello di istituzioni europee. Da ultimo, si segnala la recente finalizzazione di un “Memorandum of Understanding” con l'Unione Africana per la concessione di un contributo di 500.000 euro al Dipartimento Affari Politici dell'Organizzazione, al fine di rafforzarne le capacità operative in materia di assistenza agli Stati africani nei processi di adeguamento dei rispettivi ordinamenti, in particolare in tema di stato di diritto e diritti umani. Prosegue, inoltre, la collaborazione con l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e con l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ulteriormente rafforzata da ultimo dagli esiti dell'Incontro ad Alto Livello sulla rotta del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali. Tale collaborazione sarà tra l'altro fondamentale ai fini del miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati nei Paesi in prima fila come Libano, Giordania e Turchia e delle iniziative di reinsediamento verso l'Europa”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/01027

Mozione

Vargiu

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Vargiu ed altri n. 1/01027, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a intensificare, tenendo conto delle specifiche condizioni locali e delle prevalenti problematiche politiche e di sicurezza, gli sforzi strategici di collaborazione economico-commerciale con i Paesi sub-sahariani già avviati, soprattutto favorendo la presenza di imprese italiane nei settori della grande distribuzione e delle infrastrutture e promuovendo un miglior approvvigionamento delle materie prime per l'industria italiana in cambio di partenariati per la diffusione di know how per lo sviluppo locale; a chiedere con forza il coordinamento europeo di tutte le politiche di gestione dell'emergenza immigrazione, che renda possibile la piena condivisione delle responsabilità e delle linee di intervento tra tutti i Paesi membri dell'Unione europea; a potenziare la propria azione di stimolo delle istituzioni internazionali verso nuove politiche di sostegno della crescita economica endogena, di pacificazione politica e sociale, di sviluppo della risposta sanitaria, che possano agire direttamente sui fattori di “spinta” e di “attrazione” all'origine della migrazione internazionale dai Paesi africani sub-sahariani verso i Paesi dell'area Unione europea/Area economica europea (Eea); a verificare che le linee economiche di intervento a cui partecipa attivamente il nostro Paese abbiano un effettivo impatto sulla correzione dei fattori strutturali che sono alla base dell'emergenza immigrazione; a dedicare, nel quadro delle procedure di consultazione e di programmazione previste dalla legge n. 125 del 2014, particolare attenzione ai programmi di miglioramento delle condizioni dell'organizzazione sanitaria nei Paesi dell'Africa sub-sahariana; ad avviare iniziative finalizzate al miglioramento degli standard di salute pubblica in quelle aeree; a favorire iniziative dell'Unione europea, con vincoli temporali chiari e obiettivi misurabili, rivolte a garantire l'autosufficienza sanitaria nei Paesi africani.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“L'Italia sostiene da tempo che la gestione dell'emergenza migratoria deve essere una responsabilità condivisa a livello UE, in quanto è l'intera Unione Europea la destinazione finale di tali flussi e non semplicemente i Paesi di primo ingresso che si trovano lungo la frontiera esterna. In tale ottica, l'Italia ha ottenuto nel corso dell'ultimo anno diversi riconoscimenti del suo ruolo di Paese “in prima fila” e della necessità di una maggiore solidarietà da parte degli altri Stati membri, attraverso le opportune iniziative di ricollocazione emergenziale delle persone che hanno bisogno di protezione internazionale.

L'azione dell'Italia è ora focalizzata nel chiedere che alle decisioni sulle ricollocazioni adottate su base emergenziale faccia seguito l'istituzione di un meccanismo permanente di ricollocazione, che eviti la necessità di faticosi esercizi negoziali ad hoc. Si tratterebbe di una prima parziale revisione formale del Regolamento UE 604/2013 (cd. Regolamento Dublino III) che, nella maggior parte dei casi, lascia allo Stato membro di primo ingresso la responsabilità di esaminare le domande di asilo. Tale sviluppo rappresenterebbe, pertanto, una prima tappa in vista di una più generale revisione del Regolamento di Dublino, che la Commissione si propone di presentare nel marzo 2016, al fine di ripartire in modo più equo gli sforzi degli Stati membri in materia di accoglienza. Da parte italiana si sostiene inoltre un più diretto impegno da parte UE in materia di rimpatri di migranti irregolari non aventi diritto all'asilo, ancora una volta al fine di sostenere quegli Stati membri che ricevono consistenti flussi irregolari in arrivo per il solo fatto di essere alla frontiera esterna della UE.

In tale ambito, si segnala che la Conferenza de la Valletta tra la UE ed i Paesi dell'Africa settentrionale, centrale, occidentale ed orientale, svoltasi lo scorso 11-12 novembre, ha incluso i rimpatri tra i cinque ambiti prioritari di azione del partenariato UE-Africa in materia migratoria. Al fine di assicurare seguiti concreti agli impegni assunti al Vertice, l'Alto Rappresentante per la Politica Estera della UE ed il Commissario per la Migrazione e gli Affari Interni stanno conducendo una serie di missioni volte a rafforzare la cooperazione in materia di rimpatri, a cominciare dai Paesi prioritari in termini di partenze irregolari verso l'Europa.

Oltre a sostenere attivamente l'impegno della UE in materia di migrazione, da parte italiana si ritiene comunque indispensabile anche un'azione da parte delle principali istituzioni internazionali, e in particolare delle Nazioni Unite nel contesto dell'Agenda 2030 e dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, al fine di agire sui fattori strutturali che sono all'origine della migrazione internazionale e in special modo dei flussi dall'Africa subsahariana all'Unione Europea.

L'Italia sostiene attivamente, attraverso contributi al bilancio generale delle varie organizzazioni e per iniziative specifiche, gli interventi in tal senso promossi dagli organismi internazionali. Si menziona, a mero titolo di esempio, il progetto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) “Promozione dell'imprenditoria femminile per uno sviluppo industriale inclusivo e sostenibile nella regione del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale”, finanziato dall'Italia con un contributo di 950.000 euro a valere sul Trust fund della Cooperazione italiana presso l'UNIDO. L'iniziativa, che sta entrando nel vivo delle attività, è volta a far sì che un più ampio numero di donne possa contribuire allo sviluppo sostenibile della regione del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale (MENA) attraverso la creazione di nuove imprese, in particolare di piccole e medie dimensioni, generando così nuove opportunità di lavoro (tra gli obiettivi specifici del progetto, vi è la costituzione nell'area di almeno 200 nuove aziende a conduzione femminile).

Sempre nell'ambito delle attività della Cooperazione italiana, dovuta attenzione viene riservata anche ai temi legati all'organizzazione sanitaria dei Paesi dell'Africa subsahariana, che verranno tenuti in debito conto nell'ambito dell'aggiornamento del Documento triennale di programmazione previsto all'inizio del 2016, conformemente alle procedure stabilite dalla legge 125/2014. Il rafforzamento della collaborazione bilaterale in materia di miglioramento degli standard di salute pubblica, attraverso la valorizzazione del know-how del nostro Paese in tale settore, è tradizionalmente perseguito dall'Italia nei suoi rapporti di cooperazione con i Paesi dell'Africa subsahariana. Per quel che riguarda gli sviluppi più recenti, sul piano bilaterale si segnala l'intensificazione, su richiesta del Lesotho, dei contatti tra i rispettivi Ministeri della Salute e l'avvio, su nostra iniziativa, di un negoziato per la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) di collaborazione in ambito sanitario, così come l'avvio di un negoziato per un analogo MoU con l'Angola.

Sul piano della collaborazione economico-commerciale, merita in primo luogo segnalare che nel quadro delle attività della Cabina di Regia per l'Italia internazionale, co-presieduta dalla Farnesina, i Paesi dell'Africa subsahariana rappresentano mercati sui quali il nostro Sistema Paese intende investire oggi, alla luce dei rapidi tassi di crescita della regione e, conseguentemente, delle opportunità che potrà rappresentare nel medio periodo per il nostro sistema economico.

Nel “Piano straordinario per la Promozione del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia”, Nigeria, Etiopia, Angola, Ghana e Mozambico sono alcuni dei Paesi identificati come “nuove opportunità” per l'Italia, oggetto nel triennio 2015-17 di misure di potenziamento della promozione commerciale (accordi con i principali canali distributivi, rafforzamento della presenza di nostre aziende in loco attraverso l'organizzazione di incontri business to business e la presenza in occasione dei principali eventi espositivi, missioni incoming) e di missioni imprenditoriali a guida politica. In particolare, per il 2016 sono previste missioni in Ghana, Sudafrica, Etiopia, Congo, Kenya, Namibia e Tanzania.

Si segnala inoltre che, in collaborazione con Assafrica-Confindustria, a margine di EXPO Milano sono state organizzate “Country Presentation/business Forum” per Etiopia, Sudan e Kenya, volte a favorire il contatto diretto fra realtà produttive ed istituzionali locali e mondo imprenditoriale italiano. Tali country presentation si sono affiancate a una serie di altri Business Events minori dedicati a molti altri Paesi Africani, spesso a ridosso delle rispettive giornate nazionali. Analoga iniziativa è in fase di preparazione per la Somalia, calendarizzata a Roma nel corso di questo mese, lo Zimbabwe (febbraio) ed il Madagascar e si sta prevedendo di organizzare country presentation anche per la Namibia, il Botswana, la Repubblica Democratica del Congo, il Lesotho, il Benin e il Togo, al fine di sensibilizzare le imprese italiane sulle opportunità offerte in questi Paesi per il nostro sistema economico”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/01030

Mozione

Palazzotto

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Palazzotto ed altri n. 1/01030, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a sostenere un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Come noto, il 12 novembre scorso, a margine del Vertice de La Valletta, è stato firmato l'accordo costitutivo dello “EU emergency trust fund for stability and addressing root causes of irregular migration and displaced persons in Africa”, fondo di 1.8 miliardi di Euro istituito dall'Unione Europea per affrontare le cause profonde dei fenomeni migratori in Africa.

La Cooperazione Italiana ha provveduto a cofinanziare con 10 milioni di euro tale Fondo Fiduciario d'emergenza, divenendo al momento il secondo più importante donatore al suo interno. Tale fondo intende finanziare progetti di sviluppo economico/occupazione, resilienza/sicurezza alimentare, gestione dei flussi migratori e governance nelle tre regioni del Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa. I Paesi direttamente coinvolti sono 23: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Gambia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Tanzania, Uganda, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto.

Al di là dell'evidente importanza dell'adozione di uno strumento comune per un'azione coordinata da parte dell'Unione Europea per affrontare le cause dei processi migratori, la partecipazione prevede alcuni vantaggi sul piano concreto: a) possibilità di proporre/partecipare a interventi in aree per noi prioritarie e sensibili dal punto di vista della sicurezza; b) possibilità di indirizzare strategie ed allocazioni; c) possibili ritorni grazie al ricorso alla cooperazione delegata quale modalità favorita di esecuzione delle azioni del Trust Fund; d) opportunità di impiego di expertise e ONG italiane in fase di attuazione; e) possibilità di ulteriore sostegno per attività che rientrano nei dialoghi regionali, tra cui il Processo di Khartoum.

I settori d'intervento comprendono: creazione di opportunità di impiego, in particolare per giovani e donne; sviluppo di piccole e medie imprese a livello locale; azioni a supporto del reinserimento dei migranti nelle comunità di origine; sicurezza alimentare e servizi di base a favore delle popolazioni locali, incluse le categorie più vulnerabili, i rifugiati e gli sfollati; rafforzamento delle capacità di gestione dei fenomeni migratori, sulla base di strategie nazionali fondate sul rispetto dei diritti umani; attività di capacity-building a sostegno della sicurezza e dello sviluppo; azioni atte a prevenire e contrastare la radicalizzazione e l'estremismo.

In tale ambito, si segnala che la Commissione Europea ha di recente affidato ufficialmente all'Italia un progetto di cooperazione delegata denominato “SINCE” in Etiopia (Stemming Irregular Migration In Northern & Central Ethiopia), del valore di 20 milioni di Euro finanziati dal Trust Fund, che mira a favorire lo sviluppo socio-economico e l'occupazione in quattro regioni dell'Etiopia, dove è molto alta l'incidenza del fenomeno migratorio. Da Khartoum viene inoltre confermata la priorità sudanese relativa all'acquisizione di capacity-building nel settore della gestione delle frontiere”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/01038

Mozione

Sberna

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Sberna ed altri n. 1/01038, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a considerare, nella propria strategia rivolta ai Paesi africani, anche l'ascolto e la condivisione delle informazioni, dei progetti, delle presenze sui territori e delle attività in generale svolte in Africa dai volontari e missionari italiani, attraverso la consultazione degli organismi ed enti che in maggior parte li rappresentano; ad incrementare i fondi per la cooperazione internazionale allo sviluppo al fine di favorire, attraverso l'opera dei volontari delle organizzazioni non governative, una riduzione dell'immigrazione economica, operando nei Paesi di provenienza, creando condizioni di sicurezza alimentare e sanitaria, affermando uno sviluppo sostenibile soprattutto in quei Paesi dove crisi ambientali, sanitarie ed economiche contribuiscono all'acuirsi dei fenomeni di estremismo religioso e di tensioni politiche diffuse; a sollecitare le imprese italiane che operano nel continente africano ad una presenza che manifesti attenzione primaria alle persone, ai loro bisogni, al loro sviluppo locale; ad assumere iniziative per destinare una quota delle nuove risorse a progetti di cooperazione decentrata, in cui le realtà locali definiscano azioni concrete in partenariato con associazioni, organizzazioni non governative, atenei, cooperative e imprese, in materia di politiche pubbliche locali che riguardano acqua, rifiuti, energia, trasporti, nonché politiche sociali e culturali dei Paesi africani; ad operare presso l'Unione europea, le organizzazioni sovranazionali e presso enti intergovernativi affinché si continui e si intensifichi l'impegno per collocare lo sviluppo economico locale come mezzo effettivo per implementare gli obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile individuati dall'Agenda 2030.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il Governo italiano è attivamente impegnato nell'azione di rilancio della cooperazione allo sviluppo, come dimostra il significativo incremento delle risorse a disposizione della Cooperazione per il prossimo triennio (rispettivamente 125 milioni per il 2016, 240 per il 2017 e 360 per il 2018) previsto dalla legge di stabilità 2016. Tali risorse aggiuntive verranno utilizzate secondo le linee strategiche e le priorità già identificate nel Documento triennale di programmazione ed indirizzo, che - come noto - attribuiscono notevole rilevanza ai temi della sicurezza alimentare e sanitaria, dello sviluppo sostenibile e dell'immigrazione economica.

Nella definizione delle strategie di cooperazione si continuerà peraltro ad adottare un approccio inclusivo, che vede il coinvolgimento sia del terzo settore sia delle imprese. Nell'ambito del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo sviluppo, istituito dalla legge 125/2014 e che ha tra le sue funzioni quella di esprimere pareri circa le strategie della cooperazione italiana, è prevista infatti la partecipazione di un'ampia rappresentanza delle organizzazioni della società civile che svolgono attività di cooperazione sul territorio, nonché di rappresentanti del mondo imprenditoriale, proprio al fine di promuovere la responsabilità sociale di impresa e di coinvolgere il settore privato nelle dinamiche della cooperazione internazionale. Tale confronto potrà svilupparsi ulteriormente anche nell'ambito degli appositi gruppi di lavoro istituiti in occasione della seduta del Consiglio dello scorso 9 dicembre: “Ruolo del settore privato nella cooperazione allo sviluppo” e “Strategie e linee di indirizzo della Cooperazione italiana allo sviluppo”. In particolare, all'interno di quest'ultimo le organizzazioni del terzo settore potranno esprimere le proprie considerazioni, che saranno tenute in dovuto conto in sede di predisposizione delle strategie nazionali”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/01040

Mozione

Palese

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Palese ed altri n. 1/01040, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a cooperare con gli altri Paesi dell'Unione europea per un rafforzamento delle relazioni con i Paesi africani, diretto al contenimento dei flussi migratori, nonché al potenziamento di ogni forma di collaborazione legata a procedure di identificazione e rimpatrio dei clandestini; a sollecitare con forza un fattivo impegno degli Stati dell'Unione europea volto a rafforzare il sostegno allo sviluppo dei Paesi africani nella prospettiva di una necessaria partnership che favorisca sicurezza, cooperazione e sviluppo, anche collegando gli aiuti economici ad un'efficace lotta alla migrazione clandestina, alle organizzazioni criminali che la sostengono e al terrorismo internazionale; ad adoperarsi per la realizzazione di progetti di educazione scolastica e infantile nei Paesi africani, per trasmettere il carattere distintivo e consapevole dei diritti umani, con ogni forma di garanzia e tutela dei minori; ad adottare, nelle sedi internazionali, opportune iniziative volte alla promozione della democrazia e del pieno rispetto dei diritti umani, e dei diritti fondamentali di libertà e di uguaglianza.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Il Governo italiano si è attivamente impegnato, sia in ambito UE che a livello bilaterale, in favore del rafforzamento della partnership con i Paesi africani di provenienza dei flussi migratori, al fine di migliorare le condizioni di vita a livello locale e favorire lo sviluppo sostenibile e la stabilizzazione di tali aree, in modo da affrontare efficacemente le cause strutturali all'origine del fenomeno migratorio.

In tale ambito, il tema dei rimpatri riveste un'importanza cruciale nel contrasto alla migrazione irregolare, in particolare in sede europea. Si ritiene, infatti, che una adeguata politica dei rimpatri costituisca il più valido disincentivo ai flussi clandestini ed in questo senso un'arma particolarmente efficace di contrasto all'attività di “passatori” di migranti e trafficanti di esseri umani. Il tema figura espressamente tra i cinque assi prioritari individuati dal Piano di Azione adottato nel corso della Conferenza de la Valletta dell'11-12 novembre scorso, che ha visto riuniti la UE ed i Paesi partecipanti ai processi di Rabat e di Khartoum. Tale Vertice ha fornito l'occasione per concordare una strategia globale capace di affrontare le cause profonde della migrazione, promuovendo al contempo i canali legali di migrazione, investire sui legami tra migrazione e sviluppo, contribuire alla lotta contro i trafficanti di esseri umani e rendere i rimpatri un elemento importante del partenariato con l'Africa in materia migratoria. In particolare, il Piano di Azione ricorda esplicitamente gli obblighi in materia di rimpatrio sanciti dall'accordo firmato nel 2000 a Cotonou con i Paesi dell'Africa Sub-sahariana, dei Caraibi e del Pacifico.

Anche l'Alto Rappresentante per la Politica Estera della UE ed il Commissario per la Migrazione e gli Affari Interni si stanno spendendo in prima persona a questo proposito, conducendo una serie di missioni volte a rafforzare la cooperazione in materia di rimpatri, a cominciare dai Paesi prioritari in termini di partenze irregolari verso l'Europa.

Sul piano bilaterale, si ricorda che i Paesi africani rappresentano un'area di prioritario interesse per la Cooperazione italiana, che vedrà rafforzato il proprio ruolo grazie al significativo incremento di risorse messe a disposizione per il prossimo triennio dalla legge di stabilità 2016 (rispettivamente 125 milioni per il 2016, 240 per il 2017 e 360 per il 2018). Tali risorse aggiuntive verranno utilizzate secondo le linee strategiche e le priorità già identificate nel Documento triennale di programmazione ed indirizzo, che - come noto - attribuiscono notevole rilevanza allo sviluppo dei Paesi africani, con particolare riferimento al settore agricolo e sanitario.

Ulteriore ambito prioritario di intervento per la cooperazione italiana è costituito dal rafforzamento istituzionale, anche nel senso di “buon governo”, stato di diritto e funzionamento democratico, rispetto dei diritti umani. Con riferimento al canale multilaterale, l'Italia sostiene, attraverso significativi contributi al bilancio generale dell'Ente, le attività dell'IDLO (Organizzazione internazionale di Diritto per lo Sviluppo), organizzazione intergovernativa con sede a Roma dedicata alla promozione dello stato di diritto e delle pratiche di buon governo nei Paesi in via di sviluppo, in transizione economica e nei Paesi reduci da conflitti armati. L'Organizzazione, anche attraverso i contributi italiani, sta intensificando le proprie attività in Africa subsahariana: a febbraio 2016, ad esempio, la Tanzania ospiterà la prima Conferenza Panafricana dell'IDLO sullo stato di diritto.

L'Italia ha inoltre consolidato il proprio impegno a sostegno dell'institution e capacity building in alcuni Paesi africani di nostro prioritario interesse, con una presenza particolarmente attiva in Somalia e nella regione del Sahel. Nell'ambito dell'attività di supporto al processo di pacificazione e stabilizzazione dell'area è stato da ultimo fornito un contributo di 300.000 USD al Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (United Nations Development Programme-UNDP) a supporto di iniziative nel settore elettorale e del processo federale, che va ad integrare un precedente sostegno finanziario allo stesso UNDP nei medesimi settori. A tali contributi vanno aggiunti i 200.000 euro precedentemente stanziati a sostegno del processo elettorale in Repubblica Centrafricana RCA e i 200.000 euro destinati per le elezioni in Benin, sempre tramite il canale UNDP. L'Italia, inoltre, detiene il comando della Missione EUTM (European Union Training Mission) Somalia di addestramento dell'esercito nazionale somalo, partecipa nel Sahel alle missioni EUTM Mali (con 14 unità), EUCAP (European Union CSDP Mission) Sahel Mali (7 unità) ed EUCAP Sahel Niger (5 unità), ed organizza, tramite i Carabinieri, corsi di addestramento della Polizia somala a scadenza semestrale, di cui si sta attualmente pianificando una quinta edizione nel 2016. Sempre con l'Arma dei Carabinieri si sono realizzati nel 2015 corsi in tecniche investigative a favore della polizia nigeriana e camerunense, mentre con la Guardia di Finanza si sta organizzando un corso per operatori doganali e di frontiera liberiani, da tenersi entro la prima metà del 2016, come è stato già fatto in passato con operatori doganali e di frontiera nigeriani. Si sta infine verificando con l'Istituto Affari Internazionali (IAI) la possibilità di organizzare nel 2016 un seminario sui temi del federalismo e dei rapporti centro- periferia con i Presidenti delle due Regioni somale di più recente costituzione (South West e Galmudug).

Nell'ambito del tradizionale sostegno fornito all'Unione Africana, è stato di recente finalizzato un “Memorandum of Understanding” per la concessione di un contributo di 500.000 euro al Dipartimento Affari Politici dell'Organizzazione, al fine di rafforzarne le capacità operative in materia di assistenza agli Stati africani nei processi di adeguamento dei rispettivi ordinamenti, in particolare in materia di stato di diritto e diritti umani.

La Farnesina ha inoltre realizzato una serie di missioni politiche a fine 2015 in Sudan, dove è stato finalizzato un progetto per la formazione di 10 diplomatici sudanesi da realizzarsi nel 2016 in Italia a cura della SIOI, con approfondimenti sulle tematiche dei diritti umani e dei rapporti con le organizzazioni internazionali (analoga iniziativa è stata prevista in favore di 8 diplomatici gambiani) e in Niger, dove si è discusso principalmente dello sviluppo della cooperazione in materia di sicurezza e fra le forze di polizia”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

1/01041

Mozione

Rampelli

Assemblea

25/1/2016


III


Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori


La mozione Rampelli ed altri n. 1/01041, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 27 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo ad adoperarsi affinché l'Italia mantenga gli impegni pubblicamente espressi in favore dell'aiuto pubblico allo sviluppo, arrivando a destinare ad esso la promessa percentuale del Prodotto interno lordo, mettendosi al passo con i principali partner europei; a rafforzare l'impegno della cooperazione italiana nella lotta alla povertà, migliorando la sicurezza alimentare e lo sviluppo agricolo, nel rafforzamento dei servizi sanitari, nel potenziamento dell'accesso all'istruzione, nel miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni residenti, con particolare riguardo alla condizione femminile e infantile; a sostenere ogni sforzo promosso in ambito internazionale al fine di pacificare le aree oggetto di conflitto, sostenendo la democrazia e l'affermazione dei diritti umani; a proseguire nell'attività negoziale con i Paesi posti sulla rotta dell'immigrazione clandestina già avviati con il cosiddetto processo di Khartoum; a sostenere con forza in ambito europeo il tema dei migranti economici e delle politiche che devono essere realizzate per combattere le cause profonde della migrazione e degli sfollati in Africa; a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a rafforzare le relazioni bilaterali con i Paesi dai quali provengono il maggior numero di immigrati, al fine di garantire la realizzazione degli obiettivi delle attività di aiuto allo sviluppo e di stipulare con i medesimi Paesi accordi di riammissione.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso la seguente nota:

“Nella ferma convinzione che l'aiuto pubblico allo sviluppo rappresenti uno strumento politico essenziale e un investimento strategico per il nostro Paese, il Governo italiano si è attivamente impegnato al fine di rilanciare la cooperazione italiana, anche e soprattutto nei confronti dei Paesi africani da cui traggono origine i flussi migratori. In tale contesto, si attira l'attenzione sul fatto che la legge di stabilità 2016 prevede un significativo incremento delle risorse messe a disposizione della Cooperazione per il prossimo triennio (rispettivamente 125 milioni per il 2016, 240 per il 2017 e 360 per il 2018). Tali risorse aggiuntive verranno utilizzate secondo le linee strategiche e le priorità già identificate nel Documento triennale di programmazione ed indirizzo, che - come noto - attribuiscono notevole rilevanza ai temi della lotta alla povertà, della sicurezza alimentare, dello sviluppo del sistema sanitario e di istruzione, nonché alle condizioni delle donne e dei bambini.

Ampio sostegno viene garantito anche al processo di pacificazione e stabilizzazione dei Paesi africani, da ultimo tramite un contributo di 300.000 USD al Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) a supporto di iniziative nel settore elettorale e del processo federale in Somalia, che si vanno ad aggiungere ai 200.000 euro precedentemente stanziati a sostegno del processo elettorale in Repubblica Centroafricana e ai 200.000 euro di cui è stato deciso lo stanziamento per le elezioni in Benin, sempre tramite il canale UNDP. Si sta inoltre verificando con l'Istituto Affari Internazionali la possibilità di organizzare nel 2016 un seminario sui temi del federalismo e dei rapporti centro-periferia con i Presidenti delle due Regioni somale di più recente costituzione, South West e Galmudug.

Sul piano politico, si segnala l'impegno del Ministro Gentiloni in favore della stabilizzazione della Regione dei Grandi Laghi, tema al centro dell'incontro con il Presidente ugandese Museveni, svoltosi lo scorso settembre a Milano, e di quello con il Ministro degli Esteri burundese Nyamitwe, avvenuto nel mese di novembre alla Farnesina. In occasione di quest'ultimo incontro, il Governo italiano è tornato ad insistere per l'accettazione da parte burundese di una mediazione internazionale che favorisca un dialogo nazionale inclusivo, garantendo al contempo il pieno rispetto dei diritti umani. Una missione politica della Farnesina si è inoltre svolta a fine 2015 in Zimbabwe, nel corso della quale si sono avuti incontri ad alto livello nel quadro della nostra azione a sostegno dei processi democratici dell'area. L'Italia segue inoltre con particolare attenzione, anche in veste di co-presidente dell'Igad (Autorità Intergovernativa per lo sviluppo) Partner Forum, l'attuazione dell'Accordo di Pace in Sud Sudan ed è candidata ad entrare nel “Board of the Special Reconstruction Fund”, organo incaricato di coordinare l'assistenza dei donatori internazionali al processo di ricostruzione del Sud Sudan.

In ambito europeo, è stata portata avanti l'attività negoziale con i Paesi africani, in particolare nel quadro del “Processo di Khartoum”. Il 23 novembre scorso si è svolta a Londra la seconda riunione dello Steering Committee del Processo, di cui l'Italia è membro insieme ad altri 4 Paesi dell'UE (Germania, Francia, Regno Unito e Malta) e 5 Paesi africani (Etiopia, Egitto, Sudan, Sud Sudan, Eritrea), con la partecipazione di Unione Europea, Unione Africana e altre importanti organizzazioni internazionali, quali UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Alla riunione ha fatto seguito anche un vertice SOM (Senior Officials Meeting) aperto a tutti i Paesi aderenti al Processo di Khartoum, che ha fatto registrare significativi progressi in vista dell'avvio in tempi rapidi di progetti concreti mirati alla lotta al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani, attraverso la collaborazione delle forze di polizia dei Paesi coinvolti, l'armonizzazione delle rispettive legislazioni nazionali e il miglioramento delle condizioni di accoglienza dei campi dove risiedono migranti e potenziali richiedenti asilo.

La Conferenza de La Valletta dell'11-12 novembre scorso ha rappresentato un ulteriore positivo sviluppo nel dialogo UE-Africa sui temi migratori, fortemente incoraggiato dal Governo italiano. Il Vertice ha infatti consentito alla UE ed ai Paesi partecipanti ai Processi di Rabat e Khartoum di concordare una strategia volta ad affrontare le cause profonde della migrazione, promuovendo al contempo i canali legali di migrazione, investire sui legami tra migrazione e sviluppo, contribuire alla lotta contro i trafficanti di esseri umani e rendere i rimpatri un elemento del partenariato con l'Africa in materia migratoria. Il tema dei rimpatri figura tra l'altro tra i cinque assi prioritari individuati dal Piano di Azione adottato a La Valletta, in quanto viene considerato prioritario in ambito europeo nel contrasto alla migrazione irregolare. Si ritiene, infatti, che una efficace politica dei rimpatri costituisca il più valido disincentivo alla migrazione irregolare ed un'arma particolarmente efficace per contrastare l'attività di “passatori” di migranti e trafficanti di esseri umani. In particolare, il Piano di Azione ricorda esplicitamente gli obblighi in materia di rimpatrio sanciti dall'accordo firmato nel 2000 a Cotonou con i Paesi dell'Africa Sub-sahariana, dei Caraibi e del Pacifico.

Anche l'Alto Rappresentante per la Politica Estera della UE ed il Commissario per la Migrazione e gli Affari Interni si stanno spendendo in prima persona a questo proposito, conducendo una serie di missioni volte a rafforzare la cooperazione in materia di rimpatri, a cominciare da Paesi prioritari in termini di partenze irregolari verso l'Europa”.

Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

8/00150

Risoluzione conclusiva

Quartapelle Procopio

Commissione

25/1/2016


III


Programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza dei rifugiati in Libano


La risoluzione conclusiva Quartapelle Procopio ed altri n. 8/00150, approvata dalla III Commissione (Affari esteri) nella seduta del 4 novembre 2015, impegnava l'esecutivo: a corrispondere alla raccomandazione dell'UE 2015/914 intensificando il programma italiano di reinsediamento di rifugiati ospitati in Paesi terzi; a valutare l'opportunità di promuovere la costituzione di un fondo internazionale per la scolarizzazione e l'educazione dei minori rifugiati, anche per sottrarli al rischio di radicalizzazione al quale sono esposti; a incrementare i finanziamenti per l'attivazione presso le università italiane di borse di studio in favore dei cittadini siriani; ad assicurare un adeguato livello di finanziamento per i programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza di tutti i profughi in Libano; ad incrementare le risorse da destinare ai programmi di stabilizzazione, ricostruzione e riabilitazione, anche in linea con la risoluzione delle Nazioni Unite n. 1325 del 2000 in materia di “Donne, pace e sicurezza”; a valutare l'opportunità di promuovere nuovi strumenti di aiuto e di investimento volti a favorire il rilancio dell'economia libanese; a utilizzare ogni strumento utile per rafforzare l'intenso dialogo politico con le autorità libanesi finalizzato, in particolare, a facilitare l'identificazione e la registrazione di tutti i profughi, ad assicurarne il riconoscimento dei diritti fondamentali, a partire dall'accesso ai servizi educativi e sanitari, nonché a promuovere la concessione di un permesso di soggiorno gratuito e la possibilità di svolgere lavori temporanei che ne permettano la dignitosa sopravvivenza.

In merito a tale impegno il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per quanto attiene ai profili di propria competenza, ha trasmesso la seguente nota:

“Sin dallo scoppio della crisi siriana, l'Italia è intervenuta attivamente attraverso numerose iniziative, il cui valore complessivo ammonta sino ad oggi a circa 84 milioni di euro. In particolare, sono stati realizzati interventi in favore della popolazione sfollata all'interno del Paese (29%) e per sostenere gli sforzi dei Paesi di accoglienza dei rifugiati, in primis in Libano (37%) e Giordania (19%), mentre una quota minore è stata destinata ai rifugiati in Iraq (4%) e in Turchia, anche attraverso operazioni di trasporto transfrontaliere al valico con la Siria (4%), oltre che per iniziative di respiro regionale (7%).

Si è costantemente operato in stretta collaborazione con tutte le organizzazioni internazionali presenti in loco - CICR, UNHCR, PAM, UNICEF, UNWOMEN, UNDP, OIM, FICROSS, UNFPA, UNRWA, ILO - il cui sostegno è tutt'ora fondamentale, soprattutto per gli interventi realizzati all'interno dei confini siriani e nelle aree di difficile accesso. La partnership con le ONG italiane è invece strategica nei Paesi limitrofi, dove vengono attuati interventi rivolti ai rifugiati, ma anche alle comunità locali, su cui grava il peso dell'ospitalità. In questo caso, si interviene finanziando progetti nei settori dell'assistenza psicosociale, materno-infantile e sanitaria, attraverso il sostegno economico e all'occupazione (“cash for work”), la formazione e l'istruzione. Particolare attenzione è rivolta alle donne, spesso vittime di violenza, e ai minori, per il superamento dei traumi e per la scolarizzazione, nonché alle persone con disabilità. Laddove possibile, come in Libano, l'attuazione dei progetti in questione avviene in stretto coordinamento con le Municipalità locali, che riscontrano numerose difficoltà nel mantenere il livello di servizi offerto a fronte di una sovrappopolazione del proprio territorio e dell'insorgere di problematiche estremamente complesse. L'approccio adottato prevede, in particolare, l'esecuzione da parte dei rifugiati di opere di piccola manutenzione urbana, in modo da tutelare la dignità dei beneficiari, creare reddito e ridare speranza ai rifugiati.

Appare opportuno ricordare che la Cooperazione italiana ha una presenza ormai consolidata in Libano, soprattutto nei settori delle infrastrutture (l'Italia è il primo donatore internazionale in tale campo, con progetti in ambito idrico per un totale di oltre 110 milioni di euro, per la maggior parte finanziati a credito di aiuto), dell'ambiente (il nostro Paese è il principale donatore europeo, con circa 10 milioni di euro in favore del Ministero dell'ambiente), dei servizi sociali e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione allo sviluppo delle comunità locali che maggiormente subiscono il peso dell'afflusso dei rifugiati siriani. La possibilità di promuovere ulteriori strumenti per sostenere il rilancio dell'economia libanese sarà attentamente valutata nel quadro dell'esercizio di programmazione delle iniziative di cooperazione per il triennio 2016-2018.

Sul piano multilaterale, si segnala che a fine 2014 è stato approvato un contributo di 3 milioni di Euro al Fondo fiduciario regionale dell'Unione Europea (EUTF) in risposta alla crisi siriana, di cui l'Italia è membro fondatore. Nell'ambito dell'EUTF vengono realizzati, in collaborazione con i Governi ospitanti, interventi a carattere regionale che si concentrano principalmente sugli aspetti di resilienza, ricostruzione e sviluppo a beneficio dei rifugiati siriani e delle comunità ospitanti in Siria e nei Paesi limitrofi, in particolare in Libano e Giordania. E' stato programmato un ulteriore contributo italiano all'EUTF pari a 2 milioni di euro, a valere sulle risorse del Decreto Missioni 2015. Come annunciato a New York lo scorso settembre, nel 2016 l'Italia aumenterà il proprio impegno in risposta alla crisi siriana, assicurando risorse complessive per almeno 25 milioni di dollari.

Da parte italiana si sta altresì valutando l'ipotesi di un fondo internazionale dedicato alla scolarizzazione e all'educazione dei minori rifugiati, anche se una tale prospettiva deve necessariamente tener conto degli orientamenti degli altri donatori internazionali, nonché del fatto che il Trust Fund UE ha già un forte focus sul tema dell'istruzione. Sul piano bilaterale, si fa comunque presente che nell'anno accademico 2015/2016 sono notevolmente aumentate rispetto al passato le borse di studio offerte agli studenti siriani (sono state infatti offerte 126 mensilità di borse di studio di € 775 ciascuna) e, nei limiti delle risorse a disposizione, si continuerà a dedicare agli studenti siriani particolare attenzione anche nell'anno accademico 2016/2017.

Nell'ambito del proprio impegno in risposta alla crisi siriana, l'Italia ha aderito sin dall'inizio con convinzione alla proposta della Commissione Europea di avviare un esercizio di reinsediamento verso l'Europa di rifugiati ospitati in Paesi terzi, quale segnale di solidarietà verso quei Paesi in prima linea nella gestione dell'emergenza e come modo per sottrarre mercato ai trafficanti di morte. Nel quadro dell'impegno assunto nel luglio scorso in sede di Consiglio Giustizia e Affari Interni UE di reinsediare 1.989 rifugiati presenti in Paesi terzi, l'Italia ha lanciato un proprio programma di reinsediamento gestito dal Ministero dell'Interno, che sta attualmente creando una struttura dedicata grazie alle risorse del Fondo europeo per Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI). In tale ambito, è prevista l'accoglienza in Italia, entro il 30 giugno 2016, di 400 rifugiati siriani attualmente stabiliti in Libano, con un primo gruppo di 96 persone arrivato a scaglioni durante lo scorso mese di settembre e l'arrivo di un ulteriore gruppo a febbraio 2016. L'Italia accoglierà anche 50 rifugiati eritrei dislocati in Sudan, ai quali si aggiungeranno altri 50 rifugiati siriani che saranno invece scelti attraverso un meccanismo di “sponsorship” privata, che consentirà alle famiglie siriane legalmente residenti in Italia di proporre, dopo la pubblicazione di un apposito bando, il nominativo di un parente che rientri nelle categorie ammissibili al programma, facendosi carico dell'accoglienza del familiare reinsediato.

Le procedure di selezione dei beneficiari del programma - svolte di concerto da Ministero dell'Interno, MAECI, Ministero del Lavoro, OIM (Organizzazione Internazionale per le migrazioni) e UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) - sono attualmente in fase avanzata. I beneficiari saranno distribuiti in diverse località del Paese e, al fine di facilitarne il percorso di integrazione, saranno tutti inseriti nel Sistema di Protezione per Rifugiati e Richiedenti Asilo (SPRAR), gestito dal Ministero dell'Interno.

Per quanto concerne, infine, il dialogo politico con le Autorità libanesi in relazione all'accoglienza dei profughi, si fa presente che l'Italia ha incoraggiato i partner UE affinché venisse concordata una norma di linguaggio da utilizzare nelle pertinenti occasioni di incontro, nonostante il Governo di Beirut e le varie forze politiche libanesi guardino con diffidenza ogni intervento da parte di altri Paesi su un tema così delicato, visto anche il precedente dei rifugiati palestinesi. L'Unione Europea - principalmente attraverso l'azione dei Capi Missione a Beirut, oltre che nel quadro dei regolari incontri previsti dall'Accordo di Associazione Libano-UE - continua ad esprimere alle autorità libanesi preoccupazione per il deterioramento del livello di protezione umanitaria assicurata ai rifugiati più vulnerabili, attirando l'attenzione sul fatto che i costi eccessivamente onerosi per la regolarizzazione amministrativa dei rifugiati finiscono per spingere nell'illegalità i profughi indigenti. Non si è peraltro mancato di far notare che questa circostanza a sua volta inibisce la possibilità di accedere ai servizi pubblici essenziali e incide sui diritti individuali. Di concerto con gli altri partners UE, l'Italia continua pertanto a sollecitare il Governo di Beirut a porre in essere ogni sforzo al fine di rendere più agevoli le procedure di rilascio o rinnovo dei permessi di residenza per i rifugiati siriani in Libano”.




Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo



Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3315-A/2

Ordine del giorno

Agostinelli

Assemblea

12/1/2016

VII


Fruizione del patrimonio artistico e culturale della nazione attraverso un piano nazionale di investimenti che tenga conto dei cinquantuno siti italiani dichiarati patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO

9/3315-A/3

Ordine del giorno

Bonafede

9/3315-A/4

Ordine del giorno

Fico

9/3315-A/5

Ordine del giorno

D'Incà

9/3315-A/6

Ordine del giorno

Nuti

9/3315-A/7

Ordine del giorno

Tofalo

9/3315-A/8

Ordine del giorno

Grillo

9/3315-A/9

Ordine del giorno

Villarosa

9/3315-A/10

Ordine del giorno

Crippa

9/3315-A/11

Ordine del giorno

Alberti

9/3315-A/12

Ordine del giorno

D'Uva

9/3315-A/13

Ordine del giorno

Businarolo

9/3315-A/14

Ordine del giorno

Mantero

9/3315-A/15

Ordine del giorno

Pisano

9/3315-A/16

Ordine del giorno

Corda

9/3315-A/17

Ordine del giorno

Daga

9/3315-A/18

Ordine del giorno

Ferraresi

9/3315-A/19

Ordine del giorno

Sorial

9/3315-A/20

Ordine del giorno

Colonnese

9/3315-A/21

Ordine del giorno

Giordano

Silvia

9/3315-A/22

Ordine del giorno

Battelli

9/3315-A/23

Ordine del giorno

Brugnerotto

9/3315-A/24

Ordine del giorno

Frusone

9/3315-A/25

Ordine del giorno

Petraroli

9/3315-A/26

Ordine del giorno

Cancelleri

9/3315-A/27

Ordine del giorno

Cominardi

9/3315-A/28

Ordine del giorno

Liuzzi

9/3315-A/29

Ordine del giorno

L'Abbate


Gli ordini del giorno AGOSTINELLI n. 9/3315-A/2, BONAFEDE n. 9/3315-A/3, FICO n. 9/3315-A/4, D'INCÀ n. 9/3315-A/5, NUTI n. 9/3315-A/6, TOFALO n. 9/3315-A/7, GRILLO n. 9/3315-A/8, VILLAROSA n. 9/3315-A/9, CRIPPA n. 9/3315-A/10, ALBERTI n. 9/3315-A/11, D'UVA n. 9/3315-A/12, BUSINAROLO n. 9/3315-A/13, MANTERO n. 9/3315-A/14, PISANO n. 9/3315-A/15, CORDA n. 9/3315-A/16, DAGA n. 9/3315-A/17, FERRARESI n. 9/3315-A/18, SORIAL n. 9/3315-A/19, COLONNESE n. 9/3315-A/20, Silvia GIORDANO n. 9/3315-A/21, BATTELLI n. 9/3315-A/22, BRUGNEROTTO n. 9/3315-A/23, FRUSONE n. 9/3315-A/24, PETRAROLI n. 9/3315-A/25, CANCELLERI n. 9/3315-A/26, COMINARDI n. 9/3315-A/27, LIUZZI n. 9/3315-A/28, L'ABBATE n. 9/3315-A/29, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 22 ottobre 2015, impegnavano l'esecutivo a favorire la fruizione del patrimonio artistico e culturale italiano, attraverso un piano nazionale di investimenti che tenga conto dei cinquantuno siti italiani dichiarati patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO.

In merito a tale impegno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha trasmesso la seguente nota:

“Come noto, le finalità del decreto-legge n. 146 del 2015 recante “Misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione” è garantire alla fruizione pubblica musei e luoghi della cultura. Recentemente il MiBACT ha individuato alcune fondamentali misure necessarie a far fronte alle cresciute necessità in termini di risorse integrative da mettere in campo a partire dal 2016. Tali misure, contenute nel testo della Legge di stabilità, dimostrano come, in controtendenza rispetto agli ultimi anni, si torni ad investire nella cultura.

I siti UNESCO italiani sono 51, il numero più alto registrato tra i 191 Stati firmatari della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale e nazionale del 1972. Di questi, 47 sono culturali con competenza diretta del MiBACT e 4 naturali di competenza del Ministero dell'Ambiente. Differenti per estensione e tipologia, richiedono un complesso lavoro di gestione e la collaborazione di soggetti istituzionali diversi (Stato, enti locali e soggetti privati).

In tale contesto il MiBACT svolge da anni un ruolo attivo come proprietario e/o gestore di beni culturali inclusi nei siti oltre che nell'esercizio delle attività di tutela su beni e territori interessati. Presso gli uffici centrali operano strutture appositamente disposte per gestire le principali Convenzioni UNESCO, strutture che, per effetto della più recente riforma, appaiono potenziate nelle interrelazioni con le altre Direzioni Generali che pure esercitano competenze settoriali in materia.

In particolare, presso il Servizio I dello scrivente Segretariato opera l'Ufficio UNESCO, interlocutore degli organismi internazionali che assicura l'attuazione della Convenzione monitorandone lo stato di conservazione e fornisce, a tale scopo, supporto tecnico-scientifico ai gestori dei siti UNESCO, mettendo a disposizione risorse umane e strumentali appositamente dedicate. Sempre in seno al Servizio I di questo Segretariato una unità organizzativa dedicata alla gestione della Legge 77/2006 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale, posti sotto la tutela dell'UNESCO” che prevede, tra le altre cose, interventi finanziari a sostegno delle attività di valorizzazione, comunicazione e fruizione dei siti stessi.

La legge 77/2006 dispone che nel bilancio dello Stato venga annualmente previsto uno stanziamento a favore dei siti UNESCO italiani per interventi finalizzati a una gestione compatibile e ad un corretto rapporto tra flussi turistici e servizi culturali offerti. Lo stanziamento viene iscritto ai capitoli 1442 (spese correnti) e 7305 (spese di investimento) del MiBACT.

I finanziamenti vengono erogati in forza di bandi annuali a cui concorrono, singolarmente o in associazione, i siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, con proposte di interventi volti:

a) allo studio delle specifiche problematiche culturali, artistiche, storiche, ambientali, scientifiche e tecniche relative ai siti italiani UNESCO, ivi compresa l'elaborazione dei piani di gestione;

b) alla predisposizione di servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico, nonché servizi di pulizia, raccolta rifiuti, controllo e sicurezza;

c) alla realizzazione, anche in zone contigue ai siti, di aree di sosta e sistemi di mobilità, purché funzionali ai siti medesimi;

d) alla riqualificazione e alla valorizzazione dei siti italiani inseriti nella lista del 'patrimonio mondiale' sotto la tutela dell'UNESCO, nonché alla diffusione della loro conoscenza; nell'ambito delle istituzioni scolastiche la valorizzazione si attua anche attraverso il sostegno ai viaggi di istruzione e alle attività culturali delle scuole;

d-bis) alla valorizzazione e alla diffusione del patrimonio enologico caratterizzante il sito, nell'ambito della promozione del complessivo patrimonio tradizionale enogastronomico e agrosilvo-pastorale.

La Legge prevede che gli interventi, nonché l'ammontare delle risorse ad essi destinato, siano individuati con Decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, d'intesa con il Ministro, con il Ministro delle politiche agricole e con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

I finanziamenti assegnati al 31.12.2014 assommavano a circa € 19.000.000,00, per un totale di 247 progetti. Sono alla firma del Ministro i Decreti di assegnazione dei fondi a valere sull'EF 2014, con i quali si arriverà ad uno stanziamento complessivo di circa € 20.000.000,00 per un totale di 259 progetti.

Nel DdL di Bilancio 2016-2018, in attuazione della legge n. 77/06, i relativi capitoli di spesa 7305 e 1442 prevedono rispettivamente uno stanziamento per ciascuna annualità di



2016

2017

2018

Cap. 7305

2.022.000,00

1.222.000,00

1.222.000,00

Cap. 1442

123.000,00

123.000,00

123.000,00

TOTALE

2.145.000,00

1.345.000,00

1.345.000,00


Peraltro il Ministero non potrà che vedere con favore quelle iniziative parlamentari che, nelle more dell'approvazione della Legge di stabilità 2016, nel rispetto delle competenze di bilancio e della allocazione delle risorse del Ministero, possano portare ulteriore incremento agli stanziamenti di cui sopra per i siti UNESCO. In tal senso si segnala l'emendamento n.21.57 all'art.21 del DdL di stabilità 2016 che prevede un aumento dei finanziamenti ex lege 77/2006 di Euro 15 milioni rispettivamente per il 2016 e per il 2017 da assegnare ai soggetti referenti dei siti UNESCO sulla base di bandi emanati dal Ministero entro i primi mesi del 2016 a valere su risorse rinvenienti nella Tabella A per la quota riservata al Ministero dell'economia e finanza”.

Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3315-A/30

Ordine del giorno

Ciprini

Assemblea

12/1/2016

VII

Fruizione del patrimonio artistico e culturale italiano attraverso un piano nazionale di investimenti finalizzato anche al rilancio dell'occupazione

9/3315-A/39

Ordine del giorno

Pellegrino

Gli ordini del giorno Ciprini n. 9/3315-A/30 e Pellegrino ed altri n. 9/3315-A/39, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 22 ottobre 2015, impegnavano l'esecutivo a garantire la fruizione del patrimonio artistico e culturale italiano attraverso un piano nazionale di investimenti finalizzato anche al rilancio dell'occupazione.

In merito a tale impegno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha trasmesso la seguente nota:

“Nel D.d.L. di Stabilità 2016 sono state stanziate risorse aggiuntive a quanto già previsto per la tutela del patrimonio e per i grandi progetti culturali per complessivi: 150 milioni di € nel 2016, 170 milioni di € nel 2017, 165 milioni di € dal 2018. Il bilancio del Mibact aumenta dell'8% nel 2016 e del 10% nel 2017. In particolare le risorse finanziarie da destinare alla tutela, alla fruizione ed alla valorizzazione del patrimonio culturale - già previste dal Fondo per la tutela del patrimonio culturale di cui all'art. 1 comma 9 e 10 della legge 190/2014 (di 100.000.000,00 Mil/Euro per ciascuna annualità dal 2016 al 2020) sono confermate mentre le risorse da destinare al Piano strategico “Grandi Progetti beni culturali” di cui all'art. 7 della legge 106/2014 sono incrementate con lo stanziamento di € 70.000.000,00 per il 2017 e di € 65.000.000,00 a decorrere dal 2018.

Inoltre sono incrementate le risorse destinate a:

a) Turismo: la nuova Enit avrà a disposizione 10 milioni aggiuntivi annui mentre sono previsti 28 milioni di euro in quattro anni per Matera Capitale Europea della Cultura 2019.

Per il settore turismo si segnala inoltre l'emendamento all'art. 22 del DdL di stabilità 2016 (n.22.9) che istituisce un Fondo di dotazione per il turismo di 100.000.000,00 Mil/ Euro per il 2016 le cui risorse, purché non siano decurtati i finanziamenti di bilancio del MiBACT, sono da riportare con apposito DPCM.

b) Per il settore Archivi, Biblioteche e Istituti del Ministero sono stanziati 30 milioni annui aggiuntivi.

c) Per il sistema museale nazionale, con riferimento a spese di funzionamento e spese per i servizi per il pubblico, sono stanziati € 20.000.000,00 annui.

Complessivamente, il rilevante aumento degli stanziamenti previsti dal D.d.L. di stabilità 2016, accanto alle risorse già stanziate, potrà consentire di rispettare l'impegno del Governo di elevare i livelli di attrattività del patrimonio culturale con benefici economici e sociali per i contesti territoriali attraverso nuovi investimenti volti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio.

L'aumento della dotazione di personale tecnico-scientifico per la gestione del patrimonio culturale, da attuarsi con l'assunzione di 500 professionisti (architetti, archeologi, bibliotecari, storici d'arte, archivisti, restauratori etc) tramite un Concorso straordinario, contribuirà a rafforzare l’azione di tutela e valorizzazione del patrimonio, reintroducendo professionalità specifiche, adeguate ed aggiornate sotto il profilo tecnico-scientifico”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3315-A/35

Ordine del giorno

Occhiuto

Assemblea

12/1/2016

VII

Corresponsione ai proprietari di immobili di interesse storico-artistico dei rimborsi statali previsti dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42


L'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3315-A/35, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 22 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a provvedere alla corresponsione dei rimborsi statali previsti dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ai proprietari di immobili di interesse storico-artistico.

In merito a tale impegno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha trasmesso la seguente nota:

“Nel D.d.L. di formazione del Bilancio di previsione dello Stato per il triennio 2016-2018, su richiesta del MiBACT è stato istituito un nuovo capitolo di bilancio (n.7441) presso il CdR n. 15 del Ministero che stanzia per ciascuna annualità la somma di 10 milioni di Euro da destinarsi all'“...estinzione dei debiti pregressi nei confronti dei proprietari, possessori o detentori di beni culturali ai sensi degli artt. 31, 35 e 36 del D.Lgs.42/04 per i contributi concessi fino al 15 agosto 2012, per lavori già collaudati.

Inoltre, anche in questo caso si precisa che il Ministero non potrà che vedere con favore quelle iniziative parlamentari che, nelle more dell'approvazione della Legge di stabilità 2016 possano portare ulteriore incremento alle previsioni di cui sopra. Nel merito si segnala infatti l'emendamento n. 21.15 all'art. 21 del DdL di stabilità 2016 che prevede uno stanziamento di € 100.000.000,00 a decorrere dal 2016 a favore dei soggetti di cui all'art. 31 del D.Lgs 42/04 purché non siano decurtati i finanziamenti di bilancio del MiBACT”.

Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3315-A/41

Ordine del giorno

Gallo Luigi

Assemblea

12/1/2016

VII

Fruizione del patrimonio artistico e culturale italiano attraverso un piano nazionale di investimenti anche mediante il reperimento di maggiori risorse derivanti da erogazioni liberali

9/3315-A/42

Ordine del giorno

Valente Simone

Gli ordini del giorno Luigi Gallo n. 9/3315-A/41 e Simone Valente n. 9/3315-A/42, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 22 ottobre 2015, impegnavano l'esecutivo a garantire la fruizione del patrimonio artistico e culturale italiano attraverso un piano nazionale di investimenti, anche mediante il reperimento di maggiori risorse derivanti da erogazioni liberali.

In merito a tale impegno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha trasmesso la seguente nota:

“In riferimento agli Odg 9/3315-A/41 e 9/3315-A/42 si precisa che, per quanto riguarda il primo, si provvederà ad inserire ulteriori siti culturali statali ai quali destinare le erogazioni liberali regolamentate dalla legge 106/2014 (art bonus), mentre per quel che riguarda il secondo ordine del giorno, si ribadisce che, allo stato attuale e a legislazione vigente, non è possibile effettuare i versamenti direttamente ai siti della cultura accreditati on-line sul portale artbonus.gov.it”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3315-A/43

Ordine del giorno

Marzana

Assemblea

12/1/2016

VII

Riconoscimento della figura professionale del manager culturale

L'ordine del giorno Marzana n. 9/3315-A/43, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 22 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a valutare, d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'opportunità di riconoscere la figura professionale dell'economista della cultura, altrimenti detto manager culturale, risultante da uno specifico iter studiorum multidisciplinare, attualmente impartito dai diversi corsi di laurea magistrale, che afferiscono alla classe LM76 (ex LS 83) - scienze economiche per l'ambiente e la cultura.

In merito a tale impegno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per quanto attiene i profili di propria competenza, ha trasmesso la seguente nota:

“La DG Educazione e Cultura riferisce che il diploma di laurea classe LM76 è equiparato, ai sensi del D.M. 270/04 al Diploma di laurea in economia per le arti, la cultura e la comunicazione”.

Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/3315-A/46

Ordine del giorno

Gregori

Assemblea

12/1/2016

VII

Implementazione delle risorse umane necessarie all'apertura di musei ed altri istituti e luoghi della cultura

L'ordine del giorno Gregori ed altri n. 9/3315-A/46, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 22 ottobre 2015, impegnava l'esecutivo a valutare l'opportunità di incrementare stabilmente, già nelle more dell'approvazione della Legge di stabilità 2016, il Fondo per la tutela del patrimonio culturale, di cui all'articolo 1, commi 9 e 10, della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015), al fine di implementare le risorse umane necessarie all'apertura di musei e altri istituti e luoghi della cultura.

In merito a tale impegno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha trasmesso la seguente nota:

“Si precisa che il Ministero non potrà che vedere con favore quelle iniziative parlamentari che, nelle more dell'approvazione della Legge di stabilità 2016, nel rispetto delle competenze di bilancio e della allocazione delle risorse del Ministero, possano portare ulteriore e stabile incremento agli stanziamenti già previsti all'art. 1 commi 9 e 10 della n.190 del 2014.”



Ministero della difesa


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/2803-A/81

Ordine del giorno

Basilio

Assemblea

15/1/2016

I

IV

Mantenimento dell’impegno dei militari nel controllo e nel contrasto alla criminalità organizzata in Campania e avvio della sperimentazione del pattugliamento tecnologico


L'ordine del giorno Basilio n. 9/2803-A/81, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 20 febbraio 2015, impegnava l'esecutivo: a salvaguardare l'impegno dei militari nel controllo e nel contrasto della criminalità organizzata in Campania per il 2015, stanziando le risorse necessarie; ad avviare la sperimentazione del pattugliamento tecnologico di cui alla risoluzione Gianluca Rizzo n. 8-00093, approvata dalla Commissione Difesa della Camera dei deputati il 17 dicembre 2014.

In merito a tale impegno il Ministero della difesa, per quanto attiene ai profili di propria competenza, ha trasmesso la seguente nota:

“In relazione all'impegno assunto dall'Ordine del Giorno in argomento il Governo, ed il Ministero della Difesa in particolare - nel pieno rispetto della centralità del Parlamento - per quanto attiene, nel caso di specie, alle tematiche dell'impiego del personale militare nel controllo e nel contrasto della criminalità organizzata, si rappresenta che la legge n. 43 del 2015 ha previsto, a decorrere dal 30 giugno 2015, l'incremento del personale impiegato nell'ambito della c.d. “terra dei fuochi” dalle iniziali 200 unità fino a 300 unità. Tale provvedimento ha consentito alle autorità di pubblica sicurezza preposte, di potenziare - all'occorrenza - il dispositivo militare, salvaguardando quindi l'impiego dei militari nel controllo e nel contrasto della criminalità organizzata in Campania per il 2015.

Per quanto concerne, invece, il pattugliamento tecnologico di cui alla Risoluzione n. 8-00093 dell'Onorevole Rizzo, si segnala che - come a suo tempo riferito da questo Ministero con nota di attuazione in data 10 settembre 2015 la fattibilità tecnica dei sistemi APR rientri nelle potenzialità duali del sistema Predator. Si ravvede invece una possibile minore efficacia ove si ricorresse ad altri sistemi APR di limitata persistenza, privi degli apparati e software idonei a rilevare cambiamenti al suolo ed in grado essenzialmente di svolgere basici compiti di sorveglianza per contenuti periodi. Sotto il profilo operativo, tale fattibilità dovrà essere integrata con aggiuntivi elementi, necessari ad assicurare che le aree di interesse siano monitorabili da un sistema APR, nel rispetto delle attuali limitazioni ovvero di provvedimenti speciali che potrebbe essere necessario adottare.

All'uopo, risulterà determinante conoscere gli specifici requisiti operativi delle Forze di polizia che saranno deputate a gestire l'attività, elementi indispensabili per determinare il percorso ed il profilo ottimale di missione da utilizzare con il sistema predator (o sistemi di minori prestazioni qualora l'obiettivo della, missione li renda sufficienti), nonché la connotazione specifica delle aree da interessare.

Si evidenzia che il Ministero della difesa, per il tramite dello Stato Maggiore dell'aeronautica, ha sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato per l'impiego dei sistemi APR in dotazione a supporto di operazioni di polizia ed alcune attività congiunte sono già state condotte a scopo esercitativo. Talune aree, come la c.d. “Terra dei Fuochi”, risultano essere nella portata operativa dei “Predator” dell'Aeronautica Militare; per missioni di minore complessità, ove necessarie e sufficienti, la Difesa dispone comunque di un'unità “Fucilieri dell'Aria” (base aerea di Grazzanise, in provincia di Caserta), dotata del sistema APR Strix (classe mini APR). Sussiste, tuttavia, la necessità della destinazione di un apposito capitolo di spesa (o altro tipo di sostegno finanziario ritenuto funzionale), nonché dell'adozione di un'adeguata metodologia di pianificazione il più possibile preventiva, al fine di poter allocare al meglio le limitate risorse APR supporto delle attività suddette, in considerazione dei molteplici impegni normalmente associati all'impiego di questi sistemi”.


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/2893-AR/18

Ordine del giorno

Fontana Gregorio

Assemblea

15/1/2016

I

IV

Opportunità di rimodulare il Piano nazionale di impiego delle Forze armate, con l’inserimento delle province di Bergamo e Brescia, ai fini di prevenzione e contrasto del terrorismo


L'ordine del giorno Gregorio Fontana ed altri n. 9/2893-AR/18, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 31 marzo 2015, impegnava l'esecutivo a modificare, ex articolo 2, comma 2, del decreto interministeriale del 27 febbraio 2015, il piano di impiego del contingente militare, al fine di valutare l'opportunità di inserire le province di Bergamo e di Brescia nella Tabella 2, allegata al piano stesso, che definisce le unità operative assegnate alle singole province per servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili per straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo.

In merito a tale impegno il Ministero della difesa, per quanto attiene ai profili di propria competenza, ha trasmesso la seguente nota:

“Il Governo, ed il Ministero della difesa per gli aspetti di specifica competenza, nell'ottica di fornire al Ministero dell'interno - competente in materia di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica - i più ampi strumenti possibili di intervento nelle aree di maggiore necessità, hanno costantemente impiegato ogni necessaria risorsa umana e materiale allo scopo di fronteggiare esigenze di carattere eccezionale.

Infatti, a far data dal 4 agosto 2008, l'articolo 7-bis del decreto-legge n. 92 del 2008, convertito dalla legge n. 125 del 2008 e successive modificazioni, ha autorizzato l'impiego di un contingente di personale militare delle Forze armate - che attualmente si aggira intorno alle 4.800 unità in virtù del decreto legge n. 7 del 2015 - in supporto alle Forze di polizia per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ovvero per un maggiore controllo del territorio, da conseguire attraverso l'utilizzo di tale contingente in servizio di vigilanza ad obiettivi sensibili, vigilanza di Centri per immigrati, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze dell'ordine.

Tale operazione è comunemente denominata “Strade sicure”. Ai sensi del comma 2, del citato articolo 7-bis e successive modifiche, il piano di impiego del personale delle Forze armate “è adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, integrato dal Capo di stato maggiore della difesa e previa informazione al Presidente del Consiglio dei ministri”. Il 28 maggio 2015 è stato emanato il nuovo piano d'impiego del personale delle Forze armate che, a partire dal 3 giugno 2015, ha previsto l'assegnazione di 15 unità per l'impiego nella provincia di Brescia (precedentemente non assegnate), su richiesta del locale Prefetto, mentre non include - al momento - l'impiego di alcuna unità nella provincia di Bergamo. L'eventuale impiego di un contingente militare in quest'ultima provincia potrebbe derivare da una decisione del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa, a seguito di richiesta del competente Prefetto”.



Ministero della salute


Tipo atto e

Numero

Primo

firmatario

Sede

esame

Data

annuncio

Comm.

Comp.

Oggetto

9/2985-A/4

Ordine del giorno

Baroni

Assemblea

25/1/2016

XII

Formazione continuativa degli operatori sanitari di neuropsichiatria infantile destinati alla cura ed al trattamento di minori, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico


L'ordine del giorno Baroni ed altri n. 9/2985-A/4, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 7 luglio 2015, impegnava l'esecutivo, per quanto di propria competenza, a favorire il conseguimento da parte degli operatori sanitari di neuropsichiatria infantile destinati alla cura ed al trattamento di minori, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico di una formazione continuativa, con possibilità di aggiornamento adeguatamente scadenzata.

In merito a tale impegno il Ministero della salute ha trasmesso la seguente nota:

“La legge 18 agosto 2015, n. 134 “Disposizioni in materia di diagnosi, cura e riabilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie” prevede, tra gli interventi finalizzati a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l'inserimento nella vita sociale dei soggetti contemplati nella legge medesima.

L'art. 3, comma 2, stabilisce che “... le regioni, e le province autonome di Trento e di Bolzano garantiscono il funzionamento dei servizi di assistenza sanitaria alle persone con disturbi dello spettro autistico, possono individuare centri di riferimento con compiti di coordinamento dei servizi stessi nell'ambito della rete sanitaria regionale e delle province autonome, stabiliscono percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali per la presa in carico di minori, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico, verificandone l'evoluzione, e adottano misure idonee al conseguimento dei seguenti obiettivi:

a) la riqualificazione dei servizi di cui al presente comma costituiti da unità funzionali multidisciplinari per la cura e l'abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico;

b) la formazione degli operatori sanitari di neuropsichiatria infantile, di abilitazione funzionale e di psichiatria sugli strumenti di valutazione e sui percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali basati sulle migliori evidenze scientifiche disponibili”.

Alla luce di quanto sopra rappresentato, pur concordando con quanto richiesto, con l'ordine del giorno in oggetto, in ordine alla necessità di favorire il conseguimento di una formazione da parte degli operatori sanitari che sia continuativa e aggiornata con regolarità, le disposizioni normative sopra menzionate demandano alle Regioni ogni iniziativa diretta alla formazione in questione”.

Elenco dei deputati primi firmatari degli atti cui sono riferite le note di attuazione annunciate al 31 gennaio 2016



Primo firmatario

Tipo di Atto

Numero

Pag.

On.

Agostinelli

Ordine del giorno

9/3315-A/2

81

On.

Alberti

Ordine del giorno

9/3315-A/11

81

On.

Alli

Mozione

1/00956

61

On.

Amendola

Risoluzione

7/00768

55

On.

Baroni

Ordine del giorno

9/2985-A/4

92

On.

Basilio

Ordine del giorno

9/2803-A/81

89

On.

Battelli

Ordine del giorno

9/3315-A/22

81

On.

Bonafede

Ordine del giorno

9/3315-A/3

81

On.

Brugnerotto

Ordine del giorno

9/3315-A/23

81

On.

Businarolo

Ordine del giorno

9/3315-A/13

81

On.

Cancelleri

Ordine del giorno

9/3315-A/26

81

On.

Ciprini

Ordine del giorno

9/3315-A/30

85

On.

Colonnese

Ordine del giorno

9/3315-A/20

81

On.

Cominardi

Ordine del giorno

9/3315-A/27

81

On.

Corda

Ordine del giorno

9/3249/9

53

On.

Corda

Ordine del giorno

9/3315-A/16

81

On.

Crippa

Ordine del giorno

9/3315-A/10

81

On.

D'Incà

Ordine del giorno

9/3315-A/5

81

On.

D'Uva

Ordine del giorno

9/3315-A/12

81

On.

Daga

Ordine del giorno

9/3315-A/17

81

On.

Ferraresi

Ordine del giorno

9/3315-A/18

81

On.

Fico

Ordine del giorno

9/3315-A/4

81

On.

Fontana Gregorio

Ordine del giorno

9/2893-AR/18

90

On.

Frusone

Ordine del giorno

9/3315-A/24

81

On.

Gallo Luigi

Ordine del giorno

9/3315-A/41

87

On.

Giordano Silvia

Ordine del giorno

9/3315-A/21

81

On.

Grande

Ordine del giorno

9/3249/8

50

On.

Gregori

Ordine del giorno

9/3315-A/46

88

On.

Grillo

Ordine del giorno

9/3315-A/8

81

On.

L'Abbate

Ordine del giorno

9/3315-A/29

81

On.

Liuzzi

Ordine del giorno

9/3315-A/28

81

On.

Mantero

Ordine del giorno

9/3315-A/14

81

On.

Marzana

Ordine del giorno

9/3315-A/43

87

On.

Nuti

Ordine del giorno

9/3315-A/6

81

On.

Occhiuto

Ordine del giorno

9/3315-A/35

86

On.

Palazzotto

Mozione

1/01030

70

On.

Palese

Mozione

1/01040

73

On.

Pellegrino

Ordine del giorno

9/3315-A/39

85

On.

Petraroli

Ordine del giorno

9/3315-A/25

81

On.

Pisano

Ordine del giorno

9/3315-A/15

81

On.

Quartapelle Procopio

Risoluzione conclusiva

8/00150

78

On.

Rampelli

Mozione

1/01041

75

On.

Sberna

Mozione

1/01038

71

On.

Sibilia

Ordine del giorno

9/3249/7

49

On.

Sorial

Ordine del giorno

9/3315-A/19

81

On.

Spadoni

Ordine del giorno

9/3249/6

46

On.

Spadoni

Risoluzione conclusiva

8/00137

59

On.

Spadoni

Mozione

1/01018

65

On.

Tofalo

Ordine del giorno

9/3315-A/7

81

On.

Valente Simone

Ordine del giorno

9/3315-A/42

87

On.

Vargiu

Mozione

1/01027

67

On.

Villarosa

Ordine del giorno

9/3315-A/9

81

On.

Zampa

Risoluzione conclusiva

8/00136

57



















Sezione III

RELAZIONI AL PARLAMENTO E ALTRI ADEMPIMENTI DA OBBLIGO DI LEGGE

























La sezione tratta della trasmissione al Parlamento da parte del Governo e di altri soggetti (regioni, autorità amministrative indipendenti, ecc.) delle relazioni previste dalle norme vigenti che sono pervenute nel periodo in esame. Conclude la sezione l’indicazione delle nuove relazioni ove introdotte da disposizioni pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale nel periodo considerato.

L’attività di monitoraggio delle relazioni al Parlamento


Nell'ambito della propria competenza per la verifica dell'adempimento da parte del Governo degli obblighi di legge nei confronti del Parlamento, il Servizio per il controllo parlamentare effettua il monitoraggio delle relazioni che la Presidenza del Consiglio dei ministri e i diversi Dicasteri devono trasmettere periodicamente al Parlamento in conformità di quanto stabilito dalle vigenti disposizioni legislative; nella prassi, tale verifica è stata estesa anche ad altri soggetti non governativi.

A tale fine, il Servizio cura una banca dati che viene aggiornata sia attraverso la registrazione delle relazioni di volta in volta trasmesse ed annunciate nel corso delle sedute dell’Assemblea, riscontrabili nell’Allegato A al resoconto della relativa seduta, sia mediante l’individuazione degli obblighi previsti da norme di nuova introduzione, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. L’aggiornamento si completa con l’accertamento delle relazioni per le quali l’obbligo di trasmissione sia venuto meno a seguito dell’abrogazione della norma istitutiva, ovvero sia da ritenersi - per le più diverse ragioni - superato o, comunque, non più attuale o rilevante alla luce della situazione di fatto (ad esempio, una relazione che abbia ad oggetto programmi o interventi ormai completati o esauriti senza che la norma che prevede la relazione stessa sia stata esplicitamente abrogata). Ciò nell’ottica di contribuire, da una parte ad una focalizzazione degli obblighi residui e, dall'altra ad un superamento di tutto il superfluo, per favorire il processo di semplificazione normativa.

Nella presente Sezione si dà dunque conto delle risultanze dell’attività di monitoraggio circoscritta alla sola indicazione delle relazioni trasmesse nel periodo considerato dalla pubblicazione, nonché degli eventuali obblighi di nuova introduzione.

Al fine di definire un quadro complessivo degli adempimenti vigenti quanto più corretto ed esaustivo, il Servizio per il controllo parlamentare intrattiene costanti contatti con i competenti uffici interni alle amministrazioni (governative e non) anche attraverso la predisposizione e l’invio di schede informative contenenti l’elenco delle relazioni a carico di ciascun presentatore. Per ogni relazione, vengono indicati la norma istitutiva dell’obbligo, l’argomento, la frequenza della trasmissione (con la data entro la quale si aspetta il prossimo invio), nonché le informazioni sull’ultima relazione inviata. In una distinta sezione di ogni scheda vengono, inoltre, elencate le relazioni la cui trasmissione risulti in ritardo rispetto alla scadenza prevista e di cui pertanto si sollecita la trasmissione al Parlamento.

Tali schede vengono contestualmente inviate anche alle Commissioni parlamentari competenti per materia, con l’intento di fornire uno strumento di agevole consultazione che consenta da un lato ad ogni Ministero di essere al corrente dell’esito delle verifiche effettuate dal Servizio per il controllo parlamentare e, dall’altro, di informare i parlamentari dello stato di adempimento degli obblighi.

In evidenza a gennaio 2016

Nel mese di gennaio 2016 sono state trasmesse al Parlamento talune relazioni sulle quali si richiama l'attenzione in quanto costituiscono il primo adempimento del relativo obbligo di legge.

Sotto questo profilo si segnala la prima relazione, trasmessa dal Direttore generale21 dell'ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, concernente lo stato di avanzamento degli interventi e delle azioni previsti dal Piano straordinario per la promozione del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia, aggiornata al 30 settembre 2015 (Doc. CCXXXI, n. 1), ai sensi dell'articolo 1, comma 202, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), e dell'articolo 30, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164. Il comma 1 testé citato prevede che al fine di ampliare il numero delle imprese, in particolare piccole e medie, che operano nel mercato globale, espandere le quote italiane del commercio internazionale, valorizzare l'immagine del Made in Italy nel mondo, sostenere le iniziative di attrazione degli investimenti esteri in Italia, il Ministro dello sviluppo economico adotti con proprio decreto, d'intesa con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali per il profili di competenza22 un Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia23. Il comma 3-bis dell'articolo 30 del decreto-legge n. 133 dispone che l'ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane invii ogni anno alle competenti Commissioni parlamentari una relazione sugli interventi svolti e, in particolare, sulle azioni realizzate, attraverso la rete estera, a sostegno della promozione del Made in Italy e dell'attrazione degli investimenti all'estero24. La legge n. 190 del 2014 è quindi ulteriormente intervenuta sulla materia, prevedendo al comma 202, terzo periodo, dell'articolo 1, che con apposito rapporto redatto annualmente dall'ICE-Agenzia e trasmesso alle competenti Commissioni parlamentari entro il 30 settembre di ciascun anno, siano evidenziati nel dettaglio “i settori di intervento, lo stato di avanzamento degli interventi, le risorse impegnate e i risultati conseguiti in relazione ai singoli interventi”. La relazione trasmessa costituisce dunque il primo adempimento sia del comma 202, terzo periodo, della legge n. 190 del 2014, sia dell'articolo 30, comma 3-bis, del decreto-legge n. 133 del 2014, come convertito.

Nella premessa della relazione sono illustrati sinteticamente, in primo luogo, i dati di contesto relativi al posizionamento dell'Italia nello scenario economico globale e gli obiettivi del piano e descritto il contesto normativo e le operazioni amministrative compiute per la sua realizzazione, riprendendo essenzialmente quanto riportato nella relazione, inviata dal Ministro per lo sviluppo economico sulle linee guida relative al piano straordinario per la promozione del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia, in adempimento del secondo periodo del citato comma 202 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014 (Doc. XXVII, n. 23)25.

La relazione illustra quindi le specifiche linee di intervento strutturate, sulla falsariga delle summenzionate linee guida, secondo la scansione dell'articolo 30, comma 2, lettere a), b), c), d), e), f), g), h), i) e l) del citato decreto-legge n. 133 del 2014, che ha istituito il piano di promozione del Made in Italy. Di seguito saranno illustrati i singoli interventi, con particolare riferimento ai contenuti specifici per la relazione in esame, previsti dal citato terzo periodo del comma 202 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014, rinviando per la descrizione dei singoli interventi e degli obiettivi perseguiti all'analisi del Doc. XXVII, n. 23 svolta nel numero di novembre del presente bollettino, data la sostanziale identità dell'esposizione svolta nei due documenti al riguardo. Di seguito si darà pertanto conto delle attività di cui è riportato l'avvenuto svolgimento.

Con riferimento alle iniziative straordinarie di formazione e informazione sulle opportunità offerte dai mercati esteri alle imprese (in particolare piccole e medie), di cui alla lettera a) del comma 2 del citato articolo 30, la relazione riferisce che, insieme al Ministero dello sviluppo economico ed al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nel 2015 l'ICE-Agenzia ha proseguito il progetto "Road Show per l'Internazionalizzazione". Oltre all'Agenzia, partecipano al progetto SACE, SIMEST, Confindustria, Unioncamere, Rete Imprese Italia, Alleanze delle Cooperative Italiane e altri partner territoriali.

Sono state inoltre individuate le sedi per lo svolgimento dei master rivolti alla formazione di circa 400 “temporary export manager”: Bologna, Bari, Ancona e Napoli. Lo svolgimento si articolerà in due periodi: ottobre 2015 -febbraio 2016 e febbraio-novembre 201626.

Le PMI interessate possono avvalersi di queste nuove figure professionali mediante uno stage in Italia di 2 mesi.

Si ricorda che per quanto riguarda le finalità di cui alla lettera a) sono previsti 6 milioni di euro27.

Quanto alla linea di intervento svolta in esecuzione della lettera b) del summenzionato comma 2, relativa al supporto delle più rilevanti manifestazioni fieristiche italiane di livello internazionale, la relazione riferisce che alla data del 30 settembre hanno fruito del supporto di ICE-Agenzia 7 manifestazioni di rilievo internazionale.

Per il settore tessile-abbigliamento è stata sostenuta l'edizione di settembre di MILANO UNICA, mediante l'invito di 80 giornalisti, l'attivazione di 11.000 contatti web, nonché mediante un piano di incoming di buyer esteri (6 ospiti per Area Donna, 1.000 per Prima Milano Unica di luglio e 800 per l'evento principale di settembre). Per il settore delle calzature e pelletteria è stata promossa in primo luogo l'edizione di settembre di MICAM, invitando 15 tra blogger e giornalisti e attuato un piano incoming con 81 operatori esteri (con 648 incontri business to business con aziende italiane). Quindi è stata sostenuta l'edizione di settembre di LINEA PELLE, per la quale si è provveduto ad invitare 15 giornalisti e per la quale sono state effettuate 7 inserzioni pubblicitarie. Il piano incoming ha registrato 5.166 incontri business to business tra operatori esteri e aziende italiane. Sono stati inoltre finanziati eventi inaugurali a Milano (350 invitati) e New York (400 invitati). Inoltre è stata sostenuta l'edizione di settembre di MIPEL, attraverso un piano di comunicazione. Alla conferenza stampa sono stati invitati 150 giornalisti; si sono registrate pubblicazioni su riviste e sono state svolte azioni sui social media. All'evento sono stati invitati 39 operatori esteri che hanno effettuato 265 incontri con aziende italiane. Per il settore Ceramica è stata sostenuta l'edizione di settembre di CERSAIE, per la quale sono stati invitati 64 giornalisti, con un piano incoming che ha visto la presenza di 42 top buyer esteri. La relazione ricorda anche, per il settore marmo e macchine lavorazione marmo, l'edizione di settembre di MARMOMACC e per il settore artigianato e lifestyle, l'edizione di settembre di HOMI, per la quale sono stati coinvolti 1.622 buyer da 71 paesi con 59.798 incontri business to business con aziende italiane.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera b) è pari a 27 milioni di euro.

Per quanto riguarda la linea di intervento di cui alla lettera c), dedicata alla valorizzazione delle produzioni di eccellenza, in particolare agricole e agroalimentari e alla tutela all'estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti, la relazione riferisce che, nel giugno 2015, si è svolta la manifestazione FMI CONNECT di Chicago, dedicata al mondo della GDO e del retail agroalimentare, per la quale ICE - Agenzia ha organizzato, di concerto con Federalimentare e le Fiere di Parma, Verona e Milano, una collettiva di 52 aziende italiane su una superficie di circa 900 mq28.

Inoltre, è stata organizzata una missione di incoming di operatori americani della grande distribuzione, di catene di specialità gastronomiche di alto livello nonché di importatori di prodotti autentici italiani, dal 6 al 10 settembre 2015 a Milano, in occasione della presenza di aziende italiane presso il "Padiglione “Cibus è Italia" (organizzato all'Expo da Federalimentare e Fiere di Parma) e a Bologna, in occasione di incontri B2B con altre aziende organizzati da Confindustria in collaborazione con Unindustria Bologna.

Infine, è stata avviata la partnership con la catena di negozi Harvey Nichols per la promozione di prodotti del "Made in Italy". Harvey Nichols svilupperà un importante piano marketing a sostegno della promozione, prevedendo l'inserimento dei logo del Ministero per lo sviluppo economico e di ICE- Agenzia e impiegando i canali pubblicitari di maggior prestigio adeguati per i prodotti oggetto della campagna. Il calendario del piano sarà condiviso con l'ICE-Agenzia, al fine di consentire eventuali azioni pubblicitarie aggiuntive riservate a specifici prodotti e/o produttori.

La promozione avrà luogo nell'autunno del 2016 presso la sede centrale dei Grandi Magazzini a Londra, oltre che nelle 7 filiali di Manchester, Edimburgo, Bristol, Birmingham, Leeds, Liverpool e Dublino, oltre che nelle 8 sedi estere di Hong Kong (due sedi), Istanbul, Ankara, Kuwait, Dubai, Riyad e Baku.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera c) è di 9 milioni di euro.

Con riferimento alla linea di intervento di cui alla lettera d), riguardante il sostegno alla penetrazione dei prodotti italiani nei diversi mercati, anche attraverso appositi accordi con le reti di distribuzione, la relazione segnala, per il settore alimentare, la realizzazione negli Stati Uniti di azioni con la catena Heb (300 punti di vendita in Texas) e gli accordi con le catene Price Choppers, Kroger, Mariano's, capillarmente diffuse sul territorio.

Relativamente al sistema moda-persona (abbigliamento, calzature, accessori, gioielleria) la relazione preannuncia (per l'ultima parte del 2015 e per l'inizio del 2016) azioni promozionali con catene commerciali leader nei prodotti di alta qualità (Neiman Marcus, Bergdorf Goodman, Sach). In Canada sono state realizzate iniziative con la catena Holt & Renfrewe e sono in programma ulteriori azioni alle catene Brown's e Harry Rosen. In Giappone, per il sistema moda-persona, è stata raggiunta un'intesa con la catena leader dell'alta qualità: Isetan-Mitsukoshi, che possiede i più prestigiosi punti vendita del paese. Nell'area geo-economica dell'Alleanza del Pacifico, per il sistema moda-persona, è stato individuato come partner la catena Falabella e nell'area geo-economica ASEAN, per il sistema moda-persona, le azioni sono in fase di definizione.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera d) è di 22 milioni di euro.

In relazione alla linea di intervento e), riguardante la realizzazione di un segno distintivo unico per le iniziative di promozione all'estero e durante l'esposizione universale 2015, delle produzioni agricole e agroalimentari che siano rappresentative della qualità e del patrimonio enogastronomico italiano, la relazione riferisce che le attività di comunicazione per le produzioni agricole e agroalimentari italiane sono state armonizzate con l'adozione di un segno distintivo unico al fine di rendere riconoscibili le campagne promozionali in favore dei prodotti autenticamente "Made in Italy."

In occasione di Expo 2015, numerosi sono stati i momenti promozionali delle produzioni agroalimentari italiane nel quadro della promozione e valorizzazione dell'export delle aziende del nostro Paese.

In particolare, ICE-Agenzia ha organizzato la visita di numerose delegazioni di operatori esteri professionali (coinvolgendone oltre 700) al fine di realizzare un programma di incontri Business to Business con le aziende italiane del settore.

Il numero complessivo di incontri B2B tra imprese italiane e buyer e operatori esteri selezionati dagli uffici della rete ICE nel Mondo - generati nell'ambito delle missioni di incoming a EXPO Milano 2015 e delle successive visite aziendali e ai distretti produttivi locali co-organizzate da ICE-Agenzia -ammontano a 18.800.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera e) è di 4 milioni di euro.

Per quanto riguarda l'obiettivo previsto dalla lettera f), relativo alla realizzazione di campagne di promozione strategica nei mercati più rilevanti e di contrasto al fenomeno dell'italian sounding, nel corso del 2015, sono state pianificate due campagne, una negli Stati Uniti, l'altra in Canada.

La prima campagna di comunicazione prevede un'azione sinergica con le iniziative già previste in collaborazione con la GDO e, nella sua visual identity, accoglie e integra il segno distintivo già promosso dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, nato per differenziare il food Made in Italy dal food italian sounding.

L'attività, concentrata sulla “consumer awareness”, prevede: inserzioni pubblicitarie/editoriali nelle pubblicazioni con maggiore distribuzione, messaggi istituzionali tramite testimonial, chef, ristoratori, sommelier, in occasione di programmi televisivi di interesse generale e anche interventi mirati sui media elettronici (blog, pubblicazioni on line, siti web specializzati).

La relazione precisa che il piano di comunicazione include una metodologia di incentivazione/fidelizzazione di quei punti vendita che si impegneranno a dare visibilità e a identificare chiaramente i prodotti autenticamente italiani, valorizzando il concetto di Made in Italy come valore aggiunto, garanzia di qualità.

Per quanto riguarda la seconda campagna, relativa al Canada, essa si concentra sulla “consumer awareness” e prevede inserzioni pubblicitarie/editoriali nelle pubblicazioni con maggiore distribuzione, messaggi istituzionali tramite testimonial, chef, ristoratori, sommelier, in occasione di programmi televisivi di interesse generale e anche interventi mirati sui media elettronici (blog, pubblicazioni on line, siti web specializzati).

A completamento della campagna si prevedono specifiche iniziative promozionali, degustazioni mirate, rivolte agli importatori, alla grande distribuzione organizzata, alla ristorazione, ai trend setter, al grande pubblico. Considerata la situazione di monopolio che caratterizza il mercato del vino in Canada, è stato ritenuto necessario investire in una campagna pubblicitaria a favore del vino italiano, rivolta direttamente al consumatore. Obiettivo è quello di avvalersi del consumatore che, esprimendo le proprie preferenze al momento dell'acquisto, influenzerà le scelte “paese-prodotto” dei monopoli. L'attività è in corso.

Si ricorda che lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera f) è di 12 milioni di euro.

Circa l'obiettivo previsto dalla lettera g) e relativo al sostegno all'utilizzo degli strumenti di e-commerce da parte delle PMI, la relazione ne ribadisce finalità e obiettivi da perseguire in futuro.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera g) è di un milione di euro.

Quanto all'obiettivo relativo alla lettera h), concernente la realizzazione di tipologie promozionali innovative per l'acquisizione e la fidelizzazione della domanda dei mercati in USA la relazione definisce l'avvio di negoziati per realizzare partnership29.

La relazione riferisce quindi della presentazione al pubblico di New York della mostra l'Eleganza del Cibo (Italian Tales about Food and Fashion), che si prefigge come obiettivo quello di diffondere l'immagine della moda italiana a New York, in coincidenza con il “Fancy Food”.

Con riferimento ai “mercati emergenti”, la relazione riferisce l'avvio di progetti per la promozione del settore energie rinnovabili in Indonesia,30 e per la promozione del settore infrastrutture e costruzioni in Egitto31. La relazione riferisce inoltre dell'organizzazione di un “Punto Italia” alla Fiera internazionale di Luanda (21 - 26 luglio 2015), nonché circa l'avviata apertura di un centro tecnologico a Otsende, Repubblica del Congo32.

Infine la relazione evidenzia gli interventi svoltisi nell'ambito del Salone Nautico di Genova (30 settembre - 5 ottobre 2015), per il quale l'ICE-Agenzia, d'intesa e in collaborazione con Confindustria Nautica (UCINA), ha svolto azioni di comunicazione all'estero e relative alla realizzazione di incoming di operatori e giornalisti stranieri del settore con incontri B2B in fiera.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera h) è di 13 milioni di euro.

Per quanto riguarda l'intervento di cui alla lettera i) relativo al rafforzamento organizzativo delle start up nonché delle micro, piccole e medie imprese, in particolare attraverso l'erogazione di contributi a fondo perduto in forma di voucher, la relazione riferisce che per l'assegnazione dei voucher il Ministero ha pubblicato sul proprio sito un bando, con l'indicazione dei requisiti e delle modalità di funzionamento33. Le imprese che hanno presentato domanda sono state oltre quattromila.

Il 16 novembre 2015 è stato pubblicato l'elenco delle 1.790 imprese beneficiarie dei voucher per l'internazionalizzazione34. Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera i) è di 19 milioni di euro.

Circa l'obiettivo della lettera l) relativo al sostegno a iniziative di promozione delle opportunità di investimento in Italia nonché di accompagnamento e assistenza degli investitori esteri, la relazione riferisce che è in fase di completamento un sito web (www.investinitaly.com) in lingua inglese a supporto dell'attività di assistenza di primo livello. Il sito ospita anche la guida “Doing business in Italy”.

Inoltre sono stati istituiti 4 desk per l'attrazione degli investimenti esteri in Italia, in “piazze” strategiche quali Londra , New York, Mosca e Tokyo.

Lo stanziamento complessivo per l'obiettivo di cui alla lettera h) è di 4 milioni e mezzo di euro.

Il 13 gennaio 2016 è pervenuta la prima relazione attinente alle operazioni riguardanti le quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia”, con dati riferiti al 2015, (Doc. CCXXXIII, n. 1), trasmessa dal Governatore della Banca d'Italia, in attuazione del comma 6-bis dell'articolo 4 del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, introdotto dalla legge di conversione 29 gennaio 2014, n. 535: la disposizione richiamata prevede che la Banca d'Italia riferisca annualmente alle Camere in merito alle operazioni di partecipazione al proprio capitale.

In particolare, nella lettera di trasmissione del Governatore, si segnala che, a seguito delle transazioni effettuate, alla compagine dei partecipanti al capitale della Banca si sono aggiunti 13 nuovi soggetti, appartenenti alle categorie previste dalla legge (cinque enti di previdenza e assistenza, tre fondazioni di matrice bancaria, quattro banche e una compagnia assicurativa). Viene segnalato inoltre che nel capitale della Banca figurano ancora 5 enti con quote superiori al limite del 3 per cento stabilito dalla legge, ricordando come essi abbiano tempo fino al 31 dicembre 2016 per dismettere la parte eccedente e ridurre la partecipazione entro la soglia consentita. Il documento consta di due tabelle. La prima è intitolata “operazioni di trasferimento di quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia perfezionate nel 2015”; in essa sono sono indicati i soggetti cedenti e i soggetti cessionari, il numero delle quote trasferite e il relativo importo.

Complessivamente il totale delle quote cedute ha un controvalore di 998 milioni di euro e rappresenta il 13,31 del capitale sociale. La seconda tabella reca i soggetti partecipanti al capitale della Banca d'Italia al 1° gennaio 2016, che risultano 64, con l'indicazione del numero di quote possedute da ciascuno di essi.

Nella seduta dell'Assemblea dell'11 gennaio 2016 è stata annunciata la prima relazione, trasmessa dal Ministro dell'interno, ai sensi dell'articolo 30, comma l, della legge 30 giugno 2009, n. 85, sullo Stato di attuazione delle previsioni del Trattato di Prum in materia di cooperazione di polizia riferita agli anni 2012-2014 (Doc. CLXI-ter, n. 1). Tale norma prevede che il Ministro dell'interno informi annualmente il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia d'immigrazione, di cui all'articolo 18 della legge 30 settembre 1993, n. 388, e successive modificazioni, sullo stato di attuazione delle previsioni del Trattato, sulle azioni intraprese e sugli accordi conclusi, con specifico riferimento a quelli attuativi di cui all'articolo 44 del Trattato medesimo.

La relazione sottolinea in primo luogo come le decisioni del Consiglio dell'Unione europea 2008/615/JHA (sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera) e 2008/616/JHA (relativa all’attuazione della decisione 2008/615/GAI ) non siano ancora state attuate nel nostro ordinamento, in quanto con la legge n. 85 del 2009 sopra citata è stato ratificato il solo Trattato di Prum.

Le suddette decisioni (note come decisioni di Prum) definiscono le modalità attuative per la realizzazione dello scambio automatizzato delle informazioni relative al DNA, ai dati dattiloscopici ed ai veicoli registrati, stabilendo termini perentori (26 agosto 2011) entro cui gli Stati membri dovevano adempiere.

La relazione ricorda che sullo stato di realizzazione del Laboratorio centrale per la Banca dati nazionale del DNA, il Ministro della giustizia ha presentato al Parlamento, nel mese di settembre 2015, la relazione prevista dall'articolo 19 della legge n. 85 del 2009 (Doc. CLXI n. 3), con dati aggiornati al 30 giugno.

Il paragrafo intitolato “DNA” riproduce sostanzialmente le notizie relative allo stato di avanzamento dell'istituzione della banca dati fornite nella relazione trasmessa alle Camere nel mese di luglio 2015 dal Ministro dell'interno sempre ai sensi del citato articolo 19 (Doc. CLXI-bis, n. 1)36.

Il paragrafo successivo, intitolato “Fingerprints (dati dattiloscopici)” evidenzia come, al fine di poter avviare l'interscambio dei dati dattiloscopici previsto dalle decisioni di Prum, sia assolutamente necessaria la realizzazione di alcuni interventi evolutivi del sistema informatico per l'identificazione delle impronte digitali AFIS (Automated Fingerprint ldentification System), essenziali per la gestione dell'interfacciamento con gli omologhi sistemi degli altri Paesi membri e per l'elaborazione delle richieste di consultazione automatizzata nelle modalità tecniche previste dalla suddetta normativa.

Secondo la relazione, la banca dati delle impronte digitali AFIS non è stata ancora completamente sviluppata per poter scambiare in maniera automatizzata i dati dattiloscopici a livello internazionale, né per consentire alle controparti ricerche dattiloscopiche nelle modalità e con i livelli di servizio previsti dalle decisioni di Prum37; le forniture necessarie sono in via di aggiudicazione38.

Il paragrafo intitolato “VRD (veicoli registrati)” sottolinea come il Trattato di Prum disciplini anche l'impegno fra le Parti contraenti a scambiare le informazioni inserite negli archivi informatizzati dei registri di immatricolazione dei veicoli. Per tale finalità, il competente Ministero delle infrastrutture e trasporti ha acquisito il servizio EUCARlS (European Car and Driving Licence Information System), che consente l'interconnessione tra le banche dati dei Paesi aderenti), e ha attivato il collegamento con la rete S-Testa, che consente la connessione con le suddette banche dati.

La relazione rileva come il collegamento tecnico con il Ministero dei trasporti non sia ancora attivo, essendo necessaria per la sua realizzazione la conclusione del processo di reingegnerizzazione dello SDI (Sistema di Indagine).

La relazione riferisce, inoltre, di uno studio effettuato dalla Direzione centrale della Polizia criminale per l'implementazione del portale Prum come portale unico, comprendente anche VRD (Vehicle Registration Data), la Banca dati Nazionale del DNA e Fingerprints (dati dattiloscopici), per la gestione delle comunicazioni cd "follow up".

Circa la protezione dei dati, la relazione ipotizza che, non appena sarà approvato il regolamento attuativo della legge n. 85 del 2009 relativo alla Banca dati nazionale del DNA e al Laboratorio centrale per la Banca dati nazionale del DNA, saranno facilmente realizzabili gli altri regolamenti relativi a Fingerprints e VRD. Dopo l'approvazione del regolamento sulla protezione dei dati sarà possibile rispondere all'apposito questionario e ricevere la visita di valutazione degli esperti dei Paesi operativi.

Con riferimento ai documenti la cui trasmissione alle Camere interviene a sanare un ritardo rispetto al termine atteso per l'adempimento dell'obbligo, si richiama in primo luogo l'attenzione sulla relazione, trasmessa dal Ministro dell'interno, sull'attività svolta dalle commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamenti di tipo mafioso, con dati relativi agli anni dal 2010 al 2014 (Doc. LXXXVIII n. 1), in attuazione dell'articolo 146, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali”. Il comma 2, in combinato disposto con il comma 1 del medesimo articolo, prevede che il Ministro dell'interno presenti al Parlamento una relazione sull'attività svolta dalla gestione straordinaria degli enti sottoposti a gestione commissariale nell'ambito delle procedure previste dall'articolo 143, assunte relativamente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare. Nella formulazione originaria del suddetto comma 2 dell'articolo 146 l'invio della relazione era previsto con cadenza semestrale. Il comma 1 dell'articolo 1-bis della legge 20 maggio 2003, n. 116, in sede di conversione del decreto-legge 31 marzo 2003, n. 50, recante “Disposizioni urgenti in materia di bilanci degli enti locali”, ha modificato il comma 2, prevedendo che la relazione sia trasmessa annualmente. La precedente relazione, con dati relativi al 2009, è stata annunciata nella seduta dell'Assemblea del 21 maggio 2012 (Doc. LXXXVIII n. 4).

Il paragrafo 1 della relazione è intitolato “L'evoluzione della normativa e la funzione chiarificatrice della giurisprudenza” e ricorda in primo luogo il consolidato orientamento giurisprudenziale, sia amministrativo sia costituzionale, secondo il quale “lo scioglimento di un organo elettivo rappresenta una misura di carattere straordinario, necessaria a fronteggiare una emergenza straordinaria”, in cui appare indispensabile procedere ad una attenta disamina degli interessi coinvolti considerata la sostanziale identità di tutela tra diritto costituzionale di elettorato e lotta alla criminalità”.

Viene quindi riferita analiticamente la giurisprudenza formatasi, con riferimento alla novella legislativa dell'articolo 143 (Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare. Responsabilità dei dirigenti e dipendenti) del decreto legislativo n. 267 del 2000, come modificato dall'articolo 2, comma 30, della legge 15 luglio 2009, n. 94, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, norma che ha dettagliatamente scandito le diverse fasi del procedimento, prevedendo altresì una rigida tempistica39.

Nel secondo paragrafo, intitolato provvedimenti di scioglimento, sono enumerate, anno per anno, le gestioni commissariali che si sono succedute nel periodo 2010-2014, distinguendo tra quelle iniziate in ciascuno degli anni esaminati, quelle proseguite e quelle prorogate su richiesta del prefetto, in considerazione della necessità di portare a compimento le iniziative già intraprese per il risanamento dell'ente oggetto dell'intervento.

La relazione contiene al riguardo apposite tabelle riepilogative.

Un apposito spazio viene poi dedicato alla casistica, successiva all'entrata in vigore della novella, disposta dall'articolo 2, comma 30, della legge n. 94 del 2009, n. 94, relativa all'istituto del decreto di conclusione del procedimento, disciplinato dal comma 7 dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 come novellato.

Nel corso dell'anno 2010 sono stati sciolti 5 consigli comunali40; inoltre, con il d.P.R. 23 dicembre 2010 è stata affidata ad un commissione, con i poteri del direttore generale, la gestione dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, a causa dell'ingerenza della criminalità organizzata nell'amministrazione aziendale. La relazione segnala che alcuni dei comuni commissariati nel 2010 erano già stati in passato oggetto di provvedimenti dissolutori, conseguenti a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Sempre nel 2010, in considerazione delle motivate esigenze evidenziate dalle Commissioni, al fine di portare a compimento i programmi avviati per il risanamento degli enti, è stata disposta la proroga, per ulteriori sei mesi, dello scioglimento di altre sei amministrazioni comunali41. Nel 2010 operavano complessivamente 19 gestioni commissariali (11 in Calabria, 5 in Campania e tre in Sicilia), considerando anche le gestione terminate nel corso dell'anno.

La relazione evidenzia come nel 2010 si registri una diminuzione della presenza di gestioni commissariali sul territorio del 36 per cento rispetto al 2009, anno in cui, complessivamente, hanno operato 28 commissioni straordinarie, assicurando la provvisoria amministrazione di altrettanti comuni sciolti per fenomeni di condizionamento e infiltrazione della criminalità organizzata.

Secondo la relazione, il minor numero di scioglimenti è da imputarsi anche all'esigenza di consolidamento della nuova disciplina introdotta proprio nel 2009, a fronte di una giurisprudenza ancora esigua ed oscillante.

Per quanto riguarda il 2011, nel corso dell'anno sono stati sciolti 6 consigli comunali42 e sono state prorogate 5 gestioni commissariali43.

Nell'anno 2011 hanno operato 20 gestioni commissariali (13 in Calabria, 3 in Campania, 3 in Sicilia e 1 in Liguria), considerando le gestioni avviate negli anni precedenti e concluse nel 2011. La relazione segnala il primo caso di un commissariamento nella regione Liguria (Bordighera).

Nell'anno 2012 si è registrato un sensibile incremento dei provvedimenti di commissariamento adottati, 24 rispetto ai 6 del 201144, tra i quali un ulteriore ente sito in Liguria, due in Piemonte e il comune capoluogo Reggio Calabria.

Le proroghe hanno riguardato 7 comuni45, nonché la Azienda sanitaria provinciale (ASP) di Vibo Valentia.

Il numero delle gestioni commissariali attive nel 2012 è pari a 37 (19 in Calabria, 8 in Campania, 6 in Sicilia, 2 in Liguria e 2 in Piemonte), considerando anche le gestioni avviate negli anni precedenti e concluse nel 2012.

Nel 2013 sono stati adottati 16 provvedimenti di commissariamento46, mentre sono stati prorogati 22 commissariamenti47.

Il numero delle gestioni commissariali attive nel 2013 è pari a 45 (23 in Calabria, 9 in Campania, 9 in Sicilia, 2 in Piemonte, 1 in Liguria e 1 in Lombardia), considerando anche le gestioni avviate negli anni precedenti e concluse nel 2013.

Nell'anno 2014 sono stati sciolti 11 consigli comunali48 e sono state prorogate 16 gestioni commissariali49.

La relazione ritiene particolarmente significativa la circostanza che nel 2014 abbiano operato 51 gestioni commissariali (25 in Calabria, 11 in Sicilia, 10 in Campania, 2 in Piemonte, 1 in Liguria, 1 in Lombardia e 1 in Puglia), considerando anche le gestioni avviate negli anni precedenti e concluse nel 2014.

Il paragrafo 2.1 è intitolato “Conclusione dei procedimenti”.

Il comma 7 dell'articolo 143 della legge n. 267 del 2000, introdotto dall'articolo 2, comma 30 della legge n. 94 del 2009, prevede infatti che, nel caso in cui non sussistano i presupposti per lo scioglimento del Consiglio o l'adozione di altri provvedimenti di cui al comma 5 (tra i quali la sospensione o il trasferimento a carico del Segretario comunale e dei dirigenti), il Ministro dell'interno, entro tre mesi dalla trasmissione della relazione di cui al comma 3, emani comunque un decreto di conclusione del procedimento in cui dà conto degli esiti dell'attività d'accertamento.

Nel quinquennio 2010-2014, si sono concluse 18 procedure, 16 relative a comuni e 2 relative a amministrazioni provinciali50.

Si sono inoltre conclusi i procedimenti avviati nei confronti dell'Azienda sanitaria locale di Pavia, dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e dell'Azienda sanitaria Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta, rispettivamente, il 21 giugno 2011, il 23 ottobre 2013 e l'11 marzo 2014.

Il paragrafo 2.2 è dedicato al contenzioso giurisprudenziale relativo all'articolo 143, con particolare riferimento alle disposizioni di cui al comma 1151.

La relazione ricorda in primo luogo che dal 1991 (anno di entrata in vigore della normativa in esame) al 2014, sono stati adottati 258 provvedimenti di scioglimento. In 188 casi è stato proposto ricorso all'autorità giurisdizionale, mentre 70 decreti presidenziali non sono stati contestati. Solo in 20 dei 188 casi in cui si è registrato un contenzioso sul provvedimento dissolutorio si è pervenuti ad un annullamento del decreto.

La relazione illustra i contenziosi definiti in ciascun anno, riferendone gli esiti e dando conto delle motivazioni che hanno sorretto le relative decisioni giurisdizionali.

Nel corso del 2010 il Consiglio di Stato si è pronunciato in merito alla legittimità dei decreti di scioglimento dei consigli comunali di Arzano, Lusciano e Villa Literno.

Nei primi due casi il giudice amministrativo si è pronunciato con sentenze favorevoli per il Ministero dell'Interno (Cons. Stato, Sez. VI, 15 marzo 2010, n. 1490 e 13 maggio 2010, n. 2957).

Invece, per quanto riguarda lo scioglimento del Comune di Villa Literno, il Consiglio di Stato (Sez. VI, 21 dicembre 2010 n. 9323) ha confermato la pronuncia (n. 515 del 28 gennaio 2010) con la quale il TAR Campania, sezione I, aveva annullato il provvedimento dissolutorio.

Nel 2011 si sono conclusi positivamente per il Ministero dell'Interno i contenziosi relativi agli scioglimenti dei consigli comunali di Borgia (CZ), Fabrizia (VV), Pago del Vallo di Lauro (AV) e San Giuseppe Vesuviano (NA), mentre non sono stati presentati ricorsi contro il commissariamento della ASP di Vibo Valentia e degli organi consiliari di Castrofilippo (AG), Condofuri (RC) e Sant'Onofrio (VV). La relazione dà quindi conto di ulteriori provvedimenti giurisdizionali in tema di incandidabilità, favorevoli all'amministrazione.

Nel 2012 si sono conclusi favorevolmente per l'Amministrazione i contenziosi relativi allo scioglimento dei comune di Nicotera (VV) e Gricignano d'Aversa (NA), mentre il TAR Calabria, (sentenza n. 343 del 2012 nell'ambito del contenzioso relativo allo scioglimento del Comune di Amantea - CS), ha condannato il Ministero dell'Interno a risarcire oltre 2 milioni di euro, “per il pregiudizio patrimoniale connesso alla mancata percezione delle indennità, degli stipendi e dei c.d. gettoni di presenza degli amministratori, nonché per il danno non patrimoniale, connesso al provvedimento illegittimo, che ha inciso su una sfera di interessi riconducibili al novero dei diritti inviolabili tutelati dall'art. 2 della Costituzione” (c.d. diritto all'immagine). Anche in merito al commissariamento del comune di Marcianise (CE), l'Amministrazione è stata condannata al risarcimento dei danni - 44.933 euro - oltre agli interessi e alla rivalutazione monetaria. La relazione dà conto quindi di alcuni contenziosi relativi a provvedimenti assunti a carico di alcuni dipendenti comunali e quindi al contenzioso in materia di incandidabilità di alcuni sindaci e di alcuni assessori dei comuni interessati da provvedimenti di scioglimento.

La relazione segnala la difformità interpretativa emersa in sede giurisdizionale, a causa dalla non chiara formulazione del comma 11 dell'articolo 143, che rischia di vanificare l'efficacia della misura.

Sono infatti emersi due opposti orientamenti in merito al computo dei turni elettorali ai quali si estende la sanzione dell'incandidabilità: la Corte d'Appello di Napoli, infatti, con sentenza del 16 agosto 2012, ha dichiarato incandidabili alcuni amministratori del comune di San Giuseppe Vesuviano “limitatamente alle prossime elezioni provinciali e circoscrizionali successive al provvedimento di scioglimento del consiglio comunale. Di segno opposto la pronuncia del Tribunale di Rossano (RC) che, il 4 dicembre 2012, ha dichiarato incandidabili, l'ex sindaco e un assessore del comune di Corigliano Calabro (CS) “limitatamente al primo turno elettorale successivo allo definitività del presente provvedimento” senza, quindi, escludere dall'ambito applicativo della sanzione le elezioni già svoltesi tra lo scioglimento e la sentenza dichiarativa dell'incandidabilità.

Relativamente al 2013 la relazione segnala la conferma di tutti i decreti presidenziali di scioglimento adottati52, con un'unica eccezione relativa al comune di Bordighera (IM) per il quale il Consiglio di Stato, nel riformare la sentenza del TAR Lazio del 10 febbraio 2012, ha accolto, il 12 gennaio 2013, il ricorso degli interessati e successivamente, con sentenza del 7 maggio 2013, ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione proposto dall'Amministrazione. Sono stati, inoltre, dichiarati incandidabili gli amministratori responsabili delle condotte che hanno causato lo scioglimento dei consigli comunali di Gragnano (NA), Bova Marina (RC), Platì (RC), Castel Volturno (CE), Isola delle Femmine (PA) e Siderno (RC). L'Amministrazione è stata invece dichiarata soccombente dal Tribunale di Catanzaro nell'ambito di una controversia relativa alla incandidabilità degli amministratori del Comune di Borgia (CZ) stante l'avvenuto svolgimento di un turno di consultazioni elettorali successivo al provvedimento di scioglimento53.

Nel 2014 il Consiglio di Stato ha rigettato i ricorsi avverso i provvedimenti di scioglimento del consigli comunali di Castello di Cisterna (NA), Gragnano (NA), Samo (RC) e Mileto (VV). La relazione cita come significativa, inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato n. 3440 del 2 luglio 2104, che ha confermato la pronuncia del TAR Lazio n. 9941 del 12 novembre 2013, relativa al decreto presidenziale di scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria. La relazione dà quindi conto degli esiti di alcuni processi relativi a sanzioni irrogate a dipendenti dell'ente o a dichiarazioni di incandidabilità, generalmente favorevoli al Ministero dell'interno.

Il paragrafo 3 è dedicato alle attività svolte successivamente all'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica del 23 dicembre 2010, con il quale la gestione dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia è stata affidata ad una Commissione straordinaria, le cui attività vengono riassunte.

Il paragrafo 4 è intitolato “La gestione straordinaria del comune di Reggio Calabria: il contesto territoriale e motivi dello scioglimento”. Essa, in primo luogo, descrive sinteticamente le ragioni che hanno determinato lo scioglimento dell'ente. Il sottoparagrafo 4.1 denominato “Le condizioni economico -finanziarie dell'ente e l'opera di risanamento della commissione straordinaria” ripercorre sinteticamente l'attività posta in essere per evitare il dissesto dell'ente e per avviare il percorso di risanamento attraverso azioni finalizzate al riequilibrio finanziario. Il sottoparagrafo 4.2 ricorda le iniziative della commissione straordinaria per il recupero della legalità nei settori di competenza comunale e l'attività regolamentare compiuta. La relazione ribadisce l'importanza di interventi volti a rafforzare la cultura di legalità e la trasparenza nell'ambito dell'amministrazione e descrive iniziative volte in particolare al riavvio della corretta funzionalità dei Servizi comunali e alla lotta all'abusivismo edilizio e commerciale.

La relazione ricorda poi iniziative specificamente riguardanti beni confiscati alla criminalità organizzata e iniziative tese ad assicurare che i lavori e gli appalti pubblici non siano oggetto di infiltrazione della criminalità organizzata. Il sottoparagrafo 4.3 è dedicato al risanamento dell'apparato burocratico comunale e ai controlli sulle società partecipate, nonché a considerazioni conclusive. In esso sono evidenziate in particolare le difficoltà incontrate nel risanamento della macchina comunale, attese anche le carenze di organico che hanno ostacolato la necessaria azione di risanamento. Si ricorda inoltre che la commissione ha provveduto allo scioglimento di due società partecipate, che hanno determinato contenziosi risoltisi in favore dell'amministrazione e contestazioni da parte dei lavoratori interessati alla procedura di mobilità posta in atto con riferimento ad una di esse. La relazione infine fa cenno ad atti intimidatori rivolti alla commissione stessa

Il paragrafo 5 è significativamente dedicato alla “delocalizzazione della criminalità organizzata” ovvero all'estensione del suo raggio di azione ad aree del Paese tradizionalmente ritenute immuni. La relazione sottolinea la circostanza che dal 1991 ad oggi, su un totale di 6 provvedimenti di scioglimento, ai sensi dell'articolo 143 del TUOEL, di consigli comunali del nord Italia (di cui 1 annullato dalla magistratura amministrativa), solo 1 è stato adottato nel 1995 (Bardonecchia, in provincia di Torino). mentre i restanti 5 sono stati disposti nel quinquennio 2010-2014. La relazione esamina quindi i casi di Ventimiglia, (SV), Leinì (TO), Rivarolo Canavese (TO) e Sedriano (MI): per ciascuno di tali enti la relazione ricostruisce gli antefatti che hanno condotto al commissariamento e le iniziative svolte dalle commissioni per adempiere alloro mandato, segnalando altresì specifiche situazioni di criticità che riguardano la compagine civica54, fornendo anche notizie circa contenziosi in atto o potenziali55 che hanno determinato o possono determinare danni ai bilanci degli enti interessati.

Il paragrafo 6 è volto a fornire un quadro di sintesi generale delle attività delle commissioni mediante tre sottoparagrafi.

Il sottoparagrafo 6.1 intende offrire un quadro d'insieme dell'attività normativa posta in essere in ciascuno degli anni del quinquennio, anche mediante un'apposita tabella di raffronto, dal complesso delle gestioni commissariali. Secondo la relazione, i dati forniti dalle Commissioni attestano che, nel 2010, il 68,7 per cento degli enti commissariati ha posto in essere attività regolamentare, rispetto all'82 per cento del 2011, all'85,7 per cento del 2012, al 100 per cento del 2013 e al 90 per cento del 2014. Sono quindi descritte le iniziative normative assunte da singoli enti.

Mediante ulteriori tabelle sono evidenziate le percentuali degli enti che hanno svolto attività per incrementare le entrate fiscali, per ridurre eventuali fenomeni di evasione fiscale e per ridurre i costi, razionalizzare la spesa e salvaguardare gli equilibri di bilancio. Sono quindi analizzate le iniziative svolte al riguardo dai singoli comuni evidenziando al contempo numerose situazioni di criticità. Il sottoparagrafo 6.2 riguarda le iniziative finalizzate alla riorganizzazione dei singoli enti. In esso sono innanzitutto descritte le iniziative svolte dalle commissioni nei rispettivi comuni. Apposite tabelle sono poi dedicate ed illustrare taluni dati relativi alla rotazione del personale e all'impegno del personale assegnato in sovraordinazione, secondo quanto previsto dall'articolo 145 del TUOEL; come ricorda la relazione si tratta di personale amministrativo e tecnico - proveniente da altre amministrazioni o enti pubblici - assegnato temporaneamente in posizione di comando o distacco, per supportare la struttura ed assicurarne il regolare funzionamento (per esigenze di avvicendamento di funzionari collusi, per carenza di personale qualificato, per mancanza di figure dirigenziali e altro)56.

Ulteriori tabelle illustrano le principali aree di intervento considerate dalle gestioni commissariali.

Il sottoparagrafo 6.3 è relativo agli interventi in materia di ambiente e gestione del territorio. La relazione segnala che la necessità e l'urgenza di intervenire per il ripristino della legalità nella gestione del ciclo dei rifiuti - che per la criminalità organizzata costituisce uno dei business più redditizi - sono risultate estremamente complesse per la gran parte delle commissioni, a causa del contesto ambientale diffusamente compromesso e, soprattutto, per lo rilevanza e l'annosità del fenomeno. Sono quindi illustrate le iniziative più significative adottate dai singoli enti, nonché numerose criticità relative alla gestione dei rifiuti solidi urbani e a agli impianti di depurazione. Sono quindi illustrare alcune situazioni attinenti al degrado urbanistico e mediante apposite tabelle è riepilogata la percentuale di enti che hanno adottato iniziative per contrastare il fenomeno dell'abusivismo e per riepilogare gli strumenti urbanistici adottati nei comuni commissariati suddivisi per tipologia.

Il sottoparagrafo 6.4 che conclude la relazione è dedicato ai temi del ripristino della legalità e ai rapporti con la cittadinanza. In esso sono riferite numerose iniziative svolte dalle singole gestioni, sia per prevenire il sorgere di nuove aree critiche specie in materia di affidamento di appalti sia per fronteggiare temi particolarmente delicati, quali ad esempio quelli relativi all'immigrazione. Particolare attenzione è stata rivolta alla gestione dei beni confiscati alla criminalità. Una tabella ne evidenzia gli utilizzi.

La relazione sottolinea inoltre la necessità di assicurare una costante cura al consolidamento dei rapporti con le popolazioni interessate, il cui atteggiamento è spesso contrassegnato da scetticismo e apatia, in considerazione anche di realtà profondamente compromesse con i fenomeni criminali. Una apposita tabella evidenzia poi le variegate reazioni determinatesi nella popolazione con riferimento all'adozione dei provvedimenti di scioglimento, Sono quindi illustrate iniziative volte a riavvicinare istituzioni e cittadini, a riaffermare la presenza delle istituzioni e a promuovere la cultura della legalità. Una tabella è dedicata a dare conto della frequenza degli incontri delle commissioni con sindacati, associazioni giovanili e di volontariato, forze politiche, parroci, dirigenti scolastici e rappresentanti delle realtà produttive. Infine, un ultima tabella evidenzia la percentuale di comuni commissariati che hanno avviato iniziative di comunicazione suddivise per tipologia di canale impiegato.

Sempre in quanto sanano un ritardo nella trasmissione rispetto al termine atteso, si segnalano le relazioni analitiche sulle missioni militari e di polizia e la relativa documentazione di sintesi operativa, per gli anni 2013 (Doc. LI, n. 2) e 2014 (Doc. LI, n. 3), trasmesse dal Ministro per le riforme costituzionali ed i rapporti con il Parlamento, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 9, comma 2, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito con modificazioni dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, e dell'articolo 3-bis del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 14 marzo 2014, n. 28.

L'articolo 9, comma 2, del decreto-legge n. 107 del 2011, come riformulato dalla legge di conversione sopra indicata, prevede che, entro sessanta giorni dalla scadenza del termine di applicazione del decreto semestrale o annuale di proroga delle missioni, il Governo presenti al Parlamento una relazione analitica sulle missioni militari e di polizia previste dal medesimo decreto-legge, con riferimento all'evoluzione di ciascuna di esse, agli obiettivi prefissati e alla verifica dei risultati conseguiti. Ai fini di un contenimento degli oneri relativi alle missioni di pace e di sicurezza nel rispetto degli impegni internazionali assunti, la norma prevede che sia indicato un piano per la rimodulazione dell'impegno militare.

L'articolo 3-bis del decreto-legge n. 2 del 2014 ha inoltre previsto che, al fine di informare le Camere sullo stato di raggiungimento nel tempo degli obiettivi di ciascuna missione, la relazione analitica debba essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che indichi espressamente, per ciascuna missione, il mandato internazionale nel cui ambito viene esplicata, la durata, la sede, il personale nazionale e internazionale impiegato, la scadenza nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione deve essere inoltre integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti, nell'ambito di ciascuna missione, dai contingenti italiani. Analoga previsione era già stata introdotta dall'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 dicembre 2013, n. 13, con il quale le missioni erano state prorogate al 31 dicembre 2013.

La precedente relazione, relativa all'anno 2012, predisposta dal Ministro della difesa e presentata dal Ministro per i rapporti con il Parlamento è stata annunciata il 14 maggio 2013 (Doc. LI n. 1).

Le relazioni presentano entrambe, al paragrafo 1, una premessa, nella quale sono ricordati gli estremi dei provvedimenti legislativi che hanno finanziato le missioni, che sono quindi elencate suddivise per area geografica57 e con l'indicazione dei relativi stanziamenti.

La relazione per il 2013 evidenzia che “L'attuale contingenza storica, caratterizzata da criticità di ordine finanziario su scala globale, ha imposto - pur in un quadro di generale salvaguardia degli interessi nazionali - una razionalizzazione della nostra presenza militare all'estero, ricalibrandone la portata anche sulla base delle risorse disponibili. In tale quadro, il numero dei nostri militari 'fuori area' evidenzia un trend riduttivo che in appena due anni è passato dalle circa 7.000 unità del 2011 ad una consistenza media complessiva di 5.295 unità per l'anno 2013”.

La relazione 2014 evidenzia al riguardo che, in relazione alle considerazioni svolte in sede di dibattito parlamentare, nel 2014 sono state avviate misure di razionalizzazione del settore, che hanno determinato, una riduzione delle spese della Difesa, rispetto all'anno 2013, di circa il 13 per cento. Parimenti, il numero dei nostri militari impiegati “fuori area” evidenzia un ulteriore trend riduttivo: la relativa consistenza media complessiva è passata da 5.295 unità nel 2013 a 4.454 unità nel 2014.

Entrambe le relazioni esaminano quindi i contesti relativi ai principali teatri operativi e a ciascuna missione, fornendo dati concernenti il contesto strategico dell'intervento, i suoi obiettivi e le forze impiegate, nonché i risultati raggiunti.

La relazione 2013 esamina quindi il teatro afghano e la missione ISAF (sottoparagrafo a), alla quale L'Italia ha partecipato mediamente con 3.047 unità.

Il sottoparagrafo b) dà conto del teatro libanese e della missione UNIFIL. Secondo la relazione, l'impegno italiano ha mantenuto un peso relativo sostanziale, con una contribuzione media di circa 1.100 unità. Inoltre, dal 9 ottobre al 15 dicembre 2013, l'unità navale Andrea Doria è stata inserita nel dispositivo marittimo della missione (Maritime Task Force UNIFIL).

Al sottoparagrafo c) si riferisce in merito al Kosovo a alla missione NATO Kosovo Force (KFOR). L'Italia, lead del Battle Group (West), ha partecipato a KFOR nel 2013 con 486 unità in media, assicurando peraltro il battaglione della riserva operativa (Operational Reserve Force), mantenuto in status di prontezza "Ready" per il primo semestre e in "Stand by" per il secondo. Nell'ultimo trimestre del 2013 l'Italia ha poi conseguito la leadership della missione, nonché la guida del Joint Regional Detachment Centre (che ha inglobato, lo scorso ottobre, il JRD West).

Nello stesso contesto operativo, la relazione riferisce inoltre sul contributo nazionale alla European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX) con un contributo di 4 unità in media.

Nel sottoparagrafo d) si analizza il teatro libico, riferendo in merito agli sviluppi dell'operazione Cyrene, riconfigurata a decorrere dal 1° ottobre 2013 in Missione militare Italiana in Libia-MIL e volta a dare ulteriore slancio al supporto offerto alla Libia e al contempo a dar corso sia alla cooperazione militare vera e propria sia a quella nel settore dell'industria per la Difesa. E' stato quindi avviato l'Ufficio di cooperazione militare in Libia con l'invio di nuclei mobili. Inoltre, il 21 ottobre 2013 è stato inviato un “Advisor” presso il Ministero della difesa libico (nell'ambito di un'attività specifica concordata nella prima riunione della commissione congiunta italo-libica). La missione prevede una presenza media di 99 unità (su 100 previste per il teatro libico).

Inoltre il 22 maggio 2013 il Consiglio Europeo ha formalmente approvato la missione civile EU di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia (EUBAM Libya). L'Italia ha contribuito alla missione con una unità nella posizione di Head of Mission Analytical Capability (HMAC).

Il sottoparagrafo e) è relativo Missioni antipirateria e per il Corno d'Africa (Operazioni OCEAN SHIELD, ATALANTA, EUTM Somalia, EUCAP NESTOR e ulteriori iniziative per il Corno d'Africa). L'Italia contribuisce, alternativamente, alle operazioni antipirateria dell'Unione Europea (ATALANTA) e della NATO (OCEAN SHIELD), garantendo così di massima la presenza continuativa in area di un'unità navale. Per il 2013, l'Italia è stata prima impegnata nell'ambito della missione Ocean Shield - fino a giugno 2013 al Comando della Task Force 508 su flagship italiana - e successivamente in ATALANTA sino alla fine dell'anno.

La missione EUCAP NESTOR è una missione a carattere civile con capacità militari integrate e base a Gibuti che, in aderenza alla Strategia UE per il Corno d'Africa, rappresenta la prima missione a carattere regionale, operando a favore di Gibuti, Kenya, Seychelles, Somalia e Tanzania (qualora quest'ultimo Paese lo richieda). Sono quindi illustrate le finalità della missione EUTM Somalia, finalizzata al consolidamento del processo di stabilizzazione, alla quale concorre dal 2010 - al fine di rafforzare il Governo federale somalo e, in coordinamento con le Nazioni Unite e l'Unione africana (in particolare, l'African Union Mission in Somalia AMISOM), di contribuire allo sviluppo del settore di sicurezza locale, garantendo, dal 2010 in Uganda e dall'inizio del 2013 anche a Mogadiscio, attività di formazione militare a favore di unità somale.58

Il personale italiano impiegato è stato di 113 unità per OCEAN SHIELD, 127 unità per ATALANTA, 104 unità per EUTM Somalia e iniziative per il Corno d'Africa e 11 unità per EUCAP NESTOR.

Il sottoparagrafo f) è dedicato al Mediterraneo, dove la NATO svolge, nel Mediterraneo orientale, una missione aereo-navale per il contrasto al terrorismo internazionale (ACTIVE ENDEAVOUR - OAE), sulla base delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1368 (2001), 1373 (2001) e 1390 (2002).

La relazione evidenzia come l'Italia abbia fornito un consistente contributo con l'impiego di sommergibili, unità navali inserite nei Gruppi Standing della NATO ed assetti aerei ed elicotteristici per il pattugliamento marittimo. In particolare, nel corso del 2013 - così come avvenuto anche nel 2012 - il contributo nazionale in termini di assetti, alla stregua di quanto posto in essere dagli altri Alleati, ha visto una lenta ma costante diminuzione, legata sia alla rimodulazione delle piattaforme impiegate nella sorveglianza marittima, sia alla contingente crisi economica globale. La consistenza media del personale impiegato si è attestata a 48 unità.

Il paragrafo 3 ricorda che provvedimenti legislativi di proroga delle missioni internazionali per l'anno 2013 hanno, altresì, disposto il finanziamento per la partecipazione alle seguenti missioni: Unione Europea: EUFOR ALTHEA in Bosnia (5 unità), EUMM Georgia (4 unità), EUBAM Rafah a Gaza (1 unità), EUPOL Afghanistan (3 unità), EUCAP SAHEL Niger (9 unità), EUTM Mali (15 unità); Nazioni Unite - UNFICYP Cipro (4 unità), UNAMlD Darfur (3 unità), MlNUSMA in Mali (3 unità), UNMISS in Sud Sudan (2 unità) e accordi bi-multilaterali: TlPH-2 in Hebron (13 unità)

Per quanto riguarda il 2014 il paragrafo 2, opera una prima suddivisione in base all'area continentale di riferimento.

Per quanto riguarda l'Europa sono descritte in primo luogo le missioni Kosovo/Balkans Joint Operations Area (JOA), Kosovo Force (KFOR), Multinazional Specialized Unit (MSU), Security Force Training Plan in Kosovo, European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), Military Liaison Office (MLO) Belgrado, NATO HQ Sarajevo e NATO Liaison Office (NLO) Skopje. Nel 2014, l'impegno nazionale nei Balcani si è attestato su una media di 555 unità.: KFOR (546 in media), EULEX Kosovo (4 in media), MLO Belgrado (3 in media), NATO HQ Sarajevo (1 in media) e NLO Skopje (1 in media). Quindi è descritto l'andamento dell'operazione EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina, per la quale l'impegno nazionale, per l'anno 2014, si è attestato su una media di 5 unità: Infine si da conto della missione UNFICYP Cipro, per la quale il contributo nazionale si è attestato, in media a 4 unità, contribuendo alle attività di osservazione tra le parti, di controllo e pattugliamento della linea del cessate il fuoco e di mediazione negli incontri tra le parti in lotta.

Nel 2014, l'impegno nazionale nel Mar Mediterraneo ha visto la prosecuzione della partecipazione nazionale all'Operazione ACTIVE ENDEAVOUR, assicurando nel Mediterraneo la condivisione in ambito NATO delle informazioni raccolte e attività di sorveglianza aereo-marittima e subacquea, di controllo e di monitoraggio del traffico mercantile in transito, L'Italia ha impiegato aerei (velivoli Atlantic ed elicotteri EH 101) e navali (pattugliatori, cacciamine e assetti subacquei).

Inoltre è stata assicurata la scorta marittima della Nave statunitense “Cape Ray”, impegnata nello smantellamento dell'arsenale chimico siriano. Una volta completato l'imbarco delle sostanze chimiche su una nave resa disponibile dal governo della Danimarca, si è proceduto, nel porto di Gioia Tauro, al trasferimento di dette armi sulla citata motonave. Successivamente, al largo e a congrua distanza da qualsiasi costa, si è provveduto alla trasformazione degli agenti chimici imbarcati.

L'Italia, tenuto conto della delicata operazione da svolgersi in acque internazionali mediterranee viciniori al nostro Paese e ai fini della sicurezza della nave Cape Ray durante le delicate operazioni, ha reso disponibile per un periodo di 60 giorni un'unità navale della Marina Militare con compiti di scorta marittima.

Sono quindi illustrate le missioni svolte in Asia, trattando innanzitutto il teatro afghano e precisamente l'International Security Assistance Force (ISAF), l'European Union Police Mission in Afghanistan (EUPOL AFGHANISTAN) e l'attività del personale militare italiano impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con tali missioni. Nel 2014, l'impegno nazionale in ISAF si è attestato su una media di 1.872 unità (2.250 nel primo semestre e 1.500 nel secondo), contribuzione che ricomprende altresì impegno nazionale in EUPOL Afghanistan (5 unità in media), mentre il contingente di personale militare dislocato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con ali missioni si è attestato su una media complessiva di circa 95 unità.

La relazione illustra la situazione in Libano, la missione United Nations lnterim Force in Lebanon (UNIFIL) e la missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi. Nel 2014, l'impegno nazionale in UNIFIL si è attestato su una media di 1.100 unità, mentre 10 unità sono state impiegate nell'ambito della missione bilaterale di addestramento.

La relazione riferisce quindi circa l'andamento della missione Temporary International Presence in the City of Hebron (TIPH-2) e della missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi. La contribuzione nazionale nelle missioni in parola si è attestata nel 2014 su una media complessiva di 28 unità (13 in media per TIPH-2 Hebron e 15 in media per la missione bilaterale di addestramento).

Inoltre la relazione descrive la Gaza European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah) ricordando che il contributo nazionale, pur limitandosi a una sola unità, ha supportato le attività di monitoraggio della situazione, di controllo della gestione del valico, quando attivo; da parte palestinese ed israeliana e di rapporto all'UE.

La relazione tratta quindi la situazione della Georgia. Con riferimento all'European Union Monitoring Mission in Georgia (EUMM Georgia), il contributo nazionale si è attestato su un valore medio di 4 unità, impiegate nel supporto le attività di osservazione e di rapporto al Consiglio UE sulle violazioni degli accordi di pace e sulle trattative negoziali tra le parti.

La relazione passa quindi a trattare le missioni che si svolgono nel contesto africano. In primo luogo è considerata la situazione libica e sono approfondite la European Unìon Border Assistance Mission (EUBAM Libya). e la missione bilaterale di assistenza, supporto e formazione delle forze armate libiche. Nel 2014, l'impegno nazionale nel teatro operativo libico si è attestato su una media di 100 unità ( 25 in media per EUBAM Libya e 75 per la missione bilaterale).

EUBAM Libya, che prevede personale che opera disarmato (eccetto un ridotto nucleo per la protezione del capo missione), avrebbe dovuto raggiungere una forza totale di 100 unità (più lo staff locale). Tuttavia, la missione non ha mai raggiunto il pieno organico a causa del deterioramento progressivo delle condizioni di sicurezza, tanto da far decidere il suo rischieramento a Tunisi dall'agosto 2014. Tenuto conto delle limitate possibilità operative, negli ultimi mesi del 2014 EUBAM è stata ridotta a sole 17 unità, che hanno continuato a supportare la Guardia costiera libica con seminari e workshops svoltisi al di fuori del territorio libico, visto il deteriorarsi della situazione. In tale contesto, la Difesa ha fornito il proprio contribuito sino a novembre 2014, in particolare nella posizione di Head of Mission Analytical Capability (HMAC). Nel 2014 sono stati addestrati complessivamente circa 400 libici tra Border Guard, Police, Customs e Coast Guard. A causa della instabile situazione politica, gli obiettivi della missione sono stati raggiunti solo parzialmente. Conseguentemente; nel settembre 2014 l'EEAS (European External Action Service) ha avviato l'Interim Strategical Review di EUBAM Libya, valutando varie opzioni, tra le quali il mantenimento-dello status quo, la chiusura o la sospensione della missione.

Per quanto riguarda la missione bilaterale, essa ha continuato, nonostante la mutata cornice di sicurezza, ad operare a Tripoli, in coerenza con la scelta del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di mantenere aperta l'Ambasciata, per cercare di facilitare il dialogo tra le parti ed in sinergia con il personale dell'Ufficio di cooperazione militare, al fine di poter mantenere i contatti con la controparte, costituire un sensore sul terreno ed un interlocutore per i Paesi alleati, mantenendosi pronti alla ripresa della cooperazione non appena possibile.

Le normali attività d'istruzione e addestramento, generalmente condotte con i mobile teams, sono state però congelate per l'assenza delle necessarie condizioni di sicurezza sul terreno. Anche l'Advisor nell'ambito del Ministero della difesa libico è rientrato a luglio 201459.

La relazione passa quindi ad illustrare le missione svoltesi nell'Oceano Indiano, a partire da ATALANTA, per la quale, nel 2014, il contributo nazionale ha significativamente concorso con attività di sorveglianza, pattugliamento; monitoraggio dell'area di operazioni, di contrasto del fenomeno della pirateria, di sostegno alla libertà di navigazione, alla sicurezza del traffico mercantile dell'area d'interesse e alla protezione degli aiuti umanitari e sanitari destinati alla Somalia a bordo delle navi del World Food Programme ONU. A questi fini sono stati impiegati due velivoli a pilotaggio remoto (APR), messi a disposizione della missione nel secondo semestre del 2014, per la sorveglianza e la raccolta informativa nell'area di operazioni. La relazione illustra quindi l'operazione Ocean Shield, volta a combattere la pirateria nel corno d'Africa e alla quale l'Italia ha contribuito mediante i due veicoli a pilotaggio remoto presente a Gibuti,

Sempre nel Corno d'Africa la relazione descrive gli sviluppi della European Union Training Mission Somalia (EUTM Somalia), della Regional Marittime Capacity Building in the Horn of Africa (EUCAP NESTOR), della missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e della missione finalizzata al funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti. L'impegno italiano si è attestato nell'area a 232 unita medie (128 per EUTM Somalia, 11 per EUCAP NESTOR, 10 per la missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e 83 e per il funzionamento della base militare nazionale di supporto (BMNS) di Gibuti).

Quanto alla Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale, l'Italia ha avviato nel 2013·un progetto, di cooperazione bilaterale con la Somalia, volto all'addestramento delle forze di polizia locali nella capacità di controllo del territorio, al fine di consentire un ripristino di accettabili condizioni di sicurezza nel Paese. L'attività, condotta con il patrocinio dell'Unione Africana, è posta in essere da un'unità addestrativa dell'Arma dei Carabinieri. A un primo ciclo addestrativo, conclusosi nell'aprile 2013, ne è seguito uno successivo nel 2014, con l'ampliamento dei compiti svolti. In particolare, nel secondo semestre del 2014 è stato tenuto a Gibuti un corso a favore di 200 unità della Polizia somala, con training nelle tecniche investigative e per la gestione della scena del crimine, nel controllo della folla e nei servizi di scorta.

La base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti è una base di supporto interforze situata in un'area strategica per contrastare l'espansione delle attività illegali (pirateria; immigrazione clandestina, traffico di droga. terrorismo) mediante il sostegno allo sviluppo di una capacità autosufficiente da parte degli Stati dell'area60.

La relazione tratta quindi dell'impegno relativo al Mali, al Niger e all'Area del Sahel, e le seguenti missioni: United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA), European Union Capacity Building Mission in Sahel-Niger (EUCAP SAHEL Niger), European Union Training Mission in Mali (EUTM Mali), European Union Capacìty Building Mission in Sahel-Mali (EUCAP SAHEL Mali). Nel 2014, l'impegno nazionale per le iniziative nell'area si è attestato su una media di 27 unità (3 per MlNUSMA, 7 per EUCAP Sahel-Niger , 14 per EUTM Mali e 3 per EUCAP Sahel-Mali).

La relazione riferisce della missione relativa alla Repubblica Centroafricana EUFOR RCA, avviata nel corso dell'anno. Nel secondo semestre 2014, l'Italia ha offerto un contributo alla missione, autorizzando mediamente l'impiego di 51 unità.

La relazione illustra, riguardo al Mozambico, l'avvio della missione di osservazione EMOCHM (Equipa Militar De Observaçao Da Cessaçao Das Hostilidades Militares) a cui l'Italia è stata formalmente invitata a partecipare su richiesta del Governo del Mozambico, a seguito dell'accordo politico che ha sancito la fine delle ostilità interne. L'Italia nel secondo semestre ha partecipato con l'invio di tre unità, compreso il Vice Capo Missione.

Entrambe le relazione riportano un sintetico paragrafo conclusivo. Nella relazione 2013 il paragrafo 4, evidenzia che “L'attuale quadro di situazione strategico connesso con lo scenario globale e, più in particolare, per quanto concerne i Teatri Operativi d'interesse nazionale, non appare profondamente modificato rispetto all'analisi riferita al 2012”. In particolare in armonia con il “level of ambition” nazionale, la relazione sottolinea che “nel 2013 l'andamento della contribuzione nazionale, in linea con i livelli di sicurezza desiderabili e gli obiettivi da conseguire da parte della Comunità Internazionale, è risultato pressoché stabile nel Teatro operativo libanese -dove la minaccia posta dalla crisi siriana impone il mantenimento di un elevato stato d'allerta - e in quello balcanico, caratterizzato dall'assunzione da parte dell'Italia della leadership di KFOR e dal delicato processo di dialogo tra Pristina e Belgrado. Risulta invece in diminuzione per i Teatri operativi ove la fase di stabilizzazione sembra ormai avviata, in particolare in quello afgano, dove - per effetto dei risultati della Transition - è continuato il trend riduttivo della presenza nazionale coincidente con la fase di ridispiegamento degli assetti in Italia”.

Per gli impegni minori invece lo sforzo resta sostanzialmente invariato, sia pure con un ridotto impatto finanziario. Detti impegni rivestono importanza alla luce dell'interesse politico-militare dell'Italia. La relazione si conclude sottolineando in particolare l'esigenza di perseguire sempre maggiori livelli di interoperabilità con i Paesi Alleati e partner.

Le conclusioni della relazione per il 2014 è contenuta nel paragrafo 3.

Sottolineato il contributo fornito dall'Italia - sia per effetto di impegni consolidati in ambito internazionale sia per ulteriori esigenze scaturite da situazioni di crisi e per la stabilizzazione di crisi in atto – la relazione evidenzia “una situazione fluida nei principali teatri di operazione -afgano, kosovaro e libanese, oggetto di continua attenzione ed esame”.

La relazione dà conto di un trend riduttivo della presenza media complessiva nel teatri operativi “fuori area”, in specie connesso “al ridispiegamento dall'Afghanistan, unito a un incremento della presenza italiana nel continente africano ed in particolare nelle aree del Corno d'Africa e del Centro Africa”.

Entrambe le relazioni sono corredate da schede di sintesi predisposte sulla base di un modello standard, contenente tra l'altro la denominazione della specifica missione, l'organizzazione internazionale di riferimento, la fonte normativa (intesa come base giuridica di diritto internazionale, il mandato (da intendersi come scopi e compiti della missione), la data prevista per il termine dell'intervento, il personale nazionale e internazionale impiegato, la descrizione dei compiti specifici svolti dal personale impiegato, i dettagli attualizzati della missione (che ne ricostruisce lo sviluppo nel tempo), i costi sostenuti e i risultati conseguiti dall'Italia.

Le schede allegate alla relazione 2014 risultano più articolate prevedendo la descrizione della catena di comando e la sede della missione.

Nella seduta dell'Assemblea del 25 gennaio 2016 è stata annunciata la relazione, trasmessa dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, sull'erogazione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale e sulla verifica dei risultati ottenuti mediante gli interventi finanziati negli anni precedenti, con dati aggiornati al 30 settembre 201461 (Doc. LXIV n. 2), ai sensi dell'articolo 8, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, recante “criteri e procedure per l’utilizzazione della quota dell’otto per mille dell’IRPEF devoluta alla diretta gestione statale”.

Il comma richiamato, come modificato dai decreti del Presidente della Repubblica n. 82 del 26 aprile 2013 e n. 172 del 17 novembre 2014, dispone che il Presidente del Consiglio dei ministri riferisca annualmente al Parlamento sull’erogazione dei fondi dell’anno precedente e sulla verifica dei risultati ottenuti mediante gli interventi finanziati. La precedente relazione, concernente dati relativi al 2011 e la verifica dei risultati ottenuti mediante gli interventi finanziati negli anni precedenti, era stata annunciata il 19 luglio 2013 (Doc. LXIV n 1).

La relazione trasmessa nel mese di gennaio si compone di una prefazione, di tabelle riepilogative contenenti grafici, suddivise su base annua, con l'indicazione dell'importo totale da erogare nell'esercizio, la suddivisione di tale importo tra le varie tipologie di interventi ammessi, dati relativi al numero di progetti approvati, conclusi e da concludere.

La relazione è finalizzata a fornire un quadro costantemente aggiornato dello stato di attuazione degli interventi finanziati nel corso degli anni, in esito all’attività di monitoraggio affidata al Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri (struttura che gestisce il procedimento dell’otto per mille) al fine di verificare la rispondenza dei progetti approvati e finanziati, l'efficacia degli interventi relativi nonché il corretto impiego delle somme trasferite per la realizzazione delle iniziative.

La prefazione giudica pertanto fondamentale l’impegno profuso nell’espletamento delle attività di verifica e monitoraggio, per la piena rispondenza del procedimento di concessione del contributo per l’otto per mille alle esigenze di trasparenza e di rendicontazione delle somme assegnate rispetto alle specifiche scelte di destinazione effettuate dal cittadino contribuente.

Secondo la relazione, le informazioni acquisite sui singoli interventi permettono non solo di verificare il rispetto, da parte dei beneficiari del contributo, delle disposizioni regolamentari (osservanza dei tempi per l’avvio dei lavori, stato di avanzamento degli stessi, trasmissione della documentazione di fine lavori), ma anche di ottimizzarne la destinazione concreta in relazione ai risultati ottenuti.

La prefazione riferisce che, nel corso degli anni, è stato dato forte impulso alle procedure di monitoraggio attraverso il rafforzamento dell’azione di collaborazione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le Amministrazioni competenti per materia, con l’interazione diretta e costante con gli stessi enti destinatari del finanziamento62, mentre lo scambio di informazione tra gli enti beneficiari e la Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato particolarmente significativo per il monitoraggio dei progetti ammessi a contributo con il decreto di ripartizione per l’anno 2010. L'importo a disposizione per il 2010 (oltre 144 milioni di euro) non avendo subito riduzioni per assicurare copertura finanziaria ad altre finalità, ha consentito il finanziamento di 343 interventi, “distribuiti tra le tipologie dei Beni culturali, delle Calamità naturali, dell’Assistenza ai rifugiati e della Fame nel Mondo.” La prefazione evidenzia quindi che gli interventi finanziati negli anni dal 1998 al 2006 sono tutti conclusi e dà conto della verifica dei risultati conseguiti sui progetti finanziati, ancora in itinere, nel periodo dal 2007 al 2010 e nel 2013, suddivisi per le sopra ricordate quattro tipologie. La prefazione evidenzia, quindi, come per le annualità 2011 e 2012 non sia stato possibile procedere alla ripartizione delle risorse, la cui disponibilità è venuta meno a causa delle decurtazioni previste da disposizioni legislative e da rimodulazioni di manovra finanziaria.

Per quanto riguarda l’anno 2013, sempre per effetto delle permanenti decurtazioni della quota dell’otto per mille, è stato possibile finanziare solo quattro interventi tutti riferiti alla tipologia “fame nel mondo” (per un importo complessivo di 404.771,00 euro).

La prefazione ricorda inoltre che nel corso dell’anno 2013, con il d.P.R. 26 aprile 2013, n. 82 è stato modificato ed integrato il regolamento di cui al d.P.R. 10 marzo 1998, n. 76, disciplinando in maniera più rispondente alle effettive esigenze la procedura di concessione e di monitoraggio del contributo “otto per mille”, anche alla luce delle problematiche emerse e dell’esperienza acquisita nel corso degli anni, prevedendo, altresì, a decorrere dall’anno 2014, la fissazione del termine di presentazione delle domande al 30 settembre di ogni anno di riferimento della quota IRPEF e non più al 15 marzo, con conseguente slittamento all’annualità successiva del termine per la definizione del decreto di ripartizione delle risorse. Nell’anno 2014, peraltro, e disposizioni del regolamento richiamato, che disciplinano la concessione ed il monitoraggio dei contributi otto per mille, sono state ulteriormente integrate con il d.P.R. 17 novembre 2014, n. 172, in attuazione delle disposizioni della legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità 2014) che ha previsto, con la modifica dell’articolo 48 della legge n. 222 del 1985, l’aggiunta alle quattro tipologie ivi previste (fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali) di una quinta tipologia di interventi costituita da “ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica”.

La relazione riferisce pertanto sulla verifica dei risultati conseguiti al 30 settembre dell’anno 2014 e riporta, per ogni tipologia progettuale ammessa, lo stato di attuazione per ognuno degli interventi finanziati. Seguono quindi le schede riepilogative relative a ciascun anno per il quale è stata effettuata la ripartizione dell'8 per mille.

Nel 2007 l'importo complessivo del fondo è stato di 46.503.979,20, distribuito tra 110 progetti, di cui 92 relativi alla conservazione beni culturali (per un importo 31.166.979,00 euro, di cui 18 non conclusi), 11 in relazione alle calamità naturali (per un importo di 5.350.970,20 di euro di cui 2 non conclusi), 4 relativi alla fame nel mondo (per un importo di 515.030,00 di euro, tutti conclusi) e 3 relativi all'assistenza ai rifugiati (per un importo di 9.471.000,00 euro, tutti conclusi).

Nel 2008 l'importo complessivo è stato pari a 3.542.043,21 di euro, suddivisi in 7 progetti, tutti riguardanti la tipologia calamità naturali, di cui 1 non ancora concluso.

Nel 2009 l'importo complessivo è stato pari a 43.969.406,39 euro, distribuito tra 96 progetti, di cui 63 relativi alla conservazione dei beni culturali (per un importo di 26.107.458,94 di euro, di cui 27 non ancora conclusi) 20 in relazione alle calamità naturali (per un importo di 4.261.790,95 di euro di cui 11 non conclusi), 10 relativi alla fame nel mondo (per un importo di 1.001.617,40 di euro, di cui 1 non concluso) e 3 relativi all'assistenza ai rifugiati (per un importo di 2.598.539,10 di euro, tutti conclusi).

Nel 2010 l'importo complessivo è stato, come detto, pari a 144.431.387,64 di euro, suddiviso tra 343 progetti, di cui 265 relativi alla conservazione dei beni culturali (per un importo di 108.471.885,13 di euro, di cui 155 non ancora conclusi), 25 in relazione alle calamità naturali (per un importo di 22.649.808,58 di euro, di cui 18 non conclusi), 40 relativi alla fame nel mondo (per un importo di 5.410.559,41 di euro, di cui 6 non conclusi) e 13 relativi all'assistenza ai rifugiati (per un importo di 7.899.134,52 di euro, di cui 4 non conclusi).

Nel 2013, come detto, l'importo complessivo è stato di 404.771,00 euro, suddiviso in quattro progetti, tutti relativi alla tipologia fame nel mondo e tutti, secondo la relazione, da concludere.

La relazione termina riportando i dati essenziali relativi ai singoli progetti, suddivisi per anno di realizzazione. Tali schede riportano gli estremi del decreto ministeriale che ha disposto l'erogazione, gli estremi della Gazzetta Ufficiale che lo ha pubblicato, l'ente beneficiario, l'importo, una sintetica descrizione dell'oggetto e la dicitura “in corso” essendo riportati solo gli interventi non conclusi.

Al riguardo appare opportuno osservare - premesso che la norma istitutiva prevede che costituisca oggetto della relazione sia l'erogazione dei fondi dell’anno precedente, sia la verifica dei risultati ottenuti mediante gli interventi finanziati - che manca qualsiasi riferimento alle modalità di svolgimento delle procedure relative all'individuazione dei progetti da finanziare e ai relativi criteri.

Inoltre, la verifica dei risultati ottenuti appare costituire un oggetto più ampio della semplice indicazione della circostanza che il progetto si sia o meno concluso (in una data peraltro non desumibile dalla relazione stessa) implicando una valutazione circa l'impatto dell'intervento sulla collettività di riferimento. In merito, occorre altresì osservare che dalla relazione non appare possibile desumere se la mancata conclusione del progetto dipenda dalla oggettiva complessità dell'intervento o sia riconducibile a ritardi o criticità. Infine si rileva come la mancata erogazione di fondi negli esercizi 2011 e 2012 non abbia fatto venire meno l'interesse del Parlamento a conoscere tempestivamente l'andamento dei progetti finanziati negli anni precedenti.

Sempre in quanto in ritardo si segnala la trasmissione, da parte del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, della relazione sull'attività svolta dall'Automobile Club d'Italia (ACI), riferita all'anno 2012, e relativi allegati, in ottemperanza dell'articolo 30, comma quinto, della legge 20 marzo 1975, n. 70. La disposizione richiamata prevede che entro il 31 luglio di ogni anno, ciascun Ministero trasmetta al Parlamento una relazione sull'attività svolta, sui bilanci di previsione e sulla consistenza degli organici degli enti pubblici non economici sottoposti alla propria vigilanza, con allegati i bilanci di previsione stessi e le relative piante organiche e i conti consuntivi dell'esercizio precedente.

La precedente relazione, con dati sull'attività svolta dall'Automobile Club d'Italia nell'anno 2011 era stata trasmessa nel mese di marzo 2013.

L'Automobile Club d'Italia, costituito in Ente morale con regio decreto 14 novembre 1926 n. 2481 e ricompreso tra gli enti preposti al servizio di pubblico interesse63, costituisce Federazione degli Automobile Club provinciali e locali (anch'essi enti pubblici non economici con propria autonomia) regolarmente costituiti (al momento sono in numero di 106).

La relazione ricorda che - a seguito delle deliberazioni dell'assemblea intervenute nelle sedute del 26 luglio e del 31 ottobre 2012 e della successiva approvazione da parte dell'Amministrazione vigilante con decreto ministeriale 27 novembre 2012 - lo Statuto dell'Automobile Club d'Italia è stato modificato al fine di introdurre un nuovo e più funzionale assetto organizzativo e gestionale dell'Ente relativamente al suo ruolo di Federazione sportiva nazionale del CONI per lo sport automobilistico, riconosciuta dalla Fédération Internationale de l'Automobile, in conformità alla disciplina di cui al decreto legislativo n. 15 del 2004 che prevede che l'Ente svolga le attività di Federazione sportiva nazionale secondo la disciplina prevista dal proprio ordinamento64. Inoltre le modifiche sono finalizzate a disciplinare restrittivamente i requisiti richiesti per accedere alle cariche elettive nell'ambito degli organi collegiali dell'ente e a garantire il rispetto degli equilibri economico finanziari e patrimoniali. La modifica statutaria ha istituito il Collegio dei Probiviri per dirimere eventuali controversie tra l'ACI e gli AA.CC., per assicurare il rispetto del codice etico da parte dei soci e per decidere relativamente ai provvedimenti di radiazione sociale di cui all'art. 41 dello Statuto.

La relazione illustra quindi il complessivo assetto statutario degli organi dell'ACI e degli Automobile Club (come determinatosi all'esito della riforma) e ricorda che l'ammontare dei compensi e dei gettoni di presenza spettanti ai componenti degli organi degli AA.CC. è stabilito su proposta dell'Assemblea dell'ACI, con decreto del Ministro vigilante, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

La relazione evidenzia quindi che nel corso del 2012 sono stati sottoposti a regime commissariale per gravi ragioni riguardanti il funzionamento amministrativo e per situazioni di dissesto finanziario gli Automobile Club di Enna, Savona, Imperia, Palermo, Foggia, Pavia, Agrigento, Brescia e Ragusa.

L'ACI e gli AA.CC., per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, si avvalgono del personale dipendente, di società strumentali collegate per la gestione di attività e o servizi interni o esterni e l'erogazione di prestazioni ai soci ed agli automobilisti in generale, ovvero fanno ricorso ad incarichi e consulenze presso studi e privati professionisti. Al riguardo, meritano di essere menzionate le Società c.d. “collegate”, in quanto tali enti hanno una consistente partecipazione nel capitale di dette società.

La relazione riferisce che il numero complessivo dei dipendenti in servizio presso l'ACI risulta essere, al 31 dicembre 2012, di 3.009 unità a fronte di una dotazione organica costituita da 3.192 unità.(78 dirigenti, 2.919 unità di personale non dirigente, 12 unità appartenenti all'area professionisti). Le donne costituiscono il 61,98 per cento del totale, con 1.865 unità, mentre gli uomini il 38,02 per cento, con 1.144 dipendenti.

La relazione riepiloga quindi le attività dell'Automobile Club d'Italia, quale ente che istituzionalmente rappresenta e tutela gli interessi generali dell'automobilismo italiano; promuovendone lo sviluppo. La sua azione si realizza in molteplici direzioni riconducibili a due assi principali: attività istituzionali ed attività c.d. “delegate” dallo Stato e da altri enti pubblici.

L'ente opera come Federazione che associa gli Automobile Club regolarmente costituiti (articolo 1 dello Statuto), enti pubblici a base associativa che a loro volta, ai sensi dell'articolo 36 dello Statuto, perseguono, nei rispettivi ambiti territoriali, le medesime finalità dell'ente federante. L'ACI collabora con le autorità e gli organismi preposti allo sviluppo ed all'organizzazione della mobilità delle persone e delle merci, allo sviluppo e al miglioramento della rete stradale, della segnaletica della sicurezza della circolazione, dell'assistenza stradale.

L'ACI, inoltre, è attivamente impegnato nel settore della promozione turistica anche internazionale, nella promozione dello sport automobilistico65, nonché nell'istruzione ed educazione automobilistica per migliorare la sicurezza stradale. Attua forme di assistenza tecnica, stradale, economica, legale, tributaria assicurativa dirette a facilitare l'uso degli autoveicoli.

Di seguito sono illustrati i principali risultati raggiunti nell'anno 2012, dei quali è stata data informativa agli stakeholder di riferimento nell'ambito della giornata della trasparenza, tenutasi il 31 maggio 2012, sul tema “l'ACI e le società del Gruppo progetti e le sinergia per la collettività”.

La relazione ricorda che l'ACI ha garantito, sulla base di apposite convenzioni con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (in collaborazione con la Rai, l'Anas, la Società Autostrade, l'Aiscat, la Polstrada e i Carabinieri), i servizi del Centro di Coordinamento delle informazioni sul traffico, sulla viabilità e sulla sicurezza stradale (Cciss) e ha curato la gestione delle centrali “Luce Verde” (in collaborazione con la Polizia Stradale e le Polizie municipali) che forniscono ai media notizie aggiornate su traffico, eventi e mezzi pubblici. Luce Verde è disponibile su internet, radio, TV, cellulari e smartphone.

Sono quindi illustrate alcune campagne in tema di sicurezza stradale, anche internazionali, come “il decennio ONU 2011/2020 di iniziative per la sicurezza stradale a livello globale” e segnalati alcuni eventi organizzati nel 2012 dall'ACI66.

Nell'ambito dei rapporti di collaborazione tra l'ACI ed il Ministero degli affari esteri, nel 2012 sono proseguite le attività di informazione sulle zone turistiche a rischio e su altri temi di interesse per chi viaggia all'estero, anche tramite il sito www.viaggiaresicuri.it - di cui l'ACI cura la gestione con l'aggiornamento dei relativi contenuti e l'evoluzione tecnologica curando altresì il call center dedicato agli italiani in partenza per l'estero – e del sito www.dovesiamonelmondo.it , attraverso il quale l'Unità di crisi della Farnesina può stimare in modo preciso il numero dei connazionali presenti in aree di crisi e individuarne l'identità67.

In campo internazionale, l'ACI ha continuato a collaborare ai lavori della Federation Internationale de l'Automobile ed Arc Europe (società costituita tra gli Automobile Club europei per offrire servizi di assistenza agli automobilisti).

La relazione evidenzia quindi le attività che l'ente svolge quale Federazione sportiva automobilistica68.

Sul fronte associativo l'ACI ha registrato nel 2012 un incremento del numero dei soci pari al 2,20 per cento, risultato che la relazione ascrive “in maniera prioritaria all'impegno che l'Ente ha profuso negli ultimi anni nell'azione di rinnovamento dei servizi offerti attraverso diverse iniziative dalla forte valenza innovativa tra le quali si annovera l'offerta di tessere associative destinate a specifici target (quali giovani ed aziende), la partneship con società del mondo automobilistico e del settore culturale, l'ampliamento del portafoglio di promozioni e di sconti ai soci presso gli esercizi in Italia e all'estero.” Il principale servizio offerto ai soci è il soccorso stradale, oltre ad altri quali il servizio di dépannage, l'auto sostitutiva e l'assistenza sanitaria.

La relazione tratta quindi delle attività svolte dall'ACI per delega dello Stato, delle regioni e delle province autonome, quali la tenuta e la gestione del Pubblico registro automobilistico (PRA), la riscossione ed il riversamento allo Stato dell'imposta di bollo dovuta sugli atti di presentazione al PRA e la riscossione del gettito ed il controllo delle tasse automobilistiche per conto di nove regioni e delle due province autonome di Trento e Bolzano, convenzionate con l'ACI.69

L'ACI svolge, inoltre, per conto delle province, sulla base di apposite convenzioni, l'attività di riscossione e controllo dell'imposta provinciale di trascrizione, prevista dal decreto legislativo n. 446 del 1997 sulle formalità di registrazione dei veicoli nel PRA70. L'imposta di bollo riscossa dagli uffici provinciali per conto dello Stato per l'anno 2012 è stata pari a 287.233.701,38 euro. Attraverso l'iniziativa governativa “Mettiamoci la faccia” è stato registrato un indice di gradimento da parte dell'utenza relativamente ai servizi PRA del 98,2 per cento. Relativamente alle iniziative di interesse sociale, nel 2012, i 106 uffici provinciali ACI, con l'obiettivo di concorrere alla definizione di politiche e di servizi, hanno offerto servizi PRA a domicilio per le utenze deboli che ne hanno fatto richiesta. Questa iniziativa denominata “ACI per il sociale” ha vinto il secondo premio "Innovation Award Council" della FIA. La gestione delle tasse automobilistiche viene offerta dall'Aci in regime di libera concorrenza, atteso che le Regioni e le province autonome possono gestire in proprio riscossione e controllo della tassa automobilistica.

Nell'anno 2012 risultano firmate 11 convenzioni, di cui 9 con le regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Lombardia, Umbria, Toscana e Valle d'Aosta e 2 con le province autonome di Trento e Bolzano. Nel 2012 l'attività in materia di tasse automobilistiche si è arricchita con l'offerta di nuovi servizi volti a contrastare l'evasione fiscale e a garantire l'equità contributiva. Le operazioni effettuate dall'utenza presso la rete ACI sono state 15.630.576 per un valore di tributi riscossi presso i punti di riscossione ACI pari a 2.531.851.886 euro. Il numero dei pagamenti delle tasse automobilistiche effettuati dagli utenti direttamente sul sito ACI (Bollonet) è stato di 407.256 euro.

Il budget per l'anno 2012 è stato approvato dall'Assemblea dell'ACI in data 27 ottobre 2011 ed è stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo - e al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento Ragioneria Generale dello Stato e quindi rimodulato tre volte, tramite appositi atti deliberati dall'Assemblea dell'ente in data 30 aprile 2012, 26 luglio 2012 e 31 ottobre 2012.

Il bilancio d'esercizio 2012 dell'Automobile Club d'Italia - che risulta composto dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa e reca in allegato le relazioni del Presidente e la relazione del Collegio dei Revisori dei Conti - presenta una perdita di 28.753.150 euro determinata dal risultato operativo lordo negativo per 38.849.038 euro (quale differenza tra valore e costi della produzione), solo parzialmente compensato dal risultato positivo della gestione finanziaria, pari a 11.303.867 euro. Le rettifiche di valore delle attività finanziarie ammontano a 111.251 euro, mentre il risultato della gestione straordinaria è positivo per 6.576.610 euro e e le imposte sul reddito d'esercizio ammontano a 7.672.477 euro.

La relazione evidenzia primariamente come si registri, rispetto al precedente esercizio, una riduzione del “valore della produzione”, che passa da 328.905.295 euro del 2011 a 290.303.867 euro del 2012, determinata da minori ricavi delle vendite e prestazioni, sostanzialmente per effetto del contesto macroeconomico estremamente recessivo e l'andamento contestuale dell'inflazione (+2,3 per cento su base annua) che ha inciso profondamente sul mercato dell'automobile, con conseguente riduzione dei ricavi relativi alla gestione del PRA che, come è noto, contribuiscono per ben il 6,7 per cento del totale.

La “situazione patrimoniale” al 31 dicembre 2012 registra un totale attivo di 420.994.187 euro, un patrimonio netto di 41.118.466 euro, in riduzione di -28.753.146 euro rispetto al 2011 (quando era pari a 69.871.612 euro). Tale decremento è attribuito dalla relazione soprattutto alla riduzione dei crediti verso clienti nonché dalla diminuzione dell'indebitamento complessivo degli AA.CC. verso l'ACI.

La relazione al riguardo riferisce che “[...] comunque l'ACI ha intrapreso con assoluta determinazione, una forte azione di equilibrio e razionalizzazione della gestione. E' evidente che l'Ente sta operando una riduzione dei costi, continua nel tempo e non episodica, che ha interessato tutte le tipologie di oneri e che denota il costante impegno ad operare, con interventi strutturali finalizzati ad incidere in maniera significativa sull'economicità della gestione al fine di garantirne, nel medio periodo, l'equilibrio economico stante la diminuzione dei ricavi sui quali non si ha alcuna possibilità di intervento”.

La relazione espone quindi il “consolidato 2012”, approvato dall'Assemblea dell'ente nella riunione del 30 ottobre 2013, osservando come in esso non siano considerati i conti consuntivi degli Automobile Club di Foggia, Ragusa e Vigevano, in quanto non pervenuti alla data di redazione del consolidato in esame. Lo “stato patrimoniale” espone un patrimonio netto al 31 dicembre 2012 di 76.387.750 euro (quello dell'esercizio precedente ammontava a 100.504.815 euro con un decremento di circa il 24 per cento).

La composizione del predetto patrimonio netto, è distinta tra Automobile Club d'Italia (41.118.446,00 euro) e Automobile Club provinciali (13.300.926,00 euro), mentre le rettifiche di consolidamento sono negative per 21.968.358,00 euro).

Il conto economico espone una perdita d'esercizio di 24.005.408 euro, contro un utile consolidato accertato per l'esercizio anno 2011 pari a 47.570.95 euro. Tale risultato di esercizio negativo71 è determinato dalla perdita di esercizio 2012 dell'ACI, pari a 28 milioni 753 mila euro, e dagli utili globali degli AA.CC provinciali e locali, pari a 2 milioni 780 mila euro, al netto delle rettifiche di consolidamento per 1 milione 968 mila euro.

La relazione è corredata dal budget per l'anno 2012, con le relative rimodulazioni, dal conto consuntivo consolidato e dal bilancio di esercizio per la medesima annualità, nonché da una scheda relativa alla situazione del personale al 31 dicembre 2012.

Ancora in quanto in ritardo si segnala la relazione sull'attività svolta dal Club Alpino Italiano nell'anno 2012 e relativi allegati, trasmessa dal Ministro per i beni e le attività culturali e del turismo72 in ottemperanza dell'articolo 30, comma quinto, della legge 20 marzo 1975, n. 7073, annunciata nella seduta dell'Assemblea del 28 gennaio 2016.

Come già ricordato con riferimento alla relazione avente ad oggetto l'attività dell'ACI, l'articolo 30 prevede che entro il 31 luglio di ogni anno, ciascun Ministero trasmetta al Parlamento una relazione sull'attività svolta, sui bilanci di previsione e sulla consistenza degli organici degli enti pubblici non economici sottoposti alla propria vigilanza, con allegati i bilanci di previsione stessi e le relative piante organiche e i conti consuntivi dell'esercizio precedente.

La precedente relazione, concernente l'attività svolta nell'anno 2011, era stata trasmessa nel mese di marzo 2013.

Il primo paragrafo della relazione intitolato “Ordinamento. struttura e funzioni”, ricorda che il Club Alpino Italiano, è stato fondato a Torino quale libera associazione nazionale nel 1863 per iniziativa di Quintino Sella, ed è Ente di carattere associativo74, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico sottoposto a vigilanza ministeriale, i cui compiti sono specificati dall'articolo 2 della legge 26. gennaio 1963, n. 91, successivamente modificata dalla legge 24 dicembre 1985 n. 776 e dalla legge 2 gennaio 1989 n. 6. Le finalità dell'Ente sono indicate dall'articolo 1 dello Statuto (da ultimo modificato a seguito della delibera dell'Assemblea straordinaria dei delegati in data 19 dicembre 2010) e descritte in dettaglio, dall'articolo 1 del regolamento generale, il cui nuovo testo è stato approvato dal Comitato Centrale di indirizzo e di controllo (nuova denominazione del Consiglio centrale) nel 200575.

Il secondo paragrafo è dedicato alle Attività istituzionali.

Nel corso del 2012 si è svolta l'Assemblea nazionale ordinaria dei delegati (19 e 20 maggio - Porretta Terme), cui hanno partecipato 338 delegati in rappresentanza di un totale di 293 sezioni su 49676. E' stata approvata la relazione morale del Presidente generale per l'anno 2012 e le nuove quote associative minime per il 2013.

La relazione ricorda quindi che è proseguito il progetto di rinnovamento dei processi informativi (oltre alla necessaria manutenzione funzionale all'attuale piattaforma del tesseramento, ormai al termine della sua vita operativa fissato nel 2013), in considerazione dell'entrata in funzione della nuova piattaforma, prevista a partire dalla campagna di tesseramento 201477.

La relazione segnala quindi la sesta edizione del Bando del fondo stabile pro rifugi, canale di finanziamento consolidato per il mantenimento del patrimonio immobiliare del sodalizio. L'elevato numero delle sezioni partecipanti al bando ha portato all'esclusione di alcune di esse, per sopraggiunta incapienza del fondo78.

La relazione tratta quindi dell'attività relativa ai sentieri, patrimonio culturale e elemento essenziale del turismo alpino “volti a fornire agli escursionisti la certezza del percorso verso la meta e, nei limiti propri dell'ambiente montano, la percorrenza dello stesso in sicurezza”, per i quali occorre mantenerne in efficienza i tracciati e la segnaletica, attività affidate al CAI dalla citata legge n. 91 del 196379.

La relazione ricorda quindi le attività attinenti alle relazioni esterne dell'ente, segnalando l'adesione del CAI alla proposta del Touring Club Italiano e delle associazioni ambientaliste (FAI, Italia Nostra, Legambiente e VVVVF Italia) a seguito della quale è stata sottoscritta una carta d'intenti sulla messa in sicurezza ambientale del Paese. Il documento è stato presentato a dicembre 2012 in occasione della Giornata mondiale del suolo e contiene una richiesta al Governo italiano di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un tavolo di confronto permanente in cui le amministrazioni competenti, le organizzazioni ed associazioni sociali, scientifiche e professionali monitorino e stimolino attività di tutela e prevenzione in vista degli interventi di protezione e risanamento.

La relazione segnala quindi che nel 2012 il CAI ha registrato un lieve decremento del numero dei propri iscritti rispetto al 2011, raggiungendo quota 315.914 iscritti.

La relazione dà poi conto della riflessione già avviata nel 2010 sulla necessità di razionalizzare le strutture dell'ente, nel quadro degli obiettivi strategici del triennio 2011-2013, relativa in primo luogo ai costi legati alla rappresentatività degli organi istituzionali dell'ente per verificarne l'attuale rispondenza a criteri di economicità e di produttività. Inoltre la relazione evidenzia che, data la costante proliferazione e parcellizzazione delle discipline sportive legate alla montagna, si registra un aumento dei costi sia strutturali sia assicurativi a carico del CAI.

La relazione, ricordate le iniziative già sopra esaminate, sottolinea che, a livello di struttura di coordinamento centrale - individuata nell'UniCAI (l'Unità formativa di base delle strutture didattiche del CAI) - nel mese di settembre è stato approvato dal Consiglio Centrale il nuovo regolamento che fa confluire nel suo Comitato Tecnico, a fianco dei tre esperti degli organi tecnici, anche tre rappresentanti delle tre sezioni nazionali (CCAI, Agai e Cnsas).

La relazione riferisce quindi sull'entrata in esercizio dell'impianto fotovoltaico della sede centrale, la cui realizzazione era stata approvata nell'aprile del 2010 e che soddisfa circa l'11 per cento del fabbisogno energetico del CAI. Per l'esercizio 2012 sono stati prodotti circa 15.000 Kwh, pari a 6.235,55 euro, oltre alle somme ricevute nell'ambito del conto energia per la vendita dell'energia elettrica prodotta dall'impianto.

La relazione riferisce quindi diffusamente sull'attività preparatoria volta a predisporre le celebrazioni per il 150° anniversario del CAI.

Ancora in merito all'attività formativa la relazione si sofferma sui compiti istituzionali affidati alla Commissione nazionale scuole alpinismo, scialpinismo, arrampicata (Cnsasa), con l'organizzazione di nuovi corsi di formazione sul territorio nazionale riconosciuti dal Ministero dell'istruzione e della ricerca e rivolti ai docenti di scuole primarie e secondarie dei diversi ordini, nell'ambito di territori e aree naturali protette con differenti caratteristiche ambientali e morfologiche, al fine di offrire sempre nuove esperienze dalle quali i docenti possano acquistare conoscenze scientifiche, competenze metodologiche e operative in materia di tutela del patrimonio ambientale, culturale e sociale montano.

Il successo dell'iniziativa registratosi nel 2011 tra i docenti ha indotto il CAI ad ampliare l'offerta attraverso l'inserimento di una nuova proposta di formazione in ambiente innevato durante il periodo invernale.

La relazione riferisce quindi della stipula del nuovo protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che fa seguito ai due precedenti accordi -entrambi di durata triennale - inerenti l'educazione motoria per l'avvicinamento dei giovani alla montagna e l'educazione ambientale80.

La relazione quindi ricorda le misure assunte dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, recante “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”, attivando un ciclo generale di gestione della performance e un'organizzazione delle attività improntata al miglioramento della prestazione e ai servizi resi, realizzando il passaggio da una cultura dei mezzi ad una cultura dei risultati.

Per il perseguimento di questi obiettivi sono stati adottati il Piano della performance e il programma per la trasparenza e integrità dell'Ente, entrambi di durata triennale, approvati dal Comitato direttivo centrale. In particolare, con il Piano della performance il CDC ha sviluppato una riflessione partendo dall'articolo 1 dello Statuto, che individua come scopo dell'ente l'alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale. Per realizzare questi obiettivi sono state individuate tre aree strategiche di azione: il sostegno e la valorizzazione delle Sezioni, l'impegno verso i giovani, iscritti e non iscritti al CAI, le politiche di indirizzo nazionale ed internazionale, in particolare volte alla possibile nascita di un Club Alpino europeo, alla rivisitazione dei documenti ambientali dell'Ente, alle attività dei 150 anni del CAI e alla piena attuazione delle potenzialità di crescita dell'Ente, specie nell'area centro meridionale ed insulare. Il Piano della performance definisce fasi, soggetti coinvolti e tempi di attuazione: Il livello di raggiungimento di tali obiettivi sarà valutato dal sistema di misurazione e valutazione della performance, che costituirà un indicatore della qualità 81.

Il paragrafo dedicato alla struttura amministrativa ricorda in primo luogo che l'attività amministrativa dell'Ente è disciplinata da un regolamento organico e da un regolamento di contabilità, evidenziando come la struttura organizzativa sia articolata in uffici di diretta collaborazione degli organi centrali e del Direttore (Segreteria di presidenza, Servizio legale e Segreteria generale) ed in uffici con funzioni amministrative divisi in quattro aree (amministrativa, stampa sociale economato-patrimonio e cineteca).

Nel paragrafo dedicato al personale si dà prima conto delle modifiche intervenute nella dotazione organica, fissata dapprima in 26 unità con delibera del Comitato Centrale del 22 febbraio 2008 n. 26, ridotta a 22 unità, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011 n. 148, è stata ulteriormente rideterminata, in via provvisoria, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legge. 6 luglio 2012 n. 95, che ha stabilito una dotazione in 20 unità. La consistenza effettiva del personale al 31 dicembre 2012 risulta di 19 unità (a fronte delle 20 previste dalla dotazione organica): 1 dirigente (1 previsto dalla dotazione organica), 10 dipendenti di area C (su 11 previsti dalla dotazione organica) e 8 dipendenti di area B (su 8 previsti in pianta organica). Rispetto al 2011 la dotazione effettiva risulta tuttavia incrementata di 1 unità di area C. La relazione evidenzia come non sia stato affidato nessun “incarico di posizione organizzativa”.

Per fronteggiare la riduzione della dotazione organica e le mutate esigenze organizzative, è stata avviata con determinazione direttoriale una riorganizzazione degli uffici, disponendo anche il rilevamento dei carichi di lavoro assegnati al personale dipendente.

Il paragrafo dedicato a illustrare la provenienza delle risorse sottolinea come i contributi dei soci costituiscano la principale fonte di finanziamento (66,23 per cento del valore della produzione - nel 2011 la percentuale era del 62,83 per cento). Tale voce di bilancio rientra nella categoria ricavi da vendite e da prestazioni che costituisce in totale il 78,29 per cento del valore medesimo. Il restante 12,06 per cento di tale categoria di introiti è ripartito tra ricavi da servizi ai soci (5,99 per cento), ricavi da attività promozionale (1,88 per cento), ricavi da pubblicazione (1,84 per cento), ricavi da rifugi (1,69 per cento) ed altre entrate (0,66 per cento).

Vi sono poi i trasferimenti statali e regionali (contributi in conto esercizio - 15,96 per cento) ed i ricavi diversi che rappresentano il 5,75 per cento. I contributi degli associati vengono versati alle Sezioni e da queste trasferiti alla struttura centrale per una quota predefinita e da questa utilizzati per finanziare l'organizzazione centrale dell'Ente, le pubblicazioni sociali, le assicurazioni dei soci medesimi contro i rischi dell'attività alpinistica, e, a partire dal 2007, il Fondo pro-rifugi. I trasferimenti da parte dello Stato e delle regioni e di altri enti, che vengono imputati in base alla competenza al conto economico, sono stati segnati da un consistente decremento pari al 48,07 per cento nel 2012 rispetto all'anno precedente, passando da complessivi 2.549.101 euro a 1.721.500 euro. Si segnala che il contributo ordinario erogato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per gli affari regionali, turismo e sport) e finalizzato alle attività istituzionali dell'Ente, è stato pari a 568.109 euro (848.993 euro nell'anno 2011). Anche i contributi finalizzati alle attività istituzionali del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico hanno segnato un decremento, riducendosi a 1.133.392 euro rispetto a 1.540.109 euro nel 2011. Il contributo totale della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo effettivamente erogato nel 2012 è passato, pertanto, da 2.389.101 euro a 1.701.500 euro. Nel 2012 il Sodalizio ha ricevuto contributi da altri enti pari a 20.000 euro mentre non sono stati corrisposti contributi regionali.

Le entrate proprie del CAI al 31 dicembre 2012 sono pari a 8.445.753 euro e provengono principalmente dalle quote sociali, dalle pubblicazioni prodotte dall'apposita Commissione centrale, dalla pubblicità sulla stampa sociale, dall'attività di promozione (vendita di materiale come tessere, distintivi e gadget vari) e dai rifugi. I ricavi dalle prestazioni di beni e servizi risultano in aumento del 2,35 per cento. Le quote associative hanno registrato un decremento rispetto al precedente esercizio pari complessivamente a 71.226 euro dovuto sia alla diminuzione del recupero delle quote relative agli anni precedenti che ai minori ricavi conseguenti alle agevolazioni previste per i soci giovani. I ricavi dalle vendite delle pubblicazioni risultano in decremento di circa il 7,8 per cento rispetto all'anno precedente, principalmente a causa della mancata realizzazione di alcuni volumi previsti nel piano editoriale e alla conseguente non immissione sul mercato.

Come stabilito dall'assemblea dei delegati le risorse provenienti dal tesseramento delle sezioni sono impiegate per fornire servizi ai soci sostenendo costi relativi espressamente ad assicurazioni, stampa sociale e rifugi, mentre i contributi della Presidenza del Consiglio dei ministri e finalizzati alle attività istituzionali dell'Ente e alle attività del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico hanno registrato una ulteriore riduzione, rispettivamente di 280.884 euro, pari al 33,08 per cento e di 406.717 euro, pari al 26,43 rispetto al 2011.

A seguito di detta riduzione risulta modificato il rapporto tra le fonti proprie di finanziamento e le risorse trasferite dallo Stato, determinando nell'anno 2012 un tasso di autonomia finanziaria pari al 84,49 per cento (79,08 per nel 2011), confermando, ad avviso della relazione, “la costante capacità di autofinanziamento del Sodalizio”.

Il paragrafo intitolato “Utilizzazione delle risorse” sottolinea primariamente come tra i costi della produzione assumano un rilievo fondamentale quelli per i servizi (86,59 per cento sul totale).

Le spese generali hanno mostrato, nell'esercizio 2012, un decremento medio complessivo del 9,90 per cento rispetto al 2011. Ciò è dipeso, in primo luogo, dalla diminuzione degli oneri relativi ai rimborsi delle spese di viaggio per l'attività degli organi istituzionali, per la gestione della piattaforma del tesseramento e del portale e per la riorganizzazione del sistema informativo dell'Ente, e per la manutenzione della sede legale, laddove risultano, invece, in aumento i costi di organizzazione di assemblee e congressi.

Le spese per eventi istituzionali sono sensibilmente incrementate rispetto all'anno precedente a causa delle iniziative legate al 150° anniversario di fondazione del CAI.

Risultano in decremento i costi per il servizio sostitutivo di mensa, l'utilizzo di contratti di lavoro flessibile, la formazione, il rimborso delle spese di viaggio per trasferte, i costi per l'indizione di procedure concorsuali.

Si sono, invece, incrementate le spese per le assicurazioni, in particolare quelle destinate alle Sezioni e quelle di coperture degli infortuni dei volontari del Cnsas. Infine, il contributo assegnato al Cnsas, è stato ridotto a 833.391 euro, mentre nel 2011 ammontava a 1.581.466 euro, con un decremento di 748.075 euro.

Il paragrafo dedicato ai costi per il personale segnala che essi incidono nella misura del 5,9 per cento (del 5.5 per cento nel 2011) sul costo totale della produzione. L'incremento è dovuto agli oneri retributivi per la sostituzione di una unità in maternità, per la copertura di n. 2 posti vacanti nonché all'incremento del Fondo unico di Ente per la contrattazione integrativa a seguito delle economie realizzate con il Piano triennale di razionalizzazione e di riqualificazione della spesa adottato ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 del 2011, convertito con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011.

L'articolo 1, commi 3 e 4, del decreto legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011, ha disposto anche per gli enti pubblici non economici la riduzione del 10 per cento entro il 31 marzo 2012 delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale, con il contestuale divieto, fino all'emanazione dei relativi provvedimenti, di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo. A causa della mancata adozione di tali provvedimenti, l'Ente non ha potuto completare la copertura dei posti vacanti. Nell'esercizio 2012 non sono stati corrisposti emolumenti agli amministratori ed ai revisori.

Il paragrafo intitolato “Bilancio d'esercizio 2012” riferisce che ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lett.e), dello Statuto del CAI, il bilancio d'esercizio dell'Ente limitatamente alla sua struttura centrale, è stato approvato con delibera del Comitato centrale di indirizzo e di controllo il 23 marzo 2013. Il CAI, a decorrere dall'esercizio 2004, adotta, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lett. o) del decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 419 un sistema di contabilità ispirato a principi civilistici. Il bilancio di esercizio si compone, pertanto, dello stato patrimoniale, del conto economico e della nota integrativa ed è corredato dalla relazione sulla gestione del Presidente e dalla relazione del Collegio nazionale dei revisori dei conti.

Il paragrafo dedicato al conto economico dà conto in primo luogo l'importo totale del valore della produzione pari a 10.904.134 euro, riferiti per il 78,29 per cento a ricavi da vendite e prestazioni (costituite in prevalenza dalle quote associative), per il 15,96 per cento a trasferimenti statali e regionali (contributi in conto esercizio), e per il rimanente 5,75 per cento a ricavi diversi.

Il costo totale della produzione ammonta a 10.861.051 euro.

Le risultanze del conto economico danno al 31 dicembre 2012 un'utile di esercizio pari a 13.386 euro confermano, secondo la relazione, una situazione di equilibrio economico finanziario.

Il paragrafo dedicato allo stato patrimoniale registra un patrimonio netto al 31 dicembre 201282 di 5.542.384 euro, in aumento, rispetto al precedente esercizio, di 13.386 euro. Detto incremento è costituito interamente dall'avanzo di esercizio, in quanto l'Ente, sin dalla sua costituzione,non ha mai costituito un fondo di dotazione o capitale sociale. Pertanto le voci del patrimonio netto sono rappresentate esclusivamente dagli avanzi degli esercizi precedenti.

Nelle conclusioni la relazione sottolinea che l'ente ha continuato a far fronte alle proprie funzioni istituzionali, anche grazie all'attività di volontariato svolta dai soci, conservando una sostanziale stabilità economico-finanziaria.

La relazione è corredata dallo Stato patrimoniale, dal conto economico, dalla nota integrativa, dalla relazione sulla gestione, dalla relazione del Collegio nazionale dei revisori dei conti e dalla situazione del personale al 31 dicembre 2012.

Con riferimento all'individuazione di nuovi obblighi83, si segnalano, in primo luogo, le previsioni recate dalla legge 28 dicembre 2015, n. 221, “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali”84. L'articolo 52 del provvedimento, al comma 1, introduce nel decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni (cd. Codice dell’ambiente), il nuovo articolo 72-bis, che contiene misure per la rimozione o la demolizione, da parte dei comuni, di opere ed immobili realizzati in aree classificate a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, in assenza o in totale difformità del permesso di costruire. A tal fine, il comma 1 dell'articolo 72-bis istituisce nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare un capitolo per il finanziamento degli interventi di cui trattasi. Il comma 2 autorizza per l'anno finanziario 2016 la spesa di 10 milioni di euro. Altre disposizioni riguardano le modalità di accesso ai finanziamenti previsti da parte dei comuni e l'individuazione degli interventi prioritari, sulla base di un apposito elenco elaborato trimestralmente dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, adottato ogni dodici mesi dalla Conferenza Stato-città ed autonomie locali.

Il comma 8 del nuovo articolo 72-bis prescrive che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare presenti alle Camere una relazione sull'attuazione dell'articolo medesimo, in cui siano indicati i finanziamenti utilizzati e gli interventi realizzati85.

Sempre la legge n. 221 del 2015, all'articolo 68, comma 1, istituisce presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a sostegno dell'attuazione degli impegni comunitari86, il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, gestito sulla base delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Per la redazione del Catalogo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si avvale, oltre che delle informazioni nella disponibilità propria e dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, delle informazioni rese disponibili dall'Istituto nazionale di statistica, dalla Banca d'Italia, dai Ministeri, dalle regioni e dagli enti locali, dalle università e dagli altri centri di ricerca, che forniscono i dati a loro disposizione secondo uno schema predisposto dal medesimo Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. I sussidi sono intesi nella loro definizione più ampia e comprendono, tra gli altri, gli incentivi, le agevolazioni, i finanziamenti agevolati e le esenzioni da tributi direttamente finalizzati alla tutela dell'ambiente.

Il comma 2 dell'articolo 68 prevede che il Catalogo sia aggiornato entro il 30 giugno di ogni anno e che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare invii alle Camere e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, entro il 31 luglio di ogni anno, una relazione concernente gli esiti di tale aggiornamento.

Il decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 2016, n. 9, recante “Misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa”87, all'articolo 15 introduce disposizioni volte a favorire la realizzazione di impianti sportivi nelle periferie urbane, allo scopo di potenziare l'attività sportiva agonistica nazionale e lo sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e periferiche, di rimuovere gli squilibri economico sociali e di incrementare la sicurezza urbana. A tal fine, il comma 1 dell'articolo citato istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze , per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri e da qui al Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), il Fondo “Sport e Periferie”; per il triennio 2015-2017 si autorizza la spesa complessiva di 100 milioni di euro, di cui 20 milioni nel 2015, 50 milioni di euro nel 2016 e 30 milioni di euro nel 2017.

Il comma 2 individua gli interventi alla cui realizzazione è finalizzato il Fondo88, mentre il comma 3 dell'articolo 15 prevede che il CONI presenti alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'approvazione, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 18589, un piano riguardante i primi interventi urgenti e, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione90, il piano pluriennale degli interventi, che può essere rimodulato entro il 28 febbraio di ciascun anno. I piani sono approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri91.

Il comma 4 dell'articolo 15 dispone che il CONI presenti annualmente all'autorità vigilante, ossia alla Presidenza del Consiglio dei ministri92, una relazione sull'utilizzo dei fondi assegnati e sullo stato di realizzazione degli interventi finanziati con le risorse di cui al comma 1. L'autorità vigilante trasmette la relazione alle Camere.

Ulteriori nuove disposizioni che rilevano per quanto attiene agli obblighi di relazione sono contenute nel decreto legislativo 7 gennaio 2016, n. 293. Tale provvedimento dà attuazione, sulla base di quanto previsto dalla legge 9 luglio 2015, n. 114 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2014), alla direttiva 2014/60/UE, finalizzata a rafforzare la normativa che consente di ottenere la restituzione di beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro. In particolare, le modifiche che si introducono sono volte a superare i limiti riscontrati nell'applicazione della direttiva 93/7/UE derivati, in particolare, dalla ristrettezza del suo ambito di applicazione, risultante dalle condizioni stabilite nel suo allegato, dai termini brevi per l'avvio di un'azione di restituzione e dai costi legati alla medesima azione94.

La nuova direttiva viene recepita nell'ordinamento nazionale attraverso la modifica degli articoli da 75 ad 84 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137). Limitatamente alle norme che incidono sugli obblighi di relazione alle Camere, si evidenzia che l'articolo 1 del decreto legislativo n. 2 del 2016, al comma 8, interviene sull'articolo 84 del citato decreto legislativo n. 42. L'articolo 84, nella formulazione originaria, stabilisce al comma 2, che il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo trasmetta annualmente al Parlamento, in allegato allo stato di previsione della spesa del Ministero, una relazione sullo stato di attuazione delle norme riguardanti la circolazione dei beni culturali appartenenti agli Stati membri e la restituzione dei beni illecitamente usciti da uno Stato dell'Unione europea, nonché sull'attuazione degli atti comunitari in materia: in ottemperanza di tale previsione, il Ministero ha da ultimo trasmesso, in allegato alla Tabella 13 della legge 28 dicembre 2015, n. 209 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018), la relazione riferita all'anno 201495.

Il comma 3 dell'articolo 84, sempre nella formulazione originaria, prevede che il Ministro predisponga ogni tre anni una relazione per la Commissione europea, da trasmettersi al Parlamento, sull'applicazione degli atti comunitari concernenti l'esportazione di beni culturali e la restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro. L'ultima relazione in adempimento di tale previsione, avente ad oggetto il regolamento CEE n. 3911/92 e successive modificazioni e la direttiva 93/7/CEE e successive modificazioni, riferita agli anni 2008, 2009 e 2010, è stata trasmessa nel mese di febbraio 2012.

L'obbligo di relazione annuale al Parlamento di cui al comma 2 dell'articolo 84 del decreto legislativo n. 42 del 2004 viene confermato, ma avendo ad oggetto la normativa comunitaria che nel frattempo ha sostituito quella previgente96. Per quanto riguarda invece l'adempimento di cui al comma 3, l'articolo 1 del decreto legislativo n. 2 del 2016, al comma 8, lettera c), differisce da tre a cinque anni la cadenza temporale della relazione sull'applicazione della direttiva 2014/60/UE, che il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo deve predisporre per la Commissione europea, da trasmettersi anche alle Camere. Il comma 11 dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 2 del 2016 prescrive inoltre che la relazione quinquennale sia presentata, per la prima volta, entro il 18 dicembre 2020.

La relazione sull'applicazione del regolamento (CE) n. 116/2009 del 18 dicembre 2008 del Consiglio (da trasmettersi anch'essa al Parlamento) mantiene invece cadenza triennale.

L'articolo 2 della legge 28 dicembre 2015, n. 22097, recante “Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo”, in combinato disposto con l'articolo 4, comma 1, che abroga talune disposizioni superate dalle nuove previsioni, riforma l'assetto di governance della RAI: viene infatti introdotta la figura dell'amministratore delegato, si riduce il numero dei membri del Consiglio di amministrazione, si modificano le modalità di designazione degli stessi e si sopprimono alcune competenze della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di cui all'articolo 4 della legge 14 aprile 1975, n. 103 (Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva) e successive modificazioni98.

Il citato articolo 2, al comma 1, lettera e), sostituisce i commi da 5 a 12 dell'articolo 49 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 17799, introducendo il nuovo comma 12-ter: tale disposizione fa salve le funzioni di indirizzo generale e di vigilanza del servizio pubblico attribuite alla Commissione parlamentare di vigilanza e stabilisce che il consiglio di amministrazione della RAI riferisca ogni 6 mesi, prima dell’approvazione del bilancio100, alla medesima Commissione di vigilanza sulle attività svolte dalla RAI-Radiotelevisione italiana Spa, consegnando l'elenco completo dei nominativi degli ospiti partecipanti alle trasmissioni101.

Da ultimo si rappresenta che la legge 16 novembre 2015, n. 213, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011”102, all'articolo 3, comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge stessa: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate a copertura finanziaria del maggior onere determinatosi. Previsioni di analogo tenore sono state introdotte, rispettivamente, dall'articolo 3, comma 3, della legge 7 dicembre 2015, n. 214, concernente “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009103; dall'articolo 3, comma 3, della legge 1° dicembre 2015, n. 215, concernente “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012”104; dall'articolo 3, comma 3, della legge 7 dicembre 2015, n. 216, concernente “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kazakhstan di cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata, al traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope, di precursori e sostanze chimiche impiegate per la loro produzione, al terrorismo e ad altre forme di criminalità, fatto a Roma il 5 novembre 2009”105; dall'articolo 3, comma 3, della legge 7 dicembre 2015, n. 217, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014”106 e dall'articolo 3, comma 3, della legge 7 dicembre 2015, n. 218, concernente “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014”107.

Con riferimento alla conclusione di obblighi vigenti si segnala la trasmissione, da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali della relazione sull'attività svolta dall'Istituto nazionale di economia agraria (INEA)108 nell'anno 2014, sul conto consuntivo per il medesimo anno e sulla dotazione organica dell'ente, in ottemperanza di dell'articolo 30, comma quinto, della legge 20 marzo 1975, n. 70. La disposizione, già più volta richiamata nel presente Bollettino, prevede che entro il 31 luglio di ogni anno, ciascun Ministero trasmetta al Parlamento una relazione sull'attività svolta, sui bilanci di previsione e sulla consistenza degli organici degli enti pubblici non economici sottoposti alla propria vigilanza, con allegati i bilanci di previsione stessi e le relative piante organiche e i conti consuntivi dell'esercizio precedente.

La relazione pervenuta, ricostruito il quadro normativo concernente l'INEA, ricorda che l'ente, a seguito dell'accertamento da parte di una Commissione ministeriale di talune irregolarità attinenti all'omesso esercizio del potere di vigilanza del consiglio di amministrazione sulla gestione dell'ente medesimo, è stato commissariato con decreto 3 gennaio 2014, n. 18, per un periodo non superiore a dodici mesi e che l'iter per la nomina degli organi di amministrazione e di controllo, avviato in vista della scadenza della gestione commissariale, non è stato portato avanti in quanto l'articolo unico della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), nel frattempo emanata, al comma 381, ha disposto l'incorporazione dell'INEA, a decorrere dal 1° gennaio 2015, nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA). Quest'ultimo, che assume la denominazione di Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, conservando la natura di ente nazionale di ricerca e sperimentazione, subentra nei rapporti giuridici attivi e passivi dell'INEA, ivi inclusi i compiti e le funzioni ad esso attribuiti dalle disposizioni vigenti.

Il comma 381 ha inoltre disposto che, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge n. 190109, il bilancio di chiusura dell'INEA fosse deliberato dall'organo in carica alla data di incorporazione e trasmesso per l'approvazione al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e al Ministero dell'economia e delle finanze. Ai fini dell'attuazione delle disposizioni di cui allo stesso comma 381, quest'ultimo ha previsto che fosse nominato, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, un commissario straordinario110 al quale compete provvedere, in caso di inottemperanza dell'organo in carica alla data dell'incorporazione, all'adozione del bilancio di chiusura dell'INEA entro il termine indicato, ferme restando le responsabilità gestorie del predetto organo.

Alla luce delle disposizioni richiamate, stante l'avvenuta incorporazione dell'INEA, la relazione trasmessa alle Camere, riferita all'attività svolta nel 2014, dunque all'ultima annualità antecedente l'incorporazione111 dell'INEA nel CRA, conclude l'obbligo. La relazione è stata trasmessa unitamente al rendiconto generale per l'esercizio 2014, che assume la funzione di bilancio di chiusura, di cui la relazione medesima richiama molto sinteticamente le risultanze più rilevanti112: in particolare, si segnala l'insufficienza del contributo ordinario accertato113 a coprire gli oneri dell'ordinaria amministrazione dell'Istituto e si fornisce il dato inerente la misura del contributo straordinario a favore dell'ente riconosciuto e riscosso, quale determinata nella legge di assestamento del bilancio dello Stato 2014114, dato questo che registra un incremento rispetto all'importo iniziale.

Il rendiconto generale per l'esercizio 2014 inviato alle Camere è composto: dal rendiconto finanziario, (suddiviso in rendiconto finanziario decisionale e rendiconto finanziario gestionale), dal conto economico (contenente i componenti positivi e negativi della gestione secondo criteri di competenza economica), dallo stato patrimoniale (contenente tutte le attività e passività finanziarie) e dalla nota integrativa, che rappresenta il documento illustrativo di natura tecnico-contabile riguardante la gestione dell'ente115. Nell'analizzare le voci del conto di bilancio, la nota esamina dettagliatamente le entrate e le uscite dell'esercizio 2014, le variazioni alle previsioni finanziarie intervenute nel corso del medesimo esercizio, la composizione e l'andamento delle spese, anche con riferimento a quelle per il personale116, e delle entrate. La nota si sofferma altresì sulla situazione dei residui attivi e passivi, derivanti da esercizi precedenti e di competenza dell'esercizio 2014, e descrive la situazione di cassa.

Sempre la nota illustrativa espone lo stato patrimoniale ed il conto economico e fornisce indicatori generali di valutazione della gestione finanziaria, presentando delle conclusioni finali nelle quali si esprimono, tra l'altro, talune valutazioni sulle cause delle difficoltà gestionali dell'Ente.

Per quanto attiene all'attività svolta dall'INEA nel 2014, la relazione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali rimanda alla relazione generale e conclusiva predisposta dall'Istituto medesimo ed allegata al conto consuntivo. Il documento in questione riferisce nel dettaglio in merito alle strategie ed alle azioni operative poste in essere con riferimento ai principali ambiti di attività di ricerca e di supporto informativo e tecnico in cui si è articolato l'operato dell'ente nell'anno di riferimento. La relazione dà conto in primo luogo dell'azione della Rete di informazione contabile agricola (RICA)117, costituita al fine di rispondere alle esigenze conoscitive dell'Unione sul funzionamento economico delle imprese agricole.

In merito alla realizzazione da parte dell'INEA di studi finalizzati alla stesura di rapporti sull'andamento del sistema agroalimentare italiano, nonché ad approfondimenti di taglio settoriale o macroeconomico, orientati all'analisi sia della struttura e delle performance dei mercati, sia del funzionamento delle filiere, il documento fa presente che i risultati della suddetta attività, insieme a dati ed informazioni reperiti da numerose fonti autorevoli confluiscono nella periodica produzione a stampa costituente la principale componente istituzionale delle attività dell'INEA118. Si ricorda quindi che una delle più originali attività dell'ente è costituita da indagini periodiche specialistiche, aggiornate con cadenza annuale, che si distinguono per la loro specificità territoriale119.

Il documento trasmesso descrive inoltre l'attività dell'INEA sul versante delle analisi delle politiche agrarie e dei temi che ruotano attorno ad esse, che si è tradotta sia in numerose pubblicazioni sia nella partecipazione a gruppi di lavoro esterni, convegni e seminari.

Per quanto attiene alle politiche di sviluppo rurale, si evidenzia che l'attività dell'INEA si è articolata attorno a due ampie categorie tematiche: lo sviluppo dei territori rurali; le politiche strutturali, di sviluppo rurale e di coesione. In particolare, si sottolinea l'importanza degli approfondimenti collegati alla riforma della PAC 2014-2020. Specifici paragrafi della relazione sono dedicati al sistema della conoscenza in agricoltura, dei rapporti tra agricoltura ed ambiente, nonché alla sostenibilità e qualità delle produzioni agroalimentari. Alla relazione dell'INEA è allegato un quadro dettagliato delle attività svolte dai cinque servizi tecnici e della ricerca e dalle venti sedi in cui si articolava l'istituto.

La documentazione trasmessa dal Ministero è corredata dalla relazione sull'attività svolta nel 2014 dal Commissario straordinario in adempimento del mandato conferitogli con il già citato decreto con cui si è disposto il commissariamento dell'Istituto, in cui si dà conto, tra l'altro, delle criticità rilevate.


Relazioni al Parlamento annunciate nel periodo
1° – 31
gennaio 2016


Relazioni governative


Presidenza del Consiglio dei ministri

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 234/2012,

art. 13, co. 1

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea

(Trasmessa dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei)

(Dati relativi all'anno 2016,

Doc. LXXXVII-bis, n. 4)

Tutte le Commissioni Permanenti

Commissione per le questioni regionali

11/1/2016

D.Lgs. 66/1999,

art. 12, co. 1*

Relazione di inchiesta concernente l'incidente occorso a un aeromobile in località aeroporto di Roma Fiumicino, il 2 febbraio 2013

(Trasmessa dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento)

IX Trasporti

12/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che per ciascuna inchiesta relativa ad un incidente l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e modifiche al codice della navigazione - ANSV -, rediga una relazione. Tale relazione è trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'invio alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica entro dodici mesi dalla data dell'incidente, salva l'ipotesi in cui l'inchiesta, per la sua complessità, si protragga oltre tale termine.

L. 234/2012,

art. 14, co. 1*

Elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea

(Presentata dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei)

(Dati riferiti al quarto trimestre 2015,

Doc. LXXIII-bis, n. 12)

Tutte le Commissioni permanenti e Commissione parlamentare per le questioni regionali

21/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che la relazione sia trasmessa ogni tre mesi alle Camere dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro per gli affari europei, sulla base delle informazioni ricevute dalle amministrazioni competenti.

D.P.R. 76/1998,

art. 8, co. 7


Erogazione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF a diretta gestione statale e verifica dei risultati ottenuti mediante gli interventi finanziati

(Trasmessa dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri)

(Dati relativi al 2014,

Doc. LXIV, n. 2)

V Bilancio

25/1/2016




Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 401/1990,

art. 3, co. 1,

lett. g)

Attività svolta per la riforma degli Istituti italiani di cultura e interventi per la promozione della cultura e della lingua italiane all'estero

(Dati relativi al 2014,

Doc. LXXX, n. 3)

III Affari esteri

VII Cultura

12/1/2016

D.L. 8/2008,

art. 2, co. 11-bis

Situazione, risultati raggiunti e prospettive degli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione previsti dall’articolo 2 del decreto-legge n. 8 del 2008

(Dati relativi al 2014,

Doc. LXXXII, n. 3)

III Affari esteri

IV Difesa

12/1/2016

L. 368/1989,

art. 2, co. 1,

lett. d)

Valutazioni del Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE)

(Dati relativi al 2014 con proiezione per il triennio 2015-2017,

Doc. CXLIX, n. 3)

III Affari esteri

12/1/2016

L. 231/2003,

art. 14, co. 1*

Partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso

(Predisposta congiuntamente al Ministero della difesa)

(Dati relativi al primo semestre 2015,

Doc. LXX, n. 6)

III Affari esteri

IV Difesa

18/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che ogni sei mesi i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa riferiscano al Parlamento sulla realizzazione degli obiettivi fissati, sui risultati raggiunti e sull'efficacia degli interventi effettuati nell'ambito delle operazioni internazionali in corso.



Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 36/2001,

art. 6, co. 5


Stato di attuazione della legge quadro 22 febbraio 2001, n. 36, sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici

(Predisposta dal Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico)*

(Dati relativi al 2014,

Doc. CXLVIII, n. 2)

VIII Ambiente

12/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che la relazione sia predisposta dal Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, istituito ai sensi del comma 1 dell'articolo 6 della legge n. 36 del 2001.

L. 234/2012,

art. 15, co. 2*

Relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2004/2034, avviata, ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per violazione del diritto dell'Unione in riferimento alla cattiva applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane (“aree normali”)

VIII Ambiente

XIV Politiche dell'Unione europea

27/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che entro venti giorni dalla comunicazione alle Camere, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro per gli affari europei, delle decisioni assunte dalla Commissione europea concernenti l'avvio di una procedura d'infrazione di cui agli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il Ministro con competenza prevalente sia tenuto a trasmettere alle Camere una relazione che illustri le ragioni che hanno determinato l'inadempimento o la violazione contestati con la procedura d'infrazione di cui trattasi, indicando altresì le attività svolte e le azioni che si intende assumere ai fini della positiva soluzione della procedura stessa.



Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 70/1975,

art. 30,

co. quinto*


Attività svolta, bilancio di previsione e consistenza dell’organico del Club alpino italiano – CAI

(Dati relativi all'attività svolta nell'anno 2012 e relativi allegati**)

VII Cultura

28/1/2016

*Si ricorda che l'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, prevede che entro il 31 luglio di ogni anno, ciascun Ministero trasmetta al Parlamento una relazione sull'attività svolta, sui bilanci di previsione e sulla consistenza degli organici degli enti pubblici non economici sottoposti alla propria vigilanza, con allegati i bilanci di previsione stessi e le relative piante organiche e i conti consuntivi dell'esercizio precedente.

**La relazione è corredata dal budget per l'anno 2012, con le relative rimodulazioni, dal conto consuntivo consolidato e dal bilancio di esercizio per la medesima annualità, nonché da una scheda relativa alla situazione del personale al 31 dicembre 2012.

L. 70/1975,

art. 30,

co. quinto


Attività svolta, bilancio di previsione e consistenza dell’organico dell'Automobile Club d'Italia – ACI

(Dati relativi all'attività svolta nell'anno 2012 e relativi allegati*)

IX Trasporti

28/1/2016

*La relazione è corredata dal bilancio di esercizio 2012 e dalla situazione del personale riferita alla medesima annualità.


Ministero della difesa

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

D.L. 107/2011

art. 9, co. 2*


Relazioni analitiche sulle missioni internazionali militari e di polizia, corredate dai relativi documenti di sintesi operativa**

(Presentate dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento)

(Dati relativi all'anno 2013,

Doc. LI, n. 2

Dati relativi all’anno 2014,

Doc. LI, n. 3)

III Affari esteri

IV Difesa

12/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che entro sessanta giorni dalla scadenza del termine di applicazione del decreto semestrale o annuale di proroga delle missioni, il Governo presenti al Parlamento una relazione analitica sulle missioni militari e di polizia di cui al decreto-legge stesso con riferimento all'evoluzione di ciascuna missione, agli obiettivi prefissati e alla verifica dei risultati conseguiti. In base alla relazione, ai fini di un contenimento degli oneri relativi alle missioni di pace e di sicurezza, nel rispetto degli impegni internazionali assunti, viene indicato un piano per la rimodulazione dell'impegno militare.

Il decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 dicembre 2015, n. 198, ha da ultimo disposto la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali in corso al 31 dicembre 2015.

**Il decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 marzo 2014, n. 28, con cui si è disposta la proroga delle missioni internazionali al 30 giugno 2014, all'articolo 3-bis, comma 1, prevede che, al fine di informare il Parlamento sullo stato di raggiungimento degli obiettivi nel tempo di ciascuna missione autorizzata, la relazione analitica sulle missioni debba essere accompagnata da un documento di sintesi operativa aggiornato alla data di scadenza del termine di applicazione dello stesso decreto-legge n. 2, che indichi espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato, scadenza nonché i dettagli attualizzati della missione. Si stabilisce inoltre che la relazione sia integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti, con particolare riferimento ai risultati raggiunti, nell'ambito di ciascuna missione, dai contingenti italiani. Analoga previsione era già stata introdotta dall'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 dicembre 2013, n. 13, con il quale le missioni erano state prorogate al 31 dicembre 2013.


Ministero dell'economia e delle finanze

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 196/2009,

art. 14, co. 4

Conto consolidato di cassa delle amministrazioni pubbliche

(Dati aggiornati al 30 settembre 2015,

comprensivi del raffronto con i risultati del precedente biennio,

Doc. XXV, n. 9)

V Bilancio

12/1/2016







Ministero della giustizia

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 193/2000,

art. 5, co. 3*

Svolgimento da parte di detenuti di attività lavorative o di corsi di formazione professionale per qualifiche richieste da esigenze territoriali

(Dati relativi al 2015,

Doc. CXCIV, n. 3)

II Giustizia

XI Lavoro

25/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che la relazione sia presentata dal Ministro della giustizia di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale.

L. 70/1975,

art. 30,

co. quinto


Attività svolta, bilancio di previsione e consistenza dell’organico della Cassa delle ammende

(Dati relativi all'attività svolta nel 2014, corredati dal conto consuntivo per la medesima annualità e dalla dotazione organica)

II Giustizia

25/1/2016

D.L. 553/1996,

art. 6-ter,

co. 1

Stato di attuazione del programma di costruzione e adattamento di stabilimenti di sicurezza destinati a consentire il trattamento differenziato dei detenuti e disponibilità del personale necessario all'utilizzazione di tali stabilimenti

(Trasmessa dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento)

(Dati relativi al II semestre 2015)

II Giustizia

27/1/2016



Ministero delle infrastrutture e dei trasporti

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 244/2007,

art. 3, co. 68


D.L. 185/2008,

art. 9, co. 1-ter*


Stato della spesa, efficacia nell'allocazione delle risorse e grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta

(Dati relativi al 2014,

corredati dal rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio,

Doc. CLXIV, n. 36)

I Affari costituzionali

V Bilancio

VIII Ambiente

IX Trasporti

12/1/2016

*Il comma 1-ter dell'articolo 9 del decreto-legge 29 novembre 2008 n. 185, convertito, con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, dispone che allo scopo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse ed evitare la formazione di nuove situazioni debitorie, i Ministeri avviino, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, nell’ambito delle attività di cui all’articolo 3, comma 67, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, un’attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell’allocazione delle relative risorse in bilancio e che i risultati di tali analisi siano illustrati in appositi rapporti dei Ministri competenti, che costituiscono parte integrante delle relazioni sullo stato della spesa di cui all’articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni.

L. 244/2007,

art. 1, co. 300

Stato del trasporto pubblico locale

(Predisposta dall'Osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico locale)

(Dati aggiornati al 2015,

Doc. CCXXII, n. 2)

IX Trasporti

12/1/2016

L. 234/2012,

art. 15, co. 2*

Relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2014/4187, avviata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per violazione del diritto dell'Unione in riferimento all'attuazione della direttiva 2009/12/CE sui diritti aeroportuali

(EU Pilot 4424/12/MOVE)

IX Trasporti

XIV Politiche dell'Unione europea

13/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che entro venti giorni dalla comunicazione alle Camere, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro per gli affari europei, delle decisioni assunte dalla Commissione europea concernenti l'avvio di una procedura d'infrazione di cui agli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il Ministro con competenza prevalente sia tenuto a trasmettere alle Camere una relazione che illustri le ragioni che hanno determinato l'inadempimento o la violazione contestati con la procedura d'infrazione di cui trattasi, indicando altresì le attività svolte e le azioni che si intende assumere ai fini della positiva soluzione della procedura stessa.


Ministero dell'interno

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

D.Lgs. 159/2011,

art. 109, co. 1,

prima parte


Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA)

(Dati relativi al I semestre 2015,

Doc. LXXIV, n. 6)

I Affari costituzionali

II Giustizia

4/1/2016

L. 85/2009,

art. 30, co. 1*

Stato di attuazione delle previsioni del Trattato di Prum in materia di cooperazione di Polizia

(Dati relativi al 2012-2014,

Doc. CLXI-ter, n. 1)

(PRIMA RELAZIONE)

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di EUROPOL, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

11/1/2016

*La disposizione istitutiva dell’obbligo prevede che il Ministro informi annualmente il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione sullo stato di attuazione delle previsioni del Trattato, sulle azioni intraprese e sugli accordi conclusi, con specifico riferimento a quelli attuativi di cui all’articolo 44 del Trattato medesimo.

D.Lgs. 267/2000,

art. 146, co. 2


Attività svolta dalle commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamenti di tipo mafioso

(Dati relativi agli anni dal 2010 al 2014, Doc. LXXXVIII, n. 1)

I Affari costituzionali

15/1/2016



L. 121/1981,

art. 113, co. unico;


D.Lgs. 286/1998,

art. 3, co. 1;


D.Lgs 159/2011,

art. 109, co. 1,

secondo periodo;


D.L. 93/2013,

art. 3, co. 3*

Relazione sull'attività delle Forze di polizia, sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata

(Dati relativi al 2014,

Doc. XXXVIII, n. 3)

I Affari costituzionali

II Giustizia

21/1/2016

*Il Doc. XXXVIII, n. 3, come di prassi, compendia in un unico testo più rapporti redatti in ottemperanza delle disposizioni di legge che pongono a carico del Ministero dell'interno l'obbligo di riferire al Parlamento: sull'attività delle Forze di polizia e sullo stato della sicurezza pubblica nel territorio nazionale (articolo 113 della legge n. 121 del 1981); sul fenomeno della criminalità organizzata (articolo 109, comma 1, secondo periodo, del decreto legislativo n. 159 del 2011); sui risultati raggiunti in materia di immigrazione e controllo delle frontiere (articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n. 286 del 1998).

La relazione comprende inoltre un'analisi criminologica della violenza di genere, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 93 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2013, che ne costituisce un'autonoma sezione.



Ministero del lavoro e delle politiche sociali

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

D.Lgs. 81/2008

art. 6, co. 8,

lett. e)*

Stato di applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro e suo possibile sviluppo

(Dati relativi al 2015)

XI Lavoro

XII Affari sociali

25/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che la relazione venga redatta dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ai sensi del comma 1 dell'articolo 6 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.


Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 234/2012,

art. 15, co. 2*

Relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2015/0306, avviata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per mancato recepimento della direttiva 2014/63/UE che modifica la direttiva 2001/110/CE del Consiglio concernente il miele

XIII Agricoltura

12/1/2016

*La disposizione istitutiva dell'obbligo prevede che entro venti giorni dalla comunicazione alle Camere, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro per gli affari europei, delle decisioni assunte dalla Commissione europea concernenti l'avvio di una procedura d'infrazione di cui agli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il Ministro con competenza prevalente sia tenuto a trasmettere alle Camere una relazione che illustri le ragioni che hanno determinato l'inadempimento o la violazione contestati con la procedura d'infrazione di cui trattasi, indicando altresì le attività svolte e le azioni che si intende assumere ai fini della positiva soluzione della procedura stessa.

L. 70/1975,

art. 30,

co. quinto*

Attività svolta, bilancio di previsione e consistenza dell’organico dell’Istituto nazionale di economia agraria – INEA

(Dati relativi all'attività svolta nel 2014, con allegato il conto consuntivo riferito alla medesima annualità)

XIII Agricoltura

22/1/2016

*Si ricorda che l'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, prevede che entro il 31 luglio di ogni anno, ciascun Ministero trasmetta al Parlamento una relazione sull'attività svolta, sui bilanci di previsione e sulla consistenza degli organici degli enti pubblici non economici sottoposti alla propria vigilanza, con allegati i bilanci di previsione stessi e le relative piante organiche e i conti consuntivi dell'esercizio precedente.

Il comma 381 dell'articolo unico della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), ha disposto l'incorporazione, a decorrere dal 1° gennaio 2015, dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA) nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), che assume la denominazione di “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria”, conservando la natura di ente nazionale di ricerca e sperimentazione.



L. 70/1975,

art. 30,

co. quinto

Attività svolta, bilancio di previsione e consistenza dell’organico del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria*

(Dati relativi all'attività svolta nell'anno 2014, con allegati il conto consuntivo riferito alla medesima annualità e il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2015)

XIII Agricoltura

22/1/2016

*Si ricorda che per effetto della soppressione dell'INRAN, disposta dall'articolo 12, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, sono stati attribuiti al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura – CRA (ai sensi del comma 2 dell'articolo 12, come modificato dall'articolo 1, comma 269, lett. a), della legge 24 dicembre 2012, n. 228, a decorrere dal 1° gennaio 2013) le funzioni ed i compiti già affidati all'INRAN ai sensi dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 454 del 1999 e le competenze dell'INRAN acquisite nel settore delle sementi elette; le funzioni dell'INRAN già svolte dall'ex INCA (Istituto nazionale conserve alimentari) sono state invece soppresse.

A seguito dell'incorporazione, disposta dal comma 381 dell'articolo unico della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), dell'Istituto nazionale di economia agraria – INEA nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura – CRA, quest'ultimo ha assunto la denominazione di “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria” (CREA) (Cfr. nota precedente).



Ministero della salute

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

L. 70/1975,

art. 30,

co. quinto


Attività svolta, bilancio di previsione e consistenza dell’organico della Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.Na.S)

(Dati riferiti al primo e al secondo semestre 2014, corredati dal bilancio di previsione per l'anno 2015 e dalla pianta organica)

XII Affari sociali

12/1/2016

L. 284/1997,

art. 2, co. 7


Stato di attuazione delle politiche concernenti la prevenzione della cecità e l’educazione e la riabilitazione visiva

(Dati relativi al 2014,

Doc. CXXXIII, n. 3)

XII Affari sociali

12/1/2016

L. 123/2005,

art. 6, co. 1

Stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni scientifiche in tema di malattia celiaca, con particolare riferimento ai problemi concernenti la diagnosi precoce e il monitoraggio delle complicanze

(Dati relativi al 2014,

Doc. LXII, n. 3)

XII Affari sociali

26/1/2016

D.L. 52/2014

art. 1, co. 2-bis


Stato di attuazione delle iniziative per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari

(Trasmessa congiuntamente al Ministro della giustizia)

(Dati aggiornati al 31 dicembre 2015,

Doc. CCXVII, n. 4)

II Giustizia

XII Affari sociali

27/1/2016





Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

D.Lgs. 165/2001,

art. 53, co. 16

Dati raccolti attraverso l'Anagrafe delle prestazioni e degli incarichi conferiti ai pubblici dipendenti e a consulenti e collaboratori esterni

(Dati relativi agli anni 2013 e 2014,

Doc. CLI, n. 3)

I Affari costituzionali

XI Lavoro

12/1/2016





Ministero dello sviluppo economico

Fonte istitutiva

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

D.L. 133/2014,

art. 30, co 3-bis


L. 190/2014,

art. 1, co. 202,

terzo periodo*



Stato di avanzamento degli interventi e delle azioni previsti dal Piano straordinario per la promozione del made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia

(Presentata dall'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane- ICE)

(Dati aggiornati al 30 settembre 2015,

Doc. CCXXXI, n. 1)

(PRIMA RELAZIONE)

X Attività produttive

XIII Agricoltura

11/1/2016

*L'articolo 30 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, al comma 1, prevede che al fine di ampliare il numero delle imprese, in particolare piccole e medie, che operano nel mercato globale, espandere le quote italiane del commercio internazionale, valorizzare l'immagine del Made in Italy nel mondo, sostenere le iniziative di attrazione degli investimenti esteri in Italia, il Ministro dello sviluppo economico adotti con proprio decreto, d'intesa con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali per il profili di competenza, un Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia.

Il comma 3-bis dell'articolo 30 del decreto-legge n. 133 stabilisce che l'ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane invii ogni anno alle competenti Commissioni parlamentari una relazione sugli interventi svolti e, in particolare, sulle azioni realizzate, attraverso la rete estera, a sostegno della promozione del Made in Italy e dell'attrazione degli investimenti all'estero. La legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), al comma 202, terzo periodo, dell'articolo 1, ha poi disposto che con apposito rapporto, redatto annualmente dall'ICE-Agenzia e trasmesso alle competenti Commissioni parlamentari entro il 30 settembre di ciascun anno, siano evidenziati nel dettaglio “i settori di intervento, lo stato di avanzamento degli interventi, le risorse impegnate e i risultati conseguiti in relazione ai singoli interventi”.

Il Piano è stato adottato con decreto emanato il 14 marzo 2015 dal Ministro dello sviluppo economico d'intesa con Ministro degli affari esteri e cooperazione internazionale e con Ministro delle politiche agricole e forestali.



Relazioni non governative


Fonte istitutiva

Soggetto

competente

Argomento

Commissione competente

per materia

Data annuncio

D.Lgs.

152/2006

art. 172,

co. 3-bis

Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico

Adempimento degli obblighi posti a carico delle regioni, degli enti di governo dell'ambito e degli enti locali in materia di servizio idrico integrato

(Doc. CCXXXII, n. 1)*

VIII Ambiente

11/1/2016

*Il comma 3-bis dell'articolo 172 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), inserito dall'articolo 7, comma 1, lett. i) del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, ha previsto che entro il 31 dicembre 2014 e, negli anni successivi, entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno, l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico presenti alle Camere una relazione sul rispetto delle prescrizioni stabilite dal citato decreto legislativo n. 152.

D.L. 133/2013,

art. 4,

co. 6-bis


Banca d'Italia

Operazioni riguardanti le quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia

(Dati riferiti al 2015,

Doc. CCXXXIII, n. 1)

(PRIMA RELAZIONE)

VI Finanze

13/1/2016

L. 212/2000,

art. 13,

co. 13-bis

Garante del contribuente della regione Molise

Stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale

(Dati relativi al 2015)

VI Finanze

13/1/2016

L. 212/2000,

art. 13,

co. 13-bis


Garante del contribuente della provincia autonoma di Bolzano

Stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale

(Dati relativi al 2014)

VI Finanze

21/1/2016

L. 212/2000,

art. 13,

co. 13-bis

Garante del contribuente della provincia autonoma di Trento

Stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale

(Dati relativi al 2015)

VI Finanze

22/1/2016

L. 212/2000,

art. 13,

co. 13-bis

Garante del contribuente della regione Basilicata

Stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale

(Dati relativi al 2015)

VI Finanze

22/1/2016



Nuove relazioni previste da fonti normative (*)


Relazioni governative



Fonte

Presentatore

Oggetto

D.Lgs. 42/2004,

art. 84, co. 3,

prima parte*


D.Lgs. 2/2016,

art. 1, co. 8, lett. c)


Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

Stato di attuazione del Regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo all'esportazione di beni culturali

*Il decreto legislativo 7 gennaio 2016, n. 2 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'11 gennaio 2016, n. 7) dà attuazione, sulla base della delega conferita dalla legge 9 luglio 2015, n. 114 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2014), alla direttiva 2014/60/UE, finalizzata a rafforzare la normativa che consente di ottenere la restituzione di beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro, superando i limiti riscontrati nell'applicazione della direttiva 93/7/UE. L’articolo 1 del decreto legislativo n. 2 del 2016, al comma 8, lettera c), modifica l'articolo 84 del decreto legislativo n. 42: il comma 3 di tale articolo, nella formulazione originaria, prevedeva che il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo predisponesse ogni tre anni una relazione per la Commissione europea, da trasmettersi anche al Parlamento, sull'applicazione degli atti comunitari concernenti l'esportazione di beni culturali e la restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro. L’articolo 1, comma 8, lettera c) del decreto legislativo n. 2 del 2016 ha differito da tre a cinque anni la cadenza temporale della relazione sull'applicazione della direttiva 2014/60/UE, che il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo deve predisporre per la Commissione europea, da trasmettersi anche alle Camere. La relazione sull'applicazione del regolamento (CE) n. 116/2009 del 18 dicembre 2008 del Consiglio (da trasmettersi anch'essa al Parlamento) mantiene invece cadenza triennale. Il comma 11 dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 2 del 2016 prescrive inoltre che relazione quinquennale sia presentata, per la prima volta, entro il 18 dicembre 2020.

D.Lgs. 42/2004,

art. 84, co. 3,

seconda parte*


D.Lgs. 2/2016,

art. 1, co. 8, lett. c)*

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

Stato di attuazione della direttiva n. 2014/60/UE del 15 maggio 2014, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente del territorio di uno Stato membro e che modifica il Regolamento (UE)

n. 1024/2012

*V. nota precedente.




(*) Si tratta di relazioni previste da nuove disposizioni pubblicate nella Gazzetta Ufficiale nel periodo preso in considerazione dal presente Bollettino.





D.Lgs. 152/2006,

art. 72-bis, co. 8


L. 221/2015,

art. 52, co. 1*

Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

Stato di attuazione degli interventi di rimozione o di demolizione di immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, ovvero esposti a rischio idrogeologico

*L'articolo 72-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni (cd. Codice dell’ambiente) è stato introdotto dall'articolo 52, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 18 gennaio 2016, n. 13. L'articolo 72-bis prevede misure per la rimozione o la demolizione, da parte dei comuni, di opere ed immobili realizzati in aree classificate a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, in assenza o in totale difformità del permesso di costruire. A tal fine, viene istituito nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente un capitolo per il finanziamento degli interventi di cui trattasi ed autorizzata una spesa di 10 milioni di euro per l'anno finanziario 2016 (commi 1 e 2).

Il comma 8 del nuovo articolo 72-bis prescrive che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare presenti alle Camere una relazione sull'attuazione dell'articolo medesimo, in cui siano indicati i finanziamenti utilizzati e gli interventi realizzati.

D.L. 185/2015

art. 15, co. 4*

Presidenza del Consiglio dei ministri

Utilizzo del Fondo “Sport e Periferie”, finalizzato alla realizzazione di interventi per il potenziamento dell'attività sportiva agonistica e lo sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e zone periferiche urbane

*Il testo del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, coordinato con la legge di conversione 22 gennaio 2016, n. 9, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 23 gennaio 2016, n. 18.

L'articolo 15, al comma 1, istituisce il Fondo “Sport e Periferie”, finalizzato alla realizzazione di interventi per il potenziamento dell'attività sportiva agonistica e dello sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e zone periferiche urbane, di cui al comma 2.

Il comma 3 dell'articolo 15 prevede che il CONI presenti alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'approvazione, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 185, un piano riguardante i primi interventi urgenti e, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, il piano pluriennale degli interventi, che può essere rimodulato entro il 28 febbraio di ciascun anno. I piani sono approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Il comma 4 dell'articolo 15 dispone che il CONI presenti annualmente all'autorità vigilante, ossia alla Presidenza del Consiglio dei ministri, una relazione sull'utilizzo dei fondi assegnati e sullo stato di realizzazione degli interventi finanziati con le risorse di cui al comma 1, e che l'autorità vigilante trasmetta la relazione alle Camere.



L. 213/2015,

art. 3, co. 3*

Ministro dell'economia e delle finanze

Cause degli scostamenti verificatisi rispetto alle previsioni di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge

n. 213 del 2015, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011” e misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere

*La legge 16 novembre 2015, n. 213, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 7 gennaio 2016, n. 4.

L'articolo 3, al comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge n. 213: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere.

L. 214/2015,

art. 3, co. 3*

Ministro dell'economia e delle finanze

Cause degli scostamenti verificatisi rispetto alle previsioni di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge

n. 214 del 2015, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009” e misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere

*La legge 7 dicembre 2015, n. 214, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 7 gennaio 2016, n. 4.

L'articolo 3, al comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge n. 214: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere.



L. 215/2015,

art. 3, co. 3*

Ministro dell'economia e delle finanze

Cause degli scostamenti verificatisi rispetto alle previsioni di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge

n. 215 del 2015, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012” e misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere

*La legge 1° dicembre 2015, n. 215, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'8 gennaio 2016, n. 5.

L'articolo 3, al comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge n. 215: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere.

L. 216/2015,

art. 3, co. 3*

Ministro dell'economia e delle finanze

Cause degli scostamenti verificatisi rispetto alle previsioni di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge

n. 216 del 2015, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kazakhstan di cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata, al traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope, di precursori e sostanze chimiche impiegate per la loro produzione, al terrorismo e ad altre forme di criminalità, fatto a Roma il 5 novembre 2009” e misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere

*La legge 7 dicembre 2015, n. 216, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'8 gennaio 2016, n. 5.

L'articolo 3, al comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge n. 216: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere.



L. 217/2015,

art. 3, co. 3*

Ministro dell'economia e delle finanze

Cause degli scostamenti verificatisi rispetto alle previsioni di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge

n. 217 del 2015, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014” e misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere

*La legge 7 dicembre 2015, n. 217, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 gennaio 2016, n. 6.

L'articolo 3, al comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge n. 217: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere.

L. 218/2015,

art. 3, co. 3*

Ministro dell'economia e delle finanze

Cause degli scostamenti verificatisi rispetto alle previsioni di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge

n. 218 del 2015, recante “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014” e misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere

*La legge 7 dicembre 2015, n. 218, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 gennaio 2016, n. 6.

L'articolo 3, al comma 1, quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione della legge n. 218: nel caso si verifichino, o siano in procinto di verificarsi, scostamenti rispetto alle previsioni, il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca senza ritardo alle Camere, con apposita relazione, in merito alle cause degli scostamenti e alle misure adottate per la copertura finanziaria del maggior onere.

L. 221/2015,

art. 68, co. 2

Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

Esiti dell'aggiornamento del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli

*La legge 28 dicembre 2015, n. 221, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2016, n. 13.

L'articolo 68, al comma 1, istituisce presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli. Il comma 2 del medesimo articolo prevede che il Catalogo sia aggiornato entro il 30 giugno di ogni anno e che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare invii alle Camere e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, entro il 31 luglio, una relazione concernente gli esiti dell'aggiornamento.



1Si ricorda che il T.A.R. Puglia, Lecce - Sezione I, con sentenza depositata il 26 giugno 2012, aveva annullato la nomina di Haralambides in quanto privo della cittadinanza italiana, requisito ritenuto indispensabile per accedere alla suddetta carica. Di conseguenza, con decreto ministeriale del 26 luglio 2012, Ferdinando Lolli era stato nominato commissario straordinario dell'Autorità portuale brindisina. In seguito il Consiglio di Stato, Sez. IV, con ordinanza pronunciata l'8 gennaio 2013 e depositata il 9 gennaio 2013, aveva sospeso l'esecutività della sentenza di primo grado sopra citata ed aveva disposto il reintegro di Haralambides alla presidenza dell'Autorità portuale. Infine la Corte di giustizia dell'Unione europea, II Sez., con sentenza del 10 settembre 2014, ha accertato che l'art. 45, par. 4, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea deve essere interpretato nel senso di non consentire ad uno Stato membro di riservare ai propri cittadini l'esercizio delle funzioni di presidente di una Autorità portuale. Il Consiglio di Stato, Sez. IV, con sentenza n. 1210 depositata il 10 marzo 2015, ha quindi accolto in via definitiva l'appello di Haralambides.

2Il quale si è sostituito agli organi di amministrazione del CRA, ossia al presidente Giuseppe Alonzo, che era stato nominato per quattro anni con D.P.R. del 13 marzo 2012, e al consiglio di amministrazione, composto altresì da Salvatore Tudisca, Francesco Adornato, Rita Clementi, nominati con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali dell'11 luglio 2012, e Gianni Salvadori, designato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome e nominato con decreto ministeriale del 13 novembre 2014.

3Il mandato quadriennale del precedente comitato era scaduto infatti il 22 dicembre 2014. Componenti del comitato in carica sono attualmente: Daniela Cocchi, Emilia Mazzuca, Fabio Bartolomeo, Pier Paolo Italia, Maria Cannata, Paolo Pennesi, Antonio Lentini, Alberto Avetta, Gaetano Palombelli, Domenico Mauriello, Luigi Cannari, Cinzia Ferrara, Patrizia Farina e Tiziana Laureti.

4La composizione del consiglio è stata ridotta a 5 membri compreso il presidente, dai 10 membri compreso il presidente in precedenza previsti; il comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione statistica è stato parimenti ridotto a 15 membri compreso il presidente, dai 22 compreso il presidente dapprima previsti.

5Nell'attuale consiglio si tratta di Daniela Cocchi e Pier Paolo Italia.

6In effetti con il D.P.C.M. 1° luglio 2013 Zanetti e Maccagno sono rispettivamente nominati “commissario straordinario” e “vice-commissario straordinario”, mentre con i precedenti provvedimenti (cfr. infra nel testo) erano stati nominati “commissario” e “vice-commissario” in funzione del commissariamento della FOM disposto ai sensi dell'art. 30 del D.L. n. 159/2007, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 222/2007.

7Ai sensi infatti dell'art. 1, comma 4, del D.P.C.M. 1° luglio 2013, il commissario straordinario provvede: a redigere uno schema di statuto della Fondazione che ne definisca l'organizzazione alla luce del superamento della situazione emergenziale di dissesto; alla ricognizione delle risultanze economiche e patrimoniali ed all'attivazione dei rimedi idonei ad assicurare il recupero del loro equilibrio; a proporre progetti di valorizzazione del patrimonio culturale mauriziano da sottoporre all'approvazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

8Composto da un presidente, nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri sentiti i Ministri dell'interno e per i beni e le attività culturali; da un componente nominato dalla Regione Piemonte e da tre creditori dell'Ente, individuati dal presidente del comitato.

9Si segnala che benché la Fondazione Ordine Mauriziano appaia un ente pubblico (in tal senso depongono le pronunce rese dalla Corte dei Conti, Sez. Giur. reg. Piemonte, 1° settembre 2005, n. 223, nonché dal Consiglio di Stato, Sez. VI, 3 giugno 2010, n. 3511) ricompreso nel campo di applicazione della legge n. 14/1978, non risultano precedenti di trasmissione al Parlamento da parte del Governo di proposte o comunicazioni di nomina nell'Ente stesso.

10Della durata di 45 giorni, ai sensi dall’art. 3 del D.L. n. 293/1994, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 444/1994.

11Il parere parlamentare era stato richiesto dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento con lettere dell'8 settembre 2015 annunciate alla Camera e al Senato il 9 settembre 2015.

12La relazione al disegno di legge C. 1921 in proposito precisava: “La necessità di coniugare rapidità ed effettività dell'intervento con le ormai strutturali esigenze di bilancio hanno suggerito di prevedere che la costituzione dell'organismo abbia luogo presso il Ministero della giustizia, avvalendosi del personale messo a disposizione dallo stesso Ministero, senza che peraltro dall'istituzione del Garante nazionale possa derivare alcun onere a carico dello Stato”.

13Inoltre l'art. 22, comma 14, del D.L. n. 90/2014 citato nel testo, prevede che le deliberazioni della CONSOB concernenti determinati aspetti dell'organizzazione interna e del funzionamento della Commissione stessa, debbano essere adottate con non meno di quattro voti favorevoli. Le disposizioni concernenti tali quorum deliberativi si applicheranno dalla data di nomina dell'ultimo dei cinque componenti della Commissione.

14Per effetto di tale modificazione, scaduti nei mesi di febbraio ed agosto 2012 i mandati dei commissari Eligio Boni e Giancarlo Morcaldo, non sono stati nominati nuovi commissari in loro vece, consentendo con ciò alla COVIP di raggiungere la ridotta consistenza numerica prevista nel ricordato D.L. n. 201/2011.

*Si fa presente che il medesimo atto può investire la competenza di più amministrazioni e quindi essere segnalato, ai fini dell'attuazione, a più di un Ministero.

**Le risoluzioni e le mozioni vengono segnalate ai fini dell'attuazione subito dopo la loro approvazione da parte dell'Assemblea o delle Commissioni.

15Sudan, Sud Sudan, Etiopia, Eritrea, Somalia, Gibuti e Kenya.

16Egitto, Tunisia e in prospettiva la Libia.

17OIM, UNHCR, UNODC, EUROPOL, EASO, Frontex, ICMPD.

18In particolare, la Commissione europea ha già reso disponibili €750.000 dell'International Security Fund-police 2015; €5 milioni di rimanenze del fondo Global Public Goods and Challenges (DG DEVCO) del 2014; parte dei €17,5 milioni del Pan-African Programme previsto nel Development Cooperation Instrument 2014-2020, da dividere tra “Processo di Khartoum” e “Processo di Rabat”; parte di € 25 milioni nel Cross-regional envelope per la migrazione dell'11° European Development Fund. Ulteriori iniziative potrebbero essere finanziate tramite Regional Development and Protection Programme per il Nord Africa (€6,5 milioni) e per il Corno d'Africa (€ 1,5 milioni).

19Per parte europea vi partecipano Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Malta più la Commissione e il SEAE; per parte africana Egitto, Eritrea, Etiopia, Sudan e Sud Sudan più l'Unione africana.

20L'Italia già finanzia il Fondo tramite i contributi che diamo al Fondo Europeo di Sviluppo e agli strumenti finanziari dell'azione esterna dell'UE, per una quota parte di oltre 13% della somma totale (circa 200 milioni).

21Nella lettera di trasmissione si precisa che “Per l'invio della Relazione è stato già ottenuto apposito nulla osta da parte del Ministero dello sviluppo economico”.

22La disposizione fa riferimento alle azioni di cui al comma 2 dell'articolo 30, lettere c), d), e), ed f), rivolte alle imprese agricole e agroalimentari, nonché alle iniziative da adottare per la realizzazione delle suddette azioni.

23Il Piano è stato adottato con decreto emanato il 14 marzo 2015 dal Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

24Si fa presente che il comma 8 del medesimo articolo 30 prevede che sullo stato di attuazione del Piano e sui risultati raggiunti il Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, presenti una relazione annuale al Parlamento.

25Il comma 202, al secondo periodo, ha disposto che le linee guida relative al Piano straordinario siano comunicate, con apposito rapporto del Ministero dello sviluppo economico, alle competenti Commissioni parlamentari entro il 30 giugno 2015. La relazione sulle linee guida relative al Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia (Doc. XXVII, n. 23) è stata trasmessa alle Camere il 27 ottobre 2015 ed annunciata nella seduta dell'Assemblea del 4 novembre.

26I partner del progetto sono: Confindustria Emilia Romagna (con il supporto di Unioncamere Emilia Romagna), CNA Emilia Romagna, Confindustria Bari (con il supporto di Confartigianato Puglia), Camera di Commercio di Ancona e Confindustria Ancona, Unione Industriali di Napoli, Il Sole 24 Ore (supporto nazionale formazione e comunicazione).

27Gli stanziamenti complessivi per ciascuna lettera sono riportati nella relazione in esame a pagina 7. Dal confronto con i dati contenuti a pagina 24 e 25 del Doc. XXVII, n. 23, esaminato nel numero del bollettino di novembre, si rileva che tali risorse si riferiscono all'esercizio 2015.

28Per la grafica dell'allestimento, è stato utilizzato il nuovo segno distintivo del Made in Italy agroalimentare presentato a Milano il 27 maggio 2015.

29La relazione riferisce: “In particolare, le catene individuate attraverso una mappatura iniziata lo scorso dicembre delle principali reti distributive di oreficeria e gioielli negli USA, sono Neiman Marcus, Lux Bond and Green, Ben Bridge Jewelers e Richline per Homeshopping, con le quali verranno implementate misure di in-store promotion, televendite, pubblicità sui social media, etc.”

30Per l'avvio di tali progetti la relazione fa riferimento a “una mappatura selettiva che renda possibile individuare le esigenze locali nel comparto cui farà seguito l'organizzazione di momenti di comunicazione e di incontro fra domanda locale ed offerta italiana, che potranno svolgersi sia in occasione di eventi settoriali di rilievo ovvero, ove possibile, in forma autonoma”.

31Interventi che prevedono anche l'organizzazione di azioni promozionali a favore delle imprese italiane del comparto, quali l'incoming in Italia di operatori egiziani in occasione delle principali fiere settoriali, la realizzazione di seminari/workshop volti al miglioramento conoscitivo e qualitativo delle tecnologie italiane e missioni di aziende italiane in Egitto per visite e incontri bilaterali con i potenziali partner locali.

32L'iniziativa ha riguardato, nella fase iniziale, i profili indicati dal Ministero dell'agricoltura locale, con il quale sono stati definiti accordi di massima per la realizzazione del progetto, in occasione della missione di sopralluogo svoltasi in Congo dal 19 al 22 maggio 2015.

33La misura è rivolta a piccole e medie imprese manifatturiere, costituite in forma di società di capitali, anche in forma cooperativa, e alle Reti di imprese tra PMI, che abbiano conseguito un fatturato minimo di 500 mila euro in almeno uno degli esercizi dell'ultimo triennio. Tale vincolo non sussiste nel caso di Start-up iscritte nella sezione speciale del Registro delle imprese. Una quota delle disponibilità finanziarie è stata riservata alle PMI che hanno avviato il loro percorso di internazionalizzazione partecipando ai "Road Show per l'internazionalizzazione" organizzati dall'ICE, purché abbiano conseguito dall'ICE una valutazione di sufficiente potenzialità di internazionalizzazione.

34La relazione riferisce che i voucher assegnati, inizialmente previsti in numero pari a 1.000, sono stati portati a 1.790 grazie all'incremento della dotazione finanziaria dell'intervento per venire incontro al forte interesse manifestato dalle imprese per questa misura, senza fornire al riguardo specifiche informazioni.

35La legge 29 gennaio 2014, n. 5, di conversione in legge del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia, è entrata in vigore il 30 gennaio 2014: la relazione avrebbe potuto potuto fornire dati inerenti anche all'anno 2014.

36L'articolo 19 recita: “I Ministri dell’interno e della giustizia informano il Parlamento, con cadenza annuale, in ordine alle attività svolte, nel periodo di riferimento, rispettivamente dalla banca dati nazionale del DNA e dal laboratorio centrale per la medesima banca dati, nonché in ordine allo stato di attuazione delle norme previste dal presente capo – si tratta del Capo II 'Istituzione della Banca dati nazionale del DNA e del Laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA' - per le parti di rispettiva competenza”.

37Secondo la relazione “Grazie alle iniziative intraprese negli anni dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e alle risorse finanziare previste dalla legge. n. 99 del 2014 è stato possibile definire compiutamente nel corso del primo semestre 2015 le necessarie progettualità tecniche ed avviare, d' intesa con la competente Direzione Centrale per i Servizi Tecnico Logistici e la Gestione Patrimoniale, le procedure amministrative e concorsuali per l'affidamento delle forniture per lo sviluppo, il consolidamento e il potenziamento dell'infrastruttura AFIS, finalizzato ad un efficiente interscambio internazionale dei dati dattiloscopici, che garantisca, altresì, i previsti livelli di protezione e di sicurezza dei dati”.

38La relazione evidenzia che “tale potenziamento tecnologico consentirà all'Italia anche la corretta attuazione dello scambio di dati dattiloscopici previsto dall'Accordo bilaterale con gli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, firmato a Roma il 28 maggio 2009, le cui modalità tecniche, quanto all'interscambio delle impronte, sono analoghe a quelle previste dalle decisioni di Prum”.

39La relazione evidenzia che, con la sua opera ermeneutica, la giurisprudenza ha costantemente svolto una importante funzione al fine di rendere più chiara lo norma ed agevolarne l'applicazione, guidando l'Amministrazione nell'applicazione della nuova procedura e contribuendo a delineare presupposti e limiti della misura dissolutoria, fino a ricostruire un vero e proprio percorso amministrativo.

40Si tratta dei comuni di Borgia (CZ), d.P.R. 2 luglio 2010; Gricignano d'Aversa (CE), d.P.R. 2 agosto 2010; Nicotera (VV), d.P.R. 13 agosto 2010; Condofuri (RC), d.P.R. 12 ottobre 2010; San Procopio (RC), d.P.R. 23 dicembre 2010.

41Precisamente quelle di Rosarno (RC); Pago del Vallo di Lauro (AV);Sant'Onofrio (VV); San Ferdinando (RC); Taurianova (RC); Fabrizia (VV).

42Roccaforte del Greco (RC), d.P.R. 28 febbraio 2011; Bordighera (IM), d.P.R. 24 marzo 2011; Castrofilippo (AG), d.P.R. 18 aprile 2011; Corigliano Calabro (CS), d.P.R. 9 giugno 2011; Morino di Gioioso Jonico (RC), d.P.R. 7 luglio 2011; Nardodipace (RC), d.P.R. 19 dicembre 2011.

43Furnari (ME), Borgia (CZ), Gricignano d'Aversa (CE), San Giuseppe Vesuviano (NA); Nicotera (VV).

44Samo (RC), d.P.R. 24 gennaio 2012; Briatico (RC), d.P.R. 24 gennaio 2012; Ventimiglia (1M) d.P.R. 6 febbraio 2012; Careri (RC), d.P.R. 15 febbraio 2012; Sant'Ilario dello Ionio (RC), d.P.R. 15 febbraio 2012; Pagani (SA), d.P.R. 30 marzo 2012; Gragnano (NA), d.P.R. 30 marzo 2012; Bova Marina (RC), d.P.R. 30 marzo 2012; Platì (Re), d.P.R. 30 marzo 2012; Leinì (TO), d.P.R. 30 marzo 2012; Salemi (TP), d.P.R. 30 marzo 2012; Racalmuto (AG), d.P.R. 30 marzo 2012; Bagaladi (RC), d.P.R. 10 aprile 2012; Mileto (VV), d.P.R. 10 aprile 2012; Casal di Principe (CE), d.P.R. 17 aprile 2012; Castel Volturno(CE), d.P.R. 17 aprile 2012; Casapesenna (CE), d.P.R. 17 aprile 2012; Rivarolo Canavese (TO), d.P.R. 25 maggio 2012; Mongiana (VV), d.P.R. 12 luglio 2012; Campobello di Mazara (TP), d.P.R. 30 luglio 2012; Misilmeri (PA), d.P.R. 30 luglio 2012; San Cipriano d'Aversa (CE), d.P.R. 14 agosto 2012;Reggio Calabria, d.P.R. 10 ottobre 2012; Isola delle Femmine (PA), d.P.R. 12 novembre 2012.

45Condofuri (RC), San Procopio (RC), Roccaforte del Greco (Re), Bordighera (IM), Castrofilipppo (AG), Corigliano Calabro (CS), Marina di Gioiosa Ionica (Re).

46Augusta (SR), d.P.R. 7 marzo 2013; Grazzanise (CE), d.P.R. 7 marzo 2013;Polizzi Generosa (PA), d.P.R. 9 aprile 2013; Mascali (CT), d.P.R. 9 aprile 2013;Quarto (NA), d.P.R. 9 aprile 2013;Melito Porto Salvo (RC), d.P.R. 9 aprile 2013;Siderno (RC), d.P.R. 9 aprile 2013; San Calogero (VV), d.P.R. 9 aprile 2013; Casignana (RC), d.P.R. 19 aprile 2013; Montebello Ionico (RC), d.P.R. 2 aprile 2013; Giugliano in Campania (NA), d.P.R.24 aprile 0213; San Luca (RC), d.P.R. 17 maggio 2013; Ardore (RC), d.P.R. 27 giugno 2013; Taurianova (RC), d.P.R. 9 luglio 2013; Cirò (KR), d.P.R. 21 ottobre 2013;Sedriano (MI),d.P.R. 21 ottobre 2013.

47Nardodipace (VV), Samo (RC), Sant'Ilario dello Ionio (RC), Briatico (VV), Ventimiglia (IM), Careri (RC), Platì (RC), Rivarolo Canavese (TO), Salemi (TP), Pagani (SA), Gragnano (NA), Bova Marina (RC), Leinì (TO), Racalmuto (AG), Bagaladi (RC), Mileto (VV), Casapesenna (CE), Castelvolturno (CE), Casal di Principe (CE), Misilmeri (PA), Campobello di Mazara (TP), San Cipriano d'Aversa (CE).

48Joppolo (VV), d.P.R. 11 febbraio 2014; Ricadi (VV), d.P.R. 11 febbraio 2014; Altavilla Milicia (PA), d.P.R. 11 febbraio 2014; Scalea (CS). d.P.R. 25 febbraio 2014; Montelepre (PA), d.P.R. 13 marzo 2014; Battipaglia (SA). d.P.R. 7 aprile 2014; Cellino San Marco (BR), d.P.R. 19 aprile 2014; Badolato (CZ), d.P.R. 23 maggio 2014; Africo (RC). d.P.R. l agosto 2014; Giardinello (PA). d.P.R. 11 agosto 2014; San Ferdinando (RC), d.P.R. 31 ottobre 2014.

49Reggio Calabria (RC), Isola delle Femmine (PA). Melito di Porta Salvo (RC), Grazzanise (CE). Augusta (SR). San Calogero (VV), Polizzi Generosa (PA), Quarto (NA). Giugliano in Campania (NA). Siderno (RC), Mascali (CT). Montebello Jonico (RC), Casignana (RC), San Luca (RC), Ardore (RC) e Taurianova (RC).

50Comune di Nardodipace (VV), DM 14 aprile 2010; Comune di Villa San Giovanni (RC), DM 22 luglio 2010; Comune di Pompei (NA), DM 22 settembre 2010; Comune di Cosoleto (RC), DM 6 ottobre 2011; Comune di Cardeto (RC), DM l dicembre 2011; Amministrazione provinciale di Crotone, DM 30 aprile 2012; Comune di Chivasso (TO), DM 19 settembre 2012; Comune di Manduria (TA), DM 30 gennaio 2013; Comune di Gerocarne VV), DM 14 marzo 2013; Comune di San Lorenzo (RC), DM 15 maggio 2013; Comune di Brusciano (NA), DM 19 giugno 2013; Provincia regionale di Trapani, DM 20 dicembre 2013:Comune di Serra San Bruno (VV), DM 3 luglio 2013; Comune di Rende (CS), DM 10 settembre 2013; Comune di Torre Annunziata (NA), DM 7 novembre 2013; Comune di Valderice (TP), DM 4 febbraio 2014; Comune di Limbadi (VV), DM 13 febbraio 2014; Comune di Stilo (RC), DM 11 marzo 2014.

51Secondo il quale “[...] gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento di cui al presente articolo non possono essere candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l'ente interessato dallo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo”.

52Roccaforte del Greco (RC), Corigliano Calabro (CS), Briatico (W), Nardodipace (VV) e Mongiana (VV).

53Nella relazione si legge: “Il nodo problematico appena evidenziato è stato di recente risolto dalla Corte di Cassazione che, con sentenza n. 18696 del 22 settembre 2015, ha ritenuto fondata l'interpretazione sostenuta dal Ministero dell'Interno, statuendo, in particolare, il principio per cui l'incandidabilità prevista dal citato art. 143, comma 11, opera dal momento in cui tale incandidabilità sia stata formalmente dichiarata con provvedimento definitivo e riguarda il primo turno di ognuna delle tornate elettorali indicate dalla citata disposizione e, quindi, tanto le elezioni regionali, quanto quelle provinciali, comunali e circoscrizionali”.

54Per il comune di Rivarolo Canavese viene,ad esempio ricordato, “come nel centro cittadino insista, una centrale a biomassa, per la produzione di energia elettrica e per il teleriscaldamento, recentemente attivata ed oggetto di particolare attenzione da parte della cittadinanza attraverso il Comitato denominato "Non bruciamoci il futuro" segnalando al riguardo, come sia stato aggiornato il piano di protezione civile e sia stato stipulato un contratto con un'azienda specializzata, per fornire - in caso di emergenza - un servizio di sms gratuito di allerta alla popolazione.

55Con riferimento al comune di Sedriano, ad esempio, la relazione riferisce che a seguito della sentenza 22 ottobre 2013 con cui il TAR ha accolto un ricorso di Legambiente e ha conseguentemente annullato il “piano integrato di intervento” e i connessi atti, tra cui una convenzione tra il medesimo comune e un soggetto privato; quest'ultimo ha chiesto la restituzione dell'importo di 600 mila euro consegnato al comune in forza della suddetta convenzione e 10 milioni di euro di risarcimento. Ove il Consiglio di Stato confermasse lo sentenza del TAR, le conseguenze, in termini economico-finanziari, sarebbero, secondo la relazione, tanto gravi da determinare lo sforamento del patto di stabilità e addirittura il dissesto dell'ente. La vicenda è stata segnalata alla Procura regionale della Corte dei Conti.

56Nel documento si riporta che: “Nel quinquennio in esame, i Comuni di Vallelunga Pratameno (CL), Rosarno (RC), Condofuri (RC), Gioia Tauro (RC), Castrofilippo (AG), Samo (RC),Salemi (TP), Casal di Principe (CE) e Castel Volturno (CE) hanno potuto utilizzare il personale in questione. Nel 2010 hanno complessivamente operato, nei comuni commissariati, 49 dipendenti sovraordinati, di diversa provenienza, mentre nel 2011, nel 2012, nel 2013 e nel 2014, hanno assicurato il supporto ai comuni commissariati, rispettivamente, 56, 91, 95 e 140 unità. Le Commissioni hanno impiegato il personale In sovraordinazione nel settori più delicati della vita amministrativa dell'ente, prevalentemente quello economico-finanziario e quello tecnico-urbanistico”.

57La relazione ricorda che“Per l'anno 2013, il decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 febbraio 2013, n. 12, e il decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 dicembre 2013, n. 135, hanno disposto il finanziamento per la partecipazione del personale delle Forze annate alle seguenti missioni: ISAF ed EUPOL AFGHANISTAN (compreso il personale in EAU e a Tampa): euro 572.081.206; UNIFIL in Libano: euro 158.778.329; JOINT ENTERPRlSE, MSU, EULEX KOSOVO, SECURJTY FORCE TRAINING PLAN IN KOSOVO: euro 74.944.200; ALTHEA in Bosnia-Erzegovina: euro 298.825; -ACTIVE ENDEAVOUR nel Mar Mediterraneo: euro 19.282.056;-TIPH2 a Hebron: euro 1.134.663; EUBAM Rafah: euro 121.205; -UNAMID in Sudan-Darfur: euro 257.631 ; UNFICYP in Cipro: euro 265.659; ATALANTA e OCEAN SHIELD (missioni navali antipirateria): euro 45.376.445;EUTM SOMALIA, EUCAP NESTOR e ulteriori iniziative in Corno d'Africa: euro 10.617.094; -EUBAM LIBYA e Missione di assistenza, supporto e formazione: euro 10.131.922;-EUMM GEORGIA: euro 381.421;-UNMISS in Sud Sudan: Euro 170.496; MINUSMA e EUTM in Mali, EUCAP SAHEL NIGER: euro 2.626.527”.

“Per la partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali nell'anno 2014, sono stati adottati due provvedimenti legislativi: il decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 marzo 2014, n. 28, relativo al 1° semestre, e il decreto-legge 10 agosto 2014, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge l° ottobre 2014, n. 141, per il 2° semestre. Tali provvedimenti hanno disposto il finanziamento delle seguenti missioni, raggruppate sulla base della dislocazione continentale dei contingenti (Europa, Asia, Africa), nella misura complessiva a fianco riportata:• Europa:-Joint enterprise, MSU, EULEX Kosovo, MLO Belgrado, Security Force Training PIan in Kosovo1, NATO HQ Sarajevo e NLO Skopje: euro 76.764.330; EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina: euro 275.600;-UNFICYP in Cipro: euro 265.659;-Active Endeavour nel Mar Mediterraneo: euro 16.455.309;-scorta marittima alla nave Cape Ray: euro 1.942.394; Asia:ISAF ed EUPOL Afghanistan: euro 418.792.189;-personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni in Afghanistan: euro 18.181.045; UNIFIL in Libano e missione bilaterale di addestramento delle forze armate Iìbanesi: euro 157.747.907;-TIPH2 a Hebron e missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi: euro 2.453.469; EUBAM Rafah: euro 121.205;-EUMM Georgia: euro 374.053;Africa: EUBAM Libya e missione bilaterale di assistenza, supporto e formazione delle forze armate libiche: euro 10.301.815; Atalanta e Ocean Shield (missioni navali antipirateria): euro 49.082.955;-EUTM Somalia, EUCAP Nestor e ulteriori iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale, funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti e missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale: euro 24.898.674; MINUSMA, EUCAP Sahel Niger, EUTM Mali ed EUCAP Sahel Mali: euro 2.745:045;- EUFOR RCA: euro 2.987.065;-EMOCHM: euro 150.000”.

58Una proposta di revisione strategica della missione è stata avanzata dal Crisis management planning directorate (CMPD) e avallata dall' European Union Military Commitee (EUMC). La proposta prevede una maggiore coordinazione tra EUSR (European Special Rapresentative) ed EUTM, nonché il trasferimento definitivo delle attività di training a Mogadiscio, a cura del personale europeo e di quello somalo che ha superato i corsi TT (corsi "train the trainers") organizzati da EUTM. In pratica, l'attività delle unità di EUTM si sostanzia in mentoring/assistance a favore degli istruttori somali. Si prevede inoltre un'attività di assistance/mentoring nei confronti degli incarichi di vertice della Difesa (Ministro e capo di SMD), per avvio del progressivo consolidamento di tali strutture centrali.

59Il bilancio della missione al 31 dicembre 2014 registra 2.818 unità libiche addestrate, di cui 2075 dall'Arma dei Carabinieri (82 in Italia), 658 dall'Esercito Italiano (341 in Italia) ed 85 dalla Marina Militare (15 in Italia).

60La base militare - costituita a seguito dì due accordi tecnici siglati a Gibuti nel 2012 tra il Ministro della difesa italiano pro tempore e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale gibutiano, discendenti dall'accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Gibuti il 30 aprile 2002, ratificato dalla legge 31 ottobre 2003, n. 327 - è stata costruita nel periodo settembre 2013 - febbraio 2014 con l'impiego di personale del 6° reggimento genio pionieri "Trasimeno". I relativi oneri sono stati finanziati. con le risorse appositamente rese disponibili dall'articolo 33, comma 5, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221.

61La relazione non fornisce dati sulla ripartizione dei fondi relativa all'anno 2014. Si ricorda che per l’anno 2014 il comma 1 dell’articolo 8 del d.P.R. 17 novembre 2014, n. 172, ha differito dal 30 settembre al 15 dicembre il termine per la presentazione delle domande relative ai progetti da finanziare.

62Secondo la relazione “L’azione di mappatura sempre più capillare dello stato di attuazione degli interventi e il continuo contatto diretto con gli enti beneficiari ha consentito di concludere la maggior parte dei progetti nei tempi programmati con il superamento di quelle criticità che ne avrebbero potuto compromettere o ritardare la definizione.”

63La relazione ricorda che “In base al proprio Statuto, l'ACI ha il fine di rappresentare e tutelare gli interessi generali dell'automobilismo italiano, del quale promuove e favorisce lo sviluppo con l'obiettivo di diffondere una cultura dell'auto che esalti i principi della responsabilità, della sicurezza, della tutela ambientale e della valorizzazione del territorio a beneficio della collettività. Anche gli AA.CC. sono rappresentativi di interessi generali e, ai sensi dell'art. 36 dello Statuto A.C.I., svolgono nelle rispettive circoscrizioni ed in armonia con le direttive dell'A.C.I. le attività rientranti nella finalità istituzionali dell'Ente federante, fungendo da presidio sul territorio, a favore della collettività e delle Istituzioni, sui molteplici versanti della mobilità. Pur essendo Enti pubblici autonomi con propri organi, un proprio patrimonio, un proprio bilancio e con proprio personale (ad eccezione dei direttori che appartengono ai ruoli dell'ACI), distinti da quelli dell'Ente Centrale, sono legati a quest'ultimo da un forte vincolo federativo che si estrinseca sotto numerosi profili. I predetti Enti (ACI ed AA.CC.PP.), costituiscono, pertanto, un complesso di soggetti, che, sia pure con diverse modalità e sfere di autonomia, sono funzionali all'interesse dell'automobilismo, con al suo centro l'ACI quale ente di coordinamento e di direzione.”

64Specificamente, con le modifiche apportate allo Statuto, si attribuiscono la gestione dell'attività sportiva, già propria della Csai, ad organi di nuova istituzione, il Consiglio sportivo nazionale e la Giunta sportiva. Al contempo, per alcune deliberazioni di ordine sportivo, è prevista l'integrazione dell'Assemblea dell'ACI con la partecipazione di membri in rappresentanza della componente sportiva. Pertanto, tra i componenti dell'Assemblea e del Consiglio Generale, non è più previsto il presidente della Csai.

65La relazione sottolinea che “L'ACI è anche Federazione sportiva per lo sport automobilistico riconosciuta dalla Fèderation international de l'Automobile (organismo sovranazionale che detiene il potere sportivo automobilistico e riunisce 230 organizzazioni sportive e motoristiche in 134 Paesi) e componente del CONI; promuove, incoraggia ed organizza le attività sportive automobilistiche.”

66La relazione al riguardo ricorda: “il Rapporto ACI-ISTAT, in collaborazione con le Polizie Municipali, sulla localizzazione degli incidenti stradali; 'Auto la sicurezza non è un optional', un incontro con l'Unione Italiana Giornalisti dell'Automobile al fine di tracciare un percorso comune per la filiera con lo scopo di costruire auto più sicure; la presentazione del volume 'Il libro nero della RCA' con l'obiettivo di diminuire i prezzi delle polizze assicurative; 'Divertiti responsabilmente' campagna di sensibilizzazione dei giovani sugli effetti dell'alcool alla guida; '5° Forum internazionale delle Polizie locali' basato sul confronto di iniziative europee per individuare un modello organizzativo comune in materia di sicurezza stradale; Conferenza del traffico e della circolazione sul tema 'Smart cities e smart mobility' per un confronto tra diversi rappresentati del Governo, del parlamento, delle istituzioni ed esperti internazionali ed infine partecipazione al Forum PA 2012 dedicato all'Open Government.”

67Per i turisti che viaggiano in Italia è consultabile nella sezione "Driving in Italy" del sito istituzionale dell'Ente un vademecum contenente informazioni utili a chi visita l'Italia in auto o in moto, pubblicato in italiano, in inglese ed in francese.

68La relazione recita “al riguardo si segnala che l'Ente riveste una posizione del tutto peculiare rispetto alle altre Federazioni sportive, sotto una molteplicità di profili, correlati alla natura giuridica di ente pubblico, alla vasta gamma di attività e funzioni esercitate, al ruolo rivestito nell'Ordinamento sportivo internazionale, in quanto unico titolare del potere sportivo automobilistico nel nostro Paese. Questo particolare ruolo dell'ACI è stato riconosciuto ex d.lgs. n. 242/1999 di riordino del CONI, ed ancora più chiaramente confermato dal d.lgs. n. 15/2004, di modifica del primo decreto. Quale riconoscimento per l'attività profusa, nel 2012 il Presidente dell'ACI è stato nominato vice Presidente della FIA. Nel corso del 2012 è stata incrementata la comunicazione connessa alle iniziative sportive attraverso i social network. Gli stakeholder (piloti, organizzatori, associazioni sportive, appassionati) sono stati interpellati via web per recepire proposte innovative e valutazioni del gradimento dei servizi offerti. A luglio 2012 è stato organizzato il primo Summer Camp destinato ai bambini nati dal 2003 al 2006 per l'avvicinamento allo sport automobilistico di nuove generazioni di piloti, in relazione al tradizionale appuntamento di Formula 1, che si è svolto presso l'Autodromo Nazionale di Monza dal 7 al 9 settembre 2012 1'83° Gran Premio d'Italia.”

69La relazione precisa che: “In riferimento al Pubblico Registro Automobilistico si evidenzia che l'ACI opera in regime di autofinanziamento, senza alcun contributo a carico dello Stato né della collettività, ma esclusivamente sulla base delle tariffe che sono risultate ferme per 19 anni e che solo nel 2013 sono state rideterminate con Decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 21 marzo 2013. Il servizio è reso in forma automatizzata presso i 106 Uffici Provinciali ACI PRA, che gestiscono le formalità delle pratiche auto in tempo reale, senza alcun onere di intermediazione. A tal riguardo è da evidenziare che gli stessi uffici provinciali, tramite i propri sportelli, insieme a quelli del Dipartimento dei Trasporti Terrestri oltre che agli Studi di consulenza automobilistica, fungono da punti di servizio dello Sportello Telematico dell'Automobilista (STA). Quest'ultimo è stato istituto per la semplificazione dei procedimenti di immatricolazione e trasferimento di proprietà dei veicoli. Attraverso i collegamenti telematici tra i sistemi informativi dell'ACI e del Ministero dei trasporti, lo STA consente il rilascio contestuale ed immediato delle targhe e dei documenti di proprietà e di circolazione dei veicoli all'utenza presso un unico punto di servizi.”

70Gli uffici provinciali hanno riscosso nel corso del 2012, per conto delle Province, complessivamente €. 1.367.650.344,93.

71“Tale perdita è determinata essenzialmente dal risultato negativo della gestione 2012 dell'ACI, dovuto al noto contesto recessivo che ha comportato, tra l'altro, la rilevante contrazione dei ricavi della gestione P.R.A.”

72Le funzioni di indirizzo e vigilanza sul CAI, da cui consegue l'obbligo di trasmissione della relazione, sono state conferite al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo con l'articolo 1, comma 2, lettera r), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 giugno 2013.

73In merito alla disposizione citata, cfr. infra con riferimento all'ACI ed all'INEA.

74La relazione evidenzia al riguardo che “Esso è costituito dai soci riuniti liberamente in un numero indeterminato di sezioni, dotate ciascuna di una propria autonomia organizzativa, funzionale e patrimoniale garantite da un proprio ordinamento. Le sezioni, nelle cui rispettive zone di attività possono costituirsi sottosezioni, sono raggruppate e coordinate su base provinciale, regionale e interregionale. Le sezioni ed i raggruppamenti di più sezioni costituiscono le strutture periferiche dell'Ente che sono soggetti di diritto privato. Per il raggiungimento delle finalità istituzionali, sono state costituite sezioni non aventi una determinata circoscrizione denominate sezioni nazionali e particolari, rette ciascuna da uno specifico ordinamento. Tra le prime, strutturate in un numero indeterminato di raggruppamenti su base territoriale, figurano il Club Alpino Accademico Italiano (C.A.A.I.), l'Associazione Guide Alpine Italiane (A.G.A.I.), e, a seguito delle recenti modifiche statutarie deliberate dall'Assemblea dei delegati nel corso del 2010, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (C.N.S.AS.). Dette sezioni, unitamente agli uffici degli organi centrali, alle scuole centrali e nazionali, e agli organi tecnici centrali, costituiscono la struttura centrale dell'Ente. Il CAI dispone, inoltre, di una Biblioteca nazionale, di una Cineteca, e provvede a mantenere in efficienza il Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi" ed il Centro Italiano Studi Documentazione Alpinismo Extraeuropeo (Cisdae) entrambi con sede a Torino.”

75Gli scopi dell'Ente vanno dalla tutela degli interessi generali dell'alpinismo, alla promozione dell'educazione e dell'istruzione tecnica degli alpinisti, alla formazione di guide ed istruttori, alla facilitazioni delle escursioni alpine costruendo e mantenendo in efficienza rifugi, bivacchi fissi, sentieri ed altre opere alpine, all'assunzione di iniziative per la prevenzione degli infortuni e per il soccorso degli alpinisti, alla difesa dell'ambiente montano, alla compilazione e pubblicazione di guide e riviste, alla promozione di studi attinenti alla montagna.

76Nel corso della quale sono state approvate la relazione morale del Presidente Generale per l'anno 2012 e le nuove quote associative minime per il 2013. La relazione segnala altresì che “per il rinnovo delle cariche centrali è stato eletto, tra gli altri, il Vice Presidente Generale Vincenzo Torti.”

77La relazione evidenzia che “Gli adeguamenti statutari inerenti il passaggio a Sezione nazionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (C.N.S.AS.) hanno reso indispensabili alcuni adattamenti e nuovi approfondimenti alla futura piattaforma del tesseramento. Nell'affrontare i progetti relativi all'informatizzazione ed al trattamento dei dati è di particolare rilevanza l'aspetto che riguarda l'applicazione della normativa sulla privacy in un' ottica di tutela dei Soci, dei Presidenti di Sezione e della Sede centrale. Una particolare attenzione merita la realizzazione delle applicazioni per la bonifica dei dati, in quanto tale bonifica costituisce un presupposto fondamentale per la qualità e la consistenza dei dati che saranno alla base delle elaborazioni e dei servizi offerti dalla nuova piattaforma informatica del Sodalizio.”

78La relazione segnala che è stata innalzata la misura di contribuzione del "Fondo Stabile Pro Rifugi" della quota che rimane scoperta dal cofinanziamento (passando dal 50 per cento al 70 per cento) ed è stata aumentata la misura massima di contributo erogabile (da 60 mila a 70 mila euro).

79Secondo la relazione “In virtù di tale assegnazione il CAI, oltre all'obbligo di legge, si assume quello morale di mettere nelle massime condizioni possibili di sicurezza tutti i Soci che prestano la propria opera volontaria nell'attività di manutenzione dei sentieri. A .tale scopo, grazie al Gruppo Lavori Sentieri CCE del CAI è stato predisposto un documento finalizzato ad informare tutti i Soci che provvedono alla manutenzione e alla segnaletica dei sentieri dei rischi derivanti da tali operazioni e a fornire indicazioni operative di sicurezza. L'obiettivo è quello di analizzare gli aspetti legati alla sicurezza degli operatori di sentieristica, e questo per mettere in grado sia le Sezioni che le altre strutture territoriali del Sodalizio di adempiere alle disposizioni del D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, ma anche e soprattutto per tutelare la salute, l'integrità fisica e la sicurezza dei volontari del CAI. Da tale documento, nella collana 'I quaderni dell'escursionismo', nel 2012 è stato pubblicato il volume intitolato 'L'attività dei volontari sui sentieri. Rischi e indicazioni operative di sicurezza' destinato ai responsabili delle attività di segnaletica e manutenzione dei sentieri del CAI che svolgono a titolo volontaristico tali attività sul terreno.”

80Secondo la relazione “Il protocollo del 2012 affianca al tema dell'educazione ambientale quello dell'educazione motoria, della prevenzione e della sicurezza e mette a disposizione del Ministero l'esperienza degli Organi del Sodalizio secondo le competenze specifiche in materia al perseguimento degli obiettivi del Protocollo stesso per effettuare interventi all'interno di ogni ordine di scuola modulandoli in base all'età degli studenti ed alle finalità dei progetti formativi approntati con i docenti. Il protocollo intendere diffondere, riconoscendoli come requisiti essenziali per la formazione dei giovani, tre filoni operativi: educazione ambientale intesa come capacità di lettura dell'ambiente montano; educazione motoria ed arrampicatoria con particolare attenzione alla didattica dell'arrampicata in età evolutiva connessa allo sviluppo della personalità; educazione alla sicurezza nella frequentazione della montagna ed alla prevenzione degli incidenti.”

81La relazione al riguardo specifica che:“Il dettaglio dei processi è pubblicato sul sito www.cai.it nella sezione 'Amministrazione trasparente' così come previsto dal 'Programma per la Trasparenza e Integrità. Preme sottolineare che nel corso del 2012 tali obiettivi strategici sono stati sottoposti a processo di revisione con il supporto del rinnovato Organismo Indipendente di Valutazione insediatosi il 30 marzo 2012, al fine di verificare l'opportunità politica e l'attualità delle aree strategiche individuate nel piano della performance. E' nata, inoltre, l'esigenza di riformulare sia il Sistema di Misurazione e Valutazione della Performance al fine di evolversi da un assetto strategico superato, ed anche per offrire ai propri soci-utenti un prodotto migliore da un punto di vista formale e di immagine nonché di valorizzare maggiormente il ruolo degli stakeholder. Tale azione è stata individuata nella ricerca di un nuovo legame forte tra ente CAI e base dei soci, coinvolgendo i Presidenti dei Gruppi Regionali e Provinciali, allo scopo di raccogliere feedback dalla base utili nella fase di definizione degli obiettivi strategici e di mantenere alta l'attenzione sul raggiungimento degli obiettivi definiti. Il percorso valutativo sopra menzionato ha portato ad una rimodulazione di alcune aree strategiche nel Piano della Performance 2013-2015 -adottato nel gennaio 2013 ed anch'esso pubblicato sul sito istituzionale - e, di conseguenza, degli obiettivi ad esse direttamente riferibili. Il processo di revisione ha avuto come linea guida il mantenimento della coerenza tra i piani dei due diversi periodi (2011-2013 e 2013-2015) e la stretta osservanza delle reali risorse a disposizione dell'Ente sia in termini di risorse umane che economiche, entrambe vincolate alle disposizioni di legge afferenti alla spending review ed al Budget Previsionale economico annuale. Il 'Programma per la Trasparenza e Integrità' trasferisce l'accento dalla performance ad un concetto di trasparenza ad essa strettamente correlato che si realizza attraverso un controllo diffusi dei cittadini-utenti sull'operato dell'Ente, a garanzia della rispondenza tra le azioni messe in atto e le finalità di pubblico interesse. Tale controllo è reso possibile da un facile accesso alle informazioni concernenti l'organizzazione, gli andamenti gestionali e l'utilizzo delle risorse, i risultati dell'attività di misurazione e valutazione della performance dell'Ente”.

82Nella relazione, per un evidente refuso, è riportata la data 31 dicembre 2011.

83Si ricorda che si dà conto degli obblighi di relazione al Parlamento introdotti da disposizioni pubblicate nella Gazzetta Ufficiale nel periodo considerato dal presente Bollettino.

84La legge 28 dicembre 2015, n. 221, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2016, n. 13. Il provvedimento rientra tra quelli che nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n. 1-bis), trasmessa al Parlamento il 23 settembre 2013, il Governo ha “collegato” alla decisione di bilancio, a completamento della manovra di finanza pubblica 2014-2016.

85Il comma 8 non indica un termine temporale per l'adempimento dell'obbligo nei confronti del Parlamento; a tal fine potrebbe assumersi a riferimento la conclusione dell'esercizio finanziario per il quale è autorizzata la spesa prevista.

86Si tratta degli impegni derivanti dalla comunicazione della Commissione europea “Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente sostenibile e inclusiva” [COM (2010) 2020 definitivo], dalle raccomandazioni del Consiglio n. 2012/C219/14, del 10 luglio 2012, e n. 2013/C217/11, del 9 luglio 2013, e dal regolamento (UE) n. 691/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2011, in accordo con le raccomandazioni contenute nel Rapporto OCSE 2013 sulle performance ambientali dell'Italia e con la dichiarazione conclusiva della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile svoltasi a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno 2012.

87Il testo del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, coordinato con la legge di conversione 22 gennaio 2016, n. 9, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 23 gennaio 2016, n. 18.

88Ai sensi del comma 2 dell'articolo 15 il Fondo è finalizzato ai seguenti interventi: a) ricognizione degli impianti sportivi esistenti sul territorio nazionale; b) realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi con destinazione all'attività agonistica nazionale, localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane e diffusione di attrezzature sportive nelle stesse aree con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti; c) completamento e adeguamento degli impianti sportivi esistenti, con destinazione all'attività agonistica nazionale e internazionale; d) attività volte alla presentazione e alla promozione della candidatura di Roma 2024.

89Ossia entro il 10 dicembre 2015.

90Quindi entro il 23 febbraio 2016.

91Il comma 3 dell'articolo 15 stabilisce che per la predisposizione e attuazione del piano pluriennale, il CONI può avvalersi del personale in servizio presso altre pubbliche amministrazioni in possesso delle specifiche competenze tecniche in materia. Il comma 5 prevede che per la realizzazione degli interventi previsti dal Piano di cui al comma 3 possano essere utilizzate le procedure semplificate di cui all'articolo 1, comma 304, della legge 27 dicembre 2013, n. 147.

92La vigilanza sul CONI è esercitata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ai sensi del comma 19 dell'articolo 1 del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181 “Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri”, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 233.

93Il decreto legislativo n. 2 del 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 11 gennaio 2016, n. 7.

94V. Dossier Servizio Studi n. 231 (27 novembre 2015).

95La relazione richiamata concerne l'attuazione del Regolamento CE n. 116/2009, del Regolamento di esecuzione UE 1081/2012, e della direttiva 93/7/CE.

96La lettera b) del comma 8 dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 2 del 2016 sostituisce, all'articolo 84, comma 2, del decreto legislativo n. 42 del 2004, le parole: “della direttiva CEE e del regolamento CEE” con le seguenti: “della direttiva UE e del regolamento CE”. Ai sensi dell’articolo 73 del decreto legislativo n. 42 (come modificato dal decreto legislativo n. 2 del 2016) per regolamento CE è da intendersi il regolamento (CE) n. 116/2009 del 18 dicembre 2008 del Consiglio relativo all'esportazione di beni culturali; e come la direttiva UE deve intendersi la direttiva n. 2014/60/UE del 15 maggio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro e che modifica il regolamento (UE) n. 1024/2012.

97La legge 28 dicembre 2015, n. 220, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 15 gennaio 2016, n. 11.

98La legge n. 103 del 1975 è stata abrogata dall'articolo 28 della legge 3 maggio 2004, n. 112, ad esclusione degli articoli 1, commi terzo, quarto e quinto, 4, 6, 17, 19, 20 e 22 e dei titoli III, IV e V, che restano in vigore in quanto compatibili con la suddetta legge, salvo comunque quanto previsto dall'articolo 20 della stessa.

99Il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) è stato emanato in attuazione dell'articolo 16 della legge 3 maggio 2004, n. 112 (Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a., nonché delega al Governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione).

100Lo statuto della RAI- Radiotelevisione italiana Spa, approvato con decreto del Ministro delle comunicazioni dell'8 ottobre 2004 e successive modificazioni, al Titolo X, articolo 32 (Bilanci e utili), prevede che l'esercizio sociale si chiuda al 31 dicembre di ogni anno.

Nell’ambito della disciplina generale delle società per azioni, il secondo comma dell’articolo 2364 del codice civile tratta della convocazione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio di esercizio stabilendo che “l’assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta all’anno, entro il termine stabilito dallo statuto e comunque non superiore a 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale”. Rispetto ai 120 giorni, il detto articolo 2364 ammette la possibilità che lo statuto preveda “un maggior termine, comunque non superiore a 180 giorni, nel caso di società tenute alla redazione del bilancio consolidato ovvero quando lo richiedano particolari esigenze relative alla struttura ed all’oggetto della società; in questi casi gli amministratori segnalano nella relazione prevista dall’articolo 2428 le ragioni della dilazione”.

101Si è ritenuto opportuno dare conto per completezza dell'obbligo introdotto dall'articolo 2 della legge n. 220 del 2015, benché la dizione testuale della norma induca a ritenere che detto obbligo possa trovare adempimento con lo svolgimento di audizioni, da prevedersi con la cadenza temporale indicata dalla norma stessa, piuttosto che attraverso la presentazione alla Commissione di relazioni.

102La legge 16 novembre 2015, n. 213, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 7 gennaio 2016, n. 4.

103La legge 7 dicembre 2015, n. 214, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 7 gennaio 2016, n. 4.

104La legge 1° dicembre 2015, n. 215, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'8 gennaio 2016, n. 5.

105La legge 7 dicembre 2015, n. 216, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'8 gennaio 2016, n. 5.

106La legge 7 dicembre 2015, n. 217, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 gennaio 2016, n. 6.

107La legge 7 dicembre 2015, n. 218, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 gennaio 2016, n. 6.

108L'INEA, ente pubblico di ricerca con personalità giuridica e gestione autonoma, sottoposto alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è stato istituito dal regio decreto n. 1418 del 10 maggio 1928 e riordinato con il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454, con il compito di svolgere attività di ricerca socio-economica in campo agricolo-industriale, forestale e della pesca, in ambito nazionale, comunitario ed internazionale, al fine di concorrere all'elaborazione delle linee di politica agricola, agro-industriale e forestale nazionale. Con decreti del Ministro delle politiche agricole e forestali di concerto con il Ministro per la funzione pubblica e il Ministro dell'economia e delle finanze del 20 settembre 2005, sono stati approvati lo statuto, il regolamento di organizzazione e funzionamento e il regolamento di amministrazione e contabilità dell'INEA, che ne hanno aggiornato mandato e processi decisionali.

109La legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015) è entrata in vigore il 1° gennaio 2015.

110Il comma 382 prevede che il commissario sia nominato con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge n. 190 del 2014, e che il suo incarico abbia durata annuale, prorogabile, per motivate esigenze, una sola volta.

111La relazione sull'attività svolta dall'INEA nell'anno 2013, con allegati il conto consuntivo riferito alla medesima annualità e il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2014, è stata presentata nel mese di gennaio 2015.

112Le risultanze riportate sono inerenti: l'avanzo finanziario di competenza (3.632.095,96); l'avanzo di amministrazione (7.611.832,06); l'avanzo economico di esercizio (1.693.999, 49); il patrimonio netto (18.611.079,32); il saldo di cassa (0,00), i residui attivi (43.480.724,00); i residui passivi 35.868.891,94).

113Pari a 466.909,27 euro.

114Il contributo straordinario riconosciuto e riscosso, quale determinato nella legge di assestamento del bilancio dello Stato, è di 9.777.307,00 euro, con un incremento rispetto all'importo iniziale (5.011.17,00 euro) di 4.765.690,00 euro.

115Costituiscono allegati al rendiconto generale: la situazione amministrativa; la relazione sulla gestione dell'ente; la relazione del Collegio dei revisori dei conti; le deliberazioni con le quali sono state disposte variazioni al bilancio di previsione dell'INEA per l'esercizio 2014.

116Nella nota illustrativa (pag. 20) si legge che “A fine 2014 la dotazione di personale a tempo indeterminato dell'INEA è di 115 dipendenti di ruolo, a fronte di una dotazione organica che ne prevede 118, di cui alla deliberazione del Consiglio di Amministrazione n. 8 del 06/06/2012, così come confermata dal DPCM del 22 gennaio 2013 concernente la rideterminazione delle dotazioni organiche in attuazione dell'art. 2, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Il personale a tempo determinato in essere per far fronte alle necessità dei progetti di ricerca, ed in particolar modo di quelli che godono di finanziamenti dell'UE, è pari al 31 dicembre ad un totale di 110 unità”.

117Con decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n. 1708, l'INEA è stato designato quale organo di collegamento tra lo Stato italiano e l'Unione europea per la creazione e la gestione della rete di informazione contabile agricola (RICA), recentemente riorganizzata con il regolamento comunitario n. 1217/2009. Con decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, l'INEA è stato inserito nel sistema statistico nazionale (SISTAN).

118Al riguardo, si citano: l'Annuario dell'agricoltura italiana; il Rapporto sul commercio con l'estero; il Rapporto sullo stato dell'agricoltura italiana; Agricoltura italiana conta; Agritend, bollettino trimestrale sulla congiuntura dell'agroalimentare; la Rivista di economia agraria; AGRIFISCO.

119Nella relazione si segnalano in particolare: la Banca dati sulla spesa pubblica nazionale e regionale in agricoltura e del consolidato del sostegno pubblico finalizzato all'analisi della spesa pubblica e della fiscalità in agricoltura; l'indagine sul “Mercato fondiario” (avviata già negli anni cinquanta), che fornisce una sintesi dettagliata dell'andamento generale del mercato fondiario, attraverso l'elaborazione di prezzi medi della terra e di indici su base regionale; l'indagine sull'impiego degli immigrati nell'agricoltura in Italia, realizzata a partire dagli anni ottanta, attraverso indagini a cadenza annuale.