Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2008. XII Commissione | ||
Riferimenti: |
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Serie: | Proposte e documenti all'esame delle istituzioni europee Numero: 2 Progressivo: 12 | ||
Data: | 25/01/2008 |
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XV LEGISLATURA
Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Proposte e documenti all’esame delle istituzioni europee
Programma legislativo e di lavoro
della Commissione europea per il 2008
(Commissione affari sociali)
N. 2/XII - 25 gennaio 2008
Segreteria generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea SIWEB
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3987 9818 4157 8022 2146
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I N D I C E
· Sanità
- Farmaci
- Bilancio della realtà sociale
- Giovani
Norme in materia di esame parlamentare delle proposte di atti normativi comunitari
Le procedure decisionali dell'Unione europea
La Commissione europea ha presentato il 23 ottobre 2007 il programma legislativo e di lavoro per il 2008 (COM(2007)640). Il programma, elaborato sulla base della strategia politica annuale presentata dalla Commissione il 21 febbraio 2007, individua per il 2008 le priorità politiche, gli obiettivi e le principali iniziative della Commissione.
Al documento è allegato un elenco che comprende: a) le iniziative strategiche (ritenute di particolare rilevanza politica da realizzare nel corso dell’anno); b) le iniziative prioritarie (che dovrebbero essere presentate nei prossimi 12-18 mesi); c) le proposte di semplificazione legislativa; d) le proposte pendenti che verranno ritirate; e) le priorità di comunicazione per il 2008[1].
Il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2008 è stato esaminato dal Parlamento europeo, che il 12 dicembre 2007 ha approvato una risoluzione.
La procedura indicata dalla Giunta per il Regolamento della Camera il 9 febbraio 2000 per l’esame di tale documento, nonché degli strumenti di programmazione del Consiglio[2], prevede:
· l’esame da parte di tutte le Commissioni permanenti (per i profili ricadenti nell’ambito delle rispettive competenze), che nominano un relatore incaricato di riferire alla XIV Commissione;
· l’esame generale da parte della XIV Commissione (anche con l’audizione degli europarlamentari italiani), che presenta una relazione all’Assemblea;
· la discussione in Assemblea con votazione di eventuali strumenti di indirizzo.
La proposta di rendere istituzionale a livello europeo l’esame del programma legislativo della Commissione da parte dei Parlamenti nazionali è stata avanzata da parte italiana in numerose sedi interparlamentari. Il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali, allegato al Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed attualmente sottoposto a procedura di ratifica presso gli Stati membri, prevede espressamente la trasmissione ai Parlamenti nazionali da parte della Commissione europea del programma legislativo annuale e di tutti gli altri strumenti di programmazione legislativa o di strategia politica.
Il dossier, articolato in fascicoli predisposti per ciascuna Commissione permanente secondo le rispettive aree di interesse, presenta sinteticamente le priorità indicate nel programma di lavoro della Commissione per il 2008.
Su ciascun tema sono indicate distintamente, dando conto in modo sintetico dell’oggetto e, se del caso, dello stato dell’iter:
· le proposte che la Commissione intende presentare nel corsodell’anno 2008;
· eventuali altre proposte di particolare rilievo, attualmente all’esame delle istituzioni dell’UE, non indicate tra le priorità del 2008, ma ad esse collegate.
Si dà, inoltre conto, di eventuali priorità indicate nel programma semestrale presentato dalla Presidenza slovena (1° giugno-30 giugno 2008).
Si fa inoltre riferimento alla risoluzione approvata il 12 dicembre 2007 dal Parlamento europeosul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2008 nonché ai pareri che le Commissioni parlamentari hanno espresso sullaRelazione annuale sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea nel 2006 (Doc. LXXXVII, n. 2): la relazione è attualmente in discussione in Assemblea, ma non sono state ancora votate risoluzioni.
Tale rassegna delle proposte e dei temi considerati prioritari - individuando, secondo le competenze di ciascuna Commissione, le questioni su cui le istituzioni europee intendono assumere decisioni nei prossimi mesi – mira anche a fornire le informazioni utili per la predisposizione del programma dei lavori delle Commissioni, che ai sensi dell’art. 25, comma 4, del Regolamento deve assicurare il tempestivo esame di progetti di atti comunitari.
In allegato al dossier, due schede danno sinteticamente conto delle procedure decisionali dell’UE e delle norme in materia di esame parlamentare delle proposte di atti normativi comunitari.
La Presidenza slovena considera prioritario condurre con successo il processo di ratifica del Trattato di Lisbona nel corso del 2008, con l’obiettivo del suo completamento in tempo utile per le elezioni del Parlamento europeo del giugno 2009. A tal fine la Presidenza slovena si coordinerà con la prossima Presidenza francese dell’UE (1° luglio – 31 dicembre 2008).
Il Trattato di Lisbona è stato firmato il 13 dicembre 2007 dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea. Il Trattato modifica il Trattato sull'Unione europea (TUE) - che mantiene il suo titolo attuale - e il Trattato che istituisce la Comunità europea (TCE), che è ridenominato Trattato sul funzionamento dell'Unione (TFUE). Il processo di ratifica da parte dei 27 Stati membri dell’Unione europea, come previsto espressamente dal Trattato di Lisbona, si dovrebbe concludere entro il 1° gennaio 2009, prima delle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2009. Fino ad oggi l’unico Paese ad aver ratificato il Trattato è l’Ungheria che vi ha proceduto il 17 dicembre 2007. Al momento solo l’Irlanda ha annunciato che svolgerà un referendum sull’approvazione del Trattato, obbligatorio secondo le disposizioni costituzionali.
La I Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni della Camera, nell’esprimere parere favorevole sulla Relazione annuale sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea nel 2006 (Doc. LXXXVII, n. 2), ha impegnato il Governo italiano affinché adotti in sede europea tutte le iniziative possibili per garantire che, attraverso il nuovo Trattato di riforma istituzionale dell’Unione europea, sia data piena attuazione alle innovazioni relative ai Parlamenti nazionali, con speciale ma non esclusivo riguardo a quelle che incidono sui diritti fondamentali delle persone.
La Commissione, nel suo programma legislativo e di lavoro per il 2008, individua tra le priorità da perseguire, al fine di conseguire l’obiettivo di collocare il cittadino al centro del processo europeo, il fatto che l’Unione debba dotarsi dei mezzi necessari per neutralizzare i rischi per la salute e per la sicurezza insiti in un mondo aperto. La Commissione sottolinea di volere tradurre la dimensione europea dei servizi sanitari in iniziative concrete in materia di sicurezza dei pazienti e di qualità dei servizi sanitari, mentre continuerà ad impegnarsi al massimo per garantire il rispetto della legislazione dell’Unione, ponendo in particolare l’accento sulla salute e sulle possibilità di affrontare le ripercussioni del mutamento climatico sulla salute. Infine la Commissione continuerà nell’esecuzione delle iniziative previste dal programma di semplificazione.
Tra le iniziative strategiche che intende presentare nel 2008, la Commissione segnala la presentazione di un “pacchetto sanità” costituito da:
· una comunicazione e proposta di raccomandazione del Consiglio sulla sicurezza dei pazienti e sulla qualità dei servizi sanitari aventi come obiettivo di fornire sostegno agli Stati membri per garantire ai pazienti il massimo livello di sicurezza in tutti i servizi sanitari e di rassicurare i cittadini sul livello di informazioni in loro possesso sulla sicurezza dei sistemi sanitari dell’Ue nonché sugli operatori sanitari del proprio e degli altri Paesi;
· una proposta di raccomandazione del Consiglio sulle infezioni associate all’assistenza sanitaria che presenterebbe una serie di misure specifiche da attuare da parte degli Stati membri per contenere la diffusione di tali infezioni (misure preventive e di controllo, prevenzione delle infezioni, programmi di controllo, istituzione di sistemi di vigilanza attiva o potenziamento degli stessi, promozione dell’istruzione, formazione, ricerca, scambio di informazioni in materia di prevenzione e controllo).
La Commissione inoltre segnala, tra le iniziative prioritarie che intende presentare nel 2008:
· un Libro verde sugli operatori sanitari in Europa al fine di avviare un processo di riflessione ad alto livello sui problemi legati alla mobilità degli operatori sanitari;
· una comunicazione su un’azione europea nel settore delle malattie rare[3], ivi comprese le malattie genetiche, volta a migliorare le possibilità dei pazienti di ottenere cure e informazioni adeguate sulle malattie rare e invertire l’attuale situazione di incertezza e invisibilià delle persone affette da tali malattie;
· una proposta di direttiva sulla qualità e la sicurezza della donazione e del trapianto diorgani che fisserà i principi necessari a definire un quadro di base per la qualità e la sicurezza in tale materia, tra cui in particolare l’istituzione di una autorità nazionale responsabile dell’attuazione delle disposizioni della direttiva, la definizione di una serie comune di standard di qualità e di sicurezza per la conservazione e il trasporto degli organi, la garanzia della tracciabilità e notifica degli incidenti gravi; la proposta di direttiva sarà accompagnata da un piano d’azione, volto a stabilire una più stretta cooperazione tra gli Stati membri in materia di donazione e trapianto di organi, che individuerà gli obiettivi comuni per i quali è stata concordata la necessità di una risposta a livello comunitario, descriverà e azioni e gli indicatori e i parametri quantitativi e qualitativi concordati e introdurrà l’obbligo di presentare relazione periodiche;
· una comunicazione sulla telemedicina e sulle tecnologie innovative per la gestione delle malattie croniche nella quale verranno proposti alcuni opportuni meccanismi di valutazione e accreditamento delle tecnologie al fine di evitare la frammentazione del mercato e migliorare la trasparenza e la sicurezza dei pazienti.
Tra le azioni prioritarie individuate dalla Presidenza slovena nel suo programma vi è, oltre alla realizzazione delle priorità e strategie individuate dalle presidenze precedenti[4], una maggiore cooperazione nel settore della salute, al fine di prevenire le malattie, con particolare riferimento alla lotta contro il cancro, e garantire un migliore accesso alle cure sanitarie, anche mediante la creazione di servizi sanitari transfrontalieri, tenuto conto dell’invecchiamento della popolazione e delle differenze tra gli Stati membri e all’interno di essi. La Presidenza slovena, inoltre, metterà l’accento sull’importanza di limitare la consumazione di alcool e le malattie conseguenti al suo consumo eccessivo. Un’ultima priorità è costituita infine dallo sviluppo dell’informatica nel settore della salute: su questo tema la Presidenza intende organizzare una Conferenza.
Il Parlamento europeo, nella risoluzione approvata il 12 dicembre 2007 sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2008, chiede alla stessa Commissione di contribuire al rafforzamento della sicurezza del paziente, dell’informazione di quest’ultimo, dei suoi diritti e della sua tutela e di affrontare le cause delle malattie rare. Chiede inoltre, sempre alla Commissione, di intensificare gli sforzi per mettere a punto una politica coerente con riferimento alle emergenze nel settore sanitario, alle persone con disabilità, alle malattie croniche e all’informazione dei pazienti; chiede infine alla Commissione di prestare particolare attenzione alla questione delle misure di preparazione alle pandemie.
Il 30 maggio 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione sulla “Donazione e trapianto di organi: azioni politiche a livello UE” (COM(2007)275). Il documento illustra le iniziative che la Commissione intende assumere in materia per garantire la qualità e la sicurezza degli organi, per fare aumentare la loro disponibilità e combatterne il traffico, e per rendere più efficienti e accessibili i sistemi dei trapianti. Dopo aver analizzato i problemi principali da affrontare, la Commissione sottolinea nel documento come l’approccio organizzativo più efficace sembra consistere in un sistema flessibile che combini una rete decentrata formata da organizzazioni locali – attive principalmente nel reperimento degli organi – con la promozione della donazione presso grandi organizzazioni impegnate soprattutto ad incoraggiare la “messa in comune” degli organi e la cooperazione. La Commissione avrebbe intenzione quindi di proporre:
· un piano d’azione per una cooperazione rafforzata fra Stati membri;
· una proposta di direttiva sulla qualità e la sicurezza della donazione e del trapianto di organi recante un quadro giuridico inglobante l’istituzione di autorità nazionali di sorveglianza o responsabilità dell’attuazione della direttiva, un insieme comune di norme sulla qualità e sulla sicurezza, la garanzia della rintracciabilità e la segnalazione di gravi eventi o reazioni, l’istituzione di strutture ispettive e di misure di controllo, la garanzia di una completa caratterizzazione degli organi per dar modo alle equipes di trapianto di procedere ad una appropriata valutazione del rischio.
Sulla comunicazione il Consiglio ha approvato conclusioni il 6 dicembre 2007.
Tra le iniziative prioritarie segnalate dalla Commissione, nel suo programma legislativo e di lavoro per il 2008, vi è la presentazione di un “pacchetto prodotti farmaceutici”, costituito da:
· una comunicazione sul futuro del mercato unico dei prodotti farmaceutici per uso umano;
· una proposta di direttiva sull’uso dei prodotti farmaceutici e l’informazione dei pazienti anche attraverso l’uso di Internet;
· una proposta di regolamento sul rafforzamento e razionalizzazione della farmacovigilanza nell’UE volta ad accrescere la sicurezza dei prodotti farmaceutici.
Inoltre la Commissione segnala di voler presentare alcune iniziative volte alla semplificazione del settore. Si tratta in particolare :
· della revisione del base giuridica nella direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano e nella direttiva 2001/82/CE relativa ai medicinali veterinari. L’obiettivo è semplificare le norme relative alle modifiche dei farmaci successive al rilascio dell’autorizzazione (i cosiddetti regolamenti sulle variazioni) alleggerendo così gli oneri amministrativi per l’industrie; l’attuale base giuridica per le modalità di esecuzione delle modifiche dell’autorizzazione all’immissione sul mercato non consente alla Commissione di fissare norme su base nazionale; secondo la Commissione occorre quindi ampliare la base giuridica per colmare il divario ai fini dell’armonizzazione;
· della revisione dei regolamenti sulle “variazioni” in campo farmaceutico attraverso la semplificazione e modernizzazione dei regolanti (CE) n. 1084/2003 e n. 1085/2003 (a seguito della revisione delle direttive 2001/83/CE e 2001/82/CE prima citata).
Il 22 dicembre 2006 la Commissioneha presentato una proposta di direttiva (COM(2006)919) che modifica la direttiva 2001/83/CE relativa ai medicinali per uso umano. La proposta è volta ad adeguare la normativa comunitaria in materia in modo da conformarla alla decisione (CE) n. 2006/512 del 17 luglio 2006 sulle competenze di esecuzione conferite alla Commissione.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di essere esaminata dal Consiglio. Il Parlamento europeo l’ha esaminata, in prima lettura, il 29 novembre 2007 approvando alcuni emendamenti.
Il 20 dicembre 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione concernente la relazione sulle attuali prassi in materia di comunicazione e informazioni sui medicinali ai pazienti che analizza le azioni avviate dagli Stati membri in questo settore (COM(2007)862).
Il programma legislativo della Commissionepone l’accento, tra le priorità di comunicazione per il 2008, sul bilancio della realtà sociale.
Il programma della Presidenza slovena pone l’accento sulla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (in particolare infanzia e gioventù, inserimento attivo, sistemi di protezione sociale adeguati e servizi sociali accessibili e di qualità).
Il Parlamento europeo, nella risoluzione del 12 dicembre 2007, invita la Commissione, nel quadro del bilancio sulla realtà sociale, a procedere all’individuazione di iniziative in materia di governance economica e sociale e ribadisce la richiesta di un’agenda europea in cui vi sia un reale sostegno reciproco tra prosperità e solidarietà.
Il 26 febbraio 2006 la Commissione ha presentato una relazione intermedia sull’inventario della realtà sociale (COM(2007) 63) destinata al Consiglio europeo di primavera dell’8 e 9 marzo 2007, il quale ne ha sottolineato l’importante contributo ai fini del dibattito sulle questioni sociali. La relazione è accompagnata da un documento di consultazione, e da un sondaggio Eurobarometro[5] incentrato su questioni connesse al benessere. Con tali documenti la Commissione ha inteso lanciare una vasta consultazione sui temi e le sfide sociali dell’Europa nell’intento di intavolare il dialogo con i vari interlocutori per discutere cosa caratterizzi la “realtà sociale” europea. La consultazione, che è stata prorogata a febbraio 2008, mira a raccogliere i diversi punti di vista sul mutamento sociale, sui principali fattori che presiedono alla trasformazione delle società in Europa, senza vagliare specifiche posizioni politiche.
I risultati della consultazione saranno tenuti in considerazione dalla Commissione in vista dell’elaborazione di iniziative politiche future, quali la revisione intermedia dell’agenda della Commissione per la politica sociale, prevista per il 2008[6].
Nell’ambito del pacchetto di iniziative[7] presentate dalla Commissione il 20 novembre 2007 al fine di rendere il mercato unico più moderno e vantaggioso per i cittadini europei, la Commissione ha presentato la comunicazione “Opportunità, accesso e solidarietà: verso una nuova visione sociale per l’Europa del XXI secolo” (COM(2007)726).
La comunicazione delinea una nuova visione sociale imperniata sulle “opportunità di successo” per l’Europa del XXI secolo, fondata su un’analisi preliminare dei cambiamenti in atto nelle nostre società, delle nuove sfide sociali e del modo in cui gli Stati membri dell’Unione potrebbero collaborare per cogliere tali sfide.
La comunicazione contribuisce alla consultazione in corso indicando possibili settori di intervento e il ruolo che l’UE potrebbe svolgere a tal fine. Sulla base di tale consultazione, la Commissione redigerà un programma sociale rinnovato che, unitamente al riesame del mercato unico, dovrebbe consentire di fornire ulteriori risultati concreti ai cittadini europei.
Nell’ambito del citato pacchetto di iniziative compare inoltre la comunicazione “I servizi di interesse generale, compresi i servizi sociali di interesse generale: un nuovo impegno europeo” (COM(2007) 725) con la quale la Commissione si prefigge di contribuire alla chiarezza, alla coerenza e alla conoscenza delle norme UE, in modo che i servizi di interesse generale possano assolvere alla loro missione e contribuire a migliorare la qualità di vita dei cittadini europei. La Commissione annuncia che la comunicazione sarà presto seguita da un’iniziativa sui servizi di assistenza sanitaria.
Nell’aprile 2006 la Commissione ha avviato un’ampia consultazione con gli Stati membri, i prestatori di servizi e gli utenti al fine di comprendere meglio la natura di questi servizi in tutta l’UE e valutare l’esperienza degli interessati in materia di applicazione delle norme comunitarie.
Il 12 dicembre 2007 la Commissione ha presentato la proposta di decisione relativa all’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2010) (COM(2007)797), accompagnata da un documento di lavoro contenente una sintesi della valutazione di impatto (SEC(2007)1662)[8].
Il 22 febbraio 2007 il Consiglio ha approvato il testo della Relazione congiunta per il 2007 sulla protezione e sull’inclusione sociale, presentata dalla Commissione europea (COM(2007)13) che esamina i progressi compiuti dagli Stati membri in materia di inclusione sociale, pensioni, assistenza sanitaria e cure di lunga durata, secondo gli obiettivi fissati dal Metodo aperto di coordinamento integrato, introdotto nel 2006.
Con specifico riferimento alla situazione italiana, il documento sottolinea che la sfida principale riguarda la possibilità di garantire una sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche promuovendo, al tempo stesso, una forte crescita economica e maggiore coesione ed equità a livello sociale
Il Consiglio ha adottato, nella riunione del 5-6 dicembre 2007, conclusioni sulla comunicazione nella quale, fra l’altro, invita la Commissione europea e gli Stati membri a promuovere la visibilità politica e il valore particolare dell’inclusione sociale in quanto elemento importante degli strumenti politici strategici per lo sviluppo economico e sociale; a migliorare i meccanismi di governance nel campo dell’inclusione, in particolare migliorando i processi nell’ambito del metodo di coordinamento aperto al fine di elaborare politiche che incoraggino sia l’integrazione nel mercato del lavoro che una protezione sociale adeguata; a promuovere l’ulteriore sviluppo del modello ormai consolidato della tavola rotonda annuale sulla povertà e l’esclusione sociale, tenendo una tavola rotonda sperimentale a livello ministeriale; si compiace al riguardo dell’intenzione della presidenza francese entrante di tenere una tavola rotonda sperimentale a livello ministeriale sulla povertà e l’esclusione sociale nell’ottobre 2008.
Il programma della Presidenza slovena intende proseguire il dibattito sui cambiamenti demografici, con particolare riferimento alle opportunità offerte dalla collaborazione tra generazioni.
Il 10 maggio 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “Promuovere la solidarietà tra le generazioni” (COM(2007)244), volta ad aiutare gli Stati membri ad affrontare la sfida demografica.
La comunicazione fa seguito a quella presentata il 12 ottobre 2006, “Il futuro demografico dell’Europa, trasformare una sfida in un’opportunità” (COM(2006) 571), che sottolinea la capacità degli Stati membri di far fronte alle sfide dell’assottigliarsi della forza lavoro e dell’invecchiamento demografico. La comunicazione definisce cinque nuovi ambiti d’azione per aiutare gli Stati membri ad adeguare i loro contesti nazionali al cambiamento demografico:
· aiutare i lavoratori ad aiutare i lavoratori ad equilibrare la vita professionale, familiare e privata, in modo che i potenziali genitori possano avere il numero di figli che desiderano;
· migliorare le opportunità di lavoro per i lavoratori anziani;
· aumentare la produttività e la competitività potenziale valorizzando il contributo apportato sia dai lavoratori anziani sia da quelli giovani;
· sfruttare l’impatto positivo dell’immigrazione sul mercato del lavoro;
· garantire finanze pubbliche sostenibili per consentire di assicurare la protezione sociale a lungo termine.
La comunicazione della Commissione “Promuovere la solidarietà tra le generazioni”, prima citata, accoglie favorevolmente l’iniziativa di una Alleanza europea per la famiglia, annunciata dal Consiglio europeo di primavera, intesa a fornire una piattaforma per lo scambio di conoscenze e di esperienze sulle politiche favorevoli alle famiglie e sulle buone pratiche degli Stati membri, destinate a rispondere alle sfide poste dal cambiamento demografico. In occasione del terzo forum demografico[9], previsto per il 2010, la Commissione presenterà una relazione sulle realizzazioni portate a termine nel quadro dell’Alleanza.
Il Consiglio occupazione del 30 e 31 maggio 2007, facendo seguito alle conclusioni del Consiglio europeo dell’8-9 marzo 2007, ha adottato conclusioni sull’importanza delle politiche favorevoli alla famiglia in Europa e sulla creazione di un’Alleanza per la famiglia, nelle quali, nel riconoscere la diversità delle famiglie e delle politiche familiari nell’Unione europea, invita gli Stati membri e la Commissione a prendere in considerazione le esigenze delle famiglie nei lavori dei pertinenti comitati e gruppi di esperti a livello europeo preposti alla formulazioni di politiche e a riunire le misure adottate e i progressi compiuti nel contesto dell’Alleanza per la famiglia in un portale Internet pubblico.
Il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007 ha invitato gli Stati membri, la Commissione e le parti sociali a fare buon uso dell’Alleanza per la famiglia al fine di promuovere le buone prassi e approcci innovativi in materia di politiche favorevoli alla famiglia compatibili con l’ordine pubblico nazionale degli Stati membri e di promuovere la parità di genere.
La Presidenza slovena intende dedicare particolare attenzione all’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, mediante una migliore formazione professionale, prendendo in considerazione anche l’adozione di un’apposita raccomandazione sull’occupazione dei giovani. Intende inoltre adoperarsi per favorire l’attuazione del Patto europeo per la gioventù, e, in occasione dell’Anno europeo del dialogo interculturale, pone l’accento sulla promozione del multilinguismo e delle competenze interculturali che favoriscono l’impiego, la mobilità e l’inclusione sociale dei giovani.
Il 5 settembre 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “Promuovere la piena partecipazione dei giovani all’educazione, al mondo del lavoro e alla società” (COM(2007) 498). La comunicazione è accompagnata da due documenti, dei quali, il primo analizza per la prima volta la situazione occupazionale dei giovani tra i 15 e i 30 anni nell’UE-27, e il secondo presenta una rassegna analitica delle politiche nazionali sulle attività giovanili di volontariato.
La Commissione sottolinea la necessità di ridurre in maniera sensibile la disoccupazione dei giovani e di migliorare la qualità del lavoro, proponendo iniziative volte a creare dei ponti tra l’educazione e l’occupazione e a promuovere la cittadinanza attiva dei giovani. Tra le iniziative suggerite, emergono: la creazione di una carta europea per la qualità degli stages, la valutazione d’impatto sulle attività volontarie dei giovani e uno studio in materia di accesso dei giovani alla cultura. La Commissione propone inoltre di promuovere il coordinamento trasversale attraverso un rapporto comunitario sulla gioventù predisposto con cadenza triennale.
Il programma legislativo della Commissione prevede la presentazione, tra le iniziative prioritarie, di una proposta di direttiva che attua il principio di parità di trattamento al di fuori dell’ambito dell’occupazione, ritenendo che il livello di tutela contro le discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, l’età, gli handicap o le tendenze sessuali sia minore rispetto alle discriminazioni fondate sulla razza.
Il programma della Presidenza slovena intende promuovere le pari opportunità, dedicandosi in particolare al rafforzamento del ruolo delle donne nella società ed alla lotta contro le discriminazioni a tutti i livelli sociali, con particolare riferimento agli invalidi.
Il 1° marzo 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa ad una tabella di marcia (COM(2006)92) che individua sei ambiti prioritari dell’azione dell’UE in tema di parità tra i generi per il periodo 2006-2010:
· una pari indipendenza economica per le donne e gli uomini;
· l’equilibrio tra attività professionale e vita privata;
· la pari rappresentanza nel processo decisionale;
· l’eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere;
· l’eliminazione di stereotipi sessisti;
· la promozione della parità tra i generi nelle politiche esterne e di sviluppo.
Considerando la tabella di marcia, il Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2006 ha adottato un patto europeo per la parità di genere, al fine di incoraggiare l’azione a livello di Stati membri e di Unione europei nei seguenti settori: misure per colmare i divari di genere e combattere gli stereotipi di genere nel mercato del lavoro; misure per promuovere un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare per tutti; misure per rafforzare la governance tramite l’integrazione di genere.
Il 13 marzo 2007 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla “tabella di marcia”, nella quale, fra l’altro, chiede alla Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le parti sociali, di incoraggiare la creazione di politiche di conciliazione fra vita familiare e vita professionale. Agli Stati membri chiede di integrare o rafforzare i propri piani nazionali per l’occupazione e l’integrazione sociale al fine di inserirvi misure volte a favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro in situazione di pari dignità e di pari retribuzione per pari lavoro e a promuovere l’imprenditoria femminile, nonché a identificare e promuovere nuove opportunità di lavoro nel settore socio-sanitario e nei servizi alla persona e alla famiglia, dove la forza lavoro è prevalentemente composta di donne, mettendo in rilievo il valore economico e sociale di tali lavori e prevedendo un contesto normativo atto ad assicurare la qualità dei servizi, il riconoscimento dei diritti sociali e la dignità degli operatori.
Il Consiglio ha adottato, nella riunione del 5-6 dicembre 2007, una risoluzione sul seguito dell’anno europeo per le pari opportunità per tutti (2007) nella quale, fra l’altro, invita gli Stati membri e la Commissione europea a intensificare gli sforzi volti a prevenire e a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale, nell’ambito del mercato del lavoro o al di fuori di esso; ad intensificare gli sforzi per dare attuazione al patto europeo per la parità di genere e alla tabella di marcia della Commissione per la parità tra donne e uomini 2006-2010, nonché alla dichiarazione e alla piattaforma d’azione di Pechino, attraverso azioni specifiche e l’integrazione della prospettiva di genere in ogni fase del processo politico, al fine di promuovere la parità tra donne e uomini.
Il 26 novembre 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “La situazione dei disabili nell’Unione europea: il piano d’azione europeo 2008-2009” (COM(2007) 738), che si prefigge i seguenti scopi: analizzare l’evoluzione della situazione delle persone con disabilità; fare un bilancio della seconda fase del piano d’azione per i disabili 2006-2007; definire le priorità per il periodo 2008-2009 in vista del conseguimento degli obiettivi strategici del PAD (piano d’azione dell’Unione europea 2003-2010 a favore delle persone disabili). Il PAD si articola in fasi della durata di due anni ciascuna, caratterizzate da diverse priorità strategiche tese ad eliminare le differenze di trattamento subite dalle persone disabili.
Sulla base di un apposito documento (SEC(2006)1245), la Commissione ha avviato, il 12 ottobre 2006, la prima fase di consultazione dei partner sociali europei (UNICE/ueapme, CEEP e CES) sulla conciliazione della vita professionale, privata e familiare[10], conformemente alla procedura prevista all’articolo 138 del Trattato CE[11].
Il 30 maggio 2007 la Commissione ha avviato la seconda fase della medesima consultazione.
Essendo emersi pareri molto divergenti sulla maniera di procedere, il documento su cui si basa la seconda fase insiste sul fatto che è cruciale progredire in diversi settori – anche non legislativi - affinché i cittadini europei possano godere di una vita migliore al lavoro, nella sfera privata e in famiglia.
Sul piano delle misure concrete, il documento invita le parti sociali a rendere noto il proprio punto di vista sul modo migliore di:
· sviluppare l’offerta di strutture di accoglienza per i bambini, assicurandosi che non siano costose, che siano accessibili e di buona qualità;
· rafforzare lo scambio di buone pratiche;
· incoraggiare gli uomini ad approfittare delle misure volte a conciliare lavoro e vita privata/familiare;
· sviluppare e promuovere delle organizzazioni del lavoro innovative, modulabili e flessibili.
La Commissione chiede inoltre alle parti sociali di valutare le disposizioni dell’accordo quadro sul congedo parentale[12] nella prospettiva del suo eventuale riesame e di riferire sui progressi registrati entro marzo 2008. Sulla base del parere delle parti sociali europee, la Commissione deciderà sull’opportunità di una proposta legislativa.
Sulla base del parere delle parti sociali europee, la Commissione deciderà sull’opportunità di una proposta legislativa.
Il Parlamento europeo, nella sua risoluzione del 12 dicembre 2007, chiede l’introduzione di misure intese a promuovere un miglior equilibrio tra vita professionale e vita privata.
L’8 novembre 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione che presenta l’accordo quadro europeo sulle molestie e la violenza sul luogo di lavoro (COM(2007) 686).
La comunicazione mira ad informare il Parlamento europeo e il Consiglio circa l’accordo quadro europeo firmato il 26 aprile 2007 dalle parti sociali europee, che fa seguito ad una consultazione organizzata dalla Commissione europea in base all’articolo 138 del trattato CE. L’accordo mira ad impedire e, se del caso, a gestire i problemi di prepotenza, molestie sessuali e violenza fisica sul luogo di lavoro. Condanna tutte le forme di molestia e violenza e conferma il dovere del datore di lavoro di tutelare i lavoratori contro tali rischi. La Commissione invita le istituzioni europee a promuovere l’accordo con tutti i loro mezzi, fornendo un’adeguata pubblicità e sostenendo l’attuazione a livello nazionale.
Il 23 gennaio 2008 la Commissione ha presentato la quinta relazione annuale sulle pari opportunità tra donne e uomini (2008) (COM(2008)10), che per la prima volta si riferisce all’Europa allargata a 27 Stati membri.
La Commissione sottolinea che la aumentata diversità dell’Unione europea può porre sfide nuove per le politiche a favore dell’uguaglianza. Osserva, tuttavia, che l’allargamento a nuovi Stati testimonia la loro adesione ai valori fondamentali dell’UE e il loro impegno nel perseguire i suoi obiettivi fondamentali, tra i quali le pari opportunità tra donne e uomini.
La legge 4 febbraio 2005, n. 11, recante “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari”, ha sostituito, abrogandola, la legge 9 marzo 1989, n. 86 (legge La Pergola). La nuova legge ribadisce gli obblighi posti a carico del Governo per quanto riguarda la disciplina della comunicazione di progetti di atti normativi alle Camere - nonché alle regioni, comprese quelle a statuto speciale, ed alle province autonome – e introduce l’istituto della riserva d’esame parlamentare.
In base all’articolo 3 della legge n. 11 del 2005, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per le politiche comunitarie trasmettono alle Camere, per l'assegnazione alle Commissioni parlamentari competenti, i progetti di atti ed atti comunitari e dell’Unione europea e le eventuali modifiche, nonché gli atti "preordinati alla formulazione degli stessi". In questa categoria devono ritenersi compresi gli atti a carattere conoscitivo, consultivo e di indirizzo, ai quali fanno ampiamente ricorso le istituzioni dell’Unione europea (in particolare vi rientrano le comunicazioni, e i libri bianchi e libri verdi della Commissione europea). L'articolo dispone, inoltre, che gli atti siano comunicati alle Camere contestualmente alla loro ricezione da parte del Governo, e che sia indicata la data presumibile in cui verranno discussi o adottati dagli organi comunitari. Le Commissioni parlamentari formulano osservazioni e adottano ogni opportuno atto di indirizzo al Governo. A tale fine gli organi parlamentari possono richiedere al Governo una relazione tecnica che dia conto dello stato dei negoziati, delle eventuali osservazioni espresse da soggetti già consultati nonché dell’impatto sull’ordinamento, sull’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e sull’attività dei cittadini e delle imprese.
L’articolo 4 della legge n. 11 del 2005 introduce l’istituto della riserva d’esame parlamentare: qualora le Camere abbiano iniziato l’esame di progetti di atti o di atti comunitari e dell’Unione europea, il Governo può procedere alle attività di propria competenza per la formazione dei relativi atti soltanto a conclusione dell’esame parlamentare, apponendo in sede di Consiglio dei Ministri dell’Unione europea la riserva d’esame parlamentare. In casi di particolare importanza di progetti o atti all’esame del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, il Governo può apporre(di propria iniziativa) in sede di Consiglio una riserva d’esame parlamentare, inviando alle Camere il testo sottoposto a decisione affinché su di esso si esprimano i competenti organi parlamentari. In entrambi i casi, decorso il termine di venti giorni dalla comunicazione alle Camere dell’apposizione della riserva d’esame parlamentare in sede di Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, il Governo può procedere alle attività dirette alla formazione dei relativi atti comunitari e dell’Unione europea, anche in mancanza della pronuncia parlamentare.
L'articolo 25, comma 4, prevede che nella predisposizione del programma e del calendario di ciascuna Commissione parlamentare occorra garantire il "tempestivo esame" degli atti comunitari e dei progetti normativi comunitari.
L'articolo 126-bis prevede che la Commissione politiche dell'Unione europea e le Commissioni permanenti possano svolgere un dibattito con l'intervento del ministro competente, in relazione a proposte della Commissione europea o in previsione dell'inserimento delle proposte stesse o di determinate materie all'ordine del giorno del Consiglio dell'Unione europea.
L’articolo 126-ter disciplina una “sessione comunitaria”, prevedendo l’esame congiunto del disegno di legge comunitaria e della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea (che in base alla legge 11/2005 deve essere trasmessa alle Camera entro il 31 gennaio di ogni anno). La Commissione politiche dell’Unione europea ne è investita in sede referente e predispone una relazione generale all’Assemblea, a cui sono allegati i pareri approvati dalle Commissioni competenti per materia. La relazione annuale viene, quindi, discussa in aula insieme al disegno di legge comunitaria e può essere oggetto di risoluzioni che sono poste in votazione soltanto dopo la votazione finale di quest’ultimo.
L'articolo 127 dispone che gli atti e i progetti di atti normativi adottati dal Consiglio o dalla Commissione europea, non appena pubblicati sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, siano deferiti per l'esame alla Commissione parlamentare competente per materia e per il parere alla Commissione politiche dell'Unione europea. Le Commissioni competenti possono concludere l'esame del testo normativo esprimendo in un "documento finale" il proprio parere sull'opportunità di possibili iniziative, entro trenta giorni.
Il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore il 1° maggio 1999, ha allegato al TUE e al TCE un protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea, che configura una loro concreta partecipazione al processo di formazione degli atti comunitari. Il protocollo prevede che:
· tutti i documenti di consultazione della Commissione (libri bianchi, libri verdi e comunicazioni) siano puntualmente trasmessi ai parlamenti nazionali degli Stati membri;
· le proposte legislative della Commissione siano trasmesse ai governi degli Stati membri con un anticipo sufficiente a far sì che ogni Parlamento nazionale le riceva in tempo utile;
· salvo eccezioni per motivi d'urgenza, trascorra un periodo di sei settimane tra il momento in cui la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta legislativa - o una proposta relativa ad una misura che debba essere adottata in virtù del titolo VI (Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni) del trattato sull'Unione europea - e la data di iscrizione di tale proposta all'ordine del giorno del Consiglio.
Il protocollo contiene inoltre, nella parte II, alcune disposizioni sulla Conferenza degli organismi specializzati per gli affari europei (COSAC)[13]. Pur non vincolando in alcun modo i Parlamenti nazionali, né pregiudicandone la posizione, la COSAC può trasmettere al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione qualsiasi contributo che ritenga utile con riferimento all’attività legislativa dell’Unione, in particolare per quanto riguarda l’applicazione del principio di sussidiarietà, lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, nonché le questioni relative ai diritti fondamentali.
Il Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed attualmente sottoposto a procedura di ratifica presso gli Stati membri dell’Unione europea, ha modificato il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali e il Protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità[14] rafforzando il ruolo dei Parlamenti nazionali. I due protocolli prevedono:
· la trasmissione diretta ai Parlamenti nazionali dei documenti di consultazione della Commissione; di tutte le proposte legislative, nonché delle loro modifiche nel corso del procedimento[15]; del programma legislativo annuale, della strategia politica annuale e degli altri strumenti di programmazione della Commissione;della relazione annuale della Commissione sull’applicazione dei principi fondamentali in tema di delimitazione delle competenze; della relazione annuale della Corte dei conti;
La Commissione europea ha avviato a partire dal 1° settembre 2006 la trasmissione diretta ai Parlamenti nazionali delle proposte legislative e dei documenti di consultazione. Tale iniziativa, annunciata dalla Commissione il 9 maggio 2006, è stata accolta con favore dal Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006, che ha invitato la Commissione a prendere in debita considerazione le osservazioni formulate dai Parlamenti nazionali sui documenti ad essi trasmessi, in particolare per quanto riguarda i princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità.
· la comunicazione diretta ai Parlamenti nazionali degli ordini del giorno e dei risultatidei lavori del Consiglio –compresi i processi verbali delle sessioni nelle quali il Consiglio delibera su progetti di atti legislativi europei - nello stesso momento in cui sono comunicati ai Governi degli Stati membri;
· la possibilità per ciascun Parlamento nazionale (o Camera) di sollevare obiezioni, entro un termine di otto settimane dalla data di trasmissione di un progetto, sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà (cosiddetto early warning o allerta precoce) in relazione alle proposte legislative;
L’obiezione assume la forma di un parere motivato da inviare ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione nel quale sono esposte le ragioni per le quali si ritiene che la proposta in causa non sia conforme al principio di sussidiarietà. Qualora i pareri motivati rappresentino almeno un terzo dell’insieme dei voti attribuiti ai Parlamenti nazionali il progetto deve essere riesaminato (cosiddetto “cartellino giallo”). A tal fine ciascun Parlamento nazionale dispone di due voti, ripartiti in funzione del sistema parlamentare nazionale; in un sistema parlamentare nazionale bicamerale ciascuna delle due Camere dispone di un voto. Ciascun Parlamento nazionale o ciascuna Camera può consultare all’occorrenza le Assemblee regionali con poteri legislativi. La soglia per l’obbligo di riesame è abbassata a un quarto, nel caso di proposte della Commissione o di una iniziativa di un gruppo di Stati membri che si riferiscono allo spazio di libertà sicurezza e giustizia. Al termine del riesame il progetto in questione può essere – con una decisione motivata - mantenuto, modificato o ritirato. Il Trattato di Lisbona attribuisce, inoltre, ai Palamenti nazionali un potere di attivare una procedura di “riflessione” del procedimento legislativo (cosiddetto “cartellino arancione”). In base a tale procedura qualora i pareri motivati sul mancato rispetto del principio di sussidiarietà da parte di una proposta di atto legislativo rappresentino almeno la maggioranza semplice dei voti attribuiti ai Parlamenti nazionali la proposta è riesaminata. Al termine di tale riesame, la Commissione può decidere di mantenere la proposta, di modificarla o di ritirarla. Qualora scelga di mantenerla, la Commissione spiega, in un parere motivato, perché ritiene la proposta conforme al principio di sussidiarietà. Il parere motivato della Commissione e i pareri motivati dei parlamenti nazionali sono sottoposti al legislatore dell'Unione affinché ne tenga conto nella procedura: a) prima della conclusione della prima lettura, il legislatore (Consiglio e Parlamento europeo) esamina la compatibilità della proposta legislativa con il principio di sussidiarietà, tenendo particolarmente conto delle ragioni espresse e condivise dalla maggioranza dei parlamenti nazionali, nonché del parere motivato della Commissione; b) se, a maggioranza del 55% dei membri del Consiglio o a maggioranza dei voti espressi in sede di Parlamento europeo, il legislatore ritiene che la proposta non sia compatibile con il principio di sussidiarietà, la proposta legislativa non forma oggetto di ulteriore esame.
· la facoltà per ciascun Parlamentonazionale (oCamera) di presentare – attraverso la trasmissione effettuata dai relativi Governi - un ricorso alla Corte di giustizia per violazione del principio di sussidiarietà;
· l’organizzazione di una efficace e regolare cooperazione interparlamentare definita congiuntamente da Parlamento europeo e Parlamenti nazionali;
· la possibilità per la Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei (COSAC) di sottoporre all'attenzione delle istituzioni europee i contributi che ritiene utili; la Conferenza promuove inoltre lo scambio di informazioni e buone prassi tra i Parlamenti degli Stati membri e il Parlamento europeo, nonché tra le loro commissioni specializzate, e può altresì organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici che rientrano nella politica estera e di sicurezza comune e nella politica di sicurezza e di difesa comune.
Le procedure decisionali dell'Unione europea
A. Atti normativi comunitari (1° pilastro)
B. Misure di politica estera e di sicurezza comune (2° pilastro)
C. Misure di cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale (3°pilastro)
Gli atti normativi comunitari sono adottati secondo procedure diverse, che si applicano di volta in volta a seconda della materia, sulla base delle relative disposizioni dei Trattati (c.d. “basi giuridiche”). La Commissione detiene il potere di iniziativa ed è responsabile dei lavori preparatori. Il Parlamento codecide o vota pareri (vincolanti e non, a seconda della procedura applicata). Il Consiglio, eventualmente insieme al Parlamento europeo, adotta l’atto definitivo a maggioranza qualificata oppure all’unanimità, a seconda della materia, ma sempre all’unanimità qualora si discosti dalla proposta della Commissione. Sia il Consiglio sia il Parlamento possono, peraltro, chiedere alla Commissione di elaborare proposte. Possono essere consultati il Comitato economico e sociale e il Comitato delle regioni.
Le procedure normative comunitarie sono sostanzialmente tre: consultazione, codecisione e parere conforme.
La procedura di cooperazione (art. 252) è limitata ad alcune disposizioni di applicazione relative all’Unione economica e monetaria.
La procedura di codecisione è stata istituita dal Trattato di Maastricht e successivamente semplificata ed estesa a nuove basi giuridiche con i trattati di Amsterdam e Nizza. In base a tale procedura un atto può essere adottato soltanto in presenza di un accordo su uno stesso testo tra Parlamento europeo e Consiglio, in prima o seconda lettura. In caso di disaccordo è previsto il ricorso ad una procedura di conciliazione tra le due istituzioni in un comitato apposito. In ogni caso il Parlamento europeo può rigettare la proposta legislativa in ultima istanza. Il Consiglio delibera normalmente a maggioranza qualificata, salvo i casi in cui il Trattato prevede espressamente l’unanimità.
Nella procedura di consultazione, che è quella prevista in origine dai Trattati, la proposta della Commissione viene trasmessa dal Consiglio al Parlamento, che esprime un parere e può formulare emendamenti; la Commissione riesamina la proposta e può modificarla sulla base del parere del Parlamento; il Consiglio adotta quindi l’atto in linea generale all’unanimità.
La procedura del parere conforme implica che il Consiglio ottenga il consenso del Parlamento europeo (maggioranza assoluta dei suoi membri) affinché possano essere prese alcune decisioni che rivestono particolare importanza. Il Parlamento europeo ha facoltà di accettare o di respingere una proposta ma non può modificarla.
Il parere conforme è richiesto in particolare per l'adesione di nuovi Stati membri, per alcuni accordi internazionali e per le sanzioni a carico degli Stati membri in caso di violazioni dei diritti fondamentali.
La politica estera e di sicurezza comune (PESC), il cosiddetto secondo pilastro, ha il suo fondamento giuridico nel titolo V del Trattato sull’Unione europea. I poteri decisionali nell’ambito della PESC si esplicano mediante procedure intergovernative. Ogni Stato membro e la Commissione possono sottoporre al Consiglio questioni che rientrano nella PESC e presentare proposte.
Il Consiglio europeo, formato dai Capi di Stato e di governo degli Stati membri, stabilisce i principi e gli orientamenti generali della PESC, decidendo le strategie comuni che l’Unione deve attuare nei settori in cui gli Stati membri hanno importanti interessi in comune.
Il Consiglio dell'Unione europea, formato da rappresentanti di ciascuno Stato membro a livello ministeriale, decide le misure necessarie alla definizione e all’attuazione della PESC, in base agli orientamenti generali adottati dal Consiglio europeo. Il Consiglio dell'Unione europea può adottare azioni comuni su specifiche situazioni in cui si ritiene necessario un intervento operativo dell’Unione, oppure posizioni comuni per definire l’approccio dell’Unione su una questione particolare. Relativamente alla conclusione di accordi internazionali nel settore PESC, il Consiglio può autorizzare la Presidenza ad avviare negoziati. Tali accordi sono in seguito deliberati dal Consiglio. Inoltre, l'Unione europea può adottare dichiarazioni comuni che esprimono pubblicamente una posizione, una richiesta o un'aspettativa dell'Unione europea rispetto ad un Paese terzo o ad una questione internazionale.
La regola generale per le decisioni in ambito PESC è l'unanimità, mitigata dall’astensione “costruttiva” (che non impedisce l’adozione dell’atto). E’ previsto il ricorso alla maggioranza qualificata per le misure di attuazione adottate sulla base di strategie comuni del Consiglio europeo, per le decisioni di attuazione di un’azione comune o di una posizione comune, per la nomina di rappresentanti speciali con mandati politici specifici.
Il Parlamento europeo viene informato periodicamente dalla Presidenza e dalla Commissione sugli sviluppi della politica estera e di sicurezza comune. E’ inoltre consultato sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della PESC. Può rivolgere interrogazioni ed indirizzare raccomandazioni al Consiglio ed una volta all’anno tiene un dibattito sui progressi compiuti in materia.
La cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, il cosiddetto terzo pilastro, ha il suo fondamento giuridico nel titolo VI del Trattato dell'Unione europea.
Originariamente il Trattato dell’Unione europea includeva nel terzo pilastro tutte le materie relative alla giustizia e agli affari interni. Successivamente il Trattato di Amsterdam ha fatto confluire le disposizioni concernenti visti, asilo, immigrazione e altre politiche connesse alla libera circolazione delle persone nel titolo IV del Trattato istitutivo della Comunità europea (vale a dire nel primo pilastro). Nel terzo pilastro sono rimaste le disposizioni relative alla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
In questo ambito il Consiglio può adottare:
· posizioni comuni che definiscono l’orientamento dell’Unione in merito a una questione specifica;
· decisioni-quadro per ravvicinare le disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. Tali atti sono vincolanti quanto al risultato da ottenere (analogamente alle direttive) e non hanno efficacia diretta;
· decisioni per qualsiasi altro scopo coerente con gli obiettivi prefissati, escluso il ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri; le decisioni sono vincolanti ma prive di efficacia diretta. Le misure di attuazione delle decisioni a livello dell’Unione sono deliberate a maggioranza qualificata;
· convenzioni, soggette alla successiva ratifica degli Stati membri.
Il Consiglio delibera all’unanimità, su proposta della Commissione europea o di uno Stato membro. Le misure di attuazione delle decisioni a livello europeo sono invece adottate a maggioranza qualificata.
Il Parlamento europeo è informato regolarmente ed è consultato prima che siano stabilite decisioni-quadro, decisioni o convenzioni: il parere del Parlamento è obbligatorio, ma non vincolante. Il Parlamento può rivolgere al Consiglio interrogazioni e raccomandazioni; ogni anno un dibattito parlamentare è dedicato ai progressi compiuti nel settore.
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[1] Nel suo piano d’azione 2005 relativo al miglioramento della comunicazione sull’Europa (SEC(2005)985), la Commissione europea ha deciso di concentrare la sua attività di comunicazione su priorità essenziali, da selezionare tenendo conto dei principali obiettivi politici.
[2] Il Consiglio europeo di Siviglia del giugno 2002 aveva stabilito un nuovo metodo di programmazione dell’attività annuale e pluriennale del Consiglio, che si fondava sulla presentazione di un programma strategico triennale e un programma operativo annuale da parte delle Presidenza di turno coinvolte. Tali innovazioni erano state recepite nel regolamento interno del Consiglio. Con decisione del 15 settembre 2006, il Consiglio ha modificato il proprio regolamento interno, prevedendo che ogni 18 mesi le tre Presidenze successive preparino un programma del Consiglio per tale periodo. Quest’ultimo programma sostituisce dunque sia il programma strategico triennale che il programma operativo annuale.
[3] Si ricorda che sulle malattie rare, la Commissione ha aperto una consultazione che terminerà il 15 febbraio 2008 ed i cui risultati verranno utilizzati dalla Commissione stessa per la preparazione delle eventuali proposte ritenute opportune. Si veda RUE, Bollettino consultazioni n. 41 del 10 gennaio 2008.
[4] Si ricorda che il 23 ottobre 2007 la Commissione ha presentato il Libro bianco “Insieme per la salute: un approccio strategico per l’UE 2008-2013” (COM(2007)630), recante il secondo programma d’azione nel settore per il periodo 2008-2013; il documento propone quattro grandi principi volti al conseguimento dei seguenti obiettivi: migliorare la salute dei cittadini, promuovere la salute e ridurre le ineguaglianze, diffondere le informazioni. Sul Libro bianco il Consiglio ha approvato conclusioni il 6 dicembre 2007.
[5] Il sondaggio Eurobarometro sulle diverse dimensioni della realtà sociale è stato realizzato alla fine del 2006.
[6] Il 9 febbraio 2005 la Commissione ha presentato la comunicazione sull’”Agenda sociale” (COM(2005) 33), relativa al periodo 2006-2010, volta ad affrontare l’ammodernamento del modello sociale europeo. L’Agenda prospetta una serie di azioni chiave relativamente all’occupazione, alle pari opportunità e all’inclusione.
[7] Il 20 novembre 2007 la Commissione ha presentato un pacchetto di iniziative per rendere il mercato unico più moderno e vantaggioso per i cittadini europei: la comunicazione “Un mercato unico per l’Europa del XXI secolo” (COM(2007) 724), la comunicazione “I servizi di interesse generale, compresi i servizi sociali di interesse generale: un nuovo impegno europeo” (COM(2007) 725) e la citata comunicazione “Opportunità, accesso e solidarietà”.
[8] La Commissione ha elaborato la valutazione dell’impatto della proposta di decisione (SEC(2007) 1661).
[9] La Commissione ha organizzato, il 30 e 31 ottobre 2006, il primo Forum biennale sulla demografia, che ha riunito gli esperti dei governi nazionali di questo settore. Il secondo Forum è previsto per l’autunno del 2008.
[10] In proposito, si veda il Bollettino sull’attività dell’Unione europea n. 9 del 30 ottobre 2006 “Conciliazione della vita professionale, privata e familiare”, a cura dell’Ufficio RUE.
[11] In base all’art. 138 del Trattato, la Commissione ha il compito di promuovere la consultazione delle parti sociali a livello comunitario e prende ogni misura utile per facilitarne il dialogo provvedendo a un sostegno equilibrato delle parti. A tal fine la Commissione, prima di presentare proposte nel settore della politica sociale, consulta le parti sociali sul possibile orientamento di un’azione comunitaria. Se, dopo tale consultazione, ritiene opportuna un’azione comunitaria, la Commissione consulta ulteriormente le parti sociali sul contenuto della proposta prevista. Le parti sociali trasmettono alla Commissione un parere o, se opportuno, una raccomandazione. La durata della procedura non può superare i nove mesi, salvo proroga decisa in comune dalle parti sociali interessate e dalla Commissione.
[12] Direttiva 96/34/CE del 3 giugno 1996 concernente l’accordo-quadro sul congedo parentale concluso dall’UNICE, dal CEEP e dalla CES.
[13] Il Parlamento italiano è rappresentato nella COSAC da tre membri della Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati e da tre membri della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato della Repubblica.
[14] Il protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità vigente non contiene disposizioni relative ai Parlamenti nazionali.
[15] Per “progetto di atto legislativo europeo” si intende la proposta della Commissione, l’iniziativa di un gruppo di Stati membri, l’iniziativa del Parlamento europeo, la richiesta della Corte di giustizia, la raccomandazione della Banca centrale europea, la richiesta della Banca europea per gli investimenti, intese all’adozione di un atto legislativo europeo. I progetti presentati dalla Commissione sono trasmessi dalla Commissione; i progetti presentati dal Parlamento europeo sono trasmessi dal Parlamento europeo; tutti gli altri progetti sono trasmessi ai Parlamenti nazionali dal Consiglio.