Allegato B
Seduta n. 155 del 10/5/2007

...

GIUSTIZIA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
storicamente per via giudiziaria sono state condannate al rogo donne identificate

come streghe, reo confesse di aver avuto commerci carnali con il demonio;
nella storia della Colonna infame, Alessandro Manzoni ha bene spiegato come la caccia agli untori sia stata una delle pagine più ignobili di una giustizia deviata ed influenzata da una altrettanta patologica credulità popolare;
in Italia e nel mondo si sono moltiplicate negli ultimi anni casi clamorosi di educatori, sacerdoti, operatori scolastici accusati di partecipare a riti satanici nei quali venivano abusati bambini;
tali casi si sono risolti con la piena assoluzione degli indagati vittime di vere e proprie manifestazioni di isteria collettiva prive di ogni riscontro nella realtà;
recentemente a Rignano sono stati arrestate tre maestre e una bidella il marito di una delle maestre ed un lavoratore extracomunitario con l'accusa infamante di aver abusato di bambini dell'asilo nell'ambito di riti satanici svoltisi all'esterno della scuola;
secondo il Codice di Procedura penale la custodia cautelare può essere applicata soltanto nei casi di pericolo di fuga, inquinamento di prove e reiterazione del reato;
in base a quanto riportato dagli organi di stampa sono emersi con tutta evidenza numerosi elementi - peraltro preesistenti alla decisione - che inducono ad escludere la sussistenza dei presupposti per la custodia cautelare, primi tra tutti gli stessi indizi di reato, non essendo emersi riscontri ai racconti di bimbi di tre e quattro anni, mediati dagli assistenti sociali e dai genitori, con il risultato che persone incensurate sono state esposte ingiustamente alla gogna mediatica;
il recente provvedimento del tribunale della libertà conferma tali elementi -:
se non ritenga, anche alla luce delle intervenute decisioni del tribunale delle libertà, di attivare i propri poteri ispettivi, ai fini dell'esercizio dei poteri di sua competenza.
(2-00523)«Giovanardi».
Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa regionale calabrese ha diffuso la notizia di una lettera, indirizzata al Ministro di giustizia, sottoscritta dal Procuratore della Repubblica facente funzioni, Franco Scuderi, e dal Procuratore aggiunto e coordinatore della distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Salvatore Boemi, nella quale viene evidenziata la carenza strutturale degli organici rispetto all'allarmante situazione in cui versa l'ordine pubblico di quel Distretto giudiziario;
nella stessa lettera i Procuratori citati affermano che «Le strutture giudiziarie reggine», e in particolare la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, si apprestano, anzi sono già impegnate, a fronteggiare una nuova fase dell'azione del crimine organizzato;
di fatto, ancora negli ultimi mesi, le Forze dell'Ordine hanno scoperto, nel territorio reggino, delle vere e proprie «santabarbare», con armi da guerra, materiale esplosivo e munizioni di diverso calibro, che certamente fanno comprendere quale sia ormai la «potenza di fuoco» raggiunta dai clan della 'ndrangheta, in particolare, nel territorio della Piana di Gioia Tauro;
lo stesso Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, nella giornata di ieri ha testualmente dichiarato: «L'allarme lanciato nei giorni scorsi dai magistrati della DDA di Reggio Calabria, nella lettera inviata al Ministro della Giustizia, sul pericolo di una possibile ripresa dello scontro tra le cosche della 'ndrangheta mi è sembrato giusto ed opportuno»;
il pericolo paventato dai Procuratori della DDA reggina è stato supportato anche da una dichiarazione del Prefetto di Reggio Calabria, Luigi de Sena;
proprio ieri sera è stato ucciso, nella Città di Reggio Calabria il pregiudicato Salvatore Tuscano, presunto affiliato alla

cosca Libri-Zindato, a conferma dell'allarme lanciato dalla Procura Antimafia di quella Città;
l'interrogante ritiene indispensabile che venga fornita un'adeguata struttura per fronteggiare la ormai palese offensiva della 'ndrangheta -:
se non ritenga necessario ed urgente supportare l'organico della DDA di Reggio Calabria con la nomina di un ulteriore Procuratore Aggiunto e comunque con interventi che riterrà più utili a supportare il pesante lavoro giudiziario di quel Distretto.
(4-03587)

PEDICA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'intero iter progettuale, relativo ai progetti definitivi generale ed esecutivo del nuovo palazzo di giustizia di Mantova, evidenzia irregolarità assai gravi, in violazione delle seguenti leggi, regolamenti e norme: legge n. 109 del 1994 e ss.mm.ii.; decreto del Presidente della Repubblica n. 554/99; L.U. 1150/42 e ss.mm.ii.; legge 122/89; legge 1089/39 e ss.mm.ii.; D.G.R.L. 7/193 del 28 giugno 2000, istitutiva del parco regionale del Mincio; P.R.G.C. del comune di Mantova e relative N.T.A.;
sembra che tale progetto definitivo manchi di alcuni presupposti tecnici e giuridici essenziali quali, ad esempio il «quadro esigenziale», stabilito dall'articolo 16, comma 4, della legge n. 109 del 1994 e ss.mm.ii., posto alla base della progettazione, in assenza del quale non può essere espresso un giudizio definitivo in merito alla fruibilità del nuovo palazzo di giustizia;
a tale proposito è stato espresso il voto n. 95/01 dell'assemblea generale del Consiglio superiore dei lavori pubblici, alle pp. 16 e 23 secondo cui il «quadro esigenziale» non è mai stato presentato e non ne risulta traccia alcuna anche nei successivi voti n. 320/01 e n. 163/03 del Consiglio superiore dei lavori pubblici;
per di più, il primo stralcio esecutivo non integra il lotto funzionale, perché il progetto generale definitivo non è suddivisibile in lotti;
tale «primo stralcio» comprende, tra l'altro, l'indennità di esproprio del terreno del nuovo Tribunale, terreno che risulta essere di proprietà privata;
in aggiunta, detta indennità di esproprio, in soli due mesi e 21 giorni, dal 30 luglio 2003, data del voto n. 163/03 dell'assemblea del Consiglio superiore dei lavori pubblici, al 21 ottobre 2003, data della D.G.C. 219/03 del Comune di Mantova, lievita in modo inammissibile e quanto mai ingiustificabile da euro 4.131.655,19 ad euro 6.503.685,35;
sembra che la stima dell'immobile - ossia del terreno del nuovo tribunale su cui si basa la summenzionata D.G.C. 219/03 - sia stata fatta dall'Agenzia provinciale del territorio di Mantova (ex U.T.E.) in regime di convenzione tra la stessa Agenzia ed il Comune di Mantova e sarebbe, pertanto, invalida;
non si è inoltre proceduto alla preventiva verifica dell'interesse archeologico del sito, ai sensi dell'articolo 96 del Codice appalti pubblici del 2006;
infine, sembra che sia scaduta l'efficacia dell'autorizzazione paesistica ai sensi dell'articolo 16 del Regolamento approvato con R.D. 3 giugno 1940 n. 1357 ed articolo 46 del T.U. espropri (decreto del Presidente della Repubblica n. 327/01 e ss.mm.);
a ciò si aggiunge che la relazione paesaggistica, a suo tempo prodotta, non risulta redatta secondo i criteri e contenuti successivamente fissati dal D.P.C.M. 12 dicembre 2005 e dal punto 2.4.6. dell'All. B della D.G.R. Lombardia n. 8/2121 del 15 marzo 2006: «Criteri e procedure per l'esercizio delle funzioni amministrative in

materia di tutela dei beni paesaggistici in attuazione della L.R. 11 marzo 2005 n. 12»;
va, inoltre rilevato che, in data 27 febbraio 2002, la Commissione per la manutenzione degli uffici giudiziari del tribunale di Mantova recepiva in toto la relazione del progettista del nuovo Palazzo di Giustizia di Mantova; infatti, a pag. 3, ultimo cpv. del verbale suddetto, viene riferito quanto segue: «in data 14 dicembre 2001 Protocollo n. 320 l'Assemblea generale del consiglio dei LL.PP. esprimeva parere favorevole con «considerata» sul progetto definitivo generale e sul progetto esecutivo 1o stralcio»;
successivamente, il verbale del 27 febbraio 2002 veniva inoltrato dal presidente del tribunale di Mantova, con nota di trasmissione prot. 987/02, in data 28 febbraio 2002, al presidente della corte di appello ed al procuratore generale della repubblica di Brescia per il successivo parere, pur'esso - ovviamente - favorevole;
il voto n. 320/01 del Consiglio superiore dei lavori pubblici è, invece, un «parere contrario» e negativo (come il voto n. 95/01 di qualche mese prima);
tuttavia, nel febbraio 2002, tutti i presenti della Commissione in premessa hanno accettato una affermazione non veritiera (quella dell'Arch. Balducci che ha affermato che il voto n. 320/01 era «favorevole»), suffragandola e facendola - quel che è peggio - propria;
ciò è assai grave perché ad avviso dell'interrogante, se, nel febbraio 2002, la Commissione avesse contestato l'affermazione del progettista - cosa, purtroppo, non avvenuta - il parere della Commissione stessa non sarebbe stato, di certo, favorevole;
infine, questo parere è risultato essenziale per il proseguimento dell'iter amministrativo dell'ormai notorio nuovo palazzo di giustizia di Mantova e che il verbale, di cui sopra, ha surrogato, in modo illegittimo, il «quadro esigenziale», previsto dalla legge quadro sui lavori pubblici (c.d. legge Merloni e ss.mm.ii., per tutte le opere pubbliche);
non esiste, infatti, alcun progetto né definitivo generale né, tantomeno, esecutivo, 1o lotto, del nuovo palazzo di giustizia di Mantova che abbia ottenuto il parere favorevole del Ministero della giustizia;
anzi, il progetto del 1o lotto esecutivo è stato addirittura ritirato dal Comune di Mantova e non se ne ha più alcuna notizia, come ben specificato dallo stesso Ministero, dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, con nota prot. n. 2008 del 19 gennaio 2006, pervenuta al Comune di Mantova in data 30 gennaio 2006;
tale nota precisa, tra le altre osservazioni, che «la sola acquisizione del terreno non risolverebbe i problemi degli uffici giudiziari di Mantova con l'aggravio per questo Ministero di immobilizzare per un tempo indefinito una somma in conto capitale utile per opere a più breve respiro» -:
se, considerato quanto esposto in premessa, il Governo non ritenga opportuno chiarire quanto sopra esposto e valutare l'abbandono del finanziamento di un progetto di un nuovo palazzo di giustizia quale quello di Mantova che ha visto lievitare il suo costo complessivo di circa 12 milioni di euro, in soli cinque anni ed in sola fase progettuale (da 103.865.038.830 lire del 2001 a circa 65 milioni di euro nel 2005);
se il Governo non reputi invece, opportuno, garantire il finanziamento delle opere per il restauro della facciata dell'attuale tribunale di Mantova e di quelle per la messa in sicurezza di determinati impianti.
(4-03605)

ROSSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Vicesovrintendente di Polizia Maurizio Beato, del Commissariato di Cascine Vica - Rivoli (Torino), accusato di aver

fornito informazioni riservate ad un investigatore privato, reato di relativa gravità, e comunque di non significativo allarme sociale, è stato oggetto di un provvedimento di carcerazione preventiva, malgrado non esista nessun pericolo di fuga, nessuna possibilità di reiterare il reato né di inquinare le prove che sono le tre motivazioni previste dalla legge per la carcerazione preventiva -:
se anche alla luce dei fatti citati non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, varare iniziative anche normative per evitare un uso troppo disinvolto della carcerazione preventiva che sta diventando, purtroppo, nel nostro ordinamento, non uno strumento cautelare ma un mezzo per la ricerca delle prove di presunti reati.
(4-03612)

LOCATELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso il comune di Caprino Bergamasco nell'anno 1998 era stato indetto un concorso per l'assunzione di un tecnico comunale;
tra i requisiti previsti nel bando per la partecipazione al concorso figuravano il godimento dei diritti civili, la mancanza di condanne e di procedimenti penali in corso;
al suddetto concorso partecipava l'ingegner Raffaele Meschi il quale dichiarava di godere dei diritti civili nonché di non avere condanne né procedimenti penali in corso;
le suddette dichiarazioni, stando a quanto asserito dal consigliere comunale Giovanna Cerebelli, si sarebbero rivelate non corrispondenti al vero in quanto il diretto interessato sarebbe risultato:
privo di alcuni diritti civili in quanto coinvolto in un fallimento e perciò stesso derubricato dall'ordine degli ingegneri;
gravato da condanne penali per assegni a vuoto (reato depenalizzato successivamente al concorso);
avere un procedimento penale in corso per truffa concluso con condanna definitiva nel 2000;
che la suddetta condanna definitiva rientrerebbe nella fattispecie di cui all'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 10 gennaio 1957 che recita: «l'impiegato incorre nella destituzione [...] per condanna, passata in giudicato, per delitti ... e per i delitti di rapina, estorsione, millantato credito, furto, truffa ed appropriazione indebita»;
nel mese di dicembre 1998 il consigliere comunale di minoranza Giovanna Ceribelli inviava una lettera al sindaco e a tutti i consiglieri comunali di maggioranza appartenenti alla Lega Nord del comune di Caprino Bergamasco al fine di informarli della supposta non veridicità delle dichiarazioni del Meschi, ma nonostante ciò lo stesso non solo veniva assunto ma veniva pure nominato responsabile dell'ufficio tecnico;
in seguito a questa assunzione tutti i consiglieri di minoranza inoltravano esposto alla prefettura di Bergamo;
nel marzo 1999 il consigliere comunale di minoranza Ceribelli presentava altresì esposto ai carabinieri di Cisano Bergamasco che provvedevano a sequestrare a trasmettere documentazione inerente al concorso e a consegnarla alla magistratura di Bergamo;
la denuncia in questione sarebbe rimasta inevasa presso la procura di Bergamo fino alla sua prescrizione;
in seguito all'assunzione del Meschi, non sarebbe stata richiesta la necessaria documentazione inerente l'interessato in base alla quale si sarebbe potuto accertare l'eventuale irregolarità delle sue dichiarazioni;
nell'anno 2004 il Meschi, sempre secondo il consigliere Cerebelli, sarebbe stato autorizzato dal sindaco di Caprino

Bergamasco a prestare la propria opera retribuita (come consulente e senza la convenzione prevista dalla legge con il comune di Caprino) presso il comune di Torre de' Busi dopo l'orario di lavoro;
in data 31 dicembre 2004 il nuovo sindaco avrebbe tolto la responsabilità dell'ufficio tecnico al Meschi, così come chiesto ripetutamente dal consigliere comunale Giovanna Ceribelli anche in considerazione di reiterate denunce di presunte irregolarità in materia di concessioni edilizie;
il primo aprile 2005 il Meschi chiedeva la mobilità e si trasferiva nel comune di Torre de' Busi (Lecco) dove veniva nominato responsabile dell'ufficio tecnico comunale -:
se non intenda attivare i propri poteri ispettivi in relazione ai motivi per cui la procura di Bergamo non avrebbe dato seguito ad accertamenti in presenza di specifica denuncia.
(4-03614)