Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Incontro del Presidente della Camera con il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz - Roma, 23 febbraio 2012
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 92
Data: 20/02/2012
Descrittori:
PARLAMENTO EUROPEO   PRESIDENTE DELLA CAMERA
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

incontri interparlamentari

 

 

 

 

 

 

Incontro del Presidente della Camera

con il Presidente del Parlamento europeo,

Martin Schulz

 

Roma, 23 febbraio 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 92

 

22 febbraio 2012


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

La scheda relativa all’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo è stata curata dal Servizio Rapporti internazionali (' 066760.3948)

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I N D I C E

 

Biografia del Presidente del Parlamento europeo,          Martin Schulz  3

Contesto della visita   5

la nuova governance economica europea   7

Il nuovo trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria (fiscal compact)7

Le valutazioni del Presidente Schulz sul fiscal compact e la risoluzione del Parlamento europeo  9

L’architettura complessiva della nuova governance economica  11

-        Il semestre europeo  11

-        Il cosiddetto six pack  12

-        Sorveglianza macroeconomica  13

-        Quadri nazionali di bilancio  13

-        Il Patto europlus  13

-        Gli strumenti per la stabilizzazione dell’eurozona  14

Il processo di allargamento dell’UE   17

L’adesione della Croazia  17

Gli altri paesi candidati18

-        Turchia  18

-         Balcani19

 

I paesi potenziali candidati19

 

Assistenza finanziaria  21

L’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UPM)23

La struttura dell’Assemblea  24

Il turno di Presidenza italiana (marzo 2010-marzo 2011)28

La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE                    di Varsavia (19-21 aprile 2012) e la cooperazione interparlamentare   31

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Biografia del Presidente del Parlamento europeo,          Martin Schulz

(riportata nel sito internet del PE)

 

Martin Schulz è nato il 20 dicembre 1955 ed è cresciuto a Hehlrath in Germania, località vicina alla frontiera tra Germania, Paesi Bassi e Belgio. Dopo gli studi superiori ha deciso di tentare di fare della sua passione per i libri una professione e ha iniziato un apprendistato di libraio. Nel 1982 ha aperto la propria libreria a Würselen, che è rimasta in proficua attività per dodici anni.

A 19 anni di età ha aderito al Partito socialdemocratico della Germania e ha iniziato la propria carriera politica. A 31 anni di età è stato eletto il più giovane sindaco della Renania Settentrionale - Vestfalia, rimanendo in carica 11 anni. 

Martin Schulz è deputato al Parlamento europeo dal 1994 ed è stato membro di diverse commissioni, operando all'inizio nella sottocommissione per i diritti dell'uomo e successivamente nella commissione per le libertà civili e gli affari interni. Dal 2000 è presidente dal gruppo della SPD e successivamente è stato eletto vicepresidente dei deputati socialisti al PE. 

Nel 2004 è stato eletto presidente del secondo gruppo maggiore nel Parlamento europeo. Come dirigente dei socialisti e democratici al Parlamento europeo Martin Schulz si è prodigato per obiettivi come la giustizia sociale, la promozione dell'occupazione e della crescita, la riforma dei mercati finanziari, la lotta contro il cambiamento climatico, le pari opportunità e l'impegno per un'Europa più forte e più democratica. 

Martin Schulz è stato eletto Presidente del Parlamento europeo il 17 gennaio 2012 per un mandato di due anni e mezzo con 387 voti.

E’ sposato, ha due figli e tra le sue attività nel tempo libero vi sono la lettura, la storia e il calcio. Tra i suoi libri favoriti "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa e tutti i libri di Eric Hobsbawm.

 

 

Curriculum Vitae

·       Apprendista libraio (1975-1977).

·       Attività professionale in diverse librerie e case editrici (1977-1982).

·       Proprietario di libreria (1982-1994).

·       Membro della presidenza e del direttivo federale dell'SPD (dal 1999).

·       Responsabile dell'SPD per le relazioni a livello UE (dal 2009).

·       Consigliere comunale di Würselen (dal 1984).

·       Sindaco di Würselen (1987-1998).

·       Deputato al Parlamento europeo (dal 1994).

·       Coordinatore del gruppo socialista, sottocommissione per i diritti dell'uomo (1994-1996).

·       Coordinatore del gruppo socialista, commissione per le libertà civili e gli affari interni (1996-2000).

·       Presidente del gruppo SPD, Parlamento europeo (2000-2004).

·       Primo vicepresidente del gruppo socialista (2002-2004).

·       Presidente del gruppo socialista (2004-2009).

·       Presidente del gruppo S&D (dal 2009).

·       Presidente del Parlamento europeo (da gennaio 2012).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Contesto della visita

 

Il Presidente Martin Schulz arriverà all’aeroporto di Fiumicino alle 9,15 di giovedì 23 febbraio 2012

 

Alle 11,30 è previsto un incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

 

Alle 12,30 il presidente Schulz incontrerà, presso l’Uffico in Italia del Parlamento europeo, i Vice Presidenti (Gianni Pittella del gruppo Socialisti e Democratici e Roberta Angelilli del gruppo PPE) e i capi delegazioni italiani del Parlamento europeo.

 

Si tratta di Mario Mauro (PPE), David Sassoli (S&D), Niccolò Rinaldi (ALDE) e Francesco Speroni (EFD)

 

Alle 15,30, al termine con l’incontro con il Presidente Gianfranco Fini, il Presidente Schulz incontrerà il Presidente del Senato, Renato Schifani e, alle 17, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti.

 

Nella giornata di venerdì 24 febbraio 2012, il Presidente Schulz visiterà il centro “Porta Futuro” (istituito dalla provincia di Roma per favorire l’accesso dei giovani al mondo del lavoro) e successivamente si recherà a Bologna per l’inaugurazione del centro studi “Renzo Imbeni”.

Infine nella giornata di sabato 25 febbraio 2012, prima di rientrare in Germania, il Presidente Schulz sarà ospite dell’aula consiliare del Municipio di Marzabotto.


 


 

la nuova governance economica europea

Il nuovo sistema di governance economica dell’UE si articola in un complesso di misure, di natura legislativa e non legislativa, intese, per un verso, a rafforzare i vincoli di finanza pubblica introdotti sin dalla creazione, nel 1993, dell’Unione economica e monetaria e, per altro verso, ad introdurre una cornice comune anche per le politiche economiche degli Stati membri ed, in particolare, per le misure finalizzate alla crescita e all’occupazione.

Il nuovo trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria (fiscal compact)

Il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria” (cd. fiscal compact), concordato tra 25 Stati membri dell’UE in esito al Consiglio europeo straordinario del 30 gennaio 2012, ha incorporato o integrato in una cornice unitaria alcune delle regole di finanza pubblica e delle procedure per il coordinamento delle politiche economiche già introdotte in via legislativa.

Il trattato, cui non aderiscono il Regno Unito e – per il momento – la Repubblica ceca, sarà firmato a marzo, presumibilmente in occasione del prossimo Consiglio europeo (1-2 marzo 2012).

I punti principali del trattato sono i seguenti:

·         le parti contraenti si impegnano ad applicare e ad introdurre, entro un anno dall’entrata in vigore del trattato, con norme costituzionali o di rango equivalente, la “regola aurea” per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo.

Camera e Senato hanno già approvato in prima lettura  una proposta di legge costituzionale (A:S: 3047) volta a introdurre nella Costituzione, nel rispetto dei vincoli sul pareggio di bilancio derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea. La proposta mira a modificare gli artt. 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, incidendo sulla disciplina di bilancio dell'intero aggregato  delle pubbliche amministrazioni, compresi pertanto gli enti territoriali (regioni, province, comuni e città metropolitane). In Germania la modifica correzione è già stata introdotta nell’estate del 2009, con l’introduzione nella Legge Fondamentale di una clausola (art. 109, c. 2) che, richiamandosi al rispetto della disciplina europea, obbliga il governo federale e i Lander al bilancio in pareggio (per lo Stato centrale il pareggio di bilancio va raggiunto nel 2016, per i Lander nel 2020);

·         qualora il rapporto debito pubblico/Pil superi la misura del 60%, le parti contraenti si impegnano a ridurlo mediamente di 1/20 all’anno per la parte eccedente tale misura. Il ritmo di riduzione, tuttavia, dovrà tener conto di alcuni fattori rilevanti, quali la sostenibilità dei sistemi pensionistici e il livello di indebitamento del settore privato;

Nel caso dell’Italia, che ha un rapporto debito/PIL di poco più del 120%, l’applicazione della nuova regola richiederà una riduzione annua del debito di circa il 3% del PIL (circa 46 miliardi di euro).

Secondo le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea, pubblicate nel novembre 2011, il debito pubblico in Italia nel 2011 si è attestato al 120,5% del PIL (nel 2012 dovrebbe mantenersi inalterato per poi scendere al 118,7% nel 2013); in Germania, nel 2011 ha raggiunto l’81,7% del PIL (nel 2012 dovrebbe scendere all’81,2% e nel 2013 al 79,9%;

·         le parti contraenti si impegnano a coordinare meglio la collocazione dei titoli di debito pubblico, riferendo preventivamente alla Commissione e al Consiglio sui piani di emissione dei titoli di debito;

·         qualsiasi parte contraente che consideri un’altra parte contraente inadempiente rispetto agli obblighi stabiliti dal patto di bilancio potrebbe adire la Corte di giustizia dell’UE, anche in assenza di un rapporto di valutazione della Commissione europea. Il giudizio della Corte sarà vincolante per le parti in causa, che dovranno assumere tutte le misure necessarie per conformarsi ad esso entro il termine stabilito dalla Corte stessa. Qualora una parte contraente ritenga, sulla base di una propria valutazione o di una valutazione della Commissione europea, che l’altra parte contraente non ha adottato le misure previste dalla sentenza della Corte, può ricorrere alla Corte stessa e richiedere l’imposizione di sanzioni finanziarie;

·         le parti contraenti possono a fare ricorso, alle cooperazioni rafforzate nei settori che sono essenziali per il buon funzionamento dell’eurozona, senza tuttavia recare pregiudizio al mercato interno;

·         i Capi di Stato e di governo delle parti contraenti la cui moneta è l’euro si riuniscono informalmente in un Euro Summit, insieme con il Presidente della Commissione europea;

·         il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali delle parti contraenti, come previsto dal Titolo II del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali allegato al Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE), determineranno insieme l’organizzazione e la promozione di una conferenza dei presidenti delle Commissioni competenti dei parlamenti nazionali e delle competenti Commissioni del PE, al fine di dibattere le questioni connesse al ordinamento delle politiche economiche;

·         il trattato entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo al deposito del dodicesimo strumento di ratifica di una Parte contraente la cui moneta è l’euro;

·         entro cinque anni dall’entrata in vigore, sulla base di una valutazione della sua attuazione, verranno fatti i passi necessari, in conformità con le disposizioni dei Trattati UE, allo scopo di incorporare le norme del trattato intergovernativo nella cornice giuridica dell’UE.

 

Le valutazioni del Presidente Schulz sul fiscal compact e la risoluzione del Parlamento europeo

Nel suo intervento alla riunione del Consiglio europeo del 30 gennaio, il Presidente Schulz, commentando il testo del fiscal compact, ha dichiarato, tra le altre cose, quanto segue: “la riduzione del debito è una questione di giustizia generazionale se vogliamo evitare di ritrovarci un giorno nella vergognosa situazione in cui, invece di lasciare in eredità una casa ai nostri figli, lasceremo loro solamente un mutuo da pagare. (…) Il Parlamento europeo ritiene che sia giusto mirare all'obiettivo di bilanci sostenibili, senza tuttavia trascurare la necessità di puntare sugli investimenti. L'Europa deve investire per dare slancio all'economia, per aumentare la domanda. L'Europa ha bisogno di crescita per tutelare i posti di lavoro e per crearne di nuovi, nonché per garantire le pensioni e la formazione. Oggi, in Europa, 45 milioni di persone sono senza lavoro – un record negativo. Il fatto che cinque milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni di età sono disoccupati deve essere per tutti noi motivo di grande preoccupazione. Il rischio che un'intera generazione di giovani cresca senza prospettive costituisce una minaccia di disgregazione per l'intera società. Cosa dobbiamo fare per rilanciare l'economia europea, per far sì che queste persone abbiano di nuovo lavoro?

In primo luogo, occorre contrastare le divisioni nell'UE. Non possiamo accettare che l'UE vada in frantumi oppure che si fossilizzi in velocità differenti. Soli siamo deboli, assieme siamo forti!

In secondo luogo, mai accetteremo un'Unione fiscale sottratta allo scrutinio parlamentare. La coerenza della legislazione comunitaria deve essere preservate, non possiamo permetterci di avere due standard diversi!”

Il Presidente Schulz ha inoltre indicato i seguenti obiettivi da perseguire:

·         un’imposta sulle transazioni finanziarie (oggetto di una proposta di direttiva presentata a settembre 2011; peraltro, sin dal marzo 2011 il Parlamento europeo ne ha chiesto l’introduzione a larghissima maggioranza);

·         l’emissione di eurobond;

·         la creazione di un’agenzia di rating europea, che ponga fine al monopolio delle agenzie statunitensi;

·         una iniziativa per la crescita; a suo avviso sarebbe opportuno utilizzare in modo mirato i miliardi del bilancio UE destinati agli Stati membri ma non spesi, anziché restituirli ai contribuenti. Una parte di queste risorse dovrebbe essere investita a favore dell'occupazione giovanile.

Va ricordato che il Parlamento europeo non ha partecipato formalmente alla stesura del trattato, e tuttavia quattro membri del PE, in rappresentanza dei quattro principali gruppi politici, sono stati designati quali membri del gruppo di lavoro incaricato di redigere il testo del fiscal compact, e precisamente: l’on. Elmar Brok (Germania, Partito Popolare Europeo), l’on. Roberto Gualtieri (Italia, Socialisti & Democratici), e l’on. Guy Verhofstadt (Belgio, Liberaldemocratici), in qualità di membri effettivi; l’on. Daniel Cohn-Bendit (Germania, Verdi), in qualità di membro sostituto.

Il 18 gennaio 2012 il Parlamento europeo ha approvato una prima risoluzione sul trattato, cui è seguita una seconda risoluzione, il 2 febbraio, dopo l’adozione del fiscal compact da parte del Consiglio europeo. In tale seconda risoluzione il PE:

·         si rammarica del fatto che non è stato possibile raggiungere un accordo tra tutti gli Stati membri a causa dell'opposizione del Primo ministro del Regno Unito;

·         osserva, tuttavia, che praticamente tutti gli elementi contenuti nel nuovo trattato possono essere realizzati, e in gran parte sono già stati realizzati, nel vigente quadro normativo UE e attraverso la legislazione secondaria, fatta eccezione per la regola d'oro, il voto a maggioranza qualificata inversa e il coinvolgimento della Corte di giustizia;

·         ritiene che nel testo finale siano state inserite importanti modifiche proposte dal Parlamento, in particolare:

-   che la stabilità, il coordinamento e la governance saranno attuati attraverso la legislazione secondaria, associando pienamente il Parlamento;

-   la cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali è prevista su una base reciprocamente concordata e in conformità del trattato;

-   l’impegno ad inserire il contenuto dell'accordo nel quadro giuridico dell’UE entro cinque anni;

·         ribadisce il proprio appello a favore della rapida istituzione di un fondo di ammortamento basato sulla proposta formulata dal Consiglio tedesco degli esperti economici[1]; chiede l'integrazione di una tale normativa all'interno del processo legislativo in corso[2];

·         a seguito di una serie di misure per garantire la stabilità fiscale, chiede l'istituzione di project bond (prestiti obbligazionari privati al fine di finanziare progetti infrastrutturali), una tabella di marcia per gli stability bond (emissioni di debito comuni all’area euro in sostituzione, totale o parziale, dei titoli di Stato) e l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie a livello europeo;

A tale proposito, si segnala che il 7 febbraio 2012 la Camera dei deputati ha approvato, con parere favorevole del Governo, una serie di mozioni (1-00817, 1-00848, 1-00849, 1-00850, 1-00851, 1-00852), presentate da diversi gruppi politici, con le quali, tra le altre cose, si impegna il Governo:

-         ad operare di concerto con gli altri Paesi che hanno già espresso un orientamento favorevole alla proposta di direttiva, affinché anche i Paesi dell'Unione europea meno disponibili all'introduzione della tassazione sulle transazioni finanziarie, in primis la Gran Bretagna, si convincano dell'opportunità del recepimento della direttiva da parte di tutti i Paesi dell'Unione europea a 27; 

-         a sostenere l'opportunità di destinare il gettito (stimato dalla Commissione europea in 57 miliardi di euro) per politiche sociali interne agli Stati membri (50 per cento), per programmi di lotta alla povertà nel mondo (25 per cento) e di contrasto ai cambiamenti climatici (25 per cento), per la riduzione della pressione fiscale sulle imprese, in particolar modo le PMI;

-         ad assumere ogni iniziativa utile, di concerto con gli altri partner europei, per facilitare una applicazione della tassa sulle transazioni finanziarie anche a livello mondiale.

 

 

L’architettura complessiva della nuova governance economica

Il fiscal compact completa il nuovo sistema di governance economica ell’UE, articolato in sei principali assi di intervento;

Il semestre europeo

Il semestre europeo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche si articola secondo la seguente scansione temporale:

·         gennaio: presentazione da parte della Commissione dell’indagine annuale sulla crescita (per il 2012, su richiesta del Consigli europeo, la presentazione è stata anticipata a fine novembre 2012);

·         febbraio/marzo: il Consiglio europeo elabora le linee guida di politica economica e di bilancio a livello UE e a livello di Stati membri;

·         metà aprile: gli Stati membri sottopongono contestualmente i Piani nazionali di riforma (PNR, elaborati nell’ambito della nuova Strategia per la crescita e l’occupazione UE 2020) ed i Piani di stabilità e convergenza (PSC, elaborati nell’ambito del Patto di stabilità e crescita), tenendo conto delle linee guida dettate dal Consiglio europeo;

·         inizio giugno: sulla base dei PNR e dei PSC, la Commissione europea elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati membri;

·         giugno: il Consiglio ECOFIN e, per la parte che gli compete, il Consiglio Occupazione e affari sociali, approvano le raccomandazioni della Commissione europea, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno;

·         seconda metà dell’anno: gli Stati membri approvano le rispettive leggi di bilancio, tenendo conto delle raccomandazioni ricevute. Nell’indagine annuale sulla crescita dell’anno successivo, la Commissione dà conto dei progressi conseguiti dai Paesi membri nell’attuazione delle raccomandazioni stesse.

 

Il cosiddetto six pack

Il secondo pilastro è costituito da una più rigorosa applicazione del Patto di stabilità e crescita, per effetto di tre regolamenti approvati in via definitiva nel novembre 2011 (nell’ambito di un pacchetto complessivo di sei atti legislativi, il c.d. six pack[3]). In particolare, si stabilisce:

-   l’obbligo per gli  Stati membri di convergere verso l’obiettivo il pareggio di bilancio con un miglioramento annuale dei saldi pari ad almeno lo 0,5%;

-   l’obbligo per i Paesi il cui debito supera il 60% del PIL di adottare misure per ridurlo ad un ritmo soddisfacente, nella misura di almeno 1/20 della eccedenza rispetto alla soglia del 60%, calcolata nel corso degli ultimi tre anni;

-   un semi-automatismo delle procedure per l’irrogazione delle sanzioni per i Paesi che violano le regole del Patto. Le sanzioni sono infatti sono raccomandate dalla Commissione e si considerano approvate dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza qualificata (“maggioranza inversa”) degli Stati dell’area euro (non si tiene conto del voto dello Stato interessato);

È opportuno rilevare che le disposizioni contenute nel six pack sono parte integrante dell’ordinamento europeo, e dunque applicate a tutti i Paesi dell’UE. Alcune delle disposizioni del pacchetto riprese nel fiscal compact si applicheranno solo ai 25 Stati firmatari.

 

Sorveglianza macroeconomica

Il terzo pilastro è rappresentato dalla introduzione, mediante appositi regolamenti, di una sorveglianza sugli squilibri macroeconomici (definiti come ogni tendenza che possa determinare sviluppi negativi sul corretto funzionamento dell'economia di uno Stato, dell'Unione economica e monetaria o dell'intera Unione) che include anch’essa meccanismi di allerta e di sanzione;

 

Quadri nazionali di bilancio

Il quarto pliastro attiene alla fissazione di requisiti comuni per i quadri nazionali di bilancio. In particolare ogni Stato dovrà: introdurre regole di bilancio e parametri numerici che recepiscano i valori di riferimento previsti a livello europeo e una pianificazione di bilancio pluriennale (almeno triennale), assegnando chiaramente le responsabilità di bilancio tra i diversi livelli di governo e stabilendo adeguate procedure di controllo;

 

Il Patto europlus

Il quinto pilastro consiste nel Patto “europlus”, approvato dal Capi di Stato o di governo della zona euro nella riunione dell’11 marzo 2011, che impegna gli Stati membri dell’area euro e alcuni altri Stati aderenti a porre in essere ulteriori interventi in materia di politica economica, quali:

-         assicurare un'evoluzione dei costi in linea con la produttività, riesaminando gli accordi salariali e laddove necessario, il grado di accentramento del processo negoziale e i meccanismi d'indicizzazione;

-         incrementare la produttività, mediante l'ulteriore apertura dei servizi professionali e del commercio al dettaglio, il miglioramento dei sistemi di istruzione e la promozione della ricerca e dello sviluppo, l'innovazione e le infrastrutture, l’eliminazione degli oneri amministrativi e il miglioramento del quadro normativo per le PMI;

-         riforme del mercato del lavoro per promuovere la "flessicurezza", ridurre il lavoro sommerso e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e l’apprendimento permanente e la riduzione dell'imposizione sul lavoro;

-         la sostenibilità di pensioni, assistenza sanitaria e prestazioni sociali, ad esempio allineando l'età pensionabile all’effettiva alla speranza di vita, limitando i regimi di pensionamento anticipato e ricorrendo ad incentivi mirati per assumere  lavoratori anziani (fascia superiore ai 55 anni);

-         il recepimento nelle Costituzioni o nella legislazione nazionale delle regole del Patto di stabilità e crescita;

-         il coordinamento delle politiche fiscali nazionali, anche nel settore delle imposte dirette, in  particolare sulle società.

 

Gli strumenti per la stabilizzazione dell’eurozona

L’ultimo pilastro del nuovo sistema di governante è costituito dagli strumenti volti a salvaguardare la stabilità dell’area euro. Un primo fondo per la stabilizzazione dell’area euro è stato istituito, per il triennio 2020-2012, dai Capi di Stato e di Governo dell’area euro nel maggio 2010, ed è stato poi oggetto di numerose modifiche. Il fondo dovrebbe essere sostituito, già nel corso del 2012, dal meccanismo europeo di stabilità (MES) della zona euro, previsto da una modifica dell’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’UE, adottata dal Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011 e in via di approvazione da parte di ciascuno Stato membro secondo le rispettive norme costituzionali.

Per quanto riguarda l’Italia, il disegno di legge di ratifica della decisione del Consiglio europeo è attualmente all’esame della Commissione affari esteri del Senato. Secondo informazioni pervenute dal Bundestag, la decisione dovrebbe essere ratificata dal Parlamento tedesco entro giugno 2012.

Il Trattato istitutivo del MES, firmato dagli Stati membri dell’Eurozona il 2 febbraio 2012, prevede che esso sia istituito come organizzazione intergovernativa nel quadro del diritto pubblico internazionale con sede in Lussemburgo, ed abbia un capitale sottoscritto di 700 miliardi di euroed una capacità effettiva di prestito pari a 500 miliardi di euro, con la possibilità di valutare di nuovo l’adeguatezza delle risorse nella riunione del Consiglio europeo di marzo 2012. La ripartizione dei contributi di ciascuno Stato membro al capitale sottoscritto totale del MES si basa sulla partecipazione al capitale versato della BCE.

Al riguardo, si segnala che la Banca d’Italia e la Bundesbank hanno una percentuale di sottoscrizione del capitale della BCE pari, rispettivamente, al 12,49% e al 18,93%.

L'accesso all'assistenza finanziaria del MES sarebbe offerto sulla base di una rigorosa condizionalità politica nell'ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di un'analisi scrupolosa della sostenibilità del debito pubblico effettuata dalla Commissione insieme al Fondo monetario internazionale (FMI) e di concerto con la Banca centrale europea (BCE). Lo Stato membro beneficiario sarà tenuto a realizzare una forma adeguata di partecipazione del settore privato in funzione delle circostanze specifiche e secondo modalità pienamente conformi alle prassi dell'FMI.

Il MES potrà finanziare la ricapitalizzazione degli istituti finanziari mediante prestiti ai governi, anche nei Paesi che non partecipano al programma, nonché intervenire sui mercati secondari in base a un'analisi della BCE che riconosca l'esistenza di circostanze eccezionali sui mercati finanziari e rischi per la stabilità finanziaria.


 


 

Il processo di allargamento dell’UE

Con le successive adesioni, l’Unione europea è passata dagli originali 6 Stati membri (Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi bassi) agli attuali 27. Gli allargamenti si sono verificati:

·       nel 1973 (con l’ingresso di Danimarca, Irlanda e Regno Unito); nel 1981 (con l’ingresso della Grecia);

·       nel 1986 (con l’ingresso di Portogallo e Spagna);

·       nel 1995 (con l’ingresso di Austria, Finlandia e Svezia);

·       nel 2004, con l’adesione di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Slovenia e Ungheria;

·       a partire dal 1° gennaio 2007 anche Bulgaria e Romania hanno aderito all’Unione europea.

L’adesione della Croazia

Il 9 dicembre 2011, in occasione del Consiglio europeo è stato firmato il Trattato di adesione della Croazia, che aveva avviato i negoziati per l’adesione  nell’ottobre  2005.

Il 23 gennaio 2012 si è svolto in Croazia il referendum popolare sull’adesione del paese all’Unione europea: il 66,27% dei votanti si è espressa favorevolmente. Tale esito è stato salutato con soddisfazione in una dichiarazione congiunta dal Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e dal Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy.  Il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha dichiarato che  "Il risultato positivo del referendum indica la capacità di attrattiva dell'Unione europea. L'adesione all'UE rappresenta la giusta ricompensa per i grandi progressi svolti dalla Croazia negli ultimi anni". Il presidente Schultz ha inoltre sottolineato che  i cittadini croati hanno inviato "un messaggio chiaro a tutta la regione sudorientale dell'Europa: quando vengono fatte le giuste riforme l'Unione europea risponde di conseguenza, anche se nel futuro immediato saremo in una fase di stabilizzazione interna".

Il Trattato, entrerà in vigore il 1o luglio 2013 a condizione che siano perfezionate le procedure di ratifica da parte degli Stati membri e che tutti gli strumenti di ratifica siano depositati entro il 30 giugno 2013 presso il Governo della Repubblica italiana, che è tradizionalmente depositaria dei trattati comunitari.

In seguito alla firma del Trattato di adesione e nelle more del processo di ratifica, il paese candidato diventa “Stato aderente” e può beneficiare di una serie di diritti provvisori prima di diventare Stato membro dell’UE. Può esprimere osservazioni su progetti di proposte, comunicazioni, raccomandazioni o iniziative dell’UE e acquisisce lo status di “osservatore attivo” in seno agli organi e alle agenzie dell’Unione, con diritto di espressione ma non di voto.

La ratifica del Trattato di adesione della Croazia è stata finora  approvata dai Parlamenti di  Slovacchia (5 febbraio 2012),  Ungheria  (14 febbraio) e Bulgaria (17 febbraio).

La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura il disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato di adesione e dell’Atto relativo alle condizioni di adesione, nella seduta del 15 febbraio scorso.

Il disegno di legge è attualmente all’esame del Senato.

 

Gli altri paesi candidati

I paesi candidati all’adesione sono attualmente  quattro: Turchia, Islanda[4] ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e Montenegro.

Turchia

La Turchia – che ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 – ha avviato i negoziati di adesione con l’Unione europea il 3 ottobre 2005. A partire da quella data, si sono tenute nove conferenze di adesione.

Allo stato attuale:

-     è sostanzialmente chiuso il negoziato sul capitolo scienza e ricerca;

-     sono aperti dodici capitoli negoziali: impresa e politica industriale (marzo 2007); controllo finanziario; statistica (giugno 2007); reti transeuropee; salute e protezione dei consumatori (dicembre 2007); diritto delle imprese; proprietà intellettuale (giugno 2008); libera circolazione dei capitali; società dell'informazione (dicembre 2008); fiscalità (30 giugno 2009); ambiente (21 dicembre 2009); sicurezza alimentare (30 giugno 2010).

Si ricorda inoltre che – in conseguenza della mancata applicazione del protocollo di Ankara nei confronti della Repubblica di Cipro da parte della Turchia - sono tuttora sospesi otto capitoli negoziali.

Gli otto capitoli in questione sono: libera circolazione delle merci, diritto di stabilimento e libera prestazione dei servizi, servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazione esterne.

L’ultima relazione sui progressi compiuti dalla Turchia sulla via dell’adesione all’Unione europea (SEC (2011) 1201) è stata pubblicata dalla Commissione il 12 ottobre 2011.

La Commissione evidenzia che il paese ha fatto progressi per quanto riguarda il rispetto dei criteri e degli standard europei; tra i segnali positivi ricorda in particolare l’avvio da parte del governo turco dell’attuazione della riforma costituzionale e la creazione di un ministro per gli affari europei. Tuttavia, secondo la Commissione sono necessari ulteriori risultati per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali, in particolare per assicurare nella pratica la libertà di espressione nonché la tutela dei diritti delle donne e la libertà di religione. A tale proposito, un significativo passo in avanti è rappresentato dalla recente adozione da parte della Turchia della legislazione volta a facilitare il reintegro delle proprietà confiscate alle fondazioni religiose. A giudizio della Commissione, i negoziati acquisirebbero un passo più spedito se il paese procedesse alla piena attuazione dell’unione doganale con l’UE e facesse progressi nellanormalizzazione dei rapporti con la Repubblica diCipro.

La Turchia ha espresso il suo sostegno ai negoziati in corso, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, tra i leader delle comunità turca e greca per trovare una soluzione complessiva alla questione cipriota. Tuttavia, a dispetto delle ripetute sollecitazioni del Consiglio e della Commissione, la Turchia non ha ancora assicurato la piena e non discriminatoria applicazione degliobblighi derivati dall’Unione doganale e dal protocollo aggiuntivo.Nonostante si registrino continui sforzi per migliorare le relazioni bilaterali con la Grecia, da quest’ultima sono stati avanzati numerosi reclami formali per violazioni dello spazio aereo e marittimo, ivi inclusi voli sopra le isole greche.

Balcani

Per quanto riguarda la ex Repubblica Jugoslava di Macedonia il 14 ottobre 2009 la Commissione ha presentato la raccomandazione favorevole all’apertura dei negoziati, su cui si esprimerà il Consiglio. Poiché l’avvio dei negoziati richiede una decisione unanime degli Stati membri, è indispensabile trovare una soluzione alla controversia relativa al nome del Paese, che viene contestato in particolare dalla Grecia.

Il Montenegro ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo di dicembre 2010; l’apertura dei negoziati dovrebbe avvenire a giugno 2012.

 

I paesi potenziali candidati

Gli altri paesi dei Balcani occidentali, (esclusi Montenegro e ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, si tratta di Serbia, Albania, Bosnia Erzegovina e Kosovo) sono considerati “candidati potenziali all’adesione all’Unione europea”.  In questo quadro, si segnala che Albania (28 aprile 2009) e Serbia (22 dicembre 2009) hanno avanzato richiesta di adesione all’UE. La decisione sul conferimento alla Serbia dello status di paese candidato dovrebbe essere assunta dal Consiglio europeo di marzo 2012.

L'arresto e il deferimento al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) di Ratko Mladić e Goran Hadžić hanno rimosso il principale ostacolo sul cammino europeo della Serbia, segnando una tappa importante verso la riconciliazione. Il dialogo intavolato tra Serbia e Kosovo, mirante tra le altre cose a compiere progressi nel cammino verso l'UE, sta già dando i primi frutti. In quasi tutti i paesi dell'allargamento si segnalano progressi nelle riforme connesse all'Unione.

Per quanto riguarda la Bosnia-Erzegovina, un accordo di stabilizzazione ed associazione è   stato firmato il 16 giugno 2008.  

Il Kosovo partecipa al Processo di stabilizzazione e associazione e si avvale del sostegno finanziario dello Strumento di preadesione (IPA),  anche se, al momento, non  sono ancora stati avviati negoziati per un accordo. Le divergenze sullo status del Kosovo continuano a frenare lo sviluppo di relazioni contrattuali tra l'UE e il Kosovo. L'UE sostiene gli sforzi prodigati dal Kosovo per realizzare la sua prospettiva europea.

 

Secondo la Commissione europea[5], una delle sfide importanti del processo di allargamento è rappresentata dal potenziamento della cooperazione regionale e dalla riconciliazione nei Balcani occidentali. La cooperazione e le relazioni di buon vicinato sono elementi essenziali del processo di stabilizzazione e associazione e in quanto tali vengono monitorate attentamente dalla Commissione. La Commissione segnala che le questioni pendenti vanno affrontate urgentemente e la loro risoluzione permetterà di rimuovere un ostacolo fondamentale sul cammino dei Balcani occidentali verso l'Unione. In particolare, le vertenze su questioni interetniche o sullo status, segnatamente in Bosnia-Erzegovina e Kosovo, che continuano ad ostacolare il regolare funzionamento delle istituzioni e a frenare il processo di riforma e il programma europeo, possono avere a volte più vaste implicazioni regionali:

Per quanto riguarda i singoli paesi, la Commissione rileva che, nell'ultimo anno la scena politica in Albania è stata largamente dominata dallo stallo politico tra maggioranza e opposizione e da ulteriori scontri interni. A questo punto, partendo dai recenti segnali incoraggianti, le forze politiche nazionali devono urgentemente ripristinare e mantenere un livello di dialogo politico che assicuri il funzionamento delle principali istituzioni democratiche, il miglioramento delle norme elettorali e la realizzazione delle riforme più importanti.

In quest'ultimo anno, il Kosovo ha realizzato limitati progressi nel programma di riforme. I problemi legati alla lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione e al potenziamento della pubblica amministrazione rimangono irrisolti. La Commissione propone di avviare con il Kosovo un dialogo strutturato sullo Stato di diritto volto ad affrontare queste problematiche e a sostenere la riforma del sistema giudiziario. L'integrazione dei serbi kosovari, migliorata nel sud del paese, provoca crescenti tensioni al nord.

La Bosnia-Erzegovinacontinua a trovarsi in una situazione di stallo politico istituzionale che impedisce il funzionamento dello Stato. L'avanzamento verso l'Unione è bloccato in attesa della modifica della costituzione che tenga conto della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sull'eliminazione della discriminazione etnica per quanto riguarda la rappresentazione nelle istituzioni statali.

Assistenza finanziaria

Per quanto riguarda l’assistenza finanziariaai paesi dell'allargamento che si preparano all'adesione, essa è  fornita essenzialmente a titolo dello strumento di assistenza preadesione (IPA), che per il periodo 2007-2013 ha una dotazione totale di 11,6 miliardi di euro. I documenti di programmazione indicativa pluriennale (MIPD) della Commissione europea per il periodo 2011-2013 individuano i settori chiave nazionali in funzione della specifica situazione e dello stadio di avanzamento del processo di adesione di ciascun paese. Viene data particolare attenzione alla lotta anticorruzione, allo sviluppo della società civile e alla libertà di espressione. Circa il 10% dei fondi IPA disponibili sarà destinato a progetti multinazionali nei Balcani occidentali e in Turchia. In linea con la comunicazione di giugno 2011 dal titolo "Un bilancio per la strategia 2020" e nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, il 7 dicembre 2011 la Commissione ha presentato la proposta di regolamento del nuovo strumento finanziario di preadesione con una dotazione complessiva pari a 14,11 miliardi di euro, come parte del pacchetto di strumenti nel settore dell'azione esterna.



 

L’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UPM)

 

 

L’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM),giàAssemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM), costituisce il volet parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, varata, su iniziativa della Presidenza francese dell'Unione europea, in occasione del Vertice di Parigi del 13 luglio 2008, dai Capi di Stato e di Governo di 43 paesi.

L’APEM era stata creata nell'ambito del Processo di Barcellona che prevedeva esplicitamente, nel programma di lavoro annesso alla Dichiarazione, l'istituzione di un dialogo parlamentare permanente tra i Parlamenti delle due sponde del Mediterraneo. Fu istituita a Napoli, nel dicembre 2003, su impulso del Governo e del Parlamento italiano, nel quadro del semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea. La seduta inaugurale dell’Assemblea si tenne ad Atene, il 22 e 23 marzo 2004.

Attualmente l’Assemblea - che ha assunto la denominazione di Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM)nel corso della sessione plenaria dell'Assemblea parlamentare di Amman, tenutasi il 13 e 14 marzo 2010 - èformata dalle delegazioni parlamentari dei 27 Paesi membri dell'Unione europea, di cinque Paesi rivieraschi europei (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Principato di Monaco e Montenegro), del Parlamento europeo e di 11 Paesi partner mediterranei (Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Mauritania, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia).

La Presidenzadell’Assemblea è assicurata a turno, per un periodo di un anno, dai Paesi che fanno parte dell’Ufficio di Presidenza (Bureau).

Attualmente i quattro membri dell’Ufficio di Presidenza, designati in occasione dell’Assemblea Plenaria di Atene, del marzo 2008, sono: il Parlamento europeo (marzo 2008-marzo 2009, presidenza esercitata da Hans Pöttering, all’epoca Presidente del PE); la Giordania (marzo 2009-marzo 2010, presidenza esercitata da Abdel Hadi El Majali); il Parlamento italiano (marzo 2010-marzo 2011, presidenza esercitata congiuntamente dal Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e dal Presidente del Senato, Renato Schifani); il Marocco(marzo 2011-marzo 2012, presidenza esercitata dal Presidente della Camera dei Rappresentanti, Abdelwahed Radi e, a seguito delle elezioni legislative del 25 novembre 2011, Karim Ghellab, attuale Presidente).

Nel corso della prossima Plenaria (Rabat, 24-25 marzo 2012) dovranno essere designati i quattro membri dell’Ufficio di Presidenza chiamati ad esercitare rispettivamente la Presidenza per un periodo di un anno, nel quadriennio 2012-2016. Successivamente dovrà essere inoltre stabilita la composizione degli Uffici di Presidenza delle Commissioni permanenti e dei Gruppi di lavoro.

La Presidenza marocchina ha organizzato la prima riunione dell’Ufficio di Presidenza, a Rabat, l’11 luglio 2011, e la seconda sempre a Rabat il 17 febbraio 2012. Alle riunioni hanno partecipato il Vice Presidente della Camera, Antonio Leone, in rappresentanza del Presidente Fini, e, in qualità di Co-presidente del Gruppo di lavoro sulla trasformazione del FEMIP in Banca euro mediterranea di sviluppo, l’on. Sergio D’Antoni (cfr. infra).

Nel corso dell’ultima riunione si è discusso della questione delle candidature ai prossimi Bureau di Presidenza e delle Commissioni. In particolare, l’Italia si è candidata alla Presidenza di una Commissione (o la Commissione Cultura o la Commissione Economica), mentre il Portogallo si è candidato a subentrare all’Italia nel Bureau di Presidenza. Marocco e Giordania hanno espresso la volontà di continuare a far parte del Bureau di Presidenza.

Per le precedenti composizioni del Bureau di Presidenza e dei Bureau delle Commissioni si veda infra, paragrafo successivo.

La delegazione italiana presso l’AP-UpM è composta dai seguenti parlamentari:

 

La struttura dell’Assemblea

L’Assemblea è dotata di un Ufficio di Presidenza, composto da quattro membri (il Presidente del Parlamento europeo, il Presidente di un Parlamento nazionale europeo e due Presidenti di Parlamento dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo) che esercitano rispettivamente la Presidenza per il periodo di un anno.

Dei 280 parlamentari che compongono l’Assemblea, 130 appartengono ai parlamenti europei (di cui 81 membri dei 27 Parlamenti nazionali dell'UE – 3 per ogni Parlamento - e 49 membri del Parlamento europeo), 10 membri appartengono ai nuovi partner europei (2 membri ciascuno) e 140 appartengono alla parte mediterranea, di cui 130 membri sono parlamentari dei dieci paesi partner fondatori (ogni delegazione è quindi formata da 13 membri) e 10 membri appartengono al Parlamento della Mauritania.

L'Assemblea è dotata di un proprio Regolamento interno, approvato nella seduta costitutiva, e modificato - da ultimo - in occasione della VII Sessione Plenaria, che si è svolta a Roma, il 4 marzo 2011, nella parte in cui si prevedono le procedure per la predisposizione di un bilancio dell’Assemblea e si rinvia ad uno specifico regolamento finanziario (approvato in quella stessa sede). In occasione della VI Sessione plenaria (Amman, 13 e 14 marzo 2010), il regolamento era stato modificato nella parte relativa alla composizione delle Commissioni permanenti al fine di consentire la partecipazione dei nuovi membri dell'AP-UpM (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Principato di Monaco e Montenegro e, per la sponda sud, la Mauritania), mantenendo il numero dei totale dei componenti l'Assemblea a 280 e garantendo il rispetto del criterio di proporzionalità previsto dal Regolamento tra le diverse componenti. Si era inoltre prevista l’istituzione di un Segretariato stabile con sede a Bruxelles. È stata altresì decisa la creazione di un finanziamento dell’Assemblea e la trasformazione della Commissione ad hoc sull’energia e l’ambiente in Commissione permanente.

 

L’AP-UpM si riunisce almeno una volta l’anno nella Sessione plenaria e periodicamente nell’ambito delle cinque Commissioni in si cui articola:

-          Commissione politica, di sicurezza e dei diritti umani;

-          Commissione economica, finanziaria, per gli affari sociali e l’istruzione;

-          Commissione per la promozione della qualità della vita, degli scambi umani e della cultura;

-          Commissione per i diritti delle donne nel Mediterraneo;

-          Commissione per l’energia, l’ambiente e l’acqua.

 

Alle Commissioni permanenti possono essere affiancati gruppi di lavoro o Commissioni ad hoc con l’incarico di esaminare questioni specifiche. Attualmente sono istituiti due gruppi di lavoro: il Gruppo di lavoro per la modifica del regolamento e il finanziamento dell’AP-UpM, presieduto dal Vice Presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, e il Gruppo di lavoro per l’Università del Mediterraneo (EMUNI) presieduto dalla Vice Presidente del Parlamento europeo, Rodi Kratza. Inoltre è stato istituito, nell’ambito della Commissione economica e finanziaria, un Gruppo di lavoro per i seguiti della trasformazione della Facilitazione euro-mediterranea d’investimento e partenariato (FEMIP) in Banca euro-mediterranea di sviluppo, che è copresieduto dall’on. Sergio D’Antoni e dall’on. Menaouar Khemila, allora Presidente della Commissione finanze e del piano per lo sviluppo regionale della Camera dei deputati della Tunisia (a seguito delle elezioni tunisine del 23 ottobre 2011 dovrà essere nuovamente formata la delegazione parlamentare presso l’AP-UpM).

Come già ricordato supra, in occasione dell’Assemblea Plenaria di Atene, del marzo 2008, sono stati designati i quattro membri dell’Ufficio di Presidenza chiamati ad esercitare rispettivamente la Presidenza per un periodo di un anno:

 

PERIODO

PRESIDENZA

VICEPRES.

VICEPRES.

VICEPRES.

2008-2009

P.E.

GIORDANIA

ITALIA

MAROCCO

2009-2010

GIORDANIA

ITALIA

MAROCCO

P.E.

2010-2011

ITALIA

MAROCCO

P.E.

GIORDANIA

2011-2012

MAROCCO

P.E.

GIORDANIA

ITALIA

In tale occasione è stata inoltre stabilita la composizione degli Uffici di Presidenza delle quattro Commissioni permanenti:

 

Commissione

Presidenza

Vicepres.

Vicepres.

Vicepres.

Politica

P.E.

Francia

Palestina

Israele

Economica

Egitto

Lussemburgo

Turchia

P.E.

Cultura

Portogallo

Libano

Algeria

P.E.

Diritti delle donne

Tunisia

Lussemburgo

Algeria

P.E.

 

Per quello che riguarda la Commissione sull’energia, l’ambiente e l’acqua (originariamente prevista come commissione ad hoc e trasformata nel corso della Sessione Plenaria di Amman del marzo 2010 in Commissione permanente), poiché sia la Grecia sia l’Austria si erano candidate alla Presidenza di tale Commissione, il Bureau dell’Assemblea, nella riunione del 12 luglio 2008, ha stabilito che nel primo anno la Presidenza sarebbe stata esercitata dal Parlamento greco e nel secondo anno da quello austriaco.

Pertanto, a seguito delle decisioni del Bureau di Parigi, l’Ufficio di Presidenza della Commissione risulta attualmente composto nel seguente modo:

 

Commissione Ambiente

Presidenza

Vice Presidenza

Vice Presidenza

Vice Presidenza

Austria

Algeria

P.E.

Tunisia

Il Parlamento italiano, nei primi quattro anni di vita dell’Assemblea, ha assicurato la Presidenza della Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi nell’ambito della società civile e la cultura, ricoperta nella XIV legislatura dal senatore Mario Greco (FI) e nella XV legislatura dall’on. Tana de Zulueta (Verdi)[6]. Nella XV legislatura, per il Senato, hanno partecipato ai lavori dell’APEM i senatori Salvatore Adduce (Ulivo) e Giuseppe Vegas (FI)[7].


Si riportano di seguito le tabelle relative alla composizione dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea e delle Commissioni per il periodo 2004-2008:

 

BUREAU DELL’ASSEMBLEA 2004-2008

Presidente dell’APEM (marzo 2004 – marzo 2005)

Presidente dell’Assemblea del Popolo d’Egitto

Vice Presidente (e Presidente da marzo 2005 a marzo 2006)

Presidente del Parlamento europeo

Vice Presidente (e Presidente da marzo 2006 a marzo 2007)

Presidente della Camera dei Deputati della Tunisia

Vice Presidente (e Presidente da marzo 2007 a marzo 2008)

Presidente del Parlamento ellenico

 

 

BUREAU DELLE COMMISSIONI 2004-2008

Commissione

Presidente

Vice Presidente

Vice Presidente

Vice Presidente

Politica

PE

Israele

Spagna

Palestina

Economica

Giordania

Irlanda

Turchia

PE

Cultura

Italia

Marocco

Nuovo Paese membro UE

(Malta)

Algeria

 

Il turno di Presidenza italiana (marzo 2010-marzo 2011)

A conclusione della Sessione plenaria dell'Assemblea parlamentare di Amman, tenutasi il 13 e 14 marzo 2010 - durante la quale è stato deciso di modificare la denominazione dell'APEM in Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (AP - UpM) - il Parlamento italiano ha assunto la Presidenza di turno per il periodo marzo 2010 - marzo 2011. La Presidenza è stata esercitata congiuntamente dal Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, e dal Presidente del Senato, sen. Renato Schifani.

Il Parlamento italiano fa parte dell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea per il quadriennio 2008-2012, insieme al Parlamento europeo, alla Giordania e al Marocco.

La VII^ Sessione dell’Assemblea Plenaria dell’AP-UpM è stata ospitata a Roma, presso Palazzo Montecitorio, il 3 e 4 marzo 2011.

In particolare, nella giornata di giovedì 3 marzo si sono svolte le riunioni delle cinque Commissioni (per gli affari politici, la sicurezza e i diritti dell’uomo; per la promozione della qualità della vita, gli scambi nell’ambito della società civile e la cultura; per i diritti delle donne nel Mediterraneo; economica e finanziaria, per gli affari sociali e l’istruzione; per l’ambiente, l’energia e l’acqua) nonchè le riunioni del Bureau e del Bureau allargato. Il Bureau ha approvato una dichiarazione sulla situazione dei Paesi dell’area mediterranea.

I lavori dell’Assemblea plenaria, presieduta congiuntamente dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e dal Presidente del Senato, Renato Schifani, si sono aperti venerdì 4 marzo, nell’Aula di Montecitorio, con una sessione inaugurale dedicata all’Unione per il Mediterraneo e agli sviluppi della situazione nella regione. Durante tale sessione sono intervenuti, dopo il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, e il Presidente del Senato, sen. Renato Schifani, il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, il Vice Ministro degli affari esteri della Repubblica araba d’Egitto, Mohamed Mostafa Kamal, gli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea (gli onorevoli Radi, Buzek e Majali) e il Presidente della BEI, Philippe Maystadt.

Successivamente, si sono svolte tre sessioni tematiche, dedicate rispettivamente alle politiche per l’immigrazione e l’integrazione (sessione introdotta da Peter Schatzer, Capo dello staff del Direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni), alla tutela dell’ambiente nel Mediterraneo (sessione introdotta da Corrado Clini, allora Direttore generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia del Ministero dell'ambiente, del territorio e del mare della Repubblica italiana) e agli strumenti finanziari per lo sviluppo dell’area (sessione introdotta da Charles Milhaud, già Presidente della Commissione sul finanziamento del cosviluppo nel Mediterraneo, istituita dal Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy).

Al termine sono state presentate, da parte dei rispettivi Presidenti, le raccomandazioni e le proposte delle Commissioni e dei Gruppi di lavoro, che sono state quindi approvate dall’Assemblea. In particolare sono state approvate modifiche al Regolamento dell’Assemblea nonché un Regolamento finanziario volte a consentire l’attuazione del sistema di finanziamento deciso nel corso della Sessione Plenaria di Amman del marzo 2010.

La riunione si è conclusa con il passaggio della Presidenza dell’Assemblea all’allora Presidente della Camera dei rappresentanti del Regno del Marocco, Abdelwahad Radi, che ha svolto un intervento di saluto.

Durante la Presidenza italiana sono state, inoltre, organizzate tre riunioni del Bureau, il 18 giugno 2010 a Palermo, il 12 novembre 2010 e il 21 gennaio 2011 a Roma. Infine, l’Ufficio di Presidenza ha tenuto una riunione in occasione della Sessione Plenaria.

In particolare, alla riunione del Bureau del 12 novembre 2010 nonché alla riunione svoltasi prima della Plenaria e alla Plenaria stessa, ha partecipato l’allora Presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, che ha avuto in tali occasioni anche un incontro con il Presidente della Camera, Gianfranco Fini.


La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE                    di Varsavia (19-21 aprile 2012) e la cooperazione interparlamentare

 

Il 19-21 aprile 2012 si svolgerà a Varsavia l’annuale Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE, che, in base all’ordine del giorno provvisorio, verterà sui seguenti temi:

·       la crisi dell'unità europea;

·       il controllo parlamentare della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC);

·       il Parlamento, l'opinione pubblica e i mezzi di comunicazione

 

Come di consueto, la Conferenza è stata preceduta da una riunione dei Segretari generali, svoltasi il 5-6 febbraio u.s., nel corso della quale sono stati discussi i seguenti temi:

·       ratifica del nuovo Trattato sulla stabilità e la governance economica (fiscal compact): la maggior parte degli intervenuti ha sottolineato che il trattato potrebbe non essere ratificato prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. Il Segretario generale dell’Assemblea nazionale francese, Corinne Luquiens, ha precisato che il processo di ratifica in Francia potrebbe essere influenzato dai risultati delle elezioni presidenziali, che si svolgeranno tra fine aprile e inizio maggio 2012. Si è discusso sull’art. 13 del fiscal compact, che prevede l’istituzione di una conferenza dei presidenti delle Commissioni competenti dei parlamenti nazionali e delle competenti Commissioni del PE per dibattere sulle questioni di interesse comune nell’ambito del nuovo processo di coordinamento delle politiche economiche;

·       relazione annuale IPEX (InterParliamentary EU information eXchange). Sono state approvate le linee guida ed è stata accolta favorevolmente la rilevazione (survey), approntata dal central support, delle iniziative dei Parlamenti e delle Istituzioni dell’ UE volte alla definizione di standard per i dati e i documenti digitali, dando mandato al board di:

-      avviare forme di cooperazione con le competenti Istituzioni dell’UE, con il CERDP e con il Centro Globale per le ICT nei Parlamenti in ambito ONU/UIP, al fine di poter agire come “punto di informazione” unico in materia di standardizzazione digitale;

-      verificare la possibilità di condividere un comune standard aperto di formato e di utilizzare il  thesaurus EUROVOC per i documenti parlamentari relativi all’esame delle materie dell’UE inseriti in IPEX dai Parlamenti nazionali;

·      seguito delle conclusioni dell’ultima Conferenza dei Presidenti (Bruxelles, 4-5 aprile 2011): la proposta formulata in quella sede dalla Presidenza belga di creare una rete (network) di scambio delle informazioni relative al controllo sui servizi nazionali di intelligence non ha raccolto il consenso degli altri Parlamenti. Per quanto concerne la proposta di istituire una conferenza per il controllo della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), non è stato ancora raggiunto un accordo sulla dimensione delle delegazioni dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Il SG del PE avrebbe sottolineato che, in caso di mancato accordo su questo punto, ciascun Parlamento potrebbe decidere autonomamente quanti rappresentanti designare.

 

Al riguardo, si ricorda che l’attuale Presidenza polacca della Conferenza dei Presidenti, con lettera dei Presidenti dei due rami del Parlamento polacco del 29 novembre 2011, ha informato i Presidenti dei Parlamenti degli Stati membri dell’UE sulla possibilità che il Parlamento europeo possa accettare una proposta di compromesso riguardo la composizione della Conferenza interparlamentare per il controllo sulla PESC/PSDC.

La proposta di compromesso polacca prevede che alla Conferenza partecipino 4 membri titolari e 2 supplenti per ciascun Parlamento nazionale, 16 membri del Parlamento europeo, mentre i Paesi candidati e la Norvegia potrebbero inviare un osservatore più un supplente.

Alla lettera della Presidenza polacca in merito alla proposta di compromesso hanno risposto 31 Assemblee:

-          11 Assemblee hanno espresso esplicitamente il proprio favore alla proposta di compromesso (Camera e Senato polacco; Bundesrat e National Rat austriaco; Parlamento bulgaro, Senato francese; Parlamento ungherese; Parlamento lussemburghese; Camera dei rappresentanti olandese; Camera dei deputati rumena, Parlamento maltese);

-          1 Assemblea propone una rappresentanza di 6 membri per i PN e una rappresentanza del PE che consenta la partecipazione di tutti i gruppi politici del PE (Parlamento greco);

-          13 Assemblee hanno invece ribadito la preferenza per una composizione delle delegazioni sulla base di 6 membri per i PN e 6 membri per il PE o comunque paritaria (Camera dei deputati e Senato ceco; Parlamento cipriota; Parlamento danese; Parlamento estone; Camera e Senato irlandesi; Parlamento lituano; Parlamento portoghese; Parlamento svedese, House of Lords e House of Commons britannica; Parlamento lettone);

-          4 Assemblee hanno risposto senza dare indicazioni specifiche, ma valutando la proposta di compromesso polacca una buona base per il raggiungimento di un accordo in occasione della prossima Conferenza dei Presidenti (Senato e Camera italiani, Parlamento finlandese; Senato rumeno);

-          il Bundestag tedesco propone di parametrare le delegazioni alla consistenza della popolazione, secondo la formula dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa[8], con una delegazione del PE pari a quella più grande dei PN. Il Bundesrat tedesco ha risposto indicando che la loro posizione è in corso di definizione.

Il Presidente pro-tempore del Parlamento europeo, Buzek, in una lettera ai Presidenti dei due rami del Parlamento polacco del 18 novembre 2011, pur annunciando che il Parlamento europeo sarebbe disposto ad accettare la composizione proposta dai Presidenti dei due rami del Parlamento polacco, osservava che:

·            la Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune dovrà svolgersi nel rispetto dei principi concordati alla Conferenza dei Presidenti del 4-5 aprile 2011;

·            gli ordini del giorno dovrebbero essere decisi congiuntamente dalla Presidenza di turno e dal Parlamento europeo;

·            gli incontri dovrebbero essere coorganizzati e co-presieduti anche dal Parlamento europeo;

·            il Parlamento europeo conferma la sua disponibilità ad organizzare gli incontri anche a Bruxelles.

Dalla lettera del Presidente Buzek sembrerebbe dunque evincersi che l’accordo raggiunto dalla Presidenza polacca con il Parlamento europeo sarebbe limitato alla sola composizione della Conferenza interparlamentare e non comprenderebbe anche gli altri profili sopra indicati.

 

Il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, nella lettera di risposta ai Presidenti dei due rami del Parlamento polacco ha espresso apprezzamento per lo sforzo compiuto dalla Presidenza polacca ed auspicato che un accordo complessivo possa essere raggiunto nella sede più opportuna, costituita dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE che si terrà a Varsavia tra il 19 e il 21 aprile 2012. Già in occasione della Conferenza dei Presidenti di Bruxelles del 4 e 5 aprile 2011 la Presidenza della Camera aveva sottolineato che stante l’importanza della materia, la stessa dovesse essere affrontata in sede di Conferenza dei Presidenti e non affidate a sedi ulteriori, quale la COSAC.

 

Da ultimo, si segnala che l’incontro con il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, può costituire un’utile occasione per riproporre una questione che già era emersa in occasione di precedenti Conferenze interparlamentari.

Si tratta di una proposta diretta a migliorare e rendere più concreto il dialogo tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali

Da tempo la Camera, come altre Camere di altri Paesi, trasmette regolarmente al presidente del Parlamento europeo così come al presidente della Commissione europea, i documenti approvati in esito all'esame delle proposte di atti normativi e di altre proposte  dell'Unione europea.   

La Commissione ha consolidato la prassi di inviare un documento di risposta nel quale si forniscono chiarimenti sugli eventuali profili problematici ovvero sulle osservazioni  avanzate dai Parlamenti nazionali. Tale prassi si fonda su un impegno soltanto politico (il cosiddetto dialogo politico) e non anche su specifiche disposizioni normative (salvo il caso dei pareri motivati che rilevano il mancato rispetto del principio di sussidiarietà).

Paradossalmente, invece, fino ad oggi il Parlamento europeo non ha dato alcun riscontro ai documenti trasmessi dai parlamenti nazionali, nonostante la cooperazione interparlamentare sia parte integrante del Trattato di Lisbona.

Il suggerimento sarebbe quello di non limitarsi ad includere i documenti trasmessi dai parlamenti nazionali tra il materiale posto in distribuzione nelle Commissioni del PE che trattano i singoli provvedimenti, ma di dar conto, sia pure sinteticamente, dei rilievi e delle indicazioni avanzate nelle relazioni da esse predisposte per l'esame in Plenaria. In questo modo si valorizzerebbe il lavoro dei  Parlamenti nazionali che sarebbero indotti ad un esame più accurato. I documenti approvati dai Parlamenti nazionali costituirebbero un elemento importante nell'istruttoria svolta dal Parlamento europeo.

 

 

 


 

 



[1] La proposta prevede l’istituzione di fondo per la mutualizzazione e la gestione congiunta dei titoli di Stato che eccedono la soglia del 60% del PIL prevista dal Trattato di Maastricht per tutti i Paesi dell’Eurozona eccetto quelli che sono già soggetti ad un piano di assistenza finanziaria (Irlanda, Portogallo e Grecia). Il fondo di ammortamento consentirebbe di attenuare le pressioni speculative sui titoli dei Paesi maggiormente esposti alle tensioni sui mercati finanziari.

[2] Sono attualmente al’esame delle Istituzioni dell’UE una proposta di regolamento sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri che affrontano o sono minacciati da serie difficoltà per la propria stabilità finanziaria nell’eurozona (COM(2011)819); e una proposta di regolamento recante disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei progetti di bilancio e per assicurare la correzione dei disavanzi eccessivi degli Stati membri nell’eurozona (COM(2011)821).

[3] Si tratta di sei atti legislativi che, da un lato, rafforzano il Patto di stabilità e crescita, dall’altro rafforzano le norme relative ai quadri di bilancio nazionali e la sorveglianza in materia di squilibri macroeconomici. In particolare, il pacchetto comprende:

-   Regolamento (UE) n. 1173/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, relativo all’effettiva esecuzione della sorveglianza di bilancio nella zona euro;

-   Regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro;

-   Regolamento (UE) n. 1175/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche;

-   Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici;

-   Regolamento (UE) n. 1177/2011 del Consiglio, dell'8 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi;

-   Direttiva 2011/85/UE del Consiglio, dell’8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri.

 

[4] II 27 luglio 2010 sono stati avviati ufficialmente i negoziati di adesione con l’Islanda

[5] Comunicazione del 9 ottobre 2011 “Strategia dell’allargamento 2011-2012” (COM(2011)666)

[6] L’on. de Zulueta ha partecipato altresì alle riunioni della Commissione ad hoc sui diritti della donna nel Mediterraneo che si sono tenute con cadenza periodica.

[7] In sostituzione dei senatori Roberto Barbieri (già l’Ulivo e successivamente Misto – Gruppo Socialista) e Cosimo Izzo (FI).

[8]   Il numero dei rappresentanti all'Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dei diversi paesi membri è ivi stabilito in proporzione alla consistenza della popolazione e varia da un  minimo di due ad un massimo di diciotto. L'Italia è rappresentata da 18 membri effettivi e 18 supplenti.