CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 22 novembre 2012
743.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-08481 Barani: Chiusura notturna del punto di primo soccorso presso la pubblica assistenza Croce Bianca di Aulla.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si risponde all'atto ispettivo in esame, sulla base degli elementi acquisiti dall'Assessorato alla salute della Regione Toscana.
  L'Azienda USL 1 Massa e Carrara ha segnalato che nel Punto di Emergenza Territoriale Sanitaria (PET) di Aulla, l'organizzazione attuale del Sistema 118 è la seguente: n. 1 automedica con a bordo un medico dipendente ASL (denominato Charlie 5) ed un infermiere/autista dipendente ASL, in servizio h24; n. 3 ambulanze di primo soccorso di supporto all'automedica dislocate ad Aulla, Comano e Albiano Magra, in servizio h24 con equipaggi di soccorritori delle Associazioni di Volontariato convenzionate; n. 1 ambulanza di tipo A con a bordo un medico dipendente ASL (denominato Charlie 0) ed equipaggio di autista e due soccorritori appartenenti all'Associazione di Volontariato «P.A. Aulla», in servizio dalle 08 alle 20.
  La riorganizzazione del PET prevede solamente che in orario notturno 20-08 l'automedica 118 con medico ed infermiere/autista verrà sostituita da un'ambulanza di tipo A con medico a bordo. Inoltre:
   il punto di primo soccorso (PPS) all'interno del PET di Aulla è sempre stato aperto al pubblico nel solo orario diurno 8-20 e tale resterà, senza alcuna riduzione;
   l'ambulanza di tipo A con medico a bordo denominata Charlie 0 è sempre stata in servizio nel solo orario diurno 8-20. Il suo mantenimento in servizio è il cardine su cui è stata elaborata la futura riorganizzazione del PET di Aulla; le attuali linee guida regionali indicano, infatti, per un territorio con le caratteristiche demografiche ed orogeografiche dei Comuni compresi nel PET di Aulla, un unico mezzo con sanitario a bordo nelle 24 ore.
  Proprio per le medesime considerazioni esposte nell'interrogazione in esame circa le problematiche delle distanze stradali e dei relativi tempi di ospedalizzazione, l'AUSL n. 1 ha disposto il mantenimento di due mezzi con sanitario a bordo in orario diurno 8-20 e dell'automedica in orario notturno, anziché l'implementazione di uno solo in orario h24; l'obbiettivo viene raggiunto revisionando solamente la composizione dell'equipaggio notturno (medico e soccorritori su ambulanza di tipo A al posto di automedica con medico ed infermiere/autista). Per le esigenze di trasporto dagli Ospedali della Lunigiana, comprese le urgenze ostetrico-ginecologiche, il medico di Charlie 0 viene già utilizzato anche per il trasporto assistito.
  In orario notturno 20-08, presso il PET di Aulla continuerà ad essere presente la sede della Continuità Assistenziale (C.A.) con relativa accessibilità del medico ai locali del punto di primo soccorso ed eventuali necessità sanitarie di utenti ivi recatisi continueranno ad essere prese in carico, a seconda del caso, o dal medico della C.A. o, per patologie urgenti, dal medico 118 del PET, che provvederà all'intervento clinico ed al trasporto del paziente presso idoneo Pronto Soccorso ospedaliero.
  L'operatività del punto di primo soccorso di Aulla non è da considerarsi alla stregua di un Pronto Soccorso. L'automedica del PET di Aulla continuerà ad essere Pag. 83utilizzata in orario diurno 8-20. Inoltre, l'attività notturna nella Zona della Lunigiana è particolarmente bassa rispetto a quella diurna, in cui si ritiene più utile mantenere un doppio mezzo.
  I protocolli operativi notturni, in caso di utilizzo di un'unica ambulanza con medico a bordo, verranno rimodulati sulla base dei mezzi disponibili per la rete del PET di Aulla (3 ambulanze) e dei mezzi dei PET viciniori.
  Il sistema previsto è basato sulle indicazioni di un apposito gruppo di lavoro regionale di esperti in emergenza/urgenza ed è condiviso dal Tavolo Regionale dei Direttori 118.
  Sembra comunque opportuno segnalare che il provvedimento regionale in esame, con cui vengono adottate le misure di ristrutturazione della rete territoriale – 118 non è pervenuto al Ministero della salute.
  Pertanto, non appena acquisita la documentazione dalla Regione Toscana si procederà ad esprimere un giudizio completo ed articolato sulla questione.

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ALLEGATO 2

5-08480 Palagiano: Iniziative per garantire la piena applicazione delle disposizioni in materia di interruzione volontaria di gravidanza.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come è noto all'On.le interrogante, l'articolo 9 della legge n. 194/1978 prevede che il personale sanitario non è tenuto a prendere parte alle procedure relative alla interruzione volontaria di gravidanza quando solleva obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione.
  Lo stesso articolo dispone, al comma 4, che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti, in ogni caso, ad assicurare l'espletamento delle procedure previste dalla legge e l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti, secondo le modalità previste dalla medesima legge.
  La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale.
  La finalità dell'articolo 9 è contemperare sia il diritto degli operatori sanitari, di manifestare la propria obiezione di coscienza che il diritto delle donne a poter effettuare l'intervento di interruzione volontaria di gravidanza.
  Non si ravvisa dunque la necessità di modifiche normative, ma piuttosto l'esigenza di assicurare da parte delle Regioni, nella loro piena e totale autonomia organizzativa, l'espletamento delle procedure previste dalla legge n. 194/1978.
  Ove il servizio non fosse assicurato, i singoli titolari di interessi, le organizzazioni rappresentative, ecc., possono richiamare gli organi inadempienti all'applicazione della legge stessa, ricorrendo all'Autorità centrale o regionale e finanche all'Autorità giudiziaria.
  Va comunque riconosciuto che alti valori di obiezione di coscienza tra il personale medico e le altre figure sanitarie interessate dall'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) sono presenti sin dai primi anni dell'attuazione della legge. Ciò non ha però limitato il diritto delle donne all'accesso all’iter previsto dalla legge e quindi all'intervento, avendo le Regioni e le Aziende Sanitarie garantito, non solo attraverso la mobilità del personale di ruolo, ma anche attraverso opportune convenzioni con specialisti, l'espletamento delle procedure previste dalla legge n. 194/1978.
  La riduzione nel numero e nel tasso di abortività, nonché il basso valore dell'aborto ripetuto rispetto all'atteso, indica da una parte la buona qualità del lavoro svolto dai servizi ai fini della prevenzione dell'aborto, dall'altra l'aumentato controllo della fertilità da parte delle donne e la messa in atto di strumenti atti a consentire una gravidanza cosciente e responsabile.
  Va ricordato inoltre che, dal 2010, anche in Italia è disponibile l'offerta, a cura dei servizi sanitari, dell'aborto farmacologico. È in aumento sia la scelta di questa metodica tra le donne sia il numero delle strutture che la offrono.
  Il livello di obiezione di coscienza presente in Italia, bilanciato in parte dalla mobilità del personale, da contratti in convenzione con specialisti in ostetricia e ginecologia e dall'introduzione anche in Italia dell'aborto farmacologico, sembra non avere una diretta incidenza nel ricorso all'IVG, né quindi determinare nocumento ai diritti delle donne; nel tempo, poi, la riduzione delle donne che ricorrono Pag. 85all'IVG è di gran lunga maggiore rispetto all'aumento del numero del personale sanitario obiettore.
  Nel merito della questione sollevata per la Regione Marche, il competente Assessorato ha inteso precisare che, nel 2010, le strutture ospedaliere regionali hanno effettuato 2.409 IVG (come risulta dalle schede di dimissione ospedaliera), di cui 2.105 per donne residenti nella Regione.
  Le strutture ospedaliere che effettuano IVG sono le seguenti:
   1) Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR – Marche), suddivisa in 5 Aree Vaste, comprendenti nel complesso 11 strutture ospedaliere che effettuano le IVG con proprio personale ovvero con personale a contratto;
   2) Azienda Ospedaliera Marche Nord, che utilizza 2 strutture (Ospedale «San Salvatore» di Pesaro e Ospedale «Santa Croce» di Fano);
   3) Azienda Ospedaliero Universitaria – Ospedali Riuniti di Ancona, presso l'Ospedale «G. Salesi».

  Complessivamente, il totale dei medici di ostetricia obiettori è di 84, rispetto a 64 non obiettori, per una percentuale regionale di obiettori del 56,8 per cento.
  I medici anestesisti obiettori sono 100, a fronte di 111 non obiettori: in questo caso la percentuale regionale degli obiettori è del 47,4 per cento.
  Tra il personale non medico, gli obiettori sono 657, mentre i non obiettori sono 972: la percentuale di obiettori è del 40,3 per cento.
  Da ultimo, per quanto riguarda la struttura ospedaliera di Jesi, l'Assessorato ha precisato che essa è inserita nell'ASUR – Area Vasta 2, in cui insistono anche le strutture di Senigallia, Fabriano ed Osimo, dove è assicurata l'IVG alle pazienti.

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ALLEGATO 3

5-08482 Miotto: Attuazione di strategie di prevenzione, studio e ricerca sulla SLA in Italia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come è noto agli Onorevoli interroganti e a questa Commissione, la SLA è una malattia rara, inclusa nel Decreto Ministeriale n. 279 del 2001 «Regolamento di istituzione della Rete Nazionale malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie», con codice di esenzione RF0100.
  Pertanto, i dati epidemiologici riferiti a questa patologia sono raccolti dal Registro Nazionale Malattie Rare (RNMR), istituito all'Istituto Superiore di Sanità mediante il decreto ministeriale n. 279/2001 (Art. 3). Il Registro è attivamente alimentato dai Registri regionali che presentano diversi livelli di attività e copertura.
  Dai dati epidemiologici presenti nel Registro, si evince che In Italia le persone colpite da SLA sono 4121: il tasso di prevalenza corrispondente è di 6,8 casi/100.000 abitanti (dati aggiornati al 31 Luglio 2012).
  Lascio agli atti della Commissione la tabella che indica la distribuzione dei casi e dei tassi di prevalenza per Regione di residenza dei pazienti (All. 1).
  In ordine al terzo quesito, si osserva quanto segue.
  Con il d.P.C.M. 18 maggio 2011 è stato disposto l'utilizzo di tale somma di 100 milioni di euro. Con il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 22 luglio 2011, è stata eseguita l'assegnazione di fondi pari ad euro 100 milioni al «Fondo per le non autosufficienze» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per l'anno finanziario 2011.
  Successivamente, con decreto interministeriale (Ministeri lavoro – salute – economia – politiche famiglia) del 14 novembre 2011, è stata ripartita la somma complessiva pari ad euro 100 milioni alle Regioni, nel rispetto delle iniziative avviate dalle stesse secondo i criteri enunciati nell'articolo 1 del decreto interministeriale.
  Sembra opportuno ricordare che i criteri in questione sono riferiti ad: iniziative finalizzate a progetti per realizzare percorsi assistenziali con presa in carico globale della persona affetta e dei suoi familiari; interventi volti a garantire il necessario supporto di assistenti familiari per un numero di ore compatibile con l'evoluzione della malattia, con inclusi percorsi formativi per gli assistenti familiari; interventi volti al riconoscimento del lavoro di cura del familiare – caregiver.
  Si osserva inoltre che il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato che ad oggi risulta, a fronte della somma di 100 milioni di euro, che l'Amministrazione competente «ha provveduto ad impegnare risorse per euro 98.360.000 e liquidato importi per euro 98.110.000 in favore delle Regioni».
  Da ultimo, si rammenta, come è noto agli Onorevoli interroganti, che il disegno di legge stabilità, ha previsto una integrazione allo stanziamento per gli interventi di pertinenza del Fondo per le non autosufficienze, ivi inclusi gli interventi a sostegno delle persone affette da SLA (pari a quasi 500 milioni di euro) e per vantaggi fiscali a favore delle famiglie di soggetti disabili.

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Regione di residenza Numero di casi Popolazione residente Prevalenza (numero casi/100.000)
Abruzzo 14 1.342.366 1,0
Basilicata 24 587.517 4,1
Calabria 32 2.011.395 1,6
Campania 233 5.834.056 4,0
Emilia Romagna 602 4.432.418 13,6
Friuli Venezia Giulia 24 1.235.808 1,9
Lazio 184 5.728.688 3,2
Liguria 113 1.616.788 7,0
Lombardia 765 9.917.714 7,7
Marche 168 1.565.335 10,7
Molise 1 319.780 0,3
Piemonte 695 4.457.335 15,6
Puglia 30 4.091.259 0,7
Sardegna 170 1.675.411 10,1
Sicilia 67 5.051.075 1,3
Toscana 219 3.749.813 5,8
Trentino Alto Adige 87 1.037.114 8,4
Umbria 20 906.486 2,2
Valle d'Aosta 3 128.230 2,3
Veneto 668 4.937.854 13,5
Totale 4.121 60.626.442 6,8