XIV Legislatura - Dossier di documentazione
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Altri Autori: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: La VI Conferenza ministeriale dell'OMC (Hong Kong, 13-18 dicembre 2005)
Serie: Missioni di studio    Numero: 44
Data: 09/12/05
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

 

Servizio studi

 

missioni di studio

La VI Conferenza ministeriale dell’OMC

(Hong Kong, 13-18 dicembre 2005)

n. 44

 


xiv legislatura

9 dicembre 2005

 

Camera dei deputati


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SIWEB

 

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File: ES0444.doc

 


INDICE

 

 

1. Organizzazione e funzioni del WTO con riferimento alla liberalizzazione degli scambi1

§      1.1 La partecipazione dell’Unione europea al WTO (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)4

2. La definizione di una dimensione parlamentare dell’OMC (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)5

3. Da Doha a Cancun: le tappe del round negoziale in corso  8

§      3.1  L’Agenda di Doha  8

§      3.2 La UE e l’Agenda di Doha: orientamenti generali (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)11

§      3.3 Attività preparatoria e fallimento della Conferenza di Cancun  12

§      3.4 L’Accordo quadro di Ginevra del 1° agosto 2004 (c.d. July Package) e la riapertura delle prospettive negoziali (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)14

§      3.5 Verso Hong Kong: la UE e alcune questioni specificiche del negoziato agricolo (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)17

4. Dall’Accordo di Ginevra ad Hong Kong:  gli sviluppi del processo negoziale La Bozza di dichiarazione ministeriale (1-7 dicembre 2005)21

§      4.1  I negoziati agricoli21

§      4.2  I negoziati NAMA  24

§      4.3  I negoziati sui servizi27

5. Posizioni del Consiglio e del Parlamento europeo in prossimità del Vertice di Hong Kong (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)29

6. Obiettivi e priorità del Governo italiano per la VI Conferenza ministeriale  31

Attività parlamentare

§      Camera dei deputati - Commissioni riunite III e X - Audizione del viceministro delle attività produttive, Adolfo Urso, sulla posizione del Governo in vista della VI riunione ministeriale del-l'Organizzazione mondiale del commercio, prevista a Hong Kong dal 13 al 19 dicembre 2005, e sul ruolo dell'Europa nelle relazioni economiche e commerciali mondiali

Seduta del 1° dicembre 2005  37

Documenti WTO

§      Dichiarazione ministeriale e programma di lavoro della Conferenza WTO di Doha, 9-14 novembre 2001  55

§      Programma di lavoro di Doha – Decisione adottata dal Consiglio generale WTO, 1° agosto 2004 – July Package  55

§      Programma di lavoro di Doha – Preparativi per la VI Sessione della Conferenza Ministeriale - Bozza riveduta, 1-7 dicembre 2005  55

§      Documento della Commissione europea con le offerte negoziali in vista della VI Conferenza ministeriale del WTO di Hong Kong – Bruxelles, 28 ottobre 2005  1

 

 

 


1. Organizzazione e funzioni del WTO con riferimento alla liberalizzazione degli scambi

Il WTO (World Trade Organization), in italiano OMC (Organizzazione Mondiale per il Commercio), costituisce ormai l’ordinamento giuridico del commercio internazionale, in continua espansione per quanto riguarda competenze e materie. Il WTO, nata formalmente il 1° aprile 1995, rappresenta l’esito dei negoziati denominati Uruguay round svoltisi dal 1986 al 1994.

Il WTO ha raccolto l’eredità di quasi quarant’anni di funzionamento del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) del 1947, che si era col tempo di fatto trasformato in una istituzione internazionale responsabile della liberalizzazione degli scambi commerciali.

Il WTO, a differenza di FMI e Banca Mondiale, non fa parte del sistema delle Nazioni Unite. Tuttavia, a partire dal 1995, il WTO partecipa ai lavori del Comitato amministrativo di coordinamento delle Nazioni Unite (insieme alle istituzioni specializzate), ma l’ONU non vanta poteri di controllo e indirizzo nei confronti del WTO.

La partnership del WTO comporta l’accettazione dell’Accordo istitutivo e degli Accordi commerciali multilaterali contenuti nei primi tre allegati dell’Accordo istitutivo. Nel primo allegato sono compresi: L’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT) 1994; il Protocollo relativo alle concessioni tariffarie dell’Uruguay round; dodici distinti accordi su singole materie (agricoltura, prodotti tessili, misure sanitarie e fitosanitarie ecc.);l’Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS:General Agreement on Trade in Services); l’Accordo sui diritti di proprietà intellettuale inerenti al commercio (TRIPS: Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights). Il secondo allegato reca: l’Intesa sulla soluzione delle controversie (DSU: Dispute Settlement Understanding) e il terzo il Meccanismo d’esame delle politiche commerciali (TPRM: Trade Policy Review Mechanism). Il quarto Allegato contiene quattro Accordi commerciali plurilaterali non vincolanti per tutti i membri (attualmente vigenti sono quelli sugli aeromobili civili e sugli appalti pubblici).

I Membri originari del WTO sono i 128 Stati già parti del GATT 1944. Degli attuali 149 membri, 30 circa sono Paesi industrializzati, la maggioranza sono PVS e circa 30 sono definiti Paesi meno avanzati (LCDs). Membri del WTO sono sia la Comunità europea che tutti gli Stati membri, in quanto non tutte le materie oggetto degli Accordi sono di competenza esclusiva della Comunità. Di competenza esclusiva sono il GATT 1994 e gli Accordi commerciali multilaterali con l’eccezione di GATS e TRIPS che, con l’Accordo sugli appalti pubblici, sono stati stipulati in forma mista.

Il WTO ha lo scopo di favorire l’attuazione degli accordi in cui si articola il suo sistema e di costituire un foro per i negoziati commerciali multilaterali. Svolge inoltre un ruolo di controllo delle politiche commerciali ed in tema di soluzione delle controversie commerciali tra i propri Membri.

Il WTO nelle relazioni esterne è guidato dal Direttore generale, eletto per un periodo di 6 anni, affiancato da quattro Vicedirettori e posto a capo del Segretariato, organo burocratico con funzioni esclusivamente internazionali, che costituisce la struttura amministrativa. Gli organi del WTO facenti parte della struttura decisionale sono di norma composti da tutti i membri, che si riuniscono ogni due anni nella Conferenza ministeriale, massimo organo a competenza generale. Il Consiglio generale, anch’esso composto da tutti  i membri, opera negli intervalli fra le conferenze interministeriali ed esercita tutte le competenze dell’Organizzazione. Vi sono inoltre tre Consigli relativi a singoli settori: commercio dei beni, proprietà intellettuale e servizi. Tutti i membri hanno diritto di contribuire in modo paritario alla formazione della volontà dell’Organizzazione. Ciò avviene, di norma, attraverso il meccanismo del consensus(non si vota e una decisione si ritiene assunta se nessun membro vi si oppone). Ciò comporta evidentemente lo svolgimento di lunghe negoziazioni e di difficili mediazioni per giungere alle decisioni più complesse.

Pilastro portante del WTO è il GATT 1994 (Accordo generale sulle tariffe e il commercio), come modificato in seguito all’Uruguay Round, che ha ad oggetto gli scambi internazionali di merci. Meccanismi fondamentali dell’Accordo sono:

-              clausola della nazione più favorita in relazione alle riduzioni tariffarie (estensione a tutti i membri delle riduzioni accordate a un membro o a uno Stato terzo; le riduzioni tariffarie sono accordate mediante liste di concessioni riferite ai dazi accordati per ogni singolo prodotto);

-              trattamento nazionale delle merci importate in materia fiscale e di regolamentazioni interne (divieto di applicare alle merci importate tasse o regolamentazioni interne più onerose rispetto a quelle gravanti sulle merci nazionali);

-              divieto delle restrizioni quantitative (divieti o contingentamenti delle importazioni o delle esportazioni sono ammesse solo per l’agricoltura,  per correggere squilibri della bilancio dei pagamenti o a titolo di salvaguardia per evitare grave pregiudizio ai produttori nazionali);

-              limitazione del ricorso a sovvenzioni anti-dumping (ammessi quando prodotti importati vengono venditi ad un valore inferiore a quello normale di mercato,  per applicarli occorre dimostrare un danno rilevante all’industria interna);

-              limitazione del ricorso a misure compensative (sovvenzioni alle esportazioni sono ammesse se volte ad assicurare concorrenzialità ai prodotti sul mercato mondiale, ma non per consentire di venderli a un prezzo inferiore a quello del mercato interno; regole speciali vigono per l’agricoltura);

-              complesso flessibile di eccezioni e deroghe (misure restrittive sono possibili per protezione moralità pubblica, della vita delle persone e degli animali, per la preservazione dei vegetali, per la tutela degli interessi essenziali della sicurezza interna) e metodo diplomatico per la soluzione delle controversie.

Oggi assume una crescente rilevanza l’eliminazione degli ostacoli non tariffari, quali regolamentazioni tecniche, procedure di controllo e di certificazione, adempimenti amministrativi di vario genere richiesti per l’importazione e l’esportazione. Ne è prova l’Accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi commerciali (TBT: Technical Barriers to Trade) concluso alla fine dell’Uruguay round. Prevede che nel determinare i requisiti di qualità dei prodotti per proteggere la salute e l’ambiente ed i relativi controlli, occorra riferirsi a standard internazionali di qualità elaborati da organismi privati costituitisi nei diversi Stati riuniti in organizzazioni internazionali non governative.

L’Accordo sulle licenze di importazione, rafforza a sua volta gli obblighi di trasparenza, informazione e rapidità nell’assegnazione delle licenze. L’Accordo sulle regole d’origine mira invece ad armonizzare i criteri per la determinazione dell’origine dei prodotti importati (ad es. per verificare se un prodotto ha diritto al trattamento della nazioni più favorita in quanto proviene da un Paese del WTO).

Il settore agricolo è stato recuperato alla disciplina multilaterale degli scambi commerciali sono a partire dal 1992, nell’ambito dell’Uruguay round. Determinante fu l’intesa raggiunta a riguardo tra Comunità europea e Stati Uniti. Per quanto riguarda l’accesso ai mercati fu deciso di sostituire le molteplici misure sino ad allora applicate con dazi doganali sui quali applicare progressive riduzioni attraverso il sistema delle liste di concessioni. Una clausola transitoria consente misure di salvaguardia speciale  per prevenire aumenti abnormi delle importazioni di singoli prodotti. Le misure interne di sostegno sono state aggregate in tre diverse scatole (box): la Green box, relativa ai provvedimenti che gli Stati possono liberamente adottare (a favore della ricerca, sanità, delle infrastrutture, per limitare la produzione), la Blue Box, relativa ad aiuti a programmi di riduzione della produzione ritenuti ammissibili e la Yellow (o Amber)  Box, il cui valore globale deve essere oggetto di riduzioni progressive specificate nelle liste di concessione. Il settore è caratterizzato dai seguenti fenomeni: tariffazione sporca (sovrastima degli effetti distorsivi di delle misure di sostegno che comportano la fissazione di dazi enormemente elevati); dispersione tariffaria (mantenimento su alcuni prodotti di megatariffe che rendono poco significative le riduzioni); clausola di pace (una norma transitoria scaduta nel 2003 impegnava i Membri a non intentare azioni nei confronti delle misure di sostegno, senza un nuovo Accordo rischi di elevato contenzioso).

Posizione dei PVS. Con l’Uruguay round si è deciso di integrare a pieno titolo i PVS nell’Organizzazione senza prevedere particolari disposizioni derogatorie. Solo riguardo i tempi di attuazione degli obblighi derivanti dagli Accordi sono previste condizioni di maggiore flessibilità. Per quanto riguarda invece i Paesi meno sviluppati sono ammessi trattamenti preferenziali generalizzati e si insiste per l’incremento dell’assistenza tecnica allo sviluppo nonché dei programmi internazionali di aiuto alimentare. L’80% dei membri WTO è costituito dai PVS e, di questi, circa 30 rientrano tra i c.d. Paesi meno sviluppati.

Commercio e diritti sociali. I Paesi industrializzati pongono da tempo la questione della normativa interna in materia di lavoro ritenendo che, laddove i lavoratori sono meno tutelati, è possibile produrre a costi minori beni e servizi aumentando la competitività ma a prezzo di costi sociali assai elevati. Tale impostazione trova contraria la maggioranza dei membri del WTO, che non ritiene in questi casi legittima l’applicazione di restrizioni commerciali. La Dichiarazione di Singapore del 1996 ha espresso l’impegno di tutti i membri a rispettare le norme sociali minime internazionalmente riconosciute in materia di lavoro, ma ne ha respinto ogni uso protezionistico. L’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) ha formulato nel 1998 un ristretto elenco di diritti fondamentali del lavoro. Dinanzi al mancato rispetto di tali regole, agli Stati che si ritengano lesi dalla concorrenza di tali Paesi non resta che applicare sanzioni unilaterali. L’alternativa è l’applicazione di misure positive: prevedere un trattamento di favore per chi rispetta i diritti dei lavoratori.

Commercio e ambiente.  Il WTO dispone di un Comitato sul commercio e l’ambiente che ha il compito di esaminare le misure ambientali che incidono sugli scambi commerciali. Per il GATT 1994 gli Stati sono liberi di adottare le misure necessarie alla protezione della vita e della salute delle persone e degli animali, alla preservazione dei vegetali e alla conservazione delle risorse naturali esauribili. Le misure a tutela ambiente devono essere applicate in maniera non discriminatoria e non avere finalità esclusivamente commerciali.

 

1.1 La partecipazione dell’Unione europea al WTO (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

L’Unione europea è membro dal 1° gennaio 1995 dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), unitamente agli Stati membri dell’Unione e ai paesi candidati.

Peraltro, avendo l’Unione europea una politica commerciale comune, essa agisce in seno all’OMC come un unico attore, in particolare attraverso la Commissione europea che interviene a nome dell’Unione nella maggior parte delle riunioni dell’Organizzazione e a negoziare gli accordi commerciali

La partecipazione ai negoziati promossi dall’OMC è regolata nel quadro delle disposizioni relative alla conclusione di accordi relativi alla politica commerciale di cui all’articolo 133, paragrafo 3, del Trattato CEE.

In base a questa disposizione, qualora si debbano negoziare accordi con uno o più Stati o organizzazioni internazionali, la Commissione presenta raccomandazioni al Consiglio, che l’autorizza ad aprire i negoziati necessari. Tali negoziati sono condotti dalla Commissione in consultazione con un comitato speciale - denominato Comitato articolo 133 – designato dal Consiglio per assisterla in questo compito e nel quadro delle direttive che il Consiglio può impartirle. La Commissione riferisce periodicamente al comitato speciale sui progressi dei negoziati. Nell’esercizio delle competenze che gli sono conferite dall’articolo 133, il Consiglio delibera in linea generale a maggioranza qualificata. Benché Il Trattato CEE preveda un ruolo più limitato per il Parlamento europeo in materia di politica commerciale[1], la Commissione favorisce un maggiore coinvolgimento parlamentare in materia, consultando e informando sistematicamente il PE.

 

 

2. La definizione di una dimensione parlamentare dell’OMC
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Le sempre maggiori difficoltà incontrate dall’OMC, a partire dalla Conferenza ministeriale di Seattle del dicembre 1999, per raggiungere un’intesa destinata a promuovere una nuova fase di liberalizzazione del commercio internazionale, unitamente alla diffidenza dell’opinione pubblica mondiale nei confronti di una globalizzazione incontrollata, hanno posto l’esigenza di un controllo democratico e di una maggiore trasparenza nel funzionamento dell’OMC.

In tale ottica, come ripetutamente sostenuto dai rappresentanti dell’Unione Europea, è stata auspicata una maggiore attenzione e controllo da parte dei parlamenti sull’operato dei rispettivi governi nell’ambito dell’OMC, anche mediante la creazione di una dimensione parlamentare all’interno della stessa organizzazione.

Questa proposta è stata oggetto di un seminario organizzato a Bruxelles dal Parlamento europeo il 10-11 aprile 2001[2], al quale sono stati invitati i parlamentari dei Paesi membri dell’OMC e i parlamentari europei. Al seminario ha preso parte anche una delegazione della Camera dei deputati. A conclusione dei lavori, il Vice Presidente del Parlamento europeo, On. Wiebenga, ha proposto il lancio di una Conferenza a partecipazione allargata, per esaminare eventuali suggerimenti avanzati dai Parlamenti sulle modalità per accrescere il controllo parlamentare dell’OMC, e sull’istituzione di un forum parlamentare diretto a facilitare gli scambi di idee, ricevere informazioni e seguire le attività della dimensione governativa. In tale ottica, il Vice Presidente, ha invitato i presenti a riunirsi informalmente a Doha, in Qatar, nel novembre 2001, a margine della Conferenza ministeriale, per discutere delle questioni all’ordine del giorno della Conferenza medesima.

Tale orientamento del Parlamento Europeo si è affiancato a quello dell'UIP: l’opportunità di dar vita ad una dimensione parlamentare dell’OMC era stata già stata ribadita in occasione della riunione della UIP a Ginevra l’8-9 giugno 2001[3], con una dichiarazione con la quale i parlamentari presenti, rappresentanti 75 Paesi, invitavano la UIP a svolgere l’attività preparatoria necessaria all’organizzazione della riunione informale da tenere a Doha in occasione della Conferenza ministeriale.

Al fine di preparare la riunione di Doha, su iniziativa del Parlamento europeo, è stato convocato un Gruppo di lavoro congiunto che si è riunito il 5 settembre 2001 a Strasburgo e il 5 ottobre 2001 a Ginevra. In occasione di quest’ultima riunione il Gruppo ha adottato una relazione su “Parlamenti e commercio internazionale” che ha costituito la base del dibattito parlamentare a Doha.

Alla Conferenza parlamentare di Doha, tenutasi l'11 novembre 2001 in concomitanza con la Conferenza ministeriale dell’OMC, hanno partecipato circa 100 parlamentari dei Paesi aderenti all'OMC.

Al termine dei lavori, i rappresentanti dei Parlamenti hanno adottato una dichiarazione in cui si auspicava una più stretta collaborazione tra Parlamenti e OMC e a tal fine si stabiliva la creazione di una Commissione-pilota[4], con l’incarico di vagliare le modalità con cui si sarebbe potuta realizzare tale collaborazione.

 

La Conferenza parlamentare sull’OMC, tenutasi a Ginevra il 18 febbraio 2003, ha ribadito la necessità di far progredire il processo interparlamentare nel settore del commercio internazionale mediante riunioni parlamentari regolari, da organizzare annualmente in concomitanza della Conferenza ministeriale dell’OMC.

La Dichiarazione finale, adottata al termine dei lavori, sottolinea che le Conferenza parlamentari avranno come obiettivo la supervisione dell’attività  dell’OMC e la promozione della sua l’efficacia; in particolare i Parlamentari intendono stimolare il dialogo tra i negoziatori, rappresentanti dei Governi, e la società civile e migliorare lo scambio di informazioni e rafforzare le capacità dei parlamenti nazionali in materia di commercio internazionale.

Alla Conferenza parlamentare sull’OMC tenutasi a Cancún (Messico) dal 9 al 12 settembre 2003, hanno partecipato sei deputati e sei senatori del Parlamento italiano. Una delegazione italiana è stata del resto presente a tutte le iniziative parlamentari relative al WTO.

Al termine della Conferenza è stata adottata una Dichiarazione finale nella quale si sottolinea con forza il ruolo che i parlamenti possono giocare nell’evoluzione pacifica delle società e delle relazioni multilaterali; i parlamentari, inoltre, hanno invitato i Governi partecipanti alla V Conferenza ministeriale di Cancún ad includere nella Dichiarazione finale un paragrafo nel quale si dichiarava la volontà di “accrescere la trasparenza dell’OMC associando più strettamente i parlamenti alle sue attività”. La Dichiarazione invitava inoltre i Membri dell’OMC ad includere dei parlamentari nelle loro delegazioni ufficiali delle prossime Conferenze ministeriali.

La Dichiarazione, nel sottolineare l’importanza di assicurare una dimensione parlamentare ai negoziati e ai meccanismi commerciali internazionali, proponeva inoltre l’introduzione nei parlamenti nazionali di una sessione annuale di dibattito sulle questioni relative al commercio, con particolare riferimento ai negoziati in ambito OMC.

Al fine di approfondire il dibattito in vista della conclusione dei negoziati dell’agenda di Doha, la cui conclusione sarebbe prevista nel corso della sesta Conferenza ministeriale di Hong Kong, è stata convocata, a Bruxelles, dal 24 al 26 novembre 2004, la III sessione della Conferenza parlamentare dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, organizzata congiuntamente dall’Unione interparlamentare e dal Parlamento europeo.

La III sessione si è svolta dopo che il Consiglio generale dell’OMC aveva approvato, il 31 luglio 2004, un insieme di decisioni costituenti una vera e propria tabella di marcia per avanzare nei negoziati connessi all’agenda di Doha (il c.d. pacchetto di luglio). Pertanto, pur essendo l’ordine del giorno prevalentemente incentrato sulle grandi questioni dell’agricoltura e del commercio dei servizi, si sono avuti interventi e riflessioni di carattere più generale che hanno contribuito ad un approfondito dibattito in vista.

Nel complesso erano presenti circa 420 delegati, ivi compresi membri dei parlamenti di ben 80 Stati.

Al termine dei lavori è stata adottata per consenso una Dichiarazione finale nella quale, in tema di agricoltura, viene accolta con favore la decisione di luglio e i tre pilastri delle future negoziazioni, ovvero l’eliminazione di ogni forma di sovvenzione alle esportazioni, una riduzione sostanziale delle misure di sostegno interno, fonte di distorsione della concorrenza, e l’accesso ai mercati. Inoltre, viene anche affermato che, per permettere la coesistenza di sistemi agricoli molto diversi tra i vari paesi, occorre che siano trattati in maniera soddisfacente gli aspetti non commerciali dell’agricoltura, che includono la sicurezza alimentare, la conservazione dei suoli, la rivitalizzazione della società rurale e dell’impiego rurale. In tema di commercio dei servizi, la dichiarazione auspica l’espansione di tale commercio, che presuppone la libertà di movimento delle persone fisiche, ed esorta ad avanzare prudentemente nella liberalizzazione, principalmente in riferimento a quei servizi che toccano i diritti umani fondamentali e i bisogni elementari, come la sanità pubblica, l’educazione, la cultura ed il sociale. Per quello che riguarda il tema dei parlamenti nazionali, la dichiarazione ne sottolinea la funzione di contribuire alle negoziazioni dell’OMC ed a sensibilizzare i loro cittadini affinché comprendano meglio i negoziati. I parlamentari convengono sulla necessità di instaurare urgentemente un dialogo regolare tra i governi ed i rispettivi parlamenti al fine di permettere un efficace controllo parlamentare dei negoziati commerciali e del loro seguito. La Dichiarazione invita, inoltre, la prossima Conferenza governativa ad includere nella dichiarazione finale la seguente formula: “Occorre rendere l’OMC più trasparente associando strettamente i parlamenti alle sue attività”.

 

 

3. Da Doha a Cancun: le tappe del round negoziale in corso

3.1  L’Agenda di Doha

La quarta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio si è svolta a Doha, in Qatar, dal 9 al 14 novembre del 2001.

L’obiettivo della Conferenza era “lanciare” - e non “concludere” -  un negoziato commerciale diretto a consentire una maggiore apertura dei mercati e un rinnovato sistema di regole multilaterali per sostenere e rilanciare gli scambi mondiali.

 

La Conferenza ministeriale, nella conclusiva seduta del 14 novembre, ha approvato, per consenso, i seguenti documenti:

1.      la Dichiarazione ministeriale (Ministerial Declaration,pubblicato in allegato). Si tratta del documento principale, che avvia i negoziati precisandone l’oggetto, i tempi e le finalità;

2.      la Dichiarazione sulla proprietà intellettuale e la salute pubblica (Declaration on the TRIPS Agreement and Public Health). Il documento ha lo scopo di proporre una mediazione tra la tutela dei brevetti in campo farmaceutico e le esigenze sanitarie dei Paesi più poveri;

3.      la Decisione sull’attuazione (la cosiddetta implementation: - Decision on Implementation-Related Issues and Concerns). E’ diretta ad affrontare le problematiche che impediscono ai Paesi in via di sviluppo di partecipare pienamente alle dinamiche dell’organizzazione, sfruttandone i vantaggi.

In questa sede, interessa approfondire i contenuti della Dichiarazione ministeriale di cui al punto 1, che conserva una piena attualità in vista del vertice di Hong Kong.

 

Il programma di lavoro delineato nella Dichiarazione di Doha - comunemente indicato come Agenda di Doha per lo sviluppo in quanto  pone le esigenze dei Paesi in via di sviluppo e di quelli meno avanzati al centro dei suoi obiettivi - enumera 21 questioni oggetto di futuri negoziati o di lavori - applicazione, analisi o misure di coordinamento – e stabilisce un calendario per ciascun settore.

I negoziati previsti sono considerati come facenti parte di un unico impegno che avrebbe dovuto essere finalizzato entro il 1° gennaio 2005. Fanno eccezione i capitoli relativi alla soluzione delle controversie, che avrebbe dovuto concludersi entro maggio 2003, e al sistema di registrazione delle indicazioni geografiche dei vini e degli spiriti, che avrebbe dovuto essere finalizzato nell’ambito della V Conferenza ministeriale.

 

In particolare le questioni indicate nella Dichiarazione di Doha sono le seguenti :

 

1)    applicazione nei PVS degli accordi vigenti;

 

2)    agricoltura: i negoziati sono iniziati nel gennaio 2000, secondo quanto previsto dagli Accordi GATT.

       Termine per la presentazione di offerte iniziali da parte dei membri: 31 marzo 2003 (il termine non rispettato)

       Progetti globali di compromesso al più tardi nell’ambito della V Conferenza ministeriale

       Termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

3)    servizi: i negoziati sono iniziati nel gennaio 2000, secondo quanto previsto dagli Accordi GATT.

Termine per la presentazione di indirizzi generali: 31 marzo 2001;

Richieste di accesso al mercato 30 giugno 2002;

Offerte iniziali di accesso al mercato: 31 marzo 2003 (termine non rispettato)

Termine ultimo del negoziato 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

4)    accesso ai mercati per i prodotti non-agricoli: inizio del negoziato gennaio 2002 - termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

5)    aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio:

·         data limite per i negoziati relativi al registro delle indicazioni geografiche (vino e bevande spiritose): Conferenza di Cancún;

·         negoziati specificamente indicati dalla Dichiarazione di Doha, 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

·         applicazione delle disposizioni relative a brevetti farmaceutici per i Paesi meno avanzati, 2016;

 

6)    rapporto tra commercio e investimento: l’apertura dei negoziati è prevista dopo la Conferenza diCancún che - termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

7)    interazione tra commercio e politica di concorrenza: l’apertura dei negoziati è prevista dopo la Conferenza diCancún - termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

8)    trasparenza nella contrattazione pubblica: l’apertura dei negoziati è prevista dopo la Conferenza diCancún - termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

9)    facilitazioni degli scambi: l’apertura dei negoziati è prevista dopo la Conferenza diCancún - termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005 (termine non rispettato);

 

10)   misure antidumping : inizio gennaio 2002 - termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

11)   misure antidumping e sovvenzioni: inizio gennaio 2002, -termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

12)   accordi commerciali  regionali: inizio gennaio 2002 -termine ultimo del negoziato: 1° gennaio 2005(il termine non rispettato);

 

13)   soluzione di controversie,: inizio gennaio 2002 - termine ultimo maggio 2003 (la conclusione di tale negoziato è indipendente dagli altri);

 

14)   commercio e ambiente: è previsto che il comitato commercio e ambiente presenti alla Conferenza di Cancún una relazione; i negoziati dovranno concludersi entro il 1° gennaio 2005(termine non rispettato);

 

15)   commercio elettronico:non sono previsti negoziati, ma lavori relativi all’applicazione del programma di lavoro adottato il 25 settembre 1998, sulla base di quanto indicato dalla Conferenza ministeriale di Ginevra. E’ previsto che il comitato commercio elettronico presenti una relazione alla Conferenza di Cancún;

 

16)   piccole economie, non sono previsti negoziati, ma solo raccomandazioni nell’ambito della Conferenza di Cancún;

 

17)   commercio debito e finanze : è previsto che il gruppo di lavoro incaricato di esaminare tale questione presenti una relazione alla Conferenza di Cancún;

 

18)   commercio e trasferimento di tecnologia: è previsto che il gruppo di lavoro incaricato di esaminare tale questione presenti una relazione alla Conferenza di Cancún;

 

19)   cooperazione tecnica e creazione di capacità: sulla base delle indicazioni della dichiarazione di Doha il Consiglio generale dell’OMC nel dicembre 2001 ha aumentato dell’80% gli stanziamenti a favore dell’assistenza tecnica e del miglioramento di capacità. E’ previsto che Il direttore generale dell’OMC presenti alla Conferenza di Cancún una relazione su quanto realizzato;

 

20)   Paesi meno avanzati: nella Dichiarazione di Doha si è stabilito di agevolare l’accesso ai mercati dei prodotti dei Paesi meno avanzati, eliminando  dazi doganali e contingenti, e studiando forme ulteriori per migliorare l’accesso al mercato per tali prodotti. Il sottocomitato Paesi meno avanzati (Organo sussidiario del Comitato commercio e sviluppo dell’OMC) informerà il Consiglio generale su questo tema;

 

21)   trattamento speciale e differenziato: la Conferenza di Doha ha stabilito di approfondire la questione relativa alle disposizioni  che concedono  un trattamento speciale e differenziato ai PVS, al fine di rafforzarle e precisarle. Il Comitato commercio e sviluppo dell’OMC dovrà formulare raccomandazioni al Consiglio generale.

3.2 La UE e l’Agenda di Doha: orientamenti generali (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Le istituzioni europee hanno sottolineato in numerose occasioni e documenti l’impegno dell’Unione europea per una conclusione  positiva dei negoziati relativi all’Agenda di Doha. In particolare, come indicato dalla Commissione europea in un documento di sintesi, le priorità di base dell’UE in relazione all’Agenda di Doha sono le seguenti:

 

·         in merito all’apertura del mercato per i beni industriali, l’UE intende eliminare tariffe doganali elevate e prevenire il ricorso indiscriminato ad aumenti tariffari quali misura di protezione commerciale, in modo da incrementare significativamente gli scambi commerciali tra Paesi avanzati e Paesi in via di sviluppo;

 

·         l’ulteriore apertura del mercato dei servizi dovrebbe portare considerevoli opportunità sia per le imprese sia per i consumatori in un momento critico dell’economia mondiale. L’Unione europea non si prefigge tuttavia la generale liberalizzazione dei settori di primario interesse pubblico ed è impegnata a difendere il diritto dei membri dell’OMC a promuovere la diversità culturale;

 

 

·         l’Unione europea è determinata a liberalizzare ulteriormente il mercato agricolo, nonostante che l’Europa sia già il più grande importatore di beni agricoli nel mondo ed anche il più grande importatore di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo[5];

 

·         l’Unione europea ritiene che l’Agenda avrà successo soltanto se avrà un concreto impatto sulle opportunità di sviluppo dei singoli membri e se darà un tangibile contributo agli sforzi internazionali in favore dello sviluppo sostenibile, incrementando la coerenza di azione tra l’OMC e le altre organizzazioni internazionali, quali Banca mondiale, Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo e Fondo monetario internazionale;

 

·         l’Unione europea intende definire specifiche regole in favore dei paesi in via di sviluppo (PVS)[6] per ciò che riguarda l’attuazione degli accordi OMC esistenti e le proposte di trattamenti speciali e differenziati. Inoltre, l’Unione europea intende sostenere gli sforzi dei paesi in via di sviluppo per integrare il tema del commercio nelle strategie nazionali di sviluppo e di riduzione della povertà. A questo proposito, l’UE è impegnata ad assicurare che gli aiuti al commercio rispondano alle attuali necessità dei paesi in questione sia attraverso i propri programmi di cooperazione allo sviluppo sia attraverso l’assistenza bilaterale e multilaterale;

 

·         l’UE intende aumentare la coerenza tra politiche commerciali e tutela dell’ambiente, tenuto che essa, unitamente allo sviluppo sociale e alla protezione dei consumatori, è un elemento chiave dello sviluppo sostenibile perseguito dall’Agenda di Doha;

 

·         la modifica delle regole del commercio mondiale è una pre-condizione per un sistema di governo degli scambi e degli investimenti mondiali equo e trasparente.

 

3.3 Attività preparatoria e fallimento della Conferenza di Cancun

Nei due anni scarsi intercorsi tra la Conferenza di Doha e quella di Cancún (svoltasi dal 10 al 14 settembre 2003) i negoziati e, più in generale, il dibattito in seno all’OMC hanno avuto ad oggetto l’agricoltura; l’accesso ai mercati dei prodotti non agricoli; il problema dei diritti di proprietà intellettuale sulle invenzioni farmaceutiche, con decisive conseguenze sulle possibilità di cura, nei Paesi meno avanzati, di gravi pandemie in atto; i cosiddetti “temi di Singapore”, lanciati appunto nella I Conferenza ministeriale ivi tenutasi nel 1996, ossia investimenti, appalti pubblici, concorrenza e agevolazioni doganali al commercio.
Nel settore agricolo, a Doha, come accennato, è stato riconsiderato l’Agricultural Agreement, concluso nel 1995 nell’ambito dell’Uruguay Round, con il duplice ma convergente obiettivo di ridurre tanto i sussidi alle esportazioni quanto le barriere in entrata aventi effetti distorsivi del commercio. E’ inoltre emerso il tema del commercio di cotone, con la richiesta pressante di numerosi Paesi dell’Africa occidentale di una riduzione dei rilevanti sussidi che gli Stati Uniti concedono ai propri produttori.
Oramai nell’imminenza di Cancún, USA e Unione europea hanno presentato una proposta congiunta mirante a fornire una base negoziale sui punti più critici, subito criticata dai Paesi africani, e poi, con maggiore incisività politica, controbilanciata dalle indicazioni dei Paesi del G20(tra i quali Brasile, India, Cina, Egitto, Indonesia, Messico, Nigeria, Sudafrica, Pakistan), che spingevano per una radicale diminuzione delle forme di sussidio interno e di aiuti all’esportazione nei Paesi sviluppati, richiedendo nel contempo di poter conservare un’elevata protezione dei propri mercati interni.

Sul tema assai rilevante per l’Italia della difesa delle indicazioni geografiche protette, l’Unione europea ha sottolineato tre aspetti: puntare ad un registro multilaterale per vini e spiriti, all'estensione dei principi di protezione anche per altri prodotti e al recupero rispetto all’uso, da parte di altri Paesi, di una quarantina di prodotti tipici europei. Nell’approccio europeo ai negoziati WTO hanno inoltre assunto specifica rilevanza alcune problematiche oggetto di una serie di documenti della Commissione e del Consiglio, prima fra tutte quella dell’inclusione di standard elevati di rispetto dei diritti dei lavoratori (Convenzioni OIL) e dell’ambiente quali ulteriori crediti a favore dei Paesi in via di sviluppo ottemperanti, anche mediante l’inclusione di criteri comuni di etichettatura che facilitino la “tracciabilità” dei prodotti in rapporto all’impatto ambientale che la loro produzione ha comportato.

Anche per quanto concerne le problematiche dell’accesso al mercato per i prodotti non agricoli, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno elaborato in vista di Cancún una posizione comune, incentrata sull’utilizzazione di un’unica formula matematica per la riduzione tariffaria, accanto alla possibilità di negoziati settoriali complementari e ad un trattamento differenziato per i PVS, ulteriormente flessibilizzato a vantaggio dei Paesi meno avanzati (PMA). Anche in questo caso tuttavia si sono manifestate perplessità tra i PVS, sia con riguardo allo strumento matematico proposto, sia rispetto agli effetti – giudicati non equamente distribuiti – delle riduzioni contemplate.

Nell’imminenza del Vertice di Cancún ha alimentato molte speranze l’accordo sui farmaci essenziali, raggiunto il 30 agosto 2003 a Ginevra, di importanza vitale per molti PVS. In particolare, si trattava di consentire che le deroghe ai diritti di proprietà intellettuale sulle invenzioni farmaceutiche già previste a Doha, e in base alle quali una serie di Paesi dotati di sufficienti apparati industriali avrebbero potuto – in casi definiti di pericolo per la salute collettiva - produrre alcuni ritrovati alla stregua di “farmaci generici”; potessero estendersi anche ai Paesi meno avanzati, permettendo a questi ultimi di importare i farmaci a basso prezzo prodotti grazie alle previsioni di Doha. L’intesa è stata accompagnata da misure di garanzia per i Paesi avanzati contro possibili reimportazioni surrettizie dei farmaci a basso prezzo nel loro territorio, quali l’etichettatura specifica dei farmaci prodotti a basso prezzo, e un elenco di Paesi autoescludentisi dall’importazione di detti farmaci.

Nonostante questi incoraggianti sviluppi, il Vertice di Cancún si è concluso con un fallimento, dovuto essenzialmente all’opposizione del G20, il gruppo di PVS guidati da Brasile, India e Cina alla politica dei sussidi agricoli degli USA e dell'UE – le cui aperture sono state ritenute del tutto insufficienti -, nonché al secco rifiuto della bozza finale di documento dei quattro paesi del cotone: Ciad, Mali, Burkina Faso e Benin. Anche sui “Temi di Singapore” (liberalizzazione e investimenti, regole sulla concorrenza, facilitazioni al commercio, appalti pubblici) il dissenso è stato netto e lo scacco negoziale di portata così ampia da porre per molti attori l’esigenza di una profonda revisione della stessa WTO. Ciò ha reso impossibile rispettare la scadenza del 31 dicembre 2004, fissata a Doha per la sessione negoziale ivi lanciata.

Per la verità, già la bozza di Dichiarazione ministeriale per il Vertice di Cancún, diffusa il 31 agosto 2003, non lasciava presagire esiti positivi: essa era infatti accompagnata da una lettera del Presidente del Consiglio Generale del WTO, Pérez del Castillo, e del Direttore Generale, Panitchpakdi, al Ministro degli Esteri messicano Derbez Bautista, nella sua veste di Presidente dell’imminente Conferenza ministeriale di Cancún. Nella lettera dove pure si faceva menzione dei pochi spiragli positivi, veniva ribadito quanto già espresso alcuni giorni prima, ossia che la bozza non aveva fatto registrare consenso in nessuna delle sue parti e che in essa non avevano trovato posto molte delle proposte avanzate dalle varie delegazioni.

 

3.4 L’Accordo quadro di Ginevra del 1° agosto 2004 (c.d. July Package) e la riapertura delle prospettive negoziali(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Dopo il fallimento della V Conferenza ministeriale di Cancan del settembre 2003, il 31 luglio 2004 l’Organizzazione mondiale del commercio, riunita a Ginevra, ha raggiunto un accordo quadro (c.d. July Package riportato in allegato) adottato formalmente dal Consiglio generale dell’organizzazione il 1° agosto)[7] che, al fine di agevolare la conclusione del round negoziale di Doha, definisce i parametri per le future trattative in cinque aree chiave: agricoltura, prodotti industriali, sviluppo, facilitazioni commerciali e servizi. Più che fornire soluzioni, l’accordo costituisce un passo in avanti di tipo metodologico e ha, in ogni caso, rappresentato un successo negoziale.

 

Si riportano di seguito gli elementi chiave dell’accordo di Ginevra.

 

·         In materia di prodotti industriali, l’accordo prevede la riduzione delle barriere non tariffarie e dei dazi doganali (dazi elevati, picchi tariffari, escalation delle tariffe), sulla base di una formula, non lineare, con tagli maggiori per le tariffe più alte. Tale riduzione andrebbe applicata a tutti i prodotti, senza esclusioni a priori. Il testo prevede anche la possibilità di ulteriori e più consistenti tagli in alcuni settori, in particolare in quelli di interesse dei paesi in via di sviluppo (cosiddette iniziative settoriali). Inoltre si prevedono regole speciali per gli ultimi del mondo, che godrebbero di periodi transitori più lunghi e di flessibilità nei tagli. Per i 50 paesi meno sviluppati è prevista l’esenzione dalle riduzioni;

·         per quanto riguarda i servizi, l’accordo quadro prevede uno sforzo di tutti i componenti OMC verso un progressivo incremento della liberalizzazione, senza che alcune settore o alcuna modalità di fornitura sia esclusa a priori;

·         le linee guida dell’accordo prevedono negoziati in materia di facilitazioni commerciali, focalizzati sui tagli alle procedure doganali e al cosiddetto red tape[8] che rappresentano il 5 per cento del valore delle importazioni, creando dunque un significativo ostacolo agli scambi. I paesi in via di sviluppo adotteranno impegni compatibili con la loro capacità. I negoziati tenderanno a definire disposizioni adeguate per favorire la cooperazione tra le autorità doganali e le altre autorità competenti in materia di facilitazione degli scambi. Le altre questioni di Singapore (investimento, concorrenza e trasparenza) sono state escluse dall’Agenda di lavoro, ma il lavoro continuerà nel più ampio contesto del OMC;

·         per quanto riguarda i PVS, l’accordo quadro richiede il rafforzamento delle previsioni in materia di trattamenti speciali e differenziati per i paesi in questione e il miglioramento dell’assistenza a loro favore in campo commerciale, incrementandone qualità, quantità e coordinamento.

L’accordo contiene una serie di specifiche linee guida per il negoziato nel settore agricolo, che riveste particolare importanza per l’UE. Il negoziato si articola su tre pilastri interdipendenti: il sostegno interno, il sostegno alle esportazioni e l’accesso ai mercati:

 

·         Aiuti agricoli: è’ stata concordata una forte riduzione del livello generale degli aiuti interni previsti dalle tre “scatole” e in particolare di quelli che hanno un forte effetto distorsivo sugli scambi, inclusi nella cosiddetta “scatola gialla” o amber box[9].

In tal modo sono state sostanzialmente accolte le richieste dell’UE, che ha ottenuto, per un verso, il riconoscimento delle misure adottate al riguardo con la recente riforma della politica agricola comune (PAC), e per altro verso, l’impegno di altri paesi sviluppati (tra cui gli Stati Uniti) a rivedere la loro normativa in materia.

Nel corso del primo anno di messa in opera dell’accordo tali aiuti saranno complessivamente ridotti inizialmente del 20% (cosiddetto down payment), è la riduzione più rilevante tra quelle applicate su un periodo di sei anni dopo l’Uruguay Round).  Il sostegno identificato dalla cosiddetta “scatola blu” non potrà superare il 5% del valore della produzione agricola, non essendo prevista nessuna riduzione supplementare. Gli aiuti relativi alla “scatola verde” resteranno inalterati, non avendo alcun effetto distorsivo del commercio. Sarà negoziata la riduzione (invece che abolita, come chiedeva l’UE per i paesi sviluppati[10]) della clausola “de minimis”, che consente una deroga ai limiti imposti agli aiuti agricoli. Attualmente gli aiuti “de minimis” sono ammessi nella misura del 5 per cento del valore dei singoli settori per i PS e del 10 per cento per i PVS. Ciò comporta che se gli aiuti di ciascun settore non superano le percentuali indicate riferite al valore complessivo di quel settore sono compatibili con il sistema del WTO.

·         Sostegno alle esportazioni: accogliendo parzialmente la richieste dell’UE di assicurare un trattamento omogeneo per tutte le forme di sostegno alle esportazioni, è stata convenuta l’eliminazione (entro una data ancora da concordare)delle sovvenzioni alle esportazioni, dei crediti all’esportazione, delle garanzie di credito e dei programmi di assicurazione [11]con un programma di rimborso superiore a 180 giorni. I crediti all’esportazione, le garanzie di credito e i programmi di assicurazione con un programma di rimborso inferiore a 180 giorni saranno disciplinati da particolari regole relative alle sovvenzioni o a qualsiasi altro elementoavente un effetto distorsivo sugli scambi. Inoltre saranno soppresse le pratiche distorsive degli scambi per quanto riguarda le imprese commerciali di Stato esportatrici di prodotti agricoli.

·         Per quanto riguarda l’aiuto alimentare accordato alle popolazioni in stato di bisogno, saranno previste delle misure specifiche in caso di abuso. La questione della fornitura di un aiuto alimentare esclusivamente a titolo di donazione sarà trattata nel prosieguo dei negoziati.

·         Apertura dei mercati agricoli; i diritti doganali saranno ridotti con un approccio per fasce secondo un metodo unico per cui a diritti più elevati corrisponderanno riduzioni più rilevanti. L’accordo, tenendo conto delle preoccupazioni dell’UE circa i prodotti “sensibili,” consente a ciascuno Stato di selezionare un numero appropriato di tali prodotti, che potranno essere trattati in maniera più elastica sotto il profilo tariffario. Impegno a ridurre il fenomeno della Tarif escalation (le tariffe tendono a risultare più elevate al crescere del valore aggiunto dei prodotti.

·         Paesi in via di sviluppo: tutti i paesi in questione beneficeranno in via sistematica di un trattamento speciale e differenziato grazie ad una serie di misure quali: periodi di messa in opera più lunghi per tutti gli accordi, riduzioni minime dei diritti di dogana e delle sovvenzioni, trattamento particolare in materia di apertura dei mercati per una serie di “prodotti speciali” (per rimediare ai problemi di sicurezza alimentare, di sussistenza e di sviluppo rurale), liberalizzazione completa dei prodotti tropicali.

·         Paesi meno avanzati[12]: non saranno tenuti ad assumere impegni per abbassare i diritti di dogana o gli aiuti agricoli. Inoltre, i paesi sviluppati e i PVS che ne hanno la capacità, dovranno permettere ai prodotti di tali paesi di accedere ai loro mercati in franchigia di dogana e senza contingentamenti.

·         Questione del cotone. L’accordo concluso a Ginevra riconosce l’importanza vitale del cotone per un certo numero di paesi in via di sviluppo e stabilisce che nel prosieguo dei negoziati si dovrà risolvere la questione “in modo ambizioso, rapido e preciso”. Da parte sua l’UE ha già abolito le sovvenzioni all’esportazione nel settore del cotone con la riforma del 2004[13] che prevede anche la revisione degli aiuti con l’eliminazione, in particolare, di quelli maggiormente distorsivi del mercato[14].

·         E’ rimasta invece fuori dall’accordo, la questione delle indicazioni geografiche, un tema al quale l’UE attribuisce particolare importanza.

 

3.5 Verso Hong Kong: la UE e alcune questioni specificiche del negoziato agricolo (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

3.5.1 La questione dei dazi doganali

Le fasi negoziali successive all’accordo di Ginevra si sono complicate e bloccate nei mesi successivi su alcune questioni tecniche quali, in particolare, quella del calcolo dei dazi doganali per i prodotti agricoli. L’accordo sul calcolo dei dazi doganali costituisce infatti la base per la negoziazione di una formula di riduzione generalizzata dei dazi doganali nel mondo. 

Il 9 maggio 2005, nel corso di una mini sessione ministeriale dell’OMC cui hanno partecipato una trentina di paesi,  è stato raggiunto un accordo[15] sulla conversione in percentuale dei dazi espressi in valore assoluto (generalmente in euro o dollari) per tonnellata, consentendo così di proeseguire i negoziati sulla riduzione degli ostacoli doganali in campo agricolo. Il July Package prevede infatti che le riduzioni tariffarie siano riferite ai dazi consolidati, ossia a quelli comunicati ufficialmente attraverso le liste di concessione, nonché la trasformazione dei dazi specifici, riferiti alla quantità delle merci (es.: 20 euro a tonnellata), in dazi ad valorem (espressi in termini percentuali rispetto al valore della merce)[16].

3.5.2  Le proposte degli Stati Uniti

Il 10 ottobre 2005 si è svolto a Zurigo un incontro tra rappresentanti di UE, Stati Uniti, Sudafrica, Australia, Brasile, Canada,Cona, Corea del sud, Egitto, Hong Kong, India, Giappone, Kenya, Malesia, Messico, Ruanda e Svizzera per discutere del negoziato in vista della Sesta Conferenza ministeriale OMC ad Hong Kong del 13-18 dicembre 2005.

In quella sede, gli Stati Uniti hanno dichiarato di ritenere che, per rilanciare i negoziati, la diminuzione “media” degli aiuti interni agli agricoltori dovrebbe aggirarsi attorno al 60% nei prossimi cinque anni, mentre gli aiuti relativi al blue box (gli aiuti ritenuti fonti di distorsioni di portata minore) dovrebbero ridursi del  50%.

Gli Stati Uniti hanno sostenuto, al tempo stesso, la proposta, avanzata dal G20 (di cui fanno parte Sudafrica, Brasile, Cina, India e Messico), di sopprimere gradualmente entro il 2010 le sovvenzioni alle esportazioni di prodotti agricoli e di eliminare le tariffe doganali su di essi; tale offerta sarebbe condizionata dal reciproco impegno degli altri partners sull’accesso ai loro mercati e sulla riduzione delle loro sovvenzioni.

Infine gli Stati Uniti hanno sottolineato di aspettarsi, dall’Unione europea e dal Giappone, una riduzione dell’80% degli aiuti interni agli agricoltori[17] ed hanno proposto un piano per l’eliminazione, da parte dei paesi ricchi, degli aiuti interni agli agricoltori e dei dazi doganali sulle importazioni agricole entro il 2023 attraverso tre fasi a iniziare dal 2008.  

 

3.5.3 La proposta dell’Unione europea

Nel corso del medesimo incontro di Zurigo, anche l’Unione europea ha presentato una proposta globale relativa anche al settore agricolo[18]. La proposta, considerata deludente dagli USA e fortemente criticata anche da alcuni Stati membri dell’UE (come la Francia) e dalle organizzazioni europei degli agricoltori[19], è stata modificata  nei giorni successivi dall’UE che, il 28 ottobre 2005, ha presentato una nuova serie di proposte relative ai negoziati del Doha round. Tali proposte vertono sull'accesso al mercato agricolo, nonché su una serie di richieste in altri settori, compresi l'accesso al mercato non agricolo, i servizi, le norme e lo sviluppo. L'offerta agricola è subordinata ai progressi realizzati in altri settori.

In particolare, per i tre pilastri del negoziato agricolo (sussidi all’esportazione, aiuti interni e accesso ai mercati) , l’UE propone:

·         la riduzione del 70% degli aiuti interni dell’amber box o scatola gialla (quelli aventi  effetti di distorsione sugli scambi): tale riduzione coincide con la percentuale complessiva di riduzione degli aiuti già attuata dall’UE con la riforma della PAC nel 2003; una riduzione più rilevante invece per gli aiuti del blue box (aventi effetti di distorsione di portata minore);

·         eliminazione dei sussidi alle esportazioni ad una data precisa se gli altri membri dell’OMC assumono il medesimo impegno;

·         una riduzione dei dazi doganali del 60%[20] per quelli più elevati, mentre per quelli meno elevati la riduzione proposta va dal 35 al 60 per cento;

·         una riduzione del numero dei prodotti sensibili (in particolare, l’UE ha proposto una riduzione di tale numero pari all’8% di tutti i suoi prodotti agricoli);

·         riduzioni tariffarie anche per i prodotti sensibili e continenti tariffari maggiori che renderanno più accessibile il mercato UE[21];

·         un trattamento preferenziale per i paesi in via di sviluppo: per tali paesi  la riduzione tariffaria sarà fissata ai due terzi di quella dei paesi sviluppati, mentre per i paesi meno sviluppati non sarà richiesta alcuna riduzione;

·         una lista internazionale volta alla protezione delle indicazioni geografiche in tutti gli stati membri dell’OMC

Le proposte avanzate dall’Unione europea in campo agricolo sono strettamente condizionate all’accettazione da parte dei membri dell’OMC di un certo numero di richieste in aree negoziali estranee all’agricoltura:

·         per quanto riguarda il commercio dei beni industriali, l’UE vuole che sia raggiunto un accordo su una formula progressiva per la riduzione delle tariffe applicate dai paesi sviluppati e dai più competitivi tra i paesi in via di sviluppo;

·         relativamente ai servizi, l’UE chiede che si raggiunga un accordo su obiettivi nazionali ambiziosi e vincolanti nei settori che devono essere liberalizzati;

·         l’UE ribadisce la proposta di creare un registro internazionale di protezione delle indicazioni geografiche in tutti i paesi membri dell’OMC;

·         l’UE chiede, inoltre, discipline più stringenti su una serie di temi, inclusi tutti i maggiori ostacoli al commercio internazionale (prevenzione dell’uso abusivo di strumenti anti-dumping; incremento della trasparenza; riduzione sostanziale dei costi dei procedimenti anti-dumping; rafforzamento degli obblighi anti-dumping);

·         sul tema dello sviluppo, l’UE vuole che la conferenza di Hong Kong raggiunga l’accordo su un significativo pacchetto di misure che preveda, tra l’altro, l’accesso libero da quote e tariffe per tutti i paesi meno sviluppati al mercato dei paesi sviluppati; la garanzia che la reciprocità in termini di apertura al mercato non sia richiesta ai paesi meno sviluppati nell’attuale fase negoziale; un pacchetto di aiuti al commercio.

Nel presentare la nuova piattaforma negoziale, il commissario all’agricoltura, Mariann Fischer Boel, ha sottolineato come l’UE abbia già riformato in maniera radicale la sua politica agricola[22] e che la proposta attuale non rimette in discussione le riforme effettuate, ma al contrario, è intesa ad ottenere, in cambio degli impegni assunti dall’UE, riforme “reali e significative” da parte degli altri paesi sviluppati, un riconoscimento internazionaledelle indicazioni geografiche, una reale diminuzione degli elementi suscettibili di distorsione dei mercati per quanto riguarda le esportazioni (per es. l’UE ha chiesto agli USA sia un chiarimento circa le modalità di classificazione delle sovvenzioni della cosiddetta “scatola blu”, sia un impegno preciso sulle distorsioni provocate dall’aiuto alimentare o dai crediti alle esportazioni) e anche offerte negli altri settori di negoziato, come per esempio quello sui servizi o sui prodotti industriali[23].

 

 

4. Dall’Accordo di Ginevra ad Hong Kong:  gli sviluppi del
processo negoziale

La Bozza di dichiarazione ministeriale (1-7 dicembre 2005)

L’agricoltura è stata al centro del processo negoziale e si configura ancora come il tema maggiormente controverso in vista del vertice di Hong Kong: alla soluzione, positiva o negativa, del negoziato agricolo appare sostanzialmente legato il successo o l’insuccesso della VI Conferenza ministeriale.

Questo anche se i prodotti agricoli interessano solo il 9% delle esportazioni dei Paesi Sviluppati e l’11% delle esportazioni dei PVS, mentre ben il 91% delle esportazioni dei PS ed l’89% delle esportazioni dei PVS hanno ad oggetto i NAMA (prodotti non agricoli).

Il punto sullo stato dei negoziati risulta dalla Bozza di dichiarazione ministeriale (Draft Ministerial Text) diffusa dal Presidente del Consiglio generale e dal Direttore generale del WTO il 1° dicembre 2005( pubblicata in allegato).

 

4.1  I negoziati agricoli

L’agricoltura è il primo tema affrontato dalla Bozza che vi  dedica inoltre l’Annesso A. Per quanto riguarda il sostegno interno, il documento in questione riferisce di un’ipotesi di lavoro relativa alla suddivisione in tre bande al fine di determinare le riduzioni complessive dei aiuti interni previsti dai PS. La prima banda avrebbe ad oggetto gli aiuti fino a 10 bilioni di dollari, comporterebbe un riduzione compresa tra il 31-70% e riguarderebbe tutti i PS non compresi nelle altre due bande. La seconda banda, relativa agli aiuti da 10 a 60 bilioni di dollari, comporterebbe una riduzione del 53-75% e riguarderebbe gli Stati Uniti e il Giappone. La terza banda avrebbe ad oggetto gli aiuti superiori ai 60 bilioni di dollari, comporterebbe una riduzione del 70-80% e riguarderebbe i paesi dell’Unione europea[24]. Per i PVS non vi è accordo sul da farsi e si è, in particolare,discusso se creare una banda a loro destinata o se collocarli nella prima.

Sulla questione degli aiuti de minimis (inferiori al 5% del valore della produzione agricola dei singoli settori e che non devono essere notificati) è sul tavolo la proposta di una loro riduzione pari al 50-80% limitatamente ai PS. Per quanto riguarda i PVS vi sono idee diverse: c’è chi ritiene debbano essere esentati dai tagli e chi ritiene che debbano accettati ma in misura inferiore ai 2/3 dei tagli per i PS.

In merito ai prodotti della scatola blu ( Blue box: prodotti che distorcono la concorrenza ma in misura minore di quelli della Yellow Box) si è proposto di ridurre dal 5 al 2,5% del valore della produzione agricola dei singoli settori il loro ammontare massimo (la scelta di equipararli ai de minimis stabilendo il limite del 5% era stata assunta al Consiglio di Ginevra del 2004).

Anche la scatola gialla (Yellow/Amber Box o AMS) è stata oggetto di ipotesi di ridimensionamento assai marcate per i PS. In una prima banda, relativa agli aiuti tra 0-12/15 bilioni di dollari, si prospettano tagli del 37-60%; in una seconda banda, relativa agli aiuti tra 12/15-25 bilioni di dollari, si prevedono tagli del 60-70%; infine, in una terza banda, relativa agli aiuti superiori ai 25 bilioni di dollari, si prospettano tagli del 70-83%. I paesi della UE e il Giappone si collocherebbero nella terza banda mentre gli USA nella seconda.

La scatola verde (Green Box, relativa agli aiuti privi di effetti distorsivi della concorrenza) è fermamente difesa nella sua attuale configurazione dalla UE e anche gli Stati Uniti non chiedono di modificarla. Vi sono tuttavia richieste di renderla più “amica” dei PVS e di rivedere le regole per la classificazione dei sostegni (così il gruppo G 20).

Il secondo grande ambito del sostegno all’agricoltura, la competitività delle esportazioni, è anch’esso oggetto di una serie di proposte. Non vi è innanzitutto un accordo generale in merito all’indicazione di una data per l’eliminazione di tutti i sussidi all’esportazione. Riguardo ai crediti all’esportazione è stato raggiunto un certo grado di convergenza in merito ad alcuni elementi di disciplina dei crediti che devono essere rimborsati in un periodo pari o inferiore a 180 giorni. Permangono tuttavia un certo numero di questioni critiche.

Si è registrata una convergenza in merito alle regole per affrontare le pratiche distorsive della concorrenza identificate nel July Package del 2004, ma le opinioni rimangono distanti per quanto riguarda il futuro delle posizioni di monopolio.

Si è registrato un ampio consenso circa la necessità di escludere un ruolo del WTO rispetto al genuino aiuto alimentare ma di concentrarsi sull’eliminazione della “dislocamento” commerciale dell’aiuto alimentare. Occorrerebbe a tal fine distinguere tra aiuto alimentare d’emergenza ed aiuto alimentare volto ad affrontare altre situazioni.

Consenso vi è inoltre sull’opportunità di prevedere per i PVS trattamenti speciali e differenziati, anche con riferimento al regime di monopolio delle imprese di Stato.

Nel terzo ambito delle attività di sostegno all’agricoltura, l’accesso al mercato, sono state ipotizzati importanti progressi negoziali. Per quanto riguarda le riduzioni dei dazi, si procederà sulla base dei dazi ad valorem (ossia quantificati in misura percentuale al valore dei prodotti: l’unico criterio che rende i dazi effettivamente confrontabili tra loro). L’ipotesi è di creare quattro bande nelle quali articolare le riduzioni tariffarie. Le c.d. forchette in tale ambito rimangono ancora piuttosto elevate. Per la prima banda, relativa ai dazi tra 0-20/30%, si prevedono tagli del 20-65%, per la seconda banda, dove i dazi sono del 20/30-40/60%, si prevedono tagli del 30-75%; per la terza banda, con dazi del 40/60-60/90%, sono previsti tagli del 35/85%; per la quarta banda, con dazi maggiori del 60/90%, sono previsti tagli del 42-90%. Alcuni membri continuano a rifiutare l’ipotesi di un limite tariffario, mentre altri hanno proposto un tetto del 75-100% (i dazi non potrebbero in altri termini essere superiori al 75-100% del valore dei prodotti).

I Membri sono stati disponibili a fare proposte concrete riguardo al numero dei prodotti sensibili ai quali non applicare le riduzioni tariffarie, ma vi sono divergenze che vanno composte per quanto riguarda il trattamento di questo genere di prodotti.

Per i PVS è stato proposto un trattamento speciale e differenziato in materia di riduzione dei dazi articolato in quattro bande analogamente a quello previsto per i PS. Vi è anche accordo riguardo all’opportunità di prevedere riduzioni dei dazi di portata inferiore che secondo alcuni non dovrebbero in ogni caso eccedere i due terzi delle riduzioni previste per i PS ( tale percentuale è ritenuta una valida base di discussione). Anche con riferimento ai PVS alcuni rifiutano l’idea di definire un limite tariffario mentre secondo altri il tetto dovrebbe essere pari al 150% (i dazi non potrebbero essere superiori al 150% del valore dei prodotti). Anche per i PVS vi sarebbero dei prodotti sensibili in relazione ai quali prevedere una maggiore flessibilità.

Altro tema di discussione è stato quello dei prodotti speciali riguardo ai quali sono emerse divergenze sia in merito ai criteri per procedere alla relativa individuazione sia rispetto al trattamento che dovrebbe essere riservato a tali prodotti. Riguardo al primo aspetto, è stato in particolare ipotizzato di consentire ai PVS di indicare almeno il 20% dei propri prodotto come prodotti speciali. In merito al secondo aspetto, alcuni hanno ipotizzato di sottrarre i prodotti speciali da ogni misura relativa all’accesso al mercato, altri di sottoporli soltanto ad un trattamento più flessibile ed altri ancora di suddividerli in tre categorie e di prevedere limitati tagli tariffari per almeno una quota di tali prodotti.

E’ stata inoltre ipotizzata la creazione di uno speciale meccanismo di salvaguardia che tenga conto delle speciali circostanze e bisogni dei PVS. Sul principio vi è accordo ma non sulla portata dell’istituto. Non vi è dubbio che dovrebbe servire a fronteggiare crescite abnormi delle importazioni ma non vi è accordo riguardo a fenomeni di minore portata. Si è inoltre concordi nel ritenere che dovrebbe trattarsi di un rimedio di natura temporanea ma non vi è intesa circa l’opportunità di basarlo sulle variazioni dei prezzi. Tutti sono concordi nel sostenere che debba servire a tutelare i prodotti più esposti agli effetti della liberalizzazione ma alcuni lo considerano potenzialmente applicabile a tutti i prodotti mentre altri ritengono necessario circoscriverne l’ambito di applicazione.

Per i paesi meno sviluppati è stato ribadito l’impegno, già contenuto nel July Package, di esentarli dall’assumere obblighi di riduzione dei diritti di dogana o degli aiuti agricoli. Inoltre i PS e i PVS in grado di farlo dovranno permettere ai prodotti dei paesi meno avanzati (LDCs) di accedere ai loro mercati in franchigia di dogana (duty free) e senza contingentamento (quota free). Queste ultime misure non sono ancora operative per tutti i Membri anche se numerosi paesi, (ed in particolare come si è visto la UE) hanno assunto impegni.

Per il problema del cotone non sono stati assunti specifici impegni volti ad attuare quanto concordato nel July Package. Non vi è disaccordo circa la necessità di eliminare tutte le forme di sostegno all’esportazione ma rimangono da definire la relativa tempistica. Per alcuni l’eliminazione dei sussidi dovrebbe essere immediata per altri la tempistica va definita nel quadro dell’accordo complessivo.

 

4.2  I negoziati NAMA

Altro tema centrale della Bozza in esame è quello dei negoziati NAMA (i prodotti non agricoli). Vi è ormai un vasto consenso nei confronti di una particolare formula, la formula svizzera, sostenuta da tempo dalla UE. La UE sostiene peraltro la necessità di applicare tale formula adottando un coefficiente di riduzione fisso per tutti i paesi, mentre Brasile, Argentina, India ed altri ritengono che il coefficiente dovrebbe essere pari alla media dei dazi in un singolo paese. Gli effetti derivanti dall’applicazione delle due formule sono molto diversi (per l’Argentina si è stimato che il primo coefficiente determinerebbe una riduzione dei dazi pari al 53% e il secondo del 27%).  L’intervento sui dazi dei NAMA avrebbe effetti estremamente rilevanti sul commercio internazionale e consentirebbe di mettere ordine  in un sistema oggi tutt’altro che trasparente. I prodotti oggetto degli interventi potrebbero essere, secondo la Commissione europea, i seguenti: 250 materie prime (1/5 delle importazioni), 1500 prodotti intermedi (15% delle importazioni), 2500 prodotti finiti (2/3 delle importazioni). Il mandato di Doha è estremamente chiaro: occorre eliminare le tariffe elevate (riguarda essenzialmente i PVS), i picchi tariffari (riguarda essenzialmente i PS) e va eliminata l’escalation tariffaria (i dazi aumentano con l’aumentare del valore aggiunto dei prodotti).

Un concetto chiave riproposto nella Bozza è quello di “reciprocità meno che piena”, ossia trattamento più favorevole per i PVS, che non sono tuttavia assolutamente tutti uguali (Brasile, Argentina, Messico e Cile dovrebbero ad esempio operare senz’altro significative riduzioni). Un principio condiviso è la flessibilità totale per i 49 paesi più poveri (paesi meno sviluppati), per i quali non si prevedono tagli di alcun tipo.

La Bozza sottolinea i progressi compiuti nel convertire i dazi non ad valorem negli equivalenti ad valorem (ad valorem equivalents) sulla base di una metodologia condivisa[25]. Viene inoltre rilevato come siano stati compiuti progressi nell’identificazione, categorizzazione ed esame delle barriere non tariffarie (NTBs). A riguardo si riconosce la necessità di formulare specifiche proposte negoziali.

Elementi di approfondimento sui negoziati NAMa si rinvengono nell’Allegato B. In particolare, per quanto concerne il NAMA framework, ossia le decisioni di cui all’Annesso B dell’Accordo del 1° agosto 2004 (accesso ai mercati dei prodotti non agricoli), le proposte emerse nei negoziati fino a settembre 2005 hanno continuato ad insistere sulle modalità di negoziazione, con l’obiettivo di investire le questioni delle riduzioni tariffarie, delle barriere non tariffarie, del trattamento speciale e differenziato per i Paesi in via di sviluppo, dei possibili effetti su alcune di queste economie delle riduzioni tariffarie (in particolare sulle possibilità di sviluppo e sulle entrate fiscali). All’interno dei negoziati del NAMA framework il problema principale è venuto configurandosi nella formula per la riduzione tariffaria, e le divergenze hanno avuto come principale motivazione la necessità di assicurare un equilibrio tra gli obiettivi di massima riduzione e le esigenze dei PVS.

La bozza di Dichiarazione ministeriale del 1° dicembre 2005 riassume lo stato dei negoziati, evidenziando che i punti più urgenti da risolvere – la formula,  le flessibilità da accordare ai PVS e le tariffe non soggette a impegni vincolanti verso il WTO (c.d. Unbound tariff lines)  - sono anche tra quelli sui quali non si registra un consenso soddisfacente.

Per quanto concerne la formula, si rileva che i negoziati hanno portato convergenza sulla cosiddetta “formula Svizzera”, che comporta una serie di tagli non lineari, suscettibili di colpire maggiormente i picchi tariffari e le tariffe più elevate. Tuttavia, sono anche emersi due differenti approcci: da un lato, la preferenza per una formula che includa un limitato numero di coefficienti negoziati (così la UE), e dall’altro una formula in cui il coefficiente relativo a ciascun Paese venga calcolato essenzialmente sulla media dei vincoli tariffari che quel Paese ha assunto verso il WTO (così Brasile, Argentina ecc.). Una forte divergenza di opinioni tra PVS e Paesi sviluppati si è manifestata inoltre sulla questione della “reciprocità meno che piena” negli impegni di riduzione tariffaria: i primi hanno sostenuto che ciò significa per loro la possibilità di una riduzione minore della percentuale media di tagli tariffari, mentre gli altri hanno fatto notare che bisogna piuttosto considerare il risultato finale dei tagli operati in base alla formula, nonché le altre flessibilità ed esenzioni accordate ai PVS. Un analogo dissenso si è registrato, in vista di una futura precisa determinazione, sulla quantificazione del margine di oscillazione dei coefficienti, da applicare alla formula, previsti per i PVS e per i Paesi sviluppati.

Sul punto delle flessibilità[26] da accordare ai PVS, la divergenza riguarda il legame o meno di esse con i coefficienti da applicare alla formula: i Paesi sviluppati hanno quantificato in 4-5 punti percentuali addizionali le flessibilità, con effetti corrispondenti a favore dei PVS, mentre questi ultimi tendono a considerare le flessibilità come una questione a sé stante e da non collegare ai coefficienti. Peraltro, altri PVS hanno perorato la possibilità di non avvalersi delle flessibilità, in cambio di un più elevato coefficiente nella formula (che comporta minori riduzioni tariffarie).

Per quanto concerne, poi, le tariffe non soggette a impegni vincolanti verso il WTO, è emerso un ampio consenso sull’adozione di un approccio mark up non lineare, suscettibile di omogeneizzare le tariffe effettivamente applicate elevando maggiormente quelle più basse e viceversa: tuttavia, quando si è passati alla quantificazione del mark up il margine di oscillazione è andato da 5 a 30 punti percentuali, il che lascia solo sperare nella buona volontà dei negoziatori a Hong Kong.

Il rapporto sull’Annesso B della bozza di Dichiarazione ministeriale del 1° dicembre 2005 si chiude in tono pessimistico, rilevando con preoccupazione la notevole distanza tra i punti di vista dei negoziatori.

 

4.3  I negoziati sui servizi

In merito ai negoziati sui servizi, si sottolinea come siano finalizzati a promuovere la crescita di tutti i partners, dei PS e dei PVS, nel rispetto del diritto alla regolazione spettante a ciascun membro. Anche in tale ambito si riconosce la necessità di prevedere un’adeguata flessibilità per i PVS e di considerare la particolare realtà dei paesi meno avanzati (LDCs). L’Uruguay Round ha articolato il settore dei servizi in 160 settori, l’UE ha assunto impegni di apertura al mercato in 120 settori. Tra i settori di maggior peso figurano, nell’ordine: Turismo, servizi finanziari, Commercio, Comunicazioni, Trasporti, Costruzioni, agli ultimi posti Educazione e salute. Gli obiettivi dell’attuale fase negoziale sono per la UE Turismo e Comunicazioni. Il round attuale si propone soprattutto di aumentare la partecipazione dei PVS al commercio dei servizi. Il problema di fondo del negoziato e il livello complessivamente insoddisfacente delle offerte di apertura dei diversi settori. Le offerte più significative sono quelle di UE, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Nuova Zelanda, Svizzera e Norvegia.

Altri aspetti dei negoziati TRIPS (Trade-related Aspects of Intellectual Property Rights) la Bozza ricorda i progressi compiuti nel definire un sistema multilaterale di notificazione e registrazione delle indicazioni geografiche per i vini e gli spiriti.  Nella parte del documento relativa alla implementation, si menziona inoltre l’attività di consultazione svolta dal Direttore generale relativa all’estensione della protezione offerta dalle indicazioni geografiche a prodotti diversi dai vini e dagli spiriti.

Nella Bozza vengono quindi ribaditi una serie di impegni negoziali senza tuttavia lasciar trasparire sostanziali progressi dei negoziati. Così, viene confermato l’obiettivo di ridurre o eliminare la barriere, tariffarie e non tariffarie, relative ai beni e ai servizi ambientali, riaffermati il mandato e le modalità per le negoziazioni sulle facilitazioni del commercio, preso atto dei progressi nei negoziati DSU (Accordo per la risoluzione delle controversie), riaffermata la rilevanza dei trattamenti speciali e differenziati, ribadita l’importanza dei rapporti tra TRIPS e salute pubblica evidenziati a Doha.

Viene inoltre riaffermato l’impegno a facilitare l’integrazione delle economie di ridotte dimensioni e vulnerabili nel sistema multilaterale degli scambi, si prende atto dei progressi compiuti nell’approfondire i rapporti tra commercio, debito e finanza, si riconosce la rilevanza dei legami tra commercio e trasferimento di tecnologie e si conferma l’impegno a lavorare su questo tema nella linea indicata a Doha, si dà atto dell’accordo che, in attesa dell’approfondimento di alcuni aspetti del TRIPS, impegna i membri a non promuovere ricorsi sulla base del TRIPS stesso.

Con riferimento al commercio elettronico, si afferma che i membri manterranno l’impegno di non imporre dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche sino alla successiva sessione ministeriale. La Bozza riafferma l’impegno di integrare effettivamente i paesi meno sviluppati (LCDs) nel sistema multilaterale degli scambi, implementando il programma di lavoro su tali paesi adottato nel febbraio 2002. A riguardo si aggiunge che vi è l’accordo di attuare pienamente il duty free ed il quota free per l’acceso al mercato per i prodotti dei LDCs entro il termine del round negoziale. Si preannuncia inoltre l’adozione di ulteriori misure in materia quali la semplificazione delle regole di origine in modo da facilitare le esportazioni dai paesi meno avanzati. Sempre allo scopo di promuovere il commercio dei LDCs, viene ribadita la volontà di attribuire un rilievo prioritario al Quadro di riferimento integrato (Integrated Framework - IF) ed a questo riguardo si esprime apprezzamento per l’appoggio  fornito dal Comitato di sviluppo della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale nell’incontro svoltosi nell’autunno del 2005 al rafforzamento dello IF.

La Bozza esprime inoltre apprezzamento per il sostanziale incremento dell’assistenza tecnica connessa al commercio verificatosi a partire dalla quarta Sessione, che riflette l’impegno dei membri di rispondere alle richieste di assistenza tecnica attraverso programmi bilaterali e multilaterali. Si ritiene tuttavia che, al fine di continuare ad assicurare un’effettiva capacità di favorire la crescita della a capacità di relazioni commerciali, Il Segretariato debba essere rafforzato e le sue risorse incrementate.

Il documento menziona inoltre il problema della dipendenza di numerosi PVS e LCDs dall’esportazione di materie prime i cui prezzi sono destinati a diminuire nel lungo termine e risultano inoltre soggetti a brusche fluttuazioni, rilevando come tali tematiche debbano essere tenute presenti anche nei negoziati NAMA e in materia di agricoltura. Viene inoltre espresso sostegno alla decisione del Direttore generale di rafforzare i rapporti con il FMI e la banca mondiale nel contesto del mandato di Marrakesh del WTO.  E’ valutata positivamente la discussione in diversi fori dei Ministri dello sviluppo e delle finanze in merito all’espansione dell’aiuto al commercio (Aid for Trade), osservando come tale forma di aiuto dovrebbe essere utilizzata per aiutare i PVS, ed in particolare i LCDs, a rafforzare la propria capacità di offerta e le infrastrutture connesse al commercio.

 


5. Posizioni del Consiglio e del Parlamento europeo in prossimità del Vertice di Hong Kong (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

Il Consiglio affari generali del 18 ottobre 2005 ha adottato conclusioni sull’Agenda di Doha per lo sviluppo, con le quali ha sottolineato la necessità di giungere ad un risultato equilibrato su tutti i punti principali dell'agenda, con un'attenzione particolare rivolta ai bisogni dei paesi in via di sviluppo, e di disporre di contributi di tutti i partner commisurati ai rispettivi livelli di sviluppo[27].

Per quanto riguarda il capitolo agricolo dei negoziati, il Consiglio ha ricordato che la riforma della PAC costituisce il contributo dell’Europa all’Agenda di sviluppo dell’OMC  ed è al tempo stesso il mandato negoziale del Consiglio alla Commissione europea per il Doha round.

Nel corso del Consiglio agricoltura del 24 novembre 2005 alcune delegazioni, tra cui la delegazione francese, hanno ribadito l’opportunità di non effettuare ulteriori concessioni prima, durante e dopo Hong Kong, sottolineando come la proposta del 28 ottobre sia una proposta globale e bilanciata.

Il 1° dicembre 2005, in vista della sesta conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzionecon la quale:

·         invita la Commissione e gli altri partner commerciali a rispettare il programma ambizioso dell'agenda di Doha per lo sviluppo, tenendo pienamente conto della dimensione relativa allo sviluppo;

·         esprime preoccupazione per le gravi conseguenze negative che un insuccesso avrebbe sul sistema commerciale multilaterale e chiede, pertanto, che la sesta conferenza ministeriale sia costruttiva e permetta di concludere con buon esito l'agenda di Doha per lo sviluppo nel 2006;

·         sottolinea che il risultato dell'agenda di Doha per lo sviluppo deve essere bilanciato e contenere impegni in ogni settore chiave del ciclo di negoziati;

·         chiede di accelerare per quanto possibile i negoziati dell'OMC sull'accesso al mercato per i prodotti non agricoli e insiste perché la formula utilizzata per tali negoziati rifletta pienamente il principio della "reciprocità non totale" nei confronti dei paesi in via di sviluppo;

·         riconosce la necessità, per la conferenza ministeriale di Hong Kong, di porre le basi di un accordo ambizioso sul commercio dei servizi ed esorta i membri sviluppati ed emergenti dell'OMC a mostrare lo stesso livello di impegno dimostrato nell'offerta rivista dell'UE e a presentare offerte commisurate;

·         ritenendo che gli scambi commerciali, corredati di assistenza e alleviamento del debito, siano essenziali per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio 2015, chiede che vengano conseguiti risultati concreti per quanto concerne gli aspetti del ciclo di Doha legati allo sviluppo;

·         chiede alla conferenza di compiere progressi sostanziali in vari altri ambiti, ponendo in evidenza l'importanza di risultati concreti concernenti la definizione di norme multilaterali più rigorose in materia di antidumping, sussidi e misure di compensazione;

·         sottolinea l'importanza di tener conto nel ciclo di negoziati di Doha anche delle questioni non commerciali, tra le quali i problemi sociali, ambientali e culturali.

 

Per quanto riguarda in particolare i negoziati agricoli il PE:

·         ricorda che il risultato da raggiungere a Hong Kong deve comprendere la progressiva eliminazione, da effettuarsi parallelamente in tutti i paesi sviluppati, di tutte le sovvenzioni alle esportazioni, incluse quelle sotto forma di aiuti alimentari o attraverso imprese commerciali statali;

·         sottolinea la necessità di una sostanziale riduzione degli altri sostegni interni che distorcono il commercio e del miglioramento dell’accesso ai mercati, ribadendo il proprio sostegno alla riforma della PAC già effettuata;

·         sottolinea la necessità di rispettare, nei negoziati OMC, la specificità del carattere multifunzionale dell’agricoltura europea e le preoccupazioni non commerciali espresse dall’UE relativamente alla protezione della qualità e sicurezza alimentare, dell’ambiente, dell’occupazione e dello sviluppo rurale;

·         chiede, nel ciclo in corso dei negoziati, un effettivo riconoscimento delle indicazioni di origine geografica, come fattore di sviluppo regionale e mezzo per mantenere le tradizioni culturali;

·         insiste sulla importanza di trovare una soluzione per i prodotti sensibili;

·         chiede che venga trovata una soluzione efficace per quanto riguarda il cotone, sottolineando che ogni sussidio collegato alle esportazioni di cotone nei paesi sviluppati deve essere eliminato entro il 2010 chiedendo agli USA di seguire per tale settore l’esempio europeo[28].

 

 

6. Obiettivi e priorità del Governo italiano per la VI Conferenza ministeriale

Nella fase preparatoria della prossima fase del round negoziale, le amministrazioni interessate hanno, in più occasioni, valutato, insieme alle altre componenti della delegazione ufficiale italiana, l’evoluzione dei negoziati alla luce degli interessi nazionali. In un’audizione svolta il 1° dicembre 2005 da parte delle Commissioni riunite affari esteri e comunitari e attività produttive della Camera dei deputati, il Vice-Ministro delle attività produttive, Adolfo Urso, ha illustrato la posizionedel Governo in vista della VI Conferenza ministeriale di Hong Kong.

Il Governo italiano ritiene che la Conferenza di Hong Kong non potrà segnare la conclusione del round negoziale di Doha. Il round, invece, “si può e si deve” concludere entro il novembre 2006, prima che scada il mandato negoziale conferito dal Congresso al Presidente americano[29]. Al momento la Conferenza di Hong Kong non si prospetta come un “pieno successo” ma neanche come un “pieno fallimento”, ma come un possibile, ulteriore passo in avanti verso la realizzazione dell’agenda di Doha, attraverso il consolidamento del July Package, la convergenza sulle modalità (le c.d. forchette numeriche per le formule di riduzione dei dazi), un coerente e significativo “pacchetto sviluppo”. Sarebbe, in ogni caso, necessario prevedere a breve una Conferenza ministeriale straordinaria al fine di concludere il negoziato.

Un eventuale fallimento di Hong Kong rischia invece di portare ad un progressivo abbandono delle politiche multilaterali a vantaggio delle politiche bilaterali, e di aumentare le “guerre commerciali”, incrementando i ricorsi all’organo per la soluzione delle controversie del WTO. Molti tra i paesi emergenti dimostrano uno scarso interesse per il round e adottano una strategia marcatamente difensiva. E’ verosimile che se continua lo stallo negoziale molti di questi paesi continueranno a crescere più dell’Italia[30].

Il Vice-Ministro Urso ha definito la posizione della Commissione europea responsabile, equilibrata e costruttiva, osservando come l’Italia l’abbia sempre sostenuta. Del testo in fase di elaborazione a Ginevra il Vice-Ministro ha, in particolare, sottolineato i seguenti aspetti:

-              la formula duty free quota free relativa all’accesso al mercato dei paesi meno avanzati si è augurato che diventi la formula generale del WTO. Del pacchetto sviluppo condivide inoltre il trattamento speciale e differenziato, il pacchetto Aid for trade, i provvedimenti ipotizzati sull’erosione delle preferenze (al decrescere delle tariffe i trattamenti preferenziali riservati ai PVS perdono di rilevanza), la soluzione definitiva della questione TRIP e salute pubblica e la tematica del cotone, per il quale si intende passare ad un dazio zero senza restituzioni alle esportazioni;

-              riguardo ai NAMA ha evidenziato come per la prima volta sia stata esplicitata con chiarezza la formula svizzera, che comporta il taglio delle tariffe a cominciare da quelle più alte, al fine di raggiungere l’obiettivo dell’abbattimento dei picchi tariffari, della riduzione delle tariffe, dell’armonizzazione dei livelli più bassi, com’è nelle aspettative della UE e dell’Italia: l’auspicio è che tutte le tariffe si attestino su livelli inferiori al 15%;

-              per il nostro paese, fatto di piccole e medie imprese, è centrale il tema dell’eliminazione delle barriere non tariffarie: ostacoli surrettizi creati da alcuni paesi a protezione dei loro mercati. Viene in rilievo il tema del trade facilitation, l’unico tema residuo di Singapore, che si articola in: armonizzazione doganale, rimozione ostacoli, accelerazione delle pratiche e snellimento della burocrazia doganale. Sul punto, come dichiarato in un'altra occasione dal Vice-Ministro, l’Italia si accinge a presentare a New York un Libro bianco dove viene stigmatizzato il comportamento di paesi quali Cina, India, Brasile, Giappone ma anche di Stati Uniti, Canada e Australia.;

-              il tema delle liste sensibili (liste di prodotti ai quali applicare riduzioni tarifferie minori di quelle concordate in via generale) si presta ad una duplice valutazione: qualche paese europeo le ritiene verosimilmente necessarie in ambito agricolo, ma una eventuale non menzione di tale liste per il capitolo industriale rappresenterebbe un ulteriore, significativo passo in avanti verso l’apertura dei mercati e, soprattutto, verso condizioni di maggiore reciprocità;

-              riguardo all’agricoltura, si ritiene innanzitutto che la Commissione europea abbia già fatto il massimo sforzo possibile e che per quanto riguarda il taglio tariffario occorre garantire un adeguato trattamento dei prodotti nazionali che ricadono nella fascia più bassa, utilizzando l’opportunità offerta dalle liste di prodotti sensibili (qualora ci fossero);

-              per l’Italia è in realtà più importante che i tagli siano equilibrati e si riferiscano alle fasce sino ad oggi maggiormente protette che riguardano i prodotti continentali, mentre le liste sensibili non sono una nostra priorità;

-              in materia di sostegno all’esportazione, una questione non eccessivamente sensibile per l’Italia è l’indicazione di una data per l’eliminazione dei sussidi all’esportazione, che deve tuttavia avvenire in parallelo all’eliminazione di: crediti alle esportazioni, aiuti alimentari, pratiche distorsive delle imprese di Stato, strumenti ampiamente utilizzati da altri Paesi;

-              riguardo al sostegno interno all’agricoltura, è importante individuare una formula che non rappresenti uno stravolgimento della scatola verde;

-              per l’Italia è di assoluta importanza il tema delle indicazioni geografiche (o denominazioni d’origine): occorre un accordo che assicuri adeguata protezione, all’interno del capitolo agricolo, ai 41 prodotti previsti della lista comunitaria, 14 dei quali sono italiani ( si ricorda come tra questi figurino Chianti, Grappa, Parmigiano, Grana padano, Prosciutti di Parma e di San Daniele), al fine di proteggerli dalle continue e ripetute usurpazioni da parte di produttori esteri[31]. In altre sedi il Vice-Ministro ha inoltre sottolineato la necessità di tutelare i prodotti ortofrutticoli non più protetti dai picchi tariffari.

 

Il Vice-Ministro ha, sul piano generale, osservato come per l’Italia sia importante che l’accordo risulti equilibrato non solo all’interno ma anche tra i diversi capitoli (agricoltura, NAMA, servizi). A riguardo può osservarsi come l’Italia risulti portatrice di interessi in massima parte offensivi in materia di NAMA, ma anche di servizi, ed abbia in sostanza molto da guadagnare e poco da perdere dai negoziati in corso. Per quanto riguarda invece l’agricoltura, come per altri paesi europei, non vi è dubbio che gli interessi difensivi giochino un ruolo importante,  ed inducano alla cautela, alla gradualità e comunque a chiedere che la riduzione delle diverse forme di sostegno proceda in parallelo e che vi siano adeguate forme di compensazione (le indicazioni geografiche possono essere ritenute la più importante tra queste).

 

 

 

 


Attività parlamentare


COMMISSIONI RIUNITE
III (Affari esteri e comunitari) e X (Attività produttive, commercio e turismo)

 

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 1° dicembre 2005

 


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE GUSTAVO SELVA

La seduta comincia alle 14,10.

(omissis)

Audizione del viceministro delle attività produttive, Adolfo Urso, sulla posizione del Governo in vista della VI riunione ministeriale del-l'Organizzazione mondiale del commercio, prevista a Hong Kong dal 13 al 19 dicembre 2005, e sul ruolo dell'Europa nelle relazioni economiche e commerciali mondiali.

 

(omissis)

ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Ringrazio lei, signor presidente, e le Commissioni III e X per avermi concesso la possibilità di illustrare in Parlamento, a pochi giorni dalla conferenza ministeriale di Hong Kong, l'andamento del round negoziale di Doha e la posizione che la Commissione europea, anche con il concorso dell'Italia, sta portando avanti.

Come è facile prevedere, il vertice ministeriale di Hong Kong non sarà quello conclusivo, rispetto a un negoziato iniziato nel novembre 2001 a Doha, che ha dovuto attraversare l'oceano sino a Cancun, con il fallimento della conferenza ministeriale. Quindi, vi è un ritardo sia rispetto ai tempi previsti inizialmente a Doha (tre anni), sia rispetto ai successivi prolungamenti decisi nel frattempo.

È verosimile - almeno questo è il nostro obiettivo ed è anche l'obiettivo del direttore generale del WTO, Pascal Lamy - che il round negoziale si possa e si debba concludere entro il novembre del 2006, prima che scada il mandato negoziale conferito dal Congresso al Presidente americano. Quella è una data ultimativa, oltre la quale, verosimilmente, vi sarà il fallimento complessivo del negoziato.

Per questo, dagli incontri che ho avuto con Pascal Lamy e con Peter Mandelson e in sede europea, mi sembra di poter  dire che il vertice di Hong Kong non sarà un pieno successo - e non può più esserlo -, malgrado gli sforzi di questi ultimi giorni, ma non sarà nemmeno un fallimento. Insomma, non sarà come Doha, quando in condizioni straordinarie, quasi emergenziali, i paesi aderenti al WTO riuscirono a lanciare il round negoziale (che invece non riuscirono a lanciare a Seattle), ma non sarà nemmeno come Cancun, ossia un vertice che si conclude tra le proteste e senza alcun documento.

È verosimile che il vertice di Hong Kong si concluda con un documento che rappresenta un passo avanti rispetto a quello varato nell'agosto 2004 a Ginevra, in fase suppletiva rispetto a quanto non si realizzò a Cancun pochi mesi prima. Da questo punto di vista, diamo molta fiducia a quanto sta facendo Pascal Lamy, il nuovo direttore generale del WTO, che è stato per lungo tempo commissario europeo ed è persona estremamente capace e determinata, forse l'unico, allo stato attuale, capace di portare avanti il negoziato. Diamo fiducia, altresì, alla posizione responsabile, equilibrata e costruttiva assunta dalla Commissione europea e che noi abbiano supportato in sede comunitaria.

È, quindi, verosimile che il testo che si sta elaborando a Ginevra possa ulteriormente implementarsi e compiere alcuni passi avanti rispetto a quanto, come dicevo prima, è stato varato nel 2004.

In modo particolare, nella prima bozza del testo trasmesso da Pascal Lamy, si realizza una fotografia della situazione negoziale e si compie qualche passo avanti per quanto riguarda la parte dello sviluppo, a noi molto cara, e soprattutto per quanto riguarda l'accesso al mercato dei paesi meno avanzati, attraverso la formula «duty free quota free», che  speriamo possa diventare la formula generale del WTO, in modo da dare ai paesi meno avanzati il massimo delle concessioni possibili.

Qualche passo avanti si compie - e per noi è molto importante - rispetto ad un tema che molti ritenevano già pregiudicato, pochi mesi fa, e che, invece, si trova all'interno del draft di Pascal Lamy; in modo particolare, mi riferisco alle indicazioni geografiche, sia per quanto riguarda il relativo registro, sia per quanto riguarda la loro estensione. A questo punto, la tematica delle indicazioni geografiche, cioè delle denominazioni di origine, riteniamo sia sufficientemente garantita già dalla bozza circolata in questi giorni.

In più, questa mattina, a Ginevra, è stata elaborata una seconda bozza, che, stando alle notizie che mi giungono - sono notizie di poco fa - , dovrebbe contenere un forte significativo passo avanti per quanto riguarda i NAMA (Non-agricultural market access), attraverso l'esplicitazione, per la prima volta chiara, della formula svizzera, che comporta il taglio delle tariffe, a cominciare da quelle più alte. Ciò al fine di raggiungere l'obiettivo negoziale del WTO dell'abbattimento dei picchi tariffari, della riduzione delle tariffe e dell'armonizzazione dei loro livelli più bassi, uno degli obiettivi principali che l'Italia e la Commissione europea si sono poste all'interno del round, con l'auspicio che questo taglio possa essere così significativo da consentire che tutte le tariffe siano sotto il tetto del 15 per cento. Si tratta di un'ambizione, forse eccessiva, ma che definisce in modo chiaro l'obiettivo della Commissione e, quindi, dell'Unione Europea. È ovvio che tutto ciò non varrà per i paesi meno avanzati, ai quali - siamo i primi a dirlo - dobbiamo concedere, senza nulla chiedere.

Un'altra tematica che sembra presente in questa seconda bozza è quella della non menzione delle cosiddette liste  sensibili. Questa non menzione potrebbe incontrare l'opposizione di qualche paese europeo, ovviamente per quanto riguarda il capitolo agricolo, ma potrebbe aprire altre foriere speranze per quanto riguarda la non menzione delle liste sensibili per il capitolo industriale, il che vuol dire un ulteriore significativo passo avanti verso l'apertura dei mercati e, soprattutto, verso condizioni di maggiore reciprocità.

In questo contesto, ci siamo mossi secondo la politica della massima trasparenza, sia attraverso le audizioni in Parlamento, svoltesi ogni qualvolta il Parlamento l'abbia chiesto, sia attraverso il rapporto con le parti sociali e produttive e le organizzazioni non governative, che abbiamo riunito diverse volte in questi mesi (cinque dal mese di aprile ad oggi), sia attraverso forum di varia natura, come quello che questa mattina si è svolto, per iniziativa dello IAI, proprio qui a Roma.

La trasparenza fa parte della strategia negoziale dell'Italia in politica commerciale, e credo serva anche a creare quella collaborazione tra tutti gli attori che ci consente di agire su più livelli, in maniera convergente, ed ottenere quindi maggiori risultati.

Ritengo, pertanto, che il round negoziale ad Hong Kong possa fare qualche passo avanti, forse ancor più di quello che si pensava negli ultimi giorni, qualcosa di più rispetto all'«atterraggio morbido» di cui ha parlato Pascal Lamy, per poi magari concretizzarsi - recuperando il terreno perduto in quest'ultimo anno e mezzo, da Ginevra ad oggi, quale conseguenza del cambio dei diversi negoziatori - in una prossima conferenza ministeriale di cui già si parla, verosimilmente a Ginevra, nel secondo trimestre del prossimo anno, ed infine concludersi entro novembre del 2006. Questo, almeno, è il nostro auspicio e questo è il nostro sforzo.

In tale caso, puntiamo ad un accordo costruttivo, equilibrato all'interno dei singoli capitoli negoziali, equilibrato all'interno dell'agricoltura, equilibrato all'interno dei NAMA, equilibrato all'interno dei servizi, equilibrato per quanto riguarda il trade facilitation ed equilibrato nel suo complesso, in modo che quanto l'Italia e l'Europa dovranno cedere su un capitolo possa essere compensato già all'interno di quello stesso capitolo. In modo specifico, il discorso riguarda il capitolo dell'agricoltura (mi riferisco, ad esempio, a quello che noi abbiamo chiesto, e stiamo ottenendo, per le denominazioni di origine). È importante, lo ribadisco, che l'accordo sia equilibrato anche tra i vari capitoli, in modo che la somma per l'Italia sia positiva.

In tal senso, pensiamo che, per quanto riguarda il capitolo agricolo, la Commissione europea abbia fatto il massimo sforzo possibile, rispetto al mandato ricevuto e alla riforma della politica agricola comune. Per massimo sforzo possibile intendo dire che oltre questo non si può andare e che, nel complesso, la proposta è sufficientemente aggressiva e costruttiva.

Per quanto riguarda l'agricoltura, puntiamo ad ottenere una forma di taglio tariffario che garantisca un adeguato trattamento dei prodotti di fascia più bassa, dove sono concentrate le nostre principali produzioni, assicurando al tempo stesso discreti margini di flessibilità, per poter includere tra i prodotti sensibili alcune nostre eccellenze, sempre che vi sia una lista di prodotti sensibili.

Per noi, in verità, è più importante che i tagli siano equilibrati e si riferiscano - com'è nella bozza europea - in particolare alle fasce sino ad oggi maggiormente protette, quelle che riguardano i prodotti cosiddetti continentali, piuttosto  che si inseriscano i nostri prodotti nella lista dei prodotti sensibili. Questa non è una nostra priorità, rispetto ad altri paesi europei, come ad esempio la Francia.

Per quanto riguarda il sostegno all'esportazione, una questione non eccessivamente sensibile per l'Italia è l'indicazione di una data per l'eliminazione dei sussidi all'esportazione, ossia del meccanismo delle restituzioni, che deve realizzarsi nel rispetto del pieno parallelismo con i crediti alle esportazioni, gli aiuti alimentari, le imprese di Stato, strumenti che altri paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, utilizzano in modo abbondante.

Per quanto riguarda il sostegno interno, cercheremo di realizzare la definizione di una formula per i tagli a tale sostegno, che non rappresenti uno stravolgimento per quanto riguarda gli aiuti contenuti nella cosiddetta scatola verde.

Relativamente all'indicazione geografica, a cui prima mi riferivo, per noi è assolutamente importante un accordo che assicuri adeguata protezione, all'interno del capitolo agricolo, ai 41 prodotti previsti nella lista comunitaria, 14 dei quali (siamo il paese più rappresentato) sono proprio prodotti italiani. Questo al fine di proteggerli dalle continue «usurpazioni» a livello internazionale.

Per quanto riguarda il capitolo dei NAMA, citavo prima la formula svizzera che sembra essere contenuta - ed è un grande risultato - all'interno della seconda bozza di Pascal Lamy, con l'obiettivo, molto ambizioso e difficile, di raggiungere un coefficiente il più vicino possibile al tetto del 15 per cento e con l'obiettivo, inoltre, di definire la partecipazione dei paesi membri all'approccio settoriale, complementare al taglio tramite la formula «zero per zero», al fine di pervenire ad un livello di protezione quanto più vicino possibile, appunto, allo zero.

Devo sottolineare come per l'Italia sia certamente importante la riduzione delle tariffe, per aprire i mercati altrui, quelli ancora oggi eccessivamente protetti, e mi riferisco non solo a quelli di alcuni paesi emergenti, come la Cina, l'India e il Brasile, ma anche a quelli di paesi, come gli Stati Uniti e il Giappone, che hanno tariffe estremamente elevate a protezione dei loro mercati.

Per il nostro paese, fatto in gran parte di piccole e medie imprese, forse è ancora più importante, accanto e oltre la riduzione tariffaria, la rimozione degli ostacoli non tariffari, le cosiddette barriere non tariffarie, che sono diventate una moltitudine, si intrecciano a tutela protezionistica di alcuni mercati, e sono molto più gravi, pesanti e onerose per le nostre piccole e medie imprese di quanto possano esserlo gli stessi ostacoli tariffari.

Per questo, abbiamo posto particolare attenzione, nei nostri incontri con Pascal Lamy e Peter Mandelson, sulla necessità che il WTO e la Commissione europea diano la massima importanza alla rimozione degli ostacoli non tariffari, onde aprire effettivamente i mercati, rimuovendo appunto questi ostacoli surrettizi, che vengono creati da alcuni paesi (pongo esplicitamente a modello il caso indiano) a protezione dei loro mercati.

In questo quadro, è particolarmente importante il negoziato sull'unico tema di Singapore rimasto in campo, quello del trade facilitation. Per l'Italia, l'armonizzazione doganale, la rimozione degli ostacoli doganali, lo snellimento della burocrazia doganale, l'accelerazione delle pratiche doganali sono tematiche - appunto, quelle del trade facilitation - di particolare importanza, soprattutto se vengono implementate successivamente, per accelerare quel processo mercantile che oggi è a detrimento soprattutto delle piccole e medie imprese.

Mi spiego meglio. È molto più facile, per una grande multinazionale, superare gli ostacoli non tariffari, ad esempio quello della certificazione di qualità, o le lungaggini doganali, di quanto lo sia evidentemente per una piccola e media impresa, che talvolta non ha le possibilità o comunque ha difficoltà di varia natura (certamente anche onerose) nel certificare i propri prodotti nei singoli paesi, nel rimuovere i singoli ostacoli non tariffari, o anche semplicemente nello snellire le procedure doganali. Per un sistema produttivo come quello italiano, fatto di piccole e medie imprese, molto attive sul piano internazionale, sia per quanto riguarda l'esportazione dei prodotti, sia per quanto riguarda l'internazionalizzazione delle imprese, è assolutamente prioritario concentrare l'attenzione sulla rimozione degli ostacoli non tariffari e sulle facilitazioni commerciali.

Quella dei servizi come sapete è la tematica che ha registrato meno passi avanti, sino ad oggi. Noi speriamo che possa compierne qualcuno in più nei prossimi giorni e poi nell'ambito del vertice di Hong Kong, anche perché obiettivamente si tratta di una tematica che, così com'è stata formulata, non va a danno di alcuno, ma credo a beneficio di tutti.

Per quanto riguarda il pacchetto per lo sviluppo, condividiamo la proposta della Commissione europea, che ci sembra molto pertinente, anche al fine di stimolare gli altri paesi a fare quello che sino ad oggi obiettivamente non hanno fatto, sia per quanto riguarda, come dicevo prima, i dazi e le quote, quindi la totale liberalizzazione per i paesi meno avanzati, sia per quanto riguarda il trattamento speciale e differenziato per i paesi meno avanzati, già concordato a Cancun, ma mai adottato, sia per quanto riguarda il pacchetto Aid for trade.

Condividiamo, inoltre, la proposta anche per quanto riguarda gli altri tre punti: i provvedimenti possibili sull'erosione delle preferenze, la soluzione definitiva della questione TRIPs (Trade related intellectual property rights) e salute pubblica, che è sicuramente di grande interesse e che ci viene sollecitata dalle organizzazioni non governative, ed infine, la tematica del cotone, per la quale si intende passare a un dazio zero, senza restituzioni alle esportazioni. Quest'ultima tematica incontra l'opposizione di alcuni paesi europei, particolarmente interessati a questa tipologia produttiva; ma su di essa riteniamo che vi sia ormai, e giustamente, la piena sensibilità dei paesi meno avanzati, come è parso evidente a tutti durante il vertice di Cancun.

In questo contesto, l'Italia si muoverà, come ha fatto a Cancun e a Doha, con spirito costruttivo, nella consapevolezza che il round negoziale deve andare in porto, al fine anche di dare un segnale estremamente importante ai paesi in via di sviluppo - a loro è dedicato il round - e, comunque, all'economia mondiale, in una fase delicata di transizione, in cui ancora si intravedono molte nubi minacciose sugli equilibri mercantili, ma soprattutto sulle potenzialità di sviluppo dei paesi del sud del pianeta.

A questo fine, anche nei prossimi giorni, e tanto più durante il vertice di Hong Kong, terremo aggiornate le delegazioni, sia quella predisposta dal Parlamento, in rappresentanza di Camera e Senato, sia quella delle parti sociali e produttive, molto nutrita, sia quella delle organizzazioni non governative, affinché vi siano un gioco di sistema nei vari tavoli negoziali e un contributo fattivo a quello che riteniamo essere un round estremamente importante, non solo per il WTO, ma sicuramente per l'economia mondiale.

Sono a vostra disposizione per eventuali domande.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole viceministro Urso, la cui relazione è stata a mio giudizio molto interessante. È un vero peccato che il cambiamento dell'ordine del giorno dei lavori in aula abbia ristretto la presenza, in questa sede, dei membri della Commissione affari esteri e comunitari e della Commissione attività produttive, che potranno avere cognizione della seduta odierna attraverso il resoconto stenografico della relazione e del dibattito.

Sono particolarmente grato all'onorevole Urso anche perché si è dichiarato disponibile circa la data dell'audizione, che precedendo sufficientemente l'inizio dei lavori del vertice di Hong Kong, ci ha consentito di acquisire il materiale offerto alla riflessione e alle critiche delle due Commissioni. Mi dispiace che non ci sia alcun rappresentante dell'ufficio di presidenza della X Commissione, ma anche questo appartiene a quell'andamento dei lavori che per me, abituato a lavori parlamentari di tipo europeo, è poco comprensibile. Abbiamo un metodo di lavoro che definirei «garibaldino».

La sostanza, tuttavia, è quella che conta; e la sostanza è che siamo chiamati a ragionare sull'esposizione dell'onorevole Adolfo Urso.

Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

RAMON MANTOVANI. Lasciamo stare Garibaldi, il quale, se avesse compiuto le sue gesta ai giorni nostri, sarebbe sicuramente finito su qualche lista di terroristi. La mia simpatia per lui, dunque, si rafforza.

Il tema, signor presidente, è ben più importante di quanto non appaia al dibattito politico italiano, e tanto più alla stampa. Se il fallimento al vertice di Cancun si riproducesse ad Hong Kong, come io auspico fortissimamente, ci sarebbero grandi conseguenze sul futuro dell'economia mondiale, sulla  possibilità di invertire le tendenze che, negli ultimi venti anni, si sono affermate e che hanno prodotto i disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Se, al contrario, ci sarà anche un parziale successo del vertice (non quello che comunque viene annunciato, che è un piccolissimo successo), noi - noi Parlamento della Repubblica italiana, noi Governo della Repubblica italiana, chiunque sia al Governo - avremo dei vincoli e delle compatibilità molto più pesanti di quanto abbiamo oggi, per poter esercitare il nostro mandato di rappresentanti e governanti del popolo italiano, in quanto ci verrebbe sottratta una fetta considerevole della nostra sovranità, politica innanzitutto.

Perché, dunque, auspico il fallimento del vertice di Hong Kong? Intanto perché il GATT e il WTO sono stati creati per aggirare, prima, espropriare poi e quindi distruggere le Nazioni Unite. Un'agenzia delle Nazioni Unite, l'UNCTAD, è preposta a trattare la questione del commercio mondiale: nel corso degli anni settanta, sono stati raggiunti numerosi accordi, i quali evidentemente potevano essere raggiunti in quelle forme solo in quella sede, ossia l'ONU. Questi accordi, però, non sono piaciuti ad alcuni interessi, che hanno costruito di fatto un'altra sede, nella quale hanno raggiunto accordi diversi - diversi per numero e per natura rispetto a quelli raggiunti in sede UNCTAD -, che hanno superato quelli precedenti.

Il WTO ha sostanzialmente promosso e prodotto accordi di liberalizzazione, applicando una ricetta molto ideologica. L'ideologia non alberga da una parte o dall'altra solamente, e intendo riferirmi non a sinistra e destra e a schieramenti politico-parlamentari, ma a politica ed economia. Una ricetta, questa, che si è rivelata disastrosa: si liberalizza il commercio, si incrementa in questo modo la concentrazione della ricchezza, perché ciò è premessa per la sua redistribuzione, che  non potrà che favorire una crescita generalizzata ed una risoluzione dei problemi che affliggono il pianeta terra. Il risultato, però, non è stato questo. I primi due presupposti sono stati pienamente realizzati (liberalizzazione e concentrazione della ricchezza), mentre redistribuzione e soluzione dei problemi che affliggono l'umanità non solo non si sono realizzati, ma i problemi si sono fortissimamente aggravati. Si è aggravato il divario tra paesi ricchi e paesi poveri e, all'interno di ogni paese, tra ricchi e poveri. I problemi che affliggono l'umanità si sono aggravati: è aumentato il numero dei bambini che lavorano, e questo come effetto diretto degli accordi che sono stati siglati in sede GATT e WTO; sono aumentati i morti per fame, i morti per malattie curabili, i morti per malattie incurabili (le case farmaceutiche ne sanno qualcosa); sono aumentati i problemi ambientali. Insomma, è un disastro, ma allegramente qualcuno continua a proporre di proseguire su questa strada.

La ricetta della liberalizzazione - io dico selvaggia - dei mercati ha prodotto questi effetti. La ricetta qual è? Bene, introduciamo nella liberalizzazione selvaggia ciò che prima non era interno al mercato. Infatti, già da alcuni negoziati - per fortuna sono falliti -, si tenta reiteratamente di introdurre nella liberalizzazione e, conseguentemente, nella possibilità di investimenti da parte delle società multinazionali, i settori che attualmente sono ancora pubblici, in gran parte dei paesi del mondo. Questo è uno degli oggetti del contendere di Hong Kong, come lo è stato a Cancun, come lo è stato a Doha e come lo fu già a Seattle: i beni pubblici, a cominciare dall'acqua, e i servizi come sanità e istruzione.

Spesso e volentieri, i paesi cosiddetti in via di sviluppo sono stati ricattati, più o meno nei termini seguenti: «Voi non potete esportare quelle poche cose che producete, a meno che  non permettiate alle grandi società multinazionali di investire e ai capitali stranieri di diventare proprietari delle vostre infrastrutture, del vostro sistema sanitario, del vostro sistema formativo e dei beni pubblici dei vostri paesi».

Apparentemente, uno dei grandi oggetti del contendere che avrebbe fatto fallire la trattativa di Cancun sarebbe la questione dell'agricoltura. Dico «apparentemente» perché, in realtà, vi è un groviglio di interessi che spesso e volentieri vestono abiti che non appartengono loro. C'è un punto da sottolineare, che è propedeutico alla comprensione e alla discussione sulla questione della liberalizzazione del commercio nell'ambito dell'agricoltura: non stiamo più parlando di un sistema nel quale la preponderante parte dell'economia di ogni singolo paese è nazionale, né dal punto di vista del capitale, né della capacità produttiva, né della tecnologia, né della capacità di commercializzazione dei prodotti.

Fino a trenta o quaranta anni fa, il commercio fra l'Italia e il Brasile era di questo tipo: l'Italia aveva un'industria nazionale, privata e pubblica, e il Brasile lo stesso; l'Italia aveva un'agricoltura e il Brasile lo stesso, e così via. Oggi, però, parlare di liberalizzazione può voler dire - e già, in parte, è così - che ad avvantaggiarsi della liberalizzazione sono dei signori che siedono in consigli di amministrazione e non i contadini brasiliani, magari a dispetto e a scapito di qualche interesse cosiddetto egoistico dei contadini italiani od europei.

Volete un esempio? Se si liberalizza e se si abbattono i sussidi in Italia, non è detto che il Brasile - quello del Brasile è un esempio calzante, ma potrei citarne altri - esporti prodotti, da vendere sul nostro mercato, realizzati da contadini brasiliani. Saranno le grandi società transnazionali ad approfittarne, magari cacciando dalla terra gli agricoltori di quel paese, costruendo piantagioni con la tecnica della monocoltura,  quindi facendo scempio di un'economia di sussistenza, utilizzando la leva degli investimenti defiscalizzati per un lungo periodo e pagando salari da fame ai lavoratori impiegati. Saranno queste grandi società, dunque, a esportare senza più pagare tariffe e dazi doganali, magari in Italia, facendo concorrenza ai contadini italiani, nella fattispecie ai prodotti agricoli che tradizionalmente si producono in Italia.

Agli stessi paesi poveri viene riservata questa meravigliosa prospettiva: con la liberalizzazione, per competere sui mercati internazionali, anche il più piccolo contadino deve piegarsi alla necessità di incrementare notevolmente la produzione, e per fare questo deve comprare le sementi che, in quanto tali, sono prodotte come sterili, e quindi vanno comprate ogni anno dall'industria transnazionale che le produce. Diversamente, la coltura tradizionale di quel prodotto agricolo non può competere sul mercato liberalizzato, e il contadino deve scegliere di rinunciare alla propria coltura - che spesso e volentieri è una cultura di rapporto delle popolazioni con le terre, dell'uomo con la natura - per diventare sostanzialmente un impiegato, che però si assume tutti i rischi dell'intrapresa personale, per conto degli interessi di una grande società multinazionale.

C'è un inganno in questo, un terribile inganno, lo stesso che si nasconde dietro la definizione del prodotto interno lordo. In economia, ormai, il prodotto interno lordo non descrive più nulla. Cos'è il prodotto interno lordo cinese, quando sappiamo che il 65 per cento della crescita produttiva cinese, ogni anno, è il frutto e il risultato degli investimenti di multinazionali e di capitali stranieri in quel paese? Cos'è l'esportazione cinese, se quasi il 60 per cento di ciò che esporta la Cina ha il marchio di un'impresa multinazionale, che ha semplicemente scelto di  produrre in quel paese un certo prodotto? Ciò può avvenire sfruttando la liberalizzazione del mercato e la possibilità quindi di esportare o di importare senza pagare dazi.

Insomma, non voglio farla troppo lunga, perché abuserei della vostra pazienza, e comunque la mia è una posizione radicalmente alternativa a quella del Governo e della Commissione europea, ma bisognerebbe discutere di più su cosa sta succedendo nel mondo, per capire il ruolo dell'Organizzazione mondiale del commercio e degli accordi che vengono firmati nel suo ambito.

È vero o no che l'Italia paga ammenda per aver proibito la vendita delle carni trattate agli estrogeni e che ciò è dovuto al fatto che è stato firmato un accordo commerciale in sede di GATT? È vero e ciò vuol dire che il sistema sanitario italiano, il ministro della salute e il Parlamento, per aver scelto di difendere e tutelare la salute dei propri cittadini, hanno esposto il nostro paese al pagamento di un'ammenda, che magari non si paga in contanti, come le multe della stradale, ma comunque si paga. Ci sono almeno 130 paesi al mondo che questa multa non possono pagarla. Noi ci permettiamo questo lusso, ma ci sono, lo ripeto, 130 paesi al mondo che non possono permetterselo. Come la mettiamo?

Con i fallimenti dei round multilaterali, come quelli che abbiamo più volte citato, sia gli Stati Uniti, sia l'Unione europea hanno tentato la via degli accordi bilaterali, con successo, ad esempio, nel caso del Cile. Prima l'Unione europea ha firmato il trattato con il Cile, e pochi mesi dopo sono arrivati gli Stati Uniti con un accordo bilaterale. Entrambi questi accordi sono ultraliberisti, nel senso che vanno ben oltre il tentativo che si sta facendo ad Hong Kong di liberalizzare ulteriormente, soprattutto nei settori dei servizi e dei beni pubblici.

Oltre al fallimento del vertice di Cancun, bisogna dire che è fallito anche il tentativo dell'Unione europea di stipulare un accordo con il Mercosur. In Italia, i giornali non hanno riportato la notizia, ma non è cosa di tutti i giorni che l'Unione europea faccia un tentativo di accordo bilaterale, sul piano commerciale, con Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, e che questo tentativo fallisca. E non è cosa di tutti i giorni - a parte le notizie, più di colore che di contenuto, che sono circolate - che fallisca miseramente il tentativo degli Stati Uniti di promuovere l'Accordo di libero commercio per le Americhe, l'ALCA.

Che lezioni se ne traggono? Si vuole forse continuare ad andare con la testa contro un muro? Forse non ci si è accorti che non ci sono più Governi che si possono permettere, come succedeva un tempo, di firmare nel round negoziale o nell'incontro multilaterale degli accordi e aspettare cinque o sei anni prima che i rispettivi Parlamenti ne prendano visione. Oggi non è più così. C'è un movimento che contesta questo meccanismo, che lo denuncia come non trasparente e che ha posto una lente di ingrandimento su quello che succede. Non ci sono più Governi che si possono permettere di andare a questi tavoli e fare gli interessi non del proprio Stato e delle proprie popolazioni, bensì di un pugno di società multinazionali, senza pagare il prezzo di una sconfessione da parte della propria opinione pubblica.

È per questo che sono saltati i tentativi di accordi commerciali, in questi ultimi anni: i Governi hanno cominciato a vedersela con i sindacati, con i movimenti dei contadini e dell'opinione pubblica, che non accettano che i propri paesi, i propri territori vengano svenduti e ristrutturati secondo criteri di sfruttamento irrazionale di grandi società multinazionali.

Avrei auspicato che da Cancun si fosse tratto un insegnamento. Ho apprezzato quanto il Governo italiano ha fatto a Cancun, pur non condividendone l'impostazione di fondo. Il viceministro sa, come lo sa il ministro Alemanno, che ho apprezzato che l'Italia abbia mantenuto una posizione non estremista, come invece ha fatto l'allora commissario Lamy, che non per caso oggi ricopre un altro ruolo.

Vedo, invece, che il Governo italiano in qualche modo si allinea all'attuale impostazione, al tentativo di estrema liberalizzazione portato avanti dalla Commissione. Chi li a eletto e a chi rispondono il direttore generale del WTO e commissari europei:? Questi centri di poteri tecnocratici decidono ciò che i Parlamenti e i Governi potranno fare domani (questi sono vincoli alle politiche economiche dei Parlamenti di tutti i paesi eventualmente firmatari dell'accordo), senza risponderne a nessuno. Questi poteri non rispondono alle opinioni pubbliche, non rispondono ai movimenti sociali, non vengono eletti, non devono cercare il consenso delle popolazioni. Il consenso che cercano è quello dei consigli di amministrazione delle società multinazionali, dai quali spesso e volentieri provengono e nei quali spesso e volentieri vanno a finire, dopo aver svolto queste funzioni.

Un governo del commercio internazionale che funziona in questo modo potrà piacere ed essere considerato una grande opportunità da parte di alcune società multinazionali, ma certamente risponde a una logica suicida, a livello strategico, da parte dei Governi dei paesi democratici. I danni che provocano queste politiche sono tali che, ormai, in certi continenti, si stanno manifestando dei fenomeni che possono essere di gran lunga peggiori della mancata firma di questi accordi. Badate, lo dico dal punto di vista delle società multinazionali. Basterebbe verificare cosa accade in America  latina: cosa succede in Bolivia, cosa è successo in Venezuela o, ancora, cosa succede in Argentina, dove il Primo ministro, che certamente non può essere identificato come un pericoloso estremista di sinistra, ha mandato a quel paese il Fondo monetario internazionale e il Governo degli Stati Uniti, che tentava di imporgli, per altre vie, gli stessi Diktat del Fondo monetario internazionale.

Capisco che il Governo italiano non possa sposare una tesi così radicale, capisco che vi siano delle compatibilità, eppure avrei sperato e continuo a sperare che emerga una consapevolezza della situazione e un atteggiamento che ne sia all'altezza. Comunque, non dispero e confido che questa linea ortodossa, tesa ad insistere sul terreno della liberalizzazione, vada incontro ad un cocente fallimento e, prima o poi, costringa qualsiasi Governo e - aggiungo - qualsiasi persona dotata di buonsenso, a stilare un bilancio di quello che è stato fatto in questi ultimi quindici o vent'anni e a cambiare indirizzo. Ciò, in realtà, si sarebbe potuto fare anche prima, in quanto gli effetti devastanti di questa politica si sono già visti. Evidentemente, però, per qualcuno è necessario andare incontro al fallimento: allora, evviva il fallimento dell'Organizzazione mondiale del commercio, che aprirà le porte ad una riflessione, sulla quale tutti ci dovremo confrontare!

ALBERTO MICHELINI. Desidero ringraziare il viceministro Urso per la sua relazione. Ci rendiamo conto della complessità della materia e delle difficoltà di raggiungere accordi condivisi, anche alla luce di quello che poc'anzi ha riferito il collega Mantovani.

In particolare, dobbiamo dare atto all'Italia e al viceministro Urso dell'impegno per la rimozione degli ostacoli non tariffari - data la caratteristica del nostro paese, questo va a favore delle piccole e medie imprese - e per la protezione dei  famosi 41 prodotti, di cui 14 italiani, compresi nella lista comunitaria. Dobbiamo prendere atto, altresì, della posizione equilibrata della Commissione europea, ma permangono comunque numerose perplessità.

Spero davvero che ad Hong Kong prevalga, come diceva il viceministro Urso, la formula «né successo, né fallimento»; so bene che non è una grande soddisfazione, anzi temo che dovremo parlare di fallimento più che di successo, ma mi auguro che giungano risultati concreti sul fronte della formula «duty free quota free»: lo dico pensando ai paesi in via di sviluppo, in particolare all'Africa.

Non si fa altro che ripetere, soprattutto in queste giornate in cui si affrontano i temi della cooperazione, che hanno visto la presenza, in Italia, di Bob Geldof e di altri, che sarebbe sufficiente un punto del commercio mondiale (purtroppo, nel circuito l'Africa è all'1,5); Mandelson ha parlato di trecento miliardi di dollari, adesso leggo che si parla di settanta miliardi, ma sarebbero già tanti, visto che ci stiamo affannando per arrivare, entro il 2010, ai venticinque miliardi di dollari l'anno per l'Africa. Dunque, se un punto in più portasse effettivamente settanta miliardi l'anno, sarebbe già un risultato: ma sarà possibile?

Come dicevo, molti dubbi permangono. Viaggiando per l'Africa, non posso che dare ragione al collega Mantovani, indipendentemente dalle posizioni di partito. La situazione, del resto, è sotto gli occhi di tutti. Questo sistema ha portato certamente una liberalizzazione e una concentrazione della ricchezza, ma di redistribuzione non se ne parla nemmeno. Toccando con mano la realtà africana, vedo che le multinazionali continuano a farla da padrone. Noi ci sediamo intorno ad un tavolo, come responsabili del G8, con la nostra controparte africana, ma in effetti le cose non si muovono.

Sono sempre interessi molto forti a dominare. Non voglio correre dietro - lo sapete bene - al collega Mantovani, ma bisogna riconoscere la realtà delle cose.

Partiamo dal presupposto che c'è una destinazione universale dei beni, ma questo presupposto, in realtà, non si realizza.

Si parla di dazio zero per il cotone. Il Presidente dell'Uganda, Museveni, al vertice del G8 che si è svolto a Sea Island, sotto la presidenza americana, ha sostenuto che era inutile continuare ad esportare cotone grezzo e che, se non si fosse creato valore aggiunto sul posto, il loro cotone non avrebbe avuto più alcun valore. Al di là della formula «duty free quota free», è importante creare valore aggiunto sul posto, aiutando veramente le imprese africane, non con l'idea di sfruttare la manodopera, come viene fatto in Cina, ma cercando di metterle in condizione di autosvilupparsi. Mi rendo conto che non è facile, ma la strada è questa, non ce ne sono altre.

Speriamo davvero che i risultati del vertice siano positivi, anche se, lo ripeto, permangono forti dubbi. Considerando che entro novembre del 2006, come diceva il viceministro Urso, si dovrebbe concludere il round negoziale, gli esiti andranno verificati alla luce del risultato raggiunto ad Hong Kong. Allora vedremo sino a che punto gli elementi positivi e negativi possano raggiungere un equilibrio. C'è l'impegno di Pascal Lamy, che peraltro è stato colui - lo diceva giustamente il collega Mantovani - che a Cancun ha portato a questa reazione dura.

Già da allora, l'Italia ha assunto posizioni non estremistiche come quelle di Lamy; sappiamo quanto il nostro paese sia impegnato in questa direzione e quanto voglia, appunto,  difendere i propri interessi, ma anche, in generale, gli interessi di un commercio mondiale equo, con un occhio particolare ai paesi in via di sviluppo.

Pensando ai Millennium goals, dobbiamo renderci conto che l'Africa versa in una situazione di estrema difficoltà e deve risollevarsi anche con la collaborazione degli africani, che sono molto impegnati in questa direzione; tuttavia, se non si sblocca il sistema, credo che ci sia ben poco da fare per raggiungere gli obiettivi del Millennio.

(omissis)

ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Mi limiterò a poche considerazioni conclusive. Innanzitutto, specifico che noi ci muoviamo nell'ambito di un mandato non solo del Governo, ma del Parlamento italiano che, nella quasi totalità, si è espresso più volte sul round negoziale del WTO, con documenti convergenti largamente maggioritari. Del resto, è evidente a tutti che su questa materia è preferibile un'azione che vada oltre la legislatura, oltre il mandato di un Governo:  tra l'altro, il round è iniziato in una legislatura e finirà in un'altra, e comunque si tratta di impegni che, come giustamente prima sottolineava il collega Mantovani, vengono presi oggi per sempre (in alcuni, non in tutti i casi).

I paesi aderenti al WTO sono ormai 149 e tanti altri sono in lista di attesa. Questo significa che il WTO, oggi, a differenza del GATT, è in larghissima parte espressione dei paesi in via di sviluppo, dei paesi meno avanzati. I cosiddetti G20 sono 20, i cosiddetti G90 sono 90. E 90 paesi su 149 sono la maggioranza. Oggi, quindi, la maggioranza dei paesi aderenti al WTO - e ciascuno si esprime per consenso - è composta dai G90, ossia dai paesi meno avanzati, che dunque hanno un potere contrattuale superiore a quello del mondo industrializzato. Novanta paesi hanno il potere di veto su ogni decisione che si possa assumere nell'ambito del WTO, per quanto riguarda il round negoziale. Anche i paesi che non ne fanno parte, ovviamente, lavorano per farne parte, preferendo una logica multilaterale rispetto alle altre logiche che sono in campo.

Che io conosca, esistono tre politiche di accordi commerciali ed economici tra i paesi. Una è quella dell'accordo multilaterale, quello del WTO, in cui vige la formula del consenso, in un organismo che, peraltro, a differenza degli altri organismi delle Nazioni Unite, ha il potere reale di punire anche i più forti. Giustamente prima il collega Mantovani citava il caso della carne con estrogeni, ma si possono citare casi - tanti - in cui il soggetto punito sono gli Stati Uniti.

(omissis)

ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Dico questo a dimostrazione che il WTO è un organo che può punire anche i più forti, e non mi sembra, obiettivamente, che  questo avvenga negli altri organismi internazionali. Il WTO, quindi, è un organo decisore, in cui vi sono anche i paesi meno avanzati, che contribuiscono alle decisioni. Questa è la logica multilaterale.

Accanto a questa, vi è la logica plurilaterale, che varrà, ad esempio, nell'ambito del WTO per quanto riguarda i servizi: chi vuole accetta, chi non vuole non accetta e rimane fuori, e verosimilmente i paesi meno avanzati rimarranno fuori. La logica plurilaterale è quella che ci ha permesso di realizzare l'Unione Europea, quella che ci permette di realizzare l'area di libero scambio euromediterraneo, quella che permette al Brasile di realizzare il Mercosur, quella che sta permettendo al Venezuela - l'altro ieri ero in Venezuela, dove ho incontrato il Presidente Chavez - di fare l'accordo con Cuba, con il Patto andino, e di aspirare a realizzare l'accordo con il Mercosur.

La logica plurilaterale è quella che attualmente sta avendo maggiore successo, in Asia come in Africa, così come nell'America latina, e concorre a realizzare una rete di accordi di libero scambio, commerciali ed economici, ma non solo, particolarmente significativi.

Da ultimo, vi è la logica bilaterale, quella che l'Unione europea ha accantonato, forse a torto, ad esempio per quanto riguarda l'accordo con il Mercosur, ma anche per quanto riguarda l'accordo tra Unione europea e Consiglio di cooperazione del Golfo, oggi ancora non firmati. In quest'ultimo caso, l'accordo è in dirittura d'arrivo, al contrario del Mercosur, in attesa di privilegiare la strada multilaterale.

L'accordo bilaterale, però, ha due facce. Può essere utile a entrambi i contendenti, ma può anche essere un accordo in cui il più forte, con più facilità, riesca a prevalere sul più debole, imponendo l'accordo. La logica dell'accordo bilaterale è quella che gli Stati Uniti hanno realizzato in questi anni nei confronti  di molti paesi meno avanzati e in via di sviluppo, quella cioè di avvantaggiare alcuni - la Giordania, piuttosto che il Marocco - a danno di altri.

Questa è la strada che, a mio avviso, l'Unione europea avrebbe dovuto perseguire. Nel mio ultimo intervento in Consiglio europeo ho sottolineato la necessità che l'Europa intraprenda con maggiore determinazione questa strada - ove la linea decisa a Doha fallisse - come azione stimolatrice degli accordi multilaterali, anche per far passare quegli standard sociali lavorativi e quelle clausole ambientali che negli accordi multilaterali stentano a trovare forma, per l'opposizione dei paesi in via di sviluppo. Negli accordi bilaterali, la logica europea dei diritti e quella delle clausole sociali e ambientali potrebbero trovare espressione piena, ovviamente in una logica di consapevolezza del ricevente, ossia dell'altrui parte.

A mio avviso, l'Europa dovrebbe perseguire contemporaneamente i tre livelli: l'accordo multilaterale, che è quello che più risponde alle esigenze dei paesi meno avanzati e in via di sviluppo, in quanto deve tener conto del loro peso politico e specifico (i G20, non a caso, sono andati a Cancun, e i G90, non a caso, si sono espressi in quella sede); l'accordo plurilaterale (pensiamo all'area di libero scambio euromediterranea), l'accordo bilaterale, che dovrebbe essere incrementato, recuperando il terreno perduto, grazie al quale è possibile seguire le corsie preferenziali europee (mi riferisco, appunto, agli standard sindacali lavorativi e alle clausole ambientali).

Condivido le parole del collega Mantovani, riprese dall'onorevole Michelini, sul grande buco nero che oggi rappresenta l'Africa nella logica della globalizzazione. Quest'ultima sinora ha premiato alcuni paesi, in particolare quelli usciti dall'orbita o dall'ideologia comunista, i paesi dell'Europa centro-orientale, che crescono ad un tasso significativo, e i paesi dell'Asia, che  si sono incamminati lungo la strada dello sviluppo, ovviamente con enormi contraddizioni interne (soprattutto in Cina), ma che comunque sono diventati dei competitori capaci di creare benessere e, forse, anche di ridistribuirlo, domani, in maniera più equa. Non a caso, però, sono diventati nostri competitori, tanto che alcuni temono la forte crescita economica, sociale e imprenditoriale dell'Asia, che ovviamente toglie spazi alle nostre imprese e, quindi, al nostro benessere.

L'Africa rimane, come si diceva, un grande buco nero, e per questo abbiamo condiviso sin dall'inizio e supportato con determinazione la proposta dell'Unione europea, contenuta nella logica dell'accordo denominato «Everything but arms», che assicura un accesso libero ai mercati di tutti i prodotti (ad eccezione delle armi) provenienti dai paesi meno avanzati, per garantire loro una competizione più elevata. Va detto che questo meccanismo non è così semplice, in quanto se in quei paesi non vi sono imprese in grado di lavorare secondo gli standard europei, quei prodotti non arrivano nei mercati europei.

È necessaria un'azione continua, da realizzare a più livelli, anche in termini bilaterali, in questo caso, e in termini imprenditoriali, come abbiamo fatto. L'amico Michelini sa bene che abbiamo realizzato numerose missioni, proprio in Africa, con le imprese italiane, nella convinzione che portarle lì sia il modo migliore per far crescere quei paesi.

Giustamente, il collega Saglia sottolineava alcune esigenze derivanti dalle contraddizioni che esistono anche per quanto riguarda i servizi. Bisogna chiedersi, appunto, chi può permettersi di fare da volano allo sviluppo dei servizi in alcuni paesi: verosimilmente, soltanto le imprese potranno farlo. È vero, però, che in quei paesi non vi sono oggi le condizioni per  una spinta autonoma alla realizzazione di servizi essenziali, quali sono certamente quelli della fornitura dell'acqua e dell'elettricità.

In ogni caso, noi ci muoviamo all'interno di questo processo secondo una logica riformatrice, ovviamente non rivoluzionaria, nella convinzione che sia l'unica che in questa fase possa permetterci di migliorare le condizioni dello sviluppo, non soltanto nell'orbita occidentale, ma ancora di più nell'orbita globale, quindi orientale, e in qualche misura nel sud del mondo.

Da ultimo, noto che nonostante l'incontro di Cancun sia stato un fallimento, da quel momento in poi è aumentato, verosimilmente, il potere contrattuale dei paesi in via di sviluppo e quindi il loro peso (penso alla nascita dei G20 e dei G90). Noi per primi, già in quella sede, ci siamo espressi affinché fosse riconosciuto a questi paesi il potere negoziale, perché essi rappresentano aree importanti del pianeta, con le quali l'Europa deve necessariamente dialogare e confrontarsi, per trovare sintesi migliorative. Seguendo questa logica, ci muoveremo anche ad Hong Kong, nella speranza che il vertice rappresenti un passo in avanti, non indietro, nella logica multilaterale, in modo particolare in questo round negoziale del WTO.

(omissis)

La seduta termina alle 15,20.

 


 

 


 

 

 


Documenti WTO

 


 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

JOB(05)/298/Rev.1                                                                                     1 December 2005

 

 

DOHA WORK PROGRAMME

 

Preparations for the Sixth Session of the Ministerial Conference

 

Draft Ministerial Text

 

Revision

 

 

 

       In line with the procedure set out at the General Council meeting in October and the meetings of the TNC in September, October and November, the attached revised draft text is being presented by the Chairman of the General Council and the Director-General for Members' consideration, with the following observations.

 

       This draft text incorporates amendments made in light of the views expressed by Members in our consultations and in the recent Heads of Delegation and TNC meetings.  As stated by the Director-General at the TNC, the revision has been undertaken in full respect of the bottom-up approach to which we are all committed.

 

       It should be emphasized that this text remains a draft.  It does not purport to represent agreement overall, and it is without prejudice to any delegation's position on any issue.  It draws on and incorporates much work done by the Chairs of the negotiating bodies and other WTO bodies.  Their consultations have in many cases produced inputs for the present draft which are either fully agreed by Members or reflect a high level of convergence.  In other areas, the text reflects a lower level of convergence. 

 

       A number of annexes are attached to the draft text.  These are in differing formats, reflecting the differing situations in the negotiating areas to which they relate.  We wish to make it clear that, with the exception of Annex E on Trade Facilitation, which is a report agreed by the Negotiating Group, the texts in all of these annexes were presented on the responsibility of the respective Chairs.  They do not purport to be agreed texts, and are without prejudice to the position of any Member.

 

       We urge Members to approach this revised draft text in a constructive spirit and with respect for the positions of others.  We think it goes some way toward providing a more operational text for consideration by Ministers, and we thank all delegations for their cooperation and hard work.

 

 

_______________

 


Draft Ministerial Text

 

1.    We reaffirm the Declarations and Decisions we adopted at Doha and our full commitment to give effect to them.  We renew our resolve to complete the Doha Work Programme fully and to conclude the negotiations launched at Doha successfully in 2006.

 

2.    We emphasize the central importance of the development dimension in every aspect of the Doha Work Programme and recommit ourselves to making it a meaningful reality, in terms both of the results of the negotiations on market access and rule-making and of the specific development-related issues set out below.

 

3.    In pursuance of these objectives, and taking into account the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004, we agree as follows:

 

Agriculture negotiations

4.    We reaffirm our commitment to the mandate on agriculture as set out in paragraph 13 of the Doha Ministerial Declaration and to the Framework adopted by the General Council on 1 August 2004.  We take note of the report by the Chairman of the Special Session on his own responsibility (TN/AG/21, contained in Annex A).  We welcome the progress made by the Special Session of the Committee on Agriculture since 2004 and recorded therein.

 

5.    On domestic support, we note in particular that there is a working hypothesis of three bands for developed countries for reductions in Final Bound Total AMS and in the overall cut in trade-distorting domestic support with higher linear cuts in higher bands.  In addition, developed countries in the lower bands with high relative levels of Final Bound Total AMS will make an additional effort in AMS reduction.  We also note that there has been some convergence concerning the reductions in Final Bound Total AMS, the overall cut in trade-distorting domestic support and in both product-specific and non product-specific de minimis limits.

 

6.    We recall our agreement to ensure the parallel elimination of all forms of export subsidies, and disciplines on all export measures with equivalent effect by a credible end date.  We note emerging convergence on some elements of disciplines with respect to export credits, export credit guarantees or insurance programmes with repayment periods of 180 days and below, as well as on some aspects of exporting state trading enterprises, and on some elements regarding the disciplines  on food aid necessary to eliminate commercial displacement.

 

7.    On market access, we note in particular the progress made on ad valorem equivalents and that there is a working hypothesis for four bands for structuring tariff cuts.  We also note that there have been some recent movements on the designation and treatment of Special Products and elements of the  Special Safeguard Mechanism (SSM).

 

8.    On special and differential treatment, we note in particular the consensus that exists in the Framework on several issues in all three pillars of domestic support, export competition and market access and that some progress has been made on other special and differential treatment issues.

 

9.    However, we recognise that much remains to be done in order to establish modalities and to conclude the negotiations.  Therefore, we agree to intensify work on all outstanding issues.  In particular, we are resolved to establish modalities no later than [...] and to submit comprehensive draft Schedules based on these modalities no later than [...].

 

Cotton

10.  We recall the mandate given by the Members in the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004 to address cotton ambitiously, expeditiously and specifically, within the agriculture negotiations in relation to all trade-distorting policies affecting the sector in all three pillars of market access, domestic support and export competition, as specified in the Doha text and the July 2004 Framework text.  We note the work already undertaken in the Sub-Committee on Cotton and the proposals made with regard to this matter.  [We reaffirm our commitment to ensure prioritization of the cotton issue and to establish modalities which are in full conformity with the terms of the August 2004 Decision.] [We reaffirm our commitment to ensure having an explicit decision on cotton on an "early harvest" basis and we adopt the following modalities [...].]

 

11.  With regard to the development assistance aspects of cotton, we welcome the Consultative Framework process initiated by the Director-General to implement the decisions on these aspects pursuant to paragraph 1.b of the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004.  We take note of his Periodic Reports and the positive evolution of development assistance noted therein.  We urge the Director-General to further intensify his consultative efforts with bilateral donors and with multilateral institutions, with emphasis on improved coherence, coordination and enhanced implementation.  We urge the development community to further scale up its cotton-specific assistance and to support the efforts of the Director-General.  We welcome the domestic reform efforts by African cotton producers aimed at enhancing productivity and efficiency, and encourage them to deepen this process. We reaffirm the complementarity of the trade policy and development assistance aspects of cotton.  We invite the Director-General to furnish a third Periodic Report to our next Session with updates, at appropriate intervals in the meantime, to the General Council, while keeping the Sub-Committee on Cotton fully informed of progress.

 

NAMA negotiations

12.  We reaffirm our commitment to the mandate for negotiations on market access for non-agricultural products as set out in paragraph 16 of the Doha Ministerial Declaration and to the Framework adopted by the General Council on 1 August 2004.  We take note of the report by the Chairman of the Negotiating Group on Market Access on his own responsibility (TN/MA/16, contained in Annex B).  We welcome the progress made by the Negotiating Group on Market Access since 2004 and recorded therein.

 

13.  On the non-linear formula, we note that there is a working hypothesis to use a Swiss Formula for these negotiations, as recorded in paragraph 6 of the Chairman's report.  We instruct  the Negotiating Group to pursue discussions with a view to finalizing its structure and details,as well as the issues of unbound tariffs and flexibilities,as early as possible.

 

14.  We reaffirm the importance of special and differential treatment and less than full reciprocity in reduction commitments as integral parts of the modalities.

 

15.  We take note of the progress made to convert non ad valorem duties to ad valorem equivalents on the basis of an agreed methodology as contained in JOB(05)/166/Rev.1.

 

16.  We take note of the level of common understanding reached on the issue of product coverage and direct the Negotiating Group to resolve differences on the limited issues that remain as quickly as possible.

 

17.  We note that the Negotiating Group has made progress in the identification, categorization and examination of notified NTBs.  We also take note that Members are developing bilateral, vertical and horizontal approaches to the NTB negotiations, and that some of the NTBs are being addressed in other fora including other Negotiating Groups.  We recognize the need for specific negotiating proposals and encourage participants to make such submissions as quickly as possible.

 

18.  However, we recognize that much remains to be done in order to establish modalities and to conclude the negotiations.  Therefore, we agree to intensify work on all outstanding issuesto fulfil the Doha objectives, in particular, we are resolved to establish modalities no later than [...] and to submit comprehensive draft Schedules based on these modalities no later than [...].

 

Services negotiations

 

19.  The negotiations on trade in services shall proceed to their conclusion with a view to promoting the economic growth of all trading partners and the development of developing and least-developed countries, and with due respect for the right of Members to regulate.  In this regard, we recall and reaffirm the objectives and principles stipulated in the GATS, the Doha Ministerial Declaration, the Guidelines and Procedures for the Negotiations on Trade in Services adopted by the Special Session of the Council for Trade in Services on 28 March 2001 and the Modalities for the Special Treatment for Least-Developed Country Members in the Negotiations on Trade in Services adopted on 3 September 2003, as well as Annex C of the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004.

 

20.  We urge all Members to participate actively in these negotiations towards achieving a progressively higher level of liberalization of trade in services, with appropriate flexibility for individual developing countries as provided for in Article XIX of the GATS.  Negotiations shall have regard to the size of economies of individual Members.  We recognize the particular economic situation of LDCs, including the difficulties they face, and acknowledge that they are not expected to undertake new commitments.

 

21.  We are determined to intensify the negotiations in accordance with the above principles and the Objectives, Approaches and Timelines set out in Annex C to this document with a view to expanding the sectoral and modal coverage of commitments and improving their quality.  In this regard, particular attention will be given to sectors and modes of supply of export interest to developing countries.

 

Rules negotiations

 

22.  We recall the mandates in paragraphs 28 and 29 of the Doha Ministerial Declaration and reaffirm our commitment to the negotiations on rules, as we set forth in Annex D to this document.

 

TRIPS negotiations

 

23.  We take note of the report of the Chairman of the Special Session of the Council for TRIPS setting out the progress in the negotiations on the establishment of a multilateral system of notification and registration of geographical indications for wines and spirits, as mandated in Article 23.4 of the TRIPS Agreement and paragraph 18 of the Doha Ministerial Declaration, contained in document TN/IP/14, and agree to intensify these negotiations in order to complete them within the overall time-frame for the conclusion of the negotiations that were foreseen in the Doha Ministerial Declaration.

 

Environment negotiations

 

24.  We reaffirm the mandate in paragraph 31 of the Doha Ministerial Declaration aimed at enhancing the mutual supportiveness of trade and environment and welcome the significant work undertaken in the Committee on Trade and Environment (CTE) in Special Session.  We instruct Members to intensify the negotiations, without prejudging their outcome, on all parts of paragraph 31 to fulfil the mandate.

 

25.  We recognize the progress in the work under paragraph 31(i) based on Members' submissions on the relationship between existing WTO rules and specific trade obligations set out in multilateral environmental agreements (MEAs).  We further recognize the work undertaken under paragraph 31(ii) towards developing effective procedures for regular information exchange between MEA Secretariats and the relevant WTO committees, and criteria for the granting of observer status.

 

26.  We recognize that recently more work has been carried out under paragraph 31(iii) through numerous submissions by Members and discussions in the CTE in Special Session, including technical discussions, which were also held in informal information exchange sessions without prejudice to Members' positions.  We instruct Members to [continue the work under paragraph 31(iii) by developing a common understanding of the different approaches to the negotiations with the objective of reducing or, as appropriate, eliminating tariff and non tariff barriers to environmental goods and services, in a manner that enhances the mutual supportiveness of trade and environment and takes fully into account the interests of developing-country Members]  [complete by [...] 2006 the work under paragraph 31(iii) by identifying environmental goods for the reduction or, as appropriate, elimination of tariff and non tariff barriers in this area].

 

Trade Facilitation

negotiations

27.  We recall and reaffirm the mandate and modalities for negotiations on Trade Facilitation contained in Annex D of the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004.  We note with appreciation the report of the Negotiating Group, attached in Annex E to this document, and the comments made by our delegations on that report as reflected in document TN/TF/M/11.  We endorse the recommendations contained in paragraphs 3, 4, 5, 6 and 7 of the report.

 

DSU negotiations

28.  We take note of the progress made in the Dispute Settlement Understanding negotiations as reflected in the report by the Chairman of the Special Session of the Dispute Settlement Body to the Trade Negotiations Committee (TNC) and direct the Special Session to continue to work towards a rapid conclusion of the negotiations.

 

S&D treatment

29.  We reaffirm that provisions for special and differential (S&D) treatment are an integral part of the WTO Agreements.  We renew our determination to fulfil the mandate contained in paragraph 44 of the Doha Ministerial Declaration and in the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004, that all S&D treatment provisions be reviewed with a view to strengthening them and making them more precise, effective and operational.

 

30.  We take note of the work done on the Agreement-specific proposals, especially the five LDC proposals. [We agree to adopt the decisions contained in Annex F to this document].  However, we also recognise that substantial work still remains to be done.  We commit ourselves to address the development interests and concerns of developing countries, especially the LDCs, in the multilateral trading system, and we recommit ourselves to complete the task we set ourselves at Doha.  We accordingly instruct the Committee on Trade and Development in Special Session to expeditiously complete the review of all the outstanding Agreement-specific proposals [,with priority on the LDC proposals,] and report to the General Council, with clear recommendations for a decision, by [...].

 

31.  We are concerned at the lack of progress on the Category II proposals that had been referred to other WTO bodies and negotiating groups.  We instruct these bodies to expeditiously complete the consideration of these proposals and report periodically to the General Council, with the objective of ensuring that clear recommendations for a decision are made no later than [...].  We also instruct the Special Session to continue to coordinate its efforts with these bodies, so as to ensure that this work is completed on time.

 

32.  We further instruct the Special Session, within the parameters of the Doha mandate, to resume work on all other outstanding issues, including on the cross-cutting issues, the monitoring mechanism, and the incorporation of S&D treatment into the architecture of WTO rules, and report on a regular basis to the General Council.

 

Implementation

33.  We reiterate the instruction in the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004 to the TNC, negotiating bodies and other WTO bodies concerned to redouble their efforts to find appropriate solutions as a priority to outstanding implementation-related issues.  We take note of the work undertaken by the Director-General in his consultative process on all outstanding implementation issues under paragraph 12(b) of the Doha Ministerial Declaration, including on issues related to the extension of the protection of geographical indications provided for in Article 23 of the TRIPS Agreement to products other than wines and spirits and those related to the relationship between the TRIPS Agreement and the Convention on Biological Diversity.  We request the Director-General, without prejudice to the positions of Members, to continue with his consultative process on all outstanding implementation issues under paragraph 12(b), if need be by appointing Chairpersons of concerned WTO bodies as his Friends and/or by holding dedicated consultations.  The Director-General shall report to each regular meeting of the TNC and the General Council.  The Council shall review progress and take any appropriate action no later than [...].

 

TRIPS &

Public Health

 

34.  We reaffirm the importance we attach to the General Council Decision of 30 August 2003 on the Implementation of Paragraph 6 of the Doha Declaration on the TRIPS Agreement and Public Health, and to an amendment to the TRIPS Agreement replacing its provisions.  In this regard, we welcome the work that has taken place in the Council for TRIPS and we [...].

 

Small Economies

35.  We reaffirm our commitment to the Work Programme on Small Economies and urge Members to adopt specific measures that would facilitate the fuller integration of small, vulnerable economies into the multilateral trading system, without creating a sub-category of WTO Members.  We take note of the report of the Committee on Trade and Development in Dedicated Session on the Work Programme on Small Economies to the General Council and agree to the recommendations on future work.  We instruct the Committee on Trade and Development, under the overall responsibility of the General Council, to continue the work in the Dedicated Session and to monitor progress of the small economies' proposals in the negotiating and other bodies, with the aim of providing responses to the trade-related issues of small economies as soon as possible but no later than [31 December 2006].  We instruct the General Council to report on progress and action taken, together with any further recommendations as appropriate, to our next Session.

 

Trade, Debt & Finance

36.  We take note of the report transmitted by the General Council on the work undertaken and progress made in the examination of the relationship between trade, debt and finance and on the consideration of any possible recommendations on steps that might be taken within the mandate and competence of the WTO as provided in paragraph 36 of the Doha Ministerial Declaration and agree that, building on the work carried out to date, this work shall continue on the basis of the Doha mandate.  We instruct the General Council to report further to our next Session.

 

Trade & Transfer of Technology

37.  We take note of the report transmitted by the General Council on the work undertaken and progress made in the examination of the relationship between trade and transfer of technology and on the consideration of any possible recommendations on steps that might be taken within the mandate of the WTO to increase flows of technology to developing countries.  Recognizing the relevance of the relationship between trade and transfer of technology to the development dimension of the Doha Work Programme and building on the work carried out to date, we agree that this work shall continue on the basis of the mandate contained in paragraph 37 of the Doha Ministerial Declaration.  We instruct the General Council to report further to our next Session.

 

Doha paragraph 19

38.  We take note of the work undertaken by the Council for TRIPS pursuant to paragraph 19 of the Doha Ministerial Declaration and agree that this work shall continue on the basis of paragraph 19 of the Doha Ministerial Declaration and the progress made in the Council for TRIPS to date.  The General Council shall report on its work in this regard to our next Session.

 

TRIPS non-violation and situation complaints

39.  We take note of the work done by the Council for Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights pursuant to paragraph 11.1 of the Doha Decision on Implementation-Related Issues and Concerns and paragraph 1.h of the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004, and [direct it to continue its examination of the scope and modalities for complaints of the types provided for under subparagraphs 1(b) and 1(c) of Article XXIII of GATT 1994 and make recommendations to our next Session.  It is agreed that, in the meantime, Members will not initiate such complaints under the TRIPS Agreement].

 

E-commerce

40.  We take note of the reports from the General Council and subsidiary bodies on the Work Programme on Electronic Commerce, and that the examination of issues under the Work Programme is not yet complete.  We [agree to reinvigorate that work, including the development-related issues under the Work Programme and discussions on the trade treatment, inter alia, of electronically delivered software.  We agree to maintain the current institutional arrangements for the Work Programme.  We declare that Members will maintain their current practice of not imposing customs duties on electronic transmissions until our next Session].

 

LDCs

41.  We reaffirm our commitment to effectively and meaningfully integrate LDCs into the multilateral trading system and shall continue to implement the WTO Work Programme for LDCs adopted in February 2002.  We acknowledge the seriousness of the concerns and interests of the LDCs in the negotiations as expressed in the Livingstone Declaration, adopted by their Ministers in June 2005.  We take note that issues of interest to LDCs are being addressed in all areas of negotiations and we welcome the progress made since the Doha Ministerial Declaration as reflected in the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004.  Building upon the commitment in the Doha Ministerial Declaration, developed-country Members, and developing-country Members declaring themselves in a position to do so, agree to fully implement duty-free and quota-free market access for products originating from LDCs by the end of the Round in a manner that ensures security and predictability.  Furthermore, in accordance with our commitment in the Doha Ministerial Declaration, Members shall take additional measures to provide effective market access, both at the border and otherwise, including simplified and transparent rules of origin so as to facilitate exports from LDCs.  In the services negotiations, Members shall implement the LDC modalities and give priority to the sectors and modes of supply of export interest to LDCs, particularly with regard to movement of service providers under Mode 4.  We agree to facilitate and accelerate negotiations with acceding LDCs based on the accession guidelines adopted by the General Council in December 2002.  We commit to continue giving our attention and priority to concluding the ongoing accession proceedings as rapidly as possible.  We welcome the decision by the TRIPS Council to extend the transition period under Article 66.1 of the TRIPS Agreement.  We reaffirm our commitment to enhance effective trade-related technical assistance and capacity building to LDCs on a priority basis in helping to overcome their limited human and institutional trade-related capacity to enable LDCs to maximise the benefits resulting from the Doha Development Agenda (DDA).

 

Integrated Framework

42.  We continue to attach high priority to the effective implementation of the Integrated Framework (IF) and reiterate our endorsement of the IF as a viable instrument for LDCs' trade development, building on its principles of country ownership and partnership. We highlight the importance of contributing to reducing their supply side constraints.  We reaffirm our commitment made at Doha, and recognize the urgent need to make the IF more effective and timely in addressing the trade-related development needs of LDCs.

 

43.  In this regard, we are encouraged by the endorsement by the Development Committee of the World Bank and International Monetary Fund (IMF) at its autumn 2005 meeting of an enhanced IF.  We welcome the establishment of a Task Force by the Integrated Framework Working Group as endorsed by the IF Steering Committee (IFSC) as well as an agreement on the three elements which together constitute an enhanced IF.  The Task Force, composed of donor and LDC members, will provide recommendations to the IFSC by April 2006.  The enhanced IF shall enter into force no later than 31 December 2006.

 

44.              We agree that the Task Force, in line with its Mandate and based on the three elements agreed to, shall provide recommendations on how the implementation of the IF can be improved, inter alia, by considering ways to:

1.   provide increased, predictable, and additional funding on a multi-year basis;

2.   strengthen the IF in-country, including through mainstreaming trade into national development plans and poverty reduction strategies; more effective follow-up to diagnostic trade integration studies and implementation of action matrices; and achieving greater and more effective co-ordination amongst donors and IF stakeholders, including beneficiaries;

3.   improve the IF decision-making and management structure to ensure an effective and timely delivery of the increased financial resources and programmes.

 

45.  We welcome the increased commitment already expressed by some Members in the run-up to, and during, this Session.  We urge other development partners to significantly increase their contribution to the IF Trust Fund.  We also urge the six IF core agencies to continue to cooperate closely in the implementation of the IF, to increase their investments in this initiative and to intensify their assistance in trade-related infrastructure, private sector development and institution building to help LDCs expand and diversify their export base.

 

Technical Cooperation

46.  We note with appreciation the substantial increase in trade-related technical assistance since our Fourth Session, which reflects the enhanced commitment of Members to address the increased demand for technical assistance, through both bilateral and multilateral programmes.  We note the progress made in the current approach to planning and implementation of WTO's programmes, as embodied in the Technical Assistance and Training Plans adopted by Members, as well as the improved quality of those programmes.  We note that a strategic review of WTO's technical assistance is to be carried out by Members, and expect that in future planning and implementation of training and technical assistance, the conclusions and recommendations of the review will be taken into account, as appropriate.

 

47.  We reaffirm the priorities established in paragraph 38 of the Doha Ministerial Declaration for the delivery of technical assistance and urge the Director-General to ensure that programmes focus accordingly on the needs of beneficiary countries and reflect the priorities and mandates adopted by Members.  We endorse the application of appropriate needs assessment mechanisms and support the efforts to enhance ownership by beneficiaries, in order to ensure the sustainability of trade-related capacity building.  We invite the Director-General to reinforce the partnerships and coordination with other agencies and regional bodies in the design and implementation of technical assistance programmes, so that all dimensions of trade-related capacity building are addressed, in a manner coherent with the programmes of other providers.  In this connection, we note the role of the Joint Integrated Technical Assistance Programme (JITAP) in building the capacity of participating countries.

 

48.  In order to continue progress in the effective and timely delivery of trade-related capacity building, in line with the priority Members attach to it, the relevant structures of the Secretariat should be strengthened and its resources enhanced.  We reaffirm our commitmentto ensure secure and adequate levels of funding for trade-related capacity building, including in the Doha Development Agenda Global Trust Fund, to conclude the Doha Work Programmeand implement its results.

 

Commodity Issues

 

49.  We recognize the dependence of several developing and least-developed countries (LDCs) on the export of commodities and the problems they face because of the adverse impact of the long-term decline and sharp fluctuation in the prices of these commodities.  We take note of the work undertaken in the Committee on Trade and Development on commodity issues, and instruct the Committee, within its mandate, to intensify its work in cooperation with other relevant international organizations and report regularly to the General Council with possible recommendations.  We agree that the particular trade-related concerns of developing and least-developed countries related to commodities shall also be addressed in the course of the agriculture and NAMA negotiations.  We further acknowledge that these countries may need support and technical assistance to overcome the particular problems they face, and urge Members and relevant international organizations to consider favourably requests by these countries for support and assistance.

 

Coherence

50.  We welcome the Director-General's actions to strengthen the WTO's cooperation with the IMF and the World Bank in the context of the WTO's Marrakesh mandate on Coherence, and invite him to continue to work closely with the General Council in this area.  We value the General Council meetings that are held with the participation of the heads of the IMF and the World Bank to advance our Coherence mandate.  We agree to continue building on that experience and expand the debate on international trade and development policymaking and inter-agency cooperation with the participation of relevant UN agencies.  In that regard, we note the discussions taking place in the Working Group on Trade, Debt and Finance on, inter alia, the issue of Coherence, and look forward to any possible recommendations it may make on steps that might be taken within the mandate and competence of the WTO on this issue.

 

Aid for Trade

51.  We welcome the discussions of Finance and Development Ministers in various fora, including the Development Committee of the World Bank and IMF, that have taken place this year on expanding Aid for Trade.  Aid for Trade should aim to help developing countries, particularly LDCs, to build the supply-side capacity and trade-related infrastructure that they need to assist them to implement and benefit from WTO Agreements and more broadly to expand their trade.  Aid for Trade cannot be a substitute for the development benefits that will result from a successful conclusion to the DDA, particularly on market access.  However, it can be a valuable complement to the DDA.  We invite the General Council to convene a meeting before July 2006 dedicated to considering how Aid for Trade might contribute most effectively to a successful conclusion to the DDA.  We also invite the Director-General to consult with Members as well as with the IMF and World Bank, relevant international organisations and the regional development banks with a view to reporting to the General Council on appropriate mechanisms to secure additional financial resources for Aid for Trade, where appropriate on concessional terms.

 

Recently-acceded Members

52.  We recognize the special situation of recently-acceded Members who have undertaken extensive market access commitments at the time of accession.  This situation will be taken into account in the negotiations.

 

Accessions

53.  We reaffirm our strong commitment to making the WTO truly global in scope and membership.  We welcome those new Members who have completed their accession processes since our last Session, namely Nepal, Cambodia and Saudi Arabia.  [We note with satisfaction that Tonga has completed its accession negotiations to the WTO.]  These accessions further strengthen the rules-based multilateral trading system.  We continue to attach priority to the [30] ongoing accessions with a view to concluding them as rapidly and smoothly as possible.  We stress the importance of facilitating and accelerating the accession negotiations of least-developed countries, taking due account of the guidelines on LDC accession adopted by the General Council in December 2002.

 

 

_______________

 


Annex A

 

Agriculture

 

Report by the Chairman of the Special Session of the Committee on Agriculture to the TNC

 

 

1.    The present report has been prepared on my own responsibility. I have done so in response to the direction of Members as expressed at the informal Special Session of the Committee on Agriculture on 11 November 2005.  At that meeting, following the informal Heads of Delegation meeting the preceding day, Members made it crystal clear that they sought from me at this point an objective factual summary of where the negotiations have reached at this time. It was clear from that meeting that Members did not expect or desire anything that purported to be more than that. In particular, it was clear that, following the decision at the Heads of Delegation meeting that full modalities will not be achieved at Hong Kong, Members did not want anything that suggested implicit or explicit agreement where it did not exist.

 

2.    This is not, of course, the kind of paper that I would have chosen or preferred to have prepared at this point.  Ideally, my task should have been to work with Members to generate a draft text of modalities. But this text reflects the reality of the present situation. There will be – because there must be if we are to conclude these negotiations – such a draft text in the future.  I look at this now as a task postponed, but the precise timing of this is in the hands of Members.

 

3.    As for this paper, it is precisely what it is described to be.  No more, no less. It is the Chairman's report and, as such, it goes from me to the TNC.  It is not anything more than my personal report – in particular, it is not in any sense an agreed text of Members.  It does not, therefore, in any way prejudge or prejudice the positions of Members on any matter within it or outside of it.  And, it certainly does not bind Members in any way.  It should go without saying that the agreed basis of our work is, and shall remain, the Doha Mandate itself and the Framework in the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004.

 

4.    As to the character of the paper, I have endeavoured to reflect what I discerned as the wishes of Members when they directed me to prepare this paper.  I have tried to capture as clearly as I can such conditional progress and convergence as has developed in the post-July 2004 period.  In doing so, I have not tried to brush under the carpet divergences that remain, and the paper tries to be just as clear on those points.  Of course, it is a summary report.  As such, it cannot – and does not – recapitulate each and every detail on each and every issue.  But I took from Members' comments that they would prefer a paper which could 'orient' further discussion.

 

5.    In that regard, I hope that anyone reading this paper would be able to get a pretty clear idea of what it is that remains to be done.  Members made it clear that it was not my task as Chair to prescribe what is to be done next in a programmatic way.  My task was to register where we are now, but I confess to having done so with an eye to genuinely clarifying where key convergences exist or key divergences remain, rather than obscuring or overcomplicating matters.

 

6.    My own sense, when I review this myself, is the compelling urgency of seizing the moment and driving the process to a conclusion as rapidly as possible. We have made – particularly since August of this year – genuine and material progress.  Indeed, it has come at a relatively rapid pace.  It is also clear to me that it has been the product of a genuinely negotiating process.  In other words, it has been a case of making proposals and counterproposals.  That is why the matters covered in this report have an essentially conditional character.  As I see it, the reality is that we have yet to find that last bridge to agreement that we need to secure modalities.  But it would be a grave error, in my view, to imagine that we can take much time to find that bridge.  As Chair, I am convinced that we must maintain momentum.  You don't close divergences by taking time off to have a cup of tea.  If you do so, you will find that everyone has moved backwards in the meantime. That, it seems to me, is a profound risk to our process. I would like to believe that this report at least underlines to us that there is indeed something real and important still within our grasp and we ought not to risk losing it.  Our over-riding challenge and responsibility is to meet the development objective of the Doha Development Agenda.  To meet this challenge and achieve this goal, we must act decisively and with real urgency.

 

7.    The future life of this paper, if any, is a matter entirely in the hands of TNC Members to decide. This, as I see it, is the proper safeguard of the integrity of what has come to be described as a "bottom-up" process.

 

 

DOMESTIC SUPPORT

 

8.    There has been very considerable potential convergence, albeit on a manifestly conditional basis.

 

Overall Cut

 

-                        There is a working hypothesis of three bands for overall cuts by developed countries.  There is a strongly convergent working hypothesis that the thresholds for the three bands be US$ billion 0-10; 10-60; >60.  On this basis, the European Communities would be in the top band, the United States and Japan in the second band, and all other developed countries at least in the third band.  For developing countries, there is a view that either developing countries are assigned to the relevant integrated band (the bottom) or that there is a separate band for them.[i]

-                        Based on post-July 2005 proposals, there has been an undeniably significant convergence on the range of cuts.  Of course, this has been conditional.  But subject to that feature, a great deal of progress has been made since the bare bones of the July 2004 Framework.  The following matrix provides a snapshot:

 

Bands

Thresholds (US$ billion)

Cuts

1

0-10

31%-70%

2

10-60

53%-75%

3

> 60

70%-80%

 

De Minimis

 

-                        On product-specific de minimis and non-product-specific de minimis, there is a zone of engagement for cuts between 50% and 80% for developed countries.

-                        As regards developing countries, there are still divergences to be bridged.  In addition to the exemption specifically provided for in the Framework, there is a view that, for all developing countries, there should be no cut in de minimis at all.  Alternatively, at least for those with no AMS, there should be no cut and, in any case, any cut for those with an AMS should be less than 2/3 of the cut for developed countries.

 

Blue Box

 

9.    There is important and significant convergence on moving beyond (i.e. further constraining) Blue Box programme payments envisaged in the July 2004 Framework.  However, the technique for achieving this remains to be determined.  One proposal is to shrink the current 5% ceiling to 2.5%.[ii]  Another proposal rejects this in favour of additional criteria disciplining the so-called "new" Blue Box only.  Others favour a combination of both, including additional disciplines on the "old" Blue Box.

 

AMS

 

-                        There is a working hypothesis of three bands for developed countries.

-                        There is close (but not full) convergence on the thresholds for those bands.  There appears to be convergence that the top tier should be US$25 billion and above.  There is some remaining divergence over the ceiling for the bottom band:  between US$12 billion and 15 billion.

-                        There has been an undeniably significant convergence on the range of cuts.  Of course, this has been conditional.  But, that understood, a great deal of progress has been made since the bare bones of the July 2004 Framework.  The following matrix[iii] provides a snapshot:

Bands

Thresholds  (US$ billion)

Cuts

1

0-12/15

37-60%

2

12/15-25

60-70%

3

>25

70-83%

 

-                        There is therefore working hypothesis agreement that the European Communities should be in the top tier, and the United States in the second tier. However, while the basis for Japan's placement as between these two tiers has been narrowed, it remains to be finally resolved.

-                        For developed countries in the bottom band, with a relatively high level of AMS relative to total value of agriculture production, there is emerging consensus that their band-related reduction should be complemented with an additional effort.

-                        What is needed now is a further step to bridge the remaining gap in positions – particularly as regards the United States and the European Communities, it being understood that this is not a matter to be resolved in isolation from the other elements in this pillar and beyond.

-                        On the base period for product-specific caps, certain proposals (such as for 1995-2000 and 1999-2001) are on the table.  This needs to be resolved appropriately, including the manner in which special and differential treatment should be applied.

 

Green Box

 

10.  The review and clarification commitment has not resulted in any discernible convergence on operational outcomes.  There is, on the one side, a firm rejection of anything that is seen as departing from the existing disciplines while there is, on the other, an enduring sense that more could be done to review the Green Box without undermining ongoing reform.  Beyond that there is, however, some tangible openness to finding appropriate ways to ensure that the Green Box is more "development friendly" i.e. better tailored to meet the realities of developing country agriculture but in a way that respects the fundamental requirement of at most minimal trade distortion.

 

 

EXPORT COMPETITION

 

End Date

 

11.  While concrete proposals[iv] have been made on the issue of an end date for elimination of all forms of export subsidies, there is at this stage no convergence.  There are suggestions for the principle of front-loading or accelerated elimination for specific products, including particularly cotton.

 

Export Credits

 

12.  Convergence has been achieved on a number of elements of disciplines with respect to export credits, export credit guarantee or insurance programmes with repayment periods of 180 days and below.  However, a number of critical issues remain.[v]

 

Exporting State Trading Enterprises

 

13.  There has been material convergence on rules to address trade-distorting practices identified in the July 2004 Framework text, although there are still major differences regarding the scope of practices to be covered by the new disciplines.  Fundamentally opposing positions remain, however, on the issue of the future use of monopoly powers.  There have been concrete drafting proposals on such matters as definition of entities and practices to be addressed as well as transparency.  But there has been no genuine convergence in such areas.

 

Food Aid

 

14.  There is consensus among Members that the  WTO shall not stand in the way of the provision of genuine food aid. There is also consensus that what is to be eliminated is commercial displacement. There have been detailed and intensive discussions, some of which have even been text-based, but not to a point where a consolidated draft text could be developed.  This has been precluded by Members clinging to fundamentally disparate conceptual premises.  There are proposals that in the disciplines a distinction should be made between at least two types of food aid: emergency food aid and food aid to address other situations. However, there is not yet a common understanding where emergency food aid ends and other food aid begins, reflecting concerns that this distinction should not become a means to create a loophole in disciplines. A fundamental sticking point is whether, except in exceptional, genuine emergency situations, Members should (albeit gradually) move towards untied,  in-cash food aid only, as some Members propose but other Members strongly oppose.[vi]

 

Special and Differential Treatment

 

15.  Framework provisions for special and differential treatment, including with respect to the monopoly status of state trading enterprises in developing countries and an extended lifetime for Article 9.4, have been uncontroversial, but details remain to be established.

 

Special Circumstances

 

16.  Work on the criteria and consultation procedures to govern any ad hoc temporary financing arrangements relating to exports to developing countries in exceptional circumstances is not much developed.

 

 

MARKET ACCESS

 

Tiered Formula

 

-                      We have progressed on ad valorem equivalents.[vii]  This has successfully created a basis for allocating items into bands for the tiered formula.

-                      We have a working hypothesis of four bands for structuring tariff cuts.

-                      There has been very considerable convergence on adopting a linear-based approach for cuts within those bands.  Members have, of course, by no means formally abandoned positions that are even more divergent.[viii]  We need now to narrow the extent of divergence that remains.  This will include whether or not to include any "pivot" in any band.

-                      Members have made strong efforts to promote convergence on the size of actual cuts to be undertaken within those bands.  But, even though genuine efforts have been made to move from formal positions (which of course remain), major gaps are yet to be bridged.  Somewhat greater convergence has been achieved as regards the thresholds for the bands.  Substantial movement is clearly essential to progress.[ix]

-                      Some Members continue to reject completely the concept of a tariff cap.  Others have proposed[x] a cap between 75-100%.

Sensitive Products

-                      Members have been prepared to make concrete - albeit conditional - proposals on the number of sensitive products.  But, in a situation where proposals extend from as little as 1% to as much as 15% of tariff lines, further bridging this difference is essential to progress.

-                      The fundamental divergence over the basic approach to treatment of sensitive products needs to be resolved.[xi]  Beyond that, there needs to be convergence on the consequential extent of liberalisation for such products.

Special and Differential Treatment

 

-                        Just as for developed countries, there is a working hypothesis of four bands for developing countries.  There is no disagreement on lesser cuts within the bands.  A certain body of opinion is open to considering cuts of two-thirds of the amount of the cuts for developed countries as a plausible zone in which to search more intensively for convergence.[xii]  But significant disagreement on that remains, and divergence is, if anything, somewhat more marked on the connected issue of higher thresholds for developing countries.[xiii]

-                        Some Members continue to reject completely the concept of a tariff cap for developing countries.  Others have proposed[xiv] a cap at 150%.

-                        For sensitive products, there is no disagreement that there should be greater flexibility for developing countries, but the extent of this needs to be further defined.[xv]

 

Special Products

 

-                        Regarding designation of special products, there has been a clear divergence between those Members which consider that, prior to establishment of schedules, a list of non-exhaustive and illustrative criteria-based indicators should be established and those Members which are looking for a list which would act as a filter or screen for the selection of such products. Latterly, it has been proposed (but not yet discussed with Members as a whole) that a developing country Member should have the right to designate at least 20 per cent of its agricultural tariff lines as Special Products, and be further entitled to designate an SP where, for that product, an AMS has been notified and exports have taken place.  This issue needs to be resolved as part of modalities so that there is assurance of the basis upon which Members may designate special products.

-                        Some moves toward convergence on treatment of Special Products have been made recently. Some Members had considered that special products should be fully exempt from any new market access commitments whatsoever and have automatic access to the SSM.  Others had argued there should be some degree of market opening for these products, albeit reflecting more flexible treatment than for other products.  In the presence of this fundamental divergence, it had clearly been impossible to undertake any definition of what such flexibility would be. Genuine convergence is obviously urgently needed. There is now a new proposal for a tripartite categorization of Special Products involving limited tariff cuts for at least a proportion of such products which remains to be fully discussed. It remains to be seen whether this discussion can help move us forward. 

 

Special Safeguard Mechanism

 

-                        There is agreement that there would be a special safeguard mechanism and that it should be tailored to the particular circumstances and needs of developing countries.  There is no material disagreement with the view that it should have a quantity trigger.  Nor is there disagreement with the view that it should at least be capable of addressing effectively what might be described as import "surges".  Divergence remains over whether, or if so how, situations that are lesser than "surge" are to be dealt with.  There is, however, agreement that any remedy should be of a temporary nature.  There remains strong divergence however on whether, or if so how, a special safeguard should be "price-based" to deal specifically with price effects.

-                        There is some discernible openness, albeit at varying levels, to at least consider coverage of products that are likely to undergo significant liberalisation effects, and/or are already bound at low levels and/or are special products.  Beyond that, however, there remains a fundamental divergence between those considering all products should be eligible for such a mechanism and those opposing such a blanket approach.

 

Other Elements

 

17.  There has been no further material convergence on the matters covered by paragraphs 35 and 37 of the July 2004 Framework text.  The same may be said for paragraph 36 on tariff escalation, albeit that there is full agreement on the need for this to be done, and a genuine recognition of the particular importance of this for commodities exporters.  Certain concrete proposals have been made on paragraph 38 (SSG) and met with opposition from some Members.

 

18.  Concrete proposals have been made and discussed on how to implement paragraph 43 of the July 2004 Framework on tropical and diversification products.  But there remains divergence over the precise interpretation of this section of the July Framework[xvi] and no common approach has been established.

 

19.  The importance of long-standing preferences pursuant to paragraph 44 of the July 2004 Framework is fully recognised and concrete proposals regarding preference erosion have been made and discussed.[xvii]  There seems not to be inherent difficulty with a role for capacity building.  However, while there is some degree of support for e.g. longer implementation periods for at least certain products in order to facilitate adjustment, there is far from convergence on even this.  Some argue it is not sufficient or certainly not in all cases, while others that it is not warranted at all.

 

 

LEAST-DEVELOPED COUNTRIES

 

20.  There is no questioning of the terms of paragraph 45 of the July Framework agreement, which exempts least-developed countries from any reduction requirement.  The stipulation that "developed Members, and developing country Members in a position to do so, should provide duty-free and quota-free market access for products originating from least-developed countries" is not at this point concretely operational for all Members.  At this stage, several Members have made undertakings.  Proposals for this to be bound remain on the table.[xviii]

 

 

COTTON

 

21.  While there is genuine recognition of the problem to be addressed and concrete proposals have been made, Members remain at this point short of concrete and specific achievement that would be needed to meet the July Framework direction to address this matter ambitiously, expeditiously and specifically. There is no disagreement with the view that all forms of export subsidies are to be eliminated for cotton although the timing and speed remains to be specified.  Proposals to eliminate them immediately or from day one of the implementation period are not at this point shared by all Members.  In the case of trade distorting support, proponents seek full elimination with "front-loaded" implementation.[xix]  There is a view that the extent to which this can occur, and its timing, can only be determined in the context of an overall agreement.  Another view is that there could be at least substantial and front-loaded reduction on cotton specifically from day one of implementation, with the major implementation achieved within twelve months, and the remainder to be completed within a period shorter than the overall implementation period for agriculture.[xx] 

 

 

RECENTLY-ACCEDED MEMBERS

 

22.  Concrete proposals have been made and discussed, but no specific flexibility provisions have commanded consensus.

 

 

MONITORING AND SURVEILLANCE

 

23.  A proposal has been made but there is no material advance at this point.

 

 

OTHER ISSUES

 

24.  On paragraph 49 (sectoral initiatives, differential export taxes, GIs) certain positions and proposals have been tabled and/or referred to.  They are issues that remain of interest but not agreed.

 

25.  At this point, proposals on paragraph 50 have not advanced materially.

 

26.  In the case of small and vulnerable economies, a concrete proposal has been made recently.  It has not yet been subject to consultation.

 

27.  There is openness to the particular concerns of commodity-dependent developing and least-developed countries facing long-term decline and/or sharp fluctuations in prices.  There is, at this point (where, overall, precise modalities are still pending), support for the view that such modalities should eventually be capable of addressing effectively key areas for them.[xxi]

 


Notes

 


Annex B

 

Market Access for Non-Agricultural Products

 

Report by the Chairman of the Negotiating Group on Market Access to the TNC

 

 

Introduction

1.    A Chairman's commentary of the state of play of the NAMA negotiations was prepared in July 2005 and circulated in document JOB(05)/147 and Add.1 (hereinafter referred to as the "Chairman's commentary").  The current report, made on my responsibility, reflects the state of play of the NAMA negotiations at this juncture of the Doha Development Agenda, and supplements that commentary.

 

2.    With an eye on the forthcoming Ministerial, Section B of this report attempts to highlight those areas of convergence and divergence on the elements of Annex B of Decision adopted by the General Council on 1 August 2004, (hereinafter referred to as the “NAMA framework”), and to provide some guidance as to what may be a possible future course of action with respect to some of the elements. Section C of the report provides some final remarks about possible action by Ministers at Hong Kong.

 

3.    In preparing this report, use has been made of documents provided by Members (as listed in  TN/MA/S/16/Rev.2) as well as the discussions in the open-ended sessions of the Group, plurilateral meetings and bilateral contacts, as long as they were not in the nature of confessionals.

 

Summary of the state of play

4.    Full modalities must have detailed language and, where required, final numbers on all elements of the NAMA framework.  Such an agreement should also contain a detailed work plan concerning the process after the establishment of full modalities for the purpose of the submission, verification and annexation of Doha Schedules to a legal instrument.  While acknowledging that progress has been made since the adoption of the NAMA framework, the establishment of full modalities is, at present, a difficult prospect given the lack of agreement on a number of elements in the NAMA framework including the formula, paragraph 8 flexibilities and unbound tariffs.

 

5.    Regarding the structure of this section, generally Members recognize that the issues identified in the preceding paragraph are the three elements of the NAMA framework on which solutions are required as a matter of priority, and that there is a need to address them in an interlinked fashion. So, this report will commence with these three subjects before moving on to the other elements of the NAMA framework in the order in which they are presented therein.

 

Formula (paragraph 4 of the NAMA framework)

 

6.    On the non-linear formula, there has been movement since the adoption of the NAMA framework. There is a more common understanding of the shape of the formula that Members are willing to adopt in these negotiations. In fact, Members have been focusing on a Swiss formula. During the past few months, much time and effort has been spent examining the impact of such a formula from both a defensive and offensive angle. In terms of the specifics of that formula, there are basically two variations on the table: a formula with a limited number of negotiated coefficients and a formula where the value of each country's coefficient would be based essentially on the tariff average of bound rates of that Member, resulting in multiple coefficients.

 

7.    In order to move beyond a debate on the merits of the two options (and in recognition of the fact that what matters in the final analysis is the level of the coefficient) more recently Members have engaged in a discussion of numbers. Such a debate has been particularly helpful, especially as it demonstrated in a quantifiable manner to what extent the benchmarks established in paragraph 16 of the Doha Ministerial Declaration would be achieved.  While it is evident that one of the characteristics of such a formula  is to address tariff peaks, tariff escalation and high tariffs (as it brings down high tariffs more than low tariffs), one benchmark which has been the subject of differences of opinion has been that of "less than full reciprocity in reduction commitments" and how it should be measured.  Some developing Members are of the view that this means less than average percentage cuts i.e. as translated through a higher coefficient in the formula, than those undertaken by developed country Members. However, the latter have indicated that there are other measurements of less than full reciprocity in reduction commitments including the final rates after the formula cut which in their markets would be less than in developing country markets. Also, in their view, such a measurement of less than full reciprocity in reduction commitments has to take into account not only the additional effort made by them in all areas but also of paragraph 8 flexibilities and the fact that several developing Members and the LDCs would be exempt from formula cuts.

 

8.    Other objectives put forward by developed Members and some developing Members as being part of the Doha NAMA mandate are: harmonization of tariffs between Members; cuts into applied rates; and improvement of South-South trade. However, these objectives have been challenged by other developing Members who believe that, on the contrary, they are not part of that mandate.

 

9.    During the informal discussions, many Members engaged in an exchange on the basis of an approach with two coefficients.  In the context of such debates, the coefficients which were mentioned for developed Members fell generally within the range of 5 to 10, and for developing Members within the range of 15 to 30, although some developing Members did propose lower coefficients for developed Members and higher coefficients for developing Members.  In addition, a developing country coefficient of 10 was also put forward by some developed Members. However, while this discussion of numbers is a positive development, the inescapable reality is that the range of coefficients is wide and reflects the divergence that exists as to Members’ expectations regarding the contributions that their trading partners should be making.

 

Flexibilities for developing Members subject to a formula (paragraph 8 of the NAMA framework)

 

10.  A central issue concerning the paragraph 8 flexibilities has been the question of linkage or non-linkage between these flexibilities and the coefficient in the formula. A view was expressed that the flexibilities currently provided for in paragraph 8 are equivalent to 4-5 additional points to the coefficient in the formula, and as a result there was need to take this aspect into account in the developing country coefficient. In response, the argument has been made by many developing Members that those flexibilities are a stand alone provision as reflected in the language of that provision, and should not be linked to the coefficient.  Otherwise, this would amount to  re-opening the NAMA framework.  Some of those Members have also expressed the view that the numbers currently within square brackets are the minimum required for their sensitive tariff lines, and have expressed concern about the conditions attached to the use of such flexibilities, such as the capping of the import value. In response, the point has been made by developed Members that they are not seeking to remove the flexibilities under paragraph 8,  and therefore are not re-opening the NAMA framework. They further point out that the numbers in paragraph 8 are within square brackets precisely to reflect the fact that they are not fixed and may need to be adjusted downwards depending on the level of the coefficient.  In addition, the need for more transparency and predictability with regard to the tariff lines which would be covered by paragraph 8 flexibilities has been raised by some of these Members.  Some developing Members have also advanced the idea that there should be the option for those developing Members not wanting to use paragraph 8 flexibilities to have recourse to a higher coefficient in the formula in the interest of having a balanced outcome.

 

Unbound Tariff Lines (paragraph 5,  indent two of the NAMA framework)

 

11.  There has been progress on the discussion of unbound tariff lines. There is an understanding that full bindings would be a desirable objective of the NAMA negotiations, and a growing sense that unbound tariff lines should be subject to formula cuts provided there is a pragmatic solution for those lines with low applied rates. However, some Members have stressed that their unbound tariff lines with high applied rates are also sensitive and due consideration should be given to those lines. There now appears to be a willingness among several Members to move forward on the basis of a non-linear mark-up approach to establish base rates, and in the case of some of these Members, provided that such an approach yields an equitable result.  A non-linear mark-up approach envisages the addition of a certain number of percentage points to the applied rate of the unbound tariff line in order to establish the base rate on which the formula is to be applied. There are two variations of such an approach. In one case, a constant number of percentage points are added to the applied rate in order to establish the base rate.  The other variation consists of having a different number of percentage points depending on the level of the applied rate. In other words, the lower the applied rate the higher the mark-up and the higher the applied rate, the lower the mark-up.   There is also one proposal on the table of a target average approach where an average is established through the use of a formula, with the unbound tariff lines expected to have final bindings around that average.

 

12.  On a practical level, in their discussions on unbound tariff lines, Members have been referring mostly to the constant mark-up methodology to establish base rates. In the context of such discussions, the number for the mark-up has ranged from 5 to 30 percentage points.  Once again the gap between the two figures is wide, but Members have displayed willingness to be flexible.

 

Other elements of the formula (paragraph 5 of the NAMA framework)

 

13.  Concerning product coverage (indent 1), Members have made good progress to establish a list of non-agricultural products as reflected in document JOB(05)/226/Rev.2.  The main issue is whether the outcome of this exercise should be an agreed list or guidelines.  It would appear that several Members are in favour of the former outcome, however, some have expressed their preference for the latter.  In any event, there are only a limited number of items (17) on which differences exist and Members should try and resolve these differences as quickly as possible.

 

14.  On ad valorem equivalents (indent 5), agreement was reached to convert non ad valorem duties to ad valorem equivalents on the basis of the methodology contained in JOB(05)/166/Rev.1 and to bind them in ad valorem terms.  To date, four Members have submitted their preliminary AVE calculations, but there are many more due. Those Members would need to submit this information as quickly as possible so as to allow sufficient time for the multilateral verification process.

 

15.  The subject of how credit is to be given for autonomous liberalization (indent 4) by developing countries provided that the tariff lines are bound on an MFN basis in the WTO since the conclusion of the Uruguay Round has not been discussed in detail since the adoption of the NAMA framework.  However,  this issue may be more usefully taken up once there is a clearer picture of the formula.

 

16.  All the other elements of the formula such as tariff cuts commencing from bound rates after full implementation of current commitments (indent 2), the base year (indent 3), the nomenclature (indent 6) and reference period for import data (indent 7) have not been discussed any further since July 2004, as they were acceptable to Members as currently reflected in the NAMA framework.

 

Other flexibilities for developing Members

 

Members with low binding coverage (paragraph 6 of the NAMA framework)

 

17.  A submission by a group of developing Members, covered under paragraph 6 provisions, was made in June 2005. The paper proposed that Members falling under this paragraph should be encouraged to substantially increase their binding coverage, and bind tariff lines at a level consistent with their individual development, trade, fiscal and strategic needs.  A preliminary discussion of this proposal revealed that there were concerns about this proposal re-opening this paragraph by seeking to enhance the flexibilities contained therein.  Further discussion of this proposal is required.  However, it appears that the issue of concern to some of the paragraph 6 Members is not related so much to the full binding coverage, but rather to the average level at which these Members would be required to bind their tariffs.

 

Flexibilities for LDCs (paragraph 9 of the NAMA framework)

 

18.  There appears to be a common understanding that LDCs will be the judge of the extent and level of the bindings that they make. At the same time, Members have indicated that this substantial increase of the binding commitments which LDCs are expected to undertake should be done with a good faith effort.  In this regard, some yardsticks for this effort were mentioned including the coverage and level of bindings made in the Uruguay Round by other LDCs as well as the more recently acceded LDCs.

 

Small, vulnerable economies

 

19.  A paper was submitted recently by a group of Members which proposes inter alialesser and linear cuts to Members identified by a criterion using trade share. While some developing and developed Members were sympathetic to the situation of such Members, concerns were expressed with respect to the threshold used to establish eligibility, and also the treatment envisaged. Other developing Members expressed serious reservations about this proposal which in their view appeared to be creating a new category of developing Members, and to be further diluting the ambition of the NAMA negotiations.  The sponsors of this proposal stressed that the small, vulnerable economies had characteristics which warranted special treatment.

 

20.  This is an issue on which there is a serious divergence of opinion among developing Members. This subject will need to be debated further. Discussions may be facilitated through additional statistical analysis.

 

Sectorals (paragraph 7 of the NAMA framework)

 

21.  It appears that good progress is being made on the sectoral tariff component of the NAMA negotiations.  Work which is taking place in an informal Member-driven process has focused on inter alia identification of sectors, product coverage, participation, end rates and adequate provisions of flexibilities for developing countries.  Besides the sectorals based on a critical mass approach identified in the Chairman's commentary – bicycles, chemicals, electronics/electrical equipment, fish, footwear, forest products, gems and jewellery, pharmaceuticals and medical equipment, raw materials and sporting goods – I understand that work is ongoing on other sectors  namely apparel, auto/auto parts and textiles.

 

22.  While this component of the NAMA negotiations is recognized in the NAMA framework to be a key element to delivering on the objectives of paragraph 16 of the Doha NAMA mandate, some developing Members have questioned the rationale of engaging in sectoral negotiations before having the formula finalized. Many have also re-iterated their view that sectorals are voluntary in nature.The point has also been made by other developing Members that sectorals harm smaller developing Members due to an erosion of their preferences.  However, the proponents of such initiatives have argued that sectorals are another key element of the NAMA negotiations and an important modality for delivering on the elimination of duties as mandated in paragraph 16 of the Doha Ministerial Declaration. In addition, they have pointed out that some of the sectorals were initiated by developing Members. Moreover, such initiatives require substantive work and were time-consuming to prepare. Concerning preference erosion, this was a cross-cutting issue.

 

23.  Members will need to begin considering time-lines for the finalization of such work, and the submission of the outcomes which will be applied on an MFN basis.

 

Market Access for LDCs (paragraph 10 of the NAMA framework)

 

24.  In the discussions on this subject, it was noted that the Committee on Trade and Development in Special Session is examining the question of duty-free and quota-free access for non-agricultural products originating from LDCs.  Consequently, there is recognition by Members that the discussions in that Committee would most probably have an impact on this element of the NAMA framework, and would need to be factored in at the appropriate time.

 

Newly Acceded Members (paragraph 11 of the NAMA framework)

 

25.  Members recognize the extensive market access commitments made by the NAMs at the time of their accession.   From the discussions held on this subject, it was clarified that those NAMs which are developing Members have access to paragraph 8 flexibilities.  As special provisions for tariff reductions for the NAMs, some Members are willing to consider longer implementation periods than those to be provided to developing Members. Other proposals such as a higher coefficient and "grace periods" for the NAMs were also put forward, but a number of Members have objected to these ideas.There has also been a submission by four low-income economies in transition who have requested to be exempt from formula cuts in light of their substantive contributions at the time of their WTO accession and the current difficult state of their economies.  While some Members showed sympathy for the situation of these Members, they expressed the view that other solutions may be more appropriate. Some developing Members also expressed concern about this proposal creating a differentiation between Members.  Further discussion is required on these issues.

 

NTBs (paragraph 14 of the NAMA framework)

 

26.  Since adoption of the July 2004 framework, Members have been focusing their attention on non-tariff barriers in recognition of the fact that they are an integral and equally important part of the NAMA negotiations. Some Members claim that they constitute a greater barrier to their exports than tariffs.  The Group has spent a considerable amount of time identifying, categorizing and examining the notified NTBs.  Members are using bilateral, vertical and horizontal approaches to the NTB negotiations.  For example, many Members are raising issues bilaterally with their trading partners. Vertical initiatives are ongoing on automobiles, electronic products and wood products.  There have been some proposals of a horizontal nature concerning export taxes, export restrictions and remanufactured products.  On export taxes, some Members have expressed the view that such measures fall outside the mandate of the NAMA negotiations. Some Members have also raised in other Negotiating Groups some of the NTBs they had notified initially in the context of the NAMA negotiations. For example, a number of trade facilitation measures are now being examined in the Negotiating Group on Trade Facilitation. Some other Members have also indicated their intention to bring issues to the regular WTO Committees.  NTBs currently proposed for negotiation in the NAMA Group are contained in document JOB(05)/85/Rev.3.

 

27.  Some proposals have been made of a procedural nature in order to expedite the NTB work, including a suggestion to hold dedicated NTB sessions.  Further consideration will need to be given to this and other proposals.  Members will also need to begin considering some time-lines for the submission of specific negotiating proposals and NTB outcomes.

 

Appropriate Studies and Capacity Building Measures (paragraph 15 of the NAMA framework)

 

28.  There has been no discussion as such on this element as it is an ongoing and integral part of the negotiating process. Several papers have been prepared by the Secretariat during the course of the negotiations and capacity building activities by the Secretariat have increased considerably since the launch of the Doha Development Agenda.  Such activities will need to continue taking into account the evolution of the negotiations.

 

Non-reciprocal preferences (paragraph 16 of the NAMA framework)

 

29.  In response to calls by some Members for a better idea of the scope of the problem, the ACP Group circulated an indicative list of products (170 HS 6-digit tariff lines) vulnerable to preference erosion in the EC and US markets as identified through a vulnerability index. Simulations were also submitted by the African Group. Some developing Members expressed concern that the tariff lines listed covered the majority of their exports, or covered critical exports to those markets and were also precisely the lines on which they sought MFN cuts.  As a result, for these Members, it was impossible to entertain any solution which related to less than full formula cuts or longer staging. In this regard, concern was expressed by them that non-trade solutions were not being examined. For the proponents of the issue, a trade solution was necessary as this was a trade problem. According to them, their proposal would not undermine trade liberalization because they were seeking to manage such liberalization on a limited number of products.

 

30.  This subject is highly divisive precisely because the interests of the two groups of developing Members are in direct conflict.  Additionally, it is a cross-cutting issue which makes it even more sensitive. While, the aforementioned list of products has been helpful in providing a sense of the scope of the problem and may help Members to engage in a more focused discussion, it is clear that pragmatism will need to be shown by all concerned.

 

Environmental Goods (paragraph 17 of the NAMA framework)

 

31.  Since the adoption of the July framework in 2004, limited discussions have been held on this subject in the Group. However, it is noted that much work under paragraph 31(iii) of the Doha Ministerial Declaration has been undertaken by the Committee on Trade and Environment in Special Session.    There would need to be close coordination between the two negotiating groups and a stock taking of the work undertaken in that Committee would be required at the appropriate time by the NAMA Negotiating Group.

 

Other elements of the NAMA framework

 

32.  On the other elements of the NAMA framework, such as supplementary modalities (paragraph 12), elimination of low duties (paragraph 13) and tariff revenue dependency (paragraph 16) the Group has not had a substantive debate. This has in part to do with the nature of the issue or because more information is required from the proponents. Regarding supplementary modalities, such modalities will become more relevant once the formula has been finalized. On elimination of low duties, this issue may be more suitable to consider once there is a better sense of the likely outcome of the NAMA negotiations. On tariff revenue dependency, more clarity is required from the proponents on the nature and scope of the problem.

 

Final remarks

33.  As may be observed from the above report, Members are far away from achieving full modalities.  This is highly troubling.  It will take a major effort by all if the objective of concluding the NAMA negotiations by the end of 2006 is to be realized.

 

34.  To this end, I would highlight as a critical objective for Hong Kong a common understanding on the formula, paragraph 8 flexibilities and unbound tariffs.  It is crucial that Ministers move decisively on these elements so that the overall outcome is acceptable to all.  This will give the necessary impetus to try and fulfil at a date soon thereafter the objective of full modalities for the NAMA negotiations.

 

35.  Specifically, Ministers should:

 

·                     Obtain agreement on the final structure of the formula and narrow the range of numbers.

 

·                     Resolve their basic differences over paragraph 8 flexibilities.

 

·                     Clarify whether the constant mark-up approach is the way forward, and if so, narrow the range of numbers.

 

 


Annex C

 

Services

 

 

       Objectives

In order to achieve a progressively higher level of liberalization of trade in services, with appropriate flexibility for individual developing country Members, we agree that Members should strive to ensure that their new and improved commitments adhere to the following objectives:

Mode 1

commitments at existing levels of market access on a non-discriminatory basis across sectors of interest to Members

removal of existing requirements of commercial presence

Mode 2

commitments at existing levels of market access on a non-discriminatory basis across sectors of interest to Members

commitments on mode 2 where commitments on mode 1 exist

Mode 3

commitments on enhanced levels of foreign equity participation

removal or substantial reduction of economic needs tests

commitments allowing greater flexibility on the types of legal entity permitted

Mode 4

new or improved commitments on the categories of Contractual Services Suppliers, Independent Professionals and Others, de-linked from commercial presence, to reflect inter alia:

removal or substantial reduction of economic needs tests

indication of prescribed duration of stay and possibility of renewal, if any

new or improved commitments on the categories of Intra-corporate Transferees and Business Visitors, to reflect inter alia:   

removal or substantial reduction of economic needs tests

indication of prescribed duration of stay and possibility of renewal, if any

MFN Exemptions

removal or substantial reduction of exemptions from most-favoured-nation (MFN) treatment

clarification of remaining MFN exemptions in terms of scope of application and duration

Scheduling of Commitments

ensuring clarity, certainty, comparability and coherence in the scheduling and classification of commitments through adherence to, inter alia, the Scheduling Guidelines pursuant to the Decision of the Council for Trade in Services adopted on 23 March 2001

ensuring that scheduling of any remaining economic needs tests adheres to the Scheduling Guidelines pursuant to the Decision of the Council for Trade in Services adopted on 23 March 2001.

In order to provide guidance for the request-offer negotiations, the sectoral and modal objectives as identified by Members may be considered[32].

Members shall pursue full and effective implementation of the Modalities for the Special Treatment for Least-Developed Country Members in the Negotiations on Trade in Services (LDC Modalities) adopted by the Special Session of the Council for Trade in Services on 3 September 2003, with a view to the beneficial and meaningful integration of LDCs into the multilateral trading system.

Members must intensify their efforts to conclude the negotiations on rule-making under GATS Articles X, XIII, and XV in accordance with their respective mandates and timelines:

Members should engage in more focused discussions in connection with the technical and procedural questions relating to the operation and application of any possible emergency safeguard measures in services.

On government procurement, Members should engage in more focused discussions and in this context put greater emphasis on proposals by Members, including on proposals for a possible framework for government procurement.

On subsidies, Members should intensify their efforts to expedite and fulfil the information exchange  required for the purpose of such negotiations, and should engage in more focused discussions on proposals by Members, including the development of a possible working definition of subsidies in services.

Members shall develop disciplines on domestic regulation pursuant to the mandate under Article VI:4 of the GATS before the end of the current round of negotiations.  We call upon Members to develop text for adoption.  In so doing, Members shall consider proposals and the illustrative list of possible elements for Article VI:4 disciplines[33].

       Approaches

Pursuant to the principles and objectives above, we agree to intensify and expedite the request-offer negotiations, which shall remain the main method of negotiation, with a view to securing substantial commitments.

In addition to bilateral negotiations, we agree that the request-offer negotiations should also be pursued on a plurilateral basis in accordance with the principles of the GATS and the Guidelines and Procedures for the Negotiations on Trade in Services.  The results of such negotiations shall be extended on an MFN basis.  These negotiations would  be organized in the following manner:

Any Member or group of Members may present requests or collective requests to other Members in any specific sector or mode of supply, identifying their objectives for the negotiations in that sector or mode of supply.

Any Member or group of Members who have made such requests in a specific sector or mode of supply, together with Members to whom such requests have been made, and any other interested Member, shall enter into plurilateral negotiations to consider such requests.

Plurilateral negotiations should be organised with a view to facilitating the participation of all Members, taking into account the limited capacity of smaller delegations to participate in such negotiations.

Due consideration shall be given to proposals on trade-related concerns of small economies.

Members, in the course of negotiations, shall develop methods for the full and effective implementation of the LDC Modalities, including expeditiously:

Developing appropriate mechanisms for according special priority including to sectors and modes of supply of interest to LDCs in accordance with Article IV:3 of the GATS and paragraph 7 of the LDC Modalities.

Undertaking commitments, to the extent possible, in such sectors and modes of supply identified, or to be identified, by LDCs that represent priority in their development policies in accordance with paragraphs 6 and 9 of the LDC Modalities.

Assisting LDCs to enable them to identify sectors and modes of supply that represent development priorities.

Providing targeted and effective technical assistance and capacity building for LDCs in accordance with the LDC Modalities, particularly paragraphs 8 and 12.

Developing a reporting mechanism to facilitate the review requirement in paragraph 13 of the LDC Modalities.

Targeted technical assistance should be provided through, inter alia, the WTO Secretariat, with a view to enabling developing and least-developed countries to participate effectively in the negotiations.  In particular and in accordance with paragraph [...] on Technical Assistance in the Hong Kong Ministerial Declaration, targeted technical assistance should be given to all developing countries allowing them to fully engage in the final phase of the negotiation.  In addition, such assistance should be provided on, inter alia, compiling and analyzing statistical data on trade in services, assessing interests in and gains from services trade, building regulatory capacity, particularly on those services sectors where liberalization is being undertaken by developing countries.

       Timelines

Recognizing that an effective timeline is necessary in order to achieve a successful conclusion of the negotiations by [...], we agree that the negotiations shall adhere to the following dates:

Any outstanding initial offers shall be submitted as soon as possible.

Groups of Members presenting plurilateral requests to other Members should submit such requests by [February 2006] or as soon as possible thereafter.

A second round of revised offers shall be submitted by [date].

Final draft schedules of commitments shall be submitted by [date].

Members shall strive to complete the requirements in 9(a) before the date in 11(c).

       Review of Progress

The Special Session of the Council for Trade in Services shall review progress in the negotiations and monitor the implementation of the Objectives, Approaches and Timelines set out in this Annex.

 

 


Annex D

 

Rules

 

I.  Anti-Dumping and Subsidies and Countervailing Measures including Fisheries Subsidies

 

 

We:

 

  1. acknowledge that the achievement of substantial results on all aspects of the Rules mandate, in the form of amendments to the Anti-Dumping (AD) and Subsidies and Countervailing Measures (SCM) Agreements, is important to the development of the rules-based multilateral trading system and to the overall balance of results in the DDA;

 

  1. aim to achieve in the negotiations on Rules further improvements, in particular, to the transparency, predictability and clarity of the relevant disciplines, to the benefit of all Members, including in particular developing and least-developed Members.  In this respect, the development dimension of the negotiations must be addressed as an integral part of any outcome;

 

  1. call on Participants, in considering possible clarifications and improvements in the area of anti-dumping, to take into account, inter alia, (a) the need to avoid the unwarranted use of anti-dumping measures, while preserving the basic concepts, principles and effectiveness of the instrument and its objectives where such measures are warranted; and (b) the desirability of limiting the costs and complexity of proceedings for interested parties and the investigating authorities alike, while strengthening the due process, transparency and predictability of such proceedings and measures;

 

  1. consider that negotiations on anti-dumping should, as appropriate, clarify and improve the rules regarding, inter alia, (a) determinations of dumping, injury and causation, and the application of measures; (b) procedures governing the initiation, conduct and completion of antidumping investigations, including with a view to strengthening due process and enhancing transparency; and (c) the level, scope and duration of measures, including duty assessment, interim and new shipper reviews, sunset, and anti-circumvention proceedings;

 

  1. recognize that negotiations on anti-dumping have intensified and deepened, that Participants are showing a high level of constructive engagement, and that the process of rigorous discussion of the issues based on specific textual proposals for amendment to the AD Agreement has been productive and is a necessary step in achieving the substantial results to which Ministers are committed;

 

  1. note that, in the negotiations on anti-dumping, the Negotiating Group on Rules has been discussing in detail proposals on such issues as determinations of injury/causation, the lesser duty rule, public interest, transparency and due process, interim reviews, sunset, duty assessment, circumvention, the use of facts available, limited examination and all others rates, dispute settlement, the definition of dumped imports, affiliated parties, product under consideration, and the initiation and completion of investigations, and that this process of discussing proposals before the Group or yet to be submitted will continue after Hong Kong;

 

  1. note, in respect of subsidies and countervailing measures, that while proposals for amendments to the SCM Agreement have been submitted on a number of issues, including the definition of a subsidy, specificity, prohibited subsidies, serious prejudice, export credits and guarantees, and the allocation of benefit, there is a need to deepen the analysis on the basis of specific textual proposals in order to ensure a balanced outcome in all areas of the Group's mandate;

 

  1. note the desirability of applying to both anti-dumping and countervailing measures any clarifications and improvements which are relevant and appropriate to both instruments;

 

  1. recall our commitment at Doha to enhancing the mutual supportiveness of trade and environment, note that there is broad agreement that the Group should strengthen disciplines on subsidies in the fisheries sector, including through the prohibitionof certain forms of fisheries subsidies that contribute to overcapacity and over-fishing, and call on Participants promptly to undertake further detailed work to, inter alia, establish the nature and extent of those disciplines, including transparency and enforceability.  Appropriate and effective special and differential treatment for developing and least-developed Members should be an integral part of the fisheries subsidies negotiations, taking into account the importance of this sector to development priorities, poverty reduction, and livelihood and food security concerns;

 

  1. direct the Group to intensify and accelerate the negotiating process in all areas of its mandate, on the basis of detailed textual proposals before the Group or yet to be submitted, and complete the process of analysing proposals by Participants on the AD and SCM Agreements as soon as possible;

 

  1. mandate the Chairman to prepare, early enough to assure a timely outcome within the context of the 2006 end date for the Doha Development Agenda and taking account of progress in other areas of the negotiations, consolidated texts of the AD and SCM Agreements that shall be the basis for the final stage of the negotiations.

 

 

 

II.  Regional Trade Agreements

 

 

1.    We welcome the progress in negotiations to clarify and improve the WTO's disciplines and procedures on regional trade agreements (RTAs).  Such agreements, which can foster trade liberalization and promote development, have become an important element in the trade policies of virtually all Members.  Transparency of RTAs is thus of systemic interest as are disciplines that ensure the complementarity of RTAs with the WTO.

 

2.    We commend the progress in defining the elements of a transparency mechanism for RTAs, aimed, in particular, at improving existing WTO procedures for gathering factual information on RTAs, without prejudice to the rights and obligations of Members.  We instruct the Negotiating Group on Rules to intensify its efforts to resolve outstanding issues, with a view to a provisional decision on RTA transparency by [...].

 

3.    We also note with appreciation the work of the Negotiating Group on Rules on WTO's disciplines governing RTAs, including inter alia on the "substantially all the trade" requirement, the length of RTA transition periods and RTA developmental aspects.  We instruct the Group to intensify negotiations, based on text proposals as soon as possible after the Sixth Ministerial Conference, so as to arrive at appropriate outcomes by end 2006.

 


Annex E

 

Trade Facilitation

 

Report by the Negotiating Group on Trade Facilitation to the TNC

 

 

1.    Since its establishment on 12 October 2004, the Negotiating Group on Trade Facilitation met eleven times to carry out work under the mandate contained in Annex D of the Decision adopted by the General Council on 1 August 2004. The negotiations are benefiting from the fact that the mandate allows for the central development dimension of the Doha negotiations to be addressed directly through the widely acknowledged benefits of trade facilitation reforms for all WTO Members, the enhancement of trade facilitation capacity in developing countries and LDCs, and provisions on special and differential treatment (S&DT) that provide flexibility. Based on the Group's Work Plan (TN/TF/1), Members contributed to the agreed agenda of the Group, tabling 60 written submissions sponsored by more than 100 delegations. Members appreciate the transparent and inclusive manner in which the negotiations are being conducted.

 

2.    Good progress has been made in all areas covered by the mandate, through both verbal and written contributions by Members. A considerable part of the Negotiating Group's meetings has been spent on addressing the negotiating objective of improving and clarifying relevant aspects of GATT Articles V, VIII and X, on which about 40 written submissions[34] have been tabled by Members representing the full spectrum of the WTO's Membership. Through discussions on these submissions and related questions and answers (JOB(05)/222), Members have advanced their understanding of the measures in question and are working towards common ground on many aspects of this part of the negotiating mandate. Many of these submissions also covered the negotiating objective of enhancing technical assistance and support for capacity building on trade facilitation, as well as the practical application of the principle of S&DT. The Group also discussed other valuable submissions dedicated to these issues.[35] Advances have also been made on the objective of arriving at provisions for effective cooperation between customs or any other appropriate authorities on trade facilitation and customs compliance issues, where two written proposals have been discussed.[36] Members have also made valuable contributions on the identification of trade facilitation needs and priorities, development aspects, cost implications and inter-agency cooperation.[37]

 

3.    Valuable input has been provided by a number of Members in the form of national experience papers[38] describing national trade facilitation reform processes. In appreciation of the value to developing countries and LDCs of this aspect of the negotiations, the Negotiating Group recommends that Members be encouraged to continue this information sharing exercise.

 

4.    Building on the progress made in the negotiations so far, and with a view to developing a set of multilateral commitments on all elements of the mandate, the Negotiating Group recommends that it continue to intensify its negotiations on the basis of Members' proposals, as reflected currently in document TN/TF/W/43/Rev.4, and any new proposals to be presented. Without prejudice to individual Member's positions on individual proposals, a list of (I) proposed measures to improve and clarify GATT Articles V, VIII and X; (II) proposed provisions for effective cooperation between customs and other authorities on trade facilitation and customs compliance; and, (III) cross-cutting submissions; is provided below to facilitate further negotiations. In carrying out this work and in tabling further proposals, Members should be mindful of the overall deadline for finishing the negotiations and the resulting need to move into focussed drafting mode early enough after the Sixth Ministerial Conference so as to allow for a timely conclusion of text-based negotiations on all aspects of the mandate. 

 

5.    Work needs to continue and broaden on the process of identifying individual Member's trade facilitation needs and priorities, and the cost implications of possible measures. The Negotiating Group recommends that relevant international organizations be invited to continue to assist Members in this process, recognizing the important contributions being made by them already, and be encouraged to continue and intensify their work more generally in support of the negotiations.   

 

6.    In light of the vital importance of technical assistance and capacity building to allow developing countries and LDCs to fully participate in and benefit from the negotiations, the Negotiating Group recommends that the commitments in Annex D's mandate in this area be reaffirmed, reinforced and made operational in a timely manner. To bring the negotiations to a successful conclusion, special attention needs to be paid to support for technical assistance and capacity building that will allow developing counties and LDCs to participate effectively in the negotiations, and to technical assistance and capacity building to implement the results of the negotiations that is precise, effective and operational, and reflects the trade facilitation needs and priorities of developing countries and LDCs.  Recognizing the valuable assistance already being provided in this area, the Negotiating Group recommends that Members, in particular developed ones, continue to intensify their support in a comprehensive manner and on a long-term and sustainable basis, backed by secure funding.

 

7.    The Negotiating Group also recommends that it deepen and intensify its negotiations on the issue of S&DT,  with a view to arriving at S&DT provisions that are precise, effective and operational and that allow for necessary flexibility in implementing the results of the negotiations.  Reaffirming the linkages among the elements of Annex D, the Negotiating Group recommends that further negotiations on S&DT build on input presented by Members in the context of measures related to GATT Articles V, VIII and X and in their proposals of a cross-cutting nature on S&DT.

 

 

proposed Measures to improve and clarify GATT articles V, VIII and X

 

Publication and Availability of Information

·       Publication of Trade Regulations

·       Publication of Penalty Provisions

·       Internet Publication

of elements set out in Article X of GATT 1994

of specified information setting forth procedural sequence and other requirements for importing goods

·       Notification of Trade Regulations

·       Establishment of Enquiry Points/SNFP/Information Centres

·       Other Measures to Enhance the Availability of Information

 

Time Periods Between Publication and Implementation

·       Interval between Publication and Entry into Force

 

Consultation and Comments on New and Amended Rules

·       Prior Consultation and Commenting on New and Amended Rules

·       Information on Policy Objectives Sought

 

Advance Rulings

·       Provision of Advance Rulings

 

Appeal Procedures

·       Right of Appeal

·       Release of Goods in Event of Appeal

 

Other Measures to Enhance Impartiality and Non-Discrimination

·       Uniform Administration of Trade Regulations

·       Maintenance and Reinforcement of Integrity and Ethical Conduct Among Officials

Establishment of a Code of Conduct

Computerized System to Reduce/Eliminate Discretion

System of Penalties

Technical Assistance to Create/Build up Capacities to Prevent and Control Customs Offences

Appointment of Staff for Education and Training

Coordination and Control Mechanisms

 

Fees and Charges Connected with Importation and Exportation

·       General Disciplines on Fees and Charges Imposed on or in Connection with Importation and Exportation

Specific Parameters for Fees/Charges

Publication/Notification of Fees/Charges

Prohibition of Collection of Unpublished Fees and Charges

Periodic Review of Fees/Charges

Automated Payment

·       Reduction/Minimization of the Number and Diversity of Fees/Charges 

 

Formalities Connected with Importation and Exportation

·       Disciplines on Formalities/Procedures and Data/Documentation Requirements Connected with Importation and Exportation

Non-discrimination

Periodic Review of Formalities and Requirements

Reduction/Limitation of Formalities and Documentation Requirements

Use of International Standards

Uniform Customs Code

Acceptance of Commercially Available Information and of Copies

Automation

Single Window/One-time Submission

Elimination of Pre-Shipment Inspection

Phasing out Mandatory Use of Customs Brokers

 

Consularization

·       Prohibition of Consular Transaction Requirement

 

Border Agency Cooperation

·       Coordination of Activities and Requirement of all Border Agencies

 

Release and Clearance of Goods

·       Expedited/Simplified Release and Clearance of Goods

Pre-arrival Clearance

Expedited Procedures for Express Shipments

Risk Management /Analysis, Authorized Traders

Post-Clearance Audit

Separating Release from Clearance Procedures

Other Measures to Simplify Customs Release and Clearance

·       Establishment and Publication of Average Release and Clearance Times

 

Tariff Classification

·       Objective Criteria for Tariff Classification

 

Matters Related to Goods Transit

·       Strengthened Non-discrimination

·       Disciplines on Fees and Charges

Publication of Fees and Charges and Prohibition of Unpublished ones

Periodic Review of Fees and Charges

More effective Disciplines on Charges for Transit

Periodic Exchange Between Neighbouring Authorities

·       Disciplines on Transit Formalities and Documentation Requirements

                   (a)       Periodic Review

                   (b)       Reduction/Simplification

                   (c)       Harmonization/Standardization

                   (d)       Promotion of Regional Transit Arrangements

                   (e)       Simplified and Preferential Clearance for Certain Goods

                   (f)        Limitation of Inspections and Controls

                   (g)       Sealing

                   (h)       Cooperation and Coordination on Document Requirements

                   (i)         Monitoring

                   (j)         Bonded Transport Regime/Guarantees

·       Improved Coordination and Cooperation

(a)          Amongst Authorities

                   (b)       Between Authorities and the Private Sector

·       Operationalization and Clarification of Terms

 

 

 

 

 

 

 

PROPOSED provisions for effective COOPERATION BETWEEN CUSTOMS AND other AUTHORITIES ON tRADE FACILITATION AND CUSTOMS COMPLIANCE

·       Multilateral Mechanism for the Exchange and Handling of Information

 

 

CROSS-CUTTING SUBMISSIONS

Needs and Priorities Identification

·       General tool to assess needs and priorities and current levels of trade facilitation

·       Take result of assessment as one basis for establishing trade facilitation rules, arranging S&D treatment and providing technical assistance and capacity building support 

 

Technical Assistance and Capacity Building

-      Technical Assistance and Capacity Building in the Course of the Negotiations

 

·       Identification of Needs and Priorities

·       Compilation of Needs and Priorities of Individual Members

·       Support for Clarification and Educative Process Including Training

 

-      Technical Assistance and Capacity Building Beyond the Negotiations Phase

 

·       Implementation of the Outcome

·       Coordination Mechanisms for Implementing Needs and Priorities as well as Commitments

 

Multiple-Areas

·       Identification of Trade Facilitation Needs and Priorities of Members

·       Cost Assessment

·       Inter-Agency Cooperation

·       Links and Inter-relationship between the Elements of Annex D

·       Inventory of Trade Facilitation Measures

·       Assessment of the Current Situation

·       Timing and Sequencing of Measures

 

 


Annex F

 

Special and Differential Treatment

 

LDC Agreement-specific Proposals

 

 

23)  Understanding in Respect of Waivers of Obligations under the GATT 1994

 

(i)    The General Council agrees that requests for waivers by least-developed country Members under Article IX of the WTO Agreement and the Understanding in respect of Waivers of Obligations under the GATT 1994 [shall] [should] be given positive consideration and a decision taken within 60 days.

 

(ii)   When considering requests for waivers by other Members exclusively in favour of least-developed country Members, the General Council agrees that a decision [shall] [should] be taken within 60 days, or in exceptional circumstances as expeditiously as possible thereafter [,taking into account the interests of other developing Members so as not to affect them].

 

36)  Decision on Measures in Favour of Least-Developed Countries

 

The General Council agrees that Developed Country Members shall, and Developing Country Members in a position to do so should:

 

(a)   Provide bound duty free and quota free market access for all products originating from all LDCs by year [x] in a manner that ensures stability, security and predictability.

 

(b)   Ensure that preferential rules of origin applicable to imports from LDCs are simple and transparent, and contribute to facilitating market access.

 

In this context these Members shall notify once every year to the General Council, which shall review the steps taken to provide duty-free and quota-free market access to the LDCs.

 

The General Council urges all donors and relevant international institutions to increase financial and technical support aimed at diversification of LDC economies, while providing additional financial and technical assistance through appropriate delivery mechanisms to meet their implementation obligations, including fulfilling SPS and TBT requirements, and to assist them in managing their adjustment processes.

 

OR

 

The General Council agrees that developed country Members, and developing country Members declaring themselves in a position to do so, shall build on the commitments made at Doha and in the General Council decision of 1 August 2004 to:

 

(a)   Provide duty free and quota free market access for products originating from LDCs in a manner that ensures stability, security and predictability, consistent with the Enabling Clause.

 

(b)   Ensure that preferential rules of origin applicable to imports from LDCs are simple and transparent, and contribute to facilitating market access.

 

In this context these Members shall notify once every year to the General Council, which shall review the steps taken to provide duty-free and quota-free market access to the LDCs.

 

The General Council urges all donors and relevant international institutions to increase financial and technical support aimed at diversification of LDC economies, while providing additional financial and technical assistance through appropriate delivery mechanisms to meet their implementation obligations, including fulfilling SPS and TBT requirements, and to assist them in managing their adjustment processes resulting from MFN liberalisation.

 

OR

 

The General Council agrees that developed country Members shall and developing country Members in a position to do so should

 

(a)                 Provide duty free and quota free market access for all products originating from all LDCs by [year XX] in a manner that ensures stability and predictability.

 

(b)                 Notwithstanding any measure necessary to prevent circumvention, ensure that rules of origin are transparent and simple, so as to improve the utilisation of preference schemes.

 

Members facing difficulties to provide duty free and quota free market access according to (a) shall provide duty free and quota free market access for [99%] of products originating from LDCs, defined at the tariff line level, by [year XX]. In addition, these Members shall take steps to progressively achieve compliance with the obligations set out under (a) within an additional period of [YY] years.

 

With the entering into force of the obligations, any Members shall have the possibility to designate those products for which they may take recourse to the provisions of Article 5 in the Agreement on Agriculture. Any additional duty imposed shall not exceed the level of duties for the same product in any other preferential market access schemes.

 

Members shall notify the General Council at least once every year on measures taken in this regard.

 

Furthermore, the General Council urges all donors and relevant international institutions to increase financial and technical support aimed at diversification of LDC economies while providing financial and technical assistance through appropriate delivery mechanisms to meet their implementation obligations, including fulfilling SPS and TBT requirements, and to assist them in managing their adjustment processes.

 

38)  Decision on Measures in Favour of Least-Developed Countries

 

It is reaffirmed that least-developed country Members will only be required to undertake commitments and concessions to the extent consistent with their individual development, financial or trade needs, or their administrative and institutional capacities.

 

Within the context of coherence arrangements with other international institutions, the General Council urges donors, multilateral agencies and international financial institutions to coordinate their work to ensure that LDCs are not subjected to conditionalities on loans, grants and official development assistance that are inconsistent with their rights and obligations under the WTO Agreements.

 

84)  Agreement on Trade-Related Investment Measures

 

LDCs shall be allowed to maintain on a temporary basis existing measures that deviate from their obligations under the TRIMs Agreement.  For this purpose, LDCs shall notify the CTG of such measures within one year, starting [x]. LDCs will be allowed to maintain these existing measures until the end of a new transition period, lasting [x] years. This transition period may be extended by the CTG under the existing procedures set-out in the TRIMs Agreement, taking into account the individual financial, trade, and development needs of the Member in question [and possible effects on other Members].

 

LDCs shall also be allowed to introduce new measures that deviate from their obligations under the TRIMs Agreement.  These new TRIMs shall be notified to the CTG no later than [x] months [after] [prior to] their adoption. The CTG [shall] [should] give positive consideration to such [notifications] [requests], taking into account the individual financial, trade, and development needs of the Member in question [and possible effects on other Members], and take a decision within [x] months.  The duration of these measures will not exceed [x] years, renewable subject to review and decision by the CTG.

 

Any measures incompatible with the TRIMs Agreement and adopted under this decision shall be phased out by year [x].

 

88)  Decision on Measures in Favour of Least-Developed Countries–Paragraph 1

 

Least-developed country Members, whilst reaffirming their commitment to the fundamental principles of the WTO and relevant provisions of GATT 1994 shall, only be required to comply with obligations or commitments to the extent consistent with their individual development, financial or trade needs, or their administrative and institutional capabilities.

 

The General Council agrees that the implementation by LDCs of their obligations or commitments will require adequate further technical and financial support directly related to the nature and scope of such obligations or commitments.

 

OR

 

Members affirm their commitment to afford special consideration to those LDCs that, while endeavouring to comply with the fundamental principles and obligations of the WTO, experience difficulties with a specific obligation due to financial or institutional capacity constraints in a circumstance.  Should a least-developed country Member find that it is not in a position to comply with an obligation or commitment on these grounds, it should bring the matter to the attention of the General Council for examination and appropriate action.

 

The General Council agrees that the implementation by LDCs of any obligations or commitments may require further technical and financial support directly related to the nature and scope of such obligations or commitments and urges relevant donor agencies to coordinate their efforts in the delivery of such support.

 

__________

 




[1]    L’assenso del PE può essere richiesto per la ratifica dei trattati più importanti.

[2]    Il Seminario sul tema Commercio, sviluppo e democrazia. La necessità di riformare l’OMC ha esaminato in particolare la questione della trasparenza interna ed esterna dell’OMC.

[3]    Per un sistema multilaterale libero, giusto ed equo: apportare una dimensione parlamentare.

[4]    La Commissione –pilota, costituita congiuntamente dalla UIP e dal Parlamento europeo, è formata dai rappresentanti dei seguenti Parlamenti e Organizzazioni internazionali: Belgio, Canada, Cina, Egitto, Finlandia,Francia, Germania, India, Iran, Giappone, Kenia, Marocco, Mauritius, Messico, Namibia, Niger, Nigeria, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Sudafrica, Tailandia, Uruguay, Assemblea parlamentare del Commonwealth, Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Organizzazione Mondiale del Commercio, Parlamento europeo, UIP.

[5]    L’UE importa dai paesi in via di sviluppo più quanto facciano registrare Stati Uniti, Giappone, Australia e Nuova Zelanda messi insieme.

[6]    I paesi in via di sviluppo (attualmente circa 125 per un totale di circa 4,9 miliardi di persone) sono i paesi con un reddito basso e medio i cui abitanti hanno accesso limitato a beni e servizi.

[7]    Il testo è stato indicato come testo “Oshima” dal nome del presidente in carica del Consiglio generale dell’OMC.

[8]    L’espressione red tape identifica l’eccesso di documentazione cartacea richiesto dalle procedure amministrative.

[9]    L’OMC classifica gli aiuti interni agli agricoltori in categorie designate da un colore, a seconda del grado distorsivo del loro effetto sulla produzione e sugli scambi. Nella scatola verde (green box) sono classificati gli aiuti considerati non distorsivi e per i quali non viene prevista nessuna richiesta di riduzione; nella scatola blu (blue box) vengono classificati i pagamenti diretti considerati poco distorsivi, come per es. gli aiuti che inducono gli agricoltori a limitare i quantitativi prodotti; nella scatola gialla (amber box) sono classificati gli aiuti considerati distorsivi, come per es. quelli legati ai quantitativi prodotti, per i quali viene richiesta una drastica riduzione. 

[10]   Solo gli USA, a titolo di tale deroga, impegnano 8 miliardi di dollari l’anno che si aggiungono agli aiuti agricoli erogati in via ordinaria.

[11]   Le ultime tre voci indicate nel testo sono considerate una forma mascherata di sostegno all’esportazione.

[12]   Attualmente 49 paesi (pari al 10% della popolazione mondiale) rientrano in questa categoria, definita dall’ONU in base all’esistenza di handicap strutturali nei processi di sviluppo come per esempio il bassissimo livello di esportazioni nel commercio mondiale (nel 1980 tali paesi realizzavano lo 0,8% delle esportazioni mondiali, percentuale scesa attualmente allo 0,5%).

[13]   Regolamento (CE) n. 864/2004.

[14]   Il 5-6 luglio si è tenuto a Parigi il Forum UE-Africa che ha definito una serie di indirizzi relativi alle misure di sostegno ai produttori africani di cotone. Si ricorda che l’8 settembre 2004 è stata pubblicata la sentenza con la quale il OMC ha condannato gli incentivi che il governo americano elargisce ai suoi 25 mila produttori di cotone.

[15]   In realtà l’accordo è stato  preparato da una riunione ristretta a Parigi di cinque partners OMC: UE, USA, Brasile, India e Australia.

[16]   Da qui la categoria degli “ad valore equivalents: i dazi ad valorem equivalenti ai dazi specifici.

[17]   Il livello elevato di  aiuti interni agricoli che l’UE erogava prima dell’attuazione della riforma della PAC adottata nel 2003 e nel 2004  la facevano inserire nel gruppo di paesi che più fortemente dovevano ridurre il sostegno interno.

[18]   In relazione a tale proposta,dodici Stati membri dell’UE (Italia, Austria Belgio , Cipro, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Polonia) hanno indirizzato una lettera al commissario all’agricoltura, Fischer Boel, nella quale esprimono le loro preoccupazioni circa i negoziati agricoli in seno all’OMC, chiedendo che i paesi membri siano associati a tutte le tappe del negoziato chiedendo altresì la garanzia che il mandato dato alla Commissione dal Consiglio non venga oltrepassato.

[19]   Agence europe del 21 ottobre 2005.

[20]   L’UE ritiene che la riduzione tariffaria del 75%, proposta dal  G20, avrebbe un effetto nefasto sui paesi in via di sviluppo e sul livello di vita degli agricoltori europei; mentre la proposta USA di  una  riduzione tariffaria fino al 90% viene considerata del tutto priva di credibilità.

[21]   Si ricorda che  l’UE assorbe già il 70 % delle esportazioni agricole dei paesi in via di sviluppo, mentre gli USA ne assorbono solo il 17%.

[22]   Si ricorda la riforma del 2003 e del 2004, nonché l’accordo sugli aspetti generali della riforma del settore bieticolo-saccarifero raggiunto dal Consiglio agricoltura del 25 novembre 2005.

[23]    Il 2 dicembre 2005 il cancelliere dello Scacchiere britannico, Gordon Brown, e il ministro dell’agricoltura, Margaret Beckett, hanno presentato un documento “A vision for the Common Agricultural Policy”, che prefigura una drastica riforma della politica agricola comune  entro 10-15 anni. In particolare, in base al documento entro tale periodo la PAC non dovrebbe più prevedere “nessun prezzo garantito, nessun sostegno alle esportazioni, alcuna sovvenzione alla produzione o al consumo”; le tariffe doganali per tutti i settori agricoli dovrebbero essere progressivamente allineate sui livelli di tassazione più basa previsti negli altri settori. Secondo il Governo britannico, tale proposta sarebbe in grado di fare avanzare il dibattito sul commercio internazionale. Secondo notizie di stampa, il documento sarebbe stato criticato duramente dal Commissario europeo all’agricoltura, Mariann Fischer Boel, che ne ha sottolineato l’inopportunità in vista della riunione ministeriale di Hong Kong,  ricordando come il mandato ricevuto dalla Commissione per il Doha round escluda che il negoziato possa  portare ad una nuova riforma della PAC. Sempre secondo notizie di stampa, il ministro francese dell’agricoltura, Dominique Bussereau, avrebbe criticato la visione della PAC presentata dal documento inglese, rilevando che essa renderebbero più fragile la posizione europea nel negoziato in corso in ambito OMC.

 

 

[24]   La riforma della PAC del 2003 ha già comportato una riduzione del 70 per cento degli aiuti e, entro tale limite percentuale, una simile intesa in ambito WTO risulterebbe già “assorbita” da tale riforma.

[25]   Come accennato, i dazi specifici (riferiti alla quantità dei prodotti, es.: 20 euro per tonnellata) dovevano essere convertiti in dazi ad valorem (espressi in termini percentuali rispetto al valore dei prodotti).

[26]   Si tratta essenzialmente del già ricordato trattamento speciale e differenziato per i Paesi in via di sviluppo, che nel corso dei negoziati successivi all’Accordo del 1° agosto 2004 è stato incentrato sulla possibilità per i PVS di periodi più lunghi per le riduzioni tariffarie concordate, nonché di mantenere un 5% delle tariffe Unbound, purché non eccedenti il 5% delle importazioni di ciascun Paese. Inoltre, al novero dei Paesi meno sviluppati non sarebbe richiesto alcun impegno vincolante di riduzione tariffaria. Infine, i Paesi con una copertura di tariffe vincolanti in ragione del 35% - cifra proposta dal Presidente del Gruppo dei negoziatori, ma soggetta a ulteriore determinazione – sarebbero esentati dal dover operare ulteriori tagli in base alla formula. In cambio di tali concessioni, ai PVS è stato più frequentemente richiesto di accrescere in misura sostanziale il numero dei prodotti soggetti a tariffa massima vincolante verso il WTO.

[27]   Tale posizione è stata ribadita dal Consiglio affari generali del 21 e 22 novembre 2005, che ha espresso il suo sostegno per l'adozione a Hong Kong di un pacchetto di misure ambiziose in materia di sviluppo.

[28]   L’UE ha riformato la propria organizzazione comune dei mercati nel settore del cotone nel 2004.

[29]   Il mandato scadrà formalmente a metà del 2007 e l’Amministrazione americana non potrà a quel punto più negoziare e sottoporre al Congresso accordi commerciali internazionali da approvare nel loro complesso. L’unica soluzione risulterebbe pertanto un rinnovo del mandato che appare tuttavia alquanto problematica.

[30]   I tassi di crescita media nel periodo 1995 – 2004 sono i seguenti: Cina 8,7%, India 6,1%, Brasile 2,4%, USA 3,2%, UE – 25 2,3%, Italia 1,6%.

[31]    L’Italia e i Pesi comunitari si battono da tempo per la valorizzazione delle indicazioni geografiche e dei prodotti tipici. La competizione sul mercato globale è infatti sempre più affidata alla qualità ed alla differenziazione dei prodotti. Usa, Canada, Australia e Argentina sostengono tuttavia che il sistema di registrazione dei marchi sia idoneo a risolvere ogni problema e sia applicabile anche alle indicazioni geografiche. In realtà, come ritengono adesso anche la Svizzera e numerosi Paesi emergenti, le indicazioni geografiche debbono essere garantite da norme parallele ma distinte da quelle dei marchi, perché solo così appare effettivamente possibile tutelare le tradizioni locali legate a un particolare territorio geografico, evitando i rischi di distorsioni del mercato che derivano dall’associare le denominazioni a singole imprese.

[32] As attached to the Report by the Chairman to the Trade Negotiations Committee on 28 November 2005, contained in document TN/S/23, as well as any future revisions thereof.

[33] As attached to the Report of the Chairman of the Working Party on Domestic Regulation to the Special Session of the Council for Trade in Services on 15 November 2005, contained in document JOB(05)/280.

[34] TN/TF/W/6-W/15, W/17-W/26, W/28, W/30-W32, W/34-36, W/38-W/40, W/42, W/44-W/49, W/53, W/55, W/58, W/60-W/62, W/64-W/67, W/69, W/70.

[35] TN/TF/W/33, W/41, W/56, W/63, W/73 and W/74.

[36] TN/TF/W/57 and W/68.

[37] TN/TF/W/29, W/33, W/41, W/62 and W/63.

[38] TN/TF/W/48, W/50 , W/53, W/55, W/58, W/60, W/61, W/65, W/69 and W/75.



[i] On the proposed basis that cut remains to be determined for those developing countries with an AMS.  In any case, there is a view (not shared by all) that cuts for developing countries should be less than 2/3 of the cut for developed countries.

[ii] The exact extent of the flexibility to be provided pursuant to paragraph 15 of the July 2004 Framework remains to be agreed.

[iii] Of course, this needs to be viewed as illustrative rather than overly literally, if for no other reason than that these are conditional figures.  For instance, while the European Communities has indicated it could be prepared to go as far as 70% in the top tier, they make it clear that this is acceptable only if the United States will go to 60% in the second tier.  The United States for its part, however, has only indicated preparedness to go to that 60% if the European Communities is prepared to go as high as 83% - which it has not indicated it is prepared to do.

[iv] One Member has proposed the year 2010 for "export subsidies", with accelerated elimination for "specific" products.  Another group of Members have proposed a period "no longer than five years" for all forms of export subsidies, with "direct" export subsidies subject to front-loading within that period.

[v] This includes, but is not limited to: exemptions, if any, to the 180 day rule; whether the disciplines should allow for pure cover only or also permit direct financing;  the appropriate period for programmes to fully recover their costs and losses through the premia levied from the exporters (principle of self-financing - there needs to be convergence between position which range from one year to fifteen years);  the disciplines regarding special circumstances;  and the question of special and differential treatment, including whether, as some Members argue, developing countries should be allowed longer repayment terms for export credits extended by them to other developing countries and the specifics of differential treatment in favour of least-developed and net food-importing developing countries.

[vi] This fundamental divergence has effectively precluded convergence on such matters as what disciplines, if any, should be established with respect to monetization of food aid or the question of the provision of food aid in fully grant form only. The importance of operationally effective transparency requirements is generally acknowledged, but details have still to be developed, particularly those relating to the role of the WTO in this context.  Further work is required to clarify the role of recipient countries and relevant international organizations or other entities in triggering or providing food aid.

[vii] The method for calculating the AVEs for the sugar lines is still to be established.

[viii] At one end of the spectrum, as it were, a "harmonisation" formula within the bands; at the other end "flexibility" within the formula.

[ix] The matrix below is an illustrative table that portrays the extent of divergences that remain, even on the basis of post-August 2005 proposals.  This does not entirely cover all the subtleties of those proposals to utilize a "pivot" (although most are in fact within the ranges tabulated), but is intended to convey a snapshot of the status of average cuts proposed post-August.

 

Thresholds

Range of cuts (%)

Band 1

0% - 20/30%

20-65

Band 2

20/30% - 40/60%

30-75

Band 3

40/60% - 60/90%

35-85

Band 4

>60/90%

42-90

 

[x] As an element in certain conditional proposals on overall market access, tabled post-July 2005.

[xi] Some see this as being tariff quota based and expressed as a percentage of domestic consumption, with proposals of up to 10%.  Others propose pro rata expansion on an existing trade basis, including taking account of current imports.  Some also propose no new TRQs, with sensitivity in such cases to be provided through other means, e.g. differential phasing. There is also a proposal for a "sliding scale" approach.

[xii] In this pillar, as well as in the other two, there is general convergence on the point that developing countries will have entitlement to longer implementation periods, albeit that concrete precision remains to be determined.

[xiii] The matrix below is an illustrative table that portrays the extent of divergences that remain, just on the basis of post-August 2005 proposals.

 

Thresholds

Range of cuts (%)

Band 1

0% - 20/50%

15-25*

Band 2

20/50% - 40/100%

20-30*

Band 3

40/100% - 60/150%

25-35*

Band 4

>60-150%

30-40*

*There is also a proposal that cuts for developing countries should be "slightly lesser" than the upper tariff cuts for developed countries shown in the preceding table (i.e.: "slightly lesser" than 65, 75, 85 and 90%).

[xiv] As an element in certain conditional proposals on overall market access, tabled post-July 2005.

[xv] While the eventual zone of convergence for developed countries undoubtedly has a bearing in this area, it has been proposed by a group of Members that the principles of sensitive products generally and for TRQs specifically should be different for developing countries. Another group of Members has proposed, in the post-August period, an entitlement for developing countries of at least 50% more than the maximum number of lines used by any developed Member.  This would (based on developed country proposals) amount to a potential variation between 1.5% and 22.5% of tariff lines. This latter group has also proposed that products relating to long-standing preferences shall be designated as sensitive and that any TRQ expansion should not be "at the detriment of existing ACP quotas". This particular view has been, however, strongly opposed by other Members which take the firm position that tropical and diversification products should not at all be designated as sensitive products.

[xvi] It is argued by some Members that this is to be interpreted as meaning full duty- and tariff quota-free access, but by others as less than that.

[xvii] Note 15 above refers.

[xviii] It is also proposed that this should be accompanied by simple and transparent rules of origin and other measures to address non-tariff barriers.

 

[xix] Concrete proposals have been made, with a three-step approach:  80% on day one, an additional 10% after 12 months and the last 10% a year later.

[xx] A Member has indicated that it is prepared to implement all its commitments from day one and, in any case, to autonomously ensure that its commitments on eliminating the most trade-distorting domestic support, eliminating all forms of export subsidies and providing mfn duty- and quota-free access for cotton will take place from 2006.

 

[xxi] This would appear to include in particular such a matter as tariff escalation, where it discourages the development of processing industries in the commodity producing countries.  The idea of a review and clarification of what the current status is of GATT 1994 provisions relating to the stabilisation of prices through the adoption of supply management systems by producing countries, and the use of export taxes and restrictions under such systems is also on the table.  Proponents would seek something more than this such as more concrete undertakings in the area of non-tariff measures and actual revision of existing provisions.  There is, at this point, no consensus in these latter areas, but an appreciation at least of the underlying issues at stake.