XIV Legislatura - Dossier di documentazione
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Finanziaria 2005 - Lavori preparatori alla Camera - A.C. 5310-bis-A - Esame in Assemblea (sedute dal 4 al 12 novembre 2004) - Parte V
Serie: Progetti di legge    Numero: 653    Progressivo: 2
Data: 16/11/04
Abstract:    Esame in Assemblea (Sedute dal 4 al 12 novembre 2004)
Descrittori:
LEGGE FINANZIARIA     
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione
Riferimenti:
AC n.5310-bis-A/14     

Servizio studi

 

progetti di legge

Finanziaria 2005

Lavori preparatori alla Camera

A.C. 5310-bis-A

Esame in Assemblea
(sedute dal 4 al 12 novembre 2004)

n. 653/2

Parte V


xiv legislatura

16 novembre 2004

 

Camera dei deputati


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Bilancio e politica economica

 

SIWEB

 

I dossier del Servizio studi sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

 

File: BI0703e.doc

 


INDICE

 

 

 

 

Volume V

 

Esame in Assemblea

§      Seduta di giovedì 4 novembre 2004. 3

§      Seduta di venerdì 5 novembre 2004. 75

§      Seduta di martedì 9 novembre 2004. 121

§      Seduta di mercoledì 10 novembre 2004. 147

§      Seduta di giovedì 11 novembre 2004. 262

§      Seduta di venerdì 12 novembre 2004. 263

 


Esame in Assemblea

(sedute dal 4 al 12 novembre 2004)


RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________  ______________


 

539.

 

Seduta di govedì 4 novembre 2004

 

presidenza del vicepresidente Alfredo Biondi

indi

del vicepresidente mario clemente mastella

 

 


Discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (5310-bis); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2005 e bilancio per il triennio 2005-2007 (5311) (ore 15,10).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2005 e bilancio per il triennio 2005-2007.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione congiunta sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

 

(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 5310-bis e 5311)

 

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo ne ha chiesto l'ampliamento, senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.

Ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge n. 5310-bis, onorevole Crosetto.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore sul disegno di legge n. 5310-bis. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ogni anno, l'esame parlamentare del disegno di legge finanziaria costituisce l'occasione più importante a disposizione del legislatore per affrontare in una logica complessiva e in termini concreti le diverse problematiche che attengono alle scelte di politica economica e che investono, non soltanto la finanza pubblica, ma, più in generale, l'intera economia.

L'ampiezza e la varietà delle questioni che sono oggetto di discussione nel corso della sessione di bilancio ha peraltro determinato, anche nel recente passato, la conseguenza di un esame che spesso è risultato poco ordinato, in cui si affastellavano, talora confusamente, temi e problemi di dimensione ed urgenza assai diversi. Ne è scaturita l'idea largamente diffusa anche nell'opinione pubblica, al punto di diventare una sorta di luogo comune, della sessione di bilancio come una fase dell'attività parlamentare non sufficientemente presidiata, in cui risulterebbe più difficile governare e contemperare le diverse aspettative, con conseguente snaturamento della funzione che alla legge finanziaria è assegnata dalla vigente disciplina contabile.

In realtà, ad un più attento esame dell'esperienza degli scorsi anni, si può rilevare che la legge finanziaria non è mai uscita dall'esame parlamentare snaturata delle sue caratteristiche e delle sue linee generali.

In più di una occasione, il Parlamento è addirittura riuscito a migliorare i saldi, rispetto al testo presentato dal Governo. Ciò nonostante, è indubbio che sulla legge finanziaria si sia scaricato un carico eccessivo di decisioni e, conseguentemente, di tensioni per la ricerca di soluzioni accettabili e condivise. Si è quindi posto in termini più stringenti il problema di rivedere e aggiornare alcuni dei passaggi dell'esame parlamentare della legge finanziaria, in modo da assicurare un esame più ordinato e meno convulso.

Va al riguardo osservato che quanto avvenuto lo scorso anno, per cui il Governo accompagnò al disegno di legge finanziaria un provvedimento di urgenza le cui disposizioni corrispondevano in larga parte al contenuto tipico della legge finanziaria stessa, non si è dimostrato una risposta soddisfacente ai problemi emersi.

Infatti, per un verso, si è accentuato il livello di confusione per l'oggettiva sovrapposizione dell'esame dei due provvedimenti e, per altro verso, si è impedita un'adeguata discussione in sede parlamentare sul merito delle questioni trattate.

Per questo motivo, con la risoluzione di approvazione del DPEF, il Governo è stato richiamato alla necessità di affidare alla legge finanziaria le determinazioni volte a consentire il rispetto dei saldi di bilancio nonché la regolazione di carattere quantitativo in materia tributaria degli interventi necessari per definire il quadro dei rapporti finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, ferma restando la possibilità di adottare, per la definizione della manovra, provvedimenti collegati che dovranno avere carattere omogeneo.

Il Governo ha correttamente recepito tale indicazione, pur preannunciando l'intenzione di successivi interventi, volti al sostegno dello sviluppo.

Alla scelta del Governo di concentrare nel disegno di legge finanziaria gli interventi correttivi diretti ad assicurare il conseguimento degli obiettivi della manovra per il prossimo anno si è accompagnata la consapevole e responsabile decisione, assunta nell'ambito della Commissione bilancio, di applicare compiutamente e coerentemente le regole esistenti, anche rivedendo alcune prassi consolidatesi negli scorsi anni. Ciò vale, in particolare, per quanto concerne l'obbligo di corredare tutti gli emendamenti onerosi di puntuale ed esplicita copertura.

A ciò si è aggiunta l'applicazione di più rigorosi criteri per la verifica del contenuto proprio della legge finanziaria e per la valutazione dell'ammissibilità delle proposte emendative, sempre con riferimento al loro contenuto.

È innegabile che il complesso delle novità intervenute in questa sessione, che in parte traggono origine dalla sperimentazione effettuata lo scorso anno, costituisce una chiara testimonianza dell'impegno del Parlamento a qualificare l'esame del disegno di legge finanziaria superando la tendenza alla polverizzazione delle decisioni che troppo spesso caratterizza l'attività legislativa nel nostro paese.

Non intendiamo, quindi, sottrarci alla necessità di individuare soluzioni che si collochino entro un quadro coerente, secondo criteri di priorità e nel rispetto di vincoli e compatibilità stringenti.

È tuttavia innegabile che i criteri che sono stati assunti hanno oggettivamente ridotto i margini di intervento dei parlamentari e della stessa Commissione bilancio, già fortemente ridimensionati a causa della richiesta del Governo di disporre di un tempo più ampio rispetto a quello entro il quale si è svolto l'esame in sede referente presso la Commissione bilancio, per verificare la sostenibilità finanziaria delle sollecitazioni che sono state prospettate.

È comunque evidente che l'esperienza di quest'anno segna un passaggio importante, anche se non indolore, per i parlamentari in direzione di una valorizzazione della legge finanziaria come momento cruciale per affrontare le questioni di maggiore importanza dal punto di vista economico e finanziario.

Nonostante l'approfondita istruttoria di carattere generale svolta nell'ambito della Commissione, anche attraverso le numerose audizioni, non è stato possibile pervenire a soddisfacenti conclusioni sui diversi temi che pure si intendevano affrontare; è in ogni caso evidente che nel corso dell'esame in Assemblea dovrà essere effettuato, nel pieno rispetto delle regole, un lavoro ulteriore per individuare risposte adeguate ai numerosi, forse troppi, e importanti problemi emersi, che non hanno potuto trovare soluzione in Commissione.

Fatta questa premessa di carattere generale, ricordo che nei mesi scorsi da più parti si è affermato che soltanto recentemente sarebbe finalmente stata effettuata un'operazione di chiarezza per quanto concerne l'effettivo andamento dei conti pubblici. Tale interpretazione presuppone che in precedenza vi sia stata una sorta di manipolazione dei dati, il che è del tutto privo di fondamento.

Su questo tema il Governo ha infatti sempre tenuto un comportamento corretto. Se mi permettete un inciso, sono contento di vedere che le affermazioni del ministro Tremonti, che un anno fa erano criticate dal centrosinistra, sono nelle ultime settimane (tutte le volte che Tremonti continua a dire le stesse cose che diceva un anno fa) sostenute anche da esponenti del centrosinistra. Nello scorso maggio, allorché venne riconosciuto in sede europea, con assoluta onestà intellettuale, il rischio di superare il limite del 3 per cento di indebitamento netto della pubblica amministrazione, il Governo si assunse anche la responsabilità di porre in essere una consistente manovra correttiva, realizzata con il decreto-legge n. 168.

Non vi è stato, quindi, un improvviso cambiamento di atteggiamento ma soltanto, come peraltro era già avvenuto in numerosissime occasioni in passato, la necessità di adottare alcuni interventi volti a riportare gli andamenti tendenziali in linea con quelli programmatici.

Proprio l'esperienza del passato dimostra che le manovre correttive possono esplicare compiutamente i loro effetti se intervengono al momento più opportuno, a tal fine dovendosi evitare un «effetto annuncio» che potrebbe, oltre che pregiudicare il buon esito degli interventi, innescare processi recessivi. Se, quindi, è del tutto lecito contestare gli interventi che sono stati adottati o che vengono prospettati nel disegno di legge finanziaria, occorrerebbe allo stesso tempo evitare di mettere in discussione, per ragioni di dialettica politica, l'affidabilità dei risultati che vengono verificati, in termini coerenti con le regole contabili stabilite a livello europeo, da istituzioni serie, indipendenti e di certa autorevolezza, tanto più che gli stessi risultati vengono attentamente vagliati dalle competenti autorità comunitarie. Non corrisponde alla realtà una rappresentazione delle posizioni, rispettivamente della maggioranza e dell'opposizione, nei termini di una contrapposizione tra una presunta propensione della prima ad eludere il rispetto dei vincoli di bilancio e un'impostazione maggiormente «rigorista», peraltro tutta da dimostrare, della seconda.

La prospettiva che ispira l'attuale Governo e la maggioranza che lo sostiene non è quella di alimentare nell'opinione pubblica un ottimismo irragionevole ed infondato ma, piuttosto, da un lato, quella di fare il possibile per assumere i vincoli derivanti dall'appartenenza all'UEM senza tuttavia innescare spinte recessive e, dall'altro lato, quella di evitare un catastrofismo che deprimerebbe qualunque aspettativa di ripresa. Infatti, gli interventi correttivi sono stati posti in essere nella misura e nel momento in cui ciò risultava necessario, ma sempre con la consapevolezza che non si dovesse deprimere l'andamento dell'economia, che si è trovata a lungo in una condizione di oggettiva e strutturale difficoltà.

È infatti innegabile che, dopo l'adozione dell'euro, i limiti ed i fattori di debolezza strutturale del nostro sistema economico si sono manifestati con un'evidenza che non si era mai registrata in precedenza. L'economia italiana si è trovata priva dello strumento, di cui in passato si era fatto largo uso, delle svalutazioni competitive, proprio mentre la sfida della concorrenza, spesso sleale, di taluni paesi emergenti si è fatta più pressante. A ciò si aggiunga l'aggravarsi delle difficoltà del gruppo tradizionalmente più rappresentativo del paese, la FIAT, e l'esplosione degli scandali bond, Parmalat, Cirio, Argentina. Non può certo addebitarsi a questo Governo e a questa maggioranza il fatto che, improvvisamente, la gracilità di una parte consistente dell'industria italiana, la persistente debolezza del sistema finanziario, nonostante i progressi compiuti per quanto concerne le dimensioni delle aziende bancarie, le carenze infrastrutturali, la scarsa efficienza di una parte considerevole delle amministrazioni pubbliche si sono manifestate, con l'adozione dell'euro, con maggiore evidenza rispetto al passato.

Ciò non vuol dire che si intenda contestare la decisione di partecipare all'UEM. L'Italia non disponeva, infatti, né della capacità di attrarre investimenti dall'estero né di una moneta e di un sistema finanziario comparabili a quelli che hanno sino ad ora consentito alla Gran Bretagna di restare fuori dall'euro. Piuttosto, si tratta di ammettere una comune sottovalutazione dell'impatto di un così forte progresso sul terreno dell'integrazione per la nostra economia.

Le responsabilità dell'attuale situazione risultano, quindi, diffuse, in quanto coinvolgono in parte l'imprenditoria, che non ha saputo attrezzarsi per tempo, ad esempio approfittando della fase di crescita impetuosa dei mercati borsistici registrata nello scorso decennio, per tentare di sfuggire ai limiti, spesso asfittici, della dimensione familiare, e la politica che, negli anni '90, per perseguire l'obiettivo del risanamento finanziario, ha sostanzialmente bloccato gli investimenti pubblici, in primo luogo a scapito di quel potenziamento delle infrastrutture che sarebbe stato, invece, indispensabile. Nello scorso decennio si è anche compiuto l'errore di illudersi che le privatizzazioni che venivano effettuate sarebbero stati sufficienti ad assicurare adeguate prospettive di crescita, soprattutto nei settori più avanzati tecnologicamente, senza che vi fosse bisogno di una politica industriale. L'Italia è perciò chiamata a compiere uno sforzo aggiuntivo rispetto ai maggiori partner europei, che pure non si trovano in buone condizioni.

Costituiscono, infatti, problemi comuni all'Italia come alla Francia o alla Germania la necessità di ripensare all'assetto del welfare State, per assicurarne una sostenibilità finanziaria anche negli anni avvenire, di rendere più efficiente e flessibile il mercato del lavoro e di investire nella formazione delle giovani generazioni, così come di mettere un freno ad una spesa pubblica che oscilla intorno al 45 per cento del PIL e che non è più sostenibile nel confronto del nostro sistema paese con gli altri paesi del mondo.

Sono invece, purtroppo, tutti italiani i limiti di un sistema produttivo che troppo spesso non è riuscito a consolidare, attraverso l'adozione di forme e assetti organizzativi più evoluti e strutturati, una diffusa propensione all'imprenditorialità, e che ha preferito avvalersi di forme di sostegno di corto respiro piuttosto che pretendere, dalle istituzioni, infrastrutture efficienti e servizi adeguati e, dall'apparato della pubblica amministrazione, il raggiungimento di obiettivi di produttività.

In questa faticosa fase di transizione non mancano, tuttavia, alcuni segnali incoraggianti, a cominciare dall'allargamento della base occupazionale e dalla ripresa, ancorché timida, delle esportazioni. Sulla base dei dati comunicati alla Commissione bilancio dal presidente dell'ISTAT, il tasso di crescita tendenziale registratosi dopo il secondo semestre dell'anno in corso costituisce il miglior risultato ottenuto dal 2001, e l'espansione congiunturale sarebbe stata alimentata, oltre che dal contributo positivo della domanda interna, anche da una leggera ma importante ripresa delle esportazioni. In questo quadro, che può indurre ad un moderato ottimismo, costituisce, ovviamente, un elemento preoccupante l'incertezza che caratterizza l'andamento dei prezzi delle materie prime, e in particolare del petrolio, che potrebbe innescare una nuova spirale inflazionistica.

Un ulteriore segnale incoraggiante è rappresentato dalla prosecuzione del processo di ridimensionamento del tasso di disoccupazione e dall'allargamento dell'area degli occupati, con specifico riferimento alla componente femminile. Si tratta di un indice importante, perché dimostra che siamo in presenza di un'evoluzione strutturale del mercato del lavoro: una più elevata occupazione femminile potrà infatti risultare decisiva per consentire all'Italia di attestarsi su livelli comparabili con quelli degli altri paesi europei. È evidente che le misure che sono state poste in essere con la riforma del mercato del lavoro per introdurre elementi di flessibilità e far emergere situazioni che in precedenza restavano sommerse possono aver concorso in misura decisiva alla crescita del tasso di occupazione. Alla luce di tali considerazioni, risulta rafforzata l'esigenza di potenziare le misure di contrasto al sommerso, interrogandosi, tuttavia, anche sulle sue motivazioni culturali.

Affinché i segnali di ripresa si rafforzino, è indispensabile proseguire lungo la direzione delineata nel cosiddetto programma di Lisbona, per buona parte tuttora inattuato. È chiaro che, per conseguire più marcati tassi di crescita dell'economia europea, sarebbe necessario arrivare ad un più stretto coordinamento delle scelte di politica economica, e non soltanto di quelle monetarie, a livello continentale, in modo da massimizzare i risultati conseguibili. Le difficoltà che si riscontrano al riguardo non devono tuttavia diventare un alibi per ciascuno degli Stati membri, e soprattutto per l'Italia, di fronte all'esigenza di indirizzare le decisioni da assumere secondo una strategia focalizzata sulla crescita che eviti la dispersione delle risorse, attraverso una chiara definizione delle priorità.

Nel caso specifico del nostro paese, è evidente che il differenziale della crescita, che in questi ultimi anni si è registrato rispetto ad alcuni dei nostri partner europei, discende da quei problemi strutturali della struttura produttiva nazionale, che deve essere pertanto rafforzata, intervenendo nel contempo sulla spesa pubblica. A tale riguardo, le novità intervenute negli ultimi anni ci costringono a rivedere e ad aggiornare le forme e gli strumenti di intervento della politica economica.

In tale ottica, la politica economica non può limitarsi ad una gestione della finanza pubblica secondo parametri meramente ragionieristici e non deve rinunciare all'ambizione di concorrere a determinare gli andamenti economici.

È peraltro evidente che, stante la oggettiva limitatezza delle risorse che possono essere utilizzate, rispetto alle grandezze dell'economia reale e di quella finanziaria, per un verso la politica non deve inseguire l'illusione di decidere tutto e, per altro verso, non deve rinunciare superficialmente a strumenti di manovra che adesso potrebbero risultare decisivi.

Valga per tutti, a questo ultimo proposito, il caso delle politiche di privatizzazione. Al riguardo, in questa fase deve essere privilegiato il collocamento di beni appartenenti al patrimonio immobiliare piuttosto che di partecipazioni azionarie, specie se queste riguardano imprese che operano in settori strategici, quali l'energia.

Per tale ragione, esprimo una valutazione positiva, fatta salva la possibilità di correzioni parziali, sulle disposizioni di cui all'articolo 35, che, da un lato, agevolano l'alienazione, da parte dell'Agenzia del demanio, di quote di beni e di diritti reali su immobili a prezzi di mercato, e, dall'altro, prevedono la prosecuzione del programma di dismissioni da realizzare mediante cartolarizzazioni, ricorso a fondi immobiliari, cessioni dirette e valorizzazione del patrimonio pubblico. Sembra opportuna, invece, una riformulazione del comma 19 dell'articolo 35, per quanto concerne la previsione della parziale cessione della rete viaria statale, in modo da superare le obiezioni e i dubbi interpretativi sorti sia in sede di Commissione, sia nel dibattito.

Più in generale, è evidente la necessità di non circoscrivere la politica economica al mantenimento di un quadro di finanza pubblica compatibile con i parametri del Patto di stabilità e crescita. Per questo motivo, la maggioranza ed il Governo accompagneranno alla manovra correttiva delineata nel disegno di legge finanziaria una serie di interventi volti a sostenere la competitività e lo sviluppo. La decisione del Governo di non limitare la propria azione all'ordinaria amministrazione è confermata anche dalla scelta di procedere nel percorso di attuazione della riforma fiscale.

Da più parti è stato segnalato il dato preoccupante costituito dal progressivo deterioramento dell'avanzo primario determinatosi negli anni più recenti. È evidente che si tratta di un dato che non deve essere sottovalutato. Il ministro dell'economia e delle finanze ha chiaramente affermato che è intenzione del Governo segnare, nei prossimi anni, un'inversione di tendenza, anche per determinare una più significativa contrazione del debito, che tuttora rimane assai ingente nel nostro paese.

Un miglioramento dell'avanzo primario si può conseguire, tuttavia, solo in due modi: o utilizzando più intensamente la leva fiscale, o privilegiando lo strumento costituito dal contenimento delle spese. Se si assume che sarebbe inaccettabile e controproducente un ulteriore aggravio della pressione fiscale, ne consegue che l'unico strumento a disposizione è costituito da un serio controllo della spesa, maggiormente incisivo che in passato.

Un rigoroso controllo della spesa risulta necessario non soltanto per ricondurre l'indebitamento dal livello tendenziale del 4,4 per cento a quello programmatico del 2,7 per cento, ma anche per porre le premesse di un'efficace politica di sostegno allo sviluppo, sulla base della considerazione che all'economia italiana devono essere assicurate le condizioni necessarie per «agganciare» la ripresa e per promuovere una più marcata crescita dei consumi per liberare risorse da destinare a nuovi investimenti. In questa prospettiva, l'obiettivo di una riduzione fiscale, lungi dal costituire una mera promessa elettorale, si rivela come uno degli assi portanti degli indirizzi di politica economica che l'attuale maggioranza di Governo intende perseguire, al fine di delineare nuove e più evolute modalità di raccordo tra economia pubblica ed economia privata.

A tale proposito, si può rilevare che la legislazione posta in essere in questa legislatura ha lo scopo di velocizzare la realizzazione di infrastrutture e costituisce un valido esempio. Questa legislazione si fonda sulla definizione di nuove forme di partenariato tra le amministrazioni pubbliche e le imprese, al fine di attivare crescenti occasioni di investimento e ripartire più equamente il rischio di impresa che, in precedenza, per la realizzazione di opere pubbliche, gravava interamente sulla finanza statale.

Per procedere ulteriormente nella realizzazione di una politica economica realmente efficace, è necessario incidere nel governo della finanza pubblica, riducendo progressivamente il peso della zavorra costituita dagli andamenti tendenziali. In tale quadro, deve essere fatto tutto il possibile per rispondere adeguatamente alle critiche e alle perplessità diffuse non soltanto tra le opposizioni in ordine all'intenzione del Governo di procedere sulla strada della progressiva attuazione della riforma fiscale, la quale si ispira all'obiettivo di una riduzione del carico tributario gravante sui cittadini e sulle imprese.

La risposta dovrà essere data sia sotto il profilo tecnico sia sotto il profilo politico.

Quanto al primo aspetto, è evidente che il Governo dovrà assicurare un'adeguata e congrua copertura alle misure di sostegno dello sviluppo, ivi compresa l'attuazione del secondo modulo della riforma fiscale. D'altra parte, l'esperienza degli ultimi anni ha ampiamente dimostrato che il Governo non intende venire meno all'impegno di rispettare i vincoli relativi ai saldi della finanza pubblica. Sono stati - piuttosto - altri paesi, tra cui la Germania, che in passato si era contraddistinta proprio per la rigidità con la quale aveva interpretato il rispetto dei vincoli di Maastricht, ad aver in qualche caso - anche significativamente - superato il tetto del 3 per cento dell'indebitamento.

In questa prospettiva, devono essere lette in primo luogo le misure contenute negli articoli 2 e 3. Tali disposizioni prevedono l'applicazione di una regola, pressoché generalizzata, fatte alcune eccezioni esplicitamente nominate, per cui le spese delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato e nel bilancio dello Stato possono crescere, nell'anno 2005, entro il limite del 2 per cento rispetto alle corrispondenti previsioni aggiornate dell'anno in corso.

La formulazione degli articoli 2 e 3 ha suscitato diffusi rilievi, non soltanto nell'ambito della Commissione e, più in generale, nel Parlamento, ma anche da parte di autorevoli osservatori esterni.

In effetti, i due articoli presentavano, nella formulazione originaria, difetti che attengono, in primo luogo, alla chiarezza per quanto concerne l'individuazione del relativo ambito di applicazione e, in secondo luogo, al rapporto con la vigente disciplina contabile. Per questo motivo, la Commissione ha richiesto al Governo l'elaborazione di un'apposita documentazione che rispondesse alle esigenze di chiarimento avanzate. In risposta a tale sollecitazione, il Governo ha provveduto a fornire una prima simulazione nella quale vengono indicate le unità previsionali di base e le autorizzazioni di spesa che, in via di fatto, risulterebbero interessate dalla regola del 2 per cento. Tale simulazione si fondava su un'ipotesi di applicazione lineare, per cui il limite verrebbe adottato in maniera indifferenziata. A questi primi dati ha fatto seguito una successiva e più puntuale documentazione del Governo, nella quale sono state riportate le misure dell'intervento correttivo concordate con tutte le amministrazioni interessate. Tale ulteriore documentazione ha trovato riscontro in un emendamento approvato dalla Commissione, che ha modificato parzialmente la formulazione dell'articolo 3.

È, peraltro, evidente che alle decisioni che sono state assunte al riguardo dovrà seguire la tempestiva trasmissione, da parte del Governo, della nota di variazione al disegno di legge di bilancio.

Va, in ogni caso, osservato che con la collaborazione del Governo è stato recuperato il difetto di informazione che caratterizzava la formulazione degli articoli.

Sempre in una logica di contenimento della spesa si inseriscono alcune disposizioni approvate nel corso dell'esame in Commissione. Si tratta, per un verso, di riproporre anche per i prossimi esercizi le disposizioni, già inserite nel decreto-legge n. 168 del 2004, dirette a ridurre gli oneri derivanti dal conferimento di consulenze a soggetti estranei alle amministrazioni pubbliche. Tale previsione discende dalla constatazione per cui gli incarichi di questa natura costituiscono una fonte non irrilevante di spesa per le amministrazioni sia centrali che locali.

Per altro verso, si tratta di contenere le spese per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio degli autoveicoli in uso presso le pubbliche amministrazioni. Anche tale disposizione, che ha suscitato un ampio dibattito (a parere del relatore troppo ampio), intende affrontare il problema, che soltanto ad una superficiale valutazione può risultare irrilevante, dell'eccessivo ricorso alle cosiddette auto blu, da cui discendono situazioni di vero e proprio abuso, con conseguente notevole aggravio degli oneri per la finanza pubblica.

Invito i colleghi ad affrontare i profili sostanziali che tali disposizioni evidenziano, al di là degli aspetti formali su cui si è erroneamente concentrata l'attenzione in queste settimane. Vi sono pur stati alcuni rilievi condivisibili; tuttavia - consentitemi l'inciso - quando, ad esempio, abbiamo parlato di auto blu, intendevamo riferirci solo ad esse e l'interpretazione fornita da taluni e riportata dalle agenzie di stampa di oggi, secondo cui ci volevamo riferire ad altri mezzi, come i pulmini per i bambini o per gli handicappati, serve soltanto ad una demagogia che sicuramente non aiuta i conti pubblici dello Stato.

Occorre considerare che queste disposizioni richiamano alla nostra attenzione un problema cui il Parlamento non ha finora dedicato sufficiente attenzione, consistente nelle modalità attraverso le quali viene annualmente predisposto il bilancio a legislazione vigente. Nella redazione del bilancio sembra prevalere, piuttosto che un'attenta ponderazione delle effettive esigenze finanziarie e della reale capacità di spesa di diversi centri di responsabilità, una logica inerziale per cui, di anno in anno, si implementa lo stanziamento risultante dall'esercizio precedente con una maggiorazione compatibile con gli obiettivi attesi, senza un'accurata e puntuale analisi delle voci di spesa. Anche i meccanismi che sono stati posti in essere negli ultimi anni, a partire dal cosiddetto decreto «tagliaspese», continuano a difettare nella puntuale analisi delle voci di spesa. Pur tuttavia, molte delle misure di contenimento che sono state effettuate recentemente, con particolare riferimento alle disposizioni adottate con il citato decreto-legge n. 168, hanno consentito effettivamente di conseguire i risultati attesi senza mettere a repentaglio l'operatività delle amministrazioni interessate dai tagli operati.

Il bilancio dello Stato deve essere pertanto impostato in termini più rispondenti alle effettive esigenze di spesa e alle reali capacità di impegnare e pagare le risorse stanziate.

In tal senso, il dato dei residui assume particolare rilevanza. Infatti, a fronte di stanziamenti per spese finali, nell'esercizio 2005, pari a 433 miliardi di euro, di cui 44 miliardi in conto capitale e 315 miliardi al netto degli interessi, i residui stimati nel bilancio di previsione ammontano a 72 miliardi di euro, di cui 46 miliardi in conto capitale e 25 miliardi per spese correnti al netto degli interessi.

Quindi, nonostante le varie disposizioni introdotte negli ultimi anni per ridurre la permanenza nel bilancio dei residui, oltre il 15 per cento circa delle risorse complessivamente spendibili continua ad essere costituito da residui che si accumulano di anno in anno. Anche questo dato conferma la necessità di assumere una diversa impostazione della definizione del bilancio e, soprattutto, rende oggettivamente meno credibili i timori da più parti avanzati in ordine alle conseguenze negative che la limitazione degli stanziamenti di competenza e di cassa determinerebbe. Se, infatti, le amministrazioni continuano a non essere in grado di impegnare una massa così ingente di risorse stanziate, evidentemente, alcuni stanziamenti iscritti in bilancio sono notevolmente sovrabbondanti.

Si può inoltre ipotizzare, sempre nella logica di una più attiva gestione del bilancio, una puntuale verifica delle leggi permanenti di spesa attualmente vigenti per accertare se esse rispondano tuttora ad effettive esigenze, provvedendo, in caso di esito negativo, a determinarne l'esaurimento, prendendo a modello la procedura che nel mondo anglosassone è definita sunset legislation o sunset closed.

Con riferimento alle disposizioni di cui agli articoli 6 e 22, concernenti, rispettivamente, il patto di stabilità interno e la spesa sanitaria, merita rilevare che si tratta di una parte significativa della manovra correttiva, posto che circa il 60 per cento del contenimento programmato della spesa, pari a complessivi 9,5 miliardi di euro, è affidata agli enti territoriali. In particolare, 4,25 miliardi di euro di risparmi sono attesi dalle disposizioni relative alla spesa sanitaria.

Non va in proposito trascurato che l'errata definizione della capienza del fondo sanitario ha determinato, negli scorsi anni, inevitabili sfondamenti e che, per questo motivo, è necessario accompagnare efficaci strumenti di intervento e di monitoraggio alla previsione, concordata con le regioni, dell'ammontare complessivo della spesa.

In materia di patto di stabilità interno per gli enti locali, occorre segnalare la novità costituita dalla previsione del vincolo all'incremento delle spese correnti e di conto capitale, anziché all'incremento del disavanzo, come avveniva in precedenza.

In sostanza, si assume un nuovo parametro che appare oggettivamente più incisivo rispetto al precedente nelle scelte di allocazione delle risorse a disposizione degli enti territoriali. Vengono comunque escluse talune tipologie di spese, specificamente individuate.

Su queste disposizioni si è svolto un approfondito confronto in Commissione bilancio che ha preso le mosse dalla considerazione, ampiamente condivisa, della necessità di evitare, da un lato, un'eccessiva penalizzazione della possibilità degli enti locali di effettuare gli investimenti necessari e, dall'altro, l'opportunità di non costringere tali enti a ricorrere ad un massiccio utilizzo della leva fiscale che, oltretutto, risulterebbe in aperto contrasto con gli obiettivi generali che si prefiggono di realizzare il Governo e la maggioranza.

Sono state apportate, quindi, significative modificazioni al testo del Governo. In particolare, si è stabilito di escludere i comuni fino a tremila abitanti dall'applicazione delle regole del patto di stabilità interno, prevedendo altresì di assumere quale base su cui valutare l'incremento delle spese non soltanto l'anno 2003 ma il triennio 2001-2003. In questo modo si è ottenuto il vantaggio di individuare un valore medio, per cui si evita il rischio derivante dall'assunzione, quale parametro, di un unico esercizio, nel corso del quale potrebbero essersi verificati picchi, sia in positivo sia in negativo, del tutto eccezionali nella spesa.

È stato poi precisato che l'ammontare delle spese correnti da assumere a riferimento debba essere determinato in relazione alla cassa dimensionale dei comuni, stante il fatto che, evidentemente, le esigenze degli enti locali sono assai differenti proprio in ragione della relativa popolazione. Si è provveduto, inoltre, ad escludere dalle spese rilevanti quelle finanziate con i proventi derivanti da alienazioni di immobili ovvero da erogazioni a titolo gratuito e di liberalità.

All'introduzione di alcuni elementi di flessibilità si è accompagnata la decisione di rendere più stringenti i limiti entro i quali gli enti locali possono indebitarsi. In questo modo si è risposto ad un problema che è emerso negli scorsi anni, per cui il livello complessivo dell'indebitamento degli enti territoriali risulta in crescita e, quindi, in controtendenza con l'obiettivo di un progressivo rientro del debito delle pubbliche amministrazioni. Si è prevista, comunque, una disciplina transitoria diretta a consentire agli enti che registrino i più alti livelli di indebitamento, di pervenire, entro un arco temporale ampio, a dimensioni del debito più ragionevoli.

Un ulteriore elemento da segnalare è costituito dalla decisione di ripristinare, anche per il prossimo triennio, il blocco delle addizionali all'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle maggiorazioni dell'IRAP. Tale decisione, oggetto di un vivace confronto - immagino oggi l'assemblea dell'ANCI - è riconducibile all'obiettivo di evitare che le scelte che possono essere assunte dagli enti territoriali in materia contraddicano l'obbiettivo di una graduale riduzione del carico fiscale.

In altri termini, si intende escludere che eventuali misure di riduzione della pressione tributaria a favore delle persone fisiche e delle imprese disposte a livello statale siano vanificate da decisioni contraddittorie assunte dagli enti territoriali.

Con riferimento alle spese di personale, segnalo che il disegno di legge prevede un incremento ragionevole e contenuto, pari al 3,7 per cento, rispetto alle risorse stanziate per l'anno in corso, determinato sulla base del tasso programmato di inflazione con un leggero aumento a titolo di contrattazione integrativa. Per le ragioni già ampiamente esposte, non risulta opportuno ipotizzare un'attenuazione delle regole sul blocco delle assunzioni che, oltretutto, non hanno impedito che si realizzassero, negli scorsi anni, risultati non perfettamente coerenti con le attese.

Il disegno di legge finanziaria destina al fondo per le aree sottoutilizzate uno stanziamento aggiuntivo di 8 miliardi, in linea con quello 0,60 per cento del PIL stabilito con le parti economiche e sociali nel «patto per l'Italia» del 2002. Anche quest'anno, la maggior parte delle risorse viene allocata al terzo esercizio e cioè al 2007. Questo sistema, adottato per la prima volta dal precedente Governo nel 2001, e divenuto prassi, fa sì che per il primo anno la finanziaria goda, di fatto, della quantità di risorse allocate nei tre anni precedenti. Peraltro, nel 2005 risultano disponibilità finanziarie nuove per il solo Mezzogiorno per circa 22,7 miliardi di euro, anche considerando il tetto di spesa del fondo di 6,5 miliardi.

Nel corso dell'esame in Commissione sono stati approvati due emendamenti del Governo diretti ad introdurre alcuni elementi di flessibilità nella gestione delle risorse confluite nel fondo per le aree sottoutilizzate. In particolare si tratta, da un lato, di disposizioni volte a promuovere la costituzione di fondi comuni di investimento attraverso l'impiego di risorse pubbliche; dall'altro lato, si autorizza Sviluppo Italia Spa a concedere agevolazioni alle imprese operanti nelle aree sottoutilizzate nella forma di contributi in conto interessi ovvero in conto capitale.

Occorre tuttavia rilevare, anche alla luce del dibattito apertosi ormai da anni su questa materia, che non può ulteriormente differirsi una complessiva revisione degli strumenti di intervento, sulla base di una puntuale verifica degli esiti prodotti da ciascuna delle misure agevolative esistenti, basata su un raffronto tra l'entità delle risorse assegnate e i risultati prodotti, a seconda dei casi, in termini di ampliamento dell'occupazione, di nuovi investimenti ovvero di ampliamento della base produttiva.

In questa prospettiva, va valutata la possibilità di pensare ad un riordino generale della normativa vigente attraverso una sorta di «legge obiettivo» per le aree sottoutilizzate.

Con riferimento alle restanti disposizioni del provvedimento, ricordo che la Commissione ha modificato significativamente il contenuto dell'articolo 26 in materia di assicurazioni a seguito di calamità naturali.

Dopo un'ampia discussione la Commissione ha ritenuto che non fosse possibile prevedere una generalizzata e obbligatoria copertura assicurativa la quale avrebbe comportato oneri aggiuntivi a carico dei cittadini.

In relazione alle disposizioni di carattere fiscale contenute nel disegno di legge finanziaria e volte ad assicurare un maggior gettito, occorre preliminarmente osservare che la Commissione bilancio non è riuscita ad esaminare gli emendamenti che a tali disposizioni sono stati presentati. È comunque evidente che in occasione dell'esame in Assemblea questi temi dovranno essere attentamente approfonditi, posto che, alla manovra sulle entrate è affidato circa il 60 per cento dell'aggiustamento dei conti, per un importo quantificato in 7.274 milioni di euro a titolo di entrate tributarie, cui si devono aggiungere 7 miliardi di euro attesi dalla dismissione di attivi. Più della metà delle maggiori entrate tributarie dovrebbe essere assicurata dalla revisione degli studi di settore. Più in particolare, l'articolo 34 provvede, anzitutto, a disciplinare l'istituto della pianificazione concordata, attraverso la quale i titolari di reddito di impresa ed esercenti arti e professioni potranno definire, in via preventiva e per un periodo di tre anni, la base imponibile dei soggetti interessati. Per quanto concerne le restanti disposizioni in materia fiscale, ricordo quelle di cui all'articolo 36, che fanno venir meno alcune agevolazioni fruite dalle società cooperative e provvedono ad aumentare i proventi assicurati dal gioco del lotto e dell'enalotto.

In conclusione, se è innegabile che la discussione in Commissione bilancio non ha permesso di risolvere se non una parte assai limitata - troppo piccola per le aspettative del relatore e penso anche della maggioranza - delle questioni emerse in occasione dell'esame preliminare del provvedimento, è altrettanto evidente che gli elementi di conoscenza acquisiti nel corso delle audizioni e le aspettative che l'opinione pubblica ripone nella manovra per il 2005 ci debbono indurre a compiere uno sforzo aggiuntivo, in occasione dell'esame in Assemblea, per dare adeguata risposta ad alcuni dei tanti problemi segnalati.

Non possiamo perdere l'occasione che ci viene offerta dal miglioramento degli scenari internazionali. Per quanto mi riguarda, da parte mia farò tutto il possibile per evitare che la legge finanziaria si riveli inadeguata rispetto alle esigenze che si pongono davanti a noi. Auspico, quindi, che anche da parte del Governo e delle forze politiche vi sia un'ampia disponibilità ed un forte impegno a migliorare il testo elaborato dalla Commissione, che già reca alcuni, se pur limitati, progressi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge n. 5311, onorevole Garnero Santanchè.

 

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ, Relatore sul disegno di legge n. 5311. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di approvazione del bilancio dello Stato, che il Governo presenta al Parlamento il 30 settembre viene predisposto sulla base della legislazione vigente. Il che significa che le previsioni di entrata e di spesa iscritte nel bilancio sono quantificate in base alle norme esistenti al momento in cui il disegno di legge di bilancio è definito. Nel bilancio che abbiamo di fronte non troviamo, pertanto, gli effetti delle disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria, vale a dire le misure della manovra correttiva posta in essere per assicurare il conseguimento dell'obiettivo dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione, pari al 2,7 per cento. Tali effetti saranno scontati nelle previsioni di bilancio nel prosieguo dell'esame parlamentare, attraverso le note di variazioni.

La caratteristica, propria della legge di bilancio, di legge formale che, in sostanza, non consente di operare, tramite essa, modifiche alla legislazione sottostante, può erroneamente indurre a ritenere, come in passato quasi sempre è avvenuto, che il provvedimento non meriti particolare attenzione. In effetti, tradizionalmente il confronto politico si concentra sulla finanziaria, che contiene le disposizioni modificative della legislazione esistente. Vi sono tuttavia fondate ragioni per affermare che quest'anno il Parlamento non possa sfuggire al dovere di un più attento esame del disegno di legge di bilancio, evitando di considerarlo come una sorta di atto dovuto. Tali ragioni consistono essenzialmente nel rilievo che assumono, nell'ambito del disegno di legge finanziaria, le misure per il contenimento della spesa pubblica, destinate a produrre immediati riflessi sul bilancio. Se poi si considera che tali misure di contenimento della spesa ivi previste fanno seguito ad analoghe disposizioni intervenute negli scorsi anni - a partire dal cosiddetto decreto taglia-spese, per proseguire con il decreto-legge n. 168 del 2004 -, appare evidente che un esame più attento del bilancio sia ormai ineludibile.

Ricordo che, introducendo in Commissione l'esame sulle linee generali dei disegni di legge di bilancio e finanziaria, sia io sia il collega Crosetto, relatore sul disegno di legge finanziaria, abbiamo evidenziato la scarsa utilità di alcune polemiche pregiudizialmente ostili nei confronti della cosiddetta regola del 2 per cento, senza tuttavia mancare di esprimere dubbi e perplessità sulla formulazione delle disposizioni proposte dal Governo.

 

PRESIDENTE DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 15,50)

 

DANIELA GARNERO SANTAN­CHÈ, Relatore sul disegno di legge n. 5311. Quanto al primo punto, in estrema sintesi, debbo rilevare che il merito della soluzione adottata da questo Governo è in primo luogo quello di aver sollecitato il Parlamento e, più in generale, l'opinione pubblica, alla necessità di un più attento ed accurato esame del bilancio dello Stato. Un secondo merito da attribuire alla soluzione adottata dal Governo è appunto riconoscibile nella scelta coraggiosa di superare il luogo comune per cui, poiché il bilancio è una legge formale e non sostanziale, i dati che in esso sono riportati costituirebbero una mera trasposizione, in termini numerici, di decisioni che sono state assunte in altre sedi ed attribuibili o agli effetti della legislazione sottostante ovvero a condizioni fattuali non modificabili.

Insomma, si è finalmente rimosso il pregiudizio per cui il bilancio va assunto così come presentato, rinunciando a qualunque pretesa di individuare, nelle innumerevoli voci di spesa che lo compongono, gli spazi per intervenire significativamente sulla composizione della stessa spesa e sulla sua qualificazione.

A me sembra che questo luogo comune discenda da una diffusa ritrosia ad affrontare con coraggio il tema più ampio della qualità delle prestazioni rese dalle pubbliche amministrazioni e della necessità di una maggiore responsabilizzazione delle stesse amministrazioni.

Il Governo ci ha dimostrato che, in realtà, esistono margini certamente non irrilevanti di intervento sugli stanziamenti allocati nel bilancio, senza però dover mettere a repentaglio il livello e la qualità dei servizi resi ai cittadini.

Nel corso dei nostri lavori, abbiamo acquisito, dietro ripetute e condivise sollecitazioni, alcuni importanti elementi di informazione dal Governo che, da ultimo, si sono tradotti nell'approvazione di un elenco allegato al disegno di legge finanziaria, con il quale si sono specificati, per ciascun ministero, gli importi delle riduzioni operate con riferimento ai consumi intermedi ed agli investimenti fissi lordi.

Possiamo oggi affermare, quindi, di disporre di un quadro più puntuale sulla misura e sulle voci di spesa inserite nel bilancio dello Stato che sarebbero interessate dall'applicazione della regola del 2 per cento. Devo dire con altrettanta chiarezza che non abbiamo comunque risolto, in modo soddisfacente, due problemi che proprio le disposizioni inserite dal Governo all'articolo 3 del disegno di legge finanziaria hanno sollevato.

La prima questione concerne l'esigenza di capire compiutamente quanta parte degli stanziamenti iscritti possa essere considerata veramente intangibile sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista degli effetti che un'eventuale modificazione dei relativi importi comporterebbe per l'attività delle amministrazioni e, soprattutto, per i destinatari di queste attività. Personalmente, ritengo che un ulteriore approfondimento su questo tema da parte del Governo sia indispensabile.

In sostanza, si tratta di acquisire dati puntuali e non soltanto generiche e approssimative valutazioni sulla quota della spesa iscritta a bilancio effettivamente riconducibile ad esplicite previsioni di legge preesistenti; sulla misura entro la quale le cosiddette spese obbligatorie possono considerarsi vincolate e non riducibili; sui criteri che vengono assunti per la quantificazione delle spese discrezionali; sul livello di consapevolezza, da parte delle amministrazioni, ma anche da parte dei responsabili politici, a partire dal Ministero dell'economia e delle finanze, circa le dimensioni degli stanziamenti che vengono assegnati ad alcune voci di spesa e sui fattori che ne determinano l'andamento.

Su tutti questi aspetti non disponiamo ancora di un quadro soddisfacente di informazioni. Ricordo che, nel corso del lavori di approfondimento sull'andamento della spesa pubblica svolto dal Comitato permanente che ho l'onore di presiedere, tra le altre cose abbiamo convenuto con la Presidenza della Corte dei conti circa la necessità di potenziare lo strumento del controllo di gestione e di indirizzare tali controlli sulla base di priorità che debbono essere individuate in modo da offrire al legislatore il massimo aiuto di conoscenza e di informazione.

È evidente che, attualmente, scontiamo i limiti di una riforma della legislazione contabile realizzata a metà, per cui, in realtà, il livello di trasparenza sugli andamenti della spesa e di responsabilità delle strutture dirigenziali dell'amministrazione è ancora troppo basso. Né va trascurato il limite derivante dal fatto che, tuttora, la nostra legislazione non è strutturata per programmi verificabili in corso d'opera. Ciò nonostante, credo non possiamo rinunciare a saperne di più.

Vorrei, pertanto, segnalare ai colleghi che questa non è un'esigenza della sola maggioranza, connessa all'obiettivo di individuare mezzi finanziari utili per garantire un'adeguata copertura alla realizzazione del secondo modulo della riforma fiscale.

Si tratta, a mio giudizio, di un interesse comune del Parlamento e, più in generale, delle istituzioni politiche, che non possono limitarsi a prendere atto del fatto che oltre il 95 per cento delle risorse disponibili sia praticamente bloccato, sottratto a qualunque possibilità di una accurata verifica e di una eventuale redistribuzione.

Non è accettabile la visione pessimistica per cui si dà per inevitabile che gli andamenti tendenziali della spesa procedano in modo inerziale, anche in assenza di novità sul versante legislativo, per cui dobbiamo limitarci a prendere atto di quello che ci viene sottoposto.

Siamo davvero sicuri che i centri di responsabilità effettuino una accurata verifica sulle loro effettive necessità finanziarie e sulla loro reale capacità di spesa? Siamo davvero convinti che nelle pieghe del bilancio non si annidino privilegi e inefficienze che non trovano fondamento in alcuna disposizione di legge né in alcun diritto soggettivo? Siamo certi che non siano i comportamenti tenuti dalle amministrazioni, più che i fattori demografici o altre cause economiche o sociali, a determinare le tendenze di crescita di talune spese?

Alla luce delle considerazioni svolte, è evidente che anche il Parlamento deve cambiare approccio per cominciare finalmente ad effettuare un attento esame del bilancio, attraverso un confronto serrato con le diverse amministrazioni, per verificare l'effettiva capacità di spendere le risorse ad esse assegnate.

È innegabile, infatti, che nell'esperienza italiana prevalga la funzione «autorizzativa» del bilancio, per cui la legge di bilancio risponde soprattutto all'esigenza di dare certezza giuridica alle amministrazioni, le quali sono abilitate ad effettuare impegni e pagamenti fino all'importo stabilito, secondo una logica per cui il profilo giuridico-formale della legittimazione alla spesa risulta prevalente rispetto a quello sostanziale del conseguimento effettivo dei risultati attesi.

Né può ritenersi che le scarne informazioni contenute nella relazione introduttiva del disegno di legge di bilancio siano sufficienti a dare un quadro di come vengono spese le risorse disponibili a bilancio.

Il punto è che la nostra esperienza è legata indissolubilmente ad un modello di organizzazione amministrativa improntata a profili giuridico-formali.

Occorre, quindi, progredire nel senso di una responsabilizzazione delle amministrazioni che non si limiti, come in parte già avvenuto, alla capacità giuridica di impegnare le risorse assegnate, ma che dovrebbe comportare anche l'obbligo di rispondere sugli esiti dell'attività svolta.

È ugualmente necessario pervenire quanto prima a quella armonizzazione dei dati contabili, elaborati dalle diverse istituzioni, indispensabili per rimuovere l'attuale situazione di confusione e di incertezza per cui i diversi dati si prestano - come abbiamo visto in questi mesi - a polemiche inutili.

Nel corso dell'esame da parte della Commissione bilancio sono stati approvati due emendamenti, di carattere tecnico, che inseriscono nell'articolato del disegno di legge di bilancio disposizioni stralciate dal disegno di legge finanziaria, in quanto strettamente concernenti le modalità di registrazione contabile di alcune poste.

In particolare, con il primo emendamento, si è previsto che le risorse statali da destinare alle agenzie fiscali siano iscritte, nell'ambito delle pertinenti unità previsionali di base, in un unico capitolo. Con il secondo emendamento si è stabilito che le somme spettanti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, provenienti da contributi versati dai soggetti che esercitano i servizi sottoposti a regolazione, siano versati direttamente ai bilanci delle Autorità medesime.

Si tratta, in sostanza, di un'opportuna norma di semplificazione procedurale, dal momento che la normativa attualmente vigente, dettata dalla legge n. 481 del 1995, prevede che tali somme siano versate all'entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate ad un apposito capitolo della spesa.

Su altre questioni che attengono invece alla diversa allocazione di stanziamenti, che per la loro natura possono essere variati in sede di bilancio, la Commissione ha preferito rinviare la decisione alla fase dell'esame in Assemblea, in modo da poter effettuare una più approfondita valutazione.

In generale, comunque, dall'esame del bilancio a legislazione vigente emerge con chiarezza la difficoltà di utilizzare questo strumento per controllare e, se necessario, anche correggere gli andamenti della spesa. Tale difficoltà dipende, in primo luogo, dall'elevato grado di rigidità che il bilancio dello Stato presenta. Tuttavia, essa deriva in misura pure significativa anche dai criteri iniziali, ai quali sono improntate le modalità con cui le amministrazioni quantificano le previsioni di spesa nel processo di formazione del bilancio.

Sia rispetto al primo profilo che al secondo, l'intervento operato mediante le disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria e, in particolare, nell'articolo 3, deve valutarsi senz'altro in modo favorevole. Esso, tra l'altro, costituisce uno stimolo importante ad una lettura più attenta del bilancio, che ci consenta di comprendere le effettive necessità di finanziamento, sulla base della reale di capacità di spesa, superando la logica incrementale che, sino ad ora, ha determinato l'allocazione delle risorse (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, senatore Vegas.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

 

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, la manovra in esame era stata annunciata dal neoministro dell'economia e delle finanze Siniscalco come semplice e solida. In realtà, l'inizio della sessione di bilancio si è contraddistinto per l'incertezza, per l'opacità dei dati e per la confusione, frutto peraltro dei conflitti presenti all'interno del Governo e della maggioranza. Allora, il confronto avviene su un documento monco, in quanto non è stato possibile analizzare la manovra assieme alle altre misure annunciate, soprattutto per via televisiva e mediatica, come le misure per il sostegno allo sviluppo e la vera e propria riforma fiscale.

Per quanto ci è stato possibile capire dagli elementi di cui disponiamo, si annuncia una legge finanziaria del tutto inadeguata ad affrontare la crisi della nostra finanza pubblica, figlia di una politica economica e finanziaria miope, che non sa rapportarsi alla crisi del presente e non è credibile per raggiungere davvero l'obiettivo di contrastare la deriva e il declino, cui sembra ormai votata la nostra economia. La legge finanziaria si prospetta ancora una volta fin troppo iniqua e penalizzante per gran parte dei cittadini e per le aree e i settori più deboli del paese.

Si tratta di una manovra economica che avete cercato in tutti i modi di far passare come neutra, di mero contenimento delle spese, spacciando demagogicamente tagli drastici per una crescita controllata delle uscite.

In questo senso, è davvero paradigmatica la propaganda messa in atto sul tetto del 2 per cento. Avete deciso di non fare più riferimento all'aumento tendenziale delle spese, come invece dovrebbe essere in base al bilancio a legislazione vigente, e operare conseguentemente i tagli per ridurre il deficit, partendo dal livello di spese del bilancio preconsuntivo del 2004, onde imporre un tetto a queste ultime pari al 2 per cento.

È un giochetto che consiste nel mostrare, al fine di rendere questo taglio drastico più digeribile, che le spese di ciascun ministero aumenteranno solo del 2 per cento, invece di dichiarare apertamente che le spese vengono tagliate del 2-3 per cento (vale a dire la differenza tra il dato tendenziale e quanto imposto dalla legge finanziaria). Tale giochetto nasconde pesantissimi e, soprattutto, indiscriminati tagli a 360 gradi. Si tratta di una scure che per moltissimi capitoli di bilancio si traduce in tagli assolutamente insostenibili, che rischiano di produrre la paralisi di interi settori importanti della nostra pubblica amministrazione.

Non siamo contrari alla razionalizzazione e alla riduzione degli sprechi, e sosteniamo anzi la necessità di contrastare questi ultimi. Tuttavia, il Parlamento deve essere posto nelle condizioni di comprendere come e dove tagliare, gli effetti prodotti dai tagli e il loro livello di efficacia. Si prospetta invece una richiesta di delega in bianco.

Mi limito ad alcuni esempi. Le risorse assegnate al bilancio del Ministero dell'ambiente per la protezione della natura sono ridotte di poco meno del 30 per cento. Gli stanziamenti non aventi natura obbligatoria a favore dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile subiscono un taglio netto pari a circa il 35 per cento. L'amministrazione penitenziaria vede una decurtazione delle risorse di oltre il 25 per cento.

Ancora una volta, come è accaduto in occasione dei precedenti disegni di legge finanziaria, discutiamo un testo che verrà sicuramente stravolto o integrato abbondantemente con nuovi «pezzi» di manovra finanziaria, su cui cercherete di ridurre al minimo il confronto parlamentare, secondo un'abitudine ormai consolidata e dopo aver cercato l'accordo al vostro interno.

Ciò accadrà con l'imminente presentazione della riforma fiscale. Si prospetta una riduzione delle tasse, che è diventata il leit motiv e la vera ossessione del Presidente del Consiglio, che, senza alcun senso dello Stato, si ostina a volerla varare, quando invece le condizioni nelle quali è ridotta la nostra finanza pubblica non lo permetterebbero. Dunque, si vuole introdurre tale riforma ora e subito, costi quel che costi. Da alcuni mesi assistiamo a un infinito balletto interno al Governo e alla maggioranza su un'imminente manovra di riduzione fiscale, su tre scaglioni, quattro scaglioni, tre scaglioni più il contributo di solidarietà: è veramente imbarazzante. Temiamo che si profili una riforma sbagliatissima, mentre il nostro paese avrebbe bisogno di una politica fiscale realmente redistributiva, incentrata sull'equità e su una convinta lotta all'evasione e all'elusione.

È inquietante sentir dire al Presidente del Consiglio, il 29 ottobre scorso, queste parole: ritengo che non sia un disonore guadagnare tanto; è normale che si cominci con la riduzione delle tasse da chi ha di più. In quale paese civile può essere considerato normale cominciare la riduzione delle tasse da chi ha di più? Si crede veramente che la riduzione dell'IRPEF sui redditi più elevati - quelli degli imprenditori, dei manager e dei grandi professionisti - serva per rilanciare l'economia italiana? Il numero dei contribuenti che hanno dichiarato un reddito di oltre un milione di euro è di poco superiore a mille, mentre quelli che hanno dichiarato redditi di oltre 300 mila euro sono soltanto 17 mila.

Riducendo l'aliquota IRPEF dal 43 al 39 per cento a questi scaglioni di reddito, essi ne ricaverebbero un beneficio complessivo di 500 milioni di euro. Dopo l'approvazione della legge delega di un anno e mezzo fa non esiste una proposta credibile con cui confrontarsi né una proposta organica con cui veramente iniziare un confronto degno di questo nome.

Avete deciso, sembra, di intervenire sulla difesa del potere di acquisto. Ci sta bene. Ma il potere di acquisto va rafforzato prioritariamente, per una ragione di equità sociale, molto prima ancora del rilancio dei consumi. Si vuole rilanciare i consumi? Siamo d'accordo. Vogliamo difendere il potere di acquisto? Le scarse risorse a disposizione impongono delle priorità. E queste priorità dovrebbero riguardare innanzitutto la restituzione del fiscal drag. Non è un obolo; non è una concessione: è solo la restituzione di un diritto acquisito dei lavoratori. Oppure perché non intervenire con politiche fiscali mirate agli incapienti? Quasi 5 milioni di persone, di cui oltre la metà pensionate, che proprio per il loro basso reddito sono nell'impossibilità di godere delle previste deduzioni o detrazioni. Questi soggetti non vengono assolutamente presi in considerazione, sono rimossi e il Governo agisce come se non esistessero.

Siamo in presenza di un progressivo, preoccupante impoverimento delle famiglie, dovuto non soltanto alla politica dei tagli ma anche ad un aumento costante del costo della vita. Ma di questo non vi fate assolutamente carico. Secondo l'Istituto di statistica 2 milioni e 360 mila nuclei familiari vivono con meno di 870 euro ogni due persone; le famiglie italiane che vivono in condizioni di povertà sono il 10,6 per cento del totale. È un dato di cui davvero bisognerebbe preoccuparsi, sul quale occorrerebbe soffermarsi. Ma soprattutto bisognerebbe elaborare risposte adeguate. Una seria e responsabile riforma fiscale dovrebbe farsi carico di questa realtà; con una politica, cioè, che miri a rafforzare il potere di acquisto dei salari, delle pensioni, ossia di quei redditi che tra l'altro hanno la propensione al consumo più elevata e, quindi, potrebbero effettivamente sostenere la domanda interna.

Ci vorrebbe una politica in grado di affrontare il problema del reddito minimo sociale da garantire a tutti. Ma la difficoltà crescente non è solo di sempre più larghi settori della popolazione, ma coinvolge in buona parte il sistema produttivo di questo paese; intere filiere manifatturiere produttive rischiano - lo sappiamo - di uscire dal mercato a causa della perdita di competitività. E questo soprattutto nelle aree più deboli: nel sud. Le piccole imprese non ce la fanno più ad andare avanti. È disastrosa la situazione nell'ambito della fornitura e subfornitura.

A proposito di competitività, è proprio di queste settimane il rapporto per il 2004 del World economic forum. Ebbene, l'Italia risulta al quarantasettesimo posto dopo Botswana, Lettonia e Ungheria. L'aspetto veramente preoccupante che voglio sottolineare è che nel 2001 lo stesso rapporto poneva il nostro paese al ventiseiesimo posto. In tre anni siamo riusciti a precipitare di ben 21 posizioni.

La situazione del paese, colleghi, è grave, gravissima, è peggiorata. Si è rotto un patto di cittadinanza. Affrontiamo questa manovra finanziaria, ma dovremmo anche considerare gli interventi politici di questa maggioranza, che precedono tale provvedimento: la controriforma nella scuola, nel mercato del lavoro, nella previdenza. Si è incrinata la laicità dello Stato, si sono aperti conflitti fra le istituzioni, si sono riaperte in maniera paurosa le disparità tra aree più ricche e aree più povere, tra nord e sud. La politica rispetto alla sostenibilità ambientale e rispetto ad un profilo di qualità della crescita è assolutamente disattesa.

Questa manovra economica rischia alla fine di mettere davvero in ginocchio il paese. Come Verdi non possiamo non essere preoccupati dei tagli drastici alle politiche ambientali, anche se non è - ahinoi! - una novità il fatto che l'attenzione del Governo sulle questioni ambientali, con buona pace del ministro Matteoli, sia assolutamente marginale.

La scure del 2 per cento sulle spese del Ministero dell'ambiente si conferma particolarmente pesante: un ministero che vede ridotta la dotazione a legislazione vigente di oltre il 36 per cento, per quanto concerne gli investimenti fissi lordi, e del 28 per cento, per i consumi intermedi; tagli che rischiano di far scendere davvero tale ministero sotto la soglia di sopravvivenza.

Le risorse di competenza subiscono una riduzione di 261 milioni di euro, rispetto alle previsioni assestate del 2004, pari ad un taglio di quasi il 18, 5 per cento. Il Fondo unico, relativo alla difesa del suolo e tutela ambientale, subisce un taglio di 220 milioni di euro e la stessa sorte tocca agli stanziamenti destinati alla protezione della natura, allo sviluppo e alla salvaguardia ambientale, che hanno visto un consistente taglio della propria disponibilità finanziaria.

Così come riteniamo gravissima la vostra decisione di affossare definitivamente la carbon tax, ossia la rideterminazione delle aliquote di accisa sui combustibili, con buona pace di tante belle parole che vengono spese ogni volta che si parla di mutamenti climatici e di Protocollo di Kyoto. Qui, invece, bisognerebbe aprire un confronto serio sul tema del caro-greggio, sul fatto che la nostra economia è fortemente dipendente dall'utilizzo di questa fonte energetica; pensiamo solo al tema, che è stato affrontato anche nel corso delle audizioni da Confindustria, di come l'autotrasporto di merci, a causa dell'incremento del prezzo del petrolio, si trovi a dover, dall'inizio dell'anno, fare i conti con un incremento del 25 per cento dei costi di esercizio, e quindi di come la dipendenza da un certo modo di trasferire le merci sul nostro territorio inibisca poi anche la possibilità di rendersi autonomi, rispetto al petrolio e agli aumenti di prezzo di questo combustibile.

Se confrontiamo gli stanziamenti ambientali, previsti per il triennio della legge finanziaria dello scorso anno e per quello di quella attuale, notiamo una riduzione drastica delle risorse complessive: dalla protezione civile e dalla difesa del suolo alla bonifica dei siti inquinati, ai programmi di tutela ambientale, di difesa del mare e dei parchi (questi ultimi già vittime, con le precedenti leggi finanziarie, di consistenti tagli di trasferimenti).

Ancora, quasi nulla è l'attenzione ad ogni forma di mobilità sostenibile. Per il triennio 2005-2007, non viene stanziato un solo euro per la riduzione delle emissioni inquinanti nei trasporti, per lo sviluppo del trasporto merci su ferrovia, per la diffusione di veicoli a minimo impatto ambientale, per la mobilità ciclistica, per la sicurezza stradale; così come non vi è un solo euro in più per il trasporto rapido di massa, nonostante ormai sia insostenibile la situazione in cui si trovano le nostre aree urbane.

Così come effetti - temo - devastanti si avranno in relazione ai tagli agli enti locali, di cui tanto si è parlato e su cui peraltro qualcosa è stato fatto nel corso del lavoro in Commissione; dopo tre leggi finanziarie consecutive, questa quarta manovra rischia davvero di mettere definitivamente in ginocchio gli enti locali, regioni, province, comuni.

Secondo la Corte dei conti, dei 9,5 miliardi di risparmi derivanti dall'applicazione del tetto del 2 per cento alla crescita della spesa, circa 5 miliardi sono attribuibili alle autonomie locali. Se poi guardiamo al 2006 e al 2007 (utilizzando sempre la Corte dei conti come fonte), si è evidenziato come il taglio del 2 per cento alle spese e l'aggiornamento nel triennio 2005-2007, nei termini dell'accordo Stato-regioni dell'agosto 2001, che regola il patto di stabilità sanitaria, peseranno sugli stessi enti locali per il 73, 4 per cento nel 2006 e per il 76,4 per cento nel 2007. Insomma, si tratta di un taglio letteralmente insostenibile, che avrà effetti pesantissimi sul piano economico e, soprattutto, su quello sociale.

Occorre sottolineare anche in questa sede che il generale blocco delle spese per gli investimenti, di fatto imposto, metterà in ginocchio l'attività di ammodernamento di molte città. Gli enti locali saranno posti di fronte alla seguente alternativa: sfondare il tetto di spesa o bloccare gli investimenti, molti dei quali già in fase di attuazione. E poiché gli investimenti producono ricchezza ed occupazione, si finirà per mettere in ginocchio anche l'economia locale. Da questo punto di vista, è indubbio che delle conseguenze del blocco risentiranno maggiormente proprio i comuni e le regioni del sud.

A proposito del Mezzogiorno, se n'è parlato troppo poco finora, nonostante che gli impegni programmatici per lo sviluppo e la crescita delle aree depresse - tutti teorici - siano stati ogni anno indicati nel DPEF: di fatto, siamo alla quarta finanziaria che penalizza il sud e le aree più deboli del paese!

Certo, si fa salva la grande opera sullo Stretto di Messina, ma soltanto per nascondere la vergogna di interventi infrastrutturali che sarebbero urgenti, ma che assolutamente non si intende finanziare. Come non ricordare lo scandalo della Salerno-Reggio-Calabria: in sette anni, i lavori sono avanzati al ritmo di 7 chilometri e 105 metri l'anno e con una lievitazione dei costi davvero incomprensibile! Finora, sono stati realizzati soltanto 49 chilometri: con questo ritmo, l'opera sarà completata in 36 anni! Inoltre, v'è da considerare il problema della rete ferroviaria, che non riguarda soltanto il sud: abbiamo 15 mila 983 chilometri di binari, contro i 44 mila 730 della Germania ed i 31 mila 740 della Francia. Pensate che un treno merci procede alla velocità media oraria di 18 chilometri: assurdo!

A questo punto, non mi posso esimere dal riproporre le considerazioni, già svolte in altre occasioni, relative alla particolare situazione del Ministero della difesa. In questo caso, i tagli vengono assolutamente limitati! Nel corso della presentazione del nuovo caccia da addestramento dell'Aermacchi M-346, il Presidente Berlusconi si è detto disponibile - pensate un po'! - a fare il commesso viaggiatore per piazzare in giro per il mondo questo «gioiello». Infatti, l'unica «torta» che, in questi anni di vacche magre, continua a lievitare è quella della Difesa.

Nel presentare la manovra finanziaria per il 2005, molti giornali si sono soffermati sulla scure che si sarebbe abbattuta sul Ministero della difesa. In realtà, non è così. Premesso che nemmeno il decreto «taglia spese» di luglio è riuscito a bloccare le spese della Difesa, i 1358 milioni di euro in meno rappresentano un taglio del 2 per cento, che, però, riguarda un ministero dalle grandissime disponibilità. Nel contempo, non possiamo non lamentare che, per quanto riguarda il servizio civile, i fondi previsti sono assolutamente insoddisfacenti (essi consentiranno di far partire 30 mila volontari). Sostanzialmente, per i giovani impegnati nel settore ormai cruciale della difesa non in armi del paese i fondi a disposizione vengono dimezzati.

Va anche affrontato, sia pure succintamente, il tema della sanità pubblica. I trasferimenti alle regioni per il 2005 ammontano a 88 miliardi. Si tratta di risorse che abbiamo visto essere assolutamente insufficienti a garantire il livello minimo dei servizi sanitari. Regioni e province autonome quantificano in 91 miliardi di euro il fabbisogno finanziario necessario per assicurare i livelli essenziali di assistenza, ma a tale somma sono da aggiungere i costi dei contratti per i medici, per la dirigenza e per le convenzioni con i medici di famiglia e con i pediatri di libera scelta.

Se si considera la spesa tendenziale prevista per il prossimo anno, vale a dire 92,5 miliardi di euro (ricordo che occorre rinnovare i contratti e le convenzioni), la quota di trasferimento assegnata prefigura complessivamente una decurtazione di ben oltre quattro miliardi (a tale riguardo le regioni hanno protestato).

Infine, per quanto riguarda il triste capitolo sulla cooperazione allo sviluppo, ricordo che nel 2004 gli stanziamenti per la cooperazione internazionale e gli aiuti ai paesi poveri si sono ridotti ad un vergognoso 0,16 per cento del PIL. Certamente, la difficile congiuntura economica internazionale non può essere un alibi. Altri paesi dell'Unione europea, in questa stessa situazione, hanno incrementato in modo rilevante le risorse per la cooperazione internazionale: la Spagna li ha raddoppiati, la Francia è allo 0,34, la Gran Bretagna si è posta l'obiettivo dello 0,47 entro il 2007, i paesi del nord confermano quote superiori allo 0,7 per cento.

 

PRESIDENTE. Onorevole Zanella...

 

LUANA ZANELLA. Sto per concludere, Presidente.

La stessa Corte dei conti ha ricordato che, nel settore della cooperazione allo sviluppo, si è registrata una riduzione degli stanziamenti destinati al sostegno dei paesi più poveri. Tale riduzione ci pone in contrasto con l'impegno assunto dall'Italia in sede di Consiglio di Barcellona del 2002, ossia di raggiungere nel 2006, quale ammontare dell'aiuto pubblico allo sviluppo, lo 0,33 per cento del PIL, cui dobbiamo aggiungere il recente taglio di 250 milioni di euro ai fondi destinati alla cooperazione e, tra questi, il taglio al fondo globale per la lotta all'AIDS.

Vorrei ricordare all'Assemblea che noi, deputati Verdi, insieme all'opposizione, abbiamo presentato un corpo unico di proposte emendative specifiche che affrontano i nodi della politica economia finanziaria attuale, con l'obiettivo di ridurre il danno presente in questa manovra che abbiamo avuto modo di criticare in Commissione, seppure in maniera limitata; infatti, come ha ricordato lo stesso relatore, onorevole Crosetto, non è stata data la possibilità di esaminare tutti gli aspetti.

 

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la prego di concludere...

 

LUANA ZANELLA. Crediamo sia importante affrontare in quest'aula una battaglia forte, rigorosa e propositiva rispetto alla vostra manovra. Tuttavia, crediamo sia necessario agire anche all'interno del paese e molte proposte emendative, in particolare le nostre, sono il frutto di uno scambio con le forze sociali e sindacali del paese e con le associazioni (ricordo, in particolare, le proposte della campagna «Sbilanciamoci»). Crediamo sia una battaglia decisiva per il futuro del paese, dei diritti e di un'economia davvero ecocompatibile ed ecosostenibile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zanella.

A futura memoria, sottolineo l'esigenza di attenersi ai tempi a disposizione di ciascun collega iscritto a parlare. Non vorrei essere costretto a richiamare gli oratori, anche per evitare il rischio che il dibattito si prolunghi fino ad un orario in cui l'argomentazione diventa, con il favore delle tenebre, meno chiara...

È iscritto a parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad una manovra che, anche dopo l'esame, tra l'altro piuttosto precario, in Commissione bilancio, risulta raffazzonata e confusa, nel senso di non perfettamente intellegibile nei suoi elementi portanti. Come proverò ad argomentare nel breve tempo che mi è concesso, oltre ai dubbi iniziali, altri se ne sono aggiunti per quel che riguarda la consistenza dei risparmi di spesa ed il versante delle entrate. Tali dubbi concernono sia la quantità sia la qualità dell'intera manovra.

Preliminarmente, ritengo di poter osservare che siamo costretti a fare una discussione sulla stabilità dei nostri conti pubblici sganciata da ogni discorso sulla crescita, ancora in attesa di questo ormai «mitico» collegato sullo sviluppo che dovrebbe illustrare le caratteristiche del rilancio della nostra economia.

In proposito, chiedo formalmente al sottosegretario Vegas e al relatore - essendo tra pochi intimi, siamo destinati ad ascoltarci - quando, come e dove saranno presentate le misure che dovrebbero innescare un virtuoso sentiero di crescita nel nostro paese, perché anche questo elemento ci risulta per ora oscuro. Sarebbe bene che almeno questo il Parlamento lo sapesse: se saranno presentate al Senato, ditecelo! Se saranno presentate in altro modo, per Natale, come dono natalizio, ditecelo! Mi sembra che oramai il tempo sia maturo per conoscere almeno questi elementi così banali ma che riteniamo importanti, visto che discutiamo di una manovra finanziaria che è così rilevante per il futuro del nostro paese. Non vorrei, in altre parole, che alla fine ci si costringa a dedicare solo qualche breve momento ad una questione così importante e decisiva per il nostro futuro.

Sulla performance del nostro sistema economico, ricordo incidentalmente, fuori di ogni polemica - vi chiedo di credermi (sempre che mi ascoltiate, visto che continuate a parlare di altro) -, che uno degli slogan della campagna elettorale del centrodestra era che, una volta vinte le elezioni, saremmo passati - era detto proprio così - «dal declino allo sviluppo!». Orbene, dopo tre anni e mezzo di Governo alternativo, partiti con la previsione di tassi di crescita annua stimata intorno al 3 per cento in termini reali, eccoci qui. La prima realtà che balza alla nostra evidenza, nonostante le rispettabili considerazioni (che mi sono peraltro suonate per alcuni versi come una sorta di excusatio non petita), svolte in Commissione bilancio dal relatore, onorevole Crosetto (e ripetute anche qui), è che in questo oramai lungo periodo di legislatura sono stati dilapidati tutti i risultati positivi conseguiti dal centrosinistra nei cinque anni precedenti. Sono gli indici economici più significativi a dimostrarlo, non sono le mie parole: da quelli relativi all'andamento dell'avanzo primario, a quelli sull'indebitamento, da quelli che riguardano il debito a quelli che documentano la performance del PIL. Su quest'ultima, peraltro, in un panorama internazionale, che sta scontando una dinamica di crescita sostenuta, stiamo arrancando nella stessa area dell'euro e ci avviamo tristemente a constatare che anche il 2004, anno da record nell'andamento dell'economia mondiale, ci sarà passato sulla testa senza nemmeno accorgercene.

L'analisi degli andamenti della nostra industria manifatturiera, del resto, ad un accurato esame condotto in termini comparati a livello internazionale, registra un crollo drammatico della produttività in questo settore, in particolare nel periodo 2000-2003 (ho proprio sotto gli occhi un documento dell'ufficio statistica del lavoro negli Stati Uniti d'America, che documenta questo andamento nel periodo dal 2000 al 2003). E conduce a rilevare la straordinaria necessità di operare con una coerente azione di politica economica per una radicale inversione della tendenza in atto. Infatti, sappiamo tutti che il calo della produttività - siamo con il segno meno in tutte e tre gli anni (dal 2000 al 2003) nell'industria manifatturiera - è un indice gravissimo per quella che è la possibilità di far crescere il PIL nel nostro paese.

La finanza pubblica, peraltro, rimane a rischio di tracollo e continua farci guardare come «osservato speciale» dalla Commissione europea, la quale stima che, se saranno poste in essere misure coerenti, ci dovremmo mantenere intorno al 3 per cento in termini di rapporto tra deficit e PIL quest'anno e l'anno prossimo, per poi rischiare, in assenza di correzioni, di sfondare al 3, 6 per cento nel 2006. A fronte di questa situazione, le decisioni che vengono adottate scontano un elevato tasso di indeterminatezza, a mio avviso, e, per alcuni aspetti, di aleatorietà. I rischi di creare dei veri e propri «buchi di bilancio» - diciamolo in anticipo questa volta e non ex post inventandoli - è molto alto, mentre andando avanti di questo passo non mancherà molto a dover sentire che si vendono - lo dico come immagine simbolica, ma anche concreta - magari le stesse sedi dei ministeri per procacciare le risorse necessarie al funzionamento dello Stato.

Esaminando le tabelle allegate alla legge finanziaria, inoltre, non si può non rimarcare la sostanziale assenza di voci di spesa per investimenti, come peraltro rilevato dallo stesso Governatore dalla Banca d'Italia in sede di audizione presso la Commissione bilancio della Camera. Sempre in finanziaria e sempre a leggere le tabelle, di fatto, aumentano le tasse per finanziare aumenti di spesa corrente.

Come mantenimento delle promesse fatte, se ci potessimo permettere il lusso di scherzare, potremmo concludere che, per così dire, non c'è male, dopo tre anni e mezzo... La situazione, però, non ci permette tale lusso; anzi, ci impone di arrovellarci - ognuno per la sua parte di responsabilità, ma mossi da un obiettivo comune - nell'individuazione delle soluzioni che consentano di uscire dalla condizione perversa nella quale il nostro paese rischia di sprofondare.

Alla luce di questa grave situazione, la nostra vuole essere la posizione di una forza politica e di una coalizione responsabili, che rifuggono dalla logica del «tanto peggio tanto meglio»; ciò, in virtù della consapevolezza che la crisi in atto, a questo punto, rischia di travolgere tutti. Non penso di essere un catastrofista; si tratta di una crisi che, se sicuramente, come osservato dal collega Crosetto, viene da lontano derivando dal mancato scioglimento di alcuni nodi strutturali di fondo, è sicuramente stata aggravata, però, in questi ultimi tre anni, da comportamenti irresponsabili, come noi, in più occasioni, abbiamo sostenuto, anche nella solennità di questa aula.

Prima di entrare nel merito di considerazioni più specifiche, in linea di principio e generale, riteniamo che, per fronteggiare la situazione in atto, occorra dimostrare di possedere il senso delle istituzioni, rifuggendo da pratiche propagandistiche che conducano a preoccuparsi della mera convenienza elettorale. Potrei riferirmi anche ad una previsione recata dal disegno di legge finanziaria che, sebbene abbia avuto eco sui giornali, porterà solo, forse, qualche lira - nemmeno euro! - nelle tasche dello Stato; ma in questo senso il riferimento va però fatto, più complessivamente, soprattutto alla materia fiscale, la cui trattazione ha condotto alla presentazione, in Commissione bilancio, di un emendamento teso a ridisegnare la curva delle aliquote. Una iniziativa sulla quale noi conserviamo, indipendentemente da altre valutazioni, tutte le nostre riserve e le nostre perplessità sul piano della ortodossia regolamentare, tanto per quanto attiene alla congruità della copertura dell'emendamento che risulta presentato, quanto per l'ammissibilità dello stesso in termini di pertinenza della materia.

Più che sul merito di tale vulnus alla correttezza procedurale, esprimerei le seguenti osservazioni circa la riforma fiscale prevista dal disegno di legge finanziaria. In astratto, essa induce - lo riconosco e, quindi, spero che sia manifesta la mia serenità di valutazione - a valutare non negativamente una semplificazione del quadro impositivo basato su tre sole aliquote; sempre in astratto, infatti, la semplificazione, anche in materia fiscale, è indice di maggiore trasparenza democratica. In realtà, tuttavia, tale misura rischia di produrre danni maggiori dei benefici che intende procurare. Ciò, sia per il fatto che non è dimostrato, né in via teorica né in via fattuale, che la riduzione delle tasse avvii un virtuoso sentiero di crescita; sia per la considerazione, più politica, che ci induce a sostenere come la revisione promessa finisca per avvantaggiare i ceti più benestanti della popolazione - compreso il Presidente del Consiglio (sono stati fatti anche i conti) - con scarsa ricaduta sulla performance dei consumi interni ascrivibili alla maggioranza delle persone da considerare «normali» in termini di qualificazione della domanda. La ricaduta sulla domanda interna di una manovra siffatta, infatti, se appena si tiene conto della struttura del nostro sistema impositivo, appare, poi, ancora meno plausibile per quanto attiene al comportamento atteso da parte delle famiglie; infatti, non siamo la Francia - tanto per citare un paese a tutti noto - dal punto di vista della struttura e dell'architettura del nostro sistema impositivo.

Il rimedio alla situazione di «calma piatta» che connota la nostra economia, scontando nel breve periodo la grave difficoltà di un sistema produttivo in debito di ossigeno sul fronte delle innovazioni di prodotto in grado di conquistare nuovi mercati, deve certamente passare attraverso il rilancio dei consumi interni - su ciò siamo d'accordo -, oltre che fare riferimento a misure più strutturali e di lungo respiro sul versante dell'offerta. In linea generale, dinanzi alla caduta del potere di acquisto dei redditi fissi, è necessario, a nostro avviso, agire per aumentare il reddito permanente - ribadisco: «reddito permanente» - a disposizione dei cittadini. A tale riguardo, bisognerebbe affrontare un discorso complessivo circa quanto accadrebbe sul versante sia del ridisegno delle aliquote fiscali sia della finanza locale sia della erogazione dei servizi; ciò, al fine di potere calcolare il reddito permanente sul quale farà affidamento una famiglia che evidentemente, sulla base del reddito disponibile, deciderà, quindi, di consumare e, dunque, di innestare una dinamica virtuosa in termini di crescita della domanda interna attribuibile ai consumi.

È necessario agire, dunque, per aumentare il reddito permanente dei cittadini e delle famiglie, operando su una «banda larga» di misure, tra le quali al primo posto dovrebbe figurare, a nostro avviso, la restituzione del fiscal drag e l'elevazione dei redditi più bassi, quest'ultima da realizzare anche attraverso la fiscalizzazione degli oneri sociali entro una certa fascia di retribuzione.

L'aumento della domanda interna per consumi e, soprattutto, per investimenti auspicabilmente così favorita costituisce, del resto, il solo antidoto potenzialmente efficace per far incrementare la produzione e, conseguentemente, la produttività, di cui abbiamo lamentato quella caduta verticale nel confronto internazionale con i quattordici paesi maggiormente industrializzati di cui si è precedentemente parlato. Vorrei ricordare, infatti, che, negli anni tra il 2000 e il 2003, in tale ambito registriamo un andamento negativo, mentre, tanto per dare un'idea, la Corea del Sud ha registrato un incremento del 9 per cento e gli Stati Uniti un aumento del 6,8 per cento.

Sulla manovra più complessiva avremo comunque modo di tornare in occasione della discussione sul disegno di legge collegato alla finanziaria sullo sviluppo - sempre che ci facciate sapere dove e quando lo presenterete, come dicevo prima! -, ed in quella sede esprimeremo la nostra opinione relativamente a misure come le modifiche in materia di IRAP, la politica degli incentivi e del credito di imposta per le imprese, la fiscalità di vantaggio ed altro ancora.

Sin da ora, tuttavia, ci preme osservare che, per uscire dalla situazione in cui ci troviamo, occorrerà agire sui fattori strutturali della nostra economia, mentre, sul versante finanziario, sarà necessario perseguire obiettivi di equità, ipotizzando misure diverse che non escludano, insieme alla messa a contribuzione, in modo selettivo - ripeto: in modo selettivo -, del patrimonio mobiliare pubblico, il coinvolgimento delle stesse rendite e delle stesse plusvalenze finanziarie.

Vorrei ricordare che, con le proposte emendative presentate al disegno di legge finanziaria in sede di Commissione, abbiamo già responsabilmente cercato di introdurre alcuni correttivi, seguendo le linee culturali e politiche cui ho testé accennato, anche se il risultato, tuttavia, non è stato molto positivo. Abbiamo ripresentato tali proposte emendative per l'esame in Assemblea, e confidiamo che una migliore discussione porti a confrontarci più nel merito delle proposte che abbiamo avanzato, senza permanere nell'ambito di uno schema pregiudiziale che induce ad escludere un confronto approfondito sulla complessa materia di cui stiamo trattando.

Signor Presidente, mi avvio a concludere, poiché mi mancano ancora pochi minuti, ed allora vorrei dire che, indipendentemente da quanto abbiamo sostenuto in ordine alla riforma fiscale, contenuta impropriamente nella manovra finanziaria, il nostro giudizio sul disegno di legge finanziaria in esame è negativo sul versante sia dei risparmi di spesa, sia dell'incremento delle entrate.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 16,45)

 

LINO DUILIO. Preliminarmente, mi sento di condividere, in questa sede, un altro aspetto di quanto ha affermato il relatore sul disegno di legge finanziaria, onorevole Crosetto. Pertanto, sempre per portare acqua al mulino di un'analisi che vuole essere serena, mi sento di condividere l'esigenza, sottolineata dal relatore in sede di Commissione bilancio, di dover compiere una riflessione di fondo sull'attuale legge di bilancio, che opera a legislazione vigente, e dunque, come ha precedentemente sostenuto l'onorevole Crosetto, in una logica «inerziale» di produzione di effetti difficilmente governabile, in particolare sul versante delle spese, se non attraverso provvedimenti che stabiliscano «tetti» e «tagli».

Siamo pertanto disponibili, come peraltro avevamo già iniziato a fare in sede di Commissione bilancio (vorrei ricordare, al riguardo, il cosiddetto lodo «Giorgetti-Boccia», tanto per dare l'idea del tentativo intrapreso), a discutere, nella sede propria, quali modifiche andranno sottoposte al Parlamento affinché il governo della finanza pubblica possa disporre di una strumentazione legislativa più aggiornata ed efficace.

Venendo ai contenuti della manovra finanziaria, inizierei ad esaminare il versante delle entrate per confermare, come affermato in più occasioni, che quelle previste nella manovra stessa risultano assolutamente aleatorie, e ci fanno correre il rischio di trovarci presto di fronte ad un vero «buco», che potrebbe comportare, a nostro avviso, la necessità di varare un'ulteriore manovra correttiva. In più, tenendo conto delle correzioni che sono state apportate, in sede referente, dalla Commissione bilancio su questo fronte, nonché di quelle che, magari, saranno apportate nel corso dell'esame in Assemblea, sarebbe opportuno, a nostro avviso, che il Governo presentasse in aula una stima aggiornata ed analitica delle entrate previste (e non solo immaginate).

Un'analoga esigenza si presenta sul fronte dei risparmi di spesa sia per gli effetti derivanti dal giusto riconoscimento di alcune istanze manifestate dagli enti locali, sia per il blocco operato sul fronte dei consumi intermedi e degli investimenti nel settore pubblico allargato. Non intendo dilungarmi molto su tale questione, poiché ne hanno già parlato i colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto, tuttavia vorrei dire che, quanto alla verosimiglianza di tale voce, staremo comunque a vedere.

Ciò anche perché, se dobbiamo basarci sull'esperienza dell'ultimo decreto-legge cosiddetto taglia spese, vorrei rilevare che lo stesso si è sostanzialmente risolto in un rinvio al nuovo esercizio finanziario di alcune spese correnti; tale circostanza risulta evidente, del resto, da una semplice lettura della relativa tabella, allegata al disegno di legge finanziaria, la quale, sotto la voce «regolazioni debitorie», registra esattamente spese che, secondo questo modo di fare, si può dire siano state tagliate in maniera del tutto «virtuale» nell'anno di riferimento.

La dinamica della spesa corrente - lo ha rilevato l'ex ministro Visco, qui presente -, che ha registrato una crescita reale dell'1,5 per cento del PIL negli ultimi tre anni, piuttosto che indurre semplicisticamente a provvedimenti «di tetti e di tagli», avrebbe forse fatto meglio a suggerire un'analisi più puntuale ed approfondita delle ragioni di questa performance, allo scopo di poter intervenire sulle cause strutturali del fenomeno non in modo generico e indifferenziato. Del resto, anche la «mitica» regola di Gordon Brown è stata evocata in salsa italiana, perché essa non è esattamente così: lo sapete meglio di me che si basa su un arco di tempo più lungo rispetto all'attuale, e che essa incide con provvedimenti non certo indifferenziati e generici.

Sempre ragionando in materia di spesa corrente della pubblica amministrazione, sarebbe anche interessante che in Parlamento fosse specificato il tipo di politica che il Governo intende realizzare per il personale del pubblico impiego, se è vero, come è vero - l'ha detto il ministro in sede di audizione presso la Commissione bilancio -, che in questo comparto la regola del 2 per cento sembra soggetta ad eccezione - il ministro ha parlato di una cifra superiore, che si spalma su più anni -, e se è altrettanto vero, come ha detto lo stesso ministro, che il Governo sembra orientato ad attuare il blocco del turn over, politica che richiede una buona specificazione per i suoi effetti funzionali, conoscendo la distribuzione del personale del settore pubblico sul territorio nazionale, ed una precisa quantificazione degli effetti conseguenti a tale misura, anche e soprattutto sul piano finanziario (tenendo conto dei risparmi di spesa in conto retribuzioni e dell'aumento di spesa in termini di liquidazioni e di pensioni).

Non ci rimane molto da dire sul fronte degli investimenti, se non che, esaminando le tabelle, come ho detto, essi non risultano presenti (vedremo cosa accadrà nel «collegato», già richiamato più volte). Nelle tabelle, anzi, si registra una contrazione degli investimenti rispetto al passato e le stesse denunciano un atteggiamento contraddittorio rispetto a quanto ha più volte detto lo stesso Presidente del Consiglio. Come ho già rilevato, ciò l'ha affermato, in sede di audizione, lo stesso Governatore della Banca d'Italia.

Sempre in materia di investimenti, va inoltre osservato che la regola del 2 per cento, introdotta per gli investimenti della pubblica amministrazione, rischia di produrre effetti perversi in materia di opere infrastrutturali. Ad un approfondimento più specifico, poi, questo tetto del 2 per cento rischia di protrarsi ben oltre il 2005, arrivando fino al 2007 ed interrompendo il trend di crescita in atto in questo settore da alcuni anni. Noi pensiamo che ciò influirà negativamente sulla più complessiva crescita dell'economia.

Su tutto il capitolo degli investimenti e della crescita, in ogni caso, staremo a vedere cosa emergerà nel cosiddetto collegato.

Concludo il mio intervento con il riferimento agli emendamenti da noi presentati in Commissione, sia come partito sia come centrosinistra. Si tratta di emendamenti tutti improntati ad un grande senso di responsabilità. Riteniamo, senza presunzione, che ve ne fossero molti di grande qualità. Lamentiamo, peraltro, che ne sono stati preliminarmente eliminati alcuni che ritenevamo qualificanti, secondo criteri di rigorosità formale che ci sono apparsi platealmente contraddittori rispetto alla metodica che ha condotto ad ammettere l'emendamento di ridisegno delle aliquote fiscali, di cui ho già parlato. Speriamo di sbagliarci su questo fronte, ma ci spiacerebbe dover giungere alla constatazione che la logica politica, con questa maggioranza, sta inquinando le stesse regole di correttezza procedurale che valgono nella più alta sede istituzionale!

Come dicevo, i nostri emendamenti vertevano e vertono su alcuni dei capitoli più importanti della politica economica del nostro paese: dalla ricerca, alla lotta al carovita, al caro-casa, all'ambiente, alla cooperazione internazionale, alla lotta alla povertà ed alla precarietà, al Mezzogiorno ed al sistema delle autonomie. Se si esclude il capitolo degli enti locali, sui quali peraltro si poteva e si può fare ancora meglio (e qualcosa di meglio si è fatto anche grazie alle nostre proposte emendative, ma non solo, evidentemente), in Commissione abbiamo dovuto rilevare che gli emendamenti dell'opposizione sono stati pressoché tutti respinti...

 

GUIDO CROSETTO, Relatore sul disegno di legge n. 5310-bis. Anche quelli della maggioranza sono stati respinti!

 

LINO DUILIO. Anche quelli della maggioranza certo, ma questa non è una consolazione, evidentemente.

Ciò non ci sembra un buon segno, a maggior ragione in un momento in cui tutti, come maggioranza e come opposizione, dobbiamo confrontarci per capire come uscire dalla situazione nella quale il paese rischia di precipitare. Debbo riconoscere che qualcuno dei nostri emendamenti è stato approvato, ma vi torneremo sopra quando ne parleremo specificamente, anche e soprattutto con riferimento ai criteri con cui sono stati approvati quelli del Governo.

Comunque, confidiamo che in Assemblea si svolga un dibattito più serio nel merito delle proposte che abbiamo avanzato. Se non vi saranno cambiamenti sostanziali nel contenuto della manovra, infatti, il nostro atteggiamento non potrà che essere consequenziale ed il nostro voto non potrà che essere contrario.

Ci permettiamo solo di fare presente, onorevole sottosegretario, onorevole relatore, onorevoli colleghi, che le considerazioni che abbiamo svolto in questi tre anni si sono rivelate puntualmente pertinenti. Almeno sulla base di questa verifica empirica, sarebbe pertanto il caso che il nostro punto di vista venisse maggiormente preso in esame. In fondo, ne va del bene del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista - Congratulazioni)!

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Michele Ventura. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ha ricordato poc'anzi il collega Duilio, in Commissione bilancio non è stato possibile un confronto approfondito sui contenuti più significativi del disegno di legge finanziaria.

Vi è una questione del tutto marginale, che intendo peraltro sollevare: non è neppure possibile che il disegno di legge finanziaria sia esaminato dalla Commissione bilancio nei ritagli di tempo, tra una seduta e l'altra dell'Assemblea.

Avere tempo a disposizione è utile, ma ancora più utile è la volontà al confronto. Questa volontà il Governo non ha voluto né potuto esercitarla. Infatti, sui nodi più importanti, il Governo non ha fornito alcun tipo di risposta. Siamo alla quarta manovra finanziaria di questo esecutivo (e non all'avvio di un percorso del Governo di centrodestra) e - lo dico senza spirito polemico - colpisce come lo stesso abbia sbagliato drammaticamente i tempi. Quando nei tre esercizi precedenti (2002-2004) l'economia ristagnava, il Governo di un paese come il nostro, con un debito elevatissimo, avrebbe dovuto preoccuparsi di una sola cosa: tenere i conti in ordine. Ciò ci avrebbe consentito di essere pronti ad agganciare la ripresa. La spesa pubblica in questi tre anni è, viceversa, andata fuori controllo e il saldo primario, al netto degli interessi, si sta riducendo dal 4,7 per cento del PIL, a cui l'aveva lasciato il centrosinistra, all'1,7-1,8 per cento.

Ora che la ripresa c'è, bisogna correre ai ripari e coprire il buco: manovra-bis per il 2004 (il famoso decreto-legge n. 168 del 2004) e manovra da 24 miliardi di euro, anziché mettere tutte le risorse a disposizione della ripresa.

Negli anni precedenti avevamo posto questo tema e, onorevole Crosetto, il punto non è se i conti fossero truccati o meno (la questione dei conti truccati è stata sollevata da un esponente autorevolissimo del Governo, il vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Fini): il punto attiene all'errore di fase. Diventa secondario discutere se i conti fossero truccati o meno. La cosa vera è che, nel corso di un anno e mezzo, si è costretti a varare una manovra correttiva di oltre 30 miliardi di euro. Questa è la verità incontestabile! Essa può essere mascherata; ma dopo che vi abbiamo, in qualche modo, obbligato a presentare la famosa tabella sui tagli, può essere presentato quel famoso metodo Brown, come un tetto.

Quindi, si tratterebbe comunque di un incremento, ma rispetto alla tendenza e all'andamento della spesa pubblica siamo chiaramente di fronte a tagli che non aiutano ad agganciare la ripresa. Questo è il dato che inizialmente vogliamo evidenziare.

In secondo luogo, per un fatto di serietà, mi rivolgo ai colleghi della maggioranza: voi siete convinti che questa manovra tenga? Siete convinti che quei 24 miliardi costituiscano una manovra effettiva e reale? Oppure ci potremmo trovare improvvisamente di fronte ad altre notizie allarmanti in un certo periodo dell'anno? Questo è essenzialmente un problema vostro, perché è del tutto evidente che chi governa ha la responsabilità primaria sui conti pubblici e che è un lavoro difficilissimo per l'opposizione. Quindi, su questo aspetto non possiamo darvi suggerimenti.

Guardando i dati, quando vediamo da cosa è composta complessivamente la manovra, ci sorgono dei dubbi. Lo diceva il collega Duilio: siete convinti che quello che era previsto, per esempio, per gli studi di settore sia reale e che quello che avete previsto per strade e autostrade sia confermato? Ne siete convinti? Non lo so. Il punto è che non credo sia possibile scherzare sui conti pubblici del nostro paese.

Vorrei rispondere all'onorevole Crosetto - che ascolto sempre con grande attenzione -, perché l'argomento secondo il quale l'Italia non ha mai superato il 3 per cento nel rapporto debito-PIL appare come un riferimento per tutti noi, mentre altri paesi hanno avuto problemi a rispettare quel limite. Ci dobbiamo sempre ricordare che nel nostro paese, a differenza, ad esempio, della Germania, che ha certamente superato quel 3 per cento, vi è un debito che non consente sforamenti. Il 106 per cento di debito rispetto al 60 per cento della Germania deve indurre a politiche rigorose nella tenuta dei conti pubblici e nel controllo degli andamenti della spesa pubblica. Non è un optional per noi, ma un obbligo, indipendentemente da chi governa. È un fatto di responsabilità nazionale e, quindi, si tratta di una questione che dobbiamo tenere sotto controllo.

Vorrei porre qualche altra questione nella seconda parte del mio intervento. L'intervento dell'onorevole Duilio mi facilita da questo punto di vista, perché egli ha spiegato la nostra posizione in generale in modo tale che non ho altro da aggiungere. Vorrei, tuttavia, porre una questione fondamentale, non senza aver svolto prima una considerazione, che è quasi una battuta, sui risultati dell'esame svoltosi in Commissione bilancio.

L'onorevole Crosetto ha riferito l'unica cosa significativa fatta in Commissione bilancio che, per parlare chiaro, è quel poco che si è riusciti a fare sugli enti locali: la soglia dei tremila abitanti per i comuni, lavoro peraltro rimasto a metà percorso.

Sono rimasto colpito dal fatto che, nell'illustrare la relazione di maggioranza, l'onorevole Crosetto abbia voluto enfatizzare due risultati conseguiti in sede di esame presso la Commissione bilancio: le consulenze e le auto blu. Prometto ai colleghi che non parlerò più di auto blu: è un argomento tanto caro alla collega Santanchè, ma per me le auto blu possono anche essere eliminate. Eravamo intervenuti su un altro punto, riguardante l'interpretazione di quel comma. Tuttavia, è significativo che il relatore abbia parlato di consulenze e di auto blu come risultati apprezzabili nell'esame della legge finanziaria. Scusate la banalità, ma è come dire: c'è un grande incendio, spegniamolo con un bicchiere d'acqua!

La questione che vorrei sollevare, colleghi della maggioranza, è il destino del nostro paese. Cosa vogliamo? Come immaginiamo la società? Siamo d'accordo sul fatto che la società si sta impoverendo, che vi sono problemi di tenuta? Come ha detto l'onorevole Duilio, vi è un problema ormai acutissimo nella produzione. Colleghi, abbiamo un duplice problema: rialimentare i consumi interni e rimettere in moto il nostro sistema produttivo industriale. Guardando alle quote di export che abbiamo perduto, si rimane impressionati. Come vogliamo affrontare tali questioni? Vogliamo continuare a negare che il problema esista, pensando che possa risolversi in modo miracolistico con l'annunciato provvedimento sulla modifica delle aliquote fiscali?

Voi siete cultori e studiosi, come ormai anche noi, di quanto accade negli Stati Uniti. Tale paese non produsse nell'epoca del reaganismo - e la ripresa vi fu successivamente - soltanto un intervento sulle tasse, ma vi fu anche una riflessione sull'apparato industriale. Anche un paese come gli Stati Uniti non poteva permettersi un indebolimento del proprio apparato produttivo, e pertanto furono rilanciate grandi politiche di sviluppo basate su tecnologie avanzate.

Siamo di fronte a problemi strutturali: il ministro Siniscalco non l'ha negato, dato che è difficile negarlo. Non diciamo ciò polemicamente, sarebbe ingeneroso e demagogico: la debolezza strutturale viene, ovviamente, da più lontano. Siamo disponibili a portare avanti una discussione in merito perché non possiamo uscire da tale situazione se non interveniamo in innovazione, tecnologia, ricerca, formazione. Siamo disposti a discutere di come recuperare alcuni punti di PIL per intervenire su tale situazione. Questo significa affrontare i nodi strutturali.

Si tratta di difendere le politiche di investimenti per ridare certezza e fiducia a chi vuole investire. Questo è il grande problema. Se si parla con esponenti del mondo bancario, si capisce che nel nostro paese non vi è una carenza assoluta di soldi, di liquidità. Il problema è che non vi è propensione agli investimenti, non vi è propensione a far diventare produttivi i capitali che entrano sui mercati. Vogliamo affrontare tale questione, al di là delle schermaglie sulla legge finanziaria?

Vogliamo ragionare su quello che vi è bisogno di fare? In quest'ottica, noi ovviamente attribuiamo una grande importanza alle politiche per il Mezzogiorno, così come alle politiche di sostegno dei consumi, perché ciò significa porre in essere politiche di appoggio e di sostegno per i redditi familiari. L'opposizione si lamenta dell'impossibilità di discutere, perché di fatto abbiamo affrontato un dibattito su una scheletrica manovra finanziaria. Fuori da qui - mi riferisco ai giornali - si discute su un qualcosa che cambia tutti i giorni. Come può avvenire allora un confronto? Questa, colleghi, non è una nostra lamentela, ma un problema per il paese!

Quello che sostengo è che, di fronte a tali questioni, non c'è un'opposizione che è felice se le cose non vanno (dal momento che ciò rappresenta un vostro fallimento). Dobbiamo infatti preoccuparci tutti delle sorti e dello sviluppo del nostro paese. Dovete sapere che voi non avete di fronte un'opposizione che si nega al confronto. Su questi temi, noi siamo pronti a confrontarci in tutte le sedi, ma il confronto può avvenire solo se tutte le carte vengono messe sul tavolo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e dei deputati Crosetto e Garnero Santanchè).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cusumano. Ne ha facoltà.

 

STEFANO CUSUMANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, dobbiamo dire in tutta franchezza che il Governo e la maggioranza si sono chiusi nella difesa di una manovra finanziaria che in corso d'opera ha subito notevoli modificazioni, facendo letteralmente sbandare le forze politiche della stessa maggioranza, oltre che quelle dell'opposizione.

Sulle parti più decisive della manovra, sono stati respinti tutti i tentativi di confronto messi in atto dall'opposizione, riducendo il lavoro nelle Commissioni ad una notarile preso atto del provvedimento del Governo, posto in essere tra mille contraddizioni e mille letture (le più disparate) sul significato della manovra stessa.

Come diceva bene il collega Michele Ventura, per noi si tratta soltanto di una manovra correttiva per rimediare ad un buco enorme, che ci porta a definire un'operazione di circa 60 mila miliardi di vecchie lire. Questa è la prova dell'approssimativa politica economica messa in atto in questo triennio e che presenta oggi una condizione dei conti pubblici a dir poco preoccupante. Quello che preoccupa è lo stato complessivo dell'economia del nostro paese, con tutti i mondi vitali delusi e privi delle necessarie motivazioni, per concorrere a recuperare credibilità per il sistema paese, nel contesto europeo ed internazionale. Preoccupa la generalizzata insoddisfazione dei riferimenti più importanti del nostro sistema produttivo, che registra una stagnazione complessiva delle politiche di investimento e di sviluppo collegate ad una seria politica programmatica, costruita nel segno della concertazione e del coinvolgimento dei settori decisivi per lo sviluppo del paese.

Per questo, noi Popolari-UDEUR esprimiamo il nostro giudizio negativo nei confronti di una manovra finanziaria che, invece di promuovere lo sviluppo, induce inesorabilmente ad un progressivo arretramento del paese. Considerando alcuni dati di fatto, in questa manovra non ci sono finanziamenti, bensì c'è il blocco delle assunzioni e degli incentivi alle imprese; c'è la cancellazione della programmazione negoziata, ci sono continui attentati all'autonomia delle istituzioni culturali e di ricerca, scolastiche e universitarie, c'è una forte penalizzazione del Mezzogiorno. Anche questi soli elementi denunciano la mancanza di un'elaborazione culturale alta e di una programmazione coerente ed incisiva.

La filosofia sottesa alla manovra si riduce ad una mera logica di galleggiamento. L'assenza di respiro e l'incapacità di programmazione, di investimento e di sviluppo di questa manovra finanziaria provocherà danni incalcolabili al nostro sistema paese. Infatti, non ragionando in termini di sviluppo e di qualità dello sviluppo, non si è potuto programmare in relazione a tematiche fondamentali quali ricerca, innovazione, formazione e promozione culturale. Questi settori, fondativi di ogni possibilità di sviluppo economico e culturale, sono sicuramente i più penalizzati dalle vostre manovre, dalle due precedenti e da quest'ultima che aggrava ulteriormente, con progressione geometrica, la situazione interna del paese ed il suo confronto con il panorama europeo.

Negli ambiti della ricerca, innovazione, formazione e cultura, luoghi privilegiati di investimento strategico, con voi calano drasticamente i finanziamenti, perché quelli citati sono da voi considerati settori di risparmio rispetto a quelli nei confronti dei quali realizzare economie di cassa. In queste aree fondamentali, per voi vale l'assurdo blocco delle assunzioni; in particolare, avete drasticamente impoverito in questi ultimi tre anni la possibilità di ricambio, di ringiovanimento dei cervelli, delle culture, delle storie dei profili che, nel mondo della cultura, della formazione, dell'università e della ricerca sono essenziali, minando le radici stesse di qualunque possibilità di sviluppo.

Questa manovra, priva di qualunque prospettiva, riflette e riverbera pericolosamente sul paese la situazione di stallo di un Governo che si muove con grande difficoltà e senza una seria programmazione, che punti essenzialmente ad attivare un processo economico e finanziario innovativo ed adatto a far insorgere un circuito virtuoso di cultura della legalità, mentre continua a favorire le aree del privilegio.

I risultati sono sotto agli occhi di tutti. Non vi è forza sociale che non abbia mosso dure critiche a questa manovra finanziaria, e si sta ulteriormente aggravando la situazione dell'intero paese, in particolare quella del Mezzogiorno, con il rischio concreto di paralizzare qualsiasi attività di sviluppo.

La manovra offende, infatti, in maniera evidente, lo sviluppo del Mezzogiorno, approfondendo ulteriormente il divario tra nord e sud. Continua ad essere il sud del paese a pagare le pesanti ricadute, frutto di assenza di interventi strutturali decisivi, senza i quali non si possono concretizzare piani di sviluppo per rilanciare l'economia dell'intera area meridionale.

Siamo di fatto alla quarta legge finanziaria che penalizza gravemente il Mezzogiorno e le aree più deboli del paese, sia attraverso il taglio delle risorse disponibili per lo sviluppo sia perché il taglio delle risorse sui bilanci di regioni, comuni e province produrrà effetti deleteri sulle finanze degli enti locali del sud.

Allo scopo di assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, viene fissato un tetto di spesa di 6,5 miliardi di euro con riferimento al finanziamento degli investimenti per lo sviluppo e al fondo per le aree sotto utilizzate, che determina una consistente riduzione delle risorse previste nella precedente legge finanziaria. Sindacati e Confindustria hanno più volte sottolineato il rischio di possibili effetti di blocco che il limite di spesa potrebbe generare sulla fruizione degli incentivi della legge n. 488 del 1992 da parte di progetti già approvati. La conseguenza è che, per gli aiuti alle imprese finanziate dal fondo per le aree sotto utilizzate, la cassa si fermerà a circa 1,7 miliardi di euro.

Tagli drammatici sono previsti per il Mezzogiorno e l'occupazione attraverso la riduzione di risorse per la concessione del credito di imposta e per le assunzioni effettuate nel sud del paese, nonché attraverso la riduzione di risorse per i contratti di programma e di area in termini di incentivi alle imprese previsti con la citata legge n. 488. Insomma, un taglio mortale all'economia e all'occupazione del sud, che rischia di bloccare molti progetti e azzera qualunque possibilità di agganciare qualsivoglia segnale di ripresa.

Il rischio è che il sud ora si fermi, colpito da questa vera e propria ipoteca sullo sviluppo messa dal Governo con i tagli alla legge n. 488 e alla programmazione negoziata. Il mio augurio è che l'aumento dei dati negativi che riguardano il sud, in mancanza di interventi risolutivi (meno occupazione, meno sviluppo, meno consumi, meno produzione e via dicendo), non trascini verso il basso l'intera economia italiana.

La soluzione proposta dal Governo renderà impossibile per molte imprese meridionali, già sotto capitalizzate, l'accesso a nuovi crediti per gli investimenti ed a progetti di ricerca, e più difficile la possibilità di indebitamento di molte imprese meridionali anche per i nuovi investimenti.

Se al taglio di questi aiuti si aggiunge che non esiste alcuna fiscalità di vantaggio rispetto alle regioni forti del paese, tema sul quale il nostro Governo non si è mai battuto in sede europea con una forte e reale convinzione, non si comprende quali possano essere i vantaggi reali di investire nel Mezzogiorno sia per i nuovi insediamenti sia per l'ampliamento di quelli esistenti, a parte l'abbondante disponibilità di manodopera, anche intellettuale.

Insomma, una manovra pesante che il Governo tende a minimizzare, oscurando gli effetti attesi, che si preannunciano deleteri per il Mezzogiorno.

Molte previsioni della finanziaria penalizzano infatti le imprese meridionali ed anzi, dato il ritardo infrastrutturale, il limite posto agli investimenti appare più penalizzante principalmente per il sud. In definitiva, la manovra fa un grave errore nel non assumere il Mezzogiorno come snodo dell'innovazione, come occasione fornita al paese per ritrovare un sentiero di sviluppo.

In un progetto che coinvolga l'intera Italia, il Mezzogiorno deve essere visto come un'area di opportunità che, disponendo di una forza lavoro giovane, può far compiere a tutto il sistema un salto nella competitività. Infatti, se non si affronta ora il problema del Mezzogiorno, con adeguate risorse e con convinzione, la questione meridionale peserà negativamente sull'intera capacità di competere sulla scena internazionale.

Per di più, questa manovra imbriglia anche le iniziative di sviluppo promesse dalle regioni e dagli enti locali, privati delle risorse indispensabili. L'arretramento che la finanziaria introduce è dunque, contemporaneamente, pervasivo e capillare; l'intera manovra è improntata a pressappochismo e disordine, che alimentano un preoccupante stato di insicurezza, anzi legittimamente di paura e di sfiducia rispetto ad un Governo incapace di affrontare seriamente i problemi generali e particolari.

Ormai il paese si trova di fronte ad una realtà ogni giorno più cruda: i cittadini hanno visto crollare il potere di acquisto, le famiglie denunciano difficoltà crescenti per arrivare a fine mese, le nostre imprese perdono in misura rilevante la loro capacità competitiva; in sintesi: un paese messo a dura prova a tutti i livelli e giorno dopo giorno.

In tale quadro doverosamente allarmante, questa manovra ne prefigura uno ancora peggiore, che vedrà accentuarsi diseguaglianze e disparità tra i cittadini e tra le diverse aree del paese. Né, a maggior ragione, saranno risparmiate le imprese e, tra queste, le più colpite saranno come sempre quelle meridionali, che ostentano una condizione già ardua nella tenuta concorrenziale.

Ribadisco con rammarico che a pagare le incapacità e gli errori di questo Governo sarà ancora una volta tutto il paese e, in particolare, il sud, alle prese con una crisi economica devastante e sempre più abbandonato a se stesso.

Il Governo continua ad ignorare nei fatti, a dispetto di talune enunciazioni, le grandi aspettative suscitate in tutti i settori strategici per lo sviluppo complessivo ed armonico del nostro paese. In materia di trasporti e infrastrutture, l'impostazione programmatica del Governo è ben nota: nessuna impostazione strategica coerente e nessuna attenzione alle politiche per il riequilibrio modale e la sostenibilità.

Sono passati tre anni dal varo del provvedimento «sblocca cantieri», ma le opere faticano a partire e questa finanziaria sarà un ulteriore freno alla prosecuzione degli interventi. Per il resto la finanziaria non presenta elementi significativi in tema di politica dei trasporti e delle infrastrutture. Nessuna novità per quanto riguarda le agevolazioni fiscali in favore degli autotrasportatori, che vengono confermate dal comma 40 dell'articolo 36; nessuna concreta politica per correggere l'enorme squilibrio modale del trasporto merci e per la riduzione del traffico veicolare privato nelle aree urbane. Anche il trasporto rapido di massa non ha ricevuto alcun rifinanziamento aggiuntivo, nonostante la drammatica situazione in cui versano le nostre aree urbane.

Per quanto riguarda il patto di stabilità interno, in questa finanziaria non solo non vi è nessun recupero dei forti tagli degli anni scorsi agli enti locali, anzi si continua su questa linea. Quella degli amministratori locali non è più la solita lamentazione, siamo invece ad una svolta involutiva e regressiva e a forme di un neocentralismo contraddittorio.

Emerge in tutta evidenza una intollerabile immagine costruita sul ruolo degli enti locali quali istituzioni che sprecano il pubblico denaro. Attenti a fare di tutta l'erba un unico fascio indistinto: dietro l'angolo ci può essere una maldestra azione corrosiva contro i più importanti presidi della nostra Repubblica democratica, quali sono i comuni, le province e le regioni! Dopo tre finanziarie consecutive, questa manovra rischia infatti di mettere definitivamente in ginocchio regioni, province e comuni.

Nei giorni scorsi, il presidente della Corte dei Conti, in occasione dell'audizione presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato su questa finanziaria, aveva sottolineato come gli enti locali siano quelli più colpiti dalla manovra per il 2005. Dei 9 miliardi di risparmi derivanti dall'applicazione del tetto del 2 per cento alla crescita della spesa, il 58,8 per cento è infatti attribuibile alle autonomie locali. Si tratta, in pratica, di una cifra intorno ai cinque miliardi di euro. Se poi guardiamo agli anni 2006 e 2007, la stessa Corte dei Conti ha evidenziato come il taglio del 2 per cento alle spese peserà sugli enti locali per il 73,4 per cento nel 2006 e per il 76,4 nel 2007. Le misure cui vanno attribuiti tali effetti sono l'estensione agli enti locali del tetto del 2 per cento, prevista nel 2004, e l'aggiornamento nel triennio 2005-2007 dei termini dell'accordo Stato-regioni dell'agosto 2001, che regolano il patto di stabilità. Insomma, si tratta di un taglio letteralmente insostenibile, con effetti pesantissimi sotto l'aspetto economico e, soprattutto, sotto l'aspetto sociale.

Per venire incontro al calo dei trasferimenti verso gli enti locali è, comunque, lasciata mano libera a questi ultimi di incrementare, se credono, le tasse locali. Le regioni, quindi, potranno aumentare l'addizionale IRPEF, il bollo auto e i ticket sanitari, mentre i comuni avranno la facoltà di aumentare l'ICI. Insomma, gli enti locali dovranno tagliare le spese oppure aumentare le entrate. In pratica, si rischia un taglio secco ai servizi e agli investimenti, con effetti pesanti sulle economie locali. Potranno sfondare il tetto solo per gli investimenti, nei limiti di quanto incasseranno di più, aumentando aliquote, tariffe, imposte e tasse locali. A questo aggiungiamo il blocco delle assunzioni, forse ancor più rigido che in passato.

Per quanto riguarda il pubblico impiego, anche quest'anno si proseguirà sulla linea di estremo rigore, con ricadute negative sull'occupazione e sulla stabilizzazione dei tanti lavoratori precari o a termine, che orbitano intorno alla pubblica amministrazione. In materia di assunzioni, infatti, vale la pena sottolineare che, alle forte restrizioni proposte con questa manovra, si sommano i tagli e i paletti alle assunzioni, già presenti nelle precedenti leggi finanziarie predisposte da questo Governo.

Anche lo stanziamento a favore della cooperazione con i paesi in via di sviluppo subisce la mannaia del famoso 2 per cento. A questo corrisponde, infatti, l'incremento di dotazione, rispetto alla finanziaria dello scorso anno. Anche in questo caso, quindi, si opera una decurtazione in termini reali.

Continua a mancare una politica coerente contro l'inflazione. Infatti, ci saremmo aspettati un intervento sulle accise della benzina, insieme ad un'intesa con i produttori, per il contenimento dei margini di ricarico dei prodotti petroliferi, al fine di stabilizzare i prezzi finali.

Con il documento di programmazione economica e finanziaria e, poi, con la manovra finanziaria stessa, il Governo ancora un volta non ha voluto fissare un tasso di infiltrazione programmata credibile.

Prima di concludere, vorrei tornare un attimo sui tagli alle regioni e agli enti locali. Anche per questa via, formalmente, si annunciano e programmano tagli fiscali, mentre in realtà si aumentano i costi per tutti i cittadini. A questo punto credo sia lecito domandarsi come gli amministratori locali possano preparare i loro bilanci. Il Governo deve spiegare come intende garantire il funzionamento pieno delle competenze, perché altrimenti andremo incontro ad un corto circuito e ad un collasso strutturale, insostenibile per i cittadini.

Per quanto riguarda la vicenda delle aliquote fiscali, abbiamo assistito ad un indecoroso balletto sulle tasse, che non rappresenta altro se non la conferma di una permanente e abusata tendenza all'improvvisazione, giocata sulla pelle degli italiani, con gli occhi rivolti ai nuovi assetti di Governo.

Signor Presidente, vorrei concludere ricordando che il Governo necessariamente dovrà compiere un ulteriore sforzo pubblico e mediatico per far credere ai cittadini che questa legge finanziaria sia positiva per il paese, per i conti dello Stato, per le tasche dei privati e per la vita delle imprese. Questo Governo non può fare affermazioni diverse, ma davanti alla durezza della quotidianità, della realtà concreta, sia pubblica che privata, queste affermazioni appaiono a tutti, anche a coloro che hanno votato l'attuale maggioranza, assolutamente prive di ogni credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Popolari-UDEUR).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, vorrei intervenire soltanto con alcune battute, anche perché mi riconosco integralmente nelle relazioni presentate dai due relatori di maggioranza.

Ci troviamo di fronte ad una legge finanziaria molto difficile, in quanto difficile è il momento che stiamo attraversando, sia dal punto di vista politico che, soprattutto, dal punto di vista sociale ed economico.

Quindi, questa legge finanziaria ha innanzitutto e soprattutto l'obiettivo, fondamentale e obbligatorio, costituito dalla correzione dei conti per garantire il pareggio di bilancio. Al riguardo, vi sono soltanto due possibilità: l'aumento delle tasse - al contrario, la nostra intenzione è di andare verso una diminuzione - ovvero il controllo della crescita della spesa pubblica, ed è su quest'ultimo fronte che si è concentrato il disegno di legge finanziaria in esame.

Si deve ovviamente tenere conto di una considerazione, che è stata opportunamente formulata dai colleghi che mi hanno preceduto, e in particolare dai relatori: la quasi totalità della spesa pubblica è obbligata e rigida. Escludendo gli stipendi, le pensioni, gli interessi sul debito, la sanità, la scuola e le altre spese sociali, le possibilità di governo reale della spesa pubblica sono relative, in quanto intervenire su tali comparti di spesa è molto difficile e presenta costi sociali, prima ancora che politici, molto alti (e ciò vale per tutti gli schieramenti).

È deludente constatare come nella discussione, sia tra le forze politiche in Commissione e in Assemblea sia con le forze sociali, si tenda a ignorare completamente tali importanti vincoli della finanza pubblica. Abbiamo ricevuto numerosi consigli su come spendere, e dobbiamo constatare che il Governo nonché, se il Governo consente, la sua maggioranza, sono chiamati a correggere i conti pubblici e al pareggio di bilancio, e sono soli in questa responsabilità.

Si è detto e si è criticato molto. A dire il vero, non vi è nulla di nuovo rispetto alle critiche solitamente formulate in questi dibattiti. Si è detto che si tratta di una manovra recessiva; si è detto che il paese si sta impoverendo e che l'Italia sta subendo un declino irreversibile; si è detto che la maggioranza e il Governo non sono in grado di tenere sotto controllo la spesa pubblica e il debito pubblico; si è detto che il Governo, con questa manovra, taglia gli investimenti e sta abbandonando il Sud. L'opposizione usa toni apocalittici e fa il suo mestiere, ma esaminando le scelte di bilancio e le leggi finanziarie che si sono succedute dal 1992 ad oggi si constata che i comportamenti sono stati omogenei nel tempo, pur essendo cambiate le maggioranze: non vi è stata discontinuità, e ritengo pertanto che a comportamenti simili dovrebbero conseguire giudizi simili.

Si è detto, dunque, che si tratta di una manovra recessiva. Va osservato che tutte le operazioni di rientro del deficit sono, in qualche modo, recessive, in quanto devono ridurre la massa spendibile. Vi è un debito da pagare, e se si paga un debito si hanno meno soldi da spendere, e oggi siamo chiamati a restituire ciò che è stato speso di più nel passato. Come ho già osservato, si tratta di una manovra obbligatoria, in quanto siamo tenuti al pareggio di bilancio in virtù degli impegni di Maastricht. Occorre peraltro valutare se sia corretto essere obbligati al pareggio di bilancio in un periodo di mancata crescita economica. Ricordo al riguardo che Prodi ha affermato che tale obbligo è stupido, quando l'economia non cresce; tuttavia, nella sua responsabilità di presidente della Commissione europea, ci saremmo aspettati qualcosa di più, come l'esclusione dal calcolo delle spese di quelle per investimento.

Si è detto che ci stiamo impoverendo e che l'Italia, sostanzialmente, sta andando incontro ad un declino industriale. Se analizziamo i dati della contabilità nazionale notiamo, ad esempio, che il tasso di disoccupazione cresce, anche se di poco, si riduce, anche se di poco, il tasso di disoccupazione, aumenta il reddito disponibile per le famiglie e si riduce, anche se di poco, l'indice di povertà relativa. Certo, vi sono anche altri dati preoccupanti, come l'aumento del debito delle famiglie a breve, l'aumento del mercato del credito al consumo e l'aumento dell'indebitamento delle famiglie per l'acquisto dell'abitazione. Devo, però, aggiungere anche che tali fattori e indici presentano dei trend di crescita abbastanza omogenei. Sono fenomeni che preoccupano, che vanno tenuti in considerazione ma che non sono nati con questo Governo: non sono fenomeni di oggi, sono fenomeni che vengono da lontano, proprio perché il processo di rientro della finanza pubblica viene da lontano e non è nato oggi.

A tali fenomeni oggi se ne stanno aggiungendo altri due che, ovviamente, vanno presi in considerazione. Vi è una redistribuzione della ricchezza a causa dell'euro; beninteso, l'introduzione della moneta unica ha rappresentato un fattore positivo perché ha portato ad una riduzione dei tassi di interesse e ad una stabilità del cambio (fattori molto positivi per l'economia) ma inevitabilmente l'euro ha portato con sé un aumento dei prezzi, perché purtroppo non siamo riusciti in fretta a renderci conto del valore della nuova moneta (molto diverso rispetto al valore della divisa che avevamo prima). E qualcuno, ovviamente, ne ha approfittato. L'altro elemento da considerare è il cambiamento in atto, anche se lento, del paniere dei nostri consumi. Vi sono nuovi prodotti e servizi - come, ad esempio, le telecomunicazioni - che stanno facendo il loro ingresso con prepotenza, comprimendo altri prodotti più consolidati e non sempre comprimibili. Devo aggiungere che l'effetto di sostituzione di questi prodotti, spesso non è né psicologicamente né socialmente sostenibile. E ovviamente ciò obbliga le famiglie ad un aumento dell'indebitamento a breve. Tali fenomeni possono essere attenuati - se non completamente cancellati - non certo con un aumento della spesa pubblica ma solo con un aumento della crescita economica.

Si è detto che non sappiamo tenere sotto controllo la spesa corrente ed il debito. Ovviamente, non possiamo essere contemporaneamente accusati, da un lato, di ricorrere a manovre recessive e, dall'altro, di non essere in grado di controllare l'aumento della spesa corrente. Ma anche in questo caso, se verifichiamo i dati consuntivi nel corso degli anni, notiamo che l'andamento degli indicatori della finanza pubblica ha seguito un aumento omogeneo nel tempo. Ciò con riguardo alla spesa corrente, alla spesa per investimenti ed alla spesa per ricerca, della quale ci si riempie spesso la bocca. Lo stesso vale anche per l'andamento delle entrate. Dal 1996 ad oggi, il valore di questi aggregati di spesa non è cambiato in maniera significativa. Il loro andamento è costante, anche se nel frattempo sono cambiati quattro governi.

Naturalmente, nell'ambito di tutti questi processi, alcuni elementi di discontinuità si sono verificati. In particolare uno: dal 2001 l'economia europea è entrata in una fase di bassa crescita (quindi l'economia europea, non solo l'Italia). Vi è stata una caduta significativa dell'export che ha pesato sulla produzione della ricchezza; e ovviamente ciò ha reso molto più difficile e complicato il controllo sia della spesa pubblica sia delle entrate. Quindi, il rispetto dell'obbligo del pareggio di bilancio in queste condizioni credo sia stato un elemento ascrivibile alla grande capacità di controllo di questo Governo. Ovviamente dobbiamo ricordare che - anche se in maniera molto surrettizia e non molto conclamata - la difficoltà e la necessità di pareggio dei conti hanno avviato un processo di valutazione qualitativa della spesa pubblica.

Noi siamo ancora all'inizio di questo processo, che è ineludibile e potrà produrre effetti positivi nel corso degli anni. Un primo passo è stato fatto con il tentativo di trasformare i contributi a fondo perduto delle imprese ed i mutui. Ne seguiranno altre di queste iniziative, perché una cosa è chiara ormai a tutti coloro che si occupano di spesa pubblica, e cioè che il reperimento di nuove risorse, sia che si debbano ristorare nuovi bisogni sia che si voglia - come intendiamo noi - ridurre il livello della pressione fiscale, non può essere realizzato se non attraverso un processo di maggiore efficienza ed efficacia della spesa pubblica e, dobbiamo anche dirlo senza ombra di dubbio, attraverso un processo di aumento di produttività della pubblica amministrazione.

Questo, ovviamente, va fatto attraverso lo svolgimento di una valutazione puntuale e rigorosa di ogni singola voce di spesa: un cambiamento culturale e metodologico, di mentalità prima ancora che politico, che già viene sperimentato in alcuni comparti e in alcune piccole realtà e che ovviamente dovrà essere esteso a tutti i comparti della pubblica amministrazione.

Il livello di discussione della legge finanziaria in Commissione, come molti hanno sostenuto, non è stato sufficientemente adeguato alle aspettative di richiesta di cambiamento; devo però dire che, rispetto alla rigidità del testo, così come presentato all'inizio, il lavoro in Commissione, anche attraverso l'impegno del Governo, è stato positivo; penso, ad esempio, alle modifiche apportate al testo in materia di enti locali. Riteniamo però che questo lavoro non sia ancora concluso e ci aspettiamo, anche grazie alla disponibilità del Governo, che possano essere portate a compimento alcune richieste da noi ritenute importanti per poter dare un via libera soddisfacente a questa manovra.

Mancano in questa legge finanziaria due capisaldi molto importanti, molto discussi, dei quali si è parlato a lungo in questi ultimi tempi, che riguardano le misure per la competitività e la riforma fiscale. Credo che di queste cose si sia parlato a lungo con un grande assente, rappresentato dalle proposte concrete inserite in un disegno di legge governativo: poiché sono in cantiere, ne parleremo a tempo debito. Anche su questo, credo sia importante, almeno in maniera molto fugace, rappresentare la posizione dei singoli gruppi, e quindi, da parte mia, quella dell'UDC.

Per quanto riguarda la competitività, noi riteniamo che tre debbano essere i rigorosi criteri di valutazione, che le misure debbano essere selettive e non spalmate su una platea di beneficiari senza una grande valutazione di qualità dei progetti, la cui analisi rigorosa, quindi, diventa un elemento fondamentale di vaglio della validità e della bontà del disegno di legge della competitività, e prevedendo una trasformazione del sistema degli incentivi per una automaticità degli strumenti che renda le misure immediatamente applicabili.

Per quanto riguarda il fisco, l'attenzione del nostro gruppo si è ovviamente incentrata sulle questioni riguardanti la famiglia: la famiglia giovane, innanzitutto, con la possibilità di avere sconti fiscali per l'accesso alla prima casa; la famiglia numerosa con la possibilità di ristorare quelle a monoreddito con un numero di figli molto elevato e le famiglie che hanno a carico anziani, magari non autosufficienti o portatori di handicap.

È chiaro però come, riguardo alla riforma fiscale, per noi sia molto importante anche una valutazione contemporanea della sostenibilità dei tagli di spesa per la copertura delle spese derivanti dalla riforma stessa. Ovviamente, non può esservi chi, da una parte, riduce le tasse e chi, dall'altra, si occupa della sostenibilità finanziaria.

Credo che il «via libera» definitivo ad una misura di questo tipo possa essere dato soltanto all'interno di una valutazione contestuale e della natura dei tagli fiscali e della natura dei tagli di spesa necessari per coprire la riforma.

Ovviamente, un aspetto fondamentale sul quale abbiamo sempre insistito - e sul quale continueremo ad insistere - riguarda anche la necessità di rispettare il principio di progressività. Il predetto principio, costituzionalmente tutelato, è a maggior ragione fondamentale in un momento in cui la crisi economica crea difficoltà ai bilanci delle famiglie. Noi crediamo che il rispetto del principio di progressività, da garantire all'interno del gioco delle aliquote, degli scaglioni, delle misure e degli sgravi, debba costituire oggetto di attenta valutazione.

Inoltre, è necessario accompagnare la riforma fiscale con una vera lotta all'evasione fiscale, che deve andare di pari passo con la riduzione fiscale e con il rispetto del principio di progressività.

Saremo molto rigorosi e valuteremo queste riforme attribuendo la massima importanza ai due elementi che ho indicato, i quali debbono costituire autentici capisaldi della manovra in un momento in cui la crisi economica costringe le famiglie a sopportare grossi sacrifici. Aspettiamo di poter discutere con il Governo e, ovviamente, con le altre forze della maggioranza le basi della nostra proposta di politica economica (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Grazie, signor Presidente.

Signor sottosegretario Vegas, mi rivolgo a lei - che so essere persona capace di ascoltare con molta pazienza e persino di rispondere e di polemizzare a tono, come non capita molto frequentemente con altri suoi colleghi di Governo - per affermare che siamo di fronte ad un disegno di legge finanziaria che, malgrado la perizia dimostrata dall'onorevole Crosetto nell'esporne i contenuti, si presenta monco.

Naturalmente, poiché non faccio parte della Commissione bilancio, certamente mi sfuggirà qualcosa: i segreti delle silenti stanze, gli interna corporis e le sottigliezze contabili. Tuttavia, penso che, mai come in questa occasione, stiamo discutendo un po' a vuoto. In buona sostanza, non conosciamo la misura di politica fiscale che il Governo intende intraprendere - mentre sappiamo che, su questo tema, vi è un acceso e contrastatissimo dibattito interno alla stessa maggioranza -, non sappiamo che fine farà la questione degli estimi catastali, non sappiamo in che senso si muoverà, per usare quell'espressione non molto elegante che i suoi colleghi di Governo hanno usato, la «manutenzione» dei cosiddetti studi di settore, che dovrebbero far pagare delle tasse ad alcune categorie produttive. Praticamente, siamo di fronte a troppe variabili che impediscono di condurre un ragionamento serio: un matematico non comincerebbe neanche la discussione!

La questione preliminare, sottosegretario Vegas, riguarda l'entità della manovra. Avete parlato - i conti sono questi - di 24 miliardi di euro. Tuttavia, se sarà presentato un maxiemendamento (o qualche altra diavoleria partorita dalla vostra maggioranza) che porterà alla riduzione delle aliquote a tre, entro valori inferiori al 40 per cento, a questi ventiquattro miliardi se ne dovranno sommare, come minimo, altri sette, otto o nove, per arrivare ad un valore complessivo di trentuno o trentadue miliardi che posizionerebbe questa manovra finanziaria, apparentemente presentata in modo soft e tecnicistico dal neoministro Siniscalco, tra quelle più gravose degli ultimi dieci anni, seconda soltanto a quella di Amato del 1992 e più o meno alla pari con quella di Prodi del 1997 (cui - non ne sono pentito - anche noi contribuimmo), la quale almeno partorì un avvenimento storico: l'ingresso della lira nell'euro.

Invece, questo disegno di legge finanziaria non partorisce assolutamente alcunché. Ad esso, per onestà, dovremmo aggiungere l'aggiustamento di manovra del luglio scorso; il quadro che ne deriva è estremamente desolante. Naturalmente, la mia critica riguarda non solo l'aspetto quantitativo, che pure - mi rivolgo a persone che si occupano di economia - è questione non da poco, perché in economia la quantità determina, nel bene o nel male, una qualità. Il problema è la nostra grande preoccupazione per i progetti di riforma fiscale di cui si sente parlare. Altri colleghi hanno accennato a questo problema. Io non tirerò fuori le cifre. Lo farò, ne sia certo, sottosegretario Vegas, con molta minuzia quando, alla fine della fiera, chiarirete qual è il vostro progetto. In ogni caso, una cosa è chiara, ossia che la riforma fiscale serve ad abbassare le tasse ai ricchi. Questo è stato ripetuto in tutte le maniere. La differenza tra voi consiste nel modo in cui ciò avviene, ma non nel fatto che ciò debba avvenire.

Uno studio degli artigiani di Mestre (in CGIL, come controparte sindacale, mi occupavo di contratti dell'artigianato, che, quindi, conosco bene) dimostra come l'ipotesi di Alleanza nazionale sia, per alcuni scaglioni reddituali, addirittura peggiorativa, nel senso che fa sconti all'ipotesi del Governo. Insomma, al peggio non c'è mai fine. Non so, ora - l'onorevole Giorgetti è sempre molto criptico; è un uomo che parla poco -, cosa la Lega abbia tratto dai propri cervelli contabili come forma di mediazione...

 

GIANCARLO GIORGETTI. Cervelloni, non cervelli!

 

ALFONSO GIANNI. ... Se ne parla sui giornali, staremo a vedere. In ogni caso, sempre di questo stiamo parlando: come ridurre le tasse ai ricchi, a coloro che già non le pagano, perché sono responsabili di un'elusione fiscale che, nel quadro europeo, presenta l'Italia ai primi posti (primato negativo), oltre 10 punti sopra la percentuale fisiologica di Francia e di Germania. È, quindi, un premio dato alle ricchezze.

D'altro canto, tale aspetto, con molta sfrontatezza - è una caratteristica della persona -, è stata difeso dal Presidente del Consiglio. Quando, con poca eleganza, dal portavoce di Alleanza Nazionale gli è stato fatto notare che il guadagno per lui era enorme (anche io non sto a discutere sulle cifre, ma lei le conosce e conosce anche l'enormità di questo risparmio), il Presidente del Consiglio ha risposto che non considerava scandaloso guadagnare tanto. Questa dichiarazione, da sola, meriterebbe l'impeachment, perché un Presidente del Consiglio guadagna l'indennità da Presidente del Consiglio. Se, evidentemente, ha altre attività, certamente non guadagna, ma ha una rendita, sempre che, anziché fare il Presidente del Consiglio, non si dedichi esclusivamente ai propri interessi privati.

Vi è, quindi, un conflitto di interessi e di funzioni e, in effetti, guardando i risultati dei guadagni in Borsa dello scorso anno, risulta che la famiglia Berlusconi, tramite le sue varie, articolate, diramate proprietà, è al primo posto per ciò che riguarda i guadagni di Borsa. Quindi, pro domo sua, parla il Presidente del Consiglio. Quando si parla di taglio di tasse, significa, in primo luogo, taglio di tasse a lui, alla sua famiglia e al suo entourage e, secondariamente, all'élite che si stringe attorno a lui. Ma non si parla di un miglioramento della condizione di pressione fiscale per i ceti più deboli.

Il portavoce di Forza Italia ha affermato che le tasse per i più poveri sono state già diminuite. Mai bugia è stata più pretesca di questa! Ed il riferimento non è ovviamente fatto a caso. Basta guardare i dati sulla povertà. Naturalmente lei, sottosegretario Vegas, che è un uomo di studi e conosce la statistica, sa che quando si esaminano i dati della povertà non bisogna valutare solamente la povertà relativa, che riguarda la relazione tra i consumi dei ceti più bassi e la media dei consumi generali. Se, come è accaduto nel mese di agosto - e persino l'ISTAT l'ha verificato -, siamo di fronte ad una diminuzione del 2 per cento nei consumi medi degli italiani, il livello che indica la povertà relativa si è ulteriormente abbassato e, quindi, alcuni provvisoriamente fuoriescono da questa povertà relativa; ma se lei considera invece la povertà assoluta, cioè la capacità di acquisto, di spesa, in rapporto ad un determinato paniere, lei vede che non è affatto diminuita. E basta uscire da questo palazzo e guardare - mi scusi questa annotazione empirica, ma l'empirismo preso in piccole sagge dosi aiuta una conoscenza scientifica - quanta gente stende la mano, quanta gente ha bisogno di un aiuto per una sussistenza quotidiana e minimale.

Quindi, siamo di fronte a quello che le vere statistiche ci hanno indicato: un impoverimento complessivo della popolazione, con una crescita delle famiglie, dei singoli, che entrano nelle classifiche della povertà e, soprattutto, con una crescita di coloro che, pur avendo un lavoro, possono essere ricompresi - ai termini delle statistiche, che sono statistiche internazionali sui livelli di povertà - all'interno della classifica dei poveri. Abbiamo cioè quella che noi abbiamo chiamato una grande questione salariale e retributiva nel nostro paese, che è evidentemente la causa di una incapacità di rilanciare la domanda interna per mancanza di capacità di consumi...

Poiché ci sono delle notizie di agenzia, sottosegretario Vegas, di fonte israeliana, che parlano della morte del presidente Yasser Arafat, stiamo cercando di controllare se queste notizie rispondano a verità o meno. Esse sono smentite da quelle di fonte palestinese. Aspettiamo la fonte francese.

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, le notizie sono varie: qualcuno dice che è clinicamente morto, altri dicono che questo non è vero. Quindi, è inutile dare notizie, visto che non sappiamo se rispondano al vero o meno. Che le condizioni di Arafat fossero gravi era accertato. Speriamo che non sia nulla.

 

ALFONSO GIANNI. Spiegavo solo al rappresentante del Governo il motivo della mia interruzione, visto che sentivo due telefoni che contemporaneamente squillavano. Mi sembrava una circostanza che meritava l'apertura di una parentesi. Speriamo che la notizia non corrisponda al vero.

Dicevo che noi siamo di fronte ad un peggioramento generale della capacità di acquisto, che è la causa di una diminuzione dei consumi e quindi di una mancanza del rilancio della domanda interna. D'altro canto, non è vero, contrariamente a quanto si dice, che la situazione italiana preveda un elevato incremento del costo del lavoro tale da poter generare una impossibilità di investimenti o di iniziative produttive. Un recente studio di una multinazionale nel settore meccanico, che agisce in 23 paesi, una multinazionale non di matrice italiana, ha messo a confronto il costo orario per i vari stabilimenti distribuiti in questi tre paesi; ebbene, l'Italia risulta dopo la Svezia, dopo la Germania, dopo il Giappone, dopo gli Stati Uniti, dopo la Francia, dopo il Belgio. Per quanto riguarda l'Unione europea, intesa a 15, essa costa, diciamo così, solo un po' di più della Spagna e considerevolmente di più del Portogallo e della Grecia.

Ma non è affatto vero che, pur considerata la notevole entità del cuneo fiscale - che rende estremamente sensibile e consistente la differenza tra quanto il datore di lavoro onesto (che non evade le spese contributive) paga e quanto, invece, entra nelle tasche del lavoratore -, anzi, corrisponde totalmente al falso (benché in quest'aula senta ribadire tale osservazione da quanti evidentemente non leggono mai nulla tranne quanto riportano i loro giornali di partito) che il costo del lavoro italiano sia eccessivamente alto, che si debba ridurlo e che per tale ragione la nostra competitività sia penalizzata. No, sottosegretario Vegas, questa costruzione corrisponde ad una falsa immagine della nostra realtà.

La questione risiede altrove; sta, evidentemente, in una mancanza di competitività che deriva da una debolezza di infrastrutture - quelle vere, non il ponte sullo stretto di Messina -; da una assenza di una politica formativa; dal fatto che la ricerca scientifica - ne parleranno altre colleghe discutendo del tema della scuola - sia, per così dire, peggio di una Cenerentola tra le voci di spesa del bilancio italiano; dal fatto che non si riesca a dare una prospettiva di lavoro che non sia la moltiplicazione (anche per gli ultracinquantenni) del precariato. Penso, al riguardo, ai cosiddetti cervelli che abbiamo contribuito a formare e che, appena un paese straniero dà loro una possibilità di lavoro, emigrano. Questa è l'arretratezza del sistema economico italiano: non solamente un problema finanziario o di rapporto debito-PIL al 106 per cento; non soltanto l'obbligo di rispettare - personalmente, come lei sa, non lo rispetterei affatto - il vincolo del 3 per cento previsto dal Patto di stabilità e crescita stabilito successivamente al Trattato di Maastricht. Queste sono espressioni finanziarie di una debolezza cronica del sistema paese italiano e una legge finanziaria non può prescindere da questo tema, sottosegretario Vegas.

Continuiamo, per così dire, a prenderci in giro sulle cifre, sui numeri, sui conteggi, sulle proporzioni e non guardiamo ad una semplice realtà che tutti, anche gli inesperti di economia e di contabilità, possono scorgere. Si tratta di un paese non ha più né siderurgia, né informatica, né avionica; abbiamo visto 494 operai di Arese messi in mobilità dalla FIAT, un centro di propulsione e di innovazione dal punto di vista dei motori e del mercato automobilistico. Quando un paese abbandona tutti questi settori e abbandona un progetto spaziale come Galileo scambiandolo, per fare contenti quelli della Lega...

 

PRESIDENTE. Onorevole...

 

ALFONSO GIANNI. ...con la riduzione sulle quote latte, ebbene, quando ciò accade, è l'economia materiale che viene a mancare. E non è che la «economia di carta» possa fare molti miracoli; si può intervenire così con una finanziaria o due - concludo subito, signor Presidente; consideri anche le interruzioni di prima - ma non si va lontano.

Dunque, per concludere in simpatia, le vorrei leggere una «chicca», caro sottosegretario Vegas; non so se voi nel Governo sapete quanto fanno gli altri ovvero se la destra sappia quanto fa la sinistra. Non è un'espressione politica, è antropomorfica; mi riferisco alla mano destra ed alla mano sinistra.

Vorrei comunque fare questa citazione dal Sole 24 ore - pagina autorevole: Norme e tributi - di sabato 23 ottobre: «Il lavoro a chiamata conquista spazio». Lei sa che considero il job on call una «porcheria»; tuttavia, è uno degli istituti propagandati dal Governo come una grande conquista delle legge n. 30 del 2003. Ebbene, il Governo, al convegno di Modena, ad un anno dalla legge n. 30, si è presentato con decreto che individua 46 nuove professioni in cui si possono utilizzare lavoratori a chiamata. Tali professioni sono individuate in base al decreto del 1923 cosicché, tra le nuove occasioni di lavoro che noi offriamo ai giovani o ai disoccupati ultraquarantacinquenni, vi sarebbero le «guardie daziarie» (forse, perché pensate, in accordo con la Lega, di reintrodurre i dazi) oppure, e concludo Presidente, i «cavallanti» e gli stallieri (forse, pensate alla stalla di Arcore), oppure il personale dei manicomi (che non esistono più, grazie a Basaglia), oppure i barbieri ed i parrucchieri, da uomo e da donna, nelle città con meno di centomila abitanti, salvo che il prefetto non abbia ordinato a costoro un lavoro continuo.

E potrei continuare...

 

PRESIDENTE. No!

 

ALFONSO GIANNI. Voi avete approvato...

 

PRESIDENTE. No!

ALFONSO GIANNI. ... la legge n. 30 del 2003, ma la applicate in base alle categorie professionali del 1923!

 

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Alfonso Gianni!

 

ALFONSO GIANNI. Questo è il Governo che abbiamo! Mi pare di aver detto tutto: grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, credo che ci troviamo di fronte ad un disegno di legge finanziaria, dal punto di vista dell'entità, di portata enorme. Si tratta di un provvedimento che ritengo anche inquietante, poiché non si sa ancora - o meglio, si sa benissimo - dove vada a parare, ma è sicuramente una finanziaria ancora «falsa» o «zoppa», a causa della mancanza di un quadro complessivo, poiché non sono stati presentati sia l'annunciato collegato al disegno di legge in questione sia il provvedimento in materia fiscale.

Ritengo, comunque, che vi sia sicuramente la drammatica realtà dei tagli (che però adesso si chiamano, in maniera molto garbata ed anche più poetica, «tetti»). Il grave problema che affligge il nostro paese è rappresentato da questo enorme «buco» - che questa volta c'è davvero, come peraltro è stato ammesso dallo stesso Governo -, il quale costituisce un peso gigantesco per le finanze dello Stato.

Vorrei ricordare che sono state svolte severissime analisi dalle massime istituzioni, quali la Corte dei conti e la Banca d'Italia. Quest'ultima ha denunciato la gravità degli squilibri finanziari, evidenziando che la situazione della finanza pubblica, che ha già un deficit pari al 5 per cento del PIL, è ben più grave di quella ammessa dal Governo, poiché mancano all'appello quasi 3 miliardi di euro di mancati introiti del condono edilizio e quasi 7 miliardi di euro di mancate cartolarizzazioni.

Le analisi severissime proseguono, poiché vi sono state la rivolta delle regioni e degli enti locali, le profonde insoddisfazioni delle categorie produttive e le proteste delle organizzazioni sindacali, le quali contestano unitariamente il complesso della politica economica e sociale. Forse, questo disegno di legge finanziaria un merito lo ha avuto: quello di riunificare definitivamente le confederazioni sindacali sulle scelte di politica economica. Si aggrava, inoltre, il degrado di competitività, mentre nel provvedimento in esame mancano totalmente misure a favore del Mezzogiorno, della ricerca e dello sviluppo, della scuola e dell'università e delle politiche sociali.

Il «metodo Gordon Brown», per come è stato «italianizzato», è stato definito dall'ex ministro Vincenzo Visco «una bufala». Personalmente, ritengo che chiamare «tetti» ciò che sono, in realtà, tagli di spesa sia un imbroglio. Infatti, applicare un tetto del 2 per cento ad una spesa che cresce tendenzialmente, ovvero, per effetto di leggi già in vigore, del 5 per cento significa decurtarla del 3 per cento: in altri termini, ciò vuol dire tagliare la spesa (ad esempio, nel settore della sanità), Il vero «metodo Gordon Brown», invece, si caratterizza in un altro modo, trattandosi di un processo politico di selezione delle priorità e di orientamento delle azioni governative, dal momento che viene definito ogni due anni ed ha una valenza triennale, allo scopo di canalizzare le entrate verso le spese ritenute prioritarie. Ciò può essere condivisibile o meno, ma si tratta comunque di un metodo, mentre il nostro non lo è, perché è una «italianizzazione» di una «inglesizzazione»!

Dato che la manovra si compone di 24 miliardi di euro - è la manovra più pesante dal 1992 ad oggi -, il tetto del 2 per cento dà solo due dei 9,5 miliardi di euro di tagli alla spesa di cui è composta la finanziaria; 7,5 miliardi si abbattono, in particolare, sulla sanità: andranno a gravare sulle regioni e sugli enti locali, che saranno costretti a decurtare i servizi.

Non possiamo più parlare di addizionali, perché è stato deciso il blocco delle stesse per tutti gli enti locali; per controllare la spesa, si sceglie di ridurre i servizi. Non vi è, infatti, alcun dubbio che di ciò si tratta, perché gli sprechi - lo sappiamo tutti molto bene - nei comuni - o quelli delle auto blu, come diceva qualcuno - sono veramente ben poca cosa e, comunque, sono ormai ridotti al minimo. Se vi sono sprechi, è giusto tagliarli, ma la filosofia è un'altra: si arriverà all'esternalizzazione dei servizi o al taglio dei servizi stessi.

Ritengo che altri 7 miliardi di euro si ricaveranno da ulteriori cartolarizzazioni e dismissioni, ovvero da una prosecuzione della politica avventuristica degli ultimi anni. Si continua, cioè, nella vendita dei «gioielli di famiglia», che non risolve nessuno dei problemi di fondo. Si ricavano, poi, 7,5 miliardi di euro da maggiori entrate tributarie legate, in particolare, al potenziamento degli studi di settore per i lavoratori autonomi.

Se tale è il disegno di questa legge finanziaria, vi è una totale assenza di politica economica. Ciò emerge in tutta la sua chiarezza e gravità, poiché non vi è una parola sullo sviluppo, né su come rimettere in moto un'economia che cresce pochissimo, anche in anni di boom dell'economia mondiale. Non è, infatti, vero che l'economia mondiale non cresce. Siamo noi ad essere isolati in Europa: anche la Francia cresce. Noi aumentiamo le tasse di 7,5 miliardi di euro: di ciò si parla in questa finanziaria, promettendo, tuttavia, di ridurre le tasse di 6 miliardi di euro, con un successivo provvedimento. Si afferma, inoltre, che tale riduzione di 6 miliardi di euro andrà finanziata, ma non si capisce come, poiché non è specificato: si presume con un'equivalente aumento di altre tasse o con tagli di altri servizi.

Questi ragionamenti si avvicinano, dunque, alla farsa, se non addirittura alla tragedia. Si parla, infatti, di tagliare servizi sociali, quali sanità, scuola ed aiuti alle classi sociali più deboli. Non vi è dubbio che di ciò si tratta e non vi è altresì dubbio che con una diminuzione delle tasse non si centrano gli obiettivi di aiuti allo sviluppo o ai consumi, poiché i lavoratori - dipendenti e autonomi - non hanno avuto in questi anni - e non l'hanno nemmeno tuttora, neanche come previsione - una politica salariale in grado di sostenere i propri redditi mensili, sempre più bassi. Vi è stata una caduta della domanda, perché gli italiani sono sempre più poveri. Vi sono stati un aumento dei prezzi e una riduzione dei consumi, a causa di un'insicurezza economica veramente stringente, peraltro aumentata da un senso di precarietà - divenuto strutturale con la legge n. 30 del 2003 - che certamente non aiuta la crescita, ma fa divenire le famiglie italiane sempre più povere.

Penso che dovremmo avere un'altra impostazione di politica economica e sociale. Si dovrebbe guardare alla distribuzione del reddito ed alle politiche di sviluppo, anche attraverso gli aiuti alle medie e piccole imprese, in maniera totalmente diversa.

Allora, in attesa del provvedimento collegato, abbiamo proposto, sia come gruppo Misto-Comunisti italiani sia come centrosinistra, un'altra filosofia, basata sulla fissazione di alcune priorità per quanto riguarda le politiche sociali. Mi riferisco ad una ristrutturazione e ad uno sviluppo della spesa sociale che veda la costruzione di un sistema universale di ammortizzatori sociali, capaci di sostenere l'insieme dei lavoratori nelle fasi di difficoltà. Occorre ripristinare e rivitalizzare i settori della ricerca, dell'informazione, dell'innovazione, della promozione della cultura, settori che sono alla base di una politica di sviluppo economico. Soprattutto in un paese come il nostro, la cultura e i beni culturali, da soli, potrebbero rappresentare la più grande industria di rilancio della nostra economia. Ma, evidentemente, ciò non è assolutamente compreso né condiviso da questo Governo.

Occorrono una politica di restituzione e di aiuti per quanto riguarda i redditi, una distribuzione del reddito, una restituzione del fiscal drag: da 4 leggi finanziarie si dice che dobbiamo restituire il fiscal drag, ma ciò non è ancora avvenuto. Occorrono una clausola di salvaguardia sul trattamento fiscale del trattamento di fine rapporto, una rivalutazione delle pensioni e un paniere più sensibile per i pensionati, al fine di ripristinare un sistema di rivalutazione delle pensioni. Oggi i pensionati al minimo non sono neanche in grado di arrivare alla fine del mese. Altro che un milione al mese per i pensionati! Non ce lo hanno nemmeno tutti e coloro che percepiscono tale reddito - poveracci! - non possono neanche arrivare alla fine del mese in maniera decorosa. Basterebbe chiedere alle mense della Caritas quanto sono affollate, dal 20 di ogni mese in avanti, dai poveri pensionati.

Allora, un piano infrastrutturale con priorità per il Mezzogiorno, ma che certamente - come dicevano altri colleghi - non può partire dal ponte sullo stretto di Messina, politiche ambientali che siano davvero la grande sfida dei nostri anni: di questo si deve parlare oggi in Italia, se non altro per rispettare gli impegni sottoscritti con il Protocollo di Kyoto.

Abbiamo chiesto maggiori garanzie previdenziali per i lavoratori ed il ripristino dell'imposta di successione per i grandi patrimoni: al riguardo, non si faccia demagogia affermando che vogliamo aumentare le tasse! Certamente, vogliamo ridistribuire le tasse e gli sforzi fiscali e vogliamo finanziare un selettivo intervento di sostegno alle famiglie più povere con figli minori ed anziani non autosufficienti.

Vogliamo risolvere il problema degli incapienti. Tanti fattori avrebbero potuto essere di grande aiuto per rilanciare lo sviluppo ed il welfare del nostro paese. Invece, con questa legge finanziaria il Governo di centrodestra compie altre scelte, certo non favorevoli alle autonomie locali.

Credo che il sindaco di Roma si trovi costretto a scrivere una lettera aperta al Presidente del Consiglio ed ai Presidenti delle Camere per chiedere una mano. Si tratterebbe di un riconoscimento di tutte le attività cui è chiamata la capitale del nostro Stato. Ogni anno Roma ospita duemila manifestazioni, ma non ha alcun riconoscimento economico o finanziario. Una settimana fa in Campidoglio vi erano i governanti dell'Europa ed anche il Presidente del Consiglio poteva sfoggiare bellezza ed efficienza della città. Tuttavia, lo Stato ha riservato a Roma 304 euro di trasferimenti pro capite, quando la media nazionale per i comuni capoluogo è di 324,47 euro pro capite.

Si tratta di errori, di scelte di fondo veramente devastanti per il nostro paese che avranno ripercussioni serie. Ho parlato di Roma, ma il problema dei tagli si pone per tutti gli enti locali, anche se la capitale è quella più colpita. Ciò è assolutamente inspiegabile.

Vi sono tagli anche nella cooperazione allo sviluppo, verso le società cooperative, verso il settore della casa. Si tratta di un settore già gravemente ammalato perché vive di forti disparità tra le grandi esigenze da un lato e le grandi ricchezze dall'altro. Oggi abbiamo approvato in questa sede un provvedimento riguardante gli sfratti, che è una piccola cosa rispetto al gravissimo problema della politica dell'abitare che non esiste in questo paese. Non mi riferisco soltanto alla legge finanziaria in esame, ma a tutte le leggi di questo Governo.

In conclusione, vedremo cosa presenterete ai cittadini italiani con le vostre future manovre. Di queste ultime non si sa molto: non si sa neanche se le presenterete in questa sede o al Senato, dato che le divisioni tra di voi sono ancora notevoli. In ogni caso, non penso che le scelte che opererete saranno vantaggiose per le classi sociali che intendiamo difendere e per i lavoratori italiani.

Sicuramente la modifica delle aliquote fiscali non risolve un bel niente. Piuttosto aumenta le ingiustizie e le disparità a danno dei più deboli e non riesce sicuramente a rimettere in moto un'economia virtuosa e di sviluppo, della quale avrebbe bisogno il nostro paese.

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Sergio Rossi, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunciato.

È iscritto a parlare l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.

 

MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il disegno di legge finanziaria che il Governo propone per il 2005 sembra non tenere conto della reale situazione economica del nostro paese. La manovra finanziaria, infatti, non contiene quei provvedimenti tesi a dare risposta alla necessità di rilanciare i consumi interni, le esportazioni e gli investimenti infrastrutturali. Per quanto riguarda i consumi, stiamo assistendo ad una forte flessione degli stessi, determinata dal fatto che sempre più persone non riescono ad arrivare alla fine del mese, tanto che nell'ultima settimana di ogni mese si assiste ad un vero e proprio crollo dei consumi, proprio perché i portafogli sono vuoti. L'inflazione in questi anni ha colpito soprattutto le classi più deboli e i percettori di redditi fissi.

Se si vogliono rilanciare i consumi, bisogna quindi partire proprio dalle classi più deboli, prevedendo specifiche misure che aumentino il potere di acquisto delle stesse. Oltre al rallentamento dei consumi, stiamo assistendo al sensibile calo delle nostre esportazioni, a causa della perdita di competitività dei nostri prodotti nei mercati internazionali. Se al calo dei consumi e delle esportazioni aggiungiamo che nel tetto del 2 per cento sulla spesa, previsto da questa finanziaria, vengono inserite anche le spese in conto capitale, si comprende che a subire una grande contrazione sono proprio gli investimenti per le infrastrutture.

Lo sviluppo economico di una nazione si basa normalmente su tre pilastri: i consumi interni, le esportazioni e gli investimenti infrastrutturali. Questa finanziaria non incide su nessuno di questi tre pilastri fondamentali; anzi, alcuni provvedimenti tendono piuttosto ad indebolirli. Spesso vengono portati ad esempio altri Stati europei, come la Germania e la Francia. Ebbene, la Francia ha qualche problema di rapporto tra deficit e PIL, come l'Italia, ma consumi, esportazioni e investimenti infrastrutturali hanno indici positivi. La stessa Germania ha problemi sui consumi, ma esportazioni e investimenti infrastrutturali tengono bene.

Per correggere l'andamento dei consumi servirebbe una finanziaria che si ponesse come obiettivo quello di aumentare le disponibilità economiche delle classi più deboli, dei percettori dei redditi fissi e delle famiglie, prevedendo gli strumenti della restituzione del fiscal drag e consistenti detrazioni per le famiglie con figli a carico, attraverso la fiscalizzazione degli oneri sociali; il tutto, in modo da ottenere un innalzamento del reddito disponibile. Ciò deve essere accompagnato da una politica seria di contenimento dell'inflazione, a partire dal costo dei servizi pubblici, per arrivare al costo dei singoli prodotti, che spesso subiscono delle vere e proprie speculazioni nel tragitto che va dal produttore al consumatore. A tale proposito, basti ricordare che i nostri agricoltori, ad esempio, realizzano per i loro prodotti gli stessi prezzi che realizzavano cinque anni fa, mentre gli stessi prodotti i consumatori li trovano con aumenti anche del 300 per cento.

Il mix determinato dall'aumento del reddito disponibile e dalla diminuzione dell'inflazione reale determinerebbe un immediato rilancio dei consumi, con effetti benefici per l'economia e con benefici diretti anche per i percettori dei redditi più alti, che con il rilancio dei consumi vedrebbero ripartire le proprie produzioni. Per quanto riguarda il problema del recupero di competitività dei nostri prodotti bisogna promuovere e proteggere il made in Italy, così come bisogna incentivare gli investimenti privati per la ricerca e l'innovazione; il tutto, accompagnato da forti investimenti pubblici, nel settore della ricerca e dell'università.

Nell'economia globale, la nostra forza deve essere quella di vincere la sfida sul campo della qualità e dell'innovazione. Per quanto riguarda gli investimenti, vanno tolti i limiti di spesa sulle spese in conto capitale. Dalla maggioranza, dal relatore e dal Governo ci aspettiamo una vera finanziaria per lo sviluppo. Una finanziaria, che partendo dal rilancio dei consumi, delle esportazioni e degli investimenti strutturali, affronti i veri nodi che affliggono la nostra economia.

Leggiamo dai giornali che la vostra proposta strategica di sviluppo prevede lo sconto sulle tasse per i ricchi, a scapito delle persone e delle categorie più deboli. Speriamo non sia la realtà, perché così facendo non darete alcuno stimolo alla ripresa della nostra economia.

Il disegno di legge finanziaria, così come approvato ieri dalla Commissione bilancio, non contiene né le nostre proposte per lo sviluppo né le vostre; prevede una manovra di 24 miliardi di euro, quasi 48 mila miliardi di vecchie lire, fra maggiori entrate e minori spese.

Non voglio soffermarmi sulle maggiori entrate, anche se è facile comprendere che, sul piano fiscale, vi sarà un inasprimento per le piccole imprese e, in questo caso, forse non vi state rendendo conto che le piccole aziende commerciali ed artigianali stanno affrontando un periodo di grande difficoltà e non tutte saranno in grado di affrontare un inasprimento fiscale.

Vorrei soffermarmi sul meccanismo della riduzione delle spese: viene previsto un taglio alle spese pari a 9,5 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi per i ministeri e la restante parte per gli altri settori della pubblica amministrazione.

Riteniamo che una sana gestione del bilancio debba partire proprio dalla riduzione delle spese, eliminando gli sprechi e le spese inutili, ma ciò non si ottiene proponendo tagli indifferenziati.

Con il tetto di aumento della spesa del 2 per cento sull'intera spesa della pubblica amministrazione, avremo in alcuni settori tagli anche del 70 per cento ed in altri gli sprechi resteranno. Il famoso tetto del 2 per cento sulla spesa presentato dal ministro, con il segno della generosità di un Governo che non taglia la spesa, alla prova dei fatti mostra ciò che l'opposizione ha detto fin dall'inizio. Non intervenendo sulle leggi che alimentano la spesa obbligatoria, che cresce più del 2 per cento, occorre intervenire con tagli radicali sulla spesa facoltativa. Basta fare qualche esempio di ciò che significa l'applicazione della regola.

Parliamo di lotta all'evasione fiscale. La Guardia di finanza vede ridotto del 10 per cento lo stanziamento per i mezzi operativi e strumentali. Vogliamo aiutare le nostre aziende a vincere la sfida sui mercati esteri? I fondi per l'internazionalizzazione ed il made in Italy sono ridotti del 20 per cento.

Esiste un problema di sicurezza? I carabinieri vedono ridotti del 20 per cento i mezzi per il funzionamento dei sistemi informatici.

Senza banche dati efficienti, come si combatte il crimine? Per la pubblica sicurezza i tagli arrivano addirittura al 70 per cento per i fondi sui mezzi operativi. Se questa è la misura per lo Stato centrale, la ricetta non cambia per il sistema delle autonomie. Quattro miliardi di euro devono essere risparmiati dalle regioni per la sanità; per gli enti locali vengono previsti 1,2 miliardi di risparmio con il patto di stabilità e 550 milioni di minori trasferimenti.

È facile capire che questi tagli e vincoli produrranno aumento dei ticket, delle liste di attesa, dell'ICI, della tassa asporto rifiuti, dei buoni pasto, delle rette degli asili nido e delle case di riposo. Produrranno una vera e propria macelleria sociale nei confronti delle classi deboli e delle famiglie con figli a carico.

In particolare, vorrei soffermarmi sugli enti locali. Le norme previste da questa finanziaria ledono l'autonomia degli enti locali. Molte norme sono di dubbia costituzionalità. La norma sul patto di stabilità, che blocca la possibilità di aumentare le spese correnti e in conto capitale dei comuni, è sicuramente anticostituzionale. Prevedere, infatti, una norma che blocca la spesa senza tener conto delle entrate, impedisce agli enti locali di dare nuovi servizi anche se completamente a carico dei cittadini.

Il patto di stabilità, previsto dal trattato di Maastricht, prevede tre parametri: il rapporto deficit-PIL, che non può superare il 3 per cento, il rapporto debito-PIL, che non può superare il 60 per cento, ed il fatto che l'inflazione non debba superare determinati limiti.

Pongo al relatore ed al rappresentante del Governo la seguente domanda: perché vi ostinate a porre l'attenzione sulla spese, invece di basarvi sui saldi, visto che sapete benissimo che i comuni non possono produrre deficit? Possono produrre, invece, debito e, infatti, in questo senso, ho colto positivamente l'emendamento del relatore che blocca la possibilità di ricorrere ai mutui per gli enti che superano determinati limiti di indebitamento.

Tuttavia, relativamente al deficit, la questione è diversa e cerco di spiegarlo. Se, da una parte, risulta che, nel suo complesso, la pubblica amministrazione sta sfondando il tetto del 3 per cento rispetto al PIL e, dall'altro, sappiamo che gli enti locali non possono produrre deficit, è chiaro che, se come stimato dal Servizio studi della Camera, il tetto sulla spesa produce 1.200 milioni di euro di minori spese, di risparmi, ciò significa che altre amministrazioni, che non sono nel rispetto dei parametri di Maastricht, approfittano dei risparmi prodotti dagli enti locali.

Se non volete modificare il metodo di calcolo del patto di stabilità, prevedendolo sui saldi tra entrate e spese, almeno riducete il danno recependo quegli emendamenti che innalzano il limite oltre il quale si applica, cioè ai comuni oltre i 5 mila abitanti e togliete dal calcolo le spese in conto capitale e le entrate straordinarie!

L'altra questione relativa agli enti locali è quella dei trasferimenti. Dopo i tagli del 2003 e del 2004, vi sono ulteriori tagli anche nel 2005. Invito i colleghi, i relatori e il Governo a leggere l'ottimo dossier prodotto dal Servizio studi della Camera, il n. 104, dal quale si può rilevare che, rispetto al 2004, nelle unità previsionali di base mancano, per il 2005, 542 milioni di euro. Se confrontiamo poi i dati contenuti nella tabella che fa il riassunto storico dei trasferimenti, ci accorgiamo che, confrontando i trasferimenti del 2002 con le previsioni del 2005, mancano 1.185 milioni di euro. Se teniamo conto che in questi quattro anni l'aumento dell'inflazione ha inciso per circa il 9,5 per cento, è facile comprendere che tra minori trasferimenti e perdita di capacità di acquisto, le amministrazioni locali, nel 2005, per acquistare gli stessi beni ed erogare gli stessi servizi del 2002, devono trovare maggiori risorse pari a 2.485 milioni di euro. Ciò significa o riduzione dei servizi o aumento del prezzo degli stessi, aumentando le tariffe, l'ICI, la tassa asporto rifiuti, il buono pasto e così via.

Come vedete, non ci siamo limitati a criticare, ma vi stiamo proponendo, sugli enti locali e in generale, una serie di iniziative concrete che spero vogliate recepire. Con riferimento al patto di stabilità degli enti locali sarebbe opportuno: prevedere il calcolo sui saldi e non solo sulla spesa; escludere dal vincolo i comuni fino a 5 mila abitanti; escludere dal calcolo le spese in conto capitale e le spese coperte da entrate straordinarie; aumentare i trasferimenti ai comuni, garantendo almeno gli stessi trasferimenti del 2003; prevedere la possibilità di applicare le addizionali IRPEF ai comuni con trasferimenti scarsi, i cosiddetti comuni sottodotati economicamente; togliere dal calcolo le spese in conto capitale già impegnate alla data di oggi.

Per rilanciare lo sviluppo proponiamo: più investimenti per la ricerca e il capitale umano; la lotta al carovita; il rilancio dei consumi aiutando le categorie più deboli; investimenti pubblici fuori dal limite del 2 per cento; più aiuti alle famiglie con figli a carico; lotta all'evasione fiscale e al sommerso.

Lo so, la vostra proposta è quella di fare lo sconto sulle tasse dei ricchi; a noi pare che la nostra proposta sia di maggiore buonsenso, valutatela (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.

 

PIETRO MAURANDI. Siamo alla quarta legge finanziaria del Governo Berlusconi e devo dire che la stessa rivela una maggiore consapevolezza, rispetto alle altre, della crisi dell'economia italiana e dei rischi della finanza pubblica.

C'è stato un lento e tormentato passaggio dall'idea del nuovo miracolo economico della prima finanziaria al riconoscimento della crisi e della necessità di misure appropriate per affrontarla. E non si può affermare che si è trattato solo di errori di previsione, che tutti si sono sbagliati!

Quando noi denunciammo come un errore grave l'idea del nuovo miracolo economico, da voi venivamo chiamati catastrofisti. È accaduto ben di peggio di un errore di previsione, è accaduto che è in corso una ripresa economica nel mondo e in minor misura in Europa, ma l'Italia non riesce ad agganciarla.

Naturalmente, questa situazione si riflette in qualche misura sulle difficoltà della finanza pubblica, ma in quelle difficoltà ci avete messo del vostro. Nello stato attuale della finanza pubblica c'è la vostra impronta inconfondibile: siete riusciti a ridurre l'avanzo primario che vi è stato consegnato nel 2001, siete riusciti a ridurlo in tre anni di tre punti percentuali, siete riusciti perfino a peggiorare i saldi anche in presenza di una diminuzione della spesa per interessi. Quindi, non vi sono semplici difficoltà della finanza pubblica, ma un vero e proprio fallimento della vostra politica.

Il nuovo ministro dell'economia sembra rendersi conto di ciò, cioè del fatto che la finanza pubblica è fuori controllo e che è a rischio il patto di stabilità. Dunque, appena nominato corre a Bruxelles, vara una manovra di 7,5 miliardi di euro e ora una manovra di 24 miliardi.

Non critichiamo la necessità della manovra: è chiaro che quando la casa brucia, bisogna pur spegnere l'incendio. Deve però essere chiaro che il fuoco lo avete appiccato voi!

Il relatore stasera si è sforzato di argomentare che nella legge finanziaria non esiste un'operazione di chiarezza, perché la chiarezza sull'andamento della finanza pubblica è sempre stata presente. Ma davvero? Allora perché siamo arrivati a questo, ovvero alla necessità di una manovra, corrispondente a 24 miliardi, sommati ai 7,5 miliardi della manovra di luglio? Le misure tampone, la sopravvalutazione delle entrate, la sottovalutazione delle uscite, le previsioni ottimistiche, l'attesa della ripresa che verrà, i regali agli evasori, i condoni di ogni tipo, le misure una tantum così criticate lo scorso anno anche in sede di Unione europea, lo sfondamento delle previsioni di spesa nella legislazione ordinaria hanno fatto sorgere il rischio di sfondare i parametri del patto di stabilità. Da tutto ciò nascono la manovra di luglio e quella operata con la legge finanziaria all'esame. È questa la chiarezza che non c'era, e ancora non c'è, se non in una generica e maggiore consapevolezza dello stato della finanza pubblica, alla quale non seguono decisioni coerenti ed efficaci.

Quindi, non critichiamo la necessità della manovra, bensì il modo con cui è organizzata, perché ai nostri occhi appare come la manovra più sgangherata di tutte. Infatti, i 24 miliardi vengono reperiti attraverso dismissioni, previsioni di aumenti di entrate con quella che pudicamente definite «la manutenzione del gettito», ma che in sostanza non è che un aumento della pressione fiscale. Inoltre, operate tagli di spesa per 9,5 miliardi che gravano in buona misura sui trasferimenti alle regioni e agli enti locali. Esistono fondate ragioni per dubitare che le vostre misure tengano, siano sostenibili e raggiungano effettivamente gli obiettivi che vi proponete.

C'è poi il patetico tentativo di spacciare per aumenti di spesa quelli che in effetti sono tagli. Non possono essere che tagli, se i ragionamenti hanno un senso. Il ministro, il relatore e il sottosegretario sanno bene che in sede di legge finanziaria si lavora sulle previsioni e sui dati tendenziali. La manovra si rende necessaria proprio perché gli andamenti tendenziali mettono a rischio di sfondamento il tetto del rapporto deficit-PIL al 3 per cento. Voi, invece, in modo disinvolto avete scritto negli articoli 2 e 3 del disegno di legge «aumento della spesa, entro il tetto del 2 per cento». Naturalmente - è questa la furbizia - fate riferimento al dato preconsuntivo dell'anno precedente, non alla spesa prevista. Si tratta di un modo un po' cialtrone per dissimulare la realtà e confondere le carte, imbrogliare l'opinione pubblica e dare al Presidente del Consiglio un giocattolo con cui girare l'Italia - come è avvenuto - a dire che la spesa pubblica, nientemeno, aumenterà.

Si tratta di un messaggio falso e sbagliato. Dopo le nostre insistenti richieste di chiarezza e trasparenza, avanzate in sede di Commissione bilancio, avete parzialmente corretto il tiro. Infatti, l'articolo 3, modificato da un emendamento del Governo presentato dietro le nostre insistenze, reca scritto quello che effettivamente è: «le dotazioni di competenza e di cassa sono ridotte - e sottolineo ridotte - secondo la tabella allegata». Si tratta di un'operazione di chiarezza ancora parziale, dovuta alle nostre insistenze in Commissione, che peraltro riprenderemo in aula.

In questa finanziaria è poi presente la vostra consueta ricetta: tagli alle regioni, agli enti locali e al Mezzogiorno. Il Mezzogiorno doveva essere il motore del nuovo miracolo economico. In verità, per alcuni anni la crescita del PIL al Sud è stata superiore alla media nazionale. Questo era il risultato di politiche di sviluppo predisposte dal governi di centrosinistra. Al contrario, ora la crescita sta scendendo di nuovo al di sotto della media nazionale. Anche questo è un risultato, quello della liquidazione delle politiche di sviluppo da voi perseguito.

Così è per il tasso di occupazione, cresciuto, ma ancora largamente al di sotto del tasso medio nazionale in ragione di 11 punti percentuali.

Così è per il tasso di disoccupazione, che rimane largamente al di sopra del dato medio nazionale (è di fatto il doppio). Avevate scritto in un DPEF che il Mezzogiorno doveva crescere al di sopra della media nazionale per colmare il divario con la parte più sviluppata del paese. Si trattava di una banalità aritmetica, facile a dirsi. Tuttavia, ciò non accade. Accade invece che avete congelato o cancellato le politiche di sviluppo (si pensi, ad esempio, al credito di imposta). Accade che i fondi stanziati dalla legge finanziaria vengano nuovamente scaglionati, come lo scorso anno, alla fine del periodo, in gran parte nel 2007, per una somma pari a 7.800 milioni di euro. Ciò vuol dire spostare in avanti l'utilizzazione delle risorse, e dunque, nella migliore delle ipotesi, spostare in avanti il raggiungimento degli obiettivi, mentre sarebbe necessaria un'accelerazione.

Il Governo afferma che non servono nuovi fondi, perché le regioni meridionali non riescono a spendere quelli esistenti. Non intendo entrare nel merito di tale affermazione, sulla quale ritorneremo nel corso del dibattito. Tuttavia un intervento è necessario, se il divario non accenna a diminuire. Servono nuovi strumenti e nuove politiche, ma nel disegno di legge finanziaria non vi è alcuna strategia per il Mezzogiorno: né nuovi fondi, né nuovi strumenti di intervento. Le nostre proposte al riguardo sono state respinte, e si è fatto ricorso a un palliativo: non si può spacciare la proposta di flessibilità del Fondo per le aree sottoutilizzate come un nuovo strumento. Si tratta in realtà di due emendamenti presentati in modo affrettato dal Governo, pasticciati, incomprensibili e, soprattutto, non operativi.

Il relatore sostiene che non è più differibile la revisione degli strumenti sperimentati per lo sviluppo del Mezzogiorno e che è necessario ripensarli: onorevole relatore, è da tre anni che lo sentiamo dire, la sua affermazione non è originale! In tre anni abbiamo visto lo smantellamento di strumenti esistenti, sostituiti dal nulla.

La realtà è che questa legge finanziaria si tiene ben lontana dai problemi veri dell'economia italiana, mentre aleggia sulla nostra discussione la promessa, anch'essa formulata da alcuni anni, della riduzione delle imposte dirette. Ne discuteremo quando riuscirete a presentare al Parlamento una proposta chiara e univoca, facendola uscire dalle fumosità dei conciliaboli nella maggioranza. Ciò che proponete, in qualunque versione sia proposto, non affronta né il problema della competitività né quello dell'iniquità distributiva, che costituiscono le questioni cruciali dell'economia e della società italiana. Non si affronta il problema della competitività, perché non è vero che minori imposte inducano di per sé maggiori investimenti, e meno che mai nei settori cruciali dell'economia: tale problema si affronta con il finanziamento della ricerca (ci occuperemo successivamente del modo in cui questa legge finanziaria, ancora una volta, tratta l'università e gli istituti di ricerca) e sostenendo l'innovazione e gli investimenti, con lo sviluppo del tessuto produttivo del Mezzogiorno.

Quanto all'iniquità distributiva, essa si contrasta con la lotta all'inflazione, con il controllo delle tariffe, con un sistema di welfare equo e solidale (non come quello che state mettendo in piedi), con il sostegno a tutte le pensioni basse (e non soltanto ad una parte di esse), con politiche per la casa, con la lotta all'evasione fiscale, con l'espansione dell'occupazione non precaria e con la restituzione del fiscal drag, che avete scippato ai contribuenti.

Con la vostra proposta di riduzione delle imposte l'iniquità distributiva aumenterà, e se ne sono accorti finalmente alcuni partiti e alcuni esponenti della maggioranza. D'altra parte, l'iniquità viene apertamente teorizzata, quando il Presidente del Consiglio afferma che bisogna ridurre le imposte ai ricchi.

La vostra opera di smantellamento della coesione della società italiana è più che mai in cammino, il vostro controllo della finanza pubblica è più che mai improbabile e questa legge finanziaria ne è la chiara e puntuale conferma: da ciò discende la nostra chiara e puntuale opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

 

TITTI DE SIMONE. Le conseguenze che questa manovra finanziaria avrà sull'insieme del sistema della formazione e della cultura sono gravi, in continuità con le manovre finanziarie precedenti di questo Governo, e si inseriscono nel quadro generale di una politica di controriforma che sta ristrutturando il sistema dell'istruzione pubblica.

Dalla legge n. 53 del 2003, la cosiddetta riforma Moratti (e la sua complementarità alla legge n. 30 del 2003), alla devolution e alle proposte di legge attualmente in esame, ad esempio quella sullo stato giuridico della docenza, questi provvedimenti arrecano un vulnus ai principi e ai diritti universali sanciti dalla nostra Costituzione.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 18,47)

 

TITTI DE SIMONE. Non vi è, ovviamente, quell'inversione di tendenza che sarebbe necessaria per restituire centralità all'investimento pubblico sulla scuola, l'università e la ricerca come settori strategici per il nostro paese. Anzi, si persegue la logica dei risparmi e della precarizzazione, incidendo in termini di dequalificazione dell'intero sistema. Un'inversione di tendenza, invece (quella che noi proponiamo ad esempio con i nostri emendamenti), appare quanto mai necessaria alla luce di ciò che i tagli prodotti dalle vostre politiche e dalla riforma Moratti hanno determinato sulla scuola pubblica. Vi sono 250 mila insegnanti precari, ma non vi è uno straccio di immissione in ruolo neanche in questa legge finanziaria. Vi sono drammatici tagli agli organici, tanto che scuole nuove di zecca non possono aprire: un elemento paradossale e gravissimo. I posti per docenti nella scuola diminuiscono di 35 mila unità ed il personale tecnico-amministrativo di 9.600, a cui si aggiungono le migliaia di posti persi negli ultimi tre anni per gli amministrativi e i tecnici.

Quali sono le conseguenze di ciò sul sistema della scuola pubblica è facile comprenderlo e lo vediamo tutti i giorni: classi sovraffollate, taglio del tempo pieno e prolungato, liste di attesa interminabili per la scuola dell'infanzia. Ed è legge, paradossalmente, proprio quel provvedimento sulla generalizzazione della scuola dell'infanzia cui però, in questa legge finanziaria, non si destina alcuna risorsa certa.

Vi sono dunque meno risorse e meno qualità del sistema pubblico, con una conseguente precarizzazione della figura dei docenti. È un disastro che ricade innanzitutto sui ragazzi e sulle ragazze; la loro formazione, una formazione pubblica e di qualità per tutti e per tutte, è determinante per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del paese. Perché la scuola è innanzitutto pratica di libertà, a partire dall'importanza di disporre sia di una cultura critica per affrontare le complessità e i problemi di questo mondo, sia di una coscienza civile e democratica, di cui proprio la scuola è fondamentale luogo di formazione.

Abbiamo bisogno di una grande scuola pubblica: voi ce ne offrite una sempre più povera. La vostra è la scuola che divide, che ripropone un'idea classista: ai ricchi scuole per ricchi, agli altri una scuola pubblica povera, nozionistica e antistorica, frammentata e chiusa nella logica delle piccole patrie. La vostra è una scuola che comprime il tempo dello studio, dello sviluppo personale - diritto fondamentale - e spinge verso una canalizzazione precoce, verso nuove versioni di apprendistato, del tutto subalterne al mercato del lavoro. Avevate promesso e sbandierato soldi e risorse, ma non avete mantenuto tali promesse.

La scuola è nel caos e lo conferma l'avvio di un anno scolastico che vede ancora tantissime regioni e grandi aree metropolitane senza designazioni regolari degli organici. La furia dei tagli delle precedenti leggi finanziarie e della riforma Moratti ha lasciato quest'anno moltissime scuole senza tempo pieno e migliaia di famiglie senza scuola dell'infanzia; tanto che, proprio in questi giorni, a Soliera, in Emilia Romagna, 21 famiglie hanno deciso di autotassarsi, ognuna per diverse centinaia di euro, per poter pagare i docenti e i bidelli di una scuola materna alla quale il ministero non ha concesso personale.

Credo che siamo di fronte ad una situazione del tutto paradossale, che non si è mai verificata nel nostro paese; e di esperienze e situazioni di questo tipo, purtroppo, se ne stanno moltiplicando un po' dappertutto.

La vostra è una finanziaria di guerra, e pertanto a pagarne le spese è, innanzitutto, lo Stato sociale, a cui voi sottraete risorse ed investimenti, mentre il potere di acquisto di salari e pensioni si riduce drammaticamente.

Voi date alla guerra e togliete alla scuola, alla sanità, alla ricerca e, se a ciò aggiungiamo i tagli agli enti locali, pesantissimi, previsti in questa legge finanziaria, il quadro diventa davvero insostenibile per le famiglie, per gli studenti, sotto il profilo sociale; i tagli ai servizi naturalmente saranno le conseguenze più drammatiche e, fra questi, a quelli scolastici di competenza degli enti locali, che sono tanti, e alle risorse disponibili per il diritto allo studio.

Il Governo ha gridato ai quattro venti che la legge finanziaria non avrebbe apportato tagli alla scuola, ma non è così! Sugli organici pesano gli effetti della legge Moratti, cui si aggiunge una ulteriore riduzione di 6.500 posti nella scuola elementare per gli effetti delle norme restrittive sull'insegnamento della lingua straniera, che voi introducete con questa legge finanziaria: corsi di formazione obbligatori per docenti già in servizio ma che non hanno i requisiti per insegnarla. Qual è la conseguenza di questo? Risparmiare a sfavore della qualità, ridurre il numero di posti del personale dotato dei titoli per insegnare la lingua straniera: altro che scuola delle tre «i»!

Inoltre, non vi è traccia del piano pluriennale per le quindicimila assunzioni promesse, fra l'altro briciole a fronte degli oltre centomila posti vacanti nella scuola di cui ci sarebbe bisogno, visto che il numero di studenti è nettamente aumentato negli ultimi anni. Di questo piano pluriennale, che fra l'altro è stato anche adottato con una legge approvata da questo Parlamento che ha impegnato il Governo a predisporlo, nella legge finanziaria non vi è traccia, come non vi è traccia di una sola risorsa in questa direzione; anzi, al contrario, si persegue la strada della precarizzazione, che è un elemento strutturale della scuola morattiana: meno scuola, meno insegnanti, meno tempo per studiare, meno risorse, meno diritti, meno futuro per il paese diciamo noi!

È anche la conferma dello stanziamento di 375 milioni di euro: l'unico stanziamento per i servizi scolastici, previsto in questa legge finanziaria, è finalizzato all'espansione del sistema degli appalti di pulizia, dando così continuità alle norme previste nelle precedenti leggi finanziarie, in base alle quali è possibile l'istituzione di nuovi appalti (esternalizzando, ovviamente), in cambio di un'ulteriore riduzione degli organici dei collaboratori scolastici; una scelta, anche questa, che aumenta la fascia del precariato.

Fra l'altro, le risorse sarebbero sufficienti, ed è questo l'elemento davvero inconcepibile, per stabilizzare tutti i precari tecnico-amministrativi della scuola ed i lavoratori ex LSU, che navigano ancora nella totale insicurezza. È quello che fra l'altro noi proponiamo (la stabilizzazione di questi lavoratori) con gli emendamenti che saranno in discussione a partire da lunedì prossimo.

Proponiamo, al contempo, anche un piano di immissione in ruolo per i docenti a fronte di tutti i posti vacanti. Del più volte annunciato piano pluriennale del Governo per finanziare la legge n. 53 del 2003, la cosiddetta legge Moratti, si vedono solo le briciole; potremmo dire per fortuna, visto che parliamo di una riforma che sta letteralmente sfasciando la scuola pubblica e che la sta destrutturando pezzo per pezzo. Il problema è che le «briciole», quando sono contenute in una legge finanziaria, diventano macigni che ricadono pesantemente sulla qualità della scuola pubblica!

Ad esempio, le risorse per il finanziamento della legge n. 440 del 1997, quelle che l'autonomia destina alle scuole, sono ridotte del 2 per cento; e, se consideriamo anche i tagli previsti per il bilancio del ministero, abbiamo un'idea più precisa delle pesanti conseguenze che ciò produrrà sull'offerta formativa, sull'acquisto di beni e servizi, sulle direzioni regionali, e così via.

 

PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, dovrebbe concludere.

 

TITTI DE SIMONE. In estrema sintesi: l'edilizia scolastica conta su pochissime risorse; la musica non cambia per l'università e la ricerca; l'incremento del fondo di finanziamento ordinario è solo del 2 per cento; con lo sbarramento del 2 per cento sarà impossibile prevedere assunzioni, mentre la nostra università necessita di nuovi ricercatori e della stabilizzazione dei troppi precari. Scandalosamente, mentre si penalizzano le università e gli enti pubblici di ricerca, si aumentano i finanziamenti per le università private del 9 per cento!

La nostra idea della scuola, dell'università e della ricerca si fonda sul rilancio dell'investimento pubblico, sul diritto allo studio, su un piano di assunzione di ricercatori e di insegnanti, sull'innalzamento dei limiti di reddito per l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche, sulla generalizzazione della scuola dell'infanzia. La proporremo in sintonia con la grande mobilitazione in atto nel mondo della scuola, nell'ambito della quale è previsto uno sciopero generale per il 15 novembre. (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Titti De Simone.

È iscritto a parlare l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

 

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, le prime dichiarazioni del nuovo ministro dell'economia e delle finanze ci avevano fatto ben sperare. Finalmente, sembrava che all'illusionismo subentrassero la chiarezza dei dati e la capacità di dire tutto fino in fondo, anche le cose spiacevoli.

Niente più oroscopi e fantasiose proiezioni di sviluppo economico (così com'era avvenuto in occasione dell'esame della prima legge finanziaria di questo Governo) non più «creatività condonatrice» ma conti ben fatti, dati certi, valutazioni realistiche: ecco cosa ci aspettavamo per offrire anche il nostro contributo costruttivo.

Ma l'operazione verità sullo stato della finanza pubblica si è presto interrotta! Il dibattito politico ha preso un'altra piega, distorta e priva di un disegno strategico, che non poteva non avere il suo punto di forza in un obiettivo: rilanciare l'economia del paese ed arrestarne, così, il declino. Occorreva, quindi, individuare i centri nevralgici sui quali agire, stimolandone la vitalità.

Invece, l'attenzione si è spostata quasi esclusivamente - ne è nata una vera e propria querelle - sulla riduzione delle tasse: un obiettivo da raggiungere, non un punto di partenza. Quando Berlusconi ha ribadito la volontà di ridurre le tasse richiamandosi a Bush, nei miei ricordi è emersa una celebre canzone di Renato Carosone che anche lei, signor Presidente, ricorderà: Tu vuo' fa' l'americano! L'equazione tra riduzione delle tasse e vittoria elettorale, senza equità e senza giustizia sociale, è solo un rozzo disegno politico.

Vorrei rivolgerle una domanda, paziente sottosegretario Vegas che ha seguito i nostri lavori in occasione dell'esame di tutti i disegni di legge finanziaria di questo Governo: davvero ritiene che questo sia il modo migliore per rilanciare l'economia del paese?

Peraltro, dalle prime ammissioni del ministro, sembrava che ristrettissimi fossero gli spazi per simili manovre, che rischiano di compromettere i conti pubblici senza produrre gli effetti sperati di rilancio dei consumi e di ripresa generale dell'economia. Prevalgono, invece, altre logiche, di tipo propagandistico, che poco hanno a che fare con una buona conduzione del nostro sistema sociale ed economico.

C'è da chiedersi dove trovare, in questo disegno di legge finanziaria, un principio di giustizia nel favorire, per esempio, i redditi più alti, com'è stato ribadito dai colleghi dell'opposizione, e, quindi, anche nel continuare a favorire le regioni più ricche, dove questi redditi saranno concentrati. C'è da domandarsi verso quali consumi ed investimenti si indirizzeranno le maggiori disponibilità, se non verso acquisizioni effimere, semmai beni di lusso, vacanze, che certo non contribuiranno ad allargare la base produttiva del paese.

Che l'ingiustizia di una tale linea ostinatamente perseguita sia palese, lo dimostrano le reazioni di una parte della stessa maggioranza, con proposte correttive, in verità, piuttosto di facciata, ispirate da inclinazioni, diciamo così, compassionevoli, ma che certo non sono orientate da una robusta e consapevole concezione di politica economica e sociale. Significa qualcosa, peraltro, la freddezza con la quale lo stesso mondo imprenditoriale, ossia una parte che dovrebbe essere beneficiaria di questi provvedimenti, ha accolto la proposta della detassazione, ben sapendo che altri sono i tasti sui quali operare per un effettivo e duraturo rilancio del nostro apparato produttivo.

Non mi soffermo sulle nefaste conseguenze anche sociali e depressive e sui trasferimenti dei carichi fiscali che si verificheranno, per esempio, con la riduzione delle risorse alle autonomie locali. Ne hanno parlato molto bene, poco fa, e lo hanno dimostrato i colleghi Duilio, Stradiotto, Michele Ventura e Maurandi. Che questa legge finanziaria sia piuttosto debole lo hanno dimostrato anche i relatori. Nelle loro relazioni vi sono tante riserve ed è evidente l'imbarazzo con il quale hanno presentato la proposta.

Piuttosto, signor Presidente, desidero soffermarmi su una sola questione che caparbiamente continuo a ritenere decisiva per l'intero paese anche ai fini dello sviluppo e della competitività del sistema. Intendo soffermarmi sul Mezzogiorno, il grande dimenticato dal Governo Berlusconi. Mi pare che si mostrino sempre più consapevoli dell'importanza del sud sia i sindacati sia il mondo confindustriale. Che la concertazione riparta dal sud è un segnale altamente significativo, che dimostra come questo tema stia riemergendo nell'agenda politica e si ripresenti in tutta la sua rilevanza per un nuova stagione espansiva e di modernizzazione dell'intero sistema. Lo hanno capito gli imprenditori e i sindacati, ma non il Governo.

Restano ancora sordi gli esponenti del Governo ed è piuttosto stupefacente che un suo collega, piuttosto noto per il suo trasformismo politico, abbia ironizzato su questa concertazione, quando il campo da arare è davanti ai vostri occhi. Avrebbe dovuto significare qualcosa anche in un andamento economico piuttosto piatto il fatto che sia risultato più dinamico il sud rispetto al nord e ciò, come ha osservato un sottile studioso della realtà meridionale, che lei sicuramente conosce, signor sottosegretario, il professor Vieste, a circa dieci anni di distanza dalla grande svolta che abolì l'intervento straordinario nel sud.

Quei segni di vitalità che, dalla metà degli anni Novanta fino al 2001, si erano manifestati andavano energicamente sostenuti con scelte politiche coerenti ed appropriate. Si è, invece, preferito smantellare provvedimenti di sostegno esistenti e varare velleitarie manovre finanziarie che, di fatto, hanno abolito il Mezzogiorno. Non un'astiosa polemica dell'opposizione, ma le precise, prudenti e serie analisi della Svimez, che dovrebbero essere lette dagli uomini del Governo, dimostrano l'assenza di ogni concreta politica per il sud che non sia quella degli annunci senza effetti. O, meglio, gli effetti ci sono e sono avvertiti, come è scritto nell'ultimo rapporto Svimez del 14 luglio 2004, e si registrano in quell'arresto del processo di accumulazione che aveva permesso al sud di avere tassi di crescita superiori al resto del paese. Ma c'è un prezzo ancora più alto che è pagato dal sud a causa di politiche oscillanti e contraddittorie che ne hanno interrotto lo slancio alla metà del cammino, come negli anni Sessanta, ed oggi, con la manovra finanziaria di questo Governo, che segue quelle in verità abbastanza tirchie anche dei governi di centrosinistra.

Quei Governi comunque avevano un merito, che era quello di tener presente il problema e di non cancellare provvedimenti come la legge n. 488 del 1992, che è risultata particolarmente utile per il Mezzogiorno d'Italia. Il prezzo che il sud paga per l'incoerenza e la discontinuità delle politiche di sostegno al suo sviluppo è salato, soprattutto in termini di visione generale dei problemi italiani, poiché si consolida la convinzione bugiarda del fallimento di qualsiasi azione di intervento pubblico nel Mezzogiorno. Dietro lo slancio del periodo 1996-2000, vi sono appunto le «seminagioni» operate negli anni Cinquanta. Ma i luoghi comuni sono duri a morire e così quello dello sperpero delle risorse del Mezzogiorno, della inefficacia dell'azione dello Stato e delle polemiche sulle risorse che sarebbero sottratte, quasi rubate al nord d'Italia.

Tutto questo fa parte di un armamentario polemico particolarmente diffuso, ma senza fondamento culturale, anzi in contrasto con i dati storici e con una valutazione obiettiva di ciò che è realmente accaduto nella vicenda post-unitaria del nostro paese. Sarebbe un salutare contributo alla chiarezza politica e, quindi, alla impostazione delle politiche economiche se si potesse finalmente fare il punto su quale sia stata la qualità e la quantità degli interventi statali verso il sud e a quali improvvise strozzature il Mezzogiorno sia stato soggetto nel lungo periodo della storia del nostro paese. La conclusione sarebbe opposta rispetto alla sciatta topica, che anche alcuni esponenti di questo Parlamento spesso ripetono, dell'assistenzialismo, che anche c'è stato, ma che non ha certo mai entusiasmato le classi dirigenti meridionali.

Questa operazione di verità storica, che non è certo richiesta per una sorta di querelle di reciproche contestazioni (che sarebbe oltremodo sterile), è utile per sfatare miti e luoghi comuni, che imprigionano le menti, e per fissare invece alcuni punti fermi della rilevanza di una buona politica meridionalista per la crescita di tutto il paese.

Forse non sarebbe vano se alcuni ostinati ripetitori di slogan antimeridiaonalisti, convinti per miopia o ignoranza di un sud assistito e sanguisuga, leggessero attentamente la serie delle statistiche dell'ISTAT sugli interventi statali in agricoltura e soprattutto nell'industria, se analizzassero i dati della Svimez sul costo e la distribuzione delle pensioni, se studiassero in quale direzione vanno i vantaggi del debito pubblico con il ricavo degli interessi per i detentori dei titoli stessi. Si potrebbe ancora proseguire. Per un aggiornamento, consiglierei a tutti i colleghi la lettura di un libro di un acuto storico dell'economia, da poco scomparso, Luigi De Rosa, dal titolo eloquente: La provincia subordinata. Vi sono dati ed elementi che in Padania sarebbe bene fossero conosciuti. Già alcuni decenni addietro, un grande costruttore di politica economica del nord, Pasquale Saraceno, osservava come per il sud si fosse spesso poco più dello 0, 50 per cento del prodotto interno lordo; eppure i benefici di quell'intervento di breve periodo, poco più di un decennio, sono stati enormi per il sud e per il nord, come oggi confermano tutti gli studi economici e storici.

Parlano, i dati e i fatti, e le statistiche ci dicono come i tassi di sviluppo, per esempio nell'agricoltura, furono superiori in quegli anni a quelli del nord e come complessivamente il paese avesse ritmi superiori perfino a quelli dell'Europa.

Sviluppo del sud, dunque - dovrebbe essere una equazione - , significa sviluppo dell'Italia. Questo ci dice l'analisi storica ed economica. Le cifre inoltre smentiscono che la spesa statale sia stata superiore al sud rispetto al nord. Uno studioso di grande accuratezza, che lei sicuramente conosce, Frei, non certo autore sospetto di filo meridionalismo, ha calcolato come negli anni 2000 il trasferimento pro capite nel Mezzogiorno, al netto della somma del terremoto, sia stato inferiore a quello pro capite nel nord. Alla stessa conclusione si giunge nell'analisi delle leggi di sviluppo, per esempio della legge n. 1329 del 1965, della n. 675 del 12 agosto 1975, della n. 346 del 1932, della n. 237 del 19 luglio 1993, della n. 317 del 1991.

Si potrebbe continuare con le opere pubbliche, con gli interventi per le infrastrutture, che vedono oggi un divario di oltre venti punti, in percentuale, tra il nord ed il sud, persino per quanto riguarda la viabilità e le ferrovie. La dissipazione della favola di un sud superassistito e di un nord iperpenalizzato ci può aiutare meglio a capire gli indirizzi che dovrebbero essere seguiti nelle scelte di fondo di politica economica, finalmente consapevoli della complementarietà delle due realtà e della necessità strutturale di agire, come si usava dire una volta, sulla «gamba» debole per rafforzare complessivamente la struttura della nostra economia.

Eppure, vi è una speranza di passare dal gramo 1,2 per cento di sviluppo previsto all'ambizioso tasso dei primi auspici di questo Governo - come è noto, si indicava il 3 per cento -; ma occorre il rilancio del Mezzogiorno. Non vi sono alternative; nessuno si illuda che lo sviluppo del paese possa avvenire in modo disarmonico.

Sono ancora valide e sagge le parole di un grande meridionalista e patriota, Giustino Fortunato, che così ammoniva: «Ma pochi ancora intuiscono che non essendo concepibile uno Stato, e grande e prospero, in una nazione per metà misera e rozza, quello del Mezzogiorno è il problema fondamentale di tutto il nostro avvenire perché solo dalle varie soluzioni che si propongono di dargli sarà possibile avere norme e garanzie di tutto il paese, un diverso abbigliamento del Governo della cosa pubblica».

I termini dell'antica questione meridionale sono certo radicalmente cambiati, come è mutata profondamente la realtà storica e sociale del sud; è mutato il contesto che, da nazionale, è diventato soprattutto europeo. Ma resta invariato, anzi aggravato negli ultimi anni, un divario che va colmato se si vuole dare forza e vigore all'intera Italia.

Il problema di una competitività da recuperare e di un declino da arrestare nel sistema Italia può essere affrontato se cresce e continua a trasformarsi il Mezzogiorno, che non è un qualsiasi «pezzo» del mondo. È appunto il Mezzogiorno, con la sua storia, la sua cultura, la sua mentalità; va studiato per ciò che è e per i problemi che esso pone. Non mance assistenziali occorrono, ma formazione, scuola, infrastrutture, cura delle città e dei beni culturali, sicurezza. Sicurezza, soprattutto, che è compito dello Stato; non si può lasciare Napoli in una sorta di far west! Il meridionalismo non è stato una invenzione né una distorcente ideologia ma una cultura politica che ha ispirato gli uomini più illuminati sia del nord sia del sud; occorre ripensarlo, alla luce dell'allargamento dell'Unione europea, in rapporto alle modifiche del Titolo V della Costituzione.

Non è compito di parte; sarebbe compito di tutta una classe dirigente che dovrebbe prendere coscienza anche dei rischi - già denunciati dalla Svimez e da studiosi come Adriano Giannola ed altri - che possono derivare per la coesione sociale da una egoistica gestione delle risorse e dalla pretesa di alcune regioni, come la Lombardia, di realizzare un federalismo orizzontale direttamente negoziato con uno Stato spettatore, impotente o neutro nella distribuzione equa delle risorse nazionali.

Il Mezzogiorno è la sponda dell'Europa nell'area del Mediterraneo, dove ribollono le grandi contese del tempo e le più spinose questioni della nostra epoca; ignorarlo significa prepararsi a grandi e collettive sconfitte nazionali ed europee. Ecco perché è davvero miope una strategia finanziaria come quella perseguita dal provvedimento in esame; il sud è cancellato, non si prevede alcuna risorsa e sono stati respinti - rinviando la questione ad un fantomatico provvedimento ulteriore di cui nulla si sa - tutti gli emendamenti dell'opposizione che affrontavano il problema. Davvero strano modo di ragionare di politica economica, di discuterne abolendone la sostanza e lasciando incerte le prospettive e, quindi, i punti sui quali si può fondare una concreta e, appunto, lungimirante linea di sviluppo.

Con il creativo - e talvolta pieno di excursus filosofici - Tremonti, ci si poteva anche, in qualche momento, divertire; ora, invece, mi sento frastornato e confuso perché non trovo alcun filo conduttore che non sia un numero astratto e deprimente, come quel 2 per cento che richiama alla memoria pessimi voti di scuola...

Avevamo sperato di meglio, signori del Governo; avevamo sperato, cioè, che dopo il valtellinese Tremonti riemergesse la lezione dei valtellinesi Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno.

Ci eravamo illusi in una rinnovata solidarietà tra nord e sud, che desse fibra e vigore a questo disegno di legge finanziaria con quella stessa lungimiranza che ispirò Alcide De Gasperi negli anni Cinquanta, che così ribadiva, con lo spirito illuminato da grande statista, il suo pensiero il 2 luglio 1948 in Parlamento: «Spero» - egli diceva - «che la comprensione delle esigenze del Mezzogiorno diventi e sia una comprensione nazionale, perché noi vogliamo favorire il Mezzogiorno, anche perché» - vorrei sottolinearlo - «il Nord ha bisogno del Mezzogiorno».

L'invito che rivolgo a tutti, signor Presidente, anche in quest'aula vuota, alla maggioranza, al Governo e all'opposizione, è che tale monito non vada disperso (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, duole dolersi, nel senso che, e lo dico sinceramente, avrei voluto segnalare, alla luce della riforma della politica agricola comunitaria, almeno una delle questioni di fondo che riguardano il comparto agricolo e della pesca.

Tralascerò alcune inutili riflessioni generali sull'addio alle grandi opere, sull'inganno fiscale, sui trucchi contabili, sulle ingannevoli, se non false (perché destituite di fondamento), promesse tributarie e sull'insieme della manovra di bilancio che si può ambivalentemente definire «recessiva» o «stangata», poiché si tratta di temi sui quali colleghi hanno già avuto ed avranno ancora modo di soffermarsi, e mi limiterò, pertanto, ad affrontare in media re quelli che ritengo i principali nodi critici per quanto riguarda sia l'emergenza, sia lo sviluppo dell'agricoltura italiana.

Lo scenario economico in cui si muove il settore agricolo è caratterizzato, da circa un quadriennio, da un quadro congiunturale di segno certamente negativo. Nonostante gli sforzi profusi dalle imprese in termini di razionalizzazione delle strutture produttive e di recupero della produttività e del reddito, contenendo sensibilmente i costi di produzione, è infatti innegabile l'aggravarsi della vulnerabilità del settore in termini sia reddituali, sia occupazionali.

Le negative vicende climatiche per le coltivazioni e le emergenze sanitarie per l'allevamento non bastano a darci, da sole, le giuste spiegazioni della flessione produttiva (-4,4 per cento), della contrazione dei consumi (-1,9 per cento), della caduta del valore aggiunto ai prezzi base (-5,7 per cento). Inoltre, se si leggono con attenzione i dati distratti, la flessione ha raggiunto livelli record per quanto concerne le coltivazioni industriali (-22,3 per cento), per quelle foraggere (-16,5 per cento), per quelle cerealicole (-14,3 per cento) e per quelle frutticole (-15,2 per cento); per quanto riguarda la zootecnia, si registra una flessione del 6,8 per cento per il pollame, una caduta del 3,9 per il latte di pecora e di capra e via dicendo.

Delle grandi aree del paese (Nord, Centro e Sud), non ce ne è alcuna con segno positivo. Inoltre, alcuni studi compiuti sull'andamento dei prezzi alla produzione indicano un aumento del 5,7 per cento che forse può essere vero per ortaggi e legumi freschi, ma è sicuramente falsato per tutti gli altri prodotti dalla filiera lunga e dalla catena distributiva. Di fatto, al campo il prezzo del prodotto copre a malapena il suo costo, mentre sulla bancarella, o sullo scaffale, tale prezzo lievita al punto che le famiglie sono costrette alla contrazione della spesa non solo nella quarta settimana del mese (come in genere si dice), ma, ormai, in tutti i giorni dell'anno.

In questo quadro, risulta scontato anche il peggioramento della bilancia commerciale, il cui saldo - tra import ed export - è passato da 5.643 a 6.563 milioni di euro. Siamo, dunque, passati da un dato negativo di meno 13,1 per cento a meno 15 per cento, con una perdita secca di mercati nei paesi dell'euro forte (ossia Germania e Francia) e del dollaro.

Il quadro che abbiamo dinanzi è oggettivamente allarmante. Il Governo, a tale stato di cose, risponde chiudendo gli occhi e, per dirla con due versetti dell'Apocalisse di San Giovanni, «preferisce le tenebre alla luce».

Questa finanziaria, in sintonia perversa con le tre precedenti, ignora la ricerca, la modernizzazione, l'internazionalizzazione delle imprese, i piani di rilancio per le imprese in crisi, le opere infrastrutturali, i distretti, il sostegno alla concentrazione dell'offerta ed i piani nazionali - non più rinviabili - per la serricoltura, l'ortofrutta e l'olivicoltura.

È la mancanza di una visione strategica dello sviluppo che impedisce scelte politiche serie e fa calare il colpo secco della scure su alcuni capitoli già deficitari, tra i più importanti della politica agricola. Non è un caso che sono ridotti bruscamente i fondi in conto capitale, i fondi per la politica dei distretti, i fondi per le opere infrastrutturali nelle aree depresse, i fondi per le opere irrigue, i fondi per la ricerca ed i fondi per la pesca e l'aquacoltura. Altro che sostegno agli investimenti e al rafforzamento delle filiere agroalimentari!

Pongo alcune domande, senza polemica: perché non si potenziano i fondi per il credito d'imposta? Forse perché essi sono assegnati in pochissimi giorni e non prevedono «rapporti di natura clientelare»? È nuova devolution l'affidamento al ministero della valutazione di compatibilità con altri regimi di aiuti? Inoltre, è vero che i controlli di filiera, per il loro carattere multiregionale, hanno riscosso notevole interesse presso gli operatori? Se è vero, cosa impedisce di spendere 500 milioni di euro già stanziati e di proseguire con il potenziamento della proposta? Che dire, inoltre, della concentrazione dei fondi della programmazione negoziata, con quelli congelati presso il ministero, in attesa di sottoporre contratti di programma al CIPE o di vederli, per così dire, «nebulizzati», come spesso è accaduto anche per la denunciata - e denunciata da parlamentari della maggioranza - incomunicabilità tra il Ministero delle politiche agricole e forestali ed il Ministero dell'economia? È questa la causa per cui l'intervento di Sviluppo Italia Spa nell'agroalimentare è stato condizionato dalla «dispersione» - una parola nobile - dell'azione di tale società verso molteplici altri settori dell'economia, con conseguente danno degli interessi dello sviluppo agricolo?

Nutro un legittimo sospetto: la «Babele» di sovrapposizioni e contrapposizioni è voluta per nascondere il neocentralismo delle politiche ministeriali, così come emerge dalla lettura della finanziaria agricola: metà delle risorse gestibili sono a diretta disponibilità del ministero, si tratta di 347 milioni di euro circa; vi è la concentrazione su Ismea di una notevolissima mole di risorse, da gestire per assicurazioni od operazioni finanziarie; vi è la concentrazione su Agea di tutte le operazioni relative agli aiuti di mercato, con buona pace delle competenze regionali. Altro che federalismo! Altro che interventi di carattere strutturale! Siamo alle solite proroghe fiscali che sostituiscono la messa a regime di trattamenti da tutti ormai condivisi, con l'unico sgangherato obbiettivo di mantenere sotto scacco il mondo agricolo, anziché dargli certezze. Eppure, con notevole senso del ridicolo, definite questo disegno di legge finanziaria di sviluppo e di modernizzazione. Per noi della Commissione agricoltura queste due parole, per concretizzarsi sul versante dell'impresa agricola con iniziative coerenti con la PAC, implicano il potenziamento dei servizi di consulenza aziendale, la promozione di sistemi volontari di tracciabilità e della qualità, l'incentivazione dell'agricoltura non alimentare.

Si vuole strutturalmente accompagnare il prodotto al mercato? Allora, bisogna aiutare l'impresa agricola ad abbattere i costi. Mi riferisco, innanzitutto, a quelli energetici, con l'abbattimento ulteriore delle accise non solo per la serricoltura, ma per l'intero comparto agricolo, anche e soprattutto a fronte dell'impennata dei prezzi del greggio. Mi riferisco, inoltre, ai costi bancari, soprattutto per le aziende in sofferenza a seguito di pluriennali calamità, anche in mancanza di riscossione del ristoro dovuto a norma della superata legge n. 185. Ma le risorse per il fondo di solidarietà nazionale restano altamente insufficienti a coprire i danni che, quando vengono coperti, dopo anni, lo sono al massimo al 4 per cento.

 

PRESIDENTE. Onorevole Rossiello...

 

GIUSEPPE ROSSIELLO. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, e - come lei sa - terminerò il mio intervento con una citazione. Occorre soprattutto abbattere i costi contributivi. Fatemelo dire con chiarezza: il prodotto mediterraneo soffre la concorrenza dei bassissimi costi contributivi del Portogallo, della Grecia, della Spagna. I nostri prodotti concorrono con quei prodotti. Basta con l'asse carolingio: proviamo a pensare all'asse meridionale della concorrenza tra i prodotti meridionali.

Signor Presidente, mi conceda ancora pochi secondi. Nell'Italia meridionale è in atto una rivolta che si va allargando a macchia d'olio: la Ionica è già bloccata e viene definita la Scanzano 2. Vi sono calamità naturali e pluriennali e le cosiddette ganasce fiscali, la difficoltà di piazzare il prodotto sul mercato e - come ho già detto - sui mercati esteri: tutto ciò ha messo in ginocchio tutte le aziende del comparto dell'ortofrutta. È una rivolta che si sta allargando a macchia d'olio, dalla Puglia alla Sicilia, dalla Sicilia alla Campania. Occorre intervenire con l'immediata sospensione del pagamento delle cartelle esattoriali che arrivano come mazzate, effettuare interventi presso le banche per sospendere i pignoramenti e realizzare interventi strutturali.

Al riguardo, onorevole relatore, mi consenta di ricordare che l'Assemblea, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria dello scorso anno, approvò a maggioranza un ordine del giorno (fu uno dei pochissimi approvati) che impegnava il Governo a valutare il costo dei contributi medi europei e ad abbatterlo del 50 per cento nelle regioni che rientravano nell'obiettivo 1. Ciò non si è voluto fare, perché si ha dell'agricoltura - e concludo veramente - un'idea estremamente strana: risorse risibili, tagli (come è accaduto con la manovra di luglio, per cui si sono persi 200 milioni) e tante idee, che, pascolianamente, perirono e sparirono nella notte oscura (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).


PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rossiello, anche per la citazione...

È iscritto a parlare l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

 

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, il disegno di legge finanziaria in discussione in questi giorni, che ci ha visti impegnati per molto tempo e che avrà un prosieguo mi auguro proficuo in Assemblea nei prossimi giorni, rivela anzitutto una modificazione degli obiettivi di politica finanziaria, di quella politica pomposamente enunciata dal Governo di centrodestra all'atto del suo insediamento.

Nel corso di questi tre anni sono svanite le illusioni miracolistiche trasmesse ai cittadini italiani. Lo stato dei conti pubblici e dell'economia italiana è tale da non consentire ulteriori inganni, pena l'irresponsabilità pesante verso l'intero paese.

L'allarme rosso - come sa benissimo il sottosegretario Vegas - da ultimo è stato dato dall'Istat con la pubblicazione dei dati sul rapporto deficit-PIL e sull'avanzo primario relativi al primo semestre 2004: si tratta degli indici più evidenti della dinamica negativa dei conti e dell'economia del nostro paese.

Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, vorrei citare semplicemente qualche dato. Al 30 settembre, nel nostro paese risultavano iscritte 1.982.000 imprese. Se andiamo a disaggregare tale dato, vediamo che le attività manifatturiere rappresentano appena il 10 per cento. Per fortuna, vi è ancora il settore dell'agricoltura, cui faceva riferimento poc'anzi l'onorevole Rossiello, che rappresenta il 22 per cento. Per il resto, si tratta di commercio e servizi. Mi domando: un paese che non è in grado di produrre in maniera sufficiente, dove può andare?

Anche dai documenti della manovra di bilancio 2005 emerge, purtroppo, un certo illusionismo contabile ed un evidente inganno fiscale, nonostante il nuovo ministro dell'economia. Vi è, infatti, una spalmatura diffusa di aumento di imposte e balzelli, oltre alla vendita di beni demaniali e di immobili pubblici. Lei, Presidente Biondi, è avvocato autorevole: anche per poter accedere alla giustizia vi è stato un aumento dei balzelli. Dal ricorso al giudice di pace ai gradini più alti si paga sempre di più.

 

PRESIDENTE. Forse, per evitare l'affollamento, che è già notevole...

 

MARIO LETTIERI. Se si conseguisse tale obiettivo, probabilmente darei anche il mio assenso, ma purtroppo così non è perché il Governo e la maggioranza non sono in grado di approvare una seria riforma giudiziaria che porti all'abbattimento dei tempi della giustizia.

Con la legge finanziaria che non prevede alcun intervento per lo sviluppo si fa una manovra correttiva dei conti pubblici per un importo di circa 23 miliardi di euro, cioè per circa 46 mila miliardi di vecchie lire. Infatti, il deficit tendenziale, pari al 4,4 per cento del PIL, per essere ridotto al 2,7 per cento, come propone il Governo, impone una pesante correzione che, in verità, sembra non del tutto realizzabile con le misure previste.

Il tetto del 2 per cento rispetto all'anno precedente dovrebbe comportare un risparmio di circa 9 miliardi delle spese correnti. Tuttavia, se si escludono le spese per le pensioni, per il personale e per le prestazioni sociali esso sarà poca cosa. Pertanto, tale tetto ricadrà sugli enti territoriali che subiranno una decurtazione notevole.

Anche le cartolarizzazioni degli immobili pubblici e la vendita diretta ed il riaffitto degli immobili strumentali delle pubbliche amministrazioni, cosiddetto lease-back, probabilmente non daranno la somma sperata di 6,3 miliardi di euro. A tale proposito, sottosegretario Vegas, vorrei dire che l'operazione di lease-back rappresenta una forma mascherata di indebitamento sul lungo termine. Comunque, a mio avviso, è un sicuro impoverimento del patrimonio statale. La casa - dicono i contadini - si vende una sola volta e, purtroppo, è difficile poi riacquistarla.

Il gettito di 9 miliardi atteso da una miriade di misure, che interessano i lavoratori autonomi ed i proprietari di immobili, comporta un evidente aumento dell'imposizione. Il Presidente del Consiglio dei ministri continua a fare propaganda sulla volontà di ridurre l'IRAP e l'IRPEF o, meglio, l'IRE come si dice adesso. Finora, però, si tratta di una pura promessa. A tale proposito vorrei dire a chiare lettere che il gruppo della Margherita, non solo Mario Lettieri, è per ridurre le tasse ai ceti poveri, cioè a coloro che hanno un reddito da lavoro e non una rendita. Non vogliamo abbattere le tasse per i grandi percettori di patrimoni e di redditi elevati, e ne discuteremo quando arriverà la proposta definitiva.

È infatti davvero assurdo pensare che si possano ridurre le tasse non a coloro che percepiscono salari - giacché questi riguardano gli operai, i quali soffrono davvero -, ma a coloro che hanno redditi altissimi, compresi noi parlamentari. Infatti, anche se non navighiamo nell'oro, tuttavia non possiamo essere oggetto di una riduzione delle tasse. Ad ogni modo, sarebbe più serio, a mio avviso, partire almeno dalla restituzione del fiscal drag, come previsto dall'ultima finanziaria del Governo di centrosinistra, ma bloccata in questi anni dall'attuale Governo, perché anche tale mancata restituzione rappresenta una vera e propria tassa occulta.

Si diminuisce finanche lo stanziamento per la restituzione dei crediti d'imposta alle imprese e ai contribuenti, che da anni ne chiedono il rimborso e il cui ammontare complessivo è di ben 15 miliardi di euro. Si tratta di un diritto di quei cittadini che hanno pagato in più, ma purtroppo tali soldi non vengono restituiti. È facilmente intuibile come questa mancata restituzione di fatto crei un diffuso drenaggio a carico dei cittadini e delle imprese, che invece avrebbero bisogno di venire in possesso dei crediti da essi vantati.

Si aggraverà la situazione economica delle famiglie, che, anche a causa del mancato rinnovo dei contratti, vedranno ulteriormente decurtate le proprie entrate ed il proprio potere di acquisto, con riverberi assai negativi sull'intera economia, per l'obbligato contenimento dei consumi. Si parla di incentivare i consumi. Ma come li si possono incentivare se il pensionato, il lavoratore a reddito fisso, vede quotidianamente falcidiato il proprio reddito? Dobbiamo svolgere una riflessione molto seria, al di là degli schieramenti di maggioranza e opposizione. In questo paese, vi è il problema della redistribuzione del reddito e della ricchezza complessiva del paese, che deve andare alle fasce meno forti di questo paese. Bisogna quindi avere un grande coraggio in tal senso. Se dobbiamo fare una riduzione delle tasse, la dobbiamo fare nei confronti di coloro che vivono di salario o di stipendio, e che non navigano nell'oro. Queste misure contenute nella finanziaria accentuano l'impoverimento complessivo delle famiglie a reddito basso o medio o, peggio, di quelle senza alcun reddito (perché ce ne sono tante di famiglie che non hanno alcun reddito!).

Finora vi sono semplici dichiarazioni di alcuni ministri, circa la volontà di prevedere, con il collegato alla finanziaria, interventi per lo sviluppo. Vedremo quando il provvedimento sarà presentato; per il momento si parla di rivisitazione della legge n. 488 del 1992, così come si parla di rivedere il credito di imposta, che peraltro è stato già peggiorato. Non si parla invece in modo chiaro di finanziamento per l'imprenditoria giovanile e femminile, né di contratti di area. Vi è però un dato, sul quale vorrei far riflettere, perché è in corso una polemica tra noi dell'opposizione e i colleghi della maggioranza. I cittadini italiani devono infatti sapere, e qui in Parlamento si deve dire, che per le cosiddette aree sottoutilizzate, cioè per il Mezzogiorno, i fondi previsti per il 2005 vengono ridotti e sono esattamente 6 miliardi 700 milioni di euro. Ebbene, gli amici della maggioranza e del Governo ci dicono invece che tali fondi sono aumentati; essi ci dicono che tali fondi ammontano a 23 miliardi di euro. Questo è vero, colleghi, ma voi li spalmate negli anni successivi, cioè significa «campa cavallo, che l'erba cresce»! L'anno prossimo infatti presenterete un'ulteriore rimodulazione e così, di fatto, vengono ridotti i fondi al Mezzogiorno!

Questa è una situazione che va contro il buonsenso e contro la necessità di rilanciare gli investimenti e l'economia nelle regioni meridionali. In questo modo, sarà l'intero paese a soffrirne. L'intervento dell'onorevole Gerardo Bianco, come quello dell'onorevole Rossiello, mi esimono dal fare riferimenti puntuali, se non ad alcune situazioni, come quella che si vive in questi giorni nell'arco jonico, che non riguarda soltanto una regione, ma più regioni, dalla grande Puglia alla piccola Basilicata, alla Calabria.

C'è un mondo agricolo in fermento ed esploderà, perché la politica che riguarda le colture mediterranee è sbagliata. I prodotti dei nostri agricoltori non trovano sul mercato adeguati prezzi, perché vengono importati dalla Spagna. In maniera, forse, molto disorganica, è stato richiamato il grande meridionalista, Giustino Fortunato, di cui mi onoro di essere conterraneo. Egli faceva riferimento all'interesse del nord ad avere un Mezzogiorno sviluppato. Di questa consapevolezza mi pare che nel Governo e nella maggioranza non vi sia traccia.

È stato cacciato, qualche mese fa, il ministro Tremonti. Avrei voluto che lo stesso fosse stato allontanato dal Governo per la non-politica verso il Mezzogiorno e non per gli intrighi dei cosiddetti poteri forti, perché di questo si tratta e bisogna prenderne atto.

Ancora una volta, questo Governo e questa maggioranza sono, invece, a favore dei poteri forti che sono sempre più forti, mentre i ceti deboli e le aree deboli come il Mezzogiorno, purtroppo, da questa finanziaria ne escono ancora ulteriormente bastonati (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, colleghi, in questi ultimi giorni rimbalzano, da un convegno all'altro, persino nelle sedi internazionali dove si trova in visita, le parole del Presidente del Consiglio, quando ricorda perentoriamente agli alleati ed elettori che le promesse vanno mantenute.

Per una volta, siamo d'accordo con lui: le promesse vanno mantenute. A tale proposito, che fine ha fatto il Governo delle tre «i»? Era uno slogan pubblicitario, lo sappiamo, ma conteneva una promessa condivisibile, una promessa di modernizzazione, di attenzione ai processi innovativi, di investimento sugli obiettivi di Lisbona, di fiducia sullo sviluppo della società della conoscenza. Siamo qui per il quarto anno consecutivo a constatare il fallimento di quella promessa. È un fallimento tanto più desolante quanto più lo si misura in relazione alla spinta che si è verificata in altri paesi.

Lo sviluppo delle tecnologie informatiche e telematiche nel sistema delle imprese e dei servizi ai cittadini ha visto in questi anni un enorme impulso non solo nei paesi emergenti (Cina, India, Brasile), ma anche in alcuni paesi del nord Europa e dell'Europa dell'est. Il risultato è che l'Italia, che si situa fra il settimo e l'ottavo posto nel mondo per il reddito pro capite, nella classifica della diffusione locale delle tecnologie ICT, pubblicata dal World economic forum nel 2004, si trova al ventottesimo posto, scivolando di ulteriori tre posizioni rispetto a due anni fa.

Ci hanno sopravanzato l'Estonia, la Malesia e Malta, mentre ci tallonano la Slovenia ed il Cile. Anche fra i partner dell'Europa a 15 (è il rapporto dell'Osservatorio europeo sull'innovazione tecnologica del 2003) risulta che l'Italia è l'ultima nella spesa rispetto al prodotto interno lordo, con una percentuale di oltre un punto in meno rispetto alla media degli altri paesi. Insomma, in questa materia chi rimane fermo va indietro e chi retrocede va indietro due volte.

Esaurite ormai le risorse, 800 miliardi di vecchie lire, lasciate in eredità dai Governi dell'Ulivo, questa legge finanziaria rende evidente la retromarcia, qualificandosi come una manovra duramente recessiva rispetto all'innovazione tecnologica.

Gli articoli su cui vale la pena soffermarsi sono il 24 ed il 27, ma vi è un altro dato che non emerge dall'articolato e che è desumibile dalle tabelle dei tagli ai singoli ministeri fornite dalla Ragioneria generale dello Stato alla Commissione bilancio.

È il dato dei tagli operati, rispetto al bilancio preventivo, alla cosiddetta informatica di servizio ovvero al fabbisogno di investimenti per l'innovazione già preventivati dallo stesso Governo per i singoli ministeri.

Questi tagli, per alcuni ministeri, incidono ben oltre il tetto del 2 per cento. Qualche esempio: il Ministero dell'economia si vede ridurre oltre 33 milioni di euro per competenza e quasi 24 milioni di euro per cassa. Il Ministero delle infrastrutture quasi 31 milioni di euro di riduzione per cassa, quello della giustizia oltre 11 milioni di euro di riduzione per competenza. In totale: 57 milioni di euro per competenza e 74 per cassa.

Che fine faranno i progetti avviati? Non lo sappiamo, ma è lecito domandarlo. Quali uffici centrali o decentrati rimarranno senza computer? Quali procedure si rinuncerà a rendere più veloci, più trasparenti, più semplici? Quali servizi ai cittadini saranno più efficienti e quali costi avrà tutto ciò per il sistema paese, che paga un prezzo enorme alla burocrazia?

Ma l'articolo 24 contiene la parola magica «razionalizzazione». Siamo sempre favorevoli a propositi virtuosi di razionalizzazione. Tuttavia, dalla lettura attenta di tale articolo, dove si parla anche di eliminazione, di duplicazione e di sovrapposizioni, si affaccia il dubbio che si rischi di buttare a mare, oltre ai doppioni e alle duplicazioni, anche gli investimenti già realizzati e di disfarsi del patrimonio software già acquisito e sul quale gli addetti si sono già formati.

Che fine faranno i progetti e-government? Non c'è un euro con riferimento ad una implementazione e ad un rilancio del piano e-government. Allora, non è meglio, come propongono i nostri emendamenti, valorizzare il patrimonio informativo pubblico, cercando di condividerlo, di favorirne il riuso prima di eliminarlo, di facilitare il dialogo tra i sistemi, anziché eliminare le molteplicità, che costituiscono un valore nell'ambito delle nuove tecnologie? Oggi, non a caso, si parla di ecologia digitale.

Il CNIPA detterà gli standard e definirà i contratti quadro per gli acquisti degli applicativi informatici. In tal modo, il CNIPA diventa un centro di acquisti, secondo la logica tutta centralizzata di CONSIP, con la conseguente riduzione di spazi di mercato per le piccole e medie imprese informatiche, che già vivono grandi difficoltà. In Italia, sono circa 80 mila le piccole imprese di informatica, con oltre 600 mila addetti, e credo che il loro destino debba starci a cuore.

Per gli acquisti, la legge finanziaria indica un unico criterio: l'economicità. Noi, con i nostri emendamenti, ne indichiamo altri: la sicurezza dei dati, la trasparenza, l'adattabilità alle singole procedure. Inoltre, proponiamo che si consideri anche il ricorso a tecnologie open source.

Non facciamo un discorso ideologico. I programmi software a sorgente aperta fanno risparmiare risorse sull'acquisto delle licenze d'uso e sono spesso preferibili anche sul piano dell'efficacia, della sicurezza e della qualità. Lo hanno capito i Governi della Spagna e della Germania, dove la pubblica amministrazione si sta progressivamente convertendo all'open source, e lo hanno capito anche i nostri enti locali, con i quali sarebbe auspicabile che i ministeri continuassero a dialogare.

L'articolo 27 è l'unico che prevede misure positive, tuttavia senza una logica di sistema e con l'unico criterio del sostegno al consumo individuale. Un po' di computer ai sedicenni, qualche portatile agli insegnanti, qualche abbonamento gratis alle famiglie che stipulano contratti per l'ADSL. Ma la rete ADSL raggiunge poco più del 70 per cento del territorio nazionale, dunque rischiano di rimanere esclusi tutti gli abitanti delle zone disagiate e dei piccoli comuni. Prima di offrire un regalo a coloro che, indipendentemente dal reddito, si allacciano ad Internet con la banda larga, bisogna pensare ad investire sulle infrastrutture per tutti, a colmare il divario digitale, assicurando a tutti il diritto di accesso che, nella società della conoscenza, è un nuovo grande diritto universale.

La misura di gran lunga più onerosa, pari a 110 milioni di euro, è quella riguardante il decoder, che ormai è divenuto un totem su cui si appoggia la famigerata legge Gasparri per trovarvi il suo alibi tecnologico. Per il terzo anno consecutivo, si rinnova l'omaggio di 120 euro a famiglia, senza limiti di reddito, per l'acquisto del decoder. Siamo favorevoli allo sviluppo del digitale terrestre, ma questo obiettivo per noi è legato allo sviluppo della T-democracy, ovvero della cittadinanza digitale.

Crediamo che la priorità non sia quella di interagire con L'isola dei famosi, stando seduti sulla poltrona di casa, ma quella di usufruire della straordinaria possibilità di accedere ai servizi attraverso un'unica piattaforma. Ma voi, da un lato, regalate decoder e, dall'altro, date bastonate in testa alla pubblica amministrazione.

Come faranno comuni, province e regioni a produrre servizi su piattaforma digitale se sono impoveriti al punto tale da non poter garantire neanche la mensa scolastica? Così si producono consumatori digitali, non cittadini digitali, e c'è una differenza profonda!

Infine, faccio riferimento alle imprese. Esiste una grave emergenza nel nostro paese, chiamata analfabetismo digitale delle piccole e medie imprese. Attraverso la diffusione dell'innovazione tecnologica nelle piccole imprese manifatturiere passa il destino stesso del nostro paese: o il definitivo declino o la possibilità di competere sul mercato globale.

Il trasferimento di tecnologie IT è veicolo di innovazione di prodotto, ma più ancora di innovazione processo, davvero importantissima. Può produrre enormi vantaggi nel miglioramento del flusso informativo, nella cooperazione tra imprese, dentro e fuori i distretti industriali, nel miglioramento della qualità e dei tempi delle filiere produttive e distributive, nello sviluppo dell'interscambio B-to-B e e-commerce.

Un recentissimo rapporto Assinform fotografa la situazione in maniera impietosa: meno del 20 per cento della spesa totale per IT è concentrata presso le piccole imprese. Tale quota si è progressivamente ridotta, nel periodo 2001-2003, dal 19,6 per cento al 18,7 per cento. Sapete quale è l'importo medio della spesa IT per ogni piccola impresa italiana? È pari a 1.500 euro all'anno, cifra con cui non si acquista neppure un computer. Di fronte a questa emergenza nazionale, cosa prevede la legge finanziaria? Viene ormai archiviata la «Tecnotremonti», all'articolo 4 si prevedono tagli consistenti agli incentivi per le imprese erogati dal fondo per l'innovazione tecnologica. Inoltre, all'articolo 27 ci si limita ad incrementare il fondo di garanzia per i prestiti alle imprese che investono in IT.

Bene sul piano teorico, ma tutti sappiamo che tante piccole imprese sono già fortemente indebitate e talvolta continuano a produrre soltanto ricorrendo al credito, in attesa del miglioramento delle condizioni economiche generali del paese. Allora, come possiamo pensare che vogliano indebitarsi ulteriormente per l'innovazione? È fin troppo facile fare una previsione: questi soldi resteranno inutilizzati. Nel frattempo, il divario competitivo si sarà ulteriormente approfondito, perché è di ben altra spinta che hanno bisogno le piccole imprese per incorporare innovazione: incentivi fiscali, sostegno ai trasferimenti verso il mondo della ricerca, spinta all'aggregazione per accedere ai servizi innovativi e alle infrastrutture tecnologiche, supporto alle start-up innovative. I nostri emendamenti vanno in questa direzione e ci piacerebbe discuterne davvero insieme a voi in un dibattito serio, perché la ristrettezza delle risorse è un problema reale. Quindi, è tanto più necessario ascoltarsi anziché fare muro contro muro.

Onorevoli colleghi, non siamo animati da pregiudizi e non lo siamo mai stati. Abbiamo salutato con interesse la nomina di un ministro per l'innovazione tecnologica e letto con grande favore l'emanazione, nel 2002, delle linee guida per la società dell'informazione. Quattro leggi finanziarie consecutive, tutte dello stesso segno, non sono però un'opinione, bensì un fatto. Potete anche alzare una cortina di fumo tra chi vuole ridurre le tasse in un modo e chi vuole ridurle in un altro. Purtroppo, quattro leggi finanziarie consecutive si incaricano di dimostrare agli italiani che la vera tassa sullo sviluppo è già stata pagata. L'innovazione non è una priorità, la società della conoscenza è solo una giaculatoria per convegni, ma così si rischia di compromettere in maniera seria il futuro di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

 

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, siamo tutti consapevoli che il futuro grado di competitività del nostro paese, sia all'interno dello spazio europeo, sia sullo scenario internazionale, è strettamente correlato alla sua capacità di connotarsi sempre di più come complessa società della conoscenza.

Formazione, innovazione e ricerca, in definitiva l'accumulo di capitale culturale, sono dunque altrettanti fattori strategici su cui giocare il nostro ruolo. Allora, va colmato rispetto ai grandi partner europei il deficit in termini di tasso di scolarizzazione. Quanto meno, va conseguito l'obiettivo della media europea sul PIL per ricerca e innovazione. Restare ancorati all'attuale uno per cento, contro la media europea corrispondente all'1,9 per cento, significherebbe delineare irresponsabilmente scenari regressivi.

Restano pur sempre sullo sfondo i grandi obiettivi stabiliti a Barcellona e Lisbona: la trasformazione dello spazio europeo in grandi aree dell'innovazione e della ricerca e l'obiettivo, delineato dalla commissione Busquin, del 3 per cento sul PIL per innovazione e ricerca. Si tratta di traguardi che le politiche pubbliche del nostro paese devono progressivamente conseguire, se si vuole evitare la marginalizzazione del paese e la sua fuoriuscita dallo spazio europeo della società della conoscenza.

In questo contesto, all'interno del quale i processi formativi vengono ad assumere un ruolo crescente quali fattori di competitività, l'acquisizione di competenze linguistiche e una buona padronanza della lingua inglese rivestono certamente un significato di tutto rilievo. L'enfasi sulle tre «i», e in particolare sulla «i» di «inglese», è stato del resto uno dei punti caratterizzanti il vostro programma di governo, ed è per questo che prendiamo atto, con sconcerto e grande preoccupazione, dell'incongruenza tra gli impegni evocati e la reale declinazione delle vostre politiche.

La generalizzazione dell'insegnamento della lingua inglese, accanto all'obbligatorietà di una seconda lingua comunitaria, sono stati assunti dal ministro Moratti quali elementi connotanti la sua azione, e dunque è quantomeno controverso il fatto che l'insegnamento della seconda lingua comunitaria si sia attuato, ma con il correlato decremento del monte ore di insegnamento dell'inglese. Va altresì ricordato come sin dal 1998 l'89 per cento delle classi terze, quarte e quinte della scuola primaria praticasse già l'insegnamento di una lingua straniera. È con il progetto «Lingua 2000», nel quadro dell'autonomia scolastica e delle risorse della legge n. 440 del 1997 per l'arricchimento dell'offerta formativa - progetti e norme, lo ricordo in via del tutto incidentale, promossi dai governi dell'Ulivo -, che si arrivò a coprire quasi il cento per cento delle classi seconde, terze, quarte e quinte e che in gran parte del territorio nazionale anche l'insegnamento della lingua fu esteso alle classi prime e ad alcune singole sezioni delle scuola dell'infanzia.

La crescita della qualità dell'offerta formativa, con il consolidamento e la qualificazione dell'insegnamento delle lingue straniere, è stato il risultato di una strategia di lungo periodo, che permise, in un quinquennio, di disporre di circa 20 mila docenti formati per l'insegnamento delle lingue comunitarie. Lo dico senza spirito polemico, ma voglio solo ricordare come questa strategia formativa, innovativa e flessibile si sia bloccata a partire dal 2001 - dunque, da quando voi governate -, con la cessazione dei finanziamenti per l'aggiornamento nelle lingue straniere dei docenti della scuola primaria. Oggi, dopo quattro anni di stasi e di silenzio, con il comma 3 dell'articolo 16 del disegno di legge finanziaria, si vuole stabilire che l'insegnamento della lingua straniera nella scuola primaria sia impartito dagli stessi docenti di classe in possesso di specifica formazione, riducendo di conseguenza la richiesta di docenti specialisti che nella scuola primaria insegnano esclusivamente la lingua straniera, in aggiunta ai docenti di classe. Si tratta di un'operazione a dir poco titanica, discutibile sia per gli aspetti organizzativi della formazione - non negoziata, ma forzata -, anche con riferimento ai tempi e ai costi, sia per l'improbabile - sottolineo improbabile - trasformazione dei docenti generici in buoni - sottolineo buoni - insegnanti di lingua straniera.

Il limite di questa norma è che non ha alcun senso né alcun respiro strategico, ed è finalizzata, come affermato esplicitamente, ad evitare l'assunzione di docenti ad hoc. Si tratta di una norma di cui si sottolineano gli effetti in termini di risparmio - 90 milioni di euro per il 2005 - e il recupero di 7.100 insegnanti oggi impegnati esclusivamente per l'insegnamento della lingua straniera. Con la riforma Moratti la generalizzazione dell'insegnamento della lingua inglese è stata, purtroppo, solo evocata. La legge n. 146 del 1990 aveva attivato e finanziato - sottolineo finanziato - corposi corsi di formazione di 500 ore; la legge n. 440 del 1997 aveva finanziato il progetto «Lingua 2000»; voi, al contrario, con la norma del disegno di legge finanziaria in esame, prevedete corsi di formazione, ma nell'ambito delle annuali iniziative di formazione, e dunque senza la previsione di alcun finanziamento aggiuntivo. Ciò significa che i corsi di formazione non si faranno mai o saranno di breve durata, vale a dire di 30 ore, con le prevedibili conseguenze in termini di qualificazione del corpo docenti.

L'incapacità di qualificare l'offerta formativa del nostro sistema scolastico per quanto attiene all'insegnamento delle lingue comunitarie consegue, del resto, all'evanescenza operativa dell'intera riforma Moratti. Abbiamo spesso ribadito che una vera riforma impone un reale processo allocativo di risorse. Si tratta delle risorse evocate e mai reperite, a partire dal Consiglio dei ministri del 12 settembre 2002, a seguito del quale si è correlata l'implementazione della riforma a stanziamenti a dir poco imponenti: 8.360 milioni di euro, di cui 4.000 già inclusi a legislazione vigente e gli altri da reperire con manovre finanziarie successive all'approvazione della riforma.

Vorrei ricordare che con la legge finanziaria precedente si sono stanziati 90 - ripeto - 90 milioni di euro, mentre con l'attuale se ne stanziano solo 110. Per questo biennio il ministro aveva chiesto 1.100 milioni di euro, ma ne ha ottenuti 200, pari, grosso modo, al 18 per cento.

Insomma, la riforma Moratti non c'è: non si investono risorse sul sistema scolastico, e non meno grave è il blocco degli organici, a dispetto degli impegni programmatici assunti in quest'aula con il piano pluriennale di assunzioni previste dalla legge n. 143 del 2004. Come gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo, abbiamo chiesto l'adeguamento di diritto dell'organico alla situazione di fatto: un modo serio per dare stabilità al sistema scolastico. Uscire dalla precarietà non è solo un'esigenza legittima di migliaia di docenti, ma è anche un prerequisito funzionale per la qualità stessa dei processi e dei percorsi formativi all'interno del nostro sistema scolastico.

Si tratta di un sistema scolastico che, lo ricordo in via incidentale, ha la necessità di accresciute risorse per la messa a norma degli edifici e per l'adeguamento strutturale e funzionale alle nuove esigenze formative. Sblocco delle assunzioni, risorse per l'edilizia scolastica, risorse per la qualificazione del corpo docenti, sono prerequisiti minimi per garantire una qualificazione dell'offerta formativa. Ma di tutto ciò, dobbiamo constatare con preoccupazione, non vi è traccia alcuna in questa legge finanziaria. Vi è invece traccia corposa di una norma che prevede di non rifinanziare la legge sulla dotazione gratuita dei libri di testo: fondi pari a 103 milioni di euro con cui le regioni avevano provveduto a sostenere l'acquisto dei testi scolastici a favore delle famiglie con reddito basso. Nulla da dire: un buon impulso, un segnale significativo al processo di scolarizzazione e alle pari opportunità nel processo formativo...!

Un ultimo doveroso cenno va rivolto alla situazione del nostro sistema universitario. Permane il blocco delle assunzioni, che preclude di fatto di prendere servizio a cinquemila vincitori di concorso, persino in quei casi dove le università hanno già i fondi per il cofinanziamento. Per quanto attiene al fondo di finanziamento ordinario, poi, non sono stati reperiti quei 600 milioni di euro che il ministro, di fronte alla CRUI (Conferenza dei rettori delle università italiane), si era formalmente impegnato a reperire. Per cui, come ribadito dalla stessa CRUI in Commissione bilancio, l'adeguamento del fondo di finanziamento ordinario non copre neppure gli incrementi stipendiali. A tutto ciò si aggiunga il disagio e la vera e propria turbolenza apportata al sistema dal disegno di legge sullo stato giuridico, la cui inadeguatezza rispetto ai problemi e alle aspettative del sistema e degli operatori è evidente.

In definitiva, nel momento in cui sarebbe più che mai opportuno e necessario investire nel capitale culturale, nella ricerca e nell'innovazione, le scelte del Governo - e prova ne è anche il contenuto di questa legge finanziaria - non sanno cogliere questa dimensione strategica e correlare compiutamente, come sarebbe invece doveroso e necessario, investimento nel capitale umano e crescita di competitività del paese.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTA PINOTTI. Intervengo in merito alla legge finanziaria con particolare riferimento al settore della difesa.

Vorrei riallacciarmi alle parole che il Presidente della Repubblica Ciampi ha pronunciato alcuni giorni fa, in occasione della consegna di alcune onorificenze militari. Egli ci ha ricordato che è giusto cercare di contenere gli sprechi, ma la Difesa deve poter disporre dei fondi necessari. Queste parole del Presidente Ciampi mi hanno ricordato alcune affermazioni ascoltate in Commissione difesa in occasione della piacevole visita del ministro della difesa del Cile, Michelle Bachelet. Dopo il suo intervento in Commissione, il ministro cileno ha gentilmente risposto alle nostre domande. Le è stato chiesto, fra l'altro, se, come donna ed esponente della sinistra (del partito socialista cileno), viveva in qualche modo delle contraddizioni nel chiedere più risorse per la difesa. In effetti, un ministro della difesa di solito avanza questa richiesta quando si formano i bilanci. La risposta di questa donna mi ha colpito molto. Ella ha ricordato di aver ricoperto la carica di ministro degli affari sociali prima ancora di divenire ministro della difesa; ebbene, quale responsabile del dicastero degli affari sociali, ovviamente chiedeva risorse: la salute dei cittadini è importante.

Ma ora, come ministro della difesa, le chiede con maggiore convinzione. Perché per lo Stato la difesa è un compito che viene prima della salute del cittadino? Io penso che sia una bella domanda anche per chi, da sinistra, ha ricordato al Presidente che l'Italia ripudia la guerra. Io credo che il presidente Ciampi lo ricordi bene: essere contro la guerra non presuppone lo smantellamento della difesa dello Stato. L'Italia ripudia la guerra, recita l'articolo 11 della nostra Costituzione, e noi Democratici di sinistra ne siamo così convinti che abbiamo proposto di inserire questo testo nella Costituzione europea.

L'uso della forza in politica è una eventualità estrema, a cui la politica può essere costretta per contrastare violazioni di diritti fondamentali, genocidi, persecuzioni e repressioni delle minoranze, minacce dirette all'indipendenza e alla sovranità della nazione o alla vita dei suoi cittadini. Proprio il carattere estremo e dirompente dell'uso della forza impone che ad essa si ricorra solo dopo che ogni possibile azione politica sia stata veramente praticata; in ogni caso, su decisione dei soggetti internazionalmente riconosciuti sulla base di princìpi di legittimità, di procedure trasparenti, di corrispondenza tra mezzi e fini e dopo aver valutato ogni possibile ricaduta e conseguenza.

Anche se il Presidente Bush ha vinto le elezioni (e certo questo è anche dovuto al fatto che dopo l'11 settembre il tema della sicurezza è percepito come vitale dall'opinione pubblica americana), l'unilateralismo e la guerra preventiva hanno dimostrato che non sono in grado di rendere più sicuro il mondo, ma non dobbiamo incorrere nell'errore di sottovalutare il tema della sicurezza e la lotta al terrorismo internazionale; se vogliamo sconfiggere l'unilateralismo ed il solipsismo statunitense dobbiamo contribuire con idee, visioni del mondo, politiche, ma anche costruendo un polo europeo della difesa, altrimenti non siamo credibili.

Il ministro Martino, intervenendo sul tema della legge finanziaria in Commissione difesa, ha ricordato che proprio nel corso della Presidenza italiana si è definita la strategia europea in materia di sicurezza. Su tale base, l'Unione europea deve adeguare il proprio strumento perseguendo nel periodo 2004-2010 un adattamento delle capacità in funzione degli obiettivi strategici.

Ma quanto spendono nella difesa gli altri grandi paesi europei? Ho qui una tabella elaborata dal nostro Servizio studi; l'Italia, nel 2002, l'1,086 del PIL; nel 2003, l'1,061; nel 2004, l'1,052: stiamo decrescendo; la Francia l'1,689 nel 2002, l'1,707 nel 2003, l'1,727 nel 2004; la Germania, che è quella un po' vicina a noi ma comunque ben superiore, l'1,182 nel 2002, l'1,182 nel 2003, l'1,165 nel 2004; la Gran Bretagna è assolutamente fuori quota con il 2,537 e il 2,563.

Richiamo questi dati perché, facendo una media e guardando quello che serve, si è definito, e questa è una cosa condivisa da maggioranza ed opposizione, che le spese per la difesa dovrebbero raggiungere l'1,5 per cento del PIL.

Quando ci siederemo al tavolo con gli altri paesi europei per costruire la difesa europea avremo l'autorevolezza, che vuol dire capacità di mettere a disposizione mezzi, anche interoperativi, per farlo come gli altri paesi? È un progetto importante in cui crediamo?

Passando alla legge finanziaria, ha ragione o no il Presidente della Repubblica a rivolgere il sollecito che ha fatto e ad essere preoccupato? Ha ragione il Presidente ad esprimere preoccupazione! E cerco di dimostrarlo con alcuni dati alla mano.

Nel triennio 2002-2004 le risorse assegnate al Ministero della difesa in termini reali, cioè tenendo conto dell'inflazione, hanno avuto un andamento decrescente, come emergeva anche dalla tabella; l'esercizio è diminuito al punto che nella stessa nota aggiuntiva redatta dal Ministero della difesa, in occasione della presentazione del bilancio di previsione 2004, si diceva: una decisa battuta di arresto - cito testualmente - nell'andamento delle risorse da destinare ai sistemi vitali e qualificanti della difesa, rendendo ulteriormente problematico, se non mettendo a rischio, l'intero processo di riforme. Mi pare un segnale di allarme forte.

Tagliare sull'esercizio significa spendere di meno per le attività addestrative, la formazione, la modernizzazione e quindi per l'efficienza dello strumento militare. Nel 2004 l'esercizio è stato ridotto nel bilancio di previsione rispetto al bilancio del 2001 (l'ultimo del Governo di centrosinistra) di circa il 12 per cento; le spese del personale sono le uniche cresciute; però attenzione: tale crescita non è dovuta tanto ad un miglioramento dei livelli stipendiali del personale, che sono cresciuti meno dell'inflazione, come è accaduto per gli altri contratti del settore pubblico, quanto per effetto della sostituzione, a seguito della riforma, del personale di leva, che è remunerato ancora con il soldo giornaliero, con i volontari. Sempre nel 2004, a luglio, è intervenuto sul bilancio di previsione il decreto «taglia spese», che ha sottratto alla Difesa 977 milioni di euro, così ripartiti: 437 sull'esercizio e 540 sugli investimenti. A questo punto, interviene la manovra di quest'anno.

Il bilancio previsionale del 2004 assegnava alla Difesa 19.811 milioni di euro, che sono diventati 18.834 per effetto del decreto «taglia spese».

A maggio del 2004 il Ministero dell'economia e delle finanze ha chiesto di formulare una previsione per il 2005 quantificata in 20.793 milioni di euro, giustificati dalla Difesa per recuperare il trend negativo e, soprattutto, con i crescenti impegni ad essa chiesti in termini di incremento di attività operative.

Alla fine del mese di agosto di quest'anno viene approvata dal Parlamento la sospensione anticipata del servizio militare di leva, che assegna alla Difesa ulteriori 393 milioni di euro, portando lo stanziamento previsionale a 20.793 milioni di euro, cifra che il Governo iscrive nel bilancio dello Stato come previsione (A.C. 5311).

Contemporaneamente, il Governo approva, in Consiglio dei ministri, il disegno di legge finanziaria, che introduce il meccanismo dei risparmi di spesa, il cosiddetto tetto del 2 per cento, vale a dire tagli sui bilanci di previsione. Alla Difesa vengono tolti 1.357, 86 milioni di euro: 576 sugli investimenti fissi e 781 sui consumi intermedi. Poiché il tetto del 2 per cento non viene posto sulle spese fisse aventi natura obbligatoria, ciò sta a significare che le due voci indicate subiscono riduzioni nelle previsioni di bilancio a legislazione vigente molto più alte: per il 2005, pari al 19,08 per cento per gli investimenti ed al 20,04 per i consumi intermedi. Saltano, quindi, tutte le previsione e le programmazioni relative ai programmi di ammodernamento e riorganizzazione.

A questo punto, il Governo prevede una compensazione a favore del Difesa introducendo nel disegno di legge finanziaria la previsione della cessione di un consistente pacchetto di immobili della Difesa medesima all'Agenzia del demanio. In cambio di questi beni, la Cassa depositi e prestiti concederà alla Difesa un'anticipazione finanziaria fino al 100 per cento del valore degli immobili.

A questo punto, possiamo fare due conti. Le esigenze della Difesa sono state tagliate di 1.367,86 milioni di euro. Ci sarà un rientro: inizialmente, era stato previsto per non oltre 954 milioni di euro; successivamente, la cifra è stata modificata in Commissione difesa.

Qui sta il punto (e vorrei che fosse prestata un po' di attenzione): l'anticipazione finanziaria che opererà la Cassa depositi e prestiti a favore delle Difesa, e che il Tesoro ripianerà direttamente alla Cassa utilizzando i proventi delle cartolarizzazioni, sarà versata all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnata al dicastero della Difesa su appositi fondi relativi ai consumi intermedi ed agli investimenti fissi lordi. In altre parole, il rientro non viene iscritto nel bilancio ordinario della Difesa per il 2005, il che implica che queste risorse non ci saranno il prossimo anno o, comunque, che dovranno essere ceduti altri beni. Quindi, si tratta di un taglio strutturale, non una tantum.

Ciò sta a dimostrare che siamo di fronte ad una situazione veramente difficile. Si potrebbe anche capire il taglio consistente delle spese della Difesa se si fosse trattato di investire nella scuola - ma abbiamo appena ascoltato il collega Colasio: non è così - nel sociale o nella sanità. Niente di tutto questo! Si parla di finanziaria di sviluppo: in realtà, si tratta di finanziaria di «galleggiamento», decisa con l'occhio rivolto alle tre aliquote, al taglio delle tasse che interessa pochi e, soprattutto, gli abbienti.

Quindi, non possiamo non sottolineare criticamente che l'obiettivo che il Governo si era dato ...

 

PRESIDENTE. Onorevole Pinotti...

 

ROBERTA PINOTTI. ...quello di intraprendere un percorso positivo per avvicinare il rapporto tra stanziamento per la funzione Difesa e PIL alla soglia dell'1,5 (considerando questo un valore medio importante) si sta sempre più allontanando.

Credo che questo elemento non debba e non possa preoccupare soltanto l'opposizione. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pinotti.

È iscritto a parlare l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.

 

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, i trasporti e la mobilità nelle città costituiscono il sistema nervoso del nostro paese: un paese che si muove sempre, in molti modi, ma ormai a fatica; un paese europeo e mediterraneo.

Guardare seriamente al sistema dei trasporti e della mobilità vuol dire vedere il tramite di relazioni umane, culturali, economiche, la trama su cui vogliamo corrano relazioni di pace; vuol dire conoscere l'economia, di cui il trasporto è componente essenziale ed in cui la logistica è l'allungamento della catena del valore aggiunto; vuol dire incrociare le città, luoghi in cui si concentrano spostamenti e relazioni, ma anche congestioni ed inquinamento.

Insomma, guardare al sistema dei trasporti e della mobilità significa introdursi nel grande tema delle libertà. Queste sono le coordinate di un'azione di Governo - o dovrebbero esserlo per un ministro dei trasporti -, quelli che dovrebbero essere i tratti riconoscibili a vista di un Governo che, invece, non ha una politica dei trasporti e neanche un ministro dei trasporti.

Dopo aver letto il disegno di legge finanziaria per il 2005 - ormai il quarto in questa legislatura -, mi sono convinto che il Governo non considera più, tra le sue priorità, gli investimenti in infrastrutture e trasporti. È ormai con l'acqua alla gola e forse si concentrerà sulla riduzione delle tasse, facendo i salti mortali. Tuttavia, la lavagna su cui Berlusconi ha tracciato da Vespa le opere che avrebbe realizzato rimane bianca, viene arrotolata e messa da parte. In questi anni, non c'è categoria economica e sociale, centro studi, ente locale che non manifesti l'allarme per una situazione ormai bloccata ed insostenibile, ma il Governo non ha orecchie per sentire né occhi per vedere.

Da tempo, abbiamo denunciato, dati alla mano, il fallimento della politica del ministro Lunardi; oggi, però, siamo di fronte ad un fatto nuovo: il Governo, nel suo insieme, ha buttato il ferro a fondo e volge lo sguardo da un'altra parte, quasi non volesse più sentirne parlare. Le tabelle della finanziaria che si aggiungono alla «manovrina» di luglio dicono proprio questo: le risorse diminuiscono del 25,7 per cento, non viene stanziato un euro per la legge obiettivo, per il sud, per il trasporto regionale, per il materiale rotabile, per gli investimenti dei nodi urbani, per l'ANAS. Dopo aver utilizzato tutti i residui, non ci sono più risorse. Non solo le grandi direttrici, ma gli stessi investimenti sulla viabilità ordinaria sono messi in discussione. Il piano nazionale della sicurezza stradale è al verde. Per i porti e gli interporti, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Il trasporto pubblico locale e le città congestionate dal traffico attendono da oltre tre anni un segnale dal Governo, che, invece, li lascia senza risorse, con regole confuse. Il trasporto aereo è nella situazione che tutti conosciamo. L'autotrasporto rischia di trovarsi da solo nella morsa della competizione europea, da una parte, e della polverizzazione e fragilità del settore, dall'altra.

Mentre nel passato potevano esserci settori in difficoltà insieme ad altri che reggevano, oggi, ovunque guardiamo, vediamo difficoltà generali negli investimenti infrastrutturali, che mancano, nell'economia dei trasporti (penso all'economia marittima, alla cantieristica, al cabotaggio e al lavoro portuale) e nella stessa visione industriale del comparto (penso alla logistica, alle aziende di trasporto pubblico locale, al trasporto merci su strada e ferrovia, all'intermodalità).

Di fronte a tutto ciò, c'è il vuoto di un Governo che ha cestinato il piano generale dei trasporti e della logistica per sostituirlo con una chilometrica delibera CIPE senza priorità e senza finanziamenti. Oggi, la situazione è seria. Siamo prossimi al blocco di un ciclo virtuoso di investimenti e di riforme avviato nella metà degli anni Novanta dai Governi di centrosinistra. Questo ciclo teneva insieme visione di sistema, priorità, risorse adeguate, concertazione e riforme, e aveva come punti cardinali l'Europa, il Mediterraneo, le città, la sostenibilità ambientale. Aveva, come priorità, il riequilibrio modale - mare, ferrovia, strada - e territoriale - sud e nord - e l'intermodalità.

I finanziamenti pubblici, tra il 1996 e il 2001, sono cresciuti mediamente del 12,6 per cento l'anno, così da avviare investimenti e cantieri nelle ferrovie, nelle metropolitane, nei porti, negli interporti, negli aeroporti, nell'economia marittima e cantieristica, sul piano nazionale della sicurezza stradale. Vennero avviate le riforme del trasporto pubblico locale, dell'autotrasporto, del trasporto aereo, delle ferrovie, del codice della strada. Questo è il tesoro, non il vuoto, che ha trovato Lunardi e questo ciclo sta chiudendosi senza che, in oltre tre anni, il Governo lo abbia rifinanziato o ne abbia avviato uno nuovo.

Con questa legge finanziaria si profila uno scenario nuovo. Il Governo, visto il suo fallimento, non decide un cambio di marcia, un'azione d'urto e di recupero entro la fine della legislatura. Sceglie, invece, di abbandonare questa priorità, tentando il recupero su altri temi. Ma il sistema dei trasporti e delle infrastrutture è un fattore essenziale della competitività, della crescita e della coesione sociale.

La stessa crescita prorompente e duratura delle economie del «far est», a partire dalla Cina e dal continente asiatico, unitamente all'allargamento dell'Europa a 25, affida al Mediterraneo una centralità insostituibile e all'Italia, che è cuore del Mediterraneo e cuore dell'Europa, una prospettiva straordinaria. Una politica dei trasporti, della portualità, delle infrastrutture e della logistica potrebbe intercettare, come avvenne dal 1997 al 2001, enormi volumi di traffico, che altrimenti potrebbero prendere la via dei Balcani o quella dei porti del nord Europa, bypassando l'Italia.

La scelta del Governo di abbandonare questo settore non solo smentisce il contratto con gli italiani, ma lascia il paese allo sbando, e le straordinarie capacità dei nostri operatori, non più sostenuti e valorizzati, saranno mortificate e disperse.

Non dico questo, signor Presidente, con la soddisfazione di chi è all'opposizione, ma con la grande preoccupazione di chi vuol bene al proprio paese e vuole offrire agli italiani una prospettiva nuova (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Tidei, Siniscalchi e Capitelli, iscritti a parlare: si intende che vi abbiano rinunciato.

Sono così esauriti gli interventi previsti per la seduta odierna.

Il seguito della discussione congiunta è rinviato alla seduta di domani.


 


 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


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540.

 

Seduta di venerdì 5 novembre 2004

 

presidenza del vicepresidente MARIO CLEMENTE MASTELLA

indi

del vicepresidente alfredo biondi

 

 


Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (5310-bis); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2005 e bilancio per il triennio 2005-2007 (5311) (ore 9,09).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2005 e bilancio per il triennio 2005-2007.

Ricordo che nella seduta di ieri è iniziata la discussione congiunta sulle linee generali.

 

(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 5310-bis e 5311)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione congiunta sulle linee generali.

È iscritto a parlare l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, signor sottosegretario, come sempre, la discussione sulla legge finanziaria è l'occasione per una verifica dell'andamento dei conti pubblici e delle strategie di politica economica del paese. Trascurando, quindi, molte problematiche di settore - sulle quali i vari colleghi del mio gruppo e del centrosinistra sono intervenuti ed interverranno in modo approfondito - dedico i pochi minuti a mia disposizione ad una riflessione sul quadro generale in cui si colloca il dibattito che stiamo svolgendo.

Potrei facilmente partire dal 2001, come abbiamo fatto tante volte, anche nella seduta di ieri, ricordando l'enfasi del nuovo miracolo economico, le previsioni di un lungo periodo d'oro di crescita e di benessere che la nuova maggioranza ed il nuovo Governo si preparavano a dare all'Italia. Quelle previsioni sono state smentite dai fatti; le ragioni, naturalmente, com'è noto, sono particolarmente complesse e risiedono nella responsabilità della politica economica del Governo nonché nell'evoluzione delle vicende dell'economia internazionale. Ma credo non valga la pena soffermarsi su tale argomento; meglio partire dalla situazione di oggi e dalle cifre della crisi.

Un collega, ieri, ha sostenuto che il catastrofismo dell'opposizione va messo nel conto, costituendo una sorta di normale gioco delle parti; personalmente, non provo alcun gusto ad indulgere alla logica del declino obbligatorio. Cito, perciò, documenti ufficiali del Governo dei quali abbiamo discusso non molto tempo fa.

Il documento di programmazione economico-finanziaria presentato dal ministro Siniscalco nel mese di luglio ci ha ricordato che il deficit dei nostri conti si attestava ad oltre il 4,4 per cento; che il debito pubblico andava fuori controllo, rischiando lo sfondamento oltre il 110 per cento (se non erro, la previsione del «tendenziale» era del 114 per cento al 2008) e che riprendeva in modo significativo la corsa del fabbisogno dello Stato. Notizie negative che si affiancano a quelle, altrettanto negative, sul fronte dell'economia. Permangono - ricordava allora il ministro - i differenziali di crescita tra l'Italia e le altre economie europee; vanno male le esportazioni, che danno un contributo negativo alla crescita del PIL; ristagnano i consumi delle famiglie; è scattata la trappola - così ebbe a definirla - della bassa crescita.

Sappiamo bene come dietro tali dati vi sia una crisi strutturale del paese, che investe anzitutto il suo sistema produttivo; imprese troppo piccole, collocate in settori tradizionali, che faticano a tenere le frontiere dell'innovazione e sono poco competitive sui mercati internazionali.

Quindi, la crisi nella distribuzione della ricchezza: in Italia aumenta la diseguaglianza, in quanto diminuisce il reddito dei ceti più poveri mentre aumenta quello dei ceti più ricchi. L'indice di concentrazione del reddito - che va da zero a cento: più è alto più segnala un aumento di disparità - segna in Italia quota 36 mentre in Europa si ferma a 27,3.

Infine, alla crisi delle garanzie sociali - che sono state i grandi strumenti dell'integrazione e della cittadinanza degli italiani - al lavoro, alla salute, alla tutela degli anziani sono collegate, secondo molte ricerche, le paure del nostro paese, che rendono molto incerto il futuro. Si tratta di settori caratterizzati da trasformazioni che, pur inevitabili, dovrebbero però essere affrontate e regolate in modo da garantire certezze e tranquillità agli italiani.

Deficit pubblico, bassa crescita e trasformazioni strutturali del paese sono quindi le tre questioni con cui la sessione di politica economica deve fare i conti; anch'io, dunque, come molti altri colleghi, penso che questa legge finanziaria sia inadeguata alla dimensione dei problemi.

Come hanno notato molti commentatori, questa avrebbe dovuto essere la manovra finanziaria dell'inversione di tendenza: non più una tantum, realismo nelle previsioni, concretezza e realizzabilità degli interventi. Siamo molto lontani, tuttavia, dal conseguimento di tali obiettivi, poiché i tagli alla spesa rischiano di essere virtuali e le previsioni di maggiori entrate fortemente discusse e, probabilmente, sovrastimate.

La recente esperienza dei decreti-legge cosiddetti «taglia spese» non ci aiuta ad essere ottimisti. L'analisi svolta dalla Corte dei conti ha dimostrato, infatti, che i risparmi sono stati più che compensati dalle maggiori spese degli anni successivi. Pesa, inoltre, la scelta di tagliare, in modo significativo, la spesa per investimenti, con le conseguenze immaginabili sulla funzionalità delle amministrazioni.

Anche le previsioni relative alle maggiori entrate denotano fretta ed approssimazione, operando sul delicato versante del rapporto fiscale con i lavoratori autonomi e sulla tassazione degli immobili. Esistono errori formali ed appesantimenti burocratici, denunciati nel corso delle audizioni svolte presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, ma, soprattutto, si cambia la natura degli studi di settore come strumenti per rappresentare la situazione economica di un comparto produttivo, indirizzando l'attività di accertamento degli uffici tributari: non sono lontani dal vero coloro che parlano di una nuova minimum tax.

Vi è un tema che tradizionalmente è un po' la cartina di tornasole del disegno di legge finanziaria: quello relativo al patto di stabilità interno ed alla disciplina della finanza locale. Si tratta di una questione rilevante, anche perché incide su delicati rapporti istituzionali e su un sistema delle autonomie sempre più importante per la qualità delle politiche economiche e sociali.

Non intendo riprendere l'analisi che ha già svolto molto bene il collega Stradiotto, formulando anche proposte tecnicamente fondate e politicamente di buonsenso, e mi limiterò pertanto a ricordare l'assurdità di una impostazione che tratta allo stesso modo sia i piccoli comuni, sia le grandi metropoli (vorrei ricordare che è stata introdotta qualche correzione, ma relativamente ai comuni fino a 3 mila abitanti, e dunque risulta evidentemente marginale), rendendoli, di fatto, ancora più diseguali. Vorrei sottolineare, al riguardo, il fallimento del proposito, avanzato un anno fa, di stabilire un nuovo patto di stabilità interno condiviso e non vessatorio. È accaduto esattamente il contrario, poiché ai tagli ai trasferimenti disposti negli anni precedenti si aggiunge l'introduzione di un tetto alle spese che comprende anche gli investimenti: forse si tratta della scelta più grave compiuta nel disegno di legge finanziaria per le conseguenze sull'operatività delle amministrazioni e sulla vitalità delle economie locali.

La relazione di accompagnamento al disegno di legge finanziaria annuncia la presentazione di un disegno di legge collegato per lo sviluppo, contenente le misure per rilanciare l'economia. Come ha già sostenuto il collega Duilio nel suo intervento svolto nella seduta di ieri, consideriamo molto grave la mancanza di qualsiasi indicazione sulla natura del provvedimento, sulle linee dei suoi contenuti e sulle modalità della sua presentazione. Vorrei osservare che, per il terzo anno consecutivo, il dibattito parlamentare sul disegno di legge finanziaria sarà reso inutile dalla presentazione di un maxiemendamento, da approvare in tutta fretta, magari ricorrendo al voto di fiducia, in cui sarà contenuta la parte più importante della manovra. Nel frattempo, i deputati devono accontentarsi di qualche anticipazione giornalistica sugli interventi previsti in materia di competitività - devo dire che ho letto qualche intervista, ma, per la verità, non ho trovato nulla di significativamente nuovo - e dello stucchevole teatrino delle mediazioni sulla riforma fiscale.

Vorrei ribadire, in questa sede, che non è possibile discutere separatamente il disegno di legge finanziaria e la riforma fiscale, poiché i due provvedimenti sono strettamente intrecciati sia per le esigenze di copertura complessiva della manovra economica, sia per il collegamento tra le maggiori entrate fiscali, previste dalla finanziaria, e gli sgravi annunciati dal Governo. Al riguardo, vorrei rilevare che si finanzia la riduzione delle imposte con l'aumento di altre tasse, attraverso una poco trasparente operazione di redistribuzione del carico fiscale tra diverse categorie di contribuenti: infatti, sono ipotizzati grosso modo 7 miliardi di euro di riduzione delle imposte e, grosso modo, 7 miliardi valgono le maggiori entrate previste nel disegno di legge finanziaria.

Il Presidente del Consiglio ci ricorda ogni giorno la centralità della riduzione delle imposte nel programma del Governo, facendo balenare scenari di impennata dei consumi e degli investimenti per effetto delle nuove disponibilità finanziarie dei percettori di redditi alti. Tuttavia, anche il più sprovveduto tra i cultori di economia sa che il rapporto tra riduzione delle tasse e crescita dell'economia è privo di dimostrazione, e che un approccio corretto richiede di valutare il punto di equilibrio tra pressione fiscale e quantità e qualità dei beni pubblici a disposizione del cittadino. Al di fuori di ciò, infatti, vi è soltanto l'idea di uno Stato minimo, che rinuncia a promuovere l'uguaglianza delle condizioni quale fattore di giustizia e di efficienza economica.

Non rinunciamo al confronto su questo tema, che assume la rilevanza di un discrimine culturale, prima ancora che politico e programmatico. Siamo ancorati all'idea costituzionale della legittimità democratica della tassazione progressiva, che è giusto ridurre con una gradualità resa possibile dall'aumento dell'efficienza dei servizi, dalla riduzione dei costi e dal venir meno della necessità di disporre di risorse per politiche di sviluppo.

Siamo anche convinti che il problema sia oggi quello di spostare l'attenzione dai redditi delle persone alle imprese ed al lavoro.

Sono stati soltanto spunti quelli che ho cercato di fornire, per costruire una strategia che non abbia di mira gli interessi di pochi contribuenti, magari disponibili a destinare guadagni a fini di solidarietà - sul concetto di solidarietà applicato al fisco invito a leggere l'interessante articolo del professor De Mita su Il sole 24 ore di qualche giorno fa -, ma che abbiano di mira la capacità dell'Italia di risolvere i propri problemi e riprendere la strada dello sviluppo.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Capitelli, alla quale ricordo che ha a disposizione cinque minuti. Ne ha facoltà.

 

PIERA CAPITELLI. Grazie Presidente. Circa gli aspetti generali e macroeconomici della manovra per il 2005 sono già intervenuti molti colleghi, ieri pomeriggio (e nei giorni scorsi, in Commissione bilancio).

Tralascerò pertanto tali argomenti, per parlare di alcune scelte e degli effetti di questa legge finanziaria sulla scuola e sulle politiche per l'infanzia, entrambe accomunate da un'unica triste sorte: il disinvestimento culturale e materiale.

Il centrodestra, da quando governa, pur riconoscendo a parole che il futuro di un paese passa attraverso il potenziamento e lo sviluppo delle capacità e delle conoscenze di tutti - o quasi - i cittadini e che innovazione, ricerca e sviluppo sono fattori inscindibili e sinonimo di progresso, ha approvato decreti e leggi finanziarie, tutti con un unico denominatore comune: la riduzione della spesa per l'istruzione e la formazione. La scuola ha perso, inoltre, la sua connotazione di servizio pubblico ed è considerata alla stregua di una tra le tante agenzie formative. Solo nei discorsi ufficiali - soprattutto se inaugurali - è una priorità del Governo. Nei fatti, si disinveste in tempo scolastico, in numero di alunni, in numero di anni di scuola dell'obbligo, in qualità garantita.

Per l'infanzia vi sono voluti anni di risoluzioni internazionali, quali la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia del 20 novembre 1989, affinché il bambino fosse considerato soggetto pieno di diritti di cittadinanza. Sembrava un risultato consolidato, quando, in nome di giuste politiche di sostegno della famiglia, sono state praticate politiche familiste, che hanno ricollocato i bambini in un limbo in cui gli stessi sono soggetti aventi diritti unicamente in quanto appartenenti ad un nucleo familiare.

Cosa vi è, se non tale concezione arcaica ed irrispettosa, dietro la scelta esclusiva di finanziarie i nidi aziendali, a scapito dei servizi territoriali? Questa opzione culturale fa ancora più danni, da un certo punto di vista, della scelta di non potenziare i pur necessari ed urgenti servizi per l'infanzia.

La finanziaria di quest'anno, in proposito, riconferma la volontà di non garantire nulla. Non lo hanno fatto né la riforma Moratti, con la generalizzazione della scuola dell'infanzia e gli anticipi - sbagliati come scelta pedagogica, ma graditi alle famiglie, che non possono facilmente accedere, per varie ragioni, agli asili nido - né un piano di sostegno e sviluppo per gli stessi asili nido su tutto il territorio nazionale. Ritorneremo su tali temi, presentando i nostri emendamenti in aula.

Forse molti non se ne sono accorti, ma inizia ad essere forte la pressione della base - insegnanti, studenti e genitori - affinché si svolga finalmente un grande dibattito democratico sulla conoscenza, come avvenuto in Francia, con un Governo di centrodestra e come sta per verificarsi in Spagna, per la terza volta in pochi anni, ed affinché si investa sulla conoscenza.

Il movimento antiriforma Moratti non è morto e sepolto, stremato dalla strenua opposizione al primo decreto legislativo. Esso è vivo, e lo vedremo. La politica autoritaria, centralistica e recessiva che si continua ad adottare nelle scelte applicative dei decreti della legge n. 53 del 2003, non solo non convince più gli addetti ai lavori, ma sta nutrendo protesta e proposta.

Della pochezza che sarebbe stata la riforma Moratti avevamo già avuto sentore sin dalla finanziaria del 2001 che, per prima, dettava norme organizzative unicamente finalizzate a ridurre gli organici, e poi, a seguire, dalle altre leggi finanziarie, tutte rigorosamente finalizzate ad operare tagli su ogni capitolo, ma soprattutto sugli organici.

La manovra di quest'anno non fa eccezione. Con la legge finanziaria dello scorso anno abbiamo avuto la dimostrazione che un conto è programmare una riforma, altro è sapere cosa farne.

La legge finanziaria del 2004 della riforma Moratti non sapeva proprio cosa farsene, visto che le aveva destinato solo 90 milioni di euro. Fu, però, molto interessante, quasi un gioco da detective, scoprire, l'anno scorso, che gli aspetti più popolari della legge non erano finanziati: niente anticipi alla materna, niente lingua straniera alle elementari e poca seconda lingua alle scuole medie.

In compenso, si poteva andare avanti con i programmi imposti illegittimamente per legge (si vedano le indicazioni nazionali che si stanno attuando). Quest'anno è tutto molto più lineare e anche molto più coerente: c'è poco o niente, ma tutto, finalmente, è chiaro.

 

PRESIDENTE. Onorevole Capitelli, si avvii alla conclusione.

 

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, le chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.

È iscritto a parlare l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, è ben noto come a questa legge finanziaria per il 2005, la quarta consecutiva del centrodestra (non si tratta, quindi, di una novità per il Governo e, soprattutto, essa non è più neanche influenzata dalle precedenti gestioni: non vi sono più alibi, come è stato detto), le forze sociali, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali e gran parte dell'opinione pubblica, che è sempre più attenta alle scelte economiche e sociali nel nostro paese, chiedevano un'inversione di rotta, tanto più netta dopo la disastrosa gestione del 2001-2003, che aveva portato al crollo delle entrate ordinarie (un punto e mezzo del PIL in meno, dal 2001 al 2003), con molti cittadini indotti a pagare le tasse solo con i condoni. Una situazione insostenibile, anche per il netto peggioramento della spesa pubblica, che in questi tre anni è andato fuori controllo; e il saldo primario si sta rapidamente riducendo.

Purtroppo, non vi è, invece, inversione di rotta e non vi sono neanche le risorse per promuovere lo sviluppo dell'economia nazionale. Finora, tra l'altro, non conosciamo il mitico provvedimento collegato in materia di sviluppo e non sappiamo quali saranno le misure per avviare la crescita del paese. Nessuno sa neanche quando lo presenterete, se si potrà discutere o meno.

Certamente, non potrà essere un provvedimento collegato miracoloso, se oltretutto non incide su nuove politiche industriali per favorire la ricerca e l'applicazione di nuove tecnologie, per recuperare la competitività internazionale del nostro apparato produttivo. Vorrei richiamare l'attenzione sull'annunciata legge sull'iniqua riduzione delle tasse, che fa sconti fiscali significativi solo per gli alti redditi (quelli, per intendersi, sopra i 100 mila euro l'anno e oltre). Per capirsi, vorrei fare alcuni esempi: con le nuove fasce di prelievo che vengono annunciate dalle agenzie giornalistiche, 7 milioni e mezzo di famiglie non riceveranno alcun beneficio. Avrà un beneficio di 66 euro l'anno un reddito di 20 mila euro; mentre un reddito di 100 mila euro l'anno ne avrebbe uno di 2.300 euro, che diventano 8.300 per un reddito di 200 mila euro l'anno. Addirittura, un reddito di 500 mila euro l'anno (il vecchio miliardo di lire) avrebbe uno sconto di 26.300 euro (circa 50 milioni di lire). E anche l'eventuale contributo di solidarietà, di cui si sente parlare, non riequilibrerebbe la situazione, che comunque sarebbe un chiaro segno di dispregio del principio costituzionale sulla progressività dell'imposta sul reddito.

Per il quarto anno consecutivo il Governo non prevede la restituzione del fiscal drag rinunciando, ancora una volta, ad intervenire sul silenzioso meccanismo che aumenta costantemente l'incremento della pressione fiscale sui redditi reali.

La questione appare maggiormente stridente, se si considera come, nel corso del periodo 2002-2004, l'inflazione ha corroso sensibilmente il potere di acquisto dei lavoratori. Dai dati pubblicati dalla ricerca IRES-CGIL, confermati anche da altri istituti di ricerca, si è visto che un impiegato con una retribuzione media di 22 mila euro l'anno, in due anni, ha perso 1.380 euro, di cui il 60 per cento per svalutazione (864 euro) e il 40 per cento per fiscal-drag (516 euro).

Nel nostro paese ci sono 6 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici con retribuzioni inferiori a mille euro al mese, cui vanno aggiunti circa otto milioni di pensionati, ossia ci sono circa 15 milioni di lavoratori, lavoratrici e pensionati che hanno redditi bassi. Anche per questo è necessario attivare politiche e interventi pubblici sul fisco, sui servizi e sulla casa, sia di accompagnamento per una migliore equità sociale sia per l'incremento dei consumi, perché è questa la scelta da fare ed è questa la chiave di volta per l'inversione di rotta che voi non fate e che questa finanziaria non propone. Infatti, non solo non si restituisce il fiscal drag - abbiamo presentato in Commissione lavoro la proposta secondo la quale la restituzione avvenga quando si superi lo scalino del 2 per cento - ma non si interviene neanche per risolvere il problema della consistente perdita del potere di acquisto delle pensioni e della continua diminuzione delle risorse a disposizione della popolazione anziana.

Per questo motivo abbiamo insistito per costituire, con nostre specifiche proposte che presenteremo come emendamenti in aula, un paniere ISTAT ad hoc per le spese delle famiglie di cui sia capofamiglia una persona con più di sessantacinque anni. Si tratterebbe di un nuovo paniere con il quale calcolare la rivalutazione annuale delle stesse pensioni, abrogare o, perlomeno, mitigare gli scalini di reddito per la rivalutazione annuale delle pensioni rispetto al costo della vita e rendere operante il meccanismo per assegnare gli aumenti stabiliti ogni anno con legge finanziaria e in relazione all'andamento dell'economia. Infine, si tratta di parificare la deduzione IRPEF per i redditi da pensione a quella per redditi da lavoro dipendente.

Nella finanziaria è anche incredibilmente ancora assente la promessa, disattesa del Presidente Berlusconi, dell'aumento a 536 euro per tutti i titolari della pensione inferiore a 516 euro. Finora la promessa ha raggiunto solo 1 milione e 700 mila pensionati, a fronte di una platea di 7 milioni e 500 mila potenziali beneficiari.

Per conto nostro riteniamo giusto estendere il beneficio premiando prioritariamente chi ha versato i contributi previdenziali, prevedendo un abbassamento dell'età anagrafica pari ad un anno per ogni tre anni di contributi, aumentando il limite anche del reddito familiare e con un nuovo meccanismo nel computo del reddito per il diritto al beneficio.

Nel campo delle pensioni è francamente incomprensibile l'assenza delle risorse per consentire l'accesso alla pensione dei lavoratori che sono impegnati in attività usuranti e anche per la mancanza del fondo per favorire lo sviluppo delle pensioni complementari, così come previsto dalla legge delega che il Governo ha preteso con un voto di fiducia in Parlamento nel luglio scorso.

È stato anche disatteso lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti del personale del comparto pubblico, non adeguando il tasso di inflazione programmata all'inflazione reale e, conseguentemente, non consentendo l'apertura di un tavolo di trattative con le organizzazioni sindacali per un accordo che tenga conto del recupero dell'inflazione reale e della produttività.

Sempre per il pubblico impiego non sono previste misure per la stabilizzazione dei lavoratori precari e, ancora una volta, si ricorre alla proroga per il 2004 dei contratti di lavoro a tempo determinato per gli ex lavoratori socialmente utili dei Ministeri dell'economia e delle finanze, dei beni e delle attività culturali, della salute e della giustizia, e del personale con contratto di formazione e lavoro presso le pubbliche amministrazioni. Invece, inspiegabilmente e in modo discriminatorio, non estendete analogo trattamento ai lavoratori impegnati nel progetto «Socrates» con la società pubblica Indire.

È una scelta esosa che aumenta il processo di precarizzazione dei rapporti di lavoro nella pubblica amministrazione, attraverso l'estensione a dismisura delle forme contrattuali atipiche, al di là di ogni corretta organizzazione del lavoro. Purtroppo, i mancati interventi rischiano seriamente di aumentare le difficoltà dei lavoratori atipici e di quelli in sofferenza. Infatti, la riforma strutturale degli ammortizzatori sociali, tante volte sbandierata come uno dei punti qualificanti del programma di centrodestra e del Governo Berlusconi, non viene finanziata né viene prevista con questa manovra.

Non c'è traccia di norme che prevedano l'estensione di forme di tutela sociale del reddito per quelle categorie di lavoratori, soprattutto atipici, che ne sono privi, né la proroga dei trattamenti di cassa integrazione straordinaria e di mobilità, che scadranno a fine anno con grande preoccupazione per decine di migliaia di lavoratori.

Al contrario, abbiamo proposto in Commissione lavoro emendamenti che tendevano a dare un nuovo e moderno assetto agli ammortizzatori sociali del nostro paese, superando i ritardi del disegno di legge n. 848-bis bloccato da mesi al Senato e prevedendo uno stanziamento di 300 milioni di euro per la tutela di tutto il mondo del lavoro con una nuova disciplina del trattamento di disoccupazione e l'estensione dei benefici anche ai lavoratori sprovvisti come i collaboratori a progetto, i lavoratori subordinati discontinui e gli associati in partecipazione.

Dalle considerazioni e proposte ricordate si capisce che con il nostro atteggiamento propositivo, che riguarda anche gli invalidi civili, le casalinghe, gli invalidi di guerra, i lavoratori soggetti a lavorazioni particolarmente usuranti, abbiamo teso migliorare questa legge che riteniamo non equa dal punto di vista sociale, come invece dovrebbe essere una legge finanziaria di un buon Governo alla direzione del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Meduri. Ne ha facoltà.

 

LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Signor Presidente, questa è la quarta finanziaria che approda in Parlamento da quando si è insediato il Governo Berlusconi. La prima era quella del miracolo, quella delle pensioni ad un milione al mese, della Tremonti-bis, dello sviluppo e della prosperità, che aveva illuso perfino il Governatore della Banca d'Italia tanto da fargli dire che ci trovavamo alle soglie di un nuovo miracolo economico. Quella finanziaria aveva illuso molti soggetti economici, a partire da quegli imprenditori che a Parma avevano sostenuto il cambiamento berlusconiano. La seconda finanziaria è stata quella dell'11 settembre, del tracollo delle economie mondiali, della paura che, però, nel nostro paese non è stata affrontata adeguatamente. La terza, quella dello scorso anno, è stata la finanziaria della stagnazione. Quest'ultima per il 2005 si presenta, a mio avviso, come la finanziaria dell'ignavia.

Ha ragione il segretario generale della CISL, Pezzotta, a chiedersi retoricamente se questo testo sia lo stesso di settembre e se resterà lo stesso per dicembre. È inutile che lo nascondiate: il testo di questa legge finanziaria è ancora un mistero perché si sta giocando una partita politica, un braccio di ferro senza esclusione di colpi tra i partiti della maggioranza per una verifica mai chiusa. Le spese, o meglio il conto salato, lo pagheranno i cittadini.

Non so se vi siete accorti che pochi giorni fa è accaduto qualcosa di molto importante: Confindustria e sindacati hanno sottoscritto un documento per il rilancio del Mezzogiorno. La presa d'atto di un momento difficile per la nostra economia ha richiamato le forze sociali ad un forte senso di responsabilità e le ha spinte ad incalzare il Governo sui temi dello sviluppo e della competitività proprio a partire dalla risorsa più importante che ha il nostro paese: il sud. Eppure, questa parola sembra provocare una certa idiosincrasia in settori della maggioranza che non riescono a capire che il sud è la vera opportunità dell'Italia.

Francamente, ho sorriso quando l'altra sera sulle agenzie ho letto la dichiarazione del coordinatore di Forza Italia, onorevole Bondi, che ha testualmente detto: quel documento si inquadra nelle linee politiche del Governo Berlusconi. Come si fa a dire una cosa del genere senza un po' di sano senso del pudore? Invitiamo l'onorevole Bondi a leggere il documento ed a leggere i richiami alle carenze del Governo, che in quattro anni non ha mosso un dito per il Mezzogiorno.

Ricordate il credito di imposta? La Lega ha spinto per estenderlo anche al nord. Ricordate la programmazione negoziata? Ebbene, questo Governo è stato in grado di eliminare anche i fondi già stanziati. Ricordate l'autoimprenditorialità e le infrastrutture? Vedete, sono calabrese e la Salerno-Reggio Calabria la conosco abbastanza bene. Il ministro Lunari, quando si è insediato, aveva programmato la chiusura dei lavori entro il 2007. Oggi, dopo quattro anni, parla già del 2009: spero sia quella la data. Vi rendete conto che qualcuno, come il ministro dell'economia e la Lega, ha auspicato il pagamento di un pedaggio su questo cantiere?

Le grandi autostrade del mare erano state disegnate artisticamente nello studio di Vespa nel 2001 dal Presidente del Consiglio. Però, vi posso dire che Gioia Tauro, realtà rilanciata durante i Governi dell'Ulivo, sia nazionale sia regionale, ancora non è dotata di un'adeguata rete infrastrutturale stradale e ferroviaria che ne ampli le potenzialità e ne supporti il primato nella movimentazione dei container nel Mediterraneo.

Questo Governo, eccessivamente padano, non ha compreso che i confini del vecchio continente sono cambiati. È il Mediterraneo la nuova frontiera, che apre opportunità per il sud. Questo mare sta tornando ad assumere una nuova centralità, ma il nostro Governo in modo miope non se ne accorge. Le economie del nord Africa sono in espansione e la loro richiesta di sviluppo è strettamente legata alla nostra sicurezza e al contrasto del terrorismo. Come si fa a non comprendere che questo confine geografico deve essere preso sempre più in considerazione e che quindi occorre rafforzare le infrastrutture materiali e immateriali di questa parte del nostro paese, per essere ancora competitivi? Stiamo invece purtroppo assistendo ad una desertificazione produttiva del sud, dove chiudono le fabbriche. Nella sola Calabria abbiamo perso il conto delle realtà produttive che chiudono i battenti e delle crisi che quotidianamente dobbiamo affrontare, come rappresentanti delle istituzioni, a prescindere dal colore politico. Ci sono infatti centinaia di famiglie in mezzo alla strada. Il panorama non cambia in Basilicata, in Puglia, in Campania e in Sicilia.

Mi spiegate che fine ha fatto il reddito di ultima istanza? Per chi non lo sapesse, il ministro Maroni ha cancellato il reddito minimo di inserimento, per reintrodurre questo strumento del famoso Patto per l'Italia. Da giugno decine di migliaia di persone sono senza sostegno al reddito, per un capriccio del ministro del welfare, ma il reddito di ultima istanza non ha visto la luce in nessuna regione. Quali prospettive, dunque, per il loro reinserimento sociale? Quali opportunità di lavoro?

Per il momento, sono gli enti locali ad essere sotto pressione per le istanze di queste persone, che testimoniano come la povertà incida nel tessuto sociale delle nostre realtà.

Davvero pensate che basteranno quei due articoli aggiuntivi, il 27-bis e il 27-ter, per dare al sud nuova vitalità imprenditoriale e per attrarre investimenti? Occorre un approccio di sistema, perché certamente non è quello il modo di attrarre investimenti. Senza sicurezza non c'è sviluppo e nella mia regione questa è l'emergenza. La polizia non serve, se non è supportata da una rete di relazioni istituzionali, in grado di garantire trasparenza e legalità al servizio degli operatori economici. Il coraggioso presidente della Confindustria calabrese, Callipo, ha detto - ed io lo confermo - che si tratta di un'esigenza che, se disattesa, mina ogni opportunità di sviluppo. Non sono solo gli episodi di cronaca nera quelli che si registrano in Calabria, in Puglia, in Campania. L'attenzione alla legalità deve costituire una preoccupazione per tutti. A voi che siete al Governo chiedo però dove sono gli investimenti in questo settore. Come possiamo pensare di attrarre capitali stranieri, se non riusciamo a garantire ai nostri operatori economici la tranquillità?

È questo ciò che manca in questa manovra finanziaria, che proprio per tale motivo ho giudicato la «finanziaria dell'ignavia»! Manca una visione globale del sistema paese, così come manca un'interrelazione tra i settori. Si ignora che i sindaci non sono le mucche da mungere per risparmiare. Rendere efficiente la pubblica l'amministrazione non passa attraverso la denigrazione e la sottrazione delle risorse, perché a pagare sono i cittadini. Se un sindaco non dispone di adeguati trasferimenti, ciò non costituisce un risparmio, ma un aggravio di spesa per i cittadini e in particolare per quelli più disagiati. Che fine faranno, con questa finanziaria, l'assistenza domiciliare agli anziani, gli scuolabus per i bambini, gli insegnanti di sostegno per i disabili? Evidentemente, questo non è un problema per il centrodestra. L'importante è non mettere le mani in tasca agli italiani e non aumentare le tasse, perché non importa se poi si costringono i cittadini a mettersi da soli le mani in tasca, per pagare quei servizi che dovrebbero essere loro garantiti dalle istituzioni!

Non è con il do ut des che si governa nell'interesse generale. Le tasse si possono abbassare, ma se ad avvantaggiarsene sono i più ricchi, come è stato addirittura evidenziato dal collega Landolfi, di Alleanza Nazionale, che non è certamente un pericolosissimo comunista, a noi viene il legittimo sospetto - per restare in una terminologia gradita al premier - che si prospettino tempi duri per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.

 

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, peraltro sono pochi i colleghi che vedo presenti. Non sono presenti neanche i relatori sui due provvedimenti al nostro esame. Non era certo loro dovere, in termini strettamente formali, essere qui, ma sarebbe stato un importante segno di attenzione nei confronti di un dibattito che credo rivesta un'importanza cruciale.

Le questioni di legittimità della manovra di finanza pubblica che ci apprestiamo a varare sono, mai come quest'anno, strettamente intrecciate, in modo grave ed intenso, con le questioni di efficacia. Parlo di questioni di legittimità perché, in primo luogo, abbiamo discusso poco e male; non era mai accaduto negli anni Novanta o nei primi anni del 2000 che l'Assemblea non sospendesse i suoi lavori, non dico per due settimane, come accadeva nella seconda metà degli anni Novanta, ma almeno per qualche giorno, per consentire alla Commissione bilancio un esame accurato, serio e continuato (questo è successo) del provvedimento.

Abbiamo discusso di un testo formalmente esistente, ma nelle segrete stanze, tanto più sulle pagine dei giornali, si parlava di un altro testo. Parlo di questioni di legittimità perché si è fatto ricorso al gioco di parole, tetto-tagli, per mascherare la drammatica realtà di una superstangata che si abbatterà sui cittadini italiani. Abbiamo ripetuto queste cose lungamente ed è nostro dovere ricordarlo in questa sede.

Se la spesa tendenziale per il 2005 (vale a dire, in base alle leggi in vigore, a legislazione varata; si tratta, in grandissima misura, di una spesa obbligatoria e, in una percentuale minima, di spesa discrezionale) cresce del 5 per cento, applicarvi un tetto del 2 per cento, se l'aritmetica più elementare ci dice che 5 meno 2 fa 3, significa che il taglio sulle dotazioni è del 3 per cento.

Gordon Brown non ha niente a che fare con tutto ciò; anzi, è l'opposto di ciò che Gordon Brown, applicando le leggi inglesi, ha fatto e fa, perché la metodologia dello spending review è quella per cui sull'insieme delle entrate e delle spese il cancelliere dello scacchiere esercita la sua responsabilità di governante; il che significa identificare le priorità e non applicare un tetto indiscriminato.

Parlo di questioni di efficacia perché la manovra si traduce - lo devo dire con chiarezza - in un notevolissimo incremento delle entrate, almeno secondo quanto previsto nelle poste di bilancio, e in un taglio alle spese.

L'incremento delle entrate è un fatto paradossale e testimonia uno stile politico che dice e contraddice, che offre e sottrae, che crea continuamente dirottamenti di tensioni e di attenzioni. È paradossale perché, in realtà, si discute di abbassare le entrate, ed è un fatto vessatorio; per come viene configurato il ridimensionamento degli studi di settore, è assolutamente vessatorio per coloro che ne saranno poi oggetto. È anche assolutamente poco credibile. Infatti, stiamo già discutendo del ridimensionamento degli studi di settore, oltre a tutte le difficoltà applicative per il modo in cui è stato formulato il testo. L'Istat ha già dichiarato che non potrà assolutamente assolvere al ruolo che veniva ipotizzato per essa.

Per quanto riguarda le entrate da cartolarizzazione, il ministro Siniscalco ha affermato in audizione che avevamo ragione a sollevare questo problema e che si era fatto un eccessivo ricorso a questi strumenti. La legge finanziaria dell'anno passato, per il 2004, prevedeva entrate da cartolarizzazione per otto o nove miliardi di euro, ma, in realtà, ve ne sono solo per il 10 o il 20 per cento.

Dunque, ci troviamo nuovamente a discutere di ciò. Tra l'altro, la passata legge finanziaria evidenzia molte voci che mancano all'appello: pensate, ad esempio, alle entrate derivanti dal condono edilizio. Infatti, il Governatore ci ha detto che, tra giugno e luglio, vi era già una crescita del deficit rispetto al PIL intorno al 6 per cento.

Se tenete conto che, nel 1996, il deficit rispetto al PIL era del 7,6 per cento e che nel 2000 era sceso allo 0,7 per cento, avete la dimostrazione che non esageriamo quando affermiamo che il risanamento finanziario compiuto dai Governi di centrosinistra è stato drammaticamente dilapidato e compromesso dal Governo di centrodestra.

Anche il taglio delle spese pone enormi problemi. Pensiamo alla sanità, che rappresenta un spesa obbligatoria; chi si reca ad un pronto soccorso per emergenze deve obbligatoriamente essere assistito e, se i medici e gli infermieri si rifiutano di assisterlo, sono perseguibili penalmente. Quindi, il taglio di più di 4 miliardi di euro quale fondamento ha? Pensiamo agli enti locali, sui quali si scarica nel modo più odioso ciò che questo Governo maldestro non riesce a realizzare; agli enti locali, da un lato, si tagliano i trasferimenti e, dall'altro, si impedisce il ricorso alle fonti di entrata propria.

In un soprassalto di sincerità - perché capita qualche volta che anche gli esponenti della Casa delle libertà abbiano qualche soprassalto di sincerità -, il responsabile economico di Forza Italia ha affermato con esemplare chiarezza che questo è esattamente ciò che si vuole, è la filosofia del centrodestra, che vuole abbassare le tasse - a vantaggio dei più ricchi, aggiungo io - e, per fare ciò, bisogna affamare gli enti locali che erogano servizi. Infatti, eliminando i trasferimenti dello Stato e le entrate proprie agli enti locali, questi ultimi saranno costretti a tagliare i servizi per i cittadini (il trasporto scolastico, gli asili nido, le residenze sanitarie assistite e l'assistenza domiciliare agli anziani).

Ma, delle due l'una: o la legge finanziaria è credibile nella sua entità - e, allora, quello che accadrà sarà veramente devastante -, o la stessa non è credibile, come noi in grande misura affermiamo con riferimento ad alcune voci fondamentali. E, se non è credibile, i guasti saranno ancora peggiori, in quanto si creerà maggiore deficit aumentando il fabbisogno.

Sottosegretario Vegas, le chiedo di riferire all'onorevole Berlusconi, al ministro Siniscalco e a tutti gli esponenti del Governo che giudichiamo semplicemente irresponsabile che, in questa situazione, si continui a parlare di riduzione della pressione fiscale. Infatti, le coperture non esistono, e non esistono per voci fondamentali della legge finanziaria in essere o, se esistono, sono false. Lo dico con assoluta chiarezza: se esistono, sono false! Per fortuna, esiste il Fondo monetario internazionale, che saprà ben vigilare.

Per di più, i vantaggi derivanti dalla riduzione della pressione fiscale andranno a beneficio dei più ricchi. Non possiedo la malizia dell'onorevole Landolfi, portavoce di Alleanza nazionale, il quale ha ricordato che, se si applicassero le misure di sgravi fiscali così come ipotizzate, l'onorevole Berlusconi ne trarrebbe un beneficio pari ad oltre un miliardo e mezzo di vecchie lire. Non mi interessa seguire tale malizia, anche se assolutamente fondata. Vorrei solo ricordare che, per chi guadagna 350 milioni di vecchie lire - scendiamo un po' per fasce di reddito, non sono pochi coloro che guadagnano tali cifre -, il regalo fiscale sarebbe pari a 51 milioni, corrispondenti agli stipendi annui di due operai tessili. Infatti, la situazione dei redditi, dei salari e delle retribuzioni nel nostro paese è proprio questa! Si tratta di un regalo pari a due stipendi annui di un operaio tessile.

L'Italia ha bisogno di ben altro, ovvero che le persone più bisognose abbiano un reddito di inserimento che voi, invece, avete soppresso. L'Italia ha bisogno che i redditi siano sostenuti con aumenti contrattuali, con target di inflazione realistici, - come voi non avete fatto -, con la restituzione di ciò che agli italiani è dovuto. Il fiscal drag è restituzione dovuta!

L'Italia ha bisogno che i giovani siano sollecitati ad andare incontro al futuro, non abbandonati nell'incertezza e nella precarietà. L'esiguo e ridicolo fondo per gli ammortizzatori sociali è stato da voi dissanguato, per essere utilizzato ad altri scopi.

L'Italia ha bisogno che l'istruzione sia rafforzata, non che vengano soppressi gli insegnanti di sostegno e cancellato nei fatti il tempo pieno.

L'Italia ha bisogno che la ricerca per lo sviluppo, oggi all'1 per cento del PIL, sia potenziata, non che si dia vita a istituzioni «megagalattiche» che in un anno non hanno realizzato nulla di quanto avrebbero dovuto fare.

Nel suo insieme, l'Italia ha bisogno di un'idea di paese nobile, di un modello di società in cui possa esercitarsi la responsabilità individuale perché viene esercitata quella collettiva. L'Italia e gli italiani hanno bisogno di grandi idealità, di giustizia, di libertà, di eguaglianza, di etica pubblica e repubblicana, di senso civico repubblicano. Si tratta di valori oggi negletti o calpestati, come accaduto con i condoni. Avete inventato venti fattispecie diverse di condoni nel solo 2003!

Il centrosinistra saprà raccogliere e rilanciare i grandi valori di etica repubblicana e di senso civico riscattato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, non ci siamo proprio! Questa è la quarta legge finanziaria che viene preparata dal Governo di centrodestra e ci saremmo aspettati una proposta di politica economica capace di rimettere in sesto i conti del paese e, soprattutto, di ridare slancio e fiducia all'Italia.

Un Governo così duraturo e che dispone di una maggioranza così forte in Parlamento avrebbe dovuto avere la capacità di presentare una proposta seria. Così non è: abbiamo una legge finanziaria che il Governo non è stato in grado neppure di discutere in sede di Commissione bilancio e - come è noto - ancora da definire, ma non sappiamo neppure se ciò accadrà in quest'aula o addirittura al Senato. Una legge finanziaria che, invece di affrontare i problemi di carattere economico, vede le scelte di politica economica collegate ad una sorda lotta di poltrone e di posizioni all'interno del Governo.

La necessità di un riequilibrio, non della politica economica e sociale, e la necessità di misure forti per il paese vengono sacrificate ed accantonate, perché sono in corso una lotta sorda e un tentativo di scambio di posizioni all'interno della maggioranza, che discute strumentalmente dei problemi del paese ed è pronta a qualsiasi baratto. Lo abbiamo constatato in occasione dell'esame del disegno di legge di riforma costituzionale, e lo constatiamo ancora in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria. Si è pronti ad ogni possibile baratto sui contenuti, pur di risolvere problemi di prestigio o di preminenza all'interno della maggioranza.

Il paese richiede invece che vi siano responsabilità e risposte precise, che non vi siano manovre illusionistiche e che vi sia la capacità di dare certezze per il futuro. Al contrario, constatiamo come nel disegno di legge finanziaria si sia distanti rispetto al bisogno del paese e allo stesso dibattito politico. La prima questione è costituita dall'ingente taglio sulle spese (non si può infatti parlare di un aumento del 2 per cento), che, come è stato documentato dalla Corte dei conti e osservato da regioni, province e comuni, indipendentemente dalle maggioranze politiche, colpisce fortemente le autonomie locali, in una misura superiore a due terzi.

Ci troviamo di fronte ad un paradosso: in sede di revisione costituzionale si afferma l'esigenza di attribuire maggiore potere alle autonomie locali e di avvicinarle ai cittadini e in sede di legge finanziaria si soffocano le stesse autonomie locali, costringendole a una politica che porterà a tagli delle spese e dunque a una rottura forte tra le autonomie locali e le popolazioni che esse amministrano. Non ci siamo: si tratta di una scelta sbagliata, che non soltanto colpisce attività che hanno un rilevante valore sociale ma determina anche conseguenze importanti in merito all'attuazione di impegni programmati volti a sostenere un'economia che ristagna.

Quanto alla manovra fiscale, si parla di riduzione delle tasse. Vi è uno scarto tra il dibattito su tale riduzione delle tasse e la realtà. Trovo singolare che si continui a parlare di riduzione delle tasse, mentre il Governo fa inciampare il paese in una politica fiscale di aumento della pressione tributaria. Questa legge finanziaria, nel testo attuale, non riduce le tasse, bensì le aumenta: vi sono infatti dieci casi di nuove tasse o di aumenti di tasse vigenti. Il Governo non risponde su una serie di questioni fondamentali: come si fa a parlare di riduzione delle tasse quando non si restituisce, ormai per il terzo anno, il drenaggio fiscale? Come si fa a parlare di riduzione delle tasse quando il Governo ha aumentato la tassazione sul trattamento di fine rapporto dal 18 al 23 per cento? Ottocentomila lavoratori, prevalentemente nell'Italia settentrionale, che sono andati in pensione o hanno cambiato lavoro, hanno pagato in due anni un miliardo di euro in più.

Il Governo ha sempre affermato di voler correggere e modificare questa situazione; ma nel frattempo quei soldi sono stati fatti pagare in più ai lavoratori che hanno cambiato lavoro, che sono andati in pensione.

Ma ancora, come si fa a parlare di riduzione delle tasse quando il Governo deve ancora restituire ai singoli cittadini o alle imprese 15 miliardi di euro di crediti d'imposta? Ci sono problemi di cassa, le cose non vanno, addirittura sussiste la preoccupazione dell'uscita del 53 sulla ruota di Venezia; è stato calcolato infatti che l'uscita del 53 comporterà una perdita di gettito di 1.200 milioni di euro e a causa di ciò l'economia andrà in tilt.

E, sempre sullo stesso tema, come facciamo a non restituire i soldi alle imprese? L'ammontare di ciò che va restituito a titolo di credito d'imposta o di IVA per le esportazioni è aumentato; ogni anno vengono inserite delle poste di bilancio per cui questo stock di crediti vantati dai cittadini aumenta sempre. Ma come è possibile che non venga attuato lo statuto del contribuente? Lo chiediamo a questo Governo, che vuole realizzare le riforme, vuole cambiare il mondo, ma non attua una legge del centrosinistra votata anche dal centrodestra, allora all'opposizione: lo statuto del contribuente. Tale norma prevedeva che dall'anno di imposta 2002 si sarebbe attuata la compensazione tra tutti i crediti di imposta, tra ciò che doveva essere restituito e ciò che si doveva pagare. Ma è passato l'anno di imposta 2002, è passato il 2003, siamo al 2004 e quella norma resta bloccata perché manca il regolamento d'attuazione.

Come si fa a parlare di riduzione delle imposte quando si verifica una perdita del potere d'acquisto che colpisce fortemente i settori più deboli, i pensionati? I pensionati hanno perso potere d'acquisto; il meccanismo di rivalutazione delle pensioni è inceppato. Abbiamo proposto il ricorso ad un differente paniere per calcolare l'inflazione, e quindi la rivalutazione e la difesa del potere d'acquisto delle pensioni. Abbiamo avanzato una proposta non massimalista; si tratta di un sistema che funziona in paesi oggi governati dal centrodestra, come la Francia o gli Stati Uniti d'America: ma da noi niente! I pensionati sono tanti e la rivalutazione delle loro pensioni è calcolata su un paniere dei prezzi composto da mille voci, dove la parte relativa al consumo dei pensionati (spese alimentari, spese per medicine) incide solo per il 15,87 per cento.

Come si fa a prospettare e addirittura a minacciare le dimissioni se non si realizzerà la riforma fiscale? Una riforma che, come è stato calcolato non solo da noi ma anche dal portavoce di Alleanza nazionale Landolfi (come ricordava la collega Pennacchi), riguarderà 800 mila persone. Come si fa a concentrare una riduzione delle tasse sui settori medio alti e ad ignorare che nella risistemazione fiscale preannunciata - ammesso che sussistano le condizioni per la sua realizzazione - non è previsto nulla per i redditi più bassi? Per loro - ripeto - non ci sarà nulla. Come ci sarà poco anche per le famiglie, che dovranno fare i conti con quanto perderanno a causa dei tagli imposti agli enti locali, quei tagli che interverranno, ad esempio, sui servizi della sanità.

Ci troviamo quindi di fronte ad una politica che non è solo dell'inganno ma è profondamente sbagliata perché non aiuta, non concentra le iniziative economiche di sostegno nei confronti dei redditi medi e medio bassi ma finisce per essere una politica dell'annuncio, una politica che aggrava le contraddizioni, le diseguaglianze che esistono nel nostro paese.

Parlo anche del sistema delle imprese (anche qui non ci siamo), le imprese alle quali erano state fatte promesse (penso al lavoro autonomo, alle piccole e medie aziende, penso al sistema produttivo del nostro paese, che non è fatto solo dall'industria, ma dall'agricoltura, dal turismo, dall'attività terziaria): come si può fare una politica nei loro confronti che rappresenta un'enorme regressione, una politica di appesantimento burocratico e di vincoli di oppressione?

Oramai, le disposizioni amministrative e quelle fiscali non si misurano più in pagine di giornali, ma in ettari, perché le circolari sono così numerose da diventare inapplicabili; non vi è più un principio di certezza; le regole cambiano e cambiano continuamente; non vi è più un principio per cui le modifiche valgono per il futuro: no, valgono e rimettono in discussione anche il passato.

Per quanto riguarda le imprese, occorre dire che anche qui vi sono gli specchietti per le allodole, che fanno vedere come il sistema delle imprese potrà ricevere qualcosa, che però è un qualcosa che non riesce a stringere.

Per quanto riguarda l'IRAP, se ne parla tanto male, ma intanto che cosa ha fatto questo Governo? Ha lasciato l'IRAP e ha tolto alle imprese la DIT, che serviva, e che oggi sarebbe stata fondamentale, per aiutare la capitalizzazione delle imprese; ha prorogato i rimborsi dell'IVA; non ha lavorato e ha fatto una riforma dell'IRES, che colpisce fortemente il settore delle piccole e medie aziende. E poi diceva che voleva cambiare l'IRAP! E invece non cambia l'IRAP, lo rinvia ad un futuro sempre lontano.

Che cosa si potrebbe fare invece di presentare sempre proposte incredibili e massimaliste? Si potrebbe agire con una soluzione che...

 

PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, la prego di concludere!

 

GIORGIO BENVENUTO. ...intervenga a favore delle imprese e che faccia in modo che nella base imponibile non venga calcolato il costo del lavoro, riuscendo a trovare un modo graduale e forte per aiutare l'innovazione e la ricerca.

C'erano altre cose che poteva fare questo Governo - concludo, signor Presidente - ed erano le riforme che non costano, le riforme che erano necessarie, sulle quali vi era anche una grande disponibilità da parte dell'opposizione: anche qui nulla di tutto questo; sono riforme che non costano, ma che avrebbero aiutato il nostro paese: mi riferisco al problema della riforma e di nuove misure per il fallimento e a quello della tutela del risparmio, dove ancora ieri abbiamo avuto la dimostrazione di un Governo forte e potente nei numeri ma, ahimé, incompetente ed incapace di indicare al paese una strada di sviluppo che possa consentire ai cittadini di riavere fiducia e certezza nel futuro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, gli interventi che mi hanno preceduto, ed in particolare quello pregevole del collega Benvenuto, mi consentono di fare ciò che mi ero ripromesso questa mattina, cioè di concentrarmi in particolare, per quanto riguarda questa legge finanziaria, sui danni e sul colpo che viene inferto ancora per un anno e, ancora più in questa occasione, alla capitale d'Italia. Lo faccio perché gli interventi che mi hanno preceduto hanno in maniera esaustiva portato luce su tutti gli aspetti, anche più deteriori, di questa legge finanziaria.

Siamo costretti a constatare ancora una volta che la predisposizione e la prassi politica e legislativa del Governo nei confronti di Roma corrispondono, signor Presidente, onorevoli colleghi, ad un progetto strategico preciso, che mira a sminuirne il ruolo speciale che le è proprio attraverso un significativo ridimensionamento in primo luogo di carattere istituzionale, con conseguenze dirette sul piano dei trasferimenti.

Non molto tempo fa in quest'aula è stata approvata una sostanziale modifica della seconda parte della Costituzione, che riformula l'ordinamento dello Stato in chiave federalista con le modalità e gli obiettivi chiesti, ottenuti e rivendicati dalla Lega. In quella sede è stato ratificato il ruolo di Roma capitale della Repubblica federale, ma il suo status particolare è divenuto oggetto di una disciplina determinata in seno alla regione Lazio e ristretta perciò nel relativo ambito regionale, in totale contraddizione con l'idea stessa di capitale federale, quale sintesi ed espressione univoca dello Stato. Sulla materia riguardante la città di Roma il Governo sceglie, consapevolmente, di percorrere una direzione opposta a quella del conferimento di poteri forti sul piano normativo e finanziario, della legittima attribuzione di un particolare ordinamento e di funzioni proprie e peculiari. Di contro, decide di tracciare un'assurda equazione tra ruolo di capitale e capo luogo di regione, costringe la città a derivare la sua autonomia da un organismo territoriale e non nazionale e giunge al paradosso di un'utopia di Stato federale in cui la capitale è tale solo attraverso il filtro dello statuto regionale (è storia parlamentare di questi giorni).

Da una rappresentazione così chiara di un'evidente volontà politica, ormai neanche tanto sottaciuta, e da una visione distorta e contraddittoria del tanto invocato federalismo derivano come conseguenza immediata i tagli sui finanziamenti pro capite, che si pongono all'opposto di una politica di sviluppo e di riconoscimento dell'autonomia gestionale degli enti e delle amministrazioni locali.

La città di Roma, che ha l'onore e l'onere di essere capitale - lo abbiamo detto tante volte anche in quest'aula - è l'unica tra le grandi capitali europee a non godere di un trattamento specifico in termini di poteri e di risorse. Lo vediamo, oggi, in questa pervicace volontà di misconoscerne il ruolo attraverso un progetto strategico che ha come baricentro la pianura padana ed in cui il processo di delocalizzazione corrisponde ad un'idea molto precisa: relegare la capitale in una posizione di subalternità rispetto ai centri del nord Italia.

L'aspetto più grave di tutta la vicenda, una volta constatato che questo Governo non darà mai a Roma ciò che le spetta come grande capitale europea, è il fatto che, a guardare le cifre, ci si accorge chiaramente che i finanziamenti previsti sono inferiori persino a quelli delle altre città italiane. Nel 2003, lo Stato ha riservato a Roma 304,8 euro di trasferimenti pro capite, mentre la media nazionale per i comuni capoluogo è stata di 324,47 euro e quella delle sei maggiori città del paese è stata pari a 362 euro. Ciò significa che una città metropolitana dai confini vastissimi, il cui territorio è la somma di quelli di Milano, Torino, Genova, Bologna, Napoli, Bari, Catania, Palermo, per un'estensione di 1.290 chilometri quadrati (contro, ad esempio, i 181 di Milano), riceve dallo Stato fondi inferiori alla media nazionale. A nessuno può sfuggire tale anomalia!

Ciò nonostante, siamo costretti a rivendicare che per lo meno vengano attribuiti a Roma, se non i poteri, almeno le stesse risorse ricevute dagli altri comuni capoluogo. Chiediamo, cioè, di passare da 304 euro pro capite a 362 euro, il che, francamente, dimostra l'abisso che questo Governo ha scavato fra sé e la città di Roma.

Le proposte emendative che abbiamo presentato, alcune delle quali sono frutto di un consenso trasversale alle diverse parti politiche - tranne una, la Lega, che è, naturalmente, la principale artefice di questa politica scellerata - tentano di rimediare a questa sottodotazione di risorse per la città.

In primo luogo, la concessione di fondi previsti dalla legge n. 396 del 1990, la cosiddetta legge per Roma capitale, che, negli ultimi 14 anni, ha finanziato gli investimenti ed ha permesso di ridare un po' di ossigeno al bilancio comunale, dal 2005 verrà azzerata, con conseguenze molto pericolose per il futuro e per lo sviluppo infrastrutturale della città. Noi chiediamo il rifinanziamento della legge per Roma capitale per una cifra pari a cento milioni di euro annui per il triennio 2005-2007.

Allo stesso tempo, è necessario prevedere per Roma risorse aggiuntive finalizzate al rifinanziamento dei contratti di servizio del trasporto pubblico locale, settore in cui il comune di Roma, in base ai trasferimenti assegnati attraverso l'ex Fondo nazionale trasporti, risulta particolarmente penalizzato. A Roma, la rete di trasporto serve un'area di 1.387 chilometri quadrati e garantisce 170 milioni di chilometri, ma il comune riceve dalla regione Lazio 240 milioni di euro, mentre Milano (1.052 chilometri quadrati serviti e circa 137 milioni di chilometri) riceve dalla regione Lombardia ben 295 milioni di euro!

Come si vede, la sproporzione in termini di trasferimenti e di risorse da parte dello Stato rispetto agli altri comuni è evidente in tutti i settori. Ma in una grande capitale il sistema dei trasporti e delle infrastrutture è un punto nevralgico e, pertanto, andrebbe gestito al meglio per restare al passo con la modernità e per garantire, innanzitutto, la vivibilità ai cittadini.

Le proposte emendative che prevedono l'esclusione del tetto sulla spesa del prossimo triennio degli investimenti strategici per le metropolitane, che sono contenuti nella legge obiettivo e che richiedono una dotazione di fondi pari al 5 per cento per i lavori pubblici, rispondono esattamente a queste esigenze.

Roma non è una capitale accentratrice o burocratica, ma è soprattutto centro propulsivo dello sviluppo del terziario, ed i risultati in tal senso non possano essere ignorati o, peggio ancora, capovolti nella sostanza e nelle risposte del Governo, ma dovrebbero venir premiati con maggiori finanziamenti e con una autonomia normativa reale e svincolata da altri poteri istituzionali.

Gli ultimi dieci anni, grazie all'impegno costante e faticoso delle giunte di centrosinistra, hanno dimostrato che Roma si è resa protagonista di una crescita economica, sociale e culturale sino a qualche tempo fa impensabile, e soprattutto in totale controtendenza rispetto agli andamenti dell'economia su scala nazionale.

È una città che ha dato prova di una straordinaria capacità di migliorarsi, di rinnovarsi su più fronti, di dare slancio e respiro ad uno sviluppo locale ormai tangibile e ovunque riconosciuto, ma per tutto questo ha potuto contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze. Le forze politiche cui stanno a cuore le sorti di Roma non fanno una battaglia a favore di una concezione assistenzialista, per cui la città viva esclusivamente grazie ai fondi erogati dallo Stato, perché in realtà il dinamismo mostrato dalla capitale negli ultimi anni dimostra il contrario. Ma Roma deve avere garantita una prospettiva di sviluppo e di crescita anche e non esclusivamente attraverso l'impegno dello Stato nei suoi confronti, che significa assegnazione di risorse e conferimento di poteri forti.

Proprio perché crediamo che garantire il futuro alla nostra capitale sia un dovere di tutti, come Margherita romana, abbiamo proposto l'individuazione di un obiettivo forte per la città su cui concentrare risorse, decisioni, energie politiche e professionali. Crediamo che la sfida per la capitale, ambiziosa ma possibile, sia quella di diventare, da oggi al 2015, la prima città italiana dell'innovazione e della conoscenza, come suggeriscono tutti i numeri e le dinamiche che compongono una città in cui risiedono grandi imprese della produzione e dei servizi tecnologici, che ha una straordinaria ed unica rete di università, un'incredibile presenza di patrimonio e produzione culturale, una forte tensione innovativa nel campo del welfare locale ed una grande presenza di giovani pieni di passione e di talento. Essere la prima città italiana dell'innovazione e della conoscenza è un traguardo, non solo per Roma, ma per l'economia di tutto il paese.


PRESIDENTE. Onorevole Giachetti...

 

ROBERTO GIACHETTI. Sto per concludere, Presidente.

Per intraprendere questa sfida, Roma ha bisogno delle istituzioni nazionali, che ne valorizzino il ruolo e che non ne affossino gli sforzi e le energie. Siamo purtroppo al paradosso, perché chi ha rivolto all'amministrazione locale capitolina unanimi apprezzamenti per l'organizzazione di eventi degni di una grande capitale europea - non ultima la prestigiosa occasione della firma del Trattato costituzionale: bravo il sindaco e bravi i romani che hanno sopportato questo importante appuntamento - al contempo...

 

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti...

 

ROBERTO GIACHETTI. ...non riconosce a Roma, in teoria né in pratica, meriti laddove ve ne siano, né tanto meno le corrisponde le dovute ed essenziali risorse per far fronte agli oneri propri di una grande città.

Questa è la ragione per la quale, signor Presidente, ancora in queste ore, ci auguriamo che vi sia da parte del Governo una capacità, mai dimostrata, di ascoltare le ragioni dei deputati di tutte le forze politiche, affinché siano restituiti a Roma il ruolo e il valore che le spettano come capitale di questa nazione.

 

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le ho concesso due minuti in più. Sono stato molto comprensivo. Tenti di esserlo anche lei, qualche volta, all'inizio dei lavori parlamentari rispetto a chi presiede...

Constato l'assenza dell'onorevole Spini, iscritto a parlare, si intende che vi abbia rinunziato.

È iscritto a parlare l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.

RICCARDO MILANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non intendo ripetere ciò che altri colleghi in quest'aula, da ultimo l'onorevole Giachetti, hanno sottolineato, ma sento la necessità di riflettere qualche minuto su questa legge finanziaria per il 2005.

Il provvedimento in oggetto è stato presentato senza i collegati e senza i documenti che sostengono gli annunci dei ministri e del Presidente del Consiglio sulla manovra fiscale e sulla manovra per lo sviluppo; appare come una mera copertura di un buco di bilancio, di una voragine dei conti pubblici. Vi è quindi la necessità di intervenire con forza. È una manovra molto consistente (si parla di 24 miliardi di euro), indispensabile ad evitare il fallimento finanziario del paese.

Qualcuno non si era accorto di questo fatto, che noi avevamo più volte denunciato, non se ne era accorto o lo aveva omesso, aveva truccato le carte, aveva coperto la realtà. I conti pubblici non tornano e un ammanco di 24 miliardi di euro non è una cosa che si può scoprire da un momento all'altro. Abbiamo domandato tante volte quali fossero le ragioni dello sfondamento della spesa pubblica; abbiamo tante volte chiesto le carte e i dati, ma il Governo continua a non fornirli e a non essere chiaro. Quindi, vi è una difficoltà nel controllare la spesa pubblica e nel rispondere alle attese del paese.

Poi, si tende a scaricare gran parte del peso di questa manovra sugli enti locali. Tra l'altro, lo si fa con alcune operazioni un po' meschine, mascherate da tentativi di introdurre sistemi di rigore, che tutti sappiamo non incidono sull'andamento di bilancio, ma servono a coprire in maniera propagandistica i limiti di quello che state facendo. Mi riferisco al taglio rappresentato dal tetto del 2 per cento, al decrescere continuo dei trasferimenti, anche in questa legge finanziaria, al tentativo propagandistico e un po' meschino di ragionare in maniera sbagliata sulle consulenze degli enti locali (mi auguro tra l'altro che queste valgano a tutti livelli, anche per i ministeri) e sulla questione delle auto blu. C'è il tentativo di continuare a distrarre l'opinione pubblica di fronte a quello che è un vero e proprio inasprimento della pressione fiscale (chiamato in vari modi, per esempio manutenzione), con l'introduzione di una decina di nuove tasse, con tutta una serie di cose che oggi sono evidenti. Vi è il tentativo di dire che si risparmia sugli sprechi. Quali? Quelli degli enti locali. Come se questi ultimi non fossero uno dei motori principali dello sviluppo del nostro paese.

Ma voglio e debbo anche richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo sulla vicenda - lo ha fatto poco fa il collega Giachetti e lo faccio anch'io - del trattamento che questo Governo e la sua maggioranza riservano alla capitale del paese. Infatti, è evidente che vi sono certe dinamiche, che vi è il tentativo di mettersi d'accordo, tra l'altro in una situazione nella quale non si spiega bene cosa si fa della legge finanziaria e dei collegati, in attesa di rimpasti, di «rimpastini» e del raggiungimento di nuovi equilibri. Ed è chiaro che non si vuole affrontare il problema della capitale e che si lascia spazio agli interventi propagandistici, assurdi, di alcuni esponenti della Lega, del tutto contro Roma. Quello che ci stupisce, però, e credo che questo rappresenti un problema politico, è l'atteggiamento dei parlamentari e dei membri del Governo, cittadini di questa città, eletti in questa città: primo fra tutti il Vicepresidente del Consiglio, Fini, che probabilmente non sente il dovere di mantenere gli impegni che con gli elettori di questa città ha negli anni assunto, tutto teso ad un rimpasto che lo deve portare a qualche altro livello di responsabilità (e, quindi, non deve disturbare l'equilibrio raggiunto con la forza più bizzarra di questa maggioranza, la Lega Nord Federazione Padana).

Allora, si lascia alla Lega Nord Federazione Padana la bandiera propagandistica dell'attacco a Roma e si accentua la visione antiromana, che questo Governo ha o quanto meno che l'opinione pubblica romana percepisce, e si tace, con un atteggiamento - rispetto al quale accomuno anche il ministro Alemanno - quanto meno meschino.

In Parlamento, molti di noi hanno presentato proposte emendative relative alla legge per Roma capitale, la n. 396 del 1990, proposte firmate dai parlamentari di tutti gli schieramenti - anche dal Vicepresidente Fiori - riconoscendo l'urgenza di mantenere l'impegno preso dal Presidente del Consiglio nell'agosto 2001 con il sindaco e con la città di Roma per un adeguato finanziamento della legge stessa. È vero anche che il Presidente del Consiglio è solito prendere impegni che non mantiene. Si aggiunge, poi, una lettera che il sindaco di Roma ha scritto al Presidente del Consiglio dei ministri; l'ha scritta subito dopo la firma della Costituzione europea, sottolineando come la macchina amministrativa e organizzativa della città, il senso di responsabilità dei cittadini - che ogni giorno sopportano manifestazioni, se non di quel rilievo, certo importanti - ha permesso all'Italia di svolgere il suo ruolo, di adempiere il suo dovere e di fare bella figura. Ricorda, il sindaco, che la città, per la sua natura di capitale, della quale è onorata, sopporta gli oneri di circa duemila manifestazioni l'anno, tra quelle politiche, sociali e religiose, a carattere sovracittadino, nazionale o internazionale. Duemila, una media di sette-otto ogni giorno; e allora torna, detto sindaco, a sottolineare che non è più tollerabile che Roma sia trattata alla stregua di un piccolo comune, ricevendo trasferimenti erariali inferiori a quelli che mediamente...

 

PRESIDENTE. Onorevole...

 

RICCARDO MILANA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.

Ebbene, fa presente il sindaco come non sia più tollerabile che Roma riceva trasferimenti erariali inferiori a quelli mediamente percepiti dai capoluoghi di regione e come, anche per il sistema dei trasporti, vi sia un sottodimensionamento. È impossibile ritenere che si possa continuare in questa direzione; auspichiamo, quindi, che il Parlamento sappia e voglia correggere tale situazione, mantenendo fede agli impegni. Peraltro, invito i parlamentari di Forza Italia, che avevano presentato una proposta emendativa analoga, poi dichiarata inammissibile, a sottoscrivere il nostro emendamento, concorrendo con noi affinché si renda giustizia alla città di Roma ed ai suoi abitanti.

Per il resto, voglio osservare come sia difficile credere alle promesse di questo Governo. Attendiamo ora la presentazione dei collegati, convinti che detti provvedimenti - di cui il ministro Siniscalco ha dichiarato che porteranno ad una riduzione delle tasse e ad una politica dello sviluppo a costo zero - mascherino, in realtà, un'altra serie di tasse. Infatti, è evidente come il costo zero non derivi da una redistribuzione di utili ma debba essere coperto da nuove tasse e da...

 

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

 

RICCARDO MILANA... ulteriore spesa. Quindi, sarà una partita di giro della quale siamo in attesa di conoscere i dati ma che ci appare sicuramente un'altra presa in giro per gli italiani.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

 

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, voglio ribadire il giudizio di fondo che, come Rifondazione comunista, abbiamo espresso sul disegno di legge finanziaria proposto dal Governo.

L'architettura generale della legge è ispirata - lo ribadiamo e non ci stancheremo di ripeterlo - ad una precisa logica economico-sociale di stampo neoliberista, il che significa che essa è ostile ad ogni criterio di reale giustizia sociale, di reale solidarietà nazionale, di arricchimento e consolidamento di quella tavola dei diritti sociali universali di cittadinanza che ha costituito uno dei punti più alti di acquisizione di civiltà sociale nei decenni trascorsi.

Ma non è soltanto questo: si tratta anche di una finanziaria di guerra. Lo diciamo apertamente e con chiarezza, e voglio altresì sottolineare che tale giudizio trova la sua spiegazione a due livelli connessi e interdipendenti. Il primo livello è di contesto, ed è rappresentato, sostanzialmente, dalla fase politica che attraversiamo, dagli orientamenti che vengono espressi e dalle scelte che si compiono. Il secondo, invece, è di testo, vale a dire quello che, concretamente, ci viene proposto.

Il contesto, ripeto, è sempre più apertamente segnato da atti politici, scelte - purtroppo - istituzionali ed orientamenti culturali che legittimano il ricorso all'uso della forza militare - alla guerra, detto chiaramente - ed invocano il rafforzamento della dimensione militare, confermando, così, le derive belliciste del Governo in carica e dell'attuale maggioranza parlamentare.

A proposito di contesto, in questa sede vorrei esprimere anche la preoccupazione del mio gruppo, oltre che la mia personale, per le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica - che dovrebbe essere custode e garante della Costituzione - il 2 novembre scorso, in occasione della cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine militare d'Italia a quattordici ufficiali e sottufficiali.

Ciampi, in quell'occasione, si è detto preoccupato del fatto che la scure finanziaria non risparmia la Difesa, un settore in cui, ha affermato ancora il Presidente della Repubblica, bisogna spendere bene, evitando certamente sprechi e risparmiando, ma senza scendere al di sotto di alcuni standard internazionali. Chi ha a cuore le esigenze della sicurezza nazionale, ha insistito il Presidente della Repubblica, non può non seguire con attenzione che cosa accade in relazione alle risorse destinate alla Difesa.

Il Presidente Ciampi sembra dimenticare, con tali affermazioni, che l'intera materia della Difesa non è un optional a disposizione delle maggioranze parlamentari che via via si possono formare, ma è vincolata - mi riferisco a tutta la dimensione della Difesa, e dunque anche alle spese destinate alla Difesa - dalla Costituzione, ed è condizionata - o dovrebbe essere condizionata - dall'articolo 11 della nostra Carta costituzionale.

Perché lamentarsi della scarsità delle risorse finanziarie destinate alla Difesa, o della supposta scarsità di tali risorse, dimenticando che attraversiamo una fase politica in cui le risorse destinate a tale settore presentano una stretta connessione con le scelte di politica internazionale di appoggio alle guerre che l'Italia sta compiendo?

La retorica sulla scarsità dell'impegno finanziario del nostro paese, oltre a non cogliere la realtà di cosa avvenga, realmente, a livello contabile, è il frutto avvelenato del contesto, vale a dire dell'ormai chiara attitudine di legittimazione delle scelte politiche in senso militare ed in senso bellico che caratterizzano apertamente l'attuale maggioranza e che si insinuano, sempre più negativamente, in luoghi ricoperti da alte cariche istituzionali che dovrebbero essere, invece, presidio dell'articolo 11 della Costituzione italiana, nonché del rifiuto della nostra Carta a che tali scelte vengano compiute.

Contesto e testo, come dicevo, devono essere tenuti insieme; allora, occorre guardare al testo, vale a dire alle cifre, ai capitoli di spesa, ai supposti tagli - ribadisco «supposti» - e ai sotterranei, reali aumenti che caratterizzano sia in questi anni, sia anche in questo disegno di legge finanziaria, la complessiva manovra economica sul versante della Difesa.

Sappiamo che, da anni, gli unici tagli alla spesa pubblica riguardano sanità, scuola ed assistenza, ma non la difesa. Si tagliano investimenti al sud, ma non vi sono stati mai tagli per nuove portaerei o per nuovi cacciabombardieri, quali gli Eurofighter. Per quanto riguarda le spese militari, siamo, in realtà, in tendenza con il resto dei paesi ricchi occidentali, fatta eccezione - ovviamente - per la superpotenza americana che, sulla spesa militare, investe tutto il suo presente e ed il suo futuro. Il sacrificio richiesto alle Forze armate è solo formale, perché, nei fatti, il bilancio del Ministero della difesa aumenterà.

Per dare un giudizio più oculato su quanto destinato alla difesa, bisogna tener presente il sistema usato dal ministero competente per i suoi calcoli. In genere, il saldo tra la previsione e l'assestamento di bilancio è positivo, il che significa che il settore militare spende sempre più di ciò che è preventivamente deciso. Negli ultimi cinque anni, le spese militari hanno subito aumenti annuali di diverse centinaia di milioni di euro. A cosa servono tutte queste migliaia di miliardi di euro, versati nelle casse della Difesa? Metà dei soldi del bilancio della Difesa se ne vanno in stipendi, il 25 per cento serve a comprare nuove armi ed il resto per le spese correnti.

Nella finanziaria per il 2004 si stabiliva, complessivamente, il blocco delle assunzioni pubbliche, fatte salve quelle connesse alla professionalizzazione delle Forze armate. Non si capisce proprio perché l'unico comparto in cui lo Stato continua ad assumere debba essere quello militare.

Credo, inoltre, che si debba tener presente, discutendo di destinazione delle risorse, l'aspetto delle missioni all'estero. Tali missioni non sono finanziate con i soldi del Ministero. Servono per esse fondi speciali e leggi apposite. Nella finanziaria per il 2004 la spesa prevista, extra bilancio della Difesa, era di un miliardo e 200 milioni di euro. Tale fondo è riproposto oggi, per il 2005. All'1,5 per cento, quindi, del bilancio della Difesa bisogna aggiungere un ulteriore 6 per cento di spese direttamente di guerra. Altri soldi che il nostro paese spende sul versante militare sono destinati all'acquisto di armi ed allo sviluppo di progetti. In alcuni casi, lo Stato partecipa con risorse e progetti di sviluppo di sistemi d'arma in ambito europeo o NATO e, successivamente, le imprese italiane partecipano alla ricerca ed agli utili.

A fine ottobre 2004 è stato firmato il progetto FRAM, in cui Italia e Francia stanziano fondi per ammodernare le proprie flotte. Vi è poi la partecipazione italiana allo sviluppo del supercaccia americano, il famoso GSF, progetto al quale l'Italia partecipa con più di un miliardo di dollari. Complessivamente marina ed aeronautica dovrebbero acquisire circa 130 velivoli. Tale partecipazione - ed il FRAM, che ho prima citato - garantiscono alle imprese italiane di guadagnare appalti al Pentagono ed altrove, ma alla fine dei giochi, il Ministero, ossia il bilancio pubblico, s'impegna ad acquistare i mezzi prodotti.

Voglio, infine, ricordare un altro aspetto estremamente importante per noi: quanto di tutte le somme destinate alle missioni militari, alla difesa e ai nuovi criteri di presenza militare dell'Italia nel mondo, criteri spacciati come un'idea di esportazione - sia pur armata - della pace, sia effettivamente destinato al versante umanitario delle missioni militari. Nonostante le rassicurazioni del Governo contro la guerra, le varie chiacchiere del tipo «siamo andati solo in appoggio; non abbiamo partecipato alla guerra vera e propria», eccetera, di cui si dilettano i ministri competenti - e meno competenti - ciò che cresce dal punto di vista dell'impegno organizzativo finanziario è esclusivamente l'aspetto militare, mentre - i numeri parlano chiaro - è in netta flessione la parte che riguarda gli aiuti militari.

La stessa missione in Iraq è segnata da un'estrema, preponderante presenza di spese destinate alla gestione militare del contingente italiano; una parte minima è riservata, invece, ai cosiddetti aiuti umanitari. Quindi, si tratta di ragioni di fondo - lo ripeto - di un contesto politico e strategico in cui si pone l'Italia e di scelte precise che confermano il nostro giudizio negativo sulla legge finanziaria.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

 

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Vegas, siamo giunti alla fase finale della discussione della legge finanziaria 2005-2007 in quest'aula e nessuno dei dubbi, delle profonde perplessità, delle obiezioni di merito ai contenuti e alle proposte del Governo sono stati fugati. Non è valso il confronto nelle Commissioni di merito né in Commissione bilancio. Siamo qui, di fronte al paese e al Parlamento, a discutere di qualcosa di illusorio, ingannevole e inefficace. Mai come quest'anno è stata recata al Parlamento una ferita così profonda. È divenuto irrilevante l'esame parlamentare dei documenti di bilancio e sempre più ampia è la discrezionalità dell'esecutivo. I problemi veri e acuti del paese rimangono irrisolti, le misure per lo sviluppo solo promesse, e non si conosce come e quando saranno inserite nella manovra, come si reperiranno le risorse e, soprattutto, a spese di chi.

Vige l'imperativo categorico del premier di riduzione delle aliquote fiscali e la ridda di ipotesi che avanzano nella maggioranza al riguardo sembrano mirabili spot di pubblicità ingannevole, usati via via per la tenuta della coalizione di Governo su cui pende la spada di Damocle del contratto con gli italiani al quale obbedire a tutti i costi, al di là della realtà del nostro paese, del reale tenore di vita dei cittadini, del vero andamento dei conti pubblici, del punto critico di non decollo del nostro sistema economico e produttivo, della precarietà del nostro sistema di welfare e di protezione sociale. Non convincono i conti della manovra per il 2005, non tornano i conti relativi al 2004. L'obiettivo del deficit al 2,7 per cento del PIL non appare credibile, il Gordon Brown all'italiana nasconde, in realtà, due possibili escamotage da parte del Governo: puntare all'obiettivo reale del 2,9-3 per cento del PIL per l'indebitamento delle pubbliche amministrazioni, guadagnando così qualche margine di manovra, e attuare una manovra correttiva la prossima primavera, magari dopo le elezioni regionali. L'idea del tetto del 2 per cento per le spese nel triennio 2005-2007 è, in realtà, un taglio molto sensibile delle disponibilità. Basti pensare che, nell'ultimo triennio, le spese correnti sono aumentate annualmente del 5 per cento e mi conforta in questo dato l'audizione della Corte dei conti.

Appare evidente, analizzando, ad esempio, il trend di crescita realizzato nel biennio 2001-2003 dell'andamento della spesa delle amministrazioni locali al netto del costo del personale, che esso è aumentato dell'11,7 per cento; di contro, l'inflazione è cresciuta del 5,1 per cento.

Tutto ciò mi consente di dire che difficilmente le amministrazioni locali riusciranno a rispettare il tetto di spesa previsto nel 2005 pari al 4,8 per cento. Di conseguenza, l'inasprimento della tassazione locale è quasi certo e così il taglio ai servizi di protezione sociale per le famiglie e per i cittadini. Si usa la mannaia senza assumersi la responsabilità di decidere. Dal decisionismo di Tremonti al «ponziopilatismo» di Siniscalco: così si inaugura la stagione della finanziaria 2005-2007, rinunciando a fotografare la reale entità della spesa del triennio precedente, a programmare la spesa pubblica futura, scegliendo dove tagliare e dove incrementare. Questo è il ruolo della politica, di chi vuole governare il paese con responsabilità e coesione, per traghettarlo verso la modernizzazione ed uno sviluppo economico e sociale più solido e più maturo. Niente di tutto ciò! Il Gordon Brown all'italiana, in sostanza, è: taglio, ma dico che non posso crescere più del 2 per cento.

Non investo, ma dico che lo farò. Farò la riforma fiscale, ma, intanto, che il cittadino paghi di più (ticket, balzelli, tributi regionali e locali, più spesa privata per curarsi e assistere anziani e minori, figli a carico il cui costo è ben più elevato di quei punti di IRPEF che dite di voler rimodulare). A favore di chi e perché vi siete imbarcati in questa operazione, quando da un anno tenete in scacco il Parlamento sul varo della legge per la costituzione di un fondo per gli anziani non autosufficienti, non riuscendo a trovare la necessaria copertura finanziaria e nemmeno proponendo un'alternativa possibile a quella avanzata dalle opposizioni e dai sindacati unitari?

Un paese che invecchia, che è longevo, ma, ahimè, non sempre in buona salute, con un tasso elevato di patologie croniche e degenerative, che dovrebbe trovare di fronte a sé un ventaglio di misure di sostegno e di accompagnamento alla terza e alla quarta età della vita, vede l'indifferentismo e il cinismo di un Governo che non si assume la responsabilità di decidere per sostenere la fragilità di chi non è autosufficiente di lasciarlo in balia del caldo killer o della speranza di un clima più mite, mentre sovraccarica le famiglie alla mercé delle badanti, del buon vicinato e dei pochi servizi domiciliari esistenti. Ciò perché l'imperativo categorico è diminuire e rivedere la curva delle aliquote IRPEF e ognuno provveda da sé con i virtuali risparmi della minor tassazione o facendosi un'assicurazione per il futuro.

Dov'è il vostro europeismo? Perché sottoscrivete azioni comuni e documenti sulla protezione sociale e non siete coerenti con le azioni di Governo qui, ora, nel nostro paese?

Il 20 aprile 2004 la Commissione europea ha fornito al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni le linee guida per la modernizzazione della protezione sociale per sviluppare un'assistenza sanitaria e sociale a lungo termine, di qualità, accessibile e sostenibile.

Voi le avete sottoscritte, ma la vostra strategia nazionale va in tutt'altra direzione: non forti politiche pubbliche, ma «si salvi chi può!». Ciò non può funzionare, sottosegretario Vegas. Lo sviluppo non si rilancia senza forti politiche pubbliche di coesione, senza un'assistenza adeguata, senza una sanità di qualità.

La vostra miopia vi impedisce di vedere questi settori come fonti di investimento, di produttività, di tutela del bene salute in primo luogo, dello star bene, della ricerca transnazionale, della ricaduta in prodotti e tecnologie, della maggiore produttività del lavoro e nel lavoro.

Avete fatto una riforma delle pensioni che consente, com'è giusto, di allungare il ciclo lavorativo con maggiore guadagno, ma a che servirà se quel lavoratore non sarà in salute, non avrà servizi, non avrà sostegno, dovrà pagare più ticket sui medicinali e sulla diagnostica o dovrà andare in casa di cura privata per curarsi perché le liste di attesa sono oltraggiosamente diventate lunghe in questo triennio?

Convincetevi: non fate riforme di facciata che non alimentano i consumi delle famiglie, ma limitano e compensano in minima e misera parte ciò che già oggi si spende per far fronte ai bisogni sociali e di salute di una popolazione che invecchia, dato che spendiamo oltre 50 mila miliardi di vecchie lire privatamente per curarci e per farci assistere quando ne abbiamo bisogno, oltre l'attuale protezione sociale di cui godiamo.

Per questo motivo, tornando alla finanziaria, i conti non tornano. Vediamo perché. Il fondo per le politiche sociali passa da 1.804.013.940 del 2004 a 1.390.953.940 per il 2005. Non vi è più il bonus per il secondo figlio. Gli assegni di maternità per i nuclei familiari passano da 243 milioni di euro a 105 milioni di euro. Il reddito di ultima istanza, escamotage che avete tentato, non c'è più. Il contributo pensioni rimane invariato. Gli assegni ai nuclei familiari spariscono. L'indennità di talassemia rimane uguale. Insomma, avete sottratto alle famiglie e ai servizi sociali 413.060.000 euro, per non parlare della sanità. In materia sanitaria registriamo, ancora una volta, l'insufficienza del finanziamento del fondo sanitario nazionale.

Eppure, il ministro della salute ha detto che lo avete portato a 88.250 miliardi di euro. È vero, chi può disconoscerlo? Questa è la cifra iscritta in bilancio. Peccato, però, che avete fatto non lo zero base budgeting ma avete calcolato il 2004 senza tenere conto dei costi di competenza e di cassa relativi alle code contrattuali, ai rinnovi dei contratti, all'incidenza del pregresso che avete tardato a pagare alle regioni. Non avete tenuto conto neanche della futura incidenza che avrà la chiusura del contratto della dirigenza medica e della convenzione della medicina generale di libera scelta.

 

PRESIDENTE. Onorevole Labate...

 

GRAZIA LABATE. Concludo, signor Presidente.

Si fa presto a dire che non si possono aumentare le spese più del 2 per cento. Però, sulla sanità e sulle politiche sociali già oggi vi è il 4,8 per cento di aumento.

Credo che il nostro dovere in Parlamento sia di fare con responsabilità e decisione i conti della realtà. Dobbiamo dire cosa possiamo incrementare e cosa no e fare una finanziaria credibile e realistica per tutti i cittadini italiani. Altrimenti, il gioco delle tre carte o del coniglio dal cappello non funzioneranno perché i cittadini italiani sono già oggi consapevoli di quanto spendono. Lo dice l'ACRI su tutti i quotidiani italiani oggi: una famiglia su cinque non ce la fa, non risparmia una lira e non arriva a fine mese. Questa è la realtà, signori del Governo, alla quale purtroppo, governando, ci avete portato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, la prima finanziaria del ministro Siniscalco arriva in aula dopo aver subito più bocciature: dai sindacati, dalla Confindustria, dalle categorie produttive. Non meno critici sono stati gli enti locali, che hanno manifestato il timore di un blocco degli investimenti e di una significativa stretta sulle prestazioni sociali.

Noi della Margherita consideriamo la manovra pericolosa: è una stangata sulle famiglie, è fortemente deficitaria sul fronte sociale, è inadeguata a spingere l'azienda Italia da troppo tempo ferma al palo. È la finanziaria che completa l'azione del centrodestra di affossamento del sud. Le fallimentari politiche economiche del Governo hanno portato ad una vera e propria crisi strutturale di tutti i settori produttivi. L'agroalimentare, il metalmeccanico, il petrolchimico, il tessile e tanti altri comparti sono nel Mezzogiorno ormai compromessi e ciò determina un'emorragia di posti di lavoro.

Non è per campanilismo o per vittimismo che riporto alcuni dati dalla Sicilia: decine di migliaia di lavoratori hanno perso il posto di lavoro. Le aziende Cesame e Keyes di Catania, il petrolchimico di Gela e di Priolo, l'azienda Habitus di Enna e tanti altri siti industriali oggi si trovano in difficoltà. Tali difficoltà delle imprese, la perdita continua di lavoro, l'assenza di una pur minima iniziativa del Governo per creare nuova occupazione non sono stati ininfluenti nel determinare alcuni rilievi dell'ISTAT. Tale istituto afferma che in Sicilia il tasso di povertà è passato dal 21,3 per cento del 2002 al 25,5 per cento del 2003. Un quarto della popolazione siciliana è in condizione di indigenza: questo è il miracolo del doppio Governo di centrodestra Berlusconi-Cuffaro.

Quindi, tanti cittadini si trovano a fronteggiare una vera emorragia sociale senza un minimo di aiuto. Infatti, come ricordava la collega Labate, il reddito di ultima istanza introdotto dalla maggioranza con la finanziaria 2004 è stato un totale fallimento. Non vi è stato alcun finanziamento, alcuna disposizione, ma solo una vera e propria presa in giro con un unico obiettivo: portare a compimento la chiusura del reddito minimo di inserimento che aveva ottenuto risultati importanti nella fase di sperimentazione.

Noi non ci rassegneremo al declino e faremo le nostre battaglie parlamentari durante l'iter della legge finanziaria.

Chiediamo pochi interventi selettivi, per esempio per l'agricoltura, ma non certo il bluff ultimamente promesso dal ministro Alemanno di determinare uno stato di crisi dell'agricoltura meridionale per ottenere un regime straordinario di ritiro e nuove regolamentazioni per le importazioni. Sono parole, continue parole, promesse mai mantenute! Ci accontenteremmo di vedere approvate le nostre proposte emendative, per la ristrutturazione finanziaria delle aziende, per il rifinanziamento delle leggi di settore, per la rateizzazione dei debiti delle aziende agricole. Quindi non promesse ancora una volta reiterate, non il bluff proposto dalla legge omnibus voluta da questo Governo!

Per quanto riguarda l'industria, ribadiamo che alcune leggi, durante i Governi di centrosinistra, avevano favorito lo sviluppo del sud, dando anche buoni risultati sul piano occupazionale; mi riferisco a quelle che prevedevano il credito di imposta, il bonus per l'occupazione. Tali leggi sono state abolite ed è stata quindi diminuita l'attrattiva di investimento al sud. Chiediamo semplicemente che tali strumenti vengano ripristinati, con le regole semplici che essi avevano, la certezza del diritto e la non burocratizzazione delle procedure. Ciò al fine di ricreare un'atmosfera utile ad attirare investimenti nel nostro Mezzogiorno.

Questa proposta può sembrare irreale, soprattutto al pensiero che, dopo aver cancellato il credito di imposta, il bonus per l'occupazione e i contratti d'area, questo Governo e questa maggioranza si accingono a modificare la legge n. 488 del 1992, bloccando così ogni aiuto a sostegno delle imprese che vogliono investire nel sud. Infatti, la soluzione proposta dal Governo - la trasformazione dei finanziamenti in mutui - non tiene conto del fatto che molte imprese meridionali, già sottocapitalizzate, non avranno la possibilità di accedere a nuovi crediti. Peraltro, questi crediti vengono concessi con tassi mediamente più alti del 6 per cento, rispetto a quelli applicati ai crediti concessi al nord. Inoltre, la prossima applicazione degli accordi di Basilea 2 sul credito delle imprese renderà più difficile la possibilità di indebitamento da parte di molte imprese meridionali, anche per effettuare nuovi investimenti.

Se al taglio di questi aiuti si aggiunge che non esiste, al momento, nelle aree dell'obiettivo 1, alcuna fiscalità di vantaggio, rispetto alle aree forti del paese - tema sul quale il Governo di destra di Berlusconi non si è mai battuto in sede europea con una forte e reale convinzione -, non si comprende quali possano essere i vantaggi reali ad investire nel sud, sia per i nuovi insediamenti, sia per il mantenimento o l'ampliamento di quelli esistenti. Per questo motivo intendiamo difendere la legge n. 488 del 1992. Si tratta peraltro di una difesa condivisa dal sindacato e da Confindustria. Ci auguriamo pertanto che su questo tema possa esserci uno scatto d'orgoglio anche dei parlamentari meridionali. In modo particolare faccio appello ai parlamentari siciliani: la smettano di continuare ad essere dei soldatini di piombo al servizio di Berlusconi e dei padani! I parlamentari meridionali dovrebbero chiedere al Viceministro dell'economia e delle finanze il significato della decisione assunta dal CIPE lo scorso 29 settembre. In quella sede, nella ripartizione delle risorse previste dalla finanziaria per il 2004, nessuna somma è stata assegnata per finanziare gli incentivi previsti dalla legge n. 488 del 1992 e per i contratti di programma. Il CIPE si è limitato a prevedere un accantonamento di 1,5 miliardi di euro, da assegnare successivamente, con particolare attenzione agli incentivi in corso di riforma. Ciò significa che, nonostante le risorse siano state previste nella finanziaria per il 2004, la loro utilizzazione viene rinviata a quando entreranno in funzione le nuove regole per gli incentivi. Questo è un modo per tenere a freno la cassa e per sancire la fine della legge n. 488 del 1992, scoraggiando così gli imprenditori ad investire nel Mezzogiorno!

Sono questi i temi principali, che ci inducono a tenere un atteggiamento di forte contrapposizione verso la maggioranza di centrodestra, che, in questa manovra finanziaria, ha come unico obiettivo quello di varare una riforma fiscale per agevolare i redditi più alti, sacrificando sull'altare dei privilegi qualsiasi politica di aiuto alle fasce sociali più deboli e alle aree territoriali in difficoltà.

Ci opporremo con una battaglia parlamentare finalizzata a far approvare i nostri emendamenti che potrebbero aprire nuove speranze per la ripresa produttiva e per una stagione di nuova solidarietà verso le comunità più deboli (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

 

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, i miei colleghi hanno esaurientemente chiarito i punti di debolezza di questo disegno di legge finanziaria e le critiche che, dal punto di vista dell'opposizione, ma non solo di quest'ultima (più in generale del paese), ha sollevato nei confronti del provvedimento in esame. Vorrei utilizzare il tempo che ho a mia disposizione per esaminare la questione da un punto di vista diverso e segnalare, in particolare, lo stato d'animo prevalente di chi, oltre le Alpi, vede il paese e la gestione delle sue finanze pubbliche.

Vi è una fortissima preoccupazione che nasce da alcune considerazione che elencherò. In buona sostanza, è chiaro a tutti che questo disegno di legge finanziaria non è altro che la modalità con cui noi paghiamo il conto di tre anni di gestione avventurosa del bilancio pubblico. Non mi riferisco solo a questa finanziaria, ma anche alla manovra fatta qualche mese fa, nonché a quella che sui giornali di oggi si preannuncia per la fine dell'anno.

Credo che fossero decenni che non assistevamo ad una manovra ter. Inoltre, la sensazione nettissima che si ha è che, in realtà, questa finanziaria non rappresenti il conto nella sua interezza, ma che, al contrario, il Governo abbia scelto, nel momento stesso in cui annunciava e chiariva i limiti della propria azione passata, di rinviare, in realtà, ancora una volta i problemi.

L'onorevole sottosegretario sa meglio di me che di strutturale in questo disegno di legge finanziaria vi è solo la parte relativa alle maggiori entrate previste per i lavoratori autonomi, gli artigiani e le piccole imprese. Una parte, all'incirca 8 miliardi di euro, non è chiaramente strutturale, ma transitoria, mentre un'altra parte, quella dei tetti di spesa, è per sua natura non strutturale. Nessuno esclude che possa diventarlo, ma, per come è stata concepita quella parte del disegno di legge finanziaria, non ha caratteristiche di strutturalità. Anzi, al contrario, quel tipo di operazioni porta di solito ad uno sfondamento della spesa, quando poi si abbandonano i freni.

Pertanto, i due terzi delle misure del disegno di legge finanziaria non sono strutturali, ma possono essere considerati sotto il profilo del rinvio dei problemi. Se a ciò aggiungiamo le modalità con le quali si immagina, anche in questo caso avventurosamente, di coprire una riduzione delle imposte, la cui giustificazione economica è molto difficile da trovare in questo momento, allora abbiamo nettissima la sensazione che non si voglia nient'altro che rinviare il tutto a chi si troverà a governare dal 2007 in poi. Ciò è evidente, anche al limite del ridicolo quando si propone un contributo etico di durata biennale (si sta semplicemente dicendo che chi si troverà a guardare il paese dalla scrivania di Quintino Sella nel 2007 se la vedrà lui).

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 11,07)

 

NICOLA ROSSI. Questo disegno di legge finanziaria è, per dirla in maniera diversa, una sintesi di tante brutture, perché associa la soluzione molto semplice, che, spesso, è stata data in passato, di intervenire sulla spesa per acquisti di beni e servizi e sulla spesa per investimenti e la soluzione, altrettanto semplice, di incidere sulla capacità contributiva non dimostrata, come accade con il concordato preventivo. Se, a tale riguardo, qualcuno ricorda la minimum tax, il combinato disposto di concordato preventivo e di un'eventuale riapertura dei termini del condono relativo all'anno 2003 può dare al termine di minimum tax un significato completamente nuovo e senza precedenti. Le furbizie che hanno caratterizzato questi anni, come emerge abbastanza chiaramente in alcune disposizioni della finanziaria, rappresentano più direttamente l'eredità culturale di queste tre anni.

La sensazione che nettamente si ha dall'esterno è quella di un Governo che intenda mantenere le proprie promesse elettorali e che lo voglia fare a spese e sulla pelle del paese. Mi dispiace dover affermare che la sensazione che si ha è anche quella di un ministro dell'economia che abbia fatto promesse che non poteva mantenere a qualcuno che, a sua volta, aveva fatto all'Italia promesse che non poteva mantenere.

In passato, ci sono stati molti casi di ministri dell'economia che hanno perso la credibilità che avevano in partenza lavorando a via XX Settembre, così come ci sono stati ministri dell'economia che, non avendone in partenza, l'hanno saputa conquistare gradualmente e con pazienza, ma non sono stati molti i casi di ministri dell'economia che hanno perso una credibilità che non avevano ancora acquisito.

Mi limito semplicemente ad affermare che sarebbe stato meglio se il Governo, nel disegnare questa manovra finanziaria, avesse posto mente a quello che in questo momento rappresenta l'unico caso di successo in ambito europeo - in una situazione in cui l'Europa, come sappiamo bene, cammina con un passo molto lento rispetto ad altre parti del mondo - sotto il profilo della gestione della finanza pubblica e della gestione macroeconomica, vale a dire la Svezia.

Sono il primo a pensare e a sapere che le differenze sono fin troppo evidenti fra noi e la Svezia; dunque non mi sogno di proporre che quello debba essere il modello, anche perché vi è una diversa collocazione rispetto all'euro. Tuttavia, dal punto di vista metodologico, ritengo che il Governo avrebbe fatto molto bene a mandare a memoria il decalogo che il Primo ministro svedese ha reso noto, che ha ispirato le iniziative della Svezia in questi anni, conducendola fuori dalle secche nelle quali ad un certo punto si era trovata.

Vorrei dunque pregare il sottosegretario Vegas di prenderne nota e di trasferirne i principi al Governo. Ne leggo quindi i punti principali: finanze pubbliche sane sono un prerequisito per la crescita; un paese in debito o indebitato non è libero, ma è soggetto alle mutevolezze dei mercati finanziari; nel quadro delle riforme, queste ultime devono essere disegnate come un pacchetto completo e i costi e i benefici di tali riforme vanno distribuiti equamente su tutta la popolazione; la spesa in servizi pubblici deve avere necessariamente la priorità rispetto ai trasferimenti monetari, dei quali fanno certamente parte le riduzioni fiscali; le amministrazioni centrali non devono trasferire i loro problemi agli enti locali; bisogna essere onesti con il pubblico chiarendo la situazione in cui ci si trova; occorre essere trasparenti con i mercati finanziari, perché hanno una memoria molto lunga.

Avremmo voluto che il ministro, per la sua formazione culturale, facesse proprie queste considerazioni, ma così non è stato. Ritengo che ciò abbia costituito un'occasione persa in quanto, oggi, ci ritroviamo con gli stessi problemi che abbiamo lasciato e con una situazione nella quale si cerca semplicemente di rinviare al futuro i serissimi problemi della nostra finanza pubblica e non si dà per nulla la sensazione di volerli affrontare. In realtà, da questo punto di vista, abbiamo di fronte a noi un anno e mezzo di vuoto.

Penso, tuttavia, che dovremo aspettare 15 mesi affinché il prossimo Governo di centrosinistra lavori esattamente su questi principi per costruire una politica economica credibile (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

 

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, intervenire in sede di dibattito sulle linee generale di questa legge finanziaria diventa certamente molto preoccupante nonché imbarazzante, per il semplice motivo che, di fatto, da ormai quattro anni - infatti questa è la quarta finanziaria del Governo Berlusconi - si ripetono le stesse questioni, gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni di inizio legislatura.

L'uscita di scena del ministro Tremonti, autore di una serie di indicatori «estremamente fantasiosi» e l'avvento del ministro Siniscalco, come giustamente sottolineava qualche secondo fa l'onorevole Nicola Rossi, parevano far credere alla possibilità di discutere una finanziaria di crescita, che desse prospettive diverse ai cittadini italiani. Invece, la realtà è che non possiamo discutere di questo, anzi purtroppo siamo chiamati a dibattere di momenti di grande difficoltà.

Nei prossimi giorni e nel prossimo mese discuteremo una finanziaria che, tutto sommato, non si discosta dalla linea di comportamento di quelle precedenti. Tuttavia, il quadro macroeconomico a livello internazionale sta cambiando: basti vedere i dati di crescita a livello internazionale per rendersene conto. I tassi di crescita sono intorno al 4-5 per cento, anche se chiaramente essi risultano maggiori per i paesi asiatici. Inoltre, gli stessi paesi europei possono vantare indicatori estremamente significativi per quanto riguarda la crescita, anche se Germania e Francia incontrano maggiori difficoltà. Al contrario, gli indicatori dell'economia nazionale italiana sono estremamente preoccupanti, al di là della manovra posta in essere con questa finanziaria.

Con la Nota di aggiornamento del DPEF è stata delineata una manovra per 24 miliardi di euro, cui ne vanno aggiunti ulteriori sei, necessari alla riduzione delle tasse, se vogliamo così definirla. Comunque, dovremo discutere tale misura nel suo complesso per capire cosa accadrà e quali saranno le conseguenze per i cittadini italiani, soprattutto quelli con redditi molto bassi. La manovra di 24 miliardi di euro si rende necessaria a causa del dato tendenziale relativo al rapporto deficit-PIL, pari al 4,4 per cento. In realtà, molti istituti - tra cui quello dell'onorevole Visco - prevedono un deficit tendenziale del 5,1 per cento. Se dovesse essere confermato tale dato, come peraltro riteniamo, bisognerà ricorrere ad un'ulteriore manovra aggiuntiva per complessivi 39 miliardi di euro, necessari a raggiungere il deficit del 2,7 per cento, così come previsto dalla Nota di aggiornamento. Comunque, la manovra di 24 miliardi è stata varata in una situazione di grande difficoltà.

Ciononostante gli indicatori che emergono in base a studi molto significativi, effettuati da importanti istituti di ricerca a livello europeo, affermano che nel 2005 la crescita del PIL non sarà quella prevista nella Nota di aggiornamento del DPEF e dalla stessa manovra finanziaria, bensì vicina all'1 per cento.

Avremo di fatto un rapporto deficit-PIL che supererà il famoso rapporto di Maastricht del 3 per cento ed un debito pubblico che non si abbasserà. Si tratta di elementi che ci devono far riflettere, se intendiamo discutere di un dato estremamente significativo relativo al fabbisogno di cassa e all'indebitamento, che, in base alle stime, crescerà notevolmente.

Dunque, come ha giustamente sottolineato l'onorevole Nicola Rossi, lascerete ai futuri governi un buco di bilancio estremamente preoccupante, che dovrà essere recuperato e che verrà recuperato dal Governo di centrosinistra. Infatti, i cittadini italiani hanno compreso qual è la politica economica di questo Governo e hanno compreso sulla propria pelle, mettendosi le mani in tasca, che sono sicuramente più poveri, contrariamente a quanto tenta di far credere il Presidente del Consiglio.

Nel merito della manovra che state portando avanti, come è stato osservato, si tratta di interventi costituiti per due terzi da una tantum: non si tratta di interventi strutturali, bensì di misure che comunque non creeranno le condizioni di una ripresa economica nel nostro paese e tanto meno di una crescita della competitività nel mercato internazionale (è sufficiente esaminare i dati per rendersi conto di dove siamo arrivati). A tal fine, infatti, vi è la necessità di intervenire in settori estremamente significativi quali la ricerca, la scuola, la formazione, il lavoro. Sono elementi che non vengono presi in considerazione da parte di questo Governo. Gli elementi su cui si determina la manovra di questo Governo, infatti, sono costituiti, ad esempio, dal taglio indiscriminato della spesa del 2 per cento, che coinvolgerà sicuramente settori importanti della nostra economia e che dunque determinerà condizioni di recessione, come stiamo constatando e come hanno sottolineato con puntualità i colleghi del centrosinistra che mi hanno preceduto.

Basti pensare a ciò che accade negli enti locali. In questi giorni, si sta svolgendo a Genova l'assemblea nazionale dell'ANCI e nella giornata odierna si discute di finanza locale. Si tratta di un'organizzazione al di sopra delle parti, in quanto costituita da sindaci di centrodestra e da sindaci di centrosinistra, i quali hanno contestato fortemente la manovra di questo Governo, nel metodo e nel merito. Essa, infatti, scarica sugli enti locali le responsabilità di una politica fallimentare e costruisce e dà in pasto ai cittadini italiani una condizione per cui si possa dire: chi non funziona non è il Governo centrale, bensì i cosiddetti terminali locali, vale a dire gli enti locali.

Con questa manovra, come è stato osservato anche dal presidente della Corte dei conti nel corso dell'audizione presso la Commissione bilancio, e con i tagli per gli enti locali il famoso risparmio di 9 miliardi e mezzo di euro sarà per 5 miliardi a carico degli enti locali stessi.

E se a questo aggiungiamo i mancati trasferimenti, comunque previsti, allora ben si comprendono le grosse difficoltà che incontreranno gli enti locali nel garantire ai cittadini italiani i livelli minimi di servizio. Si dovranno, quindi, tagliare ancora di più le spese, si dovranno tagliare quei servizi necessari per garantire ai cittadini del nostro paese un adeguato livello di vita. Sono interventi che perseguono la linea del tagliare i servizi ai cittadini e sono anche interventi che tagliano gli investimenti. Gli stessi enti locali, con una nota consegnata al Governo, hanno sottolineato che con questa manovra tagliate del 30 per cento gli investimenti produttivi degli enti locali; gli investimenti, cioè, che creano lavoro e sviluppo, che pongono le condizioni per una ripresa della nostra economia nazionale. Ebbene, voi con questa manovra tagliate anche i meccanismi di sviluppo degli enti locali.

Cosa altro non ricordare se non, ad esempio, gli interventi ipotizzabili in agricoltura? Al riguardo in questa manovra non si prevede nulla, anzi, vi sono grosse difficoltà. Come non parlare dei trasporti e delle infrastrutture? Il sottosegretario Vegas ricorderà l'inizio di questa legislatura quando - al di là delle campagne elettorali -, nelle discussioni del buon Vespa con il Presidente del Consiglio, si tracciavano le linee di quello che avrebbe dovuto essere lo sviluppo infrastrutturale della nostra realtà. Sapete che con questa finanziaria avete complessivamente tagliato del 27,5 per cento le risorse infrastrutturali? Sapete benissimo che vi sono delle difficoltà per le ferrovie; sapete benissimo che vi sono grandi difficoltà per l'ANAS; sapete benissimo che non vi è una politica dei trasporti urbani sulla mobilità; sapete benissimo che vi sono delle difficoltà, ad esempio, per lo sviluppo dei porti e degli aeroporti! E ben sapete, inoltre, che avete costruito una politica infrastrutturale e dei trasporti estremamente deficitaria.

Tutto ciò influenzerà, ed ha già influenzato negativamente, gli sviluppi possibili per il Mezzogiorno d'Italia, per quelle aree che presentano grossi limiti di crescita. Altro che le considerazioni del viceministro Micciché, dichiarazioni che definirei banali e, se mi è consentito, oserei anche consigliarli di cambiare dicastero. Altro che affermazioni del tipo: adesso in Sicilia disponiamo dell'acqua per ventiquattr'ore al giorno! Evidentemente, il viceministro Micciché da molto tempo non visita il Mezzogiorno d'Italia; sarebbe utile per comprendere le difficoltà di quelle realtà, per capire quali sono le strozzature infrastrutturali, per capire che questa realtà non cresce! Il suo prodotto interno lordo, negli scorsi anni è stato sicuramente minore del prodotto interno lordo del nord e del centro. Oggi per il Mezzogiorno abbiamo indici preoccupanti.

Il Mezzogiorno deve essere un problema non solo del sud bensì di livello nazionale; ma questo Governo ha escluso dalla sua agenda il problema del Mezzogiorno d'Italia! Altro che promesse! Lo si capisce adesso! E lo si capisce quando il Presidente il Consiglio, inaugurando la Fiera del Levante a Bari, non ha avuto possibilità di spendere una parola per il Mezzogiorno d'Italia! Non c'era nulla! Anzi, avete tolto le risorse al Mezzogiorno d'Italia.

Avete tagliato le risorse al Mezzogiorno d'Italia, avete tagliato gli interventi sulle aree depresse, avete fissato un tetto di spesa che significa determinare comunque ulteriori difficoltà, avete anche ingenerato un meccanismo in ordine alla possibilità di riutilizzare gli interventi a fronte della non progettualità delle aree del Mezzogiorno d'Italia e che verranno ad essere spalmati su altre realtà della nostra nazione; avete ridotto gli interventi sulla legge n. 488 del 1992 e introdotto meccanismi di grande difficoltà.

Solo ieri, discutendo con il mondo imprenditoriale, e non con quello di sinistra, ma con quello che vuole crescere e creare condizioni di sviluppo e di occupabilità, che vuole investire in proprio creando condizioni tali da non avere un Mezzogiorno piagnone, ma un Mezzogiorno che sia in grado da solo di determinare opportunità di crescita per tutta la nazione, ci è stato detto che il meccanismo che state mettendo in atto per il credito di imposta è estremamente disagevole, che creerà condizioni di difficoltà per le imprese.

Credo che queste siano considerazioni che occorre fare con grande responsabilità, soprattutto da parte di chi governa, che deve determinare quelle condizioni di crescita e di sviluppo della nostra realtà nazionale.

Noi come centrosinistra, come forze politiche dell'Ulivo, come Socialisti democratici italiani, abbiamo gioito - oserei dire - quando il 2 novembre il mondo dell'impresa (non soltanto la Confindustria, ma il mondo dell'impresa nel suo complesso, sperando che nelle prossime ore il CNA aderisca a questo documento), insieme al mondo del sindacato unitario, ha sottoscritto un'intesa per rilanciare il Mezzogiorno d'Italia, ponendolo come problema dello sviluppo dell'intera nazione.

Con questa legge finanziaria voi avete scontentato tutti, perché si capisce bene che è una legge finanziaria che restringe enormemente i margini di crescita, che crea preoccupazioni, anche qualora alla fine della manovra dovesse diminuire la tassazione, e quindi le imposte. Dove andremo a verificarlo? Alcune considerazioni, infatti, bisognerà farle: le state già facendo voi all'interno della maggioranza: non si comprende quali saranno le aliquote e come incideranno sui ceti della nostra società.

Non sarà certamente la riduzione delle tasse che potrà incrementare i consumi, e ciò perché oggi viviamo un momento di grande difficoltà; lo dicevano bene i colleghi prima, e lo dice anche l'ISTAT: i dati rilevano che vi è una maggiore spesa per i consumi, ma di quelli primari, cioè alimentari e bevande; altroché ripresa dei consumi e di circolo virtuoso della nostra economia!

Si tratta semplicemente di iniziative politiche ed elettorali, non certamente di una linea di politica economica che serva a rilanciare l'economia e lo sviluppo della nostra realtà nazionale.

In questo quadro si inseriscono anche i rilievi relativi allo Stato sociale ed ai livelli di occupazione: avete tagliato gli interventi sociali e per la famiglia; avete tagliato anche il Fondo per l'occupazione (ad una lettura superficiale, quest'ultimo sembrerebbe incrementato di 60 milioni; invece, basta analizzare più nel dettaglio le Tabelle per capire che anche in tale settore avete operato tagli); avete tagliato l'assistenza ai detenuti tossicodipendenti; avete tagliato i fondi per le famiglie; non ci sono i fondi per rinnovare i contratti del pubblico impiego (perché avete sbagliato le stime).

Insomma, state creando una situazione di notevole difficoltà che genera grande preoccupazione nei cittadini.

Nel corso della discussione in Commissione, ogni volta che abbiamo presentato proposte volte a migliorare l'impalcatura generale del disegno di legge finanziaria in esame, ci avete opposto un off-limits: com'è avvenuto in occasione dei precedenti disegni di legge finanziaria, non è stato possibile discuterne seriamente per il bene del paese.

Infine, sottosegretario Vegas, avete previsto 50 milioni di euro per le calamità naturali. Ricordate quando il Presidente del Consiglio, recatosi a San Giuliano di Puglia, disse che il paese sarebbe stato ricostruito rapidamente e che sarebbero state date risposte importanti alle zone colpite dal terremoto? Ebbene, quelle aree stanno ancora soffrendo: non si è ricostruito né nelle aree del Molise, né in quelle della Capitanata, in provincia di Foggia, né in quelle della Sicilia! Quella gente non sente vicino lo Stato perché avevate promesso e non avete mantenuto!

Se mi è consentito, vorrei rivolgere un invito anche al governatore Fitto, il quale percorre in lungo e in largo la realtà provinciale e regionale promettendo mari e monti (fortunatamente, non c'è più Tremonti): perché non raccoglie firme per segnalare le difficoltà che vivono questi piccoli comuni ormai isolati dal mondo? Perché non raccoglie firme per riavere quello che voi avete tolto alla sanità (come rilevava molto bene la collega Labate)? Perché non raccoglie firme per dire a questo Governo che sta distruggendo il Mezzogiorno d'Italia?

Per la verità, credo che questo impulso dovrebbe autonomamente nascere in ogni governatore, in ogni sindaco, in ogni presidente di provincia del Mezzogiorno. Anziché strumentalizzare questioni inesistenti, occorrerebbe lottare per risolvere i problemi che già esistono e quelli che state creando!

In particolare, per quanto riguarda la spesa sanitaria, la Conferenza Stato-regioni si è espressa in maniera chiara.

Sarà difficile mantenere tali limiti di spesa, a meno che non si voglia una sanità privatizzata che non dia garanzie alla tutela della salute dei cittadini.

Il disegno di legge finanziaria in oggetto, come ho già ricordato precedentemente, non creerà le condizioni per lo sviluppo della nostra realtà, ma determinerà le condizioni per una recessione. E il Governo di centrosinistra dovrà assumersi la responsabilità di fornire risposte ai grandi bisogni dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

 

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, non sarà semplice per la maggioranza parlamentare trovare parole e argomenti per spiegare ai cittadini che, in questo disegno di legge finanziaria per il 2005, privo di lungo respiro, manca un investimento serio sulla loro sicurezza, per prevenire e contrastare quei fenomeni criminali di ogni dimensione che generano paura nelle persone e diffondono allarme sociale.

Se un ascoltatore attento segnasse su un foglio il livello di attenzione prestato dalla Casa delle libertà ai temi della sicurezza negli anni di Governo dell'Ulivo e in questi ultimi tre anni, ci rivelerebbe una caduta evidente di tale livello, proprio nel tempo in cui la Casa delle libertà governa il paese, in cui può dare prova di saper fare, e non solo di saper dire.

Ma è cambiato qualcosa in questi anni che dia ragione di tanto silenzio sui problemi della sicurezza? No, anzi i livelli di criminalità diffusa sono costantemente in aumento. Ogni giorno, le cronache locali ci informano di episodi che interessano i quartieri e le persone che li abitano. C'è una sostanziale riduzione del controllo del territorio che fa sperimentare grande solitudine a chi non ha i mezzi economici per tutelare da solo i propri beni e la propria libertà. Non si spiega nemmeno il silenzio di questi anni nella lotta contro la mafia, perché la mafia esiste, cerca un proprio radicamento, intende stare dentro il sistema economico per piegarlo ai propri guadagni illeciti. L'operazione conclusa ieri sul litorale romano cosa ci dice, oltre al lavoro meritorio della magistratura e della polizia? Ci dice che con la mafia non si convive, ci dice che il silenzio diventa complice, ci dice che con la mafia non si può mai abbassare il livello di guardia.

Quest'anno, non c'è stata molta enfasi da parte del Governo nella presentazione del rapporto annuale sulla criminalità in Italia. Il Governo ha cambiato il criterio di analisi dell'andamento temporale dei fenomeni delittuosi e ciò per non dover dire, come invece è nelle cose, che i dati rivelano un sostanziale fallimento delle politiche del Governo per la sicurezza. Questo fallimento è la prima ragione vera del silenzio. Se il problema non si è capaci di affrontarlo è meglio far finta che non esiste. Il silenzio - qualcuno pensa - produce rassicurazione. A nostro avviso, questo modo di pensare, non solo è sbagliato, ma lascia che il problema torni in tutta la sua emergenza e dica, come riteniamo, che la Casa delle libertà non in grado di governarlo, di affrontarlo. Il tema di questo disegno di legge finanziaria non è solo la mancanza di risorse per la sicurezza, ma anche l'assenza di una strategia attraverso cui collocarle.

Dall'opposizione sappiamo bene che possono esserci tempi in cui le difficoltà economiche portano ad individuare alcune priorità. Saremmo anche disponibili a confrontarci responsabilmente su questo, ma la maggioranza ed il Governo non accettano il confronto, non sanno indicare le priorità e, per di più, hanno la faccia per dire ai cittadini e agli operatori di questo settore che sulla sicurezza si sta investendo tanto e che tanto si sta facendo per loro.

Per quanto riguarda i cittadini, sono del tutto scomparse dai progetti finanziari e da quelli legislativi ordinari del Governo le previsioni di interventi nuovi in favore delle vittime dei reati. Penso ai commercianti più esposti, penso ai singoli cittadini o alle associazioni che tutelano le vittime. Anzi, a questo riguardo vi è una vera sofferenza dell'esperienza associativa, che allenta la rete di solidarietà. Conseguentemente, non sono i criminali a venire isolati, ma sono le loro vittime. Non c'è un piano sinergico di lavoro con le regioni e con gli enti locali che valorizzi l'azione amministrativa per la sicurezza dei cittadini, agendo un coordinamento che integri le competenze di ciascuno. Anzi, la vostra riforma costituzionale intende appiattire il modello di intervento alla sola azione repressiva, prefigurando oltretutto nuovi oneri in questa unica direzione.

Quanto agli operatori delle forze dell'ordine, intendete continuare a speculare su forme di fidelizzazione alle vostre idee, che offuscano il disagio vero di questi lavoratori, volendo per di più farli arretrare da una cultura democratica che hanno guadagnato attraverso il loro impegno? Avete inteso comunicare e spendere come buono un contratto di lavoro per il biennio 2004-2005 che è il peggiore degli ultimi anni, che non recupera il potere di acquisto, che riduce con la coda contrattuale indicata in questa legge finanziaria lo stanziamento complessivo di circa 400 milioni di euro, il 40 per cento in meno rispetto al contratto 2002-2003.

L'inesistenza di incrementi sui trattamenti accessori, tranne che per il servizio festivo, ci porta ormai al punto che per un operatore di polizia un'ora di lavoro straordinario viene pagata meno di un'ora di lavoro ordinario. La scorsa settimana quest'Assemblea ha votato la conversione di un decreto-legge che, per quanto necessario, dimostra l'ingiustificato ritardo nell'adozione di un disegno di riordino complessivo delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate. Il Governo ha accettato in merito un nostro ordine del giorno, chiedendoci però di non indicare espressamente un invito a reperire risorse con questa legge finanziaria. Ma com'è possibile ipotizzare un intervento serio di riordino, come voi lo avete promesso agli operatori, senza decidere, come sta accadendo, di non disporre ulteriori risorse che lo realizzino, in aggiunta a quelle già destinate con la finanziaria dello scorso anno?

Ho avuto già modo di dire che ho l'impressione che il Governo usi nei confronti degli operatori il bastone e la carota. Ma la carota si sta consumando, mentre il bastone sta rendendo sempre più duro il loro lavoro quotidiano. Lo stanziamento previsto per il dipartimento di pubblica sicurezza registra una diminuzione per la parte in conto capitale di 121,84 milioni di euro rispetto all'assestamento 2004 e la Tabella B), il fondo speciale in conto capitale, non reca alcun accantonamento a favore dello stesso Ministero dell'interno.

State proseguendo una politica di riduzione dei fondi, nell'ottica dell'annunciato tetto di spesa del 2 per cento, a riguardo della quale ricordo che gli stanziamenti per le Forze di polizia furono, già con il decreto «taglia spese», depauperati dal 20 al 30 per cento.

Cosa significa tutto ciò?

Significa che peggioreranno le condizioni di lavoro del personale proprio in un momento in cui si chiede più impegno nei settori strategici del controllo del territorio, dell'antiterrorismo, del contrasto all'immigrazione clandestina e della certificazione dell'immigrazione regolare. Significa, altresì, che le dotazioni e le strumentazioni a loro disposizione saranno vieppiù di qualità peggiore o, comunque, gestite in economia.

Riferiscono i sindacati che oggi sono in uso autovetture Marea che hanno percorso più di centomila chilometri e i cui pneumatici usurati vengono sostituiti con pneumatici di terza qualità. Sono tante altre le questioni e le lagnanze che giungono dal personale rispetto alle dotazioni; ritengo sia dato a ciascuno apprendere tali notizie dagli articoli pubblicati sui giornali.

La Tabella A, il fondo speciale di parte corrente, contiene accantonamenti con una pluralità di impegnative e destinazioni; tra queste, l'istituzione del poliziotto di quartiere. Vorrei riflettessimo con attenzione sul contesto nel quale si colloca tale nuova figura...

 

PRESIDENTE. Onorevole Lucidi....

 

MARCELLA LUCIDI. Concludo, signor Presidente. Si tratta del contesto che ho appena descritto. In un tempo in cui le più importanti voci di spese denotano una sofferenza - la logistica, la motorizzazione e gli stipendi del personale -, in cui parti consistenti del territorio, le più problematiche, lamentano una scarsa presenza delle Forze di polizia, vogliamo o no ragionare sulla necessità di inserire il poliziotto di quartiere all'interno di un sistema razionale di servizio complessivo di prossimità alla vita dei cittadini o, ancora una volta, state pensando che un'operazione di immagine possa colmare le evidenti lacune di una presenza pianificata e distribuita su tutto il territorio?

Vedete, questa è l'assenza di strategia che denunciavo dianzi; e nel sostenere che così non va e che non basta declamare i risultati di importanti operazioni dovute al grande spirito di servizio degli operatori per cambiare la dimensione di problemi ormai evidenti, nel sostenere che meglio e di più tali operatori potrebbero fare se avessero maggiori mezzi e motivazioni, aggiungo anche che occorre ragionare diversamente. Il confronto parlamentare continua a meritare una sede specifica, una Commissione ordinaria oggi inesistente e che invece sarebbe necessaria per definire con il contributo di tutti un sistema organico di interventi ed un modello di organizzazione delle competenze di cui il paese dispone e che non sono valorizzate.

Sento di dire che il ministro dell'interno mostra, a volte, di ben comprendere, a differenza dei suoi colleghi e del Presidente del Consiglio, che questa opposizione ha grande senso di responsabilità sulle materie che interessano la competenza del suo Ministero e che il dialogo può essere fecondo per un sistema che ha bisogno di unire stabilità del modello e flessibilità delle strategie. Ma è evidente che il ministro Pisanu non basta per rendere possibile, nonostante questo Governo e questa maggioranza, una spinta vera che disegni nuovi scenari per la sicurezza del paese. Scenari possibili, ma non ricercati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, è questa la quarta finanziaria del Governo Berlusconi; abbiamo ormai superato i due terzi della legislatura e questa manovra può essere considerata più che uno strumento di previsione delle spese dello Stato per il 2005 una sorta di consuntivo della politica economica perseguita dal Governo in questi anni. E si tratta, con tutta evidenza, di un bilancio fallimentare.

L'entità della manovra - 24 miliardi di euro, quasi 50 mila miliardi delle vecchie lire - può essere considerata l'unità di misura della distanza tra la promessa e gli obiettivi del Governo, presentati in campagna elettorale, e la situazione reale del paese. Siamo tornati, infatti, dopo la costante opera di risanamento dei conti pubblici attuata dai Governi dell'Ulivo, alle leggi finanziarie «lacrime e sangue» degli anni Novanta. Purtroppo, sappiamo che le dimensioni della manovra sono sottostimate; le previsioni di maggiore entrata (sostanzialmente, più tasse) e minori spese (tagli alla spesa pubblica ed ai servizi sociali), si basano su calcoli e propositi non credibili.

I conti non tornano, insomma, già nella valutazione alla base dell'entità della manovra finanziaria. Questi 24 miliardi di euro servirebbero a portare il deficit tendenziale dal 4,4 per cento al 2,7 del prodotto interno lordo; tuttavia il disavanzo tendenziale da correggere è ben maggiore di quello indicato dal Governo, essendo più vicino al 5 per cento del PIL che non al citato 4,4 per cento. La manovra correttiva, dunque, dovrebbe essere almeno di 33 miliardi di euro, anziché di 24, come previsto dal Governo.

Entrando nel merito, inoltre, si ha la sensazione netta di una previsione basata su cifre «addomesticate». Il raggiungimento dell'obiettivo del reperimento dei 24 miliardi di euro dovrebbe essere garantito soprattutto attraverso le misure di riduzione della spesa per 9 miliardi e 500 milioni, entrate una tantum, dismissioni immobiliari e cartolarizzazioni per 7 miliardi nonché la manutenzione del gettito (maggiori entrate ordinarie) per 7 miliardi e 500 milioni.

Così come abbiamo già affermato durante il dibattito sia sul Documento di programmazione economico-finanziaria, sia sul disegno di legge finanziaria in sede di Commissione, vorrei ribadire che siamo assolutamente contrari al taglio indifferenziato del 2 per cento delle spese per il triennio 2005-2007, il quale, oltre ad essere difficilmente realizzabile (poiché interviene su spese che sono per il 90 per cento obbligatorie), è effettuato rinunciando a programmare la spesa pubblica, scegliendo dove tagliare e dove incrementare, ritirandosi, pertanto, dall'esercitare il ruolo della politica. Il risparmio previsto è sovrastimato ed i tagli alla spesa colpiranno soprattutto gli enti locali, che non riuscirebbero a rispettare il tetto di spesa previsto al 4,8 per cento nel 2005, neanche aumentando le tariffe dei servizi e la tassazione locale, con forti ripercussioni soprattutto sui lavoratori autonomi.

Per le entrate una tantum vi sono solo indicazioni generiche e non si capisce come, per cartolarizzazioni e dismissioni immobiliari, possa essere considerata attendibile la somma prevista di 6 miliardi e 300 milioni di euro, quando, per il 2004, operazioni similari sono ancora in alto mare. Appare velleitaria, inoltre, la previsione di gettito di 5 miliardi e 700 milioni di euro garantiti attraverso la cosiddetta «manutenzione delle entrate», che altro non è che un modo elegante per dire «incremento della pressione fiscale».

Le misure previste per esercitare maggiori controlli sugli immobili e quelle per imprese e professionisti al fine di contrastare l'evasione e l'elusione fiscale ci sembrano poco credibili, considerando che il Governo, con la politica dei condoni fiscali a ripetizione e delle sanatorie ha permesso la crescita dell'area dell'evasione fiscale ed ha determinato, altresì, la rottura del rapporto fiduciario tra l'amministrazione finanziaria ed i contribuenti.

Non si capisce proprio, insomma, come potrà essere raggiunto l'obiettivo prefissato dalla manovra finanziaria, anche alla luce della disponibilità, manifestata dall'esecutivo, di rivedere alcune previsioni dopo il confronto che si è aperto con le categorie professionali e produttive e con gli enti locali. Se verranno mantenute le tante promesse fatte, infatti, si dovrebbero rivedere le previsioni sul pedaggio stradale, le norme sugli studi di settore, la revisione degli estimi catastali e la polizza anticalamità, e si dovrebbero mettere i piccoli comuni fuori dal patto di stabilità interno: si tratta, complessivamente, di 8 miliardi e 500 milioni di euro. Ieri è iniziato nell'Assemblea della Camera dei deputati il dibattito sul disegno di legge finanziaria: siamo proprio curiosi di vedere come andrà a finire e come il Governo e la maggioranza riusciranno a far quadrare la manovra finanziaria.

Signor Presidente, siamo, come dicevo all'inizio del mio intervento, alla quarta legge finanziaria varata dal Governo Berlusconi. I conti pubblici ritornano ad essere disastrosi, l'economia italiana è ultima in Europa e tutti i problemi del nostro paese restano ancora senza risposta. Non sono affrontati, infatti, i rischi di declino del nostro sistema economico e produttivo, la distribuzione del reddito rimane fortemente sperequata e non vengono adottate le misure necessarie a sbloccare i consumi, a rendere meno precario il lavoro e a riqualificare il nostro welfare.

Il disegno di legge finanziaria in esame rappresenta la certificazione di un fallimento: dopo aver promesso meno tasse per tutti, si impongono nuove imposte ed aumenti di tasse (ne abbiamo contati dieci) per una somma equivalente di 10 mila miliardi di vecchie lire in più, che graveranno soprattutto sui lavoratori autonomi. È patetico il tentativo del Presidente del Consiglio di occultare tali aumenti di tasse con la grande promessa della riduzione dell'aliquota IRE per i più ricchi, che dovrebbe, ma non si capisce come, determinare vantaggi per i più poveri. Evidentemente, non ci crede nessuno, e vorrei ricordare che, proprio ieri, il presidente della Confindustria ha dichiarato che la riforma delle aliquote IRE non è di alcuna utilità.

Il disegno di legge finanziaria in esame certifica il fallimento delle grandi opere necessarie a sostenere il nostro prodotto interno lordo, a recuperare il gap infrastrutturale del nostro con gli altri paesi e ad ammodernare l'Italia.

Nel 2001, il CIPE aveva previsto lo stanziamento di 125 miliardi di euro per l'attuazione del programma. Ad oggi, sono stati stanziati solo 10 miliardi di euro, e sono solo 14 le gare bandite e 5 quelle affidate. Nel 2004, gli stanziamenti per le opere pubbliche sono diminuiti del 21 per cento e, con l'indifferenziato tetto del 2 per cento sulla spesa, si profila un grave danno economico alla realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo.

Con questa proposta non si prevede alcun intervento per sostenere le nostre imprese nella sfida della competitività, partendo dall'esigenza di attivare maggiori investimenti nella ricerca, proposti anche da Confindustria. Sono previsti, invece, drastici tagli alla ricerca pubblica e nessun sostegno alle imprese che investono in ricerca ed alta tecnologia. Eppure - lo dimostrano i positivi risultati raggiunti dal nostro settore della siderurgia - solo con forti investimenti in tecnologia è possibile essere concorrenziali e competitivi. In un'Europa che ha un difetto di crescita, l'Italia è il malato più grave. Non riusciamo a produrre ricchezza, con tutto ciò che ne consegue, in termini di occupazione, qualità dei servizi pubblici ed equità sociale. Persino i dati sull'inflazione non rappresentano una buona notizia, bensì sono il segnale del crollo dei consumi e della stagnazione. Non c'è settore della nostra economia, dal turismo, alla piccola e media impresa, alla grande industria, che non risenta delle scelte sbagliate e del fallimento della politica del Governo negli ultimi anni.

Noi abbiamo presentato, assieme a tutte le opposizioni, nella discussione nelle Commissioni di merito, le nostre proposte in sette campi di intervento: ricerca e risorse umane, lotta al carovita, no al caro-casa, ambiente e cooperazione, lotta alla povertà e alla precarietà, Mezzogiorno e autonomie locali. Sentiamo il dovere di indicare al paese una via d'uscita dal fallimento del centrodestra, che presenta al Parlamento una proposta di bilancio recessiva, senza misure per lo sviluppo, basata sull'illusionismo contabile e sull'inganno fiscale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

 

WALTER TOCCI. Signor Presidente, in questi giorni ed in questi mesi si fa un gran parlare della ricerca e dell'esigenza di investire nella stessa. Ciò è diventato uno slogan apparentemente condiviso tutti. È diventato una specie di «noi vogliamo bene alla mamma», ed anche dal Governo non mancano dichiarazioni impegnative su tale priorità. La realtà, tuttavia, è ben diversa: mentre voi, esponenti della maggioranza e del Governo, parlate dell'esigenza della ricerca e dell'innovazione, l'investimento in ricerca, in Italia, diminuisce da tre anni. State facendo, in questo settore, un po' l'inverso di ciò che avete fatto sul fisco: sono tre anni che promettete di diminuire le tasse ed invece le stesse sono aumentate; sono tre anni che promettete di aumentare la ricerca e, invece, la stessa è diminuita.

Soltanto l'anno scorso - 2003 sul 2002 - la diminuzione è stata pari al 5,3 per cento ed è stata la più significativa diminuzione a livello europeo. È ancora più grave il fatto che siamo ormai il fanalino di coda nella graduatoria europea sull'investimento in ricerca in rapporto al PIL e, quindi, dovremmo fare più degli altri. La nostra situazione, dunque, è grave non solo perché siamo in coda, ma perché stiamo andando indietro, anziché andare avanti.

La situazione è stata espressa in modo lapidario dal commissario europeo Busquin, il quale riferendosi ai dati dell'Italia, ha detto: «non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire». Mi sembra la migliore definizione della politica del ministro Moratti.

Per quanto riguarda l'università, siamo in condizioni ancora più gravi, poiché negli ultimi tre anni avete aumentato apparentemente del 2,5 per cento i fondi, ma, scontando l'inflazione, ci si accorge che si tratta di un taglio. Vi ricordo che negli ultimi tre anni di governo dell'Ulivo l'aumento fu del 12,5 per cento. Fate mancare, quindi, le risorse all'università, proprio mentre quest'ultima dimostra una straordinaria vitalità. In questi mesi, sono stati forniti dati da cui emerge un aumento delle immatricolazioni, un aumento nell'efficacia e nei risultati degli studi, una riduzione degli abbandoni. Soprattutto, vi è un fenomeno nuovo e molto importante: alcuni giovani, che alla fine della scuola media superiore non avevano scelto di frequentare l'università, oggi invece vi tornano, magari a trent'anni.

In un paese che vede crescere la sua università, in un paese in cui il 10 per cento della popolazione lavorativa è laureato (cioè la metà rispetto alla quota europea), in un paese siffatto si dovrebbero dare le risorse necessarie all'università, almeno il minimo indispensabile, ciò che è necessario per pagare gli stipendi. Invece, tutto ciò continua a non essere fatto. Vi è l'odiosa misura del blocco delle assunzioni; odiosa perché non ha alcuna giustificazione contabile. Al riguardo, avete creato un grande imbroglio, facendo passare il blocco delle assunzioni come una misura di contenimento della spesa dello Stato. È un clamoroso falso, perché le assunzioni all'università sono operate sulla base di propri bilanci e, quindi, l'università che bandisce un concorso ha nel proprio bilancio la copertura necessaria. Pertanto, tali assunzioni non hanno alcun effetto, a parità di trasferimenti dello Stato all'università, sul bilancio dello Stato. State dando, quindi, un colpo inutile, dannoso e cinico all'università italiana, che invece, in questo momento, mostra una straordinaria vitalità.

Questa è la situazione e con i nostri emendamenti ci proponiamo una svolta, anche urgente. Infatti, a forza di tagliare, si rischia di mettere in crisi le strutture portanti della ricerca e dell'università italiana. Nel nostro dibattito un po' provinciale questi aspetti non vengono mai valutati nella giusta misura, ma gli osservatori internazionali sono molto più preoccupati di tanti esponenti della maggioranza e del Governo. Faccio riferimento all'ultimo editoriale della prestigiosa rivista americana Nature che, svolgendo un'analisi della situazione italiana, si conclude in questo modo: perfino una tradizione robusta (infatti, la tradizione scientifica italiana è vista a livello internazionale come un'ottima tradizione) può collassare, se viene trascurata troppo a lungo.

Ecco, quindi, che cerchiamo di proteggere e consolidare le strutture portanti del sistema e, anzi, ne facciamo dei punti di forza. In particolare, i nostri emendamenti si concentrano su tre filoni principali: in primo luogo, l'Europa; in secondo luogo, i giovani; in terzo luogo, le imprese.

Sull'Europa, il Governo ha messo in atto una linea molto lucida di distacco dall'integrazione europea. In questi giorni, nelle cancellerie europee, si sta discutendo di una proposta molto importante avanzata dalla Commissione circa la creazione di un consiglio europeo delle ricerche, che si dovrebbe occupare della ricerca fondamentale, quella di base. La Presidenza olandese ne fa una priorità del suo semestre e, nell'ultimo vertice anglo-franco-tedesco, i Capi di Governo hanno siglato l'impegno comune a realizzare questo consiglio europeo delle ricerche; ma il Governo italiano si è dichiarato contrario. Proprio noi, che dovremmo essere i più interessati a portare la nostra ricerca di base nell'integrazione europea, ci chiudiamo in un autarchico isolamento. Con uno specifico emendamento vogliamo mettere in discussione questo orientamento del Governo e riportare l'Italia nella sua posizione naturale, di paese più coerentemente e coraggiosamente volto all'integrazione europea.

In secondo luogo, è tutto importante in questo settore, ma lo è ancora di più il presidio delle frontiere tecnologiche, cioè quei terreni di ricerca sui quali si sviluppa appunto l'innovazione. Noi proponiamo di finanziare cinque progetti straordinari sulle frontiere tecnologiche perché, se perdiamo il passo su questi obiettivi, vengono meno non soltanto gli aspetti quantitativi, ma anche il rango e il posizionamento del nostro paese. Questi progetti straordinari si riferiscono alle neuroscienze, alla biomedicina, allo spazio, alle nanotecnologie e alla scienza dell'informazione.

Relativamente alle infrastrutture di ricerca, si discute poco tra di noi di questo che, invece, è un argomento decisivo, perché per fare ricerca sono necessari grandi strutture e laboratori. L'Italia in passato è stato un paese prestigioso su questo terreno. Ricordo il laboratorio del Gran Sasso, l'invenzione del CERN, che vide la comunità scientifica italiana protagonista.

Oggi l'Italia non ha nessun programma e nessun progetto sulle infrastrutture di ricerca. Non solo, stiamo facendo delle figuracce nella gestione delle grandi infrastrutture comuni. Voglio portare a conoscenza dei colleghi il fatto che i sincrotroni di Trieste e di Grenoble, partecipato dall'Italia, sono in grave difficoltà perché il ministero non ha pagato la convenzione annuale con queste strutture. Mettiamo in grande imbarazzo i nostri ricercatori che, andando a Grenoble, si sentono dire dai gestori di quell'importante laboratorio che non potranno continuare a fare ricerca se il Governo italiano non paga le rette degli anni precedenti. Siamo sostanzialmente ad una vera e propria morosità del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca su un'importante struttura europea.

Noi proponiamo, invece, di investire soprattutto per saldare i debiti pregressi, ma anche per creare nuove infrastrutture.

Infine, lo spazio: in Europa si sta discutendo di installare un sistema satellitare volto all'eliminazione del digital divide. Penso soprattutto ai nuovi entranti, ma a tutti quei territori del nostro continente nei quali la realizzazione dell'infrastruttura fisica è diseconomica e, quindi, si utilizza la tecnologia spaziale. L'Italia anche su questo progetto si è tirata indietro e il ministero sta lavorando sulla produzione di un satellite italiano per la banda larga.

Per quanto riguarda il Mezzogiorno, con emendamenti specifici proponiamo di dare particolare impulso all'investimento nella ricerca nel nostro meridione. Emerge soprattutto il tema dei giovani. L'età media dei ricercatori italiani è di cinquant'anni. Da tre anni sono bloccate le assunzioni.

 

PRESIDENTE. Onorevole Tocci, si avvii a concludere.

 

WALTER TOCCI. Concludo, signor Presidente.

Riteniamo che si debba assicurare l'ingresso di tanti giovani nel nostro sistema e determinare un'occasione per le generazioni che sono piene di giovani talenti per poter esprimere le loro potenzialità.

Chiediamo di valorizzare i nostri enti di ricerca e chiediamo di tornare indietro rispetto alla scelta sciagurata dello smantellamento dell'Istituto nazionale di fisica della materia (INFM). Ormai è sotto gli occhi di tutti che quella scelta ha creato soltanto problemi e ha messo in difficoltà un ente di ricerca come l'INFM, che era ed è uno dei migliori del nostro paese.

Chiediamo, infine, dopo tutti questi tagli e questi rimescolamenti interni, che si diano finalmente al CNR le risorse affinché possa funzionare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, una trasmissione va in onda tutte le sere sul principale canale della televisione di Stato: Affari tuoi. È una trasmissione di indubbio successo, che ha il merito di risollevare le sorti di ascolto e di popolarità della televisione pubblica in tempi di crisi.

Tutto bene dal punto di vista televisivo, un po' meno, signor Presidente, nel momento in cui Affari tuoi diventa, forse involontariamente forse no, la metafora del paese e, ahimé, anche di questo Parlamento. Non credo, infatti, suoni irriverente sottolineare come la legge finanziaria ora al nostro esame appaia per molti versi assai simile, in senso metaforico, proprio ad una delle immaginifiche scatole che il bravo presentatore, per dirla con Renzo Arbore, sottopone ogni sera ai concorrenti della suddetta trasmissione. È una sorta di grande lotteria caratterizzata dall'incertezza, dall'alea, dal non conoscere esattamente i contenuti dell'oggetto di fronte ai concorrenti. All'interno di tale oggetto - intendo la scatola, ma anche la legge finanziaria - potrebbero esservi tanti soldi da utilizzare per le più disparate finalità ma, più facilmente, pochi soldi o, addirittura, merce in natura come ossi di seppia, fermagli per capelli e quant'altro.

Un dato solo, ad oggi, resta assodato rispetto alla nostra legge finanziaria: i saldi complessivi della finanza pubblica, i grandi numeri intorno ai quali si scrive il bilancio dello Stato. Di questo, però, più che al Governo italiano - ce lo consenta, signor sottosegretario - forse dobbiamo dire grazie all'Unione europea, che anche in questi casi dimostra tutta la sua importanza per la stabilità del sistema economico. Ogni Stato, anche se in difficoltà, si sente obbligato a rispettare i parametri ed a presentare, almeno nei grandi numeri, i dati fondamentali e veritieri che corrispondono a ciò che può entrare ed a ciò che può uscire.

A tale proposito, mi si consenta, da parlamentare dell'opposizione, di inviare gli auguri di buon lavoro al nostro ministro degli esteri, onorevole Frattini, che si appresta a lasciare il Governo ed il Parlamento per rappresentare l'Italia, speriamo lodevolmente, nella nuova Commissione europea. Avrà bisogno, credo, degli auguri di tutti noi.

Tornando alla legge finanziaria, il resto è affidato allo sport nazionale del nostro paese: quello dell'alea, dell'incertezza, del rischio. Eppure, la legge finanziaria è uno degli atti fondamentali, se non quello fondamentale, su cui si esercita la sovranità del Parlamento. I parlamenti e le Costituzioni, dalla Magna Charta del 1215 in avanti, si sono consolidati nella storia proprio per indirizzare il potere del sovrano in ordine all'imposizione fiscale ed alla gestione del debito pubblico. Le democrazie, monarchiche o repubblicane che fossero, hanno recepito tale impostazione e ne hanno fatto un carattere fondamentale di tutti i parlamenti democratici del mondo.

Ebbene, la nostra Camera dei deputati oggi esamina la legge finanziaria sulla base di documenti che si sa già non essere quelli definitivi. Quindi, si tratta sostanzialmente di un esame al buio o, perlomeno, in penombra. Non sappiamo come e quando si procederà su aspetti fondamentali della manovra. Non sappiamo quale sarà il modulo della riforma fiscale che dovrebbe portare alla riduzione delle aliquote, su cui si discute ancora al di fuori e non all'interno del Parlamento, come mostrano i telegiornali tutte le sere.

L'applicazione del tetto del 2 per cento all'incremento della spesa pubblica è tuttora sottoposto, almeno per noi deputati che non facciamo parte della Commissione bilancio, ma credo anche per i componenti della Commissione stessa, ad elementi di incertezza che devono essere definiti perché quei saldi fondamentali della finanza pubblica vengano mantenuti.

Signor sottosegretario, non sappiamo quali strumenti utilizzerà il Governo, forse non lo sa neanche lei. Maxiemendamento? Voto di fiducia? Disegni di legge collegati? Peraltro, questi ultimi non sarebbero veri e propri collegati, perché altrimenti dovrebbero essere stati già presentati e depositati agli atti del Parlamento. Decreti-legge?

La situazione di incertezza, certo, si chiarirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma intanto non consente ad un ramo del Parlamento quale il nostro un esame approfondito in prima lettura di una legge così importante.

È evidente che un'incertezza del Parlamento è anche un'incertezza per il paese. Lo dimostrano le prese di posizione ripetute di tutti quelli che Achille Ardigò chiamava i «mondi vitali», che sono presenti nel nostro paese, a cominciare dalle istituzioni locali e regionali. In questi giorni, a Genova, sono radunati i comuni italiani, dai quali - senza distinzione di colore politico -, viene lanciato un grido di allarme che chiede di chiarire, oltre che l'ammontare delle dotazioni, anche il modo con il quale tali dotazioni finanziarie saranno poste nella loro disponibilità; altrimenti, i servizi sociali fondamentali, ma non solo quelli, saranno messi in crisi e in difficoltà. Molte incertezze peraltro sono presenti anche all'interno del Governo.

Vorrei citare, da parlamentare eletto in Liguria e in qualità di membro della Commissione ambiente della Camera, il caso sconcertante relativo alla bonifica di una parte importante dell'area siderurgica di Cornigliano. Accordi in qualche modo sanzionati dal Governo e dallo stesso Presidente del Consiglio hanno fissato in 75 milioni di euro la somma necessaria per far partire, all'inizio del 2005 (quindi fra poche settimane), la bonifica di una parte importante di quest'area. La manovra non è senza significato per una città come Genova, e soprattutto non è senza significato per coloro che in quell'area lavorano e che devono essere riassorbiti in maniera diversa in occupazioni collaterali o che comunque devono avere delle garanzie rispetto al loro futuro lavorativo. Ebbene, nella formulazione originaria del testo, erano stanziati quei 75 milioni di euro; poi, però, sono stati stralciati, perché evidentemente chi ha redatto il testo non lo aveva scritto bene (almeno così il presidente della Commissione bilancio e il Presidente della Camera hanno deliberato). Dunque, sono scomparsi dal testo quei 75 milioni di euro. Ora, un emendamento ripropone in tabella quello stanziamento, ma con il limite ovviamente di soli tre anni; quindi, sono 15 milioni di euro, invece dei 75 convenuti e assolutamente necessari.

È del tutto evidente che 15 milioni di euro non sono assolutamente sufficienti e non consentono di far partire l'operazione nei tempi stabiliti, con il consenso e l'approvazione solenne del Governo e della regione di centrodestra. Ci vorrà sicuramente una nuova legge, ma quando, come, in che tempi, con quali certezze e quali garanzie per chi da tempo a Genova (e non solo) aspetta una parola definitiva sulla vicenda relativa a Cornigliano? Di queste vicende se ne potrebbero citare molte altre, come del resto altri colleghi hanno già fatto.

In sintesi, ritengo che manchi nella legge finanziaria un'idea di paese. Manca una sintesi seria delle diverse e tante idee che, come dicevo prima, provengono dai «mondi vitali»: dai comuni, ma anche della Confindustria, dalle categorie economiche, dai sindacati. Sono tutte idee spesso molto apprezzabili, ma che necessitano di una sintesi, e non può che farla il Governo ed una maggioranza parlamentare. Noi ci proviamo anche come opposizione, naturalmente con strumenti diversi e inferiori a nostra disposizione. La sensazione invece è quella che si tiri a campare, che si cerchi di far passare la nottata, come si dice con riferimento eduardiano! E non si dica che è colpa dell'11 settembre, che è colpa del prezzo del petrolio, che è aumentato e che sta aumentando. È vero infatti che ci sono questi fattori, ma questo è valso per tutti i paesi del mondo!

È altrettanto vero che è proprio nelle difficoltà che si vede la capacità di un governo non solo di tirare a campare e di barcamenarsi tra una spinta e l'altra, ma di garantire la barra dello sviluppo del paese ad esso affidato. «Qui si parrà la tua nobilitade», per dirla con padre Dante; cioè, nelle difficoltà e non certamente quanto va tutto bene, perché diversamente sarebbe troppo comodo. Proprio le difficoltà dovrebbero indurre ad abbandonare proposte superate e anche incerte nei loro effetti, come talune proposte fiscali delle quali si continua a parlare al di fuori del Parlamento. Si tratta di proposte incerte nei loro effetti, come i tanti condoni ai quali avete fatto ricorso negli anni passati e che hanno prodotto molto meno gettito di quello che era stato assicurato in quest'aula.

Noi, com'è noto, proponiamo la restituzione del fiscal drag ai ceti meno abbienti e alle famiglie, così come sosteniamo la necessità di alcuni progetti su grandi questioni nazionali (anche prima ne parlavano alcuni colleghi): il sud, la ricerca, l'ambiente, l'energia. Ciò peraltro non attraverso contribuzioni a pioggia, che sono da abbandonare definitivamente - anche se troppe volte rientrano dalla finestra, dopo essere state fatte uscire dalla porta -, ma come volano di un nuovo sviluppo. L'Europa ci guarda, signor sottosegretario e colleghi, e lo fa purtroppo con sempre meno simpatia e non certo per crociate ideologiche, che non hanno alcun riferimento alla situazione reale.

È per questo che vi chiediamo, a nome di tutti i nostri concittadini, chiarezza, certezza ed un colpo di reni in grado di dare quella fiducia che il Governo, come emerge dai sondaggi di opinione, dimostra di avere perduto in questi anni, in un paese i cui abitanti fanno fatica (certo non i più ricchi, che vanno per conto loro e non devono essere agevolati) ad arrivare alla fine del mese.

Davvero Affari tuoi deve rimanere un programma televisivo, non il paradigma di una politica economica!

 

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

 


TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO PIERA CAPITELLI IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 5310-BIS E 5311.

 

PIERA CAPITELLI. Per quanto concerne la manovra finanziaria per il 2005, sugli aspetti generali e macroeconomici sono già intervenuti molti colleghi ieri pomeriggio e nei giorni scorsi in Commissione bilancio. Io tralascerò questi argomenti per parlare di alcune scelte e degli effetti di questa finanziaria sulla scuola e sulle politiche per l'infanzia, entrambe accomunate da un'unica triste sorte: il disinvestimento culturale e materiale.

Il centrodestra, da quando governa, pur riconoscendo a parole che il futuro di un paese passa attraverso il potenziamento e lo sviluppo delle capacità e delle conoscenze di tutti, o quasi, i cittadini, e che innovazione, ricerca e sviluppo sono fattori inscindibili e sinonimo di progresso, ha approvato decreti, leggi, finanziarie e non, tutte con un unico denominatore comune: la riduzione della spesa per l'istruzione e la formazione. La scuola poi ha perso la sua connotazione di servizio pubblico e viene considerata alla stregua di una delle tante agenzie formative; solo nei discorsi ufficiali, soprattutto se inaugurali, è una priorità del governo. Nei fatti si disinveste: in tempo scolastico, in numero di anni di scuola dell'obbligo, in qualità garantita.

E l'infanzia? Ci sono voluti anni e risoluzioni internazionali (Convenzione Onu diritti dell'infanzia, 20 novembre 1989), perché il bambino venisse considerato soggetto a pieno diritto di cittadinanza. Sembrava un risultato consolidato, quando in nome di giuste politiche a sostegno della famiglia, sono state praticate politiche familiste che hanno ricollocato i bambini in un limbo in cui gli stessi sono soggetti aventi diritti unicamente in quanto appartenenti a un nucleo familiare. Cosa c'è, dietro la scelta esclusiva di finanziare i nidi aziendali a scapito dei servizi territoriali se non questa arcaica e irrispettosa concezione? Questa opzione culturale fa ancor più danni della scelta di non potenziare i pur necessari e urgenti servizi per l'infanzia.

La finanziaria di quest'anno, in proposito, riconferma la volontà di non garantire nulla: né la riforma Moratti con la generalizzazione della scuola dell'infanzia e gli anticipi, sbagliati come scelta pedagogica, ma graditi alle famiglie che non possono facilmente accedere per varie ragioni agli asili nido, né un piano di sostegno e sviluppo per gli asili nido su tutto il territorio nazionale.

Ritorneremo su questi temi presentando i nostri emendamenti in aula. Ora torniamo alla scuola. Forse molti non se ne sono accorti, ma in Italia comincia ad essere forte la pressione della base (insegnanti, studenti, genitori), perché si svolga finalmente un grande dibattito democratico sulla conoscenza, come è accaduto in Francia con un governo di centrodestra e come sta per verifìcarsi in Spagna per la terza volta in pochi anni, ed affinché si investa sulla conoscenza. II movimento anti-riforma Moratti non è morto e sepolto, stremato dalla strenua opposizione al primo decreto legislativo. È vivo e lo vedremo. La politica autoritaria, centralistica e recessiva che si continua ad adottare nelle scelte applicative dei decreti di cui alla legge n. 53, non solo non convince più gli addetti ai lavori, ma sta nutrendo protesta e proposta.

Della pochezza che sarebbe stata la riforma Moratti avevamo già avuto sentore fin dalla prima finanziaria, quella del 2001, che per prima dettava norme organizzative unicamente finalizzate a ridurre gli organici; poi, a seguire dalle altre, tutte rigorosamente finalizzate ad operare tagli su ogni capitolo, ma soprattutto con riferimento agli organici.

La manovra quest'anno non fa eccezione. Con la finanziaria dello scorso anno abbiamo avuto la dimostrazione che una cosa è programmare una riforma e altro è sapere cosa farne.

La legge finanziaria per il 2004 della riforma Moratti non sapeva proprio cosa farsene, visto che le aveva destinato solo 90 milioni di euro.

Fu però molto interessante, quasi un gioco da detective, scoprire che gli aspetti più popolari della legge non erano finanziati: niente anticipo alla materna, niente lingua straniera alle elementari, poca seconda lingua alle scuole medie. In compenso si poteva andare avanti con i programmi imposti per legge (indicazioni nazionali). Così è stato fatto. Quest'anno è tutto molto più lineare, e anche tutto più coerente. C'è poco o niente, ma tutto è molto chiaro: degli 8.900 milioni di euro di investimento complessivo per il 2005 sono destinati ben 110 milioni di euro alla grande riforma epocale! Di questo passo ci vorranno altri sei anni per vedere qualche realizzazione. È importante rilevare che con 110 milioni di euro si vogliono finanziare: anticipo delle iscrizioni e generalizzazione della scuola dell'infanzia; iniziativa di formazione iniziale e continua del personale; interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare il diritto dovere di istruzione e formazione.

Può darsi che si riesca a fare qualche miracolo, ma l'ipotesi più probabile è che succeda questo: se avrà luogo l'anticipo delle iscrizioni alla scuola elementare salterà il tempo pieno, visto che l'impegno era di garantirlo unicamente per il 2004; la generalizzazione della scuola dell'infanzia consisterà nell'integrazione di qualche sezione statale con quelle che i comuni, pressati dalle richieste dei cittadini, hanno dovuto istituire nonostante i lori scarni bilanci; gli interventi di orientamento per assicurare il diritto e dovere di istruzione e formazione si ridurranno al finanziamento di qualche progetto sperimentale; la formazione iniziale e continua dei docenti avverrà on line.

On line: già, l'on line è l'aspetto più creativo della finanziaria di quest'anno per il settore della scuola.

II finanziamento ai comuni per sostenere gli studenti meno abbienti della secondaria di primo grado nella spesa per i libri scolastici è stato soppresso. Ma è in arrivo un disegno di legge collegato. Le scuole potranno scaricare da Internet i testi, pagando carta, diritti d'autore e quant'altro.

Vedremo come andrà a finire il disegno di legge, ma lasciare il certo per lo sperimentale non convince ancora nessuno, soprattutto date le premesse: l'obiettivo prioritario è limitare la spesa. Sempre sul piano del diritto allo studio, si conferma che la frequenza della scuola si configura sempre più come un vago dovere civico piuttosto che un diritto esigibile; abbiamo anche la scomparsa della esenzione dalle tasse scolastiche per gli studenti del primo anno della secondaria superiore. Avevamo ragione noi nella disputa sul significato del concetto di diritto dovere: con l'abrogazione della legge 9 del 1999, l'obbligo scolastico termina a 14 anni e l'introduzione del principio del diritto-dovere inventato di sana pianta dalla legge Moratti non ha le stesse caratteristiche giuridiche dell'obbligo scolastico. Dopo i 14 anni la Repubblica non ha più il dovere di farti studiare, la scuola non è più un diritto esigibile, i genitori hanno verso i figli quattordicenni un dovere esprimibile in termini di generico dovere civico.

Sarebbe molto più interessante analizzare quello che non è previsto nella finanziaria piuttosto che continuare a ripetere che non c'è nulla o c'è poco che contribuisca alla qualità della scuola.

Ma devo limitarmi a un elenco di questioni. Vediamo cosa manca: un adeguato rifìnanziamento della legge n. 440 finalizzato a sostenere la progettualità espressa dall'autonomia scolastica e in realtà utilizzata in modo «vario»; né una riduzione di 5 milioni di euro rispetto allo scorso esercizio, 275 miliardi di lire in meno rispetto al 1999 quando la legge fu applicata per la prima volta; credibili postazioni sui capitoli per il sostegno all'edilizia scolastica e scomparsa del piano straordinario previsto al comma 21 dell'articolo 80 della legge 27 dicembre n. 289, a cui deve essere destinato un importo non inferiore al 10 per cento delle risorse di cui all'articolo 13 della legge 1o agosto 1966 che risultano disponibili al 1o gennaio 2004; la già citata postazione in tabella F relativa alla fornitura gratuita dei libri di testo (meno 103 milioni di euro); la previsione della legge n. 143 del 2004 che all'articolo 1-bis contempla «l'adozione di un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato da adottarsi entro il 31 gennaio 2005, che nel corso del prossimo triennio dovrà consentire al copertura dei posti disponibili e vacanti»; risorse adeguate per i rinnovi contrattuali; in particolare non c'è alcunché per il contratto dei dirigenti scolastici.

Mi piacerebbe concludere con un po' di ottimismo; con una realtà prevista dalla finanziaria; con una grande innovazione prevista dalla legge Moratti: l'insegnamento dell'inglese generalizzato e a partire dalla prima elementare. Con la disposizione che un collega in Commissione ha intelligentemente definito di «riconversione coatta», si costringeranno gli insegnanti di classe a corsi di formazione annuali di lingua inglese. Così si faranno economie sull'utilizzo di insegnanti specialisti già ampiamente presenti nella scuola elementare prima della legge n. 53.

Chissà poi se con un anno di formazione si riuscirà a ottenere che l'insegnante interessato abbia almeno una buona pronuncia e una discreta competenza in didattica della lingua?

Quanti problemi! Visto che si ritorna al passato, perché non rassicurarsi con l'idea che tanto più si insegna ai piccoli tanto mento preparato deve essere l'insegnante?

Questa è la qualità, questo è il progresso: risolvere i problemi con poca spesa e guardando a un passato molto molto remoto.


 


 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________  ______________


 

542.

 

Seduta di Martedì 9 novembre 2004

 

presidenza del vicepresidente PUBLIO FIORI

indi

del vicepresidente fabio mussi

e del presidente pier ferdinando casini

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (A.C. 5310-bis) (ore 13,20).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito del dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

 

(Esame degli articoli - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge finanziaria, nel testo della Commissione.

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 2).

Avverto che, per facilitare l'esame del progetto, è stata conservata la numerazione originaria degli articoli del disegno di legge, mentre gli articoli aggiunti nel corso dell'esame in Commissione sono stati contrassegnati con i suffissi bis, ter; analogamente si è proceduto con i commi aggiuntivi inseriti negli articoli. Rimane inteso che, in sede di coordinamento formale del testo, si procederà ad attribuire agli articoli ed ai commi una numerazione progressiva.

Avverto i colleghi che nei fascicoli degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati: gli emendamenti ammissibili presentati presso la Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea; gli emendamenti presentati con riferimento alle parti del provvedimento modificate dalla Commissione bilancio che risultino consequenziali alle medesime.

Prima di passare all'esame dell'articolo 1, desidero dar conto dei criteri adottati per la valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti.

Ricorderete che, lo scorso anno, Camera e Senato svolsero insieme un notevole approfondimento su questo tema, giungendo a definire un'intesa per una più rigorosa applicazione delle norme vigenti rispetto ad alcune prassi consolidatesi negli anni che avevano indebolito l'efficacia dei limiti previsti per la emendabilità della legge finanziaria.

L'andamento della sessione dello scorso anno consentì di applicare soltanto parzialmente le linee tracciate, che da noi rimasero comunque agli atti della Giunta per il regolamento e della Commissione bilancio, mentre il Presidente del Senato Pera ritenne opportuno esplicitarle con una circolare conforme al lavoro congiuntamente effettuato.

Quest'anno, la manovra di bilancio presentata dal Governo rispetta le funzioni attribuite ai diversi strumenti legislativi previsti dalla legislazione contabile, come richiesto dalle identiche risoluzioni di approvazione del DPEF votate al Senato ed alla Camera (anche se, mi ricorderebbe il collega Boccia, nulla è perfetto). Per questo motivo, è stato possibile dare pieno corso ai comuni intendimenti formulati lo scorso anno.

Il compito della Presidenza della Camera è stato facilitato dal comportamento del Governo e dei gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione. In particolare, i gruppi hanno compiuto un notevole ed assai apprezzabile sforzo per adeguarsi alle regole più severe circa la puntuale ed integrale formulazione della copertura finanziaria per ciascun emendamento, accettando anche il sacrificio di un maggior rischio di inammissibilità.

Ho già avuto occasione di riconoscere in una mia lettera, che è stata portata a conoscenza di molti deputati, la chiarezza e la coerenza dei criteri adottati in Commissione bilancio, in particolare dal suo presidente, onorevole Giancarlo Giorgetti, che mi hanno consentito di svolgere con tutta serenità i miei compiti in sede di stralcio dei contenuti estranei dal disegno di legge del Governo e nelle valutazioni di ammissibilità che mi competono.

Le regole sono state applicate nello stesso modo nei confronti del Governo, dei gruppi parlamentari, dei singoli deputati e corrispondono a quelle concordate lo scorso anno e recepite nella circolare del Presidente del Senato. Di ciò renderò edotto anche il Presidente Pera.

Vorrei sottolineare come, grazie al senso di responsabilità da tutti manifestato, abbiamo raggiunto un risultato assai significativo: possiamo certamente ancora migliorare, ma escludo che si possa tornare indietro.

L'intento non è certo quello di ridurre l'emendabilità sulla legge finanziaria ma, al contrario, di valorizzarne la funzione come momento di discussione politica sulla strategia finanziaria e sulle norme a questa connesse, rinviando ad altre sedi l'esame di questioni altrettanto degne, aventi tuttavia carattere settoriale o particolare.

Resta ovviamente ferma la piena legittimità delle iniziative volte a risolvere problemi specifici di singole aree territoriali o categorie attraverso appositi provvedimenti, che sono necessari proprio per evitare la loro commistione con altre più ampie questioni e purché sia assicurato l'esame comparativo delle richieste, come avviene, ad esempio, con la procedura per il riparto dell'otto per mille.

Comunico, quindi, le inammissibilità riscontrate nei nuovi emendamenti presentati direttamente in Assemblea.

Alla luce di tali criteri, risultano inammissibili per estraneità di materia i seguenti emendamenti: Michele Ventura 6.727, recante disposizioni di natura ordinamentale per la riassunzione dei pubblici dipendenti, materia che non è contenuta nel testo; Ercole 22.703, che disciplina la materia dei farmaci non soggetti a ricetta medica con accesso alla pubblicità al pubblico (OTC) non determinando effetti di riduzione della spesa sanitaria, in quanto tali prodotti non rientrano, comunque, fra quelli per i quali è previsto il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale; Ercole 22.704, recante disposizioni volte ad evidenziare sulle confezioni dei prodotti medicinali eventuali effetti collaterali; Gianfranco Conte 22.731, in quanto di carattere ordinamentale, essendo finalizzato essenzialmente a prevedere la continuità dei contratti in svolgimento.

Alla luce dei criteri richiamati, risultano inoltre inammissibili per carenza di compensazione i seguenti emendamenti: Stradiotto 6.64 e Lusetti 6.718, che includono ulteriori entrate fra quelle da considerare ai fini del calcolo del limite di spesa dei comuni, rendendo in tal modo meno stringente il vincolo posto dal patto di stabilità interno; Lusetti 6.82, diretto a sopprimere la norma che limita la possibilità degli enti locali di affidare incarichi di studio e di ricerca a soggetti estranei all'amministrazione; Lusetti 6.100, volto a sopprimere la norma che incrementa le entrate degli enti locali per diritti di segreteria per il rilascio della documentazione in materia edilizia; Osvaldo Napoli 6.709 e Bianchi Clerici 6.713, finalizzati ad elevare a 5 mila abitanti il limite dimensionale dei comuni esclusi dal patto di stabilità; Olivieri 6.738, diretto ad escludere l'applicabilità dei vincoli alla crescita della spesa di cui all'articolo 6 per le regioni a statuto speciale e le province autonome che non concordino con il Ministero dell'economia il livello delle spese e dei pagamenti in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2005-2007; Bindi 15.701, tendente a consentire le assunzioni a tempo determinato e i contratti di collaborazione coordinata e continuativa delle aziende del Servizio sanitario nazionale destinati all'attività assistenziale e di formazione dei medici specializzandi; Ercole 22.702, volto a sopprimere l'obbligo a carico dell'Agenzia del farmaco di predisporre l'elenco dei farmaci per i quali è autorizzata la vendita per unità posologiche; Ercole 22.715, soppressivo di talune disposizioni volte a favorire il contenimento della spesa sanitaria attraverso la determinazione di standard qualitativi e quantitativi dei livelli essenziali di assistenza; Bindi 22.716, tendente a sopprimere disposizioni volte a garantire il contenimento della spesa sanitaria attraverso la determinazione delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni e delle funzioni assistenziali assunte come riferimento per la congruità delle risorse a disposizione del Servizio sanitario nazionale; Zanella 22.727, diretto a sopprimere l'indicazione di alcuni provvedimenti a carico delle regioni finalizzati a garantire il raggiungimento dell'obiettivo di contenimento della spesa sanitaria; Mazzuca Poggiolini 22.729, soppressivo di una disposizione volta a facilitare il contenimento della spesa sanitaria attraverso il contributo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta nella individuazione delle situazioni di inefficienza gestionale ed organizzativa; Giudice 22.732, che limita la possibilità di applicare il meccanismo sanzionatorio previsto dall'articolo 22, comma 7, nei confronti delle regioni che realizzino uno sfondamento dei tetti della spesa farmaceutica; Molinari 27-bis.703, volto ad istituire nuclei regionali di valutazione dell'attività di attrazione degli investimenti nelle aree sottoutilizzate, senza peraltro prevedere un'adeguata compensazione degli oneri di funzionamento dei nuovi organismi o stabilire un vincolo di invarianza della spesa; Gambini 29.703, diretto a prevedere contributi a carico dello Stato a favore dei consorzi di garanzia collettiva fidi operanti nelle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno, senza peraltro stabilire un tetto massimo della spesa (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis-A sezione 1).

Desidero infine dare una risposta all'onorevole Boccia, che nella seduta di ieri ha riproposto una questione da lui sollevata il 4 ottobre scorso con riferimento alla mancata trasmissione da parte del Governo di alcuni documenti, che, in base alla disciplina vigente, devono essere inviati al Parlamento entro la data del 30 settembre di ciascun anno. In particolare, l'onorevole Boccia in quella circostanza segnalò il fatto che a quella data non risultava ancora trasmessa la seconda sezione della relazione previsionale e programmatica.

A seguito della segnalazione dell'onorevole Boccia, la Presidenza si è fatta carico di sottoporre la questione al Governo, raccomandando la tempestiva trasmissione della documentazione sollecitata.

In effetti, il 19 ottobre 2004, il Governo ha provveduto a trasmettere la seconda sezione della relazione previsionale e programmatica. Lo stesso onorevole Boccia ha riconosciuto che i documenti da lui richiesti sono stati trasmessi con notevole ritardo anche negli scorsi anni.

Ciò non toglie che il Governo deve adempiere agli obblighi di legge, anche se, ovviamente, la mancata trasmissione non pone un problema di procedibilità per l'esame dei documenti di bilancio.

Desidero, quindi, assicurare all'onorevole Boccia e a tutti i colleghi che sarà mia cura segnalare al Governo l'esigenza di una tempestiva trasmissione dei documenti sollecitati.

Informo inoltre l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza, conformemente alla prassi, applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni riassuntive o per principi, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo.

A tal fine i gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto (per le componenti politiche Comunisti italiani, Socialisti democratici italiani, Popolari-UDEUR e Verdi-L'Ulivo) sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

 

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 3).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

 

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, abbiamo discusso del disegno di legge di bilancio fino a qualche secondo fa e ora iniziamo a discutere in modo molto sereno, ma con grande forza e responsabilità, della legge finanziaria per il 2005.

Noi socialisti democratici italiani abbiamo sottolineato con puntualità, anche durante la discussione sulle linee generali, come in questo particolare momento vi sia una grande difficoltà per la crescita complessiva del nostro sistema industriale, del nostro sistema economico e del nostro sistema sociale.

Si tratta di una legge finanziaria e di un bilancio dello Stato estremamente difficoltosi. I termini e i dati che sono in nostro possesso stanno a dimostrare che questo Governo non è stato e non è in grado di affrontare la situazione con responsabilità, perché non ha introdotto le cosiddette riforme strutturali, che avrebbero potuto porre il nostro paese in una condizione diversa, in una condizione di crescita, di sviluppo, in modo da dare competitività alle nostre imprese a livello internazionale.

I dati che abbiamo sotto i nostri occhi, che voi ci avete fornito durante la discussione della legge finanziaria in Commissione, stanno a dimostrare ancora una volta che anche il nuovo ministro dell'economia e delle finanze - al quale guardavamo con grande attenzione, perché pensavamo che con la sua nomina avremmo di fatto superato la cosiddetta finanza creativa del ministro Tremonti degli anni passati - ha fornito risposte di finanza creativa.

Basti pensare che, dei 24 miliardi di euro della manovra, i due terzi provengono da misure una tantum o, comunque, non rappresentano entrate certe, sicché ulteriori difficoltà potranno determinarsi il prossimo anno. Basti, altresì, considerare come la manovra stessa - di cui voi siete artefici - rechi questo dato del 4,4 per cento circa la previsione del rapporto deficit-PIL. Dato, peraltro, che a nostro avviso - e altresì secondo le stime fatte in questi giorni da autorevoli istituti di ricerca a livello europeo - risulterebbe da previsioni sbagliate, non corrispondenti al vero. Si tratta, ad ogni modo, di stime che porterebbero, nel prossimo anno, il rapporto deficit-PIL ad un livello sicuramente superiore al 3 per cento, con grandi difficoltà per il nostro paese.

Anche il rapporto tra fabbisogno e indebitamento creerà, nei prossimi anni, ulteriori «buchi» nella finanza pubblica, sicché sarà compito del prossimo Governo di centrosinistra ripianare le situazioni finanziarie che state determinando con la manovra finanziaria e con la legge di bilancio.

È necessario affrontare con grande determinatezza molteplici questioni; infatti, con la presente manovra, state incidendo negativamente su più versanti. Basti riflettere sull'evoluzione che avrà il prodotto interno lordo quest'anno, che si chiuderà sicuramente con una crescita dell'1,3 per cento, con un differenziale, tra il nostro paese e quelli dell'Unione europea, che si aggirerà intorno allo 0,8 per cento. Il debito non calerà, attestandosi comunque al 106 per cento e, nel prossimo anno, al 105 per cento. Quindi, sussistono elementi di grande preoccupazione e difficoltà; nel momento in cui vi è una grande ripresa internazionale - i dati macroeconomici lo dimostrano - e nel momento in cui vi è altresì una ripresa europea, certamente tali difficoltà incideranno negativamente sullo sviluppo del paese. Sviluppo che, ovviamente, sarà fortemente limitato nel Mezzogiorno d'Italia; durante la discussione che faremo nei prossimi giorni, saremo puntuali nel sottolineare anche, per così definirle, le grandi bugie del viceministro con delega al Mezzogiorno intervenuto nel corso del dibattito svoltosi in Commissione bilancio. Ma come non riflettere anche sul tetto di spesa del 2 per cento, di cui noi abbiamo chiarito la natura, consistente, appunto, non in un tetto di spesa ma in tagli indiscriminati.

Anche il metodo è sbagliato; non è pensabile si possa adottare un metodo che è inglese e che voi avete tentato di imitare, determinando appunto tagli indiscriminati e costruendo una situazione di grande difficoltà per quanto riguarda le condizioni di sviluppo della nostra realtà nazionale. Comunque, bisognerebbe determinare tagli finalizzati; come è possibile effettuare tagli indiscriminati nella scuola, nella ricerca, nell'università, nel Servizio sanitario nazionale? Avremo problemi, nel prossimo anno, per quanto riguarda il diritto alla salute; ma, ancora, come è possibile effettuare tagli indiscriminati in ambiti come il Mezzogiorno d'Italia o gli enti locali, i quali, non più tardi di qualche giorno fa, hanno approvato all'unanimità un documento per dichiarare che questo Governo riversa le sue inefficienze su di loro, terminali del rapporto con il cittadino? Enti locali, che, in virtù di tali tagli, saranno, a loro volta, obbligati a tagliare i servizi in quanto avete introdotto anche il cosiddetto blocco delle addizionali.

Sono queste ed altre le considerazioni che faremo durante il dibattito di questi giorni, capendo e sapendo che la finanziaria non si discuterà in questo ramo del Parlamento, ma forse da qualche altra parte.

Essa si discuterà perché state tentando di concludere un accordo sulla riduzione delle tasse, ma la stessa Unione europea qualche giorno fa ha affermato che questa riduzione delle tasse deve avvenire a costo zero.

Come è comprensibile un ulteriore taglio e una riduzione delle spese di altri 6 miliardi di euro e come verrà definita la riduzione di queste tasse? Vi sono studi da parte delle università italiane che dimostrano che comunque essi non produrranno gli effetti che pensate che possano produrre, cioè un maggiore introito per le famiglie e, quindi, una ripresa dei consumi. I consumi oggi, secondo i dati ISTAT che ci sono stati forniti, sono soprattutto relativi ai beni di prima necessità. Mi riferisco agli alimentari e alle bevande. Questi sono gli indicatori chiave della situazione attuale del nostro paese.

È per questo e per altre considerazioni - come dicevo prima - che svolgeremo come Socialisti democratici italiani durante la discussione della legge finanziaria, che siamo fortemente preoccupati e saremo fortemente critici, ma porremo, come abbiamo fatto, anche emendamenti all'attenzione di quest'Assemblea, sperando che questo Governo abbia la sensibilità politica di recepirli per fare in modo che non vi sia oltre al danno la beffa.

Come Socialisti democratici italiani e come centrosinistra, come GAD e FED, saremo vigili e presenti nella discussione in questa sede e soprattutto con la gente. Per ciò che riguarda questo provvedimento che abbiamo discusso fino adesso, noi, come Socialisti democratici italiani, ovviamente voteremo contro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani).

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Rinvio il seguito del dibattito alla ripresa pomeridiana della seduta.

Sospendo pertanto la seduta fino alle 16.

 

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 16.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

 

Si riprende la discussione (ore 16,03).

 

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Ricordo che questa mattina si sono svolti gli interventi sul complesso delle proposte emendative presentante all'articolo 1 e che sono stati espressi i pareri della Commissione e del Governo.

Onorevoli colleghi, avverto che la Commissione di merito ha chiesto, al fine di concludere i suoi lavori, di attendere ulteriori dieci minuti prima che l'Assemblea riprenda l'esame del disegno di legge finanziaria. Ritengo ragionevole accedere a tale richiesta e pertanto sospendo la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, vorrei solo ricordare il motivo per cui è stato espresso parere negativo sugli emendamenti dell'onorevole Boccia: essi sono assolutamente virtuosi e, se fossero recepiti, potremmo concludere qui il percorso della legge finanziaria. Tali emendamenti - ripeto - sono talmente virtuosi da impedire la discussione di tutti gli articoli successivi. Per cui, prendiamo atto della virtuosità con cui l'onorevole Boccia affronta il disegno di legge finanziaria. Volevo solo informare i colleghi che votare tali emendamenti significa interrompere qualunque discussione sugli altri articoli.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccia 1.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, quest'emendamento dell'onorevole Boccia esprime una sintesi della posizione - ed anche delle risultanze del dibattito - assunta sia dallo stesso onorevole Boccia, quale autorevole componente della Commissione bilancio, sia dal suo gruppo - e ritengo anche dal centrosinistra - in riferimento all'impostazione di questa manovra finanziaria e, più in generale, ai limiti posti agli obiettivi prefissati in questa legge finanziaria, nell'articolo 1.

Già in ciò credo si possa ravvisare un atteggiamento di ostilità, che noi rigettiamo e che, più in generale, è legato al fatto che questo Governo e questa maggioranza - negli ultimi anni - hanno presidiato, con determinazione e con un riconoscimento giunto anche in sede europea, il rispetto del Patto di stabilità e degli obiettivi di convergenza posti dal Trattato di Maastricht, che l'Italia ha onorato negli ultimi anni e che vuole mantenere anche all'interno di questa legge finanziaria come obiettivo prioritario.

In questo quadro, è evidente che tutti noi, come parlamentari - e in particolar modo l'opposizione -, abbiamo la facoltà di mettere in discussione i principi e gli obiettivi stessi della legge finanziaria, destrutturando la manovra finanziaria nel suo complesso e prevedendo una serie di obiettivi e di stanziamenti di risorse che mettono in discussione in toto la cornice stessa della legge finanziaria. È evidente che noi rigettiamo tale tipo di impostazione e che siano invece disponibili - come abbiamo dimostrato durante il serrato confronto in Commissione - sui temi del miglioramento della cornice di fondo della legge finanziaria. Si tratta di un miglioramento che - devo dire grazie all'apporto del relatore - si è appena concretizzato con alcuni segni sostanziali sull'impostazione generale del tetto del 2 per cento, messo in discussione dall'opposizione più volte, ma che, in qualche modo, richiama a scelte già evidenziate durante la discussione sul bilancio dello Stato e che attengono ad un modo diverso di concepire - rispetto al passato - la logica del controllo della spesa pubblica; spesa pubblica che - lo vogliamo ribadire - deve non solo essere controllata sul versante dell'aumento delle uscite della pubblica amministrazione, ma anche sviscerata negli aspetti legati al cosiddetto bilancio a legislazione vigente.

Il tema che sempre si pone con la legge finanziaria è quello di fare scelte di politica economica che modificano il quadro del bilancio a legislazione vigente. Tuttavia, in ordine a queste scelte, riconfermiamo la cornice in cui tutta la maggioranza si riconosce, ossia la volontà di stabilire un tetto complessivo alla crescita delle spese per la pubblica amministrazione, cercando di ragionare sui meccanismi che in qualche modo - come è stato detto all'interno del dibattito in Commissione - incidono anche sullo sviluppo vero e proprio. Riteniamo di avere ben lavorato, anche sui temi affrontati dall'articolo 6, per riuscire ad evitare che vi fosse un effetto «trascinamento» di disincentivazione allo sviluppo legato, soprattutto, al tema degli enti locali.

Più in generale, auspichiamo che la questione del tetto del 2 per cento possa essere affrontata in futuro sviscerando i meccanismi di funzionamento stesso del bilancio a legislazione vigente. Siamo, infatti, consapevoli che il meccanismo del tetto, se fornisce comunque risultati importanti per il raggiungimento degli obiettivi europei, rischia in qualche modo di non essere sempre intelligente. È, infatti, un meccanismo che agisce sostanzialmente chiudendo il rubinetto.

Dall'altra parte, l'obiettivo prioritario, che auspichiamo di poter realizzare anche nelle prossime leggi finanziaria e di bilancio, è affrontare un argomento più importante, ossia rivedere il funzionamento stesso delle leggi e svolgere un'opera di correzione molto precisa, richiamata anche da alcuni colleghi dell'opposizione, come scelta di lungo periodo. Credo sia una scelta su cui anche la maggioranza debba riflettere: si tratta di intervenire sui meccanismi stessi della legislazione attualmente vigente, per verificare ciò che può essere semplicemente affidato al meccanismo del tetto e ciò che deve essere, invece, modificato a livello di norma per consentire comunque la razionalizzazione della spesa e risparmi sul settore della pubblica amministrazione, a prescindere dai limiti che devono essere posti nel confronto.

Signor Presidente, per tutti questi motivi, come gruppo di Alleanza Nazionale, ribadiamo il voto contrario sull'emendamento Boccia 1.1, perché rigettiamo l'impostazione che, attraverso questo emendamento, l'opposizione intende dare al confronto su questa manovra finanziaria.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, credo che sia indispensabile svolgere qualche breve considerazione, a chiarimento della posizione del Governo su questo emendamento, considerato anche ciò che ha testé affermato l'onorevole Alberto Giorgetti.

Chiaramente, si tratta di emendamenti che, a prima vista, sembrerebbero virtuosi, poiché tendono ad abbassare i saldi. Dovrebbero, quindi, essere genericamente condivisibili e non dico che non lo potrebbero essere sotto un profilo astratto; tuttavia, noi ne valutiamo la portata concreta.

In realtà, questi emendamenti hanno la funzione sostanziale di cancellare in tutto o in parte, cumulativamente o alternativamente, i fondi speciali, ossia quei fondi fissati nella legge finanziaria e destinati al finanziamento delle nuove iniziative di spesa. Allora, se vi è il problema di ridurre la spesa corrente, ci si potrebbe domandare perché, in qualche modo, non essere favorevoli alla riduzione delle nuove iniziative di spesa, ossia ciò che servirà per finanziare nuove leggi di spesa. In proposito, si apre un problema che assume un carattere, tra virgolette, filosofico. Infatti, è ovvio che l'intenzione di questo esecutivo, come di qualunque Governo che si trovasse ad agire in tali circostanze (ne è dimostrazione la struttura stessa della legge finanziaria del corrente anno, principalmente degli articoli 2 e 3), è diminuire l'andamento della spesa, con particolare riferimento a quella corrente. Per questo motivo, si è pensato di aggiungere al Patto di stabilità europeo, che riguarda i saldi, anche una regola che riguarda l'andamento della spesa. Ho già avuto modo di soffermarmi su questo tema in sede di replica in quest'aula. È ovvio che diminuire la dinamica della spesa aiuta in qualche modo a stare nei saldi ed a qualificare la spesa; soprattutto, ha una ricaduta importante: tendere a limitare il rapporto tra spesa pubblica e prodotto interno lordo. Se, infatti, si riduce questo rapporto, si tendono a liberare risorse, a creare uno Stato meno burocratico, meno verticistico, meno pesante e, in qualche modo, si tende a dare ai cittadini più risorse. Queste ultime, peraltro, servono a raggiungere lo scopo principale che ci troviamo a dover perseguire in questa contingenza economica, ossia convogliare il più possibile le risorse stesse verso lo sviluppo.

Questo dovrebbe essere un obiettivo generalmente condivisibile, tanto più che in questa fase ci troviamo ad affrontare una concorrenza internazionale sempre più agguerrita e verso la quale abbiamo la necessità di rispondere ad armi pari: non possiamo correre con le tasche appesantite di piombo, mentre gli altri corrono senza avere questo peso. Occorre, pertanto, diminuire l'intermediazione dello Stato rispetto al totale della spesa pubblica. Ciò può essere ottenuto avendo di mira i saldi, ma si potrebbe ottenere ancora meglio se fissassimo, e tutte le indicazioni vanno in questo senso, dei limiti alla crescita della spesa in modo che, da qui a qualche anno, tenderemo naturalmente ad abbassare quel rapporto portandolo idealmente verso quel 40 per cento che, a livello europeo, costituisce un obiettivo di riferimento sicuro.

È ovvio che la riqualificazione della spesa comporta anche un giudizio di valore tra alcuni tipi di spesa. Ecco perché occorre, da una parte, rivalutare la spesa per tendere gradualmente ad abbassarla, dall'altra, vedere se è possibile soddisfare le nuove esigenze che debbono essere premiate. Se, infatti, ci limitassimo ad agire secondo una logica meramente incrementale od orizzontale, non riusciremmo a cogliere quest'obiettivo che certamente è di quantità, ma anche di qualità. Conseguentemente, è indispensabile definire un finanziamento per le leggi di spesa che qualifichi l'azione del Governo.

Detto ciò pongo un problema. Tra le voci della tabella A che con l'emendamento proposto dall'onorevole Boccia s'intendono sopprimere vi è anche quella riguardante gli ammortizzatori sociali. Sopprimere questa voce significherebbe negare quei diritti sociali che non solo l'opposizione, ma anche la maggioranza vuole tutelare. Non dimentichiamoci, inoltre, che in questo paese esiste un problema di redistribuzione della spesa sociale: fino ad ora forse si è speso troppo per la spesa pensionistica e troppo poco per quello che si vuole definire come welfare; quest'ultima è una componente essenziale che deve seguire parallelamente alla riqualificazione del mercato del lavoro. Se non usassimo questa endiadi - riqualificazione del mercato del lavoro e potenziamento della spesa per il welfare - non coglieremmo uno degli obiettivi fondamentali propri di questo momento di transizione economica, sociale e politica.

Questo vale per la tabella A del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma anche per molte altre tabelle. Detto ciò invito il collega Boccia a rivedere la propria posizione su questi emendamenti. Comprendo la buona intenzione di ridurre la spesa pubblica, ma forse non è questo il mezzo per farlo. Se invece il collega Boccia avesse presentato degli emendamenti tendenti a ridurre la spesa pubblica, e in particolare la spesa corrente, essi avrebbero potuto essere valutati, non dico con maggiore attenzione perché quella prestata dal Governo nei confronti degli emendamenti presentati è stata elevata, non solo in termini di buone intenzioni ma anche in termini positivi.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccia 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

RENZO INNOCENTI. Presidente...

 

PIERO RUZZANTE. Presidente, non è possibile!

 

PRESIDENTE. Invito i deputati segretari ad effettuare il controllo delle schede (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).

 

LUIGI OLIVIERI. Guarda là...

 

PIERO RUZZANTE. Dietro Elio Vito...

 

PRESIDENTE. Onorevole Vito, dietro di lei ci sono due voti...

 

ELIO VITO. Presidente, guardi là...

 

EUGENIO DUCA. Ma smettila!

 

PRESIDENTE. L'onorevole Bonito è rientrato, guardavo quel doppio voto...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo - Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si grida: «Dimissioni!»).

(Presenti 376

Votanti 375

Astenuti 1

Maggioranza 188

Hanno votato 191

Hanno votato no 184).

Prendo atto che gli onorevoli Patria, Pistone, Ascierto, Rotondi, Antonio Russo, Capuano e Berruti non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che l'onorevole Cicala non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

 

RENZO INNOCENTI. Andate a casa!

 

MAURA COSSUTTA. A casa!

 

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, credo che, in relazione ai contenuti dell'emendamento Boccia 1.1, sia opportuna una sospensione dei nostri lavori.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Giorgetti.

Sospendo pertanto la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,30.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dopo l'esame del disegno di legge finanziaria per il 2005, l'ordine del giorno della seduta odierna reca il disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 settembre 2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione.

Poiché l'esito del voto espresso prima della sospensione della seduta richiede non un approfondimento affrettato, bensì una meditazione serena e approfondita per valutare in che modo è possibile continuare l'esame del disegno di legge finanziaria, e poiché era comunque previsto l'esame, nella seduta odierna, del decreto-legge sull'immigrazione, ritengo di passare a quest'ultimo e rinviare pertanto alla seduta di domani il seguito dell'esame del disegno di legge finanziaria (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

SERGIO SABATTINI. Si dimetta il Governo!

 

(...)

 

Sull'ordine dei lavori (ore 17,36).

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, abbiamo preso atto della sua decisione di passare ad altro argomento. Peraltro, noi le chiediamo formalmente di tornare a sospendere i lavori dell'Assemblea perché quello che è accaduto oggi pomeriggio non è un fatto di poco conto. Noi ci attendiamo da parte del Governo un comportamento e un'assunzione di responsabilità conseguente: in un paese normale un Governo che viene battuto sul «cuore» della legge finanziaria prende atto della situazione e si dimette (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani). Non possiamo procedere a discutere e ad approvare un provvedimento di un Governo che, a nostro avviso, è dimissionario; le chiediamo pertanto di sospendere i lavori e di chiedere al Governo di riferire quale intenzioni abbia e quali conseguenze intenda trarre da quanto è avvenuto oggi pomeriggio. Le chiedo di non contribuire a sottovalutare il fatto politico intervenuto. Non possiamo procedere come se nulla fosse accaduto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

Le rivolgo una richiesta formale di sospensione dei lavori, in attesa che il Governo venga in aula a dirci quali conseguenze intenda trarre.

 

FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, intervengo molto rapida­mente per dire che anche noi vogliamo sollevare la stessa questione proposta dal collega Castagnetti: non si può continuare a lavorare senza fare valutazioni di ordine politico perché quanto accaduto è clamoroso. Sull'articolo fondamentale che stabilisce i saldi della legge finanziaria la maggioranza è andata sotto, fino al punto che non si sa che fine farà la legge finanziaria medesima nelle forme in cui è stata pensata dal Governo.

Per questa ragione ed anche in virtù del fatto che la maggioranza aveva addirittura annunciato che ci sarebbe stato un taglio delle tasse, quando oggi c'è un saldo che viene modificato per un importo di 4 mila miliardi di lire, noi le chiediamo di sollecitare il Governo a voler chiarire il proprio orientamento, dal momento che riteniamo che si debba dimettere, non essendo più nelle condizioni di reggere il confronto con il paese e nel Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

I parlamentari della maggioranza non sono assenti per caso, vi sono delle percentuali di assenza...

 

CESARE CAMPA. Esagerato!

 

FRANCESCO GIORDANO. Non dobbiamo spiegargli noi l'importanza della legge finanziaria! Sono andati sotto su un punto decisivo: il Governo si dimetta (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

 

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. L'onorevole Boato interviene per il gruppo misto. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Non credo sia necessario alzare la voce per sottolineare quanto avvenuto. Mi rivolgo a tutti i colleghi dell'opposizione, ma anche a quelli della maggioranza (oltretutto i deputati presenti in aula sono coloro che hanno svolto, per senso di responsabilità, il ruolo di membri della maggioranza, e quindi le assenze, ovviamente, non vanno imputate ai colleghi presenti). Ebbene, tutti i colleghi si renderanno conto che quanto avvenuto meno di due ore fa è di una gravità senza precedenti.

Signor Presidente, la pregherei, se lo riterrà opportuno, di valutare una mia richiesta. Le chiedo di verificare se nella storia repubblicana, da quando esiste la legge finanziaria, cioè dal 1978 (quindi da 26 anni), si sia mai verificato che il primo articolo, quello fondamentale sul saldo netto da finanziare, con il quale si dà l'impronta a tutta la manovra finanziaria per l'anno successivo, sia stato bocciato o, come in questo caso, radicalmente modificato, con tutte le conseguenze che si ripercuoteranno sulla tabella B, che sostanzialmente viene azzerata.

So bene che tutto ciò non dipende da lei, signor Presidente. Mi rivolgo a lei perché il regolamento prescrive che ogni deputato, quando parla, si debba rivolgere al Presidente della Camera. Ma nel rivolgermi a lei, signor Presidente, mi rivolgo, con rispetto ma anche con coerenza e rigore, agli stessi colleghi della maggioranza e ai rappresentati del Governo (vedo alcuni suoi sparuti componenti seduti nei banchi dell'esecutivo, tra i quali anche un rappresentante del Ministero per i rapporti con il Parlamento). Per molto meno, nella storia repubblicana, quando un Governo è stato battuto si è dimesso e il Presidente del Consiglio si è recato al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni; il caso attuale non ha riguardato un emendamento marginale o un provvedimento non rilevante, ma una questione fondamentale come la legge finanziaria.

In quest'aula siede ancora qualcuno che ha memoria del Governo Cossiga del 1980: su un decreto-legge, l'esecutivo ottenne la fiducia con voto palese ma venne battuto per un solo voto di scarto in una votazione a scrutinio segreto. Allora il Presidente Cossiga si dimise, si recò al Quirinale e rassegnò il mandato; tutto ciò, lo ricordo, avendo ottenuto la fiducia circa cinque minuti prima della votazione in cui, invece, venne battuto. Si dice che l'onorevole Garavaglia fosse in bagno e che l'onorevole Zamberletti, di ritorno da Hong Kong, stesse entrando alla Camera.

Ciò è quanto dovrebbe fare chi abbia la decenza e la consapevolezza del proprio ruolo istituzionale (lo dico senza alzare la voce). È chiaro che il centrodestra ed il Presidente del Consiglio Berlusconi, potenzialmente, hanno la maggioranza in Parlamento. Ho rifatto i calcoli e sono 80, e non più 100, i deputati in più a favore del centrodestra. È quindi chiaro, signor Presidente, che il Presidente del Consiglio deve trarre le conseguenze da quanto avvenuto e recarsi al Quirinale per rassegnare dimissioni. Poi, se lo riterrà opportuno, potrà formare un governo Berlusconi-ter e ripresentarsi al Parlamento per ottenere la fiducia da una maggioranza che è tale sulla carta, ma che non lo è stata in quest'aula su una legge fondamentale come la legge finanziaria per il 2005.

Ho affermato ciò con il massimo di pacatezza cui sono riuscito a ricorrere in una situazione che è tutt'altro che pacata ma che, anzi, è istituzionalmente drammatica. Noi, ma forse anche qualche collega della maggioranza, non possiamo accettare che, dal punto di vista della decenza istituzionale, si faccia finta che non sia successo nulla e si passi, come si usa dire nel gergo parlamentare, al successivo punto all'ordine del giorno. Questo, signor Presidente, credo che non possa e non debba accadere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi sappiamo che i documenti di bilancio per il triennio successivo sono lo strumento principe attraverso il quale si sostanzia un rapporto di fiducia tra il Governo e il Parlamento. Non è solo una norma regolamentare quella secondo la quale le attività ordinarie del Parlamento, nel ramo nel quale si discute e si approva la legge finanziaria, si sospendono, perché a questa viene finalizzata la politica economica e le scelte del Governo, e quindi è su questo che si crea il rapporto di fiducia tra il Governo e la maggioranza ed il rapporto tra il Governo e l'intero Parlamento.

Oggi, con il voto, questo ramo del Parlamento ha tolto la fiducia al Governo, perché con l'approvazione dell'emendamento Boccia 1.1 non sono cambiati solamente i saldi, come qualcuno dice, ma è stato completamente spostato l'asse delle scelte che il Governo voleva portare avanti con la legge finanziaria.

Pertanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad un problema politico di rilevante qualità, che è proprio il rapporto di fiducia. Oggi siamo in presenza, quindi, di un Governo che non ha una maggioranza in questo ramo del Parlamento. Ciò non può essere un elemento da collocare, come altre volte è successo, nella serie - infinita, devo dire, in questo ramo del Parlamento (è accaduto altre 52 volte) - di incidenti di percorso. Né si può dire, come è stato affermato, che le opposizioni erano presenti in aula in un momento particolare nel quale «noi eravamo distratti»: distratti da cosa, onorevoli colleghi?

Distratti forse dal valzer delle poltrone, che da altre parti si sta facendo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)? Erano questi gli elementi che forse occupavano in altra direzione molti parlamentari della maggioranza in questa giornata? Non ci crede più nessuno ormai alla reiterata promessa della riduzione delle tasse! Questo non è altro che uno dei tanti slogan che continuerete forse a ripetere anche nelle prossime ore. Noi vi diciamo: cercate di fare una cosa diversa. Forse, l'agenda stasera sarà un po' più completa, alla luce anche del risultato che si è registrato in questa Camera stasera. Allora, cari colleghi, questo non può essere un elemento di valutazione politica solo per quanto riguarda il rapporto con la maggioranza ed il Governo.

 

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, la prego di concludere!

 

RENZO INNOCENTI. Credo che anche noi abbiamo la necessità di capire e valutare fino in fondo quali possano essere gli elementi per proseguire nell'esame della legge finanziaria; non possiamo quindi entrare nel merito di altri argomenti.

Per tale motivo, alla luce di tali considerazioni, le chiedo, signor Presidente, associandomi alla richiesta dei colleghi dell'opposizione che hanno parlato prima di me, di sospendere per stasera i lavori di questo ramo del Parlamento e di aggiornarli a domani. La discussione di un decreto-legge, infatti, è un atto riguardante un Governo cui oggi, in quest'aula, è stata negata la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei subito tranquillizzare i colleghi dell'opposizione, nel senso che non ho alcuna difficoltà a riconoscere che quanto è accaduto stasera rappresenta un fatto grave e che le assenze verificatesi tra i banchi della maggioranza e del Governo sono ingiustificate ed ingiustificabili.

Detto questo, che mi pare però sia molto, credo, Presidente, che lei abbia fatto bene a proporre all'Assemblea di passare al successivo punto all'ordine del giorno, riguardante il decreto-legge in materia di immigrazione.

Perché colleghi, anche dell'opposizione? Perché siamo in un Parlamento, luogo in cui ogni voto produce un effetto, una conseguenza. Molto responsabilmente, il relatore Crosetto ed il sottosegretario Vegas avevano anche illustrato gli effetti che avrebbe avuto l'eventuale, malaugurata approvazione dell'emendamento Boccia 1.1.

Ora, ci si può anche divertire (al riguardo ho letto dichiarazioni dei colleghi dell'opposizione) a fare «giochini» dietro le colonne, ad entrare e ad uscire dall'aula, ma noi qui non stiamo giocando (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani): stiamo votando la manovra di finanza pubblica (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!

 

ELIO VITO. Allora, è bene che si sappia che non c'entra nulla la mancanza di fiducia nei confronti del Governo perché, come sarà dimostrato, quella c'è. Piuttosto, non vorrei che il gioco dell'opposizione fosse proprio questo (Commenti). Ricordo che lo scorso anno approvammo la legge finanziaria grazie a tre voti di fiducia e tutti insorsero. Perché lo facemmo? Perché ci trovammo di fronte a 2 mila emendamenti. Quest'anno, sono stati presentati 1.993 emendamenti e finché, signor Presidente ...

 

MAURA COSSUTTA. Sei fuori tema!

 

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta...

 

ELIO VITO. Voi avete parlato! Dovreste essere contenti e dovreste stare un po' buoni per consentire anche a noi di farlo!

 

PRESIDENTE. Francamente, onorevoli colleghi, questo non è un comportamento lodevole!

Mi dispiace, onorevole Vito, prosegua pure.

 

ELIO VITO. Fino a quando non faremo una riflessione seria sulle modalità di approvazione del disegno di legge finanziaria, sul suo significato, su come il Parlamento possa responsabilmente, ma significativamente dire la propria parola o se, invece, la legge finanziaria non debba essere lasciata, in quanto tale, alla responsabilità del Governo, è evidente, signor Presidente, che episodi come questo potranno ancora verificarsi.

Allora, credo che sia opportuna la decisione del Presidente di passare all'esame del disegno di legge di conversione iscritto al successivo punto dell'ordine del giorno. Nel rispetto del voto espresso dalla Camera, che, da un certo punto di vista, è stato virtuoso, perché ha abbassato i saldi, ma da un altro punto di vista, come l'onorevole Boccia sa, ha tagliato una serie di spese per investimenti che a noi stavano a cuore perché, onorevole Boccia, andavano incontro alle richieste degli enti locali (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...

 

MAURA COSSUTTA. Ma va'!

 

ELIO VITO. Certo! Cercavamo di risolvere una serie di problemi posti da alcuni comuni, come quello di Napoli, onorevole Boccia (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! Questo è successo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

 

ELIO VITO. Voi giocate con la finanza pubblica! Fate gli «scherzetti», giocate a nascondino con la finanza pubblica! Noi, che riconosciamo che è stato espresso un voto grave e che le assenze sono state gravi (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

 

GIOVANNI CARBONELLA. Siete voi la maggioranza!

 

PRESIDENTE. Onorevole Carbonella, per cortesia, la richiamo all'ordine! Per cortesia!

 

ELIO VITO. Dovremo cercare di capire come, nel rispetto del voto che è stato espresso, si possano mantenere alcuni impegni che era ed è intenzione del Governo e della maggioranza mantenere.

Io mi auguro che, a questo punto, tutti i colleghi, della maggioranza e dell'opposizione, dimostrino senso di responsabilità. Chi ha votato a favore dell'emendamento Boccia 1.1 dovrebbe conseguentemente ritirare centinaia e centinaia di emendamenti che propongono di aumentare proprio quelle cifre che l'onorevole Boccia ha voluto diminuire (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Questo dovreste fare!

 

PIERO RUZZANTE. Voi andate a casa!

 

ELIO VITO. Con la finanza pubblica e con la politica non si scherza! Se quell'emendamento - ho visto che è venuto anche l'onorevole Rutelli a votarlo - è la vostra linea di finanza pubblica, sappiate che da esso derivano i peggiori tagli agli enti locali, alle esigenze dei cittadini e della sanità, settore in cui avete tagliato 50 milioni di euro (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), che il nostro paese abbia mai visto!

 

MAURA COSSUTTA. Ma piantala!

 

KATIA BELLILLO. A casa!

 

ELIO VITO. Allora, per coerenza, ritirate tutti gli altri emendamenti con cui chiedete di aumentare le spese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

 

PIERO RUZZANTE. Ma cosa applaudite! Vergogna!

 

KATIA BELLILLO. Buffoni! Dimissioni, Vito!

 

ELIO VITO. Ecco perché, signor Presidente, credo che la sospensione dell'esame del disegno di legge finanziaria ed il passaggio al successivo punto all'ordine del giorno siano opportuni.

Noi cercheremo di porre rimedio a quanto si è verificato. Naturalmente, invito alla massima responsabilità i colleghi della maggioranza e, se posso permettermi, anche i membri del Governo. È evidente che, se non vogliamo ripetere l'esperienza dell'anno scorso, quando abbiamo approvato il disegno di legge finanziaria con tre voti di fiducia (tutti abbiamo criticato quanto avvenne), bisognerà respingere emendamenti dell'opposizione che, da una parte, sono virtuosi e tagliano la spesa pubblica e, dall'altra, propongono di fare cose che, in parte, anche a noi sta a cuore fare. Ora, dovremo trovare il modo di conciliare le nostre intenzioni con il voto che è stato espresso.

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Elio Vito.

 

ELIO VITO. Quindi, signor Presidente, credo che dovremmo proseguire i nostri lavori passando al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 5369 (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi chiedo la cortesia di prestare attenzione perché vorrei fare un po' di chiarezza. Ovviamente, le opinioni politiche dei gruppi riflettono le diverse posizioni ed ognuno è libero di fare i commenti politici che ritiene. Vorrei fare tre considerazioni oggettive.

In primo luogo, il rischio, che qualcuno ha paventato, che si faccia finta di niente dopo questo voto non sussiste, perché il Presidente si è ripresentato in aula, ed ha deciso di sospendere l'esame del disegno di legge finanziaria per la giornata di oggi proprio per l'importanza (il termine «importanza» non vuole esprimere un giudizio positivo o negativo, ma è un dato oggettivo) del voto dell'Assemblea. Dunque, l'esame del disegno di legge finanziaria per il 2005 è rinviato alla seduta di domani.

In secondo luogo, l'ordine del giorno di oggi reca il seguito della discussione del disegno di legge di conversione di un decreto-legge molto importante, che decade questa settimana. Come possono insegnarmi tutti, in particolare l'onorevole Violante, che mi ha preceduto come Presidente della Camera, vi è un dovere costituzionale del Presidente della Camera, che è quello di garantire, non l'approvazione dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, perché ciò è un diritto insindacabile della Camera, quindi vostro, ma l'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge prima della loro decadenza. Questo è talmente vero che, proprio perché i decreti-legge sono considerati atti dovuti, anche in presenza di crisi di governo, l'Assemblea si trova ad esaminare questi provvedimenti. Ho citato questo esempio per sottolineare che anche nei momenti di maggiore difficoltà, non si sospende l'esame dei decreti-legge.

In terzo luogo, l'onorevole Castagnetti ha formulato una proposta di sospensione dei lavori per la giornata di oggi, proposta che, in base all'articolo 41 del regolamento, è indirizzata, non al Presidente, ma all'Assemblea. Non avrei la possibilità, nemmeno se lo volessi, di impedire al presidente Castagnetti se intende farlo di formalizzare questa proposta e di chiedere che sia messa ai voti, perché di ciò devo essere garante. Chiedo pertanto all'onorevole Castagnetti se intenda formalizzare la sua proposta.

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, a nome di tutti i gruppi di opposizione, formalizzo la richiesta. Fin da adesso, le anticipo che dall'esito del voto trarremo le dovute conseguenze (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...

 

GIACOMO STUCCHI. Ricattatori!

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. ...per non dover intervenire ancora. Giustamente, lei ha ricordato che i decreti-legge si convertono in legge anche durante le crisi di Governo. Vogliamo semplicemente sapere se il Governo è in crisi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), e siamo disposti a partecipare ai lavori per la conversione in legge del decreto-legge in questione. Ma finché non sappiamo gli intendimenti del Governo per trarre le conseguenze da quello che è accaduto, non possiamo collaborare con lei, Presidente.

 

PRESIDENTE. Naturalmente, lei sa che il problema riguarda il Governo. Io non posso rispondere per conto dell'esecutivo. In aula è presente il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, onorevole Ventucci, il quale, se vuole, può intervenire.

Onorevoli colleghi, ho ricordato il dovere costituzionale di garantire l'esame da parte del Parlamento dei decreti-legge in qualsiasi situazione. Altro non devo dire e non spetta a me dirlo.

 

MAURA COSSUTTA. Presidente, voleva intervenire il Governo!

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventucci, vuole parlare?

 

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. No, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Invito i colleghi a prendere posto e a votare ognuno per sé.

Porrò in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta dell'onorevole Castagnetti di rinviare a domani la trattazione dei punti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna. Nel caso in cui la proposta dell'onorevole Castagnetti sia approvata, il seguito del dibattito sarebbe rinviato alla seduta di domani; nel caso in cui tale proposta sia respinta, la seduta odierna continuerebbe con gli interventi sul complesso delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge n. 241 (e darò la parola all'onorevole Coluccini, che ne ha fatto richiesta).

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta, avanzata dall'onorevole Castagnetti.

(È respinta).


 


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO
(LEGGE FINANZIARIA 2005) (5310-BIS)

 

 


(A.C. 5310-bis - Sezione 1)

 

PROPOSTE EMENDATIVE DICHIARATE INAMMISSIBILI NEL CORSO DELLA SEDUTA

 

Dopo il comma 4-ter, aggiungere il seguente:

4-ter.1. All'articolo 110 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente: «6.-bis. Le disposizioni di cui al comma 5 non si applicano ai contratti stipulati da comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e da unioni di comuni».

6. 727. Michele Ventura, Mariotti, Maurandi, Rava.

 

Al comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: e provvede a una riclassificazione delle specialità medicinali attraverso l'istituzione di una classe specifica per i farmaci non soggetti a ricetta medica con accesso alla pubblicità al pubblico (OTC), aggiuntiva rispetto alle tre classi di cui legge 24 dicembre 1993, n. 537, articolo 8, comma 10, lettere a), b) e c).

22. 703. Ercole, Francesca Martini.

 

Al comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: e provvede ad adottare i provvedimenti necessari affinché sulle confezioni delle specialità farmaceutiche la cui assunzione può determinare un'alterazione delle condizioni psicofisiche di guida venga riportata un'apposita icona che segnali la presenza dei suddetti effetti collaterali.

22. 704. Ercole, Gibelli, Francesca Martini.

 

Al comma 5-bis, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Anche al fine del controllo e del monitoraggio della spesa sanitaria, per le attività di supporto per l'attuazione del nuovo sistema informativo sanitario, è comunque garantita dal Ministero della salute, nell'ambito delle risorse assegnate, la prosecuzione delle iniziative in corso, secondo criteri di continuità, coerenza ed omogeneità e per non oltre un periodo pari a quello previsto nei contratti in svolgimento.

22. 731. Gianfranco Conte.

 

Al comma 4, primo periodo, dopo le parole: di beni immobili, aggiungere le seguenti: e da convenzioni urbanistiche.

6. 64. (ex 0. 6. 175. 10.) Stradiotto, Duilio, Mariotti, Olivieri, Milana, Manzini, Lusetti, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 4, primo periodo, sostituire le parole: dei proventi derivanti da alienazioni di immobili, nonché delle erogazioni a titolo gratuito e delle liberalità con le seguenti: delle maggiori entrate proprie di natura tributaria ed extratributaria nonché nei limiti dei maggiori proventi propri straordinari di qualunque natura, tra i quali l'avanzo di amministrazione, gli oneri di urbanizzazione ed i proventi derivanti da dismissioni patrimoniali mobiliari e immobiliari.

6. 718. Lusetti, Stradiotto, Lettieri, Squeglia.

 

Sopprimere i commi 4-ter e 4-quater.

6. 82. (ex 0. 6. 175. 20.) Lusetti, Stradiotto, Milana, Duilio, Lettieri, Squeglia.

 

Sopprimere i commi 14-bis, 14-ter e 14-quater.

6. 100. (ex 0. 6. 175. 22.) Lusetti, Stradiotto, Milana, Duilio, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 1-bis, sostituire le parole: 3.000 abitanti con: 5.000 abitanti.

* 6. 709. Osvaldo Napoli.

 

Al comma 1-bis, sostituire le parole: 3.000 abitanti con: 5.000 abitanti.

* 6. 713. Bianchi Clerici.

 

Al comma 13-bis, sopprimere il secondo periodo.

6. 738. Olivieri, Detomas, Boato, Kessler.

 

Al comma 7, dopo le parole: l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), aggiungere le seguenti: nonché le aziende ospedaliere, le aziende miste, i policlinici universitari, di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, per l'attività assistenziale e di formazione dei medici specializzandi.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 204.000.

15. 701. Bindi, Turco, Labate, Battaglia, Maura Cossutta, Zanella.

 

Al comma 2, ultimo periodo, sopprimere le parole da: e predispone fino alla fine del periodo.

22. 702. Ercole, Francesca Martini.

 

Sopprimere i commi 2-bis, 2-ter e 2-quater.

22. 715 Ercole, Francesca Martini.

Sopprimere il comma 2-ter.

22. 716 Bindi, Battaglia, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 3, sopprimere la lettera c).

22. 727. Zanella, Maura Cossutta, Battaglia, Luigi Pepe, Fioroni, Mazzuca Poggiolini.

 

Sopprimere il comma 5-bis.

22. 729. Mazzuca Poggiolini, Luigi Pepe, Maura Cossutta, Zanella.

 

Al comma 7, aggiungere in fine le parole: in particolare per le singole regioni, al rispetto del tetto di spesa di cui all'articolo 48, comma 1, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ovvero, per le singole regioni che abbiano superato tale tetto, alla copertura della quota di sfondamento a loro carico ai sensi dell'articolo 48 del medesimo decreto-legge n. 269 del 2003 e alla adozione di misure idonee al contenimento della spesa farmaceutica da sottoporre alla preventiva approvazione del Ministro della salute.

22. 732. Giudice, Gazzara, Antonio Leone, Marinello, Milioto, Fallica.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. In ogni regione interessata dalla misura di cui al comma 1 è istituito un nucleo di valutazione dell'attività di attrazione degli investimenti nelle aree sottoutilizzate composto da istituzioni locali e parti sociali, che riferiranno semestralmente alle commissioni parlamentari competenti. Il nucleo di valutazione può suggerire iniziative finalizzate al conseguimento dell'obiettivo di incrementare l'attrattività di investimenti, soprattutto stranieri, al fine di rafforzare la presenza industriale nei territori interessati.

27-bis. 703. Molinari, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 7-ter, primo periodo, sostituire le parole da: il Consiglio nazionale delle ricerche fino alla fine del periodo, con le seguenti: mediante il consolidamento e l'espansione dell'attività di garanzia collettiva dei fidi, i versamenti compiuti dai soci, ivi compresi i soci sostenitori, al fondo rischi dei consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, di seguito denominato Confidi, localizzati nelle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno, sono integrati con un contributo, a carico dello Stato, pari al doppio dell'ammontare di ciascun versamento. Le spese, documentate e documentabili, per gli adempimenti necessari ad operazioni di concentrazione e fusione tra Confidi localizzati nelle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno, sono a carico dello Stato.

29. 703. Gambini, Benvenuto.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 2)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

 

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:

sia soppresso l'articolo 21,

e con la seguente osservazione:

a) all'articolo 6 si segnala l'esigenza di valutare la congruità del mantenimento nei commi 1, 3, 4, 5 e 13, del riferimento alle province autonome di Trento e di Bolzano, a seguito dell'introduzione, nel corso dell'esame in sede referente, dei commi 13-bis e 13-ter del medesimo articolo.

Il Comitato permanente per i pareri,

esaminati altresì gli emendamenti presentati all'Assemblea al disegno di legge finanziaria 2005, C. 5310-bis/A (fascicolo 1),

 

PARERE CONTRARIO

sui seguenti emendamenti e articoli aggiuntivi: 6. 04 Realacci, *8. 05 Fioroni, *8. 06 Buemi, *8. 07 Cusumano, *8. 08 Mariotti, **8. 01 Duilio, **8. 02 Cusumano, **8. 03 Mariotti, **8. 04 Di Gioia, 8. 09 Marinello, 21. 1 Sgobio, 21. 2 Ercole, 25. 013 Mastella, *27. 025 Sgobio, *27. 026 Zanella, 29. 01 Realacci, 29. 013 Gambini e 29. 045 Rugghia,

 

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti e articoli aggiuntivi al disegno di legge finanziaria 2005, C. 5310-bis/A contenuti nel fascicolo n. 1.

 

 

A.C. 5310-bis - Sezione 3)

 

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Titolo I

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FINANZIARIO

 

Art. 1.

(Risultati differenziali del bilancio dello Stato)

1. Per l'anno 2005, il livello massimo del saldo netto da finanziare resta determinato in termini di competenza in 50.000 milioni di euro, al netto di 5.494 milioni di euro per regolazioni debitorie. Tenuto conto delle operazioni di rimborso di prestiti, il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di cui all'articolo 11 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ivi compreso l'indebitamento all'estero per un importo complessivo non superiore a 2.000 milioni di euro relativo ad interventi non considerati nel bilancio di previsione per il 2005, resta fissato, in termini di competenza, in 245.000 milioni di euro per l'anno finanziario 2005.

2. Per gli anni 2006 e 2007 il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio pluriennale a legislazione vigente, tenuto conto degli effetti della presente legge, è determinato, rispettivamente, in 41.000 milioni di euro ed in 24.500 milioni di euro, al netto di 3.572 milioni di euro per l'anno 2006 e 3.176 milioni di euro per l'anno 2007, per le regolazioni debitorie; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 235.000 milioni di euro ed in 210.000 milioni di euro. Per il bilancio programmatico degli anni 2006 e 2007, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato, rispettivamente, in 43.000 milioni di euro ed in 39.000 milioni di euro ed il livello massimo del ricorso al mercato è deter-minato, rispettivamente, in 281.000 milioni di euro ed in 246.000 milioni di euro.

3. I livelli del ricorso al mercato di cui ai commi 1 e 2 si intendono al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato.

4. Per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, le maggiori entrate rispetto alle previsioni derivanti dalla normativa vigente sono interamente utilizzate per la riduzione del saldo netto da finanziare, salvo che si tratti di assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali, improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese, situazioni di emergenza economico-finanziaria ovvero riduzioni della pressione fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE

Titolo I

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FINANZIARIO

 

ART. 1.

(Risultati differenziali del bilancio dello Stato).

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 49.138 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 244.138 milioni;

 

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 40.307 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 23.999 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 234.307 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 209.499 milioni;

 

all'articolo 37, tabella B, apportare le seguenti variazioni:

 

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 748.418;

2006: - 609.018;

2007: - 438.948.

 

voce: Ministero della giustizia:

2005: - 10.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

 

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 25.000;

2006: - 25.000;

2007: - 25.000.

 

voce: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca:

2005: - 2.500.

 

voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio:

2005: - 1.954.

 

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2005: - 24.605;

2006: - 39.155;

2007: - 18.000.

 

voce: Ministero della salute:

2005: - 50.000.

1. 1. (ex 1. 4.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

(Approvato)

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 48.780 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 243.780 milioni;

 

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 39.844 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 23.318 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 233.844 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 208.818 milioni.

 

all'articolo 37, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

 

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 500;

2006: - 1.000;

2007: - 2.000.

 

voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali:

2005: - 743.700;

2006: - 748.900;

2007: - 751.900.

 

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 166.856;

2006: - 189.681;

2007: - 196.095.

 

voce: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca:

2005: - 450;

2006: - 434;

2007: - 9.434.

 

voce: Ministero dell'interno:

2005: - 208.500;

2006: - 113.000;

2007: - 120.000.

 

 

voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio:

2005: - 1.493;

2006: - 6.693;

2007: - 6.693.

 

voce: Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:

2005: - 750.

voce: Ministero della difesa:

2005: - 417;

2006: - 417;

2007: - 417.

 

voce: Ministero delle politiche agricole e forestali:

2005: - 21.800;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

 

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2005: - 1.303;

2006: - 803;

2007: - 65.

 

voce: Ministero della salute:

2005: - 75.138;

2006: - 75.529;

2007: - 75.529.

1. 2. (ex 1. 1.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 49.350 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 244.350 milioni;

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 40.527 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 24.197 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 234.527 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 209.697 milioni.

 

all'articolo 37, tabella B, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 555.000;

2006: - 418.000;

2007: - 248.000.

voce: Ministero della giustizia:

2005: - 10.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 25.000;

2006: - 25.000;

2007: - 25.000.

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2005: - 10.000;

2006:- 10.000;

2007: - 10.000.

voce: Ministero della salute:

2005: - 50.000.

1. 4. (ex 1. 3.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 49.683 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 244.683 milioni;

 

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 40.759 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 24.240 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 234.759 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 209.740 milioni.

 

all'articolo 37, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

 

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 500;

2006: - 1.000;

2007: - 2.000.

 

voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali:

2005: - 7.000;

2006: - 15.000;

2007: - 18.000.

 

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 75.000;

2006: - 75.000;

2007: - 75.000.

 

voce: Ministero dell'interno:

2005: - 200.000;

2006: - 110.000;

2007: - 120.000.

 

voce: Ministero delle politiche agricole e forestali:

2005: - 10.527;

2006: - 15.158;

2007: - 20.000.

 

voce: Ministero della salute:

2005: - 25.000;

2006: - 25.000;

2007: - 25.000.

1. 3. (ex 1. 2.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

 


 


 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

543.

 

Seduta di mercoledì 10 novembre 2004

 

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI
indi

DEI VICEPRESIDENTI ALFREDO BIONDI

E FABIO MUSSI

 

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (5310-bis) (ore 10,35).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005).

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 1).

Avverto altresì che prima della seduta è stato ritirato l'emendamento Detomas 6.3.

 

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 2).

Poiché a seguito dell'approvazione dell'emendamento Boccia 1.1 è precluso l'unico restante emendamento segnalato, volto anch'esso a proporre una modifica dei saldi, dovremo passare direttamente alla votazione dell'articolo 1.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, credo che, con riferimento al suo speech dovrebbe essere chiarito che la procedura adottata non costituirà precedente. Infatti, è ovvio che l'errore tipografico di ieri...

 

MARCO BOATO. Due per gruppo!

ELIO VITO. C'è stata una nuova comunicazione, Boato!

 

PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori, onorevole Boato! È su un'altra cosa! Presiedo ancora io...!

Prego, onorevole Vito.

 

ELIO VITO. L'errore tipografico di ieri ha comportato, come lei dice adesso, la preclusione di un emendamento dell'opposizione. Credo debba essere chiarito che ciò non costituirà precedente.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

ANTONIO BOCCIA. Non è precluso! L'ho ritirato!

 

PRESIDENTE. L'ha ritirato, va bene, onorevole Boccia: ne prendo atto.

 

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).

 

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

 

Si riprende la discussione.

 

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo)...

 

PRESIDENTE. Moderate l'entusiasmo, per favore. Prego, onorevole Boccia...

 

ANTONIO BOCCIA. Presidente, poi recupererò il tempo. Intanto desidero precisare che io ho ritirato gli altri emendamenti perché avevano tutti un significato politico; quindi, essendo passato il primo, non vi era bisogno di infierire.

In secondo luogo, vorrei anche chiarire che i colleghi che hanno fatto delle obiezioni sull'errore materiale forse avrebbero dovuto anche tenere conto che vi è stata un'errata corrige allo stampato già in sede di Commissione. Non sarebbe male tenerne conto.

In terzo luogo, non vorrei che quanto accaduto ieri (le cui conseguenze politiche sono nelle parole del Presidente del Consiglio dei ministri) faccia dimenticare la sostanza della questione che pone l'articolo 1 e delle questioni che ho chiesto al sottosegretario Vegas di precisare ieri. Con la consueta cortesia, la Presidenza della Camera ieri ha dato risposta ad una serie di interrogativi (il Presidente pro tempore era il collega Fiori) che io avevo posto sulle procedure e sulla documentazione allegata.

Ma in quel mio intervento avevo anche fatto riferimento a tre questioni importanti che considero, in parte, di merito e, in parte, strettamente relative alla procedibilità dell'esame del disegno di legge finanziaria; siccome stiamo discutendo del saldo netto da finanziare e le dette questioni incidono direttamente sul saldo medesimo, insisto perché il sottosegretario Vegas informi, non tanto l'Assemblea, che ne ha diritto, quanto, piuttosto, il Presidente della Camera. Invece, il sottosegretario Vegas, seppure anch'egli con la consueta cortesia, ha soltanto rinviato alle fasi successive la risposta, il che rende improcedibile l'esame del provvedimento proprio dal punto di vista contenutistico.

Sottosegretario Vegas, il saldo, ancorché modificato, deve avere una sua credibilità; lei sa meglio di me che il Presidente Berlusconi si è recato a Bruxelles per dare la sua parola d'onore che, con una manovra finanziaria correttiva, avrebbe riportato l'indebitamento netto al di sotto del 3 per cento. Parte integrante della manovra era, però, rappresentata da atti amministrativi di riduzione di spesa per 2 miliardi di euro (ovvero, circa 4 mila miliardi di vecchie lire); ma, a tutt'oggi, 10 novembre 2004, la Camera, noi deputati, non abbiamo cognizione di siffatti atti amministrativi.

Dunque, come si può procedere oltre se mancano 2 miliardi di euro? Dove è il provvedimento amministrativo che ridurrebbe di 2 miliardi di euro la spesa? Se non vengono adottate tali misure, il disegno di legge finanziaria non è credibile, non solo perché ieri la maggioranza ha voluto dare un segnale al Governo - mettendo in difficoltà il prosieguo dell'iter del provvedimento - ma, altresì, perché mancano alcuni presupposti di tale disegno di legge.

Ho, dunque, chiesto al Governo, per la stessa credibilità del saldo, di dare cognizione dell'esistenza di tali provvedimenti; se non fosse possibile acquisire i documenti cartacei, almeno il sottosegretario Vegas dovrebbe informare oralmente l'Assemblea al riguardo.

In secondo luogo, il Governo ha stabilito che, per mantenere il saldo, ancorché modificato - i termini della questione non cambiano -, avrebbe varato una manovra di contenimento della spesa pubblica per 9 miliardi 500 milioni di euro (circa 20 mila miliardi delle vecchie lire). Ebbene, nella relazione tecnica sono indicate le relative riduzioni. A circa 2 miliardi di euro ammonterebbero i tagli al bilancio dello Stato che deriverebbero dalla «tagliola» del 2 per cento; abbiamo chiesto, insieme al collega Visco - quest'ultimo, con maggiore autorevolezza - e ad altri deputati (da ultimo, la collega Pennacchi) di darci il quadro di tali riduzioni. Il Governo, correttamente, ha fornito la relativa tabella poi inclusa, grazie anche all'opera compiuta dal presidente Giorgetti, nella legge finanziaria. Ha, quindi, spiegato che 4 miliardi 200 milioni di euro verrebbero da tagli apportati alla spesa sanitaria, mentre circa 2 miliardi di euro deriverebbero da tagli alle spese degli enti locali.

Ma vi è ancora un vuoto di 1 miliardo 400 milioni; infatti, facendo la somma delle riduzioni - d'altro canto l'ha già effettuata il Servizio bilancio della Camera -, mancherebbero ancora, appunto, 1 miliardo 400 milioni. Dunque, ho chiesto che fosse data contezza di dove vengono acquisite tali risorse.

La manovra è falsata non solo per quanto avvenuto ieri - attenzione a non lasciarci prendere, noi dell'opposizione, da questo successo -, ma anche perché mancano le poste di copertura. Mancano 1 miliardo 400 milioni nei conti della stessa relazione tecnica, così come verificata dal Servizio bilancio della Camera; se non dichiarate dove prenderete tale ammontare, è difficile poi credere al saldo indicato. Si tratta di un minore costo della spesa per interessi? Di maggiori entrate? Di che cosa? In qualche modo, dovete rendere conto; altrimenti, il saldo indicato è falso (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

Ho posto una terza questione. Vorrei ricordare che ho già rappresentato al sottosegretario Vegas, in sede di Commissione bilancio - non solo personalmente, ma credo anche a nome dell'intera Grande alleanza democratica -, che l'esigenza di perseguire il rigore nei conti pubblici non si pone per essere più realisti del re, e dunque per fare noi la parte del Governo: è vero che abbiamo una cultura di governo, ma non arriviamo al punto di fare un favore al Governo in carica. La questione è un'altra: voi state conducendo il paese al fallimento e noi vogliamo evitare, tra un anno e mezzo, di fare i curatori fallimentari! Tra un anno e mezzo, infatti, se continuerete in questo modo, resterà soltanto da gestire il fallimento!

Il nostro messaggio di rigore e di trasparenza in ordine al saldo netto da finanziare, e dunque riguardo al debito pubblico, allora, vuole rappresentare che siamo preoccupati per tutti gli «scivolamenti» verso il futuro. Il disegno di legge finanziaria in esame, colleghi della maggioranza, contiene 3 miliardi di euro di eccedenze; vorrei dire, in altri termini, che nel 2004 sono state effettuate spese per 3 miliardi di euro (6 mila miliardi di vecchie lire) al di fuori delle previsioni di bilancio! Con questa legge finanziaria si coprono questi 3 miliardi di eccedenze!

Mi domando, pertanto - l'ho chiesto anche al ministro Siniscalco e al governatore Fazio -, con questo trend di impostazione del disegno di legge finanziaria, quanti saranno l'anno prossimo i miliardi di euro di eccedenze. Da un calcolo sommario, sembra che arriveremmo a 10 miliardi di euro di eccedenze: in altri termini, vi sarà, grazie a questa legge finanziaria, un «buco» nel bilancio di 20 mila miliardi di vecchie lire!

Il saldo netto da finanziare, allora, è falso e sbagliato! Ieri numerosi di voi hanno voluto lanciare un segnale a Berlusconi per cambiare rotta, e dunque hanno votato a favore del mio emendamento 1.1. Tuttavia vorrei rilevare che, sul piano della tenuta dei conti pubblici, il saldo è falso, poiché mancano ancora un miliardo e 400 milioni di euro, non vi sono assolutamente i 2 miliardi di euro che avrebbero dovuto derivare dal provvedimento amministrativo che ho già citato e tutta la manovra finanziaria non ha alcuna credibilità in ordine alla riduzione della spesa pubblica!

Per questo motivo, preannunzio che voterò contro l'articolo 1 del disegno di legge finanziaria, nonostante sia stato approvato un mio emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, annunzio che anche il gruppo di Rifondazione comunista voterà contro l'articolo in esame, nonostante sia stato approvato un emendamento presentato, con grande acume, professionalità ed esperienza, dal collega Boccia, nonché da altri deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, che tutti noi abbiamo votato nella seduta di ieri.

Non si tratta di un emendamento di alcuna importanza; anzi, credo che l'approvazione di tale proposta emendativa abbia determinato un fatto politico importante e forte: lo sbandamento del Governo nel momento in cui è in corso uno «scambio politico» - voglio eufemisticamente definirlo così -, da una parte, tra gli assetti interni della maggioranza e la composizione del Governo stesso e, dall'altra, poste di bilancio e segmenti importanti di politica economica.

Vorrei osservare che stiamo discutendo un disegno di legge finanziaria ancora del tutto incompleto, poiché si tratta, nei fatti, di una sorta di decreto «tagliaspese». Si tratta di una legge finanziaria incompleta e falsa, poiché manca a tutt'oggi il cosiddetto maxiemendamento fiscale (questa controriforma fiscale che ancora attendiamo di conoscere nei suoi lineamenti precisi in termini parlamentari, e non solo giornalistici). Non dimentichiamo che manca ancora - perché è diventato quasi una sorta di araba fenice - il cosiddetto collegato sullo sviluppo, che avrebbe dovuto rappresentare, anche sulla base di quanto affermato dal ministro Siniscalco in sede di Commissione bilancio, l'architrave della manovra economico-finanziaria.

Adesso ci troviamo ad esaminare l'articolo 1, vale a dire l'impalcatura che dovrebbe sostenere l'intero disegno di una legge finanziaria che ho già definito falsa ed incompleta. Esso, infatti, prevede il livello del saldo netto da finanziare, un elemento importante dal punto di vista non solo tecnico, ma anche politico (in quanto reca le scelte di politica economica), che tuttavia viene in qualche modo a cadere a causa dell'approvazione dell'emendamento Boccia 1.1, che rivede al ribasso il saldo netto da finanziare per circa 2 miliardi di vecchie lire, se non di più.

È un problema grave per il Governo. È un problema che ci fa affermare - come ricordava poc'anzi il collega Boccia - che questa manovra economica, in effetti, non esiste più. Il saldo netto, che non è altro che la differenza tra tutte le spese e le entrate, salta. Possiamo anche continuare questa discussione in modo tecnico trovando un escamotage tecnico-parlamentare, ma non c'è dubbio che, sul piano della politica economica, ci troviamo di fronte ad un bivio molto netto. Su tale aspetto vorremmo ascoltare parole chiare da parte del Governo, e non semplicemente un intento di continuità - peraltro asfittico ed astratto - quale quello che il ministro Giovanardi ci ha consegnato nel suo breve intervento, questa mattina.

Si pone un interrogativo di fondo: il Governo dovrà ulteriormente ridurre le spese o aumentare le entrate. Questo è un punto su cui il Governo non può che rivedere la propria politica, anche tenendo conto della criticità forte espressa da tutte le opposizioni unite - ed è stato un salto di qualità importante anche sul piano politico -, e rispondere. Approvare, infatti, i rimanenti articoli della legge finanziaria in tal modo non è possibile. Non è possibile soprattutto poiché si attende ancora la «controriforma fiscale» - la chiamo così -, che sappiamo quanto inciderà, anch'essa, sui saldi, ed il fantomatico collegato sullo sviluppo - di cui non si sa più nulla, ma i sindacati affermano che il tavolo non è stato ancora impostato -, che certamente non sarà a saldo zero. Non sappiamo nemmeno, quando si parlerà di sviluppo, di quali entrate, di quali uscite, di quali poste e di quali spostamenti si tratterà.

Siamo insomma di fronte ad un decreto taglia spese, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, che accompagna semplicemente, in maniera tecnicistica, un declino del paese. Non vi è un discorso sulla programmazione, sui settori produttivi, sulla formazione, sulla tecnologia, sul tentativo di rilancio in alcuni settori del paese; non vi è neanche un discorso sulla produzione di qualità che possa rendere la competitività internazionale del paese una competitività non che insegue la forza lavoro al livello più basso di precarizzazione, ma che, sul mercato internazionale e sulla nuova divisione internazionale del lavoro, riesce a far incidere anche le conoscenze, i saperi, le culture, il bagaglio tecnico-scientifico che nella ricerca e nella produzione italiana, in ogni caso, vi sono.

Pertanto, noi votiamo contro, per i motivi che ho esposto, per la criticità espressa sinora sulla manovra nel suo complesso. Non si può, infatti, continuare facendo finta di nulla, dopo che ieri è stato approvato l'emendamento Boccia 1.1. Ci troviamo di fronte ad una legge finanziaria che, ancor più, suscita - e non a caso - vasto disagio e dissenso nella popolazione, nei partiti - anche di maggioranza -, nei sindacati, nelle associazioni e negli amministratori pubblici. Siamo, quindi, di fronte ad una normativa che la maggioranza vuole imporre a colpi di dittatura della maggioranza stessa, a colpi di voti, andando avanti alla cieca, allo sbando, e che delinea un disegno liberista organico.

Contro questa manovra, le forze di opposizione tutte, in maniera unitaria, credo produrranno una grande capacità di mobilitazione politica e sociale, molto ampia, a partire dal Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Visco. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO VISCO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, l'articolo 1 della legge finanziaria è quello che rappresenta la sintesi politica, oltre che contabile, dell'intera manovra. È per questo motivo che il voto di ieri ha assunto un significato politico che tutti riconoscono. Questa può essere, tuttavia, anche una questione per ragionare e capire in che cosa consiste la manovra che il Governo oggi propone al Parlamento.

Onorevoli colleghi, questa è una legge finanziaria di grave emergenza. È bene che ciò sia chiaro. Si tratta di una legge finanziaria che blocca la spesa pubblica, sia pure in termini reali, consentendone un aumento soltanto nella misura del tasso di inflazione. Essa aumenta le tasse e continua con interventi di carattere temporaneo. Ciò nonostante, questo disegno di legge finanziaria non risolve i problemi della nostra finanza pubblica.

Signor Presidente, con questa manovra il Governo si propone di tagliare la spesa per circa 9 miliardi, di aumentare le tasse per circa 7 miliardi e di vendere immobili per altri 7 miliardi: questa è la sostanza della manovra. Ebbene, queste misure vanno confrontate con ciò che è successo nell'ultimo triennio ai nostri conti pubblici. Se guardiamo al consuntivo del 2001, ossia ai dati dell'anno che ha segnato l'inizio dell'attività del Governo Berlusconi, possiamo notare che, dal 2001 al 2003, vi sono stati un aumento delle spese correnti primarie, al netto degli interessi, di un punto e mezzo di prodotto interno lordo ed un crollo delle entrate ordinarie, al netto dei condoni, di un altro punto di prodotto interno lordo: in totale sono due punti e mezzo. Questa è stata l'abilità dall'attuale Governo rispetto all'eredità ricevuta. Quando, poi, il Governo ci dice che il tendenziale per il 2004 è di 4,4 punti, allora, onorevoli colleghi, basta fare una semplice sottrazione: 4,4 meno 2,5 fa 1,9. Ciò significa che, se il Governo non avesse perso il controllo del bilancio nei tre anni passati, oggi non discuteremmo né di manovre straordinarie, né di tagli, né di manovre correttive e il Governo stesso avrebbe avuto un abbondante margine di oltre un punto di PIL per rispettare i parametri di Maastricht e, al tempo stesso, rilanciare l'economia.

Invece, adesso siete costretti ad una manovra affannosa, una manovra di blocco e di taglio indiscriminato. Ad esempio, sarebbe stato interessante capire l'origine degli sfondamenti della spesa corrente ed intervenire sugli stessi; ma non siete in grado di farlo, perché non lo capite. Non avete saputo gestire una situazione complicata, ma sicuramente non impossibile da governare. Quindi, si è operato un taglio secco, e poi vedremo quanto potrà portare. Infatti, come ha ricordato prima il collega Boccia, il cosiddetto provvedimento «taglia spese» si è risolto, in parte rilevante, in un recupero di spese successive.

Se volessimo essere assolutamente onesti sulla manovra, così com'è, dovremmo dire che in essa vi sono almeno 4 miliardi di spesa assolutamente incerti: mi riferisco ai tagli sulla sanità; poi ci sono altri 4 miliardi di entrate, quelle relative all'aumento delle imposte sulle piccole imprese e sul lavoro autonomo, anch'essi problematici, perché non si sa quando saranno rivisti gli studi di settore, in quale periodo si riuscirà a concludere l'operazione e quale impatto ciò avrà sul gettito del 2005, a meno che non si vogliano rendere gli studi di settore retroattivi al 2004. Quindi, oggi vi è una manovra con 8 miliardi che possono essere definiti virtuali o incerti.

Dopodiché, vi sono i problemi relativi al 2004: ancora non si sa come si chiuderà e se staremo sotto o sopra al 3 per cento. Quindi, oggi la manovra è chiaramente insufficiente rispetto agli obiettivi che il Governo si pone. Abbiamo sollevato il problema in Commissione e non abbiamo ottenuto risposte. Stando così le cose, a metà anno, dopo le elezioni regionali, avremo o uno sfondamento di bilancio riconosciuto o una manovra correttiva.

Onorevoli colleghi, vi è poi un altro aspetto importante relativo a questo disegno di legge finanziaria: non sappiamo ancora quale sarà la legge finanziaria che approveremo prima di Natale, in quanto mancano le norme che i colleghi ricordavano. In particolare, manca l'intervento sulle tasse e sul rilancio dell'economia.

È evidente che, se le cose stanno così, risorse aggiuntive per fare altro c'è ne sono poche o per niente.

Manifesto il mio apprezzamento al Presidente del Consiglio dei ministri il quale, nella riunione di ieri sera, ha dimostrato una notevole flessibilità, o forse dovremmo chiamarla arrendevolezza o abitudine a subire e a porgere l'altra guancia. Dico ciò perché abbiamo appreso dagli organi di stampa di oggi che la manovra dell'IRPEF, sulla quale era in ballo, se non ricordo male, «la faccia» del Presidente del Consiglio, slitterà ancora di un anno. Questo è positivo, perché era l'ultima cosa di cui avevamo bisogno. Oggi, se c'è un'emergenza, questa riguarda la competitività del paese e i bassi redditi di quelle famiglie di lavoratori che stentano ad arrivare a fine mese. Ebbene, su tale questione, vedremo che cosa farà il Governo. Tutto ciò, comunque, dimostra lo stato confusionale attuale in cui si trova la maggioranza, la sua incapacità di giungere ad una sintesi, e dimostra altresì che non è sufficiente un cambio del ministro degli affari esteri e l'intenzione di ridurre la pressione fiscale per materializzare effettivamente la riduzione delle tasse.

Onorevoli colleghi, per tutti questi motivi noi non solo voteremo contro l'articolo 1 e, ovviamente, contro il disegno di legge finanziaria, ma siamo anche vivamente preoccupati perché, a nostro parere, non si può gestire un paese in questo modo. Colleghi, la spesa corrente per l'anno passato e per quello in corso è tornata ai livelli più elevati da dieci anni a questa parte. Pertanto, mi chiedo di cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di un disastro, di una débacle, di cui voi dovete prendere atto; d'altra parte, a me pare che a livello di opinione pubblica questa situazione sia ormai acquisita e, dopo la decisione assunta ieri sera, la credibilità del Governo e del Presidente del Consiglio sia, a mio avviso, sotto zero (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 442

Maggioranza 222

Hanno votato 258

Hanno votato no 184).

Come proposto dal presidente della V Commissione, onorevole Giancarlo Giorgetti, procederemo ora all'esame dell'articolo 4.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 3).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, noi del gruppo della Margherita abbiamo presentato degli emendamenti all'articolo 4 che consideriamo importanti perché ripropongono la questione del Mezzogiorno. A questo riguardo, riteniamo opportuno che siano messe a disposizione risorse adeguate per creare investimenti sulla base di norme lineari, semplici e automatiche; quelle stesse norme, credito di imposta e bonus all'occupazione, che negli anni scorsi, durante i Governi di centrosinistra, avevano dato buoni risultati, facendo registrare un incremento della produttività e una crescita dell'occupazione.

Il Governo attuale, invece, nel corso di questi mesi ha fatto una scelta diametralmente opposta. Vale a dire quella di bloccare, di fatto, con lo stravolgimento delle procedure, tutti i provvedimenti di sostegno alle imprese e al mercato del lavoro. Le conseguenze di ciò sono drammaticamente visibili: nel Mezzogiorno, i settori agro alimentare, metalmeccanico, petrolchimico e tessile sono in questi mesi entrati in crisi, determinando un'emorragia continua di posti di lavoro.

Una vera e propria crisi strutturale si è aperta nel Mezzogiorno e ha portato indietro complessivamente la condizione economica e sociale di quel territorio.

Mentre svolgiamo queste preoccupate considerazioni, c'è chi nel Governo Berlusconi continua a dichiarare, nel tentativo di creare confusione, che mai come in questi mesi sono state concentrate tante risorse per il sud. Purtroppo, la reale condizione socio-economica del Mezzogiorno smentisce queste strumentalizzazioni. I dati ISTAT confermano una crescita delle aree di povertà, una diminuzione dell'occupazione nel meridione e il ritorno consistente delle migrazioni di migliaia di giovani dal sud al nord del paese.

Per fare comunque chiarezza, vogliamo esaminare nel dettaglio alcuni capitoli della legge finanziaria che riguardano il Mezzogiorno e segnalare, per esempio, che il fondo per le aree sottoutilizzate, come si evince dalla tabella D, è stato rifinanziato di soli 100 milioni per il 2005, di 100 milioni per il 2006 e nel 2007, invece, di 7 miliardi e 800 milioni. Si tratta del solito bluff di coniugare i finanziamenti per il Mezzogiorno nel futuro. Tra l'altro, nella tabella F la rimodulazione delle risorse del fondo ha determinato la posticipazione di 2.150 milioni di euro dal 2005 agli anni successivi. Conseguentemente, lo stanziamento per il 2005 si è ridotto a 3.580 milioni di euro.

Le cose non sono andate meglio per gli incentivi alle imprese relativi alla legge n. 488 del 1992 e per gli strumenti di programmazione negoziata (i fondi del Ministero dell'economia e delle finanze). Per il 2005, sono stati destinati 413 milioni di euro ai sensi della citata legge n. 488 e 3.125 milioni di euro per la programmazione negoziata.

Per effetto della rimodulazione operata nella tabella F, che ha posticipato 1.450 milioni di euro al 2006, per il 2005 le risorse sono ridotte a 1.675 milioni di euro. Per non parlare del fondo per gli incentivi alle imprese previsto nei capitoli del Ministero delle attività produttive. Per effetto della rimodulazione di risorse operata nella tabella F, che ha posticipato 50 milioni di euro al 2006, le risorse per il 2005 sono ridotte a 700 milioni di euro.

Non vi sono dubbi, quindi, colleghi, che verso il Mezzogiorno vi sono stati ancora consistenti tagli agli investimenti e all'occupazione. Si aggiungono a tutto ciò due altri fattori. Il primo è l'intenzione, già annunciata dal Governo, di trasformare fondi della legge n. 488 del 1992 in mutui. Si annullerà così una delle convenienze per investire al sud.

Il secondo fattore è l'articolo 4 in discussione, che prevede per il 2005 un tetto complessivo di spesa concreta dei pagamenti di 7.900 milioni di euro. Quindi, al di là dei capitoli che, ripeto, comprendono anche la legge obiettivo, non si potranno utilizzare tutte le risorse per il 2005. La linea indicata dall'articolo 4 farà perdere ulteriore certezza del diritto per coloro che vorranno investire al sud. Quindi, si tratta di una scelta sbagliata, e per questo ci appelliamo ai parlamentari meridionali affinché appoggino i nostri emendamenti in modo da eliminare l'articolo 4 (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, vorrei porre alla sua attenzione e all'attenzione del presidente della Commissione e del relatore il fatto che ora esaminiamo l'articolo 4, che regolamenta la limitazione dei pagamenti e che recita: «Per l'anno 2005, il concorso al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 2, per i settori di intervento di cui alle lettere a), b) e c), è garantito anche mediante la limitazione dei pagamenti (...)».

L'articolo 2, che fa riferimento al raggiungimento di questi obiettivi, è relativo ai limiti all'incremento delle spese delle pubbliche amministrazioni.

Tradotto per gli italiani che ci ascoltano e per la gente che vive nella quotidianità significa l'elenco dei tagli che il Governo dispone ai trasferimenti e alle risorse per garantire i servizi ai cittadini, cioè alle regioni, ai comuni e agli enti locali rendendo quindi più difficile e meno tutelata la vita quotidiana di quella parte di popolazione che ha problemi a vivere la quotidianità con decoro. Dunque, stiamo affrontando la discussione di una regolamentazione volta a raggiungere un obiettivo che ancora dobbiamo discutere! Infatti ho preso atto, dalle dichiarazioni del presidente della Commissione, che l'articolo 2 è stato accantonato e sarà affrontato successivamente. Allora, le chiedo, ma è proprio logico affrontare adesso l'esame dell'articolo che individua la procedura per raggiungere un obiettivo che ancora dobbiamo discutere se sia valido o meno? Noi faremo di tutto per cercare di sopprimere anche l'articolo 2, non so ci riusciremo o meno - ovviamente mi auguro di riuscire, come ieri sera, a stravolgere nuovamente la finanziaria di questo Governo - però davvero ritengo non sia possibile procedere all'esame di questo articolo: accantoniamo anche questo, nel tentativo consapevole di trovare un momento di maggiore logica nell'andamento dei lavori. Mi sembra, infatti, signor Presidente, che un po' di confusione permanga anche stamani.

 

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, sicuramente la confusione permarrà anche stamani, ma non so se lei interviene per attenuarla o per amplificarla perché il suo intervento, mi scusi, avrebbe dovuto essere svolto quando abbiamo deciso di passare all'articolo 4 e non quando anche membri della stessa opposizione hanno già parlato! Altrimenti, il modo di lavorare diventa farraginoso...

Comunque, «giro» la sua osservazione al relatore che, credo, vorrà risponderle.

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, l'onorevole Innocenti si sbaglia. Da un punto di vista tecnico l'articolo 4 prevede interventi di mera cassa su materie circostanziate per cui non è assolutamente in conflitto con l'accantonamento dell'articolo 2. Per quanto riguarda, invece, il punto di vista politico - se mi è consentito rispondere all'onorevole Burtone - vorrei dire che pensare all'utilità degli investimenti per il Mezzogiorno sarebbe stato utile prima del voto di ieri anziché in questo momento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.

 

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, il comma 1 dell'articolo 4 al nostro esame fa riferimento, come è stato ricordato, agli obiettivi di cui all'articolo 2. Ora, il relatore ha una sua opinione in proposito, però mettersi a discutere di un articolo che dovrebbe dare attuazione agli obiettivi di cui all'articolo 2 senza aver discusso lo stesso articolo 2 è, senza dubbio, una situazione, comunque vogliamo chiamarla, un po' anomala.

Ora, a parte l'anomalia, l'articolo 2 fissa il principio del 2 per cento come tetto massimo all'aumento della spesa pubblica e l'articolo 4 - mi sembra di capire - in attuazione di quei principi limita entro 7 mila e 900 milioni di euro i pagamenti a valere sui conti di tesoreria. Ma i fondi che vengono elencati alle lettere a), b) e c) del comma 1 sono già ampiamente decurtati rispetto a quelli del bilancio a legislazione vigente: sono ridotti da 9.924 milioni di euro a 6.474; una decurtazione di 3.450 milioni di euro. E la parte più rilevante di questa riduzione, come è stato ricordato dal collega Burtone, riguarda il fondo per le aree sottosviluppate, cioè, in gran parte, le risorse destinate al Mezzogiorno.

Una parte del fondo per le aree sottoutilizzate è gestita, come noto, dal Ministero delle attività produttive ed è quella che riguarda il finanziamento della contrattazione programmata, dei patti territoriali, dei contratti d'area. Ebbene, dei 3.126 milioni di euro di questa parte del fondo per il 2005, ben 1.450 vengono posticipati al 2006. Ma la parte più cospicua del fondo per le aree sottoutilizzate è quella di competenza del Ministero dell'economia, cui compete la gestione di diverse leggi per il Mezzogiorno e per altre aree sottoutilizzate.

Ebbene, dei 5.581 milioni di euro di tale parte del fondo per il 2005, ben 4.400 sono posticipati al 2006 ed al 2007; al 2005 viene lasciata la cifra ridicola di 100 milioni di euro. Per il 2005 si passa da 5.581 a 3.540 milioni: si tratta di una riduzione di 2.050 milioni di euro. Complessivamente nel triennio la riduzione di questa parte del fondo ammonta a 1.180 milioni di euro.

Quando chiediamo al Governo a cosa sia dovuta tale furia devastatrice nei confronti del Mezzogiorno il Governo tenta, naturalmente, di nobilitare le sue scelte sostenendo che in realtà non vi è bisogno di nuove risorse - ma, a quanto pare, neanche di quelle vecchie - perché le regioni non sarebbero in grado di spendere quelle che ci sono. Non è mai stato possibile discutere compiutamente in nessuna sede e con dati alla mano l'origine di tale situazione. Se effettivamente si trattasse di ciò, bisognerebbe chiedersi perché si è arrivati a tale situazione e quali sono le modalità per impedire che tale situazione vada avanti. Certamente, la modalità per impedire che le risorse destinate al Mezzogiorno non vengano spese non è quella di eliminare o ridurre le risorse esistenti.

Peraltro, gli ultimi dati riguardanti il Mezzogiorno rivelano che la situazione economico-sociale di tale parte del paese si va deteriorando rispetto all'esperienza di alcuni anni fa. Accade, infatti che, mentre per alcuni anni il prodotto interno lordo del Mezzogiorno era cresciuto più di quello medio nazionale, gli ultimi dati ci dicono che il prodotto interno lordo del Mezzogiorno cresce nuovamente meno della media nazionale.

Anche il relatore sulla legge finanziaria, nel discutere di tale problema, ha voluto cedere alla giustificazione del Governo sostenendo che bisogna rivedere gli strumenti legislativi di intervento verso il Mezzogiorno. Sono tre anni che sentiamo raccontare questa frottola. Se l'intenzione del Governo è quella di rivedere e ripensare la questione facendo un bilancio delle leggi di incentivazione dell'attività produttiva del Mezzogiorno, ci dica cosa e come intende modificare. Invece, niente di tutto ciò: le leggi e gli strumenti esistenti sono stati praticamente resi inutilizzabili. Le risorse finanziarie esistenti vengono decurtate e spostate in ogni legge finanziaria alla fine del triennio e non vi è alcun segnale che ci faccia capire in quale modo il Governo intenda proporre la revisione degli strumenti legislativi esistenti.

Tutto ciò significa soltanto che il Governo ha cancellato il Mezzogiorno dalla sua agenda politica, se non per qualche boutade propagandistica. Quando si va nel concreto, quando si chiede di destinare risorse appropriate al Mezzogiorno, quando si chiede di fare un bilancio serio con dati alla mano il Governo non c'è. Il Governo pensa ad altro: pensa a fare propaganda su altri terreni, certamente non pensa alla situazione di deterioramento che stanno vivendo negli ultimi anni le regioni meridionali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo anche per cominciare in quest'aula un dibattito su temi rilevanti come quelli posti dall'opposizione nella giornata di ieri e nella giornata odierna. Il gruppo di Alleanza nazionale ritiene che nelle parole dell'opposizione vi siano due elementi che caratterizzano l'attività svoltasi nelle ultime ore.

Il primo elemento è quello della propaganda e della demagogia: le parole dei colleghi che sono intervenuti prima di me non considerano infatti, e lo fanno in modo volontario, il quadro complessivo relativo alle risorse pubbliche. Ebbene, si tratta di un quadro che deve essere sicuramente tenuto sotto controllo - d'altra parte è proprio ciò che avviene con il disegno di legge finanziaria in discussione - ma che deve prendere in considerazione un fatto fondamentale, quello che ha visto l'Italia rispettare, grazie alle manovre sviluppate dal centrodestra in questi anni, gli impegni europei mantenendo un controllo dei conti pubblici che deve fare onore al nostro paese.

Il secondo aspetto è legato alle ricette ed alle soluzioni prospettate dal centrosinistra; ebbene, al di là degli interventi svolti da colleghi autorevoli in quest'aula, vorrei concentrarmi sui contenuti delle proposte emendative presentate per ricordare a tutti gli italiani come, oltre alla demagogia, siano paventati anche interventi preoccupanti per il nostro paese. Infatti, l'operazione svolta ieri dall'opposizione con l'emendamento presentato dall'onorevole Boccia dimostra quale sia la natura degli interventi e delle posizioni del centrosinistra per quanto riguarda il tema dei saldi: un intervento che punta a costruire un saldo complessivo, un obiettivo più ambizioso in termini di tenuta della spesa pubblica, con una copertura formulata sul taglio di tutte le risorse all'interno delle tabelle, risorse che pertanto non potranno essere utilizzate né per interventi di carattere normativo né per interventi ordinari legati allo sviluppo. Da una parte, pertanto, si reclama maggior controllo, maggiore certezza, maggior rigore nella spesa pubblica, i cui livelli sono stati contenuti nell'ambito dei limiti previsti dal patto di stabilità dal Governo e dalla maggioranza, e dall'altro si vorrebbe maggiore sviluppo, uno sviluppo che però viene colpito attraverso l'abbattimento - dobbiamo ribadirlo - delle risorse che si sarebbero potute rendere disponibili attraverso il dibattito sul progetto di legge finanziaria, il cui testo poteva - e potrà - essere comunque migliorato. Oggi ci troviamo invece di fronte ad una grave difficoltà: a causa dell'intervento del centrosinistra, a causa dell'emenda­mento approvato ieri, avremo sicuramente maggiori problemi nello sviluppare iniziative che potranno migliorare il testo al nostro esame.

Per quanto riguarda il tema delle risorse destinate al Mezzogiorno, vorrei semplicemente e pacatamente ricordare che in questi anni il percorso di sviluppo maggiore nell'ambito del territorio nazionale, anche in termini di numero di imprese, si è avuto soprattutto in quelle aree dove è stato avviato un percorso di miglior utilizzo delle risorse. Non dobbiamo pertanto negare che, se vi è un'esigenza di rigore, vi è anche la necessità di migliorare l'utilizzo delle risorse disponibili; ebbene, un percorso finalizzato al miglior utilizzo delle risorse è stato avviato proprio dal Governo e si concretizza anche in una serie di disposizioni presenti in questo disegno di legge finanziaria. Se da una parte vi è un problema di reperimento delle risorse legato comunque alla crescita ridotta registrata in questi anni, fatto dovuto a cause non determinate dalla congiuntura nazionale ma ad una congiuntura internazionale difficile, dall'altra vi è la necessità di effettuare un'analisi approfondita sugli strumenti a disposizione delle imprese per poter crescere in particolar modo nelle aree svantaggiate. Pertanto, vi sarà sicuramente un impegno a reperire anche ulteriori risorse, ma vi è anche la necessità di avviare un percorso di razionalizzazione per consentire fino in fondo al Mezzogiorno di crescere oltre a quelli che sono stati i livelli, comunque interessanti, concretizzatisi in questi anni.

Colleghi, quali sono inoltre le ricette proposte? Avete presentato una serie di emendamenti in cui si interviene proponendo la Tobin tax, la tassazione delle rendite finanziarie, nonché quella dei grandi patrimoni. Ebbene, dovete spiegarci come sia possibile attirare risorse ed investimenti per lo sviluppo del Mezzogiorno quando contemporanea­mente intervenite proponendo forme di tassazione legate a transazioni valutarie che non sono presenti nemmeno negli altri paesi europei. Questo sarebbe il vostro modo per garantire maggiore risorse: tassate gli investimenti che potrebbero giungere sul territorio. È pertanto evidente che in questo tipo di approccio esiste una forte demagogia che, come Alleanza nazionale, vogliamo denunciare in questa aula, al contempo mantenendo l'impegno a migliorare l'attuale testo del disegno di legge finanziaria creando quelle condizioni di abbattimento della pressione fiscale, di attenzione nei confronti delle fasce più deboli e delle imprese per poter consentire un percorso di vero rilancio anche e soprattutto delle zone svantaggiate (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, in questo articolo si evidenzia come la legge finanziaria in discussione abbandoni il Mezzogiorno. Infatti, il Mezzogiorno non è soltanto duramente penalizzato sul versante della stretta sui trasferimenti e sulla spesa pubblica degli enti territoriali, ma anche nelle politiche di sviluppo, nell'assenza di una concezione di sviluppo autocentrato.

Abbiamo criticato - e continueremo a farlo - una concezione di politiche come quelle condotte anche da Governi che hanno preceduto l'attuale con riferimento al Mezzogiorno. Tuttavia, è evidente che oggi - mentre con la legge n. 488 del 1992, con il credito di imposta, con il prestito d'onore, con il reddito minimo di inserimento e con la programmazione negoziata comunque si individuava una politica di intervento - si registra un vero e proprio abbandono da parte del Governo Berlusconi.

Già tra il 2002 e il 2003 vi è stato un calo netto delle risorse per incentivare lo sviluppo e ora siamo ad un disimpegno ancora più esplicito, che fa del Mezzogiorno una vera e propria zona franca delle precarizzazioni, come del resto era già delineato nel documento di programmazione economico-finanziaria.

La linea, insomma, è quella di sostituire i contributi a fondo perduto per metà con i crediti agevolati e per l'altra metà con i prestiti bancari a tassi di mercato. Si interviene cioè direttamente oltre che sulle risorse, sugli strumenti. Praticamente, ciò significa la rinuncia non ad un intervento qualificato, ad un intervento che guardi allo sviluppo della qualità del prodotto, dell'innovazione, della formazione, di un'impresa collegata ai livelli occupazionali e di qualità, ma ad ogni sostegno allo sviluppo produttivo. Quindi, l'articolo 4 taglia i trasferimenti a tutte le zone sottosviluppate, riducendoli a 6.550 milioni, comprensivi anche dei cosiddetti incentivi alle imprese.

Del resto, lo stesso viceministro per il Mezzogiorno, Micciché, durante un'audizione in Commissione, ha candidamente dichiarato che si tratta di un minor trasferimento che si aggira intorno all'8 per cento rispetto all'anno scorso e rispetto agli impegni presi con l'Unione europea.

Tra l'altro, occorre ricordare che gli impegni assunti per l'anno in corso dal Governo sono praticamente tutti bloccati, in quanto il CIPE ha deliberato solo alla fine di luglio e poi vi è stato il blocco dei finanziamenti sia a seguito della cosiddetta «manovrina» sia a seguito della mancanza di risorse.

Per tale motivo abbiamo presentato un emendamento che, pur non potendo intervenire su tutte le politiche del Mezzogiorno, aumentando il fondo destinato al Mezzogiorno e alle aree sottosviluppate dai 6.650 milioni a 10 mila milioni di euro, permette perlomeno che alcune leggi già esistenti e alcune incentivazioni già in atto possano continuare ad essere eseguite fornendo un minimo di respiro alle politiche meridionaliste, ovviamente in attesa di un vero e proprio mutamento di fondo delle politiche per il Mezzogiorno.

Quindi, sosteniamo il nostro emendamento Russo Spena 4.2 e lo poniamo all'attenzione di tutti i parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per dire che, ascoltando alcuni interventi che mi hanno preceduto dei colleghi della maggioranza e dello stesso relatore, ho colto un ritornello - o quello che rischia di diventare un ritornello - sul quale sarebbe opportuno fare chiarezza sin dall'inizio. Mi riferisco alla «coerenza» - lo dico tra virgolette - che esisterebbe tra l'emendamento Boccia 1.1 approvato ieri dall'aula ed altri emendamenti come quelli riguardanti questo articolo e i successivi che, si dice, sarebbero contraddittori rispetto alla ratio che ha ispirato l'emendamento dell'onorevole Boccia.

Su questo punto vorrei fare alcune brevi precisazioni. Sull'articolo di cui stiamo discutendo vorrei semplicemente ricordare che il tetto fissato era stabilito sin da prima. Non è un tetto che è nato dall'approvazione di un emendamento che ha modificato il saldo netto da finanziare. Per quanto riguarda, invece, la questione più generale della coerenza tra gli emendamenti di oggi e quello approvato ieri, la prima considerazione da fare è che certamente è vero che quell'emendamento era virtuoso - come, peraltro, è stato affermato ieri dallo stesso relatore -, in quanto tendeva a produrre un risparmio di spesa attraverso la strada della riduzione del saldo netto da finanziare e su questo non ci piove, come si suol dire. Vorrei però ricordare in proposito che tutti gli emendamenti che facevano riferimento in termini di copertura alla tabella B avevano, tutti, precedentemente ricevuto parere contrario da parte del relatore e del Governo. Quindi, non dimentichiamo questo piccolo particolare, perché altrimenti sembra che la questione derivi dal fatto che è stato approvato l'emendamento. Il parere del relatore e quello del Governo su tutti gli emendamenti riguardanti la tabella B che avevano copertura avevano ricevuto parere contrario. Questa è la prima considerazione.

La seconda considerazione da fare è che sugli articoli successivi e gli emendamenti ad essi presentati è fuori posto affermare che non hanno alcuna attinenza in termini di copertura con la tabella B, dal momento che questa considerazione rischia, come dicevo prima, di diventare un ritornello. Visto che noi dobbiamo occuparci di questioni serie, i ritornelli appartengono ad altra categoria che non interessa l'esame del bilancio dello Stato da parte della Camera. Quindi, pregherei i colleghi di astenersi dal continuare a fare riferimento a questa presunta contraddizione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

 

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, noi del gruppo Misto-socialisti democratici italiani partiamo dalla questione del Mezzogiorno perché riteniamo importante in questo particolare momento discutere del Mezzogiorno d'Italia. Ci rendiamo perfettamente conto che l'aula e l'attuale Governo, sostanzialmente, non ritengono che quello del Mezzogiorno debba diventare un problema di carattere nazionale. Questo non lo diciamo per uno spirito polemico nei riguardi del Governo, ma perché tutto ciò è confortato da dati oggettivi evidenziati nella discussione svolta in Commissione bilancio e da dati oggettivi che questa mattina alcuni colleghi del centrosinistra hanno evidenziato con tanta puntualità. Tuttavia, io pongo una riflessione al Governo di questo paese. Qualche giorno fa vi è stato un incontro tra gli imprenditori di tutte le categorie e il mondo sindacale, nel corso del quale è stato sottoscritto un accordo che riguarda, appunto, il rilancio del Mezzogiorno d'Italia, un rilancio che è necessario perché negli anni passati si è verificata una crescita importante del prodotto interno lordo di quella parte del nostro paese.

Si tratta di una crescita che è diminuita anno dopo anno, tant'è vero che nell'ultimo anno la crescita del Mezzogiorno d'Italia in rapporto al centronord si è fortemente ridimensionata. Si stanno determinando quindi sempre maggiori divaricazioni tra nord, centro e Mezzogiorno. Tali dati sono evidenziati anche dall'Istat, che riferisce di un incremento dei consumi per alimenti e bevande soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. La stessa Eurispes e il rapporto Svimez, poi, evidenziano che il Mezzogiorno d'Italia non cresce.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 11,32)

 

LELLO DI GIOIA. È possibile che in questa finanziaria di fatto si taglino i fondi per il Mezzogiorno? Ci rendiamo conto che questo Parlamento e questo Governo non conoscono il Mezzogiorno d'Italia? Basta recarsi nel meridione per capire le difficoltà esistenti. Vi sono problemi che riguardano le infrastrutturazioni; e voi tagliate i fondi per la famosa e famigerata legge obiettivo! In proposito esistono dati che riguardano l'elettrificazione ferroviaria, l'infrastrutturazione autostradale, gli aeroporti, i porti e l'intermodalità. Non si tratta di elementi sottolineati esclusivamente da noi, ma anche da rapporti europei e nell'accordo tra sindacati e forze imprenditoriali.

Sono, quindi, questi i motivi che ci inducono ad essere fortemente preoccupati per le disposizioni recate dall'articolo ora al nostro esame, che determina il tetto di spesa per le aree del Mezzogiorno d'Italia, a maggior ragione se si considera la riduzione dei fondi per le cosiddette aree depresse.

Chiediamo a tutti i parlamentari, di centrodestra e centrosinistra, di guardare con attenzione alle problematiche del Mezzogiorno; riteniamo che non si tratti di problemi attinenti esclusivamente al sud d'Italia bensì all'intero paese. Se vogliamo che l'Italia cresca dobbiamo fare in modo che cresca anzitutto il Mezzogiorno. Pertanto, chiediamo che tale articolo venga bocciato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Blasi. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO BLASI. Credo che ridurre il dibattito sul Mezzogiorno - come spesso accade - ad una sorta di contrapposizione violenta, ideologica, fra l'attuale e la precedente maggioranza, oggi opposizione, sia un modo per banalizzarlo. Vi è una tesi in base alla quale il centrosinistra avrebbe messo a disposizione del Mezzogiorno - quando era al Governo - maggiori risorse di quante ne abbia messe a disposizione oggi questo Governo; lo ritengo un modo di banalizzare il dibattito sul Mezzogiorno e, in qualche modo, di renderlo inutile. Vorrei proporre ai colleghi dell'opposizione di invertire la rotta di tale ragionamento.

Dovremmo concentrarci maggiormente sui modelli di sviluppo del Mezzogiorno. E dovremmo concentrarci anche su differenti impostazioni (magari più liberale la nostra e meno la vostra): quale tipo di meridione immaginiamo e come fare interagire il Mezzogiorno con il sistema-paese?

È sbagliato, ad esempio, sostenere che in questi anni non siano state destinate risorse al Mezzogiorno. Basta esaminare alcune delibere del CIPE per rendersi conto di quanto ciò non sia vero. Ad esempio, la delibera del CIPE del 29 settembre di quest'anno evidenzia come ben dieci miliardi di euro siano a disposizione del grande progetto di infrastrutturazione del Mezzogiorno che, colleghi del centrosinistra, si sta realizzando in sinergia con le regioni, alcune delle quali amministrate anche da vostri esponenti.

Non è un progetto imposto dall'alto, ma un progetto che ha visto la nascita e lo sviluppo di un accordo, di intese istituzionali di programma fra i presidenti delle regioni e questo Governo in ordine a quali infrastrutture realizzare e come orientare le grandi opere previste dalla legge obiettivo.

Si tratta dunque di verificare ora sul campo la realizzazione di questo progetto e il modo in cui le grandi vie di terra e di mare possano rappresentare per il Mezzogiorno un collegamento non solo al grande bacino del Mediterraneo ma anche all'Europa del nord.

Mi pare davvero stucchevole dover ogni volta rincorrere un dibattito sulle risorse che ci sarebbero o che non ci sarebbero, così come va detto - anche perché si tratta di un dato certificato - che tutte le regioni, grazie anche al lavoro straordinario svolto dal nostro Governo, in particolar modo dal viceministro per l'economia e le finanze con delega per il Mezzogiorno, Miccichè, sono state, oggi per la prima volta in questi anni, finalmente capaci di spendere il 100 per cento delle risorse dell'obiettivo 1 e di quelle messe a disposizione dall'Unione europea. Non era così negli altri anni: vi era una fortissima difficoltà di spesa che è stata superata proprio grazie alla collaborazione intervenuta fra le regioni e il Ministero dell'economia e soprattutto, al suo interno, il Dipartimento della coesione sociale.

Devo però aggiungere un dato - e lo dico al collega Duilio - che è significativo anche per il percorso che dovremo fare rispetto alla legge finanziaria. Egli diceva che l'emendamento approvato ieri è ininfluente rispetto a questo articolo come ad altri articoli: purtroppo, non è così! Ad esempio, in un emendamento del relatore veniva configurato un collegamento preciso fra l'articolo 2 e l'articolo 4 che andava a recuperare una situazione di gap venutasi a creare fra i finanziamenti europei che, per l'anno 2005 rispetto al 2004, aumentano dell'8 per cento, ed il cosiddetto tetto del 2 per cento indicato dall'articolo 2.

Il relatore aveva utilizzato una copertura per garantire, in qualche modo, che i fondi provenienti dall'Unione europea fossero tutti utilizzabili, facendo in modo che il tetto venisse superato per i finanziamenti e i cofinanziamenti europei; tale copertura, dopo l'approvazione dell'emendamento «europeo» di Boccia di ieri (scherzando, ho detto che non sembra un emendamento dell'Ulivo, quanto piuttosto un emendamento preparato dai tecnici di Bruxelles per quanto è virtuoso nel recuperare i saldi) è resa impossibile, così come le altre coperture. Certo, voi avete utilizzato per i vostri emendamenti anche altre coperture: avete, ad esempio, immaginato di reintrodurre l'imposta patrimoniale, oppure la tassa di successione, ma si tratta di emendamenti con coperture demagogiche che non possiamo sposare e che quest'aula non sposerà. Nella tabella B vi erano invece risorse ordinarie utilizzabili ed importanti che potevano essere sfruttate per il Mezzogiorno, per gli enti locali e per altri interventi.

Adesso noi lavoreremo anche tecnicamente per trovare le soluzioni possibili, ma affermare che non si tratta di un problema equivale a non dire la verità (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ho il piacere di comunicare all'Assemblea la presenza in tribuna di una delegazione della Camera dei deputati della Repubblica argentina, che saluto (Applausi). Siamo lieti che assistano ai nostri lavori che si svolgono con il fervore cui la Camera è abituata.

Nessuno altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate all'articolo 4.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario su tutte le proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Burtone 4.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di sottoscrivere questo emendamento, che condivido, e vorrei dedicare un momento di attenzione all'illustrazione del meccanismo per il finanziamento previsto in questa proposta emendativa, che comporta un costo, attesa la soppressione di una lettera del comma 1 dell'articolo 4.

Com'è noto, le imprese italiane sono particolarmente preoccupate, negli ultimi tempi, per i movimenti finanziari che stanno interessando, sui mercati internazionali, i rapporti tra le monete. Nel giro di poche settimane, il rapporto tra euro e dollaro si è eccessivamente squilibrato a favore dell'euro. Ciò provoca alcuni effetti: se prescindiamo dal petrolio, in relazione al quale si produce, per noi, un beneficio, effetti negativi molto più consistenti del predetto beneficio riguardano la competitività.

Naturalmente, l'accentuazione della forbice, oltre a rendere più difficile la competizione alle imprese italiane (per la verità, non soltanto a quelle italiane, ma anche a quelle tedesche e francesi), induce gli operatori finanziari internazionali nella tentazione di speculare sui rapporti tra le monete: è del tutto evidente che, se il rapporto tra l'euro ed il dollaro tende a modificarsi con una certa rapidità, l'occasione viene immediatamente fiutata dal movimento dei capitali speculativi.

Non siamo soltanto di fronte ad iniziative che già producono effetti preoccupanti sulla competitività italiana: vi sono rischi seri che si rimetta in moto un'attività speculativa avente ad oggetto non più la lira (com'eravamo abituati a vedere), ma l'euro; e la cosa non può essere meno preoccupante, per l'Italia e per altri paesi, per il fatto di essere all'interno di un sistema monetario europeo.

Questa è la ragione per cui sono cresciuti, in Europa, in ambito euro, i paesi che hanno deciso di approvare leggi che puntano ad un sistema non solo di tassazione, ma anche di controllo dei movimenti di capitale, nonché di misure antispeculative. Da ultimo, i colleghi del Belgio hanno approvato l'introduzione della Tobin tax, com'era già accaduto in Francia, ed altri Parlamenti ne stanno discutendo (segnatamente, i colleghi spagnoli).

Speriamo che l'esame dell'emendamento Burtone 4.1 - meglio sarebbe se fosse approvato; in ogni caso, il suo esame ci fornisce un'occasione politica - riapra la discussione sulla possibilità che anche il Parlamento italiano affronti seriamente i temi delle transazioni finanziarie, della speculazione finanziaria e dell'introduzione di meccanismi che disincentivino la speculazione sulle monete.

La stabilità dei mercati mondiali è un bene prezioso ai fini della competizione: quando non c'è stabilità e si assiste, invece, a concorrenze attuate in maniera molto pesante - alludo, ad esempio, a quella che vediamo condotta, oggi, mediante la politica di svalutazione del dollaro - nascono problemi molto seri. Se, poi, usciamo dall'ambito nazionale ed europeo, che pure è importante, e volgiamo lo sguardo ai mercati finanziari monetari mondiali, ci accorgiamo immediatamente che i contraccolpi sono molto pesanti.

L'idea, molto semplice, è quella di uno strumento di controllo da realizzare mediante un'esigua tassazione dei movimenti di capitale finanziario (che può diventare tanto più scoraggiante quanto più i movimenti di capitale sono compulsivi, improvvisi, rapidi ed immotivatamente frequenti). Ad esempio, nell'esperienza belga, sono state introdotte barriere molto più forti per impedire gli effetti nefasti di speculazioni di grande portata. Questa è una novità politica importante.

Sono quelle che ho testé esposto le ragioni per cui condivido non solo la parte soppressiva dell'emendamento Burtone 4.1, ma anche l'ipotesi di aprire una discussione su una materia che costituisce già oggetto di esame da parte delle Commissioni esteri e finanze della Camera. Questa potrebbe essere l'occasione per incoraggiare l'approva­zione di un apposito strumento legislativo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO PINZA. Signor Presidente, vorrei rivolgere al Governo due domande sull'articolo 4, una norma molto importante. Stiamo parlando di oltre due miliardi di euro di risparmio nei pagamenti, quindi, di una cospicua parte di manovra (più di 4 mila miliardi). Quest'intervento riguarda fondi di grande rilievo della legge obiettivo, ossia il fondo per le aree sottoutilizzate ed il fondo per gli incentivi del Ministero delle attività produttive.

La prima domanda è la seguente: state semplicemente rettificando alcune poste contabili o state effettuando i tagli? State stabilendo che alcuni limiti di spesa non servono più perché troppo alti (e allora ciò lo dovete documentare con dati da cui risulti che l'utilizzo di tali fondi non è al limite e, quindi, potete sfrondare un po') o state tagliando? Ciò è di fondamentale importanza rispetto a questa finanziaria che non ha nulla di una manovra utile ai fini delle politiche economiche, ma è semplicemente un'operazione di copertura dei buchi. Lo dico in relazione alle affermazioni dei deputati intervenuti precedentemente che hanno cercato di rovesciare le posizioni, facendo credere che, da quella parte dell'emiciclo, ci siano i tutori della finanza ed i virtuosi, mentre da questa parte i dissipatori. In realtà, da quella parte dell'aula siedono i distruttori della finanza, com'è avvenuto in questi ultimi tre anni. Vorrei capire se in questa manovra finanziaria, che ha soltanto un effetto di copertura dei buchi, vi siano anche elementi recessivi. Se, infatti, togliete 4 mila miliardi (2 miliardi di euro) a tre fondi fondamentali per lo sviluppo, significa che innestate non la marcia in avanti, che ormai credo sia fuori dalle nostre possibilità, ma la marcia indietro. A questo bisogna rispondere. Infatti, una cosa è non saper fare una finanza propulsiva (abbiamo capito dagli accordi di ieri sera che viene fuori un po' di IRAP e poco più; questo sarà tutto il collegato; non ci sarà niente di pro-attivo, nulla per il futuro), altra cosa è lavorare anche sulla recessione.

L'articolo 4, in grande misura, si giustifica perché vi sono gestioni fuori bilancio. Ma le gestioni fuori bilancio sono finite dal 1o luglio del 2004! In base alla legge n. 47 di quest'anno il termine ultimo di scadenza delle gestioni fuori bilancio era il 1o luglio 2004. Gli uffici della Camera commentano sconsolatamente che continuate a far affluire soldi nelle gestioni fuori bilancio che sono diventate illegali, perché la legge le ha fatte cessare dal 1o luglio.

La domanda è precisa: le avete eliminate o no? Avete adempiuto ad un obbligo di legge o no? Siete ancora nella legalità o al di fuori di essa? E se avete adempiuto, a cosa serve l'articolo 4 che riguarda esclusivamente le gestioni fuori bilancio? Vi pregherei di fornire una risposta a questi quesiti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

 

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento in esame, perché affronta un problema fondamentale per l'economia moderna, ossia la Tobin tax. Tutti noi siamo consci della necessità di introdurre il sistema della tracciabilità sulle merci. Ci stiamo rendendo conto che il non governo dei flussi delle persone può creare guasti enormi nell'economia e nella società, mentre per i capitali non accade. Non sappiamo da dove vengano i capitali e dove vadano.

Oggi, sui movimenti di capitali nel mondo, due decimi servono soltanto per la regolazione delle transazioni; i restanti otto decimi sono movimenti di capitale di speculazione, che spesso creano guasti enormi come la chiusura delle imprese attive sul mercato, che producono utili. L'economia moderna deve avere questo controllo. Ecco perché sono favorevole all'emendamento in esame e, soprattutto, a conferire al Governo una delega.

Oggi ci troviamo di fronte a problemi immani che riguardano il disinvestimento di imprese attive in Italia. E questo è un modo per non governare e non avere la capacità di gestire i fenomeni dell'economia moderna (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Burtone 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471

Votanti 470

Astenuti 1

Maggioranza 236

Hanno votato 205

Hanno votato no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463

Votanti 462

Astenuti 1

Maggioranza 232

Hanno votato 206

Hanno votato no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambini 4.4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nieddu. Ne ha facoltà.

 

GONARIO NIEDDU. Signor Presidente, tra le preoccupazioni che riguardano le imprese, che già avverto in questa prima parte dell'esame dell'articolo, ve n'è una che, secondo me, meriterebbe una maggiore comprensione da parte di tutti e, quindi, anche una maggiore attenzione. Mi riferisco alla questione che riguarda la competitività del sistema imprenditoriale italiano, in modo particolare quella relativa alle piccole e medie imprese. Io credo che sia difficile creare condizioni di competitività senza fare un minimo di investimenti o di interventi sulla ricerca e sull'innovazione. Ne parliamo tutti ma poi di fatto, quando facciamo le scelte, non si trovano investimenti per questo settore. Non si fa innovazione e non si fa ricerca soprattutto se non si fanno investimenti tali da mettere in moto dei meccanismi, ma, soprattutto, se, rispetto a tale questione, non si ha la capacità di innovare i meccanismi stessi.

Allora, l'emendamento che noi abbiano presentato in relazione a tale situazione, con le correzioni che indichiamo e che lo accompagnano, ha un obiettivo molto chiaro e anche molto innovativo in relazione alla questione di cui stavo parlando: la creazione di un fondo specifico per l'innovazione, per favorire il trasferimento di tecnologie dal settore della ricerca al settore produttivo. In sintesi, gli obiettivi della proposta sono: in primo luogo, sviluppare il capitale intellettuale, perché altrimenti non si potrebbe fare quello di cui sto parlando; in secondo luogo, favorire l'integrazione tra ricerca e settore produttivo, soprattutto nella fase di sviluppo e di implementazione della ricerca stessa.

Il fondo è finalizzato a stimolare l'innovazione del settore privato, incrementando le connessioni tra piccole e medie imprese, istituti di ricerca e singoli ricercatori. Il sistema delle piccole e medie imprese - lo sappiamo - ha strutturalmente dei problemi, che gli impediscono di accedere alla ricerca e all'innovazione, che sono determinati dalla propria dimensione imprenditoriale, da una serie di problematiche che riguardano la piccola impresa e da un legame particolare che normalmente il piccolo imprenditore ha con il proprio lavoro e con la propria produzione.

Noi pensiamo che con uno strumento di questo genere si possa dare un contributo fondamentale per far cambiare le cose in questo senso. Ecco perché chiedo che la Camera presti una particolare attenzione a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

 

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al Governo se intenda rispondere alla puntuale domanda dell'onorevole Pinza sulla natura reale di questi interventi.

Il collega Pinza chiede - e io mi associo alla sua richiesta - di sapere se stiamo rimodulando degli interventi, perché la domanda «non tira» - diciamo così -, o se stiamo tagliando fondi in maniera decisa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale anch'io per sapere se il Governo intenda rispondere alle questioni poste dal collega Pinza.

Ricordo, Presidente, come ieri il sottosegretario Vegas ci abbia, per così dire, allietato con un intervento protrattosi una ventina di minuti e propedeutico a favorire l'ingresso in aula dei deputati; devo anche aggiungere che, in questo senso, non ha ottenuti grandi risultati. Però, atteso che ieri, per venti minuti, ha, per così dire, parlato sul nulla, sarebbe utile, ai fini dell'economia dei nostri lavori, se oggi, invece, fornisse risposte circa questioni precise.

 

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, il Governo rimane nel suo caratteristico riserbo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)...

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 473

Maggioranza 237

Hanno votato 209

Hanno votato no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 4.5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

 

ERMETE REALACCI. La ringrazio, signor Presidente.

Solleciterei di nuovo, se possibile, il sottosegretario Vegas a rispondere alla questione sollevata; dovrebbe incuriosire anche i colleghi della maggioranza conoscere se stiamo tagliando fondi destinati alle imprese e ad altre istituzioni o se stiamo, invece, rimodulando capitoli di bilancio, quindi senza alcun danno diretto per i soggetti di questo paese.

Ma, a parte ciò, vorrei intervenire per spiegare come la proposta in esame - emendamento soppressivo della lettera b) del comma 1 dell'articolo 4 (con una modalità di copertura già illustrata dai colleghi dianzi intervenuti) e che, ovviamente, presenta un suo interesse specifico - attenga ad una questione su cui torneremo nel corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria. L'argomento affrontato è, sostanzialmente, cosa serva al paese, quali risposte dare per fare fronte all'esigenza di rimettere in moto la nostra economia e dare competitività al nostro sistema di imprese. Sicuramente, al riguardo, non serve tagliare, ad esempio, il fondo sull'innovazione tecnologica; servireb­be, piuttosto, trovare soluzioni che consentissero al nostro sistema di imprese di essere posto in condizione di competere scommettendo sulla ricerca e sull'innovazione.

Nel corso del dibattito, verranno in esame vari emendamenti che, presentati dall'opposizione, sono riconducibili ad interessanti proposte avanzate dalla Confindustria, segnatamente dal responsabile del settore, Pistorio. Si tratta di emendamenti tesi a determinare una situazione in cui, con incentivi dello Stato, le imprese possano rimettere in moto l'innovazione di processo e di prodotto, la ricerca scientifica, sostanzialmente ridando competitività al paese. Paese, come è noto, penalizzato dagli scarsi - assai minori di quelli degli altri paesi - investimenti, sia pubblici sia privati, nella ricerca. L'idea che una tale preoccupazione sia completamente assente dalle politiche del Governo e dalle previsioni recate dalla legge finanziaria, nonché l'idea che si torni a discutere di provvedimenti, peraltro futuribili, di taglio indifferenziato di imposte - senza capire quale sia la direzione che vogliamo proporre all'Italia perché sia un grande paese industriale che compete all'altezza della sua storia anche sui mercati europei e mondiali - si sono già rivelate sbagliate.

Voglio sottolineare come la cosiddetta legge Tremonti-bis non ha funzionato e non ha ridato competitività al paese, perché era una legge completamente priva di indirizzo; assegnava la stessa quantità di denaro al notaio che si comprava il salotto e all'impresa che investiva in ricerca ed in innovazione di prodotto.

È chiaro come non sia questa la strada giusta e non possiamo procedere soltanto con una logica contabile che ci metterà sempre sulla difensiva; vi segnalo ad esempio, oggi, come molti grandi quotidiani si soffermino sul fatto - al riguardo, il ministro Giovanardi ha risposto anche ad una interrogazione a risposta immediata in Parlamento - che vengano spostate in avanti le rate del condono edilizio. Sappiamo bene cosa ciò significhi; corrisponde ad un fallimento finanziario del condono perché mancano, attualmente, oltre 2,5 miliardi di euro agli incassi previsti. Quindi, dovremo di nuovo, in futuro, raschiare il fondo del barile; ma ciò non può essere compiuto senza dare al paese una speranza ed una prospettiva, nonché normative chiare che consentano di rimettere in moto l'Italia e la sua economia.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emenda­mento Realacci 4.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge(Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 473

Maggioranza 237

Hanno votato 208

Hanno votato no 265).

Prendo atto che l'onorevole Scherini non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'emen­damento Magnolfi 4.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, nell'incertezza di questi interrogativi, sui quali il Governo non ha ancora fornito una risposta, proponiamo di sopprimere la lettera b) del primo comma dell'articolo 4 del disegno di legge finanziaria. I colleghi devono sapere che, con tale lettera, vengono posti limiti ai pagamenti degli incentivi alle imprese erogati dal Ministero delle attività produttive, ivi compreso il fondo per l'innovazione tecnologica.

Viviamo tutti in attesa del mitico disegno di legge collegato alla finanziaria sullo sviluppo, che ormai è diventato uno specchietto per le allodole; tuttavia, al contempo, con la disposizione in esame si svuota ulteriormente di qualsiasi contenuto uno dei pochi strumenti che tentano di promuovere il trasferimento tecnologico alle imprese.

Ciò è clamoroso, anche al di là dell'entità della misura, poiché dimostra che il Governo non condivide, non comprende, o addirittura va in controtendenza rispetto a quella che tutti gli imprenditori, i sindacati, gli osservatori, gli economisti e gli esperti della materia ritengono essere la vera e propria emergenza del nostro paese. Tutti sappiamo, infatti, che la struttura portante dell'economia italiana è costituita dal sistema delle piccole imprese, moltissime delle quali sono al di sotto della soglia dei 50 dipendenti, che rappresenta altresì un patrimonio inestimabile per flessibilità e adattabilità al mercato, il quale, tuttavia, si scontra con i nuovi scenari dell'economia globale. Tutti affermano, allora, che l'unica ricetta possibile è costituita dall'immissione di una forte e continua innovazione, sia di processo sia di prodotto, nel sistema delle piccole imprese, a cominciare dal trasferimento tecnologico che può venire dal mondo della ricerca non spontaneamente, ma a patto che sia al centro di politiche pubbliche e di incentivi coerenti.

Vi inviterei a pensare, per portare un esempio, alla tecnologia dell'informazione. Vorrei segnalare che due giorni fa sono stati pubblicati, sulla stampa, i risultati di un'indagine condotta su tale tema, da cui risulta che, in Italia, un milione e 600 mila piccole imprese non possiedono una sufficiente dotazione tecnologica. I dati sugli investimenti, inoltre, indicano che negli ultimi anni si è registrato un calo per certi versi drammatico, poiché in tale settore rimanere fermi significa andare indietro, ed andare indietro, come fa il disegno di legge finanziaria al nostro esame, significa arretrare due volte!

Evidentemente non ha funzionato la cosiddetta legge tecno-Tremonti (che, del resto, ha «ballato» una sola estate), e vorrei ricordare che investiamo in tale settore solo un terzo della media europea. In un recentissimo rapporto Assinform, che intendo citare, si trova un dato che fotografa meglio di tutti tale emergenza: risulta, infatti, che l'investimento medio annuo per le imprese che occupano meno di 50 dipendenti per la dotazione tecnologica è pari a 1.500 euro! Il ministro Stanca parla di reti wireless e di investimenti nella banda larga, tuttavia vorrei evidenziare che in numerosi uffici e capannoni delle piccole aziende italiane non vi è neppure la dotazione tecnologica per la contabilità generale, e nemmeno per la gestione del magazzino!

Potrei parlare anche dei distretti industriali, per i quali occorre una forte spinta verso l'alleanza tra imprese, nonché verso l'incontro tra imprese e laboratori di ricerca. Sono profondamente convinta, come credo lo siano molti di noi, che, in assenza di politiche pubbliche coerenti e significative, le piccole imprese non ce la faranno. Esistono alcuni casi di successo, tuttavia vorrei ricordare che esse hanno conquistato nuovi ambiti di mercato non grazie alla riduzione delle garanzie, delle tutele, dei diritti ed all'abolizione delle regole, ma in virtù della ricerca e della sperimentazione di nuovi prodotti.

Attraverso l'articolo del disegno di legge finanziaria in esame, tuttavia, si va in una direzione esattamente opposta. Voi parlate, in maniera un po' paradossale ed irreale, di abbassare le tasse agli imprenditori, ma, alla fine, non vi saranno più le imprese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

 

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, mi sembra che, in questo caso, non si tratti di una questione di buona educazione oppure di rispondere o meno, perché il Governo fa ciò che vuole! È stato affermato che, con l'articolo in esame, diminuiranno sia i trasferimenti per lo sviluppo alle imprese, sia gli investimenti; allora, chi tace acconsente: se il Governo tace, vuol dire che questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

 

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a quest'emendamento e per ribadire i concetti già espressi dalla collega Magnolfi.

Voi state pensando ad una riduzione dei fondi per l'innovazione tecnologica. Nelle classifiche mondiali sulla competitività il nostro paese sta sprofondando: nei tre anni di Governo Berlusconi siamo scivolati dal ventiseiesimo al quarantasettesimo posto; siamo preceduti da paesi quali il Botswana ed altri che appartengono ad aree del mondo in via di sviluppo. Nei cinque anni di Governo di centrosinistra, avevamo compiuto passi in avanti, passando dal trentunesimo al ventiseiesimo posto in tale classifica. Persino in aree del paese che sono state importanti ed hanno trascinato la nostra economia - penso al «mitico» nord-est - oggi il settore delle piccole e medie imprese sta vivendo una crisi, sia d'impresa sia d'occupazione. Riteniamo che ci si trovi di fronte ad una finanziaria che non assicura sviluppo né innovazione tecnologica.

Ci domandiamo - al di là del fatto che il Governo continua a non rispondere alle nostre domande - quale sia la funzione di un ministro quale quello per l'innovazione tecnologica, il ministro Stanca. Egli è già un ministro senza portafoglio. Iniziamo a sospettare che possa diventare un ministro con delega al nulla, considerate le scelte contenute in questa legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emenda­mento Magnolfi 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 471

Maggioranza 236

Hanno votato 206

Hanno votato no 265).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Iannuzzi 4.6 e Buemi 4.7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

 

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con questi identici emendamenti possiamo iniziare ad esaminare le previsioni del disegno di legge finanziaria per il comparto, così decisivo per lo sviluppo del paese, rappresentato dall'ammodernamento e dal potenziamento del nostro sistema infrastrutturale. Vi sono un complesso di misure: da un lato, la previsione del tanto declamato tetto all'incremento della spesa - rispetto all'anno precedente - del 2 per cento, fissato dall'articolo 2, che non esclude le spese per investimenti infrastrutturali e che pone una gravissima limitazione. Va, infatti, tenuto conto che tale incremento del tetto di spesa, considerando il saggio d'inflazione e, quindi, l'aumento in termini reali, in realtà, è una diminuzione dell'uno per cento.

Si riscontra sostanzialmente, considerando le diverse voci che nel bilancio dello Stato risultano iscritte e destinate al settore delle opere pubbliche, una diminuzione, rispetto al 2004, in termini reali, dell'1,7 per cento, che segue l'altra - pesantissima - decurtazione che vi è stata nel 2004 rispetto al 2003. Complessivamente, in due anni, le risorse destinate alle infrastrutture, flettono, in termini reali, di circa il 20,5 per cento: oltre 3,6 miliardi di euro. A ciò si aggiunge, con l'articolo 4 di questa legge finanziaria, l'introduzione di un limite del tutto anomalo, contraddittorio e illogico, nei pagamenti relativi agli interventi della legge-obiettivo, fissato in 450 milioni di euro, nell'ambito dei quali sono compresi anche 100 milioni di euro per il fondo delle aree sottoutilizzate, quando riguardano interventi finanziati con risorse destinate a ricadere su tale fondo.

Ne deriva complessivamente - è il senso del nostro emendamento, volto all'eliminazione di tale limite rispetto ai pagamenti per gli investimenti infrastrutturali previsti dalla legge-obiettivo - il rischio estremamente concreto e pesante di un effetto depressivo assai grave su tutto il comparto delle infrastrutture e dei lavori pubblici, senza tener conto (si tratta di un aspetto che vogliamo sottolineare e portare all'attenzione dell'Assemblea, anche di tanti colleghi di maggioranza, che pure hanno a cuore e si battono per le questioni del potenziamento infrastrutturale del nostro paese) della specificità e della peculiarità dell'iter che porta alla realizzazione di un'opera pubblica, che consta di diversi stadi: la fase dei diversi livelli di progettazione, quella di acquisizione di tutte le approvazioni e di tutti gli atti di assenso necessari, quella di svolgimento della gara e quella di realizzazione dei lavori, con i relativi meccanismi di vigilanza.

Si tratta di un percorso che si realizza a tappe e che è profondamente diverso da quello relativo alla spesa per l'acquisto di beni o servizi. Quando si acquistano beni o servizi da parte di una pubblica amministrazione, vi è una sostanziale contestualità tra il momento dell'acquisto di quel bene o di quel servizio ed il momento dell'effettuazione della relativa spesa. Così non è per le opere pubbliche, considerato che vi è un ciclo articolato che, constando di diverse fasi e passaggi, abbraccia un lasso temporale considerevole. Allora, qual è il rischio estremamente concreto e pesante, sottosegretario Vegas? Da un lato, determineremo la paralisi, il blocco e la stasi di quelle opere pubbliche pronte per essere appaltate, essendo state acquisite tutte le progettazioni ed essendosi perfezionato l'iter amministrativo. Dall'altro lato, con riferimento alle opere in corso e per i lavori ultimati, con il limite dei pagamenti fissato dal comma 1, lettera c) dell'articolo 4 nell'ambito del tetto dei 450 milioni di euro, si arriverà ad una paradossale ed assurda situazione: vi saranno lavori ultimati per i quali verranno chiesti i relativi e dovuti pagamenti e al contempo l'amministrazione dello Stato sarà bloccata, paralizzata e impedita dall'effettuare tali pagamenti dal limite di spesa fissato da tale norma. Ciò, produrrà, ineluttabilmente, contenziosi tra imprese ed amministrazione pubblica ed oneri aggiuntivi estremamente pesanti per il bilancio dello Stato.

Questo è lo specchio di come la politica delle opere pubbliche, ormai, sia rimasta soltanto uno slogan, un simulacro vuoto di qualsiasi contenuto, vuoto di qualsiasi azione politica vera e vuoto, soprattutto, di risorse e di finanziamenti. È una norma assolutamente incompatibile con la dinamica degli investimenti infrastrutturali. Il ministro Lunardi aveva proclamato a più riprese che il 2005 sarebbe stato l'anno in cui avrebbe avuto grande slancio l'attuazione della legge obiettivo e del piano delle grandi opere. Con le premesse che avete inserito in questo disegno di legge finanziaria e che pervicacemente e tenacemente, senza alcuna apertura al dialogo, continuate a mantenere, il 2005 sarà l'anno del tramonto definitivo e malinconico della legge obiettivo e dei piani di ammodernamento infrastrutturale del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per aggiungere la mia firma all'emendamento Iannuzzi 4.6 e per sottolineare che, in effetti, il comma 1, lettera c), dell'articolo 4, che stiamo esaminando, al danno per il sistema paese unisce la beffa. All'inizio della legislatura la legge obiettivo venne presentata come una strada veloce, un percorso di velocizzazione per quelle opere che vi rientravano. Tant'è che regioni, province, comuni e giornali locali si sbracciavano ed applaudivano il fatto che questa ferrovia o quella strada venissero inserite nella legge obiettivo, dal momento che sarebbero state ultimate prima.

Con il comma 1, lettera c), l'inserimento di un'opera nella legge obiettivo diventa un danno, perché di fatto si rallenta il completamento dell'opera stessa. Penso alla ferrovia Pontremolese, finanziata dai Governi dell'Ulivo con denaro pubblico che non è stato ancora speso da questo Governo: tale opera è stata inserita nella legge obiettivo, pensando che sarebbero arrivate altre risorse e che sarebbe stata ultimata prima; invece, tutto rischia di fermarsi. Pertanto, vogliamo sopprimere il comma 1, lettera c) e speriamo di far bene.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

 

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, il collega Iannuzzi ha illustrato molto dettagliatamente i contenuti di questi emendamenti e dei loro effetti sulla legge obiettivo. Emerge un quadro drammatico in cui la legge obiettivo ormai è morta e restano, come necrologi, soltanto i disegni realizzati nello studio di Porta a porta. Il presidente delle ferrovie Catania, intervenendo in Commissione, lo aveva detto con grande chiarezza: la legge obiettivo è vuota. Basti ricordare che vi sono 100 milioni di euro per le aree sottoutilizzate e che l'importo previsto per i decoder è maggiore.

Sottolineo ancora le preoccupazioni degli enti locali, delle regioni e delle varie categorie imprenditoriali, tutte particolarmente attente su questo tema.

Per quanto riguarda la mia regione, cancellare e lasciare queste poche e assolutamente insignificanti cifre significa bloccare la piattaforma logistica e lo sviluppo del segmento ferroviario del Corridoio 5. Significa, in altre parole, infliggere un colpo fortissimo allo sviluppo infrastrutturale di questo paese, già arretrato (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere gli identici emendamenti in esame e per rivolgermi a quei colleghi che all'inizio di questa legislatura hanno votato la famosissima «legge obiettivo». Alcuni di loro, con riferimento alla regione Veneto, hanno parlato di piogge di miliardi destinate ai territori, mai così abbondantemente elargite (qualche collega di quella regione si ricorderà di questa citazione). Colleghi del Veneto, ma come fate a non votare questi identici emendamenti e, quindi, a togliere i finanziamenti alla legge obiettivo che voi avete già speso nei confronti dei nostri territori?

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Iannuzzi 4.6 e Buemi 4.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462

Votanti 461

Astenuti 1

Maggioranza 231

Hanno votato 201

Hanno votato no 260).

Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 4.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, il mio emendamento fa riferimento all'articolo 4, un articolo che riveste grande importanza perché prevede una limitazione ai pagamenti ai fini dell'indebitamento netto con un risparmio che, per il 2005, ammonta a 2 miliardi di euro. Con l'emendamento in questione si pone l'esigenza, come aveva già fatto rilevare il collega Pinza, di avere una risposta su una precisa questione, sulla quale il Governo tace: un silenzio che non si riesce a comprendere, così come non riusciamo a capire come siano stati fatti alcuni calcoli. Nella nota tecnica, infatti, si fa genericamente riferimento ai fondi gestiti fuori bilancio e ai conti correnti di tesoreria che presentano notevoli giacenze di cassa. Chiediamo al Governo di essere meno generico, anche perché saremmo particolarmente interessati a conoscere quali sono questi conti di tesoreria che presentano una notevole giacenza di cassa.

Non si può affrontare l'esame di un disegno di legge finanziaria, né gestire il paese con quest'opacità, con questo silenzio e con questo rifiuto di fornire al Parlamento indicazioni più precise. Tutto ciò ci porta a dire che ci troviamo di fronte ad una manovra di carattere virtuale, che consolida la nostra opinione che trattasi di un disegno di legge finanziaria che colpisce lo sviluppo e che è particolarmente punitivo nei confronti delle aree sottoutilizzate.

Proponendo con il mio emendamento la soppressione della lettera c), chiediamo di avere su questo punto una risposta precisa e delle rassicurazioni da parte del Governo.

In effetti, con i limiti di spesa definiti nella legge obiettivo, che sono particolarmente severi per le aree sottoutilizzate e per il Mezzogiorno, ci troviamo di fronte ad iniziative che non favoriscono lo sviluppo del nostro paese, ma lo compromettono e costituiscono una grande contraddizione rispetto al programma elettorale e rispetto a quanto viene continuamente ripetuto anche dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Ha ragione l'onorevole Frigato quando pone quei problemi. Giorni fa c'è stato un incontro a Verona, nel corso del quale il ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha detto cose completamente diverse, in quanto ha assicurato che nel Veneto e a Verona tutti gli obiettivi saranno raggiunti. Come è possibile avere un Governo che continua a esprimere posizioni propagandistiche e poi nei fatti mette nuove tasse, non le toglie, taglia gli investimenti e riduce le operazioni a sostegno dello sviluppo e della realizzazione delle infrastrutture?

Per questo, insisto per l'approvazione del mio emendamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 4.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 469

Maggioranza 235

Hanno votato 210

Hanno votato no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Burtone 4.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 457

Maggioranza 229

Hanno votato 207

Hanno votato no 250).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vernetti 4.10.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

 

MARIO LETTIERI. L'emendamento tende a limitare le disposizioni che introducono una limitazione dei pagamenti anche nei confronti di quelle imprese che vantano, alla data del 1o gennaio 2005, crediti da parte dello Stato per avere effettuato investimenti nel settore della innovazione tecnologica.

Voglio subito dire che la copertura viene garantita dal ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni. Sarebbe giusto che il Parlamento reintroducesse tale norma perché la tassa di successione sui grandi patrimoni - voglio ricordarlo - costituirebbe un atto di giustizia e di grande solidarietà.

Ricordo a me stesso che il grande liberale Luigi Einaudi ne sosteneva la necessità e anche in paesi come gli Stati Uniti d'America, ai quali spesso si fa riferimento da parte del Governo, la tassa di successione esiste. In Italia, invece, nei suoi primi cento giorni il Governo è riuscito a fare questa ingiusta legge che avvantaggia esclusivamente i ceti molto molto abbienti.

Detto questo per quanto riguarda la copertura, nel merito della disposizione vorrei aggiungere alcuni elementi. Si parla tanto di ricerca e di innovazione tecnologica come necessità per rilanciare la competitività delle nostre imprese, che oggi stentano - com'è stato ricordato - e, purtroppo, sono state collocate al quarantaduesimo posto nella graduatoria internazionale sulla competitività.

Con gli sforzi che erano stati compiuti dal centrosinistra nel loro quinquennio di Governo si era riusciti a passare in questa graduatoria dal trentunesimo al ventiseiesimo posto, mentre ora, purtroppo, vi è stata un'inversione verso l'alto e siamo al quarantaquattresimo posto. Quindi, siamo in una fase di estrema e preoccupante condizione di declino.

Se sforzi per rilanciare l'economia del nostro paese devono essere fatti, questi devono riguardare, anzitutto, gli interventi nelle cosiddette aree sottoutilizzate, cioè le aree del Mezzogiorno. Evidentemente il Mezzogiorno non ha bisogno soltanto di infrastrutturazione primaria, cioè infrastrutture ferroviarie, viarie, aeroportuali, portuali, attrezzature e infrastrutture telematiche (ne ha bisogno come l'aria, anche se voi con questa finanziaria tagliate i fondi della cosiddetta legge obiettivo che resta quasi un guscio vuoto), ma oltremodo necessario è il sostegno alle attività imprenditoriali e industriali.

Recentemente è stato stipulato un importante accordo tra Confindustria i sindacati e le altre organizzazioni imprenditoriali per un progetto Sud che è stato sottoposto al Governo e a tutte le forze politiche. Noi lo riteniamo valido anzitutto perché parte dalla consapevolezza di dare centralità agli interventi di sviluppo nel Mezzogiorno come condizione per il rilancio dell'intera economia del nostro paese. In quest'aula è stato ricordato, nei dibattiti di questi giorni, come già Giustino Fortunato, il più grande meridionalista, evidenziasse che è interesse del nord e interesse dell'intero paese puntare allo sviluppo del Mezzogiorno per ottenere non solo il rilancio dell'economia nazionale ma anche una unità sostanziale della società italiana.

Ebbene, se tutte queste considerazioni sono vere, pur nella ristrettezza dei fondi - noi siamo persone responsabili e ci rendiamo conto che la coperta, purtroppo, è molto ridotta (sono state fatte qui considerazioni che mi esimono dall'intervenire sugli aspetti della dinamica negativa dell'andamento dei conti pubblici) - e, anzi, proprio o causa di tale ristrettezza, riteniamo che i fondi per la copertura dell'emendamento al nostro esame debbano essere trovati nel ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni, ripristino che, oltretutto, sarebbe un grande atto di giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, gli elementi che riguardano la bontà dei temi della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica sono stati poco fa ricordati dal collega Lettieri. Vorrei solo soffermarmi, condividendo questo emendamento - al quale vorrei anche aggiungere la mia firma -, sul tema della copertura; mi pare giusto ripristinare l'imposta di successione sui grandi patrimoni e sottolineo sui grandi patrimoni, perché, anche noi, quando l'Ulivo era al Governo, abbiamo proposto e votato l'abolizione dell'imposta di successione per patrimoni fino ad un miliardo di vecchie lire; dopodiché, il centrodestra nelle prime settimane di Governo ha voluto, invece, eliminare totalmente l'imposta di successione, anche sui grandi e grandissimi patrimoni.

Questo lo consideriamo sbagliato e, dunque, l'emendamento al nostro esame mi pare possa e debba ricevere l'attenzione dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

 

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io l'emendamento al nostro esame, che si pone l'obiettivo di limitare i danni provocati dai tagli al finanziamento dello sviluppo.

Sicuramente il danno più grave riguarda le aree svantaggiate, con 1.450 milioni di riduzioni. A prima vista, sembrerebbe che sul fondo per l'innovazione non vi siano grandi tagli perché la riduzione ammonta soltanto a 50 milioni di euro, ma il punto è proprio questo.

Nella legge finanziaria si propone, di fatto, il declassamento dell'obiettivo strategico del finanziamento all'innovazione nelle piccole e medie imprese. Se abbiamo un problema di competitività, questo riguarda proprio il fatto che dovremmo spingere sull'acceleratore per finanziare le innovazioni nei sistemi di piccola impresa. Con l'articolo 4 ponete un limite invalicabile a tali finanziamenti, dando, così, un colpo ad uno dei punti qualificanti del nostro sistema. Abbiamo grande bisogno di sostenere l'innovazione e, soprattutto, di far circolare le nuove conoscenze tecnico-scientifiche nella nostra industria manifatturiera. Dunque, quello che si produce con tale intervento è non un piccolo taglio ma un danno strategico.

Vorrei, ora, rispondere a quei colleghi della maggioranza che ci accusano di fare demagogia sulle coperture. Se si può discutere sulla Tobin tax - sulla quale siamo favorevoli, ma che avrebbe certamente bisogno di un coordinamento europeo per avere una sua efficace attuazione - non si può non disconoscere che proponiamo di adeguare i nostri sistemi fiscali a quelli europei. Mi riferisco alla tassazione delle rendite finanziarie da patrimoni al 19 per cento ed alla reintroduzione della tassa di successione sui grandi patrimoni.

Voi avete prodotto un danno favorendo le rendite finanziarie e dimenticandovi di stanziare le risorse per lo sviluppo delle innovazioni. Si tratta di uno degli asset strategici su cui il nostro paese dovrebbe essere tutto unito, al di là delle differenze politiche e di impostazione programmatica, per essere a fianco delle piccole imprese e di chi tutti i giorni combatte la battaglia della competitività sui mercati internazionali dando un grande apporto alla crescita dell'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Vorrei informare l'Assemblea che sono presenti in tribuna gli studenti e gli insegnanti della II A e della II C dell'istituto tecnico industriale Guglielmo Marconi di Campobasso, che saluto (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo per condividere il tema posto dall'emendamento in esame che chiedo di sottoscrivere, sperando che i colleghi siano d'accordo. Vorrei denunciare - ed è già stato affermato con forza in quest'aula - che con l'articolo 4 e con i tagli praticati dal Governo attraverso una limitazione ai pagamenti si dà un vero e proprio colpo all'innovazione ed allo sviluppo.

Se il nostro sistema-paese è fermo, lo dobbiamo alla politica sbagliata del Governo, ai tagli continui inferti a tale settore. Tutto ciò è assolutamente in contrapposizione con l'esigenza di qualità, di sviluppo e di innovazione tecnologica di cui il nostro paese deve essere portatore. Questa è la nostra convinzione; quindi, altro che tagli all'innovazione ed alla ricerca! Dovremmo davvero insistere - e noi lo facciamo - colpendo quelle risorse produttive solo per le tasche di pochi. Si tratta di reintrodurre la tassa di successione per i grandi patrimoni, di reintrodurre la tassazione dei redditi da capitale al 19 per cento, come nel resto dell'Europa, e di reintrodurre misure quali la Tobin tax.

La Tobin tax è solamente una delle proposte, ma ve ne sono altre sicuramente già attive in altri paesi europei ed alle quali potremmo sicuramente uniformarci per raggiungere - davvero - un livello di minore ingiustizia, ingiustizia che è stata praticata dal Governo nei confronti della nostra società e, sicuramente, dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vernetti 4.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 467

Votanti 466

Astenuti 1

Maggioranza 234

Hanno votato 205

Hanno votato no 261).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

 

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, esprimeremo in modo convinto un voto contrario sull'articolo 4, anche se ci rendiamo perfettamente conto che la maggioranza sta mettendo in campo strumenti assolutamente senza precedenti per risolvere il problema delle assenze nelle sue stesse file. Leggo infatti su un quotidiano nazionale di oggi che il Presidente del Consiglio ha detto: manderò una lettera a tutti i parlamentari, compresi i sottosegretari; da ora in poi bisogna andare a votare in modo compatto, io per primo ma anche tutti gli altri, compreso Siniscalco. È chiaro che quella di mandare a votare nei banchi della maggioranza anche i non parlamentari è un'idea di ordinaria brillantezza e semplicità, un'idea degna del Presidente del Consiglio e certamente di un grande statista (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

Le stesse brillantezza e semplicità le ritrovo comunque anche nel testo dell'articolo 4; non faccio riferimento in questo caso a ciò che è stato detto da molti colleghi in relazione al taglio o alla posposizione di stanziamenti, bensì ad uno specifico periodo di questo articolo, con il quale si stabilisce che: «(...) le amministrazioni centrali si conformano all'obiettivo di destinare al Mezzogiorno almeno il 30 per cento della spesa ordinaria in conto capitale». Si tratta di una disposizione di particolare rilevanza perché legato a questo obiettivo vi è quello del 45 per cento della spesa in conto capitale destinato al Mezzogiorno. Si scrive per norma qualcosa che non si sa ottenere nei fatti, perché l'obiettivo del 45 per cento era stato previsto tre anni fa sulla media del periodo 2002-2006, l'anno dopo sul periodo 2003-2006 mentre nell'ultimo documento di programmazione economica-finanziaria lo stesso è stato rinviato al 2008. Scrivete una norma perché non siete in grado di ottenere un determinato risultato! In questo caso la cosa è poi particolarmente grave perché o il Governo ha previsto obiettivi irrealizzabili nei precedenti documenti, oppure lo stesso non è in grado di raggiungere obiettivi realizzabili.

I periodi che seguono quello appena letto, ve ne faccio venia, sono anche peggiori, perché viene scritto per norma ciò che il consigliere di amministrazione in società quotate dovrebbe necessariamente fare! Si scrive per norma ciò che un ministro degno di questo nome farebbe alzando la cornetta del telefono! Il problema di fondo del presente articolo 4 è pertanto lo stesso che si è presentato in tutti questi anni: si tratta di una politica economica completamente priva di ogni credibilità.

Oggi atterra a Roma il debit manager del Fondo monetario per partecipare alle ultime fasi dell'ammissione in corso. Lo scenario che si trova davanti è quello di un paese che in un anno ha varato una manovra aggiuntiva da 7,5 miliardi, che ne sta facendo un'altra da 24 e che si appresta a vararne una terza da 2 miliardi sul finire dell'anno; un paese che ha sostituito per dissidi interni alla maggioranza un ministro che sembrava l'architrave del Governo e che, dopo aver nominato il successore, si affretta, come è accaduto, a rivitalizzare il Dipartimento degli affari economici ed a nominare un consigliere economico del Presidente del Consiglio quale segnale del grado di fiducia che vi è tra il Presidente medesimo ed il nuovo ministro; un paese il cui Governo è stato bocciato alla prima votazione sul disegno di legge finanziaria.

Insomma, vi manca solamente una cosa per completare l'opera: l'esercizio provvisorio. Ebbene, potreste tentare di riuscire anche in questo: si tratterebbe di un vero capolavoro!

In questo quadro si inserisce la riduzione delle imposte varata ieri. Infatti, costituisce grande ragionevolezza e grande sensatezza posporre la ridefinizione delle aliquote al 2006; state semplicemente prevedendo quanto era scritto nelle carte da mesi! Quindi, è prova di ragionevolezza e di sensatezza farlo, ma il danno lo avete già realizzato negli ultimi mesi, impegnando il paese su una discussione che non aveva motivo d'essere, facendo credere al paese che erano possibili cose che in realtà non lo sono.

Da questo punto di vista, la continuità tra la precedente e la nuova gestione del Ministero è assoluta: per tre anni siamo andati avanti con ipotesi e compromessi che non avevano nessun legame con i fatti e, per gli ultimi sei mesi, siamo andati avanti esattamente nella stessa maniera.

Dico a tutti voi quanto ho già avuto modo di dire al sottosegretario Vegas: ci sono ministri che hanno perso la credibilità che avevano in partenza, ci sono ministri che hanno acquisito nel tempo l'autorevolezza che non avevano in partenza. Invece, non ricordo casi di ministri che abbiano perso una credibilità che non avevano ancora acquisito (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO TUCCILLO. Signor Presidente, mi richiamo all'intervento svolto poco dall'onorevole Blasi, il quale ci ha ricordato che la Casa delle libertà sostiene politiche più liberali per il Mezzogiorno di quanto non abbia sostenuto il centrosinistra.

A parte il fatto che non si capisce quali siano queste politiche cosiddette liberali sostenute dalla Casa delle libertà in questi anni di Governo e, in particolare, anche in questa finanziaria, da parte di tutta la letteratura più avvertita sul Mezzogiorno si è evidenziato come il centrosinistra abbia realizzato una precisa politica per il Mezzogiorno, anche se non sempre sufficiente e forse non sempre esaustiva per la complessità dei problemi. La Casa delle libertà ha invece realizzato una sola azione politica per il Mezzogiorno, vale a dire quella tesa a smantellare progressivamente tutte le misure e gli strumenti messi in atto dal centrosinistra, senza sostituirli con alcuna soluzione alternativa.

Ma, detto ciò, poiché l'onorevole Blasi ha richiamato la necessità di non svolgere strumentalizzazioni in merito agli stanziamenti e alla quantità delle risorse investite, occorrerebbe ricordare alla maggioranza che, visto che il viceministro Miccichè ha sostenuto sulla stampa che questa finanziaria prevede l'impiego di 23 miliardi di euro per le aree sottoutilizzate e quindi anche per il sud, con questo articolo si stabilisce che nelle aree sottosviluppate non possano in definitiva essere impiegati più di 6,5 miliardi di euro.

Se non ne vogliamo fare un problema di risorse, quantomeno cerchiamo di dire le cose come stanno, di non falsificare i dati e di chiarire la reale portata degli interventi. Evitiamo di millantare risorse, spese e investimenti che non ci sono; infatti, non ci sono i 23 miliardi di euro, ci sono soltanto 6,5 miliardi complessivi, che rappresentano il risultato dei vincoli contenuti in questo articolo, che penalizza ancora una volta il tentativo di recuperare risorse e investimenti per le aree più disagiate del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariotti. Ne ha facoltà.

 

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'Assemblea che lo scorso venerdì 5 novembre il sottosegretario Vegas, in sede di replica a conclusione della discussione sulle linee generali, ha affermato che il Governo avrebbe fatto come Gesù Cristo e la legge finanziaria sarebbe stata come il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Chiedo scusa all'Assemblea per aver richiamato questa affermazione blasfema, ma immagino che il sottosegretario si riferisse ad interventi di politica economica per aumentare il prodotto interno lordo, quindi la crescita del paese. Con questo articolo cominciamo a vedere come intende farlo: tagliando i fondi alle imprese, al Mezzogiorno ed alle infrastrutture strategiche.

Mi pare che, come era facilmente prevedibile, anziché moltiplicare i pesci, il Governo voglia prendere a pesci in faccia chi si aspettava il mantenimento delle promesse politiche per il rilancio della competitività in questo paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo brevemente per fare due notazioni che attengono al metodo e al merito.

La prima riguarda l'inclinazione, che si registra ogni volta che c'è un avvicendamento al Governo del paese, di ricominciare da capo senza fare tesoro di quanto è accaduto in precedenza. Lo dico con molta sobrietà e serenità, senza autoesaltarmi. Noi del centrosinistra, nella legislatura scorsa, abbiamo fatto alcune cose che hanno prodotto risultati sia in termini di dinamica del prodotto lontano lordo che in termini di occupazione. Probabilmente, anziché ricominciare da capo, sarebbe stato il caso di fare un censimento delle cose positive scartando quelle negative, per aiutare anche in questo modo lo sviluppo del Mezzogiorno.

La seconda notazione è che sullo sviluppo del sud noi risentiamo - credo sia evidente -, nella discussione in quest'aula, della mancanza di ogni riferimento al cosiddetto disegno di legge collegato, che immagino riguardi anche il sud e il suo sviluppo.

Per concludere, signor Presidente, sarebbe opportuno - l'ho già chiesto e lo chiedo nuovamente al sottosegretario - che almeno quest'aula sapesse quando, dove e come sarà presentato questo disegno di legge collegato, in modo che ogni volta che noi discutiamo di una questione attinente allo sviluppo lo si sappia in modo chiaro (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). 

(Presenti 459

Votanti 457

Astenuti 2

Maggioranza 229

Hanno votato 261

Hanno votato no 196).

Prendo atto che il dispositivo di voto degli onorevoli Giuseppe Drago, Naro, Volontè e Zorzato non ha funzionato.

 

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 4).

Avverto che sono stati ritirati gli identici emendamenti Peretti 5.2 e Angelino Alfano 5.3.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.

 

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo articolo stabilisce il tetto del 2 per cento anche per i prelevamenti dalla tesoreria. Dunque, esso fa già riferimento a quella metodologia del tetto - la famosa metodologia scorrettamente definita Gordon Brown - di cui in questi mesi e in queste settimane abbiamo sentito tanto parlare. Dunque, discutere di questo articolo ci consente, anzi direi ci obbliga a ragionare sul sistema complessivo con cui la legge finanziaria è stata pensata, elaborata, scritta e portata al nostro esame.

Infatti, la vicenda di ieri è senza precedenti, con il Governo battuto sull'articolo che stabilisce il saldo netto da finanziare, una cosa che nei 27 anni da cui esiste la costituzionalizzazione della legge di bilancio, la legge n. 468 del 1978, non era mai accaduta. Tale vicenda porta allo scoperto un dato di fondo che in queste settimane l'opposizione ha tentato con molta forza di evidenziare. Ieri, vostro malgrado, con il concorso di tutto il Parlamento si è dimostrato che la legge finanziaria è falsa (Commenti)! Lo ricordava magistralmente il collega Boccia all'inizio della mattinata; io stessa, ora, voglio esporre argomentazioni in favore della tesi che la legge finanziaria è falsa (Commenti)!

Il collega Visco ha ricordato che, anche senza il voto di ieri, sarebbero comunque mancate voci per un ammontare di circa 8 miliardi di euro. Noi, in realtà, sosteniamo che forse mancano addirittura 10 o 12 miliardi di euro. Abbiamo ricordato che le eccedenze di spesa ammontano addirittura a 3 miliardi di euro; si tratta di spese deliberate fuori bilancio! Dobbiamo ricordare che la legge finanziaria per il 2004, quella che avrebbe dovuto essere in vigore quest'anno, manca all'appello per voci rilevantissime. Pensate al condono edilizio; pensate agli 8, 9 o 10 miliardi di euro di entrate da cartolarizzazione che il ministro Siniscalco in audizione ha riconosciuto non esistere!

Dobbiamo ricordare, inoltre, che la legge finanziaria è stata concepita sin dall'inizio per essere una legge finanziaria falsa. Non si tratta di un incidente di percorso. Sin dal principio si è fatto ricorso ai giochi di parole come il «tetto-tagli»: gioco di parole di cui ministro Siniscalco si è dimostrato - ahimè - maestro. Signor Presidente, se ad una spesa tendenziale che cresce del 5 per cento per il 2005 si applica un tetto del 2 per cento (l'aritmetica è elementare: 5 meno 2 è uguale a 3), credo che nessuno possa smentire che il taglio alla spesa ammonta mediamente al 3 per cento (per alcune voci è molto maggiore) ! Ai giochi di parole come questo si aggiungono dirottamenti, diversioni di attenzione, specchietti per le allodole.

Dunque, vi è un elemento negativo di fondo che dobbiamo evidenziare: siamo al termine, al culmine di un processo di alterazione strisciante dello stesso procedimento di bilancio! Presidente Biondi, la stessa Presidenza della Camera e le più alte autorità dello Stato, nella loro elevatissima sensibilità, attenzione e cortesia ma anche responsabilità, debbono tutelare la correttezza del processo di bilancio.

Una tale correttezza nel procedimento avrebbe richiesto anzitutto che non si operasse una modifica delle regole di realizzazione del bilancio proprio mentre si stava predisponendo il bilancio per il nuovo anno. Semmai le regole si modificano prima, con un processo chiaro ed esplicito! Allo stesso modo, sarebbe stato opportuno non superare tutte le forzature sottolineate dalla Corte dei conti a proposito del cosiddetto decreto taglia spese, che si è rivelato semplicemente un esproprio dei poteri del Parlamento e delle prerogative di maggioranza e minoranza (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

Oggi notiamo che tutti, anche i componenti della maggioranza, intendono riappropriarsi di tali prerogative. Ma non dovevamo giungere a questo! Ciò che accade non avviene per caso: è, appunto, la dichiarazione dell'intollerabilità di aver proceduto forzatura dopo forzatura, opacità dopo opacità... Ma di opacità si muore! E questa situazione si verifica dopo quanto è accaduto ieri.

La legge finanziaria da 24 miliardi, nonostante tutti questi giochi di parole e questi diversivi, è una super stangata molto rilevante e denunzia tutto quello che noi denunziamo, anche chiedendo la documentazione che non ci è stata fornita.

Voglio ricordare all'Assemblea un'altra cosa a mio parere molto grave, emersa dalla replica svolta dal sottosegretario Vegas venerdì scorso.

Il sottosegretario Vegas, a conclusione della discussione congiunta sulle linee generali, ha dedicato metà della sua replica (leggere, per credere, l'intervento riportato nel resoconto stenografico) alla riduzione della pressione fiscale, che nella legge finanziaria non è prevista, mentre vi è, anzi, un incremento della pressione fiscale!

Allora, è stato semplicemente da irresponsabili, ed è da irresponsabili, avere alimentato questo tipo di idee sulla riduzione della pressione fiscale nell'attuale situazione della finanza pubblica. Evidentemente, però, come rilevava anche il collega Visco, questa notte vi è stata una certa arrendevolezza da parte del Presidente del Consiglio. Io dico che questa arrendevolezza, se c'è stata e se c'è, non è ragionevolezza e corrisponde invece al fatto che nel paese, tra i cittadini, sta montando il senso di insopportabilità per misure odiose, che avrebbero regalato una elemosina di 10, 15 o 17 euro a fronte di tanti ed enormi regali fiscali. È stato l'onorevole Landolfi, di Alleanza nazionale, a ricordare il regalo fiscale superiore a un miliardo e mezzo di euro che deriverebbe dall'attuazione di quelle misure (che adesso, arrendevolmente, state rinviando al 2006) a vantaggio del Presidente del Consiglio.

I cittadini non hanno davvero bisogno di questo e lo stanno dimostrando! I cittadini hanno bisogno che vengano sostenuti i redditi, quelli da lavoro, quelli dei pensionati (Commenti del deputato Stefani e di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale); le pensioni non vengono rivalutate nel modo in cui si dovrebbe fare. I cittadini hanno bisogno che nel paese venga...

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un po' di polemica non fa male...!

 

LAURA MARIA PENNACCHI. L'Italia ha bisogno di investimenti in istruzione, di una ricostruzione degli aspetti di merito dell'istruzione della scuola, della ricerca, dell'università. I giovani italiani hanno bisogno di uscire dalla precarietà a cui le vostre misure li stanno condannando!

A questo punto, siamo tutti nella condizione di ritenere che l'evidenza, la realtà stiano venendo veramente alla luce (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. L'evidenza è sempre evidente (Commenti)... Ha fatto un bel discorso, non capisco: gli argomenti sono argomenti!

Avverto che l'emendamento Peretti 5.2, ritirato dal presentatore, è stato fatto proprio dall'onorevole Ruzzante, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.

Nessuno altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti presentati.

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 5. Propongo peraltro di accantonare l'esame dell'articolo aggiuntivo Stradiotto 5.01 che, alla luce del suo contenuto, potrebbe essere più opportunamente esaminato nell'ambito delle proposte emendative riferite all'articolo 6.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, concordo con il relatore e ritengo che non vi siano problemi in ordine alla proposta di accantonamento dell'articolo aggiuntivo Stradiotto 5.01.

Con riferimento alle considerazioni svolte in ordine agli emendamenti riferiti all'articolo 5, vale solo la pena di ricordare che in questo articolo si inscrive con chiarezza una pratica adottata nel passato in modo non trasparente, cioè con l'adozione di misure direttamente da parte della direzione del Ministero del tesoro, relative ai cosiddetti tiraggi della tesoreria. Credo, quindi, che inserire tale previsione nella legge finanziaria copra sia la parte bilancio che la parte tesoreria con maggiore chiarezza e maggiore evidenza: casomai, quindi, si tratta di un merito di questo Governo e non di un suo demerito.

Con riferimento, poi, alle affermazioni relative alle falsità commesse nella costruzione del bilancio, esse sono completamente da respingere: basta guardare le tabelle ed i dati in esse riportati!

Incidentalmente, faccio presente al collega Nicola Rossi che non è prevista alcuna manovra aggiuntiva di fine anno per 2 miliardi. Si tratta della somma già ricompresa nei 7,5 miliardi di cui al decreto-legge n. 168 del 2004, convertito dalla legge n. 191 del 2004, di cui 5,5 miliardi di misure a carattere immediato ed altri 2 miliardi di misure a carattere amministrativo (che sarebbero state adottate in corso d'anno).

Quindi, sotto questo profilo, stia tranquilla la Camera che non esiste alcuna falsità né alcuna manovra ulteriore da adottare nel corso dell'anno.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Peretti 5.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dall'onorevole Ruzzante.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariotti. Ne ha facoltà.

 

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, quando, in Commissione, si è discusso dell'emendamento in oggetto, si è deciso di respingerlo per l'esame in Assemblea soltanto per motivi tecnici. Ora, poiché i presentatori l'hanno ritirato, l'abbiamo fatto nostro perché riteniamo che dal tetto del 2 per cento (sul bimestre dell'anno precedente) vadano esclusi anche gli enti del sistema camerale, che hanno diritto a godere dello stesso trattamento riservato ad enti locali e province. Infatti, il vincolo potrebbe comportare difficoltà nella gestione concreta dei suddetti enti.

Ecco perché abbiamo fatto nostro l'emendamento Peretti 5.2, ritirato dai presentatori, e ne chiediamo l'approvazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dall'onorevole Ruzzante, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449

Votanti 438

Astenuti 11

Maggioranza 220

Hanno votato 180

Hanno votato no 258).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Michele Ventura 5.5 e Mazzuca Poggiolini 5.6.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariotti. Ne ha facoltà.

 

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere al sottosegretario Vegas di ripetere in questa sede la seguente dichiarazione, già resa in Commissione: l'emendamento Michele Ventura 5.5 è da considerare superfluo in quanto il vincolo non incide sul pagamento delle retribuzioni ai dipendenti.

Nel caso in cui il Governo non ribadisse la predetta affermazione, noi chiederemmo di approvare il predetto emendamento. Il problema che si pone è quello di non impedire il pagamento delle retribuzioni dei dipendenti in organico alla data del 31 dicembre 2004.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mariotti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Michele Ventura 5.5 e Mazzuca Poggiolini 5.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 439

Votanti 438

Astenuti 1

Maggioranza 220

Hanno votato 185

Hanno votato no 253)

Passiamo alla votazione dell'articolo 5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

 

MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia che oggi pomeriggio, alle 17, il Presidente del Consiglio ed il suo vice terranno una conferenza stampa per parlare al paese della famosa manovra fiscale, in ordine alla quale ci si accapiglia sulla stampa, ormai da tante settimane, nell'ambito di un dibattito tutto interno alla maggioranza.

Credo che l'annunciata conferenza stampa sia particolarmente opportuna perché, stando agli articoli pubblicati sui quotidiani stamani, pare di capire che la riduzione fiscale, che è stata presentata, in questi mesi e in questi anni, come una sorta di stella polare, se non di panacea, possa, invece, ancora aspettare.

Il risultato del vertice di questa notte (mi sembra più il frutto di uno stato confusionale che l'esito di un vertice che avrebbe dovuto assumere delle decisioni) è che la manovra sull'IRE e, quindi, sulle aliquote e sugli scaglioni, avverrebbe, prendendo ulteriore tempo, nel 2006 e forse (ma con molti forse) si farebbe nel 2005 sull'IRAP. Non credo che tale decisione vada salutata come una sorta di resipiscenza. Ritengo che faccia parte di uno stato confusionale nel quale si muove questa maggioranza. Prima, i tagli alle tasse, soprattutto alle aliquote sull'imposta delle persone fisiche, sono indicati come la soluzione per una spinta all'economia del paese; poi tutto ciò, nel giro di una notte, scompare e si prende in esame un altro tipo di intervento, quello dell'alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese. Non saluto questo fatto né positivamente né negativamente. Mi limito a rilevare che ormai questo Governo e questa maggioranza hanno un enorme problema di credibilità, una merce che non si compra sul mercato politico.

In questi anni, del resto, abbiamo assistito ad una doppia storia che si è sviluppata nel paese: da una parte, i fatti reali, ossia l'incremento della pressione fiscale prevista, come abbiamo puntualizzato, anche in questa legge finanziaria, dall'altra, gli annunci delle mai realizzate riduzioni fiscali, se non una volta per 500 milioni sull'IRAP nella legge finanziaria del 2003. È tutto ciò che è stato fatto in questi anni, determinando un incremento effettivo e reale della pressione fiscale che, tuttavia, non è stato in grado (su ciò vorrei richiamare l'attenzione) di coprire gli incrementi di questi anni.

Precedentemente, l'onorevole Visco ha affermato che, nonostante queste manovre, il bilancio non è stato minimamente tenuto sotto controllo; vi è stato un incremento fortissimo della spesa e sono state registrate entrate ordinarie, calate di un punto di PIL, ed entrate straordinarie garantite dai condoni. Questa è la fotografia dello stato dei conti pubblici. State ballando sull'orlo di un buco di 24, 25, 26 miliardi di euro, senza avere la più pallida idea di quali possano essere i provvedimenti sul versante delle entrate e sul versante delle spese che possano fornire una risposta. Ma c'è un elemento ancora più grave che, a mio giudizio, chiarisce il quadro della situazione.

In un paese gravato da un forte debito, negli anni in cui la situazione economica internazionale era precaria, avreste dovuto tenere i conti sotto controllo per avere a disposizione, in fase di ripresa internazionale, risorse che garantissero l'aggancio alla ripresa. Dovevate attuare una manovra di buonsenso e, invece, avete fatto l'esatto opposto. In una situazione internazionale pesante, avete continuato a spendere e a spandere, senza alcun costrutto. Oggi, in fase di ripresa internazionale, il ritornello cui spesso avete fatto riferimento - l'Italia non cresce perché l'Europa non cresce, perché il mondo non cresce - è oggi un'autentica «bufala» che non potete più raccontare. Oggi, infatti, l'economia internazionale sta crescendo, come non lo ha fatto negli ultimi diciotto anni. La verità è che l'Italia non cresce! Nel 2004 vi è stata una chiusura, in termini di incremento del PIL, dell'1,2 per cento, mentre paesi molto vicini a noi, come la Francia e la Spagna, crescono ad un ritmo doppio rispetto al nostro. Non abbiamo neanche un po' di risorse da mettere a disposizione per la ripresa.

Signor Presidente, mi consenta di chiudere con una sola battuta...

 

PRESIDENTE. Io lo consento, è il tempo che non è altrettanto consenziente...

 

MAURO AGOSTINI. A fronte di questa situazione pesante della società italiana, dei conti pubblici e dell'andamento dell'economia, apprendiamo dai giornali che nel nostro paese c'è qualcosa che va bene: l'utile Mediaset, nei primi nove mesi di quest'anno, è cresciuto del 60 per cento, a dimostrazione che spesso qualche furbo e qualcuno forte riesce ad ottenere benefici privati sulle disgrazie pubbliche (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, anche per questa informativa, onorevole Agostini.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 439

Maggioranza 220

Hanno votato 258

Hanno votato no 181).

Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo aggiuntivo Stradiotto 5.01 deve intendersi accantonato.

Chiedo al relatore di fornire indicazioni circa il prosieguo dei lavori.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, possiamo andare avanti con l'esame dell'articolo 9, compatibilmente...

 

PRESIDENTE. Compatibilmente con la resistenza umana...

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Non vorrei prendere il posto dell'onorevole Boccia nel fare il sindacalista dell'Assemblea... Comunque, la Commissione è pronta per l'esame dell'articolo 9.

 

PRESIDENTE. Noi i sindacalisti li rispettiamo nella sede propria, ma in quest'aula siamo tutti deputati...! La ringrazio, comunque, onorevole relatore.

 

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 5).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento Russo Spena 9.1 ed invito al ritiro dell'emendamento Carlucci 9.2.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

L'emendamento Russo Spena 9.1 non è stato segnalato.

Prendo atto altresì che i presentatori dell'emendamento Carlucci 9.2 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 444

Maggioranza 223

Hanno votato 264

Hanno votato no 180).

Sospendo la seduta fino alle 16.

 

Si riprende la discussione (ore 16,03).

 

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato approvato, da ultimo, l'articolo 9.

Avverto che sono stati ritirati i seguenti emendamenti: Zeller 10.1 e 11.1; Didonè 12.2; Peretti 12.3 e 12.6; Angelino Alfano 12.4.

Chiedo al relatore di indicare all'Assemblea da quale articolo ritenga opportuno riprendere l'esame del disegno di legge.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, ritengo che l'Assemblea possa ora procedere all'esame dell'articolo 10.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole relatore.

 

(Esame dell'articolo 10 -
 A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 6).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutte le proposte emendative presentate a questo articolo.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Prego gli onorevoli colleghi di prendere posto...

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Olivieri 10.2 e Damiani 10.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Blasi. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO BLASI. Signor Presidente, l'esame di questo articolo, recante disposizioni sulla rinegoziazione dei mutui, mi consente di ricollegarmi alle considerazioni che stamani faceva il collega Agostini in fase di dichiarazioni di voto sull'articolo 4 del provvedimento in esame. Intendo, infatti, rispondere sul piano politico alle considerazioni svolte dal collega, il quale sosteneva che, in realtà, il Governo non avrebbe, come invece aveva promesso, impostato una politica di riduzione della pressione fiscale, aggiungendo che la riduzione sarebbe stata solo di 500 milioni di euro. Orbene, voglio ricordare al collega che, con la finanziaria del 2003, la riduzione della pressione fiscale fu di ben 5 miliardi 500 milioni di euro, pari, quindi, a quasi 11 mila miliardi delle vecchie lire; aggiungo, poi, che riguardò i redditi della fascia medio-bassa.

Sicché, dichiarare, oggi, che l'impegno elettorale della Casa delle libertà attorno alla riduzione della pressione flessione fiscale non sia stato mantenuto, mi pare non tenga conto della verità storica. Analogamente, va precisato come tutta la no tax area ovvero l'area non soggetta all'esercizio della pressione fiscale sia stata allargata fino ai 7 mila 500 euro fino, quindi, a circa 15 milioni di vecchie lire. Inoltre, con la possibilità, per le famiglie e per chi ha figli a carico, di utilizzare gli istituti della deduzione e della detrazione, tale area raggiunge - grazie anche agli interventi di questa manovra economica - la soglia dei 10 mila euro.

Quindi, evidentemente, a fianco dell'operazione di aggiustamento dei conti che la finanziaria e la manovra contengono nel loro complesso, va comunque osservato che l'impegno programmatico della Casa delle libertà attorno alla riduzione complessiva della pressione fiscale, in questi anni, è stato mantenuto e continuerà ad esserlo come, appunto, in queste ore si è annunciato.

Ciò va detto per onore di verità, così come va detto che, con riferimento ai redditi bassi e all'impegno assunto dal Governo nei confronti delle famiglie (si tratta di un impegno di natura etica, che recupera, a livello identitario, il concetto di famiglia), aver allargato la cosiddetta area no tax fino a 7.500 euro, che salirà fino a 10.000 euro considerando anche le detrazioni e le deduzioni, comporterà un vantaggio enorme alle famiglie monoreddito ed ai nuclei che vivono un disagio economico.

Pertanto, prima di esprimere giudizi così netti, come ha fatto l'onorevole Agostini nella parte antimeridiana della seduta odierna, a nostro avviso bisognerebbe recuperare la continuità delle manovre economiche, rileggendo tutte le leggi finanziarie approvate negli ultimi anni, fino a giungere a quella attualmente al nostro esame, tenendo conto che il nostro principio ispiratore è stato quello di razionalizzare da una parte la spesa pubblica, lavorando per conseguire un aggiustamento dei conti, e dall'altra, soprattutto, quello di tenere in giusta considerazione la questione sociale delle famiglie monoreddito e dei soggetti più deboli. Orbene, in tale direzione si muove l'impegno sia della Casa delle libertà, sia della manovra economico-finanziaria al nostro esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intendo riprendere i temi che hanno concluso, questa mattina, il confronto sui primi articoli del disegno di legge finanziaria. Nel ribadire le considerazioni correttamente formulate anche dall'onorevole Blasi, il quale ha risposto in parte alle osservazioni avanzate dall'onorevole Agostini, vorrei dire che intendiamo mantenere un impegno, che si è progressivamente sviluppato in questi anni, legato ai temi della fiscalità.

Vorrei pertanto ribadire, in questa sede, come non sia affatto vero che, in questi ultimi anni, la pressione fiscale sia sostanzialmente aumentata. La pressione fiscale, infatti, si è progressivamente ridotta, anche se non con la velocità con cui tutti noi della maggioranza auspicavamo si potesse realizzare. Siamo altresì consapevoli del fatto che oggi l'Italia vive il problema della cosiddetta «trappola» della bassa crescita, e pertanto occorre enfatizzare la necessità di intraprendere un percorso di sviluppo economico, che deve essere rilanciato e sostenuto anche dal Governo.

Resta il fatto, tuttavia, che le previsioni legate alla crescita economica dell'Italia sono in linea con la media dei principali partner dell'area euro; pertanto, se è vero che oggi in Italia esiste un problema di sviluppo e di competitività, vorrei osservare che si tratta di un problema non solo italiano, ma europeo. Il Governo e la maggioranza non vogliono comunque evitare di affrontarlo: basti pensare che i ridotti margini di crescita che si sono comunque evidenziati negli anni scorsi si sono potuti realizzare anche grazie agli interventi posti in essere dai Governi di centrodestra (come dimostrano alcuni modelli econometrici, che hanno dimostrato con puntualità tali dati). Vorrei rilevare, al riguardo, che se tali interventi non fossero stati effettuati, non si sarebbe registrato un incremento del prodotto interno lordo, ma vi sarebbe stata probabilmente una crescita del PIL pari allo zero, se non addirittura una sua contrazione.

I dati sulla crescita, legati alle politiche economiche e fiscali sviluppate dal Governo, sono comunque positivi. È innegabile che le aspettative nei confronti di un rilancio maggiore dell'economia saranno legate alle scelte che, già in queste ore, si cominciano ad intravedere e che sosteniamo. Sappiamo che vi è un confronto all'interno della maggioranza in fase di definizione, imperniato comunque su due elementi fondamentali: da una parte, l'impegno nei confronti delle imprese, attraverso l'abbattimento dell'IRAP, e, dall'altra, l'avvio di un processo di riduzione delle aliquote fiscali, che contempla un primo, importante segnale nei confronti delle famiglie.

Al di là di tali aspetti, tuttavia, l'articolo 10 del disegno di legge finanziaria in esame pone una questione che è stata sollevata, questa mattina, dall'intervento del sottosegretario Vegas. Infatti, tra gli strumenti di intervento complessivi sulla finanza pubblica rientrano le misure sulla rinegoziazione dei mutui e sulle emissioni obbligazionarie degli enti locali. Si tratta di una questione su cui il Governo, ancora una volta, da una parte cerca di lavorare per garantire il controllo della spesa pubblica e, dall'altra, cerca di coinvolgere le amministrazioni locali, nei casi in cui le condizioni di mercato consentano tale tipo di interventi, nel perseguimento dell'obiettivo del miglioramento complessivo dei bilanci pubblici.

Un'ulteriore spinta, quindi, verso una razionalizzazione dei percorsi amministrativi, un miglioramento delle funzionalità dei bilanci e quel patto di stabilità complessivo che ci vede - e deve vedere - un sistema-paese coeso nei confronti degli obiettivi che ci siamo prefissati in sede europea.

Si tratta di una norma che è stata già adottata negli scorsi anni (se non ricordo male, non solo dal Governo di centrodestra). Si tratta pertanto di una norma di buon senso, che s'inserisce all'interno di un percorso complessivo che noi sosteniamo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

 

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, intervengo sul mio emendamento 10.2, analogo all'emendamento Damiani 10.3, per richiamare l'attenzione dei colleghi, da un lato, su ciò che stiamo facendo e, dall'altro, sul perché riteniamo necessario l'accoglimento di questi identici emendamenti.

Stiamo discutendo l'articolo 10 della legge finanziaria, che porta in rubrica, «Rinegoziazione mutui». Che cosa prevede, al primo comma, l'articolo 10? Alcune norme dirette a ridurre la spesa per interessi a carico della finanza pubblica, attraverso la conversione in titoli obbligazionari - oppure la rinegoziazione dei mutui -, in presenza di condizioni di mercato che rendano tali operazioni vantaggiose.

Il comma primo dell'articolo 10, come dicevo, impone allo Stato, alle regioni, alle province ed agli altri enti locali, l'obbligo di provvedere - se le clausole contrattuali lo permettono - una conversione in titoli obbligazionari di nuove emissioni o a rinegoziare i mutui, nel caso in cui sussistano le condizioni di mercato.

Le disposizioni riguardano mutui con oneri di ammortamento totalmente - o parzialmente - a carico dello Stato. Riguardano, cioè, partite che hanno totalmente, o parzialmente, un interlocutore nello Stato. La verifica di convenienza deve riguardare anche il costo delle commissioni. Può, infatti, darsi che le altre clausole contrattuali non siano convenienti, ma le commissioni non si riportano sostanzialmente quasi sempre in tali oneri, però le commissioni, come è a tutti noto, hanno un costo elevato ed anch'esse devono essere verificate per ritenere l'operazione conveniente o meno.

Nel caso di mutuo a tasso fisso, inoltre, le verifica delle condizioni per la rinegoziazione deve attenersi al cosiddetto tasso swap, con scadenza pari alla vita media residua del mutuo, che deve essere inferiore al tasso di mutuo di almeno un punto percentuale. È notorio che le offerte di mutuo a tasso fisso seguono l'andamento dei mercati dei depositi a lungo termine, il cui indice di conto è rappresentato dal cosiddetto interest rate swap. Seguono, cioè, un parametro per la copertura finanziaria della provvista, utilizzato dalle banche per operazioni a tasso fisso oltre 12 mesi ed è rilevabile quotidianamente su Il Sole 24 ore, nell'inserto Finanza e mercati. La questione, quindi, è relativa all'ultimo giorno lavorativo nel mese precedente, cui fa riferimento la quotazione, per la stipula del mutuo.

Per quale motivo ho voluto spiegare - a rischio di sembrare noioso - il contenuto del primo comma dell'articolo 10. Perché, come dicevo all'inizio del mio intervento, tutto ciò ha come riferimento il fatto che, totalmente o parzialmente, tali mutui, di cui vi è l'obbligo di rinegoziazione o di conversione in obbligazioni, abbiano come interlocutore lo Stato. È notorio - e sfido il Governo a dimostrare il contrario - che per quanto riguarda le province autonome di Trento e Bolzano ciò non ha alcun rilievo, perché non vi sono partite economiche in cui vi sia una cointeressenza con lo Stato (e, tanto meno, ve ne sono per gli enti locali o gli altri enti che abbiano come riferimento il territorio delle due province). È, dunque, fuori discussione che si tratta di una specificazione che non ha alcun senso e che rende solo più complesso e più difficoltoso l'operato.

Chiedo pertanto al Governo di rivedere la propria posizione, di esprimere parere positivo sui nostri emendamenti e di togliere quella locuzione che crea solo confusione. Anche al relatore, alla luce di questi approfondimenti, domando di rivedere il proprio orientamento e di sottoporre all'Assemblea un parere positivo, affinché l'Assemblea stessa abbia la possibilità di espungere dal testo questa dizione, che - come ripeto - è assolutamente - come si direbbe in altre sedi - inconferente.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Olivieri 10.2 e Damiani 10.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403

Votanti 402

Astenuti 1

Maggioranza 202

Hanno votato 156

Hanno votato no 246).

Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Grillo e Volontè non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 10.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 411

Votanti 401

Astenuti 10

Maggioranza 201

Hanno votato 155

Hanno votato no 246).

Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Grillo non sono riusciti a votare.

Passiamo alla votazione dell'articolo 10.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Visco. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO VISCO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto contrario sull'articolo 10, vorrei far presente a lei, all'Assemblea e al Governo che sono state rese note le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale, la cui missione in Italia, come sapete, si è conclusa in questi giorni. In tale documento sono indicati alcuni dati di qualche rilievo per quanto riguarda ciò di cui ci occupiamo oggi. Ad esempio, si raccomanda in modo esplicito l'introduzione di misure addizionali pari a mezzo punto di PIL già nel corso dell'attuale dibattito parlamentare sulla legge finanziaria, se l'obiettivo è quello di mantenere i saldi. Si dice, poi, che, in ogni caso, nel corso del 2005 vi è il rischio che si possa manifestare la necessità di manovre correttive ed integrative. Ancora, con riguardo ad alcune importanti questioni su cui si è discusso nel corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria e di quello dello scorso anno, si sottolinea che il fatto di vendere le strade, mettere dei canoni o vendere gli immobili dei ministeri o degli altri enti pubblici e pagare un fitto crea un onere sui bilanci futuri; pertanto, alla fine, si conclude che la ragione di questo tipo di operazioni non è affatto chiara.

Signor Presidente, approfittando della sua cortesia, le domanderei di chiedere al Presidente del Consiglio, il quale alle 17 di questo pomeriggio terrà una conferenza stampa per spiegare come intende integrare la manovra finanziaria (e vi sarà la solita telenovela sulle tasse, lo sviluppo e quant'altro), di darci qualche informazione in ordine alle preoccupazioni manifestate dal Fondo monetario internazionale, che in realtà sono molto simili a quelle che abbiamo fatto presente in quest'aula.

Vorrei anche sollecitare gli organi di stampa a porre queste domande durante la conferenza stampa (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 412

Maggioranza 207

Hanno votato 249

Hanno votato no 163).

 

Prendo atto che l'onorevole Peretti non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Prendo atto, altresì, che l'onorevole Previti non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

 

(Esame dell'articolo 11 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 7).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 11.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Zeller 11.1 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Olivieri 11.2 e Maran 11.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

 

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare il contenuto di questi emendamenti. Siamo giunti all'esame dell'articolo 11 recante norme sulla contabilizzazione del debito e gestione di attivi finanziari. Gli emendamenti in esame tendono ad espungere dal testo del comma 1 le parole «dalle province autonome di Trento e di Bolzano» e per comprenderne la portata è necessario illustrare i contenuti dei commi 1, 2 e 3 dell'articolo 11. Questi commi dettano alle amministrazioni pubbliche regole omogenee per la contabilizzazione del debito, per evitare la duplicazione delle iscrizioni nei bilanci di entità diverse del medesimo debito, facilitando così il coordinamento dei conti pubblici e perseguendo in tal modo un obiettivo utile a questo fine.

Il comma primo in questione fa riferimento ai mutui attivati da regioni, enti locali, o altri enti pubblici dello Stato, con oneri di ammortamento ad intero carico del bilancio dello Stato (il mutuo è pagato agli istituti finanziatori direttamente dallo Stato). Per questi mutui, accesi dallo Stato, si pone la necessità di una loro omogeneizzazione. Ebbene, cosa c'entra questo con le province autonome di Trento e di Bolzano? Su tale questione, che è la stessa posta sull'articolo 10, né la maggioranza, né il Governo, né il relatore, in Assemblea e in Commissione, hanno fornito spiegazioni. Non vi sono, a mio parere, simili situazioni nell'ambito di quella realtà territoriale nella Repubblica italiana. Allora, perché vi ostinate a mantenere formulazioni che non hanno alcun senso, anzi che creano soltanto confusione e che sono, come dicevo prima, assolutamente inconferenti? Questo è un modo di legiferare che non ha né testa né coda, ed al quale noi, in qualità di deputati, dovremmo porre rimedio. Per queste motivazioni, vi invito a votare a favore di questi identici emendamenti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma a questi identici emendamenti Olivieri 11.2 e Maran 11.3 e per associarmi alle motivazioni espresse a loro sostegno dai colleghi; motivazioni che sono da me pienamente condivise.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Olivieri 11.2 e Maran 11.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 329

Votanti 328

Astenuti 1

Maggioranza 165

Hanno votato 136

Hanno votato no 192).

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito ad esprimere il proprio voto, e che avrebbe voluto votare contro.

Prendo atto, altresì, che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Nicotra, Grillo e Maninetti non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sedioli 11.4 e Misuraca 11.5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

 

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono particolarmente sorpreso per il parere negativo espresso su questi identici emendamenti, tenuto conto che essi erano stati già approvati, con un ampio consenso e con parere favorevole del Governo, in Commissione agricoltura. Si tratta, fra l'altro, di emendamenti che non incidono sulla finanza pubblica, al pari dell'altro mio emendamento, l'11.6, per il quale non è prevista alcuna copertura finanziaria.

Con questi identici emendamenti s'intende superare una situazione di stallo che si è determinata tra i ministeri interessati e la Cassa depositi e prestiti circa l'accensione di mutui da parte delle regioni per liquidare i danni riconosciuti alle imprese agricole derivanti da calamità naturali.

Dal 2002 questi fondi sono bloccati per questioni procedurali. Già il decreto-legge n. 138 del 2002, il decreto-legge n. 200 del 2002 e il decreto-legge n. 192 del 2003 avevano destinato delle risorse, che erano già state ripartite ed assegnate alle regioni nella forma di limiti di impegno quindicennale sul bilancio dello Stato per consentire alle stesse di erogare alle imprese agricole gli aiuti previsti dal fondo di solidarietà nazionale. Nonostante il tempo intercorso dall'entrata in vigore dei richiamati decreti - ricordo che il primo decreto-legge è del 2002 - a causa di limitazioni normative le regioni non sono state ancora messe in condizione di attivare le risorse che tali norme prevedevano, in quanto non hanno potuto procedere alla accensione dei necessari mutui con la Cassa depositi e prestiti o con altri istituti finanziari. Ricordo che questa situazione pesante non riguarda le regioni, ma le aziende agricole. Le regioni, non potendo accendere i mutui, non possono destinare risorse per i danni subiti da calamità naturali alle aziende agricole.

In un'annata agraria come questa, che vede una riduzione del reddito agricolo, che vede una situazione di sfascio per quanto riguarda i prezzi agricoli e il divario tra i prezzi alla produzione e quelli al consumo, di fronte al fatto che sono aumentate le importazione di prodotti alimentari e sono diminuite le esportazioni, se l'impresa agricola non ha neppure questo piccolo sostegno che le deriva dal riconoscimento dei danni che ha subito a causa delle calamità naturali, determiniamo un grande disorientamento nelle campagne ed anche una disaffezione nei confronti delle produzioni.

Credo che il parere espresso dalla Commissione non consideri fino in fondo il fatto che non c'è un'incidenza sulla finanza pubblica e non tenga presente l'esigenza di chiarire un percorso per utilizzare dei fondi che - ripeto - sono già stati stabiliti e ripartiti fra le regioni da decreti precedenti.

Questa poteva essere una buona occasione per dimostrare un certo interesse verso un settore così importante per la nostra produzione, per il nostro made in Italy - pensiamo alle produzioni di qualità - e, soprattutto, verso gli imprenditori agricoli che sono stati colpiti in questi anni non solo dalle calamità, ma anche da un'annata agraria difficile per quanto riguarda gli andamenti di mercato e anche per l'assenza di politiche al loro sostegno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sedioli 11.4 e Misuraca 11.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 430

Maggioranza 216

Hanno votato 179

Hanno votato no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 424

Votanti 423

Astenuti 1

Maggioranza 212

Hanno votato 252

Hanno votato no 171).

 

(Esame dell'articolo 12 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 8).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Antonio Leone 12.01 e contrario sulle restanti proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea sull'articolo aggiuntivo Antonio Leone 12.01 e, quanto al resto, esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 12.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 410

Maggioranza 206

Hanno votato 164

Hanno votato no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 432

Votanti 396

Astenuti 36

Maggioranza 199

Hanno votato 247

Hanno votato no 149).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Antonio Leone 12.01, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 442

Votanti 438

Astenuti 4

Maggioranza 220

Hanno votato 258

Hanno votato no 180).

 

(Esame dell'articolo 13 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle  proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 9).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

 

LUCA MARCORA. Intervengo adesso non solo sul complesso degli emendamenti all'articolo 13, ma, più in generale, sul complesso degli emendamenti presentati dalla Margherita e dal centrosinistra in materia agricola per quanto concerne la manovra finanziaria, perché non vorremmo che succedesse come l'anno scorso: essendo il settore agricolo contenuto in uno degli ultimi articoli della finanziaria, se si eccettua l'articolo 36, ci siamo trovati a dover esprimere le nostre opinioni in 30 secondi. Quindi, approfittiamo della discussione sul complesso degli emendamenti all'articolo 13 per parlare più in generale della manovra agricola in questa finanziaria.

Non posso non ricordare che nel novembre 2001 il Governo Berlusconi, appena insediatosi, organizzò una conferenza nazionale sull'agroalimentare italiano a Parma, la mia città, dalla quale provengo e dove sono stato eletto. Durante quella conferenza sia Berlusconi che il ministro Alemanno dichiararono che l'anno successivo sarebbe stato l'anno dell'agroalimentare italiano.

Ora, non solo la finanziaria per il 2002, ma anche quelle successive, del 2003 e del 2004, hanno dimostrato che anche questa promessa va annoverata fra le tante non mantenute dal Governo di centrodestra.

Infatti la manovra finanziaria per il 2005 conferma questa tendenza. Ciò che manca è una chiara e coerente visione di politica agricola nazionale in grado di aumentare la competitività delle imprese agricole e di valorizzare e promuovere lo straordinario patrimonio di qualità e tipicità dell'agricoltura italiana. Tra l'altro, c'è un dato nuovo rispetto al passato: la recente riforma della politica agricola comunitaria permette un elevato grado di rinazionalizzazione della politica agricola da parte di singoli Stati membri, possibilità che, fino ad oggi - fino alla riforma della PAC - era stata negata dall'Unione europea e che, tuttavia, non viene assolutamente accolta da questa manovra finanziaria. Non c'è alcuna manovra di politica agricola nazionale con destinazione di fondi a questo fine; eppure il settore agroalimentare rappresenta uno dei settori di punta del made in Italy in termini di esportazioni. Anche a livello industriale il settore agroalimentare ha scavalcato, lo scorso anno, il comparto tessile diventando il secondo settore industriale italiano per fatturato dopo la meccanica. Dunque, il riconoscimento della strategicità di questo comparto e la definizione di una adeguata politica agricola nazionale potrebbero rappresentare un forte stimolo allo sviluppo di tutto il sistema economico italiano. Ma, nonostante le promesse, evidentemente, di tutto ciò il Governo Berlusconi non si è accorto.

Le misure in materia di agricoltura contenute nella legge finanziaria per il 2005, invece, sono caratterizzate unicamente da proroghe in materia fiscale, dalla necessità di fronteggiare le emergenze derivati dai danni causati in agricoltura dalle calamità naturali e dalla diminuzione delle spese in conto capitale a fronte di un aumento delle spese di parte corrente. Allora, abbiamo le solite proroghe: per l'IVA, per l'IRAP, per le misure fiscali, la formazione e l'arrotondamento della proprietà contadina e per le accise sul gasolio usato per le coltivazioni in serra. Sono tutte norme che vengono prorogate dal 1999 e c'era stata una forte richiesta da parte delle organizzazioni agricole perché queste proroghe venissero messe a regime, per uscire dalla provvisorietà e per consentire di andare oltre l'ordinario, che non fa che perpetuare una situazione di incertezza e di precarietà che, in molti casi, rappresenta un vincolo alle strategie di sviluppo delle aziende agricole.

Il ministro Alemanno si era anche speso in alcuni convegni promettendo la messa a regime di queste proroghe fiscali ma, evidentemente, anche in questo caso le promesse non sono state mantenute. I nostri emendamenti - gli emendamenti della Margherita e del centrosinistra - riguardano anche la messa a regime delle norme fiscali, ma abbiamo già ricevuto il parere contrario da parte della Commissione bilancio e, dunque, le possibilità di approvazione in Assemblea - mi riferisco all'articolo 36 - saranno sicuramente molto ridotte.

Ancora, per quanto riguarda la materia fiscale, si segnalano, sempre all'articolo 36, alcune norme che stabiliscono un trattamento fiscale di maggior favore per le società cooperative a mutualità prevalente in agricoltura. Tuttavia, anche in questo caso, tali norme non rappresentano altro che un temperamento dell'inasprimento fiscale per tali cooperative, in conseguenza della riforma del diritto societario. Dunque, siamo nella proroga, nella provvisorietà, nella riproposizione dell'ordinario che, in questi ultimi quattro anni, è già stato attuato in materia fiscale agricola, nonostante, dal 2000, sia riunita una commissione col compito di progettare una riforma complessiva del sistema fiscale agricolo e che, evidentemente, non ha dato frutti se questi sono gli esiti riportati nella manovra finanziaria.

Vi sono una serie di norme legate ai danni derivanti all'agricoltura dalle calamità naturali (all'articolo 13). Anche queste, però, appaiono insoddisfacenti. Viene infatti operato un trasferimento di fondi per 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006 dagli interventi compensativi e di ripristino (cioè il ristoro diretto dei danni) agli incentivi per la stipula di contratti assicurativi. Tendenza giusta - abbiamo più volte sostenuto che bisogna incentivare maggiormente il ricorso alle assicurazioni delle produzioni agricole - ma se questi soldi vengono tolti dal ristoro diretto dei danni il risultato sarà di impoverire il fondo di solidarietà nazionale, che sappiamo essere già di gran lunga insufficiente per pagare i danni richiesti in seguito alle calamità naturali verificatesi in questi ultimi anni. Sappiamo ad esempio che ancora non sono stati pagati tutti i danni relativi all'anno 2003: il fondo di solidarietà nazionale è pertanto già completamente «scoperto» in riferimento ai danni registratisi in quell'anno. Ebbene, ora si propone di sottrarre risorse al sistema che prevede il ristoro diretto dei danni per destinarle ad incentivare le assicurazioni senza prevedere alcun fondo aggiuntivo. Inoltre, sappiamo bene che questi incentivi per le assicurazioni contro le calamità potrebbero essere ben più consistenti, data la bassissima percentuale di produzioni agricole assicurate in Italia.

Per tali motivi abbiamo presentato un ampio numero di proposte emendative per delineare il nostro progetto di agricoltura per l'Italia: abbiamo pensato alla grave crisi del settore bieticolo-saccarifero nazionale ricorrendo ad un piano di settore finanziato, appunto, con il fondo bieticolo nazionale, abbiamo pensato a fronteggiare i maggiori costi per le industrie di trasformazione derivanti dalla regionalizzazione, nonché ad incentivi alla bieticoltura nel sud; abbiamo poi presentato una serie di emendamenti per ripristinare la dotazione finanziaria del fondo per l'agricoltura biologica e, quindi, per finanziare quel piano di azione biologico che è oggi in discussione al ministero ma che non ha alcuna risorsa a propria disposizione; abbiamo inoltre presentato emendamenti volti ad aumentare la dotazione del fondo nazionale per la montagna, un fondo che è indispensabile se si vuole pensare ad una riforma della legge per la montagna (anche questa è in discussione in Parlamento, prima al Senato ed attualmente alla Camera: ebbene, anche in questo caso non vi sono risorse finanziarie su cui poter contare). Ancora, abbiamo chiesto il ripristino dei finanziamenti per il piano irriguo: l'anno scorso la destinazione di fondi per tale piano era stato presentato come uno dei grandi risultati della legge finanziaria nel settore dell'agricoltura per il 2004; ebbene, in questo progetto di legge finanziaria tale risorse vengono eliminate: sono mantenuti solamente i finanziamenti per il 2005 mentre per tutto ciò che riguarda gli esercizi successivi si rinvia al 2008, ponendo così a rischio progetti già cantierabili sui quali era già stata tra l'altro raggiunta un'intesa tra Stato e regioni. Inoltre, abbiamo chiesto finanziamenti per il piano agrumicolo nazionale, misure a favore delle aziende agricole colpite dalla grave crisi del settore ortofrutticolo nel meridione, misure a favore della soluzione dei problemi della cartolarizzazione dei crediti INPS, fondi per il ristoro dei danni diretti ed indiretti alle aziende agricole causati dal morbo della blue tongue, disposizioni in materia di consorzi agrari, una serie di interventi articolati nel settore della pesca, agevolazioni per il pagamento dell'ICI da parte delle cooperative agricole, il finanziamento della legge per la tutela delle razze equine, finanziamenti per la produzione di energia da biomasse, le risorse necessarie per l'attivazione degli organismi pagatori regionali per i contributi comunitari.

Ulteriori emendamenti riguardano, altresì, l'istituzione di un fondo per la promozione dei prodotti agroalimentari di qualità, finanziamenti per la legge di sostegno al piano sementiero nazionale e per le colture proteiche, nonché la proroga al 2005 del credito d'imposta in agricoltura.

Insomma, si tratta di una serie cospicua di proposte emendative che abbiamo presentato per delineare quella che noi vorremmo fosse la politica agricola nazionale, una politica agricola nazionale che, ancora una volta, l'attuale Governo ha deciso di non mettere in campo limitandosi, come sempre, a promesse che poi non vengono mantenute (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

 

LINO RAVA. Signor Presidente, già il collega Marcora ha anticipato alcuni concetti che illustrerò nel corso del mio intervento; mi sembra comunque utile sottolineare alcuni aspetti della politica agricola del Governo anche in considerazione del fatto che, oltre alle proroghe di carattere fiscale, l'unico articolo del progetto di legge finanziaria che tratta del settore agroalimentare è proprio l'articolo 13 ora al nostro esame. Ebbene, dal nostro punto di vista l'approccio a tale settore avviene in modo molto riduttivo e sbagliato. Esso è riduttivo perché a fronte di un quadro nazionale ed internazionale molto complesso che vede il settore primario esposto in modo diretto alla competizione mondiale, nonché in vista della prossima applicazione, a partire dal 1o gennaio 2005, della nuova PAC, sarebbe a nostro avviso necessaria una profonda innovazione nella politica agricola nazionale. Invece, l'attuale progetto di legge finanziaria non risponde nemmeno lontanamente a questa necessità. Tale progetto di legge è inoltre sbagliato perché, nello specifico, non tiene conto delle necessità di un adeguato periodo transitorio nel passaggio, in caso di calamità naturale, da un sistema di aiuti ex post ad un sistema di aiuti ex ante (lo ha detto poc'anzi il collega Marcora in maniera molto chiara e non ho quindi bisogno di soffermarmi maggiormente su tale argomento).

Inoltre essa non tiene in alcun conto la necessità di affrontare il tema dei rischi di mercato, che sono una drammatica attualità. La nostra agricoltura, in particolare il comparto ortofrutticolo, sta vivendo una crisi drammatica in tutto il territorio nazionale, in particolare nelle regioni meridionali. In questo senso l'annunciato decreto-legge per affrontare la sola emergenza in atto non è sufficiente. Occorrono infatti interventi strutturali che ci consentano: in primo luogo di prevenire i rischi, con un'adeguata politica di sviluppo, di concentrazione dell'offerta e di orientamento produttivo e commerciale; in secondo luogo, di affrontare gli eventi negativi di mercato con un adeguato sistema assicurativo; in terzo luogo, di creare un modello automatico di intervento statale nei casi di comprovata grave crisi di mercato, che superi i normali rischi di impresa e che metta in pericolo la sopravvivenza stessa del tessuto imprenditoriale.

L'emendamento che abbiamo presentato, sul quale interverrà in dichiarazione di voto il collega Rossiello, va proprio nella direzione di affrontare in maniera strutturale le crisi di mercato, per dare risposte fisse e certe nel tempo, perché di questo ha bisogno il nostro sistema imprenditoriale. In questi anni, abbiamo assistito frequentemente a grandi annunci, da parte del Governo, sull'importanza che venga mantenuto un adeguato tessuto di imprese agricole, per garantire un presidio diffuso sul territorio. Su queste affermazioni siano d'accordo, come abbiamo detto spesso. Tuttavia, a fronte di tali annunci, ci saremmo aspettati una politica coerente e conseguente. Abbiamo invece dovuto assistere ad un abbattimento progressivo ed inesorabile dell'iniziativa di politica agricola del Governo. Abbiamo assistito ad una riduzione continua ed inesorabile delle risorse, laddove, come i colleghi sanno, senza risorse adeguate anche le leggi migliori restano lettera morta.

Proprio pochi mesi fa, è stato approvato il decreto legislativo n. 102, al quale si riferisce l'articolo 13 al nostro esame. Tuttavia le previsioni di quel decreto legislativo, senza le necessarie risorse, saranno attuate in misura molto parziale. Sappiamo ad esempio che sono necessari almeno 300 milioni di euro per il sistema degli aiuti assicurativi, mentre ve ne sono a disposizione solo 150. Questo tuttavia è solo un esempio; potremmo infatti proseguire citando altre normative, perché vi è un quadro molto ampio di leggi praticamente inattuate, come la legge di riforma della ricerca. Alcuni casi di «mala ricerca», verificatesi in queste settimane, sono anche indice di un malessere profondo, che attraversa quel mondo e che non consente di operare al meglio. Stesso discorso potrebbe essere fatto per quanto riguarda il decreto legislativo sul contenimento dei costi o anche la legge sull'imprenditoria giovanile. Sono tutti provvedimenti importanti, che abbiamo anche largamente condiviso in quest'aula, ma che sono stati resi assolutamente inefficaci dall'assenza di risorse per la loro attuazione. Le risorse sono state stanziate in quei capitoli a diretta gestione del ministro - magari per una presunta politica di qualità -, mentre non sono state stanziate per attuare quelle leggi che era necessario attuare.

Vi è una profonda contraddizione, che sta emergendo in maniera sempre più netta, tra le necessità del mondo agricolo e la mancanza di una politica agricola da parte di questo Governo: non c'è infatti una politica agricola, bensì una chiara politica neocentralista, di concentrazione del potere (alla faccia degli interessi del mondo agricolo!).

Non serve, infatti, al mondo agricolo che metà delle risorse siano gestite da uffici direttamente collegati al ministro (stiamo parlando di 347 milioni di euro) quando un dipartimento del ministero deve poi amministrare 60 milioni di euro.

Non serve riservare all'Ismea un'enorme mole di competenze e di risorse, con il solo scopo di concentrare il potere gestionale, con riferimento alla politica agricola, alla faccia delle competenze regionali! Non serve concentrare sull'Agea tutta la politica degli aiuti PAC, anziché sostenere lo sviluppo degli organismi pagatori regionali.

Occorrono, dal nostro punto di vista, misure che rivoluzionino la politica agricola, con lo scopo di garantire certezze alle imprese, anche sul piano fiscale. Stiamo assistendo, con riferimento a questo disegno di legge finanziaria, all'ennesima proroga dei regimi fiscali in agricoltura (sono prorogati dal 2000 ad oggi), quando sappiamo che quei regimi sono condivisi (si sono costituti, al riguardo, tavoli tecnici), e, pertanto, essendo disponibili tutte le analisi tecnico-scientifiche del caso, credo si possa passare ad un regime ormai definitivo (al riguardo, abbiamo presentato alcuni emendamenti).

Vi è poi il tema degli oneri contributivi. Sappiamo che in alcune regioni del paese, in particolare, in quelle del sud, gli oneri contributivi sono insostenibili rispetto alle regole e alle economie di mercato. A tale proposito, con riferimento alla legge finanziaria per il 2004, è stato approvato un ordine del giorno con cui il Governo si impegnava a definire la media contributiva europea e ad allineare sulla medesima i costi contributivi del nostro paese. Ciò è rimasto lettera morta e non si è più parlato di questo argomento. Oggi è nuovamente sotto i riflettori la crisi delle imprese e si scende nuovamente in piazza per chiedere il riconoscimento dei loro diritti e previdenze.

Occorrono misure chiare e certe in situazioni di grave crisi, politiche capaci di orientare le imprese dal punto di vista produttivo e commerciale, nonché piani settoriali (penso a quelli sulle proteine vegetali, sulla serricoltura, sull'ortofrutta, sulla filiera della carne), che, nei momenti di difficoltà, possono aiutare ad indirizzare le politiche predisposte al riguardo.

Sono stati assunti impegni al riguardo, ma sono rimasti lettera morta. A tutte queste necessità non avete fornito alcuna risposta e vi trovate sempre ed inevitabilmente a rincorrere i problemi.

Da parte nostra, non ci limitiamo a prendere atto dei problemi, pensando che dobbiate essere voi a risolverli, perché sarebbe troppo semplice. Noi abbiamo sempre segnalato con forza i problemi e presentato proposte concrete. Sono stati presentati, con riferimento a tale disegno di legge finanziaria, emendamenti (non costano una lira, ma possono avere la loro utilità e ciò, in particolare, con riferimento all'articolo in esame), cui bisognerebbe porre, con una certa onestà, la dovuta attenzione. Su tali proposte emendative il parere sarà contrario, ma ci aspettiamo una riflessione ulteriore da parte della maggioranza, perché, se verranno respinte, ciò non costituirà un danno per l'opposizione, ma per il comparto agricolo e per tutto il paese.

Non ci facciamo illusioni, considerato che la maggioranza, con riferimento all'articolo 11, ha votato contro un emendamento di un suo onorevole esponente. Ma si sa, la speranza è l'ultima a morire e non vorremmo che si spegnesse anche quella (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacomo Ventura. Ne ha facoltà.

 

GIACOMO ANGELO ROSARIO VENTURA. Signor Presidente, parlando dei rischi assicurabili in agricoltura, non si può ignorare che in queste settimane vi sono stati scioperi e dimostrazioni che hanno evidenziato come l'agricoltura, nel Mezzogiorno d'Italia - in Puglia, in Calabria, in Sicilia, nella mia Gela e nella vicina Vittoria -, sia al collasso.

Ci sono agricoltori che versano in condizioni drammatiche perché alle disavventure e alle calamità naturali si sono aggiunte calamità di ordine umano, riconducibili a ben individuate responsabilità ad opera di cartelli della grande distribuzione che scoraggiano la domanda, facendo incrementare i prezzi dei prodotti agricoli acquistati a condizioni misere fino a giungere a prezzi assolutamente inaccessibili.

Ritengo che quanto preannunciato dal ministro Alemanno nel decreto che ancora oggi non è stato varato circa il rischio di mercato, che è una delle più gravi calamità che si sono abbattute sulla nostra agricoltura, possano trovare spazio nel presente testo. Dunque, sarebbe opportuno che il Governo fornisse un chiarimento in tal senso, precisando se anche il rischio di mercato sia stato ritenuto suscettibile di copertura assicurativa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, intendo rimarcare il fatto che ogni qualvolta si affronta il problema dell'agricoltura scopriamo sensibilità inedite - ovviamente a parole - da parte del Governo e della propria maggioranza, per poi verificare notevoli ritardi su impegni e solenni promesse fatte dallo stesso esecutivo.

È stato già anticipato il fermento che si registra in aree territoriali significative del Mezzogiorno, dove gli agricoltori stanno lottando, anche con una certa irruenza, per recuperare alcuni ritardi accumulati dal Governo.

Vi è un'emergenza che, a nostro avviso, dovrebbe essere affrontata immediatamente, attraverso il riconoscimento dello stato di calamità dovuto all'andamento climatico del periodo giugno-luglio 2004, ma anche in questo caso - anche per colpa delle regioni - assistiamo ad una mancanza di interventi. Sarebbe opportuno anticipare la liquidazione dei danni già decretati per calamità avvenute in anni precedenti e, anche qui, vi è latitanza; ci sarebbe la necessità di dichiarare lo stato di crisi del settore, con il conseguente annullamento del pagamento dei tributi fiscali, previdenziali e degli oneri sociali. Ciò al fine di riconoscere alle imprese agricole la possibilità di usufruire eventualmente dei benefici delle leggi comunitarie per investire e salvare così le proprie aziende in questa fase congiunturale.

Esistono inoltre problemi relativi alle prospettive per il futuro che, evidentemente, devono essere affrontati in maniera strutturale, ma a quanto pare questo Governo fa tante promesse agli agricoltori, salvo poi vedere i trattori per le strade, gli agricoltori che bloccano le autostrade e il malcontento che serpeggia.

Quindi, chiediamo al Governo una sensibilità reale e non fittizia nei confronti di un comparto che tutti riteniamo vitale per il Mezzogiorno e per l'intero paese, a fronte di colpevoli ritardi che mortificano le aspirazioni di quanti vogliono realizzare imprese agricole e filiere effettivamente produttive senza chiedere assistenzialismi di sorta.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

 

STEFANO LOSURDO. Presidente, intendo svolgere qualche breve precisazione sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 13.

Tali precisazioni sono necessarie perché il dibattito, testé svolto, riguarda una realtà storica di importanza eccezionale per l'agricoltura italiana. Quindi, si tratta di un aspetto che va sottolineato, in presenza delle critiche rivolte all'attività del Governo, in sede di discussione sul complesso degli emendamenti.

Vorrei ricordare ai colleghi presenti in aula e agli italiani che ci ascoltano, in particolare ai tanti agricoltori che seguono i lavori parlamentari, che il Governo di centrodestra, dopo decenni di dibattito vano, lungo ed inconcludente, ha trasformato il sistema indennizzatorio che vigeva nell'arretrata agricoltura italiana in un moderno sistema assicurativo per il risarcimento dei danni in agricoltura. Tale dibattito, che ha caratterizzato la politica agricola di tutti i Governi di centrosinistra dei decenni scorsi, si è concluso con l'attuale Governo; l'esecutivo di centrodestra ha operato il passaggio innovatore al sistema assicurativo per i danni che riguardano l'agricoltura, grazie al decreto legislativo n.102 del 2004. Si tratta di un aspetto nuovo, rivoluzionario e innovativo che, come dice lo stesso Presidente del Consiglio, Berlusconi, è comunque un fatto, dopo decenni di chiacchiere sull'innovazione dell'agricoltura italiana, mai davvero operata dei Governi di sinistra.

È giusto perseguire obiettivi politici, chiaramente preelettorali, ma è altrettanto giusto in questa fase del dibattito che mi preoccupi di chiarire agli ascoltatori il fatto storico, magari nascosto involonta­riamente, costituito dall'innovazione fatta da questo Governo per l'agricoltura italiana, a seguito dell'applicazione del sistema assicurativo per il risarcimento dei danni. Si tratta di un sistema moderno, che ha sostituito quello vecchio, dopo che per decenni si era tentato di cambiarlo senza successo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti presentati all'articolo 13.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo invita i presentatori a ritirare gli identici emendamenti Preda 13.2, Marcora 13.3, Peretti 13.4 e Villetti 13.5, nonché gli emendamenti Peretti 13.6 e Alberto Giorgetti 13.7 ed esprime parere contrario sui restanti emendamenti.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Preda 13.2, Marcora 13.3, Peretti 13.4 e Villetti 13.5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

 

ALDO PREDA. Signor Presidente, mi meraviglia immensamente il parere contrario espresso sugli emendamenti in oggetto. Infatti, essi non comportano alcun onere per il bilancio dello Stato e non fanno altro che risolvere taluni problemi emersi in sede di Commissione, in occasione del parere espresso sul decreto legislativo n. 102 del 2004, volto a modificare la legge n. 185 del 1992. Questo decreto legislativo non ha rappresentato nulla di innovativo; esso ha rimodulato esclusivamente la suddetta legge n. 185, recependo un emendamento già introdotto dal centrosinistra con la legge n. 388 del 23 dicembre 2000. Vorrei informare l'onorevole Losurdo che non è stato introdotto alcunché di innovativo. Si è trattato soltanto di una rimodulazione della legge.

Avevamo sollevato quattro problemi. Il primo è l'assenza di competitività del nostro settore agricolo. L'Italia rischia di perdere l'ultimo treno per inserirsi in un mercato più grande.

Inoltre, il nostro settore agricolo ha un livello di reddito vicino alla soglia di povertà. Il 26 per cento dei produttori agricoli non dispone di un reddito superiore ai 7.500 euro annui. Anche altri settori vivono situazioni di sofferenza, ma il primo per livello di povertà è proprio quello agricolo.

Ancora, questo comparto non è in grado di inserirsi in un mercato più ampio, quantomeno in quello europeo. Non è in grado di farlo, perché risente ancora di un eccessivo frazionamento e di troppa disomogeneità. Se pensiamo che il settore agricolo olandese è aggregato per l'85 per cento, mentre quello italiano lo è per il 23 per cento, risulta che il 77 per cento delle nostre produzioni hanno un livello di mercato provinciale o al massimo regionale.

Il quarto punto è costituito dal fatto che oggi il produttore agricolo sopporta una gamma di rischi più ampia rispetto alle altre imprese. Mi riferisco in particolare ai rischi conseguenti alle avversità atmosferiche e a quelli conseguenti al mercato. Con la legge n. 388 del 2000 abbiamo introdotto un criterio in linea con il mercato delle assicurazioni contro le avversità. In virtù di tale criterio, si prevedeva che forme aggregative di produttori agricoli, le associazioni dei produttori e le cooperative potessero costituire fondi di mutualità interna in grado di contribuire, d'intesa con le assicurazioni o in alternativa ad esse, a risolvere il problema costituito da tali rischi, usufruendo dello stesso contributo erariale di cui usufruiscono le assicurazioni.

Ciò si chiede, e ciò prescrive la legge n. 388 del 2000. Gli emendamenti in esame sono volti a prevedere l'adozione della relativa regolamentazione, che attualmente manca. Essi, dunque, non stravolgono nulla: chiediamo una regolamentazione, in base a una norma legislativa che fu approvata all'unanimità dal Parlamento italiano.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, le mutazioni climatiche in corso anche nel nostro paese e le difficoltà strutturali dell'agricoltura rendono facilmente prevedibile un aumentato ricorso allo stato di calamità naturale nel prossimo periodo. Appare sempre più indispensabile l'adozione di interventi adeguati, certamente non soltanto a carico dello Stato.

Il sistema assicurativo tradizionale, di tipo privatistico, non sarà in grado, come hanno osservato i colleghi che mi hanno preceduto, di porre rimedio alle situazioni in essere e a quelle che si vanno prefigurando. È dunque particolarmente importante, e costituisce inoltre uno strumento di vera solidarietà, prevedere una diversificazione delle possibilità di intervento, seppure in un contesto moderno, in grado di superare il passato.

La legge 23 dicembre 2000, n. 388, ha previsto la possibilità di realizzare fondi rischi di mutualità e riteniamo sia importante dare un segnale in questa direzione. Infatti, il sistema assicurativo tradizionale potrà far fronte alle calamità naturali solo con costi molto elevati per gli agricoltori e per gli allevatori. Siamo in forte ritardo per quanto concerne lo sviluppo della mutualità, che invece fa parte di una tradizione antica e storicamente consolidata del settore agricolo del nostro paese. Tali ritardi debbono essere colmati.

Per questi motivi, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Marcora 13.3 e raccomando all'Assemblea l'approvazione degli identici emendamenti in esame che, come è stato osservato, non comportano costi aggiuntivi.

 

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro rivolto loro dal rappresentante del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Preda 13.2, Marcora 13.3, Peretti 13.4 e Villetti 13.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454

Votanti 452

Astenuti 2

Maggioranza 227

Hanno votato 209

Hanno votato no 243).

 

Prendo atto che l'onorevole Zorzato non è riuscito votare e intendeva esprimere voto contrario.

Prendo atto altresì che gli emendamenti Peretti 13.6 e Alberto Giorgetti 13.7 sono stati ritirati dai presentatori.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 13.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

 

ALDO PREDA. Signor Presidente, con il decreto legislativo n. 102 del 2004 è stata modificata, anche se non sostanzialmente innovata, la legge n. 185 del 1992. Ci siamo fermati a questo, riuscendo a definire un piano organico per gli interventi. Tuttavia, tale sistema non può essere cambiato da un giorno all'altro, considerato che i produttori agricoli italiani utilizzano l'assicurazione per il 5-6 per cento del prodotto interno agricolo. Non si possono cambiare improvvisamente le regole del gioco senza favorire le assicurazioni o i fondi rischi di mutualità, per i quali non vi è regolamentazione, creando dunque notevoli sperequazioni. Noi non facciamo altro che aggravare il livello di povertà di quel 26 per cento dei produttori agricoli italiani che non raggiungono i 7.500 euro. Con l'emendamento Rava 13.8 noi proponiamo che gli interventi compensativi - erogati dallo Stato alle produzioni per le quali non risulta attiva alcuna forma di garanzia assicurativa (il 90 per cento delle produzioni agricole) - siano stabiliti in misura gradualmente ridotta di un terzo per ciascun anno.

Quando, improvvisamente, abbiamo fissato un'altra regola ed abbiamo abolito gli interventi compensativi senza prevedere una fase transitoria che incentivasse le assicurazioni, si è creata, nel nostro paese, una situazione in cui chi non è assicurato non usufruisce di alcun intervento da parte dello Stato per danni all'agricoltura. Questa è la conseguenza del citato decreto legislativo. Noi vogliamo correggere tale decreto, introducendo una fase transitoria che permetta ai produttori agricoli non assicurati colpiti da calamità di usufruire dell'intervento erariale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 13.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443

Votanti 439

Astenuti 4

Maggioranza 220

Hanno votato 208

Hanno votato no 231).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 13.9.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

 

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, l'argomento è il medesimo già trattato dal collega Preda: si tratta di fare in modo che il meccanismo previsto dal decreto legislativo n. 102 del 2004 funzioni effettivamente.

All'articolo 5, comma 4, del citato decreto legislativo si dice che sono esclusi dalle agevolazioni i danni alle produzioni ed alle strutture ammissibili all'assicurazione agevolata. L'onorevole Preda ci ha ricordato che l'immediata entrata in vigore del provvedimento avrebbe provocato danni.

So che molti colleghi sono d'accordo con noi perché abbiamo esaminato la questione in Commissione agricoltura, nel giugno scorso. In quell'occasione, la Commissione approvò una risoluzione presentata dall'onorevole Rava che impegnava il Governo a definire, con adeguati strumenti normativi, un periodo transitorio quinquennale per l'applicazione delle norme previste dall'articolo 1, comma 3, lettera b), e dell'articolo 5, comma 4, primo periodo, del decreto legislativo n. 102 del 2004, e si trovò d'accordo sull'applicazione di tale decreto legislativo a partire dall'anno 2005, poi disposta dall'articolo 2, comma 1-quater, del decreto-legge n. 157 del 2004, convertito dalla legge n. 203 del 2004. Ora si tratta di fare un passo in avanti e di stabilire che la suddetta gradualità duri per il 2005 e per il 2006, con la riduzione delle compensazioni di un terzo per ciascun anno.

L'emendamento Rava 13.9, a differenza di quello precedente, non prevede una copertura aggiuntiva, ma propone che la stessa sia reperita all'interno del Fondo di protezione civile.

In altre parole, questa può essere un'occasione per riflettere bene su un problema molto importante e molto sentito dalle nostre aziende agricole. Pertanto, signor Presidente, chiederei l'accantonamento dell'emendamento Rava 13.9, per verificare se una sua riformulazione possa essere condivisa da tutta l'Assemblea. Ciò allo scopo di fare entrare in funzione il nuovo sistema assicurativo, sul quale siamo tutti d'accordo, dando ad esso la gradualità necessaria (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Sono favorevole alla proposta di accantonamento dell'emendamento Rava 13.9, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'esame e la votazione dell'emendamento Rava 13.9 e, conseguentemente, dell'articolo 13 debbono intendersi accantonati.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Franci 13.01.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

 

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, prima di illustrare l'articolo aggiuntivo 13.01, vorrei svolgere alcune considerazioni sull'articolo 13, che reca disposizioni in materia di assicurazione contro i rischi in agricoltura a seguito di calamità naturali. Già i colleghi Rava e Marcora, intervenuti prima di me, hanno posto l'accento su alcune questioni.

L'agricoltura entra nel disegno di legge finanziaria per il 2005 attraverso l'articolo 13, che riorganizza il sistema assicurativo contro i rischi in agricoltura, trasferendo 50 milioni di euro al rafforzamento dei fondi e dei processi assicurativi nel settore, distogliendoli dal ristoro dei danni. Questo è l'elemento che desta in noi maggiore preoccupazione, nel momento in cui gli eventi climatici ci chiamano ad un'assunzione di responsabilità nei confronti del settore. Anche nelle scorse settimane si sono verificati eventi calamitosi. La provincia di Grosseto, da cui provengo, ha subito una forte alluvione che ha provocato gravi danni per i quali occorre agire ex post, non ex ante. Per questo motivo, la riduzione di questi fondi desta grande preoccupazione.

Ormai, in agricoltura si parla esclusivamente di proroghe (oltre che nell'articolo 13, tali questioni sono affrontate nell'articolo 26). Siamo di fronte ad una complessiva riduzione di risorse in un settore che, invece, deve essere messo in grado di competere e di affrontare le sfide che arrivano dalla nuova PAC, che entrerà in vigore dal 2005. Ormai, il sistema delle proroghe va avanti dal 1999. Nessuna azienda è in grado di guardare al proprio futuro ed avere certezze per un arco temporale sufficiente. Ci sono meno risorse e la crisi è sotto gli occhi di tutti.

Ma se l'agricoltura assume queste caratteristiche nel disegno di legge finanziaria, ancora più drammatiche sono le riflessioni sul settore della pesca e dell'acquacultura, temi assenti in questo provvedimento, nonostante le rassicurazioni del sottosegretario e il lavoro positivo svolto dalla XIII Commissione (Agricoltura). Per questo settore vivono e lavorano 40.000 piccole imprese, aziende familiari; una parte costituente del nostro made in Italy e della tradizione agroalimentare del paese.

Con una serie di proposte emendative, una di esse è l'articolo aggiuntivo in esame, chiediamo di porre attenzione ad un settore non più oggetto di considerazione da parte del Governo. Chiedo ai colleghi di valutare con attenzione l'articolo aggiuntivo 13.01, anche perché non prevede costi ed oneri a carico del bilancio dello Stato. Con la legge finanziaria n. 289 del 2002, all'articolo 66, sono stati previsti gli accordi di filiera per il settore agroalimentare. Da questi accordi di filiera è escluso il settore ittico. Eppure, l'accordo di filiera è necessario per riqualificare l'azienda, per darle competitività e per affrontare il problema della tracciabilità dei prodotti. Il comma 2 dell'articolo aggiuntivo in questione prevede la possibilità di accedere, anche per questo settore, al credito di imposta, previsto all'articolo 11 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138. Non ci sono costi aggiuntivi a carico dello Stato, ma vi è la possibilità per il settore di accedere a questi benefici. Il comma 3, infine, prevede la possibilità di accedere ai contratti di programma. Vi sono richieste pendenti presso il Ministero, ormai ferme da tre, quattro anni, perché non possano essere finanziate. Ma queste servono alle aziende per organizzarsi e guardare al loro futuro.

È per questo che chiedo l'attenzione del Parlamento per affrontare con serenità una questione che riguarda il sistema delle piccole e piccolissime imprese, che riguarda, prima di tutto, le realtà delle regioni meridionali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Franci 13.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462

Votanti 458

Astenuti 4

Maggioranza 230

Hanno votato 208

Hanno votato no 250).

Prendo atto che l'onorevole Bolognesi non è riuscita a votare.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Rava 13.02.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, io non chiamerò in causa la storia dell'onorevole Losurdo, mi rifarò semplicemente alla storia dei piccoli atti parlamentari.

Mi era sembrato di capire, durante il dibattito su questa legge finanziaria in Commissione agricoltura, che una serie di emendamenti avrebbe trovato comprensione da parte della maggioranza, perché in quegli emendamenti erano svolti temi che venivano riconosciuti come reali ed urgenti. Sta di fatto che quegli emendamenti sono andati incontro - non so quale altro termine trovare - alla «mattanza» in Commissione bilancio. Una mattanza vera! E quegli emendamenti erano rivolti ai temi della politica agricola nazionale, in particolar modo ai temi e ai problemi della politica agricola meridionale!

In quella «mattanza» sono morti emendamenti sull'abbattimento delle accise per la serricoltura e per l'agricoltura in generale. Diciamo o non diciamo che bisogna abbattere i costi della produzione?

Fra quegli emendamenti, ve n'è uno su cui questa Assemblea a maggioranza si era già espressa durante il dibattito della scorsa legge finanziaria. Un emendamento semplice volto a riportare i contributi agricoli nella media europea e abbatterli del 50 per cento nelle regioni ad obiettivo 1.

Il Parlamento votò a maggioranza perché sa molto bene che, a fronte dei costi contributivi in Spagna, in Grecia, in Portogallo, i prodotti agricoli del Mezzogiorno subiscono la concorrenza di quell'abbattimento di costi di quei paesi del sud dell'Europa. Lettera morta! «Mattato» anche quello! Abbiamo proposto ancora interventi per smuovere sul serio il grande tema delle associazioni dei produttori per la concentrazione dell'offerta. In buona sostanza, si tratta di accompagnare il prodotto agricolo verso il mercato e, soprattutto, verso i mercati più forti dell'area dell'euro e del dollaro. Infatti, questo è uno dei grandi temi che noi abbiamo di fronte.

Certo, è facile fare politiche dell'annuncio, è facile fare buone leggi e non sovvenzionarle con poste adeguate! Todos caballeros! Però i cavalieri moderni stanno sui trattori sulla statale n. 106 e sulla statale n. 100 a regalare l'uva (perché si intervenga)! Parlo di quello che sta accadendo in queste ore in Puglia, dove al danno delle dimenticanze nazionali si aggiunge la beffa di una regione immobile su questi grandi temi.

Il pacchetto degli emendamenti per l'agricoltura nazionale e del Mezzogiorno in particolare ha fatto la fine che ha fatto. Adesso perché sparare un colpo alla nuca, su questo articolo aggiuntivo elementare? Cosa dice questo articolo aggiuntivo? Il decreto legislativo n. 102 è un buon provvedimento, mettiamolo a regime: nel momento in cui si verifica l'abbattimento di oltre il 30 per cento - e altro che 30 per cento, per il settore dell'ortofrutta, per il vitivinicolo e per l'oleario! - scatta automaticamente l'applicazione di quel provvedimento, che è un buon provvedimento.

Allora, perché negare un voto favorevole ad un articolo aggiuntivo che nel rispetto, lo ribadisco, di un buon provvedimento (il decreto legislativo n. 102 del 2004), lo rende, di fatto, automaticamente applicabile in caso di abbattimento del costo unitario alla produzione del 30 per cento? Non approvarlo, di fatto, significa negare la filosofia vera di questa legge.

 

PRESIDENTE. Onorevole Rossiello...

 

GIUSEPPE ROSSIELLO. Mi appello, in particolare, ai parlamentari del Mezzogiorno che sanno molto bene che rendere automatico tale meccanismo aiuterebbe non poco a risolvere le situazioni di grave difficoltà delle imprese agricole meridionali.

La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. A mia volta, ringrazio lei, onorevole Rossiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sul precedente articolo aggiuntivo, ma intervengo volentieri anche su quello in esame in quanto tra i due sussiste una connessione. Le due proposte, infatti - quella su pesca e acquacoltura, e questa sull'ortofrutta -, si prefiggono, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, di venire incontro a settori particolarmente delicati e in crisi in molte regioni del nostro paese. In particolare, in quelle meridionali, per quanto riguarda l'ortofrutta; in buona parte di quelle costiere, per quanto riguarda la pesca e l'acquacoltura.

Respingere siffatte proposte, quest'ultima soprattutto, ci sembra addirittura contraddittorio da parte della maggioranza in quanto si andrebbe contro la politica sostenuta - devo riconoscere, anche con qualche risultato, in qualche momento - dal Ministero delle politiche agricole e forestali negli ultimi anni, come è stato anche ricordato a proposito del decreto legislativo n. 102 del 2004; decreto al quale, se venisse respinto questo articolo aggiuntivo, non si vorrebbe dare concreta attuazione.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, molte regioni si stanno adoperando per ottenere il riconoscimento DOP - denominazione di origine protetta - di prodotti dell'ortofrutta del nostro paese, tipici (per i quali si deve puntare sempre più sulla qualità), in grado di rimanere concorrenziali sul mercato. Ma è altresì evidente che non basta il procedimento lungo e complicato, incardinato a Bruxelles, del riconoscimento delle DOP per uscire dalla crisi; occorre, almeno, saper gestire fasi transitorie delicate, altrimenti l'azione compiuta diventa contraddittoria: davvero, da una parte, la mano destra nega quanto si fa con la mano sinistra. Allora, approvare questo articolo aggiuntivo - ma un discorso analogo sarebbe valso per l'articolo aggiuntivo precedente, purtroppo respinto - sarebbe un fatto di buonsenso.

Allevamento è quello degli animali in terra ma allevamento è, altresì, quello dei prodotti ittici; ebbene, il forte innalzamento della temperatura del mare dell'anno scorso ha provocato, ad esempio nella mitilicoltura del golfo spezzino, danni molto gravi per quanto riguarda l'attività normale della mitilicoltura. Perché non prevedere agevolazioni - possibilità già complessivamente previste dal nostro sistema - per venire incontro a tali produttori? Cerchiamo di farlo almeno per quanto riguarda l'ortofrutta.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, stupisce molto il parere negativo del Governo su tale articolo aggiuntivo. In questi giorni, infatti, in diverse regioni del Mezzogiorno, è in atto una mobilitazione degli agricoltori e dei rappresentanti degli enti locali, che ha avuto ed ha l'obiettivo di segnalare la straordinaria crisi che ha investito il comparto agricolo.

Non entrando nel merito delle cause, mi permetto di segnalare il fatto che il ministro delle politiche agricole e forestali ha più volte rassicurato i rappresentanti del mondo agricolo e delle istituzioni, dichiarando di avere predisposto un decreto per lo stato di crisi gravi dei mercati, lo stesso che viene richiesto con il nostro articolo aggiuntivo. Quindi, signor Presidente, concludo con un invito al Governo; se la promessa del ministro Alemanno non è un bluff, riveda il parere negativo.

Chiedo, inoltre, ai colleghi meridionali di dimostrare un minimo di coerenza rispetto alle tante dichiarazioni di disponibilità espresse agli agricoltori nelle diverse manifestazioni e di votare, quindi, a favore del nostro articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Rava 13.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461

Votanti 456

Astenuti 5

Maggioranza 229

Hanno votato 210

Hanno votato no 246).

Prendo atto che l'onorevole Bolognesi non è riuscita a votare.

Onorevoli colleghi, poiché tra breve dovrò allontanarmi dall'aula per ricevere il Capo dello Stato - che sarà presente alla Camera per partecipare ad una conferenza -, vorrei ricordare, anche ai fini della migliore organizzazione dei vostri impegni, che passeremo ora all'esame dell'articolo 14.

Quindi, l'esame di disegno di legge finanziaria proseguirà fino alle 18,30 quando, come d'accordo, passeremo all'esame del disegno di legge n. 5369, di conversione del decreto-legge n. 241 del 2004 iscritto al successivo punto all'ordine del giorno.

 

(Esame dell'articolo 14 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 10).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, per quanto riguarda le competenze della difesa, nel disegno di legge finanziaria per il 2005 si segue la stessa logica negativa che ha ispirato sia il decreto-legge cosiddetto taglia-spese, approvato nello scorso luglio, sia le leggi finanziarie varate negli anni precedenti. È paradossale, infatti, che, mentre il nostro paese è impegnato in missioni difficili, come in Iraq e in Afghanistan, il Governo adotti tagli ai danni del Ministero della difesa pari a un miliardo e 357 milioni di euro. La capacità di spesa è mediamente del 20 per cento rispetto all'anno precedente, così come le dotazioni iniziali dell'unità previsionale di base relativa agli investimenti fissi lordi e ai consumi intermedi del Ministero stesso.

Tali tagli pregiudicano il perseguimento di qualsiasi programma nel settore della difesa, abbassando al di sotto della soglia dell'1 per cento la spesa di tale settore rispetto al prodotto interno lordo. Vorrei osservare che, in tre anni, le risorse finanziarie destinate al Ministero della difesa sono costantemente diminuite, nonostante il ministro avesse più volte annunciato, nel corso di diverse audizioni svolte presso la Commissione di merito, che era obiettivo del Governo portare il rapporto tra la spesa per la difesa ed il prodotto interno lordo a raggiungere la soglia dell'1,5 per cento, in linea con gli altri paesi dell'Unione europea.

Del resto, solo pochi giorni fa, lo stesso Presidente della Repubblica ha affermato che, nel settore della difesa, è doveroso spendere bene, evitare sprechi e risparmiare, facendo tuttavia attenzione a non scendere al di sotto di alcuni standard internazionali. Orbene, noi siamo oggi al di sotto di tali standard. Il ministro ha dovuto prendere atto, quindi, di questa impossibilità ed ha dovuto affermare pubblicamente, qualche giorno fa, che l'obiettivo dell'1,5 per cento del prodotto interno lordo sarà difficilmente raggiungibile entro il termine dell'attuale legislatura. Si tratta di un atto di dignità in extremis, poiché non si comprendeva davvero l'ottimismo espresso in passato dal ministro.

Sono ben tre anni che noi dell'opposizione affermiamo ciò, poiché leggiamo le tabelle di bilancio, analizziamo i numeri ed ascoltiamo ciò che ci riferiscono sia i militari, sia gli operatori del settore della sicurezza. È l'intero quadro generale a destare preoccupazione, è il sistema della difesa, in tutte le sue articolazioni, a preoccuparci. I tagli operati dal disegno di legge finanziaria penalizzano, in particolar modo, sia lo sviluppo delle nostre Forze armate, sia l'industria militare; si tratta di un settore che, invece, dovrebbe essere considerato strategico per la difesa e l'innovazione, in relazione anche alle dimensioni delle realtà industriali che vi operano e che rappresentano, altresì, uno strumento importante sia per il sistema paese, sia per rilanciare, anche sul piano economico, la nostra competitività.

Ad essere penalizzati, tuttavia, sono soprattutto il personale e tutti gli operatori del comparto sicurezza, atteso il mancato adeguamento delle retribuzioni e delle condizioni economiche in genere. Constatiamo, nel provvedimento in esame, come il Governo non abbia destinato sufficienti risorse finanziarie per realizzare una politica di attenzione e di incentivazione in favore del personale che dovrà sostituire i militari di leva. Tale politica di mortificazione del settore difesa rischia, dunque, di compromettere gli impegni assunti dall'Italia, nonché di porre il nostro paese nelle condizioni di non poter offrire alcune utile contributo, ad esempio, alla costituzione di un esercito comune europeo o alla prevenzione del rischio terrorismo interno ed internazionale.

Ad essere in difficoltà è soprattutto l'intero sistema della sicurezza. Vorrei ricordare che, nel corso della discussione e della votazione in Assemblea della proposte emendative presentate al bilancio dello Stato, vi è stato un dibattito serio ed articolato sulle problematiche che investono tale settore. Autorevoli quotidiani, organizzazioni sindacali e rappresentanti delle Forze dell'ordine ci investono periodicamente dei problemi che quotidianamente devono affrontare per garantire a noi cittadini sicurezza e presidio del territorio e della legalità: purtroppo, spesso le autovetture sono vecchie ed a chilometraggio a dir poco esagerato; i commissariati si indebitano per acquistare la benzina e per effettuare la manutenzione dei veicoli; manca addirittura la carta per le fotocopie.

L'operatività sul campo e negli uffici risulta, dunque, limitata a causa dell'assenza di adeguate risorse in termini sia di nuovi uomini (l'80 per cento del territorio è infatti sotto organico), sia di mezzi. Non possiamo dichiarare che ci sono aree, come la Campania e la Calabria, in piena emergenza sicurezza e poi non adeguare le risorse finanziarie da destinare a tale emergenza. È evidente che il Governo non considera prioritario lo sviluppo del Mezzogiorno: tutti sanno che lo sviluppo economico trova la sua premessa nelle condizioni di sicurezza, tutti tranne il Governo!

Vorrei ricordare che sono firmatario, assieme agli altri colleghi dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di una serie di proposte emendative finalizzate ad offrire risposte a tali problemi. Segnalo, in primo luogo, gli emendamenti presentati all'articolo 14 del disegno di legge finanziaria, relativo agli oneri contrattuali (nonché quelle riferite all'articolo 37 ed alla tabella A). Con il mio emendamento 14.13, chiediamo ulteriori risorse, pari a 40 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2005, da destinare al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia, di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, per definire, in sede di contrattazione e concertazione, gli istituti economici finalizzati ad introdurre, nell'ambito del sistema retributivo parametrico, il riconoscimento dell'anzianità di servizio e delle competenze maturate nel tempo.

 

PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI­

ore 17,30)

 

GIUSEPPE MOLINARI. In secondo luogo, si prevedono ulteriori 20 milioni di euro da stanziare, a decorrere dall'anno 2005, per i miglioramenti retributivi destinati alla dirigenza delle Forze armate, delle Forze di polizia e del comparto della sicurezza e della difesa. Al fine di garantire una copertura assicurativa al personale delle Forze armate per la responsabilità civile nei confronti di terzi, chiediamo, a decorrere dall'anno 2005, di destinare risorse pari ad un milione di euro.

È evidente che in questa finanziaria non è affrontato il problema del reperimento dei fondi da destinare al rinnovo di contratti, al miglioramento delle condizioni economiche relative al personale delle Forze armate e del comparto della sicurezza. Quelle a disposizione sono risorse del tutto insufficienti rispetto alle istanze provenienti dal comparto della sicurezza e delle Forze armate. Il Ministero della difesa, durante i lavori nella Commissione di merito, ha tralasciato completamente tali temi, pur se da noi segnalati.

I nostri emendamenti più importanti presentati al disegno di legge finanziaria riguardano, quindi, lo stanziamento delle risorse necessarie al miglioramento delle condizioni economiche e contrattuali delle Forze armate e del comparto della sicurezza.

Successivamente, affronteremo altri problemi, a cominciare dal finanziamento delle missioni internazionali all'estero, allo stanziamento di risorse per un piano-casa in favore dei militari volontari e all'ammodernamento logistico e infrastrutturale delle strutture militari, con particolare attenzione al Mezzogiorno.

Sappiamo che il Governo non sembra ben disposto al riguardo, ma ci auguriamo che il ministro Martino, alla luce delle ultime dichiarazioni rilasciate, possa avere una riconsiderazione della politica di sicurezza ed una maggiore attenzione verso le nostre proposte (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cordoni. Ne ha

 

ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, affrontiamo, come già ricordato dal collega che mi ha preceduto, l'articolo 14, che riguarda le risorse a disposizione per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, delle Forze armate e dei Corpi di polizia.

Credo che si tratti di un articolo molto importante, su cui la maggioranza ed il Governo dovrebbero riflettere più di quanto non abbiano sinora fatto. Si sta, infatti, decidendo delle risorse messe a disposizione della contrattazione nazionale, per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Sappiamo che su tale tema è già iniziata, nel territorio nazionale, una mobilitazione da parte delle organizzazioni sindacali, che ritengono le risorse messe a disposizione non sufficienti a coprire i costi dei rinnovi contrattuali. Ritengo che su tale aspetto si stia preparando una fase di grande mobilitazione nel paese.

Sarebbe bene che, mentre discutiamo la legge finanziaria, si individuassero le risorse necessarie per mantenere gli impegni che la maggioranza di Governo aveva assunto circa il rinnovo dei contratti. Non devo certo ricordare io la firma che il Vicepresidente del Consiglio, onorevole Fini, aveva apposto a quei documenti e l'inadeguatezza delle risorse, insufficienti rispetto a tali impegni. Affermo che sarebbe stato anche più importante fare in modo che le risorse per i rinnovi contrattuali fossero sufficienti alle indicazioni del tasso di inflazione ed a un recupero della produttività, anche alla luce del valore e del potere di acquisto dei salari. Sappiamo bene che questo è uno tra i problemi veri del paese: molte famiglie - anche di impiegati dello Stato - non riescono ad arrivare alla fine del mese, proprio per l'inadeguatezza dei loro salari e per l'andamento dei prezzi.

Per reggere questa fase e per favorire - anche su tale versante - uno sviluppo della nostra economia, come ci chiedono le associazioni dei commercianti (che bisognerebbe ascoltare maggiormente), c'è bisogno di aumentare i consumi. Tuttavia, i consumi non possono aumentare, perché i salari della maggioranza degli italiani sono insufficienti per poter contribuire ad una rimessa in moto dell'economia nel nostro paese.

Allora, le cose da fare sono molte: sicuramente, occorre affrontare il problema della restituzione del fiscal drag; sicuramente, occorre rivedere il paniere per il calcolo dell'Istat rispetto all'andamento dell'inflazione e, sicuramente, occorre fare una politica più attenta sul controllo degli aumenti dei prezzi che vengono esercitati. C'è bisogno di intervenire sull'aumento della benzina e di condurre una politica di contenimento rispetto a ciò che sta accadendo, ora dopo ora, nel nostro paese. Tra l'altro, in questi giorni, vi è stata anche una mobilitazione dei rappresentanti dell'autotrasporto, proprio per richiamare l'attenzione del Governo sul problema dell'aumento della benzina e dei costi dei trasporti.

Sono tante le iniziative che si devono intraprendere per aiutare i lavoratori di questo paese a mantenere con dignità le loro famiglie e per permettere loro di far quadrare i conti alla fine del mese. Ciò allo scopo di ricostruire un circuito virtuoso di risparmio. Da alcune indagini di questi giorni è emerso che, oramai, il 50 per cento delle famiglie, a differenza del passato, non riesce più a mettere da parte un euro per fronteggiare le fasi di difficoltà che nella vita delle persone ci possono sempre essere. Sono tante le cose che si possono fare e sono tanti gli strumenti che si possono attivare. Certamente, lo strumento principe, quello più significativo, è stanziare le giuste risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. È una prima risposta significativa ed importante, che si può mettere a disposizione di questa manovra più generale. Dobbiamo porci il problema di come il potere di acquisto, il salario, la remunerazione del lavoro possano tornare ad essere destinatari della ricchezza di questo paese e non soltanto l'ultima ruota del carro.

Anche attraverso una maggiore considerazione della qualità del lavoro e delle prestazioni si raggiungono i migliori risultati sul piano dell'efficienza della pubblica amministrazione. Una politica dei salari e della retribuzione può raggiungere più risultati. Il primo risultato, che ho citato poco fa, riguarda l'attribuzione del giusto valore al lavoro e la possibilità di riuscire a tenere l'andamento dell'inflazione e l'andamento dei prezzi di questo paese; ma tale elemento può anche migliorare la qualità della nostra pubblica amministrazione. Ciò - come ha affermato prima un nostro collega - vale anche per le Forze armate ed i Corpi di polizia. Stiamo discutendo della retribuzione e degli oneri contrattuali, ma sappiamo come alcuni tagli operati in questi anni nel nostro paese in molti commissariati hanno impedito addirittura l'uscita in strada delle auto, non essendovi più risorse per il carburante. Non vi erano più risorse per acquistare la carta per i fax né le risorse per pagare gli affitti agli enti locali che mettono gli immobili a disposizione dei commissariati di polizia.

Avete costruito un circuito perverso: non solo molti commissariati non sono in condizioni di svolgere in modo ordinario la loro attività, ma addirittura mettete in difficoltà gli enti locali. Ciò non solo per le norme che avete previsto sui trasferimenti monetari agli enti locali, ma anche perché gli stessi soggetti che dipendono dallo Stato non sono nelle condizioni di pagare gli affitti, che sono pure un introito per la provincia, il comune o l'ente locale.

Adesso affronteremo, esaminandole nel merito, le proposte emendative da noi presentate per adeguare gli incrementi salariali delle singole voci in ordine al rinnovo del contratto del pubblico impiego, delle Forze armate e delle Forze di polizia. Questioni, queste, che meritano da parte della maggioranza, del Governo, della Commissione bilancio e del relatore un'attenzione maggiore di quella che finora è stata dedicata a queste problematiche (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO PINZA. Signor Presidente, il collega Molinari ha ben spiegato la posizione del gruppo della Margherita in merito agli emendamenti presentati. Tuttavia, desidero aggiungere qualche altro elemento, invitando il Governo ad abbandonare quello che questa mattina il Presidente Biondi definiva come «il suo abituale riserbo». Capisco che per ragioni di tattica parlamentare si possono non dare delle risposte ad alcune domande, ma sul quesito che sto per porre non si può non dare una risposta. Faccio riferimento alle conclusioni della missione svolta dai rappresentanti del Fondo monetario internazionale in Italia, diffuse pochi minuti fa.

Tali conclusioni si caratterizzano per l'estrema chiarezza e per sollevare una grande preoccupazione in ordine al disegno di legge finanziaria al nostro esame. Se, al riguardo, responsabilmente preoccupati siamo noi, immagino che almeno altrettanta preoccupazione abbia il Governo. Cosa si evince dalle conclusioni del Fondo monetario internazionale? Si evince che le previsioni di crescita sono sbagliate, che la previsione del 2,1 per cento non si verificherà, ma è necessario diminuirla in maniera significativa (questo coincide con le valutazioni che avevamo elaborato noi). Della riconciliazione dei dati, leggo testualmente, si dice «che non è sufficientemente trasparente». Attacca, come era inevitabile, il sistema in base al quale si creano i debiti per il futuro: oggi si vendono i palazzi ministeriali e domani si pagano i canoni; oggi si vendono le strade e domani si pagano le concessioni.

Detto ciò, invito il sottosegretario Vegas e i rappresentanti del Governo a dare una risposta, e deve essere una risposta da fornire subito perché influenza i lavori parlamentari.

Infine, leggo testualmente come si conclude la relazione del fondo monetario internazionale: «per questo, chiediamo che vengano introdotte misure addizionali pari a mezzo punto percentuale del PIL» (quindi, pari a 6-7 miliardi) «durante il dibattito parlamentare perché questo è il modo per assicurare il raggiungimento degli scopi di bilancio».

Non è mia intenzione fare lunghi discorsi, anche perché non mi interessa. Però, poiché il Governo deve tenere un rapporto leale con il Parlamento, e quest'ultimo deve sapere che cosa votare, e poiché il Fondo monetario internazionale sostiene che, se noi votiamo la manovra così come è, gli scopi non saranno raggiunti, allora il Governo è chiamato a rispondere. Il fatto che il sottosegretario Vegas in questo momento sia impegnato a discutere del più e del meno lo posso anche capire perché questo è in genere l'atteggiamento dell'attuale Governo che è molto interessato a tutto meno che all'Italia e, quindi, si occupa sempre di altre cose. Tuttavia, su tale questione, ripeto, il Governo deve darci subito una risposta, altrimenti i lavori parlamentari saranno inficiati (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

 

DARIO GALLI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti, facendo particolare riferimento a quelli presentati dal nostro gruppo e, cioè Pagliarini 14.21, Sergio Rossi 14.24 e 14.25, tutti riguardanti il problema del pubblico impiego.

È mia intenzione esprimere in maniera semplice dei concetti che il gruppo della Lega Nord porta avanti da sempre, e che in questo disegno di legge finanziaria avremmo voluto in qualche modo fossero supportati con più forza. Nonostante le polemiche assolutamente inutili portate avanti soprattutto dall'opposizione, condividiamo l'impostazione del tetto del 2 per cento.

Mi sembra assolutamente normale che, indipendentemente dalle questioni storiche e storiche-previsionali, un Governo abbia comunque il dovere e il diritto di fissare una spesa per ogni cosa, compreso il funzionamento della pubblica amministrazione, anzi, a maggior ragione per esso. Esiste comunque un problema del pubblico impiego che, secondo noi, dal punto di vista economico, costituisce proprio il problema del sistema Italia.

Al di là delle parole, bisognerebbe tirare fuori più spesso qualche numero, perché di fronte alla realtà impietosa dei numeri è difficile esprimere concetti diversi: abbiamo in Italia una ingente quantità di dipendenti statali che costituisce assolutamente un'anomalia rispetto a qualunque altro paese equivalente al nostro per organizzazione sociale, economica, fiscale ed industriale. Abbiamo 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici con contratti a tempo indeterminato e una quantità, vicina a circa un milione di unità - ma nessuno lo sa esattamente -, di personale assunto a vario titolo con contratti a tempo determinato, di collaborazione, eccetera.

Ciò porta il numero complessivo dei dipendenti pubblici a quattro milioni e mezzo che, per stima in difetto, per avere una relazione con gli altri dati, è il doppio esatto rispetto alla Germania, dove sicuramente tutto ciò che è relativo allo Stato non funziona peggio che in Italia - almeno per l'esperienza che ciascuno di noi ha di quel paese - e che ha 20 milioni di abitanti più di noi. Ne abbiamo più del doppio rispetto all'Inghilterra, che è paragonabile a noi come dimensione nazionale e numerica di abitanti.

Si tratta quindi, di un aspetto assolutamente anomalo. Questa anomalia non è gratuita, perché alla fine, se le valutazioni sono giuste, se solo di stipendi l'apparato pubblico costa l'11-12 per cento del PIL, è evidente che ci troviamo di fronte a un aspetto che da solo ogni anno, se affrontato con correttezza e determinazione, potrebbe risolvere i problemi delle finanziarie.

Con i nostri emendamenti diciamo semplicemente di porre particolare attenzione a questo problema con provvedimenti estremamente semplici. Non stiamo dicendo di fare chissà quale intervento disastroso per il tessuto sociale. Non proponiamo neanche quello che, per esempio, il laburista Blair, così osannato in molte altre circostanze, sta portando avanti con assoluta tranquillità in Inghilterra, cioè lasciare a casa di colpo 104 mila dipendenti pubblici. Diciamo semplicemente, tuttavia, di istituire un blocco del turn over vero, che non sia poi continuamente disatteso appellandosi a qualunque legge particolare, ma, soprattutto, di attuare una redistribuzione del personale del pubblico impiego.

Vi sono situazioni assolutamente inaccettabili nel nostro paese. Possiamo parlare quanto vogliamo dell'unità d'Italia e di tutto ciò che il nostro Presidente dice sempre, però in Lombardia c'è il 10 per cento degli impiegati complessivi nel pubblico impiego e nella Sicilia il 33 per cento. Vi sono situazioni di sottoorganico cronico e situazioni di sovraorganico altrettanto cronico.

Quindi, diciamo anche semplicemente di applicare ciò che viene applicato per tutti gli altri cittadini italiani che lavorano in un'azienda privata: se l'azienda ha dei problemi o necessità di ristrutturazione, vengono elaborati dei piani tranquilli e disposti nel tempo di ricollocamento del personale, in maniera tale che la gente vada lavorare dove effettivamente serve e non resti dove il numero è assolutamente esagerato rispetto alla necessità.

Quindi, anche nel pubblico impiego è necessario instaurare l'istituto della mobilità, nel senso che quando c'è un Ministero piuttosto che un ente pubblico sovradimensionato si abbia la possibilità di riqualificare il personale, di fargli fare corsi di riprofessionalizzazione e di spostarlo, con le regole già previste nei contratti privati, dove più serve. Ci sembra una cosa di assoluta normalità e buon senso che, se fosse applicata, risolverebbe molti dei problemi italiani.

Abbiamo un problema di inefficienza dello Stato perché la burocrazia è assolutamente fuori controllo nelle sue modalità di esecuzione e, d'altra parte, abbiamo un costo assolutamente esagerato che, alla fine, ovviamente si trasforma nella necessità di tassazione, di contribuzione da parte delle imprese e in un sistema meno efficiente e competitivo rispetto a quello degli altri paesi equivalenti al nostro, perché ha comunque questo peso della pubblica amministrazione che è assolutamente sproporzionato rispetto agli altri e ai risultati effettivi che riesce a raggiungere.

Dunque, rivolgiamo un appello ai colleghi della Casa delle libertà - ci rendiamo conto che dall'altra parte lo statalismo è, praticamente, un dogma assolutamente intoccabile - tra i quali sappiamo che vi sono sensibilità diverse relativamente a questo problema, per dire che, senza togliere diritti a nessuno e senza fare chissà quali interventi devastanti dal punto di vista sociale, riteniamo assolutamente indispensabile una politica seria di ristrutturazione del pubblico impiego nel nostro Paese. Non si può pensare di ridurre le tasse e le entrate senza contestualmente ridurre le uscite. Dunque, prima di tagliare risorse, nel senso di ridimensionare le spese, in ambiti che non possono essere toccati, occorre rivedere la spesa pubblica dal punto di vista dello stipendio dei dipendenti pubblici; questa sarebbe la strada più giusta, opportuna e semplice da perseguire.

Ribadiamo l'importanza dei nostri emendamenti ma, soprattutto, ribadiamo il principio che non si deroghi, assolutamente, al tetto del 2 per cento - anzi sono stati presentati emendamenti che addirittura lo riducono -, che non si deroghi al blocco totale del turn over e che da quest'anno e nei prossimi anni la ristrutturazione dell'ente pubblico divenga la vera fonte da cui attingere per compensare la riduzione delle entrate e dunque poter ridurre le tasse (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

 

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti perché ho ascoltato cose che ritengo inesatte e che siano inesatte non sono io a dirlo ma i numeri. Mi riferisco, in particolare a quella parte dell'articolo 14, il comma 2, dove sono previsti incrementi per i miglioramenti economici delle Forze armate e delle Forze di polizia. Sapete (penso sia un fatto noto) che per l'anno in corso il contratto è già stato sottoscritto, dunque non ci sono stanziamenti contrattuali per le Forze dell'ordine e per le Forze armate; c'è soltanto un incremento dovuto al fatto che, nell'anno corrente, la posizione del maresciallo è stata riallineata perché vi era una sperequazione vigente dal 1995 e nello stipulare il contratto i gradi che sono stati avanzati hanno avuto un trattamento economico maggiore rispetto alle previsioni di due anni fa. Ecco perché, al comma 2, vengono stanziati 20 milioni di euro in più: per potere dare, nel corso di quest'anno, alle Forze dell'ordine e alle Forze armate l'aumento già contrattualizzato. Ma dov'è l'inesattezza di ciò che abbiamo ascoltato (parlo di inesattezza ma, a mio avviso, c'è anche il dolo, comprensibile, in chi deve fare opposizione)? Sta nel lamentare che è stato dato poco alle Forze dell'ordine e ai militari. Possiamo anche essere d'accordo sul fatto che avremmo potuto dare di più, ma rispetto al precedente Governo, ad oggi, abbiamo stanziato tre volte di più e lo dimostrerò con i numeri.

Solo per l'ultimo contratto - e vorrei ricordare al centrosinistra che questo Governo è già al secondo contratto sottoscritto, a differenza dell'unico e complessivo del precedente Governo - sono stati stanziati per l'anno in corso 560 milioni di euro per il solo contratto, 288 milioni di euro per la riparametrazione e 185 milioni di euro per l'aumento dello 0, 9 per cento dell'assegno di funzione. Il tutto corrisponde a 1.033 milioni euro solo per l'anno corrente. Per il 2005 sono già stati previsti, e dunque stanziati, 890 milioni di euro per il contratto, 638 milioni di euro per la riparametrazione e 195 per l'assegno funzionale.

Io posso capire tutto, ma non si può, di fronte agli stanziamenti dell'anno scorso, avanzare una critica al Governo come è stato fatto oggi; sono stati compiuti sforzi importanti, e ne faremo altri con il prossimo contratto normativo per le Forze dell'ordine previsto nella prossima legge finanziaria. Sinceramente, non si possono accettare - da chi aveva l'opportunità di fare e non ha fatto - critiche secondo le quali sarebbe troppo poco ciò che abbiamo realizzato.

Voglio anche ricordare che la riparametrazione, cioè la divisione tra coloro che svolgono la funzione militare e di polizia dal resto del pubblico impiego (lo dico con tutto il rispetto per il pubblico impiego), era stata annunciata dalla sinistra, la quale però non aveva poi stanziato i fondi nelle leggi finanziarie né tantomeno aveva varato la relativa normativa: tutto ciò a differenza di quanto noi abbiamo fatto, reperendo i fondi, emanando la legge e prevedendo misure anche per i prossimi anni (ribadisco: tutto ciò in netto contrasto con la negligenza passata).

Vorrei invitare quei parlamentari che ci accusano in modo così semplicistico di non stanziare fondi per la sicurezza del cittadino (tanto che poi, ci incolpano, la benzina per le macchine di servizio finisce), a verificare il contenuto di un bilancio della Polizia di Stato, soprattutto quella parte riguardante i mezzi: essi così potrebbero accorgersi del fatto che i fondi si esauriscono non per scarsità degli stanziamenti ma perché aumentano le necessità di un anno rispetto al precedente. Ebbene, abbiamo sempre fatto fronte a queste necessità: voglio ricordare ad esempio i 250 milioni di euro stanziati l'anno scorso al Ministero dell'interno per affrontare gli straordinari problemi legati proprio ai costi della benzina, alle divise ed a quant'altro serve per garantire funzionalità ai servizi della Polizia di Stato e delle altre Forze dell'ordine.

Voglio inoltre ricordare alle forze della sinistra che al Ministero dell'interno abbiamo ereditato - mi dispiace che non sia presente l'ex ministro Bianco - un buco di 900 miliardi relativo a fitti di caserme mai pagati e che abbiamo stanziato lo scorso anno 175 milioni di euro, non solo per il 2004 ma anche per i prossimi due esercizi, per poter chiudere il debito contratto per tali affitti. Voglio anche ricordare che abbiamo ereditato 300 miliardi di debiti per bollette telefoniche mai pagate: tale debito lo ha ereditato l'attuale Governo, e ora stiamo pagando anche questo!

Ebbene, di fronte agli sforzi del centrodestra, di fronte ad un miglioramento nelle retribuzioni del personale delle Forze di polizia, vi chiedo un po' di dignità e, soprattutto, di non eccedere nelle giuste e sacrosante forme di opposizione che dovete pur condurre; almeno abbiate il ritegno di comprendere ciò che non avete fatto e, soprattutto, di partecipare a ciò che di ancor più positivo possiamo fare. I risultati sono concreti: due contratti per le forze di polizia e la divisione dal pubblico impiego; tra breve ci occuperemo anche del riordino delle carriere: scusate se in quattro anni abbiamo fatto ciò che in quindici anni non è stato realizzato! Ci aspettavamo qualcosa di più ed un po' più di serietà da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, vorrei riproporre un tema che è stato precedentemente posto dal collega Pinza, un tema urgente ed importante ma sul quale mi sembra che il Governo stia facendo un poco le orecchie da mercante. Il collega Pinza mi ha anche preceduto con osservazioni che condivido ed alle quali pertanto mi associo, nonché con richieste che ritengo sicuramente precise. Anch'io infatti ritengo che il Governo non possa restare muto: non stiamo alludendo ad una tattica parlamentare che, ovviamente, può anche comportare il silenzio tattico dell'Esecutivo. Qui si tratta - sottosegretario Vegas - del rapporto tra Governo e Parlamento, della correttezza di tale rapporto e dei poteri del Parlamento stesso.

Infatti, la grande questione che noi intendiamo porre riguarda il significato profondo di quello che stiamo discutendo e votando. Circa 20 minuti fa, abbiamo appreso da un'agenzia - questo è uno degli argomenti che vorrei delineare in questo mio breve intervento - che il Fondo monetario internazionale, a seguito della parziale conclusione dei lavori di indagine svolti da un'apposita commissione, ha affermato che il percorso scelto dal Governo, per realizzare gli obiettivi che esso dice di perseguire con questa manovra finanziaria (che per noi è solo un «taglia spese») - chiedendo quindi grandi sacrifici, abbattendo segmenti di Stato sociale e strangolando enti locali territoriali ed enti in generale (come abbiamo dimostrato anche nel dibattito di questa mattina) - non permette il raggiungimento di tali obiettivi, dei quali oggi stiamo discutendo e che peraltro noi non condividiamo; il fatto poi che manchino 12 mila miliardi di vecchie lire comporta, evidentemente, un problema enorme.

Se a ciò aggiungiamo che la discussione sul tema della fiscalità si è ridotta ad un ridicolo effetto-annunzio alle 5 di questa mattina, perché nei fatti la controriforma fiscale - perché di questo si tratta - diventa una pura manovra elettorale, appunto spostata di 12 mesi, ed aggiungiamo inoltre che del cosiddetto collegato allo sviluppo non si sa ancora nulla, come ci dicono le stesse associazioni sindacali, né nulla si delinea con riferimento alle risorse con le quali eventualmente tale provvedimento sarà coperto, allora realmente c'è un problema serio anche di rispetto dei lavori del Parlamento, della decisionalità e della dialettica fra Governo e Parlamento.

Noi crediamo che il Governo debba spiegarci cosa stiamo discutendo, cosa stiamo facendo, dove stiamo andando; altrimenti, il Parlamento viene degradato a puro votificio! Ma su questo, ovviamente, la protesta delle opposizioni non può che essere estremamente ferma (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, ho ascoltato volentieri, anche con attenzione, sia il collega Galli della Lega, sia il collega Ascierto di Alleanza Nazionale. Il ragionamento proposto, sul fronte dei servizi della pubblica amministrazione, sulle necessità di questo largo comparto, così importante, sui numeri del personale pubblico e sui rapporti con gli altri paesi europei, evidenzia sicuramente elementi di grande importanza ed alcune considerazioni mi trovano sul piano personale anche consenziente e convinto. Tuttavia, vorrei dire, in particolare al collega Galli del gruppo della Lega, che le analisi mi pare che ormai si sprechino, che le fotografie non bastino più, i cortometraggi nemmeno e che i racconti della situazione non siano sufficienti!

Vorrei ricordare, colleghi della Lega, soltanto due date: maggio 2001 e novembre 2004. Se dal vostro punto di vista, la situazione nel comparto pubblico è così difficile, così contraddittoria e così pesante, sono però passati tre anni e mezzo! Quali sono le proposte, le azioni, le indicazioni, i «coraggi», del gruppo della Lega in particolare? Avete citato la situazione nella regione Sicilia: ebbene, parlatene con il presidente di quella regione, con Totò Cuffaro, che mi pare faccia parte della vostra maggioranza, di quella maggioranza che voi sostenete!

Mi pare insomma che questo Parlamento non abbia più bisogno di elementi di analisi, bensì di qualche proposta seria e concreta, anche da parte della Lega (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

 

MARCO MINNITI. Signor Presidente, il collega Ascierto, che solitamente è così preciso, ha espresso alcune valutazioni che lasciano un po' sconcertati. Che il comparto sicurezza e difesa sia quello che più risente di una politica di tagli intrapresa dal Governo in questi anni non mi pare vi sia dubbio alcuno. Ho ascoltato, invece, che saremmo di fronte a strabilianti miracoli di carattere politico ed economico.

È presente in aula il ministro Martino, il quale, proprio oggi, ha rilasciato un'intervista (non so se verrà smentita) al Il Tempo che reca il seguente titolo: «E ora la difesa va all'attacco. Rivolta contro i tagli in finanziaria». Onorevole Ascierto, lo dice il ministro della difesa! Lei, forse, non legge i giornali o fa parte di un altro Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

La seconda questione è che lei vive in un mondo di fantasia. Si informi presso le Forze di polizia di cosa significa un taglio del 20 per cento dei consumi intermedi. Lei è stato un attento esponente e uomo delle Forze di polizia. Probabilmente, la sua esperienza parlamentare in questo momento le fa velo rispetto alle esigenze di quelle Forze di polizia. Il 20 per cento in meno nei consumi intermedi significa che non soltanto manca il carburante per le volanti, come lei sa perfettamente, che non soltanto manca il toner per le fotocopiatrici, come lei sa perfettamente...

Lei sa anche bene che non vi è una lira per gli straordinari e che quest'anno un'ora di straordinario costa meno di un'ora di lavoro effettivo (non accade per nessun lavoratore). Lei sa anche perfettamente che non vi sono i finanziamenti relativi ai robot per gli aeroporti e nemmeno per coprire gli organici. Mancano 2.000 agenti. Questo è il quadro.

Ci avevate promesso un'Italia più sicura; avevate promesso alle Forze di polizia, ai carabinieri e alla Guardia di finanza che sarebbero state la luce dei vostri occhi, ma non è accaduto.

Sapete quale è la tragedia? È che ci troviamo di fronte ad un Governo e ad una maggioranza parlamentare che chiede sempre di più alle Forze di polizia, alle Forze armate, impegnate tra l'altro, in missioni molto pericolose e delicate, come quelle in Iraq, e nel momento in cui chiede di più dà sempre di meno.

Ci troviamo, in sostanza, di fronte ad un Governo che, nel momento, in cui c'è da parlare, è molto prodigo, ma, quando c'è da fare i fatti, si tira indietro! Questa è la verità e non vi è alcuna discussione parlamentare che possa cancellarla (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

 

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, vorrei chiedere un po' di attenzione al collega relatore (non so dove sia)...

 

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto! Non è facile non vederla... !

 

LUCIANO VIOLANTE. Mi rivolgo anche al sottosegretario.

È stato posto poco tempo fa dai colleghi Pinza e Russo Spena un problema che riguarda i nostri conti. Secondo fonti di agenzia, il Fondo monetario internazionale chiede che il Governo intraprenda un'operazione, che riguarda lo 0,4 per cento del PIL, vale a dire quattro miliardi e mezzo, 5 miliardi di euro, per rimanere all'interno del tetto del 3 per cento.

Questa mattina i colleghi Visco, Agostini ed altri hanno posto il problema della tenuta complessiva della copertura di questo disegno di legge finanziaria. Capisco che non si possa rispondere di punto in bianco a questioni di questo genere, perché bisogna consultarsi al riguardo, ma, onorevole sottosegretario, le chiedo, per cortesia, di chiarire rapidamente all'aula quando il Governo intende rispondere a queste domande, in particolare alla questione posta dal Fondo monetario internazionale.

Credo sia necessario, per andare avanti, capire bene da dove il Governo intende prendere questi 4 miliardi e mezzo, 5 miliardi di euro, altrimenti, francamente, questa diventa una finzione. Avete subito ieri un colpo che è stato riconosciuto (non vorrei tornare nuovamente sulla questione), ma, adesso, abbiamo bisogno di capire come il Governo intende coprire le spese e rispondere alla questione posta dal Fondo monetario internazionale.

Credo sia un punto di corretto rapporto tra Parlamento e Governo, anche se capiamo che non si può rispondere su due piedi ad un problema di questo tipo. Vorremmo dunque che domani mattina, prima di riprendere i lavori, il Governo ci spiegasse chiaramente come intende coprire questo buco (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, sono stato incuriosito per diversi motivi dagli interventi che hanno seguito le dichiarazioni espresse dal Fondo monetario internazionale.

Intanto, negli scorsi giorni, siamo stati accusati dall'opposizione che il 2 per cento di tetto di spesa avrebbe bloccato la possibilità di spesa del complesso della pubblica amministrazione in maniera notevolmente superiore a quel milione di euro quantificato dal Tesoro.

Un'accusa di questo tipo, cioè l'accusa che in realtà questa manovra sia molto più virtuosa di quello che il Governo ammette sotto la tenuta dei conti pubblici, è poi contraddetta da questi interventi. Infatti, se c'è una cosa che stupisce degli interventi dell'opposizione è che, a seconda dell'autorevole personaggio che si alza, di volta in volta, emergono visioni totalmente opposte. Se parlano gli onorevoli Pinza e Visco, vi è un intervento rigorosissimo sui conti, poi contraddetto dal 90 per cento degli emendamenti presentati, che aumentano la spesa pubblica.

Dunque, se c'è una premessa da svolgere per la discussione in quest'aula è verificare se il punto nevralgico è - come ci ha testé ricordato l'onorevole Violante - quello di avere come priorità la tenuta dei conti pubblici - e allora sappiamo che la tenuta dei conti pubblici passa anche attraverso il tetto della spesa al 2 per cento; dunque, non si può più criticare quella che è una scelta politica - oppure quello dell'impostazione secondo la quale la spesa pubblica deve aumentare per non creare problemi all'agricoltura e a certi settori del paese.

Ma, in ogni caso, occorre avere un'idea su come affrontare questa finanziaria. Il Governo ce l'ha ed è un'idea di rigore. Tra l'altro, bisogna leggere tutte le dichiarazioni del Fondo monetario internazionale ed io leggerò quelle riportate dalle agenzie di stampa, che dunque non sono di parte: la priorità dell'Italia è trovare risorse per rendere più sicuro l'obiettivo del 2,7 per cento di deficit-PIL. Poi ce n'è un'altra - permettetemi l'aggettivo - «carina» che vorrei leggere all'opposizione: se poi si trovano ulteriori risorse per il taglio delle tasse, questo è appropriato per lo sviluppo di lungo periodo dell'economia italiana.

Se si prendono autorevoli voci come punto di riferimento occorre farlo nella loro interezza e non considerarle solo per le parti che possono essere utili ad un dibattito quotidiano. Infatti, se riduciamo il dibattito dell'Assemblea sulla finanziaria soltanto ad uno scontro, ad un «punzecchiamento», come quello avvenuto ieri, senza un'analisi complessiva del percorso che il nostro paese dovrà compiere, allora non rendiamo alcun servizio alle persone che ci hanno mandato a ricoprire questo ruolo.

Ritengo che questa finanziaria - l'ho già detto in Commissione - possa essere criticata per la scelta politica, in quanto probabilmente poteva essere affrontato in modo diverso - come ha affermato il collega Visco - il contenimento delle spese. Ma non è possibile affermare che l'unico settore in cui si può intervenire è quello della riduzione delle spese perché - lo sappiamo tutti - la politica ha dei limiti in questi interventi che vanno ricercati in una macchina statale che spesso non è nelle mani della politica, ma della burocrazia. Ciò, evidentemente, rende ancora più difficile un intervento chirurgico e mirato come quello si sarebbe voluto realizzare.

Allora, si tratta di fare una scelta, forse impopolare e criticabile, ma che, onorevole Pinza, è fatta per garantire la tenuta e il rigore dei conti pubblici.

Quindi, nei prossimi giorni continueremo il dibattito in quest'aula. Dobbiamo però accordarci su quale sia la base su cui vogliamo discutere. La priorità è costituita dei conti pubblici? Se è così, il Governo ha suggerito una ricetta; vorrei che, se si affronta il problema della tenuta dei conti pubblici, se ne contrappongono altre, applicabili immediatamente, non teoricamente tra un anno e mezzo. Se, invece, la questione prioritaria è lo sviluppo, da perseguire con un aumento della spesa pubblica, si propongano altre idee e si spieghi come aumentare la spesa pubblica nonché come finanziarla. In questo caso, l'unico modo per finanziarla sarebbe quello di rimettere le mani nelle tasche dei cittadini.

Si tratta di un crinale difficile, ma è quello su cui non cammina solo la maggioranza. Esiste una sottile linea che collega molti interventi dell'opposizione. Sembra quasi che la situazione economica che stiamo vivendo sia una responsabilità di questa maggioranza e di nessun altro. Come se questo paese fosse nato nel 2001, quando il centrodestra ha vinto le elezioni! Come se non fosse mai esistito un passato. Come se la situazione economica che viviamo fosse stata creata dal Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Come se non fosse esistita la crisi del sistema industriale, non credo imputabile al Governo, ma semmai creatasi in decenni di sistema industriale cresciuto da solo e non quanto quello degli altri paesi, forse perché troppo assistito dallo Stato.

Ritengo che dobbiamo metterci d'accordo su questo, perché su quel crinale non c'è solo la maggioranza, bensì l'intero paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santagata. Considero questo intervento riferito al complesso degli emendamenti; il relatore Crosetto dovrà esprimere il parere della Commissione, una volta esaurita questa fase.

Prego, onorevole Santagata, ha facoltà di parlare.

 

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, prendo la parola a titolo personale perché l'appassionato intervento dell'onorevole Crosetto contiene elementi interessanti. Forse il collega ha però dimenticato di dire una cosa fondamentale. Stiamo esaminando una legge finanziaria che deve sanare un buco, corrispondente a circa 30 miliardi di euro, che nasce - questo sì - con il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

Questa è la quarta finanziaria che fate - mi spiace doverlo dire - e non stiamo ancora parlando né di risanamento né di sviluppo, bensì di sanare buchi fatti in questi quattro anni (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

 

MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, anch'io vorrei intervenire, senza eccessive polemiche, per chiedere alcuni chiarimenti. Voi ieri avete combinato un pasticcio, come si è detto questa mattina, e mi rivolgo, in particolare, al relatore Crosetto, in quanto esponente della maggioranza. Infatti, siete in presenza di un buco effettivo che viaggia tra i 25 e i 30 miliardi di euro.

Non si tratta di strumentalizzare alcune dichiarazioni. Il quesito che noi poniamo, unitamente al Fondo monetario internazionale, è il seguente: volete farci capire quale solidità hanno le coperture individuate in questa legge finanziaria?

Ci sono pochissimi problemi da prendere in considerazione, però molto grandi. Intanto, quello del decreto n. 168 dello scorso luglio. Questa mattina il sottosegretario Vegas, polemizzando con l'onorevole Nicola Rossi, ha affermato che non vi sarebbe stato problema, quando il collega ha posto l'ipotesi di una manovra aggiuntiva, da varare entro il 31 dicembre e corrispondente a 2 miliardi di euro. Allora, chiediamo quale sia il tasso di realizzazione del decreto-legge n. 168 del 2004. Volete delineare un quadro della situazione, in modo che si possa sapere quanto ancora resta da coprire?

Seconda questione: i 24 miliardi di euro di cui stiamo discutendo, relativi alle coperture della legge finanziaria. Qual è la situazione? In proposito, esisteva una grande confusione quando il provvedimento è arrivato all'esame della Camera, ulteriormente cresciuta nel corso della discussione, prima in sede di Commissione e poi in aula. Abbiamo già fatto riferimento alla credibilità del taglio di 9 miliardi, per quanto riguarda le spese, e a quella di alcune voci di entrata, anch'esse oggetto di discussione.

Terza questione: onorevole Crosetto, lei ha fatto riferimento ad un altro passaggio del Fondo monetario internazionale, relativo all'eventuale taglio delle tasse.

Si tratta esattamente della questione che abbiamo posto in questi giorni e che continueremo a porre: quali sono e da dove provengono le risorse per realizzare questa operazione, in una situazione come quella che abbiamo poc'anzi ricordato? Chiediamo di avere un quadro chiaro. Non chiediamo, come ha già sottolineato il presidente Violante, una risposta immediata. Tuttavia, al fine di proseguire l'esame di una legge finanziaria «ballerina» fin dall'inizio e sempre più «ballerina» per quanto riguarda le coperture, è necessario fare il punto della situazione. Occorre inoltre tenere presenti gli effetti redistributivi sull'equità sociale derivanti da provvedimenti che vanno esclusivamente in una direzione.

Non vi era, dunque, alcun elemento di polemica spicciola, bensì la necessità, anche alla luce delle osservazioni del Fondo monetario internazionale, di un rapporto corretto, come ha già sottolineato il collega Russo Spena, tra il Governo e il Parlamento. Consentiteci di condurre correttamente la discussione quanto meno sulla credibilità dei conti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Crosetto merita di essere ripreso, non solo per il suo contenuto ma anche per il tono accorato che dimostra una sensibilità che peraltro gli riconosciamo non da oggi.

Richiamo sinteticamente alcune osservazioni formulate. Non abbiamo sostenuto che la situazione nella quale si trova il paese, che è molto più grave di quanto non si dica pubblicamente, sia da addebitare esclusivamente a questo Governo. Abbiamo ripetutamente sostenuto che sulla situazione problematica della finanza pubblica e sull'esigenza di rilanciare lo sviluppo il centrosinistra aveva iniziato un percorso che aveva prodotto alcuni risultati coerenti, testimoniati da tutti gli indici di finanza pubblica riscontrati al termine del quinquennio. Di fronte a tale situazione e alla necessità di un ulteriore miglioramento mediante l'adozione di provvedimenti coerenti, abbiamo avuto tre anni e mezzo di finanza allegra.

Ricordo al collega Crosetto, con sobrietà e cortesia, le occasioni nelle quali in quest'aula il ministro Tremonti irrideva le opposizioni, quando facevamo presente, in tempi non sospetti, il rischio che la finanza pubblica sfuggisse di mano. Non era necessario avere la palla di vetro o essere maghi o prestigiatori: la verità è che in questi tre anni e mezzo abbiamo speso più di quanto ci potessimo permettere. La crescita della spesa pubblica corrente nel nostro paese, come ha rilevato autorevolmente l'onorevole Visco in diverse occasioni, è stata pari all'1,5 per cento del prodotto interno lordo. Tale situazione non è stata determinata dal destino cinico e baro, ma è il frutto di alcune scelte poco responsabili, se non irresponsabili, che sono state compiute. Ora ci troviamo di fronte a un «buco», di cui conosciamo le cause. Le nostre critiche riguardano il modo in cui si tenta di far fronte a tale «buco», e non credo si tratti di critiche irresponsabili.

Il metodo del 2 per cento, che è stato importato - si tratta di un «bene di importazione»! - dalla Gran Bretagna, non è corretto, perché peraltro non segue neppure i criteri utilizzati in quel paese. L'incremento della spesa pubblica nel nostro paese richiede un'analisi e un approfondimento volti a comprendere le modalità per incidere in modo «chirurgico» e mirato, mentre si è proceduto in modo generico e indifferenziato.

Abbiamo anche obiettato: guardate che se si fa affidamento su entrate aleatorie ed indeterminate, rischiamo di trovarci in una situazione che richiederà una manovra aggiuntiva. Ci siamo espressi in questi termini non sulla base di un pregiudizio, ma perché, andando ad analizzare, ad esempio, le misure sostanziali su cui si basa la previsione di entrata affidata alla revisione degli studi di settore, non ci sentiamo affatto tranquilli.

Peraltro, finora non abbiamo parlato, né in questa sede né in Commissione, dell'altro cespite che dovrebbe assicurare incassi più garantiti alla finanza pubblica: l'alienazione del patrimonio.

Signor Presidente, gira voce che, per assicurare l'introito di 7 miliardi di euro (e poi di 9 miliardi), 4 miliardi dovrebbero venire dalle vendite degli immobili pubblici di proprietà dei ministeri, degli enti di previdenza, e così via. Insomma, il nostro paese sarebbe costretto ad alienare tutte le prestigiose sedi delle amministrazioni pubbliche - gli elenchi sarebbero già stati distribuiti alle banche per la quantificazione - e, successivamente, a pagare l'affitto agli acquirenti ed a mettere a carico della finanza pubblica, per l'eternità, il relativo onere. Al di là del profilo strettamente finanziario, si tratterebbe di una misura allucinante anche sul piano simbolico: essa darebbe il senso della situazione in cui ci troviamo!

Se la situazione è tanto grave che non si sa come procedere, noi non crediamo di esserci comportati in modo irresponsabile quando abbiamo cercato di assicurare una copertura alle nostre proposte emendative. Se la situazione è così grave, noi chiediamo che si facciano scelte coerenti: non si può continuare a promettere tutto ed il contrario di tutto, come si è fatto in campagna elettorale. Se si vuole governare un paese, bisogna essere capaci di dire dei «sì» e dei «no»!

Invece, da una parte, si vogliono abbassare le tasse a persone le quali hanno una certa consistenza reddituale - con effetti quanto meno incerti sulla dinamica della domanda interna - e, dall'altra, si assicura che non saranno peggiorati i servizi e la condizione delle persone che stanno male.

Con i nostri emendamenti abbiamo cercato di fare proprio quello che chiediamo a voi di fare. Le coperture che abbiamo proposto hanno un significato politico, certo; se non condividete le nostre scelte, non potete astenervi dal fare le vostre, ostinandovi a promettere tutto a tutti perché un tale comportamento provocherebbe il sicuro sprofondamento del nostro paese: la finanza pubblica vi sfuggirebbe definitivamente di mano!

Se vogliamo essere davvero responsabili, dobbiamo smetterla con siffatto modo di procedere perché, come abbiamo già affermato negli anni scorsi, rischiamo di precipitare in un baratro (non credo di fare demagogia: i conti stanno lì a dimostrarlo): ce lo chiede lo stesso Fondo monetario internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti.

Ricordo che vi è un accordo per passare al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 241 del 2004 in materia di immigrazione.

Ha facoltà di parlare, onorevole Villetti.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente credo si debba intervenire sulle argomentazioni addotte, in termini sereni e pacati, dall'onorevole Crosetto. In particolare, è stato formulato un interrogativo cui è necessario dare risposta.

L'onorevole Crosetto ha messo in dubbio il comportamento dell'opposizione in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria. Sostanzialmente, egli ha detto che ci sono più approcci, se non più voci, all'interno dell'opposizione: il primo critica il disegno di legge finanziaria e le misure adottate dal Governo dal punto di vista del rigore e, quindi, ne contesta l'idoneità a raggiungere l'obiettivo di assicurare il rispetto del tetto del 3 per cento; gli altri - multiformi - trovano espressione in un complesso di emendamenti che, invece, spinge ad aumentare la spesa pubblica. Ciò darebbe vita ad una stridente contraddizione, sul piano logico prima che su quello politico.

Ora, io penso che occorra dare all'onorevole Crosetto una risposta che sia, nel contempo, la più esauriente e la meno propagandistica.

Innanzitutto, per quanto riguarda l'identità del centrosinistra, ricordo all'onorevole Crosetto che noi, nella scorsa legislatura, abbiamo adottato misure di risanamento che hanno consentito all'Italia di raggiungere il traguardo della moneta unica europea.

Ma cosa fece l'opposizione nella scorsa legislatura? L'identità, infatti, si ricava, non solo dall'attualità, ma anche dalla storia. Ebbene, nella scorsa legislatura, in sede di discussione del disegno di legge finanziaria che avrebbe portato l'Italia nell'euro, non solo furono presentate da parte dell'opposizione proposte emendative che chiedevano l'aumento della spesa pubblica, ma fu compiuta una vera e propria diserzione dai lavori dell'aula, per contribuire all'entrata nell'euro dell'Italia e non del Governo, allora presieduto dall'onorevole Prodi. Questo per quanto riguarda la storia. Per ciò che concerne l'attualità, vi è una questione che si chiama eredità. Noi fronteggiamo un'eredità triennale che tutti voi portate addosso. In questi tre anni, la spesa pubblica, che doveva essere mantenuta sotto controllo, è sfuggita dalle mani del ministro dell'economia e ci siamo trovati nella situazione in cui ci troviamo ancora oggi, in cui è necessaria un'operazione di emergenza. In questi tre anni sono state adottate misure una tantum che hanno coperto una situazione che, alla fine, si sarebbe scoperchiata. In questi tre anni non c'è stata una visione dello sviluppo, anzi, nei vari documenti di programmazione economico-finanziaria, non c'è stata una previsione sulla crescita che sia stata centrata. Ecco, quindi, il quadro. Ci dobbiamo far carico di questa eredità? Onorevole Crosetto, le posso dire solamente che ci faremo carico di quest'eredità quando il paese ci darà il mandato di governare e noi speriamo che paese lo faccia. Tuttavia, svolgiamo un'azione sui due fronti su cui deve operare l'opposizione: denunciare l'inefficacia della manovra e, nello stesso tempo, sostenere che i tagli che stabilite non hanno una visione dello sviluppo, tant'è vero che, nei settori chiave, ossia l'innovazione, la ricerca e la scuola, non avete destinato altre risorse. In Commissione bilancio avete rifiutato persino di attuare un programma per concedere borse di studio a studenti eccellenti del nostro paese! Quindi, ci troviamo in una situazione ristretta. E, nel frattempo, cosa fate? Promettete sgravi fiscali che sfumano nel tempo. Infatti, abbiamo appreso che questi sgravi fiscali, per quanto concerne l'IRPEF, non riguarderanno il prossimo anno, ma il 2006, ossia l'anno delle elezioni.

Onorevole Crosetto, vogliamo svolgere il nostro ruolo di opposizione pacatamente e costruttivamente e desideriamo soprattutto che l'opposizione risponda alle numerose domande che sono state poste sin da questa mattina, a cominciare da quelle dell'onorevole Visco; su tali quesiti deve svilupparsi un confronto. Stia tranquillo, onorevole Crosetto, noi, come opposizione, siamo sulla linea del risanamento, ma siamo anche sulla linea dell'innovazione e dello sviluppo, perché senza innovazione e senza sviluppo non c'è prospettiva per il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Popolari-UDEUR)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

 

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, onorevole Crosetto, mi rivolgo direttamente a lei. Credo che lei abbia ragione quando dice che il paese è su un crinale. Credo che la migliore rappresentazione di questo crinale ci venga da quelle righe della relazione del Fondo monetario, in cui si rileva come la crescita potenziale del paese sia passata negli ultimi anni dal 2,3 (più o meno) all'1,7 per cento attuale.

Non sto qui a suggerire di chi possano essere le responsabilità; se il paese è su un crinale spetta a tutti portarlo in salvo. Però, veda, il problema è proprio questo, onorevole Crosetto; per portare in salvo il paese che si trova su un crinale serve una guida ferma e lucida e anche una opposizione ferma e lucida; ma qui è il primo elemento che mi permetto di segnalarle che manca. Infatti, lei dovrebbe spiegare a noi tutti, per favore, qual è la guida ferma e lucida che si intravede per esempio nell'atteggiamento, dal punto di vista della politica economica, che questo Governo ha avuto verso l'Europa e le regole europee. Vale quello che è stato detto da alcuni ministri circa la possibilità di sforare bellamente i vincoli del patto di stabilità o vale quello che altri ministri in altri momenti hanno detto circa la possibilità di ottenere trattamenti di favore? E sarebbe bene capire se l'idea della politica fiscale che avete è quella dell'aprile scorso, che puntava sui guadagni di efficienza legati ad una riduzione delle aliquote principali dell'IRPEF o dell'IRE o invece quella a cui state arrivando ora, che punta invece ai redditi più bassi e ad un abbattimento dell'IRAP. Sono due cose completamente diverse! All'opposizione tutto si può dire ma certo non quello di non avervi detto dall'inizio che questa era la strada corretta e non quella sulla quale intendevate portarci qualche mese fa.

E una guida lucida e determinata dovrebbe dirci se le strategie per il Mezzogiorno sono quelle che avete scritto nel documento di programmazione economica e finanziaria oppure quelle contenute nel documento di Confindustria e sindacati, che molti ministri hanno applaudito. Anche su questo avevamo detto con chiarezza che era la seconda la strada da seguire, ma altrettanta chiarezza non c'era nei vostri intendimenti.

E vorremmo anche sapere, per esempio, se dal vostro punto di vista le strategie per una nuova legge sul risparmio sono quelle esposte dal ministro Siniscalco in Commissione oppure quelle della maggioranza, esposte sempre in Commissione.

Come vede, quella che è mancata fino ad ora è una guida lucida e ferma da parte della maggioranza, e quando da questo lato vi si chiede di essere chiari e precisi sulle coperture non si fa altro che chiedere esattamente questo.

Sottosegretario Vegas, mi permetta, le note di agenzia di oggi risolvono la nostra garbatissima disputa: nel decreto approvato oggi ci sono cose che non erano previste a luglio. Il che lascia supporre che vi è qualcosa in più rispetto a quello che volevate fare a luglio.

Ancora una volta torna lo stesso tema: si ha la sensazione che il paese sia su un crinale, ma sia guidato un po' da un ubriaco (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, voglio rivolgermi ancora una volta al sottosegretario Vegas, al Governo, perché è tutto il giorno che stiamo dibattendo. Ha cominciato stamattina l'onorevole Boccia, ponendo una domanda precisa e concreta; oggi pomeriggio si sono aggiunti gli interrogativi del Fondo monetario internazionale e hanno parlato i colleghi che più seguono la materia: chiedono al Governo di dare risposte! Il Governo si ostina a non darle. Lo chiediamo anche per correttezza nei confronti dell'Assemblea. Noi abbiamo fatto alcune domande. Questa mattina il collega Boccia, onorevole Vegas, le ha chiesto di dare conto del provvedimento amministrativo, che il Presidente Berlusconi, nella sua qualità di ministro dell'economia ad interim, si è impegnato ad adottare nei confronti dell'Unione europea. Abbiamo sentito il Presidente Berlusconi dire che aveva dato la sua parola, che questi due miliardi di euro sarebbero stati trovati, che questi due miliardi di euro sarebbero stati al centro di una iniziativa del Governo, di un provvedimento amministrativo. Abbiamo perso le tracce! Il nostro Presidente del Consiglio ha dato la sua parola agli organi della Commissione europea!

La Commissione europea ha creduto al Presidente del Consiglio; può dirci, sottosegretario Vegas, quale fine abbia fatto tale provvedimento?

Ancora, la manovra del Governo ammonterebbe, teoricamente, a 24 miliardi di euro: avete dichiarato, al riguardo, che, di questi, 9,5 deriverebbero dalla riduzione della spesa pubblica; 7 miliardi risulterebbero dalla vendita di immobili; 6, da maggiori entrate. La somma di tali voci, però, ammonta a 22,5 miliardi di euro.

Il Servizio studi della Camera, il Ministero, il Governo vogliono darci conto di tale discrepanza? Infatti, mancano all'appello 1,5 miliardi di euro. Stiamo ponendo domande la cui risposta è indispensabile per poter proseguire nell'esame del disegno di legge finanziaria mentre voi continuate ad assumere un simile atteggiamento di silenzio. Dobbiamo interpretarlo come l'imbarazzo di chi non ha risposta per domande così precise e circostanziate o, semplicemente, si tratta del solito atteggiamento di prepotenza, di arroganza, di rifiuto del dialogo con il Parlamento. Viene in causa, a tale proposito, non il rapporto tra Governo ed opposizione, sibbene quello tra Governo e Parlamento; abbia la cortesia, sottosegretario Vegas, di risponderci: è una giornata intera che le poniamo domande precise e circostanziate. Ci consenta di concludere questo dibattito; altrimenti, nei prossimi giorni, saremo costretti a porre nuovamente tali domande. Deve darci conto; le chiedo la cortesia di una risposta (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistraL'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, la risposta del Governo è facoltativa...

Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lavagnini 14.26, dalla cui approvazione risulterebbero assorbiti gli emendamenti Molinari 14.18 e 14.19; la Commissione propone, quindi, l'accantonamento degli emendamenti Pagliarini 14.21 e Sergio Rossi 14.24 e 14.27; il parere è, quindi, contrario su tutte le restanti proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, colgo l'occasione anche per rispondere ad alcuni quesiti in quanto, se non erro, il regolamento della Camera disincentiva l'interlocuzione continua ai fini di un più regolare andamento dei lavori.

Dunque, i quesiti posti incidentalmente stamattina dall'onorevole Boccia, e la cui risposta viene adesso sollecitata dall'onorevole Castagnetti, si possono compendiare, sostanzialmente, in due risposte.

La prima, riguarda i famosi 2 miliardi che residuerebbero dalla manovra del decreto-legge n. 168 del 2004 che, come i colleghi ricordano, era composta per 5,5 miliardi da interventi di vario genere di carattere legislativo - che sono o realizzati o in via di realizzazione; occorrerà ovviamente attendere la fine dell'anno per avere, in alcuni casi, i concreti incassi o, in altri, i concreti consuntivi della spesa -; ad essi, si sommavano 2 miliardi di interventi di carattere amministrativo che, proprio per la loro natura, come è avvenuto sempre, anche nel passato, sono interventi che si realizzano generalmente a cavallo della fine dell'anno. Quindi, si tratterà di ricorrere, se sarà necessario realizzarli per conseguire l'obiettivo posto dal Governo per il 2004, a tali interventi amministrativi alla fine l'anno.

Per quanto concerne, invece, il totale della composizione della manovra, come si evince a pagina 49 della Relazione previsionale e programmatica agli atti di questo Parlamento - chiedo scusa se, per brevità, rinvio ad un documento stampato e distribuito dalla Camera dei deputati -, esso assomma, nel complesso, a 23 miliardi 959 milioni per l'anno 2005 e, quindi, sostanzialmente ai 24 miliardi che si dicevano oggetto della manovra stessa.

Quindi, spero, per tali due quesiti, di avere dato una risposta, non so se soddisfacente per l'opposizione ma sicuramente esaustiva per quanto mi riguarda.

È stata sollevata, inoltre, la questione dell'intervento del Fondo monetario internazionale. Mi sia consentita, allora, una piccola premessa al riguardo.

Il Fondo monetario internazionale è sicuramente un organismo di importantissimo rilievo, che il Governo tiene nella massima considerazione. Il Governo terrà sicuramente nella massima considerazione, anche in questo caso, le osservazioni esternate oggi dal Fondo stesso, tuttavia vorrei rilevare che non si tratta di un organismo rispetto al quale dobbiamo immediatamente adeguare le nostre decisioni, essendo tali, invece, sia il Parlamento di questo paese, sia l'Unione europea. Rispetto all'Unione europea, vi è sicuramente un obbligo di risposta, anche in termini giuridici, ma ciò non sussiste nei confronti del Fondo monetario internazionale.

Ciò detto, vorrei rilevare che non è vero che si tengano in scarsa considerazione le osservazioni formulate dal Fondo monetario internazionale, tuttavia, se si tengono in considerazione tali osservazioni, sarebbe quanto meno un errore di previsione considerarne solo una parte, tralasciando invece le altre. Cosa afferma, allora, il Fondo nell'outlook rimesso oggi alla stampa? Innanzitutto, fa un'affermazione che credo debba essere sottolineata, vale a dire che i conti per il 2004 sono in linea con gli obiettivi prefissati; pertanto, per quanto riguarda il 2004, la previsione del Fondo monetario internazionale riferisce, sostanzialmente, che l'azione del Governo coincide con i suoi obiettivi, e dunque ha il «parere di conformità» (se così possiamo dire) di tale importante organismo internazionale.

Il Fondo afferma inoltre, per quanto concerne la manovra finanziaria per il 2005, che l'idea, proposta dal Governo, di definire un target ai tetti di spesa è condivisibile e fruttuosa, e servirà, in futuro, a fissare andamenti tendenziali di crescita della spesa in linea anche con le previsioni delle performance del sistema economico. Il FMI aggiunge, ad esempio, che la recente riforma pensionistica - cito testualmente - è un passo cruciale verso la sostenibilità di lungo termine; pertanto, ciò significa che l'azione intrapresa - sicuramente con difficoltà - dall'attuale Governo per migliorare la prospettiva di lungo termine delle finanze pubbliche inizia a produrre i suoi frutti e si pone positivamente nell'approccio verso il futuro.

Ciò detto, vorrei osservare che il Fondo monetario internazionale formula sicuramente delle critiche molto condivisibili (nessuno lo nega), si pone delle preoccupazioni ed invita, come è sua consuetudine generalizzata, ad effettuare manovre finanziarie più stringenti, basando il proprio ragionamento, sostanzialmente, su una divergenza rispetto al Documento di programmazione economico-finanziaria, relativa ai tassi di crescita per l'anno 2005, avvalorando tale ragionamento principalmente con l'andamento dei prezzi del petrolio.

Si tratta di preoccupazioni sicuramente condivisibili e, allo stato attuale, il Governo ne terrà conto; non a caso, infatti, il disegno di legge finanziaria proposto oggi al Parlamento è una manovra di contenimento degli andamenti tendenziali della spesa pubblica. Ciò non significa che vi siano dei «buchi» nel bilancio, ma che vi sono prospettive di crescita, determinate dall'andamento della spesa pubblica e dell'economia del paese, per le quali è opportuno avere la massima considerazione.

Concludendo il ragionamento sulle osservazioni formulate dal Fondo monetario internazionale, vorrei dire che, naturalmente, siamo molto attenti a quanto afferma il Fondo. Se il presidente Violante vorrà avere un intervento più circostanziato o una sessione ad hoc da parte del ministro dell'economia e delle finanze, credo che non sussista alcun problema, tuttavia vorrei osservare che le preoccupazioni del FMI - che, in parte, sono preoccupazioni anche nostre - sono relative ad una previsione, e si sa che la previsione si invera nel percorso che, durante l'intero 2005, sarà compiuto non solo attraverso il disegno di legge finanziaria in esame, ma tenendo strettamente sotto controllo i nostri conti pubblici.

Detto ciò, signor Presidente, dovrei adesso esprimere il parere del Governo sulle proposte emendative presentate all'articolo 14 del disegno di legge finanziaria. Vorrei chiedere scusa anche in questo caso, poiché forse occorre impiegare qualche minuto.

È stato affermato, infatti, che i contratti del pubblico impiego sarebbero sottofinanziati. Ciò non è vero, poiché sono finanziati secondo i vecchi accordi sindacali del 1992 e del 1993, vale a dire sulla base dell'andamento dell'inflazione reale, al netto dell'inflazione importata; sotto tale aspetto, il finanziamento degli oneri contrattuali è pieno e assoluto.

Vorrei rilevare che, per quanto concerne il finanziamento dei contratti del comparto della sicurezza, è stato già siglato il rispettivo accordo, il quale attribuisce anche qualcosa di più rispetto al 3,7 per cento concesso per il rinnovo contrattuale del complesso del pubblico impiego; solo incidentalmente, vorrei ricordare che il comparto sicurezza ha ricevuto, nell'ultima tornata contrattuale, incrementi che non aveva mai ottenuto prima (si parla di oltre l'8 per cento), a cui si sommano gli incrementi per la riparametrazione, quelli per i cosiddetti marescialli ed altri interventi che portano ad una cifra molto notevole il contratto del passato.

Il complesso della spesa per questo settore, che il Governo ritiene particolarmente sensibile, si è incrementato notevolmente, nell'ultimo periodo. Chiaramente, i fondi non potranno bastare, come sempre; tuttavia, mai è stato predisposto un finanziamento dei contratti di tale livello. Gli emendamenti presentati in materia contrattuale, quindi, non possono - allo stato - ricevere parere favorevole da parte del Governo.

Mi limito incidentalmente a notare che emendamenti quali il Delbono 14.1 o il Guerzoni 14.2, presentati da quelle stesse persone che, in precedenza, avevano lamentato una scarsa attenzione da parte del Governo alle indicazioni del Fondo monetario internazionale, recano finanziamenti aggiuntivi pari a 5 mila miliardi delle vecchie lire. Noto che - forse - esiste una leggera contraddizione, in merito.

Per quanto riguarda gli emendamenti presentati all'articolo 14, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, con una piccola sottolineatura (forse superflua, per ciò che è accaduto ieri in quest'aula): l'effetto dell'emendamento approvato ieri, da un punto di vista finanziario, porta ad una diminuzione della disponibilità per quanto riguarda la spesa - mi spiace sia stata cancellata parte della spesa in conto capitale, che dovrebbe essere più qualificata rispetto alla spesa corrente - pari ad 862 milioni di euro, che equivalgono a circa 1.700 miliardi delle vecchie lire. Me ne dispiaccio, ovviamente, ma è un dato di fatto che ciò non potrà non avere riflessi sulla veicolabilità parlamentare di molte, pur lodevoli, commendevoli e condivisibili proposte di modifica di questa legge finanziaria che, dato il mutato quadro - che, detto per inciso, ha portato ad un miglioramento dei saldi e, quindi, è un effetto positivo - difficilmente possono trovare un accoglimento nell'ambito delle minori risorse disponibili in questa legge finanziaria.

Lo dico ora, per non ripetermi futuro: tutte le richieste, pur giuste, legittime e condivisibili, di incremento della spesa di questo o quel settore, che superano somme modestissime, difficilmente potranno avere, dunque, l'assenso da parte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, volevo pregarla di prendere nota che nel fascicolo degli emendamenti appena distribuito, vi è il 26.16 (ex 33.7), a firma Benedetti Valentini ed Alberto Giorgetti. Così come riportato, per disguidi con gli uffici, esso è la risultante di almeno tre emendamenti concentrati in uno. Ne nasce una confusione indescrivibile, che va in senso contrario all'intendimento dei presentatori dell'emendamento. Di ciò non faccio colpa a nessuno; annuncio tuttavia che l'emendamento deve essere considerato ritirato, agli effetti pratici.

Voglio solo chiarire che il presentatore, ossia il sottoscritto, intendeva opporsi alla polizza anticalamità, con uno di tali emendamenti, mentre, con un altro, voleva eliminare gli incombenti aggiuntivi per gli espletamenti fiscali dell'IVA. Concentrando i due argomenti in uno solo, ne è scaturito un insieme contraddittorio, che farebbe intendere il contrario di ciò che il presentatore intendeva. Prego pertanto la Presidenza di prendere atto che l'emendamento è ritirato.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Benedetti Valentini.

 

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.


 


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2005) (5310-BIS)

 


(A.C. 5310-bis - Sezione 1)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

 

NULLA OSTA

 

sugli emendamenti 2.600 della Commissione, 6.600 della Commis­sione e relativi subemen­damenti, 15.38 Liotta, 22.600 del Governo e relativi subemendamenti, 27.600 del Governo e relativi subemendamenti, 26.16 Alberto Giorgetti e 27.601 del Governo presentati al disegno di legge finanziaria 2005, C. 5310-bis e ulteriori rispetto a quelli contenuti nel fascicolo n. 1.

 

 

A.C. 5310-bis - Sezione 2)

 

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

TITOLO I

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FINANZIARIO

 

Art. 1.

(Risultati differenziali del bilancio dello Stato)

1. Per l'anno 2005, il livello massimo del saldo netto da finanziare resta determinato in termini di competenza in 50.000 milioni di euro, al netto di 5.494 milioni di euro per regolazioni debitorie. Tenuto conto delle operazioni di rimborso di prestiti, il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di cui all'articolo 11 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ivi compreso l'indebitamento all'estero per un importo complessivo non superiore a 2.000 milioni di euro relativo ad interventi non considerati nel bilancio di previsione per il 2005, resta fissato, in termini di competenza, in 245.000 milioni di euro per l'anno finanziario 2005.

2. Per gli anni 2006 e 2007 il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio pluriennale a legislazione vigente, tenuto conto degli effetti della presente legge, è determinato, rispettivamente, in 41.000 milioni di euro ed in 24.500 milioni di euro, al netto di 3.572 milioni di euro per l'anno 2006 e 3.176 milioni di euro per l'anno 2007, per le regolazioni debitorie; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 235.000 milioni di euro ed in 210.000 milioni di euro. Per il bilancio programmatico degli anni 2006 e 2007, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato, rispettivamente, in 43.000 milioni di euro ed in 39.000 milioni di euro ed il livello massimo del ricorso al mercato è deter-minato, rispettivamente, in 281.000 milioni di euro ed in 246.000 milioni di euro.

3. I livelli del ricorso al mercato di cui ai commi 1 e 2 si intendono al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato.

4. Per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, le maggiori entrate rispetto alle previsioni derivanti dalla normativa vigente sono interamente utilizzate per la riduzione del saldo netto da finanziare, salvo che si tratti di assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali, improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese, situazioni di emergenza economico-finanziaria ovvero riduzioni della pressione fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

TITOLO I

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FINANZIARIO

 

ART. 1.

(Risultati differenziali del bilancio dello Stato).

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 48.780 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 243.780 milioni;

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 39.844 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 23.318 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 233.844 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 208.818 milioni.

all'articolo 37, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 500;

2006: - 1.000;

2007: - 2.000.

voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali:

2005: - 743.700;

2006: - 748.900;

2007: - 751.900.

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 166.856;

2006: - 189.681;

2007: - 196.095.

voce: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca:

2005: - 450;

2006: - 434;

2007: - 9.434.

voce: Ministero dell'interno:

2005: - 208.500;

2006: - 113.000;

2007: - 120.000.

voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio:

2005: - 1.493;

2006: - 6.693;

2007: - 6.693.

voce: Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:

2005: - 750.

voce: Ministero della difesa:

2005: - 417;

2006: - 417;

2007: - 417.

voce: Ministero delle politiche agricole e forestali:

2005: - 21.800;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2005: - 1.303;

2006: - 803;

2007: - 65.

voce: Ministero della salute:

2005: - 75.138;

2006: - 75.529;

2007: - 75.529.

1. 2. (ex 1. 1.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 49.350 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 244.350 milioni;

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 40.527 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 24.197 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 234.527 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 209.697 milioni.

all'articolo 37, tabella B, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 555.000;

2006: - 418.000;

2007: - 248.000.

voce: Ministero della giustizia:

2005: - 10.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 25.000;

2006: - 25.000;

2007: - 25.000.

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2005: - 10.000;

2006:- 10.000;

2007: - 10.000.

voce: Ministero della salute:

2005: - 50.000.

1. 4. (ex 1. 3.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 50.000 milioni con le seguenti: 49.683 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: 245.000 milioni con le seguenti: 244.683 milioni;

al comma 2, primo periodo:

sostituire le parole: 41.000 milioni con le seguenti: 40.759 milioni;

sostituire le parole: 24.500 milioni con le seguenti: 24.240 milioni;

sostituire le parole: 235.000 milioni con le seguenti: 234.759 milioni;

sostituire le parole: 210.000 milioni con le seguenti: 209.740 milioni.

all'articolo 37, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2005: - 500;

2006: - 1.000;

2007: - 2.000.

voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali:

2005: - 7.000;

2006: - 15.000;

2007: - 18.000.

voce: Ministero degli affari esteri:

2005: - 75.000;

2006: - 75.000;

2007: - 75.000.

voce: Ministero dell'interno:

2005: - 200.000;

2006: - 110.000;

2007: - 120.000.

voce: Ministero delle politiche agricole e forestali:

2005: - 10.527;

2006: - 15.158;

2007: - 20.000.

voce: Ministero della salute:

2005: - 25.000;

2006: - 25.000;

2007: - 25.000.

1. 3. (ex 1. 2.) Boccia, Lettieri, Squeglia.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 3)

 

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 4.

(Limitazione ai pagamenti)

1. Per l'anno 2005, il concorso al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 2, per i settori di intervento di cui alle lettere a), b) e c), è garantito anche mediante la limitazione dei pagamenti a favore dei soggetti beneficiari negli ammontari indicati:

a) strumenti di intervento finanziati con i fondi di cui agli articoli 60 e 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, 6.550 milioni di euro, ivi compresi gli interventi di cui alle lettere b) e c) per complessivi 1.850 milioni di euro;

b) fondo investimenti-incentivi alle imprese del Ministero delle attività produttive, 2.750 milioni di euro, ivi comprese le risorse erogate dal Fondo innovazione tecnologica e gli interventi finanziati con gli strumenti di cui alla lettera a);

c) interventi della legge obiettivo finanziati dalla legge 1o agosto 2002, n. 166, articolo 13, comma 1, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, 450 milioni di euro, ivi inclusi gli interventi finanziati con gli strumenti di cui alla lettera a).

2. Al fine di assicurare il rispetto dei limiti di cui al comma 1, i soggetti che gestiscono le risorse ivi indicate trasmettono trimestralmente al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione e al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, le informazioni sull'ammontare delle somme erogate per singolo strumento e intervento aggiornando le previsioni relative ai trimestri successivi.

3. Fermo restando il limite complessivo dei pagamenti di cui al comma 1, pari a 7.900 milioni di euro, al fine di garantire gli obiettivi di spesa del Fondo per le aree sottoutilizzate per l'intero territorio nazionale, di cui alla revisione di metà periodo del Quadro comunitario di sostegno 2000-2006 per le regioni dell'obiettivo 1, prevista dall'articolo 14 del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, i predetti limiti settoriali possono essere modificati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, in relazione all'andamento dei pagamenti. Per le stesse finalità le amministrazioni centrali si conformano all'obiettivo di destinare al Mezzogiorno almeno il 30 per cento della spesa ordinaria in conto capitale. Le amministrazioni centrali, nell'esercizio dei diritti dell'azionista nei confronti delle società di capitali a prevalente partecipazione pubblica diretta o indiretta, adottano le opportune direttive per conformarsi ai principi di cui al presente comma.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 4.

(Limitazione ai pagamenti).

Al comma 1, sopprimere la lettera a).

Conseguentemente:

al comma 3, primo periodo, sopprimere le parole da: Fermo restando fino a: 21 giugno 1999,

dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Tobin tax). - 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, quantificati in 2.060 milioni di euro per l'anno 2005, in 950 milioni di euro per l'anno 2006 e 850 milioni di euro per l'anno 2007 si provvede, fino a concorrenza degli importi, mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione della disposizione di cui ai successivi commi.

2. Dall'entrata in vigore della presente legge è istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

3. Dall'imposta di cui al comma 1 sono esenti le operazioni relative a:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione od importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

4. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

7. Ai fini dell'applicazione del comma 2, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, da emanare entro il 31 marzo 2005, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione.

4. 1. (ex 4. 5.) Burtone, Enzo Bianco, Piscitello, Cardinale, Zanella, Squeglia, Lettieri, Grandi, Ruggeri.

 

Al comma 1, lettera a) sostituire le parole da: 6.550 milioni fino alla fine della lettera, con le seguenti: 10.000 milioni di euro;

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005, 2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

dopo l'articolo 37 aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.;

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

4. 2. (ex 4. 3.) Russo Spena, Giordano.

 

Al comma 1 sopprimere la lettera b).

Conseguentemente:

all'articolo 29, sostituire il comma 6 con il seguente:

6. Per l'anno 2005 è istituito un fondo di riserva di 600 milioni di euro, per provvedere ad eventuali esigenze connesse con la proroga delle missioni internazionali di pace autorizzate entro il 30 settembre 2003 dal Consiglio delle Nazioni unite nell'ambito di operazione di Peace keeping.

all'articolo 36, sostituire il comma 38 con il seguente:

38. A decorrere dall'esercizio finanziario 2004, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono predeterminati gli aumenti intermedi delle aliquote delle accise sugli oli minerali, sul carbone, sul coke di petrolio, sull'«orimulsion», nonché sulle emissioni stabilizzate di cui all'articolo 24, comma 1, lettera d), della legge 23 dicembre 2000, n. 388, occorrenti per il raggiungimento progressivo delle aliquote decorrenti dal 1o gennaio 2005, ai sensi dell'allegato 1 annesso alla legge 388 del 2000, anche al fine di ottenere per l'anno 2005 un gettito aggiuntivo di almeno 500 milioni di euro.

dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Adeguamento aliquote rendite finanziarie). - 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, salvo quando non sia previsto diversamente, si provvede, fino a concorrenza degli importi, mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione della disposizione di cui al comma 2.

2. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 10 dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articolo 5 e articolo 11-bis del decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 10 aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 e 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

3. All'articolo 3, comma 1, lettera d), della legge 7 aprile 2003, n. 80, il punto 2) è abrogato.

Art. 37-ter. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

4. 4. (ex 4. 12. e 4.13) Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Boiardi, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia, Grotto.

 

Al comma 1, sopprimere la lettera b).

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Istituzione di una imposta sulle transazioni valutarie). - 1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma i sono esenti le operazioni relative a:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione od importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzata ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione ditale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4.

4. 5. (ex 4. 8.) Realacci, Vernetti, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 1 sopprimere la lettera b).

Conseguentemente dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

4. 3. (ex 4. 14.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi, Ventura, Ruzzante.

 

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

* 4. 6. (ex 4. 7.) Iannuzzi, Squeglia, Lettieri, Banti, Frigato.

 

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

*4. 7. (ex 4. 10.) Buemi, Intini, Villetti, Boselli, Grotto, Pappaterra, Di Gioia.

 

Al comma 1, sopprimere la lettera c)

4. 8. (ex 4. 11.) Benvenuto.

 

Al comma 3, secondo periodo, sostituire le parole: 30 per cento con le seguenti: 50 per cento.

4. 9. (ex 4. 4.) Burtone, Squeglia, Lettieri.

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

4. Le disposizioni del presente articolo non si applicano ai pagamenti relativi ai settori di intervento di cui alle lettere a) e b) per i diritti acquisiti dalle imprese precedentemente al 1o gennaio 2005.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

4. 10. (ex 4. 9.) Vernetti, Squeglia, Lettieri, Frigato, Lulli, Pistone.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 4)

 

ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 5.

(Disposizioni sulla tesoreria).

1. A modifica di quanto stabilito dall'articolo 32, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, per il triennio 2005-2007 i soggetti titolari di conti correnti e di contabilità speciali aperti presso la Tesoreria dello Stato, fatta eccezione per le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, gli enti locali di cui all'articolo 2, commi 1 e 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, gli enti previdenziali, gli enti del Servizio sanitario nazionale, le società Poste Italiane Spa e Ferrovie Spa, i conti intestati all'Unione europea e quelli riguardanti interventi di politica comunitaria, i conti intestati ai fondi di rotazione individuati ai sensi dell'articolo 93, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, nonché i conti istituiti nell'anno precedente quello di riferimento, non possono effettuare prelevamenti dai rispettivi conti aperti presso la Tesoreria dello Stato superiori all'importo cumulativamente prelevato alla fine di ciascun bimestre dell'anno precedente aumentato del 2 per cento.

2. I soggetti interessati possono richiedere al Ministero dell'economia e delle finanze deroghe al vincolo di cui al comma 1 per effettive e motivate esigenze. L'accoglimento della richiesta ovvero l'eventuale diniego, totale o parziale, è disposto con determinazione dirigenziale. Le eccedenze di spesa riconosciute in deroga devono essere riassorbite; nelle more del riassorbimento possono essere effettuate solo le spese previste per legge o derivanti da contratti perfezionati, nonché le spese indifferibili la cui mancata effettuazione comporta un danno. I prelievi delle amministrazioni periferiche dello Stato sono regolati con provvedimenti del Ministro dell'economia e delle finanze.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 5.

(Disposizioni sulla tesoreria).

Sopprimerlo.

Conseguentemente:

All'articolo 29, sopprimere il comma 6;

All'articolo 37, comma 1, Tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005-2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

Dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione e calcolata in dodicesimi.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

3. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

5. 1. (ex 5. 4.) Russo Spena, Giordano.

Al comma 1, dopo le parole: di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, aggiungere le seguenti: gli enti del sistema camerale.

*5. 2. (ex * 5. 6.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Al comma 1, dopo le parole: di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, aggiungere le seguenti: gli enti del sistema camerale.

* 5. 3. (ex * 5. 8.) Angelino Alfano.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 2 per cento con le seguenti: 7 per cento.

Conseguentemente:

All'articolo 29, sopprimere il comma 6;

All'articolo 37, comma 1, Tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005-2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti: Art. 37-bis. - 1. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

2. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso;

Art. 37-ter - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con la presente legge.

2. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

3. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

Art. 37-quater - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

2. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 è sostituito dal seguente:

29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione.

Art. 37-quinquies - 1. Gli articoli 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-sexies - 1. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a partire dal reddito maturato nell'anno 2004.

Art. 37-septies. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapport o di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione e calcolata in dodicesimi.

Art. 37-octies. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

5. 4. (ex 5. 3.) Russo Spena, Giordano.

 

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: ad eccezione dell'ipotesi di insufficienza della disponibilità necessaria esclusivamente per il pagamento delle retribuzioni dei dipendenti in organico alla data del 31 dicembre 2004.

*5. 5. (ex 5. 9.) Michele Ventura, Agostini, Mazzuca Poggiolini, Cordoni, Bellini, Diana, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Sciacca, Trupia.

 

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: ad eccezione dell'ipotesi di insufficienza della disponibilità necessaria esclusivamente per il pagamento delle retribuzioni dei dipendenti in organico alla data del 31 dicembre 2004.

*5. 6. (ex *5. 1. e *5. 7.) Mazzuca Poggiolini.

 

Al comma 2, sopprimere l'ultimo periodo.

Conseguentemente dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37 - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 95 per cento.

5. 7. (ex 5. 2.) Russo Spena, Giordano.

 

Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:

Art. 5-bis (Patto di stabilità per i Comuni). - 1. Al fine della tutela dell'unità economica della Repubblica i comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti concorrono, in armonia con i principi recati dall'articolo 2, alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2005-2007 con il rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo, che costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica ai sensi degli articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione.

2. Per gli stessi fini di cui al comma 1, il patto di stabilità viene applicato in modo flessibile ai comuni in base al rispettivo grado di efficienza. L'efficienza viene valutata sulla base dei seguenti parametri fondamentali:

a) l'autonomia finanziaria data dal rapporto fra entrate proprie ed entrate totali;

b) la spesa per il personale in rapporto alla spesa corrente;

c) la percentuale della spesa per interessi in rapporto alle entrate correnti.

3. Sulla base dei rispettivi dati di bilancio dell'ultimo rendiconto approvato i comuni vengono classificati in:

a) comuni molto virtuosi;

b) comuni virtuosi;

c) comuni poco virtuosi.

4. Per l'anno 2005 e gli anni successivi i comuni molto virtuosi non hanno alcun vincolo, quelli virtuosi possono assumere personale solo a tempo determinato, non possono assumere nuovi mutui e devono ridurre del 10 per cento rispetto al 2003 le spese di rappresentanza, per le missioni all'estero, per le relazioni pubbliche e i convegni e per la spesa di studi ed incarichi di consulenza a soggetti esterni, esclusi gli incarichi ai sensi della legge 11 febbraio, n. 109. I comuni poco virtuosi sono soggetti al divieto di assumere personale e al divieto di assumere mutui e devono ridurre del 10 per cento rispetto al 2003 la spesa per l'acquisto dei beni, per la prestazione di servizio e nell'erogazione dei trasferimenti e contributi.

5. Sono considerati molto virtuosi i comuni che rispettano i seguenti parametri, calcolati con riferimento ai titoli di entrata e di spesa di cui, rispettivamente, ai commi 3 e 6 dell'articolo 165 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali approvato dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267:

a) volume complessivo delle entrate proprie desumibili dai titoli I e III dell'entrata, rapportato al volume complessivo delle entrate correnti di cui ai titoli I, II e III dell'entrata, superiore al 41 per cento per i comuni da 5.000 a 59.999 abitanti, al 43 per cento per i comuni da 60.000 a 250.000 abitanti, al 38 per cento per i comuni con oltre 250.000 abitanti. Dai valori complessivi delle entrate proprie totali sono escluse le entrate della TARSU, mentre le entrate derivanti dalla compartecipazione IRPEF vanno calcolate nel titolo II;

b) volume complessivo delle spese per il personale a qualunque titolo in servizio rapportate al volume complessivo sulle spese correnti desumibili dal titolo I della spesa, inferiore al 34 per cento per i comuni da 5.000 ai 59.999 abitanti, al 30 per cento per i comuni da 60.000 ai 250.000 abitanti, al 32 per cento per i comuni superiori ai 250.000 abitanti;

c) importo complessivo degli interessi passivi inferiore al 6 per cento delle entrate correnti desumibili dai titoli I, II e III dell'entrata.

6. Sono considerati poco virtuosi i comuni che hanno i seguenti dati di bilancio:

a) volume complessivo delle entrate proprie desumibili dai titoli I e III dell'entrata, rapportato al volume complessivo delle entrate correnti, titolo I, II e III dell'entrata, inferiore al 38 per cento per i comuni da 5.000 a 59.999 abitanti, al 40 per cento per i comuni da 60.000 a 250.000 abitanti, al 35 per cento per i comuni con oltre 250.000 abitanti. Dal valore complessivo delle entrate proprie totali sono escluse le entrate della TARSU, mentre le entrate derivanti dalla compartecipazione IRPEF vanno calcolate nel titolo II;

b) volume complessivo delle spese per il personale a qualunque titolo in servizio rapportate al volume complessivo delle spese correnti desumibili dal titolo I della spesa, superiore al 43 per cento per i comuni da 5.000 ai 59.999 abitanti, al 38 per cento per i comuni da 60.000 ai 250.000 abitanti, al 41 per cento per i comuni superiori ai 250.000 abitanti;

c) importo complessivo degli interessi passivi superiore al 10 per cento delle entrate correnti desumibili dai titoli I, II e III dell'entrata.

Sono considerati virtuosi i comuni che hanno valori intermedi tra i parametri previsti per gli enti molto virtuosi e gli enti poco virtuosi. Anche un solo parametro della categoria non rispettato fa classificare il comune nella categoria successiva.

7. I revisori dei conti certificano, con proprio provvedimento la classificazione del comune. La certificazione deve essere inviata al Ministero dell'economia e delle finanze e alla Sezione regionale della Corte dei Conti entro il 31 gennaio di ogni anno a decorrere dal 2005.

Conseguentemente, all'articolo 6 sopprimere, ovunque ricorra, la parola: Comuni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

5. 01. (ex 6. 05.) Stradiotto, Lettieri, Squeglia.

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 5)

 

ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Capo II

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI OPERAZIONI FINANZIARIE

 

Art. 9.

(Aperture di credito).

1. Al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 42, comma 2, la lettera h) è sostituita dalla seguente:

«h) contrazione di mutui e aperture di credito non previste espressamente in atti fondamentali del consiglio ed emissioni di prestiti obbligazionari»;

b) all'articolo 204, comma 2, le lettere a) e b) sono sostituite dalle seguenti:

«a) l'ammortamento non può avere durata inferiore ai cinque anni;

b) la decorrenza dell'ammortamento deve essere fissata al primo gennaio dell'anno successivo a quello della stipula del contratto. In alternativa, la decorrenza dell'ammortamento può essere posticipata al primo luglio seguente o al primo gennaio dell'anno successivo e, per i contratti stipulati nel primo semestre dell'anno, può essere anticipata al primo luglio dello stesso anno»;

c) dopo l'articolo 205 è inserito il seguente:

«Art. 205-bis (Contrazione di aperture di credito) - 1. Gli enti locali sono autorizzati a contrarre aperture di credito nel rispetto della disciplina di cui al presente articolo.

2. Le spese per investimenti finanziate con il contratto di apertura di credito si considerano impegnate all'atto della stipula del contratto stesso e per l'ammontare dell'importo del progetto o dei progetti definitivi o esecutivi finanziati; alla chiusura dell'esercizio le somme oggetto del contratto di apertura di credito costituiscono residui attivi.

3. Il ricorso alle aperture di credito è possibile solo se sussistono le condizioni di cui all'articolo 203, comma 1, e nel rispetto dei limiti di cui all'articolo 204, comma 1, calcolati con riferimento all'importo complessivo dell'apertura di credito stipulata.

4. L'utilizzo del ricavato dell'operazione è sottoposto alla disciplina di cui all'articolo 204, comma 3.

5. I contratti di apertura di credito devono, a pena di nullità, essere stipulati in forma pubblica e contenere le seguenti clausole e condizioni:

a) la banca è tenuta ad effettuare erogazioni, totali o parziali, dell'importo del contratto in base alle richieste di volta in volta inoltrate dall'ente e previo rilascio da parte di quest'ultimo delle relative delegazioni di pagamento ai sensi dell'articolo 206. L'erogazione dell'intero importo messo a disposizione al momento della contrazione dell'apertura di credito ha luogo nel termine massimo di tre anni ferma restando la possibilità per l'ente locale di disciplinare contrattualmente le condizioni economiche di un eventuale utilizzo parziale;

b) gli interessi sulle aperture di credito devono riferirsi ai soli importi erogati. L'ammortamento di tali importi deve avere una durata non inferiore a cinque anni con decorrenza dal primo gennaio o dal primo luglio successivi alla data dell'erogazione;

c) le rate di ammortamento devono essere comprensive, sin dal primo anno, della quota capitale e della quota interessi;

d) unitamente alla prima rata di ammortamento delle somme erogate devono essere corrisposti gli eventuali interessi di preammortamento, gravati degli ulteriori interessi decorrenti dalla data di inizio dell'ammortamento e sino alla scadenza della prima rata;

e) deve essere indicata la natura delle spese da finanziare e, ove necessario, avuto riguardo alla tipologia dell'investimento, dato atto dell'intervenuta approvazione del progetto o dei progetti definitivi o esecutivi, secondo le norme vigenti;

f) deve essere rispettata la misura massima di tasso applicabile alle aperture di credito i cui criteri di determinazione sono demandati ad apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.

6. Le aperture di credito sono soggette, al pari delle altre forme di indebitamento, al monitoraggio di cui all'articolo 41 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, nei termini e modalità previsti dal relativo regolamento di attuazione, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 1o dicembre 2003, n. 389. I modelli per la comunicazione delle caratteristiche finanziarie delle singole operazioni di apertura di credito sono pubblicati in allegato al decreto di cui alla lettera f) del comma 5»;

d) all'articolo 207, dopo il comma 1, è inserito il seguente:

«1-bis. A fronte di operazioni di emissione di prestiti obbligazionari effettuate congiuntamente da più enti locali, gli enti capofila possono procedere al rilascio di garanzia fideiussoria riferita all'insieme delle operazioni stesse. Contestualmente gli altri enti emittenti rilasciano garanzia fideiussoria a favore dell'ente capofila in relazione alla quota parte dei prestiti di propria competenza. Ai fini dell'applicazione del comma 4, la garanzia prestata dall'ente capofila concorre alla formazione del limite di indebitamento solo per la quota parte dei prestiti obbligazionari di competenza dell'ente stesso».

2. Per la gestione del fondo di ammortamento del debito di cui all'articolo 41, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, non si applica il principio di accentramento di ogni deposito presso il tesoriere stabilito dagli articoli 209, comma 3, e 211, comma 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

3. All'articolo 41, comma 2, primo periodo, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono soppresse le parole: «e contrarre mutui» e le parole: «o dell'accensione».

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo II

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI OPERAZIONI FINANZIARIE

 

ART. 9.

(Aperture di credito).

Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 205-bis, comma 5, lettera a), secondo periodo, sostituire le parole: tre anni con le seguenti: cinque anni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotti le relative autorizzazioni di spesa.

2. Le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea, sono assoggettati al versamento dello 0.06 per cento delle somme trasferite.

9. 1. (ex 9. 2.) Russo Spena, Giordano, Mascia.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Nel rispetto delle norme sull'indebitamento degli enti locali, le somme derivanti dalle operazioni di cui al comma 1 possono essere utilizzate anche per il finanziamento o il cofinanziamento degli incentivi in favore dell'autoimpiego di cui al titolo II del decreto legislativo 21 aprile 2000 n. 185, destinati ai giovani residenti nel territorio dell'ente locale richiedente, secondo le modalità e le procedure ivi previste. Con apposite convenzioni tra ente locale, o associazione di enti locali, e Sviluppo Italia S.p.a., sono concordate le attività di cui all'articolo 23 del citato decreto legislativo n 185 del 2000, in materia di selezione ed assistenza tecnica dei progetti, nonché eventualmente di riparto degli oneri.

9. 2. (ex 9. 1.) Carlucci, Lazzari, Leccisi, Licastro, Antonio Barbieri, Dell'Anna.

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 6)

 

ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 10.

(Rinegoziazione mutui).

1. Lo Stato, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali sono tenuti a provvedere, se consentito dalle clausole contrattuali, alla conversione dei mutui con oneri di ammortamento anche parzialmente a carico dello Stato in titoli obbligazionari di nuova emissione o alla rinegoziazione, anche con altri istituti, dei mutui stessi, in presenza di condizioni di rifinanziamento che consentano una riduzione del valore finanziario delle passività totali. Nel valutare la convenienza dell'operazione di rifinanziamento si dovrà tenere conto anche delle commissioni. In caso di mutuo a tasso fisso, per la verifica delle condizioni di rifinanziamento, lo Stato o l'ente pubblico interessato osservano regolarmente i tassi di mercato e si attivano allorché il tasso swap con scadenza pari alla vita media residua del mutuo sia inferiore al tasso del mutuo di almeno un punto percentuale.

2. Gli stanziamenti di bilancio previsti per il pagamento dei mutui con oneri integralmente o parzialmente a carico dello Stato sono proporzionalmente adeguati ai nuovi piani di ammortamento conseguenti alla conclusione delle operazioni di conversione o rinegoziazione dei mutui di cui al comma 1.

3. Ai fini dell'attuazione di quanto stabilito dai commi 1 e 2 l'ente pubblico è tenuto a trasmettere, entro trenta giorni dal perfezionamento delle operazioni di cui al comma 1, all'amministrazione statale interessata, la relativa documentazione contrattuale, compresi i piani di ammortamento o di rimborso.

4. In caso di nuove emissioni di titoli obbligazionari con rimborso del capitale in un'unica soluzione alla scadenza, è necessario che al momento dell'emissione venga costituito un fondo di ammortamento del debito o conclusa una operazione di swap per l'ammortamento dello stesso, secondo quanto disposto dall'articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 1o dicembre 2003, n. 389.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 10.

(Rinegoziazione mutui).

Al comma 1, sopprimere le seguenti parole: , le province autonome di Trento e di Bolzano.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

10. 1. (ex 10. 3.) Zeller, Detomas, Brugger, Widmann.

Al comma 1, sopprimere le parole: , le province autonome di Trento e di Bolzano.

*10. 2. (ex 10. 1.) Olivieri.

 

Al comma 1, sopprimere le parole: , le province autonome di Trento e di Bolzano.

*10. 3. (ex 10. 6.) Damiani, Maran, Rosato.

 

Al comma 1, terzo periodo, sostituire le parole: un punto con le seguenti: 0,50 di punto.

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005,2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

10. 4. (ex 10. 2.) Russo Spena, Giordano.

 

Al comma 1, aggiungere in fine il seguente periodo: I benefici derivanti dalle operazioni di rinegoziazione, al netto delle spese sostenute, sono ripartiti in misura eguale tra lo Stato e l'ente pubblico interessato.

10. 5. (10. 5.) Maran, Damiani, Rosato.

(A.C. 5310-bis - Sezione 7)

 

ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 11.

(Contabilizzazione debito e gestione di attivi finanziari).

1. Al fine del consolidamento dei conti pubblici rilevanti per il rispetto degli obiettivi adottati con l'adesione al patto di stabilità e crescita le rate di ammortamento dei mutui attivati dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano, dagli enti locali e dagli altri enti pubblici ad intero carico del bilancio dello Stato sono pagate agli istituti finanziatori direttamente dallo Stato.

2. Per le stesse finalità di cui al comma 1 e con riferimento agli enti pubblici diversi dallo Stato, il debito derivante dai mutui è iscritto nel bilancio dell'amministrazione pubblica che assume l'obbligo di corrispondere le rate di ammortamento agli istituti finanziatori, ancorché il ricavato del prestito sia destinato ad un'amministrazione pubblica diversa. L'amministrazione pubblica beneficiaria del mutuo, nel caso in cui le rate di ammortamento siano corrisposte agli istituti finanziatori da un'amministrazione pubblica diversa, iscrive il ricavato del mutuo nelle entrate per trasferimenti in conto capitale con vincolo di destinazione agli investimenti. L'istituto finanziatore, contestualmente alla stipula dell'operazione di finanziamento, ne dà notizia all'amministrazione pubblica tenuta al pagamento delle rate di ammortamento che, unitamente alla contabilizzazione del ricavato dell'operazione tra le accensioni di prestiti, provvede all'iscrizione del corrispondente importo tra i trasferimenti in conto capitale al fine di consentire la regolazione contabile dell'operazione.

3. Le amministrazioni pubbliche sono tenute ad adeguarsi alle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 con riferimento alle nuove operazioni finanziarie.

4. Il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento del tesoro, procede alla gestione delle nuove posizioni finanziarie attive di sua competenza.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 11.

(Contabilizzazione debito e gestione di attivi finanziari).

Al comma 1, sopprimere le parole: , dalle province autonome di Trento e di Bolzano.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

11. 1. (ex 11. 3.) Zeller, Detomas, Collè, Brugger, Widmann.

 

Al comma 1, sopprimere le parole: , dalle province autonome di Trento e di Bolzano.

*11. 2. (ex 11. 1.) Olivieri, Boato.

 

Al comma 1, sopprimere le parole: , dalle province autonome di Trento e di Bolzano.

*11. 3. (ex 11. 6.) Maran, Damiani, Rosato.

 

Al comma 1, dopo le parole: del bilancio dello Stato aggiungere le seguenti: , compresi i mutui attivati e da attivare per l'attuazione degli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale di cui alla legge 14 febbraio 1992, n. 185 e dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, voce: decreto legislativo n. 300 del 1999, Art. 70, comma 2: Finanziamento Agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000;

2007: - 10.000.

**11. 4 (ex 11. 4.) Sedioli, Rava, Preda, Franci, Borrelli, Rossiello, Oliverio, Bielli.

 

Al comma 1, dopo le parole: del bilancio dello Stato aggiungere le seguenti: , compresi i mutui attivati e da attivare per l'attuazione degli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale di cui alla legge 14 febbraio 1992, n. 185 e dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, voce: decreto legislativo n. 300 del 1999, Art. 70, comma 2: Finanziamento Agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000;

2007: - 10.000.

**11. 5. (ex 11. 2.) Misuraca.

 

Al comma 1, dopo le parole: del bilancio dello Stato aggiungere le seguenti: , compresi i mutui attivati e da attivare per l'attuazione degli interventi previsti dal Fondo di Solidarietà Nazionale di cui alla legge 14 febbraio 1992, n. 185 e dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.

11. 6. (ex 11. 4.) Sedioli, Rava, Preda, Franci, Borrelli, Rossiello, Oliverio, Bielli.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 8)

 

ARTICOLO 12 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 12.

(Superamento della tesoreria unica e altre disposizioni finanziarie).

1. Al fine di sperimentare gli effetti del superamento del sistema di tesoreria unica il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, individua con proprio decreto una regione, tre province, tre comunità montane, sei comuni e tre università nei quali durante l'anno 2005, i trasferimenti statali e le entrate proprie affluiscono direttamente ai tesorieri degli enti. L'individuazione degli enti, salvo che per la regione, viene effettuata assicurando la rappresentatività per aree geografiche; gli enti sono comunque individuati tra quelli che possono collegarsi, tramite i loro tesorieri, al sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE) istituito ai sensi dell'articolo 28, commi 3, 4 e 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289. La rilevazione per via telematica riguarda i dati contabili sia ai fini del calcolo del fabbisogno di cassa sia ai fini del calcolo dell'indebitamento netto. Con il predetto decreto vengono altresì definiti i criteri, le modalità e i tempi della sperimentazione. In relazione ai risultati registrati la sperimentazione può essere estesa, nel corso dello stesso anno 2005, ad altri enti.

2. L'articolo 213 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è sostituito dal seguente:

«Art. 213 (Gestione informatizzata del servizio di tesoreria) - 1. Qualora l'organizzazione dell'ente e del tesoriere lo consentano il servizio di tesoreria può essere gestito con modalità e criteri informatici e con l'uso di ordinativi di pagamento e di riscossione informatici, in luogo di quelli cartacei, le cui evidenze informatiche valgono a fini di documentazione, ivi compresa la resa del conto del tesoriere di cui all'articolo 226.

2. La convenzione di tesoreria di cui all'articolo 210 può prevedere che la riscossione delle entrate ed il pagamento delle spese possano essere effettuati, oltre che per contanti presso gli sportelli di tesoreria, anche con le modalità offerte dai servizi elettronici di incasso e di pagamento interbancari.

3. Gli incassi effettuati dal tesoriere mediante i servizi elettronici interbancari danno luogo al rilascio di quietanza o evidenza bancaria ad effetto liberatorio per il debitore; le somme rivenienti dai predetti incassi sono versate alle casse dell'ente, con rilascio della quietanza di cui all'articolo 214, non appena si rendono liquide ed esigibili in relazione ai servizi elettronici adottati e comunque nei tempi previsti nella predetta convenzione di tesoreria».

3. Ai fini della razionalizzazione e della semplificazione della attività amministrativa, con decreto da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro degli affari esteri emana disposizioni per la semplificazione della gestione finanziaria degli uffici all'estero.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 12 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 12.

(Superamento della tesoreria unica e altre disposizioni finanziarie).

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: il Ministro dell'economia fino a: e della ricerca, con le seguenti: la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

12. 1. (ex 12. 1.) Russo Spena, Giordano.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca fino a: tre università con le seguenti:, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'Unioncamere, individua con proprio decreto una regione, tre province, tre comunità montane, sei comuni, tre università e tre camere di commercio, industria artigianato e agricoltura.

*12. 2. (ex * 12. 3.) Didonè, Polledri, Sergio Rossi.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca fino a: tre università con le seguenti:, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'Unioncamere, individua con proprio decreto una regione, tre province, tre comunità montane, sei comuni, tre università e tre camere di commercio, industria artigianato e agricoltura.

*12. 3. (ex * 12. 7.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca fino a: tre università con le seguenti:, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'Unioncamere, individua con proprio decreto una regione, tre province, tre comunità montane, sei comuni, tre università e tre camere di commercio, industria artigianato e agricoltura.

*12. 4. (ex * 12. 10.) Angelino Alfano.

 

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: e tre università con le seguenti:, tre università e due enti pubblici di ricerca.

12. 5. (ex 12. 2.) Bimbi, Colasio, Rusconi, Carra, Volpini, Gambale, Marino, Pasetto, Ruggeri, Rosato, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 1, secondo periodo, sostituire le parole da: tramite i loro tesorieri fino alla fine del comma, con le seguenti: anche tramite i propri tesorieri sulla base di specifici accordi nell'ambito della convenzione di tesoreria, al sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE) istitituito ai sensi dell'articolo 28, commi 3, 4 e 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Nella previsione dei suddetti accordi con i tesorieri si terrà conto dell'eventuale utilizzo di ordinativi informatici.

12. 6. (ex 12. 9.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 12, aggiungere il seguente:

Art. 12-bis. - 1. Per il contrasto e la prevenzione del rischio di utilizzazione illecita di finanziamenti pubblici, tutti gli enti e le società che fruiscono di finanziamenti a carico di bilanci pubblici o dell'Unione europea, anche sotto forma di esenzioni, incentivi o agevolazioni fiscali, in materia di avviamento, aggiornamento e formazione professionale, utilizzazione di lavoratori, sgravi contributivi di personale addetto all'attività produttiva devono dotarsi entro il 31 ottobre 2005 di specifiche misure organizzative e di funzionamento idonee a prevenire il rischio del compimento di illeciti nel loro interesse o a loro vantaggio, nel rispetto dei principi previsti dal decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, predisposte, ovvero verificate ed approvate dall'ente di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 19 marzo 2003, secondo tariffe, predeterminate e pubbliche, determinate sulla base del costo effettivo del servizio, attribuite allo stesso ente mediante riassegnazione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1999, n. 469. Dell'avvenuta adozione delle misure indicate al primo periodo viene data comunicazione al competente comitato di coordinamento finanziario regionale, per l'adozione delle rispettive iniziative ispettive e di verifica nei confronti dei soggetti che non risultino avere adottato le citate misure di organizzazione e funzionamento. Dall'attuazione del presente articolo non possono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

12. 01. (ex 12. 01.) Antonio Leone.

(Approvato)

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 9)

 

ARTICOLO 13 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 13.

(Disposizioni in materia di assicurazioni contro i rischi in agricoltura a seguito di calamità naturali).

1. Al fine di incentivare il passaggio dal sistema contributivo-indennizzatorio per danni all'agricoltura al sistema assicurativo contro i danni, l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 3, lettere b) e c), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, Fondo di solidarietà nazionale - interventi indennizzatori, viene ridotta di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006 e il corrispondente importo è destinato agli interventi agevolativi per la stipula di contratti assicurativi contro i danni in agricoltura alla produzione e alle strutture, di cui all'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi.

2. All'articolo 15 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. Per la dotazione finanziaria del Fondo di solidarietà nazionale-incentivi assicurativi destinato agli interventi di cui all'articolo 1, comma 3, lettera a), si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. Per la dotazione finanziaria del Fondo di solidarietà nazionale - interventi indennizzatori, destinato agli interventi di cui all'articolo 1, comma 3, lettere b) e c), si provvede a valere sulle risorse del Fondo di protezione civile, come determinato ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, nel limite stabilito annualmente dalla legge finanziaria».

3. Per gli stessi fini di cui al comma 1, per l'anno 2005, la dotazione del Fondo per la riassicurazione dei rischi, istituito presso l'Istituto per studi, ricerche e informazioni sul mercato agricolo (ISMEA), ai sensi dell'articolo 127, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è incrementata di euro 50 milioni, di cui euro 5 milioni da destinare preferenzialmente agli interventi di riassicurazione relativi ai fondi rischi di mutualità.

4. Per gli interventi previsti all'articolo 66, comma 3, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, la dotazione del Fondo di investimento nel capitale di rischio, previsto dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 22 giugno 2004, n. 182, è incrementata per il 2005 di 50 milioni di euro.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 13 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 13.

(Disposizioni in materia di assicurazioni contro i rischi in agricoltura a seguito di calamità naturali).

Sopprimere i commi 1 e 2.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005 i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con il presente articolo.

13. 1. (ex 13. 4.) Russo Spena, Giordano.

 

Al comma 1, sostituire le parole da: e il corrispondente fino alla fine del comma con le seguenti: . Il corrispondente importo è destinato:

a) nella misura di 45 milioni di euro agli interventi agevolativi per la stipula di contratti assicurativi contro i danni in agricoltura alla produzione e alle strutture, di cui all'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi;

b) nella misura di 5 milioni di euro agli interventi per lo sviluppo e l'attività dei fondi rischi di mutualità previsti dall'articolo 127, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Al fine di regolamentare i fondi rischi di mutualità di cui al comma 1, lettera b), il Ministro delle politiche agricole e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, con decreto da adottarsi, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce i criteri e le modalità per la costituzione ed il funzionamento dei fondi stessi.

*13. 2. (ex 13. 19. e 13. 25) Preda, Rava, Sedioli, Rossiello, Borrelli, Franci, Oliverio, Cazzaro, Lulli, Quartiani.

 

Al comma 1, sostituire le parole da: e il corrispondente fino alla fine del comma con le seguenti: . Il corrispondente importo è destinato:

a) nella misura di 45 milioni di euro agli interventi agevolativi per la stipula di contratti assicurativi contro i danni in agricoltura alla produzione e alle strutture, di cui all'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi;

b) nella misura di 5 milioni di euro agli interventi per lo sviluppo e l'attività dei fondi rischi di mutualità previsti dall'articolo 127, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Al fine di regolamentare i fondi rischi di mutualità di cui al comma 1, lettera b), il Ministro delle politiche agricole e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, con decreto da adottarsi, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce i criteri e le modalità per la costituzione ed il funzionamento dei fondi stessi.

*13. 3. (ex 13. 12.) Marcora, Ruggieri, Potenza, Squeglia, Lettieri, Banti.

 

Al comma 1, sostituire le parole da: e il corrispondente fino alla fine del comma, con le seguenti: . Il corrispondente importo è destinato:

a) nella misura di 45 milioni di euro agli interventi agevolativi per la stipula di contratti assicurativi contro i danni in agricoltura alla produzione e alle strutture, di cui all'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi;

b) nella misura di 5 milioni di euro agli interventi per lo sviluppo e l'attività dei fondi rischi di mutualità previsti dall'articolo 127, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Al fine di regolamentare i fondi rischi di mutualità di cui al comma 1, lettera b), il Ministro delle politiche agricole e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, con decreto da adottarsi, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce i criteri e le modalità per la costituzione ed il funzionamento dei fondi stessi.

*13. 4. (ex 13. 28.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Al comma 1, sostituire le parole da: e il corrispondente fino alla fine del comma, con le seguenti: . Il corrispondente importo è destinato:

a) nella misura di 45 milioni di euro agli interventi agevolativi per la stipula di contratti assicurativi contro i danni in agricoltura alla produzione e alle strutture, di cui all'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi;

b) nella misura di 5 milioni di euro agli interventi per lo sviluppo e l'attività dei fondi rischi di mutualità previsti dall'articolo 127, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Al fine di regolamentare i fondi rischi di mutualità di cui al comma 1, lettera b), il Ministro delle politiche agricole e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, con decreto da adottarsi, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce i criteri e le modalità per la costituzione ed il funzionamento dei fondi stessi.

*13. 5. (ex 13. 23.) Villetti, Intini, Boselli, Grotto, Pappaterra, Di Gioia, Buemi.

 

Al comma 1, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , nonché ai fondi mutualistici di cui all'articolo 127, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

13. 6. (ex 13. 26.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Al comma 1, aggiungere in fine il seguente periodo: Non potranno essere oggetto di interventi agevolativi i contratti assicurativi collegati a polizze integrative a copertura delle soglie di danno previste in conformità con quanto previsto dal punto 11.5 degli orientamenti comunitari in materia di aiuti di stato nel settore agricolo, di cui all'articolo 2, comma 2 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.

13. 7. (ex 13. 2.) Alberto Giorgetti, Canelli, Amoruso, Patarino.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

4-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2005, per i danni alle produzioni ed alle strutture ammissibili all'assicurazione agevolata, per le quali non risulta attiva alcuna forma di garanzia assicurativa, gli interventi compensativi di cui all'articolo 5, commi 2 e 3, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, sono stabiliti in misura gradualmente ridotta di un terzo per ciascun anno, entro il limite massimo di spesa pari a 30.000 euro per il 2005 e a 15.000 euro per il 2006.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, voce: Decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, Art. 70, comma 2, Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle entrate), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 15.000.

13. 8. (ex 13. 30.) Rava, Rossiello, Oliverio, Nicola Rossi, Preda, Sedioli, Franci, Borrelli, Finocchiaro, Lumia, Burtone.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

4-bis. All'articolo 13 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, dopo il comma 4-nonies sono aggiunti i seguenti:

«4-nonies.1. Alle aziende agricole ubicate nelle aree per le quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza idrica è concesso un contributo pari al 50 per cento delle spese sostenute per la sostituzione degli impianti di irrigazione attualmente in esercizio con impianti realizzati con tecnologie innovative a basso consumo idrico.

4-nonies.2. Le modalità e i parametri tecnici per la concessione del contributo di cui al precedente comma sono definiti con decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano».

Conseguentemente, all'articolo 37, Tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

13. 10. (ex 13. 29.) Pecoraro Scanio, Lion, Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Mazzuca, Realacci, Gambini, Boiardi, Cazzaro, Cialente, Lulli, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

4-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2005, per i danni alle produzioni ed alle strutture ammissibili all'assicurazione agevolata, per le quali non risulta attiva alcuna forma di garanzia assicurativa, gli interventi compensativi di cui all'articolo 5, commi 2 e 3, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, sono stabiliti in misura gradualmente ridotta di un terzo per ciascun anno. All'onere derivante dall'attuazione del presente comma, pari a 30 milioni di euro per l'anno 2005 e a 15 milioni di euro per l'anno 2006, si provvede a valere sulle risorse del Fondo di protezione civile, come determinato ai sensi dell'articolo 11 comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, nel limite stabilito annualmente dalla legge finanziaria.

13. 9. (ex 13. 32.) Rava, Rossiello, Oliverio, Nicola Rossi, Preda, Sedioli, Franci, Borrelli, Finocchiaro, Lumia, Burtone.

 

Dopo l'articolo 13, aggiungere il seguente:

Art. 13-bis. - (Interventi a sostegno della pesca e dell'acquacoltura) - 1. I sostegni di cui all'articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono estesi, nell'ambito dei fondi già stanziati, al settore della pesca e dell'acquacoltura.

2. I contributi, già stanziati, per gli investimenti in agricoltura, di cui all'articolo 11 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, e successivamente modificato dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289, si intendono estesi alle imprese che esercitano l'allevamento di prodotti ittici in acque marine, salmastre e dolci.

3. Al comma 19 dell'articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, dopo le parole: «e successive modificazioni», sono inserite le seguenti: «e comunque non minori del 30 per cento delle risorse annualmente disponibili, con priorità ai progetti già presentati ed istruiti».

13. 01. (ex 13. 01. parte ammissibile) Franci, Rava, Marcora, Borrelli, Rossiello, Preda, Sedioli, Oliverio, Sandi, Crisci.

 

Dopo l'articolo 13, aggiungere il seguente:

Art. 13-bis. - (Disposizioni per fronteggiare gravi crisi di mercato nel settore ortofrutticolo) - 1. Il Ministro delle politiche agricole e forestali è autorizzato a dichiarare lo stato di grave crisi di mercato per i prodotti del settore degli ortofrutticoli di cui al regolamento (CE) n. 2200/96 del Consiglio del 28 ottobre 1996, per i quali il prezzo medio unitario alla produzione praticato nei sei mesi precedenti alla data di entrata in vigore della presente legge sia inferiore del 30 per cento rispetto a quello dell'anno precedente.

2. A favore degli imprenditori agricoli, singoli ed associati, le cui produzioni risultano colpite dalla grave crisi di mercato si applicano le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102. Il contributo in conto capitale di cui alla lettera a) del comma 2 del suddetto articolo 5 è determinato nella misura dell'80 per cento e la percentuale dell'esonero parziale del pagamento dei contributi di cui all'articolo 8 del citato decreto legislativo n. 102 del 2004 è fissata nella misura del 50 per cento.

13. 02. (ex 13. 02.) Rava, Marcora, Rossiello, Preda, Sedioli, Borrelli, Franci, Oliverio, Sandi, Banti, Ruggieri, Potenza, Finocchiaro, Lumia, Nicola Rossi.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 10)

 

ARTICOLO 14 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Capo III

INTERVENTI IN MATERIA DI PERSONALE E ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA

 

 

Art. 14.

(Oneri contrattuali).

1. Ai fini di quanto disposto dall'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le risorse per la contrattazione collettiva nazionale previste dall'articolo 3, comma 46, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, a carico del bilancio statale, sono incrementate, a decorrere dall'anno 2005, di 56 milioni di euro.

2. Le risorse previste dall'articolo 3, comma 47, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, per corrispondere i miglioramenti retributivi al personale statale in regime di diritto pubblico sono incrementate, a decorrere dall'anno 2005, di 22 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195.

3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, comprensive degli oneri contributivi ai fini previdenziali e dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, costituiscono l'importo complessivo massimo di cui all'articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.

4. Per il personale dipendente dalle amministrazioni diverse da quelle statali trova applicazione l'articolo 3, comma 49, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

5. In aggiunta a quanto stabilito dai commi 1, 2, 3 e 4, con successivo provvedimento potranno essere riconosciuti ulteriori incrementi ove siano individuate, contestualmente, le corrispondenti misure di contenimento dei fattori incrementali della spesa di personale delle pubbliche amministrazioni.

5-bis. Il decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 225 del 24 settembre 2004, concernente le piante organiche degli enti di ricerca, si intende applicabile anche all'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2003.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 14 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo III

INTERVENTI IN MATERIA DI PERSONALE E ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA

 

ART. 14.

(Oneri contrattuali).

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni di euro con le seguenti: euro 2.477.348.066,30.

Conseguentemente, sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articolo 5 e articolo 11-bis, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5, 7 e 13, decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

2. Il numero 2) dell'articolo 3, comma 1, lettera d), della legge 7 aprile 2003, n. 80, è abrogato.

14. 1. (ex 14. 37.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Montecuollo, Widmann, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni di euro con le seguenti: euro 2.477.348.066,30.

Conseguentemente, sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Emersione di attività detenute all'estero). - 1. Le somme di danaro e le attività finanziarie rimpatriate da soggetti fiscalmente residenti in Italia ai sensi degli articoli da 12 a 20 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e dell'articolo 6 del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono sottoposti a tassazione con l'aliquota stabilita al comma 2 del presente articolo.

2. L'aliquota di cui al comma 1 è pari alla differenza tra 12,5 per cento e la percentuale applicata per le regolarizzazioni di cui alle leggi menzionate al comma 1.

3. La somma complessivamente dovuta in base ai commi 1 e 2 viene corrisposta ripartendola in misura eguale negli anni 2005, 2006 e 2007.

4. All'articolo 13 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, la parola «riservata» è ovunque soppressa. Al comma 3 del medesimo articolo, le parole da «senza indicazione» a «riservata» sono sostituite dalle seguenti: «indicando i nominativi dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione di cui al comma 1 e le attività finanziarie da loro rimpatriate».

5. L'articolo 15, comma 5, del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, è abrogato.

6. All'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono abrogate le parole da «relativamente» a «precedente».

14. 2. (ex 14. 38.) Guerzoni, Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Al comma 1, sostituire la parole: 56 milioni con le seguenti: 150 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

14. 3. (ex 14. 21.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni con le seguenti: 120 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 4. (ex 14. 45.) Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni con le seguenti: 28 milioni.

Conseguentemente:

al comma 2, sostituire le parole: 22 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro con le seguenti: 11 milioni di euro, di cui 8 milioni di euro;

 

al comma 4, aggiungere, in fine, le parole: , nel limite massimo di 32 milioni di euro.

14. 5. (ex 14. 31.) Sergio Rossi, Pagliarini.

 

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: , di cui 17 milioni di euro per l'anno 2005, da destinare alla separata area contrattuale della vicedirigenza di cui all'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

14. 6. (ex 14. 53.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 1 aggiungere il seguente:

1-bis. Le risorse finanziarie aggiuntive da destinare all'istituzione dell'apposita area contrattuale della vicedirigenza, prevista dall'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni ed integrazioni, anche al fine di garantire la funzionalità delle Amministrazioni dello Stato, sono determinate in 89 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005. Tali somme sono comprensive degli oneri contributivi ai fini previdenziali e delle imposte regionali sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'economia e delle finanze Decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'Organizzazione del Governo a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59 articolo 70, comma 2: Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle Entrate) apportare le seguenti variazioni:

2005: - 89.000;

2006: - 89.000;

2007: - 89.000.

14. 7. (ex 14. 52.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 1 aggiungere il seguente:

1-bis. Per favorire l'istituzione dell'area contrattuale della vicedirigenza, prevista dall'articolo 7 della legge 15 luglio 2002, n. 145, è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro annui a decorrere dal 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 30.000;

2007: - 30.000.

14. 8. (ex 14. 6.) Antonio Pepe, Alberto Giorgetti.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Le risorse già previste dall'articolo 3, comma 78, della legge n. 350 del 2003, poi abrogato dal decreto-legge 24 dicembre 2003, per corrispondere i miglioramenti retributivi al personale del comparto Ministeri appartenente alle ex carriere direttive, sono incrementate a decorrere dall'anno 2005, di 30 milioni di euro per finanziare l'istituzione dell'apposita area contrattuale della vice dirigenza, prevista dall'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni ed integrazioni, anche al fine di garantire la funzionalità delle Amministrazioni dello Stato. Tali somme sono comprensive degli oneri contributivi ai fini previdenziali e delle imposte regionali sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'economia e delle finanze decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'Organizzazione del Governo a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59 articolo 70, comma 2: Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle Entrate), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 30.000;

2007: - 30.000.

14. 9. (ex 14. 48.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. In aggiunta a quanto stabilito al comma 1, le risorse per la contrattazione collettiva previste dall'articolo 3, comma 46, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, sono incrementate per l'anno 2005 del 15,3 per cento.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 50 per cento.

2. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383 sono abrogati.

14. 10. (ex 14. 47.) Bulgarelli, Zanella.

 

Al comma 2, sostituire le parole: di 22 milioni di euro, di cui 20 milioni con le seguenti: di 425 milioni di euro, di cui 400 milioni.

Conseguentemente, all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: 500 milioni con le seguenti: 903 milioni.

14. 11. (ex 14. 26.) Bressa, Molinari, Squeglia, Lettieri, Rosato, Leoni, Lucidi, Minniti, Guerzoni, Amici.

 

Al comma 2, sostituire le parole: 22 milioni con le seguenti: 40 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

14. 12. (ex 14. 20.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori risorse, pari a 40 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005, sono destinate al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia, di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, per definire in sede di contrattazione e concertazione gli istituti economici finalizzati ad introdurre nel sistema retributivo parametrico il riconoscimento dell'anzianità di servizio e delle competenze maturate nel tempo.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, ridurre del 4 per cento gli accantonamenti relativi a tutti ministeri per ciascun anno del triennio 2005-2007.

14. 13. (ex 14. 24.) Molinari, Minniti, Angioni, Pisa, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori risorse pari a 35 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005 sono destinate al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195 per definire in sede di contrattazione e concertazione gli istituti economici finalizzati ad introdurre nel sistema retributivo parametrico il riconoscimento dell'anzianità di servizio e delle competenze maturate nel tempo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 14. (ex 14. 14.) Minniti, Bressa, Angioni, Pisa, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori 20 milioni di euro sono stanziati a decorrere dall'anno 2005 per i miglioramenti retributivi destinati alla dirigenza delle Forze Armate e delle Forze di polizia del comparto della sicurezza della difesa.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, ridurre del 2 per cento gli accantonamenti relativi a tutti i ministeri per ciascun anno del triennio 2005-2007.

14. 15. (ex 14. 23.) Molinari, Angioni, Pisa, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Minniti, Tanoni, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori 10 milioni di euro sono stanziati a decorrere dall'anno 2005 per i miglioramenti retributivi destinati alla dirigenza delle forze Armate e delle Forze di polizia del comparto sicurezza-difesa.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 16. (ex 14. 10.) Bressa, Angioni, Molinari, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Minniti, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Squeglia, Lettieri, Pisa.

 

Al comma 3, sostituire le parole: importo complessivo massimo con le seguenti: il 50 per cento dell'importo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressive sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con il presente provvedimento.

14. 17. (ex 14. 19.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: A decorrere dal 2005, è stanziata la somma di un milione di euro da destinare alla copertura delle spese connesse alla responsabilità civile ed amministrativa per gli eventi dannosi, non dolosi, causati a terzi dal personale delle Forze armate nello svolgimento delle proprie attività istituzionali.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

14. 26. (ex 14. 61.) Lavagnini, Fallica, Ascierto, Fontana, Cossiga.

 

Dopo il comma 3 aggiungere il seguente:

3-bis. Al fine di garantire una copertura assicurativa al personale delle Forze Armate per la responsabilità civile nei confronti di terzi sono stanziate a decorrere dall'anno 2005 risorse pari a 1 milione di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

14. 18. (ex 14. 11.) Molinari, Pinotti, Minniti, Angioni, Pisa, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Bressa, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. Al fine di garantire una copertura assicurativa al personale delle Forze Armate per la responsabilità civile nei confronti di terzi sono stanziate a decorrere dall'anno 2005 risorse pari a 1 milione di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

14. 19. (ex 14. 22.) Molinari, Pinotti, Minniti, Angioni, Pisa, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 4, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Le risorse previste dall'articolo 3, comma 49 della legge 24 dicembre 2003, n. 350 sono incrementate del 10 per cento,

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005-2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione e calcolata in dodicesimi.

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

14. 20. (ex 14. 18.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

4-bis. A partire dall'anno 2005, al fine di favorire una più efficiente ed economica redistribuzione delle risorse umane ed evitare il persistere di squilibri di organico nell'ambito del territorio nazionale, si prevede, in presenza di eccedenze di personale derivanti dal trasferimento di competenze, che le pubbliche amministrazioni attuino la mobilità obbligatoria nei confronti dei dipendenti che si vengano a trovare in condizioni di soprannumero.

14. 21. (ex 14. 34.) Pagliarini, Sergio Rossi.

 

Al comma 5, sostituire le parole da: ove siano fino alla fine del comma, con le seguenti: in conseguenza della contrattazione nazionale.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

2. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso;

Art. 37-ter - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con la presente legge.

2. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

3. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

Art. 37-quater - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

2. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 è sostituito dal seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-quinquies - 1. Gli articoli 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-sexies - 1. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a partire dal reddito maturato nell'anno 2004.

14. 22. (ex 14. 17.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Al comma 5-bis, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Il medesimo decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004 si intende applicabile anche al Ministero per i beni e le attività culturali, al Ministero della giustizia, al Ministero della salute e all'Agenzia del territorio per l'assunzione dei lavoratori con contratti di lavoro a tempo determinato, prorogati ai sensi dell'articolo 3, comma 62, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

14. 701. Guerzoni, Cordoni, Gasperoni, Motta, Bellini, Innocenti, Trupia, Diana, Sciacca.

 

Dopo il comma 5-bis, aggiungere il seguente:

5-ter. Al fine di favorire la riorganizzazione delle Forze armate il fondo unico di amministrazione del personale civile della difesa è incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2005-2007, finalizzati alla realizzazione di un programma straordinario di formazione e di riqualificazione del personale civile connesso con le esigenze della ristrutturazione delle Forze armate.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 23. (ex 14. 13.) Pisa, Pinotti, Minniti, Angioni, Ruzzante, Lumia, Luongo, Rotundo, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

5-ter. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse alla professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

Conseguentemente:

dopo l'articolo 35, aggiungere il seguente:

Art. 35-bis (Riduzione dell'imposta regionale sulle attività produttive). 1. All'articolo 11 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, dopo il comma 1-bis è inserito il seguente:

1-ter. Per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere da a) ad e), sono ammessi in deduzione, fino all'importo di euro 200.000 i costi di cui al comma 1, lettera b), n. 1), 3) e 4).

all'articolo 36, comma 19:

sostituire le parole: con una ritenuta unica del 10 per cento, con le seguenti: con una ritenuta unica del 15 per cento.

sostituire le parole: con una ritenuta unica del 10 per cento con le seguenti: con una ritenuta unica del 15 per cento.

all'articolo 37, Tabella C gli stanziamenti per gli anni 2005 e 2006 sono ridotti fino al 5 per cento.

14. 27. (ex 35. 03 nuova formulazione). Sergio Rossi.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

5-ter. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità, nonché quelle relative alle categorie protette. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

14. 24. (ex 14. 32.) Sergio Rossi, Pagliarini, Dario Galli.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

5-ter. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

14. 25. (ex 14. 33.) Sergio Rossi, Pagliarini, Dario Galli.

 

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. - 1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto da emanare entro il 30 settembre di ciascun anno, procede alla ricognizione della percentuale pari alla differenza tra il tasso d'inflazione programmata previsto dal documento di programmazione economico-finanziaria per il medesimo anno e la variazione media dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rilevata dall'istituto nazionale di statistica per i dodici mesi precedenti la suddetta data.

2. I datori di lavoro pubblici corrispondono ai propri dipendenti, in occasione del periodo di paga relativo al mese di gennaio, una somma determinata applicando alla retribuzione di cui all'articolo 27 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n. 797, e successive modificazioni, corrisposta nell'anno solare precedente, la percentuale determinata dal decreto di cui al comma 1.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

2. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso;

Art. 37-ter - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con la presente legge.

2. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

3. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

Art. 37-quater - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

2. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 è sostituito dal seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-quinquies - 1. Gli articoli 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-sexies - 1. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a partire dal reddito maturato nell'anno 2004.

14. 01. (ex 14. 014.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni, Pistone, Sgobio.

 

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. - 1. In relazione alle esigenze determinate dal processo di perequazione dei trattamenti economici della dirigenza scolastica, le risorse integrative per il Contratto della V area dirigenziale sono determinate in 100 milioni di euro a decorrere dal 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 100 milioni;

2006: - 100 milioni;

2007: - 100 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 02. (ex 14. 015.) Capitelli, Sasso, Grignaffini, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci.



 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

544.

 

Seduta di GIOVEDì 11 novembre 2004

 

presidenza del vicepresidente PUBLIO FIORI

indi
DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

DEL PRESIDENTE  PIER FERDINANDO CASINI

E DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (5310-bis) (ore 10,50).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005).

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 2).

Avverto altresì che prima della seduta sono stati ritirati l'emenda­mento 28.600 della Commissione, nonché gli emendamenti Zeller 22.29 e Vigni 35.67. È stato altresì ritirato l'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 20.061.

Avverto che, alla luce dei criteri richiamati nella seduta del 9 novembre, la Presidenza non ritiene ammissibili per estraneità di materia i seguenti emendamenti: 29.600 della Commissione limitatamente al capoverso 5-bis, che interviene con disposizioni di carattere settoriale, prevedendo un contributo alle imprese di autotrasporto aventi sede in Sardegna, che non appare peraltro direttamente finalizzato a garantire la continuità territoriale; 36.301 della Commissione, in quanto di carattere ordinamentale. L'emendamento estende infatti l'ambito delle categorie professionali autorizzate alla trasmissione in via telematica di bilanci al registro delle imprese. Per le medesime ragioni risulta altresì inammissibile l'emendamento Maninetti 36.197, di analogo contenuto.

Sono inoltre inammissibili per estraneità di materia gli emendamenti Angioni 15.34 (ex 15.103), recante rideterminazione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 22 della legge 26 marzo 2001, n. 128, in materia di tutela della sicurezza dei cittadini, nonché Patria 36.187 (ex 36.542), in materia di impianti pubblicitari di spazi destinati ad affissioni. Ricordo, peraltro, che entrambi gli emendamenti recano testo analogo identico a quello di altri emendamenti già dichiarati inammissibili per estraneità di materia in Commissione bilancio (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 1).

Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 14 e il relatore e il Governo hanno espresso il parere.

 

(Ripresa esame dell'articolo 14 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 3).

 

MAURO AGOSTINI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, approfitto non solo della sua cortesia ma anche del fatto che siamo in attesa del decorso dei venti minuti regolamentari per riprendere...

 

PRESIDENTE. Vorrei pregare i colleghi che si trovano nell'emiciclo di consentire ai rappresentanti del Governo di seguire la seduta.

 

MAURO AGOSTINI. Dicevo che forse può essere utile riprendere alcuni argomenti che già ieri alcuni colleghi dell'opposizione hanno sottoposto al Governo e sui quali, devo dire con franchezza, il sottosegretario Vegas ha avuto la cortesia di fornire una risposta senza, tuttavia, alcun riferimento di merito. Mi permetto allora di riprendere sinteticamente questi argomenti, che presentano due componenti, una delle quali riguarda l'effettivo stato della finanza pubblica sul quale, mi pare, oggi non si possa che esprimere un giudizio di profonda preoccupazione. Stiamo esaminando e discutendo la legge finanziaria senza alcun riferimento certo all'effettivo stato della finanza pubblica e dei conti pubblici.

Ricapitolo brevissimamente le questioni che già abbiamo posto e che continueremo a porre.

Il primo problema è che il Governo non riesce ancora, nonostante le considerazioni svolte ieri dal sottosegretario Vegas, a fare il punto sul tasso di realizzazione della manovra di correzione realizzata con il decreto n. 168 del luglio scorso. Il secondo problema è che sono stati stanziati 24 miliardi di euro per la copertura della legge finanziaria sui quali non c'è alcuna certezza, né sul versante delle coperture, né sul versante del taglio delle spese. Mi riferisco in particolare...

 

PRESIDENTE. Onorevole Castellani, la prego...

 

MAURO AGOSTINI. ...sia ai 9 miliardi di tagli delle spese previste, sia ai 7 miliardi di entrate che dovrebbero far parte della legge finanziaria.

Terzo punto: è vero, sottosegretario Vegas, che non vi è alcun obbligo giuridico per il Governo di rispondere alle osservazioni del Fondo monetario internazionale, anche se vorrei sottolineare come sia abbastanza singolare che un uomo di Governo come Vegas si appigli a tale considerazione. Il Fondo monetario internazionale ha posto, però, un problema molto serio e pesante: per mantenere il rapporto deficit/PIL entro il 3 per cento vi è bisogno, in questa situazione, di un'ulteriore manovra che copra 5-6 miliardi di euro, cioè mezzo punto di PIL.

Quarto punto: il Presidente del Consiglio ieri ha tenuto una conferenza stampa. Da tale conferenza emergerebbe - uso il condizionale perché anche dalla lettura dei giornali di questa mattina non si hanno maggiori chiarimenti - che sono previsti sgravi fiscali per quanto riguarda l'IRAP per 3,5 miliardi nel 2005 e 7,5 miliardi nel 2006. Dunque, chiedo ancora sommessamente quale sia la copertura di tali interventi, in particolare quale sia la copertura dei 3,5 miliardi che riguardano il 2005. Come si innestano con le considerazioni che stiamo svolgendo oggi? Che tipo di interventi si pensa di fare con il collegato e, comunque, per portare a compimento questa legge finanziaria?

Signor Presidente, mi consenta inoltre una considerazione conclusiva: non vi è alcuna certezza per quanto riguarda i conti pubblici. Siamo in presenza di una crisi profonda della finanza pubblica rispetto alla quale il Governo deve dare subito risposte al Parlamento, ma siamo in presenza anche di un fallimento politico che non possiamo non sottolineare. Si tratta di un fallimento perché, dalle sbandierate promesse di questi mesi, possiamo dire davvero che di nuovo la montagna ha partorito un topolino. In questi giorni si era investito tanto da parte del Presidente del Consiglio su una generalizzata e molto profonda riduzione fiscale che doveva essere l'innesco della ripresa nel nostro paese. Già dicevamo ieri come non vi sia alcun fondamento teorico e di fatto rispetto a tale possibilità. Oggi siamo in presenza di un fallimento anche da questo punto di vista.

Come ho detto ieri, vi sono state due storie in questi anni: una reale, quella dell'aggravamento della pressione fiscale da parte del Governo, e l'altra virtuale, quella delle promesse. Oggi queste due storie si congiungono nel fallimento totale. Un non dimenticato ministro dell'economia, Giulio Tremonti, disse che non si sarebbe mai prestato alla «macelleria sociale».

 

PRESIDENTE. Onorevole Agostini...

 

MAURO AGOSTINI. Vorrei chiedere al Governo se il cambio del ministro dell'economia non possa significare che per coprire tali riduzioni si passa ad una macelleria sociale vera, autentica, qual è la riduzione di prestazioni dello Stato sociale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta del collega Agostini nel tentativo di conoscere la posizione del Governo sulla questione delle coperture. Un film degli anni Settanta, se ricordo bene, si intitolava Stati progressivi di allucinazione: credo che siamo all'interno di tale tipo di logica. Il Governo ha frammentato gli interventi sulla finanza pubblica e continua a frammentarli in varie iniziative, in vari provvedimenti, nella speranza di modificare la percezione che i cittadini hanno...

 

PRESIDENTE. Onorevole Piglionica, la prego...

 

GIULIO SANTAGATA. ...della gravità e del peso di tali interventi. Tuttavia, se può funzionare in termini comunicativi, tale frammentazione non riesce comunque a modificare la realtà dei fatti. Abbiamo un decreto da 7,5 miliardi, il n. 168, di cui non conosciamo ancora la reale portata in termini di effetti e di coperture.

Siamo nel pieno della discussione della manovra da 24 miliardi prevista nel progetto di legge finanziaria ed a questa si aggiunge una segnalazione del Fondo monetario internazionale che indica, per mantenere il deficit al 2,7 per cento del PIL, un fabbisogno di ulteriori cinque miliardi; in tale quadro, ieri ci è stata comunicata un'iniziativa di diminuzione delle imposte con un taglio dell'IRAP per un importo di circa 3 miliardi. Ebbene, non riusciamo a capire come tutto questo possa stare insieme, su cosa tali decisioni si basino, quale possa essere la credibilità complessiva di questa manovra. Risulta molto complicato discutere serenamente del progetto di legge finanziaria in un quadro che non é fermo, né certo, né trasparente. Ritengo che il Governo farebbe bene a fornire quelle risposte che da giorni stiamo chiedendo per consentirci davvero di comprendere ciò di cui stiamo discutendo e ciò che stiamo decidendo. È facile cancellare dalla memoria i tagli e rinverdire le promesse di minori imposte; noi siamo però qui a ricordare agli italiani che, a tutt'oggi, si sono già superati i 30 miliardi di euro di tagli e di maggiori entrate in attesa della promessa di 3 miliardi di euro di minori imposte. Il rapporto è di uno a dieci: credo che in queste condizioni parlare di reale alleggerimento per le tasche degli italiani e di impulso alla nostra economia sia quanto meno difficile (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

ROBERTO VILLETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Avverto i colleghi che mi ha segnalato l'intenzione di intervenire, dopo l'onorevole Villetti, anche l'onorevole Gianni: dopo tali interventi non concederò ad altri di prendere la parola su tale argomento, in quanto l'articolo 41 del regolamento non lo consente e soprattutto perché dobbiamo riprendere l'esame del progetto di legge finanziaria. Ha facoltà di parlare, onorevole Villetti.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, anch'io mi associo agli interrogativi che sono stati posti ieri dall'opposizione e riproposti oggi dagli interventi degli onorevoli Agostini e Santagata. Oggi abbiamo un quadro più preciso delle osservazioni mosse dal Fondo monetario internazionale. Ieri abbiamo ascoltato il sottosegretario Vegas dire che il Governo non è obbligato a replicare alle critiche che vengono formulate da un organismo internazionale pur autorevole. Noi ripetiamo con molta sinteticità quelle osservazioni: l'obiettivo che il Governo italiano si è prefissato di perseguire per il 2005 in relazione alla misura del deficit - il 2,7 per cento del PIL - è soggetto, secondo il Fondo, a rischi sostanziali: lo scostamento potrebbe essere pari allo 0,4 per cento del PIL (circa 5 o 6 miliardi di euro). Lo scostamento che si potrebbe verificare nella crescita si ripercuoterà in modo evidente sulle entrate, per le quali il Fondo monetario prevede un minore introito calcolato attorno allo 0,2 per cento del PIL. Un altro scostamento dello 0,2 per cento del PIL, sempre in termini negativi, bisognerebbe metterlo in conto in quanto è probabile, sulla base delle passate esperienze, che l'Eurostat non autorizzi lo scorporo dell'ANAS dal settore pubblico.

Ci troviamo pertanto in una situazione nella quale le previsioni di crescita sono messe in discussione, essenzialmente per effetto dell'aumento dei prezzi petroliferi e dell'andamento del cambio (più precisamente, dell'aumento di valore dell'euro). Si tratta, sottosegretario Vegas, relatore Crosetto, di osservazioni puntuali, avanzate dal Fondo monetario internazionale e riportate in aula dall'opposizione per avere una risposta esauriente.

A questo aggiungo solo che la destinazione, per il 2005, di 5 miliardi per la riduzione dell'IRAP, per il «pacchetto famiglia» e per il potenziamento degli interventi per la ricerca, apre un altro forte interrogativo sulle modalità di reperimento di queste risorse. Siccome il mistero degli sgravi fiscali per le famiglie è stato risolto, nel senso che gli stessi sono stati rinviati, vorremmo conoscere la soluzione di questo nuovo enigma, perché non vogliamo trovarci, signor Presidente, di fronte ad una finanziaria che si presenta come una settimana enigmistica.

 

ALFONSO GIANNI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, vorrei associarmi alle considerazioni svolte dai colleghi Agostini, Santagata e Villetti, anche se le motiverò da un angolo visuale un po' diverso. Il collega Santagata ricordava il titolo di un film degli anni Settanta; a me, invece, è venuto in mente un altro film, addirittura precedente, del 1968, di un artista tedesco, Kluge, il quale mandò in circolazione una pellicola dall'emblematico titolo Artisti sotto la tenda del circo: perplessi. Ecco, io penso che tale titolo indichi il nostro stato d'animo, con la differenza che noi non siamo artisti e che quella che sta sulla nostra testa è la cupola dell'aula di Montecitorio e non la tenda di un circo (il che, nella fattispecie, è un'aggravante!).

Svolgo questa considerazione non solo e non tanto sulla base delle valutazioni del Fondo monetario internazionale, perché personalmente, signor Presidente, ho un'opinione diversa da quella di altri colleghi sull'autorevolezza del Fondo monetario internazionale; la prego, peraltro, di credere che la mia opinione, discutibile per definizione, tuttavia non è isolata: basta leggere cosa ha scritto, in due libri recentemente tradotti in italiano, un premio Nobel per l'economia come Stiglitz (che se ne intendeva) a proposito dei fallimenti previsionali o delle malversazioni del Fondo monetario internazionale. Tuttavia non è questo il punto, perché anche se guardiamo la questione da un altro punto di vista si arriva alle stesse conclusioni dei colleghi Agostini, Santagata e Villetti.

Se guardiamo a cosa la legge finanziaria abbia significato nel nostro ordinamento e nel nostro modo di lavorare, dal 1978 in poi, possiamo vedere come essa sia andata, via via, sempre più snaturandosi. È vero che il Presidente del Consiglio ha dichiarato che questa potrebbe essere l'ultima finanziaria e che, insomma, basta con questa mania dei deputati di pretendere di votare sulle voci e sui dettagli di bilancio, come se invece la sessione di bilancio non fosse, in tutte le conclamate democrazie bipolari, come quelle di stile anglosassone, l'unico reale contrappeso al potere presidenziale. Tuttavia, questa nostra legge finanziaria viene di fatto già svuotata - senza che le minacce del Presidente del Consiglio vengano ancora messe in atto - dal sistema dei collegati, in particolare dei collegati fantasma. Qui si parla di una riforma fiscale: al riguardo, mi pare che la montagna della maggioranza abbia partorito un topolino, che viene rimandato nel tempo, e che peraltro non si capisce di che colore, pelo e razza esattamente sia. Allo stesso modo si parla di un collegato per lo sviluppo, che al momento è però un collegato fantasma.

Dunque, noi ci troviamo in una condizione in cui la sessione di bilancio perde totalmente i suoi contorni e la sua rilevanza, senza che vi sia certezza in ordine alla materia sulla quale discutere (pur restando il fatto che gli emendamenti devono essere presentati dapprima in Commissione). Se a questa condizione, che è preesistente e che deriva dalla responsabilità del Governo e delle forze di maggioranza, noi aggiungiamo la nuova condizione, determinatasi per effetto del voto di questo Parlamento (che è voto sovrano!), delle assenze della maggioranza e dei suoi contrasti interni - mi riferisco alla prima votazione in Assemblea sulla manovra finanziaria, che ha fatto saltare il saldo netto da finanziare -, noi siamo allora privi di qualunque rete: il circo è privo di qualunque contorno, di qualunque rete, di qualunque punto di riferimento!

Stiamo discutendo e legiferando senza parametri, dopo che, per anni, ci è stata imposta la logica dei medesimi, anche ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione. Questa è la condizione in cui ci troviamo.

Non si può sottovalutare questo tema e risolvere il problema in camera caritatis, semplicemente saltando da un argomento all'altro degli articoli del disegno di legge finanziaria. Ieri abbiamo trattato una parte delle questioni attinenti al Mezzogiorno; forse oggi proseguiremo nell'esame di tematiche riguardanti il pubblico impiego e, chissà, guardando i banchi del Governo, si può forse intuire che tra poco verrà affrontata la questione della scuola, saltellando e piluccando come le galline sull'aia di qui e di là, senza costrutto. In questo modo, si perde comunque il filo di una politica economica, qualunque essa sia, e si priva, peraltro, questo Parlamento di uno degli aspetti fondamentali che riguardano la decisione della vita materiale dei cittadini su cui dovrebbe articolarsi la dialettica tra maggioranza e opposizione.

Queste sono le ragioni leggermente diverse, ma convergenti, per cui mi associo al senso delle dichiarazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Delbono 14.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

 

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, mi vorrei riferire, in particolare, alla dichiarazione che ieri sera il sottosegretario Vegas ha reso a quest'aula, riportata nel resoconto stenografico di oggi. Nella suddetta si afferma che i vecchi accordi sindacali del 1992 e del 1993 vengono applicati ed il finanziamento della contrattazione pubblica è previsto sulla base di quelle regole.

Vorrei ricordare al sottosegretario Vegas alcune questioni che riguardano l'accordo del 1993. La prima è la seguente: vengono rinnovati i contratti del biennio (2004-2005) sulla base dell'inflazione programmata e dell'inflazione reale del biennio precedente, vale a dire operando la differenza tra inflazione programmata e inflazione reale. Ci troviamo, però, in una situazione di ritardo spaventoso nel rinnovo di questi contratti (siamo al dicembre 2004); quindi, continuare a rinnovare il contratto del 2004 sulla base dell'inflazione programmata significa fare una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché nel 2004 si registra un'inflazione reale che è nettamente superiore all'inflazione programmata (vi è una differenza dello 0,5-0,6 per cento).

La seconda questione è la seguente: l'inflazione programmata per il 2005 è stata definita non sulla base degli accordi del 1993, ma secondo la decisione unilaterale del Governo. Gli accordi del 1993 sono chiari: secondo i suddetti, l'inflazione programmata, che è stata una grande conquista per quanto riguarda la lotta all'inflazione, deve essere decisa coerentemente e collegialmente dal Governo, dalle imprese e dal sindacato. L'aver deciso unilateralmente questo dato significa nei fatti lavorare per una diminuzione del valore reale delle retribuzioni.

Terza questione: poiché vi è una differenza palese tra l'inflazione programmata del biennio 2002-2003 e quella reale, combinando questi tre fattori (quello relativo al 2004 in cui si registra l'inflazione reale, quello relativo alla decisione unilaterale adottata per il 2005 e quello relativo al periodo 2002-2003 in cui occorre coprire la differenza che si è determinata), ci accorgiamo che il previsto stanziamento del 3,7 per cento è assolutamente inadeguato per rinnovare i contratti pubblici. Penso che questo sia un grande errore che apre una questione di conflitto sociale nel paese di cui lo stesso non ha bisogno. Il paese avrebbe bisogno, infatti, di riprendere fiducia.

Aprire conflitti sociali gratuitamente significa muoversi in maniera contraddittoria con le dichiarazioni che, a tale riguardo, si rendono continuamente.

Poiché sono convinto - come dichiarato dal sottosegretario Vegas - che quegli accordi si vogliano rispettare, ritengo che si debba essere coerenti. Pertanto, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Delbono 14.1 e chiedo inoltre al Governo di aggiornare questo stanziamento assolutamente insufficiente a rinnovare i contratti. Tanto è vero che, in un recente incontro, cosiddetto riservato, tra il Governo e le organizzazioni sindacali - tanto riservato che era scritto su tutti i giornali -, lo stesso Governo ha offerto il 5,2 per cento a fronte del 3,7 per cento che qui ci viene proposto.

Allora, o il sottosegretario Vegas non è informato di ciò che fa il ministro Siniscalco o c'è qualcosa che non funziona in questo testo. Dunque, sarebbe giusto aggiornare il testo e attivarsi coerentemente, in quanto questo serve alle relazioni sociali del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per chiedere un chiarimento che elimini alcune incertezze, peraltro relativamente ad una questione sollevata anche nel dossier redatto dal Servizio studi.

Poiché nei commi 1 e 2 dell'articolo 14 non è precisato l'ammontare delle risorse destinate al rinnovo dei contratti - infatti, si fa semplicemente riferimento, in una logica incrementale, alla finanziaria dello scorso anno - e nel frattempo sono intervenute disposizioni legislative che hanno modificato quella entità anche in via migliorativa, chiedo al Governo di chiarire se l'importo a cui si fa riferimento sia quello che tiene conto delle variazioni intervenute a seguito di nuove disposizioni legislative oppure se rimane fissa la cifra iscritta in finanziaria.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

 

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, sono convinto che siamo di fronte ad un testo che verrà modificato sicuramente dal Senato. Credo quindi che il Governo dovrebbe essere assai più serio nel corso di questo dibattito, sapendo bene che la cifra stanziata per i rinnovi contrattuali relativi al 2005, che si sommano ovviamente alle risorse stanziate nella finanziaria 2004, non sarà quella che alla fine registreremo con la finanziaria 2005. Infatti, se così fosse - ha ragione l'onorevole D'Antoni - si andrebbe incontro ad un fortissimo conflitto sociale.

Non si può immaginare di realizzare un risparmio sul potere di acquisto dei salari che, nel corso di questi anni, hanno subito un'erosione registrata non solo da istituti contestati come l'Eurispes, ma anche da istituti riconosciuti come l'Istat. Tant'è che l'Istat ha affermato che rivedrà il paniere.

In questo caso, le risorse stanziate riguardano le spese per il personale, da spalmarsi nel biennio 2004-2005, incrementate del 3,7 per cento. Ebbene, occorre anche ricordare che queste spese complessive per il personale non riguardano solo i rinnovi della contrattazione, quindi i contratti, ma anche tutte le altre spese relative ad esempio alle assunzioni, alle riqualificazioni, alle missioni. Il che significa che il 3,7 per cento non sarà interamente destinato al rinnovo dei contratti per il pubblico impiego, per il quale sarà destinata una cifra assai inferiore.

Quindi, immaginiamo che lo stanziamento di 56 milioni di euro, quale differenziale tra tasso di inflazione programmata e tasso di inflazione reale, non avrà alcun tipo di riscontro alla fine di questo percorso. Chiediamo dunque che si approvi questo emendamento o, perlomeno, che il Governo, tra il 3,7 e l'8 per cento, giunga ad una cifra che garantisca davvero una difesa del potere d'acquisto dei salari del pubblico impiego.

Ieri, si è discusso esclusivamente del comparto della difesa e della sicurezza. In realtà, l'articolo riguarda tutto il pubblico impiego e, quindi, immagino che molto presto il Governo dovrà fare marcia indietro. Infatti, è stato ricordato come autorevoli esponenti del Governo, tra cui il Vicepresidente del Consiglio Fini - che presto andrà al Ministero degli esteri, pur di non rispettare gli impegni assunti nel settore del pubblico impiego - e il ministro dell'economia e delle finanze, Siniscalco, abbiano già garantito alle organizzazioni sindacali un'attenzione assai diversa da quella registrata nel testo dell'articolo. Per tali ragioni, chiediamo l'approvazione dell'emendamento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, anche io vorrei argomentare le ragioni che hanno portato alla presentazione di questo emendamento. Tre milioni e mezzo di lavoratori non avranno la possibilità di veder siglato il proprio contratto, se nella legge finanziaria lo stanziamento attualmente previsto resterà inalterato. Tale stanziamento corrisponde a 56 milioni di euro, che sommato a quello dalla finanziaria dello scorso anno, prevede sostanzialmente un incremento del 3,7 per cento delle risorse per i contratti. Si tratta di una realtà ormai appurata. Infatti, con il 3,7 per cento non si riesce a coprire il recupero dell'inflazione per il biennio 2002-2003, non si risponde all'inflazione reale del 2004, ormai stimata, né si riesce a rispondere all'inflazione prevista - o perlomeno prevedibile - per il 2005. Inoltre, non esiste alcuna risorsa per incrementare la produttività.

Quindi, occorre aumentare le risorse; tale aumento, inoltre, si rende indispensabile anche per ragioni di giustizia. Infatti, non possono esistere tornate contrattuali troppo prolungate nel tempo. Diversi istituti economici molto autorevoli hanno constatato che una delle ragioni della perdita del potere di acquisto di salari e stipendi consiste nel fatto che i rinnovi contrattuali non avvengono alla data della loro scadenza, bensì con fortissimi ritardi. In proposito, vorrei ricordare che, oltre al recupero dell'inflazione reale per il biennio 2002-2003, la sottoscrizione dei contratti per moltissime categorie di lavoratori del pubblico impiego ha avuto luogo soltanto nel 2004. Addirittura, esistono alcuni comparti che non hanno neppure concluso tale vertenza, come ha confermato il ministro Mazzella. Quindi, il ritardo nella sottoscrizione dei contratti è un modo per intaccare ulteriormente il potere di acquisto dei salari e degli stipendi.

Inoltre, esiste una ragione ulteriore, che va oltre questa constatazione elementare di giustizia e che ci porta ad affermare quanto sia giusto incrementare le risorse per arrivare ad una trattativa e ad un accordo con le organizzazioni sindacali. Mi riferisco alla trasparenza che devono avere i nostri conti pubblici. Come ha già osservato l'onorevole D'Antoni e come possiamo anche leggere sui giornali di oggi, da parte del Governo si è avuta la disponibilità ad aumentare le risorse, preso atto che la percentuale del 3,7 per cento non è sufficiente. Qualcuno ha parlato del 5,2 per cento, qualcun altro ha quantificato la cifra in circa un miliardo di euro. Ebbene, non credo che sia giusto, per questioni di trasparenza e per lo stato dei conti pubblici, avere una legge finanziaria che non affronta questo tema, né dal punto di vista degli stanziamenti, né da quello del reperimento delle risorse.

Infatti, rischiamo di votare una legge finanziaria che non affronta il problema e, successivamente, di trovarci di fronte alla prospettiva di bloccare il turn-over o di reperire le risorse senza averne preventivamente indicato il modo, per dare una risposta giusta ed equilibrata alle richieste contrattuali. Insomma, si falsa la trasparenza dei conti pubblici.

In sostanza, vi chiediamo di fare un atto di trasparenza. Non volete che la cifra da stanziare nella finanziaria sia quella da noi suggerita nell'emendamento in oggetto? Allora indicatene un'altra, ma è vostro dovere farlo, per dare la certezza ai lavoratori di avere un contratto e per far sapere al paese in quale modo reperirete la copertura di quello stanziamento. Se il vostro emendamento non vi piace, indicate comunque una cifra. Non potete semplicemente dire «no» alle proposte da noi avanzate, in quanto esse rispondono, oltre che a criteri di giustizia per il mondo del lavoro, anche a criteri di trasparenza dei conti pubblici (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delbono 14.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464

Votanti 462

Astenuti 2

Maggioranza 232

Hanno votato 202

Hanno votato no 260).

Passiamo all'emendamento Guerzoni 14.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI. Senatore Vegas, lei spesso è chiamato a svolgere in Parlamento un ruolo non piacevole, che fa parte del suo ufficio. Tuttavia, le consiglierei di sospendere la discussione sull'argomento, perché, come può constatare leggendo i giornali, è assolutamente evidente che le decisioni assunte dalla maggioranza e dal Consiglio dei ministri sono diverse da quelle contenute nell'articolo in esame. La cifra sarà probabilmente differente rispetto a quella proposta dal nostro emendamento. Tuttavia, sta di fatto che, come ha ricordato il collega D'Antoni, il Governo ha già comunicato informalmente ai sindacati che predisporrà una diversa copertura per i rinnovi contrattuali e il ministro dell'economia e delle finanze lo ha addirittura annunciato del corso di una conferenza stampa, insieme con altri esponenti della maggioranza.

Di conseguenza, il nodo mi sembra risolto. Lasciamo stare la sua interpretazione degli accordi del 23 luglio 1993 e del rapporto con l'inflazione programmata, che è destituita di fondamento. Lasciamo perdere il fatto che era programmata una riduzione delle retribuzioni del settore pubblico. Ci troviamo di fronte ad un fatto politico nuovo. Signor sottosegretario, lei non la racconta giusta sulla linea del Governo. Quest'ultimo e la sua maggioranza hanno già deciso che al settore pubblico non si può che riconoscere un aumento contrattuale diverso, con uno stanziamento più alto rispetto a quello previsto dal testo al nostro esame. Le chiedo pertanto di avere rispetto del Parlamento, sia della maggioranza sia della minoranza, e di modificare il testo licenziato dalla Commissione, almeno introducendo le cifre effettive che il Governo sta decidendo, consentendo all'opposizione di presentare le proprie proposte tenendo conto della nuova base di partenza. Il fatto che lei ci proponga il falso è francamente disdicevole per la sua persona, per il Governo e per la maggioranza.

È auspicabile che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Nel caso specifico, è irresponsabile chiedere alla vostra maggioranza di respingere gli emendamenti dell'opposizione sulla base di un testo che vi state impegnando a modificare, al punto che il responsabile del suo dicastero lo ha già dichiarato alla stampa: per favore, legga i giornali e torni in Parlamento con le nuove cifre (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

 

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, intendo richiamare l'attenzione su una questione relativa ai dirigenti scolastici. La legge n. 59 del 1997 ha riconosciuto alle scuole l'autonomia didattica, finanziaria e organizzativa, e un successivo decreto ha attribuito alla funzione di capo d'istituto il ruolo dirigenziale.

La scuola avrebbe potuto far scaturire al suo interno profonde e positive trasformazioni e questo non è accaduto a causa della politica miope e contraddittoria di questo Governo, che non ha favorito né la cultura dell'autonomia, né il normale processo di progressivo affrancamento delle scuole dal ministero previsto dal decentramento della legge n. 59 del 1997. Quindi, dall'alto è stato impedito un reale processo di profonda e proficua innovazione e trasformazione della scuola. Al processo di decentramento si è opposta una politica centralizzatrice della quale ha fatto le spese tutta la comunità scolastica ed in particolare la dirigenza. Essa è stata privata della sua autonomia e della sua libertà perché assoggettata, con la legge Frattini, alla gerarchia ministeriale, a sua volta strettamente legata al ministro. Ebbene, assoggettata a tutto questo, non è stata nemmeno premiata dal precedente contratto, che ha tolto anziché dare ai dirigenti scolastici. Noi chiediamo che venga riconosciuto che nella legge finanziaria ci sia una postazione per il rinnovo contrattuale dei dirigenti scolastici.

PRESIDENTE. Rivolgo un saluto agli alunni e agli insegnanti della III C della scuola media Masini di Roma che sono presenti in tribuna (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 14.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 441

Maggioranza 221

Hanno votato 191

Hanno votato no 250).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sergio Rossi 14.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 460

Votanti 458

Astenuti 2

Maggioranza 230

Hanno votato 51

Hanno votato no 407).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 14.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 460

Votanti 456

Astenuti 4

Maggioranza 229

Hanno votato 5

Hanno votato no 451).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Stradiotto non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 14.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 464

Maggioranza 233

Hanno votato 3

Hanno votato no 461).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Stradiotto non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Avverto che l'emendamento Antonio Pepe 14.8 è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 14.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466

Votanti 463

Astenuti 3

Maggioranza 232

Hanno votato 5

Hanno votato no 458).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Stradiotto non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 14.11.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

 

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, nella discussione sul complesso degli emendamenti qualche collega della maggioranza ieri sera si è cimentato con argomenti demagogici nella difesa di un Governo che ha tradito le aspettative delle Forze di polizia e delle Forze armate. Dico a quei colleghi che le loro parole disegnano scenari di cartone e che - invito ciascuno a farlo - basta visitare le sedi di lavoro degli operatori per constatare la loro difficoltà lavorativa, il loro disagio e la loro demotivazione.

Questa legge finanziaria all'articolo 14 stanzia 20 milioni di euro come «coda» contrattuale per l'assegnazione dello 0,1 per cento di differenziale inflattivo riconosciuto dal Governo per i rinnovi contrattuali in relazione all'andamento tendenziale dell'inflazione.

Con queste condizioni, il 13 ottobre scorso il Governo ha chiuso un contratto (lo dico in risposta alle considerazioni svolte ieri sera dal sottosegretario Vegas) che non solo noi giudichiamo il peggiore degli ultimi dieci anni.

 

FILIPPO ASCIERTO. Era il vostro!

 

MARCELLA LUCIDI. Questo contratto non può essere sommato - come nella valutazione del sottosegretario Vegas - a stanziamenti che interessano altre leggi dello Stato e che, pertanto, non possono essere cumulati con disposizioni economiche e contrattuali. Faccio riferimento alla riparametrazione e alle somme stanziate per il riallineamento delle posizioni del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate. Non si può gettare polvere per creare confusione, per creare distrazione!

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

 (ore 11,35)

 

MARCELLA LUCIDI. Restando al tema dell'accordo raggiunto, l'ultimo contratto si è chiuso con 400 milioni di euro in meno rispetto a quello relativo al biennio precedente. Esso inoltre non prevede alcun recupero del potere di acquisto dei salari, con inflazioni programmate del tutto distanti dall'inflazione reale. È un contratto che, ancora una volta, penalizza i livelli professionali più bassi, aumentando la forbice retributiva tra gli alti gradi e gli agenti: 66 euro lordi per un commissario e 45 euro lordi per un agente. È un contratto che non aggiorna i trattamenti accessori, tranne la presenza in servizio festivo. Ed è un contratto che fa sì - e credo che ciò debba farci davvero riflettere sulla coerenza delle vostre affermazioni - che un'ora di lavoro straordinario svolta per impieghi operativi venga pagata meno di un'ora di lavoro ordinario! Non è difficile comprendere perché, da parte della maggioranza e del Governo, non si sia concessa molta pubblicità a tale contratto. È invece difficile per me comprendere perché l'onorevole Ascierto, che ha sempre voluto essere paladino degli operatori del settore, abbia tentato ieri una tragica arringa che, ripeto, era piena di demagogia e vuota di contenuti!

A tal riguardo vogliamo offrirvi una strada vera, autentica e praticabile, da percorrere per consentirvi anche di essere coerenti. Non lo facciamo per aiutarvi ma perché riteniamo davvero che le Forze di polizia, le Forze armate abbiano bisogno di un segnale di cambiamento. E lo facciamo con questo emendamento, una proposta che per un errore di stampa non reca tutte le firme dei sottoscrittori; in particolare mancano le firme dei componenti del mio gruppo, ma gli uffici della Camera hanno detto che si tratta di un mero errore. Con questo emendamento chiediamo di recuperare, nella coda contrattuale per il periodo 2004-2005, la somma di 400 milioni di euro. Si tratta esattamente dell'ammontare che recupera la differenza con il contratto precedente.

Vi chiediamo un impegno di coerenza, un impegno per non arretrare. Vi chiediamo anche (lo affermo sollecitando l'attenzione dei colleghi) di visitare i commissariati, le stazioni dei carabinieri e tutte le sedi nelle quali lavorano gli operatori del settore, per verificare in che condizioni state riducendo la vita e il servizio quotidiano che tali operatori sono chiamati a svolgere. Si tratta di un servizio sempre più faticoso perché stanno entrando in gioco nuove questioni che interessano la sicurezza dei cittadini. È un servizio in relazione al quale gli stessi cittadini reclamano costantemente la presenza sul territorio delle Forze di polizia. È un servizio che le Forze di polizia non sono più in grado di soddisfare adeguatamente.

 

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lucidi.

 

MARCELLA LUCIDI. Per soddisfare adeguatamente tale servizio sono necessari dotazioni e fondi adeguati che possano davvero, onorevole Ascierto (e perciò le chiedo di votare con noi), dare soddisfazione rispetto alle attese che voi avete sollecitato e che noi crediamo sia importante soddisfare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 14.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 471

Votanti 468

Astenuti 3

Maggioranza 235

Hanno votato 209

Hanno votato no 259).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Molinari 14.13.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente, l'emendamento illustrato precedentemente dall'onorevole Lucidi proponeva di ripristinare i 400 milioni di euro che, di fatto, sono inferiori a quelli previsti nel contratto precedente.

I due emendamenti che sto per illustrare, Molinari 14.13 e il successivo Minniti 14.14, chiedono un segnale più contenuto (anche se avremmo gradito l'approvazione dell'emendamento precedente) ma che potrebbe essere ugualmente importante: propongono di destinare 40 o 35 milioni di euro per il comparto delle Forze armate e delle Forze di polizia al fine di riconoscere l'anzianità e le competenze a livello retributivo. Perché viene avanzata questa richiesta?

Quando è stato approvato, nel 2003, il provvedimento, basato su certi parametri (provvedimento, però, che entrerà in vigore il 1o gennaio 2005), di fatto si è deciso che i miglioramenti economici fossero collegati soltanto al passaggio di grado. Stiamo parlando di un comparto di 350 mila persone, che sono di fatto ai gradi iniziali con reali possibilità di progressioni; quindi, da questo punto di vista, noi condanniamo moltissimi operatori a non avere alcuna possibilità di miglioramento retributivo se non nel passaggio di grado.

Quando sono stati approvati questi criteri in ordine ai parametri, vi è stata contestazione, in Parlamento ed anche da parte dei COCER; noi riproponiamo l'idea che l'anzianità e le competenze debbano essere dei criteri, tenuti in considerazione, anche ai fini di una maggiore retribuzione perché questo può dare motivazioni.

Invito quindi l'Assemblea a votare questi emendamenti per dare un segnale piccolo, ma che potrebbe essere significativo, di attenzione verso gli operatori del comparto.

Oltre a questo invito, svolgo due brevi considerazioni di carattere più politico e più generale. Nell'intervento del sottosegretario Vegas, ieri, ma anche in altri autorevoli interventi di esponenti della maggioranza, è stata richiamata una sorta di incongruenza, di contraddizione, in quanto chiediamo ulteriori risorse dopo aver votato a favore dell'emendamento Boccia 1.1, che di fatto riduce le stesse e che ha comportato tutta una serie di problemi per la maggioranza.

Vorrei che questa argomentazione non venisse più usata strumentalmente in quest'aula. È ovvio che il significato politico di quell'emendamento sta nell'affermare che abbiamo scritto un'altra legge finanziaria; da questo punto di vista, continueremo a proporvi altri emendamenti che chiedono, su problemi aperti, di mettere a disposizione risorse. E non c'è contraddizione in questo: il messaggio che vi abbiamo dato è che questa legge finanziaria scritta così non va bene.

In secondo luogo, più in particolare per quello che riguarda gli operatori delle Forze armate e delle Forze di polizia, anch'io, come l'onorevole Lucidi e come ha avuto modo di dire l'onorevole Minniti ieri, sono rimasta molto colpita dalla difesa ad oltranza, fatta dall'onorevole Ascierto, di tutti i provvedimenti adottati da questo Governo, egli ha detto che siamo nel migliore dei mondi e delle realtà possibili per ciò che riguarda questo settore. Non è vero, e non è vero né giusto ciò che ci viene in qualche modo rinfacciato continuamente: «voi che cosa avete fatto»? La definizione del comparto sicurezza e difesa si ebbe nel 2001, quindi alla fine del governo di centrosinistra; prima, come ben sapete, tale comparto rientrava nel pubblico impiego. Si trattava di una richiesta storica, che è stata portata avanti dai governi di centrosinistra; a quel punto, vi era la possibilità di mettere a disposizione maggiori e significative risorse. Ribaltare completamente nei nostri confronti questo discorso risulta strumentale e poco collegato alla realtà.

Per quanto riguarda, in particolare, la situazione degli operatori, sono rimasta oltremodo stupita quando l'onorevole Ascierto, ieri, ha richiamato l'opposizione ad avere dignità. Vorrei ricordare all'onorevole Ascierto che egli, in Commissione difesa, spesso si fa portabandiera, anche in conflitto dialettico con la propria maggioranza, di alcune esigenze del personale delle Forze armate. Non so se esista un'onorevole Ascierto «di lotta» in Commissione e uno «di Governo» in Assemblea; tuttavia sta di fatto che, se anche lui solleva tali questioni, vuol dire che si tratta, allora, di problemi reali.

 

PRESIDENTE. Onorevole Pinotti, concluda!

 

ROBERTA PINOTTI. Concludo, signor Presidente.

Per favore, evitate di insegnarci continuamente il modo in cui fare opposizione! Noi la conduciamo in modo serio e credibile, come pensiamo sia giusto fare; speriamo che presto abbiate la possibilità di dimostrarci come si deve fare opposizione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molinari 14.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459

Votanti 457

Astenuti 2

Maggioranza 229

Hanno votato 205

Hanno votato no 252).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molinari 14.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454

Votanti 453

Astenuti 1

Maggioranza 227

Hanno votato 201

Hanno votato no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 14.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463

Votanti 462

Astenuti 1

Maggioranza 232

Hanno votato 208

Hanno votato no 254).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lavagnini 14.26.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

 

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma all'emendamento in esame, dal momento che è stata presentata una proposta emendativa simile da parte dell'onorevole Molinari e di altri colleghi del centrosinistra. Vorrei dire che condividiamo il contenuto dell'emendamento Lavagnini 14.26, e preannunzio che voteremo a favore, dal momento che propone una soluzione, anche se parziale, al problema della responsabilità civile ed amministrativa per gli eventi dannosi causati dal personale delle Forze armate nello svolgimento delle proprie attività istituzionali.

Vorrei altresì ricordare all'Assemblea che tale problema era stato già sollevato ed affrontato, con l'approvazione di una nostra proposta emendativa, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2002; pertanto, non possiamo che condividere tale emendamento e votare a favore.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ruzzante.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, desidero anch'io apporre la mia firma all'emendamento Lavagnini 14.26, del resto molto simile, se non addirittura identico, ad un altro emendamento presentato dall'onorevole Molinari.

Vorrei rilevare che chi si trova a contatto con le Forze armate sa che, giustamente, esse debbono considerarsi sempre di più parte di uno Stato civile, per cui le leggi che valgono per i civili debbono valere anche per i militari, perfino in materia di responsabilità per i danni causati al territorio, alle popolazioni, e via dicendo. È altrettanto giusto, allora, che lo Stato pensi a tutelare, sulla base delle norme del diritto, coloro che, appartenendo alle Forze armate, si rendano responsabili dei danni arrecati ad altri cittadini.

Per questo motivo, dal momento che sempre più spesso vi sono procedimenti giudiziari e sentenze che condannano, dal punto di vista civilistico (talvolta, anche sotto il profilo penale), esponenti delle Forze armate, vorrei sottolineare che ci sembra assolutamente giusta - e forse perfino troppo debole - la determinazione contenuta nell'emendamento in esame.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Banti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intendo aggiungere la mia firma all'emendamento Lavagnini 14.26, poiché esso contribuisce sicuramente ad offrire garanzie al personale delle Forze armate nel caso in cui, nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, causi incidenti. Si tratta di una copertura assicurativa che riteniamo doverosa, e pertanto preannunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Federazione Padana.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Bricolo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagnini 14.26, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466

Votanti 465

Astenuti 1

Maggioranza 233

Hanno votato 457

Hanno votato no 8).

Prendo atto che l'onorevole Antonio Pepe ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Lavagnini 14.26, è assorbito il successivo emendamento Molinari 14.18.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il relatore ha chiesto l'accantonamento degli emendamenti Pagliarini 14.21 e Sergio Rossi 14.24 e 14.27; pertanto, non essendovi obiezioni, l'esame delle suddette proposte emendative deve intendersi accantonato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Guerzoni 14.701.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, con quest'emendamento abbiamo cercato di riproporre, anche in questa legge finanziaria - pur avendo riscontrato difficoltà in tema di ammissibilità di emendamenti, molto più precisi e puntuali, che avevamo presentato all'articolo 15 - di dare una risposta ad un annoso problema, che credo bisognerebbe avviare a soluzione.

Faccio riferimento a diversi contratti a tempo determinato che, con questa legge finanziaria, sono prorogati al 31 dicembre 2005. Si tratta di contratti che, ormai, si rinnovano di anno in anno come contratti precari, a tempo determinato, ma che, in realtà, corrispondono a funzioni indispensabili per le istituzioni ed il funzionamento dello Stato. Questo non lo dico io: la relazione tecnica che accompagna la legge finanziaria e la proroga di questi contratti afferma che essi riguardano unità ormai da anni in servizio, adibite a compiti istituzionali, il cui mancato riutilizzo pregiudicherebbe l'operatività degli uffici. Questo lo dice, dunque, il Governo.

Noi, dopo molti anni di proroghe che si susseguono, chiediamo, con questo emendamento, che si passi - attraverso procedure concorsuali e non ope legis - alla loro stabilizzazione.

Ormai il 30 per cento dei contratti della pubblica amministrazione sono di lavoro precario e di lavoro non stabile. Bisognerebbe, per quelle che sono riconosciute funzioni indispensabili all'operatività degli uffici, procedere alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 14.701, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 467

Maggioranza 234

Hanno votato 207

Hanno votato no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisa 14.23.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisa. Ne ha facoltà.

 

SILVANA PISA. Signor Presidente, con quest'emendamento si prevede che il fondo unico di amministrazione del personale civile della Difesa sia incrementato di dieci milioni di euro, per ciascuno degli anni del triennio 2005-2007. Il fine è realizzare un programma straordinario di formazione e riqualificazione del personale civile della Difesa. Ciò, ovviamente, non equivale alla risoluzione di tutti i problemi del personale civile, ma è - comunque - un elemento importante. Voglio, infatti, ricordare che, nel 2002 e nel 2003, vi è stata la mancata, colpevole, corresponsione ai dipendenti civili di parti rilevanti del salario accessorio, come per esempio il FUA. E ciò, nonostante l'accordo con le organizzazioni sindacali.

Voglio sottolineare, in questa sede, l'importanza del ruolo del personale civile della Difesa, su cui si basa l'area tecnico-amministrativa di tutto il ministero. Già oggi funzioni molto importanti, quali quelle tecniche e le attività di manutenzione, ripristino e ristrutturazione di infrastrutture a favore degli enti e dei reparti delle Forze armate costituiscono il backstage di tutte le missioni internazionali che il nostro paese compie.

Voglio rilevare il disagio esistente nel settore civile della Difesa, in ritardo nei confronti del ruolo che le nuove normative - mi riferisco al passaggio dalla leva obbligatoria all'esercito professionale - gli affidano e che rappresenta, quindi, un'area di debolezza, proprio nel momento in cui si attuano riforme di sistema così importanti.

Nella prospettiva, dunque, di riuscire a ristrutturare tutto il settore, bisogna incrementare e valorizzare il personale civile della Difesa, proprio per rendere più operativo e valorizzato lo svolgimento delle funzioni militari. Ricordo che questo comparto - sicurezza e difesa - è un sistema che deve contare sul supporto di tutti e, quindi, anche di un'area tecnico-amministrativa. Va tenuta pertanto presente la necessità di fornire tale strumento, anche economico.

Ricordo ancora che la legge n. 331 del 2000 e il decreto legislativo n. 215 del 2001 prevedevano il progressivo affidamento di incarichi amministrativi e logistici al personale civile della Difesa per sostituire il personale militare impegnato in altre attività, previa attivazione dei corsi di riqualificazione e formazione del personale. Questo è uno dei punti dolenti: infatti, in realtà, questi corsi di riqualificazione non si sono svolti nella misura adeguata per mancanza di fondi. Questa è la motivazione del nostro emendamento. Vi è stato un parziale corso, sbloccato da una risoluzione della Camera, e su 1.234 vincitori di concorso ne sono stati assunti 200; ma tali assunzioni sono largamente insufficienti. È un settore sotto organico: ricordiamo che la normativa prevede 43 mila unità entro il 2005 e siamo solo a 36 mila. È anche un settore sottoutilizzato con livelli stipendiali bassissimi, pur avendo consolidato esperienze e capacità notevolissime. Il risultato di tutto ciò è che si incrementano gli appalti esterni, il cosiddetto outsourcing, con relativa anemizzazione di tutti i lavoratori impiegati in questo settore.

Pensiamo che sia assolutamente inutile e dannoso il declino di un settore così importante e, per tale motivo, invitiamo anche la maggioranza ad esprimere un voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Saluto l'associazione degli antiquari di Arezzo in visita alla Camera (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisa 14.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 459

Votanti 458

Astenuti 1

Maggioranza 230

Hanno votato 201

Hanno votato no 257).

Prendo atto che l'onorevole Maccanico non è riuscito a votare.

Avverto che, a seguito dell'accantonamento di alcuni emendamenti, deve intendersi conseguentemente accantonata anche la votazione dell'articolo 14.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Russo Spena 14.01.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, siamo di fronte ad una questione non nuova, che abbiamo già sollevato in quest'aula, e prego l'Assemblea di prestarvi la dovuta attenzione. Potrei ricollegarmi direttamente all'intervento di questa mattina sull'articolo 14 dell'onorevole Sergio D'Antoni, per dire che, in questo caso, si affronta il tema della diversità tra l'inflazione programmata e quella reale. Si propone un meccanismo virtuoso - dopo spiegherò per quale motivo utilizzo tale aggettivo - di adeguamento a fine anno, ma soltanto in caso di discostamento fra l'inflazione programmata e quella reale.

Due giorni fa si è tenuta a Roma, con la presenza di ministri, viceministri e altre autorevoli e commendevoli persone, la conferenza nazionale sulla statistica. Nel corso di questa conferenza, il presidente dell'Istat Biggeri ha dichiarato che le rilevazioni dell'Istat non sono sufficienti, allo stato attuale, per permettere una determinazione esatta dell'andamento e dell'incremento dei prezzi relativamente ai consumi delle fasce più deboli. Per noi non è una novità: abbiamo sollevato tale questione in Assemblea e devo dare atto, almeno ad un esponente del Governo, il senatore Saporito, di aver dimostrato sensibilità su questo tema, al punto di avere convocato presso il suo ufficio il presidente dell'Istat, la mia modesta persona ed un altro paio di tecnici. Sono ormai passati diversi mesi (ciò accadde prima delle elezioni europee) e in quella sede si convenne, signor Presidente, che c'era bisogno di creare un nuovo paniere che cogliesse le esigenze di acquisto delle famiglie, dei pensionati e di coloro che viaggiano attorno allo standard della linea internazionale di povertà (un po' ne sono fuori e un po' ne sono dentro), che hanno consumi del tutto diversi da quelli che possono avere persone come noi, come lei e come me.

In questo caso non si tratta della questione del pane e delle rose, cioè di quelle sciocchezze un po' intellettualistiche dette qua e là nel corso dei dibattiti televisivi, ma di un problema di sostanza. Abbiamo a che fare con milioni di pensionati, con milioni di famiglie che si trovano in una condizione di difficoltà a giungere alla fine del mese che l'Istituto nazionale di statistica non riesce a percepire. Tutto ciò è ampiamente documentato; se, infatti, prendiamo in considerazione le relazioni elaborate dalle direzioni dei supermercati, da esse si può osservare che nell'ultima settimana del mese gli acquisti crollano. Non è che la gente muore di fame: fortunatamente non siamo ancora giunti a questo punto nel nostro paese, ma indubbiamente la gente consuma quello che ha già e non acquista più. Questa situazione denota un indice di impoverimento e un'incapacità di rilanciare l'economia attraverso il volano dei consumi.

Quello al nostro esame è un articolo aggiuntivo del tutto moderato e tranquillo; con esso si prevede che, in attesa che il Governo convochi al famoso tavolo le parti sociali per giungere alla determinazione di specifici panieri per specifiche fasce sociali, permanendo una determinazione del tutto inesatta dell'inflazione programmata, a fine anno, se si riscontra che l'inflazione reale è maggiore di quella programmata, si ridia ai lavoratori la differenza. Se questo non avviene, ciò significherà programmare la perdita sistematica del potere di acquisto di coloro che percepiscono un reddito fisso.

Cari colleghi, su questa problematica non mi sembra si possano svolgere altre considerazioni. Inoltre, invito coloro che sono sensibili a questa problematica a non affermare che ciò rappresenta il meccanismo della scala mobile perché tra i due meccanismi esiste una differenza sostanziale. Ricordo, infatti, che la scala mobile agiva su base trimestrale e preventivamente e, dunque, aveva effettivamente un impatto inflazionistico anche se modesto; in questo caso, si agisce ex post.

Il costo di questo articolo aggiuntivo va da zero ad un tot. Può essere zero se il comportamento delle parti è virtuoso e, come tale, non provoca un aumento dei prezzi; può costare se c'è un discostamento fra la previsione fatta dal Governo e l'inflazione reale. Proprio per queste considerazioni, conviene al Governo, ma anche al lavoratore, al pensionato e all'impiegato, che vi sia un comportamento non inflattivo da redditi, da rendita e da profitti, e che, inoltre, vi sia una capacità di prevedere l'andamento dell'inflazione in modo esatto.

Fermo restando il meccanismo dei rinnovi contrattuali nazionali in base all'inflazione programmata, se non vogliamo che tali rinnovi siano in perdita in partenza dobbiamo accettare questo meccanismo. Non c'è un'altra soluzione. Altrimenti, vuol dire che programmiamo la rapina per i redditi da lavoro dipendente.

Per tutti questi motivi, raccomandiamo l'approvazione di questo nostro articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

 

PRESIDENTE. Saluto gli insegnanti e gli studenti della classe I B della scuola media Sandro Pertini-Istituto comprensivo Viale Adriatico di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

 

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, se mi permette, desidero togliermi una curiosità. Poiché siamo stati amabilmente visitati dall'associazione degli antiquari di Arezzo, vorrei sapere se sono venuti qui perché ci ritengono oggetto di studio (Si ride).

 

PRESIDENTE. Onorevole Gerardo Bianco, in questo caso si tratterebbe di modernariato, non di antiquariato...

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Russo Spena 14.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 410

Votanti 409

Astenuti 1

Maggioranza 205

Hanno votato 180

Hanno votato no 229).

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Capitelli 14.02.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

 

TITTI DE SIMONE. Desidero sottoscrivere questo articolo aggiuntivo perché - ferma restando la nostra critica circa la condizione che si è venuta a determinare in capo ai dirigenti scolastici sull'onda del processo di aziendalizzazione che si è aperto nella scuola pubblica (ovviamente aggravato pesantemente dagli effetti della legge Frattini, che ha determinato un vero e proprio controllo sulla dirigenza, sottoponendola ad un ricatto e ad una subalternità pressoché totali rispetto al Governo) - è evidente che siamo di fronte ad una situazione di vacanza contrattuale che non può essere giustificata, perché il quadriennio contrattuale è trascorso senza che il Governo avviasse neppure la trattativa con le parti sociali. Tale trattativa si pone l'obiettivo di recuperare quanto perduto, ossia gli effetti determinati dall'inflazione di questi trenta mesi.

Fra l'altro, vorrei ricordare che il Governo si era assunto pubblicamente, onorevole Aprea, degli impegni molto precisi circa questo comparto che ha del tutto eluso e abbandonato.

Quindi, ci pare che sia importante che nella finanziaria vengano inserite le risorse opportune per sviluppare un rinnovo contrattuale di questa categoria e sottoscriviamo questo articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

 

PIERA CAPITELLI. Ho precedentemente approfittato dell'emendamento Guerzoni 14.2, di carattere generale, sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego per introdurre e far capire a tutti quali sono le condizioni di lavoro del dirigente scolastico oggi. Tali condizioni di lavoro sono drammatiche e richiedono attenzione in quanto delle buone condizioni di lavoro dei dirigenti scolastici sono essenziali per la comunità scolastica.

La dirigenza scolastica - si diceva -, anziché valorizzata dalla legge sulle autonomie scolastiche, è stata privata della sua autonomia e libertà perché assoggettata con la legge Frattini alla gerarchia ministeriale, a sua volta strettamente legata al Ministero, e diventata bersaglio delle richieste ministeriali più assurde e spesso illegittime, soprattutto in ordine all'applicazione della legge Moratti.

Se aggiungiamo che la riforma Moratti con le sue originalità, per esempio i programmi fatti per legge, ha creato il caos nelle scuole e che a rendere conto all'utenza del caos delle scuole è sempre il dirigente scolastico, possiamo immaginare in quali difficili condizioni professionali si trovi oggi la categoria. Queste - come avevo voluto evidenziare nella discussione dell'emendamento precedente - sono le condizioni di lavoro difficili dei dirigenti scolastici.

Allora, viene da chiedersi: quale riconoscimento economico c'è stato per i dirigenti che hanno assunto tale grande onere, ossia la responsabilità di rispondere dei risultati? È stata adeguata la retribuzione a questo onere? No, con il precedente contratto i dirigenti non hanno visto un euro in più!

Noi chiediamo di sostenere questo articolo aggiuntivo perché anche in questa finanziaria non c'è un euro per recuperare il quadriennio contrattuale che è stato perso dai dirigenti scolastici.

Quindi il nostro articolo aggiuntivo, che vi chiedo di approvare, è finalizzato a rendere giustizia non solo della mancanza di riconoscimento contrattuale dal punto di vista della retribuzione ma anche di condizioni di lavoro divenute ormai insopportabili per i dirigenti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Capitelli 14.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).).

(Presenti e Votanti 452

Maggioranza 227

Hanno votato 199

Hanno votato no 253).

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Avverto che, su richiesta del relatore, e non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso riferite deve intendersi accantonato.

 

 

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 4).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

 

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, stiamo affrontando un articolo particolarmente significativo e che riveste un forte ruolo strategico: stiamo parlando di scuola. È evidente, allora - mi rivolgo al sottosegretario Aprea - che dovremo fare i conti con le modalità implementative della riforma Moratti e, ahimè, cosa presenta questo articolo? Ciò che resta della riforma Moratti.

Credo siano utili alcune rapide considerazioni.

L'articolo 1 della riforma Moratti impegnava il Governo, entro 90 giorni, a definire un piano programmatico finanziario. Ebbene, con grande diligenza, il 12 settembre 2003 il Consiglio dei ministri ha approvato un piano titanico di 8.360 milioni di euro per l'implementazione della riforma: 4.283 milioni di euro già stanziati a legislazione vigente e 4.037 milioni di euro, così come recita l'articolo 7, comma 3, della riforma Moratti, avrebbero dovuto trovare adeguata copertura nelle leggi finanziarie del quinquennio. Ma, sottosegretario Aprea - la vedo impegnata - è bene che i colleghi dell'Assemblea sappiano di cosa stiamo parlando, quali sono le risorse allocate per la messa in cantiere, per l'implementazione della riforma Moratti. Lo ripeto: vi eravate impegnati, in Consiglio, dei ministri a reperire 4.037 milioni di euro: ebbene, nella finanziaria dello scorso anno sono stati stanziati 90 milioni di euro, in questa stanziate soltanto 110 milioni di euro. Ricordo - lo ricordo anche al relatore Crosetto cui dirò, dopo, alcune cose - che il ministro Moratti aveva chiesto 1.110 milioni di euro nel biennio e ne ha ottenuti solo 200, pari al 18,18 per cento! Veda, relatore Crosetto, lei ieri ci sollecitava, ricordando il «crinale» su cui si trova il Paese, a definire priorità strategiche operando una scelta tra rigore e politiche di spesa. Ma veda, onorevole relatore, lei ha sbagliato destinatario: non siamo stati noi ad assumere impegni di tale natura, siete stati voi che avete preso impegni che poi non siete stati in grado di onorare. Vi avevamo detto, in sede di discussione della riforma Moratti, che la copertura non era adeguata. Ricordiamo tutti come la riforma Moratti sia transitata dall'Assemblea alla Commissione bilancio, e cosa si disse in Commissione bilancio? Le riforme non si fanno senza risorse. Ebbene, voi pretendete di fare una riforma a costo zero.

Ma vediamone alcuni effetti significativi poiché le risorse non ci sono e anche perché il Consiglio dei ministri non è un suk: non si chiedono 1.100 milioni di euro per ottenerne 200!

Punto primo: la dotazione di organici dove è previsto il blocco degli organici. Sottosegretario Aprea, noi insistiamo; la legge n. 143 del 2004, che questa Assemblea ha approvato, con il suo assenso, prevedeva un piano pluriennale di assunzioni, di immissioni in ruolo. Dispiace prendere atto che in questa manovra finanziaria nulla si dice al riguardo. Insistiamo, sottosegretario Aprea: è inutile continuare a tenere un organico di diritto poi smentito da un organico di fatto che garantisce e crea una situazione di precarietà del nostro sistema scolastico. È bene essere chiari, diciamoci le cose: ritenete che una situazione di precarietà che contraddistingue, in questo modo, il corpo docenti, possa qualificare un'offerta formativa? L'uscita dalla precarietà non è solo un'esigenza legittima dei singoli operatori della scuola: è un'esigenza di sistema che qualifica l'insieme dell'offerta formativa, cosa che voi non capite e su cui non volete un confronto.

Noi vi chiediamo di ragionare sull'organico funzionale, che può rappresentare una risposta. Voi invece continuate con la vecchia logica dell'articolo 22 della vostra finanziaria del 2002, che pensa alla scuola solo in termini rozzamente ragionieristici.

Inoltre, sottosegretario Aprea, con la riforma Moratti avete meramente evocato la generalizzazione dell'insegnamento dell'inglese nella scuola primaria. Ebbene, secondo il comma 3 dell'articolo 16 in esame, sempre in quella logica del risparmio, pretendete di prendere 7.100 insegnanti specialisti - quelli che operano nella scuola insegnando esclusivamente l'inglese - e riimmetterli in organico come insegnanti generalisti. Dite che l'insegnamento della lingua inglese può essere impartito da quegli insegnanti che, nella classe o all'interno dell'organico di istituto, hanno specifiche competenze di alfabetizzazione nella lingua inglese.

Signor sottosegretario, noi crediamo che l'insegnamento della lingua inglese sia un requisito funzionale per la società della conoscenza. Il fatto che i nostri ragazzi siano educati alla lingua inglese - e voi molto avete insistito sulle tre «i» - è fattore strategico. Ma come pretendete di farlo? Avete ipotizzato corsi di formazione titanici senza allocare una risorsa in più rispetto a quella prevista dalla formazione generica. Le ricordo che, quando nel 1990 si attivò l'insegnamento della lingua inglese con la legge n. 148, furono previsti corsi di formazione di 500 ore. Oggi prevedete corsi generici di 30 ore. Vorrei sapere chi, tra i colleghi qui presenti, sarebbe disposto a mandare suo figlio ad imparare l'inglese da un insegnante che ha una formazione di 30 ore: credo nessuno!

Voi avete evocato la generalizzazione dell'insegnamento della lingua inglese. Noi non lo abbiamo evocato, lo abbiamo praticato. Con la legge n. 440 del 1997 sul «progetto lingue 2000» l'Ulivo ha garantito una coerente formazione per 20 mila operatori. Voi oggi date un segnale in controtendenza.

Avete sempre detto di avere portato la seconda lingua comunitaria nella scuola media. Ricordo che avete ridotto drasticamente il monte ore per l'insegnamento dell'inglese nelle scuole medie: prima erano 120 ore, 3 alla settimana, oggi il monte ore è stato ridotto a 90, 1,38 ore alla settimana. Sono queste le tre «i»? È questo il disegno strategico che avete assunto per l'elevamento e l'alfabetizzazione nella seconda lingua comunitaria? È questa la coerenza tra l'evocare la «i» di inglese come fattore strategico e le risorse allocate? Credo proprio di no.

Sempre nella riforma Moratti avete evocato la generalizzazione della scuola dell'infanzia. L'ANCI, in sede di trattativa, vi aveva detto che ciò avrebbe avuto ricadute operative sugli enti locali in termini di aule, di arredi, eccetera. Abbiamo predisposto un emendamento di 50 milioni di euro che, quanto meno, va incontro alle esigenze operative degli enti locali. È inutile evocare processi di crescita della formazione culturale se non si attrezzano le risorse: questo è il dato di fatto politico.

Vorrei concludere con una considerazione che mi sta particolarmente a cuore (se ne discuteva proprio ieri in Commissione cultura). L'articolo 27 della legge n. 448 del 1998 prevedeva una copertura di 103 milioni di euro per l'acquisto dei libri per le famiglie non abbienti. Signor sottosegretario, signor relatore, è mai possibile che, a dispetto della vostra logica compassionevole, siate riusciti persino a cancellare tale risorsa? Sapete benissimo che la Costituzione riconosce anche a chi non ha le risorse il diritto allo studio. Non era mai successo che un Governo azzerasse le risorse per il diritto allo studio e per la fornitura gratuita dei libri testo. Questo articolo residua perché avevate previsto lo scaricamento dei libri via Internet.

Essendo stato defalcato quell'articolato, non ha senso mantenere una disposizione che, di fatto, penalizza le famiglie dei meritevoli con un basso reddito: si tratta di un dato di fatto politico! Ritengo che non vi sia coerenza tra quanto viene detto e le iniziative intraprese, e questo è un altro dato di fatto politico. La riforma Moratti, purtroppo, avrebbe dovuto essere la risposta del nostro paese agli impegni che l'Europa ha assunto a Barcellona ed a Lisbona, ovvero la risposta alla necessità strategica di costruire uno spazio comune inteso come grande società della conoscenza. Tale obiettivo rischia di non essere conseguito in Italia per mancanza di congruenza tra impegni assunti, politiche pubbliche e risorse allocate.

Concludo il mio intervento con una battuta: come direbbe l'amico Gerardo Bianco, vi sono alcune categorie di eventi che Sallustio definiva come anomale. Egli diceva: sono cose che sempre sono, ma mai sono avvenute; sempre saranno, ma mai sono avvenute. Ebbene, Sallustio parlava del mito: noi vorremmo invece confrontarci con politiche pubbliche coerenti, come avrebbe dovuto essere la riforma Moratti. Ripeto, non vogliamo confrontarci con realtà mitologiche (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, stiamo discutendo del contenuto di un articolo che reca il titolo «Disposizioni in materia di organizzazione scolastica». In realtà, dopo la puntuale analisi svolta dal collega Colasio, analisi da me condivisa, potremmo forse affermare di trovarci di fronte ad un articolo che dovrebbe intitolarsi: Norme per la dissoluzione di ciò che resta della scuola dopo tre anni di ricetta Moratti. Infatti, con questo articolo ci troviamo ancora una volta di fronte ad una logica, sempre perpetrata ed in questo caso amplificata, di tagli e di risparmi, logica che ha guidato in maniera ininterrotta la prospettiva dell'attuale Governo. Tali tagli hanno portato, in tre anni, ad una riduzione di 34 mila posti nel settore dell'istruzione pubblica e, nonostante ciò, essi vengono confermati con questo progetto di legge finanziaria, dato che l'articolo 16 prevede che l'organico del 2005-2006 dovrà confermare quello definito per il 2004. Insomma, non ci troviamo di certo in presenza di quel piano straordinario pluriennale che con un provvedimento adottato solo sei mesi fa il Governo si era impegnato ad attivare: si sarebbe dovuto trattare di un grande piano programmatico di investimento per l'assunzione a tempo pieno, un piano da inserire nel progetto di legge finanziaria di ogni singolo esercizio. Del problema delle assunzioni, dell'individuazione dell'assunzione come unico modo per rompere la gabbia della precarietà che sta attanagliando la scuola italiana voi non vi preoccupate affatto! Avete giocato con le graduatorie e siete riusciti a mettere in conflitto precari storici e precari neoformati! Anziché tentare di risolvere questo problema strutturale per riuscire a dare un futuro a quelle persone che, lavorando già da anni nella scuola, hanno maturato tutti i titoli professionali, a fronte di un'esigenza reale che chiede più scuola, più docenza, più tempo pieno, più sostegno, voi rispondete con la logica del risparmio: non ci sono risorse! È ridicolo ciò che viene stanziato con questo progetto di legge finanziaria! Non prevedete risorse neppure per permettere l'attuazione delle vostre leggi! Non stanziate risorse per le leggi sull'autonomia scolastica, ma abbiamo ormai compreso che tale argomento non è nel vostro cuore; infatti, quei pochi finanziamenti destinati alla legge n. 440 li utilizzate o per fare pubblicità alle imprese del ministro Moratti, inviando costosissimi opuscoli nelle case di tutti gli italiani, oppure li dichiarate piccoli residui di spesa, residui che non possono sicuramente aiutare le scuole a lavorare sul piano dell'autonomia.

Non coprite neppure le vostre stesse leggi! Era previsto un piano di 8.320 milioni di euro, per tre anni, che avrebbe dovuto coprire i costi della riforma Moratti. Tale piano ha trovato nello scorso anno solo 90 milioni di euro - converrà con me, sottosegretario Aprea, che si tratta di una cifra ridicola -, mentre quest'anno trova 110 milioni di euro. Tali risorse servono per attuare quella normativa, che ormai è diventata legge dello Stato - legge n. 53 del 2003 -, che parla della generalizzazione della scuola dell'infanzia, come primo gradino di quel diritto all'istruzione, che caratterizza ormai la nostra società e che dunque deve essere un impegno delle sue istituzioni.

Voi avete fatto confusione e demagogia con la questione dell'anticipo, promettendo diritti, mentre in realtà non eravate in grado di assolvere ai diritti già acquisiti di chi, avendo tre anni (e non due anni e mezzo), ha diritto a trovare un'offerta di scuola dell'infanzia nel proprio territorio. Voi non stanziate le risorse pubbliche: ci sono infatti 4 mila richieste di nuove sezioni in tutta Italia, a fronte delle quali avete consentito che se ne attivassero solo 400. Inoltre, tagliate i finanziamenti agli enti locali, che sono gli unici che con le loro risorse, mettendo a disposizione dei servizi, avrebbero potuto ovviare a tale problema. Quello che, poi, stanziate per l'edilizia scolastica è ridicolo: si parla di un progetto generale, valutato in 7.500 miliardi, a fronte dei quali voi stanziate 31 milioni! Non vi rendete conto del ridicolo delle postazioni di risorse che riuscite a trovare per queste questioni, che sono invece vitali per il paese.

Nello stesso tempo, attraverso altre iniziative, in corso in questo momento presso la Commissione cultura, come il provvedimento di legge sullo stato giuridico, portate avanti quella vostra idea di precarizzazione e corporativizzazione della funzione docente. È questa l'idea di scuola che avete: una scuola più piccola, che perde risorse, che perde continuità didattica, che perde sostegno, che perde processi di integrazione, che perde gli organici funzionali, che perde il senso del suo essere comunità e processo formativo continuo, che perde il suo desiderio di accompagnare i nostri giovani, dai tre anni e in tutto l'arco della loro vita, nel processo di formazione permanente.

Da ultimo, sia consentito anche a me sottolineare la vergogna della cancellazione della postazione di risorse destinata ai libri di testo gratuiti per i meritevoli non abbienti. Si tratta peraltro di un obbligo sancito dalla nostra Costituzione, che voi negate con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Qual è infatti il pensiero che avete in mente? Voi avete in mente che tanto gli studenti potranno scaricare via Internet i libri di testo. Abolite la Costituzione e promuovete la cultura dell'illegalità! Chiamate opportunità ciò che è la negazione di un diritto! Questa è la vostra cultura, questo è ciò che rende del tutto inaccettabile l'articolo 16 in materia di organizzazione scolastica (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

 

TITTI DE SIMONE. Avevate promesso che la finanziaria non avrebbe prodotto tagli per la scuola pubblica, ma è del tutto evidente che così non è, perché questa finanziaria prevede per la scuola pubblica delle briciole; di questo si tratta. La musica, peraltro, non cambia nemmeno per l'università o per la ricerca, come vedremo nel prosieguo del dibattito.

In una finanziaria, le briciole sono macigni, soprattutto quando si tratta di penalizzare e mortificare una delle questioni strategiche per lo sviluppo culturale, sociale ed economico di un paese, vale a dire quella relativa alla scuola pubblica. Dove andremo a finire con la scuola della Moratti?

Quale declino culturale questa riforma produrrà? Essa determinerà una sorta di destrutturazione del sistema pubblico, secondo Costituzione, nonché una canalizzazione, una selezione di classe, una divisione, una scissione dei destini sociali, in un mondo in cui le disuguaglianze e le esclusioni si acuiscono, mentre, invece, avremmo bisogno di innalzare il livello della cultura, del sapere, della conoscenza? Mi riferisco anche all'accesso universalistico alla cultura, alla conoscenza, ai saperi, in una logica di contaminazione delle culture, che sia in grado di abbattere le esistenti barriere, odiose e discriminatorie; elemento fondamentale per costruire convivenza pacifica e cittadinanza plurima, di cui la scuola è anteposto fondamentale, nonché laboratorio prioritario.

La vostra scuola povera, ridotta ad una Cenerentola del bilancio dello Stato, inevitabilmente determina una situazione di destrutturazione del sistema. Credo non si possa continuare a coprire questa situazione con demagogici spot televisivi, giornalistici, con conferenze stampa e fumo che il ministero, comunque, continua a vendere alle famiglie, ai genitori e agli studenti, perché i nodi vengono al pettine! Oggi la situazione della scuola italiana è drammatica! Siamo al caos. Non si era mai determinato un disorientamento, una mortificazione così profonda nella figura della docenza.

 

GIACOMO STUCCHI. Vai a Cuba!

 

TITTI DE SIMONE. Non si era mai determinato un impoverimento così profondo delle risorse!

Vi sono scuole nuove di zecca che non possono aprire, perché il ministero ha deciso di non costituire il corpo docente per le stesse (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!

 

MARILDE PROVERA. Cafoni!

 

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, il livello di questo Parlamento è sceso così in basso...

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di avere rispetto per gli oratori! Prego, onorevole De Simone, prosegua il suo intervento.

 

TITTI DE SIMONE. Bisognerebbe che i colleghi che brontolano andassero a parlare con le 25 famiglie di Soliera che hanno deciso di autotassarsi, nella misura di 300 euro,...

 

FRANCESCA MARTINI. Siamo famiglie...!

 

TITTI DE SIMONE. ... per pagare docenti e bidelli e per aprire una scuola materna che il ministero tiene chiusa, perché non ha istituito il corpo docente, alla faccia della generalizzazione della scuola dell'infanzia che è legge dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Si sono autotassati! Ci rendiamo conto a quale livello siamo arrivati?

Vi sono scuole nuove e sezioni che non aprono; le classi sono sovraffollate; il tempo pieno ed il tempo prolungato vengono cancellati! Una delle esperienze più innovative sotto il profilo pedagogico ed educativo...! Da tutti i paesi del mondo sono venuti a studiare come la scuola elementare organizza il tempo pieno nel nostro paese!

Un'esperienza innovativa, di qualità della scuola pubblica, ridotta ad un supermercato delle ore e della formazione nozionistica.

Volete distruggere la scuola pubblica statale di qualità (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana - Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale: «Basta!»).

 

PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha ancora tredici minuti di tempo a sua disposizione: nessuno può dire «basta».

Prego, onorevole Titti De Simone.

 

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, non vogliono ascoltare non soltanto ciò che abbiamo da dire come opposizione, ma anche quel movimento che, classi per classi, territori per territori, scuole per scuole, città per città, si sta mobilitando contro questa riforma. E credo che in occasione dello sciopero generale della scuola indetto per il 15 novembre farete fatica a non ascoltare le voci provenienti dal mondo della scuola. Non potrete continuare ad essere sordi nei confronti di una protesta contro una riforma autoritaria che il mondo della scuola non accetta e che noi dell'opposizione cancelleremo per ridare centralità alla scuola pubblica statale secondo quanto previsto dalla Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

 

GIACOMO STUCCHI. Dovete vincere le elezioni!

 

TITTI DE SIMONE. È proprio in questa direzione che tutta l'opposizione ha presentato una serie di emendamenti, che ribaltano completamente le politiche pubbliche rivolte alla scuola pubblica, partendo dall'investimento delle risorse pubbliche nella scuola, ormai ridotte al lumicino, fino alla stabilizzazione della figura docente e alla pianificazione delle immissioni in ruolo che avevate promesso e per le quali non è prevista alcuna risorsa in questa finanziaria. Infatti, voi sostenete un processo di precarizzazione della scuola pubblica che noi contrasteremo fortemente.

Abbiamo presentato emendamenti volti a restituire centralità al diritto allo studio sancito dalla nostra Carta costituzionale, che voi, in modo vergognoso, state cancellando per costruire una scuola che divide i destini sociali. Questo è il punto: volete rimettere le mani, anche attraverso la destrutturazione della scuola pubblica, sulla prima parte della nostra Costituzione. Ciò a causa di un'idea di società che vi è propria e alla quale appaiono funzionali la riforma Moratti e la legge n. 30 del 2000.

Occorre procedere ad una vera generalizzazione della scuola dell'infanzia attraverso la previsione di fondi e risorse per non lasciare sulla carta la creazione, secondo i principi della Costituzione, di scuole di ogni ordine e grado, dalla scuola dell'infanzia alla scuola secondaria superiore. Infatti, noi intendiamo la generalizzazione della scuola dell'infanzia come un diritto fondamentale dei bambini e delle bambine, per la loro piena formazione scolastica.

Per queste ragioni, con i nostri emendamenti - a partire da quello interamente soppressivo dell'articolo 16 - proponiamo alcune discriminanti per un progetto nuovo di scuola pubblica.

Si tratta di un progetto per una scuola costruita secondo Costituzione, ovvero una grande scuola pubblica e democratica. Una scuola accogliente, di qualità per tutti e per tutte. Una scuola che sia laboratorio di cittadinanza plurima, di cittadinanza - quindi - non di manovalanza. Una scuola che sia in grado anche di innovare i propri programmi scolastici, non sulla base di una cultura nozionistica e dequalificante, ma con l'obiettivo di innalzare i livelli informativi della conoscenza e dei saperi, introducendo la reale integrazione delle discipline formative. Una scuola che sia in grado di creare un incontro tra culture differenti.

Insomma, una scuola che sia diritto universale per tutta la durata della vita, che innalzi l'età per la scuola dell'obbligo - pensiamo fino a diciotto anni - ma che attraverso il processo di partecipazione democratica sia anche pratica di libertà, per contrastare l'idea di scuola autoritaria, nozionistica, di classe, di canalizzazione dei destini sociali che, invece, volete oggi imporre alla nostra società.

Su questo condurremo la nostra battaglia parlamentare, in sintonia con lo sciopero generale della scuola del 15 novembre, - ovvero lunedì prossimo - che rappresenta a nostro avviso un qualificante passo in avanti nel processo di opposizione alla vostra riforma. Una riforma che, peraltro, noi cancelleremmo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 12,45)

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, vorrei tranquillizzare l'onorevole Titti De Simone. Infatti, volevo invitarla a comunicare ai genitori che si sono auto tassati per aprire la scuola materna che forse le critiche non vanno rivolte al Governo, bensì al sindacato CGIL-Scuola. Il sindacato ha impedito fino all'ultimo momento l'attivazione di circa 400 posti di scuola materna e di circa 200 sezioni, che erano teoricamente presenti ma che non potevano essere attivati perché il sindacato non voleva assolutamente prendere in considerazione la questione degli anticipi, neppure a livello sperimentale.

Il problema è stato risolto la settimana scorsa, quando 400 nuovi posti e 200 sezioni sono diventati disponibili. Mi meraviglio che l'onorevole Titti De Simone, molto attenta in quest'aula, non si sia adoperata - unitamente ad altri colleghi dell'opposizione, come gli onorevoli Colasio e Stradiotto - per promuovere una serie di incontri a livello ministeriale, onde far recedere il sindacato della scuola da un atteggiamento davvero negativo, che non ha consentito al ministro di attivare i posti. In realtà, tali posti sono stati resi effettivi perché lo stesso ministro, con atto unilaterale e senza più ascoltare i sindacati, ha deciso la settimana scorsa di procedere comunque e aprire quaranta scuole in Veneto ed altre in tutta Italia, dando ai cittadini una scuola materna per l'infanzia.

Onorevole Titti De Simone, capiamo la sua preoccupazione, ma la stessa dovrebbe essere rivolta nei confronti del sindacato, colpevole del ritardo con cui avviene l'apertura di nuove scuole (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

 

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, ritenevo che in questa sede non si dovessero svolgere interventi sulla scuola a livello nazionale e sulle riforme. I discorsi dei colleghi, a mio avviso, dovrebbero essere di ben altra natura e tenuti in altro luogo.

Stiamo parlando di risorse finanziarie, la cui necessità questo Governo ha sempre evidenziato di non volere eludere, a differenza di altri governi che, non va dimenticato né sottaciuto, hanno avviato riforme che prevedevano addirittura un costo pari a zero. La riforma della scuola varata nella precedente legislatura nelle previsioni avrebbe dovuto essere a costo zero. Si è peraltro trattato di una riforma che ha effettivamente tartassato la classe insegnante. Oggi si vuol far apparire questo Governo, nonché la maggioranza politica che lo sostiene, come contrario alla professionalità del docente.

Sfido l'attuale opposizione a prendere atto della necessità di procedere al riconoscimento della professionalità del docente, attraverso la predisposizione di uno stato giuridico adeguato: in tal caso, potremmo davvero dire di agire per il riconoscimento della professionalità del docente. Non è questo il Governo che sta abbattendo tale professionalità; non è questo il Governo che sta umiliando la scuola pubblica.

Volete, una volta per tutte, riconoscere il ruolo di scuola pubblica a tutte le scuole esistenti nel nostro paese? Volete, una volta per tutte, riconoscere il ruolo di scuola pubblica alla scuola statale e alla scuola non statale, in quanto entrambe prestano un servizio pubblico? Volete, una volta per tutte, riconoscere che la riforma varata da questo Parlamento, per volontà di questo Governo, ha dato un volto nuovo alla nostra scuola? Essa, infatti, ha equiparato i livelli di studio, e sono in fase di predisposizione il decreto attuativo dell'articolo 5 della legge n. 53 del 2003, in materia di formazione del docente, e il decreto attuativo relativo agli altri canali di studio, con cui verrà attribuita pari dignità a tutti gli studenti che li frequenteranno. Dunque, finiamola con la demagogia!

 

TITTI DE SIMONE. Sì, finiamola!

 

ANGELA NAPOLI. Infatti, le risorse ci sono, e questo Governo, contrariamente ai precedenti, ha finalmente proceduto alle immissioni in ruolo. Dovremmo verificare quante immissioni in ruolo sono state bloccate a causa delle leggi finanziarie varate dai precedenti governi, nel periodo in cui non vi era l'attuale maggioranza politica. Dovremmo anche scoprire come determinate riforme abbiano messo in discussione ben 60 mila posti di lavoro di docenti italiani. Queste cose vanno dette una volta per tutte: basta con demagogia!

La scuola italiana ha bisogno di serietà, di certezze e di attenzione, come quella che viene manifestata da questo Governo e che è presente anche nella legge finanziaria in esame.

Allora, finiamola, perché la scuola italiana sta attraversando un momento davvero preoccupante ed ha bisogno di essere aiutata, dal momento che ora è governata da diverse nuove normative! Quindi, ha bisogno di essere incoraggiata e non di essere abbattuta, e tutto questo non deve essere presentato come un abbattimento della cultura, della nostra storia, della nostra tradizione e dell'identità del nostro paese. Deve finire questa storia ed una volta per tutte deve essere detta la verità, perché altrimenti non faremmo altro che compromettere il riconoscimento della professionalità, che è necessario alla nostra scuola per far crescere i giovani con quella cultura che è stata sempre caratterizzante per il nostro paese e che questo Governo sta supportando.

Allora, diciamo con forza: supportiamo questo impegno, anche con proposte emendative, ma senza alcuna strumentalizzazione, che sarebbe assolutamente non veritiera e davvero non darebbe quell'aiuto di cui in questo momento la scuola italiana tutta ed il suo personale hanno bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi rendo conto che la minoranza ha un compito ben preciso e che la ragione politica a volte può portare ad alterare i dati veri del dibattito politico, ma quanto ho sentito dire in questa sede da colleghi del centrosinistra credo meriti una puntualizzazione in ordine ad alcuni aspetti della vicenda scolastica italiana sui quali i colleghi Angela Napoli e Campa si sono soffermati adeguatamente.

Credo che occorra riflettere su alcune visioni presentate in questa sede dalla sinistra che non rispondono assolutamente al vero e su cui gli stessi colleghi della sinistra mentono sapendo di mentire. L'accento posto sulla difesa corporativa di alcuni settori e di alcuni aspetti della scuola italiana non risponde assolutamente alle attese di gran parte dell'opinione pubblica del nostro paese, dei docenti e degli studenti.

Per quanto riguarda il no ad ogni forma di razionalizzazione tesa a migliorare il livello degli studi, il Governo anche in questa occasione è stato presentato come un mostro che tende a comprimere ogni spazio di autonomia e di professionalità: in realtà, è vero l'esatto contrario e lo si evince anche dagli emendamenti presentati. La preoccupazione della sinistra è stata quella di mantenere uno statu quo che ha abbassato la qualità dei nostri studi ed ha penalizzato anche un certo indice di professionalità del corpo docente, in quanto si vuole esercitare e mantenere un controllo costante sul corpo docente e sull'intera popolazione scolastica italiana, dimostrandosi in questo modo che si fa ancora riferimento ad un concetto esasperato di pubblicizzazione degli studi italiani che non ha più riscontro in nessun paese europeo. Ad esempio, sono ingiuste, ma soprattutto settarie, le critiche riferite alla mancata immissione in ruolo dei docenti. I colleghi della sinistra sanno meglio di tutti che l'Italia è il paese europeo che ha il più alto numero di docenti per il minor numero di ore poste in essere durante l'orario scolastico ed ha un numero di alunni per classe fra i più bassi di tutta la Comunità europea.

Questi sono dati effettivi e, se in questa sede si vuole fare un libro dei sogni, si è liberi di farlo, ma non si può presentare una visione della scuola che assolutamente non ha alcun riscontro con la realtà.

In secondo luogo, quanto al rilievo relativo al ruolo degli enti locali e ai collegamenti che la scuola deve avere con essi, sarebbe opportuno che i colleghi riflettessero adeguatamente sulla distinzione dei ruoli e delle competenze. Non è ammissibile quanto avviene in alcune regioni, come l'Emilia Romagna, dove gli enti locali, approfittando delle loro funzioni, interferiscono pesantemente nella gestione della scuola...

 

MARISA ABBONDANZIERI. Ma smettila! E allora quello che avete scritto nella legge?

 

FABIO GARAGNANI. ...boicottando la legge di riforma Moratti sin da quando è stata attuata, cercando di condizionarla pesantemente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia), cercando di condizionare le dirigenze scolastiche, tentando, attraverso il collegamento con la CGIL, di diffondere menzogne e infamia su tutto quanto viene posto in essere.

Si manifesta veramente una sovrapposizione indebita tra il sindacato, l'ente locale e la scuola, che non viene lasciata libera di esercitare le proprie funzioni. È veramente paradossale e patetico che in questa sede si rimproveri il Governo di cose che, in primo luogo, vengono effettuate nei comuni, negli enti locali, nelle regioni in cui governa la sinistra...

 

TITTI DE SIMONE. La libertà di insegnamento è un principio costituzionale!

 

FABIO GARAGNANI. ...dimostrando scarso senso delle istituzioni, quando all'interno delle aule scolastiche vengono esercitate pressioni indebite, dimostrazioni per il boicottaggio di ciò che la normativa statale prevede in sede di applicazione della riforma scolastica!

Questo dimostra che la sinistra non è in grado di governare il paese secondo uno spirito laico delle istituzioni! Infatti, si tende sempre a far coincidere l'aspetto ideologico di un'azione politica con, in questo caso, l'aspetto scolastico o professionale, magari preoccupandosi, cosa che avviene, di deideologizzare, in un certo modo, il dibattito scolastico, privilegiando forme false di integrazione scolastica, squalificando la tradizione e la cultura del nostro popolo, squalificando e demonizzando i programmi scolastici in nome di dialoghi multietnici, interetnici che non hanno assolutamente riscontro con la realtà quotidiana!

In conclusione, invito i colleghi della sinistra a compiere un atto di mea culpa, basandosi anche su un confronto preciso e accurato con l'esperienza scolastica europea, con il numero dei docenti incardinati in ruolo nei vari paesi dell'Unione europea, con il numero dei discenti e con il numero di ore realizzate all'interno di quegli ordinamenti scolastici.

Da una visione pacata di tali dati si potrà evincere che il sistema scolastico italiano, in Europa, è ancora quello che privilegia, in un certo senso, il corpo docente, riconoscendogli un ruolo ben preciso, una professionalità che deve essere mutuata, adattata ai tempi che cambiano. In questo, la sinistra ed il sindacato, in particolare la CGIL, dimostrano di essere il fanalino di coda di una politica scolastica che deve innovare, porsi degli obiettivi, qualificare gli studi anche all'insegna di una migliore competizione fra pubblico e privato all'interno del sistema scolastico.

In realtà, assistiamo al contrario: si vuole ancora un monopolio pubblico, ormai vecchio e stantio, che non favorisce la qualità degli studi che, non a caso, il sistema italiano in maniera preoccupante sta mostrando di perdere nel confronto con gli altri paesi europei! Le statistiche sono indicative ed emblematiche. E ciò perché questo nuovo sistema è, ancor oggi, condizionato dall'ideologia, dal corporativismo, dalla mancanza di senso delle istituzioni che caratterizza, non tutto ma buona parte del corpo docente, ancora strumentalizzato, identificato e ideologizzato dalla CGIL (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Applausi polemici dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Colleghi, rappresentando credo, il sentimento di tutta l'Assemblea, desidero indirizzare al ministro degli affari esteri Frattini i migliori auguri per il nuovo incarico di vicepresidente designato della Commissione europea (Applausi). Desidero anche rappresentare a Franco Frattini i miei sentimenti di stima personale per il rapporto corretto che ha sempre avuto con il Parlamento (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gambale. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, desidero intervenire a titolo personale, rilevato che, a mio avviso, le dichiarazioni dell'onorevole Garagnani meritino una precisazione, anche da parte del Governo. Mi rivolgo pertanto al sottosegretario Aprea.

Sottosegretario, l'onorevole Garagnani ha sostenuto esservi nelle classi italiane il più alto rapporto numerico tra docenti e studenti. Inoltre, rispetto agli altri paesi europei, nelle classi del nostro paese vi sarebbero meno studenti.

Giustificherebbe, quindi, così il taglio delle immissioni in ruolo non motivato da una scarsa disponibilità economica, ma da una precisa scelta politica nel dover ridimensionare il numero dei docenti. Vorrei chiedere al sottosegretario se questa è la posizione sciagurata del capogruppo di Forza Italia in Commissione o è la posizione del Governo, cioè quella di ridurre il numero dei docenti in quanto considerato alto, sovrabbondante rispetto alle esigenze della scuola italiana.

Credo che la scuola italiana abbia bisogno di chiarezza e di sapere che cosa pensi di fare il Governo rispetto ai tantissimi precari che ci sono ancora tra i docenti, rispetto a quelli che aspettano ancora l'immissione in ruolo, o a quelli che ancora si stanno formando nelle SISS o in altre situazioni del genere.

Credo che le dichiarazioni dell'onorevole Garagnani meritino una risposta, in quanto se davvero così fosse, cioè se l'idea di Forza Italia e del Governo fosse quella di ridimensionare il numero dei docenti, ritenuto esagerato, sovrabbondante, considerato, riguardo a quanto diceva sulle ore di lavoro, che i docenti italiani lavorerebbero poco rispetto agli altri paesi, le affermazioni fatte sarebbero molto gravi, e meriterebbero appunto, un chiarimento.

Abbiamo stima e rispetto del lavoro dei docenti; crediamo che debbano essere meglio qualificati e meglio retribuiti; chiediamo sostanzialmente al Governo di far uscire le tante decine di migliaia di docenti da una situazione di precarietà: questo è quello di cui ha bisogno la scuola italiana e non certo di tagli, non certo di mortificazioni al corpo docente che, credo, è stufo non solo di essere trattato in questa maniera ma anche di sentirsi dire che i docenti sono sovrabbondanti rispetto alle esigenze della scuola italiana e alla media degli altri paesi europei.

Ritengo quindi che le affermazioni dell'onorevole Garagnani siano gravi e che meritino una precisazione da parte del Governo.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi informo che oggi proseguiremo i nostri lavori fino alle 13,30. La seduta sarà quindi sospesa e riprenderà alle 15,30 con il seguito dell'esame del disegno di legge finanziaria. Tra le 17,30 e le 17,45, riprenderemo invece l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di immigrazione. Quindi, i nostri lavori proseguiranno domani e domani l'altro (Commenti)...

Onorevoli colleghi, sabato si lavorerà; valuteremo poi se per la giornata di domenica sarà possibile prevedere una pausa (Commenti)... Comunque, colleghi, non è questo il momento di affrontare l'argomento.

Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 16.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario a tutti gli emendamenti, mentre vi è un invito al ritiro dell'emendamento Dario Galli 16.2 e dell'articolo aggiuntivo Bianchi Clerici 16.04.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, ma credo che il rappresentante del Ministero dell'istruzione abbia motivo per svolgere qualche considerazione sul dibattito...

 

PRESIDENTE. Sottosegretario onorevole Aprea, intende intervenire?

 

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sono a disposizione per eventuali...

PRESIDENTE. Sta bene.

Avverto che l'emendamento Dario Galli 16.2 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 16.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

 

ALBA SASSO. Signor Presidente, ho sentito in questo dibattito parlare di verità, di dibattito ideologizzato. Allora io mi voglio attenere ai fatti, onorevole Garagnani, onorevole Napoli, relativamente, in particolare, a quel comma 2 dell'articolo 16 che noi vogliamo sopprimere. In quelle norme si stabilisce che per gli anni scolastici 2005 e 2006 la consistenza numerica della dotazione del personale docente ed organico di diritto non potrà superare quella dell'anno precedente.

Si tratta di una formulazione tecnica, che forse non tutti possono comprendere, ma prevedere che l'organico di diritto rimarrà invariato significa che non verrà assunto in ruolo neanche un insegnante. Ciò vuol dire altresì che, per coprire i posti di coloro che andranno in pensione, saranno chiamati insegnanti precari.

Sottosegretario Aprea e onorevole Campa, che continuate a sostenere che l'assegnazione dei 400 posti per la scuola dell'infanzia è stata bloccata dai sindacati, vi inviterei allora a riportare un po' di verità nelle notizie diffuse in quest'aula. Voi, infatti, avete condizionato l'assegnazione dei 400 posti per la scuola dell'infanzia mentre i comuni avevano già predisposto le strutture e le aule! Vorrei ricordare che sono venuti alla Camera i rappresentanti di quei comuni - che non so, onorevole Garagnani, se fossero di destra o di sinistra - che volevano offrire risposte alle esigenze dei genitori e dei bambini! Voi avete affermato, tuttavia, che quei 400 posti erano subordinati all'anticipo, quando la legge prevede, invece, posti per la generalità della scuola dell'infanzia! Allora, volete sempre gettare la colpa sui sindacati, oppure volete assumervi responsabilità di Governo?

Vorrei citare un altro dato, onorevole Angela Napoli. Il 15, infatti, vi sarà lo sciopero generale della scuola: si tratta di un fatto rilevante, poiché la scuola italiana non ne può più dei tagli nei confronti degli insegnanti e della precarizzazione del lavoro docente! Cari colleghi della maggioranza e dell'opposizione, dal momento che voi tutti avete mandato i vostri figli a scuola (forse, adesso vi mandate i nipoti), vorrei domandarvi se insegnanti che cambiano ogni anno - vi invito a riflettere su tale aspetto - rappresentino una garanzia per la qualità degli apprendimenti o no. Chiediamocelo, e chiediamolo altresì al ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il quale continua a parlare di una realtà mitica e bella, dove tutto va bene e tutto funziona!

Non è così! Voi, con il comma 2 dell'articolo 16 del disegno di legge finanziaria in esame, che proponiamo di sopprimere, compite tre scelte: non tenete fede ad un vostro impegno (vale a dire il piano triennale di assunzioni), continuate a rendere precario il lavoro della scuola e, infine, non offrite quella qualità di cui parlate nei libretti patinati che distribuite a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 16.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 440

Maggioranza 221

Hanno votato 191

Hanno votato no 249).

Prendo atto che l'onorevole Zorzato non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 16.4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

 

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, anch'io non voglio introdurre nessun elemento ideologico nel dibattito, poiché ritengo necessario attenersi ai dati. Si tratta di studi che l'onorevole Garagnani dovrebbe leggere più attentamente, poiché i dati nudi e crudi diffusi dall'OCSE vanno interpretati e letti: non è vero, infatti, che abbiamo una «scuola degli sprechi» in relazione al rapporto tra ore prestate e numero di insegnanti.

Vorrei tuttavia ritornare sulla questione del taglio degli organici nella scuola. Tali riduzioni sono state già decise con le leggi finanziarie per gli anni 2002, 2003 e 2004, ed anche per il 2005 si procede in tale direzione, con pesantissimi effetti, poiché non viene risparmiato nemmeno il turn over (l'oggetto dell'emendamento in esame).

Credo che, riguardo a tale argomento, non possa non concludere il mio intervento ribadendo quanto già affermato dall'onorevole Sasso: l'obiettivo della cosiddetta riforma Moratti è davvero una scuola più povera e più precaria, perché con insegnanti più precari! Si tratta di una scuola voluta da un Governo che non sta ai patti, perché non rispetta, con il disegno di legge finanziaria in esame, un impegno assunto con una legge dello Stato, come ha giustamente affermato l'onorevole Sasso! Vorrei ricordare, infatti, che la legge n. 143 del 2004 prevedeva un piano triennale di copertura di tutti i posti vacanti.

Si trattava di un provvedimento fondamentale, poiché assicurava stabilità al comparto della scuola almeno per i prossimi dieci anni! Dov'è tale piano? Non è contenuto all'interno del disegno di legge finanziaria in esame, e la sua assenza conferma l'intenzione di questo Governo di darci una scuola più precaria assieme ad insegnanti sempre più precari! Si tratta di un colpo di spugna alla politica del personale prevista dalla Costituzione, poiché il personale verrà assunto non più attraverso un pubblico concorso, ma per chiamata diretta!

L'assenza di tale piano, allora, è tanto più grave perché infrange due vincoli: il primo è costituito dalla promessa, fatta agli insegnanti, che legittimamente aspirano ad ottenere una cattedra dopo aver vinto concorsi e dopo anni di attesa, mentre l'altro è il vincolo costituzionale, che ho già richiamato, che prevede pubblici concorsi per l'accesso all'insegnamento nella scuola pubblica (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento ed anche sul successivo, Sgobio 16.5. Si tratta di una richiesta minima del mondo della scuola, per un andamento scolastico normale. Esiste una scuola della comunicazione mediatica del ministero ed il ministro, il 25 agosto 2004, ha dichiarato: anche quest'anno, per la quarta volta consecutiva, riusciremo a far partire regolarmente, in tutta Italia, l'anno scolastico, con tutti gli insegnanti di classe dal primo giorno di scuola. Questi sono dati di fatto e non opinioni. Sono stati oltre ventimila i ricorsi presentati dai precari, in tutt'Italia. Il piano triennale di assunzione in ruolo del precariato è lettera morta. Nonostante gli impegni del Governo e del Parlamento, migliaia di alunni hanno iniziato l'anno scolastico con un professore e, pochi giorni dopo, se sono visti arrivare un altro. Anche questi, signor ministro, sono dati di fatto e non opinioni.

Dovremmo aggiungere, per denunciare il malessere esistente nella scuola, gli scioperi vari, che rivelano la delusione degli insegnanti e la pervicacia della maggioranza nell'insistere sulla modifica dello stato giuridico degli insegnanti, magari per coprire la non attuazione della riforma. Lo sciopero generale del 15 novembre è un indizio che deve far riflettere tutti.

Vorrei ricordare, per inciso, all'onorevole Angela Napoli che la legge n. 62 del 2000 sul riconoscimento della parità scolastica è stata voluta, votata e promossa dal Governo di centrosinistra.

Quest'emendamento, di fatto, cerca di limitare il danno, ovvero garantire almeno il turn over, per assicurare un minimo di serietà alla scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 16.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 453

Votanti 450

Astenuti 3

Maggioranza 226

Hanno votato 199

Hanno votato no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 16.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 452

Votanti 451

Astenuti 1

Maggioranza 226

Hanno votato 199

Hanno votato no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 16.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni)..

(Presenti e Votanti 445

Maggioranza 223

Hanno votato 196

Hanno votato no 249).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 16.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente...

 

PRESIDENTE. No, onorevole Villetti, non le posso dare la parola. Lei non me l'aveva chiesta.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 428

Votanti 427

Astenuti 1

Maggioranza 214

Hanno votato 186

Hanno votato no 241).

Prendo atto che l'onorevole Mereu non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 16.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, parlo sulla questione sulla quale abbiamo precedentemente votato. Lo faccio perché questa non è una sede nella quale dobbiamo parlare della riforma della scuola, anche se sosteniamo la difesa della scuola pubblica. Dobbiamo parlare delle risorse destinate alla scuola. La questione che si pone è la seguente: se tali risorse per la scuola debbano essere aumentate, debbano rimanere - a livello reale - quali sono o se debbano diminuire.

Come è noto, il meccanismo della riduzione della spesa pubblica del 2 per cento, ossia un meccanismo che opera a livello macroeconomico, escludendo alcune grandi voci di spesa, comporta, per altre voci, un vero e proprio taglio. A tale logica, corrisponde un taglio nei confronti della scuola. Noi siamo riusciti anche a fare un taglio, appena votato, sulla questione che riguarda l'insegnamento della lingua inglese. È noto che una delle «i» che Berlusconi, propagandisticamente, aveva portato avanti in compagna elettorale, era proprio l'inglese. Proprio riguardo l'insegnamento della lingua inglese si opera un risparmio. Abbiamo, infatti, stabilito - con la votazione precedente, un risparmio di spesa quantificabile in 234,5 milioni di euro l'anno e in 90 milioni di euro per l'anno 2005.

Questa è la logica e la questione che ci dobbiamo porre. Siamo sicuramente a favore della difesa della scuola pubblica e lo diciamo anche rispetto agli interrogativi che sono stati sollevati. Non siamo assolutamente del parere di equiparare scuola pubblica e scuola privata. Riteniamo che la scuola pubblica sia il luogo in cui si svolge la convivenza tra ispirazioni religiose e filosofiche ed etnie diverse, in cui si può effettivamente trovare un diverso modo di formare gli individui. Tuttavia, non siamo mai stati in linea di principio - lo ripeto anche alla maggioranza - contro il finanziamento alla scuola privata. Abbiamo detto che in Italia non si può prevedere, contemporaneamente, il finanziamento agli insegnanti di religione ed il finanziamento alle scuole private: bisogna, in qualche modo, scegliere; ma il problema della scelta è finanziario e riguarda le risorse a disposizione.

Rispetto ad una legge finanziaria di emergenza, che deve ridurre indubbiamente le spese, siamo del parere che, nel campo della scuola, dell'innovazione e della ricerca, non bisogna ridurre le spese, ma semmai aumentarle. Ecco la scelta di qualità: tagliare di più in altre direzioni ed aumentare le risorse nella direzione della scuola, della ricerca e dell'innovazione. Questo è il tema della legge finanziaria e questo è il tema della distribuzione delle risorse. La difesa della scuola pubblica si attua anche attraverso la destinazione delle risorse, che noi sappiamo insufficienti. Poi, si può razionalizzare, si possono trovare forme diverse ed una diversa struttura all'interno del nostro tessuto nazionale. Ma la cosa più importante è dare più risorse alla scuola, che è lo strumento fondamentale per la crescita del nostro paese: mi riferisco alla crescita economica, civile e morale. Al riguardo, riteniamo che, da parte della maggioranza e del Governo, vi sia una risposta negativa. Insisteremo, pertanto, affinché la scuola abbia più risorse, in tutto il corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, ricordiamo tutti l'enfasi sulle tre «i», che ha prodotto risultati non solo deludenti, ma anche incomprensibili. Davvero, si può dire che la montagna ha partorito il topolino. Basterebbe vedere come non varia il monte ore di inglese nella scuola primaria; esso, addirittura, diminuisce nella scuola media, mentre vengono tagliati i fondi sulla legge n. 440 del 1997, che finanziava il progetto «lingue 2000».

Non possiamo, altresì, dimenticare che con la scorsa legge finanziaria abbiamo assistito al fenomeno della riconversione coatta degli insegnanti soprannumerari al sostegno. Assistiamo, ora, ad una seconda riconversione coatta di insegnanti della scuola elementare obbligati a specializzarsi in inglese. Infatti, la vera novità rivoluzionaria della disposizione in esame sta nell'ultima parte del comma 3, che prevede che tutti i docenti della scuola primaria che non insegnano la lingua straniera si sottopongano obbligatoriamente all'apposita formazione per diventare insegnanti di inglese. Si tratta di un'operazione incredibile, destinata a far discutere sia per gli aspetti organizzativi della formazione, dei tempi e dei costi, sia per l'improbabile trasformazione di docenti generici e ignoranti, che non conoscono l'inglese, in insegnanti di lingua straniera.

Ma vi è un'ultima assurdità, probabilmente la più grande: per questi corsi di formazione obbligatori non è previsto nel disegno di legge finanziaria alcun finanziamento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 16.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 446

Votanti 445

Astenuti 1

Maggioranza 223

Hanno votato 193

Hanno votato no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 16.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 433

Votanti 432

Astenuti 1

Maggioranza 217

Hanno votato 185

Hanno votato no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 16.11.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

 

ALBA SASSO. Presidente, e l'emendamento Titti De Simone 16.10?

 

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, l'emendamento 16.10 non è stato segnalato.

ALBA SASSO. Bene, intervengo allora sull'emendamento Grignaffini 16.11. Con tale emendamento vogliamo riproporre la norma vigente lo scorso anno che prevedeva per gli alunni iscritti alla prima classe della scuola secondaria superiore l'esenzione dal pagamento delle tasse scolastiche.

Onorevole Aprea, perché è stata eliminata questa proroga? Ho un sospetto che chiarisce una volta per tutte che cosa vuol dire la diminuzione dell'obbligo scolastico e l'introduzione del concetto di diritto-dovere. Vi sembrava un termine carcerario il concetto di obbligo scolastico? L'obbligo, ve lo avevamo segnalato, è dello Stato. Ricade su quest'ultimo l'obbligo di fornire servizi, di garantire il diritto allo studio, di premiare i meritevoli. Tutto ciò, d'altronde, lo prevede la Costituzione. Adesso, invece, si ripropongono le tasse per gli studenti che frequentano la prima classe delle scuole secondarie. Questa è, a mio avviso, una misura odiosa, che non tocca i più abbienti, ma, al contrario, penalizza i più deboli. È questa la vostra idea dei diritti? Se questa è la vostra idea, allora dico all'onorevole Garagnani che è un po' fuori dall'orologio della storia perché non sa che il monopolio statale dell'istruzione è già finito con la legge n. 59 del 1997, e l'autonomia scolastica è oggi quello strumento che permette alle scuole di continuare a svolgere un lavoro qualificato. Temo che la sostituzione nella legge del concetto di obbligo scolastico con quello di diritto-dovere lascerà le scuole più sole e gli studenti e le famiglie con meno diritti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 16.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 413

Votanti 412

Astenuti 1

Maggioranza 207

Hanno votato 173

Hanno votato no 239).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 16.12.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

 

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre anche la mia firma all'emendamento Titti De Simone 16.12 e anche per dire che un Governo serio dovrebbe scegliere un po' meglio le sue priorità. Dopo aver commesso l'errore di sovradimensionare gli obiettivi della riforma Moratti rispetto alle disponibilità finanziarie, dovrebbe adesso concentrarsi almeno su alcune cose, individuando quelle effettivamente necessarie, cercando di interpretare i segnali che provengono dalla realtà scolastica. Di queste priorità, qui ne viene suggerita molto intelligentemente una. Si prevede, in particolare, che la scuola, tra i vari obiettivi, scelga di concentrarsi sulla generalizzazione della scuola dell'infanzia. Questa impostazione la ritengo molto corretta perché quella indicata, più che una priorità, rappresenta un'emergenza.

Finalmente la cultura dei diritti dell'infanzia, tra cui quelli all'educazione fin dalla primissima infanzia, si fa strada nella mentalità, nelle esigenze e nella cultura dei genitori. E lo Stato che cosa fa? Non potenzia la rete degli asili nido, ma percorre invece una strada che consente gli anticipi e prevede che la scuola dell'infanzia sia inserita nel sistema dell'istruzione e di formazione e che questo si debba garantire su tutto il territorio nazionale scaricando, infine, il peso di tutto ciò sugli enti locali. I sindaci sono disposti a tutto pur di avere un posto per la scuola dell'infanzia; sono disposti a sostenere comitati fra i cittadini, sono disposti all'autotassazione e ad impiegare i fondi del loro bilancio. Insomma, abbiamo visto una guerra tra poveri che veramente questo Governo poteva risparmiarci. È stata una vera e propria telenovela. Anziché parlare invano, si sarebbero dovute fare delle scelte rigorose e mirate e generalizzare veramente la scuola dell'infanzia dotandola di finanziamenti.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 16.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 426

Maggioranza 214

Hanno votato 181

Hanno votato no 245).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 16.13.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO RUSCONI. Si tratta di uno degli articoli fondamentali per capire se il Governo vuole attuare la riforma oppure non ci crede più. Rispetto alle attese infinite dei decreti attuativi, tipo quello che orienta la scelta del doppio canale o la liceizzazione, di fatto vi sono continue promesse ma non conosciamo nessuna bozza.

Non possiamo, però, non sottolineare al Governo come nel settembre dell'anno scorso lo stesso Governo avesse definito in 8 miliardi e 320 milioni di euro il piano finanziario quinquennale per la riforma: 4.238 milioni già stanziati, ma che non ci è mai capitato di verificare e documentare, e altri 4.037 da stanziare per il quinquennio 2004-2008.

Cos'è avvenuto? È avvenuto che nel primo di questi anni, ovvero nella finanziaria per il 2004, sono stati finanziati 90 milioni e nella finanziaria per il 2005 ne vengono previsti 110, ovvero, a fronte di oltre 4000 milioni, ne sono previsti nei primi due anni circa 200. Non capiamo, nel secondo anno finanziario della riforma, se il discorso del piano quinquennale sia ancora valido o meno, o se siamo di fronte alla finanza creativa - l'ennesimo episodio - e quindi non ci siano risposte effettive sulla volontà di attuare la riforma.

Vorrei a questo proposito riprendere - ed augurarmi che venga votato questo emendamento - un recente intervento sulla Stampa del dottor Rocca, vicepresidente di Confindustria per l'education, che afferma: un paese che non riesce a destinare a istruzione e ricerca risorse crescenti, si occupa solo di manutenzione e non pensa al proprio futuro.

Spero che con la parola autorevole di Confindustria si possa approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 16.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 421

Votanti 420

Astenuti 1

Maggioranza 211

Hanno votato 175

Hanno votato no 245).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 16.14.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'intervento su questo emendamento, volto ad aumentare i finanziamenti per l'offerta formativa, per segnalare al Parlamento una dimenticanza gravissima, tra le altre, di questa legge finanziaria. Non si parla, in nessun modo, dell'aumento del finanziamento per l'alta formazione artistica e musicale. Tutti conosciamo, non c'è bisogno di dirlo, l'importanza che ricopre questo grande patrimonio che abbiamo in Italia e che potrebbe diventare la leva non solo per migliorare l'offerta formativa per i nostri giovani ma anche per lo sviluppo del nostro Paese. Sappiamo anche che il percorso di ammodernamento di questo settore dura da tempo e che, tutti quanti - dobbiamo riconoscerlo: tutti quanti - abbiamo riservato attenzioni insufficienti a questo settore. Tuttavia, adesso siamo chiamati a rispettare degli impegni, cari colleghi, degli impegni che tutti noi abbiamo ripetutamente assunto in più occasioni: in Commissione, quando sono state svolte le audizioni, e in decine di assemblee e convegni che si sono tenuti in Italia. Io posso testimoniare di aver ascoltato colleghi del centrodestra assicurare, nell'ambito di iniziative di questo genere, ad esempio, finanziamenti al corpo docente; finanziamenti che, personalmente, avrei considerato un po' avventati e che, tuttavia, sono stati assicurati. E ora, arriviamo alla legge finanziaria e dimentichiamo completamente di occuparci, anche solo marginalmente, di questo settore.

Avremmo avuto il dovere, almeno, di intervenire sulle attrezzature didattiche e sulle sedi, semplicemente, se non altro, per ripristinare quei finanziamenti che, negli anni passati, sono stati promessi e, regolarmente, disattesi.

Mi auguro che questo problema sia presente a tutti noi e che troveremo il modo di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 16.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 410

Votanti 409

Astenuti 1

Maggioranza 205

Hanno votato 169

Hanno votato no 240).

Sospendo la seduta fino alle 15,30.

Si riprende la discussione (ore 15,35).

 

 

(Ripresa esame dell'articolo 16 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Grignaffini 16.14. Avverto che il subemendamento Realacci 0.26.0600.4 è stato ritirato dai presentatori.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rusconi 16.17.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, vorrei sottolineare come questo emendamento sia stato suggerito a tutti i parlamentari dall'ANCI in quanto in questi anni l'anticipo scolastico - una delle note caratteristiche della riforma - non si è mai tradotto in realtà a causa della carenza di finanziamenti. Di fatto chiediamo di rinunciare a tale anticipo e di scegliere di rispondere in modo adeguato alle carenze d'organico della scuola dell'infanzia. Con questo emendamento proponiamo quindi di limitare i danni.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente (Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)... Essendo quello delle disposizioni in materia di organizzazione scolastica un tema sul quale sono notoriamente e particolarmente ferrato e che mi appassiona tantissimo (Applausi ironici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo), pensavo di svolgere alcuni commenti in relazione ad alcuni interventi che ho ascoltato oggi, in particolare quello dell'onorevole Titti De Simone, che purtroppo ora non è in aula...

 

SERGIO SABATTINI. Non è la sola!

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. È vero, purtroppo non è la sola. Ella ha sostenuto che gli emendamenti presentati all'articolo 16 costituirebbero nel loro complesso il tentativo con il quale l'opposizione vorrebbe proporre un disegno alternativo per indicare quale dovrebbe essere l'organizzazione della scuola rispetto a quanto proposto dalla riforma Moratti. Inoltre, la collega De Simone ha sostenuto - non solamente lei - che tale riforma starebbe suscitando in tutte le scuole una forte protesta perché, in qualche modo, essa distruggerebbe il sistema scolastico. Mi sembra di ricordare che le medesime affermazioni furono svolte quando l'attuale organizzazione della scuola venne proposta per la prima volta: anche allora si disse che avrebbe distrutto il sistema scolastico e che il tempo pieno non avrebbe funzionato; mi sembra pertanto che ogni qualvolta si intervenga, o si cerchi di farlo, sullo status quo - di qualunque argomento si tratti, in questo caso la scuola - vi siano anche comprensibili proteste da parte di chi in questo status quo vive e vorrebbe che nulla mutasse. Al di là del singolo intervento, ciò che è significativo è che tale riforma alternativa proposta dalla collega De Simone si risolve in un aumento dei fondi: negli emendamenti presentati non si propone che l'incremento dei fondi destinati alla scuola. Non esiste, pertanto, una proposta alternativa di organizzazione della scuola; esiste, semmai, la raccolta di una domanda, che può essere condivisa anche da altri settori della pubblica amministrazione (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)... Signor Presidente, si tratta di un fondamentale intervento su questo argomento (Applausi ironici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)... ritengo comunque che vi siano autorevoli colleghi che meglio di me potranno esplicitare questi argomenti, per cui lascerei a loro la parola (Applausi ironici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

 

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, nel corso della mattinata ritenevo di aver svolto un intervento per riportare sui giusti binari il discorso relativo al problema scuola.

Al di là della prerogativa, che ciascun deputato ha, di presentare le proposte emendative, penso che sia corretto poter discutere di quelle proposte che hanno delle finalità appropriate. A mio avviso, gli emendamenti, soprattutto quelli riferiti ad un provvedimento così importante come una legge finanziaria e se riferiti ad un settore altrettanto importante, come quello dell'istruzione e della formazione, dovrebbero essere oggetto di discussione nonché adeguati rispetto alle esigenze del momento e coordinati con il contesto della programmazione e delle riforme che questo Parlamento e questo Governo hanno posto in essere nel settore dell'istruzione e della formazione professionale.

In questi giorni sta divampando una polemica, utile soltanto a portare il mondo della scuola in piazza, perché non vi è un'adeguata informazione sulle reali esigenze del settore, sui concreti provvedimenti posti in essere dal Governo e sulle nuove normative approvate dal Parlamento. Sappiamo benissimo che, per posizione politica, per valutazioni ideologiche e per valori che appartengono a ciascuna parte politica, non sempre sono condivisibili le scelte effettuate in tema di istruzione e formazione. Tuttavia, occorrerebbe a mio avviso valutare e comprendere che, quando un provvedimento viene approvato dal Parlamento, esso deve essere attuato e deve trovare, in chi lo dovrà applicare, persone adeguate per tale fine, persone che hanno l'attenzione del Governo e del Parlamento. Mi riferisco in particolare alla classe docente italiana.

Questa mattina ho sentito, in diversi interventi dei colleghi dell'opposizione, delle affermazioni che non corrispondono assolutamente al vero.

 

PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, la invito a concludere.

 

ANGELA NAPOLI. Pertanto, chiedo che la valutazione delle proposte emendative presentate sia effettuata con grande coerenza e chiedo inoltre, così come ho già detto nel mio intervento della mattinata, che tali proposte emendative abbiano una finalità davvero positiva, per puntare ad una scuola qualitativamente valida.

Una scuola che sia davvero competitiva a livello europeo e che possa garantire ai nostri giovani la preparazione adeguata secondo le tradizioni, la cultura e la storia del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega Nord Federazione Padana - Applausi polemici dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perrotta. Ne ha facoltà.

 

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento in esame, presentato all'articolo 16, concernente disposizioni in materia di organizzazione scolastica, con il quale si intende sopprimere al comma 8 le parole: «anticipo delle iscrizioni e».

Il comma 8 risulta del seguente tenore: per l'attuazione del piano programmatico (...) è autorizzata, a decorrere dall'anno 2005, l'ulteriore spesa complessiva di 110 milioni di euro (quindi circa 200 miliardi di lire), per i seguenti interventi: anticipo delle iscrizioni e generalizzazione della scuola d'infanzia, iniziative di formazione iniziale e continua del personale, interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare la realizzazione del diritto dovere di istruzione e formazione.

Con tale emendamento si intende evitare che, con riferimento ai suddetti 110 milioni di euro, vengano destinate risorse per l'anticipo delle iscrizioni. È assurdo!

Da un lato, ci criticate perché i programmi delle scuole non iniziano in tempo (devono normalmente iniziare all'inizio dell'anno scolastico) e perché mancano i professori e poi volete negare, con una manovra subdola, le risorse per l'anticipo delle iscrizioni.

Stanziare risorse anche per l'anticipo delle iscrizioni permetterà la formazione delle classi secondo le ordinarie modalità, l'esatta determinazione del corpo docente, anche dal punto di vista quantitativo, evitando supplenze e ritardi.

Per un corretto ordinamento della scuola dell'infanzia quindi non si può assolutamente non prevedere lo stanziamento di risorse per l'anticipo delle iscrizioni (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). L'anticipo delle iscrizioni è uno degli elementi necessari per avere un ordinato orientamento ed inizio dell'anno scolastico.

Non potete criticare alcuni aspetti negativi dell'andamento scolastico (è successo che alcuni professori abbiano preso servizio nelle classi in ritardo) e poi chiedere di non stanziare risorse al fine di impedire che questo andamento diventi corretto. È il solito controsenso della sinistra o meglio del centrosinistra, più esattamente della sinistra più estrema, che non fa altro che tentare a parole di dare una mano e con i fatti e gli emendamenti di rompere il sistema (quello scolastico principalmente).

Vorrei chiedere ai colleghi De Simone, Russo Spena e Sasso di ritirare l'emendamento presentato (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo), anche perché altri colleghi della sinistra hanno presentato ulteriori emendamenti, auspicando l'autorizzazione di una spesa, non di 110 milioni di euro, ma di 300 milioni di euro per altre misure. Vi è, quindi, un controsenso fra gli emendamenti presentati. Almeno mettetevi d'accordo fra di voi, perché credo sia il minimo!

La proposta di non prevedere uno stanziamento di risorse per anticipare le iscrizioni viene avanzata anche da altri deputati della sinistra e del centrosinistra. Ma, andatelo a dire alle mamme all'inizio dell'anno (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

Se questo emendamento fosse approvato, la colpa sarebbe esclusivamente vostra! Ma questo emendamento, come al solito, non passerà (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, vorrei esprimere due brevi considerazione. Gli interventi degli onorevoli Crosetto e Perrotta avevano esclusivamente il senso di far decorrere un po' di tempo, ma avrebbero dovuto almeno rispettare un minimo di oggettività dei fatti e di buonsenso.

Allora, onorevole Crosetto, le ricordo che stiamo esaminando la legge finanziaria. La politica del Governo per la scuola nelle leggi finanziarie, compresa quella al nostro esame, si è manifestata prevalentemente con tagli alle risorse e al personale. Dunque, qualsiasi discorso che voglia porre in termini positivi una proposta di scuola diversa non può che partire dal ripristino di un finanziamento minimo, vitale per la scuola pubblica. Inoltre, lo Stato non solo non aumenta i finanziamenti, ma non rispetta neppure il tetto del 2 per cento relativamente al bilancio del Ministero dell'istruzione. Infatti, siamo arrivati addirittura ad una riduzione dello stanziamento per tale ministero. Dunque, il problema dei fondi è prioritario.

Onorevole Perrotta, posso capire che lei abbia letto male e in fretta. Comunque, vorrei spiegare brevemente che esistono diritti acquisiti, relativi al fatto che la scuola per l'infanzia deve essere innanzitutto garantita ai bambini che hanno l'età per potervi accedere, ovvero tre anni. Con l'anticipo offrite un diritto in più a chi ha compiuto due anni e mezzo, non garantendo però, al contempo, l'altro diritto vero, esigibile, diventato legge dello Stato. Infatti, chiunque abbia compiuto tre anni, ove ne faccia richiesta - e ripeto «ove ne faccia richiesta» - ha il diritto di esigere tale prestazione.

Dunque, se esiste qualcuno che calpesta i diritti, siete proprio voi. L'unica politica che conoscete è quella di mettere i diritti in conflitto tra di loro. Infatti, contrapponete i bambini che hanno compiuto tre anni con quelli che ne hanno compiuti due e mezzo, non destinando le risorse all'obbligo di attivare su tutto il territorio nazionale le scuole dell'infanzia, laddove ve ne sia richiesta. Invece, contrapponete i bambini che a due anni e mezzo diventano ulteriori possibili utenti di una riforma, per cui non avete trovato i finanziamenti in grado di sostenerla e trasformarla in fatto concreto.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà. Le ricordo, onorevole, che ha a disposizione un minuto di tempo.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale perché anch'io intendo correre in soccorso della maggioranza, in un momento particolarmente difficile, relativamente al numero delle presenze. Sul tema della scuola, l'onorevole Rusconi ha già espresso efficacemente quali sono le grandi differenze e il mare che separano le buone intenzioni del Governo dalla difficile realtà delle nostre aule scolastiche e dei percorsi formativi.

Vorrei soltanto ricordare ai colleghi, in particolare agli onorevoli Crosetto e Angela Napoli, che se domani gli studenti italiani leggeranno gli atti di questo pomeriggio parlamentare, riceveranno una cattiva lezione. Infatti, cari colleghi, quello che avete fatto mi ricorda quanto noi stessi facevamo a scuola in occasione dei compiti in classe. Allora, chiedevamo all'insegnante di trattare argomenti diversi rispetto alla lezione prevista, pensando di rinviare il compito. Mi sembra che oggi pomeriggio, in quest'aula, non sia stata impartita alcuna alta lezione, né istituzionale né educativa.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 16.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 389

Votanti 388

Astenuti 1

Maggioranza 195

Hanno votato 155

Hanno votato no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 16.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399

Votanti 398

Astenuti 1

Maggioranza 200

Hanno votato 160

Hanno votato no 238).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rusconi 16.19, Di Gioia 16.21 e Mariotti 16.22.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare brevemente come anche la proposta emendativa in esame sia stata promossa dall'ANCI. Si è parlato molto, in questi mesi, del diritto-dovere allo studio fino a diciotto anni, promesso, in attuazione della riforma, dal ministro e dalla maggioranza. Se tale diritto-dovere diventerà effettivo, si determineranno nuovi oneri per vitto, trasporto e arredi.

Inoltre, vi è una situazione di disagio, ben nota al ministro, costituita dal fatto che numerosi disabili non hanno il relativo sostegno. L'assistenza dei disabili, molto spesso, non è coperta ed è a carico degli enti locali, che versano in una situazione estremamente difficile. La legge finanziaria non prevede nulla per fare fronte alle maggiori spese dei comuni derivanti dall'applicazione della legge n. 53 del 2003, in particolare per i costi dei nuovi utenti. Il numero di questi ultimi è stato stimato dallo stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica in 125 mila ogni anno.

Chiediamo pertanto all'Assemblea di dare una risposta coerente con i provvedimenti adottati dal Governo, anziché esprimere un voto contrario che lascerebbe numerosi dubbi sulla volontà di attuare la riforma ed anzi evidenzierebbe chiaramente la volontà del Governo in senso contrario.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rusconi 16.19, Di Gioia 16.21 e Mariotti 16.22, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 413

Votanti 411

Astenuti 2

Maggioranza 206

Hanno votato 165

Hanno votato no 246).

Passiamo alla votazione dell'articolo 16.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

 

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, intendo formulare alcune osservazioni su questo «vuoto» articolo 16. La sua vacuità evidenzia la logica di questa legge finanziaria per quanto riguarda la scuola.

Il provvedimento in esame non si preoccupa di sostenere economicamente, come si dovrebbe, le funzioni essenziali della scuola stessa. Non si preoccupa, ad esempio, della sicurezza degli edifici scolastici, su cui è stato presentato l'articolo aggiuntivo Villetti 16.01, e si dedica a togliere invece con accanimento alla scuola ciò che è consolidato. Mi riferisco, in particolare, alle norme sull'insegnamento della lingua straniera, che costituiscono la «chicca», la ciliegina sulla torta: tale insegnamento, garantito quasi al cento per cento dallo sviluppo del progetto del 2000 e interrotto peraltro bruscamente nel 2002 dalle norme varate dal ministro Moratti, è ora penalizzato ulteriormente dal comma 3 dell'articolo in esame.

Al riguardo sono già intervenuti alcuni colleghi, ma intendo comunque evidenziare come con tale disposizione si tolga alla scuola elementare quello che aveva. Essa elimina gli insegnanti specialisti di lingua inglese nella scuola elementare, aderendo pienamente alla politica dei tagli e promuovendo una formazione rapida e coatta dei docenti di classe. Prescindo da ogni giudizio su una formazione che non nasca da un'esigenza reale del corpo docente, limitandomi a prefigurare le conseguenze di questa misura.

Ma ve li immaginate gli insegnanti elementari, che hanno studiato l'inglese a scuola trent'anni fa, interloquire in buona pronuncia e ricchezza di vocabolario con i bambini di oggi, sempre più stimolati ed esigenti, ed anche difficili, che hanno intorno a sé numerose altre agenzie formative, talora anche qualificate?

Ma ve li immaginiate questi bambini davanti ad un insegnante che biascica qualche parola di lingua inglese? Un insegnamento non qualificato è squalificante per la scuola, è dannoso alla sua immagine e mette in discussione la funzione stessa della scuola. Ma tutto ciò sembra importare proprio poco a questo Governo, che si attiene - voglio dirlo - ad una logica vecchia e scorretta, ancorché piccina, piccina, piccina, per insegnare ai piccoli con una preparazione piccola. Questa è la logica e i «pierini» che possono farlo andranno in Inghilterra, mentre gli altri «pierini», quelli di cui si occupava Don Milani, aspetteranno fino a 13 anni, quando per loro ci sarà la scuola giusta, la formazione professionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, userò pochissime parole perché per l'economia dei nostri lavori non intendo abusarne. Peraltro, siamo già intervenuti su questo tema in Commissione e nel corso della discussione generale in quest'aula. Dato che stiamo per votare l'articolo 16, vorrei dire qualche parola visto che questa norma reca disposizioni in materia di organizzazione scolastica.

Vorrei raccontare un piccolo episodio che mi è capitato l'altro giorno, tanto per fare riferimento alla situazione organizzativa in cui si comincia a trovare la nostra scuola. Ho partecipato ad un convegno organizzato da un distretto scolastico in cui erano presenti una serie di brillanti relatori; il presidente del distretto ad un certo punto si è scusato con i partecipanti perché non si era potuta illustrare la relazione, peraltro pregevole, di uno dei relatori, in quanto non funzionava la lavagna luminosa dicendo: ci scusiamo per questo inconveniente ma siccome le risorse che abbiamo a disposizione diventano sempre di meno, dobbiamo fare tutto noi e quindi non siamo in grado di aggiustare nemmeno la lavagna luminosa.

Questo lo dico perché - concretamente e simbolicamente - piuttosto che parlare della scuola virtuale, cioè di una scuola che è nella nostra testa ma che non fa riferimento alla realtà - senza dimenticare le difficoltà che esistono in materia di finanza pubblica: ne stiamo parlando in relazione a questa legge finanziaria, quindi, senza essere velleitari o demagoghi -, dobbiamo cercare di fare riferimento alla situazione reale della scuola, ossia a promesse che possono essere realmente mantenute. Del resto, questa legislatura è stata preceduta da una campagna elettorale in cui è stato firmato un contratto con gli italiani, per cui, almeno a futura memoria, per l'anno prossimo, magari per chiudere la legislatura, dobbiamo tenere conto della realtà e non della virtualità della nostra scuola. Abbiamo una situazione in cui le strutture sono fatiscenti - se ne è parlato anche in Commissione - per cui, se andremo avanti di questo passo, tra non molto i vigili del fuoco saranno chiamati ad intervenire in quelle situazioni che lasciano a desiderare in termini di sicurezza; una situazione in cui le cattedre non sono state coperte se non in minima parte (per le altre ci abbiamo pensato noi del centrosinistra); una situazione in cui gli insegnanti di sostegno sono diminuiti. Quindi, una situazione di insoddisfazione diffusa.

Credo che sarebbe un po' paradossale se ci trovassimo di fronte a una situazione in cui tutto andasse bene e gli operatori della scuola, che sono persone serie, fossero tutti insoddisfatti. Come si spiega il fatto che gli operatori che portano avanti la scuola italiana sono insoddisfatti mentre qui si continua a dire che tutto va bene? Ciò avviene perché, come dicevo all'inizio, qui parliamo di una scuola virtuale, parliamo della rappresentazione della realtà che non coincide con la realtà stessa. Dal momento che non si possono fare le nozze con i fichi secchi, come recita il detto popolare, e non bisogna essere demagoghi, noi non stiamo sostenendo che i 4 mila miliardi di vecchie lire promessi debbano essere spesi, sicuramente no, lo diciamo noi per primi, nonostante siano stati promessi a suo tempo.

Certamente, l'investimento sulla scuola, sulla formazione è, tuttavia, assolutamente inadeguato. Nei vari convegni sosteniamo tutti che si tratta di un investimento di fondamentale importanza per il futuro del paese; ma non esistono neanche i primi vagiti di un investimento serio sulla scuola!

Quindi, a futura memoria, in vista della legge finanziaria dell'anno prossimo, dovendo compiere delle scelte e se vogliamo tener conto dei vincoli di finanza pubblica e delle risorse, dobbiamo aver ben presente un'esigenza: richiamo l'attenzione dei colleghi che con serietà hanno a cuore le sorti del sistema scolastico, segnalando loro l'esigenza per il futuro di non parlare di una scuola virtuale ma della scuola reale e delle sue effettive esigenze.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). 

(Presenti 425

Votanti 424

Astenuti 1

Maggioranza 213

Hanno votato 254

Hanno votato no 170).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Villetti 16.01.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abbondanzieri. Ne ha facoltà.

 

MARISA ABBONDANZIERI. Desidero sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame, che pone un problema molto attuale e ancora fortemente presente.

Vorrei cogliere l'occasione per ricordare ai colleghi che siamo ancora in attesa del piano per la messa in sicurezza sismica degli edifici, di cui alla legge finanziaria approvata nel 2002 per l'anno 2003. Si tratta di un famoso emendamento, poi finanziato con la successiva legge finanziaria; tale proposta fece seguito agli avvenimenti di San Giuliano di Puglia.

Al riguardo, sarebbe opportuno che la questione della messa in sicurezza degli edifici venisse presa definitivamente in considerazione e che si tenesse presente che il decreto-legge varato pochi giorni fa dal Governo differisce di un altro anno la messa a norma degli edifici scolastici. È un differimento che per alcuni versi si rende necessario soprattutto per la mancanza dei fondi a disposizione dei comuni per intervenire al riguardo. È, quindi, assolutamente indispensabile non solo che si venga a capo della quantificazione delle risorse a disposizione di questo settore, ma anche che le ipotesi indicate nell'articolo aggiuntivo del collega Villetti si possano aggiungere a quelle cui fare fronte con le risorse non ancora disponibili per questi problemi.

Vorrei evidenziare un secondo aspetto. Mi dispiace dovermi rivolgere agli onorevoli Napoli e Garagnani, ma purtroppo non vedo l'onorevole Aprea; affronto tale questione nella veste di chi si picca di conoscere molto bene le problematiche della scuola. Vorrei ricordare a quest'Assemblea che l'articolo 16 appena approvato è così inconsistente sul piano delle politiche della scuola che è veramente difficile individuarvi una strategia del Governo. Ad esempio, onorevoli Napoli e Garagnani, in merito alla famosa «I» di inglese, vorrei ricordarvi, anzitutto, che il comma 3 prevede per gli insegnanti 30 ore di corsi in forma obbligatoria per essere in grado di insegnare l'inglese. È questo, secondo voi, ciò che mettete a disposizione della scuola per andare in quella direzione? Fate i calcoli e vi renderete davvero conto non solo che, siccome volete risparmiare, i ragazzi l'inglese non lo impareranno, ma che costringere l'insegnante a frequentare obbligatoriamente un corso per poter insegnare l'inglese è davvero una norma che non si introduce neanche nei regimi. Vorrei ricordarvi che negli anni Novanta, gli anni del Governo dell'Ulivo, gli anni di Berlinguer, furono formati 20 mila insegnanti per l'insegnamento dell'inglese.

E sapete, colleghi, che cosa fecero gli insegnanti che volevano insegnare l'inglese? Fecero 500 ore di apprendimento in un anno, 500 ore, non le 30 di cui si parla al comma 3 dell'articolo 16!

Sono sicura che nella manifestazione del 15 novembre gli insegnanti vi diranno anche questo. E, per piacere, un po' di rispetto in più per una categoria che si misura con le nuove generazioni, con i temi dell'immigrazione, con la complessità dell'insegnamento derivante dalla complessità della società.

Anche tra i vostri elettori vi sono insegnanti: sarebbe bene che vi fosse non solo un po' più di rispetto, ma anche la consapevolezza di ciò di cui si parla (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Villetti 16.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 428

Votanti 426

Astenuti 2

Maggioranza 214

Hanno votato 175

Hanno votato no 251).

Prendo atto che l'onorevole Montecuollo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sgobio 16.02.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

 

ALBA SASSO. Con questo articolo aggiuntivo noi riproponiamo la presenza nella scuola, onorevole sottosegretario Vegas, dei mediatori culturali. Forse in quest'aula pochi sanno cosa siano i mediatori culturali nella scuola: sono quegli insegnanti che si fanno carico di realizzare concretamente l'integrazione nelle classi della scuola pubblica dei bambini migranti.

La nostra scuola ha avuto sempre una tradizione di accoglienza; è sempre stata un luogo capace di combattere la paura delle diversità, che è l'anticamera vera del razzismo, dell'individualismo. I mediatori scolastici, sottosegretario Vegas (mi rivolgo a lei perché non c'è l'onorevole Aprea), sono stati un'esperienza di eccellenza nella scuola italiana.

La verità è che voi, con questa legge finanziaria e con le leggi finanziarie precedenti, non state razionalizzando il sistema: state tagliando tutte le situazioni di eccellenza, state rendendo non possibile l'integrazione dei soggetti diversamente abili inseriti in classi affollate, state affollando le classi. E per di più noi in quest'aula abbiamo sentito, e stiamo sentendo dire, nei confronti degli insegnanti, questa categoria di costruttori di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo), che nel corso degli anni si sono fatti carico dei nostri figli, dei vostri figli per quattro lire, che vogliono difendere lo status quo: ma di che cosa stiamo parlando? Vogliono difendere le esperienze migliori della scuola italiana!

Onorevole Napoli, non me l'aspettavo da lei! Lei non può dire che i docenti che parteciperanno allo sciopero sono disinformati! È veramente un'offesa alla categoria degli insegnanti, alla loro capacità di informarsi, di essere presenti, di essere degli intellettuali in questo paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sgobio 16.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).).

(Presenti e Votanti 434

Maggioranza 218

Hanno votato 179

Hanno votato no 255).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Sgobio 16.03.

 

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, intervengo per chiedere al relatore, poiché ho appreso che probabilmente verrà accantonato il successivo articolo aggiuntivo Bianchi Clerici 16.04, che verte sulla stessa materia dell'articolo aggiuntivo Sgobio 16.03, e cioè sui libri di testo, di accantonare anche tale proposta emendativa.

 

PRESIDENTE. Onorevole relatore?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Sono d'accordo.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'esame degli articoli aggiuntivi Sgobio 16.03 e Bianchi Clerici 16.04 deve intendersi accantonato.

Passiamo all'articolo aggiuntivo Sasso 16.05.

 

ALBA SASSO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBA SASSO. Signor Presidente, essendo già stati accantonati gli articoli aggiuntivi Sgobio 16.03 e Bianchi Clerici 16.04, ritengo che possa essere accantonato anche il mio articolo aggiuntivo 16.05, che riguarda la medesima materia.

 

PRESIDENTE. Onorevole relatore, è d'accordo?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Sono favorevole alla proposta di accantonamento anche dell'articolo aggiuntivo Sasso 16.05, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, anche l'articolo aggiuntivo Sasso 16.05 deve intendersi accantonato.

 

 

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 5).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Michele Ventura. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti per porre due questioni, sperando di essere ascoltato anche dai colleghi della maggioranza.

Stiamo esaminando il disegno di legge finanziaria in un contesto contrassegnato da una flessibilità praticamente nulla: questa manovra è blindata, ingessata, non perché è stato approvato l'emendamento Boccia 1.1, ma perché i margini di manovra erano scarsissimi fin dall'inizio.

Nel corso di queste giornate, abbiamo ripetutamente chiesto che venissero fornite al Parlamento tutte le indicazioni e notizie mancanti. Mi riferisco alle relazioni sulle leggi pluriennali, sullo stato di attuazione dei programmi triennali, alla relazione sullo stato dell'amministrazione pubblica. Inoltre, negli ultimi giorni, abbiamo appreso di un decreto di fine anno da 2 miliardi di euro - che il sottosegretario Vegas considera ordinario - necessario per far quadrare i conti del 2004. Infine, proprio ieri, c'è stata una conferenza stampa del Presidente del Consiglio, sulla quale tornerò, sulla riduzione dell'IRAP e sui contributi alle famiglie.

Ora, io chiedo all'Assemblea se sia meglio continuare questa discussione - pure utile - sugli articoli del disegno di legge finanziaria e sulle proposte emendative ad essi presentate o se, invece, non sia opportuno, per non rendere inutile il nostro lavoro, dedicare una mezza giornata - alla ripresa dei lavori, la prossima settimana, domani o quando lo riterrete - ad una comunicazione del ministro dell'economia e delle finanze che faccia conoscere anche a questa Assemblea, nei suoi connotati effettivi, la manovra che dovrà essere varata (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

Ciò non dovrebbe andare a discapito dei tempi: non chiediamo un ampliamento dei tempi a nostra disposizione, ma vogliamo che il lavoro di questa Camera abbia una qualche utilità. Un'utilità consisterebbe proprio nel fatto di essere posti nella condizione di condurre una discussione effettiva e reale sui conti, sulla manovra «vera», sulle intenzioni del Governo. Ve lo chiediamo, colleghi della maggioranza, per salvaguardare la dignità di tutti noi, perché il problema non è solo dell'opposizione, ma riguarda complessivamente la Camera dei deputati.

Desidero segnalare alla vostra attenzione, colleghi, una seconda questione che appare stupefacente e che rende ancora più necessario procedere nel senso da me proposto poc'anzi. Le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia di un'uscita clamorosa del Presidente del Consiglio mentre era in visita alla Guardia di finanza (non in un luogo qualsiasi). Ebbene, rivolto al comandante generale della Guardia di finanza, generale Roberto Speciale, il Presidente del Consiglio, dopo avere dichiarato: «Voi agite, con grande equilibrio e rispetto dei cittadini, nei confronti di chi si vuole sottrarre ad un obbligo che, qualche volta, si avverte come eccessivo», ha affermato di comprendere - dal punto di vista morale, oltre che politico - chi cerca di eludere o di evadere. L'ha detto il Presidente del Consiglio dei ministri (Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si grida: «Vergogna!»)!

Colleghi, capisco l'imbarazzo del Presidente Berlusconi, se leggo i titoli dei giornali a lui più vicini: «Berlusconi ricattato, si rimangia la parola», «Berlusconi paga una tassa agli alleati». Colleghi, non avete potuto tagliare le tasse a causa di ciò che avete combinato in questi anni nell'ambito della spesa corrente e dei conti dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

Signor Presidente, dobbiamo capire che un Presidente del Consiglio che fa queste affermazioni prefigura una società senza regole, un'idea avventuristica inaccettabile ed insopportabile. Abbiamo bisogno di sapere se in questo paese esiste ancora una classe politica degna di questo nome. Lo pretendiamo per un fatto di serietà nei confronti del Parlamento e del paese. Il Governo si presenti in Parlamento per fornire questi chiarimenti e per rendere utile questa nostra discussione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, vorrei riallacciarmi brevemente alle considerazioni di carattere generale che anche il collega Michele Ventura ha svolto poc'anzi e porre l'accento su due questioni fondamentali. La prima riguarda il quadro generale nel quale si colloca la nostra discussione, tracciato tra l'altro in numerosi interventi (ricordo, in particolare, quelli di ieri dei colleghi Boccia, Visco e Russo Spena), e che riguarda la credibilità del dibattito che stiamo svolgendo.

Nel corso dell'esposizione del documento di programmazione economico-finanziaria del ministro Siniscalco sono state dette cose molto importanti. Il ministro Siniscalco ha assicurato che il disegno di legge finanziaria sarebbe stato ispirato ai criteri di trasparenza e semplicità e che sarebbe stato costruito in modo semplice, solido, diverso dal passato. Ci sembrava che, in qualche misura, rispetto a quest'impegno, le premesse fossero positive, ove si consideri la chiarezza con cui il ministro ha riconosciuto la crisi dei conti pubblici, un indebitamento ormai del 4,4 per cento, la corsa del debito pubblico verso livelli da tempo non più toccati. Ci sembrava un atto importante perché dimostrava la disponibilità a sostenere una nostra vecchia convinzione, ossia che, dopo tre anni di Governo di centrodestra, ci troviamo di fronte ad una crisi strutturale dei conti pubblici, resa ben evidente da alcuni indicatori particolarmente significativi. Vorrei richiamarne soltanto uno: l'andamento del saldo primario, lasciato vicino al 5 per cento dai Governi del centrosinistra e che oggi è al di sotto del 2 per cento, ad indicare la crisi strutturale dei nostri conti.

Signor Presidente, tale crisi strutturale ha segnali evidenti, perché le questioni del bilancio dello Stato non sono molto diverse (naturalmente, differiscono i numeri) da quelle dei bilanci delle famiglie. Cosa sta capitando nel bilancio dello Stato?

Diminuiscono le entrate ordinarie, cresce la spesa corrente. Questo è il dato della crisi strutturale della nostra finanza pubblica. Ieri l'onorevole Visco ha ricordato una cosa piuttosto interessante: se facciamo la somma del calo di entrate correnti di questi tre anni, otteniamo il 2, 5 per cento; un dato che avrebbe reso inutile la grande manovra di correzione dei conti di cui stiamo discutendo. Questo è quello che sta capitando. E i dati sarebbero ancora più gravi se non ci fosse alcuna riduzione della spesa per interessi, ma il futuro su questo fronte, con quello che sta capitando (prezzo del petrolio, andamento del dollaro), non è affatto tranquillizzante.

Una crisi strutturale dei conti pubblici, signor Presidente, signor sottosegretario, che la Corte dei conti ci ha richiamato essere ancora in atto nel 2004, nell'anno che stiamo vivendo. Nel 2004 si stanno riproponendo - ci ricorda la Corte dei conti - gli stessi problemi. Anche in questo caso, diminuiscono le entrate ordinarie e cresce la spesa corrente. E i risultati della manovra di primavera, della manovra d'estate, del cosiddetto decreto taglia-spese, del decreto n.168, sono assolutamente poco tranquillizzanti.

La Corte dei conti nell'audizione sulla legge finanziaria ha ricordato che nel 2004 continua il calo delle entrate, si rischia il fallimento del condono edilizio ed è particolarmente difficile la realizzazione dei tagli alle spese previsti dal decreto n. 168. Inoltre, essa ci ha ricordato che naturalmente sul 2004 si basano i conti degli anni successivi; quindi, se non funziona la base del 2004, sarà molto difficile che le previsioni della legge finanziaria si possano realizzare.

Anch'io voglio richiamare un argomento. Ieri il collega Boccia ha posto il problema relativo a dove sono andati a finire i 2 miliardi di tagli della spesa da attuare attraverso provvedimenti amministrativi, che avevano costituito l'impegno del Presidente del Consiglio a Bruxelles. Il Sole-24 ore di oggi (qualche giornale lo aveva già anticipato) ci dice che sarebbe in preparazione un decreto-legge. Sono provvedimenti amministrativi, signor sottosegretario, o sono provvedimenti legislativi (cioè un decreto-legge)? Perché le due cose sono molto diverse; infatti, qualora fossero provvedimenti amministrativi, naturalmente si tratterebbe di aggiustamenti, ma se fosse un decreto-legge, come sembra, significherebbe la terza manovra. Il 2004 sarà l'anno delle tre manovre di finanza pubblica: la legge finanziaria, la manovrina di luglio e la manovra del nuovo decreto-legge, fatto per far quadrare i conti alla fine dell'anno.

Allora, signor Presidente, su queste premesse, costruiamo una finanziaria dell'incertezza, una finanziaria che ha presupposti negativi di crisi sul fronte della finanza pubblica, che non introduce alcun elemento di certezza nei suoi contenuti. I tagli della spesa sono inefficaci, perché non si può risolvere il problema con il 2 per cento, bisogna intervenire sulle leggi, se si vogliono fare operazioni strutturali. Infatti, i tagli della spesa incidono su un'area, come i consumi intermedi, su cui da anni si sta tagliando, perché, come ci hanno ricordato in questi giorni molti colleghi, è evidente la difficoltà di operare sul fronte dei tagli e dei blocchi della spesa evitando che venga rimbalzata sull'anno successivo, come ci hanno dimostrato tutte le esperienze dei provvedimenti «taglia-spesa» di questi ultimi anni.

Voglio citare questo dato, perché non è stato ancora richiamato ed è interessante. Si tratta di una manovra che colloca il risparmio sul fronte della spesa quasi tutto sul contenimento della spesa degli enti decentrati: il 58,3 per cento dei tagli di spesa del 2005 grava infatti sugli enti decentrati; nel 2006 il 73, 4 per cento e nel 2007 il 76, 4 per cento dei tagli della spesa sono trasferiti sugli enti decentrati.

Le conclusioni, signor Presidente, di queste prime considerazioni - peraltro, tralascio di soffermarmi su analoghi ragionamenti circa le entrate fiscali previste o la tenuta delle previsioni di risparmio per quanto concerne la spesa sanitaria -, sono le seguenti. Ci troviamo dinanzi ad un disegno di legge finanziaria falso, i cui contenuti contabili sono inadeguati, insufficienti e poco chiari; è la finanziaria dell'incertezza.

Abbiamo bisogno - lo ha ricordato il collega Michele Ventura e sono d'accordo con lui - di un chiarimento; al riguardo, ritengo corretto sospendere la discussione degli articoli e degli emendamenti in modo che si possa avere un momento di verifica con il ministro dell'economia e delle finanze sullo stato reale dei nostri conti, sugli effetti della legge finanziaria e su quale sia veramente la manovra che stiamo discutendo. Anche perché - ed è la seconda breve ragione del mio intervento -, come hanno dichiarato molti colleghi in questi giorni, siamo dinanzi a novità importanti.

Sarà molto difficile realizzare la manovra di finanza pubblica prevista dal disegno di legge finanziaria; peraltro, il Fondo monetario internazionale dichiara che, se pure ciò fosse possibile e si realizzasse la manovra correttiva, anche siffatte misure non sarebbero sufficienti a ricondurre sotto il 3 per cento il rapporto tra indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e prodotto interno lordo. Dichiara il Fondo monetario che occorrerebbe ancora una manovra aggiuntiva di circa 5-6 miliardi di euro per conseguire tale risultato, sempre sul presupposto che i contenuti della legge finanziaria si realizzassero.

Abbiamo, dunque, bisogno di chiarire tali aspetti; ricordo la recente conferenza stampa in occasione della quale la delegazione del Fondo monetario internazionale, insieme con il ministro dell'economia e delle finanze, hanno illustrato tali contenuti, come risulta dal testo del comunicato stampa. Sicché è opportuno, per fare chiarezza, che il ministro dell'economia e delle finanze riferisca in Assemblea di quale sia la situazione reale e di quali siano gli orientamenti che il Governo intende mettere in campo, anche alla luce delle annunciate proposte emendative circa gli interventi sulla parte fiscale e su quella relativa allo sviluppo. Anche perché - e concludo, signor Presidente -, rappresenta un problema la circostanza che ci troviamo continuamente dinanzi all'introduzione di elementi di novità sempre ulteriori rispetto al dibattito in corso.

Sembra che, ieri, la maggioranza abbia trovato l'accordo sulla riforma fiscale e sul taglio delle tasse; ma è, per così dire, una sorta di gioco a rimpiattino per cui si continua con il sistema di annunciare - è stato fatto già tante volte - straordinari provvedimenti il cui contenuto reale, poi, è modestissimo. Modesti interventi sull'IRAP e sulle famiglie nel 2005 ed un rinvio al 2006 del tanto sbandierato taglio delle tasse ovvero della riduzione delle imposte.

Su tutto ciò è necessario si svolga un dibattito in Parlamento e a tal fine vogliamo venga in questa sede il ministro dell'economia e delle finanze; vogliamo si discuta dell'impostazione generale della manovra. Anche perché vorremmo capire quali siano i criteri che ispirano le scelte e le decisioni del Governo di fronte alle strategie di politica economica.

Voglio concludere anch'io con una citazione del Presidente del Consiglio; ebbene, il più importante quotidiano economico italiano oggi dichiara che il Presidente del Consiglio - immagino, allargando le braccia - ha dichiarato che lui avrebbe fatto molto di più se avesse potuto disporre del 51 per cento e, soprattutto, se i mercati non avessero insistito molto sulla totale copertura delle riduzioni fiscali. Ebbene, non sapevamo fosse una opzione decidere sulla totale copertura delle riduzioni fiscali; non sapevamo che in tale senso si dovesse porre una politica economica caratterizzata dall'approccio ordinato e credibile alla gestione dei conti pubblici. Adesso lo sappiamo, ma non siamo d'accordo; vogliamo che il ministro dell'economia e delle finanze venga in questa sede a dichiarare se anch'egli ritiene che siano i mercati ad obbligarci in tal senso mentre ci si potrebbe anche condurre diversamente.

Per tale motivo, ribadisco la richiesta fatta dal collega Michele Ventura (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, rivolgo un saluto ad una delegazione del comune di Bracigliano, in provincia di Salerno, che, presente in tribuna, sta assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, intervengo brevemente, perché non vorrei utilizzare tutto il tempo, già scarso, che abbiamo a disposizione, per ribadire concetti già espressi, sia in Commissione bilancio, sia in aula. Mi sembra, infatti, che diventino sempre più stringenti le nostre motivazioni ed anche quelle, ampiamente condivisibili, illustrate ed espresse or ora sia dal collega Michele Ventura sia dal collega Morgando.

I punti, sostanzialmente, sono tre. Anche noi, come gruppo di Rifondazione comunista, ci associamo alla richiesta avanzata e chiediamo che si svolga - ad esempio, nella giornata di lunedì, ma alla presenza del ministro Siniscalco - una sessione di discussione reale, anche breve (di due ore ad esempio), in cui si comprenda qual è la direzione di marcia: dove stiamo andando e cosa stiamo realmente facendo.

Come dicevo ieri, ciò deve essere un tratto fondamentale del rapporto tra esecutivo e Parlamento.

Siamo, infatti, di fronte ad una finanziaria che abbiamo definito taglia-spese, ossia finta (tra l'altro, blindata). Siamo di fronte ad una «seconda colonna» della legge finanziaria di cui non sappiamo più nulla. È diventato un'araba fenice il cosiddetto collegato sullo sviluppo. Non sappiamo nemmeno quali siano le quote, le risorse ed i fondi stanziati (come abbiamo già evidenziato in precedenti interventi, sia di colleghi appartenenti al mio gruppo, sia di colleghi appartenenti ad altri gruppi).

Vi è un altro aspetto. Siamo di fronte ad una manovra fiscale che, a detta del Governo e del Presidente del Consiglio, avrebbe dovuto essere fondamentale, anche in termini di indirizzo, per questa manovra di politica economica: una manovra che doveva essere espansiva anche per quanto riguarda la domanda e lo sviluppo. Il nostro Presidente del Consiglio, in termini prekeynesiani - è un giudizio di merito - ritiene che agire sulla fiscalità nel senso di far pagare le tasse ai poveri e non ai ricchi avrebbe significato rilanciare la domanda e lo sviluppo.

È vero o no - lo chiedo anche alle colleghe ed ai colleghi della maggioranza - che tale era il senso di questa finanziaria? Non faremo pagare le tasse ai ricchi - lo ha detto il Presidente del Consiglio - e ciò dinamizzerà, movimenterà la nostra economia, rilancerà la domanda - si è espresso così - e il paese diventerà il paese di Bengodi.

Ora, questa manovra economica di cui parlava il Presidente del Consiglio non c'è più: si è partorita una manovra puramente elettorale. Per il momento, vi sono misure per l'IRAP e poco più, per gli incapienti, eccetera (tra l'altro, si tratta di misure contenute in un emendamento che deve essere sottoposto all'attenzione dell'Assemblea al più presto, perché lo vogliamo leggere e discutere, presentandovi subemendamenti).

Si capirà ciò che accadrà nel 2006, l'anno delle elezioni. Le cittadine ed i cittadini, con l'effetto annuncio pre-elettorale, probabilmente risparmieranno sulle tasse.

Il collega Morgando ci ha poc'anzi ricordato come il Presidente del Consiglio abbia giustificato - ritengo saranno problemi della maggioranza - lo «schiaffo in faccia», anche molto duro, sulla guancia dei suoi alleati di Governo e di maggioranza, quando ha detto: «Io avrei voluto fare di più» - allargando le braccia, in conferenza stampa - «ma non me l'hanno permesso, perché non ho il 51 per cento dei seggi». Ora sappiamo - in verità lo aveva già detto qualche altra volta; oggi lo ha solo ribadito - che la propensione del Presidente del Consiglio è di avere il 51 per cento dei seggi, senza il quale non può governare e fare ciò che vuole. Lo avevamo capito, in verità, quando abbiamo discusso del premierato assoluto, della riforma costituzionale, eccetera. Ora egli lo ha esplicitato anche ai suoi alleati: lo dice anche, e innanzitutto, ai suoi alleati, che vorrei sentire, in qualche occasione, meno prudenti e meno silenti.

Dai lanci d'agenzia di qualche minuto fa, come ricordava il collega Michele Ventura, comprendiamo che, oltre a manifestare la propensione a governare con il 51 per cento dei seggi - perché con una maggioranza meno ampia, a suo avviso, non è possibile - Berlusconi contesta l'idea della fiscalità per cui lo Stato democratico si basa sul fatto che si devono pagare le tasse in maniera progressiva (ciò anzi - grande scandalo - è la Costituzione repubblicana a statuirlo!).

Allora, che fa? Snatura questa concezione e sfibra lo spirito pubblico, già sfibrato dai condoni ripetuti e dallo smantellamento delle strutture che devono controllare l'elusione e l'evasione fiscale, dicendo che, tutto sommato, bisogna comprendere moralmente e, quindi, eticamente coloro che in qualche modo hanno la tentazione di evadere le tasse.

Questo sarebbe già di per sé gravissimo, un'istigazione a delinquere, ma quale sede sceglie per fare questo discorso? La sede della Guardia di finanza, cioè di quell'organo dello Stato che, oltre ad altri compiti, ha proprio questo come compito principale: quello di essere custode massimo del contratto sociale che è alla base del senso civico. Lo Stato si basa sul fatto che i cittadini in qualche modo, andando oltre il privato, partecipano alla conduzione pubblica, alla res publica - ma queste argomentazioni sono troppo difficili per Berlusconi - e alla democrazia come contratto sociale. Egli va a dire alla Guardia di finanza: fregatevene di chi evade ed elude le tasse; voi, che sareste preposti al controllo, dovete capire moralmente quelli che evadono ed eludono le tasse!

Credo che abbiamo passato il segno. Sarebbe il caso di discutere di questi aspetti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Blasi. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO BLASI. Abbiamo un quadro più preciso degli interventi - dice il collega Morgando - e conosciamo la posizione del Fondo monetario internazionale. A questo proposito, vorrei ricordare quello che ieri diceva il collega Alfonso Gianni di Rifondazione comunista sul Fondo monetario internazionale: egli ha affermato di non riconoscere questo organismo come luogo di democrazia economica.

Come sempre emergono due sinistre: una dentro il sistema e una fuori, una riformista e l'altra antagonista. Emerge però una contraddizione culturale dal punto di vista della democrazia economica e dell'impostazione dei modelli sociali che deve farci riflettere. Sappiamo che lo 0,4 per cento del PIL deve spostarsi sul riallineamento del patto, dice ancora Morgando. Queste ed altre sono le vostre obiezioni. Per carità! Anche le sottolineature del collega Michele Ventura sono legittime dal punto di vista politico.

Tuttavia, siamo in sede di legge finanziaria e stiamo discutendo di una finanziaria che complessivamente riesce a stabilizzare i conti con interventi di contenimento, di razionalizzazione e di aggiustamento pari ad oltre 25 miliardi di euro. Tutto ciò, onorevoli colleghi, senza incidere direttamente sul portafoglio dei cittadini.

Ecco, un punto di domanda deve essere posto all'opposizione in questa direzione: voi cosa avreste fatto se foste stati al nostro posto? Quanto, per esempio, sarebbe aumentata la pressione fiscale? Come avreste coperto tutti gli emendamenti che dilatano la spesa pubblica che sono alla nostra attenzione e che stiamo bocciando uno dopo l'altro?

La riforma fiscale merita alcune precisazioni, perché non iniziamo oggi l'azione politico-economica di questo Governo. La finanziaria del 2003 introdusse una riduzione di 5,5 miliardi di euro dell'IRPEF. L'IRPEG diminuì di un punto percentuale. La no-tax area fu portata a 7.500 euro l'anno. Tenete anche conto che, con le deduzioni e le detrazioni, arriviamo alla soglia dei 10 mila euro l'anno.

Oggi si interviene sull'IRAP, tassa introdotta da voi, che fu contestata da tutto il mondo produttivo del nostro paese, non solo dal centrodestra, e si interviene sul reddito delle famiglie, soprattutto di quelle con reddito più basso. Si formalizza con legge - la si sta predisponendo - anche la riduzione dell'IRPEF dal 2006.

Dunque, sono tre i valori che coniugano l'impegno programmatico in questa manovra economica della maggioranza: gli interessi generali del paese, la centralità della famiglia, la centralità della persona. E su questo punto il dibattito culturale che si sta sviluppando nel paese, in questa fase, deve farci riflettere, come pure deve farci riflettere il dibattito di questa mattina sulla scuola. I vostri modelli educativi, i vostri riferimenti culturali portano al ribasso, all'appiattimento, non c'è valorizzazione della persona, non c'è possibilità di emergere con le proprie energie migliori. Che senso ha immaginare - come dice Titti De Simone - una scuola soltanto pubblica senza discutere, invece, come accade con la riforma Moratti, della professionalità degli insegnanti? Collega Abbondanzieri, nessuno di noi pensa di fustigare gli insegnanti, noi consideriamo questa categoria una ricchezza per il paese, ma è giusto, però, misurarsi con le professionalità, valorizzare la propria professionalità; sono differenze culturali che devono emergere.

Dunque, interessi generali ma anche cultura di Governo è quanto è emerso dal vertice di maggioranza di ieri, cioè senso di responsabilità, capacità di fare i conti con la realtà e infine, anche, mantenimento degli impegni programmatici, cosa che stiamo facendo in progress.

Su questa strada, colleghi del centrosinistra, la maggioranza continuerà a lavorare in questa manovra finanziaria, senza tentennamenti; e non c'è bisogno di aggiungere dibattiti a dibattiti: è questo il luogo privilegiato per discutere di manovre economiche e di finanziaria. Dunque, continuiamo a votare gli emendamenti e continuiamo a fare il nostro lavoro come abbiamo fatto finora (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

 

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, credo che la richiesta che i colleghi del centrosinistra hanno avanzato sia pienamente condivisibile, una richiesta che noi Verdi condividiamo e sosteniamo. D'altra parte, nel corso di questo dibattito, sia in Commissione sia in Assemblea, ci siamo trovati di fronte ad una anomalia evidente, basta leggere i giornali, le cronache, le agenzie di stampa anche di queste ore: una legge finanziaria che, in realtà, non conteneva e non contiene ancora la parte centrale della manovra economica del Governo, non contiene ancora la parte centrale della manovra fiscale che avrebbe dovuto rappresentare, secondo gli annunci un po' roboanti del Presidente del Consiglio Berlusconi, la vera novità della finanziaria per il 2005. Abbiamo appreso l'esito di un vertice politico, ovviamente pienamente legittimo, del centrodestra e dei ministri competenti con il Presidente del Consiglio, ma è evidente che, in Parlamento, questa discussione non è arrivata, in Parlamento questa discussione non è stata presentata e, ancora oggi, siamo di fronte a molte parole e a qualche bugia che comincia a rivelarsi come tale dopo che, per mesi, ci hanno raccontato che era possibile ridurre le tasse. Adesso il Governo si accorge che il debito pubblico non lo consente! Mi chiedo se la conoscenza dell'entità del debito pubblico non sia tra i doveri primari del ministro dell'economia, pur nel poco tempo che ha avuto a disposizione dopo aver preso il posto del ministro Tremonti, e se non avrebbe dovuto valutare con attenzione la portata di tale entità, anche perché, per quanto riguarda il centrosinistra, questo rilievo apparentemente piccolo è in realtà di grande sostanza strategica...

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento, le chiedo scusa, vorrei pregare i colleghi che si trovano nell'emiciclo - onorevole Stradiotto, onorevole Boccia, onorevole Duilio - di consentire cortesemente al collega di proseguire nel suo intervento.

 

PIER PAOLO CENTO. Ma, se stava organizzando un altro blitz per mandare sotto la maggioranza, ha tutto il mio consenso e può continuare a farlo.

Quindi, credo che, da una parte, vi sia una mancanza di rapporto corretto con il Parlamento per quanto riguarda il metodo e, dall'altra, vi siano questioni attinenti al merito. Credo sia ormai necessario affrontare una discussione sulla politica economica, fiscale e finanziaria che il Governo intenderà proporre, dato che fino ad oggi ha proposto solo articoli privi di contenuto. Credo vi sia anche la necessità di discutere di come in questo paese si siano con troppa facilità raccontate bugie colossali rispetto alla riduzione delle tasse, che nella realtà non c'è. Addirittura, vi è chi propone di introdurre nuove tasse, seppure di qualche centesimo, sugli SMS: così almeno ci dicono le cronache, dato che tutte le decisioni vengono prese fuori dal Parlamento.

Credo sia necessario che la richiesta avanzata dall'opposizione venga valutata con grande attenzione dalla Presidenza della Camera, oltre che dal Governo. D'altra parte, è evidente a tutti che ci troviamo davanti ad una legge finanziaria che contribuisce in maniera pesante ad impoverire il nostro paese in termini di crescita quantitativa e qualitativa. Di fronte a tali contenuti, confermati anche dalle proposte di politica fiscale che abbiamo letto sulle agenzie, credo non si possa procedere come se non stesse accadendo niente. Ritengo necessario prevedere, da qui alle prossime ore, lunedì al massimo, una discussione specifica con il ministro dell'economia. Quest'ultimo deve venire in aula a renderci edotti sulle scelte vere di politica fiscale e finanziaria e consentire ai gruppi parlamentari di esprimersi rispetto a tali proposte.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire solo perché stimolato dall'intervento del collega Blasi, che ho ascoltato con attenzione perché ne coglievo la passione e, se mi posso permettere, anche qualche elemento subliminale di frustrazione.

Come il collega Blasi, anche noi riteniamo che il luogo privilegiato della discussione sia il Parlamento. L'onorevole Blasi si è avventurato in una serie di disquisizioni riguardanti la materia fiscale. Noi abbiamo semplicemente detto che vorremmo il ministro dell'economia in Parlamento, luogo privilegiato della discussione. Il tempo ci pare ormai maturo, visto che nelle conferenze stampa si raccontano ai giornalisti le misure che riguardano il fisco o lo sviluppo. Conoscendo anche la sensibilità del Presidente della Camera, riteniamo si tratterebbe di una questione di rispetto per il Parlamento. Visto che stiamo parlando di una materia avente una sua organicità, non si può discutere di finanziaria mentre con i giornalisti si parla di quante e quali aliquote fiscali o di quali misure per lo sviluppo si intenda varare, e così via.

Il collega Michele Ventura ha addirittura precisato che non vogliamo nemmeno che la discussione con il ministro vada a detrimento del tempo assegnato alla discussione in Parlamento. Cerchiamo di fare una discussione seria riguardante la situazione economica e finanziaria del nostro paese. Non credo, collega Blasi, che si tratti di una richiesta assurda o demagogica. Si tratta semplicemente di restituire ai colleghi, di maggioranza e di opposizione, la dignità di una discussione in Parlamento che tenga conto delle poste fondamentali riguardanti la finanziaria e, dunque, la reale consistenza della manovra che stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, l'impressione è che da parte dell'opposizione vi sia un comprensibile nervosismo per quanto riguarda le scelte che il Governo ha ieri annunciato in merito all'abbattimento della pressione fiscale (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

Si tratta di un nervosismo che possiamo comprendere, alla luce dell'importanza di tale intervento e del fatto che voi sostenete, fin dall'inizio del dibattito in Commissione bilancio, che questa manovra non si regge in piedi, che i meccanismi non sono chiari nel loro funzionamento e che vi sarebbe comunque la necessità di modificarli allargando le maglie della spesa.

Ebbene, questi sono interventi che entrano costantemente in contraddizione e che dimostrano un unico intento: tentare di demolire agli occhi dell'opinione pubblica quella coerenza che il Governo sta invece dimostrando concretamente muovendosi lungo quelle rotte sulle quali da sempre, almeno da quando il ministro Siniscalco ha annunciato le politiche di attuazione del programma della coalizione, ha detto di voler procedere. Mi riferisco ad una doppia fase, una legata al rigore ed al controllo della spesa pubblica ed un'altra legata al rilancio della competitività ed all'abbattimento della pressione fiscale: è sempre stato detto che vi sarebbero stati questi due passaggi; anzi, ritengo che il fatto di aver annunciato già ieri l'impegno a presentare un emendamento al disegno di legge finanziaria sull'aspetto della riforma fiscale sia un ulteriore elemento di trasparenza nell'ambito di quel percorso di rilancio della competitività che abbiamo annunciato di voler seguire ed al quale manteniamo fede.

Uno degli elementi di critica sempre avanzato dal centrosinistra in questi anni è stato quello di imputare al Governo di centrodestra ed alla sua maggioranza scarsa responsabilità e ragionevolezza circa le previsioni, le scelte e gli obiettivi. Oggi si viene a mettere in discussione proprio quello che era stato uno di tali obiettivi, obiettivo di fatto confermato nelle azioni prevedendo un'attuazione modulare degli interventi nel 2005 e nel 2006, che andranno a completare quel programma di Governo del quale, come Casa delle libertà, abbiamo assunto piena responsabilità.

Si viene oggi ad attaccare il Governo, il quale ha invece dimostrato grande concretezza e senso di responsabilità per il fatto di aver attuato un serio confronto collegiale nell'ambito della maggioranza e nel rapporto con le varie categorie sociali. Voi avete citato più volte tali categorie (sono stati ascoltati molti autorevoli esponenti, dal Governatore della Banca d'Italia ad altri soggetti le cui opinioni, nel loro insieme, danno il quadro complessivo dell'economia nazionale ed internazionale), richiamandoci a tenere in considerazione quanto da esse esposto. Oggi invece negate l'importanza di quelle considerazioni perché parte degli elementi in esse contenuti sono stati considerati validi da parte del Governo e sono stati trasposti all'interno di un percorso di maggioranza che punta a rispettare il programma assunto nei confronti degli elettori.

Questi sono tutti elementi che dimostrano come non vi sia alcuna forma di ragionevolezza in questo modo di condurre l'opposizione da parte del centrosinistra, il quale non considera neppure quegli elementi su cui ha costruito il proprio dissenso in Commissione bilancio.

Vorrei ricordare con grande pacatezza agli amici Morgando e Michele Ventura, presenze sempre responsabili ed autorevoli in Commissione bilancio, come il percorso di esame del disegno di legge finanziaria si sia svolto in modo molto trasparente: ad esempio, abbiamo affrontato i temi legati al tetto del 2 per cento con grande responsabilità, ponendo di sicuro al Governo elementi utili e chiedendo certezze sui dati di cui discutere. Si è trattato di un percorso svolto con grande serenità, percorso che ci accingiamo a seguire anche alla luce dell'approvazione dell'emendamento Boccia 1.1, il quale, di fatto, va a modificare in modo sostanziale il contenuto di questa legge finanziaria. Ebbene, nonostante ciò, siamo intenzionati a proseguire su un percorso di grande serenità e trasparenza nell'affrontare l'esame di tale provvedimento articolo per articolo, come sempre è avvenuto nei dibattiti svolti sulle precedenti leggi finanziarie: con ciò dimostriamo la nostra voglia di confrontarci su temi concreti per arrivare a soluzioni migliorative, in taluni casi anche condivise all'interno di quest'aula.

Cercare di fermare questo processo, in questo momento, a fronte del messaggio importante lanciato ieri dal Governo, non è sicuramente elemento di tecnicalità d'aula, bensì è un giudizio di natura politica, che sicuramente è degno di quest'aula e va rispettato, ma che noi rigettiamo con grande serenità, perché la volontà è quella di proseguire con fermezza nel dibattito su questa legge finanziaria e nell'analisi delle proposte emendative, articolo per articolo. Al tempo stesso, la volontà è quella di prendere atto di un percorso che prevederà anche l'abbattimento della pressione fiscale su schema modulare, che sarà affrontato, cari colleghi, con tutta la dignità del caso, così com'è sempre avvenuto, all'interno dei meccanismi di rispetto e di confronto parlamentare. Tuttavia, ai cittadini italiani deve essere chiaro che il Governo e la maggioranza proseguono su un percorso di rilancio complessivo del sistema paese e di razionalizzazione delle risorse.

Prendiamo inoltre atto, con grande attenzione, delle valutazioni espresse dal Fondo monetario internazionale. Andremo avanti cercando di migliorare ulteriormente, compatibilmente con le risorse pubbliche, il quadro complessivo di finanza attestato in questo disegno di legge finanziaria. Intendiamo perseguire tale obiettivo con grande determinazione, perché questi sono gli impegni che si stanno realizzando, giorno dopo giorno, a vantaggio dei cittadini italiani, in stretta coerenza con il programma assunto da Alleanza nazionale e dalla Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, prima di esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 17, vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni con riferimento alle richieste avanzate dagli onorevoli Michele Ventura e Morgando.

Ritengo superfluo dire che il Governo, una volta che sarà formalizzato e presentato l'emendamento di riforma fiscale, verrà in quest'aula per spiegarlo. Ritengo pertanto che le richieste avanzate dai colleghi dell'opposizione siano assolutamente condivisibili, anche perché da parte del Governo c'è l'assoluta volontà, una volta presentato l'emendamento di natura fiscale (oggi al vaglio del Consiglio dei ministri) - e non una volta fatta una conferenza stampa -, di venire in quest'aula ad illustrarlo. Peraltro, onorevole Ventura, mi consenta soltanto una battuta. Non è la prima volta che il Presidente del Consiglio, citando Einaudi, dice: se c'è una pressione fiscale troppo elevata, il cittadino contribuente si sente autorizzato ad evadere. Non è una sua frase, ma è una citazione di Einaudi.

 

ANDREA LULLI. Ma cosa dici?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Non è la prima volta che lo dice; questa volta si sarà dimenticato di citare Einaudi, ma quella è la fonte.

 

ANDREA LULLI. Bisognerebbe che tu tornassi a scuola!

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Per quanto riguarda gli emendamenti riferiti all'articolo 17, la Commissione esprime parere contrario.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Qualora vi fosse bisogno, il Governo conferma quanto già detto dal relatore. Il Governo, infatti, ha non solo, se posso dire, il piacere di riferire in quest'aula su tutto quello che accade o su tutto quello per il quale è chiamato a riferire, ma ha anche il dovere costituzionale di fare ciò. Ricordo inoltre che, dal momento che discutiamo di atti formali, come la legge finanziaria, quando sarà presentato l'emendamento richiamato dal relatore, sarà ovviamente cura del ministro dell'economia e delle finanze venire ad illustrarlo in questa sede.

Detto questo, il Governo esprime parere contrario sugli emendamenti riferiti all'articolo 17. Purtuttavia, il Governo invita i presentatori a valutare la possibilità di un loro ritiro, dal momento che nel dibattito sul complesso degli emendamenti sono state evidenziate le ragioni in base alle quali è opportuno contenere la spesa pubblica, laddove l'articolo 17 svolge proprio un'azione di contenimento della stessa, attraverso il divieto dell'estensione dei giudicati, che costituisce una specie di pozzo senza fondo. Non si capisce, pertanto, il motivo per il quale l'opposizione, in contraddizione con tali principi, abbia presentato degli emendamenti che mirano invece ad aumentare la spesa.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michele Ventura 17.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). 

(Presenti 428

Votanti 427

Astenuti 1

Maggioranza 214

Hanno votato 186

Hanno votato no 241).

Prendo atto che l'onorevole Romoli non è riuscito a votare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Guerzoni 17.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, colgo l'occasione della dichiarazione di voto su questo emendamento per replicare a quanto diceva poco fa il sottosegretario Vegas.

Non credo che il comma 3 dell'articolo 17, che il nostro emendamento chiede di sopprimere, abbia degli effetti positivi sulla finanza pubblica.

Per questa ragione, credo sarebbe più opportuno sopprimerlo. Secondo le disposizioni del comma 3, l'Aran può intervenire nei giudizi innanzi al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, al fine di garantire la corretta interpretazione e l'uniforme applicazione dei contratti collettivi. Sappiamo che quando vi è una controversia nei rapporti di lavoro è possibile per le parti intervenire per sostenere le proprie ragioni. Quindi, se si avverte questa esigenza, credo che lo Stato, le amministrazioni pubbliche possano tranquillamente farlo. Perché, allora, prevedere, con una norma di legge, che l'Aran, che è una delle parti, debba intervenire nel fornire la corretta interpretazione dei contratti collettivi? La corretta interpretazione dei suddetti, infatti, non può essere fornita da una delle parti contraenti, nel momento in cui vi è una trattativa sindacale.

Qualora si intendesse varare una norma per venire incontro al tentativo di conciliazione di fronte al giudice del lavoro, allora bisognerebbe prevedere la possibilità per l'Aran e le organizzazioni sindacali di comparire di fronte al giudice del lavoro, in modo da favorire la conciliazione. Se si attribuisce all'Aran il compito di garantire la corretta applicazione dei contratti collettivi, credo si metta in atto un'operazione inversa: si può aumentare il contenzioso.

Credo, quindi, che questo comma 3 possa essere tranquillamente eliminato, perché non incide certo sui saldi della finanza pubblica, mentre incide sui corretti rapporti tra le amministrazioni e le organizzazioni sindacali nella trattativa per i contratti di lavoro e la loro interpretazione e, soprattutto, per evitare contenziosi inutili.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

 

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, l'emendamento in esame mira a creare una condizione di giustizia sostanziale, prevedendo l'estensione degli effetti di una sentenza ai casi simili nella stessa amministrazione pubblica.

Il motivo per cui il Governo presenta questo articolo si comprende facilmente: è quello di raschiare il fondo del barile, di non correre il rischio di un ulteriore aumento della spesa pubblica, ma, in questo caso, non si tiene conto del danno e della penalizzazione nei confronti dei lavoratori, già penalizzati da questo Governo con il blocco del fiscal drag cui avevano diritto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, mi pare che questa norma, oltre alle osservazioni già svolte dai colleghi Guerzoni e Lettieri, sia incostituzionale o comunque affronti, in maniera maldestra, una questione che è giuridicamente di grosso momento e di grande interesse. Vorrei riferirmi, in particolare, solo a due questioni, anche se l'articolo in esame ne evoca altre.

Dal punto di vista economico, si intende certamente raschiare il fondo del barile, come affermava il collega Lettieri, a danno delle lavoratrici e lavoratori. Si dice, inoltre, sottosegretario Vegas (non siamo noi che vogliamo sfondare i tetti della spesa pubblica), che viene fatto divieto di estensione dei giudicati, quando (questa è la fattispecie) tali giudicati si estenderebbero ad un numero eccessivo di lavoratrici e di lavoratori e, quindi, sarebbero troppo costosi.

Quando si parla di giudicato (vi è al riguardo ampia discussione, ma anche unità di intenti, sia in dottrina sia in giurisprudenza), o ci si riferisce ad una sentenza passata in giudicato, quindi definitiva, o si intende fare riferimento solamente alle parti in causa (quindi, ad un determinato giudizio amministrativo o ordinario nei casi previsti), oppure ad un giudicato, che riguarda soltanto soggetti determinati, che deve essere esteso, per norma di valore costituzionale, automaticamente erga omnes, a tutti coloro che si trovano nella stessa condizione e fattispecie.

Ma non si può dire questo di fronte ad una norma processuale che riguarda la procedura penale o amministrativa. Mi sembra molto strano che tale norma sia stata perfino ammessa. Se fosse presente il Presidente Casini, lo chiederei a lui. Faccio notare che tale questione era già stata sollevata in sede di Commissione bilancio.

Ribadisco che pare molto strano che il Governo, con atto unilaterale, ponga in discussione in Parlamento l'approvazione di una norma contro il sistema processuale italiano, sia amministrativo che civile, senza mutare alcun articolo e senza quindi innovare il sistema processuale, cosa peraltro possibile ma non realizzata in questa sede. Si afferma soltanto che il Governo ritiene che, anche nel caso di giudicati erga omnes, questi devono limitarsi a restare tra le parti in giudizio, a causa dei costi eccessivi.

Credo che avremo (in realtà avrete, ma dal punto di vista della cittadinanza e come appartenenza allo Stato utilizzo il termine «avremo») una miriade di giudizi sul piano amministrativo e civile - chiedo conferma anche agli altri giuristi qui presenti - che davvero bloccheranno i contenziosi. La norma in oggetto è suicida per l'amministrazione dello Stato, per il corretto andamento della pubblica amministrazione e per il rapporto tra la pubblica amministrazione e la giustizia amministrativa.

Vorrei che il sottosegretario Vegas riflettesse bene in proposito e non liquidasse la questione in maniera populista, affermando che le sinistre e l'opposizione non badano ai conti pubblici. Se badare ai conti significa porre in essere norme che bloccheranno la pubblica amministrazione e lo stesso ordinamento, credo che si sia arrivati ad un punto suicida oltre che inefficace. Infatti, si tratta di una norma assolutamente inefficace sotto il piano contabile. In proposito, vorrei una risposta ed auspico che si ponga seriamente il problema. Credo infatti di aver posto una questione di carattere giuridico non irrilevante.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 17.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 421

Maggioranza 211

Hanno votato 184

Hanno votato no 237).

Prendo atto che le onorevoli Dorina Bianchi e Mazzoni non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 434

Votanti 433

Astenuti 1

Maggioranza 217

Hanno votato 249

Hanno votato no 184).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

 

 

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 5310-bis)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 6)

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Anche il Governo esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 19.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437

Votanti 436

Astenuti 1

Maggioranza 219

Hanno votato 180

Hanno votato no 256).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 19.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 431

Maggioranza 216

Hanno votato 181

Hanno votato no 250).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Battaglia 19.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà

 

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, considero particolarmente importante l'emendamento in oggetto, in quanto l'integrazione dei soggetti disabili all'interno del mondo del lavoro è condizione essenziale per la loro integrazione nella società.

Con la legge n. 68 del 1999 è stata prevista la possibilità di un collocamento mirato; in altri termini, il soggetto disabile, in base alle sue potenzialità e capacità, può essere inserito nel mondo del lavoro per potersi rendere utile e necessario alla società stessa.

Infatti, il soggetto disabile che lavora, si autorealizza, paga le tasse e, in qualche modo, esce dal circuito assistenziale. Allora, l'emendamento in esame riguarda il fondo previsto dalla citata legge n. 68, all'articolo 13, comma 4, che serve soprattutto a finanziare il collocamento mirato delle persone disabili. Il fondo servirà a far sì che i datori di lavoro possano godere della fiscalizzazione degli oneri previdenziali e assistenziali. La fiscalizzazione è prevista per otto anni al cento per cento, oppure per cinque anni al 50 per 100, a seconda della gravità del soggetto disabile.

Tutto ciò consente e facilita l'integrazione del soggetto nel mondo del lavoro. Accanto alla fiscalizzazione dei contributi e degli oneri, vi è anche la possibilità di un rimborso parziale per quanto concerne la trasformazione del posto di lavoro necessaria per il soggetto disabile.

Al di là degli spot pubblicitari realizzati durante l'anno internazionale dei disabili, nei quali si affermava che il Governo facilita l'integrazione dei soggetti disabili, e dell'immagine, estremamente assistenziale, per cui si deve aiutare chi resta indietro, ci troviamo di fronte al fatto che questo Governo non finanzia il fondo e non realizza dunque la condizione essenziale affinché i soggetti disabili vengano effettivamente inseriti nel mondo del lavoro. Si tratta di fatti concreti, non di parole.

Ci rivolgiamo a tutti i parlamentari della maggioranza, che in numerosi convegni sul tema dei disabili, da ultimo in quello sugli invalidi del lavoro, si sono espressi favorevolmente. In questa Assemblea ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità: facilitare l'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro significa finanziare il fondo previsto dall'articolo 13 della legge n. 68 del 1999. Sono necessari fatti concreti. Ci rivolgiamo dunque a tutti i deputati, affinché l'emendamento in esame venga accolto, al fine di facilitare effettivamente l'integrazione e l'inserimento lavorativo delle persone disabili (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

 

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, nel 1999 è stata approvata unitariamente la legge n. 68 del 1999 sul collocamento dei disabili, che ha modificato una normativa superata. Tale legge si basa su alcuni cardini fondamentali: il progetto personalizzato, l'inserimento mirato dei disabili, la modifica delle quote di inserimento. Essa tuttavia ha la necessità di avere le «gambe», costituite dalle risorse finanziarie per promuovere l'incentivazione fiscale e i sistemi di convenzione. Ciò è possibile grazie anche al fondo nazionale, che si alimenta, in base alla legge, attraverso risorse stanziate dallo Stato e risorse che vengono accumulate con sanzioni. Dunque, la legge, per potere essere efficacemente attuata, ha bisogno, soprattutto nel periodo iniziale, di risorse, che, per le ragioni più disparate, comprese alcune inefficienze degli ispettorati del lavoro, non sono state sufficienti a consentire un'implementazione del fondo adeguata a una politica efficace di inserimento dei disabili.

Si tenga altresì conto che nel piano per l'occupazione presentato in sede di Unione europea lo stesso Governo Berlusconi ha evidenziato il carattere strategico delle politiche per l'inserimento dei disabili e dell'attuazione della legge n. 68 del 1999.

Chiediamo che le risorse del fondo nazionale siano incrementate modo adeguato, così da consentire il massimo numero di inserimenti di disabili, che ancora nel nostro paese non possono usufruire di un'occupazione, né precaria né stabile. Da tali considerazioni discende l'emendamento in esame, che auspico possa essere considerato con attenzione anche dai parlamentari della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, mi aspettavo qualche parola sull'emendamento in esame anche da parte degli esponenti della maggioranza. La legge n. 68 del 1999, infatti, è stata approvata unitariamente. Ciò è accaduto con il Governo di centrosinistra, che credeva in tali obiettivi. Dobbiamo purtroppo registrare che negli scorsi tre anni abbiamo assistito, da una parte, a numerosi tentativi del Governo di ridimensionare l'efficacia della legge, e, dall'altra, ad una costante sottostima, anzi all'assenza dei finanziamenti per sostenerne l'attuazione.

Con questo emendamento si chiede uno sforzo alla maggioranza e al Governo per cercare di creare quelle condizioni minime perché questa legge possa dare dei risultati concreti per tante persone con disabilità iscritte nelle liste di collocamento, che credono nell'efficacia della legge e che avrebbero diritto a ricevere una risposta positiva.

Quindi, vorrei chiedere al sottosegretario Vegas se nelle pieghe del bilancio, con un piccolo sforzo da parte del Governo, si possano trovare quelle risorse utili per approvare questo emendamento o comunque per poterci fornire su questo tema una risposta positiva, che non sarebbe data alle opposizioni ma alle numerose associazioni del mondo della disabilità che hanno collaborato con tutti noi per farci approvare una buona legge e che si attendono adesso dei comportamenti conseguenti da parte del Parlamento e del Governo, affinché questa norma possa trovare le condizioni ottimali per una sua attuazione.

Mi aspetto dal Governo un segnale positivo, magari una proposta di accantonamento dell'emendamento in esame, che ci consenta di trovare delle soluzioni in un momento successivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento ed esprimere un appello a tutta l'Assemblea, ai colleghi ed al Governo, a chi qualche responsabilità in più ce l'ha. Infatti, il diritto al lavoro delle persone disabili è davvero un diritto che credo non sia né di destra né di sinistra.

È stato già ricordato da qualche collega che nei confronti delle associazioni e delle famiglie di chi più di altri vive questo problema tutti noi abbiamo assunto impegni, in maniera univoca. Insomma, onorevole sottosegretario, mi pare che una qualche attenzione in più non provenga in maniera strumentale da una parte o dall'altra, ma da quelle voci che in maniera serena, seria e coerente cercano di portare in quest'aula anche la domanda di coloro che vivono la disabilità o che non sono completamente abili, come normalmente si dice.

Non so se siamo nelle condizioni di votare insieme a favore di questo emendamento, ma, se non fosse così, credo davvero che potremmo accantonarlo al fine di trovare in seguito una possibile soluzione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, sono favorevole all'ipotesi di accantonare l'emendamento Battaglia 19.1 (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Battaglia 19.1, nonché la votazione dell'articolo 19, devono intendersi accantonati.

A questo punto, chiedo al relatore di formulare una proposta circa la prosecuzione dei lavori.

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, propongo di procedere all'esame dell'articolo 20, rinviando la votazione degli articoli aggiuntivi ad esso riferiti.

 

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, abbiamo pochi minuti a disposizione prima di passare, come convenuto, al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di immigrazione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Presidente, sull'articolo 20 c'è solo una votazione da svolgere, quella, appunto, sull'articolo.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo per un chiarimento, perché il Presidente della Camera ha annunciato che alle 17,30 ...

 

PRESIDENTE. Il Presidente Casini ha preannunciato che si sarebbe passati all'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di immigrazione tra le 17,30 e le 17,45. Quindi, al massimo alle 17,45 sospenderemo l'esame del disegno di legge finanziaria.

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo alla Presidenza di compiere una valutazione in relazione alle votazioni che dovremmo svolgere perché, se sull'articolo 20 vi è soltanto una votazione da effettuare, è una cosa...

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. C'è una sola votazione!

ANTONIO BOCCIA. Se invece non è così ...

 

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, sull'articolo 20 non vi sono iscritti a parlare. Si tratta di un'unica votazione, perché poi vi sono alcuni articoli aggiuntivi, che saranno esaminati nella seduta di domani.

 

 

(Esame dell'articolo 20 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 7).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 449

Maggioranza 225

Hanno votato 261

Hanno votato no 188).

Chiedo al relatore di indicare all'Assemblea con quale articolo ritenga opportuno procedere nell'esame del disegno di legge finanziaria.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, se abbiamo ancora tempo a disposizione, potremmo esaminare l'articolo 23, al quale sono state presentate quattro proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, possiamo passare all'esame dell'articolo 23.

 

 

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 8).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Russo Spena 23.1, Zanella 23.2 e Ruta 23.3. Il parere è favorevole sugli identici emendamenti Benvenuto 23.4, Villetti 23.5, Stradiotto 23.6, Cusumano 23.7 e Osvaldo Napoli 23.9.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti Russo Spena 23.1, Zanella 23.2 e Boato 23.8 non sono stati segnalati.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruta 23.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 441

Maggioranza 221

Hanno votato 185

Hanno votato no 256).

Prendo atto che l'onorevole Testoni non è riuscito a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benvenuto 23.4, Villetti 23.5, Stradiotto 23.6, Cusumano 23.7 e Osvaldo Napoli 23.9, accettati dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). 

(Presenti e Votanti 454

Maggioranza 228

Hanno votato 451

Hanno votato no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). 

(Presenti 453

Votanti 319

Astenuti 134

Maggioranza 160

Hanno votato 268

Hanno votato no 51).

Chiedo al relatore di indicare all'Assemblea con quale articolo ritenga opportuno procedere nell'esame del disegno di legge finanziaria.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, analogamente a quanto avvenuto poc'anzi, e se vi è accordo, potremmo esaminare l'articolo 24, al quale sono state presentate sette proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

 

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 9).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutte le proposte emendative presentate, ad eccezione dell'emendamento Magnolfi 24.7, sul quale il parere è favorevole.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 17,30).

 

LAURA MARIA PENNACCHI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, l'articolo che il relatore suggerisce di esaminare riguarda temi molto rilevanti, come i processi di razionalizzazione della pubblica amministrazione, molti cambiamenti strutturali, il destino dei pubblici dipendenti.

Riterremmo quindi opportuno disporre del tempo necessario per poterlo esaminare adeguatamente.

PRESIDENTE. Il relatore?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, a questo punto credo che possiamo senz'altro sospendere l'esame del provvedimento.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.


 

 


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2005) (5310-BIS)

 


(A.C. 5310-bis - Sezione 1)

 

PROPOSTE EMENDATIVE DICHIARATE INAMMISSIBILI NEL CORSO DELLA SEDUTA

 

All'articolo 29 apportare le seguenti modificazioni:

dopo il comma 7 aggiungere i seguenti:

9-ter. All'articolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144 sono apportate le seguenti modificazioni dopo il comma 5 sono aggiunti i seguenti commi:

* 5-bis. Ai fini dell'equiparazione delle condizioni di esercizio del trasporto merci alle medie nazionali dei consumi energetici e della velocità d'esercizio, è concesso alle imprese di autotrasporto, con sede legale e stabilimento operativo in Sardegna, un contributo per l'acquisto di carbolubrificanti nei limiti del massimale previsto dal vigente regime degli aiuti di Stato per la piccola e media impresa nelle regioni di cui all'obiettivo 1 del regolamento (CE) n. 1260 del 1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, secondo le procedure di cui al comma 6, a valere sulle risorse di cui al comma 7.

5-ter. Per l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 2, comma 3 del decreto legge 28 dicembre 1998, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1999, n. 40, in materia di riduzione compensata di pedaggi autostradali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, limitatamente alle imprese di autotrasporto con sede legale e stabilimento operativo nelle aree interessate dalla continuità territoriale, modifica le direttive ivi previste tenendo conto dei conti marittimi gravanti sulle imprese di autotrasporto, nonché delle distanze chilometriche percorse in mare e per raggiungere i porti d'imbarco. Nelle medesime direttive il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti provvede ad introdurre il rimborso parziale dei costi marittimi, secondo criteri che garantiscano la parità di condizioni di esercizio tutte le imprese del settore.

29. 600. La Commissione.

* (limitatamente al capoverso 5-bis).

 

Aggiungere in fine il seguente comma:

«45-bis. All'articolo 31 della legge 24 novembre 2000, n. 30, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche;

a) al comma 2-quater, dopo le parole; «periti commerciali,», sono inserite le seguenti: «dei consulenti del lavoro,»;

b) al comma 2-quinquies, terzo periodo, le parole: «dottori commercialisti e dei ragionieri e periti commerciali», sono sostituite dalle seguenti: «dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali e dei consulenti del lavoro».

36. 601. La Commissione.

 

Dopo il comma 45, aggiungere il seguente:

46. Alla legge 24 novembre 2000, n. 340, all'articolo 31, ai commi 2-quater e 2-quinquies, dopo le parole: «dei ragionieri e periti commerciali» sono aggiungete le seguenti: «dei consulenti del lavoro».

36. 197. (ex 36. 214) Maninetti, Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 45, aggiungere il seguente:

46. Al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, articolo 3, il comma 3 è sostituito dal seguente: «3. Il regolamento deve in ogni caso determinare la tipologia e la quantità degli impianti pubblicitari, le modalità per ottenere il provvedimento per l'installazione, nonché i criteri per la realizzazione del piano generale degli impianti Deve altresì stabilire la ripartizione delle superfici degli impianti pubblici da destinare alle affissioni di natura istituzionale, sociale o comunque prive di rilevanza economica e quella da destinare alle affissioni di natura commerciale, nonché la superficie degli impianti da attribuire a soggetti privati, compresi i concessionari del pubblico servizio, per l'effettuazione di affissione diretta.»

36. 187. (ex 36. 542) Patria, Romoli, Savo.

 

Dopo il comma 8 aggiungere il seguente:

8-bis. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 22 della legge 26 marzo 2001, n. 128, è rideterminata in 45 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005, per garantire il pagamento del lavoro straordinario e gli oneri logistici connessi con l'attività di sorveglianza e controllo ad obiettivi fissi.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 38.281,100;

2006: - 38.281,100;

2007: - 38.281,100.

15. 34. (ex 15. 103.) Angioni, Molinari, Minniti, Pinotti, Pisa, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Tanoni, Santino Loddo, Papini.

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 2)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti e articoli aggiuntivi della Commissione 6.600 (nuova versione), 15.600, 26.0600, 27.602, 29.600, 32.600, 33.600, 34.600, 35.600 36.601, e relativi subemendamenti, nonché sugli emendamenti Tab. C. 68 e C. 69 Menia presentati al disegno di legge finanziaria 2005, C. 5310-bis e ulteriori rispetto a quelli contenuti nel fascicolo n. 1.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 3)

 

ARTICOLO 14 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Capo III

INTERVENTI IN MATERIA DI PERSONALE E ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA

 

Art. 14.

(Oneri contrattuali).

1. Ai fini di quanto disposto dall'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le risorse per la contrattazione collettiva nazionale previste dall'articolo 3, comma 46, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, a carico del bilancio statale, sono incrementate, a decorrere dall'anno 2005, di 56 milioni di euro.

2. Le risorse previste dall'articolo 3, comma 47, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, per corrispondere i miglioramenti retributivi al personale statale in regime di diritto pubblico sono incrementate, a decorrere dall'anno 2005, di 22 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195.

3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, comprensive degli oneri contributivi ai fini previdenziali e dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, costituiscono l'importo complessivo massimo di cui all'articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.

4. Per il personale dipendente dalle amministrazioni diverse da quelle statali trova applicazione l'articolo 3, comma 49, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

5. In aggiunta a quanto stabilito dai commi 1, 2, 3 e 4, con successivo provvedimento potranno essere riconosciuti ulteriori incrementi ove siano individuate, contestualmente, le corrispondenti misure di contenimento dei fattori incrementali della spesa di personale delle pubbliche amministrazioni.

5-bis. Il decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 225 del 24 settembre 2004, concernente le piante organiche degli enti di ricerca, si intende applicabile anche all'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2003.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 14 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo III

INTERVENTI IN MATERIA DI PERSONALE E ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA

 

ART. 14.

(Oneri contrattuali).

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni di euro con le seguenti: euro 2.477.348.066,30.

Conseguentemente, sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articolo 5 e articolo 11-bis, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5, 7 e 13, decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

2. Il numero 2) dell'articolo 3, comma 1, lettera d), della legge 7 aprile 2003, n. 80, è abrogato.

14. 1. (ex 14. 37.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Montecuollo, Widmann, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri, D'Antoni.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni di euro con le seguenti: euro 2.477.348.066,30.

Conseguentemente, sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Emersione di attività detenute all'estero). - 1. Le somme di danaro e le attività finanziarie rimpatriate da soggetti fiscalmente residenti in Italia ai sensi degli articoli da 12 a 20 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e dell'articolo 6 del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono sottoposti a tassazione con l'aliquota stabilita al comma 2 del presente articolo.

2. L'aliquota di cui al comma 1 è pari alla differenza tra 12,5 per cento e la percentuale applicata per le regolarizzazioni di cui alle leggi menzionate al comma 1.

3. La somma complessivamente dovuta in base ai commi 1 e 2 viene corrisposta ripartendola in misura eguale negli anni 2005, 2006 e 2007.

4. All'articolo 13 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, la parola «riservata» è ovunque soppressa. Al comma 3 del medesimo articolo, le parole da «senza indicazione» a «riservata» sono sostituite dalle seguenti: «indicando i nominativi dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione di cui al comma 1 e le attività finanziarie da loro rimpatriate».

5. L'articolo 15, comma 5, del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, è abrogato.

6. All'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono abrogate le parole da «relativamente» a «precedente».

14. 2. (ex 14. 38.) Guerzoni, Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Al comma 1, sostituire la parole: 56 milioni con le seguenti: 150 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

14. 3. (ex 14. 21.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni con le seguenti: 120 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 4. (ex 14. 45.) Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 56 milioni con le seguenti: 28 milioni.

Conseguentemente:

al comma 2, sostituire le parole: 22 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro con le seguenti: 11 milioni di euro, di cui 8 milioni di euro;

al comma 4, aggiungere, in fine, le parole: , nel limite massimo di 32 milioni di euro.

14. 5. (ex 14. 31.) Sergio Rossi, Pagliarini.

 

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: , di cui 17 milioni di euro per l'anno 2005, da destinare alla separata area contrattuale della vicedirigenza di cui all'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

14. 6. (ex 14. 53.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 1 aggiungere il seguente:

1-bis. Le risorse finanziarie aggiuntive da destinare all'istituzione dell'apposita area contrattuale della vicedirigenza, prevista dall'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni ed integrazioni, anche al fine di garantire la funzionalità delle Amministrazioni dello Stato, sono determinate in 89 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005. Tali somme sono comprensive degli oneri contributivi ai fini previdenziali e delle imposte regionali sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'economia e delle finanze Decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'Organizzazione del Governo a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59 articolo 70, comma 2: Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle Entrate) apportare le seguenti variazioni:

2005: - 89.000;

2006: - 89.000;

2007: - 89.000.

14. 7. (ex 14. 52.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 1 aggiungere il seguente:

1-bis. Per favorire l'istituzione dell'area contrattuale della vicedirigenza, prevista dall'articolo 7 della legge 15 luglio 2002, n. 145, è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro annui a decorrere dal 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 30.000;

2007: - 30.000.

14. 8. (ex 14. 6.) Antonio Pepe, Alberto Giorgetti.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Le risorse già previste dall'articolo 3, comma 78, della legge n. 350 del 2003, poi abrogato dal decreto-legge 24 dicembre 2003, per corrispondere i miglioramenti retributivi al personale del comparto Ministeri appartenente alle ex carriere direttive, sono incrementate a decorrere dall'anno 2005, di 30 milioni di euro per finanziare l'istituzione dell'apposita area contrattuale della vice dirigenza, prevista dall'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni ed integrazioni, anche al fine di garantire la funzionalità delle Amministrazioni dello Stato. Tali somme sono comprensive degli oneri contributivi ai fini previdenziali e delle imposte regionali sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'economia e delle finanze decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'Organizzazione del Governo a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59 articolo 70, comma 2: Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle Entrate), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 30.000;

2007: - 30.000.

14. 9. (ex 14. 48.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. In aggiunta a quanto stabilito al comma 1, le risorse per la contrattazione collettiva previste dall'articolo 3, comma 46, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, sono incrementate per l'anno 2005 del 15,3 per cento.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 50 per cento.

2. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383 sono abrogati.

14. 10. (ex 14. 47.) Bulgarelli, Zanella.

 

Al comma 2, sostituire le parole: di 22 milioni di euro, di cui 20 milioni con le seguenti: di 425 milioni di euro, di cui 400 milioni.

Conseguentemente, all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: 500 milioni con le seguenti: 903 milioni.

14. 11. (ex 14. 26.) Bressa, Molinari, Squeglia, Lettieri, Rosato, Leoni, Lucidi, Minniti, Guerzoni, Amici.

 

Al comma 2, sostituire le parole: 22 milioni con le seguenti: 40 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

14. 12. (ex 14. 20.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori risorse, pari a 40 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005, sono destinate al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia, di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, per definire in sede di contrattazione e concertazione gli istituti economici finalizzati ad introdurre nel sistema retributivo parametrico il riconoscimento dell'anzianità di servizio e delle competenze maturate nel tempo.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, ridurre del 4 per cento gli accantonamenti relativi a tutti ministeri per ciascun anno del triennio 2005-2007.

14. 13. (ex 14. 24.) Molinari, Minniti, Angioni, Pisa, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori risorse pari a 35 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005 sono destinate al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195 per definire in sede di contrattazione e concertazione gli istituti economici finalizzati ad introdurre nel sistema retributivo parametrico il riconoscimento dell'anzianità di servizio e delle competenze maturate nel tempo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 14. (ex 14. 14.) Minniti, Bressa, Angioni, Pisa, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori 20 milioni di euro sono stanziati a decorrere dall'anno 2005 per i miglioramenti retributivi destinati alla dirigenza delle Forze Armate e delle Forze di polizia del comparto della sicurezza della difesa.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, ridurre del 2 per cento gli accantonamenti relativi a tutti i ministeri per ciascun anno del triennio 2005-2007.

14. 15. (ex 14. 23.) Molinari, Angioni, Pisa, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Minniti, Tanoni, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Ulteriori 10 milioni di euro sono stanziati a decorrere dall'anno 2005 per i miglioramenti retributivi destinati alla dirigenza delle forze Armate e delle Forze di polizia del comparto sicurezza-difesa.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 16. (ex 14. 10.) Bressa, Angioni, Molinari, Ruzzante, Pinotti, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Minniti, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Squeglia, Lettieri, Pisa.

 

Al comma 3, sostituire le parole: importo complessivo massimo con le seguenti: il 50 per cento dell'importo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressive sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con il presente provvedimento.

14. 17. (ex 14. 19.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: A decorrere dal 2005, è stanziata la somma di un milione di euro da destinare alla copertura delle spese connesse alla responsabilità civile ed amministrativa per gli eventi dannosi, non dolosi, causati a terzi dal personale delle Forze armate nello svolgimento delle proprie attività istituzionali.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

14. 26. (ex 14. 61.) Lavagnini, Fallica, Ascierto, Fontana, Cossiga, Ruzzante, Banti, Bricolo.

(Approvato)

 

Dopo il comma 3 aggiungere il seguente:

3-bis. Al fine di garantire una copertura assicurativa al personale delle Forze Armate per la responsabilità civile nei confronti di terzi sono stanziate a decorrere dall'anno 2005 risorse pari a 1 milione di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

14. 18. (ex 14. 11.) Molinari, Pinotti, Minniti, Angioni, Pisa, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Bressa, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. Al fine di garantire una copertura assicurativa al personale delle Forze Armate per la responsabilità civile nei confronti di terzi sono stanziate a decorrere dall'anno 2005 risorse pari a 1 milione di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

14. 19. (ex 14. 22.) Molinari, Pinotti, Minniti, Angioni, Pisa, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 4, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Le risorse previste dall' articolo 3, comma 49 della legge 24 dicembre 2003, n. 350 sono incrementate del 10 per cento,

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005-2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione e calcolata in dodicesimi.

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

14. 20. (ex 14. 18.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

4-bis. A partire dall'anno 2005, al fine di favorire una più efficiente ed economica redistribuzione delle risorse umane ed evitare il persistere di squilibri di organico nell'ambito del territorio nazionale, si prevede, in presenza di eccedenze di personale derivanti dal trasferimento di competenze, che le pubbliche amministrazioni attuino la mobilità obbligatoria nei confronti dei dipendenti che si vengano a trovare in condizioni di soprannumero.

14. 21. (ex 14. 34.) Pagliarini, Sergio Rossi.

 

Al comma 5, sostituire le parole da: ove siano fino alla fine del comma, con le seguenti: in conseguenza della contrattazione nazionale.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti: Art. 37-bis. - 1. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

2. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso;

Art. 37-ter - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con la presente legge.

2. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

3. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

Art. 37-quater - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

2. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 è sostituito dal seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-quinquies - 1. Gli articoli 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-sexies - 1. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a partire dal reddito maturato nell'anno 2004.

14. 22. (ex 14. 17.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni.

 

Al comma 5-bis, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Il medesimo decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004 si intende applicabile anche al Ministero per i beni e le attività culturali, al Ministero della giustizia, al Ministero della salute e all'Agenzia del territorio per l'assunzione dei lavoratori con contratti di lavoro a tempo determinato, prorogati ai sensi dell'articolo 3, comma 62, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

14. 701. Guerzoni, Cordoni, Gasperoni, Motta, Bellini, Innocenti, Trupia, Diana, Sciacca.

 

Dopo il comma 5-bis, aggiungere il seguente:

5-ter. Al fine di favorire la riorganizzazione delle Forze armate il fondo unico di amministrazione del personale civile della difesa è incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2005-2007, finalizzati alla realizzazione di un programma straordinario di formazione e di riqualificazione del personale civile connesso con le esigenze della ristrutturazione delle Forze armate.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 23. (ex 14. 13.) Pisa, Pinotti, Minniti, Angioni, Ruzzante, Lumia, Luongo, Rotundo, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

5-ter. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse alla professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

Conseguentemente:

dopo l'articolo 35, aggiungere il seguente: Art. 35-bis (Riduzione dell'imposta regionale sulle attività produttive). 1. All'articolo 11 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, dopo il comma 1-bis è inserito il seguente:

1-ter. Per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere da a) ad e), sono ammessi in deduzione, fino all'importo di euro 200.000 i costi di cui al comma 1, lettera b), n. 1), 3) e 4).

all'articolo 36, comma 19:

sostituire le parole: con una ritenuta unica del 10 per cento, con le seguenti: con una ritenuta unica del 15 per cento.

sostituire le parole: con una ritenuta unica del 10 per cento con le seguenti: con una ritenuta unica del 15 per cento.

all'articolo 37, Tabella C gli stanziamenti per gli anni 2005 e 2006 sono ridotti fino al 5 per cento.

14. 27. (ex 35. 03 nuova formulazione). Sergio Rossi.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

5-ter. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità, nonché quelle relative alle categorie protette. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

14. 24. (ex 14. 32.) Sergio Rossi, Pagliarini, Dario Galli.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

5-ter. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

14. 25. (ex 14. 33.) Sergio Rossi, Pagliarini, Dario Galli.

 

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. - 1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto da emanare entro il 30 settembre di ciascun anno, procede alla ricognizione della percentuale pari alla differenza tra il tasso d'inflazione programmata previsto dal documento di programmazione economico-finanziaria per il medesimo anno e la variazione media dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rilevata dall'istituto nazionale di statistica per i dodici mesi precedenti la suddetta data.

2. I datori di lavoro pubblici corrispondono ai propri dipendenti, in occasione del periodo di paga relativo al mese di gennaio, una somma determinata applicando alla retribuzione di cui all'articolo 27 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n. 797, e successive modificazioni, corrisposta nell'anno solare precedente, la percentuale determinata dal decreto di cui al comma 1.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti: Art. 37-bis. - 1. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

2. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso;

Art. 37-ter - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con la presente legge.

2. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

3. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

Art. 37-quater - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

2. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 è sostituito dal seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-quinquies - 1. Gli articoli 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-sexies - 1. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a partire dal reddito maturato nell'anno 2004.

14. 01. (ex 14. 014.) Russo Spena, Giordano, Mascia, Alfonso Gianni, Pistone, Sgobio.

 

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. - 1. In relazione alle esigenze determinate dal processo di perequazione dei trattamenti economici della dirigenza scolastica, le risorse integrative per il Contratto della V area dirigenziale sono determinate in 100 milioni di euro a decorrere dal 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 100 milioni;

2006: - 100 milioni;

2007: - 100 milioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

14. 02. (ex 14. 015.) Capitelli, Sasso, Grignaffini, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci, Titti De Simone.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 4)

 

ARTICOLO 16 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 16.

(Disposizioni in materia di organizzazione scolastica).

1. Per la proroga delle attività di cui all'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è autorizzata, per l'anno 2005, la spesa di 375 milioni di euro.

2. Per l'anno scolastico 2005-2006, la consistenza numerica della dotazione del personale docente in organico di diritto, non potrà superare quella complessivamente determinata nel medesimo organico di diritto per l'anno scolastico 2004-2005.

3. L'insegnamento della lingua straniera nella scuola primaria è impartito dai docenti della classe in possesso dei requisiti richiesti o da altro docente facente parte dell'organico di istituto sempre in possesso dei requisiti richiesti. Possono essere attivati posti di lingua straniera da assegnare a docenti specialisti, solo nei casi in cui non sia possibile coprire le ore di insegnamento con i docenti di classe o di istituto. Al fine di realizzare quanto previsto dal presente comma, sono attivati corsi di formazione, nell'ambito delle annuali iniziative di formazione in servizio del personale docente, la cui partecipazione è obbligatoria per tutti i docenti privi dei requisiti previsti per l'insegnamento della lingua straniera.

(I commi dal 4 al 7 sono stati stralciati).

8. Per l'attuazione del piano programmatico di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 28 marzo 2003, n. 53, è autorizzata, a decorrere dall'anno 2005, l'ulteriore spesa complessiva di 110 milioni di euro per i seguenti interventi: anticipo delle iscrizioni e generalizzazione della scuola dell'infanzia, iniziative di formazione iniziale e continua del personale, interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare la realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione.

9. Per la realizzazione di interventi di edilizia e per l'acquisizione di attrezzature didattiche e strumentali di particolare rilevanza da parte delle istituzioni di cui all'articolo 1 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, è autorizzata a decorrere dall'anno 2005 la spesa di 10 milioni di euro.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 16 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 16.

(Disposizioni in materia di organizzazione scolastica).

Sopprimerlo.

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.

4. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui superalcolici è aumentata del 95 per cento.

5. A decorrere dal 1o gennaio 2005 l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

16. 1. (ex 16. 29). Russo Spena, Giordano, Titti De Simone, Colasio, Sasso.

 

Sopprimere il comma 1.

16. 2. (ex 16. 61.) Dario Galli, Sergio Rossi.

 

Sopprimere il comma 2.

16. 3. (ex 16. 44). Colasio, Titti De Simone, Grignaffini, Capitelli, Sasso, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci, Mazzuca, Bulgarelli, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Rusconi, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 2, aggiungere, in fine, le parole: , ad eccezione di una quota pari al turn over realizzato al termine dell'anno scolastico 2004.

16. 4. (ex 16. 53). Colasio, Rusconi, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Marino, Squeglia, Lettieri, Rosato.

 

Dopo il comma 2, aggiungere i seguenti:

2-bis. Deroghe alla consistenza numerica di cui al comma 2 sono previste per le seguenti finalità:

a) impedire che il numero medio degli alunni per classe di ogni istituzione scolastica sia superiore a quello dell'anno precedente;

b) assicurare, nelle singole istituzioni scolastiche, la presenza di un insegnante con le funzioni di mediatore culturale almeno ogni dieci alunni stranieri, nonché un adeguato numero di insegnanti di sostegno in presenza di alunni diversamente abili che non possono essere inseriti in misura maggiora ad una unità in classi che non superino i venti alunni.

2-ter. Per garantire il perseguimento delle finalità di cui al comma 2-bis è autorizzata, per l'anno 2005, la spesa di 500 milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 29, sopprimere il comma 6.

16. 5. (ex 16. 30). Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Agostini, Russo Spena, Duilio, Villetti, Morgando, Michele Ventura, De Franciscis, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Cusumano.

 

Sopprimere il comma 3.

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005, 2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie.

dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione e calcolata in dodicesimi.

4. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

5. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

16. 6. (ex 16. 23. ) Titti De Simone, Russo Spena.

 

Sopprimere il comma 3.

Conseguentemente, all'articolo 36, comma 17, apportare le seguenti modificazioni:

sostituire le parole: per l'anno 2005 con le seguenti: a decorrere dall'anno 2005;

sostituire le parole: 500 milioni di euro con le seguenti: 800 milioni di euro.

16. 7. (ex 16. 75). Villetti.

 

Sopprimere il comma 3.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 8. (ex 16. 56.) Colasio, Rusconi, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Marino, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 3, primo periodo, sostituire le parole da: è impartito fino alla fine del comma con le seguenti: è assicurato tramite assunzione in organico di diritto di docenti in possesso dei requisiti necessari.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

2. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso;

Art. 37-ter - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con la presente legge.

2. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

3. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

Art. 37-quater - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

2. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 è sostituito dal seguente:

29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione.

Art. 37-quinquies - 1. Gli articoli 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-sexies - 1. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a partire dal reddito maturato nell'anno 2004.

16. 9. (ex 16. 26. ) Russo Spena, Giordano, Titti De Simone, Sasso, Colasio.

 

Al comma 3, sopprimere l'ultimo periodo.

16. 10. (ex 16. 14). Titti De Simone, Russo Spena, Sasso, Capitelli, Colasio.

 

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. Gli alunni iscritti alla prima classe delle scuole secondarie superiori statali continuano ad essere esentati dal pagamento delle tasse scolastiche.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 2 per cento.

16. 11. (ex 16. 51). Grignaffini, Colasio, Titti De Simone, Capitelli, Sasso, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci, Mazzuca Poggiolini, Bulgarelli, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Rusconi, Michele Ventura.

 

Sostituire il comma 8 con il seguente:

8. Per l'attuazione della generalizzazione dell'offerta formativa della scuola dell'infanzia è autorizzata, a decorrere dall'anno 2005, la spesa di 110 milioni di euro.

16. 12. (ex 16. 21). Titti De Simone, Russo Spena, Pistone, Bellillo, Giulietti, Lolli, Sasso, Colasio, Capitelli.

 

Al comma 8, sostituire le parole: 110 milioni di euro, con le seguenti: 344 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 13. (ex 16. 47). Colasio, Grignaffini, Capitelli, Sasso, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci, Mazzuca Poggiolini, Bulgarelli, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Rusconi, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 8 sostituire le parole: 110 milioni di euro con le seguenti: 300 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 14. (ex 16. 48). Grignaffini, Colasio, Capitelli, Sasso, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci, Mazzuca Poggiolini, Bulgarelli, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Rusconi.

 

Al comma 8, sostituire le parole: 110 milioni di euro con la seguente: 200 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

16. 15. (ex 16. 25). Russo Spena, Giordano, Titti De Simone.

 

Al comma 8 sopprimere le parole: anticipo delle iscrizioni e.

*16. 16. (ex * 16. 8). Titti De Simone, Russo Spena, Sasso.

 

Al comma 8 sopprimere le parole: anticipo delle iscrizioni e.

*16. 17. (ex* 16. 55). Rusconi, Colasio, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Marino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. A decorrere dall'anno 2005 è autorizzata la spesa di 300 milioni di euro al fine di realizzare la generalizzazione della scuola per l'infanzia, per corrispondere a tutte le domanda di tempo pieno e prolungato, per assicurare la piena gratuità della scuola dell'obbligo, ivi compresi i libri di testo scolastici, a partire dalle famiglie con redditi fino a 30 milioni di euro annui.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 ed il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383 sono abrogati.

16. 18. (ex 16. 74.) Villetti, Morgando, Russo Spena, Michele Ventura, De Franciscis, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Sgobio, Agostini, Duilio, Cusumano, Boato, Pistone, Rosato.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. Per l'anno 2005, al fine di consentire ai Comuni di sostenere le maggiori spese in conseguenza della applicazione della legge n. 53 del 2003, in particolare per il costo dei nuovi obbligati al diritto-dovere dei 125.000 nuovi utenti all'anno, relativamente a mense scolastiche e trasporti, libri di testo, materiale didattico, arredamento, assistenza disabili e per quanto compreso nel concetto di diritto-dovere, è stanziata la somma di 50 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

* 16. 19. (ex *16. 37.) Rusconi, Stradiotto, Realacci, Molinari, Meduri, Fioroni, Lusetti, Reduzzi, Milana, Squeglia, Lettieri, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. Per l'anno 2005, al fine di consentire ai Comuni di sostenere le maggiori spese in conseguenza della applicazione della legge n. 53 del 2003, in particolare per il costo dei nuovi obbligati al diritto-dovere dei 125.000 nuovi utenti all'anno, relativamente a mense scolastiche e trasporti, libri di testo, materiale didattico, arredamento, assistenza disabili e per quanto compreso nel concetto di diritto-dovere, è stanziata la somma di 50 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

* 16. 20. (* 16. 79.) Boato, Zanella, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. Per l'anno 2005, al fine di consentire ai Comuni di sostenere le maggiori spese in conseguenza della applicazione della legge n. 53 del 2003, in particolare per il costo dei nuovi obbligati al diritto-dovere dei 125.000 nuovi utenti all'anno, relativamente a mense scolastiche e trasporti, libri di testo, materiale didattico, arredamento, assistenza disabili e per quanto compreso nel concetto di diritto-dovere, è stanziata la somma di 50 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

* 16. 21. (*16. 63. ) Di Gioia, Grotto, Pappaterra, Villetti, Intini, Boselli, Buemi.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. Per l'anno 2005, al fine di consentire ai Comuni di sostenere le maggiori spese in conseguenza della applicazione della legge n. 53 del 2003, in particolare per il costo dei nuovi obbligati al diritto-dovere dei 125.000 nuovi utenti all'anno, relativamente a mense scolastiche e trasporti, libri di testo, materiale didattico, arredamento, assistenza disabili e per quanto compreso nel concetto di diritto-dovere, è stanziata la somma di 50 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

* 16. 22. (*16. 68.) Mariotti, Michele Ventura, Benvenuto, Agostini, Nicola Rossi, Crisci, Cennamo, Coluccini, Fluvi, Galeazzi, Grandi, Tolotti, De Simone, Oliverio, Tidei, Diana, Sgobio, Pistone, Mazzuca Poggiolini.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. Per l'anno 2005, al fine di consentire ai Comuni di sostenere le maggiori spese in conseguenza della applicazione della legge n. 53 del 2003, in particolare per il costo dei nuovi obbligati al diritto-dovere dei 125.000 nuovi utenti all'anno, relativamente a mense scolastiche e trasporti, libri di testo, materiale didattico, arredamento, assistenza disabili e per quanto compreso nel concetto di diritto-dovere, è stanziata la somma di 50 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

* 16. 23. (ex *16. 15.) Cusumano, Mastella, Acquarone, De Franciscis, Montecuollo, Ostillio, Luigi Pepe, Potenza.

 

Al comma 9, sostituire le parole: 10 milioni di euro con le seguenti: 244 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 24. (ex 16. 49.) Titti De Simone, Colasio, Grignaffini, Capitelli, Sasso, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci, Mazzuca Poggiolini, Bulgarelli, Bimbi, Carra, Volpini, Gambale, Rusconi.

 

Dopo l'articolo 16, aggiungere il seguente:

Art. 16-bis. - 1. Relativamente all'anno 2005, è autorizzata la spesa di 70 milioni di euro per la costituzione di un fondo finalizzato ad un programma straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli situati sul territorio di zone soggette a rischio sismico.

2. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto da adottare entro 60 giorni dalla entrata in vigore della presente legge, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, provvede alla ripartizione del Fondo di cui al comma 1 e predispone le linee operative di intervento nonché le modalità di attuazione.

3. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1 si provvede mediante riduzione, per l'anno 2005, dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 7, della legge n. 289 del 2002, come rifinanziata da ultimo dall'articolo 3, comma 101, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

4. Il comma 7 dell'articolo 2 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 è abrogato.

16. 01. (ex 16. 034.) Villetti, Abbondanzieri.

Dopo l'articolo 16 aggiungere il seguente:

Art. 16-bis. - 1. Ai fini dell'integrazione degli alunni stranieri sono previsti corsi di formazione per il personale docente sugli aspetti sociali, didattici e pedagogici relativi all'inserimento dei predetti alunni. È assicurata inoltre la presenza nell'organico della scuola di un numero di mediatori culturali rapportato all'entità della presenza di alunni stranieri e comunque non inferiore ad uno per ogni istituto scolastico.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 02. (ex 16. 34.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta. Agostini, Russo Spena, Duilio, Morgando, Michele Ventura, De Franciscis, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Cusumano.

 

Dopo l'articolo 16 aggiungere il seguente:

Art. 16-bis. - 1. Il comma 7 dell'articolo 2 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 è sostituito dal seguente:

7. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca, sono determinati i criteri per l'attribuzione alle persone fisiche di un contributo, finalizzato alla riduzione degli oneri, relativi ai libri di testo effettivamente rimasti a carico per l'attività educativa di altri componenti del medesimo nucleo familiare presso la scuola dell'obbligo, nel limite complessivo 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007. L'attribuzione di tale contributo interesserà prioritariamente i redditi familiari fino a 30.000 euro annui. Gli studenti iscritti alla prima classe delle scuole secondarie superiori statali continuano ad essere esentati dal pagamento delle tasse scolastiche.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. l'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 03. (ex 16. 33.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Dopo l'articolo 16 aggiungere il seguente:

Art. 16-bis. - 1. Per garantire la fornitura gratuita dei libri di testo, di cui all'articolo 27 della legge n. 448 del 1998, è autorizzata per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 la somma di 103, 291 milioni di euro.

Conseguentemente alla Tabella A, voce: Ministero degli Affari Esteri, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 103.291;

2006: - 103.291;

2007: - 103.291.

16. 04. (ex 16. 60.) Bianchi Clerici, Sergio Rossi.

 

Dopo l'articolo 16 aggiungere il seguente:

Art. 16-bis. - 1. Per le finalità di cui all'articolo 27 della legge n. 448 del 98 per l'anno 2005 è autorizzata la spesa di 103 milioni di euro. A decorrere dall'anno 2006 si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge n. 468 del 1998.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

16. 05. (ex 16. 015.) Sasso, Capitelli, Grignaffini, Buffo, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Martella, Tocci.

 

 

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 5)

 

ARTICOLO 17 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 17.

(Divieto di estensione dei giudicati ed altre norme processuali).

1. Per il triennio 2005-2007 è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, di adottare provvedimenti per l'estensione di decisioni giurisdizionali aventi forza di giudicato, o comunque divenute esecutive, in materia di personale delle amministrazioni pubbliche.

2. All'articolo 61 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, dopo il comma 1 è inserito il seguente:

«1-bis. Le pubbliche amministrazioni comunicano alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze l'esistenza di controversie relative ai rapporti di lavoro dalla cui soccombenza potrebbero derivare oneri aggiuntivi significativamente rilevanti per il numero dei soggetti direttamente o indirettamente interessati o comunque per gli effetti sulla finanza pubblica. La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, può intervenire nel processo ai sensi dell'articolo 105 del codice di procedura civile».

3. Dopo l'articolo 63 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, è inserito il seguente:

«Art. 63-bis. (Intervento dell'ARAN nelle controversie relative ai rapporti di lavoro). - 1. L'ARAN può intervenire nei giudizi innanzi al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, aventi ad oggetto le controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, al fine di garantire la corretta interpretazione e l'uniforme applicazione dei contratti collettivi. Per le controversie relative al personale di cui all'articolo 3, derivanti dalle specifiche discipline ordinamentali e retributive, l'intervento in giudizio può essere assicurato attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze».

3-bis. La dotazione del Fondo di cui all'articolo 3, comma 149, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è incrementata di un milione di euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 17 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 17.

(Divieto di estensione dei giudicati ed altre norme processuali).

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005, 2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

17. 1. (ex 17. 2.) Russo Spena, Giordano, Pisapia.

 

Sopprimere il comma 1.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 100.000;

2006: - 100.000;

2007: - 100.000.

17. 2. (ex 17. 5.) Michele Ventura, Agostini, Guerzoni.

 

Sopprimere il comma 3.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

17. 3. (ex 17. 1.) Guerzoni, Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 6)

 

ARTICOLO 19 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Capo IV

INTERVENTI IN MATERIA PREVIDENZIALE E SOCIALE

 

Art. 19.

(Gestioni previdenziali).

1. L'adeguamento dei trasferimenti dovuti dallo Stato, ai sensi rispettivamente dell'articolo 37, comma 3, lettera c), della legge 9 marzo 1989, n. 88, e successive modificazioni, e dell'articolo 59, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è stabilito per l'anno 2005:

a) in 532,37 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, delle gestioni dei lavoratori autonomi, della gestione speciale minatori, nonché in favore dell'Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS);

b) in 131,55 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, ad integrazione dei trasferimenti di cui alla lettera a), della gestione esercenti attività commerciali e della gestione artigiani.

2. Conseguentemente a quanto previsto dal comma 1, gli importi complessivamente dovuti dallo Stato sono determinati per l'anno 2005 in 15.740,39 milioni di euro per le gestioni di cui al comma 1, lettera a), e in 3.889,53 milioni di euro per le gestioni di cui al comma 1, lettera b).

3. I medesimi complessivi importi di cui ai commi 1 e 2 sono ripartiti tra le gestioni interessate con il procedimento di cui all'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, al netto, per quanto attiene al trasferimento di cui al comma 1, lettera a), della somma di 1.059,08 milioni di euro attribuita alla gestione per i coltivatori diretti, mezzadri e coloni a completamento dell'integrale assunzione a carico dello Stato dell'onere relativo ai trattamenti pensionistici liquidati anteriormente al 1o gennaio 1989, nonché al netto delle somme di 2,36 milioni di euro e di 54,78 milioni di euro di pertinenza, rispettivamente, della gestione speciale minatori e dell'ENPALS.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 19 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo IV

INTERVENTI IN MATERIA PREVIDENZIALE E SOCIALE

 

ART. 19.

(Gestioni previdenziali).

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

4. È istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo finalizzato all'assegnazione di contributi destinati alle casalinghe, che non svolgono attività lavorative e che non percepiscono nessun altro reddito pensionistico, ad esclusione delle pensioni o degli assegni derivanti da cause di inabilità e invalidità, e il cui reddito familiare non sia superiore a 10.716,68 euro annui.

5. Il funzionamento del fondo di cui al comma 4, nonché i criteri e le modalità di accesso e di assegnazione dei contributi, sono disciplinati con regolamento, adottato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

6. Per le finalità di cui al comma 4, è autorizzata, a decorrere dall'anno 2005, la spesa annua massima di due milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 2.000;

2006: - 2.000;

2007: - 2.000.

19. 2. (ex 19. 10.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

4. A decorrere dal 1o gennaio 2005, è dovuto, per un periodo di tre anni, nelle misure di seguito indicate, un contributo di solidarietà, a valere sui trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie, ivi compresi i trattamenti pensionistici integrativi e complementari che assicurino prestazioni definite di cui all'articolo 2, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124:

a) per importi mensili netti da 3.000 a 5.732 euro: 0,5 per cento;

b) per importi mensili netti da 5.733 a 7.750 euro: 1,5 per cento;

c) per importi mensili netti superiori a 7.751 euro: 3 per cento.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

3. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote, che risultino inferiori a tale misura, relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articoli 5 e 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

19. 3. (ex 19. 11.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

4. Il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, istituito a norma dell'articolo 13 della legge 12 marzo 1999, n. 68, è integrato per l'anno 2005 di 100 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata dell'8 per cento.

19. 1. (ex 19. 7.) Battaglia, Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Giacco, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Frigato.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 7)

 

ARTICOLO 20 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 20.

(Trasferimenti all'INPS).

1. Ai fini della copertura dei maggiori oneri derivanti dall'assunzione, a carico del bilancio dello Stato, del finanziamento della gestione di cui all'articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88, riferiti agli esercizi finanziari precedenti l'anno 2004, per un importo pari a 7.581,83 milioni di euro, sono utilizzate:

a) le somme trasferite dal bilancio dello Stato all'INPS ai sensi dell'articolo 35, comma 3, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, a titolo di anticipazione sul fabbisogno finanziario delle gestioni previdenziali risultate, nel loro complesso, eccedenti sulla base dei bilanci consuntivi per le esigenze delle predette gestioni, evidenziate nella contabilità del predetto Istituto ai sensi dell'articolo 35, comma 6, della predetta legge n. 448 del 1998, per un ammontare complessivo non superiore a 5.700 milioni di euro;

b) le somme che risultano, sulla base del bilancio consuntivo dell'anno 2003, trasferite alla predetta gestione dell'INPS in eccedenza rispetto agli oneri per prestazioni e provvidenze varie, ivi comprese le somme trasferite in eccedenza per il finanziamento degli oneri di cui all'articolo 49, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e fatto salvo quanto previsto dal decreto-legge 14 aprile 2003, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 giugno 2003, n. 133, per un ammontare complessivo pari a 307,51 milioni di euro;

c) le risorse trasferite all'INPS ed accantonate presso la medesima gestione, come risultanti dal bilancio consuntivo dell'anno 2003 del predetto Istituto, in quanto non utilizzate per i seguenti scopi:

1) finanziamento delle prestazioni economiche per la tubercolosi di cui all'articolo 3, comma 14, della citata legge n. 448 del 1998, per un ammontare complessivo pari a 804,98 milioni di euro;

2) finanziamento degli oneri per pensionamenti anticipati di cui all'articolo 8 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 299, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1994, n. 451, e all'articolo 3 della legge 23 dicembre 1996, n. 662, per un ammontare complessivo pari a 457,71 milioni di euro;

3) finanziamento degli oneri per l'assistenza ai portatori di handicap grave di cui all'articolo 80, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, per un ammontare complessivo pari a 300,66 milioni di euro;

4) finanziamento degli oneri per i trattamenti di integrazione salariale straordinaria previsti da disposizioni diverse, per un ammontare complessivo pari a 10,97 milioni di euro.

2. Il complesso degli effetti contabili delle disposizioni di cui al comma 1 sulle gestioni dell'INPS interessate è definito con la procedura di cui all'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241.

3. Ai fini del finanziamento dei maggiori oneri a carico della Gestione per l'erogazione delle pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili, ciechi e sordomuti di cui all'articolo 130 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, valutati in 1.326 milioni di euro per l'esercizio 2004 e 827 milioni di euro a decorrere dal 2005:

a) per l'esercizio 2004, concorrono, per un importo complessivo di 780 milioni di euro, le risorse derivanti da:

1) i minori oneri accertati nell'attuazione dell'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, concernente incremento delle pensioni in favore di soggetti disagiati, per un ammontare complessivo pari a 245 milioni di euro;

2) i minori oneri accertati nell'attuazione dell'articolo 3, comma 14, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, concernente prestazioni economiche per la tubercolosi, per un ammontare complessivo pari a 70 milioni di euro;

3) i minori oneri accertati nell'attuazione dei commi 2 e 3 dell'articolo 80 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, concernenti rispettivamente assistenza ai portatori di handicap grave e contribuzione figurativa in favore di sordomuti ed invalidi, per un ammontare complessivo pari a 160 milioni di euro;

4) i minori oneri, rispetto alla somma di 872,8 milioni di euro prevista dalla legge 31 dicembre 1991, n. 415, e dalla legge 23 dicembre 1992, n. 500, per il finanziamento della gestione di cui all'articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88, accertati nell'attuazione delle norme in materia di pensionamenti anticipati, per un ammontare complessivo pari a 305 milioni di euro;

b) a decorrere dall'anno 2005, sono utilizzate le risorse derivanti da:

1) i minori oneri accertati nell'attuazione del citato articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, per un ammontare complessivo pari a 245 milioni di euro;

2) i minori oneri accertati nell'attuazione del citato articolo 3, comma 14, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, per un ammontare complessivo pari a 277 milioni di euro;

3) i minori oneri, rispetto alla somma di 872,8 milioni di euro prevista dalle citate leggi 31 dicembre 1991, n. 415, e 23 dicembre 1992, n. 500, per il finanziamento della gestione di cui all'articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88, accertati nell'attuazione delle norme in materia di pensionamenti anticipati, per un ammontare complessivo pari a 305 milioni di euro.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 20 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 20.

(Trasferimenti all'INPS).

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 044. (ex 20. 26., 20. 25 e 28. 27) Campa, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Pinto, Mondello, Caligiuri, Lupi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 071. (ex 26. 43, 28. 28, e 28. 027.) Delbono, Boccia, Burtone, Molinari, Realacci, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 072. (ex * 28. 25). Peretti, Liotta, Romano, Mazzoni.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 073. (ex 28. 06.) Saglia, Antonio Pepe.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Istituzione Fondo in favore delle cooperative sociali). - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276. Il Fondo è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno, apportare la seguente variazione:

2005: - 15.000.

20. 074. (ex 28. 028.) Delbono, Boccia, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - (Rivalutazione delle pensioni al costo della vita). - 1. All'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, le parole: «Si applicano i criteri e le modalità di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 24 della legge 28 febbraio 1986, n. 41» sono sostituite dalle seguenti: «La percentuale di aumento si applica sull'importo non eccedente il quintuplo del trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti. Per le fasce di importo superiore al quintuplo del trattamento minimo la percentuale è ridotta al 75 per cento. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro il 20 novembre di ciascun anno, sono determinate le percentuali di variazione dell'indice di cui al presente comma e le modalità di corresponsione dei conguagli derivanti dagli scostamenti tra i valori determinati ai sensi del medesimo comma e quelli accertati».

Art. 20-ter. - (Incremento della deduzione per i redditi da pensione ai fini IRPEF). - 1. All'articolo 11, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, in materia di deduzione per assicurare la progressività dell'imposizione, le parole: «pari a 4.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «pari a 4.500 euro».

Art. 20-quater. - (Copertura finanziaria). - 1. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 20-ter si provvede mediante parte del gettito derivante dall'imposta sulle successioni e donazioni sui grandi patrimoni, che è ripristinata a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, nella misura e con le modalità previste dalle disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore della legge 18 ottobre 2001, n. 383.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Istituzione di una imposta sulle transazioni valutarie). - 1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma i sono esenti le operazioni relative a:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione od importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzata ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma i con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione ditale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4.

20. 070. (ex 29. 0134.) Mazzuca Poggiolini, Morgando, Russo Spena, Ventura, Zanella, Sgobio, Agostini, Duilio, Pistone.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Rivalutazione delle pensioni al costo della vita). - 1. All'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, le parole: «Si applicano i criteri e le modalità di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 24 della legge 28 febbraio 1986, n. 41» sono sostituite dalle seguenti: «La percentuale di aumento si applica sull'importo non eccedente il quintuplo del trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti. Per le fasce di importo superiore al quintuplo del trattamento minimo la percentuale è ridotta al 75 per cento. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro il 20 novembre di ciascun anno, sono determinate le percentuali di variazione dell'indice di cui al presente comma e le modalità di corresponsione dei conguagli derivanti dagli scostamenti tra i valori determinati ai sensi del medesimo comma e quelli accertati».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 02. (ex 20. 09.) Gasperoni, Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Rivalutazione delle pensioni al costo della vita). - 1. All'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, le parole: «Si applicano i criteri e le modalità di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 24 della legge 28 febbraio 1986, n. 41» sono sostituite dalle seguenti: «La percentuale di aumento si applica sull'importo non eccedente il quintuplo del trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti. Per le fasce di importo superiore al quintuplo del trattamento minimo la percentuale è ridotta al 75 per cento. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro il 20 novembre di ciascun anno, sono determinate le percentuali di variazione dell'indice di cui al presente comma e le modalità di corresponsione dei conguagli derivanti dagli scostamenti tra i valori determinati ai sensi del medesimo comma e quelli accertati».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Aliquote delle imposte sostitutive relative ai redditi da capitale). - 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 20-bis, salvo quando non sia previsto diversamente, si provvede, fino a concorrenza degli importi, mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione della disposizione di cui al comma 2.

2. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 03. (ex 20. 029. e 20. 0115) Benvenuto, Agostini, Cordoni, Innocenti, Guerzoni, Gasperoni, Fluvi, Cennamo, Pistone, Michele Ventura, Intini, Villetti, Buemi.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento delle pensioni all'incremento del prodotto interno lordo). - 1. Il comma 2 dell'articolo 11 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«2. Ulteriori aumenti possono essere stabiliti con legge finanziaria in relazione all'andamento dell'economia, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Con effetto dal 1o gennaio 2005, i predetti aumenti sono stabiliti nel limite di un punto percentuale della base imponibile a valere sulle fasce di pensione fino ad un valore pari ad una volta e mezzo il trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis.- 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 04. (ex 20. 07. parte ammissibile) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento delle pensioni all'incremento del prodotto interno lordo). - 1. Il comma 2 dell'articolo 11 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«2. Ulteriori aumenti possono essere stabiliti con legge finanziaria in relazione all'andamento dell'economia, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Con effetto dal 1o gennaio 2005, i predetti aumenti sono stabiliti nel limite di un punto percentuale della base imponibile a valere sulle fasce di pensione fino ad un valore pari ad una volta e mezzo il trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Emersione di attività detenute all'estero). - 1. Le somme di danaro e le attività finanziarie rimpatriate da soggetti fiscalmente residenti in Italia ai sensi degli articoli da 12 a 20 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e dell'articolo 6 del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono sottoposte a tassazione con l'aliquota stabilita al comma 2 del presente articolo.

2. L'aliquota di cui al comma 1 è pari alla differenza tra 12,5 per cento e la percentuale applicata per le regolarizzazioni di cui alle leggi menzionate al comma 1.

3. La somma complessivamente dovuta in base ai commi 1 e 2 viene corrisposta ripartendola in misura eguale negli anni 2005, 2006, 2007.

4. All'articolo 13 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, la parola: «riservata» è ovunque soppressa. Al comma 3 del medesimo articolo, le parole da: «senza indicazione» a: «riservata» sono sostituite dalle seguenti: «indicando i nominativi dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione di cui al comma 1 e le attività finanziarie da loro rimpatriate».

5. L'articolo 15, comma 5, del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, è abrogato.

6. All'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono abrogate le parole da: «relativamente» a: «precedente».

20. 05. (ex 20. 08.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Gli aumenti delle pensioni previdenziali ed assistenziali sono effettuati in base all'adeguamento al costo vita, come previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 503 del 1992, ed in base alla dinamica delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti.

2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della funzione pubblica, entro il 30 gennaio di ogni anno, è stabilita la percentuale di adeguamento delle pensioni alla dinamica delle retribuzioni di cui al comma 1.

3. Ai fini dell'attuazione dei commi precedenti è stabilito un limite di spesa pari a 550 milioni di euro annui.

Conseguentemente, all'articolo 36:

al comma 17, sostituire le parole: Per l'anno 2005 con le seguenti: A decorrere dall'anno 2005;

al comma 17, sostituire le parole: 500 milioni di euro con le seguenti: pari a 700 milioni di euro;

al comma 19, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 15 per cento.

20. 06. (ex 20. 9.) Fiori, Benvenuto.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - (Incremento delle pensioni in favore di soggetti disagiati). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è incrementata, a favore dei soggetti di età pari o superiore a sessanta anni e fino a garantire un reddito proprio pari a 516,46 euro al mese per tredici mensilità, la misura delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici di cui:

a) all'articolo 1 della legge 29 dicembre 1988, n. 544, e successive modificazioni;

b) all'articolo 70, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, con riferimento ai titolari dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335;

c) all'articolo 2 della legge 29 dicembre 1988, n. 544, con riferimento ai titolari della pensione sociale di cui all'articolo 26 della legge 30 aprile 1969, n. 153.

2. I medesimi benefici di cui al comma 1 in presenza dei requisiti anagrafici di cui al medesimo comma, sono corrisposti ai titolari dei trattamenti trasferiti all'INPS ai sensi dell'articolo 10 della legge 26 maggio 1970, n. 381, e dell'articolo 19 della legge 30 marzo 1971, n. 118, nonché ai ciechi civili titolari di pensione, tenendo conto dei medesimi criteri economici adottati per l'accesso e per il calcolo dei predetti benefici.

3. L'incremento di cui al comma 1 è concesso in base alle condizioni di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 28 dicembre 2001, n.488.

4. Ai fini della concessione delle maggiorazioni di cui al presente articolo non si tiene conto del reddito della casa di abitazione.

Art. 20-ter. - 1. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità, nonché quelle relative alle categorie protette. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997.

20. 07. (ex 20. 096.) Dario Galli, Sergio Rossi, Francesca Martini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Estensione dei beneficiari della maggiorazione pensionistica di cui all'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448). - 1. All'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. L'età anagrafica relativa ai soggetti di cui al comma 1 è ridotta, fino ad un massimo di dieci anni, di un anno ogni tre anni di contribuzione fatta valere dal soggetto. Il requisito dei tre anni di contribuzione risulta soddisfatto in presenza di periodi retributivi complessivamente pari o superiori alla metà del triennio»;

b) alla lettera b) del comma 5, le parole: «incrementati dell'importo annuo dell'assegno sociale» sono sostituite dalle seguenti: «incrementati di un pari importo»;

c) al comma 6, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, del reddito fondiario purché di importo annuo non superiore a 185,92 euro. Agli stessi fini, non si tiene conto di una quota della pensione o delle pensioni a calcolo di cui è titolare il soggetto interessato all'incremento, nella misura di un terzo del loro importo complessivo ed entro il limite di un terzo dell'importo di cui al comma 1, e comunque, qualora il soggetto interessato all'incremento possa fare valere un'anzianità contributiva almeno pari a venticinque anni, nella misura minima annua di 300 euro».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Emersione di attività detenute all'estero). - 1. Le somme di danaro e le attività finanziarie rimpatriate da soggetti fiscalmente residenti in Italia ai sensi degli articoli da 12 a 20 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e dell'articolo 6 del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono sottoposti a tassazione con l'aliquota stabilita al comma 2 del presente articolo.

2. L'aliquota di cui al comma 1 è pari alla differenza tra 12,5 per cento e la percentuale applicata per le regolarizzazioni di cui alle leggi menzionate al comma 1.

3. La somma complessivamente dovuta in base ai commi 1 e 2 viene corrisposta ripartendola in misura eguale negli anni 2005, 2006 e 2007.

4. All'articolo 13 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, la parola: «riservata» è ovunque soppressa. Al comma 3 del medesimo articolo, le parole da: «senza indicazione» a: «riservata» sono sostituite dalle seguenti: «indicando i nominativi dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione di cui al comma 1 e le attività finanziarie da loro rimpatriate».

5. L'articolo 15, comma 5, del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, è abrogato.

6. All'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono abrogate le parole da: «relativamente» a: «precedente».

20. 08. (ex 20. 014.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Estensione dei beneficiari della maggiorazione pensionistica di cui all'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448). - 1. All'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«L'età anagrafica relativa ai soggetti di cui al comma 1 è ridotta, fino ad un massimo di dieci anni, di un anno ogni tre anni di contribuzione fatta valere dal soggetto. Il requisito dei tre anni di contribuzione risulta soddisfatto in presenza di periodi retributivi complessivamente pari o superiori alla metà del triennio»;

b) alla lettera b) del comma 5, le parole: «incrementati dell'importo annuo dell'assegno sociale« sono sostituite dalle seguenti: »incrementati di un pari importo»;

c) al comma 6, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, del reddito fondiario purché di importo annuo non superiore a 185,92 euro. Agli stessi fini, non si tiene conto di una quota della pensione o delle pensioni a calcolo di cui è titolare il soggetto interessato all'incremento, nella misura di un terzo del loro importo complessivo ed entro il limite di un terzo dell'importo di cui al comma 1, e comunque, qualora il soggetto interessato all'incremento possa fare valere un'anzianità contributiva almeno pari a venticinque anni, nella misura minima annua di 300 euro».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 09. (ex 20. 016. parte ammissibile) Gasperoni, Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Alla lettera a) del comma 5 dell'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, ad esclusione della pensione a calcolo in misura corrispondente ad un terzo della pensione medesima e comunque non oltre un terzo dell'importo mensile di cui al comma 1».

2. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1, stimati in 2.000 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, si provvede fino a concorrenza degli importi mediante le maggiori entrate derivante dall'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 37-bis.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

3. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote, che risultino inferiori a tale misura, relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articoli 5 e i 1-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 10 aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 01. (ex 20. 31.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Cusumano.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005 il minimo di pensione è fissato in 800 euro al mese. Il massimo di pensione è fissato in 5.165 euro al mese. A sanatoria per i mancanti aumenti ai pensionati al minimo viene riconosciuta una indennità una tantum di 800 euro.

2. Indipendentemente dal valore dei contributi versati ogni anni di contribuzione produce un minimo di pensione pari ad 1/5 del trattamento minimo. Vengono riconosciuti 5 anni di contribuzione figurativa se si perde il lavoro o se si è disoccupati a partire da 25 anni di età.

3. Le prestazioni pensionistiche, dal 1o gennaio 2005 sono subordinate agli attuali limiti di reddito maggiorati del 30 per cento. Non fa parte del reddito la casa di abitazione.

4. Il rapporto tra salari e pensioni è garantito in base a verifica ogni due anni, con conseguente rivalutazione della pensione.

5. All'articolo 1, comma 34, della legge n. 335 del 1995 la parola: «particolari» è soppressa e dopo la parola: «usuranti» sono inserite le seguenti: «e pesanti».

6. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, deve, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedere in base al comma 1 a rivalutare tutte le prestazioni di natura assistenziale quali la pensione e l'assegno sociale e a modificare, come previsto dal comma 3, i limiti di reddito.

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6:

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005, 2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché: l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900»;

b) all'articolo 45, comma 2 è soppresso;

2. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

3. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con il presente provvedimento.

4. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed enti, istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

5. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

6. All'articolo 12, comma 1, lettera e), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

7. Gli articoli 13 e 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono soppressi.

8. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 31 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a cominciare dal reddito maturato nell'anno 2004.

9. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 , è sostituito dal seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-ter. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.

4. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

5. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

20. 010. (ex 20. 098.) Russo Spena, Giordano, Alfonso Gianni.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Sono stanziati 300 milioni di euro a favore del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la realizzazione della riforma degli ammortizzatori sociali.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 011. (ex 20. 017.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione). - 1. L'indennità di disoccupazione involontaria spetta a tutti i prestatori di lavoro subordinato.

2. La durata del trattamento di disoccupazione è di dodici mesi, elevati a sedici per i lavoratori che hanno compiuto i quarantacinque anni e a venti per i lavoratori che hanno compiuto i cinquant'anni. Nei territori con tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale essa è elevata, rispettivamente, a quattordici, venti e ventiquattro mesi.

3. L'indennità di disoccupazione è pari al 60 per cento della retribuzione media giornaliera assoggettata a contribuzione nei dodici mesi precedenti. Il trattamento si intende inclusivo dei contributi figurativi corrispondenti.

4. La misura di cui al comma 3 si riduce al 40 per cento dopo il dodicesimo mese e al 30 per cento dopo il sedicesimo mese. La predetta riduzione non opera qualora siano presenti nel nucleo familiare, sulla base della certificazione anagrafica, figli minori o studenti regolarmente iscritti a corsi di formazione professionale, di diploma o di laurea ovvero nel caso in cui l'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) del lavoratore non sia superiore a quello previsto per l'erogazione del reddito minimo di inserimento.

5. L'indennità spetta se il lavoratore possa far valere almeno due anni di assicurazione e almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente l'inizio del periodo di disoccupazione.

6. Il contributo che il datore di lavoro è tenuto a versare per l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria è pari all'1,61 per cento.

7. Il prestatore di lavoro subordinato è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) un contributo pari allo 0,30 per cento. È conseguentemente soppresso il contributo dovuto dal lavoratore ai sensi dell'articolo 9 della legge 29 dicembre 1990, n. 407.

8. Il contributo a carico del datore di lavoro è aumentato dell'1 per cento in caso di rapporti di lavoro di durata determinata.

9. In caso di licenziamento individuale, per giustificato motivo oggettivo ovvero di dimissioni per giusta causa, intervenuti dopo il superamento del periodo di prova, il datore di lavoro è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a due mensilità del trattamento di disoccupazione, al lordo dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. La somma è pari a sei mensilità in caso di licenziamento per riduzione del personale, riducibile a due nel caso in cui la procedura di mobilità si sia conclusa con un accordo collettivo che abbia introdotto un piano sociale d'impresa o di gruppo.

10. Costituisce presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, causato da licenziamento, individuale o per riduzione di personale, da dimissioni per giusta causa ovvero dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

11. La lettera di dimissioni volontarie è priva di effetto, se non convalidata, durante il periodo di preavviso, dai servizi ispettivi della direzione provinciale del lavoro, competente per territorio. Al termine del periodo di preavviso il rapporto di lavoro si risolve, tranne nel caso di mancata convalida. Il datore di lavoro che nei successivi tre mesi proceda al licenziamento individuale, per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo o oggettivo, del medesimo lavoratore è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a 6 mensilità del trattamento di disoccupazione.

12. In applicazione della disciplina di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che, senza giustificato motivo, non risponda alla convocazione dei servizi all'impiego, non accetti di frequentare o non frequenti regolarmente iniziative formative prospettategli dai predetti servizi, non accetti una congrua offerta di lavoro ovvero non aderisca a iniziative di inserimento lavorativo.

13. L'erogazione del trattamento di disoccupazione è sospesa nei periodi in cui viene svolta un'attività di lavoro a termine subordinato, autonomo o economicamente dipendente, che garantisca un reddito mensile, rapportato a giornata, almeno pari al trattamento di disoccupazione. In caso contrario, il trattamento viene ridotto proporzionalmente.

14. Decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che svolga attività di lavoro subordinato, autonomo o economicamente dipendente senza averne data preventiva comunicazione alla sede provinciale dell'INPS.

15. Sono abrogate le disposizioni contrastanti in materia di disoccupazione ordinaria, di disoccupazione speciale, di indennità di mobilità. Tale abrogazione non produce effetti sui trattamenti già in godimento al momento di entrata in vigore della presente legge, nonché su quelli dovuti a seguito di procedure di mobilità già instaurate alla predetta data.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 012. (ex 20. 024. parte ammissibile) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione). - 1. L'indennità di disoccupazione involontaria spetta a tutti i prestatori di lavoro subordinato.

2. La durata del trattamento di disoccupazione è di dodici mesi, elevati a sedici per i lavoratori che hanno compiuto i quarantacinque anni e a venti per i lavoratori che hanno compiuto i cinquant'anni. Nei territori con tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale essa è elevata, rispettivamente, a quattordici, venti e ventiquattro mesi.

3. L'indennità di disoccupazione è pari al 60 per cento della retribuzione media giornaliera assoggettata a contribuzione nei dodici mesi precedenti. Il trattamento si intende inclusivo dei contributi figurativi corrispondenti.

4. La misura di cui al comma 3 si riduce al 40 per cento dopo il dodicesimo mese e al 30 per cento dopo il sedicesimo mese. La predetta riduzione non opera qualora siano presenti nel nucleo familiare, sulla base della certificazione anagrafica, figli minori o studenti regolarmente iscritti a corsi di formazione professionale, di diploma o di laurea ovvero nel caso in cui l'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) del lavoratore non sia superiore a quello previsto per l'erogazione del reddito minimo di inserimento.

5. L'indennità spetta se il lavoratore possa far valere almeno due anni di assicurazione e almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente l'inizio del periodo di disoccupazione.

6. Il contributo che il datore di lavoro è tenuto a versare per l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria è pari all'1,61 per cento.

7. Il prestatore di lavoro subordinato è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) un contributo pari allo 0,30 per cento. E corrispondentemente soppresso il contributo dovuto dal lavoratore ai sensi dell'articolo 9 della legge 29 dicembre 1990, n. 407.

8. Il contributo a carico del datore di lavoro è aumentato dell'1 per cento in caso di rapporti di lavoro di durata determinata.

9. In caso di licenziamento individuale, per giustificato motivo oggettivo ovvero di dimissioni per giusta causa, intervenuti dopo il superamento del periodo di prova, il datore di lavoro è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a due mensilità del trattamento di disoccupazione, al lordo dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. La somma è pari a sei mensilità in caso di licenziamento per riduzione del personale, riducibile a due nel caso in cui la procedura di mobilità si sia conclusa con un accordo collettivo che abbia introdotto un piano sociale d'impresa o di gruppo.

10. Costituisce presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, causato da licenziamento, individuale o per riduzione di personale, da dimissioni per giusta causa ovvero dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

11. La lettera di dimissioni volontarie è priva di effetto, se non convalidata, durante il periodo di preavviso, dai servizi ispettivi della direzione provinciale del lavoro, competente per territorio. Al termine del periodo di preavviso il rapporto di lavoro si risolve, tranne nel caso di mancata convalida. Il datore di lavoro che nei successivi tre mesi proceda al licenziamento individuale, per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo o oggettivo, dei medesimo lavoratore è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a 6 mensilità del trattamento di disoccupazione.

12. In applicazione della disciplina di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che, senza giustificato motivo, non risponda alla convocazione dei servizi all'impiego, non accetti di frequentare o non frequenti regolarmente iniziative formative prospettategli dai predetti servizi, non accetti una congrua offerta di lavoro ovvero non aderisca a iniziative di inserimento lavorativo.

13. L'erogazione del trattamento di disoccupazione è sospesa nei periodi in cui viene svolta un'attività di lavoro a termine subordinato, autonomo o economicamente dipendente, che garantisca un reddito mensile, rapportato a giornata, almeno pari al trattamento di disoccupazione. In caso contrario, il trattamento viene ridotto proporzionalmente.

14. Decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che svolga attività di lavoro subordinato, autonomo o economicamente dipendente senza averne data preventiva comunicazione alla sede provinciale dell'INPS.

15. Sono abrogate le disposizioni contrastanti in materia di disoccupazione ordinaria, di disoccupazione speciale, di indennità di mobilità. Tale abrogazione non produce effetti sui trattamenti già in godimento al momento di entrata in vigore della presente legge, nonché su quelli dovuti a seguito di procedure di mobilità già instaurate alla predetta data.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.000;

2006: - 770.000;

2007: - 770.000.

20. 013. (ex *20. 036. e *20. 032.) Innocenti, Gasperoni, Trupia, Cordoni, Motta, Nigra, Guerzoni, Buffo, Sciacca, Diana, Agostini, Duilio, Villetti, Morgando, Russo Spena, Michele Ventura, De Franciscis, Zanella, Sgobio, Mazzuca Poggiolini, Cusumano, Pistone, Boato.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione per i lavoratori coordinati e continuativi). - 1. Ai lavoratori che svolgono rapporti di collaborazione aventi a oggetto una prestazione d'opera coordinata e continuativa, prevalentemente personale, svolta senza vincolo di subordinazione, iscritti alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e privi di copertura da parte di altre forme obbligatorie di previdenza, si applicano le disposizioni della assicurazione contro la disoccupazione involontaria.

2. La durata del rapporto e l'ammontare del corrispettivo sono determinati nel contratto di lavoro o nella lettera di incarico o in altro documento scritto trasmesso dal committente, anche per il tramite del prestatore di lavoro, ai servizi per l'impiego competenti al momento di inizio dell'attività lavorativa.

3. Qualora il compenso previsto, su base mensile, risulti inferiore al minimale di reddito mensile stabilito per la gestione degli esercenti attività commerciali ai fini previdenziali, la durata viene riproporzionata sulla base del rapporto tra il compenso pattuito e l'importo del predetto minimale.

4. Costituisce presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, causato da recesso del committente, da recesso per giusta causa del prestatore di lavoro, ovvero dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

5. Ai maggiori oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, pari a 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 si provvede mediante il ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, sono abrogati:

20. 014. (ex 20. 021.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione a requisiti ridotti per i lavoratori subordinati discontinui). - 1. Il requisito di anzianità lavorativa previsto dall'articolo 7, comma 3, del decreto-legge 21 marzo 1988, n. 86, convertito, con modificazioni, nella legge 20 maggio 1988, n. 160, è ridotto a 70 giorni e trova applicazione nei confronti di tutti i lavoratori subordinati, ivi compresi i lavoratori agricoli a tempo determinato.

2. Ai fini della maturazione del diritto al trattamento di cui al presente articolo si prescinde dal requisito della anzianità assicurativa.

3. Il trattamento non spetta quando, nell'anno in relazione al quale si chiede il trattamento, non risulti accertato lo stato di disoccupazione, ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, per tutte le giornate non lavorate, ad esclusione dei giorni festivi.

4. Il trattamento spetta fino a concorrenza di un reddito familiare pari a euro 16.000 calcolato in base all'ISEE. Detta soglia di reddito è annualmente aggiornata sulla base della variazione media fatta registrare nell'anno precedente dall'indice ISTAT dei prezzi al consumo per la collettività nazionale.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in conces sione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

20. 015. (ex 20. 022.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione a requisiti ridotti per i lavoratori subordinati discontinui). - 1. Il requisito di anzianità lavorativa previsto dall'articolo 7, comma 3, del decreto legge 21 marzo 1988, n. 86, convertito, con modificazioni, nella legge 20 maggio 1988, n. 160, è ridotto a 70 giorni e trova applicazione nei confronti di tutti i lavoratori subordinati, ivi compresi i lavoratori agricoli a tempo determinato.

2. Ai fini della maturazione del diritto al trattamento di cui al presente articolo si prescinde dal requisito della anzianità assicurativa.

3. Il trattamento non spetta quando, nell'anno in relazione al quale si chiede il trattamento, non risulti accertato lo stato di disoccupazione, ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, e successive modificazioni, per tutte le giornate non lavorate, ad esclusione dei giorni festivi.

4. Il trattamento spetta fino a concorrenza di un reddito familiare pari a euro 16.000 calcolato in base all'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Detta soglia di reddito è annualmente aggiornata sulla base della variazione media fatta registrare nell'anno precedente dall'indice ISTAT dei prezzi al consumo per la collettività nazionale.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 300.000;

2006: - 300.000;

2007: - 300.000.

20. 016. (ex 20. 064.) Buffo.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'indennità di disoccupazione). - 1. In attesa della riforma organica degli ammortizzatori sociali, la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali con effetto dal 1o gennaio 2005 è elevata al 90 per cento per i primi sei mesi ed è fissata al 50 per cento per i successivi tre mesi e al cinquanta per cento per gli ulteriori tre mesi e la relativa durata è elevata a dodici mesi.

2. Ai fini del riconoscimento della contribuzione figurativa è confermato tale riconoscimento per il periodo di percezione del trattamento nel limite massimo di sei mesi per i soggetti con età anagrafica inferiore a cinquanta anni e di nove mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a cinquanta anni.

3. La durata massima complessiva del trattamento di disoccupazione percepito non può risultare superiore a ventiquattro mesi nell'ultimo quinquennio, elevati a trenta mesi per i lavoratori licenziati da aziende operanti nelle aree del Mezzogiorno.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo non sì applicano ai trattamenti di disoccupazione agricoli, ordinari e speciali, né all'indennità ordinaria con requisiti ridotti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.587;

2006: - 770.587;

2007: - 770.587.

20. 017. (ex 20. 099.) Alfonso Gianni, Russo Spena.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'indennità di disoccupazione). - 1. In attesa della riforma organica degli ammortizzatori sociali, la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali con effetto dal 1o gennaio 2005 è elevata al 60 per cento per i primi sei mesi ed è fissata al 40 per cento per i successivi tre mesi e al 30 per cento per gli ulteriori tre mesi e la relativa durata è elevata a dodici mesi. La predetta indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

2. Ai fini del riconoscimento della contribuzione figurativa è confermato tale riconoscimento per il periodo di percezione del trattamento nel limite massimo di sei mesi per i soggetti con età anagrafica inferiore a cinquanta anni e di nove mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a cinquanta anni.

3. La durata massima complessiva del trattamento di disoccupazione percepito non può risultare superiore a ventiquattro mesi nell'ultimo quinquennio, elevati a trenta mesi per i lavoratori licenziati da aziende operanti nelle aree del Mezzogiorno.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai trattamenti di disoccupazione agricoli, ordinari e speciali, né all'indennità ordinaria con requisiti ridotti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.587;

2006: - 770.587;

2007: - 770.587.

* 20. 018. (ex *20. 025.) Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'indennità di disoccupazione). - 1. In attesa della riforma organica degli ammortizzatori sociali, la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali con effetto dai 1o gennaio 2005 è elevata al 60 per cento per i primi sei mesi ed è fissata al 40 per cento per i successivi tre mesi e al 30 per cento per gli ulteriori tre mesi e la relativa durata è elevata a dodici mesi. La predetta indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

2. Ai fini del riconoscimento della contribuzione figurativa è confermato tale riconoscimento per il periodo di percezione del trattamento nel limite massimo di sei mesi per i soggetti con età anagrafica inferiore a cinquanta anni e di nove mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a cinquanta anni.

3. La durata massima complessiva del trattamento di disoccupazione percepito non può risultare superiore a ventiquattro mesi nell'ultimo quinquennio, elevati a trenta mesi per i lavoratori licenziati da aziende operanti nelle aree del Mezzogiorno.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai trattamenti di disoccupazione agricoli, ordinari e speciali, né all'indennità ordinaria con requisiti ridotti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.587;

2006: - 770.587;

2007: - 770.587.

* 20. 019. (ex *20. 035.) Cordoni, Duilio, Rizzo, Pistone, Villetti, Intini, Buemi, Michele Ventura, Innocenti.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Proroga trattamenti di cassa integrazione). - 1. In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e nel limite complessivo di spesa di 360 milioni di euro, a carico del Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree territoriali, ovvero miranti al reimpiego di lavoratori coinvolti in detti programmi, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, può disporre, entro il 30 aprile 2006, proroghe di trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, nonché di misure a sostegno dei lavoratori socialmente utili già previsti da disposizioni di legge, anche in deroga alla normativa vigente in materia, nonché concessioni, anche senza soluzione di continuità, dei predetti trattamenti, che devono essere stati definiti in specifici accordi in sede governativa intervenuti entro il 30 giugno 2005.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 020. (ex 20. 042.) Molinari, Adduce, Burtone, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Proroga trattamenti di cassa integrazione). - 1. In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e nel limite complessivo di spesa di 360 milioni di euro, a carico del Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree territoriali, ovvero miranti al reimpiego di lavoratori coinvolti in detti programmi, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, può disporre, entro il 30 aprile 2006, proroghe di trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, già previsti da disposizioni di legge, anche in deroga alla normativa vigente in materia, nonché concessioni, anche senza soluzione di continuità, dei predetti trattamenti, che devono essere stati definiti in specifici accordi in sede governativa intervenuti entro il 30 giugno 2005.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 021 (ex 20. 059. e 20. 091) Buffo, Cordoni, Delbono, Sgobio, Michele Ventura, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Lulli, Intini, Villetti, Buemi, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 17 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 15 è sostituito dal seguente:

15. Per i lavoratori appartenenti alle società derivate dalla trasformazione delle ex Compagnie Portuali ai sensi dell'articolo 21 comma 1, lettera c), purché le stesse non effettuino assunzioni a tempo indeterminato, nonché per i lavoratori appartenenti alle imprese o agenzie previste dall'articolo 17, commi 2 e 5 purché le stesse non effettuino, assunzioni a tempo indeterminato in eccedenza rispetto alle dotazioni organiche stabilite dalle Autorità portuali o marittime, salvo che non riguardino lavoratori provenienti dalle società di cui al predetto articolo 21, comma 1, lettera b), è concessa, nel limite annuo di 20 milioni di euro, una indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale straordinaria, previsto dalle vigenti disposizioni nonché la relativa contribuzione figurativa e gli assegni per il nucleo familiare. Per le imprese di cui all'articolo 21 comma 1, lettera b), tale beneficio è concesso fino alla data di individuazione dell'impresa odi costituzione dell'Agenzia di cui ai commi 2 e 5 dell'articolo 17;

b) dopo il comma 15, è aggiunto il seguente.

15-bis. Le disposizioni di cui al comma 15 si applicano anche alle società di cui all'articolo 21 comma 1, lettera a).

2. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, adotta, per ogni anno solare di riferimento, il conseguente provvedimento di autorizzazione alla corresponsione della predetta indennità, sulla base degli specifici accordi annuali stipulati presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ove le parti interessate individueranno le sofferenze occupazionali e le conseguenti soluzioni. L'erogazione della predetta indennità, da parte dell'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, è subordinata all'acquisizione degli elenchi recanti il numero dei giorni di mancato impiego da riconoscere ai lavoratori interessati, predisposti da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

3. Entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i Ministeri competenti ai sensi del comma 2, effettuano, congiuntamente alle parti sociali interessate, una verifica sull'applicazione relativa all'applicazione della norma, ai soggetti aventi diritto ed alle compatibilità finanziarie.

4. Per le finalità di cui al presente articolo, il Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito con modificazioni dalla legge 19 luglio 1993, n. 236 è integrato annualmente, fino a concorrenza, dell'ammontare di 20 milioni di euro affluenti dal Fondo istituito presso il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, ai sensi della legge n 84 del 1994.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

20. 033. (ex 15. 026.) Pasetto, Di Gioia, Raffaldini, Rosato, Albonetti, De Luca, Mazzarello, Panattoni, Rognoni, Susini, Tidei, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Sostegno ai percorsi professionali, formativi ed occupazionali per gli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. Agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modifiche, che risultano privi di partita IVA e assimilati fiscalmente ai lavoratori dipendenti di cui all'articolo 34 della legge n. 342 del 2000, sono estese le norme generali e fiscali previste in materia di formazione continua e di aggiornamento professionale per i lavoratori dipendenti.

2. Agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modifiche, si applica una deduzione fiscale delle spese sostenute per l'acquisto di strumenti informatici legati allo svolgimento della propria attività, previa documentazione e con un limite di quota spese di euro 3.000.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

20. 022. (ex 20. 019.) Motta, Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento prestazioni sociali per gli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, in caso di maternità ed aborto alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono estesi i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti.

2. In costanza di rapporto, alle iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, si mantiene il rapporto di lavoro estendendo a queste lavoratrici le tutele previste dalla legge n. 1204 del 71.

3. Le prestazioni economiche di sostegno al reddito previste per l'indennità di malattia in caso di degenza ospedaliera, agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, di cui all'articolo 51, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, così come normato dal decreto ministeriale 12 gennaio 2001, sono estese anche ai casi di malattia e per i periodi di malattia con degenza domiciliare con decorso superiore ai 3 giorni. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentite le parti sociali, sono individuate, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le misure di accertamento da parte dell'INPS a carico dei soggetti richiedenti l'indennità di malattia di cui all'articolo 51, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, così come integrata dalla presente disposizione.

4. L'onere del premio assicurativo previsto dall'articolo 5 del decreto legge 16 marzo 2000, n. 38, che prevede l'obbligo assicurativo contro gli infortuni e le malattie professionali anche ai lavoratori iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, è posto a totale carico del committente ed esteso a tutti i lavoratori iscritti alla predetta gestione.

5. Per analogia con quanto previsto per i lavoratori a cui si applica il sistema di calcolo contributivo, si dispone l'estensione anche agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modifiche, di quanto disposto in materia di riscatti decreto legge n. 564 del 1996, prosecuzione versamenti volontari decreto legge n. 184 del 1997.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 023. (ex 20. 020.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupiani, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento prestazioni di maternità per le iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, in caso di maternità alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono estesi i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti.

2. In costanza di rapporto, alle iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, si mantiene il rapporto di lavoro estendendo a queste lavoratrici le tutele previste dalla legge n. 1204 del 71.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 100.000;

2006: - 100.000;

2007: - 100.000.

20. 024. (ex 20. 060.) Buffo.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'assegno di maternità per lavori atipici e discontinui). - 1. L'assegno di maternità previsto all'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è incrementato, a decorrere dal 1o gennaio 2005, di 1.000 euro.

2. All'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

c-bis) quando la donna straniera è in possesso del permesso di soggiorno ed è residente nel territorio italiano da almeno un anno;

b) al comma 6, le parole: «sono emanate le disposizioni regolamentari necessarie per l'attuazione del presente articolo» sono sostituite alle seguenti: «sono emanate le disposizioni regolamentari per l'attuazione del presente articolo, tenendo conto dell'esigenza di portare a conoscenza le norme ivi previste nonché di semplificare e snellire le procedure ivi stabilite».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utilily vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

* 20. 025. (ex *20. 0162.) Turco, Michele Ventura, Agostini.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'assegno di maternità per lavori atipici e discontinui). - 1. L'assegno di maternità previsto all'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è incrementato, a decorrere dal 1o gennaio 2005, di 1.000 euro.

2. All'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

c-bis) quando la donna straniera è in possesso del permesso di soggiorno ed è residente nel territorio italiano da almeno un anno;

b) al comma 6, le parole: «sono emanate le disposizioni regolamentari necessarie per l'attuazione del presente articolo» sono sostituite alle seguenti: «sono emanate le disposizioni regolamentari per l'attuazione del presente articolo, tenendo conto dell'esigenza di portare a conoscenza le norme ivi previste nonché di semplificare e snellire le procedure ivi stabilite».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

* 20. 026. (ex *20. 0160.) Maura Cossutta, Bindi, Zanotti, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Lucà, Bolognesi, Luigi Pepe, Battaglia, Galeazzi.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Contribuzione previdenziale per le collaborazioni coordinate e continuative). - 1. La contribuzione previdenziale dovuta per i lavoratori di cui all'articolo 47, comma i lettera c-bis) del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 è uguagliata, dal 1o gennaio 2005, a quella già prevista dalle norme vigenti per i lavoratori dipendenti di cui all'articolo 2094 del codice civile.

2. Per l'intero anno 2005 è riconosciuto ai datori di lavoro un credito contributivo compensabile sul debito contributivo mensile complessivo, pari all'importo forfetario di 200 euro moltiplicato per il numero dei lavoratori di cui all'articolo 47, comma 1, lettera c-bis), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986.

3. Ai soggetti titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di cui al comma 1, lettera c-bis), dell'articolo 47 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, si applicano le stesse detrazioni dall'imposta lorda previste per i lavoratori dipendenti per le spese inerenti alla produzione del reddito, di cui all'articolo 13 del medesimo testo unico.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

3. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote, che risultino inferiori a tale misura, relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articoli 5 e 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 10 aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 027. (ex 20. 075.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - (Interventi in favore delle donne ex lavoratrici). - 1. Le donne lavoratrici che hanno lavorato per un periodo di tempo tale da non consentire il completamento dei versamenti contributivi minimi di legge ai fini pensionistici, hanno facoltà di richiedere la liquidazione dei contributi che risultino versati in loro favore presso forme di previdenza obbligatoria maggiorati dell'interesse legale annuo.

Art. 20-ter. - 1. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità, nonché quelle relative alle categorie protette. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997.

20. 028. (ex 20. 039.) Dario Galli, Sergio Rossi, Francesca Martini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Riduzione contributiva per le qualifiche basse). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 e per un periodo di tre anni, alle imprese, con esclusione di quelle del settore agricolo, è concesso un contributo sotto forma capitaria con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua inferiore a 16.268 euro.

2. Il contributo capitario di cui al comma 1 è concesso nella misura annua di cui al comma 3 ed è corrisposto in quote mensili fino ad un massimo di 12, mediante conguaglio di ogni quota con i contributi mensilmente dovuti dai datori di lavoro alle gestioni previdenziali e assistenziali dell'INPS, fino a concorrenza dell'importo contributivo riferito a ciascun lavoratore interessato.

3. La misura annua del contributo capitario di cui al comma 1 è pari a 542 euro con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua non superiore a 13.428 euro. Con riferimentoai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua superiore a 13.428 euro e inferiore a 16.268 euro il predetto contributo è ridotto di una misura percentuale pari al rapporto tra la differenza tra la retribuzione imponibile del lavoratore e la somma di 13.428 euro ed il valore di 2.582 euro. Il contributo capitario è alternativo ad ogni altra agevolazione prevista sulle contribuzioni previdenziali e assistenziali.

4. A decorrere dalla medesima data e per il medesimo periodo di cui al comma 1, ai lavoratori occupati, con esclusione di quelli agricoli, che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua non superiore ad un importo pari alla somma di 16.268 euro è concesso il contributo sotto forma capitaria di cui al comma 5. Tale contributo è versato a ciascun lavoratore da parte del datore di lavoro in quote mensili fino ad un massimo di 12, fino a concorrenza dell'importo contributivo riferito a ciascun lavoratore interessato dovuto dal lavoratore medesimo alle gestioni previdenziali e assistenziali dell'INPS. Il medesimo datore di lavoro si rivale mediante conguaglio di ogni quota con i contributi mensilmente versati all'INPS per conto del lavoratore.

5. La misura annua del contributo capitano di cui al comma 4 è pari a lire 258 euro con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua non superiore a 13.428 euro. Con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua superiore a 13.428 euro e inferiore a 16.268 euro il predetto contributo è ridotto di una misura percentuale pari al rapporto tra la differenza tra la retribuzione imponibile del lavoratore e la somma di 13.428 euro ed il valore di 2.582. Il contributo capitario è alternativo ad ogni altra agevolazione prevista sulle contribuzioni previdenziali e assistenziali.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 400.000;

2006: - 400.000;

2007: - 400.000.

20. 029. (ex 20. 030.) Pennacchi, Michele Ventura, Grandi, Cordoni, Agostini, Innocenti, Intini, Villetti, Buemi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 10 milioni di Euro per l'anno 2005 e di 15 milioni di euro rispettivamente per gli anni 2006 e 2007.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dai 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata dell'1,5 per cento.

20. 030. (ex 20. 05.) Guerzoni, Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Zanella, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 10 milioni di Euro per l'anno 2005.

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente di cui all'articolo 9-ter della legge 5 agosto 1978, n. 468.

* 20. 045. (ex *20. 052.) Benedetti Valentini, Riccio, Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 10 milioni di Euro per l'anno 2005.

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente di cui all'articolo 9-ter della legge 5 agosto 1978, n. 468.

* 20. 046. (ex *20. 0104.) Campa, Marras, Brusco, Perrotta, Santori, Daniele Galli, Cossa.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis.- (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 29, sopprimere il comma 7-ter.

20. 0700. Guerzoni, Cordoni, Michele Ventura, Mariotti, Gasperono, Motta, Innocenti, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, i pensionati affetti dalle invalidità specificate nelle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma; A-bis); B), numero 1); C) ed E), numero 1), della tabella E allegata al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, e successive modificazioni, possono ottenere su richiesta un accompagnatore del servizio civile ai sensi della legge 6 marzo 2001, n. 64, o in alternativa un assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare o civile. Analogo beneficio spetta ai grandi invalidi per servizio previsti dal secondo comma dell'articolo 3 della legge 2 maggio 1984, n. 111, nonché ai pensionati di guerra affetti da invalidità comunque specificate nella citata tabella E che siano insigniti di medaglia d'oro al valor militare.

2. La misura dell'assegno di cui al comma 1 è fissata in 1.000 euro mensili esenti da imposte per tredici mensilità in favore degli invalidi ascritti alle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma, e A-bis) della tabella E di cui al comma i del presente articolo e in misura ridotta del 50 per cento in favore degli invalidi di cui alle lettere B), numero 1) C), D) ed E), numero 1, della medesima tabella E. All'assegno sostitutivo si applica l'adeguamento automatico previsto dalla legge 10 ottobre 1989, n. 342.

3. Alla liquidazione degli assegni di cui alla presente legge provvedono le amministrazioni e gli enti già competenti alla liquidazione dei trattamenti pensionistici agli aventi diritto.

Conseguentemente alla tabella A, rubrica Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti :

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

20. 047. (ex 20. 0114.) Marras, Brusco, Cossa.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Fondo Nazionale per le vittime dell'amianto). - 1. È istituito presso l'INAIL, con contabilità autonoma e separata, il Fondo nazionale per le vittime dell'amianto, di seguito denominato «Fondo», a favore di soggetti affetti da malattia professionale asbesto-correlata o, in caso di decesso a causa della malattia, dei loro superstiti, ai quale l'ente assicuratore di appartenenza, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, ha liquidato una rendita ai sensi del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni.

2. Il Fondo eroga una prestazione economica, aggiuntiva alla rendita diretta o ai superstiti liquidata ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni, e fissata in una misura percentuale della rendita stessa definita dall'ente assicuratore. Tale disposizione si applica anche ai lavoratori di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, e di cui all'articolo 47 della decreto legge 30 settembre 2003 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

3. Il finanziamento del Fondo è a carico, per un quarto, delle imprese e, per tre quarti, del bilancio dello Stato. La quota a carico dello Stato deve comunque assicurare l'equilibrio finanziario del Fondo.

4. Per la gestione del Fondo è istituito un comitato amministratore la cui composizione, durata in carica e compiti sono determinati con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

5. L'organizzazione e il finanziamento del Fondo, nonché le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni, sono disciplinati da un regolamento adottato, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 5 per cento.

20. 031. (ex 20. 06.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I trattamenti retributivi aggiuntivi alla retribuzione stabilita dai contratti collettivi del settore edile sono esclusi dalla base imponibile di cui all'articolo 12 della legge 30 aprile 1969, n. 153, come modificato dall'articolo 6 del decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314. Le erogazioni di cui al primo periodo sono destinate ai trattamenti pensionistici complementari del settore in misura pari al 10 per cento. L'esclusione dall'imponibile di cui al primo periodo si applica a condizione che l'azienda sia iscritta alla Cassa edile e sia in regola con i versamenti ad essa dovuti. I trattamenti di cui al primo periodo concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente di cui all'articolo 51, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000;

2007: - 10.000.

20. 032. (ex 20. 0. 158.) Giudice, Verro, Savo, Blasi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Regime di cumulo tra pensione di inabilità e assegno ordinario di invalidità e rendita INAIL). - 1. A decorrere dal primo giorno del mese successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, la pensione di inabilità, liquidata ai sensi dell'articolo 2 della legge 12 giugno 1984, n. 222, e dell'articolo 1, comma 15, della legge 8 agosto 1995, n. 335, in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, è cumulabile con al rendita vitalizia liquidata dall'INAIL per lo stesso evento invalidante, a norma del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 e successive modificazioni e integrazioni, nella misura corrispondente all'importo calcolato in base all'anzianità contributiva ovvero al montante contributivo effettivamente posseduti ed all'importo dell'integrazione al minimo dovuta, determinata ai sensi del citato articolo 2, commi 3 e 4, della legge n. 222 del 1984. Per la liquidazione della predetta pensione di inabilità calcolata esclusivamente secondo il sistema contributivo, si assume il coefficiente di trasformazione relativo all'età di sessantadue anni di cui alla Tabella A allegata alla citata legge n. 335 del 1995, nel caso in cui l'età dell'assicurato all'atto dell'attribuzione della pensione sia inferiore.

2. Dalla data di cui al comma 1, l'assegno ordinario di invalidità, di cui all'articolo 1 della legge n. 222 del 1984 e all'articolo 1, comma 14, della legge 335 del 1995, liquidato in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, per cui è liquidata anche la rendita vitalizia INAIL, è cumulabile con la rendita stessa nella misura corrispondente all'importo calcolato sulla base dell'anzianità contributiva effettivamente posseduta, ovvero in base al montante contributivo di cui al citato articolo 1, comma 14, con esclusione dell'integrazione di cui all'articolo 1, comma 3, della stessa legge n. 222 del 1984.

3. Sono fatti salvi i trattamenti previdenziali più favorevoli in godimento alla data di entrata in vigore della presente legge con riassorbimento sui futuri miglioramenti.

4. L'articolo 1, comma 43, della legge 8 agosto 1995, n. 335 è abrogato.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 4,5 per cento.

20. 034. (ex 20. 02.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Battaglia, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Giacco, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Crucianelli, Ruta.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Lavoro dipendente prestato all'estero). - 1. Al fine di unificare per tutti i cittadini italiani che prestano attività di lavoro dipendente all'estero in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, compresi quelli distaccati in Paesi con i quali sono in vigore accordi di sicurezza sociale, la base imponibile ai fini del calcolo dei contributi previdenziali ed assistenziali, quest'ultima è determinata sulla base delle medesime retribuzioni convenzionali stabiliti annualmente in applicazione dell'articolo 4 del decreto legge 31 luglio 1987, n. 317, convertito con modificazioni dalla legge 3 ottobre 1987, n. 398, e successive modificazioni, con decreto interministeriale.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 035. (ex 20. 0. 145.) Benvenuto, Pistone, Fluvi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, cessa di avere efficacia il comma 1 dell'articolo 6 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 165. Sono fatte salve le domande di collocamento in congedo già presentate ai sensi del predetto articolo 6, comma 1, con l'applicazione delle penalizzazioni percentuali già previste dall'articolo 1, comma 27, lettera b) della legge 8 agosto 1995, n. 335, richiamate dal decreto legislativo n. 165 del 1997, purché tali domande non siano già state definitivamente revocate entro la data di decorrenza della presente legge.

20. 048. (ex 20. 0. 136.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, ultimo periodo sono soppresse le parole «progressivamente e»;

b) al comma 1 dopo l'ultimo periodo è aggiunto il seguente: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra, i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascun di essi, ai sensi del terzo comma».

c) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del getto del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993. Lo stesso istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell' articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.»

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Rìpristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 036. (ex 20. 27.) Tolotti, Rugghia, Cazzaro, Cialente, Lulli, Carli, Boiardi, Gambini, Nigra, Quartini, Nieddu, Grotto.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, ultimo periodo sono soppresse le parole «progressivamente e»;

b) al comma 1 dopo l'ultimo periodo è aggiunto il seguente: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra, i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascun di essi, ai sensi del terzo comma».

c) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del getto del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993. Lo stesso istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell'articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.»

* 20. 049. (ex * 20. 28.) Sergio Rossi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, ultimo periodo sono soppresse le parole «progressivamente e»;

b) al comma 1 dopo l'ultimo periodo è aggiunto il seguente: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra, i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascun di essi, ai sensi del terzo comma».

c) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del getto del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'ac-cesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993. Lo stesso istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell' articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.»

* 20. 050. (ex *20. 048. e 20. 054.) Giudice, Campa, Di Teodoro.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Modifiche all'articolo 118 della legge 23 dicembre 2002 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002 n. 289). - 1. Al primo comma ultimo periodo le parole: «progressivamente è» sono soppresse.

2. Al primo comma aggiungere in fine il seguente periodo: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascuno di essi ai sensi del comma 3».

3. Il comma 3 è sostituito dal seguente:

«I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1973 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri Costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del gettito del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e succ. mod., relativo ai datori dì lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993. Lo stesso Istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità, ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell'articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144».

* 20. 051. (ex *20. 049.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del gettito del contributo Integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993. Lo stesso Istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità, ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993, rimane fermo dal secondo periodo dell'articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.

20. 052. (ex 20. 058.) Campa, Di Teodoro.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis - 1. Nell'ambito delle risorse preordinate sul fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito con modificazioni dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, con decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono determinati i criteri e le modalità per la destinazione dell'importo aggiuntivo di 3 milioni di euro per il 2005 per il finanziamento degli interventi di cui all'articolo 80, comma 4, della legge 23 dicembre 1998, n. 448.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 060. (ex 15. 030). Lucà, Guerzoni, Motta, Cordoni, Bellini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. (Incentivi alla formazione continua dei lavoratori autonomi). - 1. Nel rispetto delle prerogative e competenze delle regioni e dello Stato in materia di formazione professionale e sostegno all'innovazione per i settori produttivi, al fine di promuovere lo sviluppo della formazione professionale continua dei lavoratori autonomi in un'ottica di sostegno alla competitività delle imprese e di promozione dell'autoimprenditorialità e dell'autoimpiego, sono istituiti, per ciascuno dei settori economici dell'industria, del commercio, del terziario, dell'artigianato e dell'agricoltura, presso i Ministeri, rispettivamente, delle attività produttive e delle politiche agricole e forestali, i fondi settoriali nazionali per la formazione continua dei lavoratori autonomi.

2. I fondi di cui al comma 1 sono destinati al cofinanziamento, nell'ambito delle politiche regionali per la formazione continua e per la promozione dell'autoimpiego, di piani e progetti aziendali, territoriali, settoriali o individuali finalizzati alla formazione dei lavoratori autonomi.

3. Alla gestione dei fondi di cui al comma 1 concorrono le organizzazioni dei datori di lavori maggiormente rappresentative sul piano nazionale.

4. Con decreti del Ministro delle attività produttive e del Ministro delle politiche agricole e forestali, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data in entrata in vigore della presente legge, sono disciplinati, per ciascuno dei fondi di cui al comma 1, le modalità di accesso ai fondi, nonché i criteri di composizione degli organismi di gestione dei medesimi. I medesimi Ministeri esercitano altresì la vigilanza ed il monitoraggio sulla gestione dei fondi.

5. Presso il Ministero delle attività produttive è istituito, con decreto ministeriale, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, 1'Osservatorio per la formazione continua dei lavoratori autonomi con il compito di elaborare proposte di indirizzo attraverso la predisposizione di linee-guida e di esprimere pareri e valutazioni in ordine alle attività svolte dai fondi, anche in relazione all'applicazione delle suddette linee-guida. Le proposte d'indirizzo sono trasmesse alle regioni ed alle province autonome territorialmente interessate affinché ne possano tenere conto nell'àmbito delle rispettive programmazioni. Tale Osservatorio è composto da un rappresentante del Ministero delle attività produttive, da due rappresentanti delle regioni designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nonché da un rappresentante di ciascuna delle confederazioni delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Ai componenti dell'Osservatorio non compete alcun compenso né rimborso spese per l'attività espletata.

6. I fondi di cui al comma 1 sono finanziati attraverso un apposito «Fondo intersettoriale nazionale per la formazione continua dei lavoratori autonomi», istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, di seguito denominato «fondo intersettoriale». Al fondo intersettoriale possono affluire le eventuali quote di contribuzione dei datori di lavoro, là dove previste da specifici accordi o intese con le organizzazioni dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Alla ripartizione del fondo intersettoriale tra i singoli fondi provvede annualmente il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto da emanarsi entro il 31 marzo.

7. Ai fini del finanziamento del fondo intersettoriale è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per il 2005 e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2006 al 2014.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

2006: - 100.000;

2007: - 100.000.

20. 065. (ex 17. 04.) Duilio, Morgando, Realacci, Rocchi, Lettieri, Milana, Giachetti, Squeglia.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I soggetti tenuti al versamento dei contributi e dei premi previdenziali ed assistenziali, debitori per contributi omessi o pagati tardivamente relativi a periodi contributivi maturati fino a tutto il mese di dicembre 2004, possono regolarizzare la loro posizione debitoria nei confronti degli enti stessi, mediante il versamento, entro il 31 gennaio 2005, di quanto dovuto a titolo di contributi e premi stessi maggiorati, in luogo delle sanzioni civili, degli interessi nella misura del 5 per cento annuo nel limite massimo del 24 per cento dei contributi e dei premi complessivamente dovuti.

2. La regolarizzazione può avvenire, secondo le modalità fissate dagli enti impositori, anche in 12 rate bimestrali consecutive di uguale importo, la prima delle quali da versare entro il 31 gennaio 2005. Il tasso di interesse di differimento da applicare alle singole rate è fissato nella misura del tasso legale vigente all'atto della rateizzazione.

3. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche ai contribuenti i cui crediti per contributi o premi sono stati inseriti nei ruoli esattoriali ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46. A tali fini, i contribuenti che abbiano già provveduto a versare ai concessionari i contributi o i premi senza pagamento di somme aggiuntive o vi provvedono entro il 31 gennaio 2005, sono ammessi a regolarizzare la loro posizione debitoria mediante la corresponsione ai concessionari medesimi, entro la stessa data, delle somme aggiuntive determinate ai sensi del comma 1 in sostituzione di quelle iscritte al ruolo. I concessionari sono tenuti a comunicare agli enti impositori i dati relativi ai versamenti effettuati dai singoli contribuenti che si sono avvalsi della regolarizzazione, secondo le modalità che saranno fissate dagli enti stessi.

4. La regolarizzazione estingue i reati previsti da leggi speciali in materia di versamento di contributi e di premi, e le obbligazioni per sanzioni amministrative, e ogni altro onere accessorio, connesso con le violazioni delle norme sul collocamento, nonché con la denuncia e con il versamento dei contributi o dei premi medesimi, ivi compresi quelli di cui all'articolo 51 del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, nonché quelli di cui all'articolo 18 della legge 25 ottobre 1968, n. 1089, in materia di sgravi degli oneri sociali, con esclusione delle spese legali e degli aggi connessi alla riscossione dei contributi a mezzo ruoli esattoriali.

5. Al fine di garantire l'integrale rimborso dei titoli emessi a seguito delle operazioni di cartolarizzazione dei crediti effettuate ai sensi della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e successive modificazioni e integrazioni, è costituito, con contabilità separata, su conto corrente intestato alla S.C.I.I., aperto presso la Tesoreria Centrale, un Fondo di garanzia. A decorrere dal 1o gennaio 2005, il Fondo è alimentato mensilmente da un percentuale pari al 5 per cento dei contributi correnti versati all'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale dalle aziende di cui al decreto ministeriale del 5 febbraio 1969 e ciò fino a concorrenza dell'ammontare dei titoli emessi e non ancora rimborsati.

Conseguentemente, all'articolo 37:

alla tabella A, gli accantonamenti sono interamente azzerati;

alla tabella C, le autorizzazioni di spesa sono ridotte del 10 per cento.

20. 037. (ex 20. 0142. nuova formulazione). Volontè, Maninetti, Giuseppe Drago, Peretti, Liotta, Filippo Drago, Giuseppe Gianni.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Interventi finanziari a sostegno e per lo sviluppo di forme pensionistiche complementari). - 1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 41, della legge 23 agosto 2004, n. 243, recante norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza ed assistenza obbligatoria, per sostenere e favorire lo sviluppo delle forme contributive complementari, di cui all'articolo 1, comma 2, lettera e), della citata legge 23 agosto 2004, n. 243, è istituito il «Fondo per lo sviluppo delle forme pensionistiche complementari» presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con dotazione iniziale di 300 milioni di euro per il 2005, 300 milioni di euro per il 2006 e 300 di euro milioni per il 2007.

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, valutato in 300 milioni di euro per l'anno 2005, 300 milioni di euro per l'anno 2006, 300 milioni di euro per l'anno 2007 mediante le maggiori entrate derivanti dalla disposizione di cui all'articolo 36-bis.

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione su grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 038. (ex 20. 0. 140.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Disposizioni in materia di cumulo pensionistico). - 1. La Tabella F) di cui all'articolo 1, comma 41, della legge 8 agosto 1995, n. 335, si applica unicamente ai redditi da lavoro.

2. Sono abrogate le disposizioni in contrasto con quelle del comma 1.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell' imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso dì un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

20. 039. (ex 20. 0. 151.) Benvenuto, Fluvi, Cennamo, Pistone.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I lavoratori dipendenti ed autonomi, iscritti all'assicurazione generale obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, la cui capacità di lavoro risulti ridotta in modo permanente, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, in misura pari ad almeno il settanta quattro per cento, hanno diritto al trattamento pensionistico di anzianità ovvero alla pensione nel sistema contributivo in presenza di un età anagrafica di almeno cinquantacinque anni e di un'anzianità contributiva non inferiore a trentacinque anni.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C:

alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'organizzazione del Governo a norma dell'articolo li della legge 15 marzo 1997, n. 59 - articolo 70, comma 2: Finanziamento agenzie fiscali (Agenzia delle entrate) (6.1.2.8 Agenzia delle entrate - capp. 3890, 3891), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 200.000;

2006: - 200.000;

2007: - 200.000.

alla voce: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, legge n. 537 del 1993: Interventi correttivi di finanza pubblica - articolo 5, comma 1: Spese per il funzionamento delle università (4.1.2.11 - Finanziamento ordinario delle Università statali - cap. 1694), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 600.000;

2006: - 600.000;

2007: - 600.000.

20. 040. (ex 20. 0. 132.) Stucchi, Sergio Rossi.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Agli invalidi civili è riconosciuto un assegno pensionistico mensile di 516,00 euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - 1. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotti le relative autorizzazioni di spesa.

2. Le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea, sono assoggettati al versamento dello 0.06 per cento delle somme trasferite.

20. 041. (ex 20. 0. 147.) Russo Spena, Giordano, Valpiana, Innocenti, Trupia, Bolognesi, Lucà, Villetti, Buemi, Intini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I contributi dovuti all'INPS dai datori di lavoro agricoli sono stabiliti, a decorrere dal 1o gennaio 2005, nella misura del 13 per cento da calcolare sul 40 per cento della retribuzione giornaliera.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere i seguente:

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 36-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

20. 042. (ex 20. 0. 137. parte ammissibile) Benvenuto, Pistone, Cennamo, Fluvi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Per le imprese industriali che svolgono attività produttiva di fornitura o subfornitura di componenti, di supporto o di servizio, a favore di imprese operanti nel settore automobilistico, i periodi di integrazione salariale ordinaria fruiti negli anni 2003 e 2004 non vengono computati ai fini della determinazione del limite massimo di utilizzo dell'integrazione salariale ordinaria di cui all'articolo 6 della legge 20 maggio 1975, n. 164.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

20. 043. (ex 20. 0. 130.) Giudice, Verro, Savo, Blasi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Nei limiti delle risorse indicate a carico del Fondo di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, per l'anno 2005, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e comunque non oltre il 31 dicembre 2005, sono prorogati i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità alle imprese esercenti attività commerciali con più di 50 dipendenti, alle agenzie di viaggio e turismo, compresi gli operatori turistici, con più di 50 dipendenti ed alle imprese di vigilanza con più di 15 dipendenti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 140.000;

2006: - 105.000;

2007: - 70.000.

20. 053. (ex 20. 22.) Campa.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. L'articolo 63, comma 6, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è soppresso.

2. All'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertitodalla legge 28 novembre 1996, n. 608. le parole: «È ammessa una sola variazione ai programmi di riallineamento contributivo», sono sostituite dalle seguenti: «Sono ammesse variazioni successive o riaperture dei programmi di riallineamento contributivo».

20. 061. (ex 15. 032). Alberto Giorgetti, Villani Miglietta.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, le parole: «È ammessa una sola variazione ai programmi di riallineamento contributivo», sono sostituite dalle seguenti: «Sono ammesse variazioni successive o riaperture dei programmi di riallineamento contributivo».

* 20. 062. (ex 15. 033). Marras, Santori, Casero, Patria, Misuraca, Burani Procaccini, Collavini, Fratta Pasini, Grimaldi, Jacini, Marinello, Masini, Romele, Scaltritti, Zama, Cossa.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, le parole: «È ammessa una sola variazione ai programmi di riallineamento contributivo», sono sostituite dalle seguenti: «Sono ammesse variazioni successive o riaperture dei programmi di riallineamento contributivo».

* 20. 063. Losurdo, Bellotti, Catanoso, Franz, La Grua, Patarino, Villani Maglietta, Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 13, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, come modificato dall'articolo 1 del decreto-legge 6 settembre 1999, n. 308, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 novembre 1999, n. 402, le parole «31 dicembre 2005» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2008».

20. 070. (ex 34. 101.) Verro.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 8)

 

ARTICOLO 23 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 23.

(Rideterminazione della misura delle sanzioni per infrazioni al divieto di fumare e riassegnazione a singole amministrazioni per scopi predeterminati dei proventi delle sanzioni medesime).

1. Le sanzioni amministrative per infrazioni al divieto di fumare, previste dall'articolo 51, comma 7, della legge 16 gennaio 2003, n. 3, sono aumentate del 10 per cento.

2. I proventi delle sanzioni amministrative per infrazioni al divieto di fumare inflitte, a norma dell'articolo 51, comma 7, della legge 16 gennaio 2003, n. 3, da organi statali affluiscono al bilancio dello Stato, per essere successivamente riassegnati, limitatamente ai maggiori proventi conseguiti per effetto degli aumenti di cui al comma 1, ad appositi capitoli di spesa del Ministero della salute per il potenziamento degli organi ispettivi e di controllo, come pure per la realizzazione di campagne di informazione e di educazione alla salute finalizzate alla prevenzione del tabagismo e delle patologie ad esso correlate.

3. Resta ferma l'autonoma, integrale disponibilità da parte delle singole regioni, ai sensi degli articoli 17, terzo comma, e 29, terzo comma, della legge 24 novembre 1981, n. 689, dei proventi relativi alle infrazioni di cui al comma 1, accertate dagli organi regionali, come tali ad esse direttamente attribuiti.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 23 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 23.

(Rideterminazione della misura delle sanzioni per infrazioni al divieto di fumare e riassegnazione a singole amministrazioni per scopi predeterminati dei proventi delle sanzioni medesime).

Sopprimerlo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. All'articolo 12, comma 1, lettera e), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

23. 1. (ex 23. 4.) Russo Spena, Giordano.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 50 per cento.

23. 2. (ex 23. 10.) Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

 

Al comma 2, sostituire le parole: per il potenziamento degli organi ispettivi e di controllo con le seguenti: per finanziare la ricerca del cancro.

23. 3. (ex 23. 6.) Ruta, Lettieri, Squeglia.

 

Al comma 3, sostituire le parole: organi regionali con le seguenti: organi di polizia locali.

*23. 4. (ex *23. 8.) Benvenuto, Montecchi, Michele Ventura, Mariotti, Agostini, Nicola Rossi, Crisci, Cennamo, Coluccini, Fluvi, Galeazzi, Grandi, Tolotti, Alberta De Simone, Oliverio, Tidei, Diana, Sgobio, Pistone, Mazzuca Poggiolini, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

(Approvato)

 

Al comma 3, sostituire le parole: organi regionali con le seguenti: organi di polizia locali.

*23. 5. (ex *23. 7.) Villetti, Intini, Grotto, Boselli, Di Gioia, Buemi, Pappaterra.

(Approvato)

 

Al comma 3, sostituire le parole: organi regionali con le seguenti: organi di polizia locali.

*23. 6. (ex *23. 5.) Stradiotto, Fioroni, Lusetti, Duilio, Morgando, Milana, Squeglia, Lettieri.

(Approvato)

 

Al comma 3, sostituire le parole: organi regionali con le seguenti: organi di polizia locali.

*23. 7. (ex *23. 3.) Cusumano, Mastella, Acquarone, De Franciscis, Montecuollo, Ostillio, Luigi Pepe, Potenza.

(Approvato)

 

Al comma 3, sostituire le parole: organi regionali con le seguenti: organi di polizia locali.

*23. 8. (ex *23. 11.) Boato, Zanella, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

(Approvato)

 

Al comma 3, sostituire le parole: organi regionali con le seguenti: organi di polizia locali.

*23. 9. (ex *23. 1.) Osvaldo Napoli.

(Approvato)

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 9)

 

ARTICOLO 24 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Capo VI

FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI

 

Art. 24.

(Razionalizzazione dei processi operativi nella pubblica amministrazione centrale).

1. Al fine di migliorare l'efficienza operativa della pubblica amministrazione e per il contenimento della spesa pubblica, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono individuati le applicazioni informatiche e i servizi per i quali si rendono necessarie razionalizzazioni ed eliminazioni di duplicazioni e sovrapposizioni. Il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione stipula contratti-quadro per l'acquisizione di applicativi informatici e per l'erogazione di servizi di carattere generale riguardanti il funzionamento degli uffici con modalità che riducano gli oneri derivanti dallo sviluppo, manutenzione e gestione.

2. Le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, sono tenute ad avvalersi, uniformando le procedure e le prassi amministrative in corso, degli applicativi e dei servizi di cui al comma 1, salvo i casi in cui possano dimostrare, in sede di richiesta di parere di congruità tecnico-economica di cui all'articolo 8 dello stesso decreto legislativo, che la soluzione che intendono adottare, a parità di funzioni, risulti economicamente più vantaggiosa.

3. Ai fini di cui al comma 1, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono individuati interventi di razionalizzazione delle infrastrutture di calcolo, telematiche e di comunicazione delle amministrazioni di cui al comma 2.

4. Le pubbliche amministrazioni diverse da quelle di cui al comma 2 possono avvalersi dei servizi di cui al medesimo comma 2, secondo modalità da definire in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

5. Ai fini della copertura delle spese necessarie per lo svolgimento dei compiti di cui al comma 2, possono essere assegnati al Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione finanziamenti a carico del Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico di cui all'articolo 27, comma 2, della legge 16 gennaio 2003, n. 3.

6. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i cedolini per il pagamento delle competenze (buste paga) del personale delle amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, purché sia già in possesso di caselle di posta elettronica fornite dall'amministrazione, sono trasmessi esclusivamente per via telematica all'indirizzo di posta elettronica assegnato a ciascun dipendente. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, sono emanate le relative norme attuative.

7. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli uffici cassa delle amministrazioni, anche periferiche, dello Stato sono organizzati sulla base di procedure amministrative informatizzate. Tutti i contatti con il personale dipendente e con gli uffici, anche di altra amministrazione, avvengono utilizzando modalità di trasmissione telematica dei dati. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, sono emanate le relative norme attuative.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 24 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo VI

FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI

 

Art. 24.

(Razionalizzazione dei processi operativi nella pubblica amministrazione centrale).

Al comma 1, primo periodo, aggiungere, in fine, le parole: con rilevanza esclusivamente interna alla pubblica amministrazione.

24. 1. (ex 24. 3.) Gibelli, Caparini.

Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

1-bis. Le applicazioni informatiche e i servizi di cui al comma 1 sono individuate dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, in base ai seguenti requisiti:

a) i sistemi operativi, gli elaboratori di testo, i gestori di database, i navigatori internet, e in generale le applicazioni informatiche e i programmi di qualunque tipo devono garantire all'utente l'accesso al codice sorgente, la possibilità di eseguire e di studiare il programma per qualsiasi scopo e di adattarlo alle necessità dell'amministrazione, la possibilità di riprodurre il programma e di migliorarne le caratteristiche, affinché queste siano accessibili a tutti gli utenti; la sicurezza dei dati trattati e conservati; la comunicabilità dei dati, in modo che ogni documento in formato elettronico reso pubblico sia accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura; la stabilità del formato, in modo da assicurare la permanenza e la continuità nel tempo della documentazione prodotta dall'amministrazione;

b) nella scelta delle soluzioni tecnologiche più convenienti le pubbliche amministrazioni dovranno, con priorità, considerare:

1) la possibilità di riuso delle applicazioni informatiche e dei servii da parte di altre pubbliche amministrazioni;

2) la disponibilità di tutte le informazioni necessarie per la piena conoscenza del processo di trattamento dei dati;

3) l'opportunità di valorizzare e condividere il patrimonio informativo pubblico, con l'adozione di standard informativi e documentali aperti.

1-ter. In osservanza del principio di neutralità tecnologica, le amministrazioni dovranno preferire soluzioni tecnologiche basate su programmi con codice sorgente aperto, fornite da imprese che operino nel pieno rispetto della concorrenza nel mercato delle applicazioni informatiche e dei servizi.

Conseguentemente, al comma 2, dopo le parole: a parità di funzioni aggiungere le seguenti: e di requisiti, così come disposti dal comma 1-bis, lettere a) e b),.

* 24. 2. (ex 24. 8.) Magnolfi, Tocci, Folena, Buemi.

 

Dopo il comma 1 aggiungere i seguenti:

1-bis. Le applicazioni informatiche e i servizi di cui al comma 1 sono individuate dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, in base ai seguenti requisiti:

a) i sistemi operativi, gli elaboratori di testo, i gestori di database, i navigatori internet, e in generale le applicazioni informatiche e i programmi di qualunque tipo devono garantire all'utente l'accesso al codice sorgente, la possibilità di eseguire e di studiare il programma per qualsiasi scopo e di adattarlo alle necessità dell'amministrazione, la possibilità di riprodurre il programma e di migliorarne le caratteristiche, affinché queste siano accessibili a tutti gli utenti; la sicurezza dei dati trattati e conservati; la comunicabilità dei dati, in modo che ogni documento in formato elettronico reso pubblico sia accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura; la stabilità del formato, in modo da assicurare la permanenza e la continuità nel tempo della documentazione prodotta dall'amministrazione;

b) nella scelta delle soluzioni tecnologiche più convenienti le pubbliche amministrazioni dovranno, con priorità, considerare:

1) la possibilità di riuso delle applicazioni informatiche e dei servizi da parte di altre Pubbliche Amministrazioni;

2) la disponibilità di tutte le informazioni necessarie per la piena conoscenza del processo di trattamento dei dati;

3) l'opportunità di valorizzare e condividere il patrimonio informativo pubblico, con l'adozione di standard informativi e documentali aperti.

1-ter. In osservanza del principio di neutralità tecnologica, le amministrazioni dovranno preferire soluzioni tecnologiche basate su programmi con codice sorgente aperto, fornite da imprese che operino nel pieno rispetto della concorrenza nel mercato delle applicazioni informatiche e dei servizi.

Conseguentemente, al comma 2, dopo le parole: a parità di funzioni aggiungere le altre: e di requisiti, così come disposti dal comma 1-bis, lettere a) e b).

* 24. 3. (ex 24. 2.) Fistarol, Lettieri, Squeglia.

 

Dopo il comma 2 aggiungere i seguenti:

2-bis. Ai fini di cui al comma 1, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, promuovono corsi di formazione e riqualificazione informatica dei dipendenti per l'impiego di applicazioni informatiche e servizi basati su programmi con codice sorgente aperto nonché per l'utilizzo di documenti e di tabelle in formato elettronico accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura.

2-ter. Agli oneri derivanti dal comma 2-bis, si provvede mediante utilizzo, nella misura di 5 milioni di euro, e fino a concorrenza di tali risorse, della dotazione del Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico di cui all'articolo 27, comma 2, della legge 20 gennaio 2003, n. 3.

24. 4. (ex 24. 7.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.

 

Dopo il comma 2 aggiungere i seguenti:

2-bis. Ai fini di cui al comma 1, per l'anno 2005, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, promuovono corsi di formazione e riqualificazione informatica dei dipendenti per l'impiego di applicazioni informatiche e servizi basati su programmi con codice sorgente aperto nonché per l'utilizzo di documenti e di tabelle in formato elettronico accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura.

2-ter. Agli oneri derivanti dal comma 2-bis, si provvede mediante utilizzo, nella misura di 5 milioni di euro, e fino a concorrenza di tali risorse, della dotazione del Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico di cui all'articolo 27, comma 2, della legge 20 gennaio 2003, n. 3 a tal fine rifinanziato.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'interno apportare la seguente variazione:

2005: - 5.000.

24. 5. (ex 24. 1.) Fistarol, Lettieri, Squeglia.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Il Centro Nazionale per l'Informatica, nello stipulare i contratti-quadro, privilegia le soluzioni informatiche che utilizzino, in tutto o in parte, software libero o a sorgente aperto. In ogni caso, all'atto della stipula del contratto, il Centro acquisisce il codice sorgente delle applicazioni informatiche oggetto del contratto stesso. Il Centro istituisce inoltre un sito internet, con funzione di repository nel quale confluiscono i codici sorgenti e i codici eseguibili delle soluzioni informatiche acquisite Tale sito internet permette a tutte le pubbliche amministrazioni l'accesso ad ogni contenuto. Per le soluzioni informatiche rilasciate sotto licenza di tipo libero o a codice sorgente aperto, l'accesso è consentito anche al pubblico senza particolari formalità.

24. 6. (ex 24. 12.) Folena.

 

Al comma 6, dopo le parole: sono trasmessi aggiungere le seguenti: , tenuto conto del diritto alla riservatezza,

24. 7. (ex 24. 9.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.

 

Al comma 6, dopo le parole: Ministro per l'innovazione e le tecnologie, aggiungere le seguenti: sentito il Garante per la protezione dei dati personali.

24. 8. (ex 24. 10.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.



 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

545.

 

Seduta di venerdì 12 novembre 2004

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI
indi
DEL VICEPRESIDENTE  MARIO CLEMENTE MASTELLA,
DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI
E DEI VICEPRESIDENTI  FABIO MUSSI
E ALFREDO BIONDI

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (5310-bis) (ore 10,08).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005).

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 1).

Avverto altresì che sono stati ritirati gli emendamenti Dario Galli 3.5 e 3.6, nonché gli articoli aggiuntivi Dario Galli 20.07 e 20.028.

Ricordo che nella seduta di ieri il relatore ha, da ultimo, espresso i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 24.

 

(Ripresa esame dell'articolo 24 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 2).

Passiamo dunque all'emendamento Gibelli 24.1, sul quale ha chiesto di parlare l'onorevole Pennacchi; poiché non è presente, si intende che vi abbia rinunziato.

Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

 

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,10).

 

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

 

Si riprende la discussione.

 

(Ripresa esame dell'articolo 24 - A.C. 5310-bis)

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, per evitare che questo mio intervento sull'ordine dei lavori possa occupare uno spazio che invece, molto più opportunamente, dobbiamo dedicare all'esame della legge finanziaria, utilizzerei i 20 minuti che il regolamento prevede come preavviso per le votazioni elettroniche per porre tre questioni al sottosegretario Vegas, al quale riconosco la cortesia di aver ascoltato, sin dal primo momento, i problemi che ho sottoposto all'attenzione dell'Assemblea e di aver fornito anche qualche risposta.

Tuttavia, le risposte che egli ha formulato sono in certo senso incomplete. Chiederei pertanto al sottosegretario la cortesia di un approfondimento. Siccome si fa sempre riferimento ai regolamenti parlamentari, nella preoccupazione-prudenza di non dar adito ad interventi aggiuntivi, rispetto a quelli che normalmente fanno i deputati, pregherei il sottosegretario Vegas con questo spirito costruttivo di fornirci maggiori spiegazioni, approfittando dei venti minuti di preavviso.

La prima questione che ho posto riguarda il completamento della manovra aggiuntiva estiva, attuata con il decreto-legge n. 168 del 12 luglio 2004.

Mi riferisco, in particolare, a quei 2 miliardi da reperire con provvedimento amministrativo che il Presidente Berlusconi, quando era ministro dell'economia e delle finanze, ha promesso; e noi prendemmo atto che, grazie alla sua parola, l'Europa gli consentì il placet in ordine alla tenuta dei conti pubblici sotto il 3 per cento.

Noi siamo in attesa di questo provvedimento amministrativo. Il sottosegretario Vegas ieri, con cortesia, ha detto che è stato assunto l'impegno di adottare i provvedimenti entro il 31 dicembre e, quindi, occorre ancora aspettare.

Sottosegretario Vegas, io e lei abbiamo sufficiente esperienza di amministrazione (io a livello regionale e lei a livello dello Stato centrale) per sapere che, alla fine dell'anno, tutti i responsabili dei procedimenti preposti alla gestione delle unità previsionali di base avranno già effettuato impegni di spesa ed impegnato già tutte le risorse previste nel bilancio dello Stato.

Se oggi vi fossero ancora risorse disponibili, sulle quali, con provvedimento amministrativo, fosse possibile effettuare tagli (stiamo parlando di 4 mila miliardi di lire), lo riterrei già un fatto anomalo.

Quando lei mi dice che, addirittura, pensa di trovare 2 miliardi di euro a dicembre o, magari, tra Natale e Capodanno, allora, evidentemente, penso che, o l'attesa risulterà vana, o scopriremo tra Natale e Capodanno che queste risorse non ci sono e, quindi, non solo non verrà rispettata la parola data a Bruxelles, ma vi sarà un'eccedenza nel 2005. Tale eccedenza sarà giustificata, come per i 3 miliardi di eccedenze relative a questo disegno di legge finanziaria, ma sarà una giustificazione tardiva, perché noi caricheremo sulla finanziaria del 2005 per il 2006 eccedenze su eccedenze.

Questa è la preoccupazione che mi spinge a richiamare tutti ad un maggiore rigore, perché, come le ho più volte detto in Commissione, quando andremo al Governo, ci preoccuperemo di fare i curatori fallimentari.

Ho posto, inoltre, la questione dei 9 miliardi e mezzo di riduzione di spesa che porterebbe al rispetto della manovra dei 24 miliardi. Lei mi ha detto di prendere visione del quadro riassuntivo della manovra, perché è lì che si trova la risposta.

Ho visionato lo stampato, dal quale risulta una riduzione di 9 miliardi e 137 milioni di euro per consumi intermedi e spese correnti ed in conto capitale in modo orizzontale, mentre le avevo chiesto di fornirmi i dati in modo verticale, per capire i soggetti su cui incidono.

Lei, con molta cortesia, in Commissione mi ha detto che la cifra di un miliardo e 900 milioni di euro incide sul bilancio dello Stato, quella di 4 miliardi e 250 milioni sul bilancio delle regioni (in particolare, per quanto concerne la sanità), quella di un miliardo e 270 milioni di euro si riferisce al patto di stabilità (comuni e province), mentre un miliardo e 700 è previsto per altri enti. Io e gli altri colleghi dell'opposizione le abbiamo chiesto di fornirci il significato di questa ultima dizione: altri enti.

Le chiediamo di fare, né più né meno, quanto ha fatto per le regioni, gli enti locali e le amministrazioni centrali dello Stato. Vorrei che lei ci dicesse per piacere cosa significa la previsione di un miliardo e 700 euro per altri enti. È un'informazione necessaria.

L'ultima questione riguarda la ristrutturazione del debito pubblico. Anche in questo caso, per il rispetto della manovra, è previsto un introito di un miliardo e mezzo di euro; su ciò non ci è stata fornita risposta, io l'anticipo: articolo 11, comma 4, della legge finanziaria.

L'articolo 11, comma 4, della legge finanziaria fa riferimento a rimodulazioni su posizioni finanziarie attive di sua competenza, con movimenti tra Governo, Tesoreria e Cassa depositi e prestiti, che porterebbero ad una riduzione di interessi. Ritengo sia dovere del Governo e diritto del Parlamento sapere di cosa si tratta. In particolare, non sono indicate la natura e l'entità di queste posizioni finanziarie attive, che sarebbero oggetto delle ipotesi di ristrutturazione. Possiamo sapere di cosa si tratta? Infatti, ricavare un miliardo e mezzo di euro da queste ristrutturazioni non è cosa da poco.

Sottosegretario Vegas, lei dovrebbe avere il coraggio di dire che queste ristrutturazioni riguardano prevalentemente operazioni di spostamento, che incidono sul rapporto tra competenza e cassa, cioè sulle disposizioni della legge finanziaria che prevedono di spendere determinate risorse e che invece, in base ai tagli di cui all'articolo 4, alla fine non si riverbereranno sulla cassa.

 

PRESIDENTE. Onorevole Boccia!

 

ANTONIO BOCCIA. Siccome la mia è un'osservazione di carattere generale, ma vi è anche un'osservazione particolare in quanto tale operazione riguarda prevalentemente il fondo per le aree sottoutilizzate, vorremmo capire se, dopo aver previsto il tetto di cui all'articolo 4 e dopo aver rimodulato in tabella F gli stanziamenti per il sud, anche una parte di copertura della manovra viene effettuata con risorse destinate al Mezzogiorno.

Da ultimo, chiederei al sottosegretario Vegas di fornire anche una spiegazione in ordine all'ultima voce con la quale si ricavano, per la manovra dei 24 miliardi di euro, i 578 milioni di euro, indicati sotto la voce «Altri interventi». Anche in questo caso, vi è una minore spesa di 1.500 milioni di euro.

 

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, dovrebbe concludere.

 

ANTONIO BOCCIA. Presidente, è un'informazione senza la quale non possiamo andare avanti.

Il Governo ci deve dire cosa rappresenta questo miliardo e mezzo di euro di riduzione di spesa. L'esecutivo sostiene che si tratta di una riduzione di interessi.

Presidente, anche una riduzione di interessi dell'1 per cento significa una riduzione su 1.500 milioni. Per caso, sono anche questi 1.500 milioni rimodulati in tabella F per le aree sottoutilizzate? Cioè, ogni volta che c'è una riduzione di spesa, ho il sospetto che si tratti delle aree sottoutilizzate!

 

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, il suo pensiero è chiarissimo!

 

GIORGIO BORNACIN. È un'ora che ce lo dice!

 

ANTONIO BOCCIA. Presidente, il Parlamento, per esprimere un giudizio, ha bisogno di avere queste informazioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, siccome bisogna riempire il tempo prima di procedere alle votazioni, rispondo volentieri all'onorevole Boccia. Magari questa risposta, se dovessero essere reiterate sempre le stesse domande, la possiamo lasciare agli atti anche per le prossime sedute!

Innanzitutto, vorrei rivolgere un augurio all'onorevole Boccia: spero non sia mai chiamato a fare il curatore fallimentare, in primo luogo perché non ci sarà il fallimento e, in secondo luogo, perché forse sarebbe auspicabile che la parte che egli rappresenta non svolga una funzione di questo tipo nella prossima legislatura!

Per quanto riguarda la richiamata cifra di cui al decreto-legge n. 168 del 2004, non si tratta di blocco degli impegni, ma di operazioni che per consuetudine vengono fatte da tutti i Governi a fine anno a valere sull'indebitamento netto.

Per quanto riguarda, invece, la questione dei famosi 2 miliardi di euro relativi agli altri enti, mi consenta di procedere ad un ulteriore rinvio numerico all'allegato dell'elenco n.1 a pagina 229 dello stampato attuale del disegno di legge finanziaria, nel testo della Commissione, dove si riporta la lista degli enti su cui incidono queste riduzioni. Tali riduzioni non sono quantificabili singolarmente a preventivo, in quanto su questi enti interviene l'articolo 2, che pone limiti alla crescita quantitativa della spesa, sulla base del preconsuntivo, non essendo enti che agiscono sul bilancio dello Stato (quindi, non avendo impatto diretto sul bilancio). Allora, si dà una sorta di comando per limitare la spesa, ma tale meccanismo potrà essere noto soltanto a consuntivo.

Il miliardo e mezzo derivante dalla ristrutturazione del debito non significa altro che una gestione dinamica dello stesso debito, realizzata avvicinando il più possibile la provvista alle scadenze e all'utilizzazione dei fondi, in modo da ridurre i tempi tra la provvista e l'utilizzo degli stessi.

Sostanzialmente, come lei avrà notato, è presente anche l'articolo 4, riguardante la gestione della Tesoreria. Allora, si tratta di affinare i meccanismi di compressione della liquidità presente in Tesoreria, per pagare meno interessi nel corso dell'anno. Ricordo che la gestione del debito complessivamente comporta una spesa per il servizio dello stesso assai elevata, come ben sappiamo. Quindi, procedere ad una sua gestione intertemporale più intelligente comporta un risparmio non banale. È questo il risultato che si intende ottenere con questo tipo di gestione, che non impatta assolutamente sulla spesa, bensì esclusivamente sul pagamento di minori interessi.

 

LUANA ZANELLA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, più volte in Commissione ho sollevato il problema che si discuta una manovra ancora di fatto non presentata alla Camera dei deputati. Non so se al Senato succederà esattamente il contrario, ovvero non si discuterà la manovra che vi apprestate finalmente ad elaborare nei dettagli. Anzi, non direi tanto nei dettagli, quanto piuttosto nelle parti e nei pilastri fondamentali.

L'annuncio, pervenutoci, tanto per cambiare, attraverso i mass media, della rinuncia del Presidente Berlusconi (quindi del Governo e della maggioranza) al fumoso e tanto annunciato taglio delle tasse ci preoccupa ancora di più. Infatti, più volte abbiamo chiesto, sia in quest'aula sia in Commissione, di poter disporre dei documenti previsti dalla legge che regola la contabilità dello Stato. Non abbiamo chiesto relazioni politiche o documenti con contenuti di politica economica che oltrepassino quanto prescritto dalla legge. L'onorevole Boccia, così come l'onorevole Pennacchi e altri colleghi, in maniera meticolosa e puntuale ha chiesto in quest'aula conto di quanto dovuto, affinché possiamo essere messi in condizione di discutere davvero, senza dover chiedere con petulanza di avere quanto ci spetta.

Tornando all'aspetto politico dell'intervento, anche se sull'ordine dei lavori, il premier ha annunciato che non si procederà al taglio delle tasse. Quindi, non ha saputo mantenere la sua promessa. Questa arrendevolezza da parte del premier dovrebbe preoccupare maggiormente. Infatti, è davvero finanziato l'intervento - annunciato sempre attraverso i mass media - con cui egli promette di ritoccare l'IRAP e di intervenire nei confronti dei redditi più bassi? La manovra che stiamo discutendo è davvero finanziata? Quanti elementi di oscurità ancora presenta?

In conclusione, vorrei che il Governo non facesse perdere al Parlamento una settimana in discussioni, per poi chiedere la fiducia su un maxiemendamento, il cui contenuto sarà ancora una volta vergognosamente anticipato attraverso le agenzie di stampa (Applausi dei deputati dei gruppi del Misto-Verdi-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ricordo che stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Pertanto, non essendovi altri iscritti a parlare, per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo brevemente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,30.

 

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Gibelli 24.1 è stato ritirato dai presentatori.

Passiamo pertanto alla votazione degli identici emendamenti Magnolfi 24.2 e Fistarol 24.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, l'articolo 24 del disegno di legge finanziaria riguarda più che i processi operativi, di cui si legge nella rubrica, le applicazioni informatiche della pubblica amministrazione centrale, vale a dire i ministeri e gli enti non economici.

È opportuno ricordare brevemente ai colleghi che in altra parte della manovra, vale a dire in quella relativa al tetto del 2 per cento, lo sviluppo informatico dei ministeri viene già abbondantemente frenato da tagli assai consistenti, che in alcuni casi superano la soglia del 2 per cento. Ad esempio, nel caso del Ministero dell'economia e delle finanze si registra un taglio pari a quasi 33 milioni di euro per competenza e a quasi 24 milioni di euro per cassa; il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti subisce un taglio di circa 31 milioni di euro per cassa; il Ministero della giustizia registra una riduzione di oltre 11 milioni di euro per competenza.

Si tratta dunque di riduzioni consistenti, che si ripercuoteranno sull'efficienza e sullo sviluppo dell'informatica nei ministeri: non sappiamo che fine faranno i progetti avviati, quali uffici resteranno senza computer, quali procedure si rinuncerà a rendere più veloci, trasparenti e semplici, quali servizi ai cittadini si rinuncerà a rendere più efficienti (conosciamo l'enorme costo per le imprese costituito dalla burocrazia).

L'articolo 24, al quale si riferisce l'emendamento in esame, contiene la parola magica «razionalizzazione». Siamo sempre favorevoli a propositi virtuosi di razionalizzazione. Tuttavia, da un'attenta lettura si comprende meglio dove si vuole andare a parare. Nell'articolo si prevede che il CNIPA detti gli standard e definisca i contratti - quadro per l'acquisto degli applicativi informatici. Il CNIPA, dunque, diviene un'altra Consip, vale a dire la Consip dell'informatica: essa assume su di sé una logica centralizzata nella gestione degli acquisti, con la conseguente riduzione di spazi di mercato per le piccole e medie imprese informatiche che già versano in una situazione di notevole difficoltà. Vi sono in Italia circa 80 mila imprese, alcune delle quali di dimensioni notevolmente ridotte, con oltre 600 mila addetti: si tratta di un mondo che ci sta particolarmente a cuore e che con gravi difficoltà già compete con le grandi software house internazionali. L'articolo in esame indica un unico criterio per gli acquisti: l'economicità.

Con i nostri emendamenti e con quello in esame in particolare vogliamo indicare anche altri criteri. Infatti, colleghi, quando si tratta di acquisti da parte della pubblica amministrazione, quindi di scelte fatte da un soggetto pubblico, il problema è certo quello dell'economicità, ma vi devono essere anche altri criteri: la garanzia della sicurezza dei dati, la trasparenza delle procedure, la possibilità di promuovere lo sviluppo di imprese sul territorio, la necessità di non favorire posizioni di monopolio, l'interoperabilità, il riuso per ottimizzare le risorse e il dialogo fra sistemi, che è la vera razionalizzazione e non l'eliminazione di «pezzi» di sistema. Non a caso oggi si parla anche di ecologia digitale, perché se c'è interoperabilità e riuso ci può essere una maggiore pluralità di fornitori e una maggiore concorrenza.

Con i nostri emendamenti, con questo in particolare, cerchiamo di incoraggiare tutto questo, ma anche di dare una spinta a sistemi cosiddetti a codice sorgente aperto - l'open source - che sono più economici e più rispondenti a questi criteri.

Non è una motivazione ideologica la nostra, non abbiamo la visione romantica del mondo dell'open source come di tanti piccoli Davide contro il grande Golia delle software house internazionali. Pensiamo che la scelta dei sistemi software con codice a sorgente aperto sia più rispondente agli interessi della pubblica amministrazione e soprattutto agli interessi dei cittadini. Questo emendamento non costa niente: è soltanto volto a introdurre criteri migliori, più moderni, più basati sulla concorrenza e più efficaci per lo sviluppo e la modernizzazione della pubblica amministrazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ribadire che l'articolo in esame si inserisce nel quadro più ampio degli interventi che puntano al controllo della spesa pubblica, quindi alla razionalizzazione delle risorse, anche in termini amministrativi. Noi riteniamo questa norma, seppur poco rilevante dal punto di vista delle risorse ad essa connesse, comunque strategica riguardo ai passaggi legati alla tecnologia nelle amministrazioni centrali perché sappiamo essere questo un elemento strategico di rilancio per i servizi per i cittadini e più in generale per l'efficienza della pubblica amministrazione. È evidente che in questo percorso si cerca di attivare soprattutto le funzioni legate all'armonizzazione dei sistemi, tema su cui ci sono dei precedenti rilevanti in ordine alle difficoltà tra le singole amministrazioni nel disporre di sistemi tecnologici che dialoghino tra di loro. Si tratta di interventi importanti che puntano quindi ad avere un sistema sostanzialmente omogeneo, il che deve essere comunque individuato attraverso un provvedimento, che deve essere adottato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, volto a disciplinare le procedure delle applicazioni informatiche dei servizi. C'è il coinvolgimento importante del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione attraverso la possibilità di stipulare dei contratti-quadro riguardanti sia i servizi che le applicazioni informatiche.

Quindi, si tratta di un intervento più complessivo sul quale, al di là delle critiche sul tema delle risorse che complessivamente costituiscono l'elemento costante su cui si può sempre costruire una posizione di contrarietà riguardo alla necessità di avere più risorse, saremmo d'accordo se ci fossero le condizioni per poter allargare gli interventi di spesa poiché è evidente che anche questi capitoli verrebbero valorizzati in modo molto più significativo. Quando però non c'è la possibilità di utilizzare maggiori risorse, perché di fatto indisponibili, è chiaro che bisogna puntare a processi di razionalizzazione che creino le condizioni per un miglioramento complessivo dell'innovazione tecnologica e più in generale dei percorsi riguardo l'«efficentamento» della pubblica amministrazione.

Quindi, esprimiamo un voto contrario sugli emendamenti presentati dall'opposizione, non tanto in linea di principio, perché è chiaro, in presenza di una richiesta di destinare più risorse, se il quadro complessivo legato al patto di stabilità europeo ci consentisse di poterlo fare, saremmo già intervenuti. Tendiamo, invece, a puntare su un percorso di razionalizzazione delle risorse e di «efficentamento» complessivo, che riteniamo essere l'unico possibile in questo momento, nelle condizioni di risorse in cui oggi si trovano questi capitoli. Quindi, rigettiamo la tesi per cui si possa mettere ulteriormente mano alla spesa pubblica in un settore sicuramente importante, ma che sta alla pari di tante altre realtà su cui è possibile intervenire nella legge finanziaria. Queste ultime riguardano servizi diretti alla popolazione che noi comunque vogliamo mantenere.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Magnolfi 24.2 e Fistarol 24.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 399

Maggioranza 200

Hanno votato 165

Hanno votato no 234).

Prendo atto che l'onorevole Boato non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 24.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 397

Maggioranza 199

Hanno votato 163

Hanno votato no 234).

Prendo atto che l'onorevole Boato non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fistarol 24.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 397

Maggioranza 199

Hanno votato 161

Hanno votato no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Folena 24.6.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Ho apprezzato l'intervento del collega Alberto Giorgetti; l'emendamento in esame non comporta ulteriori spese, come del resto l'emendamento Fistarol 24.3, identico al mio emendamento 24.2. Non intendiamo affatto mettere in discussione il criterio della razionalizzazione. Ciò che intendiamo discutere è il concetto di economicità per la pubblica amministrazione; quando si affronta tale tema non si deve soltanto parlare di costi di acquisto. E, comunque, anche in tema di prezzo di acquisto di alcuni beni, perché non si forniscono indicazioni più chiare sui prodotti cosiddetti open source, ossia con codice sorgente aperto? Per tali software non si paga il costo delle licenze, essi garantiscono una maggiore interoperabilità, una maggiore possibilità di riutilizzo, una maggiore trasparenza per le pubbliche amministrazioni ed una possibilità di dialogo fra pubblica amministrazione centrale e pubbliche amministrazioni locali molto più avanzata.

Le pubbliche amministrazioni locali (mi rivolgo al collega intervenuto poc'anzi) stanno tutte migrando verso questa tecnologia. Moltissimi enti locali italiani, anche nell'ambito dei progetti di e-government, hanno ormai scelto programmi software con codice sorgente aperto, essendo questi dei programmi operativi che meglio rispondono alle esigenze delle proprie procedure, quasi come un vestito fatto su misura. Infatti, gli enti locali hanno spesso esigenze e procedure tra loro assai diverse.

Del resto hanno già optato per questa direzione Governi di altri paesi come Spagna e Germania ed il comune di Monaco di Baviera, dove recentemente 14 mila dipendenti sono stati indirizzati all'utilizzo di tali tecnologie anche grazie ad appositi corsi di formazione.

Insisto su tali aspetti e ribadisco che non siamo contrari alla razionalizzazione e neppure al criterio dell'economicità. Vogliamo, però, attribuire a tale criterio maggiori contenuti. Colleghi, ho già ricordato che il CNIPA con queste misure si trasformerà in una sorta di Consip. Ma vi è un'altra difficoltà: non si tratta di acquistare tavoli o poltrone, né hardware; spesso si tratta di acquisire prodotti software non esattamente descrivibili. È quindi difficile affidare tale incarico ad un unico ente centralizzato che diventi un centro di acquisti per tutti gli altri soggetti, in particolar modo se si tratta di acquisire prodotti difficili da descrivere burocraticamente per quanto riguarda la loro esatta tipologia.

L'approvazione di tali emendamenti non comporta quindi alcuna spesa; queste proposte intendono specificare meglio gli interessi per il nostro paese e la sua pubblica amministrazione: quando si affronta il tema dell'economicità in questo settore, si dovrebbe tener conto anche dell'ecologia digitale e di quei meccanismi che meglio possono distribuire le conoscenze nel paese, spesso meno costosi e certamente più efficaci.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO PANATTONI. Vorrei far rilevare al relatore ed ai rappresentanti del Governo che questo esecutivo ha già accettato l'uso di programmi con codice sorgente aperto.

È quindi quanto mai curioso che oggi dica di no ad una cosa che non solo ha già accettato, ma che ha già promosso all'interno del paese.

In secondo luogo, questo emendamento chiede che i software a sorgente aperto siano messi in un sito visitabile da tutte le pubbliche amministrazioni per ridurne i costi di funzionamento. È curioso che questo Governo si opponga all'utilizzazione di strumenti che contengono il costo di funzionamento dell'amministrazione pubblica.

Per questi motivi risulta assolutamente incomprensibile la motivazione di un parere negativo...

 

PRESIDENTE. Onorevole Panattoni...!

 

GIORGIO PANATTONI. ...su una cosa che il Governo ha già accettato, sta promuovendo e che produce effetti molto favorevoli sui costi di funzionamento della amministrazione pubblica.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Folena 24.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 401

Maggioranza 201

Hanno votato 168

Hanno votato no 233).

Prendo atto che l'onorevole Zanetta non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 24.7, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 418

Maggioranza 210

Hanno votato 416

Hanno votato no 2).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 24.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418

Votanti 416

Astenuti 2

Maggioranza 209

Hanno votato 181

Hanno votato no 235).

Passiamo alla votazione dell'articolo 24.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

 

PIETRO FOLENA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il nostro voto contrario; come è stato ampiamente detto dalla collega Magnolfi e dal collega Panattoni, siamo di fronte ad un atteggiamento scarsamente razionale e comprensibile da parte del Governo.

Noi, infatti, avevamo proposto con una serie di emendamenti l'assunzione di un indirizzo che non pesasse da un punto di vista finanziario sul bilancio del nostro paese, che non comportasse spese aggiuntive, ma che, invece, scegliendo con grande nettezza la strada della open source, compisse ad un tempo (per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni) una politica rispondente ad esigenze di democrazia e alle necessità di sviluppo economico-industriale; ad esigenze di democrazia perché è un fatto di democrazia che le pubbliche amministrazioni, ed anche questa nuova struttura che si è voluta costruire e che dovrebbe centralizzare gli acquisti sul modello della Consip, assumano un indirizzo molto chiaro di indipendenza rispetto al controllo fatto da alcune grandi multinazionali attraverso la vendita di software proprietario, spesso privo di reali alternative di mercato, imposto alle pubbliche amministrazioni.

Il fatto che le pubbliche amministrazioni usino il software aperto, possiedano il codice sorgente, abbiano la possibilità di intervenire e di modificare senza dover aspettare la concessione di qualche favore da parte delle multinazionali, che detengono il grosso del mercato del software proprietario, è qualcosa che riguarda la natura stessa delle amministrazioni pubbliche, soprattutto degli enti locali, di chi deve rispondere, innovando e sviluppando le nuove tecnologie, ad un criterio di trasparenza e di controllo da parte dei cittadini.

In secondo luogo, le nostre proposte respinte andavano nella direzione di sviluppare una nuova industria del software aperto. Purtroppo, stiamo diventando sempre più un paese di consumatori.

Con questa legge finanziaria, l'Italia sarà condannata ad essere sempre più soltanto uno spettatore passivo: si è rinunciato a puntare sulla ricerca, sullo sviluppo, sull'università, sulla cultura e sull'innovazione. Puntare sul software aperto, sul software libero vuol dire, per un paese come il nostro, parlare - non in piccolo, ma in grande - a centinaia di giovani che escono dall'università: costoro potrebbero avviare piccole imprese, potrebbero tentare di trasferire il loro sapere, le loro idee, le loro capacità in attività economiche estremamente importanti e potrebbero avere nelle amministrazioni pubbliche i soggetti che, di fatto, potrebbero aiutarli.

Non fare tutto ciò significa trasformare l'amministrazione pubblica nel passacarte delle grandi multinazionali, che venderanno i loro prodotti, magari cambiando loro nome di anno in anno, a scatola chiusa. L'industria italiana non si svilupperà e saremo semplicemente dei modesti consumatori in uno scenario mondiale nel quale non contiamo più niente!

Noi del centrosinistra, noi dell'opposizione, noi che ci candidiamo a tornare a governare presto il paese, vogliamo puntare - fino a farne il cuore del nostro programma - sulla ricerca, sulla cultura, sullo sviluppo e sul software libero come grande motore di un altro sviluppo industriale e democratico per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 419

Maggioranza 210

Hanno votato 243

Hanno votato no 176).

Chiedo all'onorevole relatore di far conoscere all'Assemblea l'intendimento della Commissione in ordine al prosieguo dell'esame del disegno di legge finanziaria.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, suggerisco di proseguire i nostri lavori con l'esame degli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 20, accantonati nella seduta di ieri.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

(Esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 20 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo pertanto, non essendovi obiezioni, all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 20 (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 2), accantonati nella seduta di ieri.

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori a ritirare gli identici articoli aggiuntivi Campa 20.044, Delbono 20.071, Peretti 20.072 e Saglia 20.073, nonché l'articolo aggiuntivo Fiori 20.06 e gli identici articoli aggiuntivi Benedetti Valentini 20.045 e Campa 20.046 esprime altresì parere favorevole sugli identici articoli aggiuntivi Sergio Rossi 20.049, Giudice 20.050 e Peretti 20.051, nonché sull'articolo aggiuntivo Campa 20.052, che tuttavia risulterebbe assorbito a seguito dell'eventuale approvazione dei precedenti articoli aggiuntivi.

Per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo Verro 20.070, la Commissione ne propone l'accantonamento. Esprime infine un orientamento contrario sui restanti articoli aggiuntivi.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore, tranne che sugli identici articoli aggiuntivi Sergio Rossi 20.049, Giudice 20.050 e Peretti 20.051, sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.

Inoltre, con riferimento alle proposte emendative vertenti in materia di sistemi pensionistici, faccio presente, in primo luogo, che la sede non è quella propria (la sede appropriata sarebbe stata la riforma pensionistica; credo, però, che tale riforma sia conclusa e che su di essa non si debba assolutamente tornare) e, in secondo luogo che, qualora fossero approvate, esse porterebbero ad un'esplosione della spesa assolutamente insostenibile (dell'ordine di miliardi di euro). Ovviamente - non varrebbe neanche la pena di precisarlo -, il Governo è assolutamente contrario a tutte le proposte emendative volte ad introdurre innovazioni nella materia pensionistica.

 

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Campa 20.044, Delbono 20.071, Peretti 20.072 e Saglia 20.073.

Chiedo agli onorevoli presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

 

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, vorrei chiedere al relatore di rivedere la sua posizione sugli identici articoli aggiuntivi in esame che, in realtà, sono sostenuti trasversalmente da diversi gruppi parlamentari (Margherita, Alleanza nazionale, Forza Italia ed Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro) e sono finalizzati a reintrodurre un fondo di rotazione gestito da Sviluppo Italia, che permetta di attingere risorse alle cooperative sociali di inserimento lavorativo per le soggetti svantaggiati (si tratta, tra l'altro, di uno strumento utilizzato sia nel recente passato sia negli anni scorsi). È un fondo di rotazione finalizzato a far crescere l'occupazione dei soggetti svantaggiati, tant'è che la copertura, come avrà notato il relatore, è coerente, poiché si attingono risorse dal fondo per l'occupazione.

Credo che il Governo abbia tutto l'interesse di rimettere in moto questo strumento. Tutti noi abbiamo previsto una dotazione pari a 15 milioni di euro. Sicuramente, si può valutare una dotazione meno consistente, tuttavia è necessario che il Governo lanci un segnale in questa direzione, coerentemente con la posizione che il centrodestra, oltre che il centrosinistra, ha assunto nel corso degli ultimi anni in ordine ad uno strumento positivo di cui il Governo ha riconosciuto le potenzialità; questo strumento ha ben funzionato e può ben funzionare, perché, con pochissime risorse, si creano molti posti di occupazione per i soggetti svantaggiati.

Chiedo, dunque, al relatore di riconsiderare la sua richiesta di ritiro di questi identici articoli aggiuntivi e di compiere una valutazione più approfondita, per giungere ad una soluzione favorevole alla nostra proposta.

 

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Saglia se acceda all'invito al ritiro.

 

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, anch'io vorrei invitare il relatore a riflettere sulla possibilità di accantonare l'esame di questi identici articoli aggiuntivi, poiché vi è la possibilità di trovare una copertura rilevante, così come indicato nelle stesse proposte emendative. Chiediamo che il sistema della cooperazione sociale possa giovarsi ancora di questo strumento soprattutto per i soggetti svantaggiati, i quali spesso trovano occupazione, più che nelle aziende «normali», nel sistema della cooperazione sociale, dove la possibilità di inserimento sociale è più significativa.

In tal modo, si va incontro alla sensibilità delle famiglie dei soggetti che, ai sensi della legge 12 marzo 1999, n. 68, hanno diritto ad un'occupazione ma spesso fanno fatica a trovarla. Anche il nostro gruppo rivolge al relatore la richiesta di accantonare gli identici articoli aggiuntivi in esame per trovare insieme una soluzione.

GIACOMO STUCCHI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, probabilmente per una mia distrazione, non ho ascoltato il parere del relatore sul mio articolo aggiuntivo 20.040.

 

PRESIDENTE. Onorevole Stucchi, su di esso vi è un invito al ritiro.

 

GIACOMO STUCCHI. In questo caso, ne chiederei l'accantonamento.

 

PRESIDENTE. Onorevole relatore, ha da dire qualcosa sulle richieste di accantonamento avanzate?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Mi sembra vi sia la disponibilità del Governo ad approfondire l'argomento; quindi, chiedo l'accantonamento degli identici articoli aggiuntivi Campa 20.44, Delbono 20.071, Peretti 20.072 e Saglia 20.073 nonché dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.074, di contenuto analogo.

 

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che, non essendovi obiezioni, l'esame degli identici articoli aggiuntivi Campa 20.44, Delbono 20.071, Peretti 20.072 e Saglia 20.073 nonché dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.074, di contenuto analogo, deve intendersi accantonato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mazzuca Poggiolini 20.070-bis, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 393

Maggioranza 197

Hanno votato 167

Hanno votato no 226).

Prendo atto che gli onorevoli Germanà e Grillo non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Gasperoni 20.02.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasperoni. La facoltà.

 

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo articolo aggiuntivo intendiamo intervenire per porre rimedio, almeno parzialmente, alla perdita progressiva del potere d'acquisto delle pensioni, che si va determinando per effetto di quanto fu disposto con il decreto legislativo n. 503 del 1992. Nel 1992 fu infatti deciso che la rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo sarebbe stata differenziata per fasce di importo del trattamento pensionistico. Il cento per cento viene recuperato solo fino a tre volte il minimo dell'inflazione, pari cioè a pensioni da 1.236 euro mensili lordi; poi si passa al 90 per cento di recupero dell'inflazione per le pensioni che stanno tra le tre e le cinque volte il minimo, e si scende al 75 per cento oltre le cinque volte, cioè pensioni di importo pari a 2 mila e 560 euro mensili lordi.

Ieri discutevamo del modo con il quale poter garantire il recupero pieno dell'inflazione e, quindi, del potere d'acquisto delle retribuzioni dei lavoratori pubblici; qui siamo in presenza di una riduzione programmata del recupero dell'inflazione da parte dei pensionati. Quindi, l'inflazione per i pensionati viene recuperata solo parzialmente. Riteniamo, insomma, che, dopo 12 anni di erosione costante del valore delle pensioni di milioni di pensionati, si debba intervenire per ridurre, almeno parzialmente, l'impo­verimento crescente dei nostri pensionati.

Non siamo qui a proporre soluzioni demagogiche. Con questo articolo aggiuntivo indichiamo il superamento della seconda fascia, cioè di quella fascia che sta tra le tre e le cinque mensilità al minimo, che oggi recupera solo il 90 per cento; ne resterebbero così due: fino a cinque mensilità proponiamo che si recuperi il cento per cento e che resti il 75 per cento al di sopra. So che anche lei, Presidente, è particolarmente sensibile a questo problema.

L'effetto perverso, sia economico sia sociale, se resta la situazione in essere, è duplice, perché così non si recupera nemmeno l'inflazione e, se aggiungiamo che il recupero è lordo, la perdita netta del potere d'acquisto è fortissima. Per di più, si determina anche un'ulteriore iniquità data dall'effetto di schiacciamento.

Concludo, sottolineando che nel 1992 fu introdotta questa misura per contenere la spesa pensionistica e per raffreddare l'inflazione. A forza di risparmiare, oggi la pensione vale sempre meno e i pensionati non riescono più a vivere con essa (se non si interviene). Volete davvero rilanciare i consumi? Allora bisogna cominciare da qui. Altro che con gli spot pubblicitari, con i quali, con il sacchetto della spesa, si invitano i cittadini italiani a consumare di più! Qui si misura la vostra reale e non propagandistica volontà di rilanciare la nostra economia e lo sviluppo del paese, senza penalizzare sempre e comunque i lavoratori e i pensionati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Vorrei rivolgere un saluto allo staff del Servizio studi del Parlamento svedese, che è presente in tribuna e che oggi è in visita alla Camera dei deputati (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gasperoni 20.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 422

Maggioranza 212

Hanno votato 176

Hanno votato no 246).

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 11,06)

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.03.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, si tratta di 18 milioni di pensionati, per i quali il meccanismo di rivalutazione delle pensioni non permette di adeguarle all'aumento del costo della vita; per di più, il meccanismo, che è a fasce, colpisce maggiormente i molti che hanno pensioni medie.

Con la proposta in esame, chiediamo al Governo di correggere tale anomalia; purtroppo, è stato testé respinto un articolo aggiuntivo teso a porre sullo stesso piano lavoratori dipendenti e pensionati. Oggi, infatti, con la riforma fiscale varata dal Governo Berlusconi, ai pensionati spetta una deduzione di 500 euro inferiore a quella dei lavoratori dipendenti; secondo il Governo Berlusconi, insomma, i pensionati sarebbero più ricchi sicché, quindi, andrebbero tassati per un milione di vecchie lire. Come ho testé notato, l'articolo aggiuntivo Gasperoni 20.02 è stato respinto; noi proponiamo un meccanismo di attenuazione del fenomeno di appiattimento del sistema pensionistico.

Voglio, peraltro, ricordare - e ci rivolgiamo anche a chi ci ascolta all'esterno - che il prossimo anno le pensioni verranno rivalutate, dal 1o gennaio, solo dell'1,9 per cento e, successivamente, dell'1,7 e, quindi, dell'1,4 per cento. Non è una rivalutazione; è una diminuzione delle pensioni, resa ancora più grave dal fatto che, né l'anno scorso né quest'anno, si prevede la restituzione del drenaggio fiscale.

Quanto, poi, alla fantomatica riduzione delle tasse, preannunciata e continuamente rinviata - la quale dovrebbe avvenire nel 2006 -, osservo come intanto i pensionati vengano maggiormente tassati; la loro pensione sarà falcidiata da un meccanismo di rivalutazione sensibilmente inferiore all'aumento del costo della vita.

Tale è il motivo per cui noi insistiamo nel sostenere la proposta contenuta in questo articolo aggiuntivo ( Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Benevento.

Rivolgo un saluto, con particolare affetto - inferirete presto, onorevoli colleghi, il motivo - agli studenti ed agli insegnanti della direzione didattica statale della scuola San Filippo di Benevento, presenti in tribuna (Applausi). Avendo citato la città di provenienza, avrete senz'altro compreso...

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiori. Ne ha facoltà.

 

PUBLIO FIORI. Signor Presidente, a me spiace contraddire il rappresentante del Governo, ma l'articolo aggiuntivo in questione è la copia precisa dell'ordine del giorno accettato dal Governo con riferimento alla riforma pensionistica.

Invero, è un articolo aggiuntivo che non espone il Governo al rischio di dovere sostenere costi eccessivi; non determina, infatti, l'aggancio automatico delle pensioni alle retribuzioni, aggancio che, peraltro, sarebbe giusto. Come tutti sappiamo e come la Corte costituzionale ha più volte chiarito, la pensione rappresenta, infatti, una retribuzione differita nel tempo.

La proposta in esame, invero, si limita ad attribuire la facoltà, al ministro dell'economia e delle finanze, di stabilire, ogni anno, la percentuale di adeguamento delle pensioni alle retribuzioni.

Onorevoli colleghi, voi sapete che i pensionati sono esclusi dalla contrattazione nazionale ed aziendale e che, ogni anno, perdono dal 3 al 5 per cento del loro potere d'acquisto. Ciò significa che milioni di cittadini pensionati, dopo alcuni anni dal loro collocamento in quiescenza, si trovano a percepire un trattamento economico che, talvolta, può diventare anche puramente simbolico, e comunque non all'altezza di soddisfare le esigenze delle persone più anziane.

L'approvazione dell'articolo aggiuntivo in esame, allora - che, ribadisco, ricalca perfettamente un ordine del giorno accettato, solo due mesi fa, dal Governo -, rappresenta un primo e molto timido inizio per avviare un aggancio delle pensioni al costo reale della vita, anche se al momento solo simbolico; esso consente al Governo, tuttavia, di modulare tale aggancio tenendo conto sia dell'andamento delle retribuzioni sia, al contempo, delle condizioni delle casse dello Stato.

Pertanto, chiedo a tutti i deputati, senza distinzione tra maggioranza ed opposizione, di votare a favore della proposta emendativa in esame, al fine di dare un minimo di speranza ai 18 milioni di pensionati italiani.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, intervengo per pronunziarmi a favore dell'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.03 (cui manca la mia firma per motivi che, in questo momento, non ricordo).

È evidente, come ha già sostenuto il collega Benvenuto, che, in questo caso, ci troviamo di fronte ad una soluzione molto moderata, oppure, come ha testé affermato l'onorevole Fiori, ad un avvio di soluzione del problema in oggetto; non è, dunque, quel brusco intervento di cui, in realtà, vi sarebbe bisogno, data la perdita del potere di acquisto registrata, nel corso degli anni, da parte dei pensionati. Si tratta, tuttavia, di una proposta emendativa che ci sentiamo di sostenere, poiché, pur nella sua parzialità, va in una direzione assolutamente giusta.

Dobbiamo renderci conto, onorevoli colleghi, che il problema dei 18 milioni di pensionati italiani è destinato ad incancrenirsi sempre più, e prima o poi qualcuno dovrà metterci mano per tempo, in modo più «doloroso» per le casse dello Stato, al fine di evitare l'erosione del reale potere d'acquisto delle pensioni.

Vorrei ricordare che, nel corso di questi ultimi anni, contrassegnati da varie controriforme pensionistiche, il valore reale delle pensioni sia pubbliche, sia private (anche se in modo differente e per motivi o contingenze economiche diverse) si è andato riducendo. Infatti, dal momento che l'importo dei trattamenti pensionistici è stato sganciato dalle dinamiche salariali, è evidente che queste ultime sono destinate a perdere il loro valore reale; inoltre, se le stesse dinamiche salariali sono particolarmente contenute, ciò peggiora ulteriormente il quadro complessivo dei lavoratori sia a riposo, sia in attività.

Vorrei rilevare che, nel settore pubblico, ci troviamo di fronte al fenomeno delle cosiddette pensioni d'annata; citando un piccolo caso, concernente i ferrovieri, vorrei evidenziare che ci troviamo di fronte alla circostanza per cui vengono stipulati accordi nazionali che sottraggono vantaggi ai pensionati già in essere, quando, invece, un contratto dovrebbe riguardare, casomai, solo i pensionati futuri. Si tratta del piccolo caso - che tuttavia abbiamo sollevato più volte, e sul quale torneremo a insistere in ogni occasione in cui ciò sarà possibile - della negazione delle concessioni di viaggio per i ferrovieri collocati a riposo.

Gli esempi in tal senso potrebbero continuare; allora, oltre alle proposte emendative che verranno successivamente esaminate e che recano la mia firma - vorrei segnalare che, sull'articolo aggiuntivo successivo, dovrei rendere una precisazione -, nonché quella di cui sono primo firmatario, desidero preannunziare l'adesione del gruppo di Rifondazione comunista all'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.03.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

 

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere quest'articolo aggiuntivo, perché esso mi sembra affrontare - seppur con la linea della riduzione del danno - il problema della perdita del potere d'acquisto da parte dei percettori di reddito fisso, in particolare i pensionati. Voglio anche sottolineare cosa significhi essere pensionati in Italia, specie per coloro che percepiscono i più bassi livelli di pensione. Siamo di fronte ad una realtà che non ha a che fare solo - come pure spesso rilevate, esclusa qualche eccellenza quale il collega Fiori, che si è espresso in maniera dettagliata e competente - con la tenuta del potere d'acquisto, che giustamente - per alcuni aspetti - volete sia sostenuto, allo scopo di favorire il livello dei consumi e la domanda interna.

Il problema vero, tuttavia, è rappresentato dalla tenuta del sistema costituzionale dei diritti fondamentali di cittadinanza, di cui fa parte sicuramente anche il diritto ad una pensione degna di tale nome. Si tratta di diritti di cittadinanza che non sono assolutamente tenuti in considerazione all'interno di questa legge finanziaria che, invece, li vede quanto mai aggrediti.

Onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui le famiglie povere sono in continuo ed inesorabile aumento. Si riscontrano fasce di povertà, all'interno di settori che non sono nemmeno intercettati dai servizi sociali locali. Vi sono poveri che non riescono a pagare nemmeno i farmaci che sono loro prescritti, con il conseguente - e noto - fenomeno della giacenza nelle farmacie di farmaci che non sono ritirati. Non solo: vi sono fenomeni di autoemarginazione; vi sono persone che si vergognano di denunciare la situazione di povertà in cui versano. Considerato pertanto che non si fa nulla per rispettare il diritto alla restituzione del fiscal drag, e che non si fa nulla in favore di una riforma - anche per come sono pensati e disegnati i panieri su cui si calcola il costo della vita e la sua dinamica -, chiedo che la Camera approvi quest'articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra doveroso spendere una parola su quest'argomento. Si tratta, infatti, di uno di quegli argomenti che interessa gli articoli aggiuntivi dal Benvenuto 20.03 al 20.06, a firma congiunta degli onorevoli Fiori e Benvenuto. Si tratta di articoli aggiuntivi che investono problemi di formidabile portata, non solo per l'entità delle risorse che sarebbe indispensabile mettere in campo, ma anche per la qualità - sociale e morale - del problema, che interpella le nostre coscienze. Mi sembra di poter dire che una Camera che affrontasse tale argomento semplicemente con uno spirito velleitario o, peggio ancora, demagogico, non darebbe segno di responsabile sensibilità su un terreno che non può vedere una differenziazione di tipo ideologico. Mi sembra, infatti, pacifico - e direi che l'articolo aggiuntivo a firma Fiori e Benvenuto, di per se stesso, plasticamente ce ne dia idea - che il principio che coloro che sono in quiescenza debbano vedere il loro reddito - spesso modesto - non falcidiato dalle dinamiche del costo della vita, rispetto all'andamento - già problematico - delle retribuzioni di coloro che sono in servizio attivo, sia un principio di giustizia, che sul piano etico non vedo come potrebbe essere contestato da chicchessia.

Sarebbe troppo facile - ma non mi limito a questo - dire ai nostri oppositori di oggi che il problema è sicuramente cancrenoso ed antico e sottolineare che non è stato minimamente affrontato, né risolto, né avviato a soluzione dai precedenti Governi e dalle precedenti legislature. Fare, dunque, oggi qui più del dovuto - mi rivolgo non già ai portatori del grido spesso di dolore e di protesta dei pensionati, che è sacrosanto, ma agli ipersindacalisti di una categoria pur benemerita e degna di attenzione - senza indicare le soluzioni tecniche per affrontare la vera soluzione di questo problema non è cosa che possa trovare il consenso specialmente nell'ambito di una legge finanziaria.

La conclusione che traggo è la seguente: con i colleghi della Commissione lavoro stiamo esaminando il problema: in più circostanze lo abbiamo evidenziato e ci stiamo scambiando attente osservazioni.

Colleghi di tutti i gruppi, metto a disposizione il lavoro prioritario di studio e non di legislazione quotidiana o della contingenza quotidiana, che spesso ci assorbe e ci distrae anche dalla soluzione degli epocali problemi di grande portata sociale, e metto a disposizione lo studio e l'impegno della maggioranza e dell'opposizione della nostra intera Commissione. Ciò affinché, insieme ad altri soggetti coinvolgibili, insieme alle organizzazioni sindacali, alle parti sociali, che su questo terreno non devono limitarsi a lanciare grida di dolore o di protesta, bensì indicare anche soluzioni tecniche e finanziarie percorribili, e con il Governo, in maniera triangolare, si possa elaborare una soluzione credibile, che in un ragionevole lasso di tempo, di pochi anni, faccia riassorbire questo problema e riallineare il trattamento pensionistico alle dinamiche salariali. È una sfida ed un invito al tempo stesso...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Benedetti Valentini.

 

PUBLIO FIORI. Chiedo di parlare per una precisazione.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PUBLIO FIORI. Signor Presidente, vorrei segnalare che vi è stato un errore riguardo al mio intervento precedente. Avevo chiesto, infatti, di intervenire sul mio articolo aggiuntivo 20.06, che ricalca il contenuto dell'ordine del giorno cui si è fatto riferimento. Interverrò, quindi, successivamente per fare una precisazione, ma vorrei sottolineare fin d'ora che il mio intervento non si riferiva all'articolo aggiuntivo in esame in questo momento.

 

PRESIDENTE. Sta bene, ma vorrei ricordare che ho detto più volte che stavamo esaminando l'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.03.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'esame degli articoli aggiuntivi Benvenuto 20.03, Cordoni 20.04, Delbono 20.05 e Fiori 20.06.

 

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'esame degli articoli aggiuntivi Benvenuto 20.03, Cordoni 20.04 Delbono 20.05 e Fiori 20.06 si intende accantonato.

Avverto che l'emendamento Dario Galli 20.07 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.08.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.

 

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il punto 3 del contratto con gli italiani, che il Presidente del Consiglio sottoscrisse nel salotto di Bruno Vespa, prevedeva l'innalzamento delle pensioni minime ad almeno un milione di lire al mese. In quell'occasione, fu detto che il costo per tale operazione sarebbe stato di 6.500 miliardi di vecchie lire. Ebbene, con la legge finanziaria del 2002 furono stanziati 4.200 miliardi (sempre di vecchie lire) per una prima consistente parte (così fu detto) di quanto sarebbe stato necessario a completare il tutto negli anni successivi.

Ebbene, a consuntivo, un anno dopo, ci si accorge che, sulla base dei criteri scelti per attribuire a questa prima tranche di pensionati il diritto a beneficiare di tale aumento, la somma effettivamente spesa non era neppure la metà di quella stanziata.

Si spese un miliardo e 150 milioni di euro, ma i pensionati interessati all'aumento sono stati appena un milione 672 mila 500 su un totale di quasi 7 milioni e mezzo di coloro che vivono con meno di un milione di lire al mese. Si disse che non tutto poteva essere fatto subito, e che con le successive leggi finanziarie si sarebbe completato il quadro.

La motivazione era ragionevole, ma la storia però è andata diversamente. A distanza di oltre tre anni, non solo quello è rimasto l'unico stanziamento, ma ciò che sa di beffa e di inganno, per i pensionati ed anche per questo Parlamento, è che, nonostante si destinarono con legge 4.200 miliardi per le pensioni minime, di questi fondi se ne sono spesi solo la metà e la differenza non è stata reinvestita per allargare la platea dei beneficiari, ma è finita nel calderone generale del bilancio dello Stato. Insomma, si è realizzato un vero e proprio inganno! Si dica almeno ai pensionati come sono stati spesi questi 2 mila miliardi che la legge aveva previsto!

Con quest'articolo aggiuntivo vogliamo, gradualmente ma con equità e senza lingua biforcuta, restituire ai pensionati al minimo quanto gli è stato ingannevolmente sottratto e che il Governo continua tuttora a sottrargli. Riteniamo che questa situazione sia insostenibile, e che debba essere quantomeno chiarito al paese qual è l'uso che viene fatto di questi 2 mila miliardi di vecchie lire che erano state, ripeto, destinate per legge ai pensionati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delbono 20.08, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422

Votanti 420

Astenuti 2

Maggioranza 211

Hanno votato 176

Hanno votato no 244).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Gasperoni 20.09.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo, al pari di quello precedente, presenta un onere finanziario sicuramente minore rispetto all'altro accantonato.

L'onorevole Benedetti Valentini ha sostenuto che non si possono prendere iniziative che abbiano conseguenze non sopportabili sul bilancio dello Stato. Benissimo, se questo fosse lo spirito reale con cui si affrontano i problemi, qui sarebbe stata già indicata una soluzione. Naturalmente, il relatore e il Governo potrebbero indicare o una diversa gradualità o una diversa modalità di copertura, oppure un diverso scaglionamento. Non è detto che l'articolo aggiuntivo al nostro esame debba essere preso così com'è, ma quello che conta è l'argomento. E quest'ultimo riguarda l'impegno assunto dalla Casa delle libertà nei confronti dei pensionati. Tale impegno ha formato oggetto di un provvedimento che, come sappiamo, ha consentito di ottenere soltanto una parte dei risultati (circa un terzo, o addirittura di meno) e un notevole risparmio destinato, com'è stato ricordato poc'anzi dal collega Gasperoni, al bilancio dello Stato. Allora, non veniteci a dire che non è possibile affrontare questo problema anche perché nella conferenza stampa di qualche giorno fa, il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'economia e delle finanze hanno annunciato la predisposizione di un intervento per svariati miliardi di euro: si dice che parte di questi fondi saranno destinati all'IRAP, un'altra parte alle famiglie numerose e un'altra parte ancora saranno destinati al rinnovo dei contratti pubblici.

Ciò vuol dire che un margine di manovra esiste. Vi chiediamo pertanto se, in questo margine di manovra - nel momento in cui è noto che vi sono aree sociali che registrano una condizione pesante, in particolare tra i pensionati che hanno il reddito più basso -, possa essere messo in campo un intervento straordinario, che paradossalmente attuerebbe uno degli impegni che questa maggioranza aveva assunto, ma che non ha né attuato, né completato. Il problema infatti esiste e potrebbe avere diverse variabili di soluzione. Sta anche alla maggioranza, al relatore e al Governo cogliere lo spirito del problema, per offrire soluzioni giudicate compatibili con l'economia della legge finanziaria. Rifiutare semplicemente l'argomento, facendo finta che non esiste il problema, implica inevitabilmente da parte nostra un'accusa grave e pesante: avete ingannato i pensionati, facendo una promessa che non avete mantenuto e oggi, malgrado ne abbiate la possibilità, non volete trovare il modo per completarla e per mantenerla. Questo a me pare, sinceramente, un fatto molto grave (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei svolgere alcune brevi considerazioni sull'articolo aggiuntivo al nostro esame, oltre che sulla proposta emendativa accantonata su richiesta del relatore, sulla quale, quindi, non sono potuto intervenire.

Con questo articolo aggiuntivo ci si riferisce all'argomento «pensioni e pensionati», sul quale mi sembra vi sia una sensibilità diffusa. Credo peraltro che vi siano in buona parte anche opinioni comuni, tra noi dell'opposizione e i colleghi della maggioranza. Lo ha detto anche il presidente Benedetti Valentini nel suo intervento, che presenta però - mi permetto di dire - qualche contraddizione, sulla quale mi soffermerò più avanti. Sostanzialmente, dite che siete d'accordo sulla questione, sottolineando però che siamo stati noi a non averla risolta; peraltro, al riguardo potrei dire che voi avete chiesto agli italiani di farvi votare, proprio perché così i problemi che non avevamo risolto noi li avreste risolti voi. Dunque questa vostra cantilena di continuare a dire che voi non avete risolto i problemi che noi avremmo dovuto risolvere, ci fa affermare che allora, a maggior ragione, speriamo che si torni a votare noi, perché non c'era motivo per far vincere le elezioni a voi.

A parte questa breve considerazione, vorrei sottolineare che, se questo è un problema sul quale veramente siamo d'accordo, dal momento che riguarda una delle fasce più deboli della popolazione, il cui potere di acquisto è ridimensionato dalla dinamica dei prezzi - pensioni che a fronte di un determinato valore nominale continuano in termini reali a perdere potere di acquisto -, allora questa è una delle classiche situazioni nelle quali bisogna fare delle scelte. Anche noi sappiamo che le risorse non sono sufficienti per risolvere tutti i problemi. Si tratta pertanto di capire e dire con chiarezza quali sono le scelte che voi volete fare: se vogliamo andare incontro alle esigenze dei pensionati, che rappresentano la fascia più debole della popolazione, facendo sopportare qualche costo a chi magari, in termini reddituali e patrimoniali, si trova in una situazione diversa, oppure se si vogliono accontentare tutti e il contrario di tutti - come si diceva ieri a proposito di altre questioni -, con la conseguenza che, alla fine, nessun problema trova un'adeguata soluzione.

Sappiamo benissimo che la questione si inquadra, in termini tecnici, nel rapporto tra i mezzi e i fini; nel caso specifico, tra la prima e la seconda parte dell'articolo aggiuntivo al nostro esame. Nella seconda parte di tale articolo aggiuntivo, che attiene appunto alla sfera dei mezzi, noi abbiamo individuato, attraverso una scelta, la modalità che a nostro avviso dovrebbe servire a risolvere, sia pure parzialmente, la situazione. Abbiamo detto: tassiamo i redditi da capitale, portandoli peraltro ad un'aliquota non eccessivamente alta, in modo tale che, prelevando un po' di risorse da questo versante di persone che si trovano in una condizione economica migliore, possiamo mettere tali risorse a disposizione di una fascia di popolazione più povera. Potrei dire che, evangelicamente - lo ricordo a molti che si fregiano di questo riferimento teologico -, si tratta di togliere ai ricchi per dare ai poveri: di togliere un pochino a chi ha di più, per dare un pochino a chi ha di meno.

Questa è la questione vera intorno alla quale bisognerebbe assumere determinate decisioni e adottare scelte politiche che implicano una certa assunzione di responsabilità.

Vorrei concludere, facendo riferimento all'intervento del presidente Benedetti Valentini (di cui apprezzo, peraltro, molte qualità), il quale ha espresso alcune considerazioni come se fosse presidente della Commissione lavoro da tre mesi e mezzo. Egli ha, infatti, rilevato che la questione è oggetto di studio, che la maggioranza, l'opposizione e le forze sociali stanno studiando la problematica che è molto complicata. Vorrei, però, ricordare al presidente Benedetti Valentini che sono trascorsi tre anni e mezzo da quando ricopre l'incarico di presidente della Commissione lavoro e non mi risulta che la questione, riguardante una fascia così consistente e cospicua della nostra popolazione, sia stata adeguatamente istruita, non dico discussa e approfondita (tra l'altro, ho fatto parte anche io della Commissione fino a poco tempo fa).

Se vogliamo essere coerenti con noi stessi, possiamo anche dire, ogni volta che si presenta un problema, che verrà studiato, discusso, approfondito per tentare di risolverlo e così via. Credo, però, che sia molto più serio ricondurre la questione nei suoi termini problematici, vale a dire di difficoltà finanziaria, che non ci consentono di risolvere problemi e di adottare delle scelte.

Noi, con questi emendamenti, nel rapporto tra i mezzi ed i fini, vale a dire tra le coperture e gli obiettivi, abbiamo fatto delle scelte che possono non essere condivise. Diteci voi quali sono le vostre, se è vero, come avete affermato, che questo è un problema molto serio che riguarda una fascia povera della nostra popolazione che tutti vogliamo aiutare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

 

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, la questione posta con la proposta emendativa in esame, che chiedo di sottoscrivere, è di una tale serietà che non consente alcuna demagogia.

Vi è un problema di cui il Parlamento si deve occupare, quello di rendere giustizia ai 18 milioni di pensionati ed, in particolare, a quelli più deboli cui fa riferimento la proposta emendativa. Il costo della vita colpisce anzitutto loro e non solo i pensionati dei piccoli paesi di montagna, ma anche quelli delle grandi città, come Milano, Roma e Napoli, dove i pensionati al minimo non riescono a superare, non la terza settimana, ma neanche la seconda, perché vi è un aumento esponenziale del costo della vita, perché non vi è stato il controllo, al momento del change over, legato all'introduzione dell'euro. Per cui, si è registrato un allineamento in alto; vi è stata un'equiparazione tra il nuovo euro e le vecchie mille lire; vi sono responsabilità politiche di chi avrebbe avuto il dovere di controllare e non lo ha fatto.

Ora sappiamo bene che un atto di giustizia va compiuto a favore dei pensionati al minimo. Il costo della vita colpisce tutti, ma certamente, in misura diversa, noi parlamentari o il dottor Geronzi o Tronchetti Provera. I pensionati al minimo sono davvero affamati! Noi chiediamo di approvare questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gasperoni 20.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 422

Maggioranza 212

Hanno votato 176

Hanno votato no 246).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sgobio 20.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431

Votanti 430

Astenuti 1

Maggioranza 216

Hanno votato 187

Hanno votato no 243).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Russo Spena 20.010.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, si tratta di una proposta emendativa programmatica che raccoglie diverse questioni che, indubbiamente, se venissero attuate, porterebbero ad un consistente miglioramento della condizione dei pensionati italiani, nonché profonde modifiche nell'attuale sistema pensionistico, pur mantenendone inalterato il carattere pubblico.

Ci rendiamo conto quindi che, almeno dal nostro punto di vista, questa è una proposta emendativa di tipo e di sapore programmatico, che si compone di varie parti. La prima questione riguarda la necessità, che uno Stato dovrebbe sentire come propria, di garantire l'erogazione di un minimo di pensione, in modo tale che una famiglia di pensionati non debba necessariamente scivolare dentro e oltre la soglia della povertà, sia quella relativa sia, a volte, quella assoluta.

Tale soglia, in base ai valori e alle rilevazioni esistenti, viaggia attualmente attorno ad una cifra tra gli 800 e i 900 euro; quindi, il nostro articolo aggiuntivo è anche estremamente moderato. Supponendo, tuttavia, che un nucleo familiare composto di due persone possa avere altri percettori di reddito o altre fonti di reddito, stabiliamo almeno che il minimo sia in ragione di 800 euro al mese - che rappresenta una bella differenza rispetto allo stato attuale - e che il massimo di pensione (quindi, anche per quello che riguarda noi parlamentari e i cosiddetti grandi manager) non possa superare una cifra di tutto rispetto pari a 5.165 euro al mese ma che, indubbiamente, è poca cosa rispetto alle pensioni d'oro e di platino che vengono irresponsabilmente erogate ad una infima minoranza della popolazione.

Si tratta di una misura di giustizia che stabilisce una forbice tra il minimo e il massimo, a mio parere sufficientemente ampia per riconoscere la diversità dei percorsi lavorativi di ognuno, ma non tale da dover condannare alla condizione di poveri assoluti coloro che stanno in basso in questa classifica e alla condizione di «Paperoni d'oro» coloro che stanno in cima e che magari, in compresenza dell'erogazione della pensione, mantengono altre varie forme di entrata.

Naturalmente, ci preoccupiamo anche della necessità di un intervento a garanzia della pensione dei lavoratori precari e dei disoccupati, stabilendo quindi una contribuzione figurativa di almeno cinque anni per coloro che perdono il lavoro e che sono disoccupati a partire dai 25 anni di età. Incidiamo dunque sulla qualità e sulla reale consistenza delle prestazioni pensionistiche, escludendo il reddito della casa di abitazione che è in usufrutto e quindi non è elemento di formazione di rendita, ma semplicemente strumento di vita, dai calcoli che ne limitano l'importo.

Ribadiamo la necessità di una verifica, almeno biennale, del rapporto tra salari e pensioni, ristabilendo - seppure in forma molto più contenuta - un rapporto dinamico tra gli stessi. Interveniamo sulla stessa legge Dini per quanto concerne il tema dei lavori usuranti, considerando quell'espressione ormai priva di significato e introducendo quindi il concetto di «lavori pesanti», che ne estende le specificità, come è giusto fare e come sanno le persone che nella loro vita hanno effettivamente lavorato, nel senso di aver svolto un lavoro dipendente di nessuna gratificazione e di consistente fatica fisica o noiosità intellettuale.

Coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di poter compiere scelte diverse, debbono però guardare a questo mondo con rispetto e con la volontà di tutelarne le esigenze, non scambiando se stessi con la grande massa dei lavoratori.

Ci rendiamo conto che una proposta emendativa di questo genere ridisegna l'impianto della situazione pensionistica del nostro paese e che, naturalmente, necessita di una consistente copertura finanziaria...

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, la prego di concludere.

 

ALFONSO GIANNI. In proposito, introduciamo la tassazione sulle transazioni finanziarie. Ho sentito un collega, seduto al tavolo del Comitato dei nove, affermare che la Tobin tax è solo un'illusione inesistente. Come ben sa il sottosegretario Vegas - prendo atto che almeno mi ha risposto puntualmente - l'affermazione del collega è priva di fondamento. Da ultimo, il Belgio, non esattamente di sinistra....

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alfonso Gianni, ma purtroppo devo toglierle la parola.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

 

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ogni Governo e ogni momento storico fissano le loro priorità. Una priorità che questo Governo, a giudizio del paese, non ha preso in considerazione, se non nelle promesse, è quella di dare una risposta ai sette milioni di pensionati che, in questo momento, rappresentano la fascia più debole della nostra società. Si tratta di una priorità storica cui l'Esecutivo non ha saputo dare alcuna risposta, non tenendo conto della diminuzione del potere di acquisto delle famiglie.

Non sono state prese misure per aiutare coloro che non hanno più redditi compatibili con il costo della vita. Gli articoli aggiuntivi relativi alle pensioni rispondono a questo problema. Prevedono interventi modulati secondo differenti graduazioni e quella prevista dall'articolo aggiuntivo in oggetto è sicuramente una delle più forti. Auspico che gli articoli aggiuntivi Benvenuto 20.03, Delbono 20.05 e Fiori 20.06, bene illustrati dagli onorevoli Benvenuto, Fiori e Duilio, trovino una risposta positiva da parte del Governo e del relatore, perché si tratta di una delle priorità del nostro paese.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Russo Spena 20.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 418

Maggioranza 210

Hanno votato 170

Hanno votato no 248).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Prendo altresì atto che l'onorevole Bottino avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.011.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

 

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo aggiuntivo in esame ha l'evidente finalità di porre ancora una volta una questione politicamente assai rilevante, anche questa assunta come impegno dal Governo di centrodestra. Mi riferisco alla riforma degli ammortizzatori sociali, ormai assolutamente ineludibile, in quanto il sistema italiano di protezione sociale è assolutamente datato e di stampo fordista. Esso riguarda soltanto le grandi imprese, lasciando totalmente scoperto il mondo delle piccole e medie imprese, dell'artigianato, del commercio e della libera professione. Inoltre, non interviene a sostegno di tutti quei lavoratori assunti con il sistema cosiddetto flessibile o atipico, di cui è ricco il nostro ordinamento.

È evidente che, per realizzare la riforma degli ammortizzatori sociali, bisogna prevedere nella legge finanziaria risorse adeguate di copertura. Quella indicata nel testo dell'articolo aggiuntivo non è certamente la cifra necessaria che, secondo qualsiasi valutazione scientifica, si attesta intorno ad un miliardo di euro; si tratta di una cifra inferiore, individuata in 300 milioni di euro. Tale somma sarebbe necessaria per avviare almeno in modo strutturale la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali.

È questo il senso dell'emendamento. Purtroppo, registriamo che, dopo le promesse fatte con il cosiddetto patto per l'Italia, le risorse sono scomparse. Il disegno di legge n. 848-bis al Senato è sostanzialmente finito nelle sabbie mobili. Ovviamente, per arrestarlo si discute ancora dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quando nessuno crede più ad un siffatto argomento.

È ormai giunta l'ora che la maggioranza stanzi nella legge finanziaria le risorse adeguate per una seria riforma degli ammortizzatori sociali. Chiedeteci qual è il profilo politico di innovazione e noi vi daremo segnali chiari e propositivi, ma purtroppo le vostre orecchie sono totalmente disattente.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delbono 20.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 414

Votanti 413

Astenuti 1

Maggioranza 207

Hanno votato 170

Hanno votato no 243).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cordoni 20.012.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

 

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, una notizia di agenzia di poco fa riferisce che il Presidente del Consiglio ha confermato che l'emendamento recante i tagli fiscali sarà presentato al Senato. Si tratta di un modo molto elegante per dirci che abbiamo lavorato inutilmente, e che continueremo a farlo nei prossimi giorni, dal momento che il provvedimento che stiamo discutendo è del tutto inutile: potremmo sospendere i nostri lavori e riprenderli dopo l'esame da parte del Senato.

Intendo comunque utilizzare il tempo a mia disposizione, un po' testardamente, per richiamare la vostra attenzione su temi non lontani dalle questioni di cui ci stiamo occupando, vale a dire la disoccupazione, ma che attengono anche ai problemi di cui si occuperà l'emendamento che verrà presentato al Senato, vale a dire il Mezzogiorno: quando si parla di disoccupazione e di Mezzogiorno, la storia è la stessa!

Tentiamo di fare un bilancio pacato dei primi tre anni e mezzo della legislatura. Il tasso di crescita dell'occupazione meridionale è stato negli ultimi tre anni di tre decimi di punto inferiore alla media nazionale, e dunque la distanza si è allargata (si tratta di dati forniti dall'ISTAT). Il tasso di crescita del numero delle persone in cerca di occupazione nello stesso periodo è stato di quattro decimi di punto superiore alla media nazionale, e dunque anche da questo punto di vista la distanza si è purtroppo allargata. Quanto agli indicatori principali, ovvero il tasso di attività, il tasso di occupazione e il tasso di disoccupazione, la distanza fra il Mezzogiorno e la media nazionale è rimasta identica nel migliore dei casi, mentre nella maggioranza dei casi si è purtroppo allargata.

Questa è la realtà del mercato del lavoro meridionale, con cui dovremmo quotidianamente confrontarci, anche se, purtroppo, non lo facciamo. Negli ultimi tre anni il prodotto interno lordo del Mezzogiorno è cresciuto di tre decimi di punto in più rispetto alla media nazionale. Tuttavia, esaminando gli ultimi quattro documenti di programmazione economico-finanziaria, si riscontra che essi promettono il decollo del Mezzogiorno sempre un anno dopo rispetto al precedente documento. Si è iniziato con il 2004, si è quindi andati al 2005 e al 2006 e oggi l'anno nel quale si dovrebbe decollare viene indicato nel 2007 o nel 2008. Un fallimento amministrativo di tali proporzioni non è banale. Non si tratta di un fallimento amministrativo che è costato poco, perché nel Mezzogiorno avete speso fra 4 e 5 miliardi di euro in ciascuno degli ultimi tre anni per ottenere un incremento di prodotto di 800 milioni. Quale azienda farebbe un'operazione di questo genere? Quale società farebbe un'operazione di questo genere? Quale Governo farebbe un operazione di questo genere?

In tale quadro, portate avanti una soluzione, come quella anticipata dal Presidente del Consiglio, in base alla quale si prevede il taglio dell'IRAP per 2,7 miliardi di euro, e per 2 miliardi negli anni successivi. Tale taglio viene operato rivedendo il sistema di incentivi nel Mezzogiorno e incassando risorse per 2 miliardi di euro. Solo se scaricassimo l'intero taglio dell'IRAP sul Mezzogiorno, andremmo in pareggio. Ma così non è, perché l'IRAP pagata nel Mezzogiorno è pari a 2,8 miliardi di euro su 33! State dunque sottraendo risorse al Mezzogiorno - che versa nella situazione alla quale ho accennato - per 2 miliardi di euro, attribuendogli risorse per non più di 200-250 milioni di euro! E non venite a dire che volete fare la fiscalità di vantaggio, perché parlarne ora significa farla nell'anno 2007, se tutto va bene!

Dalla legge finanziaria in esame emerge che state perseguendo una «via legislativa allo sviluppo»: si scrive una norma per ottenere risultati che si è dimostrato di non poter ottenere in via amministrativa. Sono pronto a scommettere che nella vostra ultima legge finanziaria, quella del prossimo anno, sarà inserita la norma seguente: «Il prodotto interno lordo pro capite del Mezzogiorno è sempre e comunque uguale a quello del centro-nord. Gravi sanzioni per chi affermasse il contrario» (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cordoni 20.012, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421

Votanti 420

Astenuti 1

Maggioranza 211

Hanno votato 172

Hanno votato no 248).

Prendo atto che l'onorevole Boato non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Innocenti 20.013.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, mi riferisco alle affermazioni recenti, prima ricordate dal collega Nicola Rossi, del Presidente del Consiglio, il quale annuncia che le proposte emendative le presenterà al Senato, perché qui alla Camera, nonostante gli accordi - che poi vedremo non sono tali -, non sono ancora state presentate. Per rendere meno inutili i nostri lavori, le opposizioni, anche stamane, pongono all'attenzione del Governo e della maggioranza i problemi reali che riguardano i cittadini italiani. Stamane affrontiamo i problemi di 18 milioni di pensionati, gran parte dei quali ha un problema di esistenza, quello di arrivare alla fine del mese, mettendo insieme - come si dice dalle nostre parti - il pranzo con la cena, vista la perdita del potere d'acquisto delle pensioni che si è manifestato in modo evidente. Qui vediamo che le risposte del Governo sono negative. Adesso, portiamo all'attenzione di tutti i problemi di un'altra categoria di cittadini, anche questa, di soggetti più deboli, più svantaggiati. Nel 2001, quando si doveva prendere i loro voti e il loro consenso, la Casa delle libertà disse che li aveva nel cuore, che erano la priorità. Poi abbiamo visto che così non é stato nel corso di questi tre anni e mezzo e non lo sarà nemmeno nel corso del prossimo anno, perché nelle misure e nei contenuti di questa legge finanziaria non si trovano risposte per questi cittadini.

Per quanto riguarda i disoccupati, il collega Delbono diceva prima che avevate promesso una riforma degli ammortizzatori sociali in relazione alle tasse, l'equità e la tutela universalistica di tutto il mondo del lavoro dipendente. Dopo tre anni e mezzo, ancora non c'è una minima traccia di tutto questo!

L'emendamento che noi sottoponiamo al voto ha un'ambizione, se volete, anche un po' più limitata che è quella non di riformare l'intero sistema degli ammortizzatori sociali, ma almeno di aumentare un po' l'indennità di disoccupazione di molte persone che, a causa anche delle decisioni che sono state assunte da questo Governo, si trovano ad avere a che fare tutti i giorni con una precarizzazione crescente nel mondo del lavoro, visto che sono sempre più frequenti i periodi di disoccupazione tra un lavoro precario ed un altro lavoro altrettanto precario.

Allora, vogliamo vedere se si riesce ad aumentare quella miseria di indennità di disoccupazione come voi avevate non solo promesso di fare ma su cui vi eravate anche impegnati con un atto sottoscritto, che noi, tra l'altro, come parte politica abbiamo anche criticato, che prevedeva la possibilità di aumentare l'indennità di disoccupazione. Era il lontano 2002: sono passati anni e ancora non c'è la minima traccia! Non solo, ma quelle risorse stanziate di volta in volta venivano poi dirottate verso altri provvedimenti perché servivano per la copertura di quei provvedimenti che voi avete adottato e che niente avevano a che fare con i problemi di questa parte dei cittadini. Pertanto, con l'emendamento volto ad aumentare l'indennità di disoccupazione noi vi vogliamo sfidare ancora una volta sul terreno della necessità di dare risposte, seppure parziali, ad una fascia di popolazione sempre più crescente che vive questo disagio fortissimo, in modo particolare in alcune aree nel nostro paese, come quelle del Mezzogiorno.

Colleghi, vedete, siamo di fronte ad una situazione nella quale si assiste anche a delle farse. Adesso, apprendiamo che, prima di presentare l'emendamento al Senato, c'è la necessità di fare un altro vertice di maggioranza. Ma ieri o ieri l'altro, non ricordo bene, il Presidente Berlusconi non aveva tenuto una conferenza stampa dicendo che era stato risolto tutto? Aveva presentato le proposte, c'erano già le simulazioni, le tabelle, quanto le famiglie povere avrebbero guadagnato, quanto ognuno di noi in questo paese avrebbe pagato in meno di tasse...!

È necessario svolgere altri vertici. Forse non c'è ancora l'accordo sulle poltrone? È questo l'elemento di scambio che ancora non si è perfezionato?

Cari colleghi, con questo articolo aggiuntivo, che vi invitiamo votare, prevediamo la possibilità di rendere meno difficile la vita di centinaia di migliaia di lavoratori disoccupati nel nostro paese.

 

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Innocenti.

 

RENZO INNOCENTI. Avete fatto tanto per rendere la vita molto più facile agli evasori fiscali, a chi ha costruito ville in modo abusivo e a chi ha realizzato falsi in bilancio (Commenti)...

 

PRESIDENTE. La prego, onorevole, concluda.

 

RENZO INNOCENTI. Cercate di dare una risposta anche alla parte debole del paese!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Innocenti 20.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 425

Votanti 424

Astenuti 1

Maggioranza 213

Hanno votato 180

Hanno votato no 244).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cordoni 20.014.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

 

CARMEN MOTTA. Quanto mi accingo ad affermare in merito alla proposta emendativa da noi presentata deve intendersi valido anche per l'articolo aggiuntivo Delbono 20.015, con alcune specificazioni che illustrerò brevemente.

La proposta emendativa in esame prevede di applicare le disposizioni dell'assicurazione contro la disoccupazione involontaria, in sostanza il trattamento di disoccupazione, per i lavoratori coordinati e continuativi, che sappiamo essere privi di copertura da parte di altre forme obbligatorie di previdenza.

Riassumo molto velocemente cosa tutto ciò significhi. In sostanza, si prevede che vengano specificati, nel contratto di lavoro, la durata del rapporto e l'ammontare del corrispettivo al momento di inizio dell'attività lavorativa; che venga riproporzionata la durata del compenso previsto e che costituisca presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione (di cui al decreto legislativo n.181 del 2000) causato dal recesso del committente, dal recesso per giusta causa del prestatore di lavoro o dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

Colleghi, si tratta di una proposta emendativa che colma una grave lacuna dell'attuale manovra finanziaria, nella quale non vi è traccia alcuna di una norma che preveda l'estensione di forme di tutela sociale e di forme di tutela del reddito per quelle categorie di lavoratori che ne sono quasi completamente prive. La riforma degli ammortizzatori sociali - lo hanno ricordato anche altri colleghi prima di me -, annunciata come uno degli obiettivi principali del programma del Governo Berlusconi, è ancora assai lontana. E, come negli anni passati, le misure immediate di sostegno al reddito e di tutela sociale dei lavoratori non sono nelle previsioni di questa legge finanziaria; tanto meno per quei lavoratori che più ne avrebbero diritto, considerata la precarietà del loro rapporto di lavoro!

È lunga la lista dei diritti che, per tali lavoratori, sono ancora parziali o totalmente mancanti. Ne elenco alcuni perché si tratta di aspetti molto concreti. Sul piano previdenziale, i collaboratori coordinati e continui hanno un prelievo contributivo pari a circa la metà di quello dei lavoratori dipendenti, con la conseguente erosione della futura pensione, solitamente calcolata, data la giovane età, interamente con il sistema contributivo.

Potrei parlare del piano salariale; ad esempio, questi lavoratori non hanno il trattamento di fine rapporto e non godono di tredicesima mensilità. Sul piano della tutela della maternità, non possono usufruire di permessi per allattamento e non godono di possibilità di astensione per malattie dei figli sotto i tre anni. L'indennità di malattia, poi, è prevista solo in presenza di un ricovero ospedaliero. Segnalo, poi, il problema dei diritti sindacali.

Dovremmo iniziare col prevedere per questi lavoratori almeno la tutela contro la disoccupazione involontaria. Che si preveda almeno questo!

È una garanzia rivolta a chi abbia una forma contrattuale basata su princìpi di flessibilità e che, lungi dall'aver raggiunto vantaggi che in linea teorica la flessibilità del contratto consentirebbe, nel quotidiano vede la figura di questi lavoratori (cosiddetti co.co.co.) come sovrapponibile a quella del dipendente per quanto riguarda i doveri, ma assai deficitaria dal punto di vista dei diritti. Non perdiamo, colleghi, l'occasione offerta dall'articolo aggiuntivo in esame: rimediamo a queste gravi mancanze!

Chiedo, quindi, il voto favorevole di tutta l'Assemblea, perché faremmo veramente e semplicemente un atto di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

 

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, credo che la discussione introdotta con questo articolo aggiuntivo e con quello precedente, che noi Verdi abbiamo affrontato con una proposta che discuteremo quando si parlerà dell'articolo 21 relativo al reddito sociale minimo, non possa certo essere considerata una discussione ordinaria o di semplice routine in un confronto quasi scontato su emendamenti presentati dall'opposizione e su cui la maggioranza si limita ad esprimere un voto contrario senza entrare nel merito.

Credo, infatti, che in questi articoli aggiuntivi, (in quello illustrato prima, che noi Verdi condividiamo, e in quello precedente, relativo all'aumento dell'indennità di disoccupazione), vi sia oggi una delle questioni sociali più pesanti nel nostro paese. E, francamente, trovo che vi sia una sproporzione tra il dibattito un po' ipocrita e anche un po' moralista, svoltosi in questi ultimi giorni (quando il movimento dei precari e dei disoccupati ha manifestato a suo modo in questa città e anche in altre città - tornerà a farlo oggi -, tentando di rendere visibile ciò che continua ad essere invisibile nel dibattito politico) e la necessità di dare risposte legislative capaci di garantire nuove forme di tutela alla precarietà e alla disoccupazione, prendendo atto della vera e propria «macelleria sociale» introdotta attraverso il moltiplicarsi di contratti atipici, quali quelli previsti dalla legge n. 30 del 2003 e quelli, (lo devo dire purtroppo; sarà materia di riflessione anche dentro la Grande alleanza democratica) introdotti anche dal cosiddetto pacchetto Treu, che in questo senso ha avuto il grande demerito di aprire la strada alla destrutturazione e alla malintesa liberalizzazione di rapporti di lavoro che nella sostanza hanno determinato meno diritti, meno tutele, meno capacità di acquisto con il proprio reddito, meno previdenza per tutte quelle forme di lavoro precario che oggi li caratterizzano.

Di fronte a questo, credo che il Governo non possa pensare di cavarsela con un dibattito di routine e che, anche in occasione di questa legge finanziaria, vi siano alcuni nodi sociali, quali la tutela del mondo del precariato, o la necessità di porre degli argini attraverso alcuni contrappesi agli effetti della moltiplicazione dei contratti atipici, che il Parlamento deve porsi.

D'altra parte (riprenderemo, come Verdi, questo tema quando arriveremo all'articolo 21 e all'emendamento sull'introduzione del reddito sociale di cittadinanza nel nostro paese), quando ci si richiama, ad esempio, all'Europa, ci si dimentica sempre di dire che l'Europa ha introdotto una forte liberalizzazione dei contratti e che in Europa non esiste più, in questo sistema di mercato, la garanzia del posto fisso a tempo indeterminato, il quale, comunque, rappresenta una condizione di stabilità economica e sociale, anche per far crescere le famiglie, che spesso non si formano proprio perché chi ha un lavoro precario non è in grado neanche di andare in una banca a chiedere un mutuo per comprare una casa né di avere una garanzia per firmare un contratto di locazione; spesso, infatti, il padrone di casa, non avendo davanti un modello 101 da rapporto di lavoro a tempo indeterminato, prima di stipulare un contratto regolare ci pensa almeno tre volte!

Anche in Europa i contratti di lavoro sono stati liberalizzati ed esistono forme estreme di precariato; tuttavia, alla scelta della liberalizzazione fanno da contrappeso, in Europa, forme nuove di tutela sociale. Tali forme di tutela sono sperimentate dappertutto tranne che in Italia!

La Gran Bretagna, la Germania, la Francia e la stessa Spagna (sia con il Governo di centrodestra sia con il Governo Zapatero) stanno costruendo un nuovo sistema di regole e di protezione sociale capace di rispondere alla drammaticità della condizione precaria che l'attuale mercato del lavoro propone, così in termini di diritto alla previdenza come in termini di diritto alla tutela della salute e di diritto al reddito quando, perso il lavoro precario, il lavoratore cerca di procurarsi una nuova possibilità di lavoro.

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento, dovrebbe concludere.

 

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, poiché si tratta di una questione dirimente, non possiamo affrontarla con una semplice contrapposizione tra maggioranza e opposizione dall'esito scontato sul piano del voto.

In particolare, riteniamo necessario che anche il Governo si esprima al riguardo nel corso del dibattito. Noi Verdi manifesteremo la nostra opinione con forza quando passeremo all'esame dell'articolo 21. Intanto, gli articoli aggiuntivi in esame, che condividiamo, ci consentono di introdurre una discussione seria ed importante, che dovremo comunque completare se vogliamo dare una risposta alla drammatica condizione che i lavoratori precari vivono a seguito della liberalizzazione dei contratti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, il nostro voto sarà favorevole.

Invero, riteniamo di esserci fatti promotori di un discorso complessivo - e risolutivo - che affronteremo quando, come ha anticipato l'onorevole Cento, passeremo all'esame dell'articolo 21.

Al momento, desidero sottolineare un semplice fatto, anche se, sulla base delle affermazioni che ho udito, ho sfiducia di essere compreso. È stata recentemente commemorata, anche attraverso articoli di giornali estremamente qualificati (mi riferisco, in particolare, a Il Sole 24 Ore), la figura di un grande economista - un vero e proprio guru per la destra: siccome non ha molti punti di riferimento di alto livello culturale, immagino che si tratti di un guru tenuto in gran conto - vale a dire Von Hayek.

Quest'ultimo riteneva perfettamente compatibile con un discorso di sviluppo capitalistico, in una logica di massimo dominio del capitale giunto alla sua fase finanziaria (capitale volatile, imprendibile, incoercibile dal punto di vista della funzione sociale dell'impresa, come, invece, altri pensano al giorno d'oggi), il fatto che il capitale medesimo, in ragione dei propri guadagni, profitti e rendite - insomma, in ragione del suo eccellente stato di salute -, si facesse carico del problema del sostentamento di coloro che erano rimasti vittime della crescita senza lavoro (come dicono gli anglosassoni), di condizioni storiche incancrenite (come la questione meridionale nel nostro paese) o della flessibilizzazione e della precarizzazione del lavoro (definite come valori in sé dall'attuale, ma non dal precedente capitalismo).

Per Von Hayek era perfettamente concepibile che tutti costoro fossero protetti dalla fame e dal bisogno - il che era funzionale, dal suo punto di vista, ad evitare il pericolo della protesta sociale eversiva - mediante il sostegno al reddito.

Naturalmente, la teoria avanzata da Von Hayek in chiave reazionaria configura il reddito minimo garantito, il salario sociale, il reddito di cittadinanza (possiamo chiamarlo come vogliamo; per carità, ci sono delle differenze, ma certamente non è questo l'ambito in cui coglierle: grosso modo, ci riferiamo allo stesso concetto) in una logica di marginalizzazione: vi è una società forte, produttiva, in cui il capitale è il nerbo che muove tutto, attorno ad esso si configurano le capacità, le esperienze, il know how, l'organizzazione della società. Tutto ciò che resta fuori e che non può essere incluso nel sistema (questa è la differenza tra il capitale attuale e quello fordista che tendenzialmente includeva tutti) è mantenuto con le briciole del prodotto che questo capitale forma. In questo modo, si garantisce la lunga vita del capitalismo ed una situazione sostanzialmente di equilibrio sociale, evitando condizioni che possano fomentare la rivolta sociale e che sono indesiderabili per la stabilità (mi riferisco alla stabilità sul terreno economico, non su quello politico; la stabilità sul terreno politico al capitale interessa relativamente, ma quella sul terreno economico interessa molto). Questo è l'impianto.

Provocatoriamente (del resto, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che tutto ciò che facciamo non conta nulla, ma conterà ciò che faranno i senatori; allora, conta semplicemente una provocazione ed è meglio farla sul piano intellettuale che su altri terreni, come invece è accaduto ieri), vi chiedo, colleghi della destra: volete battere un colpo? Il mio amico Marcello Veneziani ha scritto un libro, intitolato La cultura della destra; si tratta di un libro molto piccolo, ma del resto (glielo ho detto nel corso di una trasmissione televisiva) cosa poteva scriverci? Si esaurisce in tre, quattro battute. Almeno il testo di Von Hayek è un pezzo di cultura della destra.

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni...

 

ALFONSO GIANNI. Valorizzate almeno questo. Votate a favore dell'articolo aggiuntivo in esame e del mio immediatamente successivo, così vi scaricherete almeno un poco la coscienza.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cordoni 20.014, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 12,20)

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 407

Maggioranza 204

Hanno votato 160

Hanno votato no 247).

Prendo atto che l'onorevole Realacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delbono 20.015, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 423

Votanti 422

Astenuti 1

Maggioranza 212

Hanno votato 171

Hanno votato no 251).

Prendo atto che l'onorevole Spina Diana non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Buffo 20.016, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 426

Votanti 425

Astenuti 1

Maggioranza 213

Hanno votato 173

Hanno votato no 252).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Alfonso Gianni 20.017, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 427

Maggioranza 214

Hanno votato 176

Hanno votato no 251).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.018.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo in esame esaminiamo una questione che il Governo dovrebbe affrontare, perché corrisponde ad una volontà più volte dichiarata dalla maggioranza e dal Governo.

Fino ad ora, in quest'aula, la maggioranza ed il Governo hanno dichiarato che non era possibile affrontare una riforma organica degli ammortizzatori sociali, perché troppo onerosa o perché non corrispondente ai criteri di equità sociale e di giustizia della Casa delle libertà. Su questo, l'onorevole Innocenti e altri colleghi hanno argomentato precedentemente.

Ora, invece, l'articolo aggiuntivo in esame non si propone nessuno di questi obiettivi così ambiziosi e, allo stesso tempo, io credo così giusti, perché oramai siamo alla quarta legge finanziaria e abbiamo alle nostre spalle la legge n. 30 e tutte le misure approvate dal Governo e dalla maggioranza che hanno ulteriormente reso precario il mercato del lavoro; quindi, sarebbe opportuno passare ad una riforma organica degli ammortizzatori sociali e delle politiche sociali tale da coprire e tutelare anche queste nuove forme di lavoro precario. Siamo di fronte semplicemente al recepimento ed alla traduzione nella legge finanziaria di quello che il Governo ha sempre detto essere l'accordo contenuto nel patto per l'Italia ed il progetto di legge n. 848-bis, fermo al Senato dal 2002. In altre parole, al di là delle opinioni che si possono avere sull'accordo definito patto per l'Italia (vi erano posizioni favorevoli e posizioni contrarie, come quella del nostro gruppo), in quell'accordo erano previsti 800 miliardi di vecchie lire, non per una riforma generale e organica degli ammortizzatori sociali, ma per un intervento che aumentasse l'indennità di disoccupazione, prevedendo una sua parziale estensione.

Ebbene, siamo in ritardo di tre anni (siamo alla fine del 2004, con la legge finanziaria per il 2005), e ai lavoratori, al mondo del lavoro, mancano 800 miliardi di vecchie lire, perché non sono stati spesi né nel 2002 né nel 2003 né si prevedono alla fine del 2004.

Quindi, con questo articolo aggiuntivo, noi anticipiamo soltanto quello che il Governo dice di voler fare al Senato con il progetto di legge A.S. n. 848-bis (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delbono 20.018, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 405

Maggioranza 203

Hanno votato 164

Hanno votato no 241).

Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscita a votare.

 

Si riprende la discussione (ore 12,27).

 

(Ripresa esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 20 - A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Molinari 20.020.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, vorrei in questa sede ricordare come, il prossimo 31 dicembre, scadranno le indennità di mobilità per migliaia di preoccupati lavoratori; le organizzazioni sindacali territoriali e confederali nazionali hanno, già più volte, sollecitato il Governo a dare una risposta in merito ad un'ulteriore proroga degli ammortizzatori sociali per altri dodici mesi.

Faccio l'esempio della mia regione, la Basilicata; come sa molto bene anche il collega Blasi, il prossimo 31 dicembre scadranno le indennità di mobilità per oltre 500 lavoratori dalla Interclim della Val Basento, dove si avverte la presenza della tensione legata a tale evenienza. Si attendono, infatti, le risposte possibili ad un problema sociale rilevante; analogamente deve dirsi per altri comprensori industriali, per lo più in crisi, che chiedono, per così dire, una boccata di ossigeno in attesa che possano essere posti in atto o completati processi di reinserimento occupazionale.

L'articolo aggiuntivo in esame vuole recare un contributo all'individuazione della soluzione; concederebbe una proroga degli ammortizzatori sociali a tutti i beneficiari a vario titolo, in maniera da dare certezze a chi, cari colleghi, vive con 370 euro mensili. Spesso, si tratta di lavoratori compresi in un'età critica, tra i 45 ed i 52 anni di età anagrafica, per i quali, soprattutto nel Mezzogiorno, è impossibile trovare una nuova occupazione e la cui condizione si è aggravata ulteriormente con le riforme del mercato del lavoro e della previdenza volute da questo Governo.

Mi auguro che il Governo - in modo particolare il sottosegretario Viespoli, sempre attento a siffatti problemi - voglia dare una risposta in merito alle questioni sollevate garantendo la proroga e assicurando una continuità del beneficio degli ammortizzatori sociali.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.

 

SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, approfitto della presenza, tra i banchi del Governo, del sottosegretario Viespoli per dichiarare quanto segue; il tema - tema che purtroppo, da molto tempo, e anche nel corso dell'anno, viene puntualmente all'attenzione del Ministero e, in particolare, degli uffici del sottosegretario Viespoli - rappresenta una questione della quale il Governo dovrà comunque occuparsi anche se, tra breve, la maggioranza respingerà, come è sua intenzione di fare, l'articolo aggiuntivo in esame, decidendo, sostanzialmente, di non occuparsi del problema.

Ma il Governo, invece, dovrà occuparsene; quando il disegno di legge finanziaria giungerà all'esame del Senato, il Governo dovrà manifestare le sue intenzioni circa il trattamento di quei lavoratori che non percepiscono più gli ammortizzatori sociali. Sicché, dovrà, a sua volta, presentare, per risolvere la questione, una proposta emendativa, probabilmente formulata con le stesse identiche parole contenute nell'articolo aggiuntivo; ciò, semplicemente perché non vi è alternativa, non vi è altra possibilità - soprattutto per le aree interessate da accordi di programma per la reindustrializzazione, e particolarmente per le aree di cui all'obiettivo 1 -, fuorché riproporre, in maniera così dettagliata, la proroga di alcuni ammortizzatori sociali.

La domanda che ci poniamo è, però, la seguente. Perché attendere ancora altro tempo evitando che questa Assemblea, occupandosi di definire la soluzione legislativa di siffatto problema, eserciti il ruolo specifico del Parlamento attraverso l'introduzione, all'interno del disegno di legge finanziaria, di una previsione che, comunque, dovrà introdursi? Vi chiediamo per quale ragione non debba essere proponibile oggi, in questa fase dell'esame, la questione della quale, comunque, dovrete occuparvi.

Credo che, per affrontare tale questione, sia possibile percorrere anche altre vie. Nel corso di questi anni, infatti, abbiamo proposto di realizzare riforme vere, in grado di contemplare, ad esempio, la possibilità di far uscire definitivamente da tale platea di lavoratori gli ultracinquantenni, poiché per tali soggetti (sia per ragioni di mercato, sia per l'indisponibilità delle aziende) non vi sono prospettive di trovare un lavoro vero.

Tanto vale, allora, evitare la disperazione di dovere contemplare puntualmente, nell'ambito di ogni disegno di legge finanziaria, la questione delle platee di lavoratori collocati in cassa integrazione o in mobilità, consentendo, al contrario, agli ultracinquantenni di essere accompagnati verso il raggiungimento della pensione senza ulteriori condizioni.

Per i lavoratori al di sotto dei 50 anni di età, invece, occorre prevedere l'istituzione di un meccanismo automatico che consenta di attendere il momento in cui si dovesse presentare un'occasione di lavoro vero, evitando che, anche in tali occasioni, si possa puramente e semplicemente riproporre, stancamente, la lamentazione circa il fatto che il Governo non tiene in giusta considerazione tali problemi.

È questo il motivo per cui siamo convinti che la formulazione dell'articolo aggiuntivo in esame affronti, in maniera complessiva, il problema dei lavoratori in attesa di proroga degli ammortizzatori sociali ed eviti, in particolare, la sofferenza di far trascorrere mesi inutilmente. Infatti, anche se il Governo prevederà di introdurre alcune formulazioni in tal senso - e sono sicuro che lo dovrà prevedere -, vorrei ricordare che, negli anni passati, abbiamo assistito al verificarsi di ritardi di cinque o sei mesi prima che tali meccanismi potessero essere concretamente messi in funzione.

È questa, pertanto, la ragione per la quale - mi rivolgo, in particolare, al sottosegretario di Stato che segue, anche con grande solerzia e attenzione, tali problemi - vi chiediamo di rivolgere la massima attenzione alla questione sollevata, affinché venga lanciato un segnale utile a far sì che l'Assemblea possa esprimersi anche con una certa tranquillità e serenità, perché ciò è già sostanzialmente previsto nelle intenzioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

 

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei osservare che l'articolo aggiuntivo in esame, nonché il successivo, mirano a risolvere anche il problema delle crisi produttive verificatisi nei distretti industriali. Vorrei che si prestasse un po' di attenzione al riguardo, poiché sappiamo tutti bene che, in tali distretti, sono presenti imprese che occupano, in larga maggioranza, meno di 16 addetti, per i quali non è assolutamente previsto alcun tipo di ammortizzatore sociale.

Vorrei ricordare che attraverso un provvedimento, peraltro varato anche a seguito dell'approvazione di ordini del giorno avvenuta in questa Assemblea del Parlamento, è stata data una soluzione, che tuttavia si esaurisce tra la fine del 2004 ed i primi mesi del 2005.

Sotto questo punto di vista, allora, dal momento che le stesse risorse stanziate in tali accordi sono state utilizzate con molta parsimonia, dimostrando una notevole responsabilità (poiché si è trattato di accompagnare processi di ristrutturazione e di riaccorpamento delle imprese, al fine di non disperdere la ricchezza rappresentata dalla manodopera impiegata nei distretti industriali), vorrei chiedere al Governo di prestare un po' di attenzione a tale questione affinché, con un po' di buona volontà, e magari garantendo anche una copertura finanziaria diversa rispetto a quella che abbiamo proposto con le proposte emendative al nostro esame, sia possibile fornire una risposta.

Vorrei osservare che si tratta di affrontare un problema importante, al fine di offrire un'occasione di rilancio per i nostri sistemi produttivi locali. Non possiamo permettere, infatti, che le lavoratrici ed i lavoratori dei distretti industriali paghino il prezzo di una crisi produttiva, arrecando così , di fatto, un danno anche alla risorsa lavoro, fondamentale per l'industria manifatturiera presente nei distretti industriali.

Pertanto, pregherei davvero la Commissione di rivolgere un po' di attenzione a tale problema - anche se constato che l'onorevole relatore non presta alcun ascolto -, ed inviterei il Governo a valutare, con attenzione, la possibilità di concedere perlomeno una proroga agli accordi di programma realizzati nei distretti industriali. Si tratta, infatti, di un elemento importante e significativo, che si rende necessario per affrontare problemi di crisi e di ristrutturazione aziendale in un settore importante della nostra economia.

Vi chiedo davvero un po' di attenzione, perché credo che questo tema dovrebbe stare a cuore a tutti. D'altra parte, vorrei ricordare che quest'aula già ebbe a votare, durante la scorsa legge finanziaria, alcuni ordini del giorno che impegnavano il Governo a trovare una soluzione per gli ammortizzatori sociali nei distretti industriali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

ROBERTO GUERZONI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, discutendo in Commissione lavoro questa mattina, se ho ben capito, da parte del Governo vi sarebbe una disponibilità all'accantonamento di quest'articolo aggiuntivo - ed anche del successivo -, perché il Governo stesso è ancora impegnato a presentare una propria proposta emendativa, nel corso della discussione. Chiedo pertanto di non passare al voto; costateremo successivamente se il Governo terrà fede, nel corso del dibattito alla Camera, ai propri impegni.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, intervengo per confermare ciò che ha testé evidenziato l'onorevole Guerzoni. Il Governo, come noto - sia dal dibattito parlamentare, sia dalla discussione sul decreto-legge n. 249, al Senato ed in Commissione - interverrà per affrontare, come ha già fatto nel corso della discussione delle leggi finanziarie precedenti, le proroghe di cassa integrazione o di mobilità che diano risposte ai problemi evidenziati.

Chiedo pertanto ai presentatori di ritirare, di accantonare gli articoli aggiuntivi, proprio perché vi è - ed era già noto - l'impegno del Governo ad intervenire in tal senso. Aggiungo, signor Presidente, che tale disponibilità è evidenziata e confermata dalla discussione sul decreto-legge n. 249, in Commissione lavoro alla Camera. In tale decreto - lo ricordo a me stesso - vi è l'innalzamento del tetto di spesa previsto dalla vecchia legge finanziaria, da 310 milioni di euro a 360 milioni di euro, proprio per dare copertura finanziaria agli interventi relativi ad alcuni distretti ed, in particolare, ad interventi riferiti al settore del tessile. Per la prima volta, è stata concretizzata un'esperienza innovativa di sostegno ai lavoratori delle imprese con un numero di dipendenti inferiore ai 16, privi di strumenti di tutela. Per la prima volta, inoltre, è stata compiuta un'operazione che ha tentato di fare sintesi tra impresa e territorio, tra filiera sociale e filiera istituzionale, per costruire un nuovo meccanismo - anche di relazioni - di responsabilizzazione sul territorio. In tal modo, da Biella a Barletta, sono stati affrontati i nodi della crisi del tessile, in modo tale da combinare ammortizzatori e politiche attive del lavoro con la corresponsabilizzazione degli enti locali e delle parti sociali: in proposito, è appunto in discussione, con il decreto-legge n. 249, l'innalzamento delle risorse.

Mi pare pertanto che - al di là delle mie parole - sia evidente l'impegno del Governo di offrire risposte in tal senso. Invito dunque i presentatori degli articoli aggiuntivi a ritirarli, poiché vi sarà la possibilità di dare risposta a tali problemi in maniera più organica.

 

ROBERTO GUERZONI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Il sottosegretario sa molto bene che un conto è l'accantonamento, un altro il ritiro. L'accantonamento consente all'opposizione, pur apprezzando le parole dello stesso sottosegretario, di poter verificare i fatti: se, nel corso della discussione della legge finanziaria alla Camera, il Governo presenta l'emendamento, noi non abbiamo nessun motivo per non ritirare tali articoli aggiuntivi, ma, finché l'emendamento non è presentato, chiederei l'accantonamento. Abbiamo ancora una settimana a disposizione. Ritengo pertanto che questi articoli aggiuntivi, per la loro rilevanza, andrebbero accantonati e votati solo nel caso in cui il Governo presenti l'emendamento alla Camera in modo definitivo. Insisto pertanto perché gli articoli aggiuntivi Molinari 20.020 e Buffo 20.021. siano accantonati.

 

PRESIDENTE. Il relatore?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. La Commissione esprime un orientamento favorevole rispetto all'ipotesi di accantonare gli articoli aggiuntivi in esame.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'esame degli articoli aggiuntivi Molinari 20.020 e Buffo 20.021 deve intendersi accantonato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pasetto 20.033, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 421

Maggioranza 211

Hanno votato 182

Hanno votato no 239).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cordoni 20.023.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

 

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, come è noto, a decorrere dal 1o gennaio 1996 sono tenuti all'iscrizione ad una apposita gestione separata INPS e finalizzata all'estensione dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti, quei soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, nonché i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, gli incaricati alla vendita a domicilio ed altre tipologie di lavoratori che si sono aggiunte nel tempo.

A seguito della riforma del mercato del lavoro con la legge n. 30 del 2003, dal 1o gennaio 2004 hanno l'obbligo di versare contributi alla gestione separata anche coloro che svolgono attività di lavoro autonomo occasionale, i venditori a domicilio, nel caso in cui il reddito annuo derivante dalla loro attività superi i 5 mila euro.

Ho svolto questa breve premessa, perché con l'articolo aggiuntivo in esame proponiamo un adeguamento delle prestazioni sociali proprio per questa gestione separata e per i soggetti che ho elencato.

Nell'articolo aggiuntivo si prevede che, a partire dal 1o gennaio 2005, in caso di maternità ed aborto, alle lavoratrici iscritte alle gestione separata INPS siano estesi i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti. Inoltre, si prevede che in costanza di rapporto si possa mantenere il rapporto di lavoro estendendo a queste lavoratrici le tutele previste dalla legge n. 1204 del 1971. Inoltre, si prevede che le prestazioni economiche di sostegno al reddito previste per l'indennità di malattia in caso di degenza ospedaliera siano estese anche ai casi di malattia e per i periodi di malattia con degenza domiciliare superiore ai tre giorni.

Infine, si stabilisce che l'onere del premio assicurativo previsto dal decreto-legge n. 38 del 2000, che disciplina l'obbligo assicurativo contro gli infortuni e le malattie professionali anche ai lavoratori iscritti alla gestione separata INPS, è posto a totale carico del committente ed esteso a tutti i lavoratori iscritti alla predetta gestione.

Ho riassunto brevemente i punti fondamentali del nostro articolo aggiuntivo. Ritengo che siano misure indispensabili per dare coerenza ad un impegno assunto da questo Governo e per offrire tutele, che credo si possano definire doverose, a quei lavoratori ed a quelle lavoratrici ai quali sono state fatte molte promesse e molti discorsi, ma nei cui riguardi i fatti concreti finora sono stati pochi.

Il Governo ha enfatizzato la riforma del mercato del lavoro, la sua capacità di rispondere alle nuove dinamiche del mercato e, perfino, alle esigenze delle nuove generazioni, che noi non disconosciamo, che affrontano il mercato del lavoro. Si è parlato in moltissime occasioni, in molti convegni, in quest'aula, nelle Commissioni, della necessità della flessibilità, dell'adattabilità, della necessità della modernizzazione; sono parole ripetute da questa maggioranza con una certa ossessione. Ma il problema è il seguente e lo vorrei rappresentare con un esempio: se si costruisce una casa, le fondamenta devono essere sufficientemente profonde e non ci si può preoccupare solo dell'involucro. Anzi, mi sembra ci si stia preoccupando solo di questo.

Ci si deve chiedere se chi abiterà quel luogo si troverà a proprio agio, se lo troverà confortevole, quanto meno adattabile alle proprie esigenze. I bisogni e i diritti delle persone, invece, in questo caso, mi sembra che siano posposti; i bisogni, in particolare, di questi lavoratori, anzi, forse, non sono più prioritari perché ciò che conta è ciò che è stato costruito, per l'appunto l'edificio.

I nostri emendamenti intendono riportare al centro i diritti, le tutele delle persone in carne ed ossa; quelle persone - proprio quelle - meno tutelate e più esposte alle difficoltà del mercato affinché, riprendendo l'esempio, nella nuova casa anche questi nuovi lavoratori possano trovarsi a loro agio. E se proprio non possano trovarsi in pieno benessere, che almeno ci sia il rispetto dei livelli che rendono l'attività lavorativa la principale attività umana, nei confronti della quale non ci possono essere distinzioni tra diverse categorie di lavoratori, e che soprattutto le distinzioni più forti e cioè quelle di minore tutela siano fatte proprie nei confronti di quei lavoratori che sono più esposti alle intemperie del mercato del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cordoni 20.023, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418

Votanti 417

Astenuti 1

Maggioranza 209

Hanno votato 176

Hanno votato no 241).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Buffo 20.024, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421

Votanti 420

Astenuti 1

Maggioranza 211

Hanno votato 178

Hanno votato no 242).

Prendo atto che l'onorevole Zorzato non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Turco 20.025 e Maura Cossutta 20.026, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 423

Maggioranza 212

Hanno votato 180

Hanno votato no 243).

Prendo atto che l'onorevole Zorzato non è riuscito a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sgobio 20.027, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 429

Maggioranza 215

Hanno votato 180

Hanno votato no 249).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo Dario Galli 20.028 è stato ritirato.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pennacchi 20.029, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 423

Maggioranza 212

Hanno votato 179

Hanno votato no 244).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Guerzoni 20.030.

 

ROBERTO GUERZONI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione del relatore perché sull'articolo aggiuntivo in esame ha espresso parere contrario, mentre ha formulato un invito al ritiro sulle due proposte emendative successive.

La questione contemplata in queste proposte emendative concerne l'assegno di sostegno ai grandi invalidi di guerra che non hanno più la possibilità di disporre dell'accompagnatore militare. Se il problema è la copertura finanziaria, allora sarebbe opportuno accantonare tutte e tre le proposte emendative menzionate e fare in modo che l'indicazione in esse contenuta, che non concerne grandi cifre e che, come tale, è sopportabile, possa essere approvata. Ricordo che questa proposta è stata sostenuta unitariamente da tutta la Commissione lavoro.

Chiedo pertanto l'accantonamento di questi articoli aggiuntivi affinché, attraverso un'adeguata copertura finanziaria, sia previsto almeno questo stanziamento che da anni i grandi invalidi di guerra cercano di vedersi riconosciuto.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi associo alla richiesta di accantonamento di questo piccolo gruppo di proposte emendative le quali, a mio avviso, devono essere esaminate non solo per l'esigua entità dell'impegno che comportano, ma soprattutto per l'eccezionale rilievo sociale che riveste l'esigenza manifestata dai rappresentanti dei grandi invalidi. Si tratta di un tema lungamente dibattuto e che tutti dobbiamo cercare di portare a compimento in maniera positiva. Tutto il Parlamento, che è stato concorde nel decretare la fine del servizio militare di leva obbligatorio, deve ora farsi carico dei provvedimenti che ne derivano.

L'eventualità che questi grandi invalidi, nostri concittadini, perdano l'accompagnatore, ci mette di fronte ad una necessità, che non può non essere avvertita da ciascuno dei membri delle Camere. Chiedo pertanto che si possa individuare una soluzione positiva per questa categoria di soggetti. Ne consegue, funzionalmente, la richiesta di accantonamento di queste proposte emendative, a firma dei colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione.

 

PRESIDENTE. Chiedo al relatore di pronunciarsi sulla proposta di accantonamento.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. In primo luogo, vorrei scusarmi per non aver invitato, prima, al ritiro anche dell'articolo aggiuntivo Pennacchi 20.029.

Concordo inoltre con la proposta di accantonamento di questi articoli aggiuntivi, anche se a questo punto ritengo che la ripresa dei nostri lavori pomeridiani probabilmente subirà uno slittamento, perché non possiamo continuare ad accantonare proposte emendative. Occorrerà pertanto individuare delle risposte, insieme al Governo.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, si intendono pertanto accantonati l'articolo aggiuntivo Guerzoni 20.030, nonché gli identici articoli aggiuntivi Benedetti Valentini 20.045 e Campa 20.46.

Passiamo all'articolo aggiuntivo Guerzoni 20.0700.

 

ROBERTO GUERZONI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, chiedo conseguentemente di accantonare anche l'articolo aggiuntivo 20.0700, perché in un certo senso esso riguarda il modo per reperire una copertura rispetto alle medesime questioni affrontate dagli articoli aggiuntivi precedentemente accantonati.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Guerzoni. Deve pertanto intendersi accantonato anche l'articolo aggiuntivo Guerzoni 20.0700.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marras 20.047, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 427

Votanti 425

Astenuti 2

Maggioranza 213

Hanno votato 179

Hanno votato no 246).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.031.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

 

EMILIO DELBONO. L'articolo aggiuntivo in esame si occupa di un tema molto sentito da moltissimi colleghi di questa Assemblea, a prescindere dal colore politico di appartenenza; mi riferisco alla non efficace applicazione della normativa verso coloro che sono stati esposti all'amianto e che abbiano incubato delle malattie di natura professionale. Nei confronti di costoro, infatti, da una parte il non aggiornamento del testo dell'INAIL, dall'altra la non rapida evoluzione ed applicazione della legge, impediscono una tutela piena.

Non c'è dubbio che si tratta di un tema molto sentito in tutte le parti del paese. Credo che il Governo - forse non nel modo in cui lo abbiamo posto noi nell'emendamento, ma indubbiamente il problema esiste - debba porsi la questione di come trovare le risorse, per affrontare questa che sta diventando oggettivamente quasi un'emergenza. Infatti il numero sempre più consistente di persone che si trovano a dover gestire contenziosi infiniti con l'INAIL sta diventando un problema serissimo. Chiediamo quindi che il Governo tenga in qualche modo conto, almeno in occasione della presentazione al Senato dell'emendamento alla finanziaria, anche della necessità di individuare le risorse che servono per coprire questa grande questione che riguarda i lavoratori esposti all'amianto.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, desideriamo insistere su questo articolo aggiuntivo, per il carattere particolarmente doloroso della questione, che qui viene sollecitata: dunque, per la risoluzione dei problemi che purtroppo portano a continui decessi dei lavoratori che sono stati esposti all'amianto nel corso di determinate lavorazioni.

Come sappiamo, la questione purtroppo è tutt'altro che risolta, anche in sede di responsabilità penale per coloro che non hanno ottemperato alle misure di sicurezza o che, del tutto privi di una consapevolezza e non essendo pensosi dello stato dei loro dipendenti, li hanno messi nella condizione di dover respirare quanto basta per incubare malattie, che spesso si risolvono in tumori, purtroppo mortali, e che lasciano senza scampo.

Quello che si può fare è quindi necessario farlo su molti terreni, prima di tutto su quello della prevenzione. Tuttavia, per coloro nei confronti dei quali la prevenzione non ha più senso, perché è del tutto tardiva, chiediamo che almeno vi sia un intervento di tipo riparativo, di assistenza e di tutela delle condizioni reddituali e di vita per loro e per le loro famiglie. Quindi, noi sosteniamo con forza questo articolo aggiuntivo. Colgo anche l'occasione, indiretta, per dirvi che, tra un'ora, si apre a Monfalcone la conferenza nazionale non governativa sull'amianto, che si confronterà sul tema, a cinque anni di distanza dalla conferenza analoga che si tenne all'Università Tor Vergata di Roma. Avrei dovuto intervenire anche io a quel dibattito, ma non lo posso fare perché devo seguire i lavori del disegno di legge finanziaria.

Mi permetta, signor Presidente, di augurare ai colleghi che vi parteciperanno (diversi sono i parlamentari, i senatori impegnati), un buon esito dei lavori; il che significa più salute per i nostri lavoratori.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, si tratta di affrontare l'argomento in termini di risarcimento perché, come ricordato prima dal collega Gianni, ci troviamo di fronte ad un intervento di carattere riparatorio nei confronti di coloro che sono stati esposti all'amianto, che sono già stati oggetto di uno specifico riconoscimento dell'INAIL e nei confronti dei quali è stata liquidata una prestazione di carattere economico.

Lo scorso anno, lo ricorderete, affrontammo, nel corso della sessione di bilancio, la questione legata ai criteri per il riconoscimento dell'esposizione all'amianto ai fini dei benefici previdenziali. In questo caso, è una situazione diversa: si tratta di intervenire nei confronti di coloro che sono stati oggetto di uno specifico riconoscimento. Quindi, in questa fase, non si mette in discussione una questione che è stata oggetto anche di controversia e in ordine alla quale siamo convinti che vi sarà la necessità di modificare le decisioni assunte dal Governo in quella sede.

A parte questa considerazione, si intende istituire un Fondo nazionale per le vittime dell'amianto, previsto con criteri di trasparenza e rigore e quant'altro, ed il cui finanziamento è a carico, in parte, delle imprese e, in parte, del bilancio dello Stato, perché vi sia una prestazione di carattere economico che intervenga nella fase più difficile per coloro che sono stati vittime dell'amianto e ne hanno subito un danno sul piano psicofisico. Mi riferisco alle necessarie prestazioni, anche di carattere assistenziale, in grado di aumentare la possibilità di accedere anche a cure costose e che non tutte sono sopportabili dal già scarso reddito delle famiglie, degli operai e dei lavoratori colti da questa malattia.

Questo è il motivo per cui credo sia necessario insistere nel chiedere al Governo di esprimere un parere favorevole su tale proposta emendativa ed ai colleghi di approvare questo articolo aggiuntivo, anche se esso affronta la questione in termini riparatori. Comunque, è sempre un atto di giustizia nei confronti di coloro che sono stati vittime del fatto, che si sono esposti per tanti anni all'amianto, mentre svolgevano il proprio lavoro all'interno di tanti luoghi che, purtroppo, sono stati contaminati da questo materiale che tanti danni ha causato e sta causando a coloro che ne sono stati a contatto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delbono 20.031, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 411

Votanti 410

Astenuti 1

Maggioranza 206

Hanno votato 173

Hanno votato no 237).

Prendo atto che gli onorevoli Stradella ed Emerenzio Barbieri non sono riusciti a votare.

Avverto che l'articolo aggiuntivo Giudice 20.032 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cordoni 20.034.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.

 

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, con tale articolo aggiuntivo viene posto all'attenzione della Camera un problema annoso che si trascina ormai dal 1995 e che ha trovato una parziale soluzione nella scorsa legislatura con la legge finanziaria per il 2001. Pensiamo che ora si dovrebbe trovare un modo per rendere compiuto quanto avviato nel corso dell'intervento realizzato alla fine del 2000.

Il problema riguarda il superamento dell'incompatibilità tra la rendita INAIL che - voglio sottolinearlo - ha natura risarcitoria e la pensione che, invece, ha natura previdenziale. Dicevo che, nel 2000, il Governo di centrosinistra ha fornito soluzione alla parte sicuramente più urgente e forse più odiosa del problema, vale a dire quella relativa alle vedove o ai vedovi da infortunio mortale sul lavoro. Per queste persone è stato superato il divieto di cumulare la rendita INAIL con la pensione previdenziale. Ora si tratta di superare compiutamente l'iniquità ancora esistente per gli altri lavoratori derivante da due fattispecie relative a situazioni analoghe che tuttavia danno vita a due trattamenti opposti.

Siamo in presenza di una situazione nella quale chi subisce un infortunio sul lavoro che dà luogo ad un'invalidità permanente continua a lavorare e, se l'invalidità permanente è parziale, continuando a lavorare maturerà anche il diritto alla pensione contributiva o retributiva, senza che vi sia incompatibilità tra la sua rendita e la pensione quando ne maturerà il diritto. Chi invece, a seguito di un infortunio sul lavoro, resta inabile totale perdendo ogni capacità lavorativa, non potrà cumulare quanto ha già maturato con l'INPS con riferimento alla pensione di invalidità e ciò che matura quale diritto di rendita da parte dell'INAIL, dovendo scegliere tra le due prestazioni.

Siamo dunque di fronte ad una misura iniqua e vessatoria che occorre superare anche perché, tra le due fattispecie di invalidità, si colpisce soprattutto chi è più sfortunato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere il presente articolo aggiuntivo e vorrei svolgere alcune considerazioni che, peraltro, sono state già brillantemente esposte dal collega Gasperoni.

La prima questione concerne un fatto sul quale ritengo che, una volta per tutte, ci si dovrebbe mettere d'accordo, vale dire che la rendita INAIL ha carattere risarcitorio. Dunque, se è vero che la rendita INAIL è volta a risarcire un danno subito dal lavoratore, ritengo che stabilire una serie di incompatibilità in materia previdenziale costituisca una contraddizione in termini, in quanto sostanzialmente significa negare il carattere risarcitorio della rendita INAIL.

La seconda è una questione di giustizia sostanziale. Non è possibile che - come affermava in precedenza il collega Gasperoni - un lavoratore che subisce un infortunio sul lavoro che produce conseguenze così gravi si trovi poi in una situazione di incompatibilità. Peraltro, ricordo che stiamo parlando di lavoratori che hanno subito un danno al proprio corpo a seguito dell'espletamento della prestazione lavorativa.

Probabilmente, ciò ci dovrebbe indurre ad approvare la presente proposta emendativa, tenendo anche conto del fatto che abbiamo previsto come copertura l'aumento del 4,5 per cento della tassa sui superalcolici.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

 

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, anch'io mi associo alle considerazioni degli onorevoli Gasperoni e Duilio su tale questione. Ogni anno si svolge la giornata nazionale degli invalidi del lavoro e noi parlamentari vi partecipiamo, facendo proclami e schierandoci al loro fianco. Quando però ci ritroviamo all'interno dell'aula, ognuno di noi non ricorda di dover essere coerente con le affermazioni rese in quella giornata.

In altri termini, desideriamo che i lavoratori che hanno subìto un incidente durante la loro vita lavorativa abbiano il diritto di usufruire sia della rendita INAIL a livello risarcitorio, come di qualsiasi altra assicurazione, sia della pensione di invalidità, a carattere previdenziale. Riteniamo che si debba trovare una soluzione a livello parlamentare a tale problema, ormai esistente fin dalla riforma pensionistica del 1995, perché non vi si ritorni in ogni occasione. Si tratta del diritto dei cittadini che subiscono un incidente sul lavoro ad avere sia la pensione di invalidità, sia la rendita INAIL, come risarcimento.

Chiediamo al Governo di ottemperare a tale diritto; infatti, riteniamo che questa soluzione sia equa nei confronti di quei cittadini che nel corso della loro attività lavorativa hanno subìto dei danni.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cordoni 20.034, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405

Votanti 403

Astenuti 2

Maggioranza 202

Hanno votato 172

Hanno votato no 231).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Prendo, altresì, atto che all'onorevole Emerenzio Barbieri non ha funzionato il dispositivo di voto.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.035.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo in oggetto si cerca di correggere un meccanismo complicato, ingiusto ed obsoleto che danneggia le imprese e i lavoratori italiani che operano continuativamente all'estero. Mi riferisco alle grandi imprese, come ad esempio l'ENI o quelle che operano nel settore delle infrastrutture, che investono e lavorano all'estero, con capitale e lavoratori italiani.

Il meccanismo oggi esistente dal punto di vista fiscale crea complicazioni, in quanto obbliga le imprese e i lavoratori a pagare due volte per vedersi successivamente rimborsati, per quanto riferito al meccanismo della doppia imposizione, i contributi pagati in eccesso dal punto di vista fiscale. La necessità di correggere tale meccanismo è stata, in via di principio, accolta dal Governo, quando sono stati sottoposti alla sua attenzione ben tre ordini del giorno. Inoltre, tale problema è stato fatto oggetto di tre proposte di legge, in discussione da oltre un anno presso la Commissione lavoro. Su tali proposte esiste una posizione comune di maggioranza e opposizione. Inoltre, è stata individuata una via di uscita, in quanto siamo tutti convinti che occorre salvaguardare sia la competitività che i princìpi di equità.

Dopo una lunghissima discussione in sede di Commissione lavoro, durata oltre un anno, il provvedimento ha però subìto una battuta di arresto, in quanto sono stati sollevati problemi di copertura da parte del Ministero delle finanze. Si tratta di problemi di cassa che valgono soltanto per il primo anno.

Siamo però di fronte ad una cronica inadempienza da parte del Governo. Sono perfettamente consapevole che è comodo tenere sul conto della Tesoreria i soldi pagati in più. Infatti, lo stock dei crediti vantati dai contribuenti - sia persone fisiche che imprese - è arrivato all'astronomica cifra di 15 miliardi di euro. Vorrei sottolineare ai colleghi che si parla di ridurre le tasse, mentre esistono 15 miliardi, più volte confermati dal Governo, di maggiori tributi pagati, senza che essi siano restituiti.

Ebbene, chiediamo che venga attuata questa operazione, che è largamente condivisa nei convegni e nelle dichiarazioni pubbliche e che è sostenuta da tutte le parti sociali, per esigenze di equità e di competitività. La platea dei soggetti interessati è ristretta, e attraverso l'approvazione dell'articolo aggiuntivo in esame daremmo un segnale forte alle nostre imprese ed eviteremmo che di fronte a misure fiscali e previdenziali assolutamente ingiuste vi sia una perdita di lavoro per le imprese stesse e una fuga dei cervelli. Infatti, le imprese troverebbero più conveniente assumere persone che non siano lavoratori italiani.

Chiedo al Governo e al relatore di prestare attenzione a tali problemi. Non si può infatti non notare la singolare contraddizione e la schizofrenia del Governo, che da un lato non interviene su tale questione, nonostante le assicurazioni fornite in Commissione e l'accoglimento di ordini del giorno e, dall'altro, è sensibile su altri temi. Ricordo che un problema relativo al pagamento dell'IVA riguardante le grandi squadre di calcio - la Juventus, l'Inter, il Milan, la Roma, la Lazio, il Parma - è stato risolto in un batter d'occhio, con un'interpretazione molto ardita che consente a tali società di non pagare l'IVA, neppure sui gadget. Sempre a proposito di tale straordinaria sensibilità del Governo per le squadre di calcio, invito inoltre il sottosegretario e il relatore, che non sono in grado di far quadrare i conti, a riflettere sul fatto che i condoni relativi al mancato pagamento dell'IRPEF da parte di tali società, come è stato riferito alla Commissione finanze su interrogazioni presentate dalla Lega e dall'opposizione, ammontano a una somma pari a 530 milioni di euro, vale a dire oltre mille miliardi delle vecchie lire: si tratta di una cifra superiore a quella che si intende dare alle famiglie!

È possibile che questo Governo e questa maggioranza siano sensibili alle gambe, favorendo l'ingresso in Italia di giocatori stranieri, e siano disattenti rispetto al fatto che i nostri cervelli, ovvero i nostri ricercatori, siano costretti ad andare all'estero o ad essere sostituiti perché manca una politica fiscale coerente e giusta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)?

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.035, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390

Votanti 389

Astenuti 1

Maggioranza 195

Hanno votato 162

Hanno votato no 227).

Prendo atto che l'onorevole Camo non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Peretti 20.048, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 396

Votanti 395

Astenuti 1

Maggioranza 198

Hanno votato 160

Hanno votato no 235).

Prendo atto che l'onorevole Cammarata non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tolotti 20.036, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407

Votanti 405

Astenuti 2

Maggioranza 203

Hanno votato 167

Hanno votato no 238).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Sergio Rossi 20.049, Giudice 20.050 e Peretti 20.051, accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 406

Votanti 404

Astenuti 2

Maggioranza 203

Hanno votato 403

Hanno votato no 1).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lucà 20.060, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416

Votanti 415

Astenuti 1

Maggioranza 208

Hanno votato 171

Hanno votato no 244).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Duilio 20.065, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 413

Maggioranza 207

Hanno votato 166

Hanno votato no 247).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Volontè 20.037.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, invito i presentatori a ritirare l'articolo aggiuntivo in esame e ne chiedo in subordine l'accantonamento.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo aggiuntivo Volontè 20.037 deve intendersi accantonato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Delbono 20.038.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

 

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, il sottosegretario Vegas ha detto una cosa falsa commentando gli emendamenti (Commenti). Beh, sì, dopo le false promesse ...

 

PRESIDENTE. Calma, colleghi.

 

EMILIO DELBONO. Infatti ... Adesso, spiego.

 

PRESIDENTE. Onorevole Delbono, non si intimorisca, proceda pure.

 

EMILIO DELBONO. No, signor Presidente, non mi spavento.

Infatti, l'onorevole Vegas ha detto che tutte le proposte emendative erano state presentate a prescindere dalla riforma previdenziale e che bisognava discuterne in quella riforma. Ebbene, siamo proprio arrivati al punto della questione.

Nella legge delega in materia previdenziale c'è scritto in modo molto esplicito - articolo 1, comma 41 - che le singole leggi finanziarie devono stabilire le risorse al fine di attuare alcuni punti della delega, due in particolare, lo dico ai colleghi. Il primo è quello di un cambio di regime fiscale per la previdenza complementare ed integrativa. Senza un cambio di regime fiscale che permetta una maggiore convenienza a chi versa nei fondi di previdenza complementare, questa non decollerà mai. Il secondo punto riguarda la compensazione alle imprese a cui viene smobilizzato il trattamento di fine rapporto. Anche in questo secondo caso, la legge delega in materia previdenziale afferma che i DPEF e le leggi finanziarie stabiliranno le risorse da utilizzare nel cambio di regime fiscale per la previdenza complementare e nella compensazione per le imprese. Non sto dicendo una cosa fuori posto, tant'è che il sottosegretario Brambilla nei corridoi dichiara che spera che la legge finanziaria individui le risorse per attuare la delega previdenziale, altrimenti non saremmo nella condizione di costruire un sistema di attuazione della delega con decreti legislativi efficaci.

Infatti, altrimenti - lo dico ai colleghi della Lega - succederebbe che le «bastonate» nella delega previdenziale sarebbero una cosa sicuramente certa, mentre per quanto riguarda le convenienze viene rinviato di anno in anno l'utilizzo degli strumenti e delle risorse che servono a consentire a quella riforma, in parte condivisa anche da noi, di avere le gambe per camminare. Pertanto, voi dovete dirci quali sono le risorse che in questa legge finanziaria stanziate per attuare la delega previdenziale, visto che in essa non c'è un euro né per le imprese e per la compensazione, né per i lavoratori che versano nei fondi di previdenza complementare dal punto di vista fiscale. Ci volete dire dove sono queste risorse?

L'articolo aggiuntivo in esame, quindi, è molto pertinente con la legge finanziaria e spero che il Governo, attraverso il sottosegretario Viespoli o il sottosegretario Vegas, dica dove sono le risorse che la delega previdenziale afferma che verranno appostate nella legge finanziaria ma che in questa legge finanziaria non ci sono (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'articolo aggiuntivo Delbono 20.038, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 391

Votanti 390

Astenuti 1

Maggioranza 196

Hanno votato 157

Hanno votato no 233).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.039, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 394

Votanti 392

Astenuti 2

Maggioranza 197

Hanno votato 152

Hanno votato no 240).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Stucchi 20.040.

 

GIACOMO STUCCHI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, su questo articolo aggiuntivo è stato formulato un invito al ritiro. Chiedo se vi sia la possibilità di accantonarlo.

 

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se intende accogliere la richiesta di accantonamento del collega Stucchi.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Per carità, signor Presidente, uno più o uno meno non penso che rovini un percorso che ogni momento è più ...

 

PRESIDENTE. Colleghi, anche in base al buon senso, pur ritenendo accantonato l'articolo aggiuntivo Stucchi 20.040 (altrimenti sembrerebbe che io parlassi contro, visto che il gruppo della Lega Nord Federazione Padana ne chiede l'accantonamento: sarei in imbarazzo con il presidente del gruppo, onorevole Cè), credo che si debba procedere nell'esame senza ulteriori accantonamenti. Purtroppo, bisogna scontare anche l'impopolarità di dire di no.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'articolo aggiuntivo Russo Spena 20.041, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 394

Votanti 393

Astenuti 1

Maggioranza 197

Hanno votato 159

Hanno votato no 234).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'articolo aggiuntivo Benvenuto 20.042, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399

Votanti 397

Astenuti 2

Maggioranza 199

Hanno votato 161

Hanno votato no 236).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'articolo aggiuntivo Giudice 20.043, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 402

Votanti 399

Astenuti 3

Maggioranza 200

Hanno votato 160

Hanno votato no 239).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'articolo aggiuntivo Campa 20.053, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 398

Votanti 396

Astenuti 2

Maggioranza 199

Hanno votato 162

Hanno votato no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Marras 20.062 e Losurdo 20.063, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 402

Votanti 401

Astenuti 1

Maggioranza 201

Hanno votato 162

Hanno votato no 239).

Ricordo che il relatore aveva chiesto l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Verro 20.070.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, modificando il precedente parere, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Verro 20.070.

 

PRESIDENTE. Sta bene, anche se sarebbe opportuna una maggiore serietà; devo ricordarle, infatti, che in precedenza lei stesso aveva chiesto l'accantonamento di tale articolo aggiuntivo.

Prendo atto che il rappresentante del Governo concorda con il relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Verro 20.070, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 401

Votanti 397

Astenuti 4

Maggioranza 199

Hanno votato 159

Hanno votato no 238).

Chiedo al relatore come intenda procedere nell'esame del provvedimento.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, potremmo proseguire con l'esame dell'articolo 21.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

(Esame dell'articolo 21 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 4).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Volontè 21.05 nonché sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06 (segnalo che erroneamente risulta firmatario l'onorevole Giancarlo Giorgetti), purché riformulato con le cifre indicate nella precedente proposta emendativa. Il parere è contrario su tutti gli altri articoli aggiuntivi, tranne che sulle proposte emendative Moroni 21.010 e Volontè 21.011, per le quali formulo un invito al ritiro.

 

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario Vegas concorda con il relatore.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente...

 

ROSY BINDI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti!

 

PRESIDENTE. Non potrebbe, non ha chiesto di parlare sul complesso...

Sembra che vi sia stato uno scambio di fascicoli...

 

MAURA COSSUTTA. Accade ad andare troppo in fretta!

 

PRESIDENTE. Non si tratta di fretta ma di mancanza di un'opportuna segnalazione. Sta bene, prendo atto che gli onorevoli Burtone e Bindi avrebbero voluto parlare sul complesso degli emendamenti. Pertanto, eccezionalmente, consentirò di intervenire agli onorevoli Burtone e Bindi.

Ha facoltà di parlare, onorevole Burtone.

 

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente tra gli articoli aggiuntivi da noi presentati ve ne è uno che ipotizza il mantenimento e l'ampliamento del reddito minimo di inserimento.

Per introdurre tale argomento, non posso che ricordare che, il 25 marzo di quest'anno, la sottosegretaria Sestini, rispondendo ad una interrogazione dell'onorevole Bindi, dichiarava: «I processi attuativi della sperimentazione del reddito minimo di inserimento si concluderanno non oltre il 31 dicembre 2004»; ed inoltre aggiungeva: «Non sono previste proroghe della sperimentazione dell'istituto». Pur consapevoli della linea del Governo, non abbiamo presentato, dunque, proposte di proroga per provocazione o mera testimonianza; vogliamo che il Governo rivisiti non solo il parere negativo su tali proposte emendative, ma anche la sua valutazione complessiva della sperimentazione realizzata.

Per raggiungere questo obiettivo, intendiamo chiarire innanzitutto alcuni aspetti. Si sostiene che la sperimentazione sia stata realizzata non soltanto al sud e che abbia riguardato anche numerosi comuni del centro-nord. Dico ciò perché spesso la vicenda del meridione viene strumentalizzata da alcune forze politiche. Bisogna però anche precisare che vi è stata una capacità di controllo degli enti sulla serietà dell'attività lavorativa. Molte amministrazioni hanno affidato l'accertamento dei requisiti alla Guardia di finanza, ai vigili urbani, all'INPS.

Vorrei fare, soprattutto, una precisazione sull'efficacia dello strumento: sono stati raggiunti infatti gli obiettivi che ci si era prefissi. In tal senso, avremmo voluto che il Governo rendesse pubblico ed ufficiale il rapporto di valutazione previsto per la fase di sperimentazione del reddito minimo di inserimento. Il Governo non è stato disponibile e se ne comprende il motivo: le valutazioni fatte trasversalmente da parte delle amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra sono state largamente positive sui programmi realizzati; programmi che hanno guardato al reinserimento personalizzato, che hanno affrontato la questione dello squilibrio tra l'erogazione del trasferimento monetario e l'offerta dei servizi alle persone.

Si tratta di progetti che hanno avuto l'obiettivo del recupero scolastico, della formazione professionale, del sostegno familiare. In fondo, con questo esperimento si è tentato di bloccare il circuito perverso della povertà e della emarginazione; complessivamente, vi è una valutazione positiva che dovrebbe portare ragionevolmente alla proroga dello strumento sociale.

Concludo, signor Presidente, ricordando che i dati ISTAT di quest'anno confermano che la fascia di famiglie in difficoltà e in condizioni di povertà si è allargata; a queste famiglie si sono aggiunti tanti cittadini che giornalmente perdono il posto di lavoro a seguito della crisi grave vissuta dai settori produttivi, soprattutto nel territorio meridionale. Per questi cittadini, non coperti dagli ammortizzatori sociali e che si trovano in condizioni economiche disagiate, i Governi di centrosinistra avevano previsto il reddito minimo di inserimento, la prima misura introdotta in Italia per contrastare la povertà.

La maggioranza di centrodestra, il Governo, dimenticando i manifesti di Berlusconi che annunciavano che non bisognava abbandonare chi restava indietro, non vogliono fare nulla; infatti, il reddito di ultima istanza, previsto dal Governo di centrodestra nella legge finanziaria per il 2004, potrebbe far pensare ad una diversa denominazione dello strumento di recupero sociale. In verità, non è stato fatto nulla dalle regioni e dal ministero e l'utilizzazione di questo strumento ha avuto soltanto l'obiettivo di far mettere da parte il reddito minimo di inserimento.

Rivolgo, quindi, un invito a votare i nostri emendamenti soprattutto ai parlamentari meridionali, in particolare a quelli siciliani, perché ricordino che proprio in questi giorni, ad Enna, vi sono stati degli scontri cittadini manifestanti che avevano usufruito del reddito minimo di inserimento e la polizia, perché questi cittadini in difficoltà chiedevano di poter avere un aiuto.

Coerentemente con ciò che è stato dichiarato in quel territorio, chiediamo che la disponibilità manifestata dai parlamentari di destra si traduca in un voto positivo sui nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

 

ROSY BINDI. Signor Presidente, è inutile che la ringrazi per il fatto che non sarà fiscale sui tempi di intervento, in quanto lo considero un piccolo risarcimento danni per non essere potuta intervenire sul complesso degli emendamenti in un momento nel quale magari, pur manifestando la sua contrarietà, l'Assemblea avrebbe potuto essere un po' più attenta.

Intervengo sul complesso degli emendamenti all'articolo 21 da noi presentati e voglio subito mettere in evidenza che tale articolo può essere indicato come emblematico della mancanza di lungimiranza di questo Governo e di questa maggioranza nei confronti delle scelte fondamentali che devono essere operate in un paese che sta vivendo un momento molto difficile, ben fotografato dal rapporto dell'ISTAT e sintetizzato nell'espressione: in Italia si vive più a lungo, ma peggio perché si è più poveri, perché si è meno assistiti, perché sono diminuite in questi anni le tutele e le sicurezze.

Siamo alla terza legge finanziaria di questo Governo senza che siano state compiute scelte in grado di prendersi carico del paese e della sua situazione attuale: vuol dire che vi si è definitivamente rinunziato! Ciò emerge con chiarezza da tutte le disposizioni del disegno di legge finanziaria ma, in maniera particolare, da quelle riguardanti la previdenza, le politiche sociali e, come vedremo più avanti, le politiche sanitarie.

Dov'è l'elemento di contraddizione più forte? Il nostro welfare ha bisogno di una profonda riforma, ha bisogno di rispondere ad una società caratterizzata da tre elementi che, dopo essere stati a lungo ignorati anche dalle politiche di welfare precedenti, erano stati presi in considerazione dalla riforma dell'assistenza e dall'istituzione del fondo sociale di cui alla legge n. 328 del 2000.

Il nostro è un paese nel quale ci si dimentica dei poveri, degli anziani e dei bambini: infatti, è un paese più povero, che invecchia male e che, soprattutto, vive una crisi demografica davvero grave, davvero preoccupante. È evidente che il declino demografico è quello più preoccupante: un paese vecchio è un paese che non cresce neanche economicamente, è un paese nel quale si rinuncia al futuro.

Orbene, in questo disegno di legge finanziaria non c'è un intervento a favore della famiglia ed a sostegno della maternità e della paternità responsabili! È scomparsa perfino la «regalia» del bonus per il primo figlio! Sono diminuiti gli assegni familiari e sono scomparsi l'assegno di maternità ed al nucleo familiare! Eppure, questo paese avrebbe bisogno di politiche strutturali a sostegno della natalità che affrontassero davvero i nodi fondamentali che impediscono ad una coppia giovane di sposarsi e di mettere al mondo un figlio. Ciò richiederebbe nuove politiche del lavoro, che consentissero soprattutto alle donne di conciliare il tempo da dedicare al lavoro con quello da dedicare alla famiglia, ma anche un investimento «vero» per ogni bambino che nasce (noi forze del centrosinistra e dell'Ulivo abbiamo lanciato la proposta dell'istituzione di un apposito fondo), nonché una rete di servizi effettivi intorno alla famiglia.

Tutto questo non c'è, mentre il ministro della salute, quello del welfare ed i rispettivi sottosegretari, che brillano per la loro assenza, sbandierano il «grande» risultato di una piccolissima diminuzione del prezzo del latte artificiale! Buona cosa, per carità! Basterebbe ricordare che, tuttora, il latte per bambini costa il doppio di quanto costi in Francia. La verità è che questa politica, da sola, non significa nulla, anzitutto perché si pone in contrasto con le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui l'allattamento al seno va incentivato: l'allattamento al seno non solo garantisce la salute del bambino, ma favorisce anche l'inserimento della maternità in un determinato contesto nel quale la donna è rispettata come madre, soprattutto nella prima fase di crescita del bambino. Ciò non avviene nel nostro paese, in cui le donne sono costrette a lacerarsi tra le scelta del lavoro e quella di un figlio.

Ignorare questi problemi, non dare un segnale, tornare indietro persino sulle «regalie» vuol dire non aver capito dove va questo paese, vuol dire non avere capito che senza welfare non vi sarà neanche sviluppo.

L'altro problema è quello degli anziani e della non autosufficienza. Questo è un paese che invecchia, ed è un paese che invecchia male, anche perché la mentalità della prevenzione, nonostante l'istituzione del Servizio sanitario risalga al 1978, tarda a radicarsi non solo negli operatori sanitari e nell'organizzazione sanitaria, ma soprattutto in noi cittadini. Siamo arretratissimi rispetto agli altri paesi!

Il fatto è che oggi, per ogni bambino, ci sono cinque nonni ed una famiglia su cinque, in casa propria, ha il problema della non autosufficienza. In questa manovra finanziaria diminuisce il fondo sociale, che passa da 1 miliardo e 800 mila euro a 1 miliardo e 390 mila euro, scompare anche quella piccola luce che avevamo acceso sul fondo della non autosufficienza, istituito durante i Governi dell'Ulivo. Oggi, si sostiene che il fondo sociale è indifferenziato. Sì, peccato che il fondo sociale indifferenziato non possa contare, per la sua distribuzione e per la sua finalizzazione, pur insufficiente, su uno strumento fondamentale, ossia quello dei livelli essenziali di assistenza dei servizi sociali, già previsti dalla legge finanziaria dello scorso anno e sui quali è caduta una cappa di silenzio assoluto. Infatti, le regioni e gli enti locali non daranno mai il loro consenso alle proposte fatte dal Governo in assenza di una copertura vera di quei livelli essenziali. Hanno bene imparato le regioni cosa vuol dire fare un patto sui livelli essenziali di assistenza sanitaria e non vederli coperti. Non sono disponibili ad un'ulteriore beffa, né le regioni né i comuni, i quali, peraltro, per la terza legge finanziaria, sono taglieggiati nei loro trasferimenti. Tutti sappiamo che gran parte di quei trasferimenti serviva a coprire la mancanza dei finanziamenti del fondo sociale per le politiche sociali!

Questo è un punto serio di questa legge finanziaria, molto serio. Bene, siamo passati dalle battute sulle assicurazioni alle battute sui supermercati e al conflitto tra ministri (uno voleva portare l'anziano nei supermercati, un altro voleva portarli nelle caserme dei vigili del fuoco, mettendo a rischio, anche durante l'estate, il funzionamento delle stesse). Al di là di queste battute, alle quali evito di aggiungere altri aggettivi, rilevo che siamo di fronte ad un'altra legge finanziaria nella quale non è previsto alcunché per la non autosufficienza. Diminuisce il fondo sociale, diminuiscono i trasferimenti, mentre aumentano i problemi delle famiglie. Il nostro emendamento viene proposto per l'ennesima volta (tra l'altro, contiene un testo di legge approvato dall'intera Commissione affari sociali); su ciò il Governo non dice alcunché, perché ha in testa una cosa sola, vale a dire diminuire le tasse, salvo non riuscire a farlo, dimostrare per l'ennesima volta la sua totale impotenza, anche da questo punto di vista.

Abbiate il coraggio di rispondere alle richieste dei sindacati e delle organizzazioni produttive, che chiedono una tassa di scopo per l'assistenza dei non autosufficienti! Sì, un patto tra un bisogno sociale vero e la capacità delle politiche pubbliche di questo paese di fornire una risposta. Silenzio assoluto, silenzio assordante, incapacità di capire i problemi delle famiglie.

Sul reddito minimo di inserimento ha già parlato il collega Burtone, ma voglio riprendere questo tema, anche perché è stato presentato un emendamento anche su questo aspetto. La lotta alla povertà è un elemento dei moderni sistemi di welfare e nel nostro paese è ancora più importante, perché, accanto al 20 per cento dei poveri che c'erano prima, oggi c'è l'impoverimento dei ceti medi. Andate a vedere quali sono i servizi che offre la Caritas, non ai barboni, non ai senza casa, non agli immigrati, ma alle famiglie monoreddito dei pubblici dipendenti di Roma! Andate a vedere i servizi mensa, i servizi abito, i buoni salute! Come si fa a presentare una legge finanziaria senza neanche un cenno al problema della lotta alla povertà, abbandonando anche quelle poche politiche che avevamo iniziato, delle quali non siamo mai stati fino in fondo soddisfatti, ma che certo non potevano trasformarsi da reddito di ultima istanza in nulla.

Mi avvio alla conclusione, ricordando il tema degli asili nido. Naturalmente, brilla per assenza anche la ministra Prestigiacomo, che si è vantata di aver dato vita ad una legge che puntualmente, come avevamo dichiarato, la Corte Costituzionale ha indirettamente bocciato, dichiarando incostituzionale l'articolo della legge finanziaria dello scorso anno che finanziava, con una misura centralistica di un Governo della devoluzione, con poche lire, solo gli asili aziendali.

Perché nella vostra testa gli asili non servono ai bambini, servono, in caso, alle madri! Mentre gli asili nido sono per i bambini! E gli asili nido per i bambini non possono essere solo nelle aziende, devono essere ovunque! L'unico emendamento che ci avete dichiarato ammissibile è quello degli sgravi fiscali per il costo della retta; approvate almeno quello! Sanate con una misura sostanziale, che prevede una briciola di finanziamento, la bocciatura della Corte costituzionale, che è la bocciatura delle vostre politiche sociali, anche in tema di infanzia. Si possono organizzare tutti i convegni della Commissione infanzia, si può andare a farsi belli in tutto il mondo, chiamare qui tutte le donne del mondo, ma che almeno si dia un minimo di risposta a questi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Perché questo è davvero grave.

Ringrazio il sottosegretario Vegas, che, nella solitudine del Governo, per l'ennesima volta, ha sentito alcune argomentazioni, che mi auguro servano minimamente a far capire che, se proprio non si riesce a fare niente, almeno occorre evitare di fare della propaganda. Ne va della dignità di chi la fa e di chi la riceve (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per quanto riguarda l'articolo 21, ricordo che la I Commissione (Affari costituzionali), nel parere reso all'Assemblea lo scorso 8 novembre, ha formulato una condizione soppressiva dell'articolo.

Preciso, inoltre, che l'articolo aggiuntivo 21.06 deve intendersi presentato dall'onorevole Alberto Giorgetti e non dall'onorevole Giancarlo Giorgetti.

Sospendo la seduta fino alle ore 15,30.

 

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15,30.

 

Si riprende la discussione (ore 15,32).

 

(Ripresa esame dell'articolo 21 -
A.C. 5310-
bis)

 

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono svolti gli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate all'articolo 21.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, le chiedo una breve sospensione della seduta per consentire al presidente della Commissione bilancio, Giancarlo Giorgetti, di giungere in aula.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevoli colleghi, sospendo brevemente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,40.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sgobio 21.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, stiamo esaminando l'articolo 21 del disegno di legge finanziaria, che riguarda un tema già affrontato nelle leggi finanziarie degli anni scorsi, vale a dire la realizzazione di asili nido aziendali. Esso rappresenta, pur se nell'ambito di una «nicchia» specifica, uno degli aspetti legati a politiche sociali, come l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro, che riteniamo maggiormente qualificanti; più in generale, tale intervento costituisce una risposta anche ai bisogni avvertiti dalle fasce più giovani della popolazione.

Vorrei ricordare, in tal senso, gli interventi svolti da numerose colleghe sia di Alleanza nazionale, sia appartenenti agli altri gruppi della maggioranza, le quali avevano posto particolare attenzione su tale tema. Sappiamo, infatti, che oggi la creazione di asili nido rappresenta una delle misure fondamentali, in termini sociali, per soddisfare i bisogni delle famiglie.

Si tratta, evidentemente, di un'esigenza sempre più diffusa, riguardo alla quale il Governo di centrodestra ha cercato di dare, in questi anni, una risposta flessibile, individuando un percorso volto all'apertura di asili nidi aziendali, da finanziare attraverso l'istituzione di un fondo rotativo, attraverso la legge finanziaria per il 2003 (la legge n. 289 del 2002).

Al riguardo, vorrei ricordare, signor Presidente e onorevoli colleghi, anche gli interventi effettuati per consentire la costituzione di asilo nido condominiali, per tentare di offrire quelle risposte che le donne lavoratrici oggi giustamente attendono al fine sia di poter realizzare una loro più compiuta integrazione nel mondo del lavoro, sia di svolgere un'attività compatibile con gli impegni familiari. Pertanto, esso costituisce un nuovo passo verso un'ulteriore crescita sociale, offrendo la giusta assistenza nel modo più flessibile che il Governo poteva individuare.

Tale impegno, in una logica di continuità rispetto al passato, prosegue anche quest'anno, disponendo, all'interno del disegno di legge finanziaria in esame, un ulteriore stanziamento di 10 milioni di euro a favore del fondo rotativo per gli asili nido aziendali. Si tratta di una scelta che va integrata con le politiche condotte a livello locale. Va riconosciuto, infatti, che la norma in oggetto ha incontrato un notevole interesse da parte degli imprenditori; vorrei segnalare, inoltre, che si è registrata anche un'interessante risposta da parte degli enti locali, i quali, talvolta, versano in condizioni di difficoltà per quanto concerne le risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi asili nido, a causa dei costi da sostenere.

Tale intervento si inserisce, a maggior ragione, nell'ambito del quadro finanziario complessivo dei conti pubblici, poiché quest'anno ci accingiamo, anche attraverso la manovra economica al nostro esame, a varare un'ulteriore contrazione delle risorse pubbliche sul versante della spesa non solo in conto corrente, attraverso una revisione del patto di stabilità interno (che mi auguro possa ricevere in sede di Assemblea, così come è avvenuto in Commissione bilancio, un'ulteriore rimodulazione, valorizzando le capacità virtuose delle amministrazioni locali che lo hanno rispettato), ma anche in conto capitale.

Sappiamo quanto l'istituzione di nuovi asili nido, anche dal punto di vista degli investimenti, seppur marginali per quanto riguarda la realizzazione di vere e proprie nuove strutture, anche immobiliari - rappresenti comunque un tema importante.

In questi anni, le regioni hanno cercato anche di attivare, seppure con qualche problema applicativo, queste risorse, per realizzare con la compartecipazione degli enti locali la nascita di nuovi asili nido. È un impegno che prevede, in particolar modo nel comma 2, un'ulteriore specificazione per il funzionamento di questo fondo rotativo: si forniscono le indicazioni necessarie ai fini della formulazione della domanda di ammissione al finanziamento, nonché una serie di riferimenti per esercitare una giusta azione di verifica e di controllo e, da un altro punto di vista, per rendere spendibili queste risorse in tempi rapidi e dare le giuste risposte in termini di esigenze alle donne, alle famiglie e ai bambini nell'ambito di questa nuova realtà in cui il lavoro rappresenta un'opportunità, per fortuna, non solo per il mondo maschile, ma anche per tutte le donne (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io desidero portare il mio contributo all'esame di questo emendamento che, di per sé, è accettabile per le motivazioni e le modalità alle quali è subordinato. Tuttavia, occorre riflettere sulle diverse compatibilità presenti in questo disegno di legge finanziaria e sulla necessità di compiere precise opzioni. Il collega che mi ha preceduto ha illustrato la non contrarietà della maggioranza a questa ipotesi. Basti pensare che è già stata approvata una legge ad hoc, che fa riferimento a questa nuova figura degli asili nido aziendali, che si affiancano alle strutture tradizionali presenti sul territorio: mi riferisco agli asili nido gestiti dai comuni, ai cosiddetti nidi-famiglia di recente introduzione, che si rifanno ad un'esperienza scandinava, e agli asili nido parrocchiali. Di fatto, sul territorio è presente una gamma di servizi, offerti soprattutto alle giovani coppie, che giustamente presentano un pluralismo educativo estremamente interessante.

Credo, però, che, nel proporre un emendamento di questo tipo, rispetto ad una legge che è già in vigore, occorre avere ben presente la necessità di rapportarsi con la realtà, così come si è configurata negli ultimi anni, con i compiti e i ruoli che gli enti locali stanno svolgendo rispetto a tale servizio e con le necessità alle quali fanno fronte molti di essi. Occorre dare atto agli enti locali di differenziare i servizi connessi agli asili nido con l'esternalizzazione dei servizi medesimi, evitando la gestione impropria di servizi che non si rifanno necessariamente alle competenze del comune, che sono molto più remunerativi e raggiungono una percentuale piuttosto vasta della popolazione interessata.

Un emendamento come questo, a mio modo di vedere, non fa i conti sufficientemente con la realtà del paese; non mi riferisco tanto alla richiesta, che è crescente a seconda delle varie aree geografiche del nostro paese e che è estremamente diversificata, ma alla pluralità di offerte presenti sul territorio e alla necessità per il Governo e per la maggioranza di distribuire equamente determinate risorse.

Si è in presenza, tra l'altro, di esperienze originali, quali quelle dei nidi-famiglia presenti in modo significativo - lo ripeto - in alcune regioni del nord, con la correlata necessità dei controlli e di determinati riscontri da parte dell'autorità sanitaria e degli enti locali (nessuno lo nega). Si è in presenza di esperienze private che riscuotono un indubbio successo presso l'opinione pubblica.

In presenza anche di un'attenzione particolare degli enti locali sulla necessità di diversificare la loro presenza per quanto attiene a questo servizio, e in presenza di una legislazione regionale che interviene anche su questa materia - sui nidi famiglia, sugli asili nido aziendali e sugli asili nido gestiti in primis dagli enti locali - un emendamento come questo non si giustifica assolutamente non tanto per la bontà della proposta, ma perché non tiene conto della realtà che stiamo vivendo e sulla quale occorre riflettere adeguatamente in quanto le risorse non sono tante e, conseguentemente, il legislatore, il Governo, la maggioranza e in genere anche l'opposizione, debbono tenere conto di ciò che è presente sul territorio nel proporre determinate ipotesi di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, esprimo soddisfazione in merito a questo articolo 21 per come è stato predisposto dalla Commissione dopo l'approvazione in quella sede anche di un mio emendamento. Questo articolo consente di inserire nell'organizzazione degli asili nido sia la gestione interna sia quella esterna. Con il mio emendamento, che fa parte integrante del testo dell'articolo 21, si fa dunque compiere un ulteriore passo in avanti agli asili nido aziendali che hanno già dato un risultato positivo e che nei prossimi anni certamente daranno ulteriore slancio a quelle donne che intendono ritornare al lavoro e allo stesso tempo continuare a fare le mamme. È dunque con viva soddisfazione che vedo questo articolo 21 in questa sua forma integrata che darà, a mio parere, molti risultati.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesca Martini. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, l'emendamento proposto dall'opposizione rappresenta la riprova del fatto che ha dato molto fastidio alla sinistra il fatto che finalmente in Italia si sia istituito un fondo per costruire un sistema di servizi socio-educativi per la prima infanzia, dopo 24 anni di assenza di contributi statali in materia.

Mentre osserviamo una realtà in continua evoluzione ed abbiamo la volontà di consentire, soprattutto rispetto all'attuazione della riforma del lavoro, a tante donne di poter conciliare l'attività lavorativa con la maternità, con l'emendamento in questione invece viene proposta l'istituzione di un fondo per gli asili nido soltanto comunali. Questa proposta rappresenta la «scopiazzatura» lampante del fondo per gli asili nido che noi abbiamo costituito destinandovi con la prima legge finanziaria 300 milioni di euro. Al contrario, faccio notare che la cosiddetta legge Turco proponeva veramente le briciole per la riforma dei servizi socio-educativi per i bambini da tre mesi a tre anni. Pertanto, ciò rappresenta la volontà di inficiare la realizzazione nel nostro paese di un progetto volto a trovare per i bambini una risposta, la quale non può assolutamente essere soltanto quella dell'asilo nido comunale che sappiamo avere costi altissimi e che come tale, non può essere offerto da tutti i comuni ai propri cittadini: penso ad esempio alle comunità montane e ai piccoli comuni. Da qui la volontà di non aprire al privato sociale, di non aprire all'offerta che può venire dall'associazione di famiglie, alla libera organizzazione dei genitori per costituire un servizio e per dare una risposta ai propri bambini e alle proprie famiglie.

Con i ricorsi alla Corte costituzionale si è cercato in tutti i modi, e in parte vi si sta anche riuscendo, di colpire il valore aggiunto che in questa legislatura si sta producendo su tale materia. Queste sentenze della Corte, ponendo un conflitto di competenze - proposto dalle regioni cosiddette «rosse» -, vogliono rimandare al mittente dei fondi importanti che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha messo a disposizione proprio di quei comuni che ogni giorno si lamentano per la mancanza di risorse da destinare ai servizi socio-educativi per la prima infanzia. Quindi, in qualche modo la volontà di non costruire questa offerta per le giovani madri e di qualità per i bambini si sostanzia in maniera concreta proprio in questo tentativo di attacco a quel passaggio culturale dalla risposta soltanto di asili nido classici, che - come sappiamo - non è sempre possibile, a un panorama diversificato, flessibile e soprattutto adeguato ai nuovi bisogni delle nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.

 

CARLA CASTELLANI. L'emendamento 21.1 degli onorevoli Sgobio, Pistone ed altri oggettivamente non può non essere condiviso nella filosofia. Tuttavia, ricordava ora la collega Francesca Martini, nella Commissione affari sociali abbiamo lavorato intorno a un provvedimento unificato presentato da diverse forze politiche proprio in tema di asili nido.

Credo che per arrivare ad una generalizzazione della risposta alle famiglie e ai bambini su questa tematica non si possa ingessare il sistema solo con risposte istituzionali di questo tipo. Ci vuole un sistema integrato che tenga conto delle associazioni no profit, del privato e di tutta quella parte della società che intende dare una risposta a questo tipo di problematica.

Allora, se potessimo recuperare il provvedimento approvato nella nostra Commissione, potremmo dare una risposta sicuramente più incisiva e completa alle esigenze dei bambini e delle famiglie del nostro territorio.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che vi è il parere contrario della I Commissione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 21.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 356

Votanti 355

Astenuti 1

Maggioranza 178

Hanno votato 129

Hanno votato no 226).

Prendo atto che l'onorevole Ceremigna non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo all'emendamento Ercole 21.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

 

DARIO GALLI. Vorrei sottolineare l'importanza di questo emendamento che, peraltro, ritiro a nome dei presentatori, non tanto perché vogliamo rinunciare al contenuto, quanto perché riteniamo che, data la sua importanza, esso insieme agli altri che abbiamo già ritirato (gli articoli aggiuntivi a mia prima firma 21.01 e 21.02), debbano essere rivisti nelle prossime giornate da parte del Governo e della Commissione, affinché l'argomento sia in qualche modo rivalutato e reinserito all'interno di questa finanziaria. Mi riferisco, in particolare, al rifinanziamento della legge sugli asili nido - come la collega Martini ha già illustrato - ma anche ai successivi emendamenti, che riguardano l'esperimento iniziato l'anno scorso con la finanziaria ed inserito nel corso di quest'anno relativo al bonus per il primo figlio, per il secondo ed eventualmente per gli altri figli nati in famiglie con cittadinanza italiana.

Riteniamo particolarmente importante questo discorso perché una delle prerogative nel programma elettorale della Casa delle libertà era ed è quella del rispetto, della valorizzazione e del sostegno alla famiglia.

Sappiamo benissimo che ovviamente mille euro per un figlio sono esclusivamente un segno di attenzione da parte della società nella sua collettività rispetto alle famiglie che prendono questa fondamentale e importantissima decisione al proprio interno, e che ovviamente con mille euro non si risolvono i problemi. Tuttavia, questo segnale, insieme a tutti gli altri (quello degli asili nidi e quello che si sta facendo con la riforma fiscale: ad esempio, l'aumento delle detrazioni per le persone a carico), costituiscono una parte fondamentale del programma della Casa delle libertà.

Il problema della copertura, che sappiamo non essere piccolissimo, ovviamente, dovrebbe comunque essere superato da parte del Governo, perché l'importanza sociale di questo intervento non può essere valutata esclusivamente da un punto di vista economico.

La finanziaria comporta lo stanziamento di una quantità enorme di denaro. Vi sono moltissime cose su cui si potrebbe discutere e rispetto alle quali la Lega nord è abbastanza critica, come il turn over nel pubblico impiego o l'incremento del costo contrattuale del pubblico impiego stesso. Vi sono, poi, tutte le altre spese che il paese si sta accollando in maniera impropria. Pensiamo soltanto all'assistenza sociale e sanitaria per tutti gli extracomunitari clandestini che gravano, alla fine, sulle nostre casse. Sarebbe grave se non si riuscissero a trovare 500 o 1.000 milioni per coprire il suddetto segno di attenzione nei confronti delle famiglie italiane. Abbiamo tantissimi problemi riguardanti la natalità nel nostro paese: vi è la necessità di ringiovanire da un punto di vista anagrafico la nostra società e bisogna risolvere tutti i problemi che la denatalità creerà negli anni prossimi. Tutti questi elementi dovrebbero far sì che da parte del Governo vi sia un occhio di riguardo verso tale problema.

Dunque, anche se a nome dei presentatori ritiro l'emendamento in esame, auspico si possano trovare, prima della fine dell'iter legislativo di questa finanziaria, le risorse necessarie per rifinanziare il provvedimento che lo scorso anno è stato inserito in via sperimentale - voluto in particolare dal ministro Maroni - e che durante l'anno ha dato un risultato positivo. La Lega chiede con particolare insistenza che da parte del Governo vi sia tale attenzione e che all'interno di questa legge finanziaria il bonus per i figli delle famiglie italiane sia reinserito.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zanotti 21.3 e Bindi 21.4.

 

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente chiedo di parlare. So che a tale proposito litigheremo...

 

PRESIDENTE. Forse si può evitare, onorevole Gianni...

 

ALFONSO GIANNI. Vorrei la sua attenzione e quella dei colleghi. Naturalmente, non parlerò delle dichiarazioni di esponenti di altri gruppi, come quelli della Lega, che possono dire quello che vogliono per quanto mi riguarda...

 

MASSIMO POLLEDRI. Molto democratico...!

 

ALFONSO GIANNI. Parlerò del comportamento di Carlo Giovanardi, ministro per i rapporti con il Parlamento. Leggo una notizia di agenzia in cui Carlo Giovanardi dice che il gruppo di Rifondazione comunista non si è alzato in piedi durante la commemorazione fatta dal Presidente Casini per l'anniversario dell'attentato terroristico di Nassiriya.

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, di questo dovrebbe parlare a fine seduta...

 

ALFONSO GIANNI. Questo non è vero, come si vede dalla ripresa video. Allora, Giovanardi metta gli occhiali e non faccia dichiarazioni prive di senso...

 

PRESIDENTE. Onorevole Gianni...

 

ALFONSO GIANNI. ...perché questo è immorale oltre che falso (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)! Potete urlare quanto vi pare...

 

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, interverrà a fine seduta. Vi sono gli atti e le registrazioni parlamentari che documentano che quello è stato un lutto ed un cordoglio per tutti.

 

ALFONSO GIANNI. Noi le cose le diciamo in faccia! Noi, a differenza di lui, i morti li rispettiamo!

 

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, credo che, anche in relazione alla nota sentenza della Corte costituzionale ed al parere reso dalla I Commissione, si imponga una riflessione, che deve essere concertata tra relatore e Governo, circa il prosieguo dell'esame dell'articolo 21. Per tale motivo, le chiederei di accantonare l'ulteriore esame dell'articolo 21 procedendo, eventualmente, all'esame degli articoli aggiuntivi ad esso presentati e poi con altri articoli. Credo che i presentatori degli identici emendamenti in esame e tutti coloro che conoscono la vicenda potranno ben comprendere le ragioni per cui ho svolto tale intervento.

 

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli identici emendamenti Zanotti 21.3 e Bindi 21.4, e, conseguentemente, la votazione dell'articolo 21 devono intendersi accantonati.

 

MAURA COSSUTTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, non ritengo che l'argomento sollevato dal collega Alfonso Gianni debba essere discusso a fine seduta! È presente il ministro Giovanardi che ha detto delle infamie (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).

 

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta, la prego!

 

MAURA COSSUTTA. Chiedo che venga in aula il Presidente Casini che era presente quando (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)....

 

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta, alla fine della seduta darò la parola a tutti coloro che la chiederanno su questo argomento! Ora gliela devo togliere!

Dovremmo ora passare alla votazione...

 

MAURA COSSUTTA. Il ministro Giovanardi ha detto delle infamie (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sgobio 21.021.....

 

MAURA COSSUTTA. Ci siamo seduti quando il Presidente della Camera si è seduto (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).!

 

ALFONSO GIANNI. Vergogna! Vergogna (Vive proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Commenti del ministro Giovanardi)! Se il ministro ha il coraggio, si alzi!

 

PRESIDENTE. Colleghi seduti al banco del Governo, vi prego di mantenere un comportamento adeguato alla situazione!

 

FEDERICO BRICOLO. Vergogna!

 

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, intervengo in relazione al buon ordine del prosieguo dei nostri lavori. Rispettiamo il modo con cui l'Assemblea deve trovare sempre una sua composizione, anche nei momenti di grande difficoltà. Su questo argomento si sta ora aprendo una questione delicata: può una norma regolamentare o, meglio, la sua interpretazione, andare a danno di qualcuno che ha avuto un comportamento diverso da quello che si vuole rappresentare?

 

MAURA COSSUTTA. Si tratta della dignità dei parlamentari (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Stai zitta! Stai zitta!)!

 

EUGENIO DUCA. A chi dite «Stai zitta», scemi!

 

PRESIDENTE. Onorevole Duca, la prego!

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, le chiedo solamente questo: se chiarezza deve essere fatta (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Proteste dell'onorevole Duca)..... Onorevole Duca, ti prego, sto parlando! Se chiarezza deve essere fatta sui comportamenti tenuti nell'aula parlamentare a fine seduta, le chiedo, signor Presidente, di invitare tutti - gruppi parlamentari, singoli deputati, esponenti del Governo - a non fare alcun pronunciamento rispetto a tali comportamenti.

Si tratta di una questione molto delicata: il rispetto per i militari morti in una missione approvata dal Parlamento (senza il nostro consenso). Un po' di rispetto e meno strumentalizzazione credo che garantiscano un miglior andamento dei lavori, più serenità nei nostri animi e, soprattutto, maggior rispetto per quelle persone (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

 

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, i comportamenti parlamentari in questo caso non sono oggetto di opinione perché ci sono documenti e video che testimoniano i comportamenti tenuti in Parlamento. Sono sicuro di quella giornata, quando il lutto ed il cordoglio fu di tutto il Parlamento e non solo di una sua parte. Se comunque vogliamo proseguire questa discussione alla fine della seduta come prevede il regolamento, sono pronto a chiedere anche al Governo di restare......

 

MAURA COSSUTTA. Anche perché è presente il ministro Giovanardi (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padania)!

 

FEDERICO BRICOLO. Presidente, buttala fuori!

 

PRESIDENTE. .....per poter chiarire questo che è un punto delicato riguardante l'onore dei parlamentari presenti!

 

MAURA COSSUTTA. Chieda scusa (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padania)!

 

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta, chiederemo i chiarimenti a fine seduta! Sono tenuto a rispettare una norma di regolamento! Mi sembra di aver detto abbastanza!

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sgobio 21.021, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 396

Maggioranza 199

Hanno votato 159

Hanno votato no 237).

Ricordo che gli articoli aggiuntivi Dario Galli 21.02 ed Antonio Leone 21.015 sono stati ritirati.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sgobio 21.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 400

Maggioranza 201

Hanno votato 154

Hanno votato no 246).

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, poiché gli articoli aggiuntivi Mosella 21.03, Ruzzante 21.04 e Volontè 21.05 mi sembrano ricompresi nella riformulazione dell'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06, intendo modificare il parere espresso in precedenza nel senso di invitare i presentatori a ritirarli, in quanto approvando quest'ultimo articolo aggiuntivo gli altri risulterebbero assorbiti.

 

ALFONSO GIANNI. Chiedi a Giovanardi cosa ha detto!

 

EUGENIO DUCA. Imbecille!

 

PRESIDENTE. Cosa succede?

 

FEDERICO BRICOLO. Buttalo fuori!

 

ALFONSO GIANNI. È immorale. Sei il ministro dei rapporti con Berlusconi, non con il Parlamento!

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, per cortesia!

 

MAURA COSSUTTA. Alzati in piedi!

 

PRESIDENTE. Alla fine della seduta dedicheremo del tempo a questo tema.

Prego, onorevole Crosetto.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, ribadisco l'invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Mosella 21.03, Ruzzante 21.04 e Volontè 21.05, in quanto risultano assorbiti dalla nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06.

 

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo concorda con il relatore.

Passiamo all'articolo aggiuntivo Mosella 21.03.

Onorevole Mosella, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?

 

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, intanto vorrei chiarire di cosa stiamo parlando.

 

PRESIDENTE. Prego, onorevole Mosella, ha facoltà di parlare.

 

DONATO RENATO MOSELLA. Con la presente proposta emendativa chiediamo che, nell'ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali, di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni, sia destinata una quota di 500 mila euro per l'anno 2005 per l'istituzione di un Fondo speciale, con l'obiettivo di promuovere le politiche giovanili finalizzate alla partecipazione dei giovani sul piano culturale e sociale nella società e nelle istituzioni.

Tale fondo dovrebbe sostanzialmente essere destinato al Forum nazionale dei giovani - istituito nel febbraio del 2003 - che raccoglie oltre 40 associazioni giovanili molto diverse tra loro e che rappresenta 2 milioni di giovani. Ci sono realtà interreligiose, studentesche, sindacali, sportive, ambientaliste...

L'Italia è priva di un consiglio nazionale dei giovani e anche di una legge quadro per le politiche giovanili; quindi, il Forum mira a colmare questa lacuna.

Il Forum intende favorire la partecipazione dei giovani alla vita sociale, civile e politica del paese, affinché vi sia un loro maggiore coinvolgimento nei processi decisionali, anche attraverso il dialogo diretto con le istituzioni, nella convinzione che in tal modo la gioventù possa trovare sbocchi di crescita ad ogni livello.

La maggior parte delle ricerche sociali degli ultimi anni sulla condizione e sugli stili di vita dei giovani evidenzia il problema di una loro forte sfiducia nei confronti delle istituzioni, che si traduce in una mancanza di partecipazione ai meccanismi attraverso i quali si concretizza di fatto la vita democratica del paese. In particolare, nei nostri giovani è cresciuto il senso dell'inutilità e dell'inefficacia di un impegno giocato nell'ambito dei canali tradizionali della democrazia rappresentativa. Ciò tuttavia non significa che i giovani non avvertano le loro responsabilità individuali e generazionali nei confronti dei grandi problemi della società italiana e del mondo contemporaneo. Anzi, i nostri giovani sentono l'urgenza, etica prima che politica, delle grandi questioni di portata mondiale (la pace, l'ambiente, la fame, la povertà) e sono alla ricerca di nuove e più affidabili vie di partecipazione attraverso le quali esprimere la propria presenza e fornire il proprio contributo.

Vogliamo allora sollecitare il Parlamento e il Governo ad andare in questa direzione. Quello dei giovani cinici, arroccati nel narcisismo, è un facile stereotipo che sostanzialmente non ha più ragione di esistere. Nei giovani la chiusura e la diffidenza generalizzata si accompagnano all'aspirazione ad una socialità più aperta e responsabile, al desiderio di affermare valori quali la tolleranza e la giustizia sociale. Quindi, il cinismo, quando è presente, assume i contorni di uno stato di necessità, in una società che i giovani vorrebbero fondata su princìpi ben diversi da quelli che ritrovano nella loro esperienza quotidiana.

Allora, vogliamo dare ai giovani l'opportunità di assumere un diverso ruolo da quello di una pura contrapposizione negativa ad una realtà che, a volte li offende. Vogliamo consentire loro di vivere l'impegno sociale e politico così come lo intendono, ovvero esperienza positiva di vita, spesa al servizio di un grande progetto di ricerca e di costruzione del futuro. Per queste ragioni sono stati presentati questi articoli aggiuntivi e ben vengano anche le sollecitazioni del relatore ad un lavoro congiunto, perché nessuno in quest'aula se ne può e se ne deve appropriare.

Possiamo dare questo primo segnale di indirizzo al Forum, in modo che possa iniziare il suo lavoro. Le istituzioni hanno la responsabilità di considerare i giovani come cittadini a pieno titolo e farli sentire partecipi alla comunità in cui vivono, nonché artefici del proprio futuro.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI
 (ore 16,20)

 

DONATO RENATO MOSELLA. È necessario offrire loro i luoghi e gli strumenti per confrontarsi e avviare significative iniziative. Nel nostro paese, al di là del giovanilismo imperante, l'autonomia e la responsabilità delle nuove generazioni non viene riconosciuta né promossa in modo significativo. Ecco perché in tanti in quest'aula, appartenenti a tutti le parti politiche, ci siamo fatti portavoce di questa istanza del mondo giovanile. L'articolo aggiuntivo in oggetto va in questa direzione e per noi rimane un punto fermo con il quale giungere ad una decisione unanime. È grande la capacità di attrattiva della vita associazionistica sui giovani, e noi con questo provvedimento, se mai ci riusciremo, daremo un segno di attenzione e speranza a tutto l'universo giovanile.

 

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, intende accedere all'invito al ritiro di questo articolo aggiuntivo?

 

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ritiro il mio articolo aggiuntivo e ringrazio il relatore per l'attenzione che ha voluto rivolgere alla questione da noi posta.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Ruzzante 21.04 (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

Il Presidente Mussi ha già chiarito che del problema sorto in precedenza si parlerà a fine seduta.

Onorevoli colleghi, in tutta sincerità vi dico che, pur essendo presente, non avevo a disposizione le telecamere. A destra e a sinistra ho potuto vedere un'atmosfera estremamente composta ed ordinata, da parte di tutti (Commenti). Onorevoli colleghi, non posso sapere se un parlamentare fosse seduto in fondo, a destra o a sinistra...

 

MAURA COSSUTTA. Eravamo tutti in piedi! C'è il resoconto stenografico! Il ministro deve smentire!

 

PRESIDENTE. Appunto, c'è il resoconto stenografico. Onorevoli colleghi, è più che legittimo che una parte politica voglia criticare le dichiarazioni di un ministro, rilasciate nella sua autonomia. Io ho rilevato un'atmosfera di compostezza, di serietà e di serenità da parte di tutta l'aula. Più di questo non posso dire. Punto e basta! Se esistono altre questioni, queste verranno affrontate a fine seduta.

Onorevole Raffaella Mariani, dovrebbe chiarire se intende accedere all'invito al ritiro relativamente all'articolo aggiuntivo Ruzzante 21.04.

 

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intendiamo ritirare l'articolo aggiuntivo Ruzzante 21.04 e chiediamo di aggiungere le nostre firme all'articolo aggiuntivo Giancarlo Giorgetti 21.06, nel testo riformulato, convinti che sia un segnale molto positivo per stabilire un principio. Infatti, vengono riconosciuti i forum nazionali e regionali. Da qui auspichiamo che possa prendere avvio un percorso politico per i giovani. Tale atteggiamento ha trovato in aula un consenso trasversale e riconosciamo che, almeno in questa materia, può essere inaugurata una politica giovanile condivisa.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Raffaella Mariani.

Onorevole Peretti, accede all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Volontè 21.05?

 

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, annuncio, anche a nome dei colleghi, il ritiro dell'articolo aggiuntivo Volontè 21.05, e chiedo di poter aggiungere le nostre firme all'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06, nel testo riformulato.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06.

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, mi limito a ringraziare, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, la Commissione per l'accoglimento dell'articolo aggiuntivo in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Blasi. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO BLASI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06, anche a nome del gruppo di Forza Italia.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che la Commissione ha espresso parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire, nella norma di copertura, alla cifra «30.000» la cifra «500». Prendo atto che tale proposta di riformulazione, condivisa dal Governo, è stata accettata dai presentatori.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 21.06 nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414

Votanti 413

Astenuti 1

Maggioranza 207

Hanno votato 408

Hanno votato no 5).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ruzzante 21.023, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 416

Maggioranza 209

Hanno votato 166

Hanno votato no 250).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Bindi 21.08.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per segnalare a tutti i colleghi il contenuto dell'articolo aggiuntivo in esame, che propone il rifinanziamento della legge sul reddito minimo di inserimento. Nel corso di un significativo dibattito svoltosi in questa Assemblea, la definizione contenuta in tale legge, che peraltro non è stata rifinanziata, è stata sostituita da quella di reddito di ultima istanza. Si tratta di una riformulazione che non condividiamo, e che comunque è rimasta sulla carta, in quanto le regioni non hanno proceduto al finanziamento previsto. È una sorta di devolution alla rovescia: avete caricato tale onere sulle regioni, che naturalmente si ritengono libere di operare sul territorio come meglio credono.

Sta di fatto che oggi ci troviamo senza il finanziamento del reddito minimo di inserimento e senza il finanziamento del reddito di ultima istanza. In particolare, segnalo che la sperimentazione condotta nella scorsa legislatura sul reddito minimo di inserimento è stata positiva in diverse città e province del nostro paese, non solo al sud: vi sono infatti - desidero ricordarlo ai colleghi della Lega - aree di disagio, difficoltà e povertà - usiamo pure questa parola! - non soltanto nell'Italia meridionale. Tali situazioni sono purtroppo largamente presenti anche al nord.

Con l'articolo aggiuntivo in esame intendiamo ricordare all'Assemblea il voto con il quale è stato istituito il reddito di ultima istanza, ed intendiamo ricordare che nessuna regione italiana ha finanziato tale provvedimento legislativo. Proponiamo di attuare concretamente, dal punto di vista delle risorse finanziarie, la legge sul reddito minimo di inserimento. Anche se tale legge è stata approvata dal centrosinistra nella scorsa legislatura, abbiate la serenità di riconoscere che si tratta di un provvedimento che in numerose province e per molte famiglie ha rappresentato una possibilità e la conclusione di un percorso difficile, con il reinserimento in un quadro lavorativo e di dignità per le persone e per le famiglie stesse. Chiedo pertanto all'Assemblea di valutare l'articolo aggiuntivo in esame con attenzione e serenità (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, vorrei che il Governo e il relatore considerassero un fatto. I dati più recenti sulla situazione sociale del paese ci dicono che il fenomeno della povertà è ancora molto diffuso ed anzi può essere difficilmente scalfito con gli strumenti attualmente messi in campo. Appare come una contraddizione il fatto che, a fronte di una situazione sociale nel paese, che ormai comincia a vedere in difficoltà anche famiglie di ceto medio e di pensionati, il Governo operi anche quest'anno un taglio molto significativo sul fondo per le politiche sociali. Se voi andate a vedere i dati che ci avete fornito nelle relazioni tecniche, vi accorgerete che il fondo per le politiche sociali per l'anno 2005 è decurtato di 400 milioni di euro. In altre parole, mentre il paese soffre da un punto di vista sociale, voi state riducendo gli strumenti attraverso i quali regioni e comuni possono attivare gli interventi a sostegno delle famiglie più disagiate. Inoltre, a fronte di questi dati, tanta retorica sulla famiglia, sulla solidarietà e sul volontariato suona falsa perché poi ci vogliono quegli strumenti concreti per attivare le energie del volontariato e del terzo settore.

Noi con questo articolo aggiuntivo vi chiediamo almeno di ripristinare una somma adeguata per poter mettere in condizione i comuni - e sono tanti: si tratta di diversi comuni italiani che hanno attivato nel corso degli anni interventi di contrasto alla povertà attraverso il reddito minimo di inserimento - di continuare nell'attuazione di questi interventi, altrimenti 42 mila famiglie italiane, 165 mila persone povere, sia al nord che al sud del paese, rimarranno senza i minimi strumenti economici necessari per poter sopravvivere. Guardate che qui non è un problema di centrodestra o di centrosinistra, perché io credo che il sindaco di Reggio Calabria o il sindaco de l'Aquila siano in grande difficoltà, perché non sanno come poter disporre di un minimo di risorse per poter far fronte a queste situazioni difficili, tenendo conto, oltretutto, che il taglio dei trasferimenti ai comuni indebolisce ancora di più la possibilità di intervento degli enti locali.

Pertanto, chiedo al relatore e al Governo di riconsiderare il loro parere su questo articolo aggiuntivo per vedere se possiamo, accogliendolo, ripristinare quantomeno lo stanziamento per il 2004 del fondo per le politiche sociali al fine di mettere in condizione i comuni di sviluppare un'azione concreta di contrasto alle situazioni di povertà. Credo che dovrebbe essere un obbligo morale per tutti noi, per il Parlamento e soprattutto per il Governo che ha maggiori responsabilità, venire incontro a queste situazioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

 

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, noi insistiamo su questo punto perché riteniamo che quello del reddito minimo di inserimento sia uno strumento molto efficace, incisivo e, direi di più, veramente innovativo e moderno all'interno di un'idea diversa dello Stato sociale, del welfare. Le forme di aiuto al reddito - credo che i colleghi lo sappiano, ma giova ricordarlo - sono previste in tutti i paesi europei: alla voce assistenza, la forma di aiuto al reddito è prevista in tutti i paesi europei. Si tratta di uno strumento molto innovativo, anche perché tiene insieme politiche attive per il lavoro e politiche sociali. La povertà cresce - ha ragione l'onorevole Battaglia - e i dati che sono stati riferiti sono sempre più drammatici. Essi riguardano i lavoratori dipendenti, i disoccupati, chi non ce la fa più a causa della perdita del potere d'acquisto, ma sta cominciando a riguardare purtroppo anche il ceto medio. Si diventa poveri, appunto, perché si perde il lavoro e per il reddito insufficiente, ma anche per bisogni sociali. Ad esempio, penso alla presenza nelle famiglie di figli con handicap grave; penso alla presenza nelle famiglie - che sono tantissime, milioni - di anziani non autosufficienti. Quindi, queste forme di reddito minimo di inserimento sono strumenti efficaci, innovativi e moderni per dare risposte, aiuti, anche per risolvere l'emarginazione sociale che da questa povertà deriva.

Allora insistiamo: avete inviato tanti messaggi ai cittadini, come quello che avreste tagliato le tasse. Il Presidente del Consiglio ha mandato anche un messaggio devastante - lo abbiamo letto sui giornali - e cioè che è persino legittimo evadere le tasse se la tassazione è pari ad oltre un terzo del proprio reddito, altrimenti lo Stato diventa invasivo. Quindi si difendono addirittura gli evasori, ma non spendete una lira per gli altri: non c'è l'aiuto di ultima istanza, non è previsto il fondo per la non autosufficienza, tagliate i trasferimenti alle regioni e agli enti locali riguardo al fondo sociale.

Allora vi chiediamo di ripristinare, quanto meno, questa forma di sperimentazione. Credo che sia doveroso e mi rivolgo a tutti i parlamentari meridionali e non solo (è un fenomeno che riguarda anche le grandi città del nord).

Se mi permette, Presidente, vorrei approfittare per ringraziarla delle sue parole di poc'anzi, dell'intenzione di risolvere la questione a fine seduta. Vorrei ringraziarla sinceramente perché ha ripristinato con le sue parole la verità dei fatti.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bindi 21.08, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 413

Votanti 412

Astenuti 1

Maggioranza 207

Hanno votato 164

Hanno votato no 248).

Ricordo che il successivo articolo aggiuntivo Turco 21.05 non è stato segnalato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Russo Spena 21.022.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

 

ALFONSO GIANNI. Con la nostra proposta emendativa insistiamo su un tema al quale attribuiamo grande significato e grande importanza dal punto di vista della nostra visione della società. Si tratta di un articolo aggiuntivo molto corposo e comprendo i colleghi se non avranno tempo di leggerlo per intero. Se, però, avranno la pazienza di seguirmi con attenzione, tenterò di riassumerne brevemente i contenuti.

Svolgiamo un ragionamento che (come ho ricordato stamane) attraversa, sostanzialmente, la cultura economica della sinistra e della destra; più della prima che della seconda, ma con significative compresenze anche in quest'ultima. Considerata l'esistenza dei disoccupati, dei soggetti fuori dal mondo del lavoro, dei precari, dei lavoratori flessibili e atipici, perché la società, visto che necessita di tali prestazioni a carattere intermittente, non si fa carico (producendo una quota di ricchezza sufficiente) di garantire un livello minimo retributivo che permetta a queste persone di essere libere sul mercato del lavoro?

Da tali considerazioni nasce la nostra idea di un vero e proprio salario sociale e quindi di una corresponsione ai disoccupati di lunga durata. Come sapete, in termini statistici, di tale categoria fanno parte quei disoccupati che, nell'arco dei 12 mesi dell'anno solare, non hanno occupato un reale posto di lavoro. Quindi, si ipotizza di garantire a costoro un salario sociale, pari a circa un milione delle vecchie lire, corroborato da servizi sociali gratuiti a carico degli enti locali e condizionato, però, non al diritto semplicemente di esistere ma finalizzato a favorire l'ingresso nel mondo del lavoro di questi soggetti.

Oggi parlare di ingresso nel mondo lavoro equivale ad affrontare una questione culturalmente complessa. Lo insegnano gli agiografi della società contemporanea quando evidenziano che gli attuali posti di lavoro non sono più fissi, né nelle fabbriche né nel pubblico impiego. Bene, ne prendiamo atto. Ma allora questo significa che l'ingresso nel mondo del lavoro ha una soglia meno visibile, meno determinata, meno marcata. E, soprattutto, significa che molte persone che apparentemente non si trovano in un luogo di lavoro o non hanno un posto socialmente riconosciuto, nel sistema generale della creazione di valore concreto (in senso marxiano, quindi di ricchezza), rappresentano degli anelli di trasmissione nella società.

Anche loro, non occupando ora un ruolo fisso, sono parte di questa produzione generale di un valore, di una ricchezza. Per tale motivo, perché non riconoscere a costoro quantomeno una condizione minimale dal punto di vista retributivo, che li sottragga al ricatto del lavoro nero, della piccola furbizia e che invece consenta loro un percorso formativo e informativo, onde arrivare ad un lavoro di qualità, per loro e per la società? Questa è la nostra idea, già esistente in altri paesi europei: certamente richiede di essere finanziata ma può essere concretamente finanziata.

Abbiamo circa un milione e 800 mila disoccupati di lunga durata; possiamo pensare di dare loro, al Nord meno che al Sud, per un periodo determinato di anni (tre o quattro), almeno un milione di lire al mese e di organizzare corsi formativi e informativi su scala locale, dando la possibilità di ricevere altri servizi gratuiti, in modo tale da facilitare il loro ingresso in questo, più indeterminato e però anche più ricco, mondo del lavoro.

Abbiamo anche pensato - ho concluso, Presidente - ad un sistema virtuoso. Se un'azienda, pubblica o privata,...

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni...!

 

ALFONSO GIANNI. ...assumesse un lavoratore - ho finito - depositario di un salario speciale, avrebbe come incentivo ciò che manca alla scadenza della corresponsione del salario sociale.

Da questo punto di vista ne deriverebbe un meccanismo tre volte virtuoso: l'interesse dello Stato che il lavoratore trovi lavoro cosicché non dovrebbe più esborsare; l'interesse dell'impresa, pubblica o privata, che avrebbe come incentivo la differenza tra quello che spetterebbe al lavoratore fino al termine della corresponsione del salario sociale; l'interesse del lavoratore che avrebbe un lavoro vero, quindi una carriera lavorativa da iniziare e, ovviamente, uno stipendio di gran lunga superiore.

Questo è un sistema già sperimentato, oltreché facente parte della migliore teoria economica del migliore welfare State europeo; può essere una mossa vincente per attaccare il problema della marginalizzazione sociale conseguente alla mancanza o alla assoluta precarietà del rapporto di lavoro.

Raccomandiamo, quindi, l'approvazione di questo articolo aggiuntivo, il cui finanziamento è legato naturalmente ad altri fattori, all'importo...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alfonso Gianni!

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Russo Spena 21.022 non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 408

Votanti 405

Astenuti 3

Maggioranza 203

Hanno votato 165

Hanno votato no 240).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Cento 21.06-bis e Grandi 21.014.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

 

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, in realtà il nostro articolo aggiuntivo, che in qualche modo riprende anche parte dell'emendamento illustrato dall'onorevole Gianni, vuole introdurre nella discussione di questa legge finanziaria un tema che riteniamo decisivo per la definizione di un nuovo modello di Stato sociale nel nostro paese e di una nuova capacità di garantire tutele salariali e sindacali a quel mondo ampio rappresentato dai lavoratori precari, oltreché dai disoccupati.

Anche questa mattina, durante la discussione di alcuni emendamenti (che, giustamente, tentavano di introdurre nella legge finanziaria norme a tutela dei lavoratori con contratti atipici), avevo richiamato l'attenzione sul grande divario esistente tra una discussione un po' ipocrita e un po' moralista, fatta qualche giorno fa dopo la mobilitazione dei precari e dei disoccupati nella città di Roma, ed il fatto che poi, quando il Parlamento si trova a discutere politicamente sul tipo di iniziative da intraprendere per risolvere le drammatiche condizioni dei lavoratori precari nel nostro paese - quando ciò non serva a fare una battuta sugli «espropri proletari», che poi, in realtà, erano spese sociali (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana) - il Parlamento stesso rischia di rimanere in silenzio e sordo di fronte ad una discussione politica che in tutta l'Europa è stata sviluppata e conclusa positivamente.

Non si deve sottovalutare la necessità di introdurre anche in Italia un sistema di cautele attraverso il reddito sociale minimo, così come hanno fatto i Governi, sia di centrosinistra sia di centrodestra, di altri paesi europei. Ormai, non vi è paese europeo dove non esista una forma di intervento a sostegno del reddito, sia in termini salariali sia sotto il profilo dei servizi, per i disoccupati o, ancor più, per i precari che, semestralmente, vivono il passaggio da una condizione lavorativa ad una non lavorativa e viceversa. Certamente, la legge 14 febbraio 2003, n. 30, meglio conosciuta come legge Biagi, e - ahimè - anche il pacchetto Treu, come ho avuto modo di ricordare questa mattina, se da una parte hanno liberalizzato, con eccessi dal punto di vista della mancanza di regole e di tutele, le forme contrattuali, dall'altra, non si sono posti il problema di bilanciare questa liberalizzazione delle forme contrattuali attraverso interventi a sostegno e a tutela del reddito.

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento...

 

PIER PAOLO CENTO. In realtà, l'articolo aggiuntivo in esame cerca di sviluppare la discussione iniziata in Commissione lavoro (al riguardo, si terranno ad alcune audizioni per approfondire il tema).

Credo debba essere esaminata anche la questione relativa alla copertura dell'istituzione del reddito sociale minimo. Avevamo proposto la Tobin tax su scala nazionale.

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento ha terminato il tempo da un minuto.

 

PIER PAOLO CENTO. Sto per concludere, Presidente. In realtà, oggi, esiste un problema di speculazione finanziaria su cui è possibile intervenire. Dovremmo trovare il modo di sviluppare seriamente questa discussione. Sarebbe assai utile che, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, il Governo ci faccia sapere cosa ne pensa di questo strumento ormai presente in tutta Europa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

 

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, su questo punto molto importante si gioca la nostra visione, profondamente diversa dalla vostra, direi quasi alternativa, in ordine all'impostazione del disegno di legge finanziaria e, più in generale, all'idea dello sviluppo.

A differenza vostra, riteniamo che, per creare occupazione, sia necessario tenere insieme le tutele sociali. La spesa sociale non è un peso per lo sviluppo, ma è il motore; quindi, un intreccio tra strumenti di tutela sociale e politiche attive per l'occupazione.

Non vogliamo strumenti assistenzialistici o passivizzanti, ma mezzi di formazione e di inserimento lavorativo. È un'idea diversa rispetto al modello economico e sociale proveniente da oltre Atlantico, in base al quale l'occupazione e la creazione di posti di lavori dovrebbe andare di pari passo con la riduzione delle tutele sociali.

A nostro avviso, esiste un'altra idea dello sviluppo e un'altra possibilità di sostenibilità di questo modello differente. Voi avete l'idea della riduzione delle tasse, noi abbiamo un'idea alternativa. Voi avete l'idea di rendere insostenibile il finanziamento pubblico dei sistemi universalistici per aprire a sistemi di tipo assicurativo, noi invece vogliamo garantire un efficace fabbisogno della spesa sociale, per rispondere ai bisogni della sanità, ai bisogni sociali e ai bisogni delle politiche attive per il lavoro.

È un visione alternativa per questa finanziaria, ma è anche una visione alternativa di sviluppo e di modello sociale. Credo che su tali questioni noi vi sfideremo, non tanto in questa legge finanziaria (perché avete i numeri), ma nella prossima campagna elettorale.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, questo argomento è molto rilevante e, francamente, sono abbastanza stupito, perché la maggioranza ha affrontato questo problema in precedenti provvedimenti. Ci sono, infatti, dei capitoli di legge, approvati dalla maggioranza di centrodestra, che vanno sotto il titolo di «reddito sociale». L'argomento, quindi, non dovrebbe essere ostile. Si può discutere se il modo in cui è stata trovata la soluzione corrisponda al titolo - e, in molti casi, francamente, tra la carta e ciò che in realtà poi è stato fatto non c'è un rapporto preciso -, ma qui viene reintrodotto l'argomento. Quindi, mi sarei aspettato una risposta di merito, magari dicendo che c'è qualcosa che non va; invece vi è semplicemente una risposta pregiudiziale, che non prende in considerazione il merito.

Allora, io vorrei ricordare che in questo caso si tratta del reddito che deve essere garantito a coloro che non hanno altri sostentamenti - quindi, indubbiamente, vi è una parte di assistenza sociale -, ma è anche un reddito che viene garantito a coloro che non hanno altre fonti di entrata e, quindi, è assimilabile al tema degli incapienti (che è già stato largamente discusso), cioè coloro che dalle riduzioni fiscali non possono ottenere benefici perché hanno un reddito troppo basso per poter detrarre qualunque cosa. Infatti, se qualcuno va a guardare con pazienza l'articolo aggiuntivo, troverà che c'è un tentativo di agganciare il livello di reddito minimo da garantire alla no tax area, in modo da cercare di identificare, sia attraverso interventi di natura sociale, sia attraverso interventi di completa esenzione fiscale, un reddito minimo a cui fare riferimento per poter continuare a vivere in questo paese. Naturalmente, è del tutto legittimo e possibile agganciare un intervento di reddito sociale, in tutti i casi in cui questo sia percorribile, ad un percorso verso il lavoro, perché ci potrebbero essere condizioni di natura formativa, processi che in generale portano nella direzione dell'occupazione, condizioni a cui debbono sottostare le figure che non rientrano nella mera assistenza. Quindi, si tratta di una discussione che meriterebbe di essere sviscerata, di essere affrontata in tutte le sue sfaccettature, ma non sicuramente rifiutata pregiudizialmente; si tratta di un argomento che, ripeto, è entrato perfino nel dibattito del centrodestra, evidentemente, tanto è vero che precedenti provvedimenti di legge recano il titolo «reddito sociale». Reddito sociale che poi non c'è nel contenuto, se non in minimissima parte e soltanto in modo assolutamente insufficiente.

Ma allora perché non affrontare, anche attraverso l'approvazione dell'articolo aggiuntivo (o, al limite, una riformulazione dello stesso da parte del relatore o del Governo), un argomento di questo genere, dimostrando di avere la volontà politica di misurarsi con il problema?

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Cento 21.06-bis e Grandi 21.014, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405

Votanti 404

Astenuti 1

Maggioranza 203

Hanno votato 165

Hanno votato no 239).

Prendo atto che l'onorevole Crosetto non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pinotti 21.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 396

Maggioranza 199

Hanno votato 158

Hanno votato no 238).

Prendo atto che l'onorevole Crosetto non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sgobio 21.08-bis non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406

Votanti 405

Astenuti 1

Maggioranza 203

Hanno votato 162

Hanno votato no 243).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sereni 21.020, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 414

Votanti 413

Astenuti 1

Maggioranza 207

Hanno votato 166

Hanno votato no 247).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Zanotti 21.09 e Bindi 21.016.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

 

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, come i colleghi, il relatore e il Governo possono osservare, abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo che istituisce un fondo nazionale per gli anziani non autosufficienti.

Osserverete, forse, come la nostra proposta istituirebbe veri e propri vincoli legislativi per la costituzione del fondo in questione; ebbene, noi abbiamo predisposto una simile disposizione in quanto la vicenda del fondo nazionale per le persone non autosufficienti ha, per così dire, conosciuto, in questo ramo del Parlamento, un lungo calvario, iniziato con la discussione di un apposito provvedimento in XII Commissione affari sociali, il 20 giugno 2002. Dopo un lungo anno di lavoro unitario delle forze di maggioranza e di opposizione, il progetto di legge - il testo unificato, A.C. 2166 - è giunto all'esame dell'Assemblea il 10 novembre 2003; fu, tuttavia, respinto per la posizione contraria del Governo, in disaccordo sulle metodologie di copertura finanziaria apprestate.

Richiamo la vostra attenzione, colleghi; infatti, da quel momento, il provvedimento tornò in Commissione, dove chiedemmo ai colleghi della maggioranza e del Governo di reperire, dunque, ad altra metodologia per la copertura finanziaria. Metodologia che, tuttavia, fino ad oggi, non è stata mai proposta né dalla maggioranza né dal Governo, sicché, con convinzione, abbiamo deciso di presentare, nell'ambito dell'esame del disegno di legge finanziaria, la proposta ora in discussione.

Peraltro, durante l'ultima occasione di discussione in XII Commissione affari sociali, il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Maria Teresa Armosino, ebbe a dichiarare come, non condividendo il nostro metodo di copertura, dell'argomento si sarebbe potuto discutere e trattare nell'ambito, appunto, dell'esame del disegno di legge finanziaria.

I colleghi Battaglia, Bindi e altri già intervenuti hanno chiarito come questo disegno di legge finanziaria stabilirebbe la fine del fondo per le politiche sociali e determinerebbe decurtazioni in materia di welfare; sul fondo per gli anziani non autosufficienti, però, non una frase, neppure una parola. Vi preghiamo, quindi, colleghi, di prendere in considerazione la nostra proposta, non già come opzione ideologica dell'opposizione ma come forte convincimento che un Governo il quale si voglia misurare con i reali problemi del paese non possa, nel disegno legge finanziaria per il 2005, tacere in ordine alla gravità di questa problematica.

Non voglio dare cifre per le quali non sarebbe possibile effettuare riscontri; voglio dare dati reali. È noto a tutti come due milioni di famiglie italiane abbiano a carico un anziano disabile non autosufficiente; di questi due milioni di famiglie italiane, la grande maggioranza si colloca nella fascia di reddito medio. Fascia per la quale, in questi giorni, i dati ufficiali, in considerazione dell'andamento dell'inflazione e del costo della vita, parlano di soglia di povertà.

Non so se i colleghi - ma ritengo di sì - abbiano esperienza e conoscano cosa significhi la situazione reale di un anziano non autosufficiente in seno alla famiglia. È stato calcolato dal Censis, non dall'opposizione, che un anziano non autosufficiente, sofferente di Alzheimer medio, costi alla famiglia italiana 2 mila euro mensili, oltre le provvidenze recate dal Servizio sanitario nazionale o da quelle assistenziali esistenti. La non autosufficienza, infatti, necessita di un ventaglio di prestazioni assistenziali di tipo sanitario e di accompagnamento; prestazioni che, oggi, il nostro sistema di protezione sociale, con riferimento alla domiciliarità, offre solo all'1 per cento della popolazione anziana non autosufficiente.

 

PRESIDENTE. Onorevole Labate...

 

GRAZIA LABATE. Concludo, Presidente.

Come fare, allora, a non avere attenzione, con questa finanziaria, a tali situazioni, destinando - scegliete voi il modo, se non vi è gradito il nostro - una quota di risorse per risolvere tale grave problema?

Ritengo, signor Presidente, che non occorrano, al paese, calcoli illusori o artifici contabili oppure ancora, accattivanti idee di tagli alle tasse. Affrontate i problemi reali...

 

PRESIDENTE. Onorevole Labate...

 

GRAZIA LABATE. ...date risposte agli anziani non autosufficienti del paese; in ciò, l'opposizione vi seguirebbe (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

 

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, i colleghi intervenuti nel corso della discussione sul complesso delle proposte emendative, e, adesso, la collega Labate hanno inquadrato molto bene il tema in discussione. Attraverso l'introduzione, nel disegno di legge finanziaria in esame, dell'articolo 21-bis, proponiamo di istituire un fondo per le persone non autosufficienti presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Si tratta, di costituire, accanto al fondo sanitario nazionale ed al fondo sociale, un terzo e distinto pilastro di protezione universalistica, che sia sostanzialmente in grado di completare, nonché di integrare, gli strumenti di finanziamento dell'attuale sistema di solidarietà pubblica. Vorremmo, pertanto, che fosse rivolta la giusta attenzione a tale questione, poiché non stiamo parlando di una misura insensata, che l'opposizione propone per creare difficoltà o problemi. Le prestazioni erogate da tale fondo, infatti, non devono essere considerate sostitutive di quelle sanitarie, ma vanno ad affiancarsi ad esse, al fine di garantire quei servizi di natura socio-assistenziale indispensabili alla qualità della vita di persone che non sono autosufficienti, e dunque necessari alla famiglia che se ne deve occupare.

La collega Labate ha illustrato i dati su questo tema relativi al nostro paese in maniera netta e chiara. In base alle previsioni dell'ISTAT, infatti, la quota di popolazione con più di 65 anni di età passerà dall'attuale 16,8 per cento al 20,4 per cento nel 2010 ed al 27,1 per cento nel 2030; in termini assoluti, si passerà da 9 milioni e 600 mila persone anziane del 1996 a 14 milioni e 500 mila del 2030. Crescerà, pertanto, la quota delle persone non autosufficienti, che risulta proporzionale a tale andamento.

La difficoltà degli anziani di trovare, all'interno della famiglia, forme di assistenza adeguate alla complessità dei bisogni, dunque, è destinata ad accentuarsi nei prossimi anni, in considerazione sia del calo della natalità, sia dell'aumento del numero di anziani senza figli. Occorre considerare, inoltre, le modificazioni economiche e sociali che interessano le famiglie italiane, sulle quali ci siamo già soffermati, a più riprese, nel corso di questa seduta, le quali mettono in evidenza come la tradizionale rete familiare di sostegno alle persone non autosufficienti tenda a venir meno o, comunque, stia vivendo una stagione di grande difficoltà.

Il problema della non autosufficienza concerne non soltanto il fenomeno, rilevantissimo e prevalente, dell'invecchiamento - con il quale è necessario fare i conti oggi , senza rinviarli al domani -, ma anche la disabilità in senso generale. Garantire assistenza alle persone non autosufficienti, infatti, rappresenta uno dei capitoli strategici dell'intervento socio-sanitario.

Diversamente da ciò che sembra ritenere l'attuale Governo, il compito di assicurare la prestazione di servizi in favore delle persone non autosufficienti non può essere demandato ad un sistema assicurativo privato, imperniato sull'autorganizzazione delle famiglie: piuttosto, è urgente e fondamentale rafforzare la centralità del sistema di protezione pubblica, al fine di assicurare sia il rispetto del dettato costituzionale, sia i diritti sociali delle persone.

È per questo motivo, care colleghe e cari colleghi, che vi invitiamo a svolgere una riflessione su tale argomento, affinché la questione della non autosufficienza venga considerata anche in questi termini e rientri oggi, non domani, nei vostri schemi; altrimenti, ci lascerete a breve un'eredità molto grave (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacco, al quale ricordo che ha un minuto di tempo disposizione. Ne ha facoltà.

 

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dei colleghi su un problema estremamente importante. Le persone non autosufficienti, infatti, necessitano di un'assistenza di 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno. I familiari di tali persone sono spesso «agli arresti domiciliari» non perché hanno preso tangenti, ma perché devono assistere i loro cari con continuità.

Allora, con questo fondo chiediamo che vi sia una risposta concreta alle tante parole spese nel corso di questa legislatura in Commissione affari sociali, in quest'aula e nei vari convegni che si sono svolti a livello nazionale. Il fondo per le politiche sociali si pone un obiettivo fondamentale: dare un aiuto alle famiglie che vivono in queste condizioni, potenziare una rete di servizi per quanto riguarda le prestazioni essenziali, distribuire assegni per pagare eventualmente le quote relative alle residenze sanitarie assistite o ad altri ricoveri e, in generale, dare una risposta alla dignità di queste persone, che magari hanno lavorato per una vita intera e, poi, si trovano in una condizione estremamente difficile.

A questo proposito, al di là delle parole, dovremmo almeno trovare un intento comune per dare una risposta rispetto ad una questione che riguarda tante famiglie italiane, indipendentemente dal loro colore politico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, dopo ciò che è accaduto sulle tasse, ormai non ci stupisce più niente! Il ministro Maroni ha scritto un libro bianco in cui si impegnava ad istituire un fondo per la non autosufficienza; nell'agosto scorso sono morti 200 anziani per il caldo ed il ministro Sirchia ha occupato per settimane intere pagine di giornali, annunciando che avrebbe istituito un fondo per la non autosufficienza. È passato un anno e mezzo, sono state esaminate due leggi finanziarie e di questo fondo non vi è assolutamente traccia! Vorrei capire perché da parte della maggioranza e del Governo si dimostra non solo una grande insensibilità per problemi vissuti quotidianamente da 2 milioni di famiglie italiane, ma anche una grande inaffidabilità.

In Commissione affari sociali abbiamo concluso l'esame di un testo che ripropone questa proposta di modifica e la maggioranza, su quel testo, ha dimostrato più volte condivisione. Poi, ogni volta che si affronta tale tema in sede di esame del disegno di legge finanziaria o del relativo testo di legge in Assemblea, la maggioranza si ritrae, si tira indietro, volta la faccia dall'altra parte ed esprime un voto contrario. Noi questo non lo possiamo più tollerare, perché dobbiamo dare una risposta ai cittadini italiani, soprattutto con riferimento alle situazioni di maggior disagio (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ho molto da aggiungere a quanto detto, poiché credo che i colleghi abbiano espresso con compiutezza le nostre posizioni. Abbiamo cercato di esprimerle con una serie di emendamenti che toccavano i vari aspetti del problema. Quello degli anziani è uno dei problemi più seri che abbiamo di fronte. Intanto, gli anziani sono da considerare una risorsa e non un peso: questo è il punto da cui partire. Dopodiché, esistono anziani non autosufficienti, la cui assistenza, spesso e volentieri (per fortuna!), è affidata alle famiglie, le quali svolgono un ruolo fondamentale. Il problema è che non sempre gli anziani hanno una famiglia che li sostiene: un altissimo numero di essi non ha una famiglia alle spalle oppure, in molti casi, le relative famiglie vivono sotto la soglia di povertà.

Riteniamo che sia assolutamente prioritario, per questo Governo e per noi che viviamo in Parlamento e che dobbiamo dare certezza e dignità a queste famiglie, spendere una minima parte del nostro bilancio per assicurare loro una vita dignitosa e per garantire la necessaria assistenza alle persone.

Ritengo che si debbano dare risposte concrete e penso che abbiamo un preciso dovere. Ministro Giovanardi, mi preoccuperei di questo, piuttosto che di altre vicende, delle quali non siamo stati affatto autori né partecipi. Di questo mi preoccuperei veramente: di come vivono gli anziani nel nostro paese e di come vivono le famiglie, che sono costrette (sebbene in maniera assolutamente piacevole) ad assisterli, ma a volte non hanno le risorse necessarie per farlo. Credo che questo sia davvero un problema serio, che in quest'aula andrebbe affrontato a testa alta.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Zanotti 21.09 e Bindi 21.016, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 402

Maggioranza 202

Hanno votato 167

Hanno votato no 235)

Ricordo che l'articolo aggiuntivo Castellani 21.08 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Moroni 21.010. Ricordo che il relatore ha formulato un invito al ritiro.

 

LUIGI GIACCO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare un aspetto importante inerente a questo articolo aggiuntivo. Colleghi, la condizione della persona sorda presenta una necessità impellente, quella della integrazione sociale. Per potersi integrare socialmente tale persona ha bisogno di comunicare; e la comunicazione per il soggetto sordo è la condizione essenziale per mettersi in contatto con le altre persone. Con questa proposta emendativa chiediamo l'aumento dell'indennità di comunicazione perché con essa la persona sorda può affrontare tutta una serie di problematiche, quali, ad esempio, avere a disposizione un interprete che lo possa accompagnare nei vari momenti della sua vita, poter acquistare un telefonino, un fax, un computer, tutti strumenti che gli facilitano la possibilità di mettersi in contatto con gli altri.

Noi chiediamo che questa indennità, che serve soprattutto allo sviluppo culturale, civile e sociale delle persone sorde, sia adeguata affinché tali persone possano essere poste nella condizione di affrontare quei costi che sono costretti, a differenza degli altri soggetti che hanno la possibilità di udire, a sostenere. Ricordo che la cultura e la civiltà di un popolo si misura anche da come lo stesso tratta le persone che presentano delle necessità specifiche.

 

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere di apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo Moroni 21.010.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Moroni 21.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 387

Votanti 386

Astenuti 1

Maggioranza 194

Hanno votato 159

Hanno votato no 227).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Volontè 21.011.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, sono rimasto molto sorpreso dal voto espresso dall'Assemblea sul precedente articolo aggiuntivo, e mi auguro che lo stesso voto non si ripeta sulla proposta emendativa in esame.

In merito al contenuto di questo articolo aggiuntivo ho letto recentemente sulla rivista dei sordomuti italiani le dichiarazioni rilasciate dal ministro Giovanardi, cioè da un rappresentante del Governo. Ministro che in questo momento è sparito dall'aula. Desidererei che il ministro fosse presente perché con quelle dichiarazioni lo stesso si impegnava ad equiparare l'indennità di comunicazione dei sordomuti all'indennità di accompagnamento; e ciò, a suo dire, costituiva un grande obiettivo di equità e di civiltà. Ma, proprio adesso che dobbiamo votare in merito a questa problematica, il ministro se la squaglia dall'aula! Questo è immorale! Questo è immorale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! È immorale che un ministro faccia così (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! Questo è il Governo che continua a fare promesse, mari e monti in tutta Italia, e poi quando è il momento di votare, sparisce. È immorale che si faccia questo con i sordomuti italiani (Commenti)!

La settimana scorsa sono stato a Paestum al congresso dell'Associazione dei sordomuti italiani e, in quella sede, un capogruppo della maggioranza si è assunto solennemente l'impegno di adeguare l'indennità di comunicazione dei sordomuti all'indennità di accompagnamento prevista per tutti gli altri invalidi. Voi ci dovete dire se, quando rilasciate delle dichiarazioni sugli organi di stampa o quando partecipate ai congressi, parlate seriamente oppure prendete in giro la gente...

 

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Battaglia.

Onorevole colleghi, abbassiamo tutti la «temperatura», altrimenti l'onorevole Battaglia non si riesce a comprendere quando parla perché c'è rumore in aula.

Prego, onorevole Battaglia.

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Chiedo all'UDC e al ministro Giovanardi, in qualità di rappresentante del Governo italiano, di essere coerente con quanto dichiarato; chiedo, inoltre, al Governo di modificare il parere su questo articolo aggiuntivo perché l'equiparazione dell'indennità di comunicazione è, a mio avviso, un atto di equità e di giustizia (Applausi dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

 

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Onorevoli colleghi, sono ululati all'americana, positivi spero... Non lo so (Commenti).... Onorevoli colleghi, non scherziamo! Il ministro Giovanardi ha diritto di parlare come tutti gli altri e non vedo perché si debba mettere in discussione questo fatto.

Onorevole Giovanardi, la prego di iniziare il suo intervento.

 

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Rispondo volentieri a questa obiezione perché credo che il rapporto che questo Governo e questo ministro in prima persona intrattengono continuativamente con le associazioni dei portatori di handicap, anche con quella dei non udenti e con la presidente, Ida Collu, sia continuo e costante.

Il Governo si fa carico delle preoccupazioni di quelle categorie - lavorando sempre per quanto riguarda la scuola, il recupero precoce, l'integrazione sul territorio e i problemi dell'indennità - alle quali, nella finanziaria dell'anno scorso, è stato dato considerevole spazio sono state dopo anni di disattenzione da parte del centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Tutto ciò avviene in maniera positiva, naturalmente tenendo sempre conto delle differenziazioni che storicamente si sono stratificate tra i non vedenti, i cechi centesimisti, i non udenti e altre varie forme di handicap.

Certamente confermo che bisogna arrivare ad una forma di perequazione molto difficile, perché chi si confronta in maniera continuativa con questi problemi sa che le varie categorie non sono d'accordo tra di loro perché ritengono che un certo handicap abbia diritto ad un sostegno dello Stato maggiore dell'altro e, quindi, quando si aumenta un'indennità c'è subito una richiesta di prendere le distanze.

Il Governo è stato attentissimo a questi problemi e non ha mai, da nessuna parte, promesso quello che ha detto l'onorevole Battaglia. È assolutamente falso che io abbia preso impegni di quel tipo, se non quello di arrivare progressivamente nel tempo ad una perequazione, di intesa con le categorie interessate (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo), con un'attenzione e una sensibilità al problema, onorevole Battaglia, che sono state testimoniate dai fatti.

Vorrei sottolineare ancora un fatto: mentre per anni c'è stata disattenzione da parte del vostro Governo e non è stata stanziata una lira, questo Governo e questa maggioranza l'anno scorso hanno stanziato dei fondi e hanno aumentato l'indennità. Avremo fatto poco, ma sempre più di voi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!

 

PRESIDENTE. Ricordo che sull'articolo aggiuntivo Volontè 21.011 il relatore ha formulato un invito al ritiro.

 

LUIGI GIACCO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUIGI GIACCO. Vorrei ricordare al ministro Giovanardi che durante il Governo dell'Ulivo siamo intervenuti in maniera estremamente significativa nei confronti delle associazioni. Ciò che egli ricorda - e che io stesso ricordo bene - sono soli 30 euro di aumento dell'indennità di comunicazione!

Vorrei ricordare che il criterio da adottare non è quello in base al quale l'associazione che chiede o domanda di più deve ottenere, ma quello che si basa sulle necessità e sulle richieste.

Quando sono intervenuto ho spiegato il motivo per cui bisogna aumentare l'indennità di comunicazione e quali erano le condizioni essenziali per farlo, perché una persona non udente ha bisogno appunto di un interprete, di strumenti e di ausili che richiedono una spesa e chiaramente attualmente l'entità dell'indennità non è adeguata e sufficiente a sostenerla.

Quindi, signor ministro, non vogliamo fare speculazioni, ma vogliamo che siano dato ai cittadini italiani, in base alle loro potenzialità e alle loro esigenze, le somme necessarie per essere integrati e per vivere una vita comunitaria, la più adeguata possibile.

È su questo aspetto che chiediamo a lei se c'è la disponibilità da parte del Governo di cui lei fa parte per attuare questo tipo di progressività, perché in questa finanziaria non c'è né una parola né un euro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!

 

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, anche io con molta sorpresa, devo dire positiva, credo che con questa proposta emendativa presentata da colleghi della maggioranza finalmente si faccia seguire a tante parole e a troppe promesse, un fatto: consentire ad alcuni cittadini, più sfortunati degli altri e con una disabilità che li mette davvero in grande difficoltà nella comunicazione (così importante oggi, nella nostra società), di ottenere un'indennità di comunicazione che permetta loro di superare, in qualche modo, le maggiori difficoltà e i maggiori bisogni cui sono messi di fronte. Questo non vuol dire - vorrei assolutamente smentire quanto detto dal ministro Giovanardi - che vogliamo creare categorizzazioni e differenziazioni tra le varie situazioni di handicap, anzi, il risultato che vorremmo ottenere è dare a ciascuna categoria quanto necessario per superare le maggiori difficoltà che la disabilità pone loro nell'integrazione nella vita sociale e civile.

A monte, quindi, il problema che rimane, e del quale discuteremo in qualche altro momento di questa sessione di bilancio, è, anzitutto, l'adeguamento della pensione minima per tutti gli invalidi civili. Ricordo che a fronte della promessa sbandierata durante la campagna elettorale dal Presidente del consiglio di adeguare le pensioni minime, allora di 516 euro, tutti gli invalidi civili infrasessantacinquenni, che pure, come gli ultrasessantacinquenni, hanno necessità di mangiare, di vivere e di pagare l'affitto, non hanno avuto l'adeguamento della pensione. Dunque, ritengo che l'adeguamento sia una esigenza primaria così come lo è dare, a secondo di ogni singolo handicap, a ciascuno l'indennità di accompagnamento, l'indennità di comunicazione o altri aiuti per superare i bisogni specifici.

Ritengo che, da questo punto di vista, la proposta emendativa del collega Volontè sia estremamente positiva; spero che sarà votata dalla maggioranza e avrà il voto anche delle opposizioni.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo e vorrei esprimere la condivisione del mio gruppo, esprimendo riconoscimento al collega Volontè per averlo presentato. Per correttezza e per non accendere gli animi - anche l'intervento del ministro Giovanardi mi pare vada in questa direzione - mi permetto soltanto di dire che proprio per la progressività del riconoscimento di alcune provvidenze a favore di alcune categorie, interpreto il suo intervento come un atteggiamento positivo e mi stupirei se si dicesse di no all'articolo aggiuntivo medesimo. Dunque, chiedo anch'io che venga votato da tutta l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perrotta. Ne ha facoltà.

 

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per porre due domande al ministro. La prima è se tutte queste giuste necessità per queste categorie esistevano anche dal 1996 al 2001 e poi vorrei chiedere al ministro se sia vero o meno, che tali categorie lo scorso anno hanno ricevuto - so che è poco ma meglio che niente - 41 euro di aumento (Commenti di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, il ministro Giovanardi è talmente vicino all'associazione che non sa, in primo luogo, che nella precedente legislatura il Governo di centrosinistra, ha riconosciuto, con la legge n. 17 del 1999, la possibilità, per gli studenti sordomuti, di avere interpreti all'università; in secondo luogo, che i sordomuti italiani hanno ottenuto lo scivolo previdenziale, una loro battaglia di anni che li ha equiparati, quindi, alle altre categorie di invalidi. In terzo luogo, che i sordomuti italiani hanno ricevuto risposta positiva all'estensione delle agevolazioni per la guida. Il ministro Giovanardi non sa neanche, visto che è così vicino ai sordi italiani, che gli atleti sordomuti italiani rischiano di non poter partecipare ai giochi olimpici di Melbourne, nel gennaio prossimo, perché il Governo non ha disposto alcuno stanziamento che consenta ai nostri atleti di partecipare a questa importante manifestazione sportiva (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani - Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

 

GIORGIO BORNACIN. Buffoni!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

 

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, evidentemente il ministro Giovanardi è molto bravo nelle relazioni pubbliche - mi riferisco al grande presenzialismo nei convegni, nelle inaugurazioni, nelle celebrazioni ed anche nelle messe con tanti vescovi - ma non per quanto riguarda i fatti.

Ricordo, non soltanto per quanto concerne l'indennità dei sordomuti, ma per tutta la questione delle persone con disabilità, che quando vi è stato l'anno europeo per la disabilità con la Presidenza italiana dell'Unione europea tutte le associazioni, non certo l'opposizione, hanno gridato allo scandalo perché non è stato fatto nulla.

Il centrosinistra, onorevole Giovanardi, ha fatto invece di tale questione un grande punto strategico. Innanzitutto, vi è stata la riforma dell'assistenza, la n. 328 del 2000 poi gli aiuti agli studenti universitari, l'integrazione scolastica, gli insegnanti di sostegno che voi tagliate, la legge sugli handicap gravi, la legge n. 68 del 1999 sull'inserimento lavorativo, e così via. Peraltro, abbiamo affrontato la questione dell'indennità per i sordomuti con le associazioni nella specificità dei bisogni di tali persone. Il mondo della disabilità è un mondo complesso e differenziato. Vi è un'uguaglianza del diritto, ma vi è una traduzione di tale diritto in modo differenziato a seconda dei bisogni che sono molto diversi tra persona e persona. L'indennità di comunicazione è un elemento fondamentale per l'integrazione lavorativa e sociale.

Invece di fare tante parole e tanti convegni dovrebbe fare, signor ministro, più coerentemente la sua parte in questo Governo. Ci vogliono più fatti e meno parole!

Signor Presidente, chiedo infine di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei rimanesse agli atti che nel testo dell'articolo aggiuntivo in esame vi è un errore di stampa. Dopo le parole «a norma dell'articolo» bisogna sostituire la parola «il» con la parola «11».

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'esame dell'articolo aggiuntivo Volontè 21.011 nonché del successivo Turco 21.012.

 

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli articoli aggiuntivi Volontè 21.011 e Turco 21.012 si intende accantonato.

Onorevole relatore, come ritiene si debba procedere, a questo punto?

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, proporrei di passare all'articolo 25.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, ritengo si possa passare, dunque, all'esame dell'articolo 25.

 

 

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 5310)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310 sezione 5).

Ricordo che, a seguito dell'approvazione, nella seduta del 9 novembre scorso, dell'emendamento Boccia 1.1, risultano preclusi, per sopravvenuta incapienza della copertura, gli emendamenti Mazzarello 25.8, Realacci 25.11, Rugghia 25.12, Scherini 25.14, Collè 25.15, Lion 25.19 e 25.20, Peretti 25.29 e gli articoli aggiuntivi Molinari 25.016, Blasi 25.018 e Tocci 25.027.

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Gianfranco Conte 25.2, Giudice 25.3, Alberto Giorgetti 25.16, Buontempo 25.24 e degli articoli aggiuntivi Lupi 25.014 e Blasi 25.018 esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Antonio Pepe 25.012 e propone di accantonare gli articoli aggiuntivi Alberto Giorgetti 25.05 e 25.026. La Commissione esprime parere contrario su tutte le altre proposte emendative presentate all'articolo 25.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore. Ritengo, tuttavia, di poter esprimere un parere favorevole sull'emendamento Alberto Giorgetti 25.16 relativo al comma 9-ter. Con la eventuale approvazione di tale emendamento sarebbe da considerarsi assorbito l'articolo aggiuntivo Antonio Pepe 25.012.

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, modificando il precedente avviso, esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Pepe 25.012, che riproduce sostanzialmente il contenuto dell'emendamento Alberto Giorgetti 25.16.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, nel pomeriggio abbiamo registrato più volte la proposta, avanzata qualche volta dal presidente Giorgetti, altre volte dal relatore Crosetto, di accantonare articoli o proposte emendative. Ancora poco fa, abbiamo accantonato un articolo ed ora, nel parere espresso dal relatore Crosetto, vi sono ulteriori proposte di accantonamento.

Ci rendiamo conto delle difficoltà e della confusione che regnano nel Governo e nella Commissione che, ovviamente, non riescono a gestire un testo di legge molto scoordinato; soprattutto, ci rendiamo conto delle difficoltà derivanti dalla mancanza di indicazioni e direttive precise da parte del Governo, impegnato in queste ore a cercare risorse per la copertura delle proposte - minime - di riduzione della pressione fiscale.

Ci chiediamo se convenga andare avanti in questo modo e, soprattutto, ci domandiamo che cosa faremo infine di questa montagna di proposte emendative accantonate.

Signor Presidente, non conviene forse sospendere i lavori per riprenderli solo quando il Governo ed il relatore saranno nelle condizioni di far lavorare l'Assemblea? Siamo infatti qui a discutere e discutere ancora, ed alla fine dobbiamo registrare continue proposte di accantonamento! Stiamo lavorando per nulla! Conviene, per l'economia dei lavori, sospendere i lavori (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

Signor Presidente, la invito a valutare questa proposta assieme al presidente della Commissione bilancio. Ripeto, sarebbe bene riprendere l'esame del testo solo quando Governo e relatore saranno in condizione di permettere un esame normale del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

 

PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, non mi sembra che vi siano problemi in relazione all'esame dell'articolo 25. Lei ha comunque posto una questione politica che sarà valutata dal presidente della Commissione bilancio e dal relatore. Io seguo le indicazioni che mi stanno dando, per cui, per ora, procediamo con l'esame dell'articolo 25.

 

FABRIZIO VIGNI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, tra pochi giorni, terminato l'esame del progetto di legge finanziaria, discuteremo in Assemblea il progetto di legge in materia di delega ambientale, provvedimento che stravolge la legislazione ambientale del nostro paese e che, come se non bastasse, estende il condono edilizio, la sanatoria dell'abusivismo, anche alle aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Intanto, con questo progetto di legge finanziaria si scrive un'altra brutta pagina, l'ennesima, delle politiche ambientali dell'attuale Governo. L'articolo 25, l'unico che parla di ambiente, è un articolo vuoto. Per la verità, il testo proposto inizialmente dal Governo prevedeva anche altre norme, poi stralciate in apertura dei lavori: si trattava, comunque, di norme tutt'altro che positive. Ve ne era in particolare una, a noi apparsa del tutto folle, con la quale si prevedeva addirittura di affidare le attività in materia di difesa del suolo ad una imprecisata società per azioni. Ebbene, chiunque sappia di cosa si parla quando si tratta di difesa del suolo (sono attività complesse di pianificazione del territorio, di prevenzione, di monitoraggio e di controllo) non può che arrivare ad una conclusione: è una vera e propria follia pensare di affidare al di fuori della pubblica amministrazione, come ad una società per azioni, tali attività. Più in generale, il progetto di legge finanziaria comporta quest'anno una drastica riduzione delle previsioni di spesa per le politiche di tutela ambientale, segno evidente che, nella visione del Governo, tali politiche vengono considerate come un vincolo, come un ostacolo allo sviluppo anziché come un fattore di qualità della vita e di modernizzazione del paese. Tanto per citare un numero, se si confrontano le previsioni del 2005 con la spesa per il 2004 si registra una riduzione pari ad oltre il 18 per cento. Un primo esempio particolarmente grave è dato dal fatto che nulla è previsto per quanto riguarda l'attuazione del Protocollo di Kyoto, nonostante pochi giorni fa la ratifica da parte della Russia abbia eliminato ogni alibi all'inerzia del Governo italiano: ora si può e si deve iniziare a fare sul serio in materia di riduzione delle emissioni.

Un altro esempio particolarmente preoccupante è il fatto che questo Governo, nel giro di due anni, ha più che dimezzato le risorse per la difesa del suolo, cioè per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Inoltre, l'Associazione nazionale delle imprese di costruzione ha ricordato che, nonostante gli impegni annunciati dal Governo addirittura di una legge obiettivo per le città, nella finanziaria non vi è un solo euro per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione urbana.

Con i nostri emendamenti, invece, intendiamo imprimere una svolta alle politiche ambientali del paese, in particolare su cinque punti che riassumo. In primo luogo, le politiche per l'attuazione del Protocollo di Kyoto e, in secondo luogo, le politiche di incentivo e di sostegno agli investimenti ambientali delle imprese. Si parla di ricerca e di innovazione: ebbene l'innovazione oggi deve essere orientata prioritariamente verso la riconversione ecologica dei processi produttivi, la realizzazione di prodotti ecocompatibili e la certificazione EMAS delle imprese, perché questa è la nuova frontiera sulla quale si giocherà la sfida della competitività della nostra economia.

In terzo luogo, attraverso un preciso emendamento proponiamo di affrontare la grande sfida dell'idrogeno, dei piani di ricerca e di innovazione legati all'introduzione dell'utilizzo dell'idrogeno anche nel nostro sistema. L'Italia deve partecipare ai programmi di ricerca europea. In quarto luogo, proponiamo di investire sulle energie rinnovabili e, infine, sui progetti di riqualificazione urbana, in particolare, per quanto riguarda il proseguimento delle esperienze già avviate di riqualificazione delle città e dei piani di riabilitazione urbana.

Ebbene, con questi emendamenti che ho rapidamente riassunto, intendiamo fornire un diverso segno alle politiche ambientali, che questo Governo purtroppo sta peggiorando, dando anche la visione di un altro sviluppo possibile del paese. Di uno sviluppo ad alta qualità sociale e ambientale, di una vera e propria modernizzazione ecologica del paese che, a nostro parere, rappresenta oggi non solo una condizione per garantire la tutela dell'ambiente e la qualità della vita, ma anche un formidabile fattore di ripresa dello sviluppo su basi nuove, su basi appunto ad alta qualità sociale e ambientale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Gianfranco Conte 25.2 e Giudice 25.3 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manzini 25.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 392

Maggioranza 197

Hanno votato 154

Hanno votato no 238).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Collè 25.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 394

Votanti 393

Astenuti 1

Maggioranza 197

Hanno votato 153

Hanno votato no 240).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 25.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 398

Votanti 391

Astenuti 7

Maggioranza 196

Hanno votato 149

Hanno votato no 242).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 25.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 400

Votanti 398

Astenuti 2

Maggioranza 200

Hanno votato 159

Hanno votato no 239).

Ricordo che l'emendamento Mazzarello 25.8 è precluso.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buffo 25.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403

Votanti 401

Astenuti 2

Maggioranza 201

Hanno votato 163

Hanno votato no 238).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tidei 25.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 400

Maggioranza 201

Hanno votato 161

Hanno votato no 239).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 25.13.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

 

UGO PAROLO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo se vi sia la possibilità di rivedere la posizione espressa in precedenza sul mio emendamento; in tal caso lo ritirerei.

Si tratta di una questione molto delicata ed importante. Infatti, da anni si attende una soluzione a questo problema di viabilità. Se il Governo manifestasse l'intenzione di prendere in considerazione la questione con iniziative autonome, nel prosieguo della discussione della legge finanziaria, il sottoscritto sarebbe disponibile al ritiro dell'emendamento.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la questione della viabilità in Valtellina è sicuramente rilevante, tenendo anche conto del prossimo svolgimento dei campionati mondiali. Quindi, il Governo è intenzionato a reperire i finanziamenti adeguati per le strade statali n. 36 e n. 38, ma probabilmente non in questa forma.

Pertanto, invito l'onorevole Parolo a trasformare il suo emendamento in ordine del giorno. Vedremo successivamente se sarà possibile inserire tale opera in un quadro da definire alla Camera o al Senato, in modo da reperire un finanziamento adeguato.

 

PRESIDENTE. Onorevole Parolo?

 

UGO PAROLO. Signor Presidente, ringrazio il Governo e accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 25.13.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberto Giorgetti 25.16.

Chiedo all'onorevole Alberto Giorgetti se intende accedere all'invito al ritiro.

 

ALBERTO GIORGETTI. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 25.17.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, come ha già ricordato l'onorevole Vigni nel suo intervento, siamo di fronte all'unico articolo della finanziaria in cui si parla di materia ambientale. Ebbene, si tratta di un articolo vuoto, o meglio svuotato delle risorse finanziarie necessarie per intervenire in tale settore. In modo particolare, con l'emendamento in oggetto, poniamo all'attenzione un tema particolarmente importante. Infatti, chiediamo l'autorizzazione per la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2005 per il finanziamento degli interventi di cui all'articolo 27 della legge n.166 del 1o agosto 2002.

Onorevoli colleghi, credo sia il caso di prestare particolare attenzione in questa direzione, anche per le cose fatte e dette in questi anni e in questi mesi. Il tema è quello delle città, o meglio degli interventi relativi alla riqualificazione urbana e ai piani di riabilitazione.

La riqualificazione della città è un tema innovativo, su cui per primi i governi dell'Ulivo hanno legiferato in Italia, attraverso i PRU (piani di riqualificazione urbana) cui hanno fatto seguito negli anni successivi i PRUSST (programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio).

Questo è uno dei nuovi pochi terreni in cui si è innovato concretamente nel rapporto con le città, attraverso programmi a carattere nazionale che hanno consentito anche a città medio-piccole del nostro paese di approvare progetti importanti. Mi riferisco in particolare alla mia città, Savona, che grazie a questi interventi ha riqualificato importanti aree industriali. Inoltre, ha riqualificato il proprio fronte a mare con finanziamenti importanti per riappropriarsi di zone a carattere industriale e portuale, ormai dismesse. Così hanno fatto decine di altre città a livello nazionale.

Si tratta di una delle poche iniziative per cui siamo stati additati ad esempio in Europa. Infatti, non credo che si possano portare molti altri esempi, oltre a questi. L'Europa, inoltre, ha copiato gli interventi di innovazione e riqualificazione delle nostre città.

Ebbene, in questa direzione, dopo esperienze positive ed innovative che, come ho ricordato, sono state introdotte dai governi di centrosinistra, il Governo nelle settimane scorse ha anticipato grandi e importanti novità. Infatti, ha parlato e strombazzato di leggi-obiettivo sulle città, ipotizzando ulteriori interventi innovativi.

Allora, alla luce di tali dichiarazioni, ci saremmo aspettati che in questa legge finanziaria alle parole seguissero i fatti, ovvero le proposte concrete e i finanziamenti necessari per procedere in tale direzione. Invece, ancora una volta, siamo di fronte a vane promesse e davanti al nulla totale. Non siamo i soli ad affermarlo: come ricordava l'onorevole Vigni, questa mattina è stato diramato l'ennesimo comunicato dell'ANCE, l'Associazione nazionale dei costruttori edili. Ebbene, onorevoli colleghi, proprio nessuno parla bene di questa legge finanziaria. Il comunicato stampa è inititolato «Mobilitazione delle imprese contro manovra e caroferro». Ne cito soltanto alcuni passi. Forte preoccupazione è stata espressa dall'ANCE - si legge nel comunicato - per la mancata presentazione, nella manovra finanziaria, di importanti proposte già concordate con il Governo (fra tali proposte vi è la legge obiettivo sulle città). Non vi è traccia infatti - prosegue l'ANCE - di una politica di incentivazione fiscale per le case in affitto e per il rilancio delle città, nonché per il provvedimento sulla rivalutazione dei beni immobili delle imprese, che darebbe il via a un concreto processo di riqualificazione urbana.

Ritengo che tali considerazioni dovrebbero indurre a una riflessione la maggioranza e il Governo, per dare risposte concrete non soltanto all'opposizione, ma anche a coloro che credono che rispettiate le promesse e gli impegni assunti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 25.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 378

Votanti 377

Astenuti 1

Maggioranza 189

Hanno votato 151

Hanno votato no 226).

Prendo atto che l'emendamento Lisi 25.18 è stato ritirato dal presentatore.

Passiamo all'emendamento Zanetta 25.21.

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

 

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, ritiro l'emendamento a mia firma 25.21.

 

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, quale cofirmatario dell'emendamento Zanetta 25.21, non accedo all'invito al ritiro e annuncio che il gruppo della Lega Nord Federazione Padana lo fa proprio.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

 

UGO PAROLO. Signor Presidente, intendo illustrare brevemente il contenuto dell'emendamento in esame. Esso interviene sulla famosa «legge Galli», risalente a dieci anni fa, che prevedeva per la sua applicazione il termine perentorio di sei mesi. Sono trascorsi dieci anni, e nonostante tale termine perentorio la legge è rimasta inapplicata. Dovremmo dunque chiederci in primo luogo se non si tratti di una legge sbagliata, in quanto un provvedimento che contiene termini perentori che dopo dieci anni non ha ancora trovato applicazione presenta evidentemente alcuni problemi.

Quanto al merito dell'emendamento, che siamo peraltro disponibili a riformulare con la collaborazione del Governo, si chiede di esonerare, non dall'autorità di bacino ma dalla gestione degli acquedotti, i piccoli comuni di montagna. Chiarisco subito un equivoco: non si propone di uscire dall'ambito ottimale o dall'autorità di bacino, che svolge funzioni di controllo e vigilanza sulla gestione del sistema idrico integrato, ma si propone di consentire ai comuni con poche centinaia di abitanti che distano decine di chilometri dal centro più vicino di poter gestire in modo autonomo l'acquedotto. L'autorità d'ambito continuerebbe a svolgere funzioni di controllo attraverso un contratto di servizio.

Ricordo inoltre che, sempre ai sensi della legge n. 36 della 1994, numerose regioni, fra cui la Lombardia, hanno già deliberato che all'interno della stessa autorità d'ambito vi possano essere più gestioni separate del sistema idrico integrato. Dunque, se la stessa legge consente più gestioni separate del sistema idrico integrato, in quanto evidentemente tale soluzione è più adeguata, mi chiedo per quale motivo non sia possibile che tale principio non trovi applicazione ai piccoli comuni di montagna che riescono a garantire l'efficienza, l'efficacia nonché l'economicità del servizio, grazie al sacrificio dei propri amministratori.

Chiedo pertanto al Governo se sia disponibile ad accantonare l'emendamento in esame, al fine di una riformulazione anche limitativa della sua applicazione. In subordine, ne raccomando all'Assemblea l'appro­vazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abbondanzieri. Ne ha facoltà.

 

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, ho assistito alla discussione in Commissione bilancio sull'emendamento in questione. Debbo dire che l'onorevole Zanetta, primo firmatario, che peraltro ha ritirato l'emendamento, l'ha illustrato sicuramente con uno spirito - diciamo - non distruttivo in senso assoluto. Tuttavia, l'emendamento è di rilevantissima portata; rispetto ad esso - come dire? - la parte sentimentale degli amministratori, lo dico in senso positivo, che viene fuori quando ci sono i difficili passaggi dalle gestioni proprie degli enti locali alle gestioni di sistemi, non può diventare preminente. In altre parole, se approvassimo questo emendamento, relativo ad una importantissima legge di sistema, realizzeremo un'operazione che distruggerebbe l'intera legge. Il Parlamento non può stabilire che i comuni sotto i tremila abitanti possono recedere dall'ambito obbligatorio e ottimale dell'acqua. Intanto, per una ragione che riguarda il numero generale di tali comuni. Ciò significherebbe che, laddove si è cominciata ad attuare la legge Galli, si andrebbe ad una disarticolazione che non ci possiamo permettere sotto nessun profilo, compresa la situazione in atto riferita agli ambiti, alle gare e all'insieme dei temi afferenti a questa questione.

Quindi, io credo che, probabilmente, una riflessione sulla legge Galli deve riguardare il tema, sicuramente il più complicato e pesante, delle tariffe. Infatti, la verità è che la sofferenza dei cittadini, dei comuni e dei loro rappresentanti deriva innanzitutto da questa partita. Da questo punto di vista, in Italia siamo in presenza di un cambiamento e sulle tariffe, che emergono, tra l'altro, sotto la sorveglianza del CIPE dagli ambiti ottimali, andrebbe svolta una discussione che afferisce al tema della politica: ovvero, come noi tutti controlliamo le tariffe nei servizi, siano quelli idrici, della fornitura della energia elettrica o di altri servizi ugualmente importanti.

Ho detto questo perché, da amministratore, so perfettamente che questo è un tema sensibile e, come cittadino, so perfettamente come questa sia una questione che deve essere tenuta sotto controllo. Tuttavia, se noi andiamo a rovinare e a disarticolare una legge di sistema come la legge Galli con un intervento di questo tipo, non solo non rendiamo un servizio alla comunità, ma rinviamo un problema nel momento in cui la disarticolazione significa che non c'è il sistema della captazione delle acque, della distribuzione dei redditi e di tutti i temi che stanno intorno alla gestione delle acque.

Quindi, io credo che l'Assemblea, di fronte alla riproposizione dell'emendamento Zanetta 25.21, dovrebbe porsi con la cautela che, tra l'altro, veniva sollecitata in Commissione sia da parte del relatore che del sottosegretario Vegas, il quale giustamente aveva affermato che questo era un tema che meritava non solo un grande approfondimento ma, appunto, una certa cautela. Infatti, si rischia di mettere i piedi in un piatto che si potrebbe rompere e nel momento in cui si rompe noi non abbiamo la possibilità di rimettere insieme i cocci in maniera tale che il sistema regga. Si tratta quindi di affrontare la questione delle acque con una nuova metodologia rispetto ad un settore che, naturalmente, è in trasformazione ed ha bisogno di grandi investimenti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole sottosegretario, le ricordo che l'onorevole Parolo ha chiesto di accantonare la proposta emendativa in esame.

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, anche agli accantonamenti c'è un limite...!

Sono già chiari al Parlamento i problemi dei piccoli comuni; tant'è vero che la Commissione, affrontando il patto di stabilità, ha esentato da tali ipotesi i comuni sino a tremila abitanti. Ma i problemi dei piccoli comuni non devono creare problemi per tutti. Modificare la cosiddetta legge Galli, potrà anche andare bene ma va fatto nella sede opportuna. Affrontare tali temi, invece, in sede di esame del disegno di legge finanziaria mi sembra fuori luogo. Resta il fatto che in tal modo creiamo dei problemi alla gestione dei bacini integrati e alle gare in corso. Sarebbe opportuno non accantonare ma ritirare l'emendamento in esame, altrimenti il parere del Governo è contrario.

Richiamo l'attenzione sulla gestione dei bacini, che ritengo un aspetto delicato. Guardare esclusivamente ai problemi dei comuni montani, e magari dei produttori di acqua, fuori da un ambito complessivo può comportare guai seri.

 

PRESIDENTE. Chiedo ai rappresentanti del gruppo della Lega Nord se accolgono la richiesta del rappresentante del Governo di ritirare l'emendamento.

 

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Anzitutto va precisato che tale emendamento non comporta oneri per la contabilità dello Stato; possiamo, quindi, permetterci una certa libertà d'azione.

Concordo, inoltre, con le osservazioni del collega Parolo. La cosiddetta legge Galli nasce con lo spirito di creare economie di scala e ottimizzare l'utilizzo di una risorsa destinata in futuro a diventare fra le più ambite e preziose nella gestione delle moderne economie occidentali: l'acqua. Quella norma nasce, dunque, con uno scopo assolutamente positivo: creare economie di scala e gestire al meglio questa risorsa.

Mi rivolgo ai rappresentanti del Governo e, soprattutto, al relatore Crosetto che conosce molto bene la realtà dei piccoli comuni di montagna. Ritengo possibile aprire un dibattito su un'eventuale modifica all'articolo al nostro esame escludendo la questione dei comuni con meno di tremila abitanti e limitandoci ad affrontare il tema dei comuni di montagna. È su questo versante che le disposizioni della cosiddetta legge Galli entrano in crisi. Dobbiamo pensare infatti ai piccoli comuni montani, magari con 100 o 200 abitanti, con frazioni sparse sul territorio dove l'acquedotto comunale e i fontanili vengono gestiti in economia dall'assessore comunale, dal messo comunale, che sanno dove si trovano questi acquedotti. Tali realtà non saranno mai gestite da una società che fa del profitto (è una parola forte che ritengo opportuno utilizzare) la propria attività di gestione delle acque.

Si tratterrebbero così in maniera identica situazioni profondamente diverse tra loro: una cosa è la gestione dell'acqua nei grandi comuni, o anche nei piccoli comuni di pianura, altra cosa è la gestione nei piccoli e piccolissimi comuni delle realtà montane, alpine e appenniniche. Su questo tema il Parlamento deve fornire delle risposte. A mio avviso, la legge finanziaria è lo strumento idoneo per farlo; talvolta è come un treno al quale è possibile agganciare altri vagoni. Potremmo così fornire - a mio avviso - una risposta molto positiva nei confronti di tali realtà.

Chiedo perciò al Governo e al relatore una breve riflessione, magari per riformulare l'emendamento, eliminare il limite dei tremila abitanti e limitare questa disposizione solamente ai piccoli comuni di montagna. A mio avviso, con tale operazione contempereremmo il principio di salvare una gestione economica e utile delle risorse dell'acqua con quello di non fare morire questi piccoli comuni.

Siamo di fronte ad una legge del 1994, che conteneva dei termini perentori e che ancora oggi non è stata attuata per la resistenza fortissima del territorio. Non si possono applicare leggi contro il territorio (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

 

PRESIDENTE. Informo i colleghi che è presente in tribuna una delegazione del Comitato olimpico nazionale iracheno, accompagnata dal sottosegretario Pescante. Salutiamo i membri della delegazione, augurando alla nazione e allo sport iracheno ogni successo per il futuro (Applausi). Mi sembra peraltro che alle Olimpiadi di Atene lo sport iracheno sia partito bene, almeno nel calcio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

 

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che sono d'accordo con l'onorevole Vegas su un punto, mentre sono in disaccordo su un'altro.

Partiamo da quello su cui sono in disaccordo: non è affatto vero che in questa legge finanziaria si sia operato in favore dei piccoli comuni; vi è stato un positivo risultato per quanto riguarda le esenzioni dal patto di stabilità dei comuni fino a tremila abitanti, che mi auguro possa essere esteso anche ai comuni almeno fino a cinquemila abitanti, ma i tagli pesantissimi effettuati sugli enti locali colpiscono in misura particolare i piccoli comuni. Su questo sono quindi in disaccordo con il sottosegretario Vegas.

Sono invece d'accordo con lui sul fatto che non è questa la sede per affrontare i problemi, anche giusti, posti dai colleghi Parolo e Rossi. So bene che in molti piccoli comuni di montagna la gestione dell'acqua è una tradizione completamente diversa dalla gestione dell'acqua delle città; molti di questi comuni, spesso garanti e guardiani delle nostre acque, dove l'acqua è stata addirittura data gratuitamente ai cittadini perché corrispondente ad una gestione civica della stessa, cosa ovviamente molto diversa dall'utilizzo dell'acqua nel resto del paese, dove è giusto far pagare l'acqua come forma di responsabilizzazione, dovrebbero addirittura essere premiati, perché la loro corretta gestione garantisce questa risorsa così straordinaria.

 

PRESIDENTE. Onorevole Realacci...!

 

ERMETE REALACCI. Detto questo, e concludo Presidente, è evidente che non è con una misura estemporanea e così collocata che si risolverà il problema. Affrontiamolo in altra sede, ad esempio in sede di legge delega, perché altrimenti si correrà il rischio di eliminare uno dei risultati positivi della legge Galli, cioè la semplificazione degli enti di gestione, e di tornare ad una gestione frammentata, caotica e talvolta clientelare delle nostre acque, che non è utile a nessuno, né all'ambiente né alla pubblica amministrazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, quando, insieme all'onorevole Zanetta e ad altri colleghi, avevamo concepito questo emendamento, avevamo considerato un fatto evidente a molti di coloro che sono intervenuti in quest'aula, anche in modo contraddittorio, come mi è sembrato cogliere nelle considerazioni dell'esponente dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, onorevole Abbondanzieri.

Questo perché la relazione del Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche indica in modo ineccepibile il fatto che, essendo metà delle tariffe al 20 per cento (cosa che non era mai accaduta con la conduzione in proprio da parte di piccoli comuni non soltanto di montagna, onorevole Rossi, ma di tutti i piccoli comuni) si è determinato dell'incredibile a carico delle fasce più deboli della popolazione. Leggo testualmente, da questa relazione, perché è impressionante: «Quando si guarda alle famiglie, le cose si fanno più preoccupanti; le famiglie al di sotto della povertà relativa e della povertà assoluta, che rappresentano rispettivamente il 13,9 e il 5,1 della popolazione, vedono la sostenibilità peggiorare in proporzione alla propria composizione fino a valori allarmanti e tali da far supporre fenomeni di disagio, quali l'autolimitazione del consumo e l'indebitamento».

Non è sentimentalismo, onorevole Abbondanzieri! È un dato drammatico che emerge da una relazione che lei dovrebbe conoscere!

Per questa ragione abbiamo pensato di proporre l'emendamento, che la Lega ha riformulato anche in maniera intelligente, e in questo senso c'è l'invito al relatore e al Governo; se poi non vi fosse volontà, chiaramente il mio voto si adeguerebbe, come quello degli altri colleghi, a quello del mio partito! Mi chiedo, tuttavia, pur rimanendo questi comuni nell'ambito ottimale, se sono in grado di autogestirsi a condizioni di minore onerosità per i loro cittadini, perché non consentire loro un approccio che mi sembra molto realistico?

Prendiamo atto che il Governo non ha alcuna intenzione di mettere in discussione tale problema in questa sede. Ma quando mai si potrà ripresentare seriamente, in un'altra sede, una riformulazione della legge Galli con gli interessi che oggi sono in ballo? Quando mai, onorevoli Realacci ed Abbondanzieri?

Ci rimettiamo alle osservazioni del relatore che, essendo un membro del mio gruppo, indica la linea che rispetteremo integralmente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VIANELLO. Signor Presidente, colleghi del centrodestra, tra una settimana sarà esaminato in quest'aula il provvedimento sulla delega ambientale. Il primo articolo è la rivisitazione della legge Galli. Non capisco perché in una sede impropria come questa sviluppate un tema che, fra pochi giorni, sarà esaminato in aula. Mettetevi accordo, perché delle due, l'una: o è la delega ambientale o è il disegno di legge finanziaria.

 

MARISA ABBONDANZIERI. Ma Rosso non lo sa!

 

MICHELE VIANELLO. Seconda osservazione. Capisco come i piccoli comuni, soprattutto quelli di montagna, possano avere difficoltà, ma vorrei ricordare che l'acqua è un ciclo. Uno dei luoghi in cui c'è maggiore produzione è il piccolo comune di montagna (ha ragione il sottosegretario Vegas che la scelta è molto complicata e contraddittoria). Voi capite che mettete in capo ad uno solo la fonte dell'acqua potabile per gran parte del paese? Dovete essere coerenti da questo punto di vista.

Onorevole Rosso mi consenta un'ultima battuta. Se è così preoccupato per il reddito delle famiglie povere, non parta dai comuni di montagna di 300 abitanti, ma dall'approvazione delle nostre proposte emendative a favore dei pensionati e dei redditi minimi garantiti. Usi la sede propria e un po' di coerenza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

ROBERTO ROSSO. Vergognati!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà.

 

SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, concordo con il collega Vianello sul fatto che questa discussione andrebbe fatta nella sede propria e, aggiungo, in modo più sensato.

Quello dei comuni di montagna non è un problema legato alla povertà. Spesso, infatti, si tratta di comuni di montagna bavaresi e, quindi, con un reddito pro capite molto alto. Il problema è un altro, ossia che la legge Galli (mi rivolgo soprattutto ai colleghi del centrosinistra) non corrisponde più ai dati reali. Ritengo che l'acqua non possa essere messa a mercato, perché è un diritto del XXI secolo; andrebbe costituzionalizzata.

 

PRESIDENTE. Onorevole Sabattini...

 

SERGIO SABATTINI. Mi avvio alla conclusione, ricordando che la legge Galli ha dato alle regioni la possibilità di delineare un ambito troppo grande, che non prevede subambiti, in cui comunità montane, gruppi di comuni, unioni di comuni potrebbero individuare gestori adeguati alle loro realtà. Questo è il problema e varrebbe la pena che il Parlamento italiano lo discutesse, senza fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, concordo con ciò che il collega Rosso ed altri miei colleghi hanno detto. Per quanto riguarda gli investimenti di piccoli comuni, è giusto che un piccolo comune produttore di acqua debba pagare l'acqua dieci volte di più rispetto a prima? Occorre tenere presente un altro dato. Sapete quanti sono gli investimenti in caduta? Se i comuni, allora, avessero potuto aumentare il costo dell'acqua, come possono fare oggi i gestori privati, sicuramente sarebbero gestiti meglio ora piuttosto che nel passato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scherini. Ne ha facoltà.

 

GIANPIETRO SCHERINI. Signor Presidente, la discussione che stiamo facendo è molto importante e ci porta molto lontano. Chiedo al relatore di riconsiderare, vista l'ora e la stanchezza dell'Assemblea, di accantonare l'emendamento...

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 25.21, fatto proprio dal gruppo della Lega Nord Federazione Padana, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 376

Votanti 372

Astenuti 4

Maggioranza 187

Hanno votato 28

Hanno votato no 344).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 25.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 378

Maggioranza 190

Hanno votato 148

Hanno votato no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Buontempo 25.24.

Chiedo l'onorevole Buontempo se acceda all'invito al ritiro.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, io non ritiro l'emendamento e vorrei spiegare le ragioni per qualche minuto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. L'obiettivo di questo emendamento è di incrementare il fondo del Protocollo di Kyoto per effetto serra ed immissioni inquinanti d'atmosfera. Quindi, si intende finanziare, tramite il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, la installazione di sistemi solari termici. Perché ritengo importante questo? In primo luogo per abbattere i costi. I costi sono alti in Italia perché non c'è una politica favorevole ai pannelli solari. Questo rallenta la ricerca, rallenta la installazione, e abbiamo l'incredibile risultato che paesi del nord Europa, che non hanno sole, hanno un numero di pannelli solari pro capite superiore a quello del nostro paese. Se questo emendamento venisse approvato, esso non avrebbe un costo a tempi lunghi, perché ci sarebbe un forte risparmio nella bolletta energetica nazionale. Quindi, nella produzione del solare termico noi porteremmo il nostro paese, oltre che le famiglie, ad un consistente risparmio, oltre che fare il disinquinamento senza ulteriori spese, come avviene attualmente nei grandi comuni.

Allora, con questo finanziamento, si tratterebbe di attribuire 30 milioni di euro per due anni al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio. Non mi pare che sia una cifra che possa stravolgere una finanziaria; ritengo che si tratti di una linea di tendenza che tutto il Parlamento dovrebbe seguire perché nei convegni, nelle tavole rotonde, nelle riunioni e nei dibattiti televisivi tutti parlano della necessità che l'Italia abbia uno sviluppo dei tetti fotovoltaici e dei pannelli solari. Israele ne fa un grande uso (credo che non ci sia casa o azienda di Tel Aviv o di Gerusalemme che non abbia il pannello solare per la produzione dell'acqua calda). Ora, sul meridione d'Italia piovono l'equivalente di 1700 kilowatt all'anno di energia solare per metro quadro. Tutta questa energia viene sprecata e il nostro paese vive un deficit energetico abbastanza alto. L'obiettivo energetico che l'Italia si era posta ammontava ad un parco di 3 milioni di metri quadrati di pannelli per l'energia solare per l'acqua calda entro il 2012. L'Italia, a fronte di questo impegno, si trova a coprire soltanto un sesto della superficie corrispondente all'obiettivo che si era prefissa. Siamo dietro alla Germania, all'Austria, e quest'anno siamo stati superati (perché andiamo indietro anziché andare avanti) dall'Olanda per quanto riguarda la superficie coperta, pro capite (e siamo addirittura dietro alla Svezia). Sono paesi in cui l'energia solare incidente è molto più debole di quella di cui può godere il nostro paese. L'Italia non può ricorrere all'energia nucleare, mentre l'energia elettrica costa di più perché il barile di greggio supera i 50 dollari (e si manterrà tale). Nei prossimi anni, se l'Italia non investe in energia alternativa, in particolare in energia solare, noi avremo dei costi impossibili da reggere.

Dobbiamo affrontare tale problema...

 

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...

 

TEODORO BUONTEMPO. ...con un minimo di determinazione; oltre ad accelerare la messa in esercizio delle grandi centrali solari ed a rendere operativo il progetto Archimede, si deve diffondere la installazione di pannelli presso i privati. Le vendite di sistemi per il solare termico vanno a rilento perché i costi sono troppo forti.

Quindi, in conclusione, onorevoli colleghi, si chiede di investire pochi euro oggi per consentire al nostro paese un arricchimento domani; si chiede, altresì, di stabilire, al riguardo, incentivi da destinare alle famiglie italiane.

 

PRESIDENTE. Onorevole Buotempo...

 

TEODORO BUONTEMPO. Le alte bollette dell'energia elettrica si contrastano anche dando la possibilità alle famiglie di installare pannelli solari a costi accessibili.

Mi auguro, pertanto, che i colleghi vogliano votare a favore dell'approvazione di questa proposta emendativa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

 

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, desidero sottoscrivere l'emendamento presentato dal collega Buontempo; spero che l'arrivo del ministro dell'ambiente sia di buon auspicio per l'approvazione di tale proposta. In questo disegno di legge finanziaria, come risulterà anche dall'esame delle successive proposte emendative, mancano riferimenti chiari alla missione dell'Italia per quanto riguarda le politiche energetiche in rapporto agli accordi di Kyoto.

È chiaro che il nostro paese deve investire in innovazione tecnologica ed in ricerca; di ciò si discuterà quando esamineremo l'articolo 36 del disegno di legge finanziaria in ordine al quale l'opposizione ha presentato emendamenti che fanno riferimento anche ai suggerimenti venuti dalla Confindustria.

Ma è, altresì, chiaro come un investimento nelle fonti rinnovabili costituisca, oggi, una buona scelta per il paese; cito un solo dato, colleghi. Oggi, nel nostro paese, per quanto concerne il solare termico, oggetto dell'emendamento presentato dall'onorevole Buontempo, sono stanziati meno di 400 mila metri quadri di pannelli solari. In Austria, invece, se ne sono installati 2 milioni 300 mila metri quadri; è noto a tutti come l'Austria sia più piccola e meno soleggiata dell'Italia.

A tale carenza - ascrivibile non solo alla responsabilità di questo Governo ma anche a quella dei Gabinetti precedenti - si può cominciare a porre rimedio attraverso l'approvazione della proposta emendativa in esame, la quale, peraltro, rappresenta una scelta utile per il paese dal punto di vista economico, strategico e dell'innovazione.

Perciò, mi auguro che trovi spazio nell'esame del disegno di legge finanziaria l'accoglimento dell'emendamento in questione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VIANELLO. Anch'io, signor Presidente, desidero apporre la mia firma alla proposta emendativa presentata dal collega Buontempo.

Vorrei, inoltre, ricordare come l'adesione dell'Italia - ma di ciò discuteremo quando passeremo all'esame dell'articolo successivo - al Protocollo di Kyoto trovi attuazione non soltanto attraverso grandi interventi (ad esempio, quelli sulle reti). La strada della sostenibilità, la strada dell'intervento sulle energie alternative passa anche attraverso la diffusione di comportamenti virtuosi, quelli delle famiglie, quelli di piccole realtà.

Ma ciò avviene appunto se lo Stato interviene favorendo gli investimenti e dando la possibilità anche ai singoli cittadini di ricorrere ai sistemi solari. Ha ricordato dianzi il collega Realacci come una tale pratica sia diffusa in tutta Europa; il nostro paese rappresenta, per tale aspetto, un fanalino di coda.

È dunque questa una occasione di, per così dire, guadagnare, seppure con risorse limitate, un po' di terreno facendo compiere all'Italia un passo in avanti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 18,15)

 

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, intendo anch'io sottoscrivere l'emendamento; peraltro, vorrei fare notare come il vero problema riguardi la politica energetica in Italia.

Questo Governo, se vuole scommettere sul futuro, deve investire sulle fonti energetiche rinnovabili; ricordo, al riguardo, come oggi l'energia, in Europa, costi la metà rispetto al suo prezzo in Italia.

Dunque, cosa intendiamo fare, importiamo energia o provvediamo altrimenti?

Non possediamo un'industria che si occupa di tecnologie riguardanti le fonti rinnovabili; occorre investire nelle tecnologie specifiche, un compito che spetta al Governo.

Ma il Governo non ha una regia sulla politica energetica; voglio, al riguardo, ringraziare il collega Buontempo che ha anch'egli denunciato tale situazione. O noi, per così dire, ci diamo da fare e investiamo in questo settore oppure rimarremo indietro.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

 

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, credo che la proposta emendativa in esame (così come altre, presentate dalla componente politica Verdi-L'Ulivo del gruppo Misto, che verranno esaminate successivamente) offra l'opportunità - ed è questa ragione per cui preannuncio che voteremo a favore - di aprire una discussione (che ritengo dovremmo continuare affrontando anche i restanti emendamenti) sulle politiche energetiche condotte nel nostro paese, nonché sulla necessità di utilizzare anche la leva degli incentivi fiscali per compiere finalmente alcune scelte innovative, in grado di proiettare il nostro paese all'avanguardia nel campo delle fonti di energia pulite e rinnovabili.

D'altra parte, molto spesso, quando ci troviamo a fare i conti - come capita, anche in queste settimane, di fronte ai prezzi petroliferi che aumentano ogni giorno - con alcune lobby di questo paese che, pur sconfitte, tentano ogni tanto di reimmettere, nel dibattito politico e parlamentare, l'ipotesi di un ritorno all'impiego dell'energia nucleare non vi è dubbio, invece, che proprio il terreno proposto dall'insieme di proposte emendative al nostro esame ci consente di svolgere una discussione rivolta non al passato, bensì al futuro.

D'altronde, come hanno ricordato bene i colleghi che mi hanno preceduto, è veramente inspiegabile come, nonostante goda di condizioni climatiche tipiche di un paese mediterraneo, che vede una gran parte del suo territorio esposta al sole con un frequenza ben maggiore degli Stati nordeuropei, l'Italia continui ad essere il fanalino di coda sia nella ricerca, sia nell'applicazione dell'energia solare, che rappresenta una delle alternative capaci di costruire un modello energetico sostenibile e complesso.

Vorrei ricordare che l'Austria, la Germania, Svizzera e la Francia costituiscono un terreno di sperimentazione avanzata che l'Italia non può continuare ad ignorare, malgrado le sue condizioni climatiche e nonostante il fatto che, nel nostro paese, in alcuni momenti dei decenni scorsi, vi fossero, anche all'interno dell'ENEA, segmenti di ricerca avanzata che sono stati depotenziati, invece, dalle politiche finanziarie ed energetiche condotte negli ultimi anni.

Riteniamo fondamentale, invece, compiere una svolta in tale direzione. Vedete, onorevoli colleghi, dopo la discussione aperta in seguito al vertice tenuto, nei giorni scorsi, dal centrodestra sulla riduzione dell'IRAP, ci domandiamo come sia possibile intervenire anche nei confronti delle imprese, che necessitano sicuramente di sostegni finanziari da parte dello Stato.

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento...

 

PIER PAOLO CENTO. Ma è mai pensabile che, nel momento in cui si interviene per ridurre l'IRAP, non si ritenga utile compiere una differenziazione tra quelle imprese che innovano, anche sul terreno della ricerca e della produzione di energia...

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento, bisogna che lei si rinnovi anche nei freni! Deve dare una frenata!

 

PIER PAOLO CENTO. Mi freno, mi freno, signor Presidente, ma lei sa che si tratta di un argomento che per noi Verdi è molto importante!

Come stavo dicendo, mi domando come si possa, nel momento in cui si decide di ridurre l'IRAP, non porsi il problema di legare la riduzione di tale imposta anche alla capacità di iniziativa, di ricerca e di innovazione sviluppata dalle imprese sul terreno delle energie rinnovabili e dell'energia solare. Credo siano queste le ragioni alla base di un dibattito che non possiamo continuare a demandare ad altri momenti, ma che ha bisogno ora, in questo momento...

 

PRESIDENTE. Onorevole Cento, deve concludere!

 

PIER PAOLO CENTO. ... di scelte chiare da parte del Parlamento!

È questa la ragione - e concludo, signor Presidente - per cui ribadisco che la componente politica Verdi-L'Ulivo del gruppo Misto, anche coerentemente con le...

 

PRESIDENTE. Deve concludere davvero, onorevole Cento, non lo deve solo promettere!

 

PIER PAOLO CENTO. ... proposte emendative che abbiamo presentato, voterà a favore dell'emendamento Buontempo 25.24 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maggi. Ne ha facoltà.

 

ERNESTO MAGGI. Signor Presidente, mi sembra strano che si debba discutere di politica energetica escludendo le regioni dal tipo di intervento prospettato.

Ho la sensazione che, sovente, si parli di energia e di ricerca «per sentito dire». Mi permetto di ricordare, tanto per citare un esempio concreto, che la regione Puglia interviene in materia di politica energetica incentivando la realizzazione di superfici a pannelli solari sino al 70 per cento della spesa.

Allora, intendo chiarire questi concetti una volta per tutte, affinché non vi siano «doppioni» tra le periferie e il Governo centrale. Se politica vi deve essere, essa non può essere improvvisata, come sta accadendo, ma deve essere una politica seria, discussa, affrontata coralmente e condivisa (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

 

UGO PAROLO. Signor Presidente, vorrei aggiungere alcune considerazioni, al fine di comprendere meglio la nostra posizione riguardo a questo emendamento. Ho ascoltato diversi colleghi intervenuti in quest'aula chiedersi per quale motivo, in un paese come l'Italia, dove il sole ci privilegia certamente in misura maggiore rispetto ad altri paesi europei, l'energia termica solare non è utilizzata in modo adeguato. La risposta sta nella gestione monopolistica dell'energia, alla quale questo paese è sempre stato assoggettato e sta nell'ENEL, che ha gestito in maniera monopolistica, grazie anche ai vostri Governi, cari colleghi del centrosinistra, tutto il settore dell'energia elettrica. Sta nell'ENEL, che, attraverso influenze sul Governo e sulla classe politica, ha impedito che potessero svilupparsi energie alternative che producessero concorrenza, seppure in maniera minimale.

Sapete perché in Germania, in Austria e in Svizzera i pannelli solari sono utilizzati e in Italia ciò non accade? Semplicemente, perché in Svizzera, in Francia e in Germania si applica un principio elementare per l'energia termica solare: quando vi è sovrabbondanza di energia prodotta dai privati attraverso i pannelli, la si può vendere ed eventualmente recuperare bonus per i periodi invernali, quando vi è bisogno di più energia ed essa non si può produrre attraverso il sole. In Italia ciò non è stato possibile: siccome l'energia solare non è immagazzinabile, ovviamente la quantità prodotta in più andava persa. Ciò non è mai stato possibile, perché non vi è mai stata la volontà politica di attuare tale elementare principio.

Quanto ai finanziamenti per l'applicazione dei pannelli solari, allo stato attuale - lo ha già anticipato il collega di Alleanza nazionale - vorrei ricordare che molte regioni hanno già adottato leggi in questo senso e, tra esse, vi è anche la regione Lombardia. Si tratta, però, di provvedimenti che di fatto hanno registrato un fallimento, perché il costo per l'installazione di questi pannelli è troppo elevato rispetto a quel minimo contributo che è possibile erogare ai privati. Quando cambieremo le regole del gioco, sarà possibile introdurre anche in Italia l'utilizzo da parte dei privati dell'energia termica solare. Nella legge delega ambientale questo principio è stato introdotto con un emendamento della Lega Nord Federazione Padana. È, quindi, evidente che, se il Governo attraverso il ministro dell'ambiente, che vedo presente puntualmente in aula, darà veloce attuazione a questa delega, tale principio verrà applicato ed anche in Italia potremo finalmente utilizzare questa importante risorsa, che peraltro, dal nostro punto di vista, è favorita proprio dalla posizione ambientale e climatica. È, quindi, del tutto inutile approvare questo emendamento, perché non produrrebbe alcun effetto dal punto di vista pratico (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo brevemente per ricordare alcune cose. Premetto che sono sicuramente a favore dei pannelli solari, ma nel merito vorrei ricordare all'onorevole Buontempo due aspetti. In primo luogo, il fondo di cui egli parla è stato istituito con la legge n. 388 del 2000 dal Governo dell'Ulivo nella passata legislatura e credo che questo sia un merito. Sicuramente, quindi, non vi sono oppositori a questo emendamento.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI
 (ore 18,25)

 

GABRIELLA PISTONE. Ringraziamo l'onorevole Buontempo per averlo sottoposto all'Assemblea. In ogni caso, l'onorevole Buontempo compie un'operazione che mi sembra dannosa per i lavoratori delle agenzie delle entrate.

Mentre da un lato ciò pone un problema in ordine ad un ulteriore finanziamento di un fondo istituito con la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (la legge finanziaria del Governo D'Alema), dall'altro lato toglie 60 miliardi di lire alle agenzie fiscali che impiegano diversi lavoratori. Pertanto, se da un lato si fa una cosa assolutamente meritoria, dall'altro temo che si creino dei problemi. Conseguentemente, occorre valutare le cose molto attentamente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

 

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, ritengo che i colleghi abbiano già illustrato il valore di quest'emendamento. Tuttavia, ho ravvisato alcuni interventi sorprendenti di alcuni colleghi.

Secondo quanto detto dal collega Parolo, se siamo giunti a questo punto la colpa sarebbe la nostra. Al collega Parolo ricordo che egli fa parte di una maggioranza le cui fila annoverano il ministro Pisanu, e gli onorevoli Costa, Cicchitto, Volontè, Follini e Tabacci, tutta gente che è stata al Governo per decine di anni! Pertanto, caro collega Parolo, se sei d'accordo su questo emendamento lo voti, altrimenti no, ma non cercare di trovare scuse!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, qui si dipinge una situazione tragica perché non si conoscono le tematiche. Capisco che il collega Cento, parlando anche a nome dei Verdi, non sappia niente delle energie rinnovabili in quanto in Commissione attività produttive, quando si è esaminata la direttiva europea sulle energie rinnovabili, i parlamentari Verdi si sono fatti vedere solo due volte, e semplicemente per parlare contro l'energia eolica. È dunque necessario che l'Assemblea sappia che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha stanziato 600 miliardi per il fotovoltaico e regioni, come ad esempio l'Emilia Romagna, rette da Governi di centrosinistra, si sono degnate di pubblicare i bandi solo dopo due anni e mezzo. Onorevole Buontempo, la direttiva europea sulle energie rinnovabili, firmata e votata da tutti i gruppi parlamentari, Verdi compresi, prevede delle nuove forme di incentivazione. Oggi è possibile montare i pannelli solari e scambiare l'energia in rete con l'ENEL, monetizzando la produzione continua. Ancora, si è anche incentivato non solo questa, ma tutte le forme di energie rinnovabili. Non dimenticando poi che il 30 per cento dell'energia prodotta proviene dal settore idroelettrico, nonostante siano venti anni che non si costruisce più una diga in Italia. Questo la dice lunga sulla cultura anti-modernista, sulla cultura retriva, che tutte le forze politiche, almeno a livello periferico, oggi stanno portando avanti. Pertanto, onorevole Buontempo, questo suo emendamento, che rappresenta una semplice goccia nel mare, va bene; tuttavia, non si dica che questo Governo non sta facendo niente. La stessa riforma energetica ha già visto l'adozione di cinque provvedimenti e un disegno di legge di iniziativa parlamentare sull'energia. Nonostante tutti gli interessi in gioco, questo Parlamento è riuscito a varare la riforma Marzano per il settore dell'energia elettrica, cosa questa che non era stata fatta prima perché la cosiddetta riforma Bersani è un semplice decreto che è stato imposto. Smettiamo, quindi, di dire che non si fa niente per le energie rinnovabili. Quanto previsto in questo emendamento è una semplice goccia nel mare, che non fa parte di un progetto organico.

 

ALTERO MATTEOLI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALTERO MATTEOLI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Signor Presidente, non v'è dubbio che gli argomenti sui quali sono intervenuti alcuni colleghi meritano da parte del sottoscritto un minimo di risposta. Ringrazio in particolare, i colleghi Parolo e Polledri per quello che hanno detto perché rispecchia fedelmente la verità. Per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili, è vero che l'Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi, ma è anche vero che ciò è dovuto al fatto che il nostro paese è particolare. Il nostro paese ha delle bellezze senz'altro superiori a quelle degli altri paesi europei. La Germania avrà meno sole, ma certamente può produrre energia dall'eolico molto più dell'Italia.

Voglio ricordare al Parlamento che addirittura un ex ministro dell'ambiente sta facendo il giro d'Italia contro l'eolico perché afferma che esso produce energia in maniera non inquinante, ma, allo stesso tempo, crea problemi per quanto riguarda il paesaggio.

L'emendamento, che prevede più incentivi da mettere a disposizione per la produzione di energia da fonti rinnovabili, meriterebbe l'accoglimento, ma si pongono esigenze di bilancio. Le risorse sono quelle che sono. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha già investito e ci sono già incentivi per chi produce energia dal sole e dal vento, ma su questo emendamento, pur condividendone lo spirito, il Governo non può che invitare il Parlamento a votare contro perché così ci obbligano le esigenze di far quadrare i conti.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 25.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 380

Votanti 375

Astenuti 5

Maggioranza 188

Hanno votato 153

Hanno votato no 222).

Da più parti dell'Assemblea mi arrivano richieste di chiarimento in ordine al prosieguo dei lavori. Dopo essermi consultato con alcuni colleghi, propongo di andare avanti questa sera fino alle 20 e di tenere la prossima seduta lunedì alle 14.30, con la previsione fin d'ora della prosecuzione notturna. Questo è l'unico modo per consentire un adeguato svolgimento dei lavori.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 25.25.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VIANELLO. La scelta di adesione dell'Italia al Protocollo di Kyoto e la scelta recentissima della Russia di aderire cambiano radicalmente il modo di vedere non solo le politiche energetiche. Non si tratta solo di questo e sarebbe sbagliato pensare che gli obblighi di adesione al Protocollo di Kyoto derivino solo dall'energia, ma è un insieme di politiche ambientali e industriali.

La scelta di aderire al Protocollo di Kyoto e di abbattere radicalmente le emissioni di gas serra in atmosfera implica necessariamente politiche ambientali, ma anche necessariamente una profonda riconversione dell'apparato produttivo e industriale del nostro paese. Per attuare tali politiche, questa finanziaria non prevede il becco di un quattrino!

Il ministro Matteoli, che è intervenuto poc'anzi, ci ha spiegato che, per far quadrare la esangue cassa del Governo, sono state sacrificate le politiche ambientali. Male, ministro Matteoli! Le politiche ambientali non sono un impaccio pericoloso e pesante per il nostro paese. Le politiche ambientali sono ormai il centro dell'iniziativa e dell'attività dei principali paesi europei e comunitari.

Vorrei far riflettere i colleghi su un aspetto. Su Il Sole-24 Ore di oggi c'è la notizia che è stato varato dal Consiglio dei ministri un provvedimento che recepisce la direttiva comunitaria sugli scambi dei diritti di emissione. I paesi virtuosi, cioè i paesi che emettono meno gas serra, potranno vendere ai paesi meno virtuosi, cioè quelli che emettono più gas serra, il loro comportamento virtuoso.

L'Italia, grazie alle politiche del centrodestra di questi anni si trova, oggi, su un bilico pericoloso; può diventare un paese che vende diritti di emissione, essere, cioè, un paese che guadagna dalla scelta di applicare il Protocollo di Kyoto ma, ahimè, l'Italia può anche diventare un paese costretto ad acquistare quote di diritti di emissione al pari della Russia dell'amico Putin. In questi anni, mi consenta il ministro Matteoli, egli è stato, come narravano le cronache dei giornali, uno dei più feroci nemici dell'applicazione del Protocollo di Kyoto; oggi, ministro Matteoli, vi trovate ad aver fatto un calcolo sbagliato, la Russia ha aderito e adesso il Protocollo di Kyoto entra in funzione. Aspettiamo politiche virtuose anche da parte dell'Italia.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 25.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 355

Votanti 353

Astenuti 2

Maggioranza 177

Hanno votato 133

Hanno votato no 220).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 25.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 357

Votanti 356

Astenuti 1

Maggioranza 179

Hanno votato 135

Hanno votato no 221).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 25.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 357

Maggioranza 179

Hanno votato 138

Hanno votato no 219).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 368

Votanti 367

Astenuti 1

Maggioranza 184

Hanno votato 226

Hanno votato no 141).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vianello 25.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 355

Votanti 353

Astenuti 2

Maggioranza 177

Hanno votato 140

Hanno votato no 213).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vianello 25.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 365

Votanti 364

Astenuti 1

Maggioranza 183

Hanno votato 139

Hanno votato no 225).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 25.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 361

Votanti 360

Astenuti 1

Maggioranza 181

Hanno votato 129

Hanno votato no 231).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Tocci 25.06.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 18,40)

 

WALTER TOCCI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo in esame è finalizzato alla riattivazione del sistema di controllo satellitare sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Tale sistema era un gioiello tecnologico realizzato nel 1999, pienamente funzionante, che ha consentito alle Forze di polizia di ottenere successi insperati nella lotta alla criminalità. Il sistema, infatti, consente un controllo di tutte le piazzole di sosta e dei flussi di traffico coadiuvando anche l'azione della Polizia nella sicurezza stradale. Questo sistema di controllo satellitare è stato spento dal ministro Pisanu perché non ha i soldi per farlo funzionare. Siamo al paradosso di un sistema tecnologico avanzato, realizzato con denaro pubblico e con un importante finanziamento europeo che non viene utilizzato semplicemente perché mancano i soldi per la gestione. Una volta spento questo sistema, il tasso di criminalità sulla Salerno-Reggio Calabria è tornato esattamente ai livelli precedenti. Le Forze di polizia hanno vissuto ciò come una demotivazione perché erano ormai ben addestrate a utilizzare questo strumento tecnologico che, lo ripeto, dava importanti risultati.

Con l'articolo aggiuntivo al nostro esame chiediamo di investire nuovamente in questo sistema che sarà necessario rimettere a posto perché, avendolo tenuto spento per tanto tempo c'è bisogno di un lavoro di manutenzione, ma soprattutto chiediamo di riaccenderlo per garantire la sicurezza. Ecco, voi parlare molto di sicurezza, vi riempite la bocca del problema dell'ordine pubblico, fate molta propaganda e poi realizzate un vero e proprio paradosso: un sistema tecnologico avanzato che tenete spento, un ausilio importante per le nostre Forze dell'ordine che non possono più utilizzarlo perché non avete i soldi per la gestione.

Voglio dire anche che il sistema è stato realizzato dall'industria nazionale, che è un gioiello tecnologico e che un paese serio non solo lo riaccenderebbe ma estenderebbe questa tecnologia anche alle altre autostrade e, forse, aiuterebbe l'industria nazionale a esportarla portando un buon esempio di innovazione tecnologica.

Allora, cerchiamo di utilizzare almeno l'innovazione tecnologica che già abbiamo, che è già in possesso della pubblica amministrazione.

Vi chiedo, dunque, di votare a favore di questo articolo aggiuntivo, che consentirebbe di aiutare le Forze dell'ordine nella lotta alla criminalità sulla Salerno-Reggio Calabria (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.

 

SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame che mi pare particolarmente interessante non soltanto dal punto di vista del merito, ma anche da quello delle modalità con le quali si affrontano problemi di tale natura. Mi rivolgo, in particolare, ai colleghi della Lega nord che ogni tanto richiamano lo spreco di risorse del Mezzogiorno ed a quei rappresentanti del Governo che non raramente propongono di tassare le autostrade meridionali. Vorrei ricordare che su queste ultime attualmente si paga il pedaggio come in tutta Italia, tranne che sulla Salerno-Reggio Calabria.

La proposta emendativa in esame dimostra i motivi per cui su tale autostrada non si paga il pedaggio. Questa non è una autostrada, è una strada insicura che si potrebbe rendere maggiormente sicura con poche risorse come quelle che chiediamo con tale articolo aggiuntivo. È importante dare segnali di questo tipo ad aree particolarmente disagiate non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche dal punto di vista del controllo delle organizzazioni criminali. Bisogna avere la possibilità di tenere sotto controllo una lunga arteria che, purtroppo, è soltanto ricca di incidenti, di difficoltà e di insicurezze.

Per tale ragione vi chiediamo di votare a favore dell'articolo aggiuntivo in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

 

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, il sistema di videocontrollo sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria è un sistema altamente valido, come giustamente faceva presente il collega Tocci, realizzato da un'azienda italiana, la Elsag, in collaborazione con le Forze dell'ordine. Tale valido progetto, solo parzialmente in funzione, è stato realizzato con i fondi europei, ma non è stata prevista la gestione di tutto il sistema. Il Ministero dell'interno non lo prende in consegna perché vi sono costi a cui non può fare fronte.

Effettivamente, tale sistema serve al contrasto della criminalità. Vorrei ampliare il discorso, caro collega Tocci: vi è la possibilità di sollevare il Ministero dell'interno e lo stesso Governo da una serie di investimenti. Bisogna creare sistemi integrati della sicurezza sul territorio che possano dare servizi ai cittadini, partendo dal singolo cittadino, all'ente locale, alle strutture dello Stato o della regione come l'ANAS o le autostrade.

Chiedo, pertanto, al collega Tocci, considerando valido il suo articolo aggiuntivo, se invece di una proposta emendativa specifica su quel tratto, che comunque deve essere ripristinato tecnologicamente, non sia più opportuno presentare una proposta emendativa, nel corso di questa finanziaria, in cui sia previsto un investimento sulla ricerca delle tecnologie della sicurezza in varie parti d'Italia, laddove la criminalità è altamente presente e crea seri problemi sociali.

Propongo pertanto al collega Tocci di ritirare questa proposta emendativa; se non lo dovesse fare e se la stessa dovesse essere respinta dall'Assemblea, ritengo comunque opportuno impegnarci per trovare con il Governo un momento di sinergia, perché le tecnologie sono il futuro nel contrasto alla criminalità. Infatti, l'impiego della tecnologia incrementa, moltiplicandole per cento e per mille, le potenzialità dell'operatore della sicurezza. Se vogliamo effettivamente incrementare la sicurezza per i cittadini - in linea con quanto sostenuto dal ministro in questi ultimi tempi - bisogna pertanto puntare in modo deciso sulle tecnologie e sulle loro applicazioni.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

 

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere l'intenzione di apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo presentato dal collega Tocci, in quanto mi sembra che esso colga un problema molto serio ed eviti, inoltre, uno sperpero di denaro pubblico. Infatti, avviare questi progetti e non portarli a compimento è uno spreco che va a danno dei cittadini e dell'intera collettività.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

 

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, anch'io intervengo semplicemente per esprimere l'intenzione di apporre la mia firma a questo articolo aggiuntivo. Le argomentazioni svolte dai colleghi Tocci ed Adduce sono puntuali e mi auguro che abbiano trovato adeguata attenzione nei colleghi della maggioranza e del Governo.

 

WALTER TOCCI. Signor Presidente, chiedo di parlare per una precisazione sull'articolo aggiuntivo 25.06 da me presentato.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

WALTER TOCCI. Signor Presidente, concordo con il collega Ascierto circa la possibilità di presentare un ordine del giorno che impegni il Governo a darsi un programma sull'utilizzo di queste tecnologie (esse, peraltro, possono essere impiegate su tante altre strade ed autostrade del paese). In questo caso, trattandosi di un sistema già funzionante, riteniamo di trovarci di fronte ad una emergenza: bisogna trovare i soldi per far funzionare questo sistema, per cui non ritiro la mia proposta emendativa.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tocci 25.06, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 351

Votanti 350

Astenuti 1

Maggioranza 176

Hanno votato 139

Hanno votato no 211).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tocci 25.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 349

Maggioranza 175

Hanno votato 129

Hanno votato no 220).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Folena 25.010.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

 

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per esprime l'intenzione di apporre la mia firma agli articoli aggiuntivi Folena 25.010 e 25.011. Poco fa abbiamo trattato l'argomento acqua: ebbene, queste proposte emendative propongono di istituire a carico dei concessionari di acque minerali l'obbligo di corrispondere allo Stato ed alle regioni interessate un canone annuo commisurato al quantitativo di acqua estratta ed alle caratteristiche del giacimento. Si tratta di una norma particolarmente importante perché si prevede che il 50 per cento del fondo di solidarietà istituito grazie al gettito di tali canoni sia finalizzato a promuovere il finanziamento di progetti in sede nazionale e internazionale per garantire il maggiore accesso possibile alle risorse idriche. Ciò in coerenza con un principio, quello della garanzia dell'accesso all'acqua a livello universale, che ritengo assolutamente essenziale. In tal senso si muovono entrambi gli articoli aggiuntivi sopra citati, per cui raccomando all'Assemblea di riservare ad essi una particolare attenzione.

 

GABRIELLA PISTONE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, data l'importanza delle proposte emendative e della materia trattata, vorrei sottoscrivere gli articoli aggiuntivi Folena 25.010 e 25.011.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Folena 25.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 348

Votanti 347

Astenuti 1

Maggioranza 174

Hanno votato 134

Hanno votato no 213).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Folena 25.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 347

Votanti 346

Astenuti 1

Maggioranza 174

Hanno votato 134

Hanno votato no 212).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Antonio Pepe 25.012, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 350

Votanti 349

Astenuti 1

Maggioranza 175

Hanno votato 346

Hanno votato no 3).

Prendo atto che l'onorevole Pistone ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mastella 25.013.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo della Margherita condivide l'orientamento e il senso sotteso a questo articolo aggiuntivo, che richiama l'attenzione dell'Assemblea sui programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio, da cui l'acronimo PRUSST. E credo che possa essere proprio tale acronimo a ricordarci che, anche in questa materia, occorre andare alla ricerca del tempo perduto, poiché i PRUSST hanno costituito l'esperienza più significativa della programmazione territoriale di questi anni. Ci sono stati 78 PRUSST con la partecipazione di moltissimi enti e soggetti promotori (regioni, privati) che hanno dato vita a circa 11 mila interventi, per un complesso di oltre 100 milioni di euro di valore degli interventi infrastrutturali previsti.

Tuttavia, tale programmazione è rimasta un po' abbandonata allo stato degli incentivi alla progettazione, mentre invece occorrerebbe stimolare meglio la ripresa della grande mole di progetti urbani e di sviluppo ambientale sviluppati con i PRUSST.

Anche la presente proposta emendativa costituisce un richiamo alla ricerca del cofinanziamento in sede europea, vale a dire non di una posizione di attesa dei finanziamenti statali per le infrastrutture, ma alla ricerca del tempo perduto anche sul piano degli strumenti finanziari e per la realizzazione delle opere pubbliche.

Tuttavia, di questo articolo aggiuntivo non condividiamo la parte finale, relativa al conferimento di poteri straordinari ai presidenti di regioni e comuni in qualità di commissari straordinari che rispondono solo ai principi costituzionali in materia di affidamento dei lavori e, quindi, in sostituzione delle ordinarie regole di concorrenza nelle gare di appalto. Ciò ci appare una forzatura, in quanto riteniamo che non possa costituire un modello ordinario nell'affidamento dei lavori.

Comunque, il merito di questa proposta emendativa è quello di richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulla programmazione negoziata in materia di infrastrutture, che rappresenta lo strumento principale per far crescere gli interventi di infrastrutturazione e di sviluppo sostenibile nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mastella 25.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 352

Votanti 348

Astenuti 4

Maggioranza 175

Hanno votato 130

Hanno votato no 218).

 

GUIDO CROSETTO. Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Propongo l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Lupi 25.014.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'articolo aggiuntivo Lupi 25.014 si intende accantonato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Iannuzzi 25.017.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

 

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, in verità speravo che l'onorevole Crosetto chiedesse l'accantonamento anche di questo articolo aggiuntivo. Infatti, esso risulta più o meno simile a quello precedente. L'articolo aggiuntivo in oggetto stanzia un minimo di fondi per il completamento della ricostruzione delle aree terremotate della Basilicata, della Campania e di altre zone purtroppo colpite da un terribile sisma.

Sono consapevole che vi sono alcuni colleghi del nord che, probabilmente, non conoscono bene quanto realmente accaduto e in che modo sono stati effettivamente spesi i soldi per la ricostruzione. Tutti gli amministratori, di ogni colore politico, si sono ben comportati, spendendo opportunamente i soldi.

Qualora si fosse verificata qualche distorsione nell'impiego dei fondi, questa non è avvenuta nel settore edilizio, in particolare per quanto riguarda le case. Forse è avvenuto in altri settori, dove - per dirla tutta - vi è stata la partecipazione di molti imprenditori del nord, calati nel Mezzogiorno a seguito di quella drammatica vicenda. Ho voluto dirlo perché questa è la verità storica (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

Detto questo, auspico che il relatore Crosetto possa raccogliere l'invito ad accantonare l'articolo aggiuntivo in oggetto. (Una voce dai banchi del gruppo della Lega Nord Federazione Padana: «Pinocchio!»)

Di Pinocchio in quest'aula ce n'è uno solo. Ha mentito al popolo italiano (Vivi commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)...e a tutti i lombardi, amici tuoi.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, perché protestate? La Lombardia è grande, dal tempo di Manzoni e anche da prima!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà (Vivi commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

Onorevoli colleghi, ho dato la parola all'onorevole Adduce. Vi pregherei di lasciarlo parlare, in quanto è un modo di atteggiarsi corretto dal punto di vista parlamentare...

 

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, mi scusi ma vorrei soltanto aggiungere una considerazione per concludere il mio intervento. Si tratta soltanto della vivacità del dibattito parlamentare. Nessuno si scandalizzi.

Mi auguro che il relatore Crosetto possa accogliere la richiesta da me avanzata.

 

PRESIDENTE. Accogliamo la sua richiesta nei tempi supplementari..!

Ha facoltà di parlare, onorevole Adduce.

 

SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, più semplicemente e cercando di non irritare la sensibilità di alcuno, vorrei dire che lo Stato, nel momento in cui ha assunto degli impegni, deve semplicemente mantenerli. L'articolo aggiuntivo in oggetto tende esclusivamente a far rispettare gli impegni, assunti dallo Stato italiano nei confronti di un'area che ha subito 24 anni fa - il 23 novembre, quindi tra pochi giorni ricorre il ventiquattresimo anniversario - uno dei più distruttivi terremoti della storia recente nel nostro paese.

Lo Stato ha assunto degli impegni, degli obblighi nei confronti di quei territori, così come li ha assunti, anche recentemente, nei confronti di altri. Quindi, deve mantenere gli impegni e si deve completare il processo di ricostruzione, anche se gli anni purtroppo gridano vendetta al cospetto di Dio, oltre che degli uomini. È nostra colpa quella di non essere riusciti a realizzare la ricostruzione nei tempi dovuti.

Anche questo serve a riparare e a mettere una «toppa» a un problema gravissimo determinatosi nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Crosetto se intenda accogliere la richiesta di accantonamento dell'articolo aggiuntivo Iannuzzi 25.017.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, ricordo al collega Lettieri, che ascolto sempre con interesse, che l'articolo aggiuntivo in esame è totalmente diverso rispetto alla proposta emendativa dell'onorevole Lupi, precedentemente accantonata. Quest'ultima si riferiva al programma sperimentale per la realizzazione di alloggi in locazione a canone economicamente sostenibile. L'articolo aggiuntivo in esame si riferisce invece a un tema importantissimo, richiamato in numerose altre proposte emendative, relativo alla possibilità di intervenire, tramite la legge finanziaria, in situazioni di calamità naturali, di dissesto e via dicendo.

Ho precedentemente chiesto il ritiro di talune proposte emendative, esprimendo subordinatamente parere contrario, in considerazione dell'impegno, da parte del Governo, a riassorbire tali richieste, tutte legittime, nell'ambito di uno stanziamento per la protezione civile per non privilegiare alcune situazioni rispetto ad altre, nell'impossibilità di dare risposte ad istanze che hanno pari dignità.

Pertanto, non accedo alla richiesta di accantonamento dell'articolo aggiuntivo in esame.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Iannuzzi 25.017, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 339

Votanti 338

Astenuti 1

Maggioranza 170

Hanno votato 123

Hanno votato no 215).

Prendo atto che gli onorevoli Campa e Zanetta non sono riusciti a votare.

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare (Commenti - Applausi).

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Lei suscita invidia anche da parte dei più anziani...!

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, deluderò le attese dei colleghi, in quanto mi limiterò a richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un particolare che è certamente sfuggito ai più, come, ahimè, è sfuggito ai più il contenuto del mio ormai noto emendamento. L'emendamento testé votato, e dunque ammesso alla votazione, è coperto nella tabella B. Ciò la dice lunga sul fatto che molti ritengono che con il mio emendamento siano stati tagliati tutti i fondi della tabella B: non è così, onorevoli colleghi! Nel corso del dibattito, vi spiegherò come era costruito quell'emendamento.

 

PRESIDENTE. Siamo in trepida attesa!

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Luongo 25.019, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 351

Votanti 350

Astenuti 1

Maggioranza 176

Hanno votato 124

Hanno votato no 226).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Vigni 25.022.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abbondanzieri. Ne ha facoltà.

 

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, siamo onorati della presenza del ministro Matteoli, che ha ritenuto di intervenire in occasione della discussione sull'articolo 25 del disegno di legge finanziaria. Tale articolo, che è stato già votato, costituisce il paradigma di quella che è stata ed è l'attività svolta dal ministro in questi anni. Si tratta infatti di un articolo completamente vuoto di scelte sull'ambiente, nonostante il titolo.

Tuttavia, il ministro ha aggiunto una considerazione significativa. Egli ha affermato che vorrebbe sostenere l'emendamento presentato, ad esempio, dall'onorevole Buontempo, ma non vi sono risorse per la difesa del suolo e per le politiche ambientali, e dunque «vorrei ma non posso». Ritengo che un ministro che fa tali affermazioni quanto meno vive fuori dal mondo. È infatti assodato che le nostre società hanno anzitutto bisogno di interventi di politica ambientale.

Lo dico, anche perché la pochezza delle politiche ambientali o dell'articolo 25 di questa legge finanziaria si sposano molto male, signor ministro, con quel cartello a dimensione palazzo che avete tenuto a piazza Venezia sulla questione dei parchi e con le pagine a pagamento che avete preso dai giornali nelle quali ella, tramite i suoi collaboratori (Clini ed altri), avete dichiarato che in questi anni avete fatto le migliori politiche ambientali.

Vede, signor ministro, se solo lei risparmiasse su quel terreno del tutto inutile, dove si è consegnato agli italiani anche un CD per la sua campagna elettorale, ci sarebbero i soldi per questo articolo aggiuntivo e per quello del collega Buontempo. Le vorrei ricordare che lei tra pochi giorni discuterà in aula la delega ambientale, quella delega per la quale metterà a disposizione - perché così ha fortemente voluto - 500 milioni di euro per promuoverla e per farla conoscere. Ebbene, se solo risparmiasse anche su questo terreno, probabilmente, ci sarebbe qualche euro in più. Infatti, tutta l'attività da lei svolta in questi anni è imperniata sulla delega e sulla sua personale promozione, quando oramai le politiche su Kyoto sono politiche inevitabili, non per società a guida di centrosinistra, ma per le società evolute, quelle che debbono fare i conti con questi temi nei prossimi anni per la loro sopravvivenza.

Comunque, visto che lei è qui, la consigliamo di prendere atto che in questa legge finanziaria lei non ci ha messo niente e, nonostante tutto, non sarà capace di metterci alcuna somma per le politiche ambientali, tanto che viene da chiedersi se, di fatto, di questi tempi, serva più un ministro dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vigni 25.022, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 342

Maggioranza 172

Hanno votato 129

Hanno votato no 213).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Realacci 25.023.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

 

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che abbiamo a lungo affrontato questi temi sui quali torneremo in seguito. Volevo soltanto dire al ministro, approfittando della sua presenza, che noi abbiamo presentato diversi emendamenti - e altri ne presenteremo - riguardanti la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica, volti ad attrezzare il nostro paese sulle politiche previste dall'attuazione del Protocollo di Kyoto. Come è noto, l'Italia, che doveva ridurre del 6,5 per cento le emissioni di gas serra dal 1990 entro il 2010, le ha invece aumentate - questo anche durante il Governo dell'Ulivo, per dire la verità - in una misura tra il 7,5 e l'8 per cento. Quindi, noi oggi abbiamo davanti un compito molto impegnativo di cui non c'è assolutamente traccia in questa legge finanziaria.

Ora lei, signor ministro, all'inizio di dicembre dovrà partecipare alla COP 10 in Argentina, non so se accompagnato anche dal neoministro degli esteri, che non sappiamo bene chi sarà, anche se ci sono alcune indiscrezioni in materia. Ci piacerebbe che il nostro paese non andasse lì a fare la solita pessima figura di promettere cose che poi non vengono mantenute. Quindi, vorremmo avere un'occasione - meglio se in questa legge finanziaria, altrimenti dopo -, in cui ci venga illustrato in che maniera il nostro paese intende ottemperare agli impegni presi più volte in sede internazionale.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Realacci 25.023, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 322

Votanti 321

Astenuti 1

Maggioranza 161

Hanno votato 117

Hanno votato no 204).

Avverto che, avendo acquisito l'assenso del relatore e non essendovi obiezioni, e concluso l'esame degli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 25, passeremo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 25.024.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippeschi. Ne ha facoltà.

 

MARCO FILIPPESCHI. Intervengo per aggiungere la mia firma a tale proposta emendativa. Con l'articolo aggiuntivo al nostro esame si propone l'istituzione di un fondo, con una dotazione complessiva di 50 milioni di euro per l'anno 2005, per promuovere progetti di ricerca e di sviluppo dell'idrogeno quali vettore energetico prodotto da fonti di energia rinnovabili: solare, eolica, idraulica, geotermica o estratta da biomasse. Si tratta di una prima misura volta ad imprimere un'accelerazione alle politiche attive per l'impiego dell'idrogeno, le stesse che impiegano altri grandi paesi, a partire da Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Olanda.

L'Unione europea, a partire dal sesto programma-quadro, sostiene la ricerca per l'utilizzazione della tecnologia dell'idrogeno, e recentemente ha approvato un programma decennale per la produzione e l'impiego dell'idrogeno, finanziando con importanti risorse, azioni quali quelle che potrebbero essere sostenute con il fondo da noi proposto, anche attraverso partnership pubblico-private.

L'Italia deve accelerare, e può farlo anche con misure che possano contribuire a diminuire il divario molto grave che ci penalizza proprio nel campo decisivo della ricerca e dello sviluppo. E può e deve farlo in un settore determinante per il futuro quale quello della produzione di energia e dei sistemi energetici a più basso impatto ambientale, per conseguire gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto.

Chiedo ai colleghi di essere sensibili agli appelli provenienti dalla comunità scientifica, con in testa il professor Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, presidente dell'ENEA e vicepresidente del comitato europeo per l'idrogeno istituito dalla Commissione europea. Vi chiedo di ascoltare la domanda proveniente da tante imprese, disponibili a misurarsi sulla frontiera innovativa dell'idrogeno.

Oggi con la legge finanziaria, e domani con il collegato, possiamo fornire delle risposte forti, già mature, che costituiscono un investimento per il futuro del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vigni 25.024, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 346

Votanti 344

Astenuti 2

Maggioranza 173

Hanno votato 125

Hanno votato no 219).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lettieri 25.025, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 348

Votanti 347

Astenuti 1

Maggioranza 174

Hanno votato 123

Hanno votato no 224).

Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 25.026.

Come preannunciato, passeremo ora all'esame dell'articolo 27.

 

Esame dell'articolo 27 -
A.C. 5310-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5310-bis sezione 6).

Ricordo che a seguito dell'approvazione, nella seduta del 9 novembre scorso, dell'emendamento Boccia 1.1, risultano preclusi per sopravvenuta incapienza della copertura, i seguenti emendamenti: Tocci 27.03, Duca 27.014, Mazzarello 27.016, Raffaldini 27.019, Grandi 27.021, Albonetti 27.023 e Rosato 27.024.

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è favorevole sull'emendamento Palmieri 27.3, mentre vi è un invito al ritiro degli emendamenti Zanetta 27.8, Ascierto 27.6, Peretti 27.18, Alberto Giorgetti 27.24, 27.25 e 27.29, De Laurentiis 27.36 e 27.40, altrimenti il parere è contrario. Raccomanda, inoltre, l'approvazione dell'emendamento 27.602 della Commissione ed accetta gli emendamenti 27.600 e 27.601 del Governo. Infine, vi è un invito all'accantonamento dell'emendamento Alberto Giorgetti 27.38. Il parere è contrario sui restanti emendamenti nonché sul subemendamento Folena 0.27.600.1.

 

PRESIDENTE. E il Governo?

 

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Magnolfi 27.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà (Applausi).

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, colleghi, a proposito dell'articolo 27 vi è una cosa che colpisce più di tutte le altre, e cioè la completa mancanza di una visione di sistema. Infatti, vi sono previsti un po' di sconti per i computer ai sedicenni, un po' di sconti per il portatile agli insegnanti (io continuo a non capire - e l'ho già detto a proposito della legge finanziaria di un anno fa - perché si danno i computer portatili invece del desktop fisso, dato che costa molto meno), poi vi è qualche sconto ai dipendenti pubblici (che non costa nulla al Governo perché viene fatto dai produttori), qualche abbonamento gratuito alle famiglie che stipulano contratti per l'ADSL. L'unico criterio è il sostegno al consumo con una visione molto particolaristica, che concede molto anche alla propaganda, niente è previsto per gli investimenti strategici. L'unico investimento di qualche consistenza è l'omaggio per tutte le famiglie, senza nessuna limitazione di reddito (e quindi faccio riflettere anche sull'iniquità di questa misura), per l'acquisto del decoder per il digitale terrestre.

Ora, noi siamo favorevoli allo sviluppo del digitale terrestre; lo voglio sottolineare, perché qualcuno non ci scambi per retrogradi o addirittura per luddisti. Riteniamo, tuttavia, che questo obiettivo debba essere legato allo sviluppo della democrazia elettronica, altrimenti il decoder può servire ad interagire con l'Isola dei famosi o col Grande fratello dalla poltrona di casa propria, ma certo non aiuta nella costruzione della società della conoscenza e degli obiettivi dettati dall'Agenda di Lisbona.

Noi pensiamo che la priorità sia un'altra, cioè quella di usufruire della straordinaria possibilità di accedere ai servizi attraverso un'unica piattaforma digitale che consenta l'integrazione fra i vari media. Allora, colleghi, in questa legge finanziaria da una parte si regalano decoder in maniera - lo ripeto - iniqua perché non vi sono limitazioni di reddito per le famiglie a cui si offre questo omaggio e dall'altra si danno bastonate in testa alla pubblica amministrazione. Ma questi servizi su piattaforma digitale terrestre chi li produrrà, chi costruirà un sistema di interazione reale col cittadino, in un momento in cui per esempio gli enti locali, che sono i principali interlocutori sul piano dei servizi, non hanno neanche le risorse per mantenere in piedi i servizi essenziali legati ad esempio a tutto il settore sociale o sanitario?

Il rischio è che si producano consumatori digitali, ma non cittadini digitali. Se c'è una cosa di cui il nostro paese non ha bisogno, è il sostegno ai consumi, perché esiste già una grande propensione al consumo, anche al consumo tecnologico (pensate solo al fatto che il nostro paese ha registrato il maggiore incremento, rispetto a tutti gli altri paesi europei, nell'acquisto di cellulari per la telefonia mobile).

Abbiamo bisogno di misure coerenti per le imprese, per le infrastrutture di banda larga (in tale direzione vanno le nostre proposte emendative) e per la formazione dei cittadini, che è l'oggetto dell'emendamento in esame che invito l'Assemblea ad approvare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 27.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 327

Maggioranza 164

Hanno votato 107

Hanno votato no 220).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 27.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 329

Votanti 328

Astenuti 1

Maggioranza 165

Hanno votato 325

Hanno votato no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Folena 27.4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli.

 

ANDREA LULLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame è semplice, ma importante. Per la promozione del made in Italy avete stanziato solo 40 milioni di euro. Poiché le produzioni del made in Italy dei nostri settori manifatturieri sono la punta di diamante con cui ci confrontiamo, come sistema paese, tutti i giorni sui mercati internazionali e poiché rappresentano il patrimonio più importante con il quale riusciamo, anche attraverso l'attivo della bilancia dei pagamenti di questi settori, a pagare la bolletta energetica, credo sarebbe opportuno lanciare un segnale di attenzione, ove si considerino i momenti di difficoltà che attraversiamo, l'ingresso della Cina nei mercati mondiali e la fine, dal primo gennaio 2005, per tutti i settori legati alla moda, dei contingenti e ciò determinerà sicuramente un impatto formidabile sui mercati internazionali. Vi proponiamo di portare il fondo da 40 a 100 milioni. Non chiediamo di sfondare la spesa pubblica. Sappiamo che tali risorse sarebbero impegnate in modo giusto, perché se sosteniamo le esportazioni dei nostri prodotti del made in Italy, sicuramente possiamo realizzare un investimento i cui frutti torneranno nelle casse dello Stato attraverso l'accrescimento della ricchezza prodotta dalla nostra industria. Non voglio fare demagogia, vorrei solo che su ciò si prestasse attenzione, perché sono settori importanti e l'orgoglio del nostro paese.

Auspico che il presidente della Commissione modifichi il proprio parere, che il Governo accolga questo stimolo e si possa trovare un approccio positivo; sarebbe un piccolo segnale, ma pur sempre un segnale verso tanti nostri produttori (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo rapidamente solo per dire che su questo tema è stata presentata una serie di emendamenti, anche da parte del nostro gruppo. È una questione che sta a cuore alla maggioranza e, quindi, nei prossimi giorni, al di là dell'intervento sulla competitività che il Governo dovrà varare, ci sarà modo di arrivare, non alle somme previste da questo emendamento, viste le condizioni complessive delle risorse pubbliche, ma sicuramente ad un impegno specifico per migliorare ulteriormente lo stanziamento a disposizione.

 

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, intervengo solo per un chiarimento. Il collega Giorgetti poco fa ha detto che nei prossimi giorni ci sarà una proposta che interverrà su questo tema. Allora, chiedo al relatore di accantonare l'esame di questo argomento, per trattarlo insieme a quest'altra proposta.

Credo che sia una richiesta motivata dalle questioni di cui prima parlava. Per quale motivo pronunciarsi, se poi ci sarà un'altra proposta? Se si tratta di una proposta all'interno della finanziaria! Se è una proposta che hanno in animo di presentare, come le tante che sono state annunciate negli ultimi giorni e negli ultimi anni e che ancora stiamo aspettando, allora credo sia bene votare e vedere quali sono le reali volontà per promuovere il made in Italy e il nostro sistema produttivo nel mondo.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO, Relatore. Non mi sembra opportuno accantonare l'emendamento in esame, anche perché «nei prossimi giorni» è un termine vago. C'è anche il Senato, non vorremo esaurire il dibattito qua!

 

PRESIDENTE. Sta bene. Quella che faceva il collega era una profezia!

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Folena 27.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 331

Votanti 330

Astenuti 1

Maggioranza 166

Hanno votato 111

Hanno votato no 219).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 27.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 330

Votanti 328

Astenuti 2

Maggioranza 165

Hanno votato 112

Hanno votato no 216).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.602 della Commissione, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 333

Maggioranza 167

Hanno votato 327

Hanno votato no 6).

Chiedo all'onorevole Ascierto se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 27.6.

 

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, ritiro questo emendamento per il semplice motivo che si collega con quanto detto prima dal collega Tocci. Si tratta della possibilità di studiare insieme una forma di sperimentazione e di applicazione di tecnologie per la sicurezza, su un fondo appropriato e non sulla banda larga.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambini 27.9.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nieddu. Ne ha facoltà.

 

GONARIO NIEDDU. Signor Presidente, ho un problema con quel microfono già da qualche giorno; probabilmente questa occasione serve anche per evidenziare questo fatto.

Anche questo emendamento si colloca nell'ambito dei problemi che oggi ha l'impresa, soprattutto quella piccola; lo diceva prima il collega Lulli in relazione al made in Italy e lo dicono anche i colleghi di maggioranza; ogni volta che si parla del nostro sistema imprenditoriale, dei suoi bisogni, delle sue necessità, della competitività del sistema, si fanno sempre grandi discorsi; dopodiché, quando si tratta di compiere delle scelte vere, queste scelte le conosciamo tutti! Quelle che poi presenterete fra qualche tempo, così come sono state annunciate oggi, probabilmente per le imprese saranno ancora più negative!

Questo emendamento ha l'obiettivo di intervenire su un aspetto delicato del sistema imprenditoriale. Mi riferisco a quelli che sono i fondi di garanzia per le imprese, soprattutto per quelle piccole, per accedere ai contributi e ai finanziamenti necessari per il sistema imprenditoriale. Quello che noi chiediamo con l'emendamento è spostare alcuni fondi in tal senso; mi pare che la risposta, però, non sia positiva. Ma al riguardo le imprese trarranno le debite conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 27.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 332

Votanti 331

Astenuti 1

Maggioranza 166

Hanno votato 118

Hanno votato no 213).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cialente 27.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 334

Votanti 333

Astenuti 1

Maggioranza 167

Hanno votato 115

Hanno votato no 218).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Roberto Barbieri 27.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 326

Votanti 325

Astenuti 1

Maggioranza 163

Hanno votato 109

Hanno votato no 216).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 27.12 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 332

Maggioranza 167

Hanno votato 112

Hanno votato no 220).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 27.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 335

Maggioranza 168

Hanno votato 113

Hanno votato no 222).

Avverto che l'emendamento Peretti 27.18 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Panattoni 27.19.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

 

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo brevemente per fare una osservazione di merito circa la proposta emendativa di cui sono cofirmatario e con la quale abbiamo chiesto un nuovo bilanciamento dei fondi per la banda larga rispetto a quelli per il digitale terrestre. Sottolineiamo al riguardo come una sola sia la materia nella quale questo Governo impieghi sempre le sue migliori energie, il digitale terrestre. Ciò emerge anche da questo disegno di legge finanziaria dove sarebbero previste a tal fine risorse per 110 milioni di euro, e sono ben note le necessità di bilancio sussistenti circa tanti altri temi importanti. Richiamiamo, dunque, la necessità di un nuovo bilanciamento, proprio per l'attenzione alle nuove tecnologie che mi sembra debbano essere care a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 27.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 328

Maggioranza 165

Hanno votato 108

Hanno votato no 220).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Folena 0.27.600.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 327

Votanti 325

Astenuti 2

Maggioranza 163

Hanno votato 104

Hanno votato no 221).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.600 del Governo, accettato dalla Commissione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 331

Votanti 328

Astenuti 3

Maggioranza 165

Hanno votato 324

Hanno votato no 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rosato 27.20.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

 

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo, anche in tal caso brevemente, per chiarire come la proposta in esame abbia l'obiettivo di fissare un tetto massimo di reddito imponibile per potere accedere ai contributi per il digitale terrestre. Mi sembra sia talmente ovvio; il costo dei decoder è diminuito e le risorse pubbliche vanno investite laddove vi sia maggiore la necessità.

Abbiamo formulato tale proposta nella convinzione si trattasse di una previsione giusta e rispettosa dei diritti di tutti i cittadini; diritti anche di accedere ai servizi innovativi, il che non ci trova ostili. Ma, appunto, chiediamo che, almeno, si fissi un limite massimo di reddito per l'accesso a tali contributi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rosato 27.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 329

Votanti 327

Astenuti 2

Maggioranza 164

Hanno votato 108

Hanno votato no 219).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pasetto 27.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 324

Votanti 323

Astenuti 1

Maggioranza 162

Hanno votato 101

Hanno votato no 222).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 27.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 328

Votanti 325

Astenuti 3

Maggioranza 163

Hanno votato 101

Hanno votato no 224).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 27.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 328

Votanti 327

Astenuti 1

Maggioranza 164

Hanno votato 103

Hanno votato no 224).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.601 del Governo, accettato dalla Commissione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 325

Votanti 323

Astenuti 2

Maggioranza 162

Hanno votato 312

Hanno votato no 11).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rosato 27.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 333

Votanti 331

Astenuti 2

Maggioranza 166

Hanno votato 109

Hanno votato no 222).

Prendo atto che l'emendamento Alberto Giorgetti 27.29 è stato ritirato dal presentatore.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 27.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 323

Votanti 322

Astenuti 1

Maggioranza 162

Hanno votato 112

Hanno votato no 210).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 27.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 335

Votanti 332

Astenuti 3

Maggioranza 167

Hanno votato 111

Hanno votato no 221).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 27.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 327

Votanti 324

Astenuti 3

Maggioranza 163

Hanno votato 106

Hanno votato no 218).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Magnolfi 27.33.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame affronta il tema dello sviluppo della rete ADSL e propone di offrire qualche abbonamento gratuito, senza fissare alcun limite di reddito, alle famiglie che stipulano contratti per installare tale rete.

Vorrei ricordare, in primo luogo, che la rete ADSL non possiede la potenza, né la velocità della fibra ottica e del satellite, e pertanto è fatalmente destinata (Commenti)...

 

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, un minimo di rispetto!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, perché fate in modo che la collega non possa utilmente intervenire?

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Così si perde anche più tempo...

 

PRESIDENTE. Prego, onorevole Magnolfi.

 

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Come dicevo, la rete ADSL è destinata a mostrare, in seguito, limiti nello sviluppo e nella fornitura di servizi digitali complessi. Vorrei sottolineare, inoltre, che la rete ADSL copre poco più del 70 per cento dell'intero territorio nazionale.

Si pone allora un problema. Il diritto di accesso, infatti, è un nuovo, grande diritto universale, poiché da esso passano l'esclusione o l'inclusione sociale. Oltre ad investire risorse per i contratti, occorre pertanto preoccuparci di garantire a tutti l'accesso alla rete e di diffonderla sull'intero territorio nazionale! Attualmente, infatti, non è così sia per motivi tecnici (che sarebbe troppo lungo discutere), sia a causa di un processo di liberalizzazione che non è stato completato fino in fondo. Mi riferisco al cosiddetto «ultimo miglio» ed alla situazione dell'ex monopolio: chi vuole intendere, intenda (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Magnolfi 27.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 304

Votanti 302

Astenuti 2

Maggioranza 152

Hanno votato 103

Hanno votato no 199

Sono in missione 74 deputati).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fistarol 27.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 307

Votanti 306

Astenuti 1

Maggioranza 154

Hanno votato 93

Hanno votato no 213

Sono in missione 74 deputati).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 27.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 314

Votanti 313

Astenuti 1

Maggioranza 157

Hanno votato 105

Hanno votato no 208).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cusumano 27.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 319

Votanti 316

Astenuti 3

Maggioranza 159

Hanno votato 106

Hanno votato no 210).

Prendo atto che l'emendamento De Laurentiis 27.36 è stato ritirato dai presentatori.

Non essendovi obiezioni, si intende accantonato l'esame degli emendamenti Alberto Giorgetti 27.38, Giulietti 27.39 e De Laurentiis 27.40, nonché la votazione dell'articolo 27.

Chiedo ora al presidente della V Commissione, onorevole Giancarlo Giorgetti, come ritenga più opportuno procedere nei lavori dell'Assemblea.

 

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, credo che potremmo interrompere i nostri lavori, preannunciando ai colleghi che lunedì prossimo si riprenderà l'esame a partire dagli articoli 27-bis e 27-ter. Lo dico, affinché gli interessati si organizzino di conseguenza.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.


 


Allegato A

 

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO
LEGGE FINANZIARIA 2005) (5310-BIS)

 

 


(A.C. 5310-bis - Sezione 1)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE
SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

 

NULLA OSTA

sull'emendamento 29.601 della Commissione presentato al disegno di legge finanziaria 2005, C. 5310-bis e ulteriore rispetto a quelli contenuti nel fascicolo n. 1, e sull'ulteriore articolo aggiuntivo 26.0600 (ulteriore nuova formulazione) della Commissione, e i relativi subemendamenti, presentato al disegno di legge finanziaria 2005, C. 5310-bis e ulteriori rispetto a quelli contenuti nel fascicolo 1.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 2)

 

ARTICOLO 24 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Capo VI

FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI

 

Art. 24.

(Razionalizzazione dei processi operativi nella pubblica amministrazione centrale).

1. Al fine di migliorare l'efficienza operativa della pubblica amministrazione e per il contenimento della spesa pubblica, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono individuati le applicazioni informatiche e i servizi per i quali si rendono necessarie razionalizzazioni ed eliminazioni di duplicazioni e sovrapposizioni. Il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione stipula contratti-quadro per l'acquisizione di applicativi informatici e per l'erogazione di servizi di carattere generale riguardanti il funzionamento degli uffici con modalità che riducano gli oneri derivanti dallo sviluppo, manutenzione e gestione.

2. Le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, sono tenute ad avvalersi, uniformando le procedure e le prassi amministrative in corso, degli applicativi e dei servizi di cui al comma 1, salvo i casi in cui possano dimostrare, in sede di richiesta di parere di congruità tecnico-economica di cui all'articolo 8 dello stesso decreto legislativo, che la soluzione che intendono adottare, a parità di funzioni, risulti economicamente più vantaggiosa.

3. Ai fini di cui al comma 1, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono individuati interventi di razionalizzazione delle infrastrutture di calcolo, telematiche e di comunicazione delle amministrazioni di cui al comma 2.

4. Le pubbliche amministrazioni diverse da quelle di cui al comma 2 possono avvalersi dei servizi di cui al medesimo comma 2, secondo modalità da definire in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

5. Ai fini della copertura delle spese necessarie per lo svolgimento dei compiti di cui al comma 2, possono essere assegnati al Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione finanziamenti a carico del Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico di cui all'articolo 27, comma 2, della legge 16 gennaio 2003, n. 3.

6. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i cedolini per il pagamento delle competenze (buste paga) del personale delle amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, purché sia già in possesso di caselle di posta elettronica fornite dall'amministrazione, sono trasmessi esclusivamente per via telematica all'indirizzo di posta elettronica assegnato a ciascun dipendente. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, sono emanate le relative norme attuative.

7. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli uffici cassa delle amministrazioni, anche periferiche, dello Stato sono organizzati sulla base di procedure amministrative informatizzate. Tutti i contatti con il personale dipendente e con gli uffici, anche di altra amministrazione, avvengono utilizzando modalità di trasmissione telematica dei dati. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, sono emanate le relative norme attuative.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 24
DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo VI

FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI

 

ART. 24.

(Razionalizzazione dei processi operativi nella pubblica amministrazione centrale).

 

Al comma 1, primo periodo, aggiungere, in fine, le parole: con rilevanza esclusivamente interna alla pubblica amministrazione.

24. 1. (ex 24. 3.) Gibelli, Caparini.

 

Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

1-bis. Le applicazioni informatiche e i servizi di cui al comma 1 sono individuate dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, in base ai seguenti requisiti:

a) i sistemi operativi, gli elaboratori di testo, i gestori di database, i navigatori internet, e in generale le applicazioni informatiche e i programmi di qualunque tipo devono garantire all'utente l'accesso al codice sorgente, la possibilità di eseguire e di studiare il programma per qualsiasi scopo e di adattarlo alle necessità dell'amministrazione, la possibilità di riprodurre il programma e di migliorarne le caratteristiche, affinché queste siano accessibili a tutti gli utenti; la sicurezza dei dati trattati e conservati; la comunicabilità dei dati, in modo che ogni documento in formato elettronico reso pubblico sia accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura; la stabilità del formato, in modo da assicurare la permanenza e la continuità nel tempo della documentazione prodotta dall'amministrazione;

b) nella scelta delle soluzioni tecnologiche più convenienti le pubbliche amministrazioni dovranno, con priorità, considerare:

1) la possibilità di riuso delle applicazioni informatiche e dei servii da parte di altre pubbliche amministrazioni;

2) la disponibilità di tutte le informazioni necessarie per la piena conoscenza del processo di trattamento dei dati;

3) l'opportunità di valorizzare e condividere il patrimonio informativo pubblico, con l'adozione di standard informativi e documentali aperti.

1-ter. In osservanza del principio di neutralità tecnologica, le amministrazioni dovranno preferire soluzioni tecnologiche basate su programmi con codice sorgente aperto, fornite da imprese che operino nel pieno rispetto della concorrenza nel mercato delle applicazioni informatiche e dei servizi.

Conseguentemente, al comma 2, dopo le parole: a parità di funzioni aggiungere le seguenti: e di requisiti, così come disposti dal comma 1-bis, lettere a) e b),.

* 24. 2. (ex 24. 8.) Magnolfi, Tocci, Folena, Buemi.

 

Dopo il comma 1 aggiungere i seguenti:

1-bis. Le applicazioni informatiche e i servizi di cui al comma 1 sono individuate dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, in base ai seguenti requisiti:

a) i sistemi operativi, gli elaboratori di testo, i gestori di database, i navigatori internet, e in generale le applicazioni informatiche e i programmi di qualunque tipo devono garantire all'utente l'accesso al codice sorgente, la possibilità di eseguire e di studiare il programma per qualsiasi scopo e di adattarlo alle necessità dell'amministrazione, la possibilità di riprodurre il programma e di migliorarne le caratteristiche, affinché queste siano accessibili a tutti gli utenti; la sicurezza dei dati trattati e conservati; la comunicabilità dei dati, in modo che ogni documento in formato elettronico reso pubblico sia accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura; la stabilità del formato, in modo da assicurare la permanenza e la continuità nel tempo della documentazione prodotta dall'amministrazione;

b) nella scelta delle soluzioni tecnologiche più convenienti le pubbliche amministrazioni dovranno, con priorità, considerare:

1) la possibilità di riuso delle applicazioni informatiche e dei servizi da parte di altre Pubbliche Amministrazioni;

2) la disponibilità di tutte le informazioni necessarie per la piena conoscenza del processo di trattamento dei dati;

3) l'opportunità di valorizzare e condividere il patrimonio informativo pubblico, con l'adozione di standard informativi e documentali aperti.

1-ter. In osservanza del principio di neutralità tecnologica, le amministrazioni dovranno preferire soluzioni tecnologiche basate su programmi con codice sorgente aperto, fornite da imprese che operino nel pieno rispetto della concorrenza nel mercato delle applicazioni informatiche e dei servizi.

Conseguentemente, al comma 2, dopo le parole: a parità di funzioni aggiungere le altre: e di requisiti, così come disposti dal comma 1-bis, lettere a) e b).

* 24. 3. (ex 24. 2.) Fistarol, Lettieri, Squeglia.

 

Dopo il comma 2 aggiungere i seguenti:

2-bis. Ai fini di cui al comma 1, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, promuovono corsi di formazione e riqualificazione informatica dei dipendenti per l'impiego di applicazioni informatiche e servizi basati su programmi con codice sorgente aperto nonché per l'utilizzo di documenti e di tabelle in formato elettronico accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura.

2-ter. Agli oneri derivanti dal comma 2-bis, si provvede mediante utilizzo, nella misura di 5 milioni di euro, e fino a concorrenza di tali risorse, della dotazione del Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico di cui all'articolo 27, comma 2, della legge 20 gennaio 2003, n. 3.

24. 4. (ex 24. 7.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.

 

Dopo il comma 2 aggiungere i seguenti:

2-bis. Ai fini di cui al comma 1, per l'anno 2005, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, promuovono corsi di formazione e riqualificazione informatica dei dipendenti per l'impiego di applicazioni informatiche e servizi basati su programmi con codice sorgente aperto nonché per l'utilizzo di documenti e di tabelle in formato elettronico accessibile mediante i principali programmi di videoscrittura.

2-ter. Agli oneri derivanti dal comma 2-bis, si provvede mediante utilizzo, nella misura di 5 milioni di euro, e fino a concorrenza di tali risorse, della dotazione del Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico di cui all'articolo 27, comma 2, della legge 20 gennaio 2003, n. 3 a tal fine rifinanziato.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'interno apportare la seguente variazione:

2005: - 5.000.

24. 5. (ex 24. 1.) Fistarol, Lettieri, Squeglia.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Il Centro Nazionale per l'Informatica, nello stipulare i contratti-quadro, privilegia le soluzioni informatiche che utilizzino, in tutto o in parte, software libero o a sorgente aperto. In ogni caso, all'atto della stipula del contratto, il Centro acquisisce il codice sorgente delle applicazioni informatiche oggetto del contratto stesso. Il Centro istituisce inoltre un sito internet, con funzione di repository nel quale confluiscono i codici sorgenti e i codici eseguibili delle soluzioni informatiche acquisite Tale sito internet permette a tutte le pubbliche amministrazioni l'accesso ad ogni contenuto. Per le soluzioni informatiche rilasciate sotto licenza di tipo libero o a codice sorgente aperto, l'accesso è consentito anche al pubblico senza particolari formalità.

24. 6. (ex 24. 12.) Folena.

 

Al comma 6, dopo le parole: sono trasmessi aggiungere le seguenti: , tenuto conto del diritto alla riservatezza,

24. 7. (ex 24. 9.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.

(Approvato)

 

Al comma 6, dopo le parole: Ministro per l'innovazione e le tecnologie, aggiungere le seguenti: sentito il Garante per la protezione dei dati personali.

24. 8. (ex 24. 10.) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 3)

 

ARTICOLI AGGIUNTIVI RIFERITI ALL'ARTICOLO 20
DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 20.

(Trasferimenti all'INPS).

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 044. (ex 20. 26., 20. 25 e 28. 27) Campa, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Pinto, Mondello, Caligiuri, Lupi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 071. (ex 26. 43, 28. 28, e 28. 027.) Delbono, Boccia, Burtone, Molinari, Realacci, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 072. (ex * 28. 25). Peretti, Liotta, Romano, Mazzoni.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

2. Il Fondo di cui al comma 1 è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

3. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

4. Agli oneri di cui al presente articolo si provvede a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

* 20. 073. (ex 28. 06.) Saglia, Antonio Pepe.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Istituzione Fondo in favore delle cooperative sociali). - 1. In attuazione dell'articolo 45, primo comma, della Costituzione, è istituito un Fondo per l'erogazione di contributi alle cooperative sociali, di cui agli articoli 1 e 8 della legge 8 novembre 1991, n. 381, finalizzati al finanziamento di iniziative economico-solidali in grado di promuovere coesione sociale e di creare nuova occupazione, in particolare in favore delle persone svantaggiate di cui all'articolo 2, comma 1, lettera k), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276. Il Fondo è gestito da Sviluppo Italia SpA sulla base dei criteri e degli indirizzi stabiliti con direttiva del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La dotazione del Fondo è pari a 15 milioni di euro per l'anno 2005. Il Fondo può essere incrementato anche con i contributi di regioni, fondazioni e altri soggetti pubblici e privati.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno, apportare la seguente variazione:

2005: - 15.000.

20. 074. (ex 28. 028.) Delbono, Boccia, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - (Rivalutazione delle pensioni al costo della vita). - 1. All'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, le parole: «Si applicano i criteri e le modalità di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 24 della legge 28 febbraio 1986, n. 41» sono sostituite dalle seguenti: «La percentuale di aumento si applica sull'importo non eccedente il quintuplo del trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti. Per le fasce di importo superiore al quintuplo del trattamento minimo la percentuale è ridotta al 75 per cento. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro il 20 novembre di ciascun anno, sono determinate le percentuali di variazione dell'indice di cui al presente comma e le modalità di corresponsione dei conguagli derivanti dagli scostamenti tra i valori determinati ai sensi del medesimo comma e quelli accertati».

Art. 20-ter. - (Incremento della deduzione per i redditi da pensione ai fini IRPEF). - 1. All'articolo 11, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, in materia di deduzione per assicurare la progressività dell'imposizione, le parole: «pari a 4.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «pari a 4.500 euro».

Art. 20-quater. - (Copertura finanziaria). - 1. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 20-ter si provvede mediante parte del gettito derivante dall'imposta sulle successioni e donazioni sui grandi patrimoni, che è ripristinata a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, nella misura e con le modalità previste dalle disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore della legge 18 ottobre 2001, n. 383.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Istituzione di una imposta sulle transazioni valutarie). - 1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma i sono esenti le operazioni relative a:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione od importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzata ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma i con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione ditale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4.

20. 070-bis. (ex 29. 0134.) Mazzuca Poggiolini, Morgando, Russo Spena, Ventura, Zanella, Sgobio, Agostini, Duilio, Pistone.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Rivalutazione delle pensioni al costo della vita). - 1. All'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, le parole: «Si applicano i criteri e le modalità di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 24 della legge 28 febbraio 1986, n. 41» sono sostituite dalle seguenti: «La percentuale di aumento si applica sull'importo non eccedente il quintuplo del trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti. Per le fasce di importo superiore al quintuplo del trattamento minimo la percentuale è ridotta al 75 per cento. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro il 20 novembre di ciascun anno, sono determinate le percentuali di variazione dell'indice di cui al presente comma e le modalità di corresponsione dei conguagli derivanti dagli scostamenti tra i valori determinati ai sensi del medesimo comma e quelli accertati».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 02. (ex 20. 09.) Gasperoni, Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Rivalutazione delle pensioni al costo della vita). - 1. All'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, le parole: «Si applicano i criteri e le modalità di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 24 della legge 28 febbraio 1986, n. 41» sono sostituite dalle seguenti: «La percentuale di aumento si applica sull'importo non eccedente il quintuplo del trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti. Per le fasce di importo superiore al quintuplo del trattamento minimo la percentuale è ridotta al 75 per cento. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro il 20 novembre di ciascun anno, sono determinate le percentuali di variazione dell'indice di cui al presente comma e le modalità di corresponsione dei conguagli derivanti dagli scostamenti tra i valori determinati ai sensi del medesimo comma e quelli accertati».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Aliquote delle imposte sostitutive relative ai redditi da capitale). - 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 20-bis, salvo quando non sia previsto diversamente, si provvede, fino a concorrenza degli importi, mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione della disposizione di cui al comma 2.

2. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 03. (ex 20. 029. e 20. 0115) Benvenuto, Agostini, Cordoni, Innocenti, Guerzoni, Gasperoni, Fluvi, Cennamo, Pistone, Michele Ventura, Intini, Villetti, Buemi, Zanella.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento delle pensioni all'incremento del prodotto interno lordo). - 1. Il comma 2 dell'articolo 11 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«2. Ulteriori aumenti possono essere stabiliti con legge finanziaria in relazione all'andamento dell'economia, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Con effetto dal 1o gennaio 2005, i predetti aumenti sono stabiliti nel limite di un punto percentuale della base imponibile a valere sulle fasce di pensione fino ad un valore pari ad una volta e mezzo il trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis.- 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 04. (ex 20. 07. parte ammissibile) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento delle pensioni all'incremento del prodotto interno lordo). - 1. Il comma 2 dell'articolo 11 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«2. Ulteriori aumenti possono essere stabiliti con legge finanziaria in relazione all'andamento dell'economia, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Con effetto dal 1o gennaio 2005, i predetti aumenti sono stabiliti nel limite di un punto percentuale della base imponibile a valere sulle fasce di pensione fino ad un valore pari ad una volta e mezzo il trattamento minimo del fondo pensioni per i lavoratori dipendenti».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Emersione di attività detenute all'estero). - 1. Le somme di danaro e le attività finanziarie rimpatriate da soggetti fiscalmente residenti in Italia ai sensi degli articoli da 12 a 20 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e dell'articolo 6 del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono sottoposte a tassazione con l'aliquota stabilita al comma 2 del presente articolo.

2. L'aliquota di cui al comma 1 è pari alla differenza tra 12,5 per cento e la percentuale applicata per le regolarizzazioni di cui alle leggi menzionate al comma 1.

3. La somma complessivamente dovuta in base ai commi 1 e 2 viene corrisposta ripartendola in misura eguale negli anni 2005, 2006, 2007.

4. All'articolo 13 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, la parola: «riservata» è ovunque soppressa. Al comma 3 del medesimo articolo, le parole da: «senza indicazione» a: «riservata» sono sostituite dalle seguenti: «indicando i nominativi dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione di cui al comma 1 e le attività finanziarie da loro rimpatriate».

5. L'articolo 15, comma 5, del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, è abrogato.

6. All'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono abrogate le parole da: «relativamente» a: «precedente».

20. 05. (ex 20. 08.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Gli aumenti delle pensioni previdenziali ed assistenziali sono effettuati in base all'adeguamento al costo vita, come previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 503 del 1992, ed in base alla dinamica delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti.

2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della funzione pubblica, entro il 30 gennaio di ogni anno, è stabilita la percentuale di adeguamento delle pensioni alla dinamica delle retribuzioni di cui al comma 1.

3. Ai fini dell'attuazione dei commi precedenti è stabilito un limite di spesa pari a 550 milioni di euro annui.

Conseguentemente, all'articolo 36:

al comma 17, sostituire le parole: Per l'anno 2005 con le seguenti: A decorrere dall'anno 2005;

al comma 17, sostituire le parole: 500 milioni di euro con le seguenti: pari a 700 milioni di euro;

al comma 19, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 15 per cento.

20. 06. (ex 20. 9.) Fiori, Benvenuto.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - (Incremento delle pensioni in favore di soggetti disagiati). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è incrementata, a favore dei soggetti di età pari o superiore a sessanta anni e fino a garantire un reddito proprio pari a 516,46 euro al mese per tredici mensilità, la misura delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici di cui:

a) all'articolo 1 della legge 29 dicembre 1988, n. 544, e successive modificazioni;

b) all'articolo 70, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, con riferimento ai titolari dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335;

c) all'articolo 2 della legge 29 dicembre 1988, n. 544, con riferimento ai titolari della pensione sociale di cui all'articolo 26 della legge 30 aprile 1969, n. 153.

2. I medesimi benefici di cui al comma 1 in presenza dei requisiti anagrafici di cui al medesimo comma, sono corrisposti ai titolari dei trattamenti trasferiti all'INPS ai sensi dell'articolo 10 della legge 26 maggio 1970, n. 381, e dell'articolo 19 della legge 30 marzo 1971, n. 118, nonché ai ciechi civili titolari di pensione, tenendo conto dei medesimi criteri economici adottati per l'accesso e per il calcolo dei predetti benefici.

3. L'incremento di cui al comma 1 è concesso in base alle condizioni di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 28 dicembre 2001, n.488.

4. Ai fini della concessione delle maggiorazioni di cui al presente articolo non si tiene conto del reddito della casa di abitazione.

Art. 20-ter. - 1. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità, nonché quelle relative alle categorie protette. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997.

20. 07. (ex 20. 096.) Dario Galli, Sergio Rossi, Francesca Martini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Estensione dei beneficiari della maggiorazione pensionistica di cui all'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448). - 1. All'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. L'età anagrafica relativa ai soggetti di cui al comma 1 è ridotta, fino ad un massimo di dieci anni, di un anno ogni tre anni di contribuzione fatta valere dal soggetto. Il requisito dei tre anni di contribuzione risulta soddisfatto in presenza di periodi retributivi complessivamente pari o superiori alla metà del triennio»;

b) alla lettera b) del comma 5, le parole: «incrementati dell'importo annuo dell'assegno sociale» sono sostituite dalle seguenti: «incrementati di un pari importo»;

c) al comma 6, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, del reddito fondiario purché di importo annuo non superiore a 185,92 euro. Agli stessi fini, non si tiene conto di una quota della pensione o delle pensioni a calcolo di cui è titolare il soggetto interessato all'incremento, nella misura di un terzo del loro importo complessivo ed entro il limite di un terzo dell'importo di cui al comma 1, e comunque, qualora il soggetto interessato all'incremento possa fare valere un'anzianità contributiva almeno pari a venticinque anni, nella misura minima annua di 300 euro».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Emersione di attività detenute all'estero). - 1. Le somme di danaro e le attività finanziarie rimpatriate da soggetti fiscalmente residenti in Italia ai sensi degli articoli da 12 a 20 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e dell'articolo 6 del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono sottoposti a tassazione con l'aliquota stabilita al comma 2 del presente articolo.

2. L'aliquota di cui al comma 1 è pari alla differenza tra 12,5 per cento e la percentuale applicata per le regolarizzazioni di cui alle leggi menzionate al comma 1.

3. La somma complessivamente dovuta in base ai commi 1 e 2 viene corrisposta ripartendola in misura eguale negli anni 2005, 2006 e 2007.

4. All'articolo 13 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, la parola: «riservata» è ovunque soppressa. Al comma 3 del medesimo articolo, le parole da: «senza indicazione» a: «riservata» sono sostituite dalle seguenti: «indicando i nominativi dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione di cui al comma 1 e le attività finanziarie da loro rimpatriate».

5. L'articolo 15, comma 5, del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, è abrogato.

6. All'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e successivamente modificato dal decreto legge 24 giugno 2003, n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 1o agosto 2003, n. 212, sono abrogate le parole da: «relativamente» a: «precedente».

20. 08. (ex 20. 014.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri, Rosato.

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Estensione dei beneficiari della maggiorazione pensionistica di cui all'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448). - 1. All'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«L'età anagrafica relativa ai soggetti di cui al comma 1 è ridotta, fino ad un massimo di dieci anni, di un anno ogni tre anni di contribuzione fatta valere dal soggetto. Il requisito dei tre anni di contribuzione risulta soddisfatto in presenza di periodi retributivi complessivamente pari o superiori alla metà del triennio»;

b) alla lettera b) del comma 5, le parole: «incrementati dell'importo annuo dell'assegno sociale» sono sostituite dalle seguenti: «incrementati di un pari importo»;

c) al comma 6, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, del reddito fondiario purché di importo annuo non superiore a 185,92 euro. Agli stessi fini, non si tiene conto di una quota della pensione o delle pensioni a calcolo di cui è titolare il soggetto interessato all'incremento, nella misura di un terzo del loro importo complessivo ed entro il limite di un terzo dell'importo di cui al comma 1, e comunque, qualora il soggetto interessato all'incremento possa fare valere un'anzianità contributiva almeno pari a venticinque anni, nella misura minima annua di 300 euro».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 09. (ex 20. 016. parte ammissibile) Gasperoni, Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Alla lettera a) del comma 5 dell'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, ad esclusione della pensione a calcolo in misura corrispondente ad un terzo della pensione medesima e comunque non oltre un terzo dell'importo mensile di cui al comma 1».

2. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1, stimati in 2.000 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, si provvede fino a concorrenza degli importi mediante le maggiori entrate derivante dall'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 37-bis.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

3. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote, che risultino inferiori a tale misura, relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articoli 5 e i 1-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 10 aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 01. (ex 20. 31.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Cusumano.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005 il minimo di pensione è fissato in 800 euro al mese. Il massimo di pensione è fissato in 5.165 euro al mese. A sanatoria per i mancanti aumenti ai pensionati al minimo viene riconosciuta una indennità una tantum di 800 euro.

2. Indipendentemente dal valore dei contributi versati ogni anni di contribuzione produce un minimo di pensione pari ad 1/5 del trattamento minimo. Vengono riconosciuti 5 anni di contribuzione figurativa se si perde il lavoro o se si è disoccupati a partire da 25 anni di età.

3. Le prestazioni pensionistiche, dal 1o gennaio 2005 sono subordinate agli attuali limiti di reddito maggiorati del 30 per cento. Non fa parte del reddito la casa di abitazione.

4. Il rapporto tra salari e pensioni è garantito in base a verifica ogni due anni, con conseguente rivalutazione della pensione.

5. All'articolo 1, comma 34, della legge n. 335 del 1995 la parola: «particolari» è soppressa e dopo la parola: «usuranti» sono inserite le seguenti: «e pesanti».

6. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, deve, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedere in base al comma 1 a rivalutare tutte le prestazioni di natura assistenziale quali la pensione e l'assegno sociale e a modificare, come previsto dal comma 3, i limiti di reddito.

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6:

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005, 2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché: l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900»;

b) all'articolo 45, comma 2 è soppresso;

2. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

3. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con il presente provvedimento.

4. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle tassazioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed enti, istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

5. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

6. All'articolo 12, comma 1, lettera e), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

7. Gli articoli 13 e 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono soppressi.

8. La lettera b), comma 1, dell'articolo 4, della legge 31 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni è abrogata. Tale disposizione si applica a cominciare dal reddito maturato nell'anno 2004.

9. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 , è sostituito dal seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque entro i valori limite così come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-ter. - 1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.

4. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

5. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

20. 010. (ex 20. 098.) Russo Spena, Giordano, Alfonso Gianni.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Sono stanziati 300 milioni di euro a favore del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la realizzazione della riforma degli ammortizzatori sociali.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 011. (ex 20. 017.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione). - 1. L'indennità di disoccupazione involontaria spetta a tutti i prestatori di lavoro subordinato.

2. La durata del trattamento di disoccupazione è di dodici mesi, elevati a sedici per i lavoratori che hanno compiuto i quarantacinque anni e a venti per i lavoratori che hanno compiuto i cinquant'anni. Nei territori con tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale essa è elevata, rispettivamente, a quattordici, venti e ventiquattro mesi.

3. L'indennità di disoccupazione è pari al 60 per cento della retribuzione media giornaliera assoggettata a contribuzione nei dodici mesi precedenti. Il trattamento si intende inclusivo dei contributi figurativi corrispondenti.

4. La misura di cui al comma 3 si riduce al 40 per cento dopo il dodicesimo mese e al 30 per cento dopo il sedicesimo mese. La predetta riduzione non opera qualora siano presenti nel nucleo familiare, sulla base della certificazione anagrafica, figli minori o studenti regolarmente iscritti a corsi di formazione professionale, di diploma o di laurea ovvero nel caso in cui l'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) del lavoratore non sia superiore a quello previsto per l'erogazione del reddito minimo di inserimento.

5. L'indennità spetta se il lavoratore possa far valere almeno due anni di assicurazione e almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente l'inizio del periodo di disoccupazione.

6. Il contributo che il datore di lavoro è tenuto a versare per l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria è pari all'1,61 per cento.

7. Il prestatore di lavoro subordinato è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) un contributo pari allo 0,30 per cento. È conseguentemente soppresso il contributo dovuto dal lavoratore ai sensi dell'articolo 9 della legge 29 dicembre 1990, n. 407.

8. Il contributo a carico del datore di lavoro è aumentato dell'1 per cento in caso di rapporti di lavoro di durata determinata.

9. In caso di licenziamento individuale, per giustificato motivo oggettivo ovvero di dimissioni per giusta causa, intervenuti dopo il superamento del periodo di prova, il datore di lavoro è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a due mensilità del trattamento di disoccupazione, al lordo dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. La somma è pari a sei mensilità in caso di licenziamento per riduzione del personale, riducibile a due nel caso in cui la procedura di mobilità si sia conclusa con un accordo collettivo che abbia introdotto un piano sociale d'impresa o di gruppo.

10. Costituisce presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, causato da licenziamento, individuale o per riduzione di personale, da dimissioni per giusta causa ovvero dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

11. La lettera di dimissioni volontarie è priva di effetto, se non convalidata, durante il periodo di preavviso, dai servizi ispettivi della direzione provinciale del lavoro, competente per territorio. Al termine del periodo di preavviso il rapporto di lavoro si risolve, tranne nel caso di mancata convalida. Il datore di lavoro che nei successivi tre mesi proceda al licenziamento individuale, per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo o oggettivo, del medesimo lavoratore è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a 6 mensilità del trattamento di disoccupazione.

12. In applicazione della disciplina di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che, senza giustificato motivo, non risponda alla convocazione dei servizi all'impiego, non accetti di frequentare o non frequenti regolarmente iniziative formative prospettategli dai predetti servizi, non accetti una congrua offerta di lavoro ovvero non aderisca a iniziative di inserimento lavorativo.

13. L'erogazione del trattamento di disoccupazione è sospesa nei periodi in cui viene svolta un'attività di lavoro a termine subordinato, autonomo o economicamente dipendente, che garantisca un reddito mensile, rapportato a giornata, almeno pari al trattamento di disoccupazione. In caso contrario, il trattamento viene ridotto proporzionalmente.

14. Decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che svolga attività di lavoro subordinato, autonomo o economicamente dipendente senza averne data preventiva comunicazione alla sede provinciale dell'INPS.

15. Sono abrogate le disposizioni contrastanti in materia di disoccupazione ordinaria, di disoccupazione speciale, di indennità di mobilità. Tale abrogazione non produce effetti sui trattamenti già in godimento al momento di entrata in vigore della presente legge, nonché su quelli dovuti a seguito di procedure di mobilità già instaurate alla predetta data.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. Sono stabilite nella misura del 23 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27, decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5, decreto legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2, decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1, decreto legislativo 2 ottobre 1981, n. 546, convertito dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9, legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14, decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis, decreto legislativo 30 settembre 1983, n. 512 convertito dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5 e 7 e 13 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 012. (ex 20. 024. parte ammissibile) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione). - 1. L'indennità di disoccupazione involontaria spetta a tutti i prestatori di lavoro subordinato.

2. La durata del trattamento di disoccupazione è di dodici mesi, elevati a sedici per i lavoratori che hanno compiuto i quarantacinque anni e a venti per i lavoratori che hanno compiuto i cinquant'anni. Nei territori con tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale essa è elevata, rispettivamente, a quattordici, venti e ventiquattro mesi.

3. L'indennità di disoccupazione è pari al 60 per cento della retribuzione media giornaliera assoggettata a contribuzione nei dodici mesi precedenti. Il trattamento si intende inclusivo dei contributi figurativi corrispondenti.

4. La misura di cui al comma 3 si riduce al 40 per cento dopo il dodicesimo mese e al 30 per cento dopo il sedicesimo mese. La predetta riduzione non opera qualora siano presenti nel nucleo familiare, sulla base della certificazione anagrafica, figli minori o studenti regolarmente iscritti a corsi di formazione professionale, di diploma o di laurea ovvero nel caso in cui l'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) del lavoratore non sia superiore a quello previsto per l'erogazione del reddito minimo di inserimento.

5. L'indennità spetta se il lavoratore possa far valere almeno due anni di assicurazione e almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente l'inizio del periodo di disoccupazione.

6. Il contributo che il datore di lavoro è tenuto a versare per l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria è pari all'1,61 per cento.

7. Il prestatore di lavoro subordinato è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) un contributo pari allo 0,30 per cento. E corrispondentemente soppresso il contributo dovuto dal lavoratore ai sensi dell'articolo 9 della legge 29 dicembre 1990, n. 407.

8. Il contributo a carico del datore di lavoro è aumentato dell'1 per cento in caso di rapporti di lavoro di durata determinata.

9. In caso di licenziamento individuale, per giustificato motivo oggettivo ovvero di dimissioni per giusta causa, intervenuti dopo il superamento del periodo di prova, il datore di lavoro è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a due mensilità del trattamento di disoccupazione, al lordo dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. La somma è pari a sei mensilità in caso di licenziamento per riduzione del personale, riducibile a due nel caso in cui la procedura di mobilità si sia conclusa con un accordo collettivo che abbia introdotto un piano sociale d'impresa o di gruppo.

10. Costituisce presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, causato da licenziamento, individuale o per riduzione di personale, da dimissioni per giusta causa ovvero dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

11. La lettera di dimissioni volontarie è priva di effetto, se non convalidata, durante il periodo di preavviso, dai servizi ispettivi della direzione provinciale del lavoro, competente per territorio. Al termine del periodo di preavviso il rapporto di lavoro si risolve, tranne nel caso di mancata convalida. Il datore di lavoro che nei successivi tre mesi proceda al licenziamento individuale, per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo o oggettivo, dei medesimo lavoratore è tenuto a versare alla Gestione prestazioni temporanee dell'INPS una somma pari a 6 mensilità del trattamento di disoccupazione.

12. In applicazione della disciplina di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che, senza giustificato motivo, non risponda alla convocazione dei servizi all'impiego, non accetti di frequentare o non frequenti regolarmente iniziative formative prospettategli dai predetti servizi, non accetti una congrua offerta di lavoro ovvero non aderisca a iniziative di inserimento lavorativo.

13. L'erogazione del trattamento di disoccupazione è sospesa nei periodi in cui viene svolta un'attività di lavoro a termine subordinato, autonomo o economicamente dipendente, che garantisca un reddito mensile, rapportato a giornata, almeno pari al trattamento di disoccupazione. In caso contrario, il trattamento viene ridotto proporzionalmente.

14. Decade dal diritto al trattamento di disoccupazione il prestatore di lavoro che svolga attività di lavoro subordinato, autonomo o economicamente dipendente senza averne data preventiva comunicazione alla sede provinciale dell'INPS.

15. Sono abrogate le disposizioni contrastanti in materia di disoccupazione ordinaria, di disoccupazione speciale, di indennità di mobilità. Tale abrogazione non produce effetti sui trattamenti già in godimento al momento di entrata in vigore della presente legge, nonché su quelli dovuti a seguito di procedure di mobilità già instaurate alla predetta data.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.000;

2006: - 770.000;

2007: - 770.000.

20. 013. (ex *20. 036. e *20. 032.) Innocenti, Gasperoni, Trupia, Cordoni, Motta, Nigra, Guerzoni, Buffo, Sciacca, Diana, Agostini, Duilio, Villetti, Morgando, Russo Spena, Michele Ventura, De Franciscis, Zanella, Sgobio, Mazzuca Poggiolini, Cusumano, Pistone, Boato.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione per i lavoratori coordinati e continuativi). - 1. Ai lavoratori che svolgono rapporti di collaborazione aventi a oggetto una prestazione d'opera coordinata e continuativa, prevalentemente personale, svolta senza vincolo di subordinazione, iscritti alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e privi di copertura da parte di altre forme obbligatorie di previdenza, si applicano le disposizioni della assicurazione contro la disoccupazione involontaria.

2. La durata del rapporto e l'ammontare del corrispettivo sono determinati nel contratto di lavoro o nella lettera di incarico o in altro documento scritto trasmesso dal committente, anche per il tramite del prestatore di lavoro, ai servizi per l'impiego competenti al momento di inizio dell'attività lavorativa.

3. Qualora il compenso previsto, su base mensile, risulti inferiore al minimale di reddito mensile stabilito per la gestione degli esercenti attività commerciali ai fini previdenziali, la durata viene riproporzionata sulla base del rapporto tra il compenso pattuito e l'importo del predetto minimale.

4. Costituisce presupposto per l'erogazione dell'indennità lo stato di disoccupazione di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, causato da recesso del committente, da recesso per giusta causa del prestatore di lavoro, ovvero dalla scadenza del termine apposto alla durata del contratto.

5. Ai maggiori oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, pari a 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 si provvede mediante il ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, sono abrogati.

20. 014. (ex 20. 021.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione a requisiti ridotti per i lavoratori subordinati discontinui). - 1. Il requisito di anzianità lavorativa previsto dall'articolo 7, comma 3, del decreto-legge 21 marzo 1988, n. 86, convertito, con modificazioni, nella legge 20 maggio 1988, n. 160, è ridotto a 70 giorni e trova applicazione nei confronti di tutti i lavoratori subordinati, ivi compresi i lavoratori agricoli a tempo determinato.

2. Ai fini della maturazione del diritto al trattamento di cui al presente articolo si prescinde dal requisito della anzianità assicurativa.

3. Il trattamento non spetta quando, nell'anno in relazione al quale si chiede il trattamento, non risulti accertato lo stato di disoccupazione, ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, per tutte le giornate non lavorate, ad esclusione dei giorni festivi.

4. Il trattamento spetta fino a concorrenza di un reddito familiare pari a euro 16.000 calcolato in base all'ISEE. Detta soglia di reddito è annualmente aggiornata sulla base della variazione media fatta registrare nell'anno precedente dall'indice ISTAT dei prezzi al consumo per la collettività nazionale.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000  ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in conces sione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

20. 015. (ex 20. 022.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Trattamento di disoccupazione a requisiti ridotti per i lavoratori subordinati discontinui). - 1. Il requisito di anzianità lavorativa previsto dall'articolo 7, comma 3, del decreto legge 21 marzo 1988, n. 86, convertito, con modificazioni, nella legge 20 maggio 1988, n. 160, è ridotto a 70 giorni e trova applicazione nei confronti di tutti i lavoratori subordinati, ivi compresi i lavoratori agricoli a tempo determinato.

2. Ai fini della maturazione del diritto al trattamento di cui al presente articolo si prescinde dal requisito della anzianità assicurativa.

3. Il trattamento non spetta quando, nell'anno in relazione al quale si chiede il trattamento, non risulti accertato lo stato di disoccupazione, ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, e successive modificazioni, per tutte le giornate non lavorate, ad esclusione dei giorni festivi.

4. Il trattamento spetta fino a concorrenza di un reddito familiare pari a euro 16.000 calcolato in base all'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Detta soglia di reddito è annualmente aggiornata sulla base della variazione media fatta registrare nell'anno precedente dall'indice ISTAT dei prezzi al consumo per la collettività nazionale.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 300.000;

2006: - 300.000;

2007: - 300.000.

20. 016. (ex 20. 064.) Buffo.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'indennità di disoccupazione). - 1. In attesa della riforma organica degli ammortizzatori sociali, la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali con effetto dal 1o gennaio 2005 è elevata al 90 per cento per i primi sei mesi ed è fissata al 50 per cento per i successivi tre mesi e al cinquanta per cento per gli ulteriori tre mesi e la relativa durata è elevata a dodici mesi.

2. Ai fini del riconoscimento della contribuzione figurativa è confermato tale riconoscimento per il periodo di percezione del trattamento nel limite massimo di sei mesi per i soggetti con età anagrafica inferiore a cinquanta anni e di nove mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a cinquanta anni.

3. La durata massima complessiva del trattamento di disoccupazione percepito non può risultare superiore a ventiquattro mesi nell'ultimo quinquennio, elevati a trenta mesi per i lavoratori licenziati da aziende operanti nelle aree del Mezzogiorno.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo non sì applicano ai trattamenti di disoccupazione agricoli, ordinari e speciali, né all'indennità ordinaria con requisiti ridotti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.587;

2006: - 770.587;

2007: - 770.587.

20. 017. (ex 20. 099.) Alfonso Gianni, Russo Spena.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'indennità di disoccupazione). - 1. In attesa della riforma organica degli ammortizzatori sociali, la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali con effetto dal 1o gennaio 2005 è elevata al 60 per cento per i primi sei mesi ed è fissata al 40 per cento per i successivi tre mesi e al 30 per cento per gli ulteriori tre mesi e la relativa durata è elevata a dodici mesi. La predetta indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

2. Ai fini del riconoscimento della contribuzione figurativa è confermato tale riconoscimento per il periodo di percezione del trattamento nel limite massimo di sei mesi per i soggetti con età anagrafica inferiore a cinquanta anni e di nove mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a cinquanta anni.

3. La durata massima complessiva del trattamento di disoccupazione percepito non può risultare superiore a ventiquattro mesi nell'ultimo quinquennio, elevati a trenta mesi per i lavoratori licenziati da aziende operanti nelle aree del Mezzogiorno.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai trattamenti di disoccupazione agricoli, ordinari e speciali, né all'indennità ordinaria con requisiti ridotti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.587;

2006: - 770.587;

2007: - 770.587.

* 20. 018. (ex *20. 025.) Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'indennità di disoccupazione). - 1. In attesa della riforma organica degli ammortizzatori sociali, la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali con effetto dai 1o gennaio 2005 è elevata al 60 per cento per i primi sei mesi ed è fissata al 40 per cento per i successivi tre mesi e al 30 per cento per gli ulteriori tre mesi e la relativa durata è elevata a dodici mesi. La predetta indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

2. Ai fini del riconoscimento della contribuzione figurativa è confermato tale riconoscimento per il periodo di percezione del trattamento nel limite massimo di sei mesi per i soggetti con età anagrafica inferiore a cinquanta anni e di nove mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a cinquanta anni.

3. La durata massima complessiva del trattamento di disoccupazione percepito non può risultare superiore a ventiquattro mesi nell'ultimo quinquennio, elevati a trenta mesi per i lavoratori licenziati da aziende operanti nelle aree del Mezzogiorno.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai trattamenti di disoccupazione agricoli, ordinari e speciali, né all'indennità ordinaria con requisiti ridotti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 770.587;

2006: - 770.587;

2007: - 770.587.

* 20. 019. (ex *20. 035.) Cordoni, Duilio, Rizzo, Pistone, Villetti, Intini, Buemi, Michele Ventura, Innocenti.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Proroga trattamenti di cassa integrazione). - 1. In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e nel limite complessivo di spesa di 360 milioni di euro, a carico del Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree territoriali, ovvero miranti al reimpiego di lavoratori coinvolti in detti programmi, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, può disporre, entro il 30 aprile 2006, proroghe di trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, nonché di misure a sostegno dei lavoratori socialmente utili già previsti da disposizioni di legge, anche in deroga alla normativa vigente in materia, nonché concessioni, anche senza soluzione di continuità, dei predetti trattamenti, che devono essere stati definiti in specifici accordi in sede governativa intervenuti entro il 30 giugno 2005.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 020. (ex 20. 042.) Molinari, Adduce, Burtone, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Proroga trattamenti di cassa integrazione). - 1. In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e nel limite complessivo di spesa di 360 milioni di euro, a carico del Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree territoriali, ovvero miranti al reimpiego di lavoratori coinvolti in detti programmi, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, può disporre, entro il 30 aprile 2006, proroghe di trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, già previsti da disposizioni di legge, anche in deroga alla normativa vigente in materia, nonché concessioni, anche senza soluzione di continuità, dei predetti trattamenti, che devono essere stati definiti in specifici accordi in sede governativa intervenuti entro il 30 giugno 2005.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 021 (ex 20. 059. e 20. 091) Buffo, Cordoni, Delbono, Sgobio, Michele Ventura, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Lulli, Intini, Villetti, Buemi, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 17 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 15 è sostituito dal seguente:

15. Per i lavoratori appartenenti alle società derivate dalla trasformazione delle ex Compagnie Portuali ai sensi dell'articolo 21 comma 1, lettera c), purché le stesse non effettuino assunzioni a tempo indeterminato, nonché per i lavoratori appartenenti alle imprese o agenzie previste dall'articolo 17, commi 2 e 5 purché le stesse non effettuino, assunzioni a tempo indeterminato in eccedenza rispetto alle dotazioni organiche stabilite dalle Autorità portuali o marittime, salvo che non riguardino lavoratori provenienti dalle società di cui al predetto articolo 21, comma 1, lettera b), è concessa, nel limite annuo di 20 milioni di euro, una indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale straordinaria, previsto dalle vigenti disposizioni nonché la relativa contribuzione figurativa e gli assegni per il nucleo familiare. Per le imprese di cui all'articolo 21 comma 1, lettera b), tale beneficio è concesso fino alla data di individuazione dell'impresa odi costituzione dell'Agenzia di cui ai commi 2 e 5 dell'articolo 17;

b) dopo il comma 15, è aggiunto il seguente.

15-bis. Le disposizioni di cui al comma 15 si applicano anche alle società di cui all'articolo 21 comma 1, lettera a).

2. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, adotta, per ogni anno solare di riferimento, il conseguente provvedimento di autorizzazione alla corresponsione della predetta indennità, sulla base degli specifici accordi annuali stipulati presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ove le parti interessate individueranno le sofferenze occupazionali e le conseguenti soluzioni. L'erogazione della predetta indennità, da parte dell'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, è subordinata all'acquisizione degli elenchi recanti il numero dei giorni di mancato impiego da riconoscere ai lavoratori interessati, predisposti da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

3. Entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i Ministeri competenti ai sensi del comma 2, effettuano, congiuntamente alle parti sociali interessate, una verifica sull'applicazione relativa all'applicazione della norma, ai soggetti aventi diritto ed alle compatibilità finanziarie.

4. Per le finalità di cui al presente articolo, il Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito con modificazioni dalla legge 19 luglio 1993, n. 236 è integrato annualmente, fino a concorrenza, dell'ammontare di 20 milioni di euro affluenti dal Fondo istituito presso il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, ai sensi della legge n 84 del 1994.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

20. 033. (ex 15. 026.) Pasetto, Di Gioia, Raffaldini, Rosato, Albonetti, De Luca, Mazzarello, Panattoni, Rognoni, Susini, Tidei, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Sostegno ai percorsi professionali, formativi ed occupazionali per gli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. Agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modifiche, che risultano privi di partita IVA e assimilati fiscalmente ai lavoratori dipendenti di cui all'articolo 34 della legge n. 342 del 2000, sono estese le norme generali e fiscali previste in materia di formazione continua e di aggiornamento professionale per i lavoratori dipendenti.

2. Agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modifiche, si applica una deduzione fiscale delle spese sostenute per l'acquisto di strumenti informatici legati allo svolgimento della propria attività, previa documentazione e con un limite di quota spese di euro 3.000.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 15 per cento.

20. 022. (ex 20. 019.) Motta, Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Zanella, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento prestazioni sociali per gli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, in caso di maternità ed aborto alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono estesi i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti.

2. In costanza di rapporto, alle iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, si mantiene il rapporto di lavoro estendendo a queste lavoratrici le tutele previste dalla legge n. 1204 del 71.

3. Le prestazioni economiche di sostegno al reddito previste per l'indennità di malattia in caso di degenza ospedaliera, agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, di cui all'articolo 51, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, così come normato dal decreto ministeriale 12 gennaio 2001, sono estese anche ai casi di malattia e per i periodi di malattia con degenza domiciliare con decorso superiore ai 3 giorni. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentite le parti sociali, sono individuate, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le misure di accertamento da parte dell'INPS a carico dei soggetti richiedenti l'indennità di malattia di cui all'articolo 51, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, così come integrata dalla presente disposizione.

4. L'onere del premio assicurativo previsto dall'articolo 5 del decreto legge 16 marzo 2000, n. 38, che prevede l'obbligo assicurativo contro gli infortuni e le malattie professionali anche ai lavoratori iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, è posto a totale carico del committente ed esteso a tutti i lavoratori iscritti alla predetta gestione.

5. Per analogia con quanto previsto per i lavoratori a cui si applica il sistema di calcolo contributivo, si dispone l'estensione anche agli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modifiche, di quanto disposto in materia di riscatti decreto legge n. 564 del 1996, prosecuzione versamenti volontari decreto legge n. 184 del 1997.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 023. (ex 20. 020.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupiani, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Adeguamento prestazioni di maternità per le iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, in caso di maternità alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono estesi i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti.

2. In costanza di rapporto, alle iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 così come modificata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, si mantiene il rapporto di lavoro estendendo a queste lavoratrici le tutele previste dalla legge n. 1204 del 71.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 100.000;

2006: - 100.000;

2007: - 100.000.

20. 024. (ex 20. 060.) Buffo.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'assegno di maternità per lavori atipici e discontinui). - 1. L'assegno di maternità previsto all'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è incrementato, a decorrere dal 1o gennaio 2005, di 1.000 euro.

2. All'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

c-bis) quando la donna straniera è in possesso del permesso di soggiorno ed è residente nel territorio italiano da almeno un anno;

b) al comma 6, le parole: «sono emanate le disposizioni regolamentari necessarie per l'attuazione del presente articolo» sono sostituite alle seguenti: «sono emanate le disposizioni regolamentari per l'attuazione del presente articolo, tenendo conto dell'esigenza di portare a conoscenza le norme ivi previste nonché di semplificare e snellire le procedure ivi stabilite».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utilily vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

* 20. 025. (ex *20. 0162.) Turco, Michele Ventura, Agostini.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Incremento dell'assegno di maternità per lavori atipici e discontinui). - 1. L'assegno di maternità previsto all'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è incrementato, a decorrere dal 1o gennaio 2005, di 1.000 euro.

2. All'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

c-bis) quando la donna straniera è in possesso del permesso di soggiorno ed è residente nel territorio italiano da almeno un anno;

b) al comma 6, le parole: «sono emanate le disposizioni regolamentari necessarie per l'attuazione del presente articolo» sono sostituite alle seguenti: «sono emanate le disposizioni regolamentari per l'attuazione del presente articolo, tenendo conto dell'esigenza di portare a conoscenza le norme ivi previste nonché di semplificare e snellire le procedure ivi stabilite».

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

* 20. 026. (ex *20. 0160.) Maura Cossutta, Bindi, Zanotti, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Lucà, Bolognesi, Luigi Pepe, Battaglia, Galeazzi.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Contribuzione previdenziale per le collaborazioni coordinate e continuative). - 1. La contribuzione previdenziale dovuta per i lavoratori di cui all'articolo 47, comma i lettera c-bis) del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 è uguagliata, dal 1o gennaio 2005, a quella già prevista dalle norme vigenti per i lavoratori dipendenti di cui all'articolo 2094 del codice civile.

2. Per l'intero anno 2005 è riconosciuto ai datori di lavoro un credito contributivo compensabile sul debito contributivo mensile complessivo, pari all'importo forfetario di 200 euro moltiplicato per il numero dei lavoratori di cui all'articolo 47, comma 1, lettera c-bis), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986.

3. Ai soggetti titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di cui al comma 1, lettera c-bis), dell'articolo 47 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, si applicano le stesse detrazioni dall'imposta lorda previste per i lavoratori dipendenti per le spese inerenti alla produzione del reddito, di cui all'articolo 13 del medesimo testo unico.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

3. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote, che risultino inferiori a tale misura, relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articoli 5 e 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 10 aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20. 027. (ex 20. 075.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere i seguenti:

Art. 20-bis. - (Interventi in favore delle donne ex lavoratrici). - 1. Le donne lavoratrici che hanno lavorato per un periodo di tempo tale da non consentire il completamento dei versamenti contributivi minimi di legge ai fini pensionistici, hanno facoltà di richiedere la liquidazione dei contributi che risultino versati in loro favore presso forme di previdenza obbligatoria maggiorati dell'interesse legale annuo.

Art. 20-ter. - 1. Per il triennio 2005-2007, alle amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, fatte salve le assunzioni di personale relative a figure professionali non fungibili la cui consistenza organica non sia superiore all'unità, nonché quelle relative alle categorie protette. Per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono fatte salve le assunzioni autorizzate per l'anno 2004 e non ancora effettuate alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, nel limite degli oneri indicati dalla legge 14 novembre 2000, n. 331. Le presenti limitazioni non trovano applicazione nei confronti delle regioni e delle autonomie locali in carenza di organico, fatta eccezione per le province ed i comuni che per l'anno 2004 non abbiano rispettato le regole del patto di stabilità interno, nonché del personale medico ed infermieristico del Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, sono consentite le assunzioni del personale docente delle università e delle scuole di ogni ordine e grado nonché dei ricercatori degli enti ed istituzioni di ricerca che siano risultati vincitori di concorso alla data del 31 ottobre 2004. Per le università continuano ad applicarsi, in ogni caso, i limiti di spesa per il personale di cui all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997.

20. 028. (ex 20. 039.) Dario Galli, Sergio Rossi, Francesca Martini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Riduzione contributiva per le qualifiche basse). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 e per un periodo di tre anni, alle imprese, con esclusione di quelle del settore agricolo, è concesso un contributo sotto forma capitaria con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua inferiore a 16.268 euro.

2. Il contributo capitario di cui al comma 1 è concesso nella misura annua di cui al comma 3 ed è corrisposto in quote mensili fino ad un massimo di 12, mediante conguaglio di ogni quota con i contributi mensilmente dovuti dai datori di lavoro alle gestioni previdenziali e assistenziali dell'INPS, fino a concorrenza dell'importo contributivo riferito a ciascun lavoratore interessato.

3. La misura annua del contributo capitario di cui al comma 1 è pari a 542 euro con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua non superiore a 13.428 euro. Con riferimentoai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua superiore a 13.428 euro e inferiore a 16.268 euro il predetto contributo è ridotto di una misura percentuale pari al rapporto tra la differenza tra la retribuzione imponibile del lavoratore e la somma di 13.428 euro ed il valore di 2.582 euro. Il contributo capitario è alternativo ad ogni altra agevolazione prevista sulle contribuzioni previdenziali e assistenziali.

4. A decorrere dalla medesima data e per il medesimo periodo di cui al comma 1, ai lavoratori occupati, con esclusione di quelli agricoli, che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua non superiore ad un importo pari alla somma di 16.268 euro è concesso il contributo sotto forma capitaria di cui al comma 5. Tale contributo è versato a ciascun lavoratore da parte del datore di lavoro in quote mensili fino ad un massimo di 12, fino a concorrenza dell'importo contributivo riferito a ciascun lavoratore interessato dovuto dal lavoratore medesimo alle gestioni previdenziali e assistenziali dell'INPS. Il medesimo datore di lavoro si rivale mediante conguaglio di ogni quota con i contributi mensilmente versati all'INPS per conto del lavoratore.

5. La misura annua del contributo capitano di cui al comma 4 è pari a lire 258 euro con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua non superiore a 13.428 euro. Con riferimento ai lavoratori occupati che abbiano una retribuzione imponibile ai fini pensionistici su base annua superiore a 13.428 euro e inferiore a 16.268 euro il predetto contributo è ridotto di una misura percentuale pari al rapporto tra la differenza tra la retribuzione imponibile del lavoratore e la somma di 13.428 euro ed il valore di 2.582. Il contributo capitario è alternativo ad ogni altra agevolazione prevista sulle contribuzioni previdenziali e assistenziali.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 400.000;

2006: - 400.000;

2007: - 400.000.

20. 029. (ex 20. 030.) Pennacchi, Michele Ventura, Grandi, Cordoni, Agostini, Innocenti, Intini, Villetti, Buemi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 10 milioni di Euro per l'anno 2005 e di 15 milioni di euro rispettivamente per gli anni 2006 e 2007.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dai 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata dell'1,5 per cento.

20. 030. (ex 20. 05.) Guerzoni, Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Zanella, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Sandi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 10 milioni di Euro per l'anno 2005.

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente di cui all'articolo 9-ter della legge 5 agosto 1978, n. 468.

* 20. 045. (ex *20. 052.) Benedetti Valentini, Riccio, Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 10 milioni di Euro per l'anno 2005.

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente di cui all'articolo 9-ter della legge 5 agosto 1978, n. 468.

* 20. 046. (ex *20. 0104.) Campa, Marras, Brusco, Perrotta, Santori, Daniele Galli, Cossa.

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis.- (Finanziamento del Fondo per la concessione dell'assegno sostitutivo a favore dei grandi invalidi di guerra e per servizio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 288). - 1. Per il finanziamento del fondo istituito con la legge 27 dicembre 2002, n. 288, per la concessione dell'assegno sostitutivo ai grandi invalidi di guerra o per servizio, è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 29, sopprimere il comma 7-ter.

20. 0700. Guerzoni, Cordoni, Michele Ventura, Mariotti, Gasperono, Motta, Innocenti, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca, Sandi.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, i pensionati affetti dalle invalidità specificate nelle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma; A-bis); B), numero 1); C) ed E), numero 1), della tabella E allegata al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, e successive modificazioni, possono ottenere su richiesta un accompagnatore del servizio civile ai sensi della legge 6 marzo 2001, n. 64, o in alternativa un assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare o civile. Analogo beneficio spetta ai grandi invalidi per servizio previsti dal secondo comma dell'articolo 3 della legge 2 maggio 1984, n. 111, nonché ai pensionati di guerra affetti da invalidità comunque specificate nella citata tabella E che siano insigniti di medaglia d'oro al valor militare.

2. La misura dell'assegno di cui al comma 1 è fissata in 1.000 euro mensili esenti da imposte per tredici mensilità in favore degli invalidi ascritti alle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma, e A-bis) della tabella E di cui al comma i del presente articolo e in misura ridotta del 50 per cento in favore degli invalidi di cui alle lettere B), numero 1) C), D) ed E), numero 1, della medesima tabella E. All'assegno sostitutivo si applica l'adeguamento automatico previsto dalla legge 10 ottobre 1989, n. 342.

3. Alla liquidazione degli assegni di cui alla presente legge provvedono le amministrazioni e gli enti già competenti alla liquidazione dei trattamenti pensionistici agli aventi diritto.

Conseguentemente alla tabella A, rubrica Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti :

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

20. 047. (ex 20. 0114.) Marras, Brusco, Cossa.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Fondo Nazionale per le vittime dell'amianto). - 1. È istituito presso l'INAIL, con contabilità autonoma e separata, il Fondo nazionale per le vittime dell'amianto, di seguito denominato «Fondo», a favore di soggetti affetti da malattia professionale asbesto-correlata o, in caso di decesso a causa della malattia, dei loro superstiti, ai quale l'ente assicuratore di appartenenza, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, ha liquidato una rendita ai sensi del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni.

2. Il Fondo eroga una prestazione economica, aggiuntiva alla rendita diretta o ai superstiti liquidata ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni, e fissata in una misura percentuale della rendita stessa definita dall'ente assicuratore. Tale disposizione si applica anche ai lavoratori di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, e di cui all'articolo 47 della decreto legge 30 settembre 2003 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

3. Il finanziamento del Fondo è a carico, per un quarto, delle imprese e, per tre quarti, del bilancio dello Stato. La quota a carico dello Stato deve comunque assicurare l'equilibrio finanziario del Fondo.

4. Per la gestione del Fondo è istituito un comitato amministratore la cui composizione, durata in carica e compiti sono determinati con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

5. L'organizzazione e il finanziamento del Fondo, nonché le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni, sono disciplinati da un regolamento adottato, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 5 per cento.

20. 031. (ex 20. 06.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Squeglia, Lettieri, Rosato.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I trattamenti retributivi aggiuntivi alla retribuzione stabilita dai contratti collettivi del settore edile sono esclusi dalla base imponibile di cui all'articolo 12 della legge 30 aprile 1969, n. 153, come modificato dall'articolo 6 del decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314. Le erogazioni di cui al primo periodo sono destinate ai trattamenti pensionistici complementari del settore in misura pari al 10 per cento. L'esclusione dall'imponibile di cui al primo periodo si applica a condizione che l'azienda sia iscritta alla Cassa edile e sia in regola con i versamenti ad essa dovuti. I trattamenti di cui al primo periodo concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente di cui all'articolo 51, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000;

2007: - 10.000.

20. 032. (ex 20. 0. 158.) Giudice, Verro, Savo, Blasi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Regime di cumulo tra pensione di inabilità e assegno ordinario di invalidità e rendita INAIL). - 1. A decorrere dal primo giorno del mese successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, la pensione di inabilità, liquidata ai sensi dell'articolo 2 della legge 12 giugno 1984, n. 222, e dell'articolo 1, comma 15, della legge 8 agosto 1995, n. 335, in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, è cumulabile con al rendita vitalizia liquidata dall'INAIL per lo stesso evento invalidante, a norma del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 e successive modificazioni e integrazioni, nella misura corrispondente all'importo calcolato in base all'anzianità contributiva ovvero al montante contributivo effettivamente posseduti ed all'importo dell'integrazione al minimo dovuta, determinata ai sensi del citato articolo 2, commi 3 e 4, della legge n. 222 del 1984. Per la liquidazione della predetta pensione di inabilità calcolata esclusivamente secondo il sistema contributivo, si assume il coefficiente di trasformazione relativo all'età di sessantadue anni di cui alla Tabella A allegata alla citata legge n. 335 del 1995, nel caso in cui l'età dell'assicurato all'atto dell'attribuzione della pensione sia inferiore.

2. Dalla data di cui al comma 1, l'assegno ordinario di invalidità, di cui all'articolo 1 della legge n. 222 del 1984 e all'articolo 1, comma 14, della legge 335 del 1995, liquidato in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, per cui è liquidata anche la rendita vitalizia INAIL, è cumulabile con la rendita stessa nella misura corrispondente all'importo calcolato sulla base dell'anzianità contributiva effettivamente posseduta, ovvero in base al montante contributivo di cui al citato articolo 1, comma 14, con esclusione dell'integrazione di cui all'articolo 1, comma 3, della stessa legge n. 222 del 1984.

3. Sono fatti salvi i trattamenti previdenziali più favorevoli in godimento alla data di entrata in vigore della presente legge con riassorbimento sui futuri miglioramenti.

4. L'articolo 1, comma 43, della legge 8 agosto 1995, n. 335 è abrogato.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 4,5 per cento.

20. 034. (ex 20. 02.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Zanella, Widmann, Montecuollo, Battaglia, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Giacco, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino, Crucianelli, Ruta, Duilio.

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Lavoro dipendente prestato all'estero). - 1. Al fine di unificare per tutti i cittadini italiani che prestano attività di lavoro dipendente all'estero in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, compresi quelli distaccati in Paesi con i quali sono in vigore accordi di sicurezza sociale, la base imponibile ai fini del calcolo dei contributi previdenziali ed assistenziali, quest'ultima è determinata sulla base delle medesime retribuzioni convenzionali stabiliti annualmente in applicazione dell'articolo 4 del decreto legge 31 luglio 1987, n. 317, convertito con modificazioni dalla legge 3 ottobre 1987, n. 398, e successive modificazioni, con decreto interministeriale.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 035. (ex 20. 0. 145.) Benvenuto, Pistone, Fluvi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, cessa di avere efficacia il comma 1 dell'articolo 6 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 165. Sono fatte salve le domande di collocamento in congedo già presentate ai sensi del predetto articolo 6, comma 1, con l'applicazione delle penalizzazioni percentuali già previste dall'articolo 1, comma 27, lettera b) della legge 8 agosto 1995, n. 335, richiamate dal decreto legislativo n. 165 del 1997, purché tali domande non siano già state definitivamente revocate entro la data di decorrenza della presente legge.

20. 048. (ex 20. 0. 136.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, ultimo periodo sono soppresse le parole «progressivamente e»;

b) al comma 1 dopo l'ultimo periodo è aggiunto il seguente: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra, i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascun di essi, ai sensi del terzo comma».

c) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del getto del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993. Lo stesso istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell' articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.»

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Rìpristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 036. (ex 20. 27.) Tolotti, Rugghia, Cazzaro, Cialente, Lulli, Carli, Boiardi, Gambini, Nigra, Quartini, Nieddu, Grotto.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, ultimo periodo sono soppresse le parole «progressivamente e»;

b) al comma 1 dopo l'ultimo periodo è aggiunto il seguente: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra, i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascun di essi, ai sensi del terzo comma».

c) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del getto del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993. Lo stesso istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell' articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.»

* 20. 049. (ex * 20. 28.) Sergio Rossi.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, ultimo periodo sono soppresse le parole «progressivamente e»;

b) al comma 1 dopo l'ultimo periodo è aggiunto il seguente: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra, i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascun di essi, ai sensi del terzo comma».

c) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del getto del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'ac-cesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993. Lo stesso istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell' articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.»

* 20. 050. (ex *20. 048. e 20. 054.) Giudice, Campa, Di Teodoro.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Modifiche all'articolo 118 della legge 23 dicembre 2002 n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002 n. 289). - 1. Al primo comma ultimo periodo le parole: «progressivamente è» sono soppresse.

2. Al primo comma aggiungere in fine il seguente periodo: «Nel finanziare i piani formativi di cui sopra i fondi si attengono al criterio della redistribuzione delle risorse versate dalle aziende aderenti a ciascuno di essi ai sensi del comma 3».

3. Il comma 3 è sostituito dal seguente:

«I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1973 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri Costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS, entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del gettito del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e succ. mod., relativo ai datori dì lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993. Lo stesso Istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità, ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993, rimane fermo quanto previsto dal secondo periodo dell'articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144».

* 20. 051. (ex *20. 049.) Peretti, Liotta, Romano.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 118, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, come modificato dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I datori di lavoro che aderiscono ai Fondi effettuano il versamento del contributo integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 all'INPS, che provvede a trasferirlo, per intero, una volta dedotti i meri costi amministrativi, al Fondo indicato dal datore di lavoro. L'adesione ai Fondi è fissata entro il 31 ottobre di ogni anno, con effetti dal 1o gennaio successivo; le successive adesioni o disdette avranno effetto dal 1o gennaio di ogni anno. L'INPS entro il 31 gennaio di ogni anno, a partire dal 2005, comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai Fondi la previsione, sulla base delle adesioni pervenute, del gettito del contributo Integrativo, di cui all'articolo 25 della legge n. 845 del 1978 e successive modificazioni, relativo ai datori di lavoro aderenti ai Fondi stessi nonché di quello relativo agli altri datori di lavoro, obbligati al versamento di detto contributo, destinato al Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236 del 1993. Lo stesso Istituto provvede a disciplinare le modalità di adesione ai Fondi interprofessionali e di trasferimento delle risorse agli stessi mediante acconti bimestrali nonché a fornire, tempestivamente e con regolarità, ai Fondi stessi tutte le informazioni relative alle imprese aderenti e ai contributi integrativi da esse versati. Al fine di assicurare continuità nel perseguimento delle finalità istituzionali del Fondo per la formazione professionale e per l'accesso al FSE, di cui all'articolo 9, comma 5, della legge n. 236/1993, rimane fermo dal secondo periodo dell'articolo 66, comma 2, della legge 17 maggio 1999, n. 144.

20. 052. (ex 20. 058.) Campa, Di Teodoro.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis - 1. Nell'ambito delle risorse preordinate sul fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito con modificazioni dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, con decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono determinati i criteri e le modalità per la destinazione dell'importo aggiuntivo di 3 milioni di euro per il 2005 per il finanziamento degli interventi di cui all'articolo 80, comma 4, della legge 23 dicembre 1998, n. 448.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 060. (ex 15. 030). Lucà, Guerzoni, Motta, Cordoni, Bellini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. (Incentivi alla formazione continua dei lavoratori autonomi). - 1. Nel rispetto delle prerogative e competenze delle regioni e dello Stato in materia di formazione professionale e sostegno all'innovazione per i settori produttivi, al fine di promuovere lo sviluppo della formazione professionale continua dei lavoratori autonomi in un'ottica di sostegno alla competitività delle imprese e di promozione dell'autoimprenditorialità e dell'autoimpiego, sono istituiti, per ciascuno dei settori economici dell'industria, del commercio, del terziario, dell'artigianato e dell'agricoltura, presso i Ministeri, rispettivamente, delle attività produttive e delle politiche agricole e forestali, i fondi settoriali nazionali per la formazione continua dei lavoratori autonomi.

2. I fondi di cui al comma 1 sono destinati al cofinanziamento, nell'ambito delle politiche regionali per la formazione continua e per la promozione dell'autoimpiego, di piani e progetti aziendali, territoriali, settoriali o individuali finalizzati alla formazione dei lavoratori autonomi.

3. Alla gestione dei fondi di cui al comma 1 concorrono le organizzazioni dei datori di lavori maggiormente rappresentative sul piano nazionale.

4. Con decreti del Ministro delle attività produttive e del Ministro delle politiche agricole e forestali, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data in entrata in vigore della presente legge, sono disciplinati, per ciascuno dei fondi di cui al comma 1, le modalità di accesso ai fondi, nonché i criteri di composizione degli organismi di gestione dei medesimi. I medesimi Ministeri esercitano altresì la vigilanza ed il monitoraggio sulla gestione dei fondi.

5. Presso il Ministero delle attività produttive è istituito, con decreto ministeriale, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, 1'Osservatorio per la formazione continua dei lavoratori autonomi con il compito di elaborare proposte di indirizzo attraverso la predisposizione di linee-guida e di esprimere pareri e valutazioni in ordine alle attività svolte dai fondi, anche in relazione all'applicazione delle suddette linee-guida. Le proposte d'indirizzo sono trasmesse alle regioni ed alle province autonome territorialmente interessate affinché ne possano tenere conto nell'àmbito delle rispettive programmazioni. Tale Osservatorio è composto da un rappresentante del Ministero delle attività produttive, da due rappresentanti delle regioni designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nonché da un rappresentante di ciascuna delle confederazioni delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Ai componenti dell'Osservatorio non compete alcun compenso né rimborso spese per l'attività espletata.

6. I fondi di cui al comma 1 sono finanziati attraverso un apposito «Fondo intersettoriale nazionale per la formazione continua dei lavoratori autonomi», istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, di seguito denominato «fondo intersettoriale». Al fondo intersettoriale possono affluire le eventuali quote di contribuzione dei datori di lavoro, là dove previste da specifici accordi o intese con le organizzazioni dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Alla ripartizione del fondo intersettoriale tra i singoli fondi provvede annualmente il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto da emanarsi entro il 31 marzo.

7. Ai fini del finanziamento del fondo intersettoriale è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per il 2005 e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2006 al 2014.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

2006: - 100.000;

2007: - 100.000.

20. 065. (ex 17. 04.) Duilio, Morgando, Realacci, Rocchi, Lettieri, Milana, Giachetti, Squeglia.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I soggetti tenuti al versamento dei contributi e dei premi previdenziali ed assistenziali, debitori per contributi omessi o pagati tardivamente relativi a periodi contributivi maturati fino a tutto il mese di dicembre 2004, possono regolarizzare la loro posizione debitoria nei confronti degli enti stessi, mediante il versamento, entro il 31 gennaio 2005, di quanto dovuto a titolo di contributi e premi stessi maggiorati, in luogo delle sanzioni civili, degli interessi nella misura del 5 per cento annuo nel limite massimo del 24 per cento dei contributi e dei premi complessivamente dovuti.

2. La regolarizzazione può avvenire, secondo le modalità fissate dagli enti impositori, anche in 12 rate bimestrali consecutive di uguale importo, la prima delle quali da versare entro il 31 gennaio 2005. Il tasso di interesse di differimento da applicare alle singole rate è fissato nella misura del tasso legale vigente all'atto della rateizzazione.

3. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche ai contribuenti i cui crediti per contributi o premi sono stati inseriti nei ruoli esattoriali ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46. A tali fini, i contribuenti che abbiano già provveduto a versare ai concessionari i contributi o i premi senza pagamento di somme aggiuntive o vi provvedono entro il 31 gennaio 2005, sono ammessi a regolarizzare la loro posizione debitoria mediante la corresponsione ai concessionari medesimi, entro la stessa data, delle somme aggiuntive determinate ai sensi del comma 1 in sostituzione di quelle iscritte al ruolo. I concessionari sono tenuti a comunicare agli enti impositori i dati relativi ai versamenti effettuati dai singoli contribuenti che si sono avvalsi della regolarizzazione, secondo le modalità che saranno fissate dagli enti stessi.

4. La regolarizzazione estingue i reati previsti da leggi speciali in materia di versamento di contributi e di premi, e le obbligazioni per sanzioni amministrative, e ogni altro onere accessorio, connesso con le violazioni delle norme sul collocamento, nonché con la denuncia e con il versamento dei contributi o dei premi medesimi, ivi compresi quelli di cui all'articolo 51 del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, nonché quelli di cui all'articolo 18 della legge 25 ottobre 1968, n. 1089, in materia di sgravi degli oneri sociali, con esclusione delle spese legali e degli aggi connessi alla riscossione dei contributi a mezzo ruoli esattoriali.

5. Al fine di garantire l'integrale rimborso dei titoli emessi a seguito delle operazioni di cartolarizzazione dei crediti effettuate ai sensi della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e successive modificazioni e integrazioni, è costituito, con contabilità separata, su conto corrente intestato alla S.C.I.I., aperto presso la Tesoreria Centrale, un Fondo di garanzia. A decorrere dal 1o gennaio 2005, il Fondo è alimentato mensilmente da un percentuale pari al 5 per cento dei contributi correnti versati all'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale dalle aziende di cui al decreto ministeriale del 5 febbraio 1969 e ciò fino a concorrenza dell'ammontare dei titoli emessi e non ancora rimborsati.

Conseguentemente, all'articolo 37:

alla tabella A, gli accantonamenti sono interamente azzerati;

alla tabella C, le autorizzazioni di spesa sono ridotte del 10 per cento.

20. 037. (ex 20. 0142. nuova formulazione). Volontè, Maninetti, Giuseppe Drago, Peretti, Liotta, Filippo Drago, Giuseppe Gianni.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Interventi finanziari a sostegno e per lo sviluppo di forme pensionistiche complementari). - 1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 41, della legge 23 agosto 2004, n. 243, recante norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza ed assistenza obbligatoria, per sostenere e favorire lo sviluppo delle forme contributive complementari, di cui all'articolo 1, comma 2, lettera e), della citata legge 23 agosto 2004, n. 243, è istituito il «Fondo per lo sviluppo delle forme pensionistiche complementari» presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con dotazione iniziale di 300 milioni di euro per il 2005, 300 milioni di euro per il 2006 e 300 di euro milioni per il 2007.

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, valutato in 300 milioni di euro per l'anno 2005, 300 milioni di euro per l'anno 2006, 300 milioni di euro per l'anno 2007 mediante le maggiori entrate derivanti dalla disposizione di cui all'articolo 36-bis.

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione su grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

20. 038. (ex 20. 0. 140.) Delbono, Cordoni, Sgobio, Ceremigna, Widmann, Montecuollo, Guerzoni, Gasperoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - (Disposizioni in materia di cumulo pensionistico). - 1. La Tabella F) di cui all'articolo 1, comma 41, della legge 8 agosto 1995, n. 335, si applica unicamente ai redditi da lavoro.

2. Sono abrogate le disposizioni in contrasto con quelle del comma 1.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - (Ripristino dell' imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso dì un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

20. 039. (ex 20. 0. 151.) Benvenuto, Fluvi, Cennamo, Pistone.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I lavoratori dipendenti ed autonomi, iscritti all'assicurazione generale obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, la cui capacità di lavoro risulti ridotta in modo permanente, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, in misura pari ad almeno il settanta quattro per cento, hanno diritto al trattamento pensionistico di anzianità ovvero alla pensione nel sistema contributivo in presenza di un età anagrafica di almeno cinquantacinque anni e di un'anzianità contributiva non inferiore a trentacinque anni.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C:

alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'organizzazione del Governo a norma dell'articolo li della legge 15 marzo 1997, n. 59 - articolo 70, comma 2: Finanziamento agenzie fiscali (Agenzia delle entrate) (6.1.2.8 Agenzia delle entrate - capp. 3890, 3891), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 200.000;

2006: - 200.000;

2007: - 200.000.

alla voce: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, legge n. 537 del 1993: Interventi correttivi di finanza pubblica - articolo 5, comma 1: Spese per il funzionamento delle università (4.1.2.11 - Finanziamento ordinario delle Università statali - cap. 1694), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 600.000;

2006: - 600.000;

2007: - 600.000.

20. 040. (ex 20. 0. 132.) Stucchi, Sergio Rossi.

 

Dopo l'articolo 20 aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Agli invalidi civili è riconosciuto un assegno pensionistico mensile di 516,00 euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - 1. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotti le relative autorizzazioni di spesa.

2. Le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea, sono assoggettati al versamento dello 0.06 per cento delle somme trasferite.

20. 041. (ex 20. 0. 147.) Russo Spena, Giordano, Valpiana, Innocenti, Trupia, Bolognesi, Lucà, Villetti, Buemi, Intini.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. I contributi dovuti all'INPS dai datori di lavoro agricoli sono stabiliti, a decorrere dal 1o gennaio 2005, nella misura del 13 per cento da calcolare sul 40 per cento della retribuzione giornaliera.

Conseguentemente, dopo l'articolo 36, aggiungere i seguente:

Art. 36-bis. - (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 36-ter. - (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

20. 042. (ex 20. 0. 137. parte ammissibile) Benvenuto, Pistone, Cennamo, Fluvi.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Per le imprese industriali che svolgono attività produttiva di fornitura o subfornitura di componenti, di supporto o di servizio, a favore di imprese operanti nel settore automobilistico, i periodi di integrazione salariale ordinaria fruiti negli anni 2003 e 2004 non vengono computati ai fini della determinazione del limite massimo di utilizzo dell'integrazione salariale ordinaria di cui all'articolo 6 della legge 20 maggio 1975, n. 164.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

20. 043. (ex 20. 0. 130.) Giudice, Verro, Savo, Blasi.

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. Nei limiti delle risorse indicate a carico del Fondo di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, per l'anno 2005, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e comunque non oltre il 31 dicembre 2005, sono prorogati i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità alle imprese esercenti attività commerciali con più di 50 dipendenti, alle agenzie di viaggio e turismo, compresi gli operatori turistici, con più di 50 dipendenti ed alle imprese di vigilanza con più di 15 dipendenti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali apportare le seguenti variazioni:

2005: - 140.000;

2006: - 105.000;

2007: - 70.000.

20. 053. (ex 20. 22.) Campa.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. L'articolo 63, comma 6, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è soppresso.

2. All'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertitodalla legge 28 novembre 1996, n. 608. le parole: «È ammessa una sola variazione ai programmi di riallineamento contributivo», sono sostituite dalle seguenti: «Sono ammesse variazioni successive o riaperture dei programmi di riallineamento contributivo».

20. 061. (ex 15. 032). Alberto Giorgetti, Villani Miglietta.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, le parole: «È ammessa una sola variazione ai programmi di riallineamento contributivo», sono sostituite dalle seguenti: «Sono ammesse variazioni successive o riaperture dei programmi di riallineamento contributivo».

* 20. 062. (ex 15. 033). Marras, Santori, Casero, Patria, Misuraca, Burani Procaccini, Collavini, Fratta Pasini, Grimaldi, Jacini, Marinello, Masini, Romele, Scaltritti, Zama, Cossa.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, le parole: «È ammessa una sola variazione ai programmi di riallineamento contributivo», sono sostituite dalle seguenti: «Sono ammesse variazioni successive o riaperture dei programmi di riallineamento contributivo».

* 20. 063. Losurdo, Bellotti, Catanoso, Franz, La Grua, Patarino, Villani Maglietta, Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 20, aggiungere il seguente:

Art. 20-bis. - 1. All'articolo 13, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, come modificato dall'articolo 1 del decreto-legge 6 settembre 1999, n. 308, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 novembre 1999, n. 402, le parole «31 dicembre 2005» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2008».

20. 070. (ex 34. 101.) Verro.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 4)

 

ARTICOLO 21 DEL DISEGNO DI LEGGE
NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 21.

(Asili nido aziendali).

1. Il Fondo di rotazione per gli asili nido aziendali, di cui all'articolo 91, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è incrementato, per l'anno 2005, di 10 milioni di euro.

1-bis. Al comma 1 dell'articolo 91 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, dopo le parole: «datori di lavoro che realizzano, nei luoghi di lavoro, servizi di asilo nido e micronidi» sono inserire le seguenti: «con gestione interna o esterna».

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 21
DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 21.

(Asili nido aziendali).

Sostituirlo con il seguente:

Art. 21. (Fondo triennale per gli asili nido comunali) 1. A partire dal 1o gennaio 2005 è istituito il Fondo triennale per gli asili nido comunali, con dotazione propria di 300 milioni di euro.

2. Ai maggiori oneri derivanti dal presente articolo, determinati nel limite massimo di 300 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005, si provvede con quota parte delle maggiori entrate derivanti dall'applicazione del comma 3.

3. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 5 per cento.

21. 1. (ex 21. 11.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 10 milioni di euro con le seguenti: 15 milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero degli affari esteri, apportare la seguente variazione:

2005: - 5.000.

21. 2. (ex 21. 7.) Ercole, Francesca Martini.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

1-ter. La deduzione dall'imposta sul reddito dei genitori stabilita dall'articolo 70, comma 6, della legge 21 dicembre 2001, n. 448, è estesa ad ogni forma di servizio socio educativo per la prima infanzia.

Conseguentemente dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

* 21. 3. (ex 21. 13.) Zanotti, Turco, Bolognesi, Lucà, Mazzuca Poggiolini, Squeglia, Lettieri.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

1-ter. La deduzione dall'imposta sul reddito dei genitori stabilita dall'articolo 70, comma 6, della legge 21 dicembre 2001, n. 448, è estesa ad ogni forma di servizio socio educativo per la prima infanzia.

Conseguentemente dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

* 21. 4. (ex 21. 13.) Bindi, Mosella, Battaglia, Meduri, Squeglia, Lettieri, Mosella, Mantini.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. - 1. Per la realizzazione degli interventi previsti dall'articolo 1, comma 1, della legge 28 agosto 1997, n. 285, recante disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza, è destinata al relativo Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, una cifra di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, Tabella A, voce Ministero delle politiche agricole e forestali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 5.000;

2006: - 5.000;

2007: - 5.000.

21. 017. (ex 21. 030.) Castellani.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Interventi a sostegno del reddito familiare). - 1. All'articolo 13, comma 1, lettera b), del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detrazioni per carichi di famiglia, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «A decorrere dall'anno 2005 la misura della detrazione è stabilita in 774,69 euro per ciascun figlio a carico, nei seguenti casi: 1) contribuenti con reddito complessivo non superiore a 41.316,55 euro con un figlio a carico; 2) contribuenti con reddito complessivo non superiore a euro 46.481,12 con due figli a carico; 3) contribuenti con reddito complessivo non superiore a 51.645,69 euro con tre figli a carico; 4) contribuenti con almeno quattro figli a carico. Per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, la detrazione di cui al periodo precedente è aumentata a 1032,92 euro».

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, stimato in 2.600 milioni di euro per l'anno 2005, in 3.700 milioni di euro per l'anno 2006 e in 3.200 milioni di euro per l'anno 2007, si provvede fino a concorrenza degli importi mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione delle disposizioni di cui ai commi successivi.

3. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

4. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

5. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

c) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

d) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

e) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

f) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

g) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

h) articoli 5, 7 e 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

21. 021. (ex 36. 077.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Agostini, Russo Spena, Duilio, Villetti, Morgando, Michele Ventura, De Franciscis, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Cusumano.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Interventi a sostegno della famiglia). - 1. Alle donne residenti, cittadine italiane, è concesso un assegno, pari ad euro 1.000, per ogni figlio nato dal 1o dicembre 2004 e fino al 31 dicembre 2005, primo, secondo o terzo per ordine di nascita, e comunque per ogni figlio adottato nel medesimo periodo. L'assegno è concesso dai comuni ed erogato dall'INPS secondo le modalità di cui all'articolo 21 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

Conseguentemente:

all'articolo 27, sopprimere il comma 5;

all'articolo 36, apportare le seguenti modificazioni:

al comma 1:

1) alla lettera a), sostituire le parole: 20 per cento con le seguenti: 40 per cento;

2) alla lettera b), sostituire le parole: 30 per cento con le seguenti: 60 per cento;

al comma 19, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 15 per cento.

21. 01. (ex 21. 02.) Dario Galli, Sergio Rossi, Francesca Martini.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Interventi a sostegno della famiglia). - 1. Alle donne residenti, cittadine italiane, è concesso un assegno, pari ad euro 1.000, per ogni figlio nato dal 1o dicembre 2004 e fino al 31 dicembre 2005, primo, secondo o terzo per ordine di nascita. L'assegno è concesso dai comuni ed erogato dall'INPS secondo le modalità di cui all'articolo 21 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

Conseguentemente:

all'articolo 27, sopprimere il comma 5;

all'articolo 36, apportare le seguenti modificazioni:

al comma 1:

1) alla lettera a), sostituire le parole: 20 per cento con le seguenti: 40 per cento;

2) alla lettera b), sostituire le parole: 30 per cento con le seguenti: 60 per cento;

al comma 19, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 15 per cento.

21. 02. (ex 21. 04.) Dario Galli, Sergio Rossi, Francesca Martini.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Incremento dell'assegno al nucleo familiare). - 1. Nei limiti della maggiore spesa di 530 milioni di euro per l'anno 2005 e di 1.060 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2006, gli importi complessivi dell'assegno al nucleo familiare indicati nella tabella di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 69 del 13 marzo 1988, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 153 del 13 maggio 1988, e successive modificazioni, nelle tabelle da 11 a 19 di cui al decreto 13 maggio 1998 del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 1o giugno 1998 e nella tabella n. 20 di cui al decreto 19 marzo 1997 del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 29 aprile 1997 e successive modificazioni, sono incrementati, con decreto del Ministro dei lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, emanato entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con particolare riferimento ai nuclei familiari con figli e a basso reddito. Restano fermi i criteri di rivalutazione di cui all'articolo 2, comma 12, del predetto decreto-legge n. 69 del 1988, convertito, con modificazioni, dalla predetta legge n. 153 del 1988 dei livelli di reddito familiare ai fini della corresponsione dell'assegno per il nucleo familiare.

Conseguentemente, all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: 500 milioni di euro con le seguenti: 1.030 milioni di euro per l'anno 2005 e 1.060 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006.

21. 015. (ex 21. 041.) Antonio Leone.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. - 1. Al fine di recuperare la perdita del potere d'acquisto, gli importi degli assegni al nucleo familiare indicati nelle tabelle di cui al decreto del Ministero del lavoro 13 maggio 1998, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 125 del 1o giugno 1998, applicativo dell'articolo 3 della legge 27 dicembre 1997, n. 450, sono incrementati nei limiti di una maggiore spesa annua di 516.457.000 euro per gli anni 2005, 2006 e 2007, con riferimento ai nuclei familiari con figli minori, a quelli con soggetti portatori di handicap, ovvero in cui siano presenti componenti inabili e a quelli in cui sia presente più di un figlio. Tali aumenti sono stabiliti con apposito decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali emanato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro due mesi dall'entrata in vigore della presente legge.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta di consumo sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 50 per cento.

3. Sono stabilite nella misura del 19 per cento le aliquote, che risultino inferiori a tale misura, relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articoli 5 e 11-bis dei decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

21. 013. (ex 21. 042.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Buemi.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Fondo Nazionale per le politiche giovanili). - 1. Nell'ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni è destinata una quota di 500 mila euro per l'anno 2005 per l'istituzione di un Fondo speciale al fine di promuovere le politiche giovanili finalizzate alla partecipazione dei giovani sul piano culturale e sociale nella società e nelle istituzioni, mediante il sostegno della loro capacità progettuale e creativa e favorendo il formarsi di nuove realtà associative nonché consolidando e rafforzando quelle già esistenti.

2. Il 70 per cento delle quote del Fondo di cui al comma precedente è destinato al finanziamento dei programmi e dei progetti del Forum Nazionale dei Giovani, con sede in Roma. Il restante 30 per cento è ripartito tra i Forum dei giovani regionali e locali proporzionalmente alla presenza di associazioni e di giovani sul territorio.

Conseguentemente:

all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: 500 milioni con le seguenti: 600 milioni.

dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 30 per cento.

Art. 37-ter. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). -1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

21. 03. (ex 21. 032.) Mosella, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Fondo Nazionale per le politiche giovanili). - 1. Nell'ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni è destinata una quota di 500 mila euro per l'anno 2005 per l'istituzione di un Fondo speciale al fine di promuovere le politiche giovanili finalizzate alla partecipazione dei giovani sul piano culturale e sociale nella società e nelle istituzioni, mediante il sostegno della loro capacità progettuale e creativa e favorendo il formarsi di nuove realtà associative nonché consolidando e rafforzando quelle già esistenti.

2. Il 70 per cento delle quote del Fondo di cui al comma precedente è destinato al finanziamento dei programmi e dei progetti del Forum Nazionale dei Giovani, con sede in Roma. Il restante 30 per cento è ripartito tra i Forum dei giovani regionali e locali proporzionalmente alla presenza di associazioni e di giovani sul territorio.

3. Per l'anno 2005 il finanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali è aumentato di 500 mila euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2005: - 500.

21. 04. (ex 21. 09.) Ruzzante, Lucà, Coluccini, Lucidi, Mancini, Martella, Melandri, Pinotti, Nigra, Filippeschi, Maran, Lumia, Mariani, Sereni.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Fondo Nazionale per le politiche giovanili). - 1. Nell'ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni è destinata una quota di 500 mila euro per l'anno 2005 per l'istituzione di un Fondo speciale al fine di promuovere le politiche giovanili finalizzate alla partecipazione dei giovani sul piano culturale e sociale nella società e nelle istituzioni, mediante il sostegno della loro capacità progettuale e creativa e favorendo il formarsi di nuove realtà associative nonché consolidando e rafforzando quelle già esistenti.

2. Il 70 per cento delle quote del Fondo di cui al comma precedente è destinato al finanziamento dei programmi e dei progetti del Forum Nazionale dei Giovani, con sede in Roma. Il restante 30 per cento è ripartito tra i Forum dei giovani regionali e locali proporzionalmente alla presenza di associazioni e di giovani sul territorio.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, Legge n. 67 del 1987: Rinnovo della legge 5 agosto 1981 n. 416 recante disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria (3.1.5.14 - Presidenza del Consiglio dei Ministri-Editoria - cap.2 183 3.2.10.2 - Presidenza del Consiglio dei Ministri -Editoria - cap. 7442), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 500;

2006: - 500;

2007: - 500.

21. 05. (ex 21. 025.) Volontè, Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Fondo Nazionale per le politiche giovanili). - 1. Nell'ambito del Fondo Nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni è destinata una quota di 500 mila euro per l'anno 2005 per l'istituzione di un Fondo speciale al fine di promuovere le politiche giovanili finalizzate alla partecipazione dei giovani sul piano culturale e sociale nella società e nelle istituzioni, mediante il sostegno della loro capacità progettuale e creativa e favorendo il formarsi di nuove realtà associative nonché consolidando e rafforzando quelle già esistenti.

2. Il 70 per cento delle quote del Fondo di cui al comma 1 è destinato al finanziamento dei programmi e dei progetti del Forum Nazionale dei Giovani, con sede in Roma. Il restante 30 per cento è ripartito tra i Forum dei giovani regionali e locali proporzionalmente alla presenza di associazioni e di giovani sul territorio.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, decreto legislativo n. 300 del 1999, articolo 70, comma 2 - Finanziamento agenzie fiscali (Agenzia del territorio) - apportare le seguenti variazioni:

2005: - 500;

2006: - 500;

2007: - 500.

21. 06. (Testo riformulato nel corso della seduta) (ex 21. 036.) Alberto Giorgetti, Ruzzante, Lucà, Coluccini, Lucidi, Mancini, Martella, Melandri, Pinotti, Nigra, Filippeschi, Lumia, Raffaella Mariani, Sereni, Volontè, Peretti, Liotta, Romano, Blasi.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Dotazione finanziaria di capitale in favore dei diciottenni per promuovere l'eguaglianza delle opportunità) 1. Per un periodo sperimentale di due anni, ad ogni cittadino italiano di 18 anni di età è attribuita una dotazione finanziaria di capitale di 30 milioni di lire, fermo restando che il tetto di spesa annuale è contenuto nel limite delle risorse derivanti dal mantenimento delle imposte di successione, ovvero una dotazione di importo superiore qualora prevista da provvedimenti delle regioni o delle province autonome, per la formazione post-secondaria qualificata o per l'avviamento di un'attività imprenditoriale o professionale. La dotazione finanziaria di capitale è attribuita a titolo di credito senza interessi.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze presenta annualmente alle Camere una relazione sui risultati dell'applicazione delle norme di cui alla presente legge.

3. Entro novanta giorni dal termine del periodo sperimentale di cui al comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, può disporre il prolungamento del periodo sperimentale per un periodo non superiore a due anni.

4. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o più decreti emanati ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono definite le disposizioni necessarie all'attuazione del presente articolo, ivi comprese quelle relative alle modalità della stipula della convenzione con l'Associazione bancaria italiana e alla regolazione dei rapporti con le Regioni e gli enti locali.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis.

(Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni).

1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

21. 023. (ex 27. 01) Ruzzante, Coluccini, Lucidi, Mancini, Martella, Pinotti, Nigra, Filippeschi, Maran, Lumia, Mariani, Sereni.

 

Dopo articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Proroga del reddito minimo di inserimento). - 1. La sperimentazione del reddito minimo di inserimento ai sensi del decreto legislativo n. 237 del 1998 è prorogata al 31 dicembre 2007 nei limiti di 500 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2005-2007.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985 n. 76 per il calcolo dell'imposta sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio sono uniformemente incrementate del 10 per cento.

21. 07. (ex 21. 03.) Bindi, Turco, Burtone, Battaglia, Molinari, Zanotti, Meduri, Maura Cossutta, Annunziata, Squeglia, Lettieri, Mosella, Mantini.

 

Dopo articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21. (Proroga del reddito minimo di inserimento). - 1. La sperimentazione del reddito minimo di inserimento è prorogata al 31 dicembre 2007 nei limiti di 500 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2005-2007.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001 n. 383 sono abrogati.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005 con decreto del Ministro della economia e delle finanze sono aumentate le aliquote di cui all' allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995 n. 504 relative ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 180 milioni di euro annui.

21. 08. (ex 21. 05.) Bindi, Turco, Burtone, Battaglia, Molinari, Zanotti, Meduri, Maura Cossutta, Annunziata, Squeglia, Lettieri, Rosato, Mosella, Mantini.

 

Dopo l'articolo 21 aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Proroga ed estensione dell'istituto del reddito minimo d'inserimento). - 1. Nei limiti di 500 milioni di euro per l'anno 2004, di 500 milioni di euro per l'anno 2005, e fino alla data del 31 dicembre 2006:

a) i comuni individuati ai sensi dell'articolo 4 di cui al Decreto legislativo 18 giugno 1998, n. 237, e dell'articolo 80 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, sono autorizzati, nell'ambito della disciplina di cui al medesimo decreto legislativo, a proseguire gli interventi previsti in attuazione dell'istituto del reddito minimo d'inserimento fino al 31 dicembre 2006;

b) la disciplina dell'istituto del reddito minimo d'inserimento di cui al Decreto legislativo 18 giugno 1998, n. 237, è estesa ai comuni compresi nelle aree di cui all'obiettivo 1 del regolamento (CE) n. 1260/99 del Consiglio del 21 giugno 1999 e ad altre aree con indicatori di disagio sociale omogenei a quelli delle aree dell'obiettivo 1.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio sono uniformemente incrementate del 3 per cento.

21. 05. (ex 21. 056.) Turco, Morgando, Zanella, Pistone, Agostini, Michele Ventura, Battaglia, Rizzo, Villetti, Buemi, Petrella, Bogi, Bolognesi, Giacco, Labate, Lucà, Zanotti, Benvenuto, Intini, Villetti, Buemi.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis.

1. A decorrere dal novantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, è corrisposta una retribuzione sociale ai soggetti in possesso dei requisiti e nel rispetto delle condizioni di seguito indicati:

a) compimento della maggiore età o, se studenti, al termine degli studi;

b) iscrizione alla prima classe delle liste del collocamento da almeno dodici mesi;

c) residenza in Italia da almeno diciotto mesi.

2. La retribuzione sociale di cui al comma 1 è corrisposta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali tramite le sue articolazioni territoriali.

3. Ai fini di cui al comma 1 è istituito presso la Commissione centrale per l'impiego un comitato, supportato da un apposito ufficio istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per la rilevazione dello stato della disoccupazione e per l'erogazione della retribuzione sociale, con compiti di coordinamento delle attività delle commissioni regionali, provinciali e circoscrizionali, ai sensi del regolamento adottato con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

4. I soggetti di cui al comma 1 hanno diritto a percepire la retribuzione sociale per un periodo massimo di tre anni, elevato a quattro anni per i soggetti che hanno compiuto quarantacinque anni o che risiedono nelle aree di cui al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1978, n. 218, e successive modificazioni, o in quelle in cui il tasso di disoccupazione è superiore a quello della media nazionale rilevato nell'anno precedente l'inizio della corresponsione della retribuzione sociale.

5. I periodi di lavoro derivanti da contratti di lavoro a termine inferiori ai quattro mesi entro l'anno solare non sono computabili ai fini della determinazione del periodo massimo di cui al comma 1.

6. L'ingiustificato rifiuto di un lavoro con contratto a tempo pieno e indeterminato, secondo i criteri previsti dall'articolo 9 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, e dall'articolo 9 del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, o il rifiuto dell'assegnazione ai lavori di pubblica utilità di cui all'articolo 8 della presente legge comporta la perdita della retribuzione sociale.

7. L'entità mensile della retribuzione sociale da corrispondere a ciascun soggetto di cui al comma 1 è pari a 520 euro per dodici mensilità in un anno ed è soggetta a rivalutazione annuale sulla base degli indici dei costo della vita rilevati dall'Istituto nazionale di statistica.

8. La retribuzione sociale non è sottoposta a tassazione.

9. I periodi di godimento della retribuzione sociale sono riconosciuti utili ai fini del conseguimento del diritto alla pensione ed ai fini della determinazione della misura della pensione stessa. I criteri e le modalità di calcolo del contributo figurativo sono indicati con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

10. Le amministrazioni pubbliche locali, nell'ambito delle loro competenze, sono tenute a garantire ai soggetti di cui al comma 1 la gratuità dell'accesso ai trasporti urbani e metropolitani, al servizio sanitario, alla scuola pubblica per i figli, compresa la gratuità dei libri di testo e del materiale didattico, all'iscrizione e alla partecipazione a corsi ed esami di formazione e aggiornamento professionale. Le regioni, nell'ambito delle loro competenze in materia di formazione professionale, definiscono con apposite disposizioni i programmi specifici di formazione e aggiornamento professionale per i disoccupati di lunga durata, prevedendo anche di destinare ad essi una percentuale definita rispetto al complesso dell'attività formativa, in base alla composizione della disoccupazione nella regione.

11. Per gli stessi soggetti di cui al comma 1 che siano affittuari della propria abitazione è previsto un contributo per l'affitto attraverso il fondo di cui all'articolo 10 della legge 9 dicembre 1998, n. 431. L'entità del contributo deve equiparare i soggetti destinatari della presente legge ai soggetti inseriti nella prima fascia del canone degli alloggi popolari istituito con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 20 dicembre 1996, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 1997.

12. Per i soggetti di cui ai commi 10 e 11 sono definite tariffe sociali, fino alla gratuità per i più indigenti, per le utenze relative all'erogazione di elettricità, gas, acqua e telefonia fissa, nonché condizioni di particolare favore, fino alla completa gratuità, per l'accesso alle manifestazioni culturali organizzate da enti pubblici.

13. Il datore di lavoro che non attesta l'esistenza di un rapporto di lavoro con un soggetto fruitore della retribuzione sociale, o che corrisponde al lavoratore una retribuzione reale differente da quella dichiarata, è passibile di una sanzione amministrativa, oltre a quelle già previste per le violazioni delle norme sul collocamento, pari al doppio della retribuzione che il soggetto avrebbe dovuto percepire in base ai minimi previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria, relativamente alle mansioni svolte.

14. Il soggetto che impedisce od ostacola l'accertamento delle condizioni di cui al comma 3 ai sensi del regolamento ivi previsto, perde il diritto alla fruizione della retribuzione sociale.

15. Fatto salvo l'obiettivo prioritario dell'assunzione nella pubblica amministrazione o nelle imprese private dei lavoratori che alla data di entrata in vigore della presente legge risultino impegnati in lavori socialmente utili, i soggetti fruitori della retribuzione sociale possono essere impiegati in lavori di pubblica utilità, in settori e ruoli non sostitutivi di quelli esistenti e negli ambiti indicati nell'articolo 11 o in altri ambiti comunque innovativi, secondo progetti predisposti dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici economici, in applicazione delle condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro operanti nei rispettivi settori. In tale caso le amministrazioni e gli enti citati provvedono a integrare la differenza tra la retribuzione sociale e la relativa contribuzione a fini pensionistici, che continua ad essere corrisposta secondo le modalità di cui all'articolo 1, e la retribuzione prevista per la qualifica corrispondente dai contratti collettivi nazionali di lavoro.

16. L'ingiustificato rifiuto allo svolgimento dei lavori di cui al comma 1 del presente articolo, quando esso avviene per motivi diversi da quelli previsti nell'articolo 9 del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, comporta la perdita della retribuzione sociale, salvo il diritto di presentare ricorso nei termini e nei modi previsti dal citato articolo.

17. Al datore di lavoro privato o pubblico, fatta eccezione per gli organi dell'Amministrazione centrale dello Stato, che assume a tempo pieno e indeterminato un lavoratore fruitore della retribuzione sociale, prima del termine dei periodi previsti nei commi 4, 5 e 6, è erogato un contributo mensile pari al 50 per cento della retribuzione sociale spettante al lavoratore per il periodo intercorrente dal momento dell'assunzione allo scadere del periodo massimo previsto dai medesimi commi.

18. Per l'assunzione di lavoratori fruitori della retribuzione sociale di età superiore a quarantacinque anni e nelle aree di cui al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1978, n. 218, e successive modificazioni, o nelle aree in cui il tasso di disoccupazione è superiore a quello medio nazionale, il contributo di cui al comma 1 è elevato al 75 per cento.

19. Se l'assunzione a tempo indeterminato del lavoratore di cui al comma 17 prevede un orario ridotto, il contributo erogato è ridotto della metà, se l'orario non supera le venti ore settimanali, o di un terzo se le supera.

20. Se l'assunzione a tempo indeterminato del lavoratore di cui al comma 2 prevede un regime orario di trentacinque ore settimanali, o di trentadue per lavorazioni a ciclo continuo il contributo di cui al comma 1q è elevato al 100 per cento della retribuzione sociale.

21. Il contributo versato ai sensi dei commi 16, 17, 18 e 19, deve essere interamente restituito in caso di licenziamento del lavoratore entro due anni dall'assunzione, fatta eccezione per il caso di sussistenza di giusta causa o di giustificato motivo determinato da gravi inadempienze contrattuali del prestatore di lavoro. Il periodo di lavoro non è in questo caso computabile ai fini della determinazione del periodo massimo di fruizione della retribuzione sociale da parte del lavoratore.

22. I fruitori della retribuzione sociale che intendano iniziare un'esperienza imprenditoriale, sotto forma di lavoro autonomo o cooperativo, hanno diritto, sulla base di progetti sottoposti all'autorità competente secondo le modalità definite con apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, di ottenere in un'unica soluzione l'intero ammontare della retribuzione sociale che sarebbe loro spettata in caso di mantenimento dello stato di disoccupazione.

23. Le amministrazioni pubbliche, centrali e locali, e gli enti pubblici economici devono, nel caso che lo stato accertato di disoccupazione dei fruitori della retribuzione sociale continui a permanere al termine del periodo massimo di corresponsione della stessa, offrire una possibilità di lavoro al lavoratore disoccupato, mediante assunzione nel settore pubblico con contratto di lavoro non inferiore a due anni, nei settori della cura alla persona, della tutela dell'ambiente, del territorio e delta natura, della gestione di fonti alternative di produzione energetica, del recupero e della riqualificazione degli spazi urbani, dei centri storici e delle periferie delle città e dei beni culturali, e in altri settori di pubblica utilità.

24. La percentuale di commisurazione alla retribuzione di riferimento dell'importo del trattamento ordinario di disoccupazione, di cui all'articolo 48 del regio decreto-legge 4 ottobre 1935, n. 1827, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 1936, n. 1155, e successive modificazioni, è stabilita dal 1o gennaio dell'anno successivo alla data di entrata in vigore della presente legge al 70 per cento e comunque non può dare luogo ad una retribuzione inferiore alla retribuzione sociale di cui ai commi 7 e 8, del presente articolo.

25. Il periodo massimo di percepimento del trattamento ordinario di disoccupazione è elevato fino a dodici mesi.

26. Il trattamento ordinario di disoccupazione di cui al comma 2 è esteso per i periodi di non lavoro ai prestatori d'opera in base a rapporti di collaborazione, di carattére non occasionale, coordinati con l'attività del committente, svolti senza vincolo di subordinazione, in modo personale e senza impiego di mezzi organizzati e a fronte di un corrispettivo, nonché ai lavoratori assunti con contratto a tempo determinato superiore a quattro mesi nell'anno solare, ai sensi della legge 18 aprile 1962, n. 230, e successive modificazioni.

27. Sono abrogate le norme che istituiscono il contratto di fornitura di prestazioni di lavoro temporaneo di cui agli articoli da 1 a 11 della legge 24 giugno 1997, n. 196, e successive modificazioni, nonché le norme istitutive dei contratti di formazione e lavoro, di cui all'articolo 8 del decreto-legge 29 gennaio 1983, n. 17, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1983, n. 79. Sono altresì abrogate le disposizioni di legge relative a sgravi fiscali, incentivi, crediti di imposta, contributi capitan a favore delle imprese, delle aziende commerciali e artigianali, degli enti pubblici e privati a fronte di nuove assunzioni a qualunque titolo avvenute e di avviamento e ampliamento di attività produttive, fatta eccezione per il contributo previsto per l'assunzione di lavoratori in mobilità, gli sgravi contributivi previsti per l'assunzione di lavoratori in cassa integrazione straordinaria da più di due anni la proroga delle agevolazioni contributive per la trasformazione del rapporto di lavoro degli apprendisti in rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Sono inoltre abrogate le norme che prevedono eventuali compartecipazioni dello Stato a finanziamenti previsti per gli scopi di cui al presente articolo da leggi regionali.

28. Alla corresponsione della retribuzione sociale nonché degli altri benefici previsti dal presente articolo si provvede nel limite delle risorse derivanti annualmente dalle disposizioni di cui ai successivi articoli 37-bis e 37-ter. A tal fine sono emanati annualmente decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali per l'accertamento delle risorse disponibili e la determinazione dei benefici erogabili ai sensi del presente articolo.

Conseguentemente:

all'articolo 29, sopprimere il comma 6;

all'articolo 37, tabella A, sopprimere tutti gli accantonamenti per gli anni 2005, 2006 e 2007, ad esclusione di quelli finalizzati alle regolazioni debitorie;

dopo l'articolo 37 aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis.

1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché: l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro»;

b) all'articolo 45, il comma 2 è soppresso.

2. All'articolo 3, comma 144, lettera e), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «fra il 3,5 ed il 4,5» sono sostituite dalle seguenti: «fra il 3,5 e il 7,5».

3. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sul reddito secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha la facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva del 36 per cento sui suddetti redditi. Sono pertanto abrogate tutte le norme e le disposizioni in contrasto con il presente provvedimento.

4. In attesa della definizione della istituzione di un'imposta europea sulle transizioni valutarie, le transazioni finanziarie tra soggetti individuali e collettivi residenti in Italia ed Enti, Istituzioni e soggetti residenti in Paesi extra Unione Europea, sono assoggettati al versamento dello 0,06 per cento delle somme trasferite.

5. Gli interventi a favore di imprese a carico del bilancio dello Stato per il triennio 2005-2007 sono ridotti del 50 per cento per ciascun anno, intendendosi correlativamente ridotte le relative autorizzazioni di spesa.

6. All'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, al comma 1, lettera e), le parole: «45 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «47 per cento».

7. Gli articoli 13 e 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono soppressi.

8. All'articolo 77, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «33 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «35 per cento».

9. La disposizione di cui al comma 8 si applica a decorrere dall'anno d'imposta 2004.

10. Il comma 29 dell'articolo 17 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, è sostituito da1 seguente:

«29. A decorrere dal 1o gennaio 2005 viene istituita una tassa sulle emissioni di anidride solforosa (SO2) e di ossidi da azoto (NOx). La tassa è dovuta nella misura di 516 euro per tonnellata/anno per anidride solforosa e di 516 euro per tonnellata/anno di ossido di azoto, per le emissioni uguali o minori ai valori guida e nella misura doppia per le emissioni superiori e comunque. entro i valori limite cosi come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203. Restano validi i provvedimenti sanzionatori o penali per le emissioni superiori consentite per legge. La tassa si applica ai grandi impianti di combustione».

Art. 37-ter.

1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma 1 non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi.

Art. 37-quater. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui super alcolici è aumentata del 95 per cento.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'accisa sul tabacco è aumentata del 70 per cento.

21. 022. (ex 15. 025. nuova formulazione) Russo Spena, Giordano, Alfonso Gianni, Vendola.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Istituzione del reddito sociale minimo). - 1. Dal 1o gennaio 2005, è istituito il reddito sociale minimo, con conseguente corresponsione da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di detto reddito in favore dei soggetti in possesso dei seguenti requisiti:

a) residenza in Italia da almeno due anni;

b) iscrizione da almeno un anno agli elenchi anagrafici previsti dall'articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente delle Repubblica 7 luglio 2000, n. 442;

c) reddito personale imponibile annuo percepito non superiore a 5 mila euro, fatta salva l'ipotesi di cui al comma 5;

d) appartenenza a un nucleo familiare con reddito imponibile annuo non superiore a 25 mila euro per nuclei composti da due persone e a 30 mila euro per nuclei composti da tre persone; per ogni ulteriore componente il nucleo familiare il suddetto limite di reddito è elevato di 4 mila euro.

2. L'importo del reddito sociale minimo da corrispondere annualmente a ciascun soggetto in possesso dei requisiti di cui al comma 1 è stabilito fino a 8 mila euro, nell'ambito delle risorse disponibili di cui al comma 7, e non è soggetto ad alcuna tassazione. L'importo del reddito sociale è rivalutato annualmente sulla base degli indici ISTAT relativi al costo della vita.

3. L'importo indicato dal comma 2, è ridotto della metà per i soggetti che svolgono attività lavorative dalle quali si consegue un reddito inferiore all'ammontare del reddito sociale minimo.

4. Il periodo di fruizione del reddito sociale minimo va calcolato ai fini pensionistici con i criteri e le modalità indicati con apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

5. È, in ogni caso, prevista la decadenza dal diritto di percepire il reddito sociale minimo nell'ipotesi in cui il lavoratore ottenga un lavoro a tempo pieno.

6. Per il solo anno 2005, il reddito sociale minimo è corrisposto ai soli soggetti residenti nelle aree facenti parte dell'Obiettivo 1. Dal 1o gennaio 2006 è prevista la piena attuazione di cui al presente articolo.

7. Per l'attuazione del presente articolo si provvede nel limite di spesa di 2,5 miliardi di euro annui.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sui redditi secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva al 25 per cento.

Art. 37-quater. - 1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manufatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato superiore a 516 milioni di euro»;

b) il comma 2 dell'articolo 45 è abrogato.

*21. 06-bis. (ex 21. 010 nuova formulazione). Cento, Zanella, Boato, Bulgarelli, Cima, Lion, Pecoraro Scanio.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Istituzione del reddito sociale minimo). - 1. Dal 1o gennaio 2005, è istituito il reddito sociale minimo, con conseguente corresponsione da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di detto reddito in favore dei soggetti in possesso dei seguenti requisiti:

a) residenza in Italia da almeno due anni;

b) iscrizione da almeno un anno agli elenchi anagrafici previsti dall'articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente delle Repubblica 7 luglio 2000, n. 442;

c) reddito personale imponibile annuo percepito non superiore a 5 mila euro, fatta salva l'ipotesi di cui al comma 5;

d) appartenenza a un nucleo familiare con reddito imponibile annuo non superiore a 25 mila euro per nuclei composti da due persone e a 30 mila euro per nuclei composti da tre persone; per ogni ulteriore componente il nucleo familiare il suddetto limite di reddito è elevato di 4 mila euro.

2. L'importo del reddito sociale minimo da corrispondere annualmente a ciascun soggetto in possesso dei requisiti di cui al comma 1 è stabilito fino a 8 mila euro, nell'ambito delle risorse disponibili di cui al comma 7, e non è soggetto ad alcuna tassazione. L'importo del reddito sociale è rivalutato annualmente sulla base degli indici ISTAT relativi al costo della vita.

3. L'importo indicato dal comma 2, è ridotto della metà per i soggetti che svolgono attività lavorative dalle quali si consegue un reddito inferiore all'ammontare del reddito sociale minimo.

4. Il periodo di fruizione del reddito sociale minimo va calcolato ai fini pensionistici con i criteri e le modalità indicati con apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

5. È, in ogni caso, prevista la decadenza dal diritto di percepire il reddito sociale minimo nell'ipotesi in cui il lavoratore ottenga un lavoro a tempo pieno.

6. Per il solo anno 2005, il reddito sociale minimo è corrisposto ai soli soggetti residenti nelle aree facenti parte dell'Obiettivo 1. Dal 1o gennaio 2006 è prevista la piena attuazione di cui al presente articolo.

7. Per l'attuazione del presente articolo si provvede nel limite di spesa di 2,5 miliardi di euro annui.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - 1. A partire dal 1o gennaio 2005, i redditi di natura finanziaria sono assoggettati all'imposizione progressiva sui redditi secondo le aliquote IRPEF. Il contribuente ha facoltà di optare per l'imposizione sostitutiva al 25 per cento.

Art. 37-quater. - 1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manufatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato superiore a 516 milioni di euro»;

b) il comma 2 dell'articolo 45 è abrogato.

*21. 014. (ex 21. 010 nuova formulazione). Grandi.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Asili nido istituzionali). - 1. A favore del personale militare e civile della Difesa e delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare è istituito, a decorrere dall'anno 2005, un Fondo, cui sono assegnate risorse pari a 3 milioni di euro all'anno, per l'organizzazione di asili nido da realizzarsi a cura dei Ministeri interessati.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 3.000;

2006: - 3.000;

2007: - 3.000.

21. 07. (ex 21. 024.) Pinotti, Pisa, Minniti, Angioni, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Interventi a sostegno degli anziani). - 1. È istituito presso l'Istituto nazionale assicurazioni Spa il «Fondo di garanzia per la copertura assicurativa degli anziani di età superiore a settantacinque anni», di seguito denominato «Fondo», destinato alla tutela contro gli infortuni e le malattie degli anziani ultra settantacinquenni che svolgono attività di volontariato e che partecipano ad attività ricreative e turistiche promosse dalle associazioni di promozione sociale autogestite dagli anziani stessi o dalle organizzazioni non profit che operano a sostegno della popolazione anziana.

2. Il Fondo è alimentato da:

a) un contributo dello Stato, determinato annualmente dalla legge finanziaria, a valere sulle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 il contributo è determinato nell'importo di 25 milioni di euro e va ad incremento della dotazione del Fondo nazionale di cui al periodo precedente;

b) un contributo determinato ai sensi dei commi 3, 4 e 6 sulle polizze infortuni e malattie stipulate dalle imprese autorizzate.

3. Ai fini del contributo di cui alla lettera b) del comma 2, le imprese autorizzate all'esercizio delle assicurazioni per le polizze infortuni e malattie sono tenute a versare annualmente allo Stato con le modalità stabilite dal regolamento, adottato con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge stessa, un contributo percentuale dal premio incassato per ciascun contratto relativo alle predette assicurazioni nella misura determinata ai sensi del comma 3.

4. La misura del contributo di cui ai commi 1 e 2 è determinata annualmente, nel limite massimo dello 0,5 per mille, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

5. Le risorse affluite all'entrata del bilancio dello Stato ai sensi del comma 3 sono riassegnate alla spesa e sono iscritte nel fondo di cui al comma 2, lettera a).

6. Nel primo anno di attuazione della presente legge il contributo di cui al comma 3 è stabilito nella misura dello 0,5 per mille dei premi incassati risultanti dall'ultimo bilancio approvato di ogni impresa di assicurazione di cui al comma 2.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 25.000;

2006: - 25.000;

2007: - 25.000.

21. 08-bis. (ex 21. 023.) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis.

(Assegno di solidarietà per cittadini anziani residenti all'estero).

1. Ai cittadini italiani ultrasessantacinquenni, che si trovano in disagiate condizioni socio-economiche secondo quanto stabilito dal comma 2 e risiedono all'Estero è erogato dall'INPS un assegno mensile di solidarietà di euro 123,00.

2. Sono considerati in disagiate condizioni socio-economiche i cittadini ed i soggetti loro equiparati non coniugati, il cui reddito annuo personale è inferiore ad euro 3.000 ed i cittadini coniugati, se il loro reddito personale, cumulato con quello del coniuge, non raggiunge l'importo annuo di euro 5.000. Qualora i redditi posseduti risultino inferiori ai limiti di cui al presente comma, l'assegno è corrisposto in misura tale da non comportare il superamento dei limiti stessi.

3. Gli importi suindicati sono maggiorati di 1.000 Euro per ciascuna altra persona a carico del beneficiario, la quale sia minore di anni 18 o totalmente invalida e sprovvista di reddito.

4. Per il computo del reddito sono da prendere in considerazione i redditi di qualsiasi natura, escluso il solo reddito dell'immobile utilizzato per l'abitazione principale.

5. Per l'accertamento del reddito si applicano le procedure previste per l'erogazione dell'assegno di cui all'articolo 49 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

21. 020. (ex 20. 033.) Sereni, Calzolaio, Spini, Cabras, Crucianelli, Fassino, Folena, Fumagalli, Melandri, Ranieri.

 

Dopo l'articolo 21 aggiungere i seguenti:

Art. 21-bis. (Fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti). - 1. In attuazione dei principi di cui alla legge 8 novembre 2000, n. 328, e alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, al fine di incrementare il sistema di protezione sociale di cura per le persone non autosufficienti è istituito, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti, di seguito denominato «Fondo».

2. Ai fini del presente articolo sono considerate non autosufficienti le persone che, per una minorazione singola o plurima abbiano subìto una riduzione dell'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione.

3. I livelli essenziali delle prestazioni socioassistenziali per le persone non autosufficienti e i relativi parametri sono definiti, entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sulla base dei principi e criteri di cui agli articoli 14, 15 e 16 della legge 8 novembre 2000, n. 328.

4. Le prestazioni garantite dai livelli essenziali di assistenza sociale per le persone non autosufficienti non sono sostitutive di quelle sanitarie e sono finalizzate alla copertura dei costi di rilevanza sociale dell'assistenza integrata sociosanitaria, ai sensi dell'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2002.

Art. 21-ter. (Finalità del Fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti). - 1. Ferme restando le competenze del Servizio sanitario nazionale in materia di prevenzione, di cura e di riabilitazione delle patologie acute e croniche da cui possa derivare una condizione di non autosufficienza permanente, il Fondo è destinato alle seguenti finalità:

a) erogare l'indennità di accompagnamento e di comunicazione di cui alle leggi 11 febbraio 1980, n. 18, 26 maggio 1970, n. 381, 27 maggio 1970, n. 382, e al decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509, come diritto soggettivo a titolo della minorazione;

b) potenziare la rete dei servizi e erogare le prestazioni assistenziali attraverso la realizzazione di progetti individuali per le persone non autosufficienti, di cui agli articoli 14 e 15 della legge 8 novembre 2000 n. 328;

c) erogare titoli per la fruizione di prestazioni sociali ed assegni di cura commisurati alla gravità del bisogno, nell'ambito di quanto stabilito nel programma di assistenza definito in sede distrettuale, allo scopo di garantire assistenza e sostegno ai soggetti non autosufficienti e migliorare la vita di relazione e la comunicazione, di cui agli articoli 16 e 17 della legge 8 novembre 2000, n. 328;

d) erogare le risorse necessarie al pagamento della quota sociale a carico dell'utente in caso di ricovero in una residenza sanitaria assistita o in strutture similari anche a carattere diurno.

Art. 21-quater. (Funzionamento del Fondo). - 1. Entro il 31 dicembre di ogni anno, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, emanato di concerto con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze e d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, provvede alla ripartizione tra le Regioni delle risorse del Fondo di cui all'articolo 21-bis sulla base di indicatori - stabiliti nel medesimo decreto - riferiti alla percentuale di persone non autosufficienti sulla popolazione di riferimento e ad indicatori demografici e socio-economici.

2. Nel pieno rispetto della potestà regolamentare delle Regioni, delle Province, dei Comuni e delle Città metropolitane in ordine alla disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite in materia di solidarietà sociale e al fine di tutelare le posizioni soggettive e rendere immediatamente esigibili i diritti soggettivi riconosciuti, con il medesimo decreto di cui al comma 1 sono determinati:

a) i criteri per l'individuazione e l'accertamento della non autosufficienza da parte delle Commissioni mediche di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, sulla base dei criteri previsti dalla classificazione internazionale ICF dell'Organizzazione Mondiale della Sanità;

b) le modalità di gestione del Fondo e la tipologia e le modalità di erogazione delle prestazioni economiche e di natura assistenziale;

c) le modalità e le procedure attraverso le quali, nell'ambito del distretto socio-sanitario, di cui all'articolo 3-quater del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, introdotto dall'ari. 3, comma 3, del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, devono essere valutati il bisogno assistenziale e le prestazioni da erogare a favore della persona non autosufficiente;

d) le modalità di controllo e di verifica della qualità delle prestazioni erogate e delle spese sostenute dalle famiglie, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni socioassistenziali di cui al comma 3 dell'articolo 21-bis.

Art. 21-quinquies. (Dotazione del Fondo). - 1. Il Fondo di cui all'articolo 1 ha una dotazione annuale costituita:

a) dal gettito dell'addizionale istituita dall'articolo 21-sexies;

b) dalle risorse destinate all'erogazione dell'indennità di accompagnamento e di comunicazione di cui alle leggi 11 febbraio 1980, n. 18, 26 maggio 1970, n. 381, 27 maggio 1970, n. 382, e al decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509.

Art. 21-sexies. (Addizionale per il sostegno alla non autosufficienza). - 1. Agli oneri di cui agli articoli 21-bis, 21-ter, 21-quater, 21-quinquies, si provvede mediante l'istituzione di un'imposta addizionale per il sostegno alla non autosufficienza sui redditi delle persone fisiche e giuridiche, secondo i seguenti criteri:

a) previsione, per l'IRPEF, di un'esenzione dall'imposizione addizionale per i redditi medio-bassi, da individuare anche in funzione della soglia di povertà;

b) la misura dell'addizionale per l'IRPEF, è determinata, limitatamente agli anni 2004 e 2005, applicando all'imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui all'articolo Il del Testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e all'imposta sul reddito delle persone giuridiche, di cui all'articolo 91 del Testo unico delle imposte sui redditi approvato cori decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, un incremento medio dello 0,75 per cento. Tale incremento dovrà essere graduato in modo differenziato, in relazione ai diversi scaglioni di reddito di cui all' articolo li del Testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;

c) la misura dell'addizionale, a decorrere dall'armo 2006, è determinata annualmente dalla legge finanziaria, con le modalità di cui all'articolo 11, comma 3, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modifiche ed integrazioni.

2. Le Regioni possono prevedere addizionali regionali aggiuntive all'addizionale di cui al comma 1, nella misura massima dello 0,5 per cento, per le finalità di cui all'articolo 21-ter.

*21. 09. (ex 21. 9.) Zanotti, Morgando, Benvenuto, Agostini, Villetti, Bogi, Bolognesi, Giacco, Labate, Lucà, Pistone, Delbono, Violante, Nicola Rossi, Innocenti, Montecchi, Ruzzante, Magnolfi, Calzolaio, Buemi, Intini, Villetti.

 

Dopo l'articolo 21 aggiungere i seguenti:

Art. 21-bis. (Fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti). - 1. In attuazione dei principi di cui alla legge 8 novembre 2000, n. 328, e alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, al fine di incrementare il sistema di protezione sociale di cura per le persone non autosufficienti è istituito, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti, di seguito denominato «Fondo».

2. Ai fini del presente articolo sono considerate non autosufficienti le persone che, per una minorazione singola o plurima abbiano subìto una riduzione dell'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione.

3. I livelli essenziali delle prestazioni socioassistenziali per le persone non autosufficienti e i relativi parametri sono definiti, entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sulla base dei principi e criteri di cui agli articoli 14, 15 e 16 della legge 8 novembre 2000, n. 328.

4. Le prestazioni garantite dai livelli essenziali di assistenza sociale per le persone non autosufficienti non sono sostitutive di quelle sanitarie e sono finalizzate alla copertura dei costi di rilevanza sociale dell'assistenza integrata sociosanitaria, ai sensi dell'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2002.

Art. 21-ter. (Finalità del Fondo per il sostegno delle persone non autosufficien

ti). - 1. Ferme restando le competenze del Servizio sanitario nazionale in materia di prevenzione, di cura e di riabilitazione delle patologie acute e croniche da cui possa derivare una condizione di non autosufficienza permanente, il Fondo è destinato alle seguenti finalità:

a) erogare l'indennità di accompagnamento e di comunicazione di cui alle leggi 11 febbraio 1980, n. 18, 26 maggio 1970, n. 381, 27 maggio 1970, n. 382, e al decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509, come diritto soggettivo a titolo della minorazione;

b) potenziare la rete dei servizi e erogare le prestazioni assistenziali attraverso la realizzazione di progetti individuali per le persone non autosufficienti, di cui agli articoli 14 e 15 della legge 8 novembre 2000 n. 328;

c) erogare titoli per la fruizione di prestazioni sociali ed assegni di cura commisurati alla gravità del bisogno, nell'ambito di quanto stabilito nel programma di assistenza definito in sede distrettuale, allo scopo di garantire assistenza e sostegno ai soggetti non autosufficienti e migliorare la vita di relazione e la comunicazione, di cui agli articoli 16 e 17 della legge 8 novembre 2000, n. 328;

d) erogare le risorse necessarie al pagamento della quota sociale a carico dell'utente in caso di ricovero in una residenza sanitaria assistita o in strutture similari anche a carattere diurno.

Art. 21-quater. (Funzionamento del Fondo). - 1. Entro il 31 dicembre di ogni anno, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, emanato di concerto con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze e d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, provvede alla ripartizione tra le Regioni delle risorse del Fondo di cui all'articolo 21-bis sulla base di indicatori - stabiliti nel medesimo decreto - riferiti alla percentuale di persone non autosufficienti sulla popolazione di riferimento e ad indicatori demografici e socio-economici.

2. Nel pieno rispetto della potestà regolamentare delle Regioni, delle Province, dei Comuni e delle Città metropolitane in ordine alla disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite in materia di solidarietà sociale e al fine di tutelare le posizioni soggettive e rendere immediatamente esigibili i diritti soggettivi riconosciuti, con il medesimo decreto di cui al comma 1 sono determinati:

a) i criteri per l'individuazione e l'accertamento della non autosufficienza da parte delle Commissioni mediche di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, sulla base dei criteri previsti dalla classificazione internazionale ICF dell'Organizzazione Mondiale della Sanità;

b) le modalità di gestione del Fondo e la tipologia e le modalità di erogazione delle prestazioni economiche e di natura assistenziale;

c) le modalità e le procedure attraverso le quali, nell'ambito del distretto socio-sanitario, di cui all'articolo 3-quater del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, introdotto dall'ari. 3, comma 3, del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, devono essere valutati il bisogno assistenziale e le prestazioni da erogare a favore della persona non autosufficiente;

d) le modalità di controllo e di verifica della qualità delle prestazioni erogate e delle spese sostenute dalle famiglie, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni socioassistenziali di cui al comma 3 dell'articolo 21-bis.

Art. 21-quinquies. (Dotazione del Fondo). - 1. Il Fondo di cui all'articolo 1 ha una dotazione annuale costituita:

a) dal gettito dell'addizionale istituita dall'articolo 21-sexies;

b) dalle risorse destinate all'erogazione dell'indennità di accompagnamento e di comunicazione di cui alle leggi 11 febbraio 1980, n. 18, 26 maggio 1970, n. 381, 27 maggio 1970, n. 382, e al decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509.

Art. 21-sexies. (Addizionale per il sostegno alla non autosufficienza). - 1. Agli oneri di cui agli articoli 21-bis, 21-ter, 21-quater, 21-quinquies, si provvede mediante l'istituzione di un'imposta addizionale per il sostegno alla non autosufficienza sui redditi delle persone fisiche e giuridiche, secondo i seguenti criteri:

a) previsione, per l'IRPEF, di un'esenzione dall'imposizione addizionale per i redditi medio-bassi, da individuare anche in funzione della soglia di povertà;

b) la misura dell'addizionale per l'IRPEF, è determinata, limitatamente agli anni 2004 e 2005, applicando all'imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui all'articolo Il del Testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e all'imposta sul reddito delle persone giuridiche, di cui all'articolo 91 del Testo unico delle imposte sui redditi approvato cori decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, un incremento medio dello 0,75 per cento. Tale incremento dovrà essere graduato in modo differenziato, in relazione ai diversi scaglioni di reddito di cui all' articolo li del Testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;

c) la misura dell'addizionale, a decorrere dall'armo 2006, è determinata annualmente dalla legge finanziaria, con le modalità di cui all'articolo 11, comma 3, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modifiche ed integrazioni.

2. Le Regioni possono prevedere addizionali regionali aggiuntive all'addizionale di cui al comma 1, nella misura massima dello 0,5 per cento, per le finalità di cui all'articolo 21-ter.

*21. 016. (ex 21. 9.) Bindi, Battaglia, Turco, Maura Cossutta, Zanella, Squeglia, Lettieri, Mosella, Mantini.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. - 1. Dopo il terzo periodo del comma 2 dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica, 22 dicembre 1986, n. 917, è aggiunto il seguente: «Sono inoltre deducibili, entro un limite globale massimo pari al 10 per cento del fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, e comunque fino all'importo di 2.500 euro per singolo soggetto beneficiario, le spese per l'aiuto personale e per l'aiuto domestico familiare, finalizzate a favorire l'autonomia e la permanenza nel proprio domicilio dei soggetti affetti da grave e permanente invalidità o menomazione ai sensi dell' articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104».

2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dal 1o gennaio 2005, e per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, una quota pari al 10 per cento del fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è destinata alla copertura degli oneri dovuti all'attuazione delle disposizioni di cui al terzo periodo del comma 2, dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica, 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dal comma 1 del presente articolo.

21. 018. (ex 21. 029.) Castellani.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. (Rivalutazione dell'indennità di comunicazione sordomuti). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 l'indennità di comunicazione di cui all'articolo 4 della legge 21 novembre 1988 n. 508 e successive modificazioni, concessa ai sordomuti come definiti nel secondo comma dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381, è aumentata dell'importo di 164,34 euro per dodici mensilità.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Legge n. 328/2000 - Fondo per le politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 73.000;

2006: - 73.000;

2007: - 73.000.

21. 010. (ex 21. 014.) Moroni, Duilio.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. 1. Il comma 1 dell'articolo 4 della legge 21 novembre 1988, n. 508, è sostituito dal seguente: «1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'indennità di comunicazione concessa ai sordomuti come definiti nel secondo comma dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381, è aumentata dell'importo di 142,99 euro per dodici mensilità , per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.»

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, voce: Ministero dell'Economia e delle Finanze Decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'Organizzazione del Governo a norma dell'articolo 11 della Legge 15 marzo 1997 n. 59 articolo 70, comma 2: Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle Entrate) (6.1.2.8 - Agenzia delle Entrate - cap.3890, 3891 6.2.3.4 - Agenzia delle Entrate cap.7775)

2005: - 69.000;

2006: - 69.000;

2007: - 69.000.

21. 011. (ex 21. 026.) Volontè, Peretti, Liotta, Romano, Duilio, Battaglia, Benvenuto, Giacco.

 

Dopo l'articolo 21, aggiungere il seguente:

Art. 21-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è aumentato di euro 50 per l'anno 2005, di euro 50 per l'anno 2006 e di euro 55 per l'anno 2007 l'importo dell'indennità speciale a favore dei ciechi ventesimisti di cui alla legge 21 novembre 1988, n. 508.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 3.000;

2006: - 3.000;

2007: - 3.000.

21. 012. (ex 21. 052.) Turco, Giacco, Battaglia.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 5)

 

ARTICOLO 25 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 25.

(Attività in materia ambientale e culturale).

(I commi dall'1 all'8 sono stati stralciati).

9. Per l'anno finanziario 2005 e successivi, il Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, è autorizzato a provvedere con propri decreti alla riassegnazione alle pertinenti unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, delle somme da versare in entrata per revoche ed economie dei finanziamenti di cui alla legge 8 ottobre 1997, n. 344, adottate con provvedimento del Ministero competente, e con lo stesso destinate alla realizzazione di interventi finalizzati allo stesso progetto strategico inseriti negli accordi di programma quadro da stipulare con le regioni territorialmente interessate.

9-bis. Al fine di garantire la prosecuzione delle iniziative di sostegno allo sviluppo economico già adottate e per il completamento delle dotazioni infrastrutturali già programmate, è autorizzata la prosecuzione degli interventi previsti dall'articolo 52, comma 59, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, e dall'articolo 3, comma 2-ter, secondo periodo, del decreto-legge 24 settembre 2002, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 novembre 2002, n. 265, nei limiti delle risorse finanziarie per tali finalità rispettivamente appostate e disponibili, che a tale fine vengono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate negli anni successivi, fino al completamento delle iniziative contemplate nelle citate disposizioni di legge.

(Il comma 10 è stato stralciato).

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 25
DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 25.

(Attività in materia ambientale e culturale).

Al comma 9, dopo le parole: con propri decreti, aggiungere le seguenti: previo parere vincolante delle Commissioni parlamentari competenti.

25. 1. (ex 25. 47.) Russo Spena, Giordano, Vendola.

 

Al comma 9, aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Al fine di incentivare nell'ambito urbano e suburbano l'utilizzazione di autoveicoli e sistemi a propulsione elettrica, sono concesse alle aziende pubbliche e private concessionarie o esercenti il trasporto pubblico di persone delle agevolazioni tariffarie sui prezzi praticati dagli enti erogatori di energia elettrica, sotto forma di rimborso nel limite di 20 milioni di euro in regime d'anno. La misura delle agevolazioni è annualmente determinata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, adottato di concerto con il Ministro dell'ambiente. L'importo delle agevolazioni è rimborsato ai soggetti interessati a carico del bilancio dello Stato.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

25. 2. (ex 25. 54.) Gianfranco Conte.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere i seguenti:

9-ter. Al fine di incentivare nell'ambito urbano e suburbano l'utilizzazione di autoveicoli e sistemi a propulsione elettrica, sono concesse alle aziende pubbliche e private concessionarie o esercenti il trasporto pubblico di persone delle agevolazioni tariffarie sui prezzi praticati dagli enti erogatori di energia elettrica, sotto forma di rimborso annuale.

9-quater. La misura delle agevolazioni è annualmente determinata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, adottato di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. L 'importo delle agevolazioni è rimborsato ai soggetti interessati a carico del bilancio dello Stato.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 15.000;

2006: - 15.000;

2007: - 15.000.

25. 3. (ex 25. 45.) Giudice, Verro, Zorzato.

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per il finanziamento degli interventi di cui all'articolo 31, comma 4, della legge 1o agosto 2002, n. 166, è autorizzata la spesa di 36 milioni di euro per l'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 36.000.

25. 4. (ex 25. 103.) Manzini.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per gli interventi da realizzare in favore della sicurezza dei Trafori autostradali internazionali, ed in particolare per la realizzazione della galleria di servizio e sicurezza del Traforo del Gran San Bernardo, è istituito un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da destinare, con provvedimento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, all'intervento stesso. Per la realizzazione degli interventi di cui al presente comma è autorizzato un limite di impegno quindicennale di 1.150.000 euro annui a decorrere dall'anno 2005, cui si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 13 della legge 1o agosto 2002, n. 166, così come rifinanziata dall'articolo 4, comma 176, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

25. 5. (ex 25. 40.) Collè, Brugger, Zeller, Widmann, Detomas.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. All'articolo 13 della legge 1o agosto 2002, n. 166, dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti:

1-bis. Sono esclusi dall'elenco delle opere strategiche di cui al comma 1 il progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia-Mose e l'attraversamento stabile dello stretto di Messina. Le maggiori risorse disponibili sono utilizzate, rispettivamente:

a) per il disinquinamento, il riequilibrio idraulico e morfologico della laguna, la manutenzione urbana della città storica e delle isole, la gestione e razionalizzazione del traffico acqueo e la rivitalizzazione socio-economica della città;

b) per l'ammodernamento e la ristrutturazione della rete idrica della Regione Sicilia e per il potenziamento, il raddoppio, l'elettrificazione e la riqualificazione della rete ferroviaria della Regione Sicilia.

1-ter. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica, con propria delibera, aggiorna l'elenco delle opere strategiche di cui al comma 1 dell'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443.

25. 6. (ex 25. 76.) Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Mazzuca Poggiolini.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per le finalità di cui all'articolo 4, comma 158, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, alla Regione Veneto è concesso un contributo di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella C, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze, voce Decreto legislativo n. 300 del 1999, articolo 70, comma 2 Finanziamento Agenzie fiscali (Agenzia delle entrate)  (u.p.b. 6.1.2.8 - Agenzia delle entrate - capp. 3890 e 3891; 6.2.3.4 - Agenzia delle entrate - cap. 7775), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 5.000;

2006: - 5.000.

25. 7. (ex 25. 64.) Stradiotto, Zorzato, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per il raddoppio dell'intero tracciato, con priorità per la nuova galleria di valico, della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese), è autorizzata la spesa di 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 150.000;

2006: - 150.000;

2007: - 150.000.

25. 8. (ex 25. 17.) Mazzarello.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per il raddoppio dell'intero tracciato, con priorità per la nuova galleria di valico, della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese), è autorizzata la spesa di 80 milioni di euro nell'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2005: - 80.000.

25. 9. (ex 25.19 e 25. 92.) Buffo.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Al fine di assicurare il completamento della viabilità laziale è assegnato uno stanziamento di 60 milioni di euro per l'anno 2005 e 60 milioni di euro per l'anno 2006 per il completamento della superstrada Civitavecchia-Viterbo.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 60.000;

2006: - 60.000.

25. 10. (ex * 25. 42. e 25. 20) Tidei.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Al fine di eliminare lo stato di pericolosità e di mettere definitivamente in sicurezza la strada statale Aurelia nel tratto Civitavecchia-Grosseto è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per il 2005, 50 milioni per il 2006 e 100 milioni di euro per il 2007.

Conseguentemente all'articolo 37. tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

2006: - 50.000;

2007: - 100.000.

25. 11. (ex 25. 021.) Realacci, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Ai fini del finanziamento dell'intervento «Sistema di trasporto plurimodale dell'area dei Castelli Romani», previsto dalla delibera CIPE n. 121 del 2001 e già inserito nell'elenco delle grandi opere di interesse strategico, necessario per l'ammodernamento infrastrutturale del territorio, è autorizzato un limite di impegno quindicennale di 24 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modifiche:

2005: - 24.000;

2006: - 24.000;

2007: - 24.000.

25. 12. (ex 25. 120.) Rugghia, Coluccini.

 

Dopo il comma 9-bis aggiungere il seguente:

9-ter. Per il finanziamento delle opere di interesse strategico nazionale denominate «accessibilità della Valtellina» è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 a favore della regione Lombardia.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero degli affari esteri, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

2006: - 50.000;

2007: - 50.000.

25. 13. (ex 25. 13.) Parolo.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per consentire l'inizio dei lavori relativi alla strada statale n. 38 previsti dalla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001 n. 121 per l'accesso alla Valtellina, è autorizzato un contributo ventennale di 26 milioni di Euro, a favore dell'ANAS S.p.A., a decorrere dall'anno 2005. La Cassa Depositi e Prestiti è autorizzata a intervenire a favore dell'ANAS ai sensi dell'articolo 47 della legge 28 dicembre 2001, n. 448.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: apportare le seguenti variazioni:

2005: - 26.000;

2006: - 26.000;

2007: - 26.000.

25. 14. (ex 25. 116.) Scherini.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per la prima fase di interventi di miglioramento del sistema di trasporto ferroviario sulla linea Chivasso-Aosta, previsto dall'accordo di programma quadro siglato il 30 giugno 2004 tra Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Regione Autonoma Valle d'Aosta e Società Rete ferroviaria italiana S.p.A., è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per l'anno 2005, di 5 milioni di euro per l'anno 2006 e di 6 milioni di euro per l'anno 2007, da assegnare allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 3.000;

2006: - 5.000;

2007: - 6.000.

25. 15. (ex 25. 39.) Collè, Brugger, Zeller, Detomas, Widmann.

 

Dopo il comma 9-bis aggiungere i seguenti:

9-ter. La richiesta di cambio di destinazione urbanistica delle aree o dei manufatti industriali interessati dai processi di delocalizzazione dell'intero processo produttivo, soprattutto quando essi comportino perdita di posti di lavoro, determina la cessazione del diritto acquisito dall'impresa ad eventuali benefici concessi dallo Stato per il sostegno ed il miglioramento del processo produttivo medesimo.

9-quater. Qualora associazioni di categoria, imprese o consorzi, nell'ambito di accordi di settore stipulati con il Ministero delle attività produttive, stipulino protocolli per interventi di riqualificazione produttiva con imprese delle regioni obiettivo i e delle aree sottoutilizzate operanti nei settori tessile, calzaturiero e dei relativi accessori, il piano marketing per la commercializzazione nei mercati extracomunitari delle produzioni riqualificate possono ottenere dal Ministero finanziamenti pari al 75 per cento del totale della spesa del piano approvato.

9-quinquies. Le imprese italiane che hanno trasferito la propria attività all'estero in data antecedente all'entrata in vigore della presente legge e che intendano reinvestire sul territorio nazionale, possono accedere alle agevolazioni e agli incentivi concessi alle imprese estere sulla base delle norme in materia di contratti di localizzazione.

25. 16. (ex 25. 119.) Alberto Giorgetti.

 

Dopo il comma 9-bis aggiungere il seguente:

9-ter. Per il finanziamento degli interventi di cui all'articolo 27 della legge 1o agosto 2002, n. 166 è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero dell'Interno, apportare la seguente variazione:

2005: - 10.000.

25. 17. (ex 25. 71. e 25. 115.) Vigni, Iannuzzi, Abbondanzieri, Bandoli, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. I ribassi d'asta delle opere pubbliche inserite nella legge obiettivo sono finalizzati per opere infrastrutturali nelle regioni dell'obiettivo 1.

25. 18. (ex 25. 69.) Lisi.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere i seguenti:

9-ter. Al fine di accelerare gli interventi per il riutilizzo delle acque reflue depurate di cui al regolamento approvato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 12 giugno 2003, n. l85, è disposto lo stanziamento di 10 milioni di euro per l'anno 2005 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2006 e 2007, da destinarsi alla realizzazione delle necessarie infrastrutture idriche di connessione.

9-quater. L'elenco delle opere da finanziare, di cui al precedente comma, approvato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali e delle infrastrutture e sulla base dell'elenco predisposto dalle regioni ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 12 giugno 2003, n. 185, è inserito nel «Programma nazionale degli interventi nel settore idrico».

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 15.000;

2007: - 15.000.

25. 19. (ex 25. 78.) Lion, Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Pecoraro Scanio.

 

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. La dotazione del Fondo per il risparmio idrico ed energetico di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 24 luglio 2003, n. 192, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 settembre 2003, n. 268, è incrementata di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

25. 20. (ex 25. 77.) Lion, Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Pecoraio Scanio, Mazzuca Poggiolini, Buemi, Villetti, Intini, Realacci, Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. All'articolo 9 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, sono apportate le seguenti modifiche:

a) sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

4-bis. Per i comuni individuati ai sensi della legge 31 gennaio 1994, n. 97, e comunque per quelli con popolazione fino a 3.000 abitanti, l'adesione al servizio idrico integrato è facoltativa. Ove il comune non aderisca, il nuovo soggetto gestore non subentra all'azienda speciale, all'ente o al consorzio pubblico esercente il servizio. Gli stessi comuni possono ritirare la propria adesione al servizio idrico integrato previo preavviso di sei mesi all'autorità d'ambito.

4-ter. Sulle gestioni di cui al comma 4-bis l'autorità d'ambito esercita funzioni di regolazione generale e di controllo, sulla base di un contratto di servizio.

b) all'articolo 10, comma 1, è aggiunto in fine il seguente periodo: «Sono comunque salve le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 4-bis».

25. 21. (ex 25. 109.) Zanetta, Blasi, Nicotra, Osvaldo Napoli, Arnoldi, Guido Giuseppe Rossi, Parolo, Caparini.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Il fondo per incentivare le misure e gli interventi di promozione dello sviluppo sostenibile di cui all'articolo 109 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è incrementato, per l'anno 2005, di 25 milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 36, sostituire il comma 38 con il seguente:

38. A decorrere dall'esercizio finanziario 2004, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono predeterminati gli aumenti intermedi delle aliquote delle accise sugli oli minerali, sul carbone, sul coke di petrolio, sull'«orimulsion», nonché sulle emissioni stabilizzate di cui all'articolo 24, comma 1, lettera d), della legge 23 dicembre 2000, n. 388, occorrenti per il raggiungimento progressivo delle aliquote decorrenti dal 1o gennaio 2005, ai sensi dell'allegato 1 annesso alla legge 23 dicembre 1998, n. 448 del 2000, anche al fine di ottenere per l'anno 2005 un gettito aggiuntivo di almeno 500 milioni di euro.

25. 22. (ex 25. 95.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Al fondo di cui all'articolo 110 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, sono attribuiti stanziamenti pari a 40 milioni di euro per gli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 36, sostituire il comma 38 con il seguente:

38. A decorrere dall'esercizio finanziario 2005 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono predeterminati gli aumenti intermedi delle aliquote delle accise sugli oli minerali, sul carbone, sul coke di petrolio, sull'«orimulsion», nonché sulle emissioni stabilizzate di cui all'articolo 24, comma 1, lettera d), della legge 23 dicembre 2000, n. 388, occorrenti per il raggiungimento progressivo delle aliquote decorrenti dal 1o gennaio 2005, ai sensi dell'allegato 1 annesso alla legge 23 dicembre 1998, n. 448, anche al fine di ottenere per l'anno 2005 un gettito aggiuntivo di almeno 500 milioni di euro.

25. 23. (ex 25. 12 e 25. 96.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion.

 

Dopo il comma 9-bis aggiungere il seguente:

9-ter. La dotazione del fondo di cui all'articolo 111 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 è incrementata di 30 milioni di euro per l'anno 2005 e di 30 milioni di euro per l'anno 2006. Almeno metà dell'incremento deve essere destinato al finanziamento di un bonus per l'installazione di sistemi solari termici per il riscaldamento dell'acqua a favore dei proprietari di abitazioni private.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze, voce: Decreto legislativo n. 300 del 1999, Agenzie fiscali (Agenzia delle entrate), apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 30.000.

25. 24. (ex 25. 46.) Buontempo, Realacci, Ruggeri.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Ai fini dell'attuazione dell'articolo 2 della legge 1o giugno 2002, n. 120,«Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997», è autorizzata la spesa di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero degli Affari Esteri, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 40.000;

2006: - 40.000;

2007: - 40.000.

25. 25. (ex 25. 94.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Ai fini dell'attuazione dell'articolo 2 della legge 1o giugno 2002, n. 120, «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997», è autorizzata la spesa di 37 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero degli Affari Esteri, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 37.000;

2006: - 37.000;

2007: - 37.000.

25. 26. (ex 25. 41.) Realacci, Iannuzzi, Lion, Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per le finalità di cui alla legge 1o giugno 2002, n. 120, recante «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997», è autorizzata la spesa annua di 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005.

Conseguentemente:

all'articolo 36, dopo il comma 45 aggiungere il seguente:

45-bis. L'articolo 13 della e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

all'articolo 37, tabella D, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, aggiungere la voce: Legge n. 183 del 1989: Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo (settore n. 19) (4.2.3.4 - difesa del suolo cap. 7469), con i seguenti importi:

2004: + 100.000;

2005: + 100.000;

2006: + 100.000.

25. 28. (ex 25. 24.) Zanella, Pistone, De Franciscis, Villetti, Morgando, Russo Spena, Ventura, Sgobio, Mazzuca Poggiolini, Agostini, Duilio, Cusumano, Boato.

 

Dopo il comma 9-bis, aggiungere il seguente:

9-ter. Per le finalità di cui alla legge 1o giugno 2002, n. 120, recante «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997», è autorizzata la spesa annua di 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce Ministero degli Affari Esteri, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000;

2007: - 10.000.

25. 27. (ex 25. 30.) Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

 

Dopo il comma 9-bis aggiungere il seguente:

9-ter. Al fine di promuovere lo sviluppo economico e per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle funzioni degli enti locali, è autorizzata la spesa di euro 170.000.000 per l'anno 2005, di euro 201.000.000 per l'anno 2006 e di euro 176.000.000 per l'anno 2007 per la concessione di contributi statali al finanziamento di interventi diretti a tutelare l'ambiente e i beni culturali. Possono accedere ai contributi gli interventi realizzati dagli enti locali nei rispettivi territori per il risanamento e il recupero dell'ambiente e per la tutela dei beni culturali. Il Ministro dell'economia e delle finanze individua con proprio decreto, entro i trenta giorni successivi alla data di entrata in vigore della presente legge, gli interventi e gli enti locali destinatari dei contributi e provvede all'erogazione delle risorse stanziate.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 170.000;

2006: - 201.000;

2007: - 176.000.

25. 29. (ex 25. 56.) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis (Misure per finanziare le opere di salvaguardia di Venezia e della sua laguna). - 1. L'articolo 80, comma 28, della legge 27 dicembre 2002 n. 289, e l'articolo 23-quater del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47, sono abrogati.

25. 01. (ex 25. 063. e 25. 11.) Vianello, Martella, Cazzaro, Ventura, Adduce, Roberto Barbieri, Burlando, Manzini, Mariotti, Maurandi, Olivieri, Pennacchi, Visco.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Misure per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna). 1. L'autorizzazione di spesa, come limiti di impegno, di 12 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005-2006-2007, prevista dalla deliberazione del CIPE del 29 settembre 2004 «Legge 443/2001. Primo programma delle opere strategiche. Progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia: sistema MOSE» è destinata ai Comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Tre Porti per la prosecuzione degli interventi di cui all'articolo 6, primo comma, lettere a), b), c), d) della legge 29 novembre 1984, n. 798.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis.- 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 2 per cento.

25. 02. (ex 25. 064.) Vianello, Martella, Cazzaro, Ventura, Adduce, Roberto Barbieri, Burlando, Manzini, Mariotti, Maurandi, Olivieri, Visco.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Limiti d'impegno). - 1.Per le finalità di cui all'articolo 3, primo comma, della legge 29 novembre 1984, n. 798, all'articolo 3, comma 2, della legge 3 agosto 1998, n. 295, e all'articolo 50, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1998, n. 448 è autorizzato un limite di impegno quindicennale di 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 7 agosto 1997, n. 266.

25. 03. (ex 25. 047.) Zorzato, Campa, Milanato.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Limiti d'impegno). - 1. Per le finalità di cui all'articolo 45, comma 3, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, come rideterminate dall'articolo 4, comma 180, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è autorizzato un limite di impegno quindicennale di 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 7 agosto 1997, n. 266.

25. 04. (ex 25. 056.) Zorzato, Alberto Giorgetti, Peretti, Campa, Milanato, Zanettin, Orsini, Ferro, Fratta Pasini, Saia.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Limiti d'impegno). - 1. Per le finalità di cui all'articolo 45, comma 3, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, come rideterminate dall'articolo 4, comma 180, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è autorizzato un limite di impegno quindicennale di 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 13, comma 1, della legge 1o agosto 2002, n. 166.

25. 05. (ex 25. 054). Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. - 1. Per la realizzazione del sistema di telesorveglianza satellitare sull'Autostrada Salerno-Reggio Calabria sono stanziati 20 milioni di euro per l'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 20.000.

25. 06. (ex 25. 048.) Tocci, Minniti, Realacci, Lettieri, Adduce.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Modifica dell'articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269).- 1. All'articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

50-bis. Per l'anno 2005 viene erogato alle Regioni un contributo, pari a 100 milioni di euro, per il controllo satellitare del proprio territorio ai fini della prevenzione e della repressione del fenomeno dell'abusivismo edilizio. Il Ministro dell'economia e della finanze, con proprio decreto da emanare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente disposizione, ripartisce tale somma tra le Regioni e le Province autonome.

Conseguentemente, all'articolo 37, Tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 100.000.

25. 07. (ex 25. 08. e 25. 076.) Tocci, Magnolfi, Cialente, Pinotti, Pistone, Grignaffini, Martella, Buffo, Carli, Capitelli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Sasso.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.- 1. All'articolo 12, comma 1, della legge 5 gennaio 1994, n. 36, le parole: «il quale ne assume i relativi oneri nei termini previsti dalla convenzione e dal relativo disciplinare» sono sostituite dalle seguenti: «che pertanto sosterrà i costi derivanti dal mantenimento in efficienza dei beni suddetti e dal loro utilizzo secondo quanto stabilito nella convenzione e nel relativo disciplinare».

2. All'articolo 12 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 il comma 2 è sostituito dai seguenti:

«2. La convenzione ed il relativo disciplinare potranno prevedere il trasferimento in cessione al soggetto gestore del servizio idrico integrato di altri beni inerenti la gestione del servizio. Per i beni trasferiti in concessione di cui al presente comma ed al comma precedente, potrà essere stabilito un canone di concessione.

2-bis. Ove gli enti locali concedenti abbiano in essere mutui contratti per la realizzazione delle opere trasferite in concessione, il canone terrà conto dell'importo delle rate residue dl ammortamento dei mutui.

2-ter. Il pagamento del canoni potrà essere effettuato da parte del gestore direttamente agli enti locali o all'Autorità d'Ambito Territoriale Ottimale (A.A.T.O.). Quest'ultima provvederà al trasferimento delle somme spettanti ai rispettivi enti locali, ed in questo caso le somme trasferite costituiranno mere movimentazioni finanziarie non soggette ad IVA. Per il soggetto gestore rappresenteranno costi per godimento beni di terzi e costituiranno pertanto componente nel calcolo della tariffa all'utenza».

25. 08. (ex 25. 05.) Alberto Giorgetti, Bellotti, Cirielli, Arrighi.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Misure in favore del diritto universale all'acqua). - 1. Dopo l'articolo 25 del regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443, è inserito il seguente:

Art. 25-bis. - Per le concessioni di acque minerali, in sostituzione del diritto proporzionale di cui all'articolo 25, con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, è istituito, a carico del concessionario, l'obbligo di corrispondere alla Stato e alla Regione interessata un canone annuo commisurato al quantitativo di acqua estratta, da determinare sulla base delle caratteristiche note del giacimento, delle modalità estrattive e del programma dei lavori. La misura del canone annuo è stabilita dal decreto di concessione.

Il 50 per cento del canone è destinato ad un apposito fondo di solidarietà presso la Presidenza del Consiglio ed èfinalizzato a promuovere il finanziamento esclusivo di progetti ed interventi, in ambito nazionale e internazionale, atti a garantire il maggior accesso possibile alle risorse idriche secondo il principio della garanzia dell'accesso all'acqua a livello universale.

Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, in accordo con il Ministro degli Affari Esteri e sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono indicate le modalità di funzionamento e di erogazione delle risorse del Fondo di cui sopra. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato a emanare regolamenti attuativi necessari.

*25. 09. (ex * 25. 035. e * 25. 077) Nesi, Vendola, Di Gioia, Cento, Cima, Zanella, Giachetti.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Misure in favore del diritto universale all'acqua). 1. Dopo l'articolo 25 del regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443, è inserito il seguente:

Art. 25-bis. - Per le concessioni di acque minerali, in sostituzione del diritto proporzionale di cui all'articolo 25, con decreto del Ministero dell'economia e delle Finanze sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, è istituito, a carico del concessionario, l'obbligo di corrispondere alla Stato e alla Regione interessata un canone annuo commisurato al quantitativo di acqua estratta, da determinare sulla base delle caratteristiche note del giacimento, delle modalità estrattive e del programma dei lavori. La misura del canone annuo è stabilita dal decreto di concessione.

Il 50 per cento del canone è destinato ad un apposito fondo di solidarietà presso la Presidenza del Consiglio ed è finalizzato a promuovere il finanziamento esclusivo di progetti ed interventi, in ambito nazionale e internazionale, atti a garantire il maggior accesso possibile alle risorse idriche secondo il principio della garanzia dell'accesso all'acqua a livello universale.

Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, in accordo con il Ministro degli Affari Esteri e sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono indicate le modalità di funzionamento e di erogazione delle risorse del Fondo di cui sopra. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato a emanare regolamenti attuativi necessari.

*25. 010. (ex * 25. 06.) Folena, Calzolaio, Ranieri, Spini, Cabras, Crucianelli, Fassino, Fumagalli, Melandri, Sereni, Vigni, Pistone.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. - 1. Per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta al pubblico è istituito un contributo pari a 0,1 centesimi di euro, che va a confluire nel fondo di cui al comma 2.

2. È istituito un fondo di solidarietà, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, finalizzato a promuovere il finanziamento esclusivo di progetti ed interventi, in ambito nazionale e internazionale, atti a garantire il maggior accesso possibile alle risorse idriche secondo il principio della garanzia dell'accesso all'acqua a livello universale.

3. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, in accordo con il Ministro degli affari esteri, e sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono indicate le modalità di funzionamento e di erogazione delle risorse del Fondo di cui al comma 2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato a emanare regolamenti attuativi necessari.

25. 011. (ex 25. 034 e 36. 083.) Folena, Vendola, Giachetti, Di Gioia, Cento, Nesi, Cima, Calzolaio, Zanella, Pistone.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Disincentivi al cambio di destinazione urbanistica). - 1. La richiesta di cambio di destinazione urbanistica delle aree o dei manufatti industriali interessati da processi di delocalizzazione dell'intero processo produttivo, soprattutto quando essi comportino perdita di posti di lavoro, determina la cessazione del diritto acquisito dall'impresa ad eventuali benefici concessi dallo Stato per il sostegno ed il miglioramento del processo produttivo medesimo.

25. 012. (ex 25. 068.) Antonio Pepe, Armani, Alberto Giorgetti.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio). - 1. Al fine di consentire, nel rispetto della normativa comunitaria e delle competenze regionali in materia, la realizzazione nelle città metropolitane di interventi di recupero urbano e di riqualificazione delle condizioni urbanistiche, edilizie ed ambientali, i Comuni capoluogo e le Province sono autorizzati ad adottare appositi programmi integrati di strategie innovative compatibili con gli obiettivi di rivitalizzazione e di sviluppo urbano sostenibile nell'Unione Europea.

2. I programmi di cui al comma 1 sono costituiti da un insieme sistematico e coordinato di interventi pubblici e privati, idonei a perseguire finalità di risanamento ambientale, di razionalizzazione e potenziamento dell'offerta abitativa e di sviluppo economico, secondo tipologie di intervento concernenti in particolare:

a) razionalizzazione e potenziamento degli insediamenti di edilizia residenziale e non, anche mediante processi di delocalizzazione totale o parziale verso aree limitrofe;

b) recupero ed ottimizzazione degli uffici pubblici, favorendo le condizioni di accessibilità dell'utenza;

c) risanamento conservativo e valorizzazione dei beni immobili aventi valore storico, artistico e culturale, nonché inserimento nel tessuto complessivo di elementi di arredo urbano;

d) ammodernamento e potenziamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti;

e) ottimizzazione dei servizi a rete, commisurati alle effettive esigenze della domanda e nel rispetto delle condizioni ambientali di sviluppo compatibile;

f) promozione di iniziative di carattere produttivo, artigianale, commerciale, dei servizi e sociale, con particolare riguardo all'emarginazione delle periferie.

3. Per la predisposizione dei programmi di cui al comma 1, i comuni capoluogo e le province possono istituire un apposito ufficio speciale.

4. I programmi preliminari sono approvati dal consiglio comunale entro 30 giorni dalla loro presentazione, e successivamente sono trasmessi a ciascuna delle amministrazioni interessate dal progetto e a tutte le ulteriori amministrazioni competenti a rilasciare permessi ed autorizzazioni di ogni genere e tipo. Nel termine perentorio di novanta giorni dal ricevimento del programma preliminare le pubbliche amministrazioni competenti possono presentare motivate proposte di adeguamento o richieste di prescrizioni per il programma definitivo o di varianti migliorative che non modificano la localizzazione e le caratteristiche essenziali delle opere, nel rispetto dei limiti di spesa e delle caratteristiche prestazionali e delle specifiche funzionali individuati in sede di programma preliminare. Le proposte e richieste sono acquisite dal comune capoluogo a mezzo di apposita conferenza di servizi, convocata non prima di trenta giorni dal ricevimento del programma preliminare da parte dei soggetti interessati e conclusa non oltre il termine di novanta giorni. La conferenza di servizi di cui al presente comma ha finalità istruttoria e ad essa non si applicano le previsioni degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, in materia di conferenza di servizi. Nei novanta giorni successivi alla conclusione della conferenza di servizi il comune capoluogo valuta la compatibilità delle proposte e richieste pervenute entro il termine da parte delle pubbliche amministrazioni competenti con le indicazioni vincolanti contenute nel programma preliminare approvato e, nei trenta giorni successivi, approva, con eventuali integrazioni o modificazioni, il programma definitivo, anche ai fini della dichiarazione di pubblica utilità. L'approvazione del programma definitivo sostituisce ogni altra autorizzazione, approvazione e parere comunque denominato. Gli enti locali provvedono all'adeguamento definitivo degli elaborati urbanistici di competenza. In sede di approvazione dei programmi, ne viene stabilito il grado di priorità sulla base di criteri oggettivi preventivamente deliberati dal consiglio comunale stesso.

5. Per la realizzazione dei programmi di cui al comma 4, è istituito un apposito Fondo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ripartito annualmente entro il mese di dicembre dell'anno precedente a quello di competenza, sulla base delle istanze pervenute. Dette istanze devono contenere tutti gli elementi necessari per stabilire il grado di rilevanza dell'intervento con riferimento ad uno specifico ambito territoriale delimitato dal comune capoluogo dei comuni della povincia ed in relazione al quale sono individuate la consistenza del degrado urbanistico, ambientale, edilizio, economico e sociale, secondo criteri e parametri stabiliti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, su parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Città-Autonomie locali, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

6. Al fine di ottimizzare le risorse del Fondo di cui al comma 5, ciascun programma individua anche le possibili fonti finanziarie aggiuntive in favore delle iniziative da realizzare, con riguardo a:

a) cofinanziamento da parte dell'Unione Europea;

b) finanziamenti della Regione e degli altri enti locali territoriali;

c) stipula di accordi di programma;

d) finanziamenti disposti da leggi nazionali e regionali per finalità coincidenti con quelle stabilite nel programma;

e) risorse dei privati.

7. Per la realizzazione delle opere di interesse pubblico, con particolare riguardo alla realizzazione e gestione delle infrastrutture e dei servizi pubblici il sindaco del Comune capoluogo e il presidente della Provincia operano con i poteri straordinari sottoposti esclusivamente alle norme costituzionali e ai principi generali dell'ordinamento giuridico e alle norme comunitarie. I commissari straordinari possono costituire apposite società per azioni, provvedendo sulla base di manifestazioni di interessi a seguito di avviso pubblico alla scelta dei soci privati stabilendo i criteri di partecipazione, di eventuali emissioni obbligazionarie e di altre forme di ricorso al mercato. Gli interventi pubblici e privati previsti dal presente articolo sono realizzati in regime di concessione o di convenzione, secondo la vigente normativa in materia.

8. In sede di prima applicazione del presente articolo, la dotazione del Fondo di cui al comma 5 è stabilita mediante limiti di impegno quindicennali di 70 milioni di euro per l'anno 2005, 90 milioni di euro per l'anno 2006 e 100 milioni di euro per l'anno 2007. Sulla base del piano di riparto di cui al medesimo comma 5, le quote dei limiti di impegno sono trasferite ai Comuni capoluogo ed alle province rispettivamente competenti, sulla base di apposite istanze dalle quali risulti l'effettivo avvio degli interventi e la relativa portata finanziaria.

Conseguentemente, all'articolo 36:

al comma 17, sostituire le parole: per l'anno 2005 con le seguenti: a decorrere dal 2005 e le parole: pari a 500 milioni di euro con le seguenti: pari a 675 milioni di euro

dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. 1. All'allegato 1 del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) le parole: «Birra: euro 1,59 per ettolitro e per grado-Plato» sono sostituite dalle seguenti: «Birra: euro 1,68 per ettolitro e per grado-Plato, per l'anno 2005, euro 1,8 per l'anno 2006 ed euro 2 per l'anno 2007»;

b) le parole: «Prodotti alcolici intermedi: euro 56,15 per ettolitro» sono sostituite dalle seguenti: «Prodotti alcolici intermedi: euro 66 per ettolitro per l'anno 2005, euro 67,3 per l'anno 2006 ed euro 75 per il 2007»;

c) le parole: «Alcole etilico: euro 730,87 per ettolitro anidro» sono sostituite dalle seguenti: «Alcole etilico: euro 785 per ettolitro anidro, per l'anno 2005, euro 850 per l'anno 2006 ed euro 910 per l'anno 2007».

25. 013. (ex 25. 058.) Mastella, Cusumano, De Franciscis, Acquarone, Ostillio, Montecuollo, Luigi Pepe, Potenza.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Programma sperimentale per la realizzazione di alloggi in locazione a canone economicamente sostenibile) -1. Al fine di incrementare l'offerta di alloggi in locazione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti promuove un programma sperimentale per la costruzione di alloggi in locazione a canone economicamente sostenibile per una durata massima di quindici anni. Per l'anno 2005 gli interventi costruttivi sono finanziati a valere sulle risorse complessive di cui all'articolo 3, comma 108, della legge 24 dicembre 2004 n. 350 con le modalità indicate nel successivo comma 9. Per gli anni successivi al 2005 si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3 lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468 e successive modificazioni.

2. In fase di prima applicazione il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto da emanarsi entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, determina i criteri e le modalità per la presentazione delle proposte di intervento, per la definizione dei contenuti sperimentali degli alloggi destinati alla locazione il cui canone dovrà garantire l'economicità del piano finanziario della proposta.

3. Per i finanziamenti da assegnare, ai sensi del comma 1 del presente articolo, a decorrere dall'anno 2006, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa in sede Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, provvede al riparto dei fondi tra le Regioni e le province autonome. Le Regioni e le province autonome definiranno le modalità di presentazione delle proposte di intervento in base ai criteri emanati ai sensi del precedente comma 2 ed i fondi saranno trasferiti alle Regioni ed alle province autonome per l'assegnazione al soggetto proponente solo all'atto di inizio dei lavori.

4. Gli interventi di cui al presente articolo sono promossi da soggetti privati. In fase di prima attuazione alle proposte di intervento è allegata la delibera della giunta comunale di adozione del programma. I programmi sono localizzati, prioritariamente, nei comuni capoluoghi di provincia e nei comuni con essi confinanti. Le proposte di programma potranno essere localizzate anche su immobili con destinazione diversa da quella residenziale mediante accordo di programma. Il comune potrà destinare ai programmi di cui al presente comma immobili a qualsiasi titolo nella sua disponibilità assegnandoli ai soggetti di cui al presente comma previo confronto ad evidenza pubblica.

5. Unitamente agli alloggi destinati alla locazione a canone economicamente sostenibile, il soggetto promotore propone la realizzazione di alloggi destinati alla proprietà. Il numero di alloggi a canone economicamente sostenibile dovrà essere almeno pari al quaranta per cento degli alloggi complessivi previsti dalla proposta.

6. Il prezzo di cessione degli immobili di cui al presente programma è determinato nell'ambito della convenzione sottoscritta con il comune e deve garantire l'equilibrio del piano finanziario all'intero programma.

7. Gli alloggi destinati alla locazione a canone economicamente sostenibile beneficeranno, previa richiesta del soggetto promotore, di un contributo massimo pari al trenta per cento del valore convenzionale determinato tenendo conto dei costi di produzione come documentati dal soggetto promotore. Tale contributo sarà rimborsato, dal proprietario degli immobili al diciottesimo anno a tasso zero. Le somme saranno versate su un apposito conto, con vincolo di destinazione alla realizzazione di immobili per la locazione a canone economicamente sostenibile, a favore del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

8. Ai contratti di locazione di cui al presente articolo si applicano l'articolo 2, comma 4, e l'articolo 8, commi 1 e 2, della legge 9 dicembre 1998, n. 431.

25. 014. (ex 25. 065.) Lupi, Germanà, Mondello.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici dall'amianto) - 1. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un fondo, denominato «Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici», per il finanziamento degli interventi finalizzati ad eliminare i rischi per la salute pubblica derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici.

2. I procedimenti di rimozione o inertizzazione degli interventi di cui al comma 1, avvengono secondo le procedure individuate con i decreti del Ministro della sanità 14 maggio 1996, pubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale 25 ottobre 1996, n. 178, e 20 agosto 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 22 ottobre 1999, n. 249.

3. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è approvato un programma di interventi pluriennali per il risanamento di cui alla presente legge, prevedendo prioritariamente la messa in sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, delle caserme, degli uffici aperti al pubblico. Con il medesimo decreto sono ripartite le risorse finanziarie a favore di interventi di competenza dello Stato e per il cofinanziamento degli interventi di competenza delle regioni.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 4,5 per cento.

25. 015 (ex 25. 018.) Cordoni, Delbono, Sgobio, Alfonso Gianni, Ceremigna, Widmann, Zanella, Montecuollo, Guerzoni, Lusetti, Innocenti, Marini, Motta, Bellini, Trupia, Camo, Diana, Sciacca, Bottino.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Ricostruzione post sisma del 1980 in Basilicata e Campania). - 1. Per il completamento dell'opera di ricostruzione post sisma 23 novembre 1980 nei comuni colpiti dagli eventi sismici di cui alla legge 14 maggio 1981, n. 219 è autorizzata la spesa di un contributo straordinario di 50 milioni di euro per ciascun anno nel triennio 2005-2007 da ripartire con decreto ministeriale in favore delle Regioni Basilicata e Campania.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'Economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

2006: - 50.000;

2007: - 50.000.

25. 016. (ex 25. 019.) Molinari, Lettieri, Adduce, Luongo, Potenza, Squeglia.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Completamento degli interventi per la ricostruzione nei comuni colpiti da eventi sismici di cui alla legge 14 maggio 1981, n. 219). - 1. Per il completamento degli interventi per la ricostruzione nei comuni colpiti dagli eventi sismici di cui alla legge 14 maggio 1981, n. 219, è riconosciuto un contributo straordinario di 50.000.000 di euro da ripartire, con decreto del Ministro delle infrastrutture e trasporti, fra le regioni Campania, Basilicata, Puglia e Calabria.

Conseguentemente, all'articolo 37, Tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2005: - 50.000.

25. 017. (ex 25. 022.) Iannuzzi, Annunziata, Lettieri, Squeglia.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. - 1. Per il completamento delle opere di ricostruzione nei comuni colpiti dal sisma del 21 marzo 1982 nelle regioni Campania, Basilicata e Calabria, come individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 aprile 1982, sono stanziati 7 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007. Il riparto tra i comuni è effettuato dal CIPE, sentite le regioni, entro il 31 marzo di ciascun anno,

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 7.000;

2006: - 7.000;

2007: - 7.000.

25. 018. (ex 25. 112.) Blasi, Brusco.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Completamento degli interventi per la ricostruzione nei comuni del lagonegrese colpiti dal sisma del settembre 1998). - 1. Per il completamento degli interventi per la ricostruzione nei comuni del lagonegrese colpiti dal sisma del settembre 1998 è riconosciuto un contributo straordinario di 10 milioni di euro da attribuire alla Regione Basilicata.

Conseguentemente all'articolo 37, Tabella B, voce Ministero della Economia e delle Finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 10.000.

25. 019. (ex 25. 020.) Luongo, Molinari, Adduce.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Investimenti ambientali). - 1. Il Fondo per investimenti ambientali di cui all'articolo 6, comma 18, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è incrementato di 75.000.000 di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

2. All'onere derivante dal comma 1 si provvede mediante la riduzione di 25 milioni di euro per ciascuno degli accantonamenti previsti, per il medesimo periodo, nel Fondo Speciale di parte corrente, relativi al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero degli affari esteri e al Ministero dell'interno.

25. 020. (ex 25. 027.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis.(Investimenti ambientali). - 1. Alle piccole e medie imprese di cui alla disciplina comunitaria vigente in materia, fatte salve le limitazioni settoriali della Commissione Europea, che nel periodo compreso tra il 1o gennaio 2004 e il 31 dicembre 2006 abbiano ottenuto o ottengano l'iscrizione presso il Registro EMAS, di cui al Regolamento CE n. 761/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 marzo 2001, è concesso un credito di imposta. Sono esclusi i soggetti di cui all'articolo 88 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

2. Il credito d'imposta di cui al comma 1 è riconosciuto alle imprese di cui al comma 1 nella misura pari alla spesa sostenuta per l'ottenimento della registrazione EMAS e per un massimo di 5.000 euro ed è utilizzabile a decorrere dal 1o gennaio 2005, esclusivamente in compensazione ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

3. Il credito d'imposta di cui al comma 1 non concorre alla formazione del reddito e del valore della produzione rilevante ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive né ai fini del rapporto di cui all'articolo 63 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

4. Il credito d'imposta di cui al comma 1 spetta a condizione che:

a) La domanda di iscrizione presso il Registro EMAS sia stata presentata dopo il 1o gennaio 2004;

b) Le spese sostenute per ottenere l'iscrizione presso il Registro EMAS siano documentate ai sensi della vigente normativa fiscale;

5. Entro il 31 dicembre 2006 il Governo provvede ad effettuare la verifica ed il monitoraggio degli effetti delle disposizioni di cui al presente articolo, identificando il numero delle piccole e medie imprese che, nel corso ditale periodo, hanno ottenuto l'iscrizione nel Registro EMAS.

6. Al credito di imposta di cui al presente comma si applica la regola «de minimis» di cui alla comunicazione della Commissione delle Comunità europee 96/C68/06, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee C68 del 6 marzo 1996, e ad esso sono cumulabili altri benefici eventualmente concessi ai sensi della predetta comunicazione purché non venga superato il limite massimo di 90.000 euro nel triennio.

Conseguentemente, all'articolo 36, sostituire il comma 38 con il seguente:

38. A decorrere dall'esercizio finanziario 2005, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono predeterminati gli aumenti intermedi delle aliquote delle accise sugli oli minerali, sul carbone, sul coke di petrolio, sull'«orimulsion», nonché sulle emissioni stabilizzate di cui all'articolo 24, comma 1, lettera d), della legge 23 dicembre 2000, n. 388, occorrenti per il raggiungimento progressivo delle aliquote decorrenti dal 1o gennaio 2005, ai sensi dell'allegato 1 annesso alla legge 23 dicembre 1988, n. 448, anche al fine di ottenere per l'anno 2005 un gettito aggiuntivo di almeno 500 milioni di euro.

25. 021. (ex 25. 028.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Interventi a favore dell'ambiente). - 1. Al fine di incentivare mediante agevolazioni fiscali la trasformazione o l'acquisto di autoveicoli elettrici, a gas metano o gas di petrolio liquefatto, motocicli e ciclomotori elettrici, biciclette a pedalata assistita, la spesa autorizzata ai sensi dell'articolo 145, comma 6, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è incrementata di 7.500.000 euro per l'anno 2005 ed è fissata in 15.000.000 Euro per ciascuno dei successivi anni 2006 e 2007. Le somme sono ripartite secondo le modalità e in proporzione identica a quanto previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto ministeriale 5 aprile 2001 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.

2. All'onere derivante dal comma 1 si provvede mediante la riduzione di 7,5 milioni di euro, a valere sull'annualità 2005, per l'accantonamento previsto, nel Fondo Speciale di Parte Corrente, tabella A, relativo al Ministero degli affari esteri e, mediante la riduzione di 15 milioni di euro a valere su ciascuno degli anni 2006 e 2007, per l'accantonamento previsto, nel Fondo Speciale di parte corrente, tabella A, relativo al Ministero dell'interno.

25. 022. (ex 25. 030.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. (Fondo per l'esecuzione del Protocollo di Kyoto). - 1. Al fine di adempiere agli obblighi derivanti dalla ratifica del protocollo di Kyoto avvenuta con la legge 1o giugno 2002, n. 120, è istituito a decorrere dal 2005 il Fondo nazionale per l'attuazione del protocollo di Kyoto.

2. I contributi erogati dal Fondo di cui al comma 1 sono diretti alla realizzazione di opere pubbliche indispensabili per il raggiungimento delle finalità di cui al comma 1.

3. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio trasmette annualmente al Parlamento, per l'acquisizione del parere da parte delle Commissioni competenti, un piano nel quale viene individuata la destinazione delle disponibilità del Fondo. In sede di prima applicazione, per l'anno 2005, gli interventi ammessi a fruire dei finanziamenti erogati dal Fondo sono prioritariamente individuati tra quelli indicati in apposita deliberazione delle competenti Commissioni parlamentari.

4. Per l'anno 2005 la dotazione del Fondo è determinata in 50 milioni di euro. Per gli anni successivi il Fondo può essere rifinanziato per gli interventi di cui al presente articolo con la procedura di cui all'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.

5. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio di concedo con il Ministro dell'economia e finanze sono dettate le disposizioni per l'attuazione del presente articolo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 38 inserire il seguente:

Art. 38-bis.- 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sugli alcolici è aumentata del 5 per cento.

25. 023. (ex 25. 040.) Realacci, Iannuzzi, Lettieri, Squeglia.

 

Dopo l'articolo 25 aggiungere il seguente:

Art. 25-bis (Fondo per la ricerca e lo sviluppo dell'uso dell'idrogeno).- 1. Al fine di promuovere progetti di ricerca e di sviluppo dell'uso dell'idrogeno quale vettore energetico prodotto da fonti rinnovabili quali l'energia solare, l'eolica, l'idraulica o la geotermica, è istituito, presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, un apposito fondo con dotazione complessiva di 50 milioni di euro per l'anno 2005.

2. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e delle infrastrutture e dei Trasporti, sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono definiti i criteri e le disposizioni, anche economiche, per la definizione dei criteri di gestione del fondo di cui al comma 1.

3. All'onere derivante dal presente articolo si provvede mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento previsto, per il medesimo periodo, nel Fondo Speciale di parte corrente relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

25. 024. (ex 25. 029.) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Calzolaio, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Realacci, Iannuzzi, Lion, Filippeschi.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. - 1. All'articolo 29, comma 1, della legge 13 maggio 1999, n. 133, al primo periodo, le parole da «risulti» fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «risulti superiore al tasso dell'8 per cento, al fine di ricondurre il tasso di interesse ad un valore non superiore al citato tasso».

2. Il comma 62 dell'articolo 145 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 e il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 31 marzo 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 aprile 2003, n. 81, sono abrogati.

3. È istituito, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo che presti garanzia ai fini dell'erogazione di mutui per l'acquisto, per il valore totale, della prima abitazione a favore di soggetti con rapporto di lavoro a tempo determinato, con priorità, fra questi, alle coppie stabilmente conviventi i cui componenti abbiano un'età minore di anni trentacinque e agli immigrati regolarmente soggiornanti. La costituzione e il funzionamento del fondo sono alimentati dal risparmio di spesa dato dalla differenza fra il tasso del 12,61 per cento, definito dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 31 marzo 2003, e il previsto tasso dell'8 per cento.

25. 025. (ex 25. 078.) Lettieri, Squeglia.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. - 1. Gli importi corrisposti dai contribuenti che hanno fruito delle agevolazioni di cui all'articolo 5-sexies del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, a titolo di restituzione dell'agevolazione goduta sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere assegnanti ad apposito fondo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze.

2. Le disponibilità del fondo di cui al comma 1 sono destinate, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, al finanziamento degli interventi di cui alla legge 1o agosto 2002, n. 166.

25. 026. (ex 25. 079.) Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 25, aggiungere il seguente:

Art. 25-bis. - 1. Per la partecipazione italiana ai programmi congiunti ESA e UE sull'osservazione della Terra ai fini di politiche ambientali del progetto GMES (Global Monitoring Environment and Security) sono stanziati 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

2006: - 50.000;

2007: - 50.000.

25. 027. (ex 25. 073.) Tocci, Cialente, Martella, Grignaffini.

 

 

(A.C. 5310-bis - Sezione 6)

 

ARTICOLO 27 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

 

Art. 27.

(Rifinanziamento di misure a sostegno dell'innovazione e delle tecnologie, inclusi la diffusione della televisione digitale, l'accesso a larga banda ad INTERNET e lo sviluppo delle comunicazioni).

1. Il Fondo di cui all'articolo 27, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è destinato alla copertura delle spese relative al progetto promosso dal Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri denominato «PC ai giovani», diretto ad incentivare l'acquisizione e l'utilizzo degli strumenti informatici e digitali tra i giovani che compiono sedici anni nel 2005, nonché la loro formazione, fino all'esaurimento delle disponibilità del Fondo stesso. Le modalità di attuazione del progetto, nonché di erogazione degli incentivi stessi, sono disciplinate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, emanato ai sensi dell'articolo 27, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

2. I benefici di cui all'articolo 4, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, concessi ai docenti con le modalità di cui al relativo decreto attuativo, sono prorogati a tutto l'anno 2005.

3. I dipendenti delle pubbliche amministrazioni possono acquistare un personal computer usufruendo di una riduzione di costo ottenuta in esito ad una apposita selezione di produttori o distributori operanti nel settore informatico, esperita, previa apposita indagine di mercato, dalla Concessionaria servizi informatici pubblici (CONSIP Spa).

4. La sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, istituita con decreto del Ministro delle attività produttive e del Ministro per l'innovazione e le tecnologie del 15 giugno 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 29 giugno 2004, è integrata della somma di 40 milioni di euro per l'anno 2005, 40 milioni di euro per l'anno 2006 e 20 milioni di euro per l'anno 2007.

5. L'intervento di cui al comma 1 dell'articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è rifinanziato, per l'anno 2005, per l'importo di 110 milioni di euro. La misura del contributo è fissata in euro 120,00.

6. L'intervento di cui al comma 2 dell'articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è rifinanziato, per l'anno 2005, per l'importo di 30 milioni di euro. Il contributo si applica ai contratti stipulati a decorrere dal 1o dicembre 2004 nella misura di euro 50,00, elevata ad euro 75,00 qualora l'accesso alla rete fissa da parte dell'utente ricada all'interno delle aree di cui agli obiettivi 1 e 2 del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999.

(Il comma 7 è stato stralciato).

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 27
DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 27.

(Rifinanziamento di misure a sostegno dell'innovazione e delle tecnologie, inclusi la diffusione della televisione digitale, l'accesso a larga banda ad internet e lo sviluppo delle comunicazioni).

Sopprimere i commi 1 e 2.

27. 1. (ex 27. 65) Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino.

 

Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: nonché la loro formazione aggiungere le seguenti: ed educazione ad un uso consapevole della rete e degli strumenti informatici, in particolare alle opportunità offerte dall'utilizzo di programmi liberi e a codice sorgente aperto.

27. 2. (ex 27. 52) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi, Michele Ventura.

 

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Nel corso dell'anno 2005, i benefici di cui al comma 2 sono concessi anche al personale dirigente e al personale non docente delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado e delle università statali, nonché al personale dirigente, docente e non docente delle scuole paritarie di ogni ordine e grado, delle università non statali e delle università telematiche riconosciute ai sensi del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 17 aprile 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 29 aprile 2003. Le modalità attuative del presente comma sono definite ai sensi dell'ultimo periodo dell'articolo 4, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

27. 3. (ex 27. 2) Palmieri.

(Approvato)

 

Dopo il comma 3 aggiungere il seguente:

3-bis. Il Ministro dell'innovazione e delle tecnologie e il Ministro dell'economia e delle finanze, nell'attuazione dei programmi di cui ai commi precedenti, anche in riferimento alle campagne promozionali dei programmi stessi, incentivano in modo particolare l'acquisto di personal computer o computer portatili che abbiano installati sistemi operativi appartenenti alla categoria del software libero o a codice sorgente aperto.

27. 4. (ex 27. 12) Folena.

 

Al comma 4, sostituire le parole: 40 milioni di euro per l'anno 2005, 40 milioni di euro per l'anno 2006 e 20 milioni di euro per l'anno 2007 con le seguenti: 100 milioni di euro per l'anno 2005, 100 milioni di euro per l'anno 2006 e 80 milioni di euro per l'anno 2007.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni) - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

27. 5. (ex 27. 49) Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Boiardi, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia, Grotto, Vernetti.

 

All'articolo 27, apportare le seguenti modificazioni:

a) al comma 4, aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Tali somme possono essere altresì utilizzate, limitatamente a quelle non impegnate al termine di ciascun anno, per altri interventi del Fondo di cui al presente comma. Le caratteristiche degli interventi del Fondo di cui al presente comma sono rideterminate con decreto di natura non regolamentare del Ministro delle attività produttive, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in linea con quanto richiesto in seguito all'approvazione della nuova disciplina di Basilea sui requisiti minimi di capitale per le banche. I commi 25, 26, 27 e 61-ter dell'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, sono soppressi.;

b) dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

4-bis. Le risorse del Fondo centrale di garanzia per il credito navale di cui all'articolo 5 della legge 31 luglio 1997, n. 261, sono destinate, per un importo di sessanta milioni di euro, al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

27. 602. La Commissione.

(Approvato)

Al comma 4, aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Tali somme possono essere altresì utilizzate, limitatamente a quelle non impegnate al termine di ciascun anno, per altri interventi del Fondo di cui al presente comma. Le caratteristiche degli interventi del Fondo di cui al presente comma sono rideterminate con decreto di natura non regolamentare del Ministro delle attività produttive, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in linea con quanto richiesto in seguito all'approvazione della nuova disciplina di Basilea sui requisiti minimi di capitale per le banche. I commi 25, 26, 27 e 61-ter dell'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, n. 326, sono soppressi.

*27. 7. (ex *27. 50) Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Boiardi, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia, Grotto, Vernetti.

 

Al comma 4, aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Tali somme possono essere altresì utilizzate, limitatamente a quelle non impegnate al termine di ciascun anno, per altri interventi del Fondo di cui al presente comma. Le caratteristiche degli interventi del Fondo di cui al presente comma sono rideterminate con decreto di natura non regolamentare del Ministro delle attività produttive, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in linea con quanto richiesto in seguito all'approvazione della nuova disciplina di Basilea sui requisiti minimi di capitale per le banche. I commi 25, 26, 27 e 61-ter dell'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, n. 326, sono soppressi.

*27. 8. (ex *27. 25) Zanetta.

 

Al comma 4, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Per il triennio 2005-2007 una parte del fondo di garanzia è destinato alle imprese che sviluppano tecnologia per la sicurezza o che espletano ricerca e sperimentazione in tale settore.

27. 6. (ex 27. 64) Ascierto, Alberto Giorgetti.

 

Dopo il comma 4 aggiungere il seguente:

4-bis. All'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, n. 326, sono apportate le seguenti modificazioni:

1. i commi 25, 26 e 27 sono soppressi;

2. il comma 61-ter è sostituito dai seguenti:

«61-ter. La garanzia di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, concessa alle banche iscritte all'albo di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 10 settembre 1993, n. 385, agli intermediari finanziari iscritti nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 del medesimo decreto legislativo n. 385 del 1993 e alle società finanziarie per l'innovazione e lo sviluppo iscritte all'albo di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 5 ottobre 1991, n. 317, è a titolo gratuito e copre i finanziamenti concessi a piccole e medie imprese, come definite nell'allegato I al regolamento (CE) n. 70/2001 della Commissione del 12 gennaio 2001, di seguito denominate PMI, economicamente e finanziariamente sane, di durata non inferiore a 18 mesi e non superiore a 10 anni. Tale garanzia è diretta, esplicita, incondizionata e irrevocabile ed è concessa a valere sulle risorse del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, di seguito denominato Fondo, in misura non superiore all'80 per cento dell'importo di ciascuna operazione. Nei limiti di tale importo, la garanzia copre fino all'80 per cento dell'importo dell'esposizione. Sulla quota di finanziamento garantita dal Fondo non può essere acquisita alcuna altra garanzia. In caso di inadempimento delle PMI i soggetti richiedenti la garanzia possono rivalersi sul Fondo per gli importi da esso garantiti, anziché perseguire il debitore principale. In tal caso, il Fondo acquisisce il diritto di rivalersi sulle PMI per le somme pagate, ai sensi dell'articolo 1203 del codice civile.

61-quater. La controgaranzia del Fondo concessa ai confidi e ai fondi di garanzia gestiti da banche, da intermediari o da soggetti iscritti nell'elenco generale di cui all'articolo 106 del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, di seguito denominati »altri fondi di garanzia«, è a titolo gratuito e copre i finanziamenti concessi a PMI, di durata non inferiore a 18 mesi e non superiore a 10 anni, a condizione che la garanzia dei confidi e degli altri fondi di garanzia sia stata concessa con i medesimi requisiti operativi della garanzia diretta sull'esposizione di cui al comma 61-ter. La controgaranzia è concessa ai confidi e agli altri fondi di garanzia in misura non superiore al 90 per cento dell'importo da essi garantito sui finanziamenti alle PMI. Entro tale limite, la controgaranzia copre fino al 90 per cento della somma liquidata ai soggetti finanziatori dai confidi e dagli altri fondi di garanzia. Ai fini dell'ammissione alla controgaranzia, il prezzo richiesto alle PMI dai confidi e dagli altri fondi di garanzia per il rilascio della garanzia non può essere superiore alle spese di istruttoria dell'operazione, e la remunerazione del rischio deve essere richiesta limitatamente all'importo del finanziamento non coperto dalla controgaranzia. La controgaranzia è escutibile, in caso di inadempimento delle PMI, a semplice richiesta dei confidi e degli altri fondi di garanzia che hanno pagato il debito garantito, ovvero direttamente su domanda dei soggetti finanziatori nel caso di mancato pagamento in garanzia da parte dei confidi e degli altri fondi di garanzia. In tal caso, il Fondo acquisisce il diritto di rivalersi sul debitore principale per le somme pagate in luogo dei confidi o degli altri fondi di garanzia a fronte della controgaranzia prestata, ai sensi dell'articolo 1203 del codice civile.

61-quinquies. In relazione al disposto dei commi 61-ter e 61-quater, entro il 31 gennaio 2005, il Ministro delle attività produttive, con proprio decreto, emanato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, provvede a rideterminare le disposizioni di cui al decreto n. 248 del 31 maggio 1999.

61-sexies. In sede di riparto per l'anno 2004 del Fondo di cui all'articolo 52 della legge 13 dicembre 1998, n. 448, la dotazione del Fondo di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a) della legge 23 dicembre 1996, n. 662, è incrementata in misura pari a 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006, 2007.»

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - Agli oneri di cui all'articolo 13, comma 61-sexies, del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, n. 326, pari a 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 si provvede mediante quota parte del gettito derivante dal ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni di cui all'articolo 13 e al comma 1 dell'articolo 14 della Legge 18 ottobre 2001, n. 383, che sono, conseguentemente, abrogati.

27. 9. (ex *27. 26 e *27. 60) Gambini, Vernetti, Grotto, Boiardi, Cazzaro, Cialente, Ladu, Lulli, Micheli, Nieddu, Nigra, Quartiani, Ruggeri, Rugghia, Soro, Squeglia, Michele Ventura, Adduce, Barbieri, Burlando, Manzini, Mariotti, Maurandi, Olivieri, Pennacchi, Visco, Intini, Villetti, Buemi.

 

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

4-bis. È istituito, presso il Ministero delle attività produttive, un Fondo per lo sviluppo dell'industria elettronica manifatturiera le cui risorse, pari a 25 milioni di euro per gli anni 2005, 2006 e 2007, sono versate alla società Sviluppo Italia ad integrazione del Programma New Economy con riguardo alla tutela e allo sviluppo dell'industria elettronica nazionale. Con decreto del Ministro delle attività produttive, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono determinate le modalità di realizzazione del programma, prevedendo un impegno pubblico pari al 75 per cento dei costi previsti e il restante 25 per cento a carico delle imprese.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni) - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

27. 10. (ex 27. 51) Cialente, Lolli.

 

Sopprimere i commi 5 e 6.

27. 11. (ex 27. 14) Russo Spena, Giordano.

 

Sopprimere il comma 5.

Conseguentemente:

all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: Per l'anno 2005 con le seguenti: A decorrere dall'anno 2005;

all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: 500 milioni con le seguenti: 750 milioni;

all'articolo 36, comma 19, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 15 per cento;

dopo l'articolo 36, aggiungere il seguente:

Art. 36-bis. - 1. Al fine di promuovere le attività di ricerca e sviluppo e di incentivare le aggregazioni tra imprese, per gli investimenti in laboratori di ricerca di cui al comma 2, effettuati da consorzi costituiti tra cinque o più imprese, è riconosciuto un credito d'imposta nella misura del:

a) 100 per cento nel caso di attività di ricerca fondamentale;

b) 50 per cento nel caso di attività di ricerca industriale;

c) 5 per cento nel caso di attività di sviluppo precompetitiva.

2. Per le attività di ricerca che interessano al contempo la ricerca industriale e le attività di sviluppo precompetitivo, secondo le definizioni della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato alla ricerca, la misura dell'aiuto non può superare la media ponderata delle misure previste per ciascuna tipologia di attività.

3. Sono inoltre previste le seguenti maggiorazioni, ove applicabili:

a) 10 per cento per le piccole e medie imprese;

b) 10 per cento se l'investimento è effettuato in una zona ammissibile alla deroga di cui all'articolo 87, paragrafo 3, lettera a), del Trattato che istituisce la Comunità europea;

c) 5 per cento se rinvestimento è effettuato in una zona ammissibile alla deroga di cui all'articolo 87, paragrafo 3, lettera e), del Trattato che istituisce la Comunità europea.

4. Per investimenti in laboratori di ricerca si intendono:

a) i costi sostenuti per l'uso, a qualsiasi titolo, di terreni e fabbricati utilizzati esclusivamente in forma permanente per l'attività di ricerca;

b) i costi per strumenti e attrezzature utilizzati esclusivamente e in forma permanente per l'attività di ricerca;

c) i costi per il personale: ricercatori, tecnici e altro personale ausiliario adibito esclusivamente all'attività di ricerca;

d) il costo dei servizi di consulenza e simili utilizzati esclusivamente per l'attività di ricerca, compresa l'acquisizione dei risultati di ricerche, di brevetti e di know-how, di diritti di licenza;

e) le ulteriori spese generali direttamente imputabili all'attività di ricerca;

f) gli altri costi d'esercizio direttamente imputabili all'attività di ricerca.

5. Il credito d'imposta è riconosciuto nel rispetto delle condizioni sostanziali e procedurali definite dalla disciplina comunitaria per gli aiuti di Stato alla ricerca e allo sviluppo pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee C. 45 del 17 febbraio 1996. Esso è determinato con riferimento ai nuovi investimenti effettuati in ciascun periodo d'imposta, va indicato nella relativa dichiarazione dei redditi, ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione, ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

6. Le disposizioni del presente articolo si applicano agli investimenti effettuati a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge fino al 31 dicembre 2007.;

all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 350.000

2006: - 350.000

2007: - 350.000;

dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis.(Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni) - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.;

Art. 37-ter. (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles) - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari a una somma compresa tra i 1.000 e i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

27. 41. (ex 36. 085.) Roberto Barbieri, Marone, Agostini, Benvenuto, Michele Ventura, Cabras, Oliverio, Cennamo, Luongo, Abbondanzieri, Adduce, Albonetti, Amici, Angioni, Bonito, Borrelli, Bova, Caldarola, Capitelli, Carboni, Cazzaro, Chiaromonte, Cialente, Crisci, De Brasi, Alberta De Simone, Diana, Finocchiaro, Lumia, Mancini, Mariotti, Maurandi, Minniti, Piglionica, Nicola Rossi, Rossiello, Rotundo, Sasso, Siniscalchi.

 

Sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti apportare le seguenti variazioni:

2005: + 100.000.

27. 12. (ex Tab. B. 181 per la parte ammissibile.) Magnolfi, Tocci, Folena Fistarol, Buemi.

 

Sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca voce: Legge 338 del 2000 - Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari apportare le seguenti variazioni:

2005: + 110.000.

27. 13. (ex 27. 37) Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Mazzuca Poggiolini, Pistone, Sgobio, Maura Cossutta, Buemi, Villetti, Intini, Realacci.

 

Sopprimere il comma 5.

Conseguentemente, all'articolo 35, sopprimere il comma 6.

27. 15. (*ex 27. 34) Vigni, Lion, Realacci, Pappaterra, Abbondanzieri, Bandoli, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello, Zunino, Banti, Iannuzzi, Reduzzi, Villari.

 

Sopprimere il comma 5.

*27. 16. (*27. 33) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella

 

Sopprimere il comma 5.

*27. 17. (*ex 27. 36) Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

 

Al comma 5, primo periodo, sostituire le parole: 110 milioni con le seguenti: 91,5 milioni.

Conseguentemente:

al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: euro 120,00 con le seguenti: euro 100,00;

all'articolo 37, tabella A, voce : Ministero delle comunicazioni apportare la seguente variazione.

2005: + 18,5.

27. 18. (ex 27. 44) Peretti, Romano, Liotta.

 

Al comma 5, primo periodo, sostituire le parole: 110 milioni con le seguenti: 60 milioni.

Conseguentemente, al comma 6, primo periodo, sostituire le parole: 30 milioni con le seguenti: 80 milioni.

27. 19. (ex 27. 24) Panattoni, Rosato.

 

Subemendamento riferito all'emendamento 27.600 del Governo

All'emendamento 27. 600, del Governo, sostituire le parole: euro 70,00, con le seguenti: euro 120,00 per i decoder interattivi e in euro 70 per i decoder non interattivi.

0. 27. 600. 1. Folena, Michele Ventura, Tocci, Magnolfi.

 

Al comma 5, sostituire il secondo periodo con i seguenti: Il contributo, la cui misura è fissata in euro 70,00, si applica ai contratti stipulati a decorrere dal 1o dicembre 2004. Le procedure per l'assegnazione dei contributi stabilite, relativamente all'anno 2004, dagli articoli 1, 2, 3 e 7 del decreto del Ministro delle comunicazioni in data 30 dicembre 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23 gennaio 2004, n. 18, sono estese, in quanto compatibili, ai contributi di cui al presente comma.

27. 600. Governo.

(Approvato)

 

Al comma 5, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Per l'anno 2005 possono accedere al contributo di cui al presente comma le persone fisiche che dimostrino di aver avuto nell'anno 2003 un reddito imponibile non superiore a 30.000 euro e di essere in regola con il canone di abbonamento radiotelevisivo. Con successivo regolamento, il Ministro delle comunicazioni dispone le modalità di concessione del contributo.

27. 20. (ex 27. 18) Rosato, Pasetto, Carbonella, Tuccillo, Giachetti, Squeglia, Lettieri.

 

Al comma 5, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Per l'anno 2005 possono accedere al contributo di cui al presente comma le persone fisiche che dimostrino di aver avuto nell'anno 2003 un reddito imponibile non superiore a 15.000 euro e di essere in regola con il canone di abbonamento radiotelevisivo. Con successivo regolamento, il Ministro delle comunicazioni dispone le modalità di concessione del contributo.

27. 21. (ex 27. 19) Pasetto, Rosato, Carbonella, Tuccillo, Giachetti.

 

Sopprimere il comma 6.

*27. 22. (ex *27. 32) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

 

Sopprimere il comma 6.

*27. 23. (ex*27. 38) Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

 

Al comma 6, primo periodo, sostituire le parole: 30 milioni con le seguenti: 70 milioni.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze voce: Legge n. 468 del 1978, articolo 9-ter, apportare la seguente variazione:

2005: - 40.000.

27. 24. (ex 27. 9) Alberto Giorgetti, Garnero Santanché.

 

Al comma 6, primo periodo, sostituire le parole: 30 milioni con le seguenti: 70 milioni.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze voce: Decreto legislativo n. 300 del 1999, articolo 70, comma 2, Finanziamento Agenzie fiscali (Agenzia delle entrate) (u.p.b. 6.1.2.8 - Agenzia delle entrate - capp. 3890 e 3891; 6.2.3.4 - Agenzia delle entrate - cap. 7775) apportare le seguenti variazioni:

2005: - 40.000.

27. 25. (ex 27. 10) Alberto Giorgetti, Garnero Santanchè.

Al comma 6, secondo periodo, dopo le parole: si applica aggiungere le seguenti: per apparecchi di utente per la trasmissione e la ricezione a larga banda di dati via Internet attraverso rete fissa o rete mobile.

27. 26. (ex 27. 23) Panattoni, Duca, Albonetti, Raffaldini.

 

Al comma 6, dopo le parole: qualora l'accesso alla rete fissa aggiungere le seguenti: o alla rete mobile UMTS.

27. 27. (ex 27. 7) Giudice, Romano, Fallica, Misuraca, Grimaldi.

 

Al comma 6, secondo periodo, sostituire le parole da: all'interno delle aree fino alla fine del comma con le seguenti: nei comuni il cui territorio sia ricompreso nell'area obiettivo 1 del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999, e comunque in quelli con popolazione inferiore a diecimila abitanti.

27. 601. Governo.

(Approvato)

 

Al comma 6, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Per l'anno 2005 possono accedere al contributo di cui al presente comma le persone fisiche che dimostrino di aver avuto nell'anno 2003 un reddito imponibile non superiore a 15.000 euro e di essere in regola con il canone di abbonamento radiotelevisivo. Con successivo regolamento il Ministro delle comunicazioni dispone le modalità di concessione del contributo. Le eventuali risorse derivanti dalle minori spese sostenute a seguito dell'applicazione dei requisiti di cui al precedente periodo sono destinate alla progressiva esenzione, per le associazioni e le organizzazioni senza fini di lucro nelle cui strutture sono installati apparecchi radioriceventi, destinati all'ascolto collettivo da parte dei soci o dei beneficiari delle attività delle stesse, dal pagamento del canone annuo di abbonamento alle radiodiffusioni.

27. 28. (ex 27. 17) Rosato, Pasetto, Carbonella, Tuccillo, Giachetti, Squeglia, Lettieri.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

6-bis. Allo scopo di favorire l'attività di ricerca e innovazione delle imprese italiane ed al fine di migliorarne la competitività nei processi di internazionalizzazione, sono previste le seguenti agevolazioni:

a) le imprese italiane che intendano effettuare investimenti in ricerca ed innovazione sono ammesse ad usufruire dei benefici previsti dalla legge 29 luglio 1981, n. 394, articolo 2, dalla legge 20 ottobre 1990, n. 304, articolo 3, dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, articolo 22, comma 5, e dalla legge 24 aprile 1990, n. 100, articolo 3, senza obbligo di prestazione di garanzia per la restituzione dei finanziamenti o il riacquisto delle partecipazioni fino ad un ammontare di agevolazione corrispondente all'investimento in ricerca e innovazione da effettuare nel periodo di durata del contratto;

b) nelle ipotesi di ricorso ai benefici della legge 24 aprile 1990, n. 100, articolo 3, qualora il contratto stipulato dall'impresa con la Simest s.p.a. preveda la cessione in usufrutto delle azioni da parte della Simest spa, il corrispettivo dell'usufrutto non può essere superiore al 3 percento per le imprese italiane che intendano effettuare investimenti in ricerca ed innovazione nel periodo di durata del contratto;

c) le partecipazioni acquisite dalla Simest s.p.a. ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 aprile 1990, n. 100, possono superare la quota del 25 per cento del capitale o fondo sociale della società nel caso in cui le imprese italiane intendano effettuare investimenti in ricerca ed innovazione nel periodo di durata del contratto;

6-ter. I benefici previsti dalle lettere a), b) e c) del comma 6-bis sono cumulabili.

6-quater. Le università, i parchi tecno-scientifici, gli istituti di ricerca che presentino progetti congiunti con piccole e medie imprese, comprese quelle artigiane, per l'implementazione di brevetti, ingegnerizzazione di prodotti, creazione di start up o joint venture, possono ottenere il finanziamento del 75 per cento dell'importo delle spese necessarie per la realizzazione dei relativi studi di fattibilità, il cui ammontare non può essere superiore a 200.000 euro. Qualora i progetti riguardino imprese delle regioni obiettivo I o delle aree sottoutilizzate la percentuale è elevata all'85 per cento. L'importo massimo per le finalità di cui al presente comma è di cinque milioni di euro.

6-quinquies. Gli utili derivanti dalla società partecipate all'estero di piccole e medie imprese italiane interessate in processi di internazionalizzazione non sono soggetti ad oneri fiscali, entro un limite di minore entrata per il bilancio dello Stato di una somma non superiore a 10 milioni di euro, qualora gli utili medesimi vengano reinvestiti in programmi di ricerca e sviluppo da realizzarsi sul territorio nazionale o all'estero, in collaborazione con istituti di ricerca od università italiane.

6-sexies. Le piccole e medie imprese, i singoli inventori indipendenti, le persone fisiche e gli enti non aventi scopo di lucro beneficiano della riduzione del 50 per cento delle tasse previste dal titolo IV «Proprietà industriale ed intellettuale» della tariffa delle tasse sulle concessioni governative, annessa al decreto del Ministro delle finanze del 28 dicembre 1995, con esclusione delle tasse di concessione governativa relative ai marchi, qualora non concedano licenze o cedano, a qualsiasi titolo per tre anni dalla domanda di brevetto, i diritti di proprietà industriale od intellettuale a soggetti diversi dalle piccole e medie imprese. La violazione del predetto obbligo comporta il versamento all'ufficio italiano dei brevetti e dei marchi di una somma pari a tre volte la riduzione fiscale usufruita.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze voce: decreto legislativo n. 300 del 1999, articolo 70, comma 2, finanziamento agenzie fiscali (agenzia del territorio) apportare le seguenti variazioni:

2005: - 20.000;

2006: - 20.000;

2007: - 20.000.

27. 29. (ex 27. 6) Alberto Giorgetti.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

6-bis. Nell'ambito del Fondo di cui all'articolo 61, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, una quota pari al 10 per cento della dotazione prevista dall'articolo 27, comma 11, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, di cui all'allegato 1, per il finanziamento del prestito d'onore, è riservata alla concessione di prestiti d'onore per un importo pro capite non superiore a 50.000 euro, a favore di giovani di età non superiore a 32 anni, residenti nelle aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, per progetti originali ed innovativi, articolati in modo coerente e congruo, di particolare interesse scientifico, di rilevante potenzialità applicativa nell'industria o nei servizi. Il prestito è accordato per l'elaborazione di studi di fattibilità e per attività di prototipazione, nonché per tutti gli adempimenti necessari alla creazione della struttura produttiva per la produzione in serie.

6-ter. Ai fini dell'assegnazione del prestito di cui al comma 6-bis, i progetti sono valutati da un comitato tecnico scientifico, istituito entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, da ciascuna regione nelle aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, con regolamento che definisce la composizione del comitato, i requisiti e i compensi spettanti ai membri esperti e le modalità del suo funzionamento. I comitati regionali sono altresì integrati da un rappresentante del Ministero delle attività produttive, designato d'intesa con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie e con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta un'imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

27. 30. (ex 27. 29) Magnolfi, Gambini, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi, Ventura.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

6-bis. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, presso il Ministero dell'innovazione e delle tecnologie, è istituito un Fondo rotativo per l'innovazione e la ricerca, con una dotazione pari a 10 milioni di euro per l'anno 2005, destinato alla concessione di prestiti d'onore per un importo pro capite non superiore a 50.000 euro, a favore di giovani di età non superiore a 32 anni, per progetti originali ed innovativi, articolati in modo coerente e congruo, di particolare interesse scientifico, di rilevante potenzialità applicativa nell'industria o nei servizi. Il prestito è accordato per l'elaborazione di studi di fattibilità e per attività di prototipazione, nonché per tutti gli adempimenti necessari alla creazione della struttura produttiva per la produzione in serie.

6-ter. Ai fini dell'assegnazione del prestito di cui al comma 6-bis, i progetti sono valutati da comitati tecnico-scientifici, istituiti entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, da ciascuna regione, con regolamento che definisce la composizione del comitato, i requisiti e i compensi spettanti ai membri esperti e le modalità del suo funzionamento. I comitati sono integrati da un rappresentante del Ministro per l'innovazione e le tecnologie, designato d'intesa con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

27. 31. (ex 27. 27) Magnolfi, Gambini, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Al fine di favorire, mediante le tecnologie a banda larga, lo sviluppo di reti di interscambio di informazioni e di cooperazione tra piccole e medie imprese appartenenti a un distretto industriale, di cui all'articolo 36 della legge 5 ottobre 1991, n. 317, è concesso un contributo non inferiore a 100.000 euro e non superiore a 400.000 euro a piccole e medie imprese, costituite in forma associata o di consorzio, che rappresentino non meno del 10 per cento delle imprese appartenenti ad un distretto, per progetti realizzati nell'ambito territoriale del distretto medesimo. I contributi sono attribuiti alle imprese associate, cui è affidata la gestione e la promozione dei servizi previsti dalle reti, in relazione alla capacità del progetto di favorire l'aggregazione della domanda di servizi a banda larga nonché di migliorare l'efficienza della filiera produttiva, ridurre i costi di produzione e migliorare la competitività e l'accesso ai mercati. I contributi, concessi in misura non superiore al 50 per cento del costo, documentato e documentabile, del progetto sono cumulabili con incentivi analoghi previsti da disposizioni regionali o dell'Unione europea.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

27. 32. (ex 27. 28) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi, Michele Ventura.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. 1. Al fine di assicurare adeguati flussi di cassa agli investimenti in infrastrutture a banda larga, in particolare nelle aree svantaggiate, è attribuito un contributo non inferiore a 100.000 euro e non superiore a 400.000 euro, per la realizzazione di progetti di aggregazione della domanda di servizi a banda larga da parte delle amministrazioni locali e di soggetti delle comunità locali in un ambito territoriale, non eccedente il territorio della provincia, che includa, con priorità, aree montane o insulari e distretti industriali. I progetti dovranno prevedere un unico centro di acquisto e promozione dei servizi a banda larga, costituito in forma associata o di consorzio, anche allo scopo di migliorare la capacità contrattuale dei partecipanti al progetto e l'accesso ai servizi. I contributi, attribuiti in misura non superiore al 50 per cento del costo, documentato e documentabile, del progetto sono cumulabili con incentivi analoghi previsti da disposizioni regionali o dell'Unione europea.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Imposta addizionale sugli autoveicoli del tipo Sport utility vehicles). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 è dovuta una imposta addizionale erariale, pari ad una somma compresa tra i 1.000 ed i 10.000 euro, sul possesso di un autoveicolo del tipo Sport utility vehicles. L'imposta è dovuta all'atto della prima immatricolazione anche se relativa ad autoveicoli provenienti da altro Stato.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro delle infrastrutture e trasporti, con proprio decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le caratteristiche degli autoveicoli definiti come Sport utility vehicles e le relative imposte addizionali per categorie di veicoli classificati in base alle emissioni prodotte dai relativi motori, alla cilindrata ed alle dimensioni, al fine di ottenere un gettito annuale non inferiore a 300 milioni di euro.

3. L'imposta deve essere corrisposta all'ufficio del registro territorialmente competente, in base al domicilio fiscale del soggetto nel cui interesse è richiesta l'immatricolazione, anteriormente alla presentazione della richiesta stessa. Gli uffici della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione non possono provvedere sulle richieste né rilasciare la relativa carta di circolazione senza che sia stata prodotta l'attestazione dell'avvenuto pagamento dell'imposta.

27. 33. (ex 27. 59) Magnolfi, Tocci, Folena, Fistarol, Buemi, Ventura, Pistone.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Al fine di assicurare adeguati flussi di cassa agli investimenti in infrastrutture a banda larga, in particolare nelle aree svantaggiate, è attribuito un contributo non inferiore a 100.000 euro e non superiore a 400.000 euro annui, per la realizzazione di progetti di aggregazione della domanda di servizi a banda larga da parte delle amministrazioni locali e di soggetti delle comunità locali in un ambito territoriale, non eccedente il territorio della provincia, che includa, con priorità, aree montane o insulari e distretti industriali. I progetti dovranno prevedere un unico centro di acquisto e promozione dei servizi a banda larga, costituito in forma associata o di consorzio, anche allo scopo di migliorare la capacità contrattuale dei partecipanti al progetto e l'accesso ai servizi. I contributi, attribuiti in misura non superiore al 50 per cento del costo, documentato e documentabile, del progetto sono cumulabili con incentivi analoghi previsti da disposizioni regionali o dell'Unione europea.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere i seguenti:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

Art. 37-ter. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 30 per cento.

27. 34. (ex 27. 16) Fistarol.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Per la prosecuzione del piano di e-government con le regioni e gli enti locali, è stanziata la somma di 100 milioni di euro per il 2005, 50 milioni di euro per il 2006 e 50 milioni di euro per il 2007. Le modalità di utilizzo di tali risorse sono definite con decreto di natura non regolamentare del Ministro per l'innovazione e le tecnologie, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 30 per cento.

27. 35. (ex 27. 15) Stradiotto, Misuri, Duilio, Iannuzzi, Lusetti, Molinari, Morgando, Milana, Fioravanti, Fioroni, Squeglia, Lettieri.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Per la prosecuzione del piano di e-government con le regioni e gli enti locali, è stanziata la somma di 100 milioni di euro per il 2005, 50 milioni di euro per il 2006 e 50 milioni di euro per il 2007. Le modalità di utilizzo di tali risorse sono definite con decreto di natura non regolamentare del Ministro per l'innovazione e le tecnologie, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005 la tassa sui superalcolici è aumentata del 20 per cento.

27. 37. (ex 27. 13) Cusumano, Mastella, Acquarone, Montecuollo, Ostillio, Pepe, Potenza.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Per l'anno 2005 nei confronti delle persone fisiche o giuridiche che acquistano un apparecchio idoneo a consentire la ricezione dei segnali radiofonici in tecnica digitale terrestre (T-DAB) è riconosciuto un contributo statale pari a 75 euro. All'onere derivante dalle disposizioni recate dal presente comma si provvede mediante utilizzo di quota parte, nel limite massimo di 20 milioni di euro, delle risorse di cui al comma 5.

27. 36. (ex 27. 41) De Laurentiis, Peretti, Liotta, Romano.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Nello stato di previsione del Ministero delle comunicazioni, è istituito, con una dotazione finanziaria pari a 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006, un Fondo per la promozione e la realizzazione di aree all digital e servizi di T-Government sulla piattaforma della televisione digitale terrestre.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze voce: Decreto legislativo n. 300 del 1999, articolo 70, comma 2, Finanziamento Agenzie fiscali (Agenzia delle entrate) (u.p.b. 6.1.2.8 - Agenzia delle entrate - capp. 3890 e 3891; 6.2.3.4 - Agenzia delle entrate - cap. 7775) apportare le seguenti variazioni:

2005: - 30.000;

2006: - 30.000.

27. 38. (ex 27. 8) Alberto Giorgetti, Garnero Santanchè.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. L'intervento di cui all'articolo 4, comma 181, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è prorogato per gli anni 2005, 2006 e 2007. Il limite di spesa per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 è fissato in 95 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

27. 39. (ex 27. 21) Giulietti, Chiaromonte, Grignaffini, Capitelli, Buffo, Carli, Lolli, Martella, Sasso, Tocci, Melandri.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. I benefici di cui all'articolo 4, comma 181, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, con le modalità di cui al relativo decreto attuativo e nelle forme previste dai commi 182, 183, 184, 185, 186, 189 della medesima legge n. 350 del 2003, sono prorogati per gli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze voce: decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'Organizzazione del Governo a norma dell'articolo Il della Legge 15 marzo 1997, n. 59, articolo 70, c. 2: Finanziamento Agenzie Fiscali (Agenzia delle Entrate) (6.1.2.8 - Agenzia delle Entrate - cap. 3890, 3891 6.2.3.4 - Agenzia delle Entrate cap. 7775):

2005: - 95.000;

2006: - 95.000;

2007: - 95.000.

27. 40. (ex 27. 40) De Laurentiis, Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Istituzione del Programma «lotta al digital divide internazionale»). 1. È istituito a partire dal 1o gennaio 2005, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il programma sperimentale per gli anni 2005 e 2006 denominato «Lotta al digital divide internazionale» le cui finalità sono la promozione e il sostegno a progetti e interventi per:

a) favorire una maggiore diffusione di infrastrutture tecnologiche;

b) favorire la conoscenza nei paesi in via di sviluppo delle potenzialità connesse all'accesso alla rete e ad altre fonti di informazione;

c) favorire la cooperazione formativa ed industriale nei paese in via di sviluppo con particolare attenzione alla diffusione delle conoscenze informatiche e linguistiche necessarie;

d) incentivare la diffusione di accessi pubblici e di nuove tecnologie individuando le modalità necessarie atte a conciliarsi con gli interventi nei settori tradizioni;

e) creare e valorizzare un'industria tecnologica locale in grado di tutelare le culture originarie e la loro diffusione, e di evitare fenomeni di obsolescenza tecnologia e scientifica;

f) valorizzare e sviluppare centri di ricerca in loco e maggiormente funzionali alle diverse esigenze locali;

g) promuovere la diffusione di sistemi open source, free software e di applicazioni locali nella lingua nazionale dei diversi paesi in via di sviluppo;

h) sostenere la creazione di network educativi nazionali o internazionali per l'istruzione a distanza.

2. Il programma si dota di un centro tecnico di sostegno e di un comitato di controllo ed indirizzo, nonché di ulteriori strutture ritenute necessarie per lo svolgimento della propria missione. Il programma si articola per piani operativi. Entro il 1o aprile di ogni anno, con delibera del Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, e sentito il parere consultivo del centro tecnico di sostegno ed il parere vincolante del comitato di controllo ed indirizzo vengono indicati i settori di intervento, le campagne e gli obiettivi dei piani operativi del Programma, nonché la ripartizione delle risorse del fondo di cui al comma 6.

3. È istituito il centro tecnico di sostegno al programma a cui il comma 2. Il centro tecnico di sostegno svolge funzione di informazione all'esterno delle finalità, obiettivi ed iniziative del programma. Svolge altresì funzione di consulenza, coordinamento, promozione e supporto tecnico per l'attuazione del programma, favorendo la raccolta dei dati delle diverse iniziative, promovendo ricerche e sviluppando relazioni in sede comunitaria ed internazionale. Il centro tecnico di sostegno fornisce informazioni e pareri al comitato di controllo ed indirizzo relativamente all'attuazione delle campagne e delle diverse iniziative indicate dai piani operativi del programma. Il centro tecnico di sostegno è composto da quindici membri, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il 31 gennaio 2005 e scelti tra persone con qualificata esperienza professionale. I membri del centro tecnico di sostegno rimangono in carica tre anni. Il centro tecnico di sostegno può avvalersi della collaborazione di esperti delle amministrazioni dello Stato, degli enti pubblici e degli enti locali. Il centro tecnico di sostegno trasmette annualmente al Presidente del Consiglio dei ministri, al Comitato di controllo ed indirizzo, alle principali forze politiche, sociali e del volontariato una relazione generale sull'attuazione dei piani operativi.

4. Il comitato di controllo ed indirizzo individua le modalità operative ed i soggetti pubblici e privati utili per l'attuazione delle campagne e delle iniziative indicate dai piani operativi del Programma, dotandosi altresì di un proprio regolamento di gestione e di un codice di condotta. Il regolamento di gestione e il codice di condotta sono attuativi dopo approvazione, con decreto, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri. Il comitato di controllo ed indirizzo ogni anno valuta all'interno degli obiettivi, interventi e campagne indicate dai piani operativi del programma, possibile nuove ripartizioni delle risorse del fondo di cui al comma 6. Il comitato di controllo ed indirizzo promuove ogni due anni in accordo con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il Ministro degli affari esteri una conferenza nazionale per esporre e confrontare i principali interventi svolti e finanziati dal programma. Il comitato di controllo ed indirizzo promuove ogni anno in accordo con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il Ministro degli affari esteri una conferenza internazionale per esporre e confrontare i principali interventi svolti e finanziati dal programma. Il comitato di controllo ed indirizzo è composto da 13 membri, scelti tra persone con qualificata esperienza professionale e rimangono in carica tre anni. I membri non sono rieleggibili e sono indicati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro il 31 gennaio 2005, secondo i seguenti criteri:

a) tre rappresentanti rispettivamente nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro per l'innovazione e le tecnologie, dal Ministro degli affari esteri;

b) tre rappresentanti delle principali e più rappresentative organizzazioni sindacali firmatari di accordi nazionali;

c) sette rappresentanti delle principali associazioni di volontariato, riconosciute ai sensi della legge n. 490 del 1992 e operanti sull'intero territorio nazionale con esperienze pluriennali nel settore dell'innovazione tecnologica e nella cooperazione internazionale.

5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il Programma si dota di tutte le strutture necessarie a svolgere funzioni organizzative, di segreteria e di rappresentanza. Una parte delle risorse del fondo di cui al comma 6, fino ad un massimo del 5 per cento dell'intero fondo, sono destinate alle strutture del programma di cui al presente articolo.

6. È istituito presso la Presidenza del Consiglio un apposito fondo di 50 milioni di euro per il 2005 e di 50 milioni di euro per il 2006, denominato «Fondo per la lotta al digital divide internazionale» destinato esclusivamente al funzionamento del programma e alla realizzazione delle sue finalità.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze:

voce: legge n. 468 del 1978, articolo 9-ter: Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi di natura corrente« apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000;

voce Decreto legislativo n. 300 del 1999, articolo 70, comma 2: Agenzia delle entrate:

2006: - 50.000.

27. 01. (ex 27. 0134) Folena, Magnolfi, Panattoni.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Istituzione del Programma «lotta al digital divide internazionale»). 1. È istituito a partire dal 1o gennaio 2005, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il programma sperimentale per gli anni 2005 e 2006 denominato «Lotta al digital divide internazionale» le cui finalità sono la promozione e il sostegno a progetti e interventi per:

a) favorire una maggiore diffusione di infrastrutture tecnologiche;

b) favorire la conoscenza nei paesi in via di sviluppo delle potenzialità connesse all'accesso alla rete e ad altre fonti di informazione;

c) favorire la cooperazione formativa ed industriale nei paese in via di sviluppo con particolare attenzione alla diffusione delle conoscenze informatiche e linguistiche necessarie;

d) incentivare la diffusione di accessi pubblici e di nuove tecnologie individuando le modalità necessarie atte a conciliarsi con gli interventi nei settori tradizioni;

e) creare e valorizzare un'industria tecnologica locale in grado di tutelare le culture originarie e la loro diffusione, e di evitare fenomeni di obsolescenza tecnologia e scientifica;

f) valorizzare e sviluppare centri di ricerca in loco e maggiormente funzionali alle diverse esigenze locali;

g) promuovere la diffusione di sistemi open source, free software e di applicazioni locali nella lingua nazionale dei diversi paesi in via di sviluppo;

h) sostenere la creazione di network educativi nazionali o internazionali per l'istruzione a distanza.

2. Il programma si dota di un centro tecnico di sostegno e di un comitato di controllo ed indirizzo, nonché di ulteriori strutture ritenute necessarie per lo svolgimento della propria missione. Il programma si articola per piani operativi. Entro il 1o aprile di ogni anno, con delibera del Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, e sentito il parere consultivo del centro tecnico di sostegno ed il parere vincolante del comitato di controllo ed indirizzo vengono indicati i settori di intervento, le campagne e gli obiettivi dei piani operativi del Programma, nonché la ripartizione delle risorse del fondo di cui al comma 6.

3. È istituito il centro tecnico di sostegno al programma a cui il comma 2. Il centro tecnico di sostegno svolge funzione di informazione all'esterno delle finalità, obiettivi ed iniziative del programma. Svolge altresì funzione di consulenza, coordinamento, promozione e supporto tecnico per l'attuazione del programma, favorendo la raccolta dei dati delle diverse iniziative, promovendo ricerche e sviluppando relazioni in sede comunitaria ed internazionale. Il centro tecnico di sostegno fornisce informazioni e pareri al comitato di controllo ed indirizzo relativamente all'attuazione delle campagne e delle diverse iniziative indicate dai piani operativi del programma. Il centro tecnico di sostegno è composto da quindici membri, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il 31 gennaio 2005 e scelti tra persone con qualificata esperienza professionale. I membri del centro tecnico di sostegno rimangono in carica tre anni. Il centro tecnico di sostegno può avvalersi della collaborazione di esperti delle amministrazioni dello Stato, degli enti pubblici e degli enti locali. Il centro tecnico di sostegno trasmette annualmente al Presidente del Consiglio dei ministri, al Comitato di controllo ed indirizzo, alle principali forze politiche, sociali e del volontariato una relazione generale sull'attuazione dei piani operativi.

4. Il comitato di controllo ed indirizzo individua le modalità operative ed i soggetti pubblici e privati utili per l'attuazione delle campagne e delle iniziative indicate dai piani operativi del Programma, dotandosi altresì di un proprio regolamento di gestione e di un codice di condotta. Il regolamento di gestione e il codice di condotta sono attuativi dopo approvazione, con decreto, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri. Il comitato di controllo ed indirizzo ogni anno valuta all'interno degli obiettivi, interventi e campagne indicate dai piani operativi del programma, possibile nuove ripartizioni delle risorse del fondo di cui al comma 6. Il comitato di controllo ed indirizzo promuove ogni due anni in accordo con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il Ministro degli affari esteri una conferenza nazionale per esporre e confrontare i principali interventi svolti e finanziati dal programma. Il comitato di controllo ed indirizzo promuove ogni anno in accordo con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il Ministro degli affari esteri una conferenza internazionale per esporre e confrontare i principali interventi svolti e finanziati dal programma. Il comitato di controllo ed indirizzo è composto da 13 membri, scelti tra persone con qualificata esperienza professionale e rimangono in carica tre anni. I membri non sono rieleggibili e sono indicati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro il 31 gennaio 2005, secondo i seguenti criteri:

a) tre rappresentanti rispettivamente nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro per l'innovazione e le tecnologie, dal Ministro degli affari esteri;

b) tre rappresentanti delle principali e più rappresentative organizzazioni sindacali firmatari di accordi nazionali;

c) sette rappresentanti delle principali associazioni di volontariato, riconosciute ai sensi della legge n. 490 del 1992 e operanti sull'intero territorio nazionale con esperienze pluriennali nel settore dell'innovazione tecnologica e nella cooperazione internazionale.

5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il Programma si dota di tutte le strutture necessarie a svolgere funzioni organizzative, di segreteria e di rappresentanza. Una parte delle risorse del fondo di cui al comma 6, fino ad un massimo del 5 per cento dell'intero fondo, sono destinate alle strutture del programma di cui al presente articolo.

6. È istituito presso la Presidenza del Consiglio un apposito fondo di 50 milioni di euro per il 2005 e di 50 milioni di euro per il 2006, denominato «Fondo per la lotta al digital divide internazionale» destinato esclusivamente al funzionamento del programma e alla realizzazione delle sue finalità.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero affari esteri apportare la seguente variazione:

2005: - 50.000;

2006: - 50.000.

27. 02. (ex 27. 074) Folena, Calzolazio, Ranieri, Spini, Cabras, Crucianelli, Fassino, Fumagalli, Melandri, Sereni.

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Al fine di realizzare progetti di ricerca e sperimentazione per l'utilizzo della rete elettrica come sistema di trasmissione in larga banda e ridurre il «digital-divide» è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro. Con decreti del Ministro delle attività produttive sono definiti criteri e procedure entro sessanta giorni dall'approvazione della presente legge.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000;

2007: - 10.000.

27. 03. (ex 27. 061) Tocci, Quartiani, Magnolfi, Cialente, Pinotti, Pistone, Grignaffini, Martella, Buffo, Carli, Capitelli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Sasso.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Programma di incentivi per lo sviluppo del software libero da parte delle imprese). 1. Presso il Ministero delle attività produttive è istituito un Fondo denominato «Fondo per l'incentivazione dello sviluppo del software libero», con una dotazione pari a 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007. Il Fondo è utilizzato per finanziare lo sviluppo di software applicativi appartenenti alla categoria del software libero o a codice sorgente aperto da parte di imprese pubbliche o private.

2. Il Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie predispone annualmente un regolamento per l'accesso ai finanziamenti che non possono superare il 50 per cento delle spese effettivamente sostenute per lo sviluppo del software. Il regolamento prevede l'istituzione di una apposita commissione valutativa, i cui membri sono scelti tra personalità appartenenti al mondo accademico che abbiano esperienze comprovate nel campo dello sviluppo del software. Della commissione fa parte anche un rappresentante per ciascuno dei Ministeri interessati.

3. Il Ministero delle attività produttive predispone un apposito sito Internet, con funzione di repository, tramite il quale rendere pubblici i codici sorgenti, gli eseguibili e la documentazione dei software presentati per i finanziamenti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze:

a) voce legge n. 468 del 1978 articolo 9-ter: Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi di natura corrente« apportare le seguenti variazione:

2005: - 80.000.

b) voce: Decreto legislativo n. 300 del 1999 articolo 70, comma 2: Agenzia delle entrate:

2006: - 80.000;

2007: - 80.000.

27. 04. (ex 27. 069) Folena, Magnolfi, Panattoni.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Sito Internet per il software libero prodotto dalle amministrazioni pubbliche). - 1. Il Ministero degli interni predispone un sito Internet, in funzione di repository, in cui far confluire i codici sorgenti, gli eseguibili e la documentazione dei software, appartenenti alla categoria del software libero o a codice sorgente aperto, prodotti dalle pubbliche amministrazioni o per conto di queste.

2. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto, su proposta del Ministro dell'interno, dispone che tutte le pubbliche amministrazioni depositino il codice sorgente, gli eseguibili e la documentazione dei software liberi o a sorgente aperto prodotti da esse o per conto di esse nel sito di cui al comma 1, con esclusione dei software in capo alle forze armate e di polizia, ai servizi di sicurezza e al Ministero dell'interno o loro emanazioni che rivestano particolare importanza per la sicurezza dello Stato.

3. Il sito Internet di cui al comma 1 non può prevedere meccanismi tecnici che impediscano la consultazione ovvero la restringano a particolari categorie di utenti.

4. Per la realizzazione e il mantenimento del sito di cui al comma 1 è autorizzata, per l'anno 2005, la spesa di 500.000 euro, per l'anno 2006 la spesa di 250.000 euro, per l'anno 2007 la spesa di 100.000 euro, da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dell'interno per ciascuno degli anni corrispondenti.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze voce: Decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'organizzazione del Governo, a norma dell'articolo Il della legge 15 marzo 1997, n. 59 - Articolo 70, comma 2, finanziamento agenzie fiscali (Agenzia delle entrate) (6.2.3.4 Agenzia delle entrate cap. 7775) apportare le seguenti variazioni:

2005: - 500;

2006: - 250;

2007: - 100.

27. 05. (ex 27. 068) Folena, Magnolfi, Panattoni.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Credito di imposta per favorire la diffusione della larga banda Internet). - 1. Gli organismi di telecomunicazioni di cui alla lettera e) del comma 1 dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 19 settembre 1997, n. 318, che realizzano infrastrutture telematiche atte alla trasmissione e ricezione dei dati a larga banda via cavo per l'offerta di servizi Internet al pubblico, usufruiscono, per gli anni 2005 e 2006, di un credito di imposta pari al 30 per cento delle spese effettivamente sostenute per la realizzazione delle opere predette, qualora queste siano realizzate nel territorio dei comuni localizzati nei territori di cui all'obiettivo I del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio. La concessione del credito di imposta è disposta entro il limite di spesa di 250 milioni di euro per l'anno 2005 e di 400 milioni di euro per l'anno 2006.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente articolo:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge le aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il calcolo dell'imposta sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio, sono uniformemente incrementate del 5 per cento.

27. 06. ( ex 27. 071) Folena, Magnolfi, Panattoni.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Agevolazioni per favorire la ricerca e l'innovazione digitale nel settore privato).- 1. Alle imprese che svolgono attività industriale ai sensi dell'articolo 2195, comma primo, del codice civile, in attività alla data di entrata in vigore della presente legge, è concesso un credito di imposta pari al 10 per cento delle spese totali sostenute per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione digitale ammesse dalla vigente disciplina comunitaria per gli aiuti di Stato in materia, destinate ad introdurre rilevanti avanzamenti tecnologici finalizzati a nuovi prodotti o processi produttivi o al miglioramento di prodotti o processi produttivi già esistenti.

2. Gli investimenti devono riguardare spese per la ricerca e l'innovazione digitale effettuate in centri situati nel territorio dello Stato.

3. L'agevolazione è riconosciuta a seguito di valutazione ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 297, e non è cumulabile con altre agevolazioni previste per attività di ricerca e sviluppo da norme statali, regionali o comunitarie o comunque concesse da enti ed istituzioni pubblici.

4. Ai fini di cui al comma 1, l'attestazione di effettività delle spese sostenute è rilasciata dal presidente del collegio sindacale ovvero, in mancanza, da un revisore dei conti o da un professionista iscritto nell'albo dei revisori dei conti, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali o in quello dei consulenti del lavoro, nelle forme previste dall'articolo 13, comma 2, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, e successive modificazioni, ovvero dal responsabile del centro di assistenza fiscale.

5. L'incentivo di cui al presente articolo si applica nel limite massimo di 400 milioni di euro annui alle spese sostenute nei dieci periodi d'imposta successivi a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge.

Conseguentemente, all'articolo 36, comma 17, sostituire le parole: 500 milioni di euro con le seguenti: 900 milioni di euro per il 2005 e pari a 400 milioni di euro a decorrere dal 2006:

27. 07. (ex 27. 0133) Realacci, Morgando, Colasio, Vernetti, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1 All'articolo 11, della legge 25 febbraio 1987, n. 67, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:

1-bis. Alle concessionarie radiofoniche private in ambito nazionale a carattere comunitario che trasmettono i propri programmi per non meno del 50 per cento delle ore di trasmissione tra le 7 e le 20, oltre a quanto previsto dal comma 1, viene corrisposto, a cura del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un ulteriore contributo annuo fisso pari al 40 per cento dei costi risultanti dal bilancio dell'anno precedente e comunque non superiore a 500.000,00 euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.000;

2006: - 1.000;

2007: - 1.000.

27. 08. (ex 27. 075) Bianchi Clerici, Caparini, Pagliarini, Sergio Rossi.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. All'articolo 16 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, alinea, le parole: «1o gennaio 2000» sono sostituite dalle seguenti: «1o gennaio 2005»;

b) al comma 1, lettera b), dopo le parole «residence turistico-alberghieri con 4 stelle» sono aggiunte le seguenti: «con un numero di appartamenti superiore a venticinque»;

c) al comma 1, lettera c), le parole «alberghi con 4 e 3 stelle e pensioni con 3 stelle» sono sostituite dalle seguenti: «alberghi con 4 e 3 stelle, pensioni con 3 stelle e residence turistico-alberghieri con 4 e 3 stelle» e le parole «residence turistico-alberghieri con 3 stelle» sono soppresse;

d) al comma 1, lettera c), è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Agli alberghi con 4 e 3 stelle, pensioni con 3 stelle, residence turistico-alberghieri con 4 e 3 stelle con numero di televisori superiore a dieci si applica il comma 1-bis»;

e) al comma 1, lettera d), dopo le parole «alberghi con 4 e 3 stelle» sono aggiunte le seguenti: «residence turistico-alberghieri con 4 e 3 stelle» e le parole «pensioni e locande» sono sostituite dalle seguenti: «alberghi, pensioni, locande e residence turistico-alberghieri»;

f) al comma 1, lettera e), le parole: «strutture ricettive» sono sostituite dalla seguente: «soggetti»;

g) dopo il comma 1 sono aggiunti i seguenti:

«1-bis. Il canone di abbonamento per gli alberghi con 4 o 3 stelle, per le pensioni con 3 stelle e per i residence turistico-alberghieri con 4 e 3 stelle di cui alla lettera c) del comma 1, è ridotto: di 50 punti percentuali quando il numero di televisori è pari a 11; di 40 punti percentuali quando il numero di televisori è pari a 12; di 30 punti percentuali quando il numero di televisori è pari a 13; di 20 punti percentuali quando il numero di televisori è pari a 14; di 10 punti percentuali quando il numero di televisori è pari a 15.

1-ter. Il canone di abbonamento per i soggetti di cui alle lettere a), b), c) e d) del comma 1, con aperture non superiore ai nove mesi nell'anno solare, è dovuto in rapporto ai mesi d'apertura».

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.500;

2006: - 1.500;

2007: - 1.500.

27. 09. (ex 36. 078.) Zeller, Brugger, Detomas, Widmann, Collè.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Le risorse, pari a 10 milioni di euro, stanziate per l'anno 2004 dall'articolo 3 comma 2-ter, del decreto legge 24 settembre 2002, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 novembre 2002, n. 265, quale contributo e finanziamento per la realizzazione di programmi di dotazione infrastrutturale diportistica, sono utilizzate, per un importo pari a 5 milioni di euro, per il finanziamento delle attività inerenti alla programmazione e realizzazione del sistema integrato di trasporto denominato «Autostrade del mare», di cui al Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, approvato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2001, nonché, per i restanti 5 milioni di euro, per il finanziamento del Piano per la rete portuale turistica nazionale di cui alla delibera CIPE 13 novembre 2003, n. 83. L'utilizzo di tali risorse non è subordinato all'emanazione del regolamento di cui all'articolo 3, comma 2-quater, del citato decreto-legge 24 settembre 2002, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 novembre 2002, n. 265».

27. 010. (ex 27. 83) Peretti, Liotta, Romano.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per gli interventi inerenti all'infrastruttura ferroviaria del sistema Alta velocità/Alta capacità come previsto dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289, (legge finanziaria 2003), articolo 75, è disposto uno stanziamento di 3,2 milioni di euro per l'anno 2005 per la linea alta capacità terzo valico Genova-Milano.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione.

2005: - 3.200.

27. 011. (ex 27. 086) Mazzarello.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per gli interventi inerenti all'infrastruttura ferroviaria del sistema Alta velocità/Alta capacità come previsto dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289, (legge finanziaria 2003), articolo 75, è disposto uno stanziamento di 3,2 milioni di euro per l'anno 2005 per la linea alta capacità terzo valico Genova-Milano.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni) - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383 sono abrogati.

27. 012. (ex 27. 099.) Mazzarello, Duca, Raffaldini, Burlando, Labate, Pinotti.

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Al fine di assicurare il potenziamento dei collegamenti ferroviari trasversali Pontremolese-Civitavecchia-Orte-Falconara e Napoli-Benevento-Foggia è autorizzato un limite di impegno quindicennale di 100 milioni di euro annui a partire dal 2005.

Conseguentemente, all'articolo 29, dopo il comma 9, aggiungere il seguente:

10. Gli autocarri e gli autoveicoli uso ufficio, fino a 3.500 Kg. di massa complessiva e con più di 3 posti, corrispondono la tassa automobilistica ed usufruiscono della detrazione IVA e della deducibilità dei costi dal reddito nella medesima misura delle autovetture, come previsto dall'articolo 19-bis.1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni e integrazioni, e dall'articolo 164 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dal decreto legislativo 12 dicembre 2003, n. 344. Restano esclusi gli autocarri, per quanto concerne l'IVA e i redditi, le imprese di lavori edili, di installazione o manutenzione delle reti ferroviarie, elettriche, telefoniche, dell'acqua e del gas e le imprese agricole, per tutte le quali restano comunque ferme la strumentalità e l'inerenza, e quelle attività per cui detti veicoli costituiscono l'oggetto proprio ovvero beni senza i quali l'attività stessa non può essere esercitata.

27. 013. (ex 27. 042) Duca, Raffaldini, Albonetti, Mazzarello, Susini, Rognoni, Tidei.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Al fine di assicurare il potenziamento dei collegamenti ferroviari trasversali Pontremolese-Civitavecchia-Orte-Falconara e Napoli-Benevento-Foggia è assegnato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti lo stanziamento di 100 milioni di euro per il triennio a partire dall'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni

2005: - 100.000;

2006: - 100.000;

2007: - 100.000.

27. 014. (ex 27. 043 e 27. 089) Duca, Raffaldini, Albonetti, Mazzarello, Rognoni, Tidei.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Al fine di assicurare il potenziamento dei collegamenti ferroviari è assegnato un finanziamento di 90 milioni di euro per l'anno 2005 per il completamento della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 90.000.

27. 015. (ex 27. 044) Tidei.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per il raddoppio dell'intero tracciato, con priorità per la nuova galleria di valico, della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese) è autorizzata la spesa di 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 150.000;

2006: - 150.000;

2007: - 150.000.

27. 016. (ex 27. 0100) Mazzarello, Duca, Raffaldini, Albonetti, Burlando, Labate.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per la progettazione della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese) è autorizzata la spesa di 40 milioni di euro per l'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 40.000.

27. 017. (ex 27. 045) Mazzarello, Duca, Raffaldini, Albonetti, Rognoni, Susini, Burlando, Labate.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per la progettazione delle opere mancanti della linea ferroviaria Pontremolese è autorizzata la spesa di 35 milioni di euro per l'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 35.000.

27. 018 (ex 27. 020) Raffaldini, Mazzarello.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per la realizzazione degli investimenti sulla linea ferroviaria Parma-Suzzara-Poggio Rusco, tratta della direttrice Tirreno-Brennero, è autorizzata la spesa di 300 milioni di euro per l'anno 2005.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2005: - 300.000.

27. 019. (ex 27. 021) Raffaldini.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per il completamento delle strade statali rientranti nel piano generale dei trasporti e l'adeguamento infrastrutturale del porto di Livorno è disposto il finanziamento all'Anas per i lavori riguardanti la strada statale n. 1 Aurelia, variante di Livorno, Lotto 0, tratto Maroccone-Chioma, il cui progetto definitivo è contenuto nella legge obiettivo 21 dicembre 2001, n. 443, e decreto legislativo del 20 agosto 2002, n. 190.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 135.000;

2006: - 135.000;

2007: - 135.000.

27. 020. (ex 27. 097) Susini, Michele Ventura, Buffo.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Per la realizzazione del programma di intervento complessivo per la realizzazione della metropolitana automatica di Bologna è autorizzata una ulteriore spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2005, 15 milioni di euro per l'anno 2006 e 15 milioni di euro per l'anno 2007.

Conseguentemente all'articolo 37, tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 15.000;

2007: - 15.000.

27. 021. (ex 27. 092) Grandi.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi straordinari per il trasporto intermodale delle merci) 1. Per il finanziamento di interventi relativi allo sviluppo dell'intermodalità nel trasporto merci è autorizzato, a seguito della stipula di un contratto di programma tra il Ministero dell'economia e delle finanze e le Ferrovie dello Stato S.p.A, l'ulteriore spesa di 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, finalizzata al finanziamento di investimenti volti a:

a) adeguare le infrastrutture ferroviarie finalizzate all'utilizzo di carri ferroviari di tipo speciale, ultrabassi per carico TIR;

b) collegare i principali porti alla rete ferroviaria nazionale.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella C, ridurre gli importi relativi a tutte le rubriche in misura pari all'1 per cento per ciascuno degli anni 2005, 2006, 2007.

27. 022. (ex 27. 0106) Rosato, Pasetto, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1.(Fondo riequilibrio modale). - 1. Al fine di incentivare il riequilibrio modale è istituito un fondo di riequilibrio modale al quale possono accedere le imprese che intendono realizzare raccordi ferroviari, consorzi di imprese in caso di raccordi che alimentano più utilizzatori, le società di trasformazione urbana, purché a maggioranza privata, nonché i consorzi di ricerca, fino al settanta per cento del costo di realizzazione e di adeguamento dei propri raccordi ferroviari o di ricerca per l'innovazione ferroviaria.

2. La spesa prevista nel triennio 2005-2007 è di 100 milioni di euro, di cui 10 milioni nel 2005, 40 milioni nel 2006 e 50 milioni nel 2007.

3. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti emana un regolamento di attuazione e con propri decreti stabilisce le modalità di erogazione dei predetti finanziamenti tenendo conto dei volumi di traffico spostati dalla strada alla ferrovia.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 40.000.

2007: - 50.000.

27. 023. (ex 27. 025) Albonetti, Duca, Raffaldini, Buffo.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1.(Finanziamento di interventi per la messa in sicurezza delle strade statali nazionali). - 1. Per la messa in sicurezza della strade statali nazionali è autorizzata la spesa di euro 200.000.000 per ciascuno degli anni 2005, 2006, 2007. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con la Conferenza unificata Stato-regioni, tenendo conto degli indicatori annualmente forniti dall'ACI sullo stato di sicurezza delle diverse strade nazionali, provvede all'individuazione delle strade su cui intervenire prioritariamente.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 200.000;

2006: - 200.000;

2007: - 200.000.

27. 024. (ex 27. 050) Rosato, Pasetto, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi per il risanamento e lo sviluppo del trasporto pubblico locale nonché per il potenziamento del trasporto rapido di massa) - 1. Al fine di potenziare il trasporto rapido di massa è istituito il fondo per il risanamento e lo sviluppo del trasporto pubblico locale. Il fondo è così ripartito: un terzo alle regioni, da destinarsi al contributo per l'indicizzazione dei contratti di servizio del trasporto pubblico locale, ad esclusione di quelli inerenti i servizi ferroviari; un terzo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di costituire apposito fondo da destinarsi all'abbassamento dell'età media del parco autobus e del materiale rotabile urbano su ferro, anche utilizzando procedure di finanziamento innovative, ed un terzo agli enti locali, da destinarsi allo sviluppo del trasporto pubblico locale e della mobilità sostenibile e per l'indicizzazione dei corrispettivi per i servizi aggiuntivi dagli stessi erogati.

2. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, vengono stabiliti i criteri e le modalità di ripartizione delle risorse di cui al comma precedente, tenuto conto anche di criteri di premialità che incentivino il progressivo miglioramento del rapporto ricavi-costi e della qualità di servizio.

3. Al fondo di cui al comma 1 affluiscono le risorse derivanti dall'incremento dell'accisa sui carburanti pari ad euro 0,03 per litro ai sensi della legge 28 dicembre 1995, n. 549 e successive modificazioni.

4. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano alle regioni a statuto ordinario, alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e di Bolzano.

*27. 025. (ex *27. 0129) Sgobio, Pistone, Bellillo, Maura Cossutta.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi per il risanamento e lo sviluppo del trasporto pubblico locale nonché per il potenziamento del trasporto rapido di massa) - 1. Al fine di potenziare il trasporto rapido di massa è istituito il fondo per il risanamento e lo sviluppo del trasporto pubblico locale. Il fondo è così ripartito: un terzo alle regioni, da destinarsi al contributo per l'indicizzazione dei contratti di servizio del trasporto pubblico locale, ad esclusione di quelli inerenti i servizi ferroviari; un terzo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di costituire apposito fondo da destinarsi all'abbassamento dell'età media del parco autobus e del materiale rotabile urbano su ferro, anche utilizzando procedure di finanziamento innovative, ed un terzo agli enti locali, da destinarsi allo sviluppo del trasporto pubblico locale e della mobilità sostenibile e per l'indicizzazione dei corrispettivi per i servizi aggiuntivi dagli stessi erogati.

2. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, vengono stabiliti i criteri e le modalità di ripartizione delle risorse di cui al comma precedente, tenuto conto anche di criteri di premialità che incentivino il progressivo miglioramento del rapporto ricavi-costi e della qualità di servizio.

3. Al fondo di cui al comma 1 affluiscono le risorse derivanti dall'incremento dell'accisa sui carburanti pari ad euro 0,03 per litro ai sensi della legge 28 dicembre 1995, n. 549 e successive modificazioni.

4. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano alle regioni a statuto ordinario, alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e di Bolzano.

*27. 026. (ex *27. 0128) Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Le infrastrutture destinate al trasporto rapido di massa metropolitano realizzate, in corso di realizzazione e da realizzare, sono attribuite al demanio del comune competente per territorio, cui sono altresì trasferite a titolo gratuito le infrastrutture della medesima tipologia di proprietà dello Stato.

2. I comuni, nel rispetto della disciplina dettata dall'articolo 18 e 19 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, e successive modificazioni, per l'erogazione dei servizi metropolitani, possono affidare in concessione l'infrastruttura di cui al comma 15-bis a soggetti giuridici privati previa procedura concorsuale e per un periodo non superiore a 70 anni, ovvero conferirla ai medesimi soggetti in proprietà, fermo restando il vincolo di reversibilità gratuito a favore del concedente a scadenza del rapporto concessorio o in caso di risoluzione dello stesso. L'infrastruttura può essere altresì conferita dal comune competente in proprietà ad una società dallo stesso partecipata con quota maggioritaria, cui sono affidati compiti di gestione del patrimonio immobiliare e/o quelli previsti dall'articolo 113, comma 13, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come modificato dall'articolo 14, comma 1, lettera g), del decreto-legge del 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, fermo restando il vincolo di destinazione d'uso della stessa.

27. 027. (ex 35. 142) Milana, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Ai fini di cui all'articolo 10 della legge 26 febbraio 1992, n. 211, sono autorizzati i seguenti limiti di impegno: di 10 milioni di euro per l'anno 2005, 40 milioni di euro per l'anno 2006 e 50 milioni di euro per l'anno 2007, per la realizzazione del trasporto rapido di massa.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. (Ripristino dell'imposta di successione sui grandi patrimoni). - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

27. 028. (ex 27. 0119) Gambini.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi per il risanamento e lo sviluppo del trasporto pubblico locale). - 1. Al fine di contribuire allo sviluppo del trasporto pubblico locale, ai sensi dell'articolo 23, comma 3-bis, del decreto legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47, a partire dall' anno 2005 sono stanziati ulteriori 535 milioni di euro sulle risorse finanziarie annualmente trasferite alle Regioni in attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422.

2. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata Stato regioni, città e autonomie locali, provvede con proprio decreto, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, alla ripartizione delle risorse di cui al comma precedente. Tale ripartizione è effettuata adottando anche criteri di premialità che incentivano il progressivo miglioramento del rapporto ricavi-costi e della qualità di servizio.

3. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, valutato in 535 milioni a decorrere dall'anno 2005, si provvede mediante le maggiori entrate derivanti dalla disposizione di cui all'articolo 37-bis.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37 aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. L'articolo 13 e il comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, sono abrogati.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 10 per cento.

3. A decorrere dal 1o gennaio 2005, l'aliquota di accisa sull'alcol etilico e l'aliquota di accisa sui prodotti intermedi, di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e delle relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, sono determinate, rispettivamente, in euro 1.036, 30 per ettolitro anidro e in euro 78,63 per ettolitro.

27. 029. (ex 27. 041) Pasetto, Rosato, Carbonella, Cardinale, Gentiloni, Tuccillo, Pistone, Zanella, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi urgenti per l'adeguamento infrastrutturale e il potenziamento dei servizi di mobilità nell'area metropolitana romana). - 1. Al fine di ammodernare le infrastrutture viarie e potenziare i servizi di mobilità nell'area metropolitana di Roma, con riguardo alle peculiari esigenze di sviluppo della rete ferroviaria, di decongestionamento e messa in sicurezza della rete stradale, nonché di potenziamento dei nodi di scambio intermodali, è autorizzato un contributo straordinario in favore della Provincia di Roma pari a 100 milioni di euro per l'anno 2005 e 50 milioni di euro rispettivamente per gli anni 2006 e 2007, a titolo di concorso alla realizzazione degli interventi di cui al comma 2.

2. Il contributo straordinario di cui al presente articolo è destinato alla realizzazione, nel territorio dell'area metropolitana di Roma, di interventi orientati a:

a) potenziare e sviluppare il trasporto ferroviario provinciale, attraverso l'ammodernamento tecnologico delle linee e l'acquisizione di nuove vetture, a tal fine sono prioritariamente considerati gli interventi sulle tratte di collegamento con gli aeroporti internazionali di Fiumicino e Ciampino, nonché sulle tratte di accesso a Roma della Fr1 (Monterotondo), della Fr2 (bacino di Tivoli), della Fr4 (Castelli), della Fr6 (Colonna) e della Fr7 (Pomezia);

b) riqualificare la rete stradale, con riguardo all'esigenza di migliorare le condizioni di accessibilità e sicurezza dei cittadini; a tal fine sono prioritariamente considerati i programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST) per la realizzazione della nuova tangenziale di Frascati e della bretella di collegamento tra la strada statale Appia e la strada provinciale Divino Amore, nonché gli interventi PRUSST relativi alla Pedemontana dei Castelli;

c) realizzare o adeguare i nodi di scambio intermodali ferro/gomma, ferro/ferro e gomma/gomma, a servizio delle stazioni ferroviarie e delle stazioni di sosta per i mezzi del trasporto pubblico su gomma; in particolare, incrementare l'offerta di stelI, di sosta nei parcheggi di scambio;

d) potenziare ed estendere all'intero territorio provinciale i servizi di trasporto pubblico a chiamata per le persone diversamente abili.

3. Allo scopo di effettuare la pianificazione e la progettazione delle opere e degli interventi di cui al comma 2, è disposto un contributo straordinario alla Regione Lazio pari a 2 milioni di euro per l'anno 2005, finalizzato alla predisposizione, entro il 31 dicembre 2005, di un apposito «Progetto preliminare e definitivo dell'adeguamento del sistema della mobilità nell'area metropolitana romana», di seguito denominato «progetto». Il progetto è orientato prioritariamente ad elaborare a livello preliminare e definitivo:

a) la pianificazione, anche temporale, e lo sviluppo delle reti ferroviarie e stradali, in relazione alla situazione in atto e alle trasformazioni previste dagli strumenti urbanistici dei comuni dell'area metropolitana romana; della Provincia di Roma e della Regione Lazio;

b) il dimensionamento ottimale, la qualità del servizio e le frequenze temporali dei servizi pubblici di trasporto su ferro e su gomma ai fini di una graduale riduzione del traffico privato;

c) la localizzazione e la funzione strategica dei nodi di corrispondenza e di scambio intermodale, nonché la definizione delle relative attrezzature.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 102.000;

2006: - 50.000;

2007: - 50.000.

27. 030. (ex 27. 036) Pasetto, Milana, Giachetti, Lusetti, Rocchi, Mosella, Cardinale, Gentiloni, Tuccillo, Rosato, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. Al fine di adeguare il concorso dello Stato agli oneri finanziari che il Comune di Roma sostiene in dipendenza delle esigenze cui deve provvedere quale sede della Capitale della Repubblica per l'erogazione dei servizi di trasporto pubblico locale, a decorrere dall'anno 2005 i trasferimenti erariali correnti allo stesso spettanti sono incrementati di 60 milioni di euro.

Conseguentemente, dopo l'articolo 37, aggiungere il seguente:

Art. 37-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2005, la tassa sui superalcolici è aumentata del 7 per cento.

27. 031. (ex 27. 037) Pasetto, Carbonella, Rosato, Cardinale, Gentiloni, Lusetti, Tuccillo, Milana, Rocchi, Mosella, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi per la realizzazione delle infrastrutture per la mobilità al servizio del polo esterno della Fiera di Roma). - 1. Per la realizzazione delle infrastrutture per la mobilità al servizio del polo esterno della Fiera di Roma sono autorizzati limiti di impegno quindicennali di 1,5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005, di 4 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006 e di 5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 1.500;

2006: - 5.500;

2007: - 10.500.

27. 032. (ex 27. 038) Pasetto, Carbonella, Rosato, Cardinale, Gentiloni, Lusetti, Tuccillo, Milana, Rocchi, Mosella, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Promozione dei veicoli a trazione elettrica). - 1. Per gli anni 2005 e 2006 è riconosciuto, nei confronti degli acquirenti di nuovi veicoli a trazione elettrica, un contributo statale pari al 20 per cento del costo sostenuto, nel limite massimo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni.

2. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con successivo decreto, da emanarsi entro il 31 marzo 2005, definisce le modalità di accesso al beneficio che, in ogni caso, non può superare la spesa annua a carico dello Stato pari a 10 milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000.

27. 033. (ex 27. 0103) Pasetto, Rosato, Carbonella, Cardinale, Gentiloni, Tuccillo, Giachetti, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Promozione dei veicoli a trazione elettrica). - 1. Per gli anni 2005 e 2006, i veicoli a trazione elettrica di nuova immatricolazione sono esenti dal pagamento della tassa di iscrizione al pubblico registro automobilistico e dal pagamento delle tasse automobilistiche.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero dell'interno, apportare le seguenti variazioni:

2005: - 10.000;

2006: - 10.000.

27. 034. (ex 27. 051) Rosato, Pasetto, Carbonella, Cardinale, Gentiloni, Tuccillo, Giachetti, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. (Interventi a sostegno dei livelli occupazionali e della competitività delle imprese armatrici italiane). - 1. I benefici di cui all'articolo 52, comma 32, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, si applicano a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2005.

2. Per le finalità di cui al comma 1 sono stanziati ulteriori 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Conseguentemente, all'articolo 37, tabella A, voce: Ministero degli affari esteri apportare le seguenti variazioni:

2005: - 50.000.

27. 035. (ex 27. 0122) Rosato, Pasetto, Carbonella, Squeglia, Lettieri.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Al fine di garantire la sicurezza degli aeroporti e le attività di prevenzione dalle azioni terroristiche, nonché per le finalità di cui alle leggi 5 febbraio 1992, n. 139, 20 dicembre 1996, n. 641, 23 maggio 1997, n. 135, 1o agosto 2002, n. 166, 29 dicembre 2003, n. 376, e successive modifiche ed integrazioni, concernenti l'ammodernamento e l'ampliamento degli aeroporti nazionali, sono autorizzati, in favore di ENAC, limiti di impegno pari a complessivi 59,8 milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 29, aggiungere, in fine, il seguente comma:

10. Gli autocarri e gli autoveicoli uso ufficio, fino a 3.500 Kg. di massa complessiva e con più di 3 posti, corrispondono la tassa automobilistica ed usufruiscono della detrazione IVA e della deducibilità dei costi dal reddito nella medesima misura delle autovetture come previsto dall'articolo 19-bis.1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni e integrazioni, e dall'articolo 164 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dal decreto legislativo 12 dicembre 2003, n. 344. Restano esclusi gli autocarri, per quanto concerne l'IVA e i redditi, le imprese di lavori edili, di installazione o manutenzione delle reti ferroviarie, elettriche, telefoniche, dell'acqua e del gas e le imprese agricole, per tutte le quali restano comunque ferme la strumentalità e l'inerenza, e quelle attività per cui detti veicoli costituiscono l'oggetto proprio ovvero beni senza i quali l'attività stessa non può essere esercitata.

27. 036. (ex 27. 064) Duca, Tidei, Mazzarello, Albonetti, Panattoni, Raffaldini, Susini, Rognoni.

 

Dopo l'articolo 27, aggiungere il seguente:

Art. 27.1. - 1. Gli autocarri e gli autoveicoli uso ufficio, fino a 3.500 kg. di massa complessiva e con più di 3 posti, corrispondono la tassa automobilistica ed usufruiscono della detrazione IVA e della deducibilità dei costi dal reddito nella medesima misura delle autovetture come previsto dall'articolo 19-bis.1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni e integrazioni, e dall'articolo 164 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dal decreto legislativo 12 dicembre 2003, n. 344. Restano esclusi gli autocarri, per quanto concerne l'IVA e i redditi, le imprese di lavori edili, di installazione o manutenzione delle reti ferroviarie, elettriche, telefoniche, dell'acqua e del gas e le imprese agricole, per tutte le quali restano comunque ferme la strumentalità e l'inerenza, e quelle attività per cui detti veicoli costituiscono l'oggetto proprio ovvero beni senza i quali l'attività stessa non può

essere esercitata. Le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente comma, quantificate in 110 milioni di euro annui a partire dal 2005, vengono riassegnate ai capitoli del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Una quota pari a 60 milioni di euro a decorrere dal 2005 è destinata alla copertura delle seguenti finalità:

a) ai fini della legge 16 marzo 2001, n. 88, è autorizzato un limite di impegno decennale di 30 milioni di euro a decorre dall'anno 2004 (scadenza 2015)

b) ai fini della legge 28 dicembre 1999, n. 522, articolo 2, è autorizzato un limite d'impegno quindicennale a partire dal 2005, pari a 15 milioni di euro.

c) ai fini della legge 28 dicembre 1999, n. 522, articolo 4, è autorizzato un limite d'impegno quindicennale 15 milioni annui a partire dal 2005 (scadenza 2019)

27. 037. (ex 27. 031) Duca, Raffaldini, Mazzarello, Susini, Tidei, Albonetti, Buffo.