Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento trasporti
Titolo: Nota di aggiornamento del DEF 2014 - Profili di interesse della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni - Schede di lettura
Riferimenti:
DOC LVII, N. 2-BIS     
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 140
Data: 09/10/2014
Descrittori:
DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA   TRASPORTI
Organi della Camera: IX-Trasporti, poste e telecomunicazioni


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Nota di aggiornamento del DEF 2014

9 ottobre 2014
Profili di interesse della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni - Schede di lettura


Indice

La Nota di aggiornamento del DEF|Le risposte alle Raccomandazioni del Consiglio Europeo|L'Allegato infrastrutture|


La Nota di aggiornamento del DEF

La legge di contabilità pubblica n. 196/2009 dispone, in relazione al calendario previsto nell'ambito del cosiddetto Semestre europeo, che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di Economia e Finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) che sono contenuti nel DEF.

 

Per quanto riguarda il PNR e il Patto di Stabilità contenuti nel DEF 2014, inviati agli organi dell'Unione europea il 22 maggio 2014, la Commissione Europea ha approvato il 2 giugno 2014 le raccomandazioni di politica economica e di bilancio per ciascun Paese dell'UE, che il successivo 8 luglio sono poi state approvate dal Consiglio ECOFIN, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio Europeo del 26-27 giugno. Per l'Italia è intervenuta, sulla base della Raccomandazione della Commissione COM (2014) 413 final, la Raccomandazione 2014/C 247/11 da parte del Consiglio ECOFIN (Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2014 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2014 dell'Italia, dell'8 luglio 2014).

Tale documento, si rammenta, reca 8 Raccomandazioni che, come poi più diffusamente si esporrà nella parte del presente dossier dedicato specificamente ad esse, concernono:

  • il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica previsti per il 2014 e di quelli attinenti al pareggio strutturale di bilancio per il 2015, garantendo nel contempo un incremento dell'efficienza e della qualità della spesa pubblica;
  • il miglioramento dell'efficienza del sistema fiscale, con riguardo, tra l'altro, al trasferimento del carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, all'attuazione entro marzo 2015 della legge delega sulla riforma, al perseverare nella lotta all'evasione fiscale, anche con riguardo al contrasto all'economia sommersa ed al lavoro irregolare;
  • in merito alla pubblica amministrazione ed al sistema giudiziario, un aumento dell'efficienza della giustizia civile, il potenziamento delle misure anticorruzione ed una più soddisfacente gestione dei fondi dell'UE, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno;
  • il rafforzamento del settore bancario, anche per ridare impulso all'erogazione di prestiti all'economia reale e un miglior funzionamento del mercato dei capitali per promuovere l'accesso delle imprese ai finanziamenti non bancari;
  • la necessità di monitorare entro la fine del 2014 gli effetti delle riforme del mercato del lavoro, valutando necessità di ulteriori interventi, anche con riguardo alla tutela sociale dei disoccupati ed al coordinamento ed efficienza dei servizi pubblici per l'impiego. Va anche migliorata l'efficacia dei regimi di sostegno alla famiglia e la qualità dei servizi a favore dei nuclei familiari a basso reddito con figli;
  • la riduzione dei tassi di abbandono scolastico, rendendo a tal fine operativo il sistema nazionale per la valutazione degli istituti scolastici, ed accrescere l'apprendimento basato sul lavoro, con riguardo alla formazione ed all'orientamento professionale;
  • la rimozione degli ostacoli e delle restrizioni che ancora persistono alla concorrenza nei settori dei servizi professionali e dei servizi pubblici locali, delle assicurazioni, della distribuzione dei carburanti, del commercio al dettaglio e dei servizi postali, semplificando inoltre procedure degli appalti pubblici
  • la necessità di garantire, con riguardo alle industrie di rete, la piena operatività dell'Autorità di regolazione dei trasporti ed il potenziamento della gestione portuale.

Anche al fine di tener conto delle raccomandazioni formulate dalle autorità europee, la legge di contabilità prevede la presentazione, entro il 20 settembre di ogni anno, di una Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.

A seguito dell'adozione del nuovo Sistema europeo dei conti nazionali (SEC2010, adottato con Regolamento UE n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 maggio 2013, relativo al "Sistema europeo dei conti nazionali e regionali dell'Unione europea"), che ha sostituito il precedente SEC95, la Nota di aggiornamento del DEF 2014 è stata presentata il 1° di ottobre, al fine di tener conto della revisione dei conti nazionali e del valore del prodotto interno lordo determinata dalle innovazioni metodologiche introdotte dal SEC2010, diffusa dall'ISTAT il 22 settembre 2014 ("I nuovi conti economici nazionali secondo il SEC 2010 – Anni 2009-2013").

Gli effetti sui conti nazionali del SEC2010 rispetto al SEC95
Dal settembre 2014 l'ISTAT, di concerto con Eurostat e con gli altri istituti di statistica europei, adotta il nuovo Sistema SEC 2010, del quale rilevano principalmente, ai fini dell'impatto sui maggiori aggregati dei conti nazionali, quattromodifiche rispetto al precedente sistema, costituite:
  • dalla contabilizzazione delle spese in Ricerca e Sviluppo, finora considerate come componente dei consumi intermedi, come spese di investimento, in quanto contribuiscono all'accumulazione, in quanto capitale, di capacità produttiva. Questo cambiamento di contabilizzazione determina un impatto positivo sulla domanda aggregata e, quindi, sul Pil pari alla parte di spesa effettuata dalle imprese di mercato. Anche la componente relativa alla spesa delle Amministrazioni Pubbliche, benché già contabilizzata quale domanda finale avrà comunque un effetto positivo sul valore aggiunto, pari all'ammortamento dello stock di capitale R & S che contribuisce, per definizione, a tale aggregato;
  • dalla riclassificazione da consumi intermedi a investimenti della spesa per armamenti sostenuta dalle amministrazioni Pubbliche. Benché tale spesa già contribuiva al Pil, in quanto registrata nei consumi finali delle amministrazioni pubbliche, vi è tuttavia un effetto positivo differenziale, dovuto al fatto che l'introduzione nei conti di un capitale fisico in armamenti implica la contabilizzazione dei relativi ammortamenti, con effetti positivi sul valore aggiunto;
  • da una nuova metodologia di stima degli scambi con l'estero di merci da sottoporre a lavorazione (processing), per i quali si registra il valore del solo servizio di trasformazione e non più quello dei beni scambiati. Questo cambiamento della metodologia non modifica il saldo netto dei flussi con l'estero, ma ha effetto sui livelli delle due componenti dell'interscambio;
  • dalla verifica del perimetro delle Amministrazioni Pubbliche sulla base degli aggiustamenti metodologici introdotti dal Sec 2010, che avrà un effetto, seppure limitato, sulla spesa per consumi pubblici e sull'indebitamento netto del settore.
Un ulterioreimpatto sui conti deriva da alcune modifiche sulle pratiche di compilazione dei conti, derivante dall'avvenuto superamento di alcune riserve, da tempo poste in ordine all'applicazione del SEC95, relative all'applicazione omogenea tra i paesi Ue di standard già esistenti.
Per l'Italia erano state poste tre riserve specifiche, oltre a otto riserve riguardanti tutti i paesi. In particolare una delle riserve ha una rilevanza maggiore e riguarda l'inserimento nei conti delle attività illegali, in ottemperanza al principio di esaustività delle stime, già introdotto dal Sec 95: le stime devono dunque comprendere – come evidenzia l'Istat - tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol). L'Istituto segnala in proposito come la misurazione di tali attività sia molto difficile, per l'ovvia ragione che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e come lo stesso concetto di attività illegale possa prestarsi a diverse interpretazioni. In considerazione di ciò ed allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli Stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite e, pertanto, la metodologia di stima della dimensione economica di tali attività sarà coerente, precisa l'Istat medesimo, con le linee guida stabilite da Eurostat.

L'articolo 10-bis della legge di contabilità prevede che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza contenga:

  • l'eventuale aggiornamento delle previsioni macro-economichee di finanza pubblica per l'anno in corso e per il periodo di riferimento, nonché le eventuali modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio europeo relative al Programma di stabilità e al PNR;
  • l'eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal DEF, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra lo Stato e le amministrazioni territoriali ovvero di recepire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni eventualmente formulate dalla Commissione europea;
  • l'obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale;
  • il contenuto del Patto di stabilità interno e le sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto del Patto medesimo, nonché il contenuto del Patto di convergenza, e le misure volte a realizzare il percorso di convergenza previsto dall'articolo 18 della legge n. 42/2009 di attuazione del federalismo fiscale;
  • l'indicazione di eventuali disegni di legge collegati.

Alla Nota di aggiornamento del DEF 2014 sono allegate:

  • sulla base dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, le relazioni programmatiche sulle spese di investimento per ciascuna missione di spesa del bilancio dello Stato e le relazioni sullo stato di attuazione delle relative leggi pluriennali (Doc. LVII, n. 2-bis – Allegato I).
Si ricorda che in allegato alle predette relazioni, il Ministro dell'economia e finanze è tenuto a presentare un quadro riassuntivo di tutte le leggi di spesa a carattere pluriennale, con indicazione, per ciascuna legge, degli eventuali rinnovi e della relativa scadenza e delle somme complessivamente autorizzate, indicando quelle effettivamente erogate e i relativi residui di ciascun anno, nonché quelle che restano ancora da erogare;
In apposita sezione del suddetto quadro riassuntivo, deve essere altresì esposta la ricognizione puntuale di tutti i contributi pluriennali iscritti nel bilancio dello Stato, con specifica indicazione di quelli attivati e delle eventuali ulteriori risorse, anche non statali, che concorrono al finanziamento dell'opera, nonché dell'ammontare utilizzato.
  • l'aggiornamento del Programma delle infrastrutture strategiche previsto dalla legge obiettivo - già presentato in allegato al Documento di economia e finanze di aprile 2013, come previsto dall'articolo 10 della legge di contabilità nazionale - predisposto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (Doc. LVII, n. 2-bis – Allegato III).
Si ricorda che l'articolo 10 della legge di contabilità nazionale prevede che il programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge obiettivo sia presentato in allegato al DEF e non alla Nota di aggiornamento del DEF. Esso non è, infatti, tra i documenti allegati previsti dall'articolo 10-bis.
 

Unitamente alla Nota di aggiornamento è inoltre stato prodotto, in attuazione dell'articolo 6 del D.L. n. 66/2014, il Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale, sui risultati conseguiti nel 2013 e nell'anno in corso, nonché su quelli attesi, con riferimento sia al recupero di gettito derivante da accertamento all'evasione che a quello attribuibile alla maggiore propensione all'adempimento da parte dei contribuenti. Tale documento sostituisce il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di contrasto all'evasione fiscale previsto dell'articolo 2, comma 36, del D.L. n. 138/2011 (Doc. XXVII, n. 13).

Alla Nota viene inoltre allegata laRelazione prescritta dall'articolo 6 della legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012, prevista qualora il Governo proceda a scostamenti dall'obiettivo programmatico strutturale di bilancio (Doc. LVII, n. 2-bis- Allegato II).

Nella Nota viene infatti esposto - in conseguenza dell'eccezionalità del prolungarsi del deterioramento delle previsioni di crescita per l'anno in corso e per gli anni successivi - di un percorso di risanamento e crescita più graduale di quello contenuto nella Documento di Economia e Finanza 2014, che si riflette necessariamente sul raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che viene ora previsto nel 2017, con un allungamento di un anno rispetto a quanto stabilito nel DEF 2014, ivi riferito all'anno 2016, ed anche in tal caso, si rammenta, con uno slittamento del conseguimento dell'obiettivo in questione, che la precedente Nota di aggiornamento (2013) aveva indicato per il 2015.

Il posticipo dell'obiettivo del pareggio di bilancio si riflette tuttavia sulle regole di bilancio stabilite, in coerenza con i principi europei, dalla legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012, in cui si prevede (articolo 6) l'eventualità di scostamenti temporanei del saldo strutturale dagli obiettivi programmatici in presenza di eventi eccezionali, tra i quali sono contemplati anche i periodi di grave recessione economica. In tali circostanze la norma in commento dispone che il Governo – qualora come nel caso in esame ritenga necessario discostarsi da tali obiettivi – sentita la Commissione europea, presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una Relazione ed una specifica richiesta di autorizzazione in cui sia indicata l'entità e la durata dello scostamento e definisca un piano di rientro verso l'obiettivo programmatico. La deliberazione con la quale ciascuna Camera autorizza lo scostamento ed approva il piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei propri componenti.

Si rammenta che tale procedura ha già trovato attuazione in occasione del posticipo dell'obiettivo del pareggio operato con il Documento di Economia e Finanza 2014, che recava la connessa Relazione ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243/2012: sulla base della stessa ciascuna delle due Camere, con propria risoluzione del 17 aprile 2014, ha autorizzato lo scostamento in questione, unitamente al piano di rientro. Sempre in attuazione della procedura in esame, inoltre, è stata sentita la Commissione Europea, cui in proposito il Ministro dell'economia ha inviato una apposita comunicazione in data 16 aprile 2014. La Commissione ha quindi espresso le sue valutazioni il successivo 2 giugno, in sede di formulazione della Raccomandazione sul Programma nazionale di riforma e sul Programma di stabilità dell'Italia, di cui al documento COM (2014) 413 final.
Nella Raccomandazione la Commissione rileva come "Nel 2014 è prevista una deviazione dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo a medio termine che, se si ripetesse l'anno successivo, potrebbe essere valutata come significativa (…). Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio, inoltre, non è suffragato da misure sufficientemente dettagliate, soprattutto a partire dal 2015". Anche in relazione a tali considerazioni, nella Raccomandazione n.1 contenuta nel documento della Commissione si chiede di "rafforzare le misure di bilancio per il 2014, alla luce di uno scarto rispetto ai requisiti del patto di stabilità e crescita, in particolare alla regola del debito (…); nel 2015 operare un sostanziale rafforzamento della strategia di bilancio al fine di garantire il rispetto del requisito della riduzione del debito".

Per quanto concerne l'indicazione dei disegni di legge collegati, a completamento della manovra di bilancio2015-2017, il Governo considera collegati alla decisione di bilancio:

  • il disegno di legge recante misure in tema di riorganizzazione della pubblica amministrazione (A.S.1577);
  • il disegno di legge recante misure in tema di revisione della spesa e per la promozione dell'occupazione e degli investimenti nei settori del cinema e dello spettacolo dal vivo, nonché il disegno di legge delega in tema di revisione dell'ordinamento degli enti locali. Entrambi tali due disegni di legge non risultano ancora presentati alle Camere.

Si ricorda, infine, che in attuazione del Regolamento UE n. 473/2013, gli Stati membri sono tenuti a trasmettere entro il 15 ottobre alla Commissione Europea e all'Eurogruppo un progetto di Documento Programmatico di Bilancio(DPB) per l'anno successivo. Il DPB riprende gli obiettivi programmatici contenuti nella Nota di aggiornamento al DEF ed illustra le misure inserite nella manovra di bilancio.


Il quadro macroeconomico

La Nota 2014 presenta una revisione al ribasso delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il 2015 rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2014, in considerazione dell'andamento recessivo dell'economia italiana nella prima parte dell'anno.

Anche per gli anni successivi, la Nota espone una revisione verso il basso delle previsioni, in considerazione delle prospettive meno positive della domanda mondiale che prefigurano un recupero meno accentuato nel medio periodo.

La congiuntura internazionale

La Nota evidenzia uno scenario macroeconomico internazionale che mostra, nel suo complesso, una ripresa modesta, più debole di quanto atteso in precedenza, e molto differenziata tra le varie aree economiche.

Andamento del PIL e del commercio mondiale
(variazioni percentuali)

 

2013

2014

2015

2016

2017

2017

PIL mondiale
(dati FMI)

3,3

3,3

3,8

-

-

-

Commercio mondiale

3,0

4,0

5,1

5,2

5,2

5,4

 Fonte:  PIL mondiale: FMI, World Economic Outlook (7 ottobre 2014); prezzo del petrolio, commercio mondiale
 e cambio dollaro/euro: Nota di aggiornamento del DEF 2014 (ottobre 2014).

Secondo le ultime proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), diffuse nel World Economic Outlook del 7 ottobre 2014 e riportate nella precedente tabella, il PIL mondiale è previsto crescere all'incirca del 3,3 per cento nel 2014 - di circa 0,4 punti in meno rispetto a quanto previsto in primavera - e del 3,8 per cento nel 2015.

La Nota evidenzia come i principali fattori di rischio sul quadro internazionale riguardino: le tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio-Oriente con possibili ripercussioni sui prezzi delle materie prime; le sanzioni decise contro la Russia, che potrebbero essere in grado di incidere negativamente sulle prospettive di crescita, specialmente dell'Europa, laddove fossero mantenute per un lungo periodo; la difficoltà dell'Area dell'Euro a tornare a tassi di crescita significativi.

Per ciò che concerne specificamente l'Area dell'Euro, secondo i recenti dati Eurostat (Comunicato EUROSTAT del 5 settembre 2014), il PIL dell'Area, nel secondo trimestre dell'anno in corso è rimasto stabile, a fronte di una crescita dello 0,2 per cento nel precedente trimestre.

Il Governo osserva che le cause di tale andamento modesto del PIL nell'Area euro vanno riscontrate nella debolezza della domanda interna, che colpisce soprattutto gli investimenti, e nella persistente difficoltà di aumentare l'offerta di credito alle imprese nonostante la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE. A ciò si aggiunge il costante declino del tasso di inflazione.

Per contrastare questo andamento, la Nota sottolinea come, a giugno, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea sia intervenuto a rendere reso più accomodante la politica monetaria, attraverso una combinazione di interventi sui tassi ufficiali e di nuove misure non convenzionali, indirizzate in particolare a favorire l'afflusso di credito all'economia. Lo scorso settembre, la BCE è nuovamente intervenuta, sia decidendo una ulteriore riduzione dei tassi sia avviando la prima delle otto operazioni annunciate di rifinanziamento al sistema bancario, allocando 82,6 miliardi di euro, mirate proprio a facilitare la ripresa del credito e migliorare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria.

Permangono nell'Area, tuttavia - osserva la Nota riprendendo le considerazioni della Banca centrale - una debole domanda interna e una elevata disoccupazione. In particolare, sottolinea la Nota, nell'Area dell'Euro la debolezza della domanda interna e la discesa costante del tasso di inflazione, se non adeguatamente contrastate da politiche monetarie e fiscali più accomodanti, potrebbero far emergere rischi di spirale deflazionistica.

Lo scenario macroeconomico nazionale

Per quanto concerne l'Italia, la Nota di aggiornamento rivede il quadro macroeconomico evidenziando un peggioramento delle stime di crescita dell'economia italiana per l'anno in corso e per l'anno 2015 rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2014, in relazione al recente indebolimento congiunturale.

Soltanto a partire dal 2017 la Nota evidenzia una crescita dell'economia italiana che, prescindendo da ulteriori azioni del Governo, si riporta tendenzialmente su livelli superiori all'1 per cento (1,1 per cento nel 2017 e 1,2 per cento nel 2018).

Confronto tra DEF e Nota di aggiornamento del DEF sulle previsioni di crescita del PIL
(variazioni percentuali)

 

DEF 2014
aprile 2014

Nota agg. DEF 2014 –
previsioni tendenziali

ottobre 2014

 

2014

2015

2016

2017

2018

2014

2015

2016

2017

2018

PIL

0,8

1,3

1,6

1,8

1,9

-0,3

0,5

0,8

1,1

1,2

 

Si segnala che la Nota di aggiornamento al DEF 2014 presenta per la prima volta due scenari di previsionimacroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico, che, fermo restando le assunzioni relative al quadro macroeconomico internazionale, coerenti con le più recenti previsioni delle principali istituzioni internazionali, differiscono per le assunzioni relative alle riforme economiche.

In particolare, le previsioni del quadro tendenziale incorporano gli effetti sull'economia delle azioni di politica economica, delle riforme e della politica fiscale messe in atto precedentemente alla presentazione della Nota stessa, con riferimento però soltanto a quelle immediatamente efficaci o che siano in fase di realizzazione.

Il quadro macroeconomico programmatico, invece, include l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di stabilità per il 2015.

Le due previsioni coincidono per l'anno in corso, mentre si differenziano gradualmente negli anni successivi.

Confronto tra quadro tendenziale e quadro programmatico sulle previsioni di crescita del PIL
(variazioni percentuali)

 

previsioni tendenziali

previsioni programmatiche

 

2014

2015

2016

2017

2018

2014

2015

2016

2017

2018

PIL

-0,3

0,5

0,8

1,1

1,2

-0,3

0,6

1,0

1,3

1,4

Il quadro macroeconomico programmatico presenta, peraltro, scostamenti molto limitati rispetto al quadro tendenziale, indicando una crescita del PIL superiore di 0,1 punti percentuali nel 2015 e di 0,2 punti percentuali nel triennio successivo (si veda, sul punto, il paragrafo riferito, appunto, alle previsione per il 2015 e per gli anni successivi).

Si ricorda, inoltre, che, per la prima volta, nel rispetto dei regolamenti europei (in particolare, il Regolamento (EU) 473/2013 , facente parte del c.d. Two-Pack), le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche presentate nella Nota di Aggiornamento al DEF 2014 sono sottoposte alla validazionedell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, costituito nell'aprile 2014 secondo quanto previsto dalla legge n. 243/2012, di attuazione del principio del pareggio del bilancio.

I membri dell'Ufficio parlamentare di bilancio sono stati nominati con Decreto della Camera dei Deputati 30 aprile 2014, pubblicato sulla G.U. del 3/5/2014, n. 101

 

La legge costituzionale n. 1/2012 ha previsto l'istituzione presso le Camere, nel rispetto della relativa autonomia costituzionale, di un organismo indipendente al quale attribuire compiti di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio. Lo scenario macroeconomico tendenziale per il 2014 e 2015 ha già ottenuto la validazione dell'UPB il 29 settembre. Il quadro programmatico otterrà la validazione entro il 15 di ottobre, in tempo utile per la presentazione alla Commissione europea del Documento Programmatico di bilancio 2015.
Il Protocollo d'intesa tra il Ministero dell'economia e delle finanza e l'UPB, siglato il 15 settembre scorso, disciplina il processo di validazione delle previsioni macroeconomiche.

Le nuove stime per il 2014

In particolare, per il 2014, la Nota stima una contrazione del PIL italiano pari a -0,3 per cento, rispetto ad una crescita dello 0,8 per cento precedentemente indicata dal DEF.

Il peggioramento delle stime di crescita sono da porre in relazione al mutato quadro internazionale, che a fine marzo risultava decisamente più favorevole, e all'andamento negativo dell'economia italiana nella prima parte dell'anno, che, contrariamente alle aspettative formulate ad aprile nel DEF, ha registrato una contrazione del PIL nei primi due trimestri del 2014 (rispettivamente pari a -0,1 e -0,2 per cento).

A livello interno, permane la debolezza della domanda interna ed in particolare degli investimenti, che hanno registrato una contrazione importante nella prima parte dell'anno. Il dato negativo è ascrivibile oltre che alla dinamica negativa settore delle costruzioni, checontinuano a manifestare, ormai da diversi anni,una forte debolezza, anche alla flessione negli acquisti in macchinari e attrezzature, che riflette la debolezza del ciclo economico ed il persistere di attese negative sugli sviluppi a breve termine dell'economia.

Dal punto di vista tecnico, come evidenziato nella Nota, la contrazione del PIL per due trimestri consecutivi comporterebbe l'entrata in recessione dell'economia italiana per la terza volta dal 2009. Tuttavia, il documento configura la fase attuale come un periodo di stagnazionepiù che di recessione, in considerazione del fatto che il processo di contrazione dell'occupazione e del tessuto produttivo, che ha interessato il biennio 2012-2013, è ritenuto dal Governo ormai concluso.

Nonostante alcuni segnali incoraggianti (provenienti dalla tenuta dei consumi privati nella prima metà dell'anno, +0,1 per cento per due trimestri consecutivi), la Nota ipotizza una ulteriore contrazione del prodotto interno lordo anche nel terzo trimestre.

Ciò in quanto, nel corso dei mesi estivi, gli indicatori di fiducia delle famiglie sono entrati nuovamente in una fase di ripiego rispetto ai livelli incoraggianti di inizio anno. Anche l'ultimo dato disponibile, relativo al mese di luglio, sulla flessione dell'indice della produzione industriale, ed in particolare della produzione nel settore delle costruzioni, induce il Governo a stimare un andamento del PIL pressoché piatto nella seconda metà del 2014, con una ulteriore lieve contrazione nel terzo trimestre.

Le previsioni per il 2015 e per gli anni 2016-2018

Come già sopra ricordato, la Nota di aggiornamento del DEF 2014 distingue, per la prima volta per le previsioni macroeconomiche, tra uno scenario tendenziale e uno programmatico, che, fermo restando le assunzioni relative al quadro macroeconomico internazionale, differiscono per le assunzioni relative alle riforme economiche.

Con riferimento alle previsioni tendenziali, la Nota evidenzia anche per il 2015 una revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell'economia.

Pur prefigurando condizioni complessive più favorevoli nei primi trimestri del prossimo anno, la Nota presenta, nel quadro tendenziale, una previsione di crescita dal PIL per il 2015 pari a 0,5 per cento, rispetto all'1,3 per cento previsto nel DEF, scontando un effetto statistico di trascinamento negativo di circa 0,2 punti percentuali del 2014 sul 2015.

La previsione riflette anche il rafforzamento della congiuntura economica mondiale e il graduale venir meno dei fattori specifici che hanno penalizzato l'evoluzione congiunturale nel 2014.

In particolare, la Nota evidenzia i segnali concreti di attenuazione della contrazione del credito al settore privato dell'economia, che dovrebbe cominciare a mostrare una dinamica finalmente positiva nel corso del prossimo anno, anche in virtù degli interventi messi in campo dalla BCE proprio per stimolare il finanziamento del settore produttivo. Dovrebbero, inoltre, risultare sempre più evidenti gli effetti delle misure adottate nel corso degli ultimi anni, volte a favorire l'accesso al credito da parte delle PMI, anche al di fuori del circuito bancario.

Per gli anni successivi, la Nota evidenzia un rafforzamento progressivo della dinamica del PIL. L'attività economica è prevista crescere, a livello tendenziale, a ritmi più sostenuti, attestandosi a partire dal 2017 al di sopra dell'1,0 per cento(0,8% nel 2016, 1,1% nel 2017 e 1,2% nel 2018), beneficiando, secondo il Governo, sia del miglioramento della domanda mondiale che degli effetti positivi determinati delle riforme già messe in atto, attualmente impediti dalla presenza di condizioni di domanda particolarmente debole.

Il quadro macroeconomico programmaticoper gli anni 2015 e successivi, presentato nella Nota, considera, come già ricordato, l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di stabilità per il 2015, incluse le clausole di salvaguardia, nonché gli impegni presi da parte del Governo in termini di implementazione delle riforme strutturali che non hanno ancora trovato completa attuazione, sebbene, in tale caso, gli effetti sarebbero scontati in termini molto prudenziali.

In particolare, si tratta di una ipotesi di clausola di salvaguardia sulle aliquote IVA ed altre imposte indirette per un ammontare di 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi nel 2017 e 21,4 miliardi nel 2018.

Lo scenario programmatico mostra, peraltro, scostamenti molto limitati rispetto al quadro tendenziale, indicando una crescita del PIL superiore di 0,1 punti percentuali nel 2015 e di 0,2 punti percentuali nel triennio successivo.

Sul ridotto scostamento tra quadro tendenziale e quadro programmatico sembra incidere la circostanza che in tale ultimo quadro si incorpora l'efficacia della clausola di salvaguardia, che, come espone la tabella che segue, ha un effetto riduttivo sul PIL di 0,7 punti percentuali nel triennio 2016-2018.

 

Impatto delle nuove misure sul tasso di crescita tendenziale del PIL
(variazioni percentuali)

 

2015

2016

2017

2018

Previsione PIL tendenziale

0,5

0,8

1,1

1,2

Rifinanziamento del bonus Irpef (7 miliardi)

0,1

0,1

0,1

0,0

Riduzione del prelievo sulle imprese

0,1

0,1

0,0

0,0

Restanti misure ddl stabilità 2015

-0,1

0,0

0,0

0,0

Effetto riforme (Giustizia, Pubblica Amministrazione, Competitività e Jobs Act)

0,0

0,2

0,4

0,4

Clausola salvaguardia

-

-0,2

-0,3

-0,2

Previsione PIL programmatico

0,6

1,0

1,3

1,4

Rispetto allo scenario tendenziale, gli effetti delle misure adottate dal Governo per il rilancio dell'economa, volte ad accrescere la competitività e a sostenere la domanda interna, si tradurrebbero in un aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,2 per cento nel 2015 e nel 2016, e allo 0,1 per cento nel 2017.

I provvedimenti di riforma, volti a migliorare l'efficienza del sistema giustizia e della PA, nonché a favorire il lavoro, determinerebbero un impatto sull'economia valutato nell'ordine di un aumento complessivo del PIL, a partire dal 2016, dello 0,2 per cento nel 2016 e dello 0,4 per cento negli anni 2017-2018.

Analisi delle componenti del quadro macroeconomico italiano

Nella tabella che segue è riportato il quadro macroeconomico tendenziale complessivo esposto nella Nota, posto a raffronto con le previsioni elaborate ad aprile nel Documento di economia e finanza 2014.

Il quadro macroeconomico
(variazioni percentuali)

 

DEF 2014
aprile 2014

Nota agg. DEF 2014
previsioni tendenziali

ottobre 2014

 

2014

2015

2016

2017

2018

2014

2015

2016

2017

2018

PIL

0,8

1,3

1,6

1,8

1,9

-0,3

0,5

0,8

1,1

1,2

Importazioni

2,8

4,4

4,1

4,2

4,2

1,8

3,3

3,2

3,3

3,3

Consumi finali nazionali

0,3

0,8

0,9

1,2

1,3

0,2

0,3

0,6

0,9

1,0

- spesa delle famiglie

0,2

0,9

1,2

1,6

1,7

0,1

0,5

0,9

1,2

1,2

- spesa delle P.A. e I.S.P.

0,2

0,3

0,1

0,0

0,2

0,3

-0,2

-0,3

0,0

0,1

Investimenti fissi lordi

2,0

3,0

3,6

3,8

3,8

-2,1

0,5

1,6

2,0

2,3

- macchinari, attrezzature e vari*

4,2

4,3

4,7

4,9

4,9

-1,4

1,2

2,2

2,6

2,9

- costruzioni

-0,5

1,7

2,4

2,6

2,4

-2,8

-0,2

1,1

1,5

1,6

Esportazioni

4,0

4,4

4,2

4,1

4,1

1,9

2,8

3,0

3,1

3,2

 

Inflazione programmata

1,5

1,5

-

-

-

0,2

0,6

-

-

-

* Tale voce ricomprende gli investimenti in macchinari e attrezzature, trasporti e beni immateriali.

 

Come si evince dalla tabella, rispetto alle previsioni contenute nel DEF, tutte le variabili del quadro macroeconomico manifestano un rallentamento. In particolare, per il 2014, la previsione negativa dell'andamento del PIL è da porre in relazione, essenzialmente, alla contrazione degli investimenti fissi lordi.

Per il 2015, le previsioni, pur mantenendosi positive, scontano l'effetto del trascinamento negativo ereditato dal 2014. Le previsioni di medio termine presentano, invece, un recupero più accentuato, sebbene comunque inferiore a quanto ipotizzato ad aprile.

Per quanto concerne il dettaglio delle proiezioni sulla crescita del PIL, la Nota stima i consumi finali nazionali in rallentamento rispetto alle previsioni di aprile. Soltanto alla fine del periodo i consumi tornerebbero su valori di crescita intorno all'1 per cento (0,6 per cento nel 2016, 0,9 per cento nel 2017 e 1,0 per cento nel 2018, comunque inferiori rispetto a quanto ipotizzato ad aprile). In tale ambito, la spesa delle famiglie residenti manifesta un andamento positivo. A partire dal 2015, infatti, si ipotizza una ripresa (+0,5 per cento nel 2015) via via più accentuata nel medio periodo fino all'1,2 per cento nel 2018. Le decisioni di spesa delle famiglie continuano ad essere frenate dalla debolezza del reddito disponibile e dall'elevata incertezza sulle prospettive del mercato del lavoro.

Nell'anno in corso si registra una netta contrazione degli investimenti fissi lordi, del -2,1 per cento, rispetto alla crescita del 2 per cento stimata ad aprile. Negli anni successivi, gli investimenti fissi lordi tornerebbero su valori positivi, +0,5 per cento nel 2015 (rispetto al 4,1 per cento previsto per il 2014 nel DEF), per poi risalire al di sopra del 2 per cento nel 2017 e al 2,3 per cento nel 2018, ben al di sotto comunque di quanto ipotizzato nel DEF. La revisione al ribasso delle previsioni è ascrivibile sia alla dinamica degli investimenti nel settore delle costruzioni, che continuano a manifestare, per il settimo anno consecutivo, valori negativi, sia alla flessione negli acquisti in macchinari e attrezzature, che riflette la debolezza del ciclo economico.

Le esportazioni sono previste crescere anche nell'anno in corso dell'1,9 per cento, sebbene più contenute rispetto a quanto previsto nel DEF, fornendo in tal modo un contributo positivo alla crescita. Una accelerazione si registrerebbe negli anni successivi, in cui la crescita delle esportazioni si attesterebbe a un livello medio del 3 per cento rispetto, tuttavia, al 4,2 per cento ipotizzato nel DEF. Anche le importazioni sono stimate in crescita nell'anno in corso, attestandosi a 1,8 per cento. Per gli anni successivi è prevista una graduale ripresa, intorno ad un valore medio del 3,3 per cento.

Per quanto concerne l'inflazione programmata, prendendo atto dello scenario attuale con un inflazione prossima allo zero, questa viene rivista fortemente al ribasso allo 0,2 per cento per il 2014 per poi aumentare allo 0,6 per cento nel 2015.

Mercato del lavoro

Per quanto concerne il mercato del lavoro, la Nota sottolinea come malgrado l'intensità e l'ampiezza degli interventi dedicati dal Governo al problema occupazionale, esso rimane un elemento di debolezza per l'Italia.

Il mercato del lavoro ha risentito della debolezza dell'economia, con il tasso di disoccupazione ancora prossimo ai massimi storici (12,6 per cento nel secondo trimestre del 2014) e valori preoccupanti per la fascia di età inferiore ai 25 anni (oltre il 40 per cento).

Mercato del lavoro
(variazioni percentuali)

 

DEF 2014
aprile 2014

Nota agg. DEF 2014
Previsioni tendenziali

 

2014

2015

2016

2017

2018

2014

2015

2016

2017

2018

Occupazione (ULA)

-0,2

0,7

0,8

1,0

1,0

-0,9

0,0

0,4

0,5

0,6

Tasso di disoccupazione

12,8

12,5

12,2

11,6

11,0

12,6

12,6

12,4

12,1

11,8

Tasso di occupazione (15-64 anni)

55,9

55,9

56,3

56,9

57,4

55,6

55,7

55,9

56,2

56,6

La Nota di aggiornamento rivede in leggero miglioramento le stime del tasso di disoccupazione, il quale si attesterebbe nel 2014 al 12,6 per cento (un valore più basso di circa 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni di aprile), mantenendosi stabile anche nel 2015. Nel biennio successivo il tasso dovrebbe tornare a ridursi, più lentamente rispetto alle precedenti previsioni, fino all'11,8 per cento nel 2018.

Gli occupati, misurati in unità standard di lavoro (ULA), sono previsti ridursi nel 2014 di -0,9 per cento, un peggioramento consistente pari a 0,7 punti rispetto alla stima di aprile. Il dato dovrebbe poi raggiungere lo zero nel 2015 prima di risalire lentamente negli anni successivi.

Il tasso di disoccupazione nell'Area euro, è stato dell'11,5% ad agosto 2014 e rimane stabile rispetto al precedente mese di luglio, ma in diminuzione rispetto al 12% dell'agosto 2013. Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione dei 28 paesi europei (EU28) si è attestato al 10,1%, il più basso dal febbraio 2012. Tra gli Stati membri, i tassi di disoccupazione più bassi sono stati registrati in Austria (4,7%) e Germania (4,9%), mentre i più alti sono in Grecia (27%) e Spagna (24,4%).

Confronti con i principali paesi europei

La tabella che segue indica le stime di crescita più aggiornate elaborate dall'OCSE e dall'FMI per i principali paesi europei, nonché per USA e Giappone.

OCSE ed FMI: Previsioni di crescita del PIL 2014-2015
(variazioni percentuali)

 

Consuntivo

Nota agg. DEF
Tendenziale
ottobre 2014

OCSE
Interim Assessment
settembre 2014

FMI
WEO
ottobre 2014


 

2013

2014

2015

2014

2015

2014

2015

Italia

-1,9

-0,3

0,5

-0,4

0,1

-0,2

0,8

Francia

0,2

 

 

0,4

1,0

0,4

1,0

Germania

0,4

 

 

1,5

1,5

1,4

1,5

Spagna

-1,2

 

 

-

-

1,3

1,7

Area euro

-0,4

 

 

0,8

1,1

0,8

1,3

Regno Unito

1,7

 

 

3,1

2,8

3,2

2,7

USA

1,9

 

 

2,1

3,1

2,2

3,1

Giappone

1,5

 

 

0,9

1,1

0,9

0,8

Fonte:  Ocse, Interim Assessment, 15 settembre 2014. FMI: World Economic Outlook (7 ottobre 2014).

L'OCSE, nell'Interim Assessment del 15 settembre 2014, ha aggiornato le stime di crescita per l'anno in corso delle principali economie, rilevando come, sebbene l'Area dell'euro globalmente considerata stia riemergendo dalla crisi, alcuni paesi che ne fanno parte continuino a evidenziare una crescita molto debole. In particolare, per l'Italia, l'OCSE stima una contrazione del PIL nel 2014 dello 0,4 per cento, leggermente più marcata di quanto indicato dal Governo italiano nella Nota di aggiornamento del DEF 2014, ed un recupero della crescita nel 2015 molto modesto, pari allo 0,1 per cento.

Le previsioni di crescita per l'Italia sono molto al di sotto della media dell'Area Euro, per la quale è prevista una crescita dello 0,8 per cento nel 2014 e dell'1,1 per cento nel 2015.

Il quadro delineato dall'FMI, nelle più recenti previsioni elaborate il 7 ottobre scorso, conferma per l'Italia una decrescita del PIL nel 2014 sebbene più contenuta di quanto previsto dal Governo e dall'OCSE, e stimata intorno a -0,2 per cento. Per il 2015, invece, l'FMI prevede una andamento del PIL italiano in netta ripresa (+0,8 per cento), con una previsione più favorevole di quanto indicato dal Governo nello scenario programmatico della Nota di aggiornamento del DEF, che avvicina il paese alla crescita media prevista per l'Area dell'euro.


Il quadro di finanza pubblica

Il peggioramento del quadro macroeconomico rispetto al quadro previsionale contenuto nel DEF 2014 di aprile – con un Pil che oltre a diminuire in termini reali decresce anche in termini nominali – si riflette sull'evoluzione della finanza pubblica.

Il quadro tendenziale

La Tabella che segue mostra il Conto economico della P.A. a legislazione vigente riportato nella Nota. L'adozione del Sec 2010 da parte dell'Istat dal settembre 2014 ha modificato i criteri di registrazione di alcune poste del conto economico rendendo poco significativo il confronto tra i dati a legislazione vigente della Nota di aggiornamento e quelli del DEF dello scorso aprile; questi ultimi pertanto, non sono riportati nella Tabella.

Conto economico P.A. a legislazione vigente
(in % del PIL)

 

Consuntivo

Nota aggiornamento del DEF 2014 (settembre)

 

2013

2014

2015

2016

2017

2018

Entrate correnti

47,7

47,9

48,0

48,2

48,0

47,9

Entrate tributarie di cui:

30,0

30,0

30,1

30,3

30,1

30,0

- Imposte dirette

14,9

14,6

14,8

15,0

14,8

14,8

- Imposte indirette

14,8

15,2

15,2

15,2

15,3

15,2

Contributi sociali

13,3

13,3

13,3

13,3

13,2

13,2

Entrate finali

48,3

48,3

48,5

48,7

48,4

48,2

Spese correnti

47,5

47,7

47,2

46,9

46,2

45,8

Interessi passivi

4,8

4,7

4,5

4,5

4,3

4,2

Spese correnti primarie

42,7

42,9

42,7

42,4

41,9

41,6

Spese finali

51,1

51,4

50,7

50,5

49,5

49,0

Spese finali netto interessi

46,3

46,6

46,2

46,0

45,2

44,8

Saldo corrente

0,2

0,3

0,8

1,3

1,8

2,1

Saldo primario

2,0

1,7

2,3

2,7

3,1

3,4

Indebitamento netto

-2,8

-3,0

-2,2

-1,8

-1,2

-0,8

Pressione fiscale

43,3

43,3

43,4

43,6

43,3

43,2

La Nota di Aggiornamento prevede per il 2014 un indebitamento netto a legislazione vigente del 3,0% del PIL, pari, quindi, alla soglia definita dalle regole di bilancio europee, mentre le previsioni assunte nel DEF lo collocavano al 2,6%. Il peggioramento scaturisce dalla discesa dell'avanzo primario rispetto alle stime di aprile (dal 2,6 all'1,7% del PIL), solo in parte compensata dalla flessione della spesa per interessi (-0,5% sul PIL, da 82,6 a 76,7 mld in valore assoluto).

Come accennato sopra, tale confronto è influenzato, e quindi parzialmente inficiato, dall'adozione del nuovo sistema contabile Sec 2010.

Ad esempio, la Nota evidenzia che parte del decremento dell'avanzo primario risente del diverso trattamento dei crediti di imposta vantati da alcune banche a fronte di crediti in sofferenza, che nel Sec 2010 sono contabilizzati come spesa per l'intero ammontare nell'anno in cui si sono formati, secondo il principio della competenza (l'aggravio è di circa 1,3 mld rispetto alle previsioni di aprile, basate sulla cassa).

Parte del peggioramento dell'avanzo primario è invece ascrivibile alle previsioni di crescita del PIL, meno favorevoli rispetto al DEF. Nel 2015 l'indebitamento netto tendenziale dovrebbe attestarsi al 2,2% del PIL, a fronte del 2% stimato nel DEF, per effetto delle medesime cause incidenti sul 2014.

Successivamente, l'indebitamento netto dovrebbe ridursi all'1,8% del PIL nel 2016 e quindi allo 0,8% nel 2018, beneficiando sempre della riduzione della spesa per interessi, in calo fino al 4,2% sul PIL nel 2018. Tale scenario rifletterebbe una graduale chiusura degli spread rispetto ai Bund tedeschi, dagli attuali valori ormai stabilmente inferiori ai 200 punti base, a 150 punti base e quindi fino ai 100 punti base del triennio 2016-2018.

L'evoluzione delle entrate finali e della pressione fiscale dovrebbero registrare una sostanziale invarianza alla fine del periodo di riferimento rispetto al 2014, con un picco nel 2016. Tale evoluzione risente anche delle innovazioni contabili introdotte dal Sec 2010, mentre viene ricordato che la riduzione del cuneo fiscale per i redditi da lavoro medio-bassi (il cd. bonus di 80 euro) non incide, essendo stata contabilizzata come maggiore spesa per trasferimenti alle famiglie.

Le spese diverse dagli interessi beneficiano invece degli effetti di contenimento delle misure varate negli anni precedenti e degli ulteriori risultati attesi dalla ristrutturazione della spesa avviata con la spending review. La spesa primaria è prevista ridursi dal 46,6% del 2014 al 44,8% del 2018, in calo quindi di quasi 2 punti percentuali sul PIL.

Nel quinquennio 2014-2018 l'avanzo primario passa dall'1,7% del 2014 al 3,4 (tendenziale) del 2018. Pur permanendo per tutto il periodo su valori ampiamente positivi, per tale saldo si registra tuttavia, rispetto alle previsioni di aprile, un significativo peggioramento (circa 1 punto percentuale di PIL nel 2014 e nel 2015 e 1,5 punti percentuali nel triennio successivo).

La Nota di Aggiornamento prevede, invece, un consistente miglioramento del trend della spesa per interessi dal 2014 al 2018 rispetto a quello riportato dal DEF. Nel periodo in esame il rapporto sul PIL scende di circa mezzo percentuale, passando da 4,7 a 4,2 punti percentuali di PIL.

Il quadro programmatico

Sulla base dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, la Nota presenta poi, oltre alle nuove previsioni macroeconomiche ed al nuovo quadro tendenziale di finanza pubblica, un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica.

Quadro programmatico di finanza pubblica
(in % PIL)

 

 

2013

2014

2015

2016

2017

2018

Indebitamento netto

Nota

-2,8

-3,0

-2,9

-1,8

-0,8

-0,2

DEF

-3,0

-2,6

-1,8

-0,9

-0,3

0,3

Interessi

Nota

4,8

4,7

4,5

4,5

4,2

4,1

DEF

5,3

5,2

5,1

5,1

4,9

4,7

Saldo primario

Nota

2,0

1,7

1,6

2,7

3,4

3,9

DEF

2,2

2,6

3,3

4,2

4,6

5,0

Indebitamento netto strutturale(1)

Nota

-0,7

-0,9

-0,9

-0,4

0,0

0,0

DEF

-0,8

-0,6

-0,1

0,0

0,0

0,0

(1) Corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum.

L'indebitamento netto programmatico per il 2014 è rivisto al 3% del PIL rispetto al 2,6% fissato nel DEF. Per quanto concerne il 2015, il Governo ritiene di dover finanziare gli impegni di spesa e la riduzione della pressione fiscale che saranno contenuti nella prossima legge di stabilità soltanto in parte mediante riduzioni di spesa: in ragione di ciò l'indebitamento netto programmatico del 2015, fissato pari al 2,9% del PIL, oltre ad essere superiore al livello programmatico previsto nel DEF(1,8%), sarà anche superiore di 0,7 punti percentuali rispetto al valore tendenziale, pari al 2,2%.

Lo spazio di bilancio in tal modo creato nel 2015 verrebbe impiegato, secondo la strategia di bilancio che il Governo definirà in dettaglio nella legge di stabilità, alla riduzione permanente della pressione fiscale delle famiglie con redditi medio-bassi e delle imprese al fine di supportare la domanda aggregata e di migliorare la competitività. Per il 2016, l'indebitamento netto nominale programmatico, pari all'1,8% del PIL, non prefigura alcuna correzione coincidendo con quello a legislazione vigente, il quale invece verrà migliorato di 0,4 punti percentuali nel 2017 e di 0,6 punti nel 2018. Sulla base di quanto espone la Nota, il peggioramento dell'indebitamento netto programmatico del 2015 rispetto al tendenziale è interamente riconducibile alla riduzione dell'avanzo primario programmato, mentre la correzione (migliorativa) del 2017 e del 2018 è parzialmente dovuta al più favorevole andamento della spesa per interessi.

Per quanto concerne l'avanzo primario programmatico del 2014, pari a 1,7% del PIL, questo coincide con il valore tendenziale, mentre nel 2015 i due valori presentano una differenza di 0,7 punti percentuali (1,6% programmatico contro 2,3% tendenziale) corrispondente a quella tra i valori dell'indebitamento netto che, come sopra detto, indica una manovra di orientamento espansivo di pari ammontare. La manovra programmata nel 2017 e nel 2018 torna invece ad assumere una direzione correttiva, con una andamento programmato dell'avanzo primario superiore – rispettivamente di 0,3 e 0,5 punti percentuali – ai livelli tendenziali per il biennio in questione.

Il pareggio di bilancio strutturale

In considerazione delle circostanze economiche che configurerebbero un evento eccezionale, e del potenziale impatto negativo sulla crescita prodotto dalla manovra correttiva necessaria al raggiungimento dell'Obiettivo di medio termine (OMT - corrispondente, per l'Italia, al pareggio di bilancio strutturale), il Governo ritiene di dover rivedere il percorso di consolidamento di bilancio rispetto a quanto previsto nel DEF di aprile.

Per far ciò, il Governo intende avvalersi delle possibilità di discostarsi dal percorso di convergenza all'OMT prevista dalla normativa nazionale e da quella europea sia in presenza di eventi eccezionali che in associazione all'attuazione di riforme strutturali che migliorino la sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo periodo.

Il caso di eventi eccezionali è disciplinato dall'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 e dall'articolo 5 del regolamento europeo n. 1466 del 1997, mentre la condizione delle riforme strutturali è disciplinata dall'articolo 3 della stessa legge n. 243 e ancora dall'articolo 5 del regolamento europeo n. 1466.

Pertanto, in termini strutturali, cioè al netto della componente ciclica e delle misure una tantum, l'obiettivo del pareggio di bilancio viene spostato, rispetto al DEF di aprile, dal 2016 al 2017. Nel 2014 e nel 2015 è programmato un indebitamento netto strutturale pari a 0,9% del PIL (nel DEF erano programmati valori rispettivamente pari a 0,6% e 0,1% negli stessi anni) mentre nel 2016 l'indebitamento strutturale è fissato a 0,4% del PIL, con una variazione rispetto all'anno precedente di 0,5 punti percentuali che, sottolinea la Nota, prefigura una ripresa della convergenza verso l'OMT.

Sembra opportuno rammentare che sulla base delle regole vigenti nel sistema europeo dei conti pubblici, l'indebitamento netto strutturaleconsiste nell'ammontare del saldo nominale depurato degli effetti della componente ciclica, vale a dire quelli derivanti dal ciclo economico: se negativa, tale componente migliora il saldo in termini strutturali; viceversa in caso di componente ciclica positiva. Per misurare la componente ciclica si fa ricorso all'output gap, che rappresenta la deviazione del Pil effettivo rispetto al Pil potenziale: esso è pari alla differenza tra Pil effettivo e Pil potenziale, rapportata a quest'ultimo. Il Pil potenziale rappresenta il livello teorico massimo di produzione che un paese può raggiungere senza causare tensioni inflazionistiche. Il prodotto tra l'output gap e la stima della sensibilità al ciclo economico delle entrate e delle spese correnti costituisce la componente ciclica del saldo di indebitamento. Indi tale saldo va depurato delle misure una tantum, costituite dalle entrate e spese identificate come straordinarie: in caso di prevalenza delle entrate sulle spese si ha un peggioramento del saldo, viceversa in caso di prevalenza delle spese sulle entrate.
Poiché per l'Italia, dato il valore negativo dell'output gap per tutto il periodo di previsione oggetto della Nota, la componente ciclica è anche essa negativa, l'indebitamento netto strutturale assume i valori close to balance esposti nella tabella sopra riportata.

Per quanto concerne la pressione fiscale a legislazione vigente, essa è prevista nella Nota di aggiornamento costante nel 2014 (43,3%) rispetto al 2013, e in leggero aumento nei due anni successivi (43,4 nel 2015 e 43,6 nel 2016) per poi tornare al livello precedente nel 2017 (43,3) e quindi diminuire lievemente nel 2018 (43,2).

Il debito pubblico

Per quanto concerne l'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, questo risente in misura significativa delle modifiche apportate per effetto dell'adozione del Sec 2010. Pertanto il 2014 dovrebbe chiudersi con un rapporto debito/PIL (al lordo dei sostegni finanziari agli altri Stati membri dell'UEM e dei debiti pregressi della PA) pari al 131,6%, notevolmente inferiore rispetto a quello programmato nel DEF, 134,9%, in gran parte a causa delle revisioni statistiche che hanno riguardato sia la diversa classificazione delle poste che compongono il livello del debito pubblico sia di quelle che compongono il PIL. Il livello del debito, inoltre, è stato modificato anche in relazione alla diversa definizione del perimetro delle Amministrazioni pubbliche. La Tabella seguente espone i livelli programmatici del rapporto debito/PIL della Nota di aggiornamento e del DEF.

 

 

Consuntivo

Confronto Nota/DEF

 

 

2013

2014

2015

2016

2017

2018

Debito pubblico (lordo sostegni e debiti PA)*

Nota

127,9

131,6

133,4

131,9

128,6

124,6

DEF

 

134,9

133,3

129,8

125,1

120,5

Debito pubblico (netto sostegni)*

Nota

124,4

127,8

129,7

128,2

125,0

121,0

*        Al lordo ovvero al netto della quota di pertinenza dell'Italia dei prestiti EFSF diretti alla Grecia e del programma ESM. Nel 2014, le stime programmatiche considerano proventi da privatizzazione pari a 0,28%. Per gli anni 2015-2018 le stime considerano proventi da privatizzazione pari a circa lo 0,7% di PIL all'anno e scontano l'ipotesi di una posticipazione dell'uscita dalla Tesoreria Unica a partire dal 2018 anziché nel 2015. Tali stime includono anche i proventi derivanti dal rimborso dei bond finanziati dal Tesoro al Monte Paschi di Siena per 3,0 miliardi nel 2014 (prima tranche pagata a luglio 2014) e circa 1 miliardo nel periodo 2015-2016. L'attuale scenario ipotizza una graduale chiusura degli spread di rendimento a dieci anni dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi dal livello attuale del 2014, a 150 punti base nel 2015 e 100 punti base nel 2016 e 2017.

In assenza delle modifiche statistiche introdotte dal Sec 2010, la Nota di aggiornamento stima che si sarebbe avuto un rapporto debito/PIL nel 2014 pari a circa il 136,6%, superiore, quindi, rispetto alla stima del DEF per lo stesso anno a causa principalmente della minore crescita economica nominale, di un maggiore fabbisogno del settore pubblico e di minori introiti da privatizzazioni rispetto a quanto precedentemente previsto. Motivazioni analoghe spiegano la diversa dinamica del debito negli anni successivi rispetto a quanto programmato nel DEF. Infatti, mentre nel DEF si prevedeva una riduzione del rapporto debito/Pil già a partire dal 2015, nella Nota di aggiornamento tale inizio di riduzione è posticipata al 2016, mentre nel 2015 si avrebbe un aumento di 1,8 punti percentuali di PIL rispetto al precedente anno, soprattutto a causa - spiega la Nota - di una minore crescita del PIL nominale rispetto al previsto, nonché di un maggiore livello del fabbisogno del settore pubblico. Dal 2016 il rapporto debito/PIL inizierebbe a scendere con una dinamica simile a quella prevista nel DEF nonostante il previsto rallentamento della crescita economica, ciò parzialmente grazie alle privatizzazioni da cui il Governo conta di ottenere un gettito pari allo 0,7% annui dal 2015. Nel 2017 e nel 2018 le buone prospettive economiche (sia in termini di crescita reale che di andamento dei prezzi), il miglioramento dei saldi di cassa della finanza pubblica e gli introiti da privatizzazioni consentirebbero di imprimere al debito una dinamica decrescente fino al livello del 124,6% del 2018.

Per quanto attiene ai profili patrimoniali, la Nota segnala come ai fini della riduzione del debito pubblico – nell'ambito del Piano pluriennale di valorizzazione del patrimonio pubblico - a seguito della costituzione, nel maggio 2013, della Società di gestione del risparmio Invimit SGR (sulla base di quanto dispone l'articolo 33 del decreto-legge n. 98 del 2011), nel mese di febbraio 2014 sia stato istituito il "Fondo dei fondi" denominato "i3 Core" e sia stato chiuso il primo periodo di sottoscrizione delle quote. La legge di stabilità 2014, inoltre, ha previsto un programma straordinario di cessione di immobili pubblici allo scopo di conseguire introiti pari ad almeno 1,5 miliardi di euro nel triennio 2014-2016.

Relativamente al programma di dismissioni di partecipazioni detenute dallo Stato delineato nel DEF di aprile (cessione della quota di minoranza in Poste Italiane, ENAV e cessione dell'intera partecipazione detenuta in STH, holding di controllo della società operativa STMicroelectronics (STM)), due decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emanati il 16 maggio 2014 prevedono per Poste Italiane la cessione mediante Offerta Pubblica di Vendita (OPV) di una quota non superiore al 40% del capitale sociale e per ENAV la cessione, prioritariamente mediante OPV ed eventualmente mediante trattativa diretta, di una quota non superiore al 49% del capitale sociale.

Relativamente alla cessione delle quote di società indirettamente controllate dallo Stato previste dal programma delineato nel DEF, la Nota segnala che nel mese di giugno si è conclusa l'operazione di quotazione di Fincantieri mediante collocamento sul mercato di azioni di nuova emissione per un controvalore complessivo di circa 357 milioni di euro, mentre è in via di perfezionamento la dismissione di circa il 35%, per un controvalore di circa 2,1 miliardi, di CDP Reti da parte di CDP.

La regola del debito

La Nota tratta anche l'applicazione della regola del debito prevista dalla governance economica europea.

Sembra utile rammentare che la regola del debito è stata introdotta nell'ordinamento europeo dal c.d. Six pack ed è poi stata recepita dall'ordinamento nazionale con la legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio (legge n. 243 del 2012).

La regola prevede che il rapporto debito/PIL nel 2015 debba convergere ad un ritmo adeguato verso la soglia limite del 60% seguendo il più favorevole di tre criteri numerici che variano a seconda che si prenda come punto di riferimento il 2015 (benchmark backward-looking), il 2017 (benchmark forward-looking) o il debito corretto per la componente ciclica. Nel periodo di transizione 2012-2015, prima dell'attuazione della regola, il Governo è tenuto a garantire un aggiustamento del saldo strutturale minimo annuale tale da consentire al debito di raggiungere uno dei livelli di riferimento previsti per il 2015.
La regola diventa operativa per l'Italia a partire dal terzo anno successivo alla chiusura della procedura per deficit eccessivi avvenuta nel 2012.

Il Governo calcola che l'aggiustamento del saldo strutturale programmatico del 2015 necessario a rispettare il valore di riferimento (pari a 2,2 punti percentuali di PIL) sarebbe eccessivamente elevato sia in termini di fattibilità che di opportunità in un contesto economico come quello previsto. La Nota segnala che nel caso in cui il rapporto debito/PIL si discosti dal livello previsto dalla regola, la Commissione europea, prima di procedere all'eventuale apertura di una procedura di infrazione dovrà tener conto di una serie di fattori qualitativi rilevanti ai fini della valutazione complessiva. Nella Nota, il Governo osserva che diversi fattori rilevanti hanno prodotto un impatto sul livello del rapporto debito/PIL nel 2014 e nel 2015, tra i quali la severità del ciclo economico, le variazioni del debito legate alle operazioni di assistenza finanziaria agli altri paesi europei, la liquidazione dei debiti commerciali della PA. Inoltre, la struttura e la dinamica del debito italiano sono relativamente più favorevoli di quelli di altri paesi (struttura per scadenze lunghe, denominazione in euro della quasi totalità del debito, frazione di detentori stranieri piccola, basse passività implicite). A ciò si aggiunga che il debito totale (pubblico più privato) in Italia è nettamente inferiore a quello di molte grandi economie europee e che le famiglie italiane presentano un'elevata ricchezza netta.


Le risposte alle Raccomandazioni del Consiglio Europeo

Raccomandazione 1: Sostenibilità delle finanze pubbliche

Nell'ambito delle risposte alla Raccomandazione 1 del Consiglio europeo in materia di sostenibilità delle finanze pubbliche la Nota di aggiornamento dà conto del processo in corso di vendita delle partecipazioni dello Stato in Poste S.p.A. ed ENAV S.p.A.; si annuncia inoltre l'avvio della procedura di dismissione di quote del capitale di Ferrovie dello Stato (FS).

Per quanto riguarda Poste ed ENAV, il Consiglio dei Ministri del 16 maggio 2014 ha approvato definitivamente, dopo i pareri resi dalle Commissioni parlamentari di merito, i due decreti del Presidente del Consiglio che determinano i criteri per la privatizzazione e le modalità di alienazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane s.p.a e di ENAV s.p.a., rispettivamente fino al 40% e al 49%. I due decreti non sono stati ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale.

Nella Relazione Finanziaria Semestrale approvata dal CdA di Poste Italiane il 16 settembre 2014 si evidenzia che la diminuzione dei volumi della corrispondenza, nel contesto degli obblighi del servizio Universale, si ripercuote sul margine operativo e che Poste Italiane ha quindi avviato un dialogo per condividere con il Governo e le Istituzioni la revisione del sistema delle regole che garantiscano la sostenibilità del servizio postale universale. La definizione di un quadro di regole certe e prevedibili viene considerata da Poste una condizione necessaria per finalizzare il piano aziendale di medio periodo e definire le prospettive economico-finanziarie dell'Azienda nel percorso della privatizzazione.

Per quanto riguarda la dismissione di quote di Ferrovie dello Stato, si ricorda che il Piano Nazionale delle Riforme individuava già una serie di obiettivi relativi alla holding Ferrovie dello Stato, tra cui (da realizzare entro il dicembre 2014) la privatizzazione, tramite Ferrovie dello Stato, di Grandi Stazioni – Cento stazioni.

Grandi stazioni Spa è una società del gruppo Ferrovie dello Stato Spa, che ha il compito di riqualificare, valorizzare e gestire le quattordici principali stazioni italiane (Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Genova Brignole e Genova Piazza Principe, Venezia Mestre e Venezia S. Lucia, Verona Porta Nuova, Bologna Centrale, Firenze S.M. Novella, Roma Termini, Roma Tiburtina, Napoli Centrale, Bari Centrale e Palermo Centrale). Attualmente il 60% delle azioni è detenuto da Ferrovie dello Stato Spa e il 40% da Eurostazioni Spa (di cui fanno parte Edizione Srl (Gruppo Benetton), Vianini Lavori Spa (Gruppo Caltagirone), Pirelli & C. Spa (Gruppo Pirelli) e Sncf Partecipations S.A. (Société Nationale des Chemins de Fer, l'impresa ferroviaria ex-monopolista francese).
Cento stazioni Spa è una società del gruppo Ferrovie dello Stato Spa, che ha il compito di riqualificare, valorizzare e gestire 103 stazioni ferroviarie situate nelle grandi aree urbane. Attualmente il 60% delle azioni è detenuto dal Ferrovie dello Stato Spa e il 40% da Archimede 1 (società a sua volta posseduta al 60% da SAVE società di gestione degli aeroporti di Venezia e Treviso; al 21% da Manutencoop, società specializzata nella gestione delle attività strumentali dei grandi gruppi; al 15% dal Banco popolare e al 4% da Pulitori e Affini Spa, società operante nel settore dei servizi integrati di pulizia).

Raccomandazione 2: Sistema fiscale

In risposta alla Raccomandazione 2, la nota di aggiornamento nell'ambito delle misure di sostegno alle imprese, ricorda il credito d'imposta per investimenti nella Banda Ultralarga: l'art. 6, comma 1, del D.L. n. 133 del 2014 ha concesso, fino al 31 dicembre 2015, un credito d'imposta IRES e IRAP, entro il limite massimo del 50 per cento dell'investimento, per la realizzazione di interventi infrastrutturali di realizzazione di reti di comunicazione elettronica a Banda Ultralarga. Possono accedere al credito d'imposta gli interventi infrastrutturali, per i quali non siano previsti contributi pubblici a fondo perduto, destinati alla realizzazione di servizi a banda ultralarga all'utente realizzati sia su rete fissa e mobile sia su impianti wireless e via satellite, compresi gli interventi di backhaul, cioè quelli la parte centrale delle reti di comunicazione.

Si ricorda che con il Regolamento n. 651 del 2014, entrato in vigore il 1° luglio 2014 e che si applica fino al 31 dicembre 2020, l'Unione europea ha ampliato le categorie di aiuti di Stato esentati dall'obbligo di notifica preventiva. Tra le nuove categorie di aiuti "orizzontali" che beneficiano del regime di esenzione sono stati inseriti anche gli aiuti per le infrastrutture a banda larga. Il Regolamento definisce le precise condizioni (soglie di importo, caratteristiche dei soggetti, trasparenza degli aiuti, etc.) che devono essere soddisfatte per poter usufruire del regime di esenzione. Inoltre, la nuova Direttiva 2014/61/UE, il cui termine per il recepimento è fissato al 1° gennaio 2016, intende facilitare e incentivare l'installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità promuovendo l'uso condiviso dell'infrastruttura fisica esistente e consentendo un dispiegamento più efficiente di infrastrutture fisiche nuove in modo da abbattere i costi dell'installazione delle reti.

Raccomandazione 7: Semplificazione e concorrenza

In risposta alla Raccomandazione 7 in materia di semplificazione e concorrenza, la nota di aggiornamento annuncia la presentazione nel mese di ottobre della Legge Annuale sulla Concorrenza per dare seguito alle segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) del luglio 2014 in materia di concorrenza e liberalizzazione in alcuni settori nei quali l'AGCM richiede interventi più incisivi.

L'AGCM ha segnalato al Governo e al Parlamento la necessità di intervenire in settori quali le telecomunicazioni, le poste, gli aeroporti, i porti ed i servizi di trasporto pubblico locale:

  • nel settore postale per favorire l'ingresso di nuovi operatori e ampliare il mercato contendibile, intervenendo sia sulle attività rientranti nel servizio universale che sulle modalità del suo affidamento;
  • nel settore aeroportuale riorganizzando gli scali nel Piano nazionale aeroporti senza limitare troppo gli spazi di concorrenza tra scali e favorendo un'effettiva apertura alla concorrenza nella gestione degli aeroporti – ancora caratterizzati da un'eccessiva rappresentanza pubblica (locale) nel capitale sociale – a soggetti privati; si auspica anche l'effettuazione di gare per l'assegnazione delle zone commerciali, c.d."non aviation", nelle aree aeroportuali;
  • per lo sviluppo della banda larga e ultra-larga proponendo un "programma strategico nazionale" con precisi obiettivi intermedi (c.d. milestones), nonché l'introduzione di semplificazioni amministrative per l'installazione degli impianti;
  • nel trasporto pubblico locale per consentire anche ad imprese diverse dal concessionario del servizio pubblico di fornire servizi di trasporto locale di passeggeri in sovrapposizione alle linee gestite in regime di esclusiva;
  • nel settore portuale per limitare lo svolgimento da parte delle sole Autorità portuali dell'attività di impresa portuale e di ogni attività di natura industriale e commerciale nell'ambito portuale, nonché per fissare una durata non sproporzionata per le concessioni di aree e banchine portuali.

Nel settore dei servizi postali la Nota di aggiornamento cita l'emanazione da parte dell'AGCOM del provvedimento che definisce le modalità di calcolo e quantifica il costo del servizio universale postale.

Con Delibera n. 385/13/CONS del 20 giugno 2013 l'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, competente sul settore postale, ha approvato le Condizioni Generali di Servizio da parte di Poste Italiane, per l'espletamento del Servizio universale postale. Con Delibera n. 728/13/Cons del 19 dicembre 2013 l'AGCOM ha determinato le tariffe massime dei servizi postali rientranti nel servizio universale. In Allegato alla Delibera sono contenute le "Linee guida" per la separazione contabile e la contabilità dei costi di Poste italiane, come richiesto dalla disciplina comunitaria.

Al riguardo, si richiama anche quanto sopra segnalato con riferimento alla privatizzazione di Poste italiane.

Nel settore dei diritti dei passeggeri la nota cita l'emanazione da parte dell'Autorità dei trasporti del regolamento sul regime delle sanzioni per il mancato rispetto dei diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario.

Si tratta del Regolamento ed il Modulo di reclamo per l'accertamento e l'irrogazione delle sanzioni per le violazioni ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, approvati dall'Autorità dei trasporti il 4 luglio 2014 come previsto dal Decreto legislativo 17 aprile 2014 n. 70 (sul cui schema di decreto la IX Commissione aveva espresso parere il 5 marzo 2014), in attuazione del regolamento (CE) n. 1371/2007.

Raccomandazione 8: Infrastrutture

In risposta alla raccomandazione 8, la nota di aggiornamento richiama in primo luogo l'avvio, nel gennaio 2014, dell'attività dell'Autorità di regolazione dei trasporti.

La raccomandazione richiede infatti di "garantire la pronta e piena operatività dell'Autorità di regolazione dei trasporti entro settembre 2014".

In particolare vengono richiamate le tre consultazioni con i soggetti interessati intraprese dall'Autorità, che dovrebbero condurre all'adozione di provvedimenti regolatori in materia. Si tratta delle seguenti consultazioni:

  • Sull'accesso all'infrastruttura ferroviaria (vedi qui la delibera e il materiale depositato nelle audizioni fin qui svolte)
  • Sulle regole per le gare nel trasporto pubblico locale (qui i materiali relativi)

La nota di aggiornamento fa anche riferimento a un procedimento di consultazione in materia autostradale; si tratta in realtà della consultazione sullo schema di bando di gara relativo alla concessione per la costruzione e la gestione dell'Autostrada A22 Modena-Brennero.

La nota richiama anche i due provvedimenti di regolazione fin qui adottati:

Si segnala che l'Autorità dovrebbe essere presto chiamata un analogo regolamento in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto su autobus. Il decreto legislativo in materia, approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta dell'8 agosto 2014 non è stato ancora pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale"

Al riguardo si ricorda che gli articoli da 71 a 82 del decreto-legge n. 1/2012 hanno previsto il recepimento della direttiva 2009/12/UE, che ha istituito un quadro comune per la disciplina dei diritti aeroportuali. In particolare, l'articolo 76 prevede che l'importo dei diritti sia determinato, in un quadro di libera concorrenza, attraverso il confronto fra gestori e utenti aeroportuali, sulla base di modelli tariffari adottati dall'Autorità dei trasporti. L'Autorità dei trasporti ha approvato i modelli tariffari il 22 settembre 2014. Tuttavia in materia è intervenuto anche l'articolo 1, comma 11, del decreto-legge n. 133/2014 (in vigore dal 13 settembre 2014) che ha previsto l'approvazione con decreto ministeriale, da adottarsi entro 60 giorni, dei contratti di programma tra ENAC e gestori, rinviando così di fatto alla scadenza degli stessi la prima applicazione della procedura prevista dal decreto-legge n. 1/2012.

La nota di aggiornamento si sofferma anche sul personale dell'Autorità: in particolare viene segnalato che si è conclusa la prima fase di reclutamento del personale in comando da altre amministrazioni e che le risorse, tra personale a tempo indeterminato ed esperti dell'Autorità ammontano attualmente a 40 unità. La nota indica che il rimanente personale, a tempo indeterminato e determinato, da selezionare ammonta a ulteriori 100 unità e si ricorda che sulle procedure di reclutamento potrebbe avere un impatto la disposizione di cui dell'articolo 22 del decreto-legge n. 133/2014.

In base all'articolo 17 del regolamento sul trattamento economico e giuridico del personale dell'Autorità per esigenze cui non possa far fronte con personale in servizio, l'Autorità può assumere personale in numero non superiore alle 10 unità, in qualità di esperti e collaboratori esterni, con contratto a tempo determinato di durata non superiore a due anni, rinnovabili per non più di due volte. La selezione degli esperti avviene sulla base della valutazione e dell'esperienza professionale ed a seguito di colloquio.

La disposizione citata prevede una gestione unitaria delle procedure concorsuali di una serie di autorità indipendenti, tra le quali l'Autorità dei trasporti, previa stipula di apposite convenzioni tra tali autorità.
 
In base all'articolo 37 del decreto-legge n. 201/2011, la pianta organica dell'Autorità è determinata in 80 unità di personale. Una quota non superiore al 50% di tale personale è reclutata, in sede di prima attuazione e nei limiti delle risorse disponibili, mediante apposita selezione nell'ambito del personale dipendente da pubbliche amministrazioni in possesso dei necessari requisiti di professionalità, esperienza e competenza. Il personale come sopra selezionato è comandato da altre pubbliche amministrazioni, con oneri a carico delle amministrazioni di provenienza. A seguito del versamento del previsto contributo a carico dei gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati, il predetto personale è immesso nei ruoli dell'Autorità nella qualifica assunta in sede di selezione.

La raccomandazione 8 richiede anche il potenziamento della gestione portuale e dei collegamenti tra i porti e l'entroterra.

Al riguardo, la nota di aggiornamento richiama la prevista adozione, ai sensi dell'articolo 29 del decreto-legge n. 133/2014, attualmente all'esame della Camera, del piano strategico nazionale per la portualità e la logistica, finalizzato a migliorare la competitività del sistema portuale, la promozione dell'intermodalità nel traffico merci nonché il riassetto e l'accorpamento delle autorità portuali esistenti. In base al citato articolo 29, il riassetto e l'accorpamento delle autorità portuali dovrà comunque avvenire ai sensi della legge n. 84/1994.

Si segnala che la legge n. 84/1994 (riassetto della legislazione in materia portuale) ha istituito le autorità portuali come organismi pubblici responsabili delle funzioni di programmazione e controllo delle infrastrutture portuali, separate dalle funzioni di gestione del traffico e dei terminali, affidate ai privati (in questo modo veniva superato il procedente modello basato su porti interamente pubblici). L'articolo 6 disciplina l'istituzione e la soppressione delle autorità portuali, ma non il loro accorpamento: per sopprimere un'autorità portuale si deve procedere con DPR su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti nel caso in cui siano venuti meno i requisiti previsti per l'istituzione di nuove Autorità (volume di traffico nell'ultimo triennio non inferiore a tre milione di tonnellate al netto del 90 per cento delle rinfuse liquide o a 200000 TEU (Twenty Feet Equivalent, unità di misure per i container).
Sembra quindi potersi desumere che l'accorpamento delle autorità portuali potrà avvenire solo attraverso la soppressione di quelle autorità che abbiano perso i requisiti previsti dall'articolo 6 della legge n. 84/1994 ed utilizzando la procedura prevista da tale norma.

La nota segnala anche il finanziamento da parte della Banca europea degli investimenti dei lavori di ammodernamento dello scalo di Fiumicino, all'interno di un più generale piano di investimenti per 2,5 miliardi fino al 2021.

La Nota richiama inoltre una serie di misure in materia di appalti ed infrastrutture contenute nel decreto-legge n. 133/2014, che però non sono strettamente attinenti alle richieste formulate dalla Commissione UE nella Raccomandazione n. 8.

La Nota fa innanzitutto riferimento alle misure contenute nell'art. 3 e destinate al rifinanziamento del fondo istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture dal comma 1 dell'art. 18 del D.L. n. 69/2013 (cd. "sblocca cantieri") per 3,89 miliardi fino al 2020.
Vengono altresì ricordate le misure (contenute nell'art. 1, commi 1-9 e 11) per velocizzare gli interventi di potenziamento delle tratte ferroviarie Napoli-Bari e Messina-Catania-Palermo (tramite la nomina di un commissario straordinario e la previsione di una conferenza di servizi semplificata) nonché gli investimenti aeroportuali (prevedendo che il parere favorevole della Regione e degli enti locali interessati sui piani regolatori aeroportuali comprenda ed assorba, a tutti gli effetti, la verifica di conformità urbanistica delle singole opere inserite negli stessi piani regolatori).

La Nota ricorda inoltre le disposizioni dettate dall'art. 4 per il completamento delle opere segnalate dagli enti locali, che prevedono procedure accelerate e l'esclusione delle spese dal Patto di Stabilità interno fino ad un massimo di 250 milioni per il 2014.

Ulteriori disposizioni richiamate dalla Nota sono quelle relative alle concessioni relative ad infrastrutture strategiche (art. 2); alle concessioni autostradali (art. 5); agli interventi di adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione e di mitigazione del rischio idrogeologico (art. 7, co. 2-7).

La Nota ricorda inoltre che per gli interventi funzionali alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, alla mitigazione dei rischi idraulici e geomorfologici del territorio, all'adeguamento alla normativa antisismica e alla tutela ambientale e del patrimonio culturale, l'art. 9 introduce deroghe al Codice dei contratti pubblici in particolare aumentando la possibilità di ricorrere alla procedura negoziata senza bando per lavori con importi complessivi inferiori alla soglia comunitaria.

La Nota ricorda infine la particolare valenza ambientale di alcune misure del D.L. n. 133/2014: dalla sistemazione idraulica dei corsi d'acqua nelle aree metropolitane interessate da fenomeni di esondazione e alluvione (art. 7, comma 8), cui sono destinati 110 milioni di euro, al programma di bonifica delle aree di rilevante interesse nazionale, individuate con deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentita la Conferenza Stato-Regioni (art. 33).


L'Allegato infrastrutture

Le priorità del semestre di Presidenza

Unitamente alla nota di aggiornamento è stato trasmesso al Parlamento anche l'Allegato infrastrutture. Nella parte introduttiva l'Allegato contiene indicazioni sull'attività della presidenza italiana dell'UE in materia di trasporti. In particolare vengono indicate le seguenti priorità:

  • nel settore ferroviario l'impegno a progredire nel quarto pacchetto ferroviario sia sul pilastro politico sia su quello tecnico; per il tema specifico della liberalizzazione del trasporto pubblico locale si auspica che questa si attui in modo omogeneo, con tempi prestabiliti e a condizioni di reciprocità tra gli Stati membri.
  • nel settore aeroportuale si annuncia l'inserimento dell'iniziativa legislativa della Commissione europea del Cielo Unico europeo II+ tra i temi prioritari del semestre.
  • nel settore stradale si enuncia l'intenzione di lavorare per giungere ad un rapido accordo tra le Istituzioni UE sulla nuova direttiva cross border enforcement e su quella in materia di pesi e dimensioni massime dei veicoli commerciali circolanti nell'Unione.

 

La nuova proposta di direttiva sul cross border enforcement COM(2014)476 è intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale. La proposta sostituisce la direttiva 2011/82/UE, annullata dalla sentenza della Corte di giustizia del 6 maggio 2014, dopo che la Commissione europea aveva impugnato la base giuridica scelta dal Parlamento europeo e dal Consiglio (articolo 87, paragrafo 2, del TFUE in materia di cooperazione di polizia). Essa pertanto non contiene nuovi elementi rispetto alla direttiva annullata, ma le modifiche proposte adattano il testo precedente alla sua nuova base giuridica (articolo 91 del TFUE). Attualmente la proposta di direttiva è all'esame della Commissione Trasporti del Parlamento europeo. Il voto della Commissione è previsto per il 2 dicembre 2014. L'Italia ha recepito nel proprio ordinamento la direttiva 2011/82/UE attraverso il decreto legislativo n. 67/2014, entrato in vigore il 22 marzo 2014. La Corte ha stabilito che, nonostante l'annullamento della direttiva, i suoi effetti, recepiti nei singoli Stati membri, rimarranno comunque validi e vincolanti fino all'entrata in vigore (entro termine massimo di 12 mesi dalla sentenza) della nuova direttiva in materia.

La proposta di direttiva COM(2013)195 che modifica la direttiva 96/53/UE, del 25 luglio 1996, che stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi autorizzati nel traffico internazionale è stata presentata dalla Commissione nell'aprile 2013. La revisione della direttiva era stata annunciata nel Libro bianco sulla politica dei trasporti del 2011, al fine di contribuire all'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 60% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. La proposta è volta a migliorare l'aerodinamica dei veicoli e la loro efficienza energetica, pur continuando a migliorare la sicurezza stradale e rispettando i limiti imposti dalla geometria delle infrastrutture stradali. In particolare il nuovo testo prevede: 1) di concedere deroghe alle dimensioni massime dei veicoli per permettere l'aggiunta di dispositivi aerodinamici all'estremità posteriore del veicolo o per ridefinire la geometria delle cabine delle motrici; 2) di autorizzare l'aumento di una tonnellata del peso dei veicoli a propulsione elettrica o ibrida, per tener conto del peso delle batterie elettriche o della doppia motorizzazione, senza pregiudicare la capacità di carico del veicolo. Inoltre, il peso massimo degli autobus è aumentato di una tonnellata per tener conto di vari sviluppi come l'aumento del peso medio dei passeggeri e dei loro bagagli, delle nuove attrezzature richieste dalla normativa in materia di sicurezza, o della nuova classe Euro VI; 3) di facilitare lo sviluppo del trasporto intermodale con una deroga di 15 cm sulla lunghezza dei veicoli pesanti che trasportano container di 45 piedi, che sono sempre più utilizzati nel trasporto intercontinentale e in Europa;

Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione in prima lettura nella sessione plenaria del 15 aprile 2014. Il Consiglio ha raggiunto sul testo un accordo politico il 5 giugno u.s.

  • nel settore portuale il Governo si impegna a portare avanti la nuova normativa sui servizi portuali. Si annuncia infine l'intenzione di porre grande attenzione ai problemi della mobilità all'interno dei nodi urbani.

L'aggiornamento dello stato di attuazione del programma delle infrastrutture strategiche

L'Allegato contiene l'aggiornamento (Tabella 0) dello stato di attuazione del programma di infrastrutture strategiche. Per quanto concerne le opere di maggiore interesse per la IX Commissione, l'allegato indica:

  • per il collegamento ferroviario Torino-Lione un onere complessivo, per la parte italiana, di 4.455 milioni di euro e disponibilità per 1.069 milioni di euro; una parte dell'opera, il cunicolo esplorativo della Maddalena risulta realizzata per il 69,68%.
  • Per il nuovo traforo del Brennero l'onere complessivo indicato è di 9.151,17 milioni di euro a fronte di attuali disponibilità per 5.096,74 milioni di euro; il primo lotto costruttivo dell'opera risulta già realizzato.
  • con riferimento all'asse ferroviario Ventimiglia-Genova-Novara, al cui interno si colloca il terzo valico dei Giovi, l'allegato indica un onere complessivo di 8.412,48 milioni di euro a fronte di disponibilità di 2.390 milioni di euro; il primo lotto costruttivo del valico dei Giovi risulta già realizzato ed è stata avviata la realizzazione del secondo lotto;
  • per l'asse ferroviario Napoli-Bari, l'allegato indica un onore complessivo di 5.505 milioni di euro a fronte di disponibilità per 2.024,25 milioni di euro;
  • per l'asse ferroviario Salerno - Reggio Calabria – Palermo, l'allegato indica un onere complessivo di 13.104, 52 milioni di euro a fronte di disponibilità per 2.836,75 milioni di euro; risulta realizzata al 51,48% la tratta Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono.

L'accordo di partenariato e le condizionalità ex ante

L'allegato contiene poi un'analisi della normativa nel settore dei trasporti in Italia, al fine di verificare il rispetto delle condizionalità ex ante richieste dalla Commissione dell'Unione europea nell'ambito delle politiche di coesione. Si tratta in pratica di dimostrare, ai fini della stipula dell'accordo di partenariato che dovrà disciplinare l'utilizzo dei fondi di coesione in Italia, il rispetto di alcuni prerequisiti di fondo.

Nel settore dei trasporti le condizionalità ex ante richiedono:

  • l'esistenza di uno o più piani o quadri generali per gli investimenti in materia di trasporti (compreso il trasporto pubblico a livello regionale e locale);
  • l'esistenza nell'ambito di tali piani di una sezione specifica dedicata allo sviluppo delle ferrovie,
  • l'esistenza nell'ambito di tali piani di una sezione specifica sulla navigazione interna e sul trasporto marittimo, sui porti, i collegamenti multimodali e le infrastrutture aeroportuali.

 

A fianco dell'analisi della situazione normativa l'allegato pone anche una dettagliata analisi delle attuali condizioni del settore dei trasporti. Dall'analisi emerge un'attenuazione del trend negativo del settore del trasporto passeggeri: nel 2013 il settore autostradale ha visto un calo dell'1,5% della domanda; in calo risulta anche il trasporto aereo (-1,9%). Risulta invece in ripresa la domanda di trasporto pubblico locale (con un aumento, per le grandi aziende, del 15%), il trasporto ferroviario (aumento del trasporto regionale e di quello a medio-lunga percorrenza del 2,9 per cento) e il trasporto crocieristico (+ 4,2%).

Nel settore del trasporto merci, nel 2012 si è registrata una nuova diminuzione complessiva, dopo la consistente ripresa del 2011, dei volumi di merci trasportate (341,1 miliardi di tonnellate per km, erano 362,2 nel 2011): in particolare si è registrata una diminuzione delle merci trasportate su gomma (154,4 miliardi di tonnellate per km a fronte di 171,8 nel 2011), un lieve aumento delle merci trasportate su ferro (20,2 miliardi di tonnellate per Km a fronte di 19,8 nel 2011), una diminuzione delle merci trasportate via mare (166,2 miliardi di tonnellate per km a fronte di 170,5 nel 2011) e un dato stabile delle merci trasportate in aereo (0,3 miliardi di tonnellate per km).

L'allegato ricostruisce quindi quelli che saranno gli obiettivi, nel settore dei trasporti, per l'utilizzo dei fondi UE nell'ambito dell'accordo di partenariato in corso di stipulazione con la Commissione UE. Le politiche dei trasporti si collocano all'interno dell'obiettivo tematico 7 in materia di mobilità sostenibile di persone e merci. Tra i "risultati attesi" il Governo indica:

  • il potenziamento dell'offerta ferroviaria: a tale riguardo si enuncia l'impegno per la realizzazione delle opere ferroviarie rientranti nei corridoi della "rete centrale" delle reti TEN-T, quello per l'affidamento dei servizi di collegamento ferroviario a media-lunga percorrenza mediante procedure competitive e quello per il sostegno del rinnovo del materiale rotabile nel trasporto pubblico locale;
  • l'aumento della competitività del sistema portuale e interportuale: si prevede il potenziamento delle autostrade del mare e l'ottimizzazione della filiera procedurale attraverso le piattaforme telematiche;
  • l'integrazione modale, in particolare attraverso il potenziamento dei collegamenti di porti, aeroporti e interporti con la rete globale delle reti TEN-T (cd collegamenti di "ultimo miglio");
  • il rafforzamento delle connessioni con la rete globale delle aree interne;
  • l'ottimizzazione del traffico aereo attraverso l'attuazione del sistema di gestione del traffico aereo del cielo unico europeo (SESAR).