Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Le elezioni parlamentari in Spagna ' i risultati - (20 novembre 2011)
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 120
Data: 22/11/2011
Descrittori:
ELEZIONI POLITICHE   SPAGNA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 120 – 22  novembre 2011

Le elezioni parlamentari in Spagna – i risultati
(20 novembre 2011)

Bandera de España

 


 

Il 20 novembre 2011 si sono svolte le elezioni parlamentari in Spagna. Dopo oltre sette anni di governo socialista, il Partito popolare (PP) guidato da Mariano Rajoy ha ottenuto il 44,62 per cento dei voti, conquistando la maggioranza assoluta del Congresso dei Deputati. Il Partito socialista (PSOE) di Alfredo Perez Rubalcaba si arresta al 28,73 per cento dei voti, seguito da Sinistra Unita (IU) e dal partito catalano Convergenza e Unione (CiU) che raggiungono rispettivamente il 6,92 per cento  e il 4,17 per cento dei suffragi. Da registrare anche il successo, sul piano nazionale, dell’Unione per il Progresso e la Democrazia (UPyD), nata nel 2007 da alcuni fuoriusciti del PSOE polemici sui negoziati del governo con i movimenti indipendentisti baschi, attestatasi al 4,69 per cento dei voti. Questa tornata elettorale ha visto, inoltre, l’ingresso sulla scena elettorale spagnola di una nuova forza, la coalizione della sinistra radicale indipendentista basca (AMAIUR) con l’1,37% dei voti,  aggiuntasi al Partito Nazionalista Basco (PNV) che ha ottenuto l’1,33% dei voti.

Sulla base dei risultati elettorali Mariano Rajoy sarà il nuovo presidente del Governo.

Per quanto riguarda la partecipazione elettorale, l’affluenza alle urne è stata del 71,69 per cento, diminuendo di circa il 2 per cento rispetto alle elezioni del 2008.

 

La Spagna è una monarchia parlamentare in cui il potere legislativo è esercitato da un parlamento bicamerale composto dal Congresso dei Deputati e dal Senato. Il Congresso dei Deputati è composto da 350 membri eletti con sistema proporzionale con formula D’Hondt, soglia di sbarramento al 3 per cento e liste di partito chiuse in collegi plurinominali piccoli (cioè che eleggono un basso numero di deputati). Il Senato è, invece, composto da 264 membri, 208 dei quali eletti con sistema maggioritario in circoscrizioni plurinominali coincidenti con le province (ciascuna delle quali, con poche eccezioni come Ceuta e Melilla, le Baleari e le Canarie, elegge quattro senatori indipendentemente dalla dimensione territoriale) e gli altri 56 membri in rappresentanza degli organi delle autonomie territoriali. Deputati e senatori sono eletti per un mandato di quattro anni. Il potere esecutivo è esercitato dal Presidente del Consiglio, unitamente al suo Governo, eletto dal Congresso dei Deputati su nomina del Capo dello Stato, il Re Juan Carlos I.

 

I risultati delle ultime elezioni hanno confermato l’erosione del consenso del Partito Socialista (PSOE), già messo a dura prova dalle elezioni amministrative dello scorso maggio che ha visto il Partito Popolare (PP) conquistare città importanti, come Barcellona e Siviglia, e 11 delle 13 regioni in cui si è votato. Un esito che ha inficiato la volontà di Zapatero di restare in carica fino al Marzo 2012, la data inizialmente prevista per le prossime elezioni. Infatti, lo scorso 29 luglio il Premier uscente ha comunicato la sua indisponibilità a ricandidarsi e la scelta di indire le elezioni anticipate. Conseguentemente il partito socialista ha scelto come suo nuovo leader Alfredo Perez Rubalcaba.

 

La decisione di Zapatero si è collocata nel contesto della grave crisi economica che ha colpito la Spagna con lo scoppio, nel 2008, della bolla immobiliare, a seguito della crisi finanziaria internazionale: si stima che il paese abbia attualmente tra 700.000 e 1.500.000 immobili invenduti. In reazione alla crisi il governo Zapatero ha in una prima fase, nel novembre 2008, promosso una politica di aumento della spesa pubblica in funzione anticiclica con investimenti in infrastrutture e lavori pubblici di un miliardo di euro. Il piano non è però riuscito ad impedire che il Paese cadesse in recessione : nel 2009 il PIL ha subito una contrazione del 3,7 per cento e il deficit è salito all’11 per cento del PIL; il tasso di disoccupazione è divenuto il più alto dell’Unione europea con il 18 per cento, ulteriormente salito al 20 per cento nel 2010 (e con il 34 per cento di disoccupazione giovanile). Il debito pubblico è passato dal 36,1 per cento del PIL nel 2007 al 63,7 per cento nel primo trimestre 2010. Per far fronte alla situazione il governo Zapatero ha approvato nella primavera 2010 un piano di austerità triennale con l’obiettivo di riportare il rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento nel 2013. Tra le misure contemplate il congelamento dei livelli delle pensioni (eccetto per quelle più basse); l’aumento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni; il blocco del turn over; il taglio del 5% degli stipendi pubblici nel 2010 e il congelamento degli stessi nel 2011; i tagli agli investimenti pubblici; l’aumento dell’aliquota massima IVA di due punti (dal 16 al 18 per cento). A seguito dell’attuazione del piano, il rapporto deficit/PIL è sceso nel 2010 al 9,2 per cento.

Alla fine di agosto, dopo l’annuncio delle elezioni anticipate, il governo ha approvato un ulteriore piano di austerità, allo scopo di ridurre il rapporto deficit/PIL sotto il sei per cento entro la fine del 2011. Tra le misure adottate si segnalano i tagli alla spesa sanitaria e una riforma del sistema di tassazione delle imprese. Tra le ultime misure adottate dal governo socialista anche una riforma del meccanismo di funzionamento del fondo statale di garanzia dei depositi bancari che dovrebbe diminuire il contributo diretto a carico del bilancio statale ed aumentare quello a carico delle banche. Il provvedimento fa seguito alla riforma bancaria approvata lo scorso mese di febbraio che ha imposto alla banche un processo di ricapitalizzazione al fine di aumentarne la solidità, processo conclusosi alla fine di settembre.

Inoltre, il 27 settembre 2011, è stata definitivamente varata la riforma dell’ art. 135 della Costituzione, che introduce il principio della stabilità di bilancio. Tale riforma prevede che tutte le amministrazioni pubbliche si adeguino al suddetto principio e che lo Stato e le Comunità autonome non possano incorrere in un deficit strutturale che superi i margini stabiliti dall’Unione europea. Una legge organica, che dovrà essere approvata entro il 30 giugno 2012, fisserà il limite massimo del deficit strutturale dello Stato e delle Comunità autonome secondo il rispettivo prodotto interno lordo.

Le misure non hanno impedito il declassamento del rating del debito pubblico spagnolo da parte dell’agenzia Fitch da AA ad AA-.

Nel programma elettorale del partito popolare centrali appaiono le misure per l’aumento dell’occupazione e della competitività dell’economia spagnola. In particolare, si sottolinea la necessità di superare il dualismo tra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori con impiego flessibile, prevalentemente giovani, che caratterizza il mercato del lavoro, attraverso l’introduzione di una nuova regolamentazione volta ad incentivare la contrattazione aziendale e ad introdurre un unico modello contrattuale. E’ anche prevista una stretta sul deficit delle comunità territoriali.

 

Nella tabella sottostante sono riportati nel dettaglio i risultati elettorali, confrontati con quelli delle precedenti elezioni dell’ottobre 2007:


 

Partiti

Percentuale di voto 2011

Seggi 2011

Percentuale di voto 2008

Seggi 2008

Partito Popolare (PP)

44,62

186

39,94

154

Partito socialista          (PSOE)

28,73

110

43,87

169

Sinistra Unita (IU)

6,92

11

3,77

2

Unione per il Progresso e la Democrazia (UpyD)

4,69

5

1,19

1

Convergenza e Unione (CiU)

4,17

16

3,03

10

AMAIUR

1,37

7

ND

ND

Partito Nazionalista Basco (PNV)

1,33

5

1,19

6

Altri

8,17

15

7,01

8

 

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); democrazia piena (18 su 178 Economist)

Libertà di stampa: 39 su 178

Libertà di Internet: -

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); generale rispetto nella pratica(USA)

Libertà economica: Stato “prevalentemente libero” (31 su 179)

Corruzione percepita: 30 su 178

Variazione PIL 2009: - 3,7 per cento; 2010:  -0,1 per cento

 

Fonti: IFES, Fondation Robert Schuman, Economist Intelligence Unit ViewsWire


 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica Internazionale

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File: Es0961ele.doc

 



[1]     Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).