Allegato B
Seduta n. 273 del 28/1/2008

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

COSENZA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Rapporto 2007 dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) di Lisbona ha evidenziato come la diffusione e l'utilizzo di droghe, che aveva registrato una netta frenata negli ultimi anni, sembra ora in netta ripresa;
tra il 2004 e il 2005 il 4 per cento delle morti tra i cittadini europei, tra i 15 e i 39 anni, sono state causate dal consumo di droghe;
il dato cresce paurosamente nelle grandi città, dove addirittura il 10-20 per cento delle morti del 2005 è stato attribuito al consumo di stupefacenti, sia per cause dirette (overdose) sia indirette (Aids e atti di violenza);
lo spinello è ancora la droga più consumata in Europa (70 milioni di cittadini hanno ammesso di averla provata, specie nella fascia di giovanissimi, 15-18 anni), anche se, secondo gli esperti, guadagnano sempre più ampio spazio sostanze sintetiche dagli effetti eccitanti e più devastanti;
Paesi come la Svizzera, celebri negli anni '80 per la loro politica liberale in materia di droghe, hanno cambiato radicalmente rotta, come risulta dal recentissimo no del Parlamento svizzero alla legalizzazione della cannabis (la proposta di legge di iniziativa popolare è stata bocciata con una maggioranza molto più ampia di quanto già avvenuto quattro anni fa: respinta da 106 deputati su 176 votanti);
gli studi sull'impatto negativo delle cosiddette droghe leggere hanno rilevato, tra l'altro, che i fumatori di canapa sono maggiormente inclini a sviluppare forme di schizofrenia e che l'uso regolare della marijuana danneggia gravemente i polmoni;
gli ultimi dati relativi al 2005, evidenziano che tra i giovani morti per suicidio nella città di Milano, nel 20 per cento dei casi c'era un abuso concomitante di cannabis e cocaina;
oggi si moltiplicano i ricoverati nella fascia fra i 18 e i 35 anni, con sintomi psicotici gravi, derivanti dall'abuso di sostanze stupefacenti, come ecstasy e marijuana,

che peraltro sono spesso protagonisti e vittime delle cosiddette stragi del sabato sera;
il solo discutere sulla depenalizzazione del consumo di canapa, anche se solo per uso personale, ha fatto registrare un aumento del consumo, portando ad una pericolosissima cultura di «banalizzazione» dello spinello;
tra i fattori ambientali che favoriscono queste dipendenze, ritroviamo la mancanza della vita familiare, elemento chiave nella formazione del carattere di una persona, la disintegrazione dei sentimenti di fede e della disponibilità alla sofferenza e al sacrificio, essenziali per la maturazione psicofisica individuale e collettiva;
i mass-media contribuiscono a questo degrado culturale, diffondendo modelli e idoli distorti, esaltando l'utilitarismo e l'edonismo, cancellando il riferimento ai valori morali e creando spesso una condizione di frustrazione e falsi bisogni che spingono a cercare soddisfazione solo nelle cose materiali;
è comprovato da esperienze estere che il calo dell'uso di droghe è stato direttamente proporzionale all'aumento del coinvolgimento dei genitori nei programmi di sensibilizzazione, alla collaborazione di tutti coloro che, nella società civile, devono collegarsi con i programmi lanciati dalle istituzioni: istituti scolastici, associazione di volontariato, operatori sanitari, circoli sportivi;
lo sforzo contro l'uso di droga deve essere corale e che nodo centrale di un tale agire è l'informazione, che deve diffondere messaggi immediatamente comprensibili, semplici ma basati sull'evidenza scientifica, sui risultati delle ricerche, sulla necessità di una evoluzione culturale volta a educare e incentivare i giovani ad uno stile di vita sano, visto che la droga altro non è che uno dei sintomi più clamorosi della crisi dei valori e dell'affermarsi del nichilismo;
proprio attraverso il discredito lanciato nelle campagne informative poste in essere dalla politica statunitense contro la pratica dello «sballo», si è registrata una diminuzione del 25 per cento dal 2001 ad oggi dell'uso della cannabis, del 13 per cento dell'uso dell'alcool e del 29 per cento del consumo di sigarette;
anche in Europa le campagne informative hanno svolto una importantissima opera di dissuasione, denunciando i rischi psicologici e fisici che colpiscono i fruitori di droghe e smentendo il fatto che esistano droghe leggere e in quanto tali non dannose;
è sulla cultura collettiva, e non sulla sofferenza individuale, che bisogna agire, perché questa sofferenza non è la causa, ma la conseguenza di un'implosione culturale di cui i giovani sono le prime vittime -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per attuare una svolta culturale che evidenzi in maniera chiara e inequivoca la dannosità dell'utilizzo di sostanze stupefacenti;
quali interventi organici, mirati soprattutto ai giovani, intenda adottare per contrastare questo fenomeno ormai endemico, coinvolgendo tutta la società civile, dal singolo cittadino alle maggiori istituzioni, e soprattutto i media, sostenendoli e coordinandoli in una seria e sistematica lotta contro la droga;
se abbia intenzione di promuovere campagne di informazione nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di sensibilizzare le coscienze dei giovani sulla pericolosità dell'utilizzo, anche occasionale, di qualunque sostanza stupefacente.
(3-01560)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PORETTI, MELLANO, BELTRANDI, D'ELIA e TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2001 il Ministero della salute istituiva, presso l'Istituto superiore

di sanità (ISS) la Commissione nazionale cellule staminali, presieduta da Enrico Garaci, presidente dell'ISS. Come diffuso nel comunicato numero 442, la Commissione risultava composta da 12 membri e per tre anni avrebbe dovuto «decidere la destinazione ai diversi progetti di ricerca del finanziamento annuale di 5 miliardi stanziato dalla legge 23 dicembre 2000 per ciascuno dei tre anni (2001, 2002, 2003), al fine di attuare un programma di ricerche sperimentali e cliniche sulle cellule staminali». Si parla quindi di 5 miliardi di lire per anno pari a circa 2,5 milioni di euro, totale 7,5 milioni sui tre anni;
l'assegnazione dei fondi avrebbe dovuto avvenire sulla base di progetti della durata di un biennio presentati a seguito di tre bandi pubblici;
come peraltro dichiarato in una precedente interrogazione della prima firmataria del presente atto, n. 5-00014, al primo bando che fu pubblicato solo nel 2003 - e non nel 2001 come programmato - molti dei progetti giudicati e finanziati dalla commissione nazionale cellule staminali risultavano sottomessi dagli stessi membri della commissione;
in seguito all'attribuzione dei fondi è emersa la poca trasparenza con cui questi sono stati assegnati e l'evidente conflitto d'interesse esistente tra la composizione della commissione e la presentazione di progetti avvenuta da parte degli stessi membri della commissione e da singoli ricercatori da loro diretti;
la poca trasparenza è stata confermata dalle risposte date a due mie interrogazioni. In particolare con riferimento all'interrogazione n. 5-00014: «Procedure per l'aggiudicazione da parte della Commissione sulle cellule staminali, istituita presso l'Istituto Superiore di Sanità», il Ministero della Salute ha affermato: «L'Istituto precisa che la Commissione ha promosso un primo bando per progetti di ricerca biennali, finanziati per oltre 11 milioni di euro nel 2003. Su un totale di 137 progetti presentati ne sono stati finanziati 82. In questa occasione 7 progetti risultano presentati dai membri della Commissione e ciascun componente della Commissione ne ha presentato solo uno; come da regolamento, taluni membri della Commissione hanno collaborato ad un secondo progetto presentato da un altro ricercatore indipendente; questo ricercatore era titolare e responsabile del progetto, mentre il membro della Commissione svolgeva un ruolo ancillare del tutto secondario»;
su un'ANSA del 26 novembre 2007 si legge che: «Il consuntivo, definito dall'Iss "quanto mai lusinghiero e positivo", è il risultato del Programma nazionale da 17 milioni, gestito dalla Commissione nazionale sulle cellule staminali, nominata dal Ministro della salute, presieduta dal presidente dell'ISS e composta da esperti italiani del settore. Gli 82 progetti, prosegue l'ISS, sono selezionati dai 137 presentati e finanziati in seguito al bando pubblico per i progetti di ricerca biennali (2003-05)»;
lo scorso novembre 2007 sul sito ISS, alla pagina http://www.iss.it/pres/prim/cont.php?id=800&lang=1&tipo=6 vennero inseriti gli elenchi dei destinatari dei finanziamenti senza peraltro indicare l'ammontare assegnato a ciascun gruppo/unità operativa;
quanto al secondo bando per i progetti 2005 - e non il 2002 come inizialmente previsto - in assenza di notizie certe e di un'adeguata pubblicità, negli ambienti scientifici italiani si pensava solo che la scadenza sarebbe stata novembre 2004, con approvazione prevista per marzo-aprile 2005. Sul sito dell'ISS comparve un documento che nessuno è mai stato in grado di aprire;
in risposta alla seconda interrogazione della prima firmataria del presente atto, n. 5-01349: «Attività della Commissione nazionale sulle cellule staminali», il Ministero della salute affermava che: «Al primo bando ha fatto seguito un secondo

bando. Tale bando verteva sullo "Sviluppo di uno o più prototipi strutturali, organizzativi e gestionali di banche di cellule staminali umane". Nel 2003 detto bando è stato vinto dal Centro prototipo dell'Ospedale Maggiore di Milano, che è il più qualificato in Italia per il bancaggio delle cellule staminali. Anche il secondo progetto è concluso. Non risulta invece l'esistenza di un terzo bando, che non è stato mai proposto né discusso dalla Commissione Nazionale. In effetti, dopo il secondo bando, i fondi a disposizione della Commissione erano esauriti» -:
quanti soldi pubblici siano stati erogati in tutto dalla decaduta Commissione nazionale cellule staminali: 7,5, 11 o 17 milioni di euro?
nel caso siano stati erogati più di 7,5 milioni di euro, dove siano i decreti che hanno aumentato la cifra inizialmente programmata e in base a quali considerazioni;
quale ammontare di finanziamento sia stato ricevuto da ciascun gruppo/unità operativa per i progetti presentati al primo bando, come da tabella pubblicata lo scorso novembre 2007 sul sito ISS, e quale ammontare di finanziamento sia stato assegnato ai gruppi che applicavano come «co-responsabile» di un progetto assegnato ad un ricercatore «responsabile»;
che cosa né sia stato del secondo bando e quindi quali ricercatori afferenti «al Centro-prototipo dell'Ospedale Maggiore di Milano» siano stati finanziati, con quale entità del finanziamento, su quale progetto di ricerca specifico e con quali prodotti scientifici finali;
quanti fondi siano stati distribuiti con il primo bando e quanti con il secondo, considerato che nonostante inzialmente i fondi dovessero essere distribuiti in base a tre bandi, essi sono stati erogati totalmente su due soli bandi.
(5-01937)

Interrogazioni a risposta scritta:

FASOLINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'omocistinuria appartiene al gruppo delle malattie rare ed è causata da un deficit enzimatico congenito;
l'omocistinuria è malattia non guaribile;
l'unica terapia disponibile in Europa è rappresentata dalla somministrazione continua di un farmaco il Cystadame (Orphan Europe) specialità registrata nell'Unione Europea (E.M.E.A. 15 febbraio 2007) ed in USA (ottobre 1996) con l'indicazione di farmaco salvavita per i pazienti affetti da omocistinuria con iper omocisteinemia;
il cystadame non può essere acquistato in Italia e rappresenta l'unico presidio farmacologico a disposizione per poter prevenire le manifestazioni tromboemboliche arteriose e venose causate dalla malattia;
il giovane Domenico Verlotta, nato a Battipaglia il 3 gennaio 1990, residente in Castelcivita, via Cosentini è affetto da omocistinuria ed è in terapia con cystadame con risultati estremamente favorevoli;
inopinatamente con lettera prot. 25758 AF/07 del 28 dicembre 2007 della Regione Campania ASL - SA-3 Servizio Farmaceutico Direttore dottoressa Maria Rosaria Cillo è stata revocata la concessione alla somministrazione del farmaco;
il Signor Domenico Verlotta con i genitori Giovanni e Rosanna ha inoltrato ricorso al Presidente del Tribunale per i diritti del malato Distretto sanitario ASL-SA-3;
la Regione Campania si è distinta nel mondo ad avviso dell'interrogante per lo sperpero di migliaia di milioni di euro attraverso una dissennata gestione del ciclo integrato dei rifiuti; nel comparto sanitario è ultima in Italia per efficienza, mentre è riuscita a brillare di luce propria

per clientelismo, dissesti, insolvenze e sperperi; ora lesina la concessione gratuita di un farmaco salvavita dimostrando ancora una volta di non tenere in alcun conto i diritti, in questo caso fondamentali, dei più deboli -:
se il Ministro intenda disporre la somministrazione gratuita del cystadame a livello nazionale, superando con ciò decisioni che appaiono all'interrogante inique, quali quella di cui in premessa.
(4-06208)

PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Aifa (l'agenzia italiana del farmaco) ha denunciato che un bambino su tre assume medicinali in maniera sbagliata a causa della disattenzione dei genitori, della disinformazione di molti medici o, fatto ancora più preoccupante, perché non esistono medicinali testati sui più piccoli e cure studiate appositamente per loro. La conseguenza è che ai bimbi vengono dati medicinali testati sugli adulti semplicemente adeguando le dosi in base all'età e al peso, senza tener conto che l'organismo infantile è diverso da quello adulto e che gli effetti dei principi attivi e delle sostanze dei farmaci possono recare loro danni, anche molto gravi;
Maurizio Bonati, coordinatore del «Gruppo di lavoro multidisciplinare sui farmaci pediatrici» dell'istituto Mario Negri di Milano, afferma che il 2 per cento dei bambini viene ricoverato in ospedale a causa degli effetti collaterali legati ad un'errata assunzione di farmaci di uso frequente come gli antibiotici, gli antipiretici, gli antiallergici e gli antivomito;
in un caso su due, continua Bonati, l'uso di pillole e sciroppi non adatti ai più piccoli produce conseguenze che vanno dagli sfoghi sulla pelle a problemi gastro-intestinali, fino ad arrivare, nei casi più gravi, ad effetti collaterali di tipo neurologico, psichiatrico e respiratorio. Secondo una ricerca dell'istituto, su 1.059 bambini il 39 per cento ha avuto problemi seri a causa dell'uso sbagliato di farmaci comuni;
un'altra pesante conseguenza riscontrata in molti infanti riguarda il fatto che, dopo l'uso erroneo di alcuni medicinali, i virus e i batteri si fortificano e diventano incurabili con i farmaci. In questi casi sono necessarie operazioni chirurgiche invasive e pericolose -:
se il Ministro fosse a conoscenza di questo allarmante problema;
se il Ministro non ritenga opportuno realizzare, con l'aiuto di specialisti, un prontuario per i genitori che esponga le problematiche relative all'uso indiscriminato dei medicinali con lo scopo di limitarne l'utilizzo ed evitare che vengano somministrati in dosi eccessive e sbagliate;
se il Ministro abbia intenzione di verificare che i medici di famiglia e i pediatri siano continuamente aggiornati su tale questione e non intenda promuovere incontri, convegni e tavoli di discussione perché si possa far luce e chiarire la pericolosità di prescrizioni incaute ed affrettate;
se il Ministro non intenda farsi promotore di campagne e iniziative volte a incentivare la sperimentazione e la ricerca di farmaci esclusivamente studiati per i bambini e i minori di 12 anni.
(4-06218)

GRILLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Liberazione il 23 dicembre 2007 documenta l'esistenza in Italia di una equipe di psichiatri e psicologi che sottopongono gli omosessuali alla «terapia riparativa». Già nel 2006 il quotidiano La Repubblica (3 maggio 2005) e il mensile Pride (maggio 2005) avevano denunciato l'esistenza di questa rete;
l'Apa, la maggiore associazione di psicologi americani, dal 1973 non considera

l'omosessualità una malattia e condanna ufficialmente le terapie riparative (www.apahelpcenter.org/articles/article.php?id=31);
la risoluzione del 1997 della stessa Apa dice: «(gli) sforzi di ripatologizzare l'omosessualità sostenendo che possa essere curata sono spesso guidati non da rigore scientifico o ricerca psichiatrica, ma, qualche volta, da forze religiose e politiche che si oppongono ai diritti civili di gay e lesbiche. (...) La letteratura sulla terapia riparativa usa teorie che rendono difficile formulare una selezione scientifica dei criteri per le modalità di trattamento. La letteratura non solo ignora l'impatto dello stigma sociale (...) è una letteratura che attivamente stigmatizza l'omosessualità e che negli Stati Uniti gli psicologi che fanno terapie riparative sono richiamati dall'Apa»;
l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, ha cancellato, l'omosessualità dal suo Manuale diagnostico delle malattie mentali nel 1993 stabilendo, al di là di ogni dubbio, che l'omosessualità è da considerarsi «una variante non patologica del comportamento sessuale» ed in sostanza, non esiste alcuno studio su rivista scientifica che supporti la «terapia riparativa» o i tentativi di «curare» l'omosessualità e quindi che l'omosessualità non è una malattia -:
se non ritenga di intervenire per chiedere chiarimenti all'Ordine dei Medici, da cui dipendono gli psichiatri;
se non ritenga necessario condannare ufficialmente le terapie riparative ribadendo che l'omosessualità non è una patologia in un documento ufficiale;
se non ritenga necessaria un'indagine ministeriale che verifichi la diffusione del fenomeno e segnali ai rispettivi ordini psichiatri e psicologi che non seguono il codice deontologico.
(4-06222)