Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera |
Titolo: | I sistemi radiotelevisivi pubblici di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, con particolare riferimento alla governance e ai meccanismi di finanziamento |
Serie: | Appunti Numero: 91 |
Data: | 13/07/2015 |
Camera dei deputati
XVII Legislatura
BIBLIOTECA – LEGISLAZIONE
STRANIERA
A P P U N T I |
Appunto 30/2015 13 luglio 2015
I sistemi radiotelevisivi pubblici di Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna, con particolare riferimento alla governance e ai meccanismi di
finanziamento
Francia
1. Il sistema radiotelevisivo pubblico
In Francia, a partire
dagli anni ’80 il settore dell’audiovisivo è progressivamente passato da un
regime di monopolio statale ad un’organizzazione mista e pluralista in cui coesistono
un settore pubblico ed un settore privato. In particolare è stato
avviato il superamento del monopolio di Stato nella gestione dei sistemi
radiotelevisivi con una legge del 1981 (Loi
n. 81-994 du 9 novembre 1981 portant derogation au monopole d’Etat de la
radiodiffusion -radios privées locales-) e con una legge del 1982 (Loi
n. 82-652 du 29 juillet 1982 sur la communication audiovisuelle). Con la legge n. 86-1067 del 30 settembre 1986
relativa alla libertà di comunicazione
sono state poi poste dal legislatore le regole di base per la gestione del
servizio di radiotelevisione pubblica e per la concessione delle
autorizzazioni ai servizi
privati di comunicazione audiovisiva (Loi
n. 86-1067 du 30 septembre 1986 relative à la liberté de communication).
Tale provvedimento, più volte modificato, rimane la legge fondamentale che
regola il settore.
Il titolo III della legge
del 1986 è dedicato specificatamente al settore
pubblico della comunicazione audiovisiva.
Questa sezione della legge
disciplina in particolare le emittenti
pubbliche francesi. Si tratta delle seguenti tre “società nazionali di
programmi”: France Télévisions, Radio France e la Société de l’audiovisuel extérieur de la France (SAEF), ossia una
società incaricata di gestire i servizi radiotelevisivi francesi a carattere
internazionale (art. 44). Il provvedimento specifica che lo Stato detiene
direttamente la totalità del capitale
di queste tre società e dispone che i loro statuti siano approvati mediante
decreto (art. 47). Un’ulteriore emittente pubblica è la società “ARTE-France” che gestisce un canale
culturale europeo insieme ad una società analoga presente in Germania (art. 45).
La legge, inoltre, disciplina in dettaglio l’Institut national de l’audiovisuel, ente pubblico a carattere
industriale e commerciale istituito nel 1975, che assicura la conservazione
degli archivi audiovisivi delle società nazionali di programmi (art. 49).
In generale la legge del
1986 prevede che le emittenti pubbliche
debbano perseguire, nell’interesse generale, missioni di servizio pubblico.
Esse devono offrire un insieme di programmi e servizi che si caratterizzino per
la diversità e il pluralismo e tengano nella dovuta considerazione le esigenze
di qualità e innovazione, nonché il rispetto dei diritti della persona e dei
principi democratici costituzionalmente definiti.
Le emittenti pubbliche devono
presentare un’offerta diversificata di programmi in maniera analogica e
digitale nei settori dell’informazione, della cultura, dell’educazione, dell’intrattenimento
e dello sport. Devono favorire il dibattito democratico, gli scambi tra le
differenti componenti della popolazione, l’espressione pluralista delle
correnti di pensiero, così come la coesione sociale, la diversità culturale e la
lotta alle discriminazioni. Devono assicurare la promozione della lingua
francese e valorizzare il patrimonio culturale e linguistico nella sua
diversità regionale e locale, anche al di fuori della Francia. Devono inoltre concorrere
allo sviluppo e alla diffusione della creazione artistica e delle conoscenze
civili, economiche, sociali, scientifiche e tecniche. Devono infine favorire
l’accessibilità dei programmi trasmessi per i non udenti e per coloro cha hanno
seri problemi di udito.
In particolare, France Télévisions ha il compito di definire e programmare
i canali televisivi pubblici a
carattere nazionale e regionale. Essa gestisce anche altri servizi di
comunicazione audiovisiva on line e
anche servizi on demand. Nel rispetto
delle linee editoriali di ciascun servizio responsabile dei canali gestiti, France Télévisions interviene nelle
scelte di programmazione e si assicura in particolare che i programmi
realizzati e le opere audiovisive e cinematografiche acquisite e diffuse siano
realizzati da una varietà di soggetti produttori e permettano di rappresentare
gli elementi di diversità della società francese.
La società France Télévisions gestisce cinque
canali televisivi nazionali (Réseau outre-mer
première, France 2; France 3, France 4, France 5 e France 0), ventiquattro antenne
regionali di France 3, nove antenne
radio e una serie di siti internet associati a tali canali e antenne.
Con riferimento ai canali
televisivi si precisa che:
a) Réseau Outre-Mer première è il canale dedicato alle “Collettività
territoriali d’Oltremare” francesi. Si tratta più specificamente di un
raggruppamento di 9 canali televisivi dedicati alle 9 collettività territoriali
d’Oltremare (Martinique 1ère, Guadeloupe
1ère, Nouvelle-Calédonie 1ère, Wallis et Futuna 1ére, Polynésie 1ère, Réunion 1ère,
Guyane 1ère, Mayotte 1ère, Saint-Pierre et Miquelon 1ère). Tali canali offrono un
servizio di informazione sulla realtà locale e programmi di intrattenimento di
diverso genere in lingua francese. Il
servizio Réseau Outre-Mer première gestisce
anche le 9 stazioni radio delle collettività d’Oltremare.
b) France 2 è il canale dedicato alle trasmissioni diffuse
sull’intero territorio della Francia continentale; il canale propone una
programmazione generalista per il grande pubblico e assicura un servizio di informazione
a livello nazionale e internazionale.
c) France 3 è il canale che si occupa di offrire in
primo luogo un servizio di informazione regionale. Il canale offre anche
un’ampia scelta di programmi culturali e di intrattenimento, in particolare per
le famiglie ed i giovani.
d) France 4 è il canale dedicato ai giovani, che
offre programmi di intrattenimento di diverso genere.
e) France 5 è il canale che si occupa di programmare
trasmissioni televisive a carattere educativo, favorendo l’accesso alla
conoscenza, alla formazione e all’occupazione. Il canale trasmette principalmente
documentari inerenti diversi argomenti: scienze, storia, arte, ecc.
f) France Ô è un altro canale, come France Outre-mer 1ère, dedicato al
pubblico delle collettività d’Oltremare. Il canale offre principalmente
programmi di intrattenimento e programmi culturali per promuovere la conoscenza
di tali territori.
Del tutto particolare è la posizione
dell’emittente televisiva France ARTE prevista da un trattato
bilaterale tra Francia e Germania del 2 ottobre 1990. L’articolo 45 della legge
del 1986 stabilisce che la società ARTE-France
è incaricata di concepire e fornire i programmi e i mezzi necessari
all’esercizio delle funzioni del gruppo europeo di interesse economico ARTE, di cui fa parte un’omologa società
tedesca, istituendo un canale culturale europeo.
2. La
governance della radiotelevisione
pubblica
La
legge n. 86-1067 prevede che il
potere di regolazione del sistema radiotelevisivo pubblico sia affidato ad
un’autorità amministrativa indipendente.
Tale autorità, cui è attribuito
in generale il potere di garantire l’esercizio della libertà di comunicazione
audiovisiva, è il Conseil Supérieur de l’Audiovisuel (CSA) istituito con una
modifica alla legge sopra richiamata introdotta nel 1989 (Loi n. 89-25 du 17 janvier 1989
modifiant la loi n° 86-1067 du 30 septembre 1986 relative à la liberté de
communication).
Alcune regole sulla
composizione e le missioni del CSA sono state recentemente modificate con un
provvedimento del 2013 (Loi
n. 2013-1028 du 15 novembre 2013 relative à l'indépendance de l'audiovisuel
public). Il CSA è
attualmente composto da sette
membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica e designati per
un mandato di sei anni. Il CSA è
rinnovato per un terzo ogni due anni. Il suo Presidente è nominato direttamente
dal Capo dello Stato, mentre gli altri membri, sempre nominati dal Capo dello
Stato, sono designati dai Presidenti delle assemblee parlamentari, che ne
scelgono tre ciascuno, previo parere conforme delle rispettive commissioni
parlamentari competenti per gli affari culturali (art. 3-1 e ss. della legge n.
86-1067).
Il CSA ha innanzitutto il
compito di nominare i presidenti di France
Télévisions, Radio France e
della Société de l’audiovisuel extérieur de la France, per un mandato
di cinque anni. Trascorsi i primi quattro anni di mandato di tali autorità, il
CSA presenta un parere motivato sui risultati delle società che essi presiedono,
con riferimento al “progetto strategico delle società nazionali di programma”,
che viene trasmesso alle commissioni parlamentari competenti in materia di
servizi audiovisivi pubblici delle due Camere. Entro due mesi dall’inizio del
loro mandato i presidenti sopra richiamati presentano alle stesse commissioni,
e ai presidenti delle assemblee parlamentari, una “relazione di orientamento” (art. 47-4
della legge n. 86-1067).
Tra i vari compiti assolti
dal CSA si segnalano in particolare i seguenti:
a) garantire l’indipendenza e l’imparzialità
del settore pubblico della comunicazione audiovisiva;
b) favorire la libera concorrenza tra
editori e distributori di servizi radiotelevisivi;
c) vigilare sulla qualità e la diversità dei
programmi, sullo sviluppo dei servizi audiovisivi nazionali e sulla difesa
della lingua e della cultura francesi.
Il CSA concede inoltre le
autorizzazioni al servizio per le stazioni radio e le televisioni nazionali e
locali; gestisce e attribuisce le frequenze; vigila sul rispetto del pluralismo
politico e sindacale; assicura il rispetto della legge da parte di tutti gli
attori del settore, avendo anche un potere di sanzione.
Con specifico riferimento alla società France
Télévisions si evidenzia che il suo Consiglio di amministrazione comprende, oltre al presidente,
quattordici membri il cui mandato dura cinque anni. La composizione del CdA è
la seguente: 2 parlamentari, designati rispettivamente dalle commissioni
competenti in materia di cultura dell’Assemblea nazionale e del Senato; 5
rappresentanti dello Stato; 5 personalità indipendenti nominate dal Consiglio
superiore dell’audiovisivo, di cui una rappresentativa delle associazioni di
difesa dei consumatori; 2 rappresentanti del personale. Le nomine effettuate
devono rispettare la parità di genere (art. 47-1 della legge n. 86-1067).
3. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo
pubblico
Le forme di finanziamento delle televisioni pubbliche
sono riconducibili al canone televisivo
e agli introiti pubblicitari. Il canone
televisivo (contibution à l’audiovisuel)
è la risorsa principale dei diversi soggetti del sistema radiotelevisivo
pubblico. Oltre ad esso, il servizio pubblico riceve dei contributi iscritti
nel bilancio generale dello Stato, a titolo di rimborso per le esenzioni dal
pagamento del canone per alcune fasce sociali.
Il canone è dovuto annualmente
da tutti i detentori di televisori o
altri dispositivi che permettano la ricezione di trasmissioni televisive ad uso
privato. La disciplina di tale tassa è contenuta nel Code
général des impôts. L’art.
1605 di tale codice specifica inoltre che tale tassa è dovuta da tutte le
persone fisiche soggette ad una specifica tassa sulla casa (taxe
d’habitation). Si presuppone, infatti, che qualsiasi persona tenuta a
pagare l’imposta sull’abitazione debba anche pagare il canone televisivo, a
meno che non abbia dichiarato di non possedere un apparecchio atto a ricevere
le trasmissioni televisive. L’importo di base del contributo è di € 131
annui per le persone residenti nel territorio della Francia continentale e
di € 84 annui per le persone
residenti nei territori d’Oltremare. Questo importo è indicizzato ogni anno
sulla base dell’indice dei prezzi al consumo, ad eccezione del tabacco,
stabilito ogni anno nella legge finanziaria. Per l’anno 2015 il canone televisivo annuale ha subito un incremento di
cinque euro per i residenti nel territorio della Francia continentale, salendo
pertanto a 136 euro, mentre resta di
84 euro per i residenti nei territori d’Oltremare. L’art.
1605 bis del Codice sopra
richiamato specifica quali persone hanno diritto ad uno sgravio fiscale sul
pagamento del canone televisivo e quali persone ne siano totalmente esonerate.
In particolare, hanno diritto
all’esonero dal canone, oltre a quanti non debbono pagare la taxe d’habitation, coloro che non
possiedono un reddito imponibile e coloro che erano stati esonerati dal
pagamento del canone entro il 31 dicembre 2004. Questi ultimi per godere di
tale beneficio devono trovarsi in una delle seguenti condizioni: aver compiuto
76 anni al 1° gennaio 2015; avere un handicap o avere a carico una persona con
handicap; non essere soggetto ad una specifica imposta patrimoniale dovuta (impôt
de solidarité sur la fortune). La persona con oltre 75 anni per godere
dell’esonero deve inoltre dimostrare di non aver avuto un reddito imponibile
nel 2014; la persona con handicap o che ha carico una persona con handicap deve
dimostrare di avere avuto nel 2014 un reddito imponibile inferiore a
determinati limiti. Il pagamento del canone televisivo è contestuale a quello
della tassa sull’abitazione.
La disciplina delle attività pubblicitarie è contenuta
nella legge del 1986 e in alcuni decreti di applicazione. In particolare, l’art.
14 della legge conferisce al CSA
il controllo sull’oggetto, il contenuto e le modalità di programmazione delle
trasmissioni pubblicitarie diffuse dalle televisioni nazionali e dai titolari
delle autorizzazioni per i servizi di comunicazione audiovisiva. L’articolo
specifica che sono proibite le trasmissioni pubblicitarie a carattere politico.
Il Decreto
n. 92-280 del 27 marzo 1992, più volte modificato, contiene inoltre
i principi generali sugli obblighi degli editori in materia di pubblicità,
sponsorizzazioni e televendite. Tra le disposizioni principali, è previsto che
la pubblicità deve essere rispettosa della dignità della persona umana (art. 3),
deve essere esente da ogni discriminazione di razza, sesso, nazionalità, età,
orientamento sessuale e priva di scene di violenza e di incitamento a
comportamenti nocivi per la salute, la sicurezza delle persone e dei beni o per
la protezione dell’ambiente (art. 4); non deve contenere elementi di natura
tale da offendere convinzioni religiose, filosofiche e politiche degli
spettatori (art. 5).
La pubblicità deve essere
concepita nel rispetto degli interessi dei consumatori (art. 6). Essa non deve recare
un danno morale o fisico ai minori (art. 7). È inoltre vietata la pubblicità
occulta e non sono permessi i messaggi subliminali all’interno degli spot
pubblicitari (artt. 9 e 10).
Tali previsioni sono
comuni alle televisioni pubbliche ed a quelle private.
1. Il sistema radiotelevisivo pubblico
Il sistema radiotelevisivo
tedesco, sia pubblico sia privato, trova il fondamento della sua disciplina a
livello costituzionale nell’art. 5 della Legge fondamentale (Grundgesetz), che stabilisce la libertà
di espressione, la libertà di trasmissione e la non interferenza dello Stato
sulla materia radiotelevisiva come pilastri della democrazia tedesca dopo il
1949.
La libertà di emittenza
radiotelevisiva rileva sul piano giuridico sotto due aspetti: da un lato la Legge
fondamentale esclude ogni influenza dello Stato sul contenuto dei programmi, mediante
la previsione di forme di difesa contro l’interferenza statale, dall’altro la
Corte costituzionale federale attribuisce allo Stato il compito di adottare
disposizioni “in positivo” a garanzia della pluralità di espressioni attraverso
le trasmissioni radiotelevisive. L’intervento del Governo federale riguarda
l’assegnazione delle frequenze, il controllo sul loro utilizzo, la costruzione
delle infrastrutture e il controllo sulla gestione degli impianti.
Il sistema radiotelevisivo
tedesco è caratterizzato da un’ampia valorizzazione del ruolo delle autonomie
locali, chiamate a soddisfare anche le esigenze unitarie. La struttura federale
della Germania attribuisce ai Länder la competenza esclusiva per la
cultura e la radiotelevisione. Il federalismo dei media è strumentale alle
esigenze di differenziazione e, dunque, alla garanzia delle identità locali e
regionali. Se i Länder hanno la
competenza nel sistema televisivo, lo Stato Federale regola l’utilizzo delle
frequenze e si occupa della costruzione delle infrastrutture. Si tratta di un
sistema che mira alla pluralità dell’informazione e della rappresentazione di
tutte le opinioni della società, comprese quelle delle minoranze.
Il coordinamento delle
legislazioni regionali è costituito da appositi accordi (Staatsverträge) stipulati fra il
Bund e i Länder, nell’ambito dei
quali sono stati definiti principi e regole uniformi per alcuni aspetti della
disciplina del settore[1].
Gli Accordi interstatali
riguardano principalmente: 1) la distribuzione nazionale del servizio pubblico
e privato di emittenza televisiva; 2) la rete del servizio pubblico regionale
delle emittenti televisive, ARD[2];
3) il servizio pubblico nazionale di emittenza televisiva, ZDF[3];
4) il servizio pubblico nazionale di emittenza radiofonica, DeutschlandRadio[4]; 5) il
finanziamento delle due emittenti pubbliche, ARD e ZDF[5]; 6) la
procedura che determina le esigenze finanziarie del servizio di
radiotelevisione pubblica e l’ammontare dei
diritti per la licenza di trasmissione[6].
Ognuno dei 16 Länder ha adottato una legge regionale
sulla radioemittenza. Le leggi regionali (Mediengesetz,
Landesmediengesetz o Landesrundfunkgesetz) regolano il sistema
radiotelevisivo locale sia pubblico sia privato[7] e
contengono la disciplina di dettaglio sui vari aspetti dell’emittenza
radiotelevisiva locale quali: l’organizzazione dei programmi; la pubblicità; le
sponsorizzazioni e le televendite; le modalità di autorizzazione alle emittenti
e il relativo procedimento; il pluralismo delle opinioni (Vielfalt) e gli standard giornalistici; i vari tipi di obblighi
imposti alle emittenti nella predisposizione dei programmi; la vigilanza ed i
controlli, in particolare sulle emittenti private; la tutela dei dati
personali. Le leggi dei Länder sono
state riformate in gran parte negli anni ’80 con l’avvento della
liberalizzazione del settore e alcune di esse sono state oggetto dell’esame della
Corte costituzionale federale dando luogo, per i principi scaturiti dalle
relative sentenze, alle più importanti “decisioni TV” della Corte
costituzionale.
La legislazione regionale
del settore radiotelevisivo, nel suo complesso, presenta attualmente elementi
di omogeneità per quanto concerne la filosofia generale di base, gli standard ed
i principi organizzativi, mentre si registrano differenze più evidenti nel
settore privato (ad esempio, alcuni Länder
permettono un numero più grande di stazioni radio locali, mentre altri Länder ammettono sistemi con un numero
più piccolo di canali regionali).
Il servizio pubblico
radiotelevisivo in Germania si ispira all’originale formula di Reith coniata
per definire i compiti della BBC inglese: “informare, istruire, intrattenere”. Secondo
l’art. 11 dell’Accordo interstatale sulla radiotelevisione, i principali
compiti del servizio pubblico radiotelevisivo sono:
·
produrre
e distribuire programmi che contribuiscano al pubblico dibattito, nonché fornire
una chiara informazione globale sugli sviluppi delle attualità regionali,
nazionali, europee e internazionali (art. 11, comma 1);
·
contribuire
al processo di integrazione europea a livello federale, nazionale e regionale
(art. 11, comma 2).
Il servizio pubblico
radiotelevisivo non soltanto mette a disposizione un forum per lo scambio delle opinioni e dei differenti interessi
presenti nella società, ma fornisce un proprio contributo originale alla
cultura e al processo democratico.
La principale rete di
emittenti pubbliche attualmente presente in Germania è la rete ARD (Arbeitsgemeinschaft der
öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten
Deutschlands - Consorzio
delle emittenti radiotelevisive pubbliche della Germania), gruppo nato nel 1950 che riunisce: nove canali televisivi regionali[8];
la Deutsche
Welle, l’emittente internazionale finanziata dal Governo con sede a
Bonn ed a Berlino; DeutschlandRadio, con due canali radiofonici (con sede a
Colonia e Berlino). Il più importante canale televisivo della ARD è Das
Erste;
Alle suddette emittenti si
aggiunge ZDF, risalente al 1963, che rappresenta il secondo canale televisivo pubblico della Germania, con sede a
Magonza.
Le regioni, attraverso i
loro enti radiotelevisivi, organizzano dunque i due canali televisivi nazionali
(Das Erste-ARD e ZDF) e una serie di
canali televisivi a copertura regionale.
Con l’avvento della
televisione via cavo e via satellite il servizio pubblico televisivo tedesco si
è arricchito di altri canali che sono andati ad aggiungersi a quelli storici
ARD/Das Erste, ZDF e i canali televisivi regionali (che spesso producono e
distribuiscono programmi tra più Länder
e trasmettono programmi regionali caratterizzati da un profilo culturale o
didattico, anche se negli ultimi tempi hanno sviluppato canali di interesse
generale distribuiti, via satellite, a livello nazionale):
·
PHOENIX,
un canale dedicato a documentari, informazioni ed eventi;
·
ARTE,
un canale bilingue (francese e inglese) dedicato alla cultura;
·
3SAT,
un canale satellitare, dedicato alla cultura, con programmi prodotti grazie a joint ventures tra enti televisivi di
lingua tedesca, quali ARD, ZDF, ORF (Austria) e SRG (Svizzera);
·
KiKA
(Der Kinderkanal), canale dedicato ai
bambini.
2. La
governance della radiotelevisione
pubblica
Per quanto riguarda la governance, il controllo e la
responsabilità del sistema pubblico, i governi dei Länder, analogamente al modello inglese, hanno adottato un sistema
di “controllo interno”. I governi regionali detengono un “potere di ultima
istanza” sugli organismi radiotelevisivi, che viene esercitato soltanto in casi
estremi di “cattiva gestione” o di gravi violazioni di legge.
Per ogni emittente
pubblico sono previste tre autorità responsabili
per la gestione e supervisione dell’organismo: il Direttore Generale, il
Consiglio televisivo e il Consiglio d’amministrazione.
Il Direttore generale è responsabile per i programmi e per tutte le
questioni amministrative ed ha il compito di rappresentare l’emittente
all’esterno. È nominato dal Consiglio televisivo con un mandato di quattro anni
e nomina, a sua volta, uno staff.
Il Consiglio per l’emittenza radiotelevisiva (Rundfunkrat, o Fernsehrat a
ZDF) rappresenta gli interessi del pubblico in seno agli Enti televisivi ed
assicura che i programmi rispettino le esigenze previste dalla legge, adottando
orientamenti sulla programmazione. Il Consiglio è un organismo di composizione
diversa - fino a 77 membri nel caso di ZDF - e rappresenta i più importanti
gruppi sociali (ad es. i parlamenti regionali, gli apparati delle grandi
“chiese”, lavoratori e sindacati, università, organizzazioni culturali,
sportive o organizzazioni per anziani, donne e stranieri)[9].
Il Consiglio d’Amministrazione (Verwaltungrat)
è un organismo più piccolo – da sette a nove membri – con compiti consultivi
nei confronti del Direttore generale, soprattutto su questioni finanziarie o
attinenti il personale. I suoi membri sono scelti, di norma, dal Consiglio per
l’emittenza radiotelevisiva, ma non provengono dallo stesso Consiglio.
L’unica autorità federale cui sono
affidati compiti di mera gestione tecnica del settore, è rappresentata dal
Ministro federale delle Poste e Telecomunicazioni, che dispone unicamente la
pianificazione delle frequenze e la costruzione di stazioni intermittenti, ma
non può decidere sull’ammissione dei soggetti all’esercizio della
radiodiffusione, prerogativa quest’ultima dei singoli Länder.
3. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo
pubblico
Il finanziamento del
servizio pubblico radiotelevisivo poggia su due pilastri (duale Finanzierung): il canone televisivo (Rundfunkbeitrag) e i proventi derivanti dalla pubblicità (Werbeeinnahmen).
I principi fondamentali
del sistema di finanziamento della televisione pubblica in Germania sono stati
sviluppati dalla Corte costituzionale federale che, nella sentenza
del 22 febbraio 1994, ha approvato il finanziamento misto, considerandolo
uno degli elementi di indipendenza della tv pubblica da pressioni economiche e
politiche.
I canali pubblici ARD e
ZDF costano € 215,76 annui ad abitazione, pari a un contributo mensile di € 17,98[10].
Con il canone televisivo si finanziano sia le emittenze televisive, sia gli
organi amministrativi. Il finanziamento complessivo annuale ammonta a circa 9,1
miliardi di euro, di cui 6,3 sono destinati alle emittenze della ARD.
La pubblicità nella
televisione pubblica è soggetta a determinate restrizioni quali l’orario di
trasmissione e la durata delle interruzioni pubblicitarie (Accordo interstatale,
§ 16). I canali Das Erste/ARD e ZDF possono trasmettere pubblicità, ma unicamente
nei giorni feriali, in una specifica fascia oraria (tra le 17 e le 20) e per un
massimo di 20 minuti al giorno.
Regno Unito
1. Il sistema radiotelevisivo pubblico
Il servizio pubblico
radiotelevisivo nel Regno Unito deriva i propri lineamenti fondamentali da due
fonti principali: lo statuto (Royal Charter) che disciplina la
costituzione e l’assetto della società concessionaria (British Broadcasting Company – BBC) e il contratto di servizio (Agreement)
che ne indirizza l’operato. La stabilità e l’efficacia di questo quadro
regolamentare di matrice convenzionale sono generalmente considerate tra le
ragioni del prestigio acquisito nel tempo dalla BBC,
nata nel 1922 e nel 1926 eretta in corporation
con un Royal Charter di validità
temporanea, ma da quel momento rinnovato a ciascuna scadenza senza soluzione di
continuità.
Il Royal
Charter vigente correla l’affermata natura pubblica della BBC
alla funzionalizzazione della sua attività verso determinate finalità pubbliche (public purposes). Esse sono individuate:
(a) nel sostegno
assicurato nei confronti della cittadinanza e della società civile; (b) nella promozione dell’istruzione e
dell’apprendimento; (c) nello stimolo
alla creatività e all’eccellenza culturale; (d) nella rappresentatività del servizio pubblico relativamente
all’intero Paese e alle sue singole nazioni, regioni e comunità; (e) nella diffusione dell’immagine del
Regno Unito nel mondo, e nella sua apertura verso il mondo; (f) nella promozione dei nuovi servizi di
comunicazione presso il pubblico, con particolare riguardo alla transizione alle
tecnologie digitali.
Tali finalità statutarie sono perseguite dalla BBC, in autonomia e in
posizione di indipendenza (riconosciuta dall’art. 6 del Royal Charter), attraverso la programmazione radiotelevisiva, il
ricorso a ogni nuovo mezzo di comunicazione e, direttamente o indirettamente,
ponendo in essere attività correlate e accessorie; queste ultime, tuttavia,
devono conservare carattere subordinato o proporzionato senza distogliere la
società dal perseguimento dei suoi scopi primari.
La concreta individuazione dei fini e dei modi
del servizio pubblico radiotelevisivo è materia delle previsioni dell’Agreement. Nella versione vigente
del contratto di servizio, i public purposes enunciati nel Royal Charter sono declinati in
relazione a più dettagliati ambiti operativi. Ad esempio, in ordine alla prima
finalità - riferita alla cittadinanza - è perseguita la comprensione da parte
del pubblico del funzionamento del sistema politico nazionale; in relazione
alle finalità educative, è prevista la diffusione di contenuti anche
specialistici; per quel concerne lo stimolo alla creatività e l’eccellenza
culturale, l’accento è posto sull’adozione di una strategia per la
programmazione cinematografica e sulla copertura degli sport minori; quanto
alla rappresentatività delle regioni e comunità territoriali, è fatto
riferimento alla salvaguardia delle identità locali, promuovendo, nel contempo,
le esperienze condivise e avendo cura delle differenze religiose e delle
minoranze linguistiche; con riferimento alla dimensione internazionale, infine,
si persegue un adeguato livello di consapevolezza pubblica dei relativi temi.
Le prestazioni del
servizio pubblico sono determinate nell’Agreement
mediante l’enumerazione in dettaglio dei diversi servizi forniti dalla BBC. In particolare, la società emittente
effettua la propria programmazione avvalendosi di una serie di canali televisivi: (a) BBC One, canale generalista con edizioni
regionali per la Scozia, il Galles, l’Irlanda del Nord e parte
dell’Inghilterra; (b) BBC Two, a
vocazione generalista e con edizioni regionali, ma con programmazione in parte
dedicata ad approfondimenti di cronaca e a format
innovativi di intrattenimento; (c) BBC
Three, anche questo generalista, dedicato soprattutto ai giovani; (d) BBC Four, caratterizzato da contenuti di
più elevato livello culturale e offerto quale alternativa alla programmazione
degli altri canali; (e) CBeebies,
dedicato ai programmi educativi e di intrattenimento per l’infanzia; (f) CBBC Channel, con programmazione
destinata agli adolescenti; (g) BBC News
24, canale di informazione con notiziari, programmi di analisi e di
approfondimento, cronache internazionali, trasmesso nell’arco delle 24 ore; (h)
BBC Parliament, riservato alla
trasmissione in diretta dei dibattiti parlamentari e all’informazione politica;
(i) BBCi, canale interattivo
digitale, perlopiù dedicato all’assistenza per la fruizione degli altri
servizi.
I servizi radiofonici, d’altro canto, annoverano circa dieci canali
connotati da varia programmazione offerta a differenti categorie di fruitori:
dalle diffusioni musicali con palinsesti orientati secondo l’età e i gusti
degli ascoltatori alla trasmissione di notiziari, analisi e dibattiti; dalle
cronache sportive ai programmi teatrali e culturali; dalle trasmissioni
riservate ai cittadini di origine asiatica, in lingue inglese e in altre
lingue, alla programmazione in gaelico e in gallese, e a quella di ambito
regionale per la Scozia, il Galles, l’Irlanda del Nord e per la regione
inglese.
Comune denominatore dei servizi prestati
è la loro complessiva finalizzazione ai compiti propri del servizio pubblico,
per il cui svolgimento l’operatività della BBC deve, inoltre, costantemente
conformarsi a particolari criteri qualitativi (high quality; challenging;
original; innovative; engaging),
indicati dal Governo in un “Libro bianco” del 2006 (A
public service for all: the BBC in the digital age). Peraltro, lo
stesso novero dei public purposes è
suscettibile di ampliamenti o nuove articolazioni alla luce del prossimo
rinnovo del Royal Charter e del
contratto di servizio: a questo riguardo è stato espresso, in sede
parlamentare, l’orientamento a includervi espressamente la promozione
dell’industria nazionale della “creatività”, attraverso la formazione e
l’addestramento anche in sinergia con soggetti esterni.
2. La
governance della radiotelevisione
pubblica
Come
già anticipato, la disciplina dell’assetto e dell’operatività della BBC ha
fonte nel plesso normativo costituito dalle disposizioni statutarie, raccolte
nel Royal Charter, e dal
contratto di servizio (Agreement)
concluso tra la BBC e il Ministro competente per materia (Secretary for Culture, Media and Sport). I due documenti, tra loro
connessi, concorrono a individuare e a disciplinare le finalità istituzionali,
l’indipendenza editoriale, le fonti di finanziamento e i compiti di servizio
pubblico della società concessionaria. Peraltro, ulteriori elementi, utili a ricostruire la
fisionomia del servizio pubblico e le sue possibili linee di riforma alla luce
dell’evoluzione sociale e tecnologica, possono trarsi dalle valutazioni espresse
dal Governo e del Parlamento in alcuni documenti programmatici e di
consultazione diffusi in previsione dei periodici aggiornamenti della carta
statutaria e del contratto di servizio (nel 2005-2006 e, a distanza di un
decennio, nel 2015).
Il
Royal
Charter, stipulato per
la prima volta nel 1926, è infatti sottoposto a periodico aggiornamento a
cadenza pressoché decennale; la versione vigente, entrata in vigore il 1°
gennaio 2007, ha scadenza il 31 dicembre 2016 ed è frutto della nona
revisione in ordine di tempo.
Sebbene
la procedura di revisione non sia sottoposta a regole formali, il
modello consolidatosi in via di prassi prevede che le clausole del contratto di
servizio e le relative proposte di modifica siano materia di pubblico esame
secondo la formula della public
consultation, avviata con la pubblicazione di documenti programmatici (da
parte del Governo e della stessa BBC) e svolta, di norma, nel quadro di un
confronto aperto alla partecipazione di tutti i soggetti a vario titolo
interessati. La procedura, in effetti, è conforme a modalità diffuse e
ricorrenti nel Regno Unito relativamente all’elaborazione di policies governative e, più in generale,
di decisioni di rilevanza pubblica; la sua applicazione riferita alla
definizione di aspetti cruciali dell’assetto e del modus operandi della BBC, tuttavia, ha tuttavia acquisito specifico
risalto nel dibattito politico sul servizio pubblico radiotelevisivo. Ciò è
emerso in occasione del più recente rinnovo del Royal Charter e del correlato Agreement
(2006), caratterizzatosi per il rilievo assegnato al tema della “trasparenza”
dell’informazione quale principio intrinseco alla stessa natura pubblica
del servizio radiotelevisivo; in tale circostanza, in particolare, è stata
espressamente sostenuta, anche pro futuro,
la necessaria applicazione del criterio del public
scrutiny per ogni modifica dei caratteri di fondo del servizio pubblico
(articolato nelle forme del public value
test e del market impact assessment).
In
ragione della prerogativa regia implicata dall’incorporazione in Royal charter dello statuto della BBC,
la sua definitiva approvazione è formalmente riservata al Privy Council (com’è avvenuto, nel 2013, anche per il Charter for press regulation).
Diversamente,
il testo del contratto di servizio – oggetto di esame e di aggiornamento
contestualmente al Royal Charter -, è
presentato al Parlamento dal Ministro competente e, per convenzione, è oggetto
di esame e dibattito, conclusi con l’approvazione dell’Agreement da ciascuna Camera con propria risoluzione (approval motion). L’esperienza,
tuttavia, ha registrato variazioni rispetto al modello, poiché, ad esempio, nel
2006 presso i Lords non vi è stato dibattito sul nuovo agreement, e nel 2011 – in occasione della sua puntuale modifica
concernente il canone di abbonamento – non vi è stato dibattito né voto delle
Camere.
In
prospettiva del prossimo rinnovo del Royal
Charter (tema incluso tra i principali obiettivi posti all’esame del
nuovo Parlamento insediatosi dopo le elezioni del maggio 2015, e oggetto di un
ciclo di audizioni recentemente avviato presso la House
of Lords), un aspetto di rilievo è rappresentato dall’assetto interno della
BBC e dei suoi organi di direzione.
Nel
sistema attuale, al vertice della BBC è posto un organo collegiale, il Trust (introdotto nel 2006 in luogo
del precedente Board of Governors),
formato da dieci membri nominati dalla Corona (su proposta del Governo), tra
cui alcuni in rappresentanza delle quattro regioni del Paese; essi durano in
carica per cinque anni con mandato rinnovabile per una sola volta. Le
competenze del Trust, definito nella
carta statutaria della BBC come suo “organo sovrano” (sovereign body), includono, oltre alla determinazione del canone e
alla tutela generale degli interessi degli abbonati, la definizione delle
priorità strategiche e la vigilanza sul perseguimento delle finalità di
pubblico interesse della società concessionaria nonché sulla sua indipendenza.
Il rango attribuito al Trust
nell’assetto costitutivo della BBC è a fondamento del ruolo rappresentativo
ricoperto dal suo presidente, il quale è anche presidente della Corporation.
Il
Trust (così denominato nel senso
colloquiale del termine e non nella sua accezione tecnica, riferita a istituti
fiduciari tipici del sistema giuridico inglese) è in posizione autonoma
rispetto allo Executive Board,
preposto alla gestione e alle attività operative della società in conformità
agli indirizzi del Trust, che vigila
su di esso e ne nomina il presidente. Il Board
ha assetto collegiale a composizione mista, essendo costituito da membri con
poteri gestionali - tra cui il Direttore Generale - ed altri membri che ne sono
privi; questi ultimi ne entrano a far parte per cooptazione da parte dello
stesso Board, che provvede a
nominarli attraverso un’apposita commissione (nomination committee), salva l’approvazione del Trust.
L’assetto
interno della BBC contempla anche l’operatività di Audience Councils, comitati consultivi in dialogo con le
parti interessate (abbonati, enti locali, comunità culturali e linguistiche),
competenti per ciascuna delle quattro principali regioni del Paese e presieduti
dal membro del Trust designato per la
regione di riferimento.
L’organigramma
della BBC è articolato secondo i diversi livelli e ambiti di responsabilità: il
Director General, membro dell’Executive Board (di cui può assumere la
presidenza) è la figura apicale a rilevanza esterna (in qualità di chief executive officer e di direttore
editoriale); il personale è selezionato e assunto, nei diversi ruoli professionali,
dall’Executive Board, ad eccezione di
quello della Trust Unit, al cui
reclutamento e alla cui amministrazione provvede separatamente lo stesso Trust.
Le
diverse sfere operative sono interessate dall’applicazione di specifici protocolli
attuativi delle
disposizioni statutarie e del contratto di servizio, regolarmente aggiornati in
relazione a diversi profili (ad esempio, l’effettività dei public purposes; i criteri di gestione finanziaria; gli standard editoriali;
le modalità operative dello stesso Trust;
la sua rappresentatività degli interessi degli abbonati; gli obblighi di
trasparenza).
Va infine segnalato, per
completezza, il ruolo assolto dall’autorità
indipendente per le comunicazioni – Ofcom – per la garanzia
dell’accuratezza e dell’imparzialità dell’informazione, oggetto di appositi
codici di condotta (broadcasting
codes) la cui violazione può dare luogo a sanzioni pecuniarie o ad
obblighi di rettifica nei confronti delle emittenti radiotelevisive. In
relazione ai profili della tutela dell’assetto concorrenziale del mercato,
inoltre, Ofcom vigila, nell’esercizio delle sue generali competenze, sul
rispetto degli obblighi in capo alla BBC relativamente alle quote indipendenti
di produzione e sulla gestione dei suoi servizi di tipo commerciale, per la cui
produzione la BBC non può utilizzare i finanziamenti di fonte pubblica.
Il
sistema di governance imperniato sul BBC Trust ha, tuttavia, suscitato critiche
in ragione del duplice ruolo ricoperto da questo organismo, di guida generale e
di regolazione allo stesso tempo. Al riguardo sono state avanzate (nel
2005-2006) diverse ipotesi riformatrici: alcuni osservatori hanno prefigurato
l’attribuzione dei compiti di regolazione e controllo sulla BBC alla già
menzionata autorità indipendente di settore, Ofcom, già competente per il
settore della televisione privata; una diversa opinione (espressa a suo tempo
dalla commissione parlamentare competente della House of Commons), raccomanda la sostituzione del Trust con un BBC Board, con a capo un presidente privo di poteri esecutivi, e
l’istituzione di una distinta Public
Service Broadcasting Commission investita di compiti autonomi di controllo
sull’operato della BBC, sul suo piano strategico e sui criteri di
determinazione del suo fabbisogno finanziario. Infine, un’opinione finora
minoritaria ha sostenuto la proposta di una “mutualisation” della BBC, da perseguire attraverso l’attribuzione
di titoli di partecipazione e di diritti di voto a tutti gli abbonati.
Ulteriore questione, già posta in precedenza, è quella dell’opportunità
di conferire base normativa allo statuto della BBC, disciplinandone la
struttura e i compiti con disposizioni di legge introdotte a garanzia delle
finalità di interesse generale proprie del servizio pubblico radiotelevisivo.
Tale orientamento, espresso dal Culture
Media and Sports Committee della Camera dei Comuni nel 2004 (nella
relazione nota con il titolo A
Public BBC), incontrava tuttavia il diverso avviso del Governo, che
nell’adozione di un quadro legislativo per la BBC individuava, al contrario,
il rischio di una maggiore esposizione e vulnerabilità della società del
servizio pubblico a possibili ingerenze governative (Government
response to the Culture, Media and Sport Committee report on a public BBC,
2005). Buona parte dei temi appena richiamati si sono riproposti
all’attenzione in prospettiva dell’imminente rinnovo della carta statutaria e
del contratto di servizio (in scadenza nel 2017). In particolare, il Culture,
Media and Sport Committee della
Camera dei Comuni, ad esito di un’inchiesta avviata nel 2013, è
recentemente tornato a prospettare (nella relazione finale del 26 febbraio 2015, dal titolo Future of the BBC)
una riforma della governance
della BBC, superando l’esperienza imperniata sul Trust e prevedendo, nel segno di una maggiore garanzia circa
l’impiego efficiente delle risorse pubbliche, il controllo del National Audit
Office sui bilanci della società. La stessa commissione, peraltro, ha rivendicato
il proprio ruolo nell’assetto generale del sistema radiotelevisivo, specie
con riferimento alla valutazione qualitativa del servizio pubblico e della
rispondenza alle sue finalità istituzionali (public value test), i cui risultati hanno riflesso nelle
raccomandazioni che essa formula all’indirizzo del Governo circa le risorse finanziarie da assegnare alla
società (erogate, nel periodo finanziario 2013/2014, nella misura di circa
3,72 miliardi di sterline raccolti attraverso il canone di abbonamento). |
3. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo
pubblico
Nel Regno Unito, gli abbonati al servizio
pubblico radiotelevisivo versano un canone
(licence fee), introdotto sin dal
1904 per le trasmissioni radiofoniche e nel 1946 per quelle televisive.
L’attuale è importo è di £ 145,50
annue, determinato nel 2011 in applicazione di una modifica al contratto di
servizio (Amending
Agreement) concordata tra l’autorità ministeriale e il BBC Trust (con modalità negoziali che
non hanno mancato di attirarsi critiche parlamentari in quanto ritenute
suscettibili di indebolire l’indipendenza della BBC e di ledere gli interessi
degli abbonati).
Negli ultimi anni, il dibattito animatosi
sul ricorso a soluzioni alternative al canone (tuttora fonte primaria di
finanziamento) non è approdato a risultati univoci, specie con riferimento a
soluzioni altrettanto adeguate a garantire i caratteri di indipendenza e di
universalità di accesso del servizio pubblico. Il cambiamento tecnologico e
sociale potrebbe, tuttavia, fornire spunti per aggiornate valutazioni da
compiere in occasione del prossimo rinnovo del Royal Charter; ciò, con particolare riferimento all’assimilazione
del canone a una household levy
(ossia un prelievo riferito alle abitazioni a titolo di imposta generale per il
finanziamento del servizio pubblico), e alla difficoltà della sua riscossione
in relazione all’uso di nuovi dispositivi tecnologici per la fruizione dei
programmi trasmessi dal servizio pubblico.
Su tali profili, l’orientamento delineatosi
in sede parlamentare (espresso nella relazione già menzionata del Culture, Media and Sport Committee della Camera dei Comuni, Future of the BBC) propende a riconoscere la perdurante adeguatezza
del sistema di finanziamento fondato sul canone, pur prefigurando modalità di
riscossione meno onerose (attualmente incidenti per 102 milioni di sterline) e,
soprattutto, idonee a scoraggiare il fenomeno dell’evasione (diffuso nella misura stimata del 5,5% degli utenti) a
fronte di una depenalizzazione delle sanzioni previste, considerate ormai
anacronistiche e non proporzionate allo scopo.
A tal fine, la soluzione ritenuta
preferibile dalla commissione parlamentare, salvo ulteriori approfondimenti, è
quella della riscossione fondata sulla household levy, eventualmente
modulata in combinazione con formule personalizzate di abbonamento ai servizi
prestati dalla BBC (si stima, in questo caso, di poter effettuare il prelievo
del canone nei confronti di circa 500.000 abitazioni, in cui risiedono utenti i
quali dichiarano di non possedere apparecchi televisivi oppure fruiscono dei
relativi servizi attraverso piattaforme di programmazione a pagamento). Tale
innovazione, assieme all’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate,
comporterebbe un ripensamento del tradizionale carattere di universalità del servizio
pubblico radiotelevisivo, i cui contenuti sarebbero forniti su base selettiva (conditional access).
Un ulteriore aspetto, già emerso in
occasione dei dibattiti sul Charter
renewal del 2006 e prossimo a riproporsi in vista del prossimo rinnovo, è
quello della possibile destinazione di una quota del finanziamento proveniente
dalla riscossione del canone (cosiddetto top
slicing) ad altre società emittenti radiotelevisive, a fronte
dell’assunzione da parte loro di compiti di servizio pubblico; l’ipotesi è
stata a suo tempo respinta dalla commissione parlamentare competente della House of Commons.
In ordine a questi profili, è lecito
attendersi dal dibattito in corso ulteriori spunti di riflessione, specie con
riguardo alle annunciate iniziative delle commissioni parlamentari competenti.
Spagna
1. Il sistema radiotelevisivo pubblico
In Spagna la Costituzione del 1978 contiene
un riferimento esplicito al settore radiotelevisivo laddove afferma che è competenza
esclusiva dello Stato dettare le norme fondamentali in materia di stampa, radio, televisione e in genere di tutti
i mezzi di comunicazione di massa,
fermi restando i poteri in tema di attuazione ed esecuzione delle suddette
norme che spettano alle Comunità autonome (art. 149.1.27).
Particolarmente rilevante è quanto disposto
all’art. 20 della Costituzione, all’interno del capitolo II “Diritti e
libertà”, in cui si riconosce e garantisce il diritto ad esprimere e diffondere liberamente il pensiero, le idee
e le opinioni mediante la parola, lo scritto o qualunque altro mezzo di
riproduzione (comma 1, lett. a) ed a comunicare o ricevere liberamente
informazioni con qualunque mezzo di diffusione (comma 1, lett. d). È poi fatto
rinvio al legislatore per l’organizzazione e il controllo da parte del Parlamento dei mezzi di comunicazione di
massa dipendenti dallo Stato o da qualunque ente pubblico e per garantirne
l’accesso ai gruppi sociali e politici più rappresentativi (comma 3).
Viene quindi sancita la libertà di
informare, informarsi ed essere informati senza censure di tipo preventivo,
affermando così un principio pluralistico e democratico, che ha costituito la
base per la legislazione successiva.
A tale principio si è ispirato l’ampio processo di riforma del sistema
radiotelevisivo approvato nel 2006. La Ley 17/2006, de 5 de junio, de la radio y la televisión de titularidad estatal ha
modificato in maniera sostanziale l’assetto del sistema televisivo pubblico statale disciplinato dalla Ley 4/1980, de 10 de enero, de Estatuto de
la Radio y la Televisión[11].
Gli obiettivi della riforma sono stati: il miglioramento della qualità dei
contenuti televisivi, l’adeguamento della regolamentazione ai nuovi standard
tecnologici e ai nuovi assetti di mercato e infine l’individuazione di un
meccanismo di finanziamento stabile, al fine di evitare il ricorso
all’indebitamento per ripianare il deficit corrente.
La legge del 2006 ha conservato la natura
pubblica della radio e della televisione statali. L’art. 2 della legge
qualifica il servizio pubblico di radio
e televisione di titolarità dello Stato (servicio público de radio y televisión de titularidad del Estado)
come un servizio pubblico essenziale
per la comunità e la coesione delle società democratiche che ha per oggetto la
produzione, edizione e diffusione di un insieme di canali di radio e
televisione con programmazioni diverse ed equilibrate per ogni tipo di
pubblico, coprendo tutti i generi e destinate a: soddisfare necessità di
informazione, cultura, istruzione e intrattenimento della società spagnola;
diffondere le identità e diversità culturali; promuovere la società
dell’informazione; promuovere il pluralismo, la partecipazione e gli altri
valori costituzionali, garantendo l’accesso dei gruppi sociali e politici
significativi. La funzione di servizio pubblico comprende la produzione di
contenuti e l’edizione e diffusione di canali generalisti e tematici, in chiaro
o codificati, in ambito nazionale e internazionale, così come l’offerta di
servizi connessi o interattivi, orientati ai fini menzionati. I servizi di
diffusione di radio e televisione hanno per obiettivo il raggiungimento di una
copertura universale, da intendere come la maggior copertura possibile
all’interno del territorio nazionale.
Nel 2010 è stata poi approvata la Ley 7/2010, de 31 de marzo,
General de la Comunicación Audiovisual, che ha stabilito una legislazione di base
del settore della comunicazione audiovisiva
sia pubblica sia privata. Tale disciplina si applica ai “servizi di
comunicazione audiovisiva” (servicios de
comunicación audiovisual), in cui sono inclusi, ai sensi dell’art. 2 della
legge, i servizi audiovisivi televisivi, televisivi a richiesta, televisivi
mobili, radiofonici, radiofonici a richiesta, radiofonici mobili.
Il titolo II (artt. 4-21) contiene la
normativa di base per la comunicazione audiovisiva ed è diviso in due capitoli.
Il capitolo I (artt. 4-9), in particolare,
concerne i diritti del pubblico. L’art. 5 sancisce il diritto alla diversità
linguistica e culturale: in tale ambito si prescrive ai fornitori del servizio
televisivo con copertura nazionale o regionale l’obbligo di dedicare il 51%
delle trasmissioni annuali ad opere europee, escludendo dal computo il tempo
dedicato ad informazioni, manifestazioni sportive, giochi, pubblicità, servizi
di teletext e televendita. A sua volta, la metà di questa percentuale deve
essere riservata a produzioni europee in una delle lingue ufficiali della
Spagna. È inoltre fatto carico ai fornitori del servizio televisivo con
copertura statale o di una Comunità autonoma di finanziare in anticipo la
produzione europea di film, film tv e serie televisive, documentari e film e
serie di animazione, mediante l’utilizzo del 5% delle entrate (6% per i
fornitori pubblici) nella produzione diretta oppure nell’acquisto dei diritti
di sfruttamento di tali opere. L’art. 7 è relativo ai diritti del minore, la
cui immagine o voce non possono essere utilizzate senza il relativo consenso;
l’art. 8 sancisce i diritti delle persone disabili, i soggetti con problemi
visivi o auditivi hanno diritto ad un’accessibilità universale alla
comunicazione audiovisiva, in particolare per gli audiolesi è previsto il
diritto alla sottotitolazione del 75% dei programmi e a due ore settimanali di
programmi tradotti nella lingua dei segni.
L’art. 22 configura i servizi di
comunicazione audiovisiva come servizi
di interesse generale che sono prestati nell’esercizio del diritto alla libera
espressione delle idee, del diritto a comunicare e ricevere informazioni, del
diritto alla partecipazione alla vita politica e sociale e del diritto alla
libertà d’impresa, nonché all’interno della promozione dell’uguaglianza, della
pluralità e dei valori democratici.
Il titolo IV (artt. 40-43) concerne i
prestatori pubblici del servizio di comunicazione audiovisiva. L’art. 40
definisce il servizio pubblico di
comunicazione audiovisiva come un servizio essenziale di interesse
economico generale che ha come missione di diffondere contenuti che promuovano
i principi e i valori costituzionali, contribuire alla formazione di
un’opinione pubblica plurale, far conoscere la diversità linguistica e
culturale della Spagna e diffondere la conoscenza e le arti, con particolare
attenzione alla cultura audiovisiva.
Il sistema
televisivo pubblico spagnolo comprende i seguenti canali nazionali sul digitale terrestre[12]:
· “La 1”,
primo canale della televisione con una programmazione generalista;
· “La 2”,
secondo canale della televisione con una programmazione rivolta soprattutto
agli spazi culturali e al servizio pubblico;
· “Clan”,
canale tematico con una programmazione rivolta all’infanzia;
· “24 horas”,
canale tematico che trasmette programmi di informazione;
· “Teledeporte”,
canale tematico dedicato allo sport;
· “La 1 HD”,
versione in alta definizione de “La 1”;
·
“Teledeporte HD”, versione in alta
definizione de “Teledeporte”.
2.
La governance
della radiotelevisione pubblica
La gestione del servizio pubblico
radiotelevisivo è attribuito alla società Corporación de Radio y Televisión Española
(RTVE). Dal punto di vista degli assetti
societari RTVE è una società per azioni, a capitale interamente statale, che
opera in regime di diritto privato con particolari margini di autonomia[13]. A
RTVE fanno capo due società controllate incaricate dell’effettiva erogazione
del servizio pubblico: la Sociedad
Mercantil Estatal Televisión Española
per i servizi televisivi e la Sociedad
Mercantil Estatal Radio Nacional de
España per i servizi radiofonici[14]. Nell’esercizio della sua
funzione di servizio pubblico, ai
sensi dell’art. 3 della legge del 2006, RTVE deve:
a)
promuovere la
conoscenza e la diffusione dei principi costituzionali e dei valori civici;
b)
garantire
informazione obiettiva, vera e plurale, che deve adeguarsi al criterio di
indipendenza professionale e al pluralismo politico, sociale e ideologico
presente nella società, così come al principio di distinguere e separare, in
maniera percettibile, l’informazione dall’opinione;
c)
facilitare il
dibattito democratico e la libera espressione di opinioni;
d)
promuovere la
partecipazione democratica mediante l’esercizio del diritto di accesso;
e)
promuovere la
coesione territoriale, la pluralità e la diversità linguistica e culturale
della Spagna;
f)
promuovere lo
scambio di informazione e conoscenza reciproca tra i cittadini degli Stati
dell’Unione europea come spazio comune di convivenza;
g)
trasmettere e
diffondere canali radiofonici e televisivi di copertura internazionale che
contribuiscano alla proiezione verso l’esterno delle lingue e culture spagnole
e alla necessaria attenzione ai cittadini spagnoli che si trovano all’estero;
h)
offrire accesso ai
distinti generi di programmazione e agli eventi istituzionali, sociali,
culturali e sportivi, rivolti a tutti i settori di audience, prestando attenzione ai temi di speciale interesse
pubblico;
i)
promuovere la
diffusione e la conoscenza delle produzioni culturali spagnole, in particolare
di quelle audiovisive;
j)
sostenere
l’integrazione sociale delle minoranze e soddisfare i gruppi sociali con
necessità specifiche;
k)
promuovere la
protezione e la salvaguardia dell’uguaglianza tra uomo e donna, evitando ogni
tipo di discriminazione;
l)
promuovere la conoscenza
delle arti, della scienza, della storia e della cultura;
m) diffondere la conoscenza dei diritti dei
consumatori e degli utenti, così come prevedere procedimenti che garantiscano
il diritto di replica;
n)
sostenere la
produzione di contenuti audiovisivi europei e in lingue originarie spagnole e
promuovere la creazione digitale e multimedia, come contributo allo sviluppo
delle industrie culturali spagnole ed europee;
o)
vigilare sulla
conservazione degli archivi storici audiovisivi;
p)
avere come
obiettivo l’audience più ampia,
assicurando la massima continuità e copertura geografica e sociale, con
l’impegno di offrire qualità, diversità, innovazione ed esigenza etica;
q)
promuovere i valori
della pace;
r)
la promozione della
conoscenza, della salvaguardia e del rispetto dei valori ecologici e di
protezione dell’ambiente;
s)
preservare i
diritti dei minori.
L’amministrazione e la gestione di RTVE
sono affidate a un Consiglio di
amministrazione (Consejo de
Administración), attualmente composto da nove membri (dodici fino al 2012) scelti fra personalità con
adeguata esperienza professionale (e comunque garantendo la parità di genere) ed
eletti dal Parlamento (cinque dal Congreso
de los Diputados - otto fino al 2012 - e quattro dal Senado). Il mandato è di sei anni e non è rinnovabile. Il Consiglio
di amministrazione nomina Presidente
il consigliere designato dal Congreso
a maggioranza dei due terzi dell’Assemblea nella prima seduta, oppure con la
maggioranza assoluta nelle successive[15].
Il Consiglio di amministrazione è responsabile
del raggiungimento degli obiettivi generali fissati, del raggiungimento dei
principi di programmazione e della buona amministrazione e governo dell’ente
RTVE. Tra le sue competenze rientrano:
a)
la rappresentanza e
l’amministrazione di RTVE e la direzione strategica del suo gruppo
imprenditoriale;
b)
la nomina e la revoca
del gruppo direttivo di primo livello di RTVE e autorizzazione alla nomina
dello stesso nelle società filiali, su proposta del Presidente di RTVE;
c)
l’approvazione dell’organizzazione
di base di RTVE e delle sue modifiche;
d)
la supervisione del
lavoro della direzione di RTVE e delle sue filiali;
e)
il rispetto degli
accordi e delle risoluzioni dell’autorità audiovisiva;
f)
l’approvazione delle
direttive di base in materia di personale.
Per lo svolgimento del servizio pubblico
radiotelevisivo la legge dispone: un mandato-quadro della durata di nove anni approvato dal Parlamento in
cui si fissano gli obiettivi generali per l’erogazione del servizio pubblico[16];
un contratto-programma triennale
sottoscritto dal Governo e da RTVE che fissa gli obiettivi specifici e le
risorse di bilancio poste a carico del bilancio dello Stato per ciascun
esercizio; un sistema di contabilità analitica, tale da garantire la
trasparenza finanziaria, e un controllo economico-finanziario a carico della Intervención General de la Administracion
del Estado e del Tribunal de Cuentas.
Il Parlamento esercita un’attività di
controllo sullo svolgimento dell’attività di RTVE, che è tenuta ad inviare
annualmente alle Camere un rapporto sulle modalità di esecuzione del
contratto-programma e del mandato-quadro.
Nel 2012 è intervenuto il Real
Decreto-ley 15/2012, de 20 de abril, de modificación del régimen de administración
de la Corporación RTVE, previsto en la Ley 17/2006, de 5 de junio[17]. L’esperienza accumulata nei primi anni di attività
del Consiglio di amministrazione
della RTVE ha dimostrato la necessità di apportare alcune modifiche al sistema
di composizione e designazione dei membri del consiglio, in primo luogo per
quanto riguarda il numero dei componenti stessi. Il decreto legge ha ridotto il
numero dei consiglieri da dodici a nove, eliminando tre dei membri eletti
dal Congresso dei deputati.
Nell’ottica di una politica di austerità e
risparmio, il Governo spagnolo ha anche deciso di trasformare le retribuzioni
fisse percepite dai membri del Consiglio di amministrazione in indennità legate alla presenza alle
sedute del Consiglio; l’unica eccezione ha riguardato il Presidente del
Consiglio di amministrazione.
Un’altra importante novità ha riguardato le
modalità di elezione sia dei componenti del Consiglio, da parte del Congresso e
del Senato, sia del Presidente dell’organo, da parte del Congresso dei deputati.
In particolare, mentre la normativa precedente prevedeva un sistema di
maggioranze rinforzate (due terzi dei componenti delle Camere), che finiva però
per paralizzare il funzionamento dell’organo in mancanza del raggiungimento di
tale quorum, il decreto legge 15/2012
ha stabilito che, dopo una prima votazione a maggioranza qualificata dei due
terzi, si ripeta la votazione a ventiquattro ore di distanza, risultando
sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti delle Camere.
3. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo
pubblico
Va segnalato che in Spagna non è previsto il pagamento di un canone
da parte dei cittadini per la fruizione dei servizi radiotelevisivi. Pertanto le
fonti di finanziamento configurate dalla legge del 2006 erano:
· le entrate relative alla pubblicità (fino al 2009);
· le risorse allocate nel bilancio dello Stato.
In materia specifica di finanziamento di Radio y Televisión Española è quindi intervenuta la Ley 8/2009, de 28 de agosto, de financiación de la Corporación de Radio y
Televisión Española. La legge del 2009 ha previsto l’eliminazione della pubblicità e delle televendite dai programmi
radiotelevisivi pubblici[18] in
favore di un sistema di finanziamento basato
su entrate pubbliche. Il taglio delle entrate pubblicitarie è stato però
compensato mediante il pagamento di una percentuale a carico delle società di
telecomunicazioni, delle emittenti private e degli operatori delle televisioni
a pagamento. L’obiettivo della legge è stato pertanto quello di affermare
l’indipendenza e la libertà della televisione pubblica sottraendola ai
condizionamenti di carattere commerciale. Inoltre, in considerazione del fatto
che la qualità del servizio radiotelevisivo pubblico dipende anche dalla
possibilità di dare accesso al maggior numero possibile di cittadini, RTVE non
può offrire contenuti a pagamento o ad accesso condizionato, salvo limitate
eccezioni.
L’art. 2 della legge del 2009 stabilisce
nei dettagli le forme di finanziamento, mentre l’art. 3 ne fissa i limiti: nel
biennio 2010-2011 il totale delle entrate non poteva superare la cifra di 1.200 milioni di euro; nel triennio
2012-2014 l’aumento non può essere superiore all’1% annuale; a partire
dall’esercizio 2014 l’aumento si adegua alla previsione di incremento
dell’indice generale dei prezzi al consumo per l’anno di riferimento.
Il capitolo II (artt. 4-6) è relativo alle
entrate derivanti da tasse ed apporti. L’art. 4, comma 1, stabilisce che RTVE
riceva una percentuale della tassa di concessione dello spettro
elettromagnetico, fino a un importo massimo di 330 milioni di euro all’anno (comma 2). L’art. 5 stabilisce gli
oneri a carico degli operatori di telecomunicazioni di ambito geografico
statale o superiore ad una Comunità autonoma: sono obbligati al versamento dello
0,9% delle entrate gli operatori dei servizi telefonici fissi, mobili e via
internet. L’art. 6 concerne invece gli oneri a carico delle società
concessionarie del servizio televisivo di ambito geografico statale o superiore
ad una Comunità autonoma, fissandolo, rispettivamente, al 3% e all’1,5% delle
entrate per le televisioni private a libero accesso e per quelle a pagamento.
L’art. 7 disciplina le entrate derivanti da
attività. Il comma 1 stabilisce che RTVE possa conseguire guadagni per i
servizi prestati e per l’esercizio delle proprie attività, ivi inclusa la
commercializzazione dei contenuti, a condizione che le entrate non derivino da
pubblicità o televendite[19].
L’art. 8 disciplina il fondo di riserva.
Esso deve essere costituito con le entrate che superano il costo netto del
servizio pubblico prestato. L’apporto annuale al fondo non può eccedere il 10%
dei costi annuali, le eccedenze sono versate al tesoro pubblico. Il fondo può
essere utilizzato per far fronte alle perdite di esercizi precedenti oppure a
contingenze speciali.
L’art. 9 è relativo agli obblighi
aggiuntivi di servizio pubblico. Tra l’altro, si stabilisce che RTVE debba
dedicare almeno dodici ore settimanali, in orari opportuni tra i diversi
canali, a programmi in cui intervengano gruppi politici, sindacali e sociali, e
abbia l’obbligo di informare periodicamente sui dibattiti parlamentari delle Cortes
Generales. Essa è altresì tenuta a trasmettere in diretta le sessioni
parlamentari che abbiano un particolare interesse informativo ed a programmare
dibattiti elettorali in conformità alla relativa normativa. Inoltre RTVE deve
dedicare almeno il 30% dei programmi compresi nella fascia oraria 17-21 dei
giorni feriali a trasmissioni dedicate ai bambini tra i quattro ed i dodici
anni. Tra gli altri obblighi, si può segnalare quello di sottotitolare tutti i
programmi che tecnicamente lo consentano; inoltre il 60% della programmazione
di film, film televisivi, documentari, telefilm e programmi informativi,
culturali e di attualità deve essere di produzione europea.
SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio Legislazione Straniera
tel.
06/6760. 2278 – 3242 ; mail: LS_segreteria@camera.it
[1] Accordo interstatale sulla
radiotelevisione (Rundfunkstaatsvertrag
–RStV) del 31 agosto 1991, nella versione consolidata risultante dal
Quindicesimo accordo interstatale di modifica (Rundfunkrechtliche Staatsverträge in der Fassung des 15.) in vigore
dal 1° gennaio 2013. È disponibile anche una versione
in lingua inglese del testo. Il Sedicesimo accordo interstatale è entrato
in vigore il 1° aprile 2015. Non è ancora disponibile la versione consolidata
dell’Accordo, in seguito alle più recenti modifiche; tuttavia è possibile
consultare il Sedicesimo
accordo di modifica.
[2] Accordo interstatale sull’ARD (ARD-Staatsvertrag),
in vigore dal 1° giugno 2009.
[3] Accordo interstatale su ZDF (ZDF- Staatsvertrag),
in vigore dal 1° gennaio 2013.
[4] Accordo interstatale su DeutschlandRadio
(DeutschlandRadio-Staatsvertrag
– DLR StV) del 17 giugno 1993, aggiornato alle ultime modifiche.
[5] Accordo interstatale sul finanziamento
di ARD e ZDF (Rundfunkgebührenstaatsvertrag).
[6] Accordo interstatale sulla procedura per
la determinazione dei diritti per le licenze (Rundfunkfinanzierungstaatsvertrag),
aggiornato alle ultime modifiche apportate al Sedicesimo accordo interstatale.
[7] In alcuni casi sono previste leggi
regionali distinte per il settore pubblico e per il settore privato.
[8] Le 9 tv pubbliche regionali non vanno intese come emittenti
secondarie, ma anzi rappresentano la vera ossatura della ARD, fornendo infatti
gran parte dei programmi del canale Das Erste. Hanno 23.000
collaboratori fissi e gestiscono complessivamente 55 canali radiofonici
pubblici, 16 orchestre e 8 cori. Il budget
complessivo delle 9 tv regionali ammonta a 6,3 miliardi di euro all’anno. I
vari canali regionali sono chiamati Drittes Fernsehprogramm (“terzi programmi”, dopo Das
Erste e ZDF).
[9] Il 25 marzo 2014 la Corte federale
costituzionale tedesca si è pronunciata sulla necessità di rafforzare
l’indipendenza e la composizione pluralistica dei due organi della tv di Stato
ZDF (il Consiglio per l’emittenza radiotelevisiva e il Consiglio di
amministrazione), al fine di assicurare libertà di espressione e pluralismo. In
particolare, la Corte ha stabilito che il numero dei rappresentanti dello Stato
(inclusi i membri del Governo nazionale, del Parlamento nazionale, degli
incaricati politici e dei funzionari dei partiti politici) non deve superare di
oltre un terzo il numero complessivo dei membri di ciascun organo. Inoltre la
Corte ha invitato il legislatore ad adottare le misure necessarie per
assicurare pluralismo nella rappresentanza dei gruppi sociali.
[10] Il sistema “household charge”, introdotto nel 2013, prevede che ogni nucleo
familiare paghi il canone, a prescindere dal fatto che si possieda o meno un televisore e da quante
persone sia composto il nucleo familiare stesso; il canone non riguarda solo la
TV, ma anche le radio e i computer.
[11] La Ley
4/1980 è stata poi abrogata nel 2010.
[12] Alcuni canali sono ricevibili anche via
satellite o via cavo.
[13] Tale autonomia è prevista dalla Ley 6/1997, de 14 de abril, de Organización y Funcionamiento de la Administración General del Estado.
[14] In base a quanto disposto dalla Ley 4/1980 la gestione del servizio
pubblico radiotelevisivo da parte di RTVE era esercitata da tre società a
capitale interamente statale: Radio
Nacional de España (RNE), la rete governativa di stazioni radio
Radio Cadena Española (RCE) e Televisión
Española (TVE).
[15] In base alla Ley 4/1980 la nomina del Direttore generale di RTVE spettava al
Governo.
[16] Il mandato-quadro è stato approvato dal
Parlamento nel dicembre 2007 ed è vigente fino al 1° gennaio 2017.
[17] Il decreto legge 15/2012 è stato
convalidato dal Congresso dei deputati, nel testo del Governo, nella seduta del
17 maggio 2012, con 193 voti a favore, 122 contrari e nessun astenuto.
[18] È stato comunque previsto che per
soddisfare gli obblighi derivanti da contratti perfezionatisi nei confronti di
terzi in data anteriore all’entrata in vigore della legge del 2009, si potesse
ricorrere a pubblicità, televendite ed accesso condizionato, all’interno di un
modello di transizione, escludendo comunque il rinnovo dei medesimi contratti
alla scadenza.
[19] Sono però possibili sponsorizzazioni e
scambi pubblicitari di eventi sportivi e culturali che rientrano nel mandato di
servizio pubblico di RTVE, senza valore commerciale ed a condizione che abbiano
questo sistema come unico modo di diffusione e produzione.