COMMISSIONI RIUNITE
IX (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 8a (LAVORI PUBBLICI, COMUNICAZIONI) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

COMITATO PARITETICO

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 29 novembre 2001


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La seduta comincia alle 13,40.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Pietro Lunardi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla sicurezza del trasporto aereo, il seguito dell'audizione del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Pietro Lunardi.
Ricordo che nella precedente seduta, dopo la relazione del ministro, sono seguiti gli interventi di alcuni colleghi; nella seduta odierna avranno luogo eventuali ulteriori interventi e quindi si passerà alla replica del ministro.
Avverto inoltre che l'audizione dei rappresentanti dell'Associazione dei vettori esteri IBAR, prevista per oggi alle ore 17, è rinviata ad altra data.

ANTONIO FALOMI. Signor ministro, nella sua assai sintetica relazione lei è stato tanto preciso nel formulare una proposta conclusiva in merito alla creazione di una autorità unica quanto vago e abbastanza generico nell'individuarne i presupposti. Si tratta di una proposta che, di per sé, è possibile (anche nel piano dei trasporti del precedente Governo veniva indicata questa strada ) e sulla quale da parte nostra non esistono preclusioni specifiche. Il problema consiste semmai nel comprendere da quali dati ed elementi tale ipotesi venga supportata; perché in materia di organizzazione esistono, a seconda delle situazioni, ipotesi che mirano ad unificare, a concentrare e a coordinare, ed ipotesi che tendono ad accrescere i livelli di autonomia e di decentramento. Nella rapida introduzione svolta dal ministro questi presupposti sono stati appena accennati; pertanto, mi auguro che, nella sua replica, il ministro sia più preciso.
Tra tali presupposti, a mio parere, dovrebbe essere acquisito agli atti del Comitato il rapporto predisposto dalla commissione di inchiesta ministeriale sull'incidente verificatosi a Linate, in quanto le considerazioni contenute in quel rapporto - il cui contenuto abbiamo conosciuto tramite delle anticipazioni di stampa - potrebbero essere utili al lavoro del Comitato. Pertanto, come sostenuto precedentemente dall'onorevole Pasetto, tale rapporto ritengo debba essere acquisito agli atti del Comitato in modo tale da poter valutare, nel complesso, tutti gli elementi disponibili.
Sempre in tema di presupposti in merito alla proposta di istituire un'autorità unica, vorrei dal ministro un chiarimento in ordine ad un'affermazione contenuta nella sua relazione, laddove si sostiene - a proposito della mancata armonizzazione dell'aviazione civile - che, a prescindere dall'assetto normativo, sovrapposizioni di compiti, interferenze e scarico di responsabilità fra i vari soggetti hanno lasciato insoddisfatta l'utenza nazionale e internazionale. Tale affermazione sembrerebbe, a


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mio parere, non richiedere modifiche normative; pertanto, il problema delle sovrapposizioni, della duplicazione delle competenze e lo scarico di responsabilità non sono figli dell'attuale assetto normativo e delle strutture organizzative che lo hanno predisposto. Se invece tale affermazione ha un diverso significato vorrei dal ministro un chiarimento e desidererei che si fornisse al Comitato qualche elemento ulteriore a proposito di queste sovrapposizioni di compiti e interferenze fra i vari soggetti che operano nel settore della sicurezza del trasporto aereo.
Esiste anche un altro aspetto, appena accennato dal ministro nella sua relazione, che riguarda il rapporto tra i problemi della sicurezza e i processi di liberalizzazione, avviati ormai da tempo. In questo caso, il problema che si pone è quello di comprendere che cosa si vuol dire quando si parla di carenze e limiti di questi processi di liberalizzazione e di privatizzazione del settore aereo; in particolare, quali problemi questi processi stanno ponendo sul fronte della sicurezza del trasporto aereo?
Infine, vorrei che da parte del Governo ci fosse un impegno a consentire la conclusione dei lavori di questo Comitato prima di varare un qualsiasi progetto di riassetto del settore; risulterebbe strano che la ipotizzata istituzione di un'autorità unica predisposta allo scopo di accrescere i livelli di sicurezza del trasporto aereo avvenisse in assenza di un'analisi dettagliata in ordine ai problemi di sicurezza elaborata dal Comitato.

PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande dei colleghi, do la parola al ministro Lunardi per la sua replica.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Onorevoli senatori, onorevoli deputati, tenuto conto dell'andamento della precedente seduta in merito all'indagine conoscitiva sulla sicurezza del trasporto aereo, desidero comunicarvi che intendo rapidamente rispondere ai quesiti posti; parallelamente, ho pensato di predisporre un documento - che è stato già distribuito - che raccoglie i punti salienti precedentemente trattati allo scopo di fornire, per ognuno di essi, una spiegazione esaustiva. Premetto che per motivi di tempo non leggerò né commenterò questo corposo documento; preferisco invece dibattere alcuni argomenti direttamente; se poi vi fossero delle osservazioni da svolgere in merito ai temi trattati, si può anche prevedere una prossima audizione. In tutti i casi, ritengo che il lavoro congiunto delle due Commissioni e la nostra disponibilità ad essere presenti possa continuare fino a quando il lavoro del Comitato non sia concluso.
Fin da adesso dico che non sarà sicuramente presa alcuna decisione da parte del Governo in ordine alla sicurezza del trasporto aereo se non in accordo con questo Comitato paritetico (tranquillizzo così chi era intervenuto sull'argomento); da parte nostra vi è infatti l'intenzione di andare avanti dialogando con il Comitato, elaborando e aspettandoci delle proposte dal Comitato stesso per giungere ad una conclusione condivisa da tutti: riteniamo che il problema della sicurezza del trasporto aereo sia delicato ed ognuno deve dare il suo contributo disinteressato, al di là della propria appartenenza politica. Su tutto ciò do la massima disponibilità, mia e dei miei collaboratori, a continuare a discutere in maniera dettagliata e costruttiva al fine di giungere ad una migliore definizione del problema anche, eventualmente, presentando un disegno di legge ad hoc, oppure prevedendo una modifica accettabile e condivisa da tutti della normativa esistente.
Per quanto riguarda il documento che vi è stato consegnato vi pregherei di leggerlo con la dovuta calma; potremo in seguito tornarci sopra per discutere i dettagli. Per l'immediato mi limiterei a rispondere agli interventi effettuati nella precedente seduta, chiedendo scusa in anticipo per eventuali dimenticanze: forse la cosa migliore sarebbe rispondere a caldo e non dopo un certo numero giorni.
Intanto vorrei fare una premessa: stiamo parlando di una situazione che, senza voler criticare alcuno, ho solo ereditato;


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è ovvio che bisogna verificare se esistano le possibilità di migliorarla e di poter arrivare ad una soluzione condivisibile ed efficace del problema della sicurezza del volo, degli aeroporti e di tutto il sistema in generale. Abbiamo ereditato tale situazione in un momento particolarmente delicato, a seguito degli avvenimenti dell'11 settembre, dell'incidente di Linate e di tanti altri che si sono succeduti in questo periodo, e quindi stiamo trattando l'argomento della sicurezza in un clima di emotività spinta, che non sempre aiuta a guardare con serenità a questi problemi. Faccio un esempio che non c'entra con la sicurezza del volo: abbiamo trattato il problema della riapertura del traforo del monte Bianco con il ministro francese dei trasporti Gayssot dopo l'incidente del Gottardo e potete immaginare quale fosse l'emotività del momento; le prime decisioni prese in un incontro svoltosi subito dopo l'incidente (quando si parlava di 130 morti, perché gli svizzeri avevano fornito un'indicazione completamente errata, visto che alla fine i morti sono stati 11) sono state forse sin troppo prudenziali. Come sapete, il traforo del monte Bianco sarà riaperto e quello del Frejus sarà oggetto di riconsiderazione da un punto di vista di regolazione del traffico. Una circolazione in galleria in senso bidirezionale su una canna unica è diventata pericolosa perché un camionista ubriaco può scontrarsi frontalmente contro un altro; si sta quindi impostando una revisione generale delle norme di sicurezza di attraversamento dei nostri trafori, che coinvolgono aspetti legati all'economia e alla vita dei frontalieri. Si vanno a toccare tutta una serie di aspetti delicatissimi sulla spinta dell'emozione derivata da un incidente particolarmente grave, perché un dramma che ha causato 11 morti non si può assolutamente sottovalutare. Certo, però, che più è grave la tragedia più è forte l'impressione e la reazione; in momenti del genere si possono prendere decisioni forse anche esagerate.
In questo momento ci stiamo occupando della sicurezza del trasporto aereo in un clima di particolare emozione; comunque, al di là di tutto ciò, bisogna affrontare la cosa con spirito sereno, evitando di accettare l'idea che mentre fino a qualche mese fa i nostri aeroporti erano considerati sicuri, ora improvvisamente la gente ha paura e non prende più l'aereo (ovviamente ciò non si deve solamente all'incidente di Linate ma anche agli attentati di New York e Washington). Stiamo ragionando in un clima alterato, ma ciò non significa che sia necessario rivedere sia il problema normativo sia quello organizzativo degli aeroporti, in connessione alla sicurezza del volo; bisogna affrontare il tutto nella maniera più serena possibile, senza alterare in senso emotivo i temi da trattare.
Il giorno dell'incidente sono stato presente sin dal primo momento all'aeroporto di Linate. La mattina stessa ho chiesto - presenti i presidenti di provincia e regione ed il sindaco di Milano - di mettere intorno ad un tavolo tutti i responsabili della sicurezza dell'aeroporto; erano presenti anche i gestori aeroportuali ed i rappresentanti dell'ENAC e dell'ENAV. Devo confessare che ascoltando tutti questi signori ho avuto un'impressione penosa della situazione generale, perché alla fine mi sono reso conto che tutte queste persone - forse perché di fronte ad una tragedia - tendevano a scaricare sugli altri le proprie responsabilità. Si è compreso chiaramente che di fronte a tante competenze frammentate (sei o sette nel periodo compreso tra terra e momento dello stacco dalla pista) sarebbe stato molto difficile ricostruire le responsabilità dei singoli. Di fronte a questa scena, poi ripetutasi anche la sera stessa in televisione nel corso della trasmissione Porta a porta, devo ammettere che ho avuto la reazione immediata di chiedermi se fosse giusto che continuassero ad esistere competenze così frammentate. Allo stesso tempo mi sono chiesto come fossero organizzati gli altri paesi e, in particolare, se ci fossero o meno delle autorità uniche che si interessano di garantire la sicurezza del volo. Nei giorni seguenti, da un primo esame, si è visto poi che solo in Italia esiste una situazione così frammentata. Ciò non significa che all'interno


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dell'ENAC, dell'ENAV e delle società di gestione aeroportuale vi fossero scarse competenze; anzi, ci sono persone brave e molto competenti. Al riguardo ritengo che non si trattasse di un problema di competenze quanto piuttosto di organizzazione generale.
Le normative relative alla sicurezza del volo aereo sono elaborate dall'ICAO e vengono più o meno recepite dagli enti preposti alla sicurezza nazionale; mi è sembrato perciò che non si trattasse di un problema normativo quanto piuttosto di un problema di organizzazione e di conseguenza di frammentazione di responsabilità fra i vari enti interessati alla sicurezza del volo aereo. A seguito di queste prime impressioni avute attraverso i primi contatti con queste persone che raccontavano ognuno la propria versione in maniera non omogenea, la reazione immediata è stata quella di nominare, in attesa di rivedere il sistema organizzativo e di capire in che maniera la normativa internazionale fosse stata recepita dagli enti preposti alla sicurezza del volo, una commissione ministeriale di inchiesta, anche per comprendere le ragioni per cui si era verificato l'incidente e se i sistemi di segnalazione a terra fossero idonei e conformi alle norme stabilite prima dall'ICAO e poi recepite dagli enti preposti alla sicurezza del trasporto aereo. Insieme con altre commissioni, quella ministeriale si è subito attivata e ha fornito alcuni risultati, in parte comparsi erroneamente anche sulla stampa (non si sarebbero dovuti diffondere per motivi di segretezza, visto che la magistratura fin dall'inizio aveva chiesto di secretare i risultati di qualunque inchiesta fosse stata condotta sull'accaduto).
Si possono condurre inchieste per stabilire se mancasse la segnalazione a terra mediante luci particolari e segnalazioni verticali e orizzontali. Per capire, però, come si sono svolti i fatti e la dinamica dell'incidente è importante conoscere le registrazioni delle scatole nere dei due aerei e soprattutto le conversazioni tra la torre di controllo ed i piloti. Se non si è a conoscenza di tutti questi elementi è difficile esprimere giudizi e ricostruire come si sono svolti realmente i fatti; siccome i dati delle scatole nere e le conversazioni tra piloti e torre di controllo sono a disposizione esclusivamente della magistratura, anche i risultati di un'inchiesta sommaria svolta sugli elementi a terra non forniscono niente di più di quanto non si possa desumere da un'inchiesta parziale. Una risposta completa ed esaustiva sulla dinamica dell'incidente la potrà dare la magistratura al termine della sua inchiesta e credo che qualsiasi anticipazione in questo momento potrebbe essere anche fuorviante. Penso, ad esempio, alla questione del radar di terra: alcuni ritengono che sia obbligatorio per gli aeroporti in cui si forma la nebbia, altri affermano il contrario perché lo strumento non sarebbe ancora stato testato adeguatamente. Ci sono delle inchieste parallele sulle quali la magistratura ha chiesto di mantenere il segreto per evitare di disturbare l'esito delle indagini. Eventualmente, potremmo chiedere alla magistratura che per l'inchiesta di Linate le nostre relazioni fossero disponibili per il lavoro della Commissione.
Si è pensato di realizzare l'ente unico per il trasporto aereo per reazione allo stato di incertezza dimostrato dagli stessi responsabili, che invece avrebbero dovuto fornire risposte concrete e certe. Tenete conto che però è una proposta da discutere in Commissione. La prima reazione sarebbe di chiedersi come mai in altri paesi questo organismo esiste, mentre nel nostro manca. La successiva sarebbe di pensare a come organizzarlo e di individuare i presupposti per arrivarci. Sono tutte questioni da analizzare insieme nelle prossime sedute ed anche in altre, ristrette a tecnici e a chi della Commissione avesse un interesse più specifico.
In un'altra seduta l'onorevole Pasetto aveva affermato che tendiamo a decapitare i vertici aziendali. Non vogliamo farlo e non è stato rimosso nessuno dell'ENAC e dell'ENAV. Se dovessimo intervenire sui vertici dei due istituti o su chi sta operando in questo momento e sta garantendo la sicurezza dei voli (nelle torri di


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controllo e nei sistemi a terra), faremmo un'azione di disturbo verso il personale che deve mantenere un'attenzione particolare in un lavoro molto delicato. Non far perdere la concentrazione ai due istituti significa anche non intervenire sul personale.
Appena accaduto l'incidente di Linate, nonostante abbia avuto il suggerimento di licenziare, ho preferito non farlo in attesa della costituzione nel dicastero di una commissione di studio per riorganizzare gli enti preposti alla sicurezza e per conoscere il loro grado di ricezione delle normative. La commissione del dicastero, coordinata dal professor Riggio, è composta da personalità di alta competenza tecnica, che stanno lavorando per istituire un ente unico e - nell'immediato futuro - per rivedere le funzioni degli enti per l'assistenza al volo e la sicurezza. Inoltre, essa dovrà dare da subito un segnale concreto per gli aspetti sollevati dalla stampa sulla disorganizzazione degli enti di sicurezza e sulla loro scarsa competenza e perciò lavorerà di concerto con le due Commissioni della Camera e del Senato.
Comunque, dal momento in cui sono accaduti i fatti e fino alla nuova organizzazione abbiamo previsto un tempo necessario di circa quattro mesi ed opportunamente è stato nominato un «superispettore», il generale Fornasiero, con il compito di garantire in questo «interregno» tra il passato ed il futuro del nuovo ente le ispezioni in tutti gli aeroporti e la ricezione delle indicazioni della commissione, istituita due anni fa, per l'ammodernamento dei sistemi di segnalazione a terra e di controllo del volo; oltretutto, il «superispettore» è responsabile che a breve termine tutto sia completato, evitando così di ripetere quello che è accaduto il 27 ottobre, quando, scaduta la proroga del periodo previsto per perfezionare i vari sistemi di controllo a terra dei radar negli aeroporti, l'ENAC e l'ENAV declassarono sei aeroporti italiani per non aver ottemperato alle disposizioni.

MAURO FABRIS. Volevo sapere dal ministro se è nelle condizioni di impedire altri danni dell'ENAV e se, eventualmente, ha i poteri per fermarlo.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ritengo che debbano lavorare nella massima serenità, altrimenti ci andiamo di mezzo tutti.

MAURO FABRIS. Ministro, non parlavo dei controllori ma dei vertici.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. I vertici sono sotto osservazione e nel momento in cui si cambierà saranno probabilmente riorganizzati e non saranno più gli stessi (Interruzione del deputato Panattoni).
ENAV ed ENAC continuano a lavorare con gli stessi vertici, in quanto non sono stati toccati per motivi di sicurezza. Se ci fosse tensione al vertice, probabilmente si ripercuoterebbe anche in basso. Quando sarà il momento si farà ciò che serve e la commissione deciderà come procedere e dare vita alla nuova organizzazione in modo da non disturbare il lavoro quotidiano del personale. Il «superispettore» controllerà che tutti gli aeroporti siano nelle condizioni ottimali per continuare a svolgere il proprio lavoro ed esaminerà le carenze più macroscopiche per intervenire e risolverle nel rispetto delle normative internazionali e nazionali.
A quanti hanno chiesto che cosa il dicastero avesse fatto finora, rispondo che è intervenuto istituendo una commissione che sta lavorando sulle problematiche future e che ha inoltre nominato un ispettore per garantire il mantenimento della sicurezza in questo periodo di transizione. Il nostro intervento ha l'obiettivo di rassicurare l'opinione pubblica sulla sicurezza dei voli. In questo periodo c'è stato un calo delle presenze di circa il 30 - 35 per cento; è evidente che ciò che purtroppo è successo ha influito duramente sulla psicologia degli utenti.
Rispondendo all'onorevole Pasetto sul fatto che un'agenzia unica potrebbe destabilizzare gli attuali enti, credo sia stato


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fatto il possibile proprio per evitare ciò; per quanto riguarda le responsabilità dell'ispettore e della commissione presieduta dal professor Riggio, mi sembra di aver risposto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUIGI MARTINI

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Nella precedente seduta il senatore Brutti aveva criticato il mio discorso introduttivo, ritenendolo abbastanza stringato.
Sono d'accordo con lui; tuttavia nei successivi sei mesi di lavoro della Commissione avremo modo di confrontarci meglio e vi sarò grato se da parte vostra giungeranno stimoli ed argomenti utili per le nostre future discussioni.
Concordo con l'onorevole La Starza, il quale ricordava che il problema della sicurezza del trasporto aereo è complesso e posso anche aggiungere che si è registrato un certo stato di abbandono in alcuni aeroporti; tra questi ritengo che il più trascurato sia stato quello di Linate, il quale, dopo il trasferimento di alcuni voli a Malpensa, è stato abbandonato per 8-10 mesi, e può essere che durante tale periodo siano stati trascurati tanti controlli; ciò potrà essere verificato al termine dell'indagine, così come potremo verificare le conseguenze che questa trascuratezza può aver determinato sulla funzionalità dell'aeroporto.
L'onorevole Ferro nel suo intervento ha fatto riferimento ai nove enti di Stato che operano in ogni aeroporto e alle tredici sigle sindacali presenti all'interno dell'ENAV. Ritengo che tali numeri dimostrino in modo chiaro la situazione in cui ci troviamo e la necessità di rivedere tutto il sistema, sempre però nell'ottica di un'eventuale accettazione di un ente unico. Sono d'accordo con l'onorevole Ferro in ordine alla necessità di accelerare i tempi del lavoro della commissione; da parte nostra, cercheremo di essere i più rapidi possibile. Fra l'altro, ho chiesto al professor Riggio di aiutarci in questo senso, perché prima facciamo meglio è, in quanto la sicurezza del trasporto aereo è un argomento che non può certo aspettare. In merito alla questione sollevata sempre dall'onorevole Ferro circa la predisposizione di eventuali provvedimenti «tampone» a favore dell'Alitalia, ritengo che effettivamente per tale compagnia aerea esista un problema importante, strettamente connesso con i temi della sicurezza degli aeroporti e della gestione delle aree aeroportuali; tuttavia, siamo d'accordo sulla inutilità di predisporre a questo fine dei provvedimenti «tampone»; il Governo si sta anche impegnando affinché non si ricreino situazioni come quella verificatesi nel 1997 al fine di evitare di dover rifinanziare un'azienda che non funziona come dovrebbe.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PAOLO ROMANI

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Rispondo al senatore Fabris - che sosteneva che non avessi, nell'esporre la mia relazione, detto quali fossero le mie impressioni e le mie idee in proposito - dicendo che le mie impressioni e le mie idee sono quelle che emergono da quanto detto sia nella precedente audizione sia oggi; chiaramente si tratta di impressioni che vanno confrontate e approfondite in sede di dibattito all'interno di questo Comitato paritetico. Convengo con il senatore sul fatto che sui giornali sono state riportate, in merito a ciò, delle dichiarazioni sconvenienti; da parte mia ho già impartito disposizioni ai miei collaboratori in seno al ministero, con cui ho sottolineato la necessità di prestare, prima di pronunciarsi su tali argomenti, molta attenzione al fine di evitare il ripetersi di quanto accaduto.
Per quanto concerne la domanda - sempre del senatore Fabris - se condividessi o meno le dichiarazioni rilasciate la volta precedente dal generale Fornasiero, ritengo che probabilmente, sull'argomento, il generale è stato frainteso oppure, se ha detto qualcosa, non l'ha fatto con spirito


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critico; ovviamente, all'interno degli enti, come l'ENAC e l'ENAV, vi possono essere persone più o meno competenti; è chiaro anche che se si vanno a guardare i risultati si potrebbe anche dire che le competenze non siano state elevate; però, si può anche verificare il caso in cui, a fronte di elevate competenze, vi sia un'organizzazione sbagliata; tuttavia, su tale argomento sarebbe opportuno spiegarsi meglio e i risultati ottenuti sono stati meno positivi rispetto a quelli ottenuti in altri casi.
Infine, in merito al quesito su chi decida all'interno del mio ministero - quesito posto sempre dal senatore Fabris - rispondo che, solitamente e anche per il futuro, decide il ministro. È ovvio che ogni decisione - come mi è stato detto - va presa anche in sede politica, ed io, da tecnico, mi adeguo a questa indicazione; tuttavia, rimane ferma la mia determinazione in ordine a certe decisioni: se poi occorrerà procedere ad una mediazione politica rimango, comunque, disponibile.
Che cosa sarà l'ente unico è argomento che cercheremo di comprendere insieme; quella dell'ente unico è una proposta che stiamo valutando e che, magari in futuro, sottoporremo a questo Comitato, perché sono convinto che la decisione su tale ente, tenuto conto delle competenze presenti all'interno del Comitato e all'interno del ministero (metteremo in campo i tecnici migliori e preparati), sarà frutto di un concerto; ciò ci induce a sperare che il risultato finale di questa collaborazione sarà buono. Per quanto concerne i modi di utilizzo delle risorse da parte dei gestori, si tratta di un argomento che tratteremo nel corso delle prossime audizioni.
Sono d'accordo con quanto sostiene l'onorevole Martini sulla necessità che la sicurezza in tema di traffico aereo venga monitorata dai piloti; io sono stato uno dei primi a chiedere che nelle nostre commissioni fossero presenti i piloti degli aeromobili, figure in genere un po' trascurate ma che, secondo me, sono da tenere in debita considerazione perché nella materia sono le più competenti.

ALDO SCARABOSIO. Si giocano la loro pelle!

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Appunto; e sono i più diretti interessati all'argomento, perché il tema della sicurezza li riguarda, insieme ai passeggeri, per primi: poi viene tutto il resto. Da questo punto di vista siamo particolarmente attenti nel prendere in considerazione le loro indicazioni sull'argomento come, d'altra parte, abbiamo già dimostrato in altre occasioni. Come diceva l'onorevole Martini, vi è anche la necessità di procedere ad un check tra quella che era la sicurezza in termini di traffico aereo prima dell'incidente di Linate e quella che sarà in futuro; anche questo costituisce un argomento da affrontare in maniera analitica nei prossimi incontri.
L'onorevole Panattoni chiedeva nel suo intervento come, tramite la legge finanziaria, si risponde al problema della sicurezza del traffico aereo dopo l'incidente accaduto a Linate. Rispondo sottolineando che, rispetto a quanto convenuto in precedenza (erano previsti nel disegno di legge finanziaria stanziamenti, in tema di sicurezza degli aeroporti, per circa 150 miliardi di lire), abbiamo chiesto di incrementare i fondi - nel collegato alla finanziaria - in maniera tale da disporre per quest'anno di una base di 300 miliardi di lire con cui operare, oltre ai finanziamenti di cui ENAC ed ENAV dispongono indipendentemente dalla finanziaria.

GIORGIO PASETTO. Sono diminuiti!

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Condivido in pieno quanto affermato dall'onorevole Panattoni che, in merito all'argomento, sottolineava come i tempi delle indagini fossero lunghi in rapporto alla delicatezza dell'argomento trattato; resta chiaro infatti che prima di quattro o cinque mesi non si potrà procedere ad un nuovo assetto del settore. In particolare, l'onorevole Panattoni chiedeva indicazioni su quali fossero, nell'immediato, gli interventi predisposti;


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tali interventi sono quelli che il generale Fornasiero dovrà mettere in atto considerando capillarmente tutti gli aeroporti italiani, prendendo in esame le ispezioni effettuate precedentemente e confrontandole con le raccomandazioni fatte. Pertanto, si può affermare che vi è una risposta immediata da parte del Governo al fine di garantire sicurezza nel settore; il generale Fornasiero comunque potrà successivamente fornire in merito elementi più precisi.
Anche noi, come sosteneva l'onorevole Ronchi, siamo dell'idea che occorra dare ai cittadini risposte rassicuranti; ritengo infatti che, di fronte agli interventi immediati predisposti, l'opinione pubblica abbia mostrato una reazione positiva. Ovviamente, si può sempre discutere se tali interventi che abbiamo predisposto fin dall'inizio siano risultati efficaci o meno; comunque, abbiamo cercato di agire al meglio; se poi si ritenga necessaria, anche su vostra indicazione, la predisposizione di ulteriori interventi ancora più efficaci, rimaniamo sempre disponibili.
L'aspetto relativo alle responsabilità, dal punto di vista amministrativo, sarà valutato proprio in questo periodo; tale aspetto comunque dovrà emergere dalle risposte che giungeranno dalle varie inchieste che sull'argomento si stanno conducendo.
L'onorevole Duca chiedeva quali provvedimenti fossero stati adottati per garantire i sistemi aeroportuali e l'elenco dei diversi interventi disposti da parte dei vari enti del settore; anche con riguardo a tale aspetto ritengo che il generale Fornasiero potrà essere più preciso di quanto lo possa essere io; tuttavia, è utile al riguardo il documento a cui facevo riferimento prima. L'onorevole Duca aveva anche sollevato la questione relativa alla paura con cui i passeggeri, dopo l'incidente di Linate, salgono sugli aerei; a tale proposito, ho dichiarato che gli aeroporti sono sicuri. È evidente come non si possa affermare niente di più e niente di meno, perché se si dovesse ammettere che si vola in Italia su aeroporti «a rischio» saremmo costretti a chiuderli. È ovvio poi che bisogna essere sicuri che il rischio non esista, e controllare che sia proprio così; questo è il motivo per il quale il «superispettore» sta lavorando, in modo che si possa eliminare la parola «rischio» con riferimento a qualsiasi aeroporto italiano. Anche in questo periodo di interregno, cioè di attesa di un nuovo assetto organizzativo in merito alla sicurezza del traffico aereo, dobbiamo essere convinti che gli aeroporti sono sicuri; altrimenti, dico che non dovremmo declassarli - come sostenuto tempo fa dall'ENAC e dall'ENAV - ma dovremmo addirittura chiuderli. In questi casi occorre essere molto concreti perché non esistono vie di mezzo: non ci sono aeroporti «un po' sicuri» o aeroporti «un po' a rischio», ma esistono aeroporti sicuri, mentre quelli a rischio vanno chiusi.
Infine, sempre l'onorevole Duca faceva riferimento alla dinamica dell'incidente verificatosi a Linate, soffermandosi in particolare sui tempi impiegati dai vigili del fuoco per giungere sul luogo del disastro, aspetto su cui stanno indagando i magistrati. Quello che si sa è che i vigili del fuoco non sono intervenuti nei minuti immediatamente successivi; al riguardo, i magistrati hanno assicurato di voler accelerare i tempi dell'indagine affinché, per l'incidente di Linate, non si ripetano i tempi lunghi di Ustica, ma si giunga al più presto a concludere l'inchiesta. Pertanto, solo dopo la conclusione delle indagini portate avanti dai magistrati emergeranno i dati relativi ai tempi di arrivo dei vigili del fuoco sul luogo dell'incidente.
Ho avuto anche un lungo colloquio, lunedì mattina, con gli avvocati dei parenti delle 118 vittime, in cui mi è stato riferito che delle persone sarebbero sopravvissute all'impatto ma sarebbero poi morte soffocate all'interno dell'aereo; naturalmente si tratta di elementi ancora da definire che potranno essere stabiliti dai referti legali.
Sempre l'onorevole Duca parlava delle interconnessioni tra il controllo civile e quello militare. Anche questo è un argomento delicato ed importante che lascio al generale Fornasiero per migliore chiarezza;


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non c'è dubbio, comunque, che non ci debbano essere interferenze tra i due tipi di controllo.
Credo di avere già risposto all'onorevole Lusetti, che aveva chiesto se servisse veramente un superispettore. Consegno comunque al Comitato copia della lettera che conferisce l'incarico al generale Fornasiero per ulteriori dettagli.
Sempre l'onorevole Lusetti chiedeva se la società di gestione dell'aeroporto di Linate fosse o meno responsabile per la sicurezza: la società di gestione con l'ENAC, l'ENAV ed altri enti che sono descritti in dettaglio nell'elaborato fornito al Comitato. Anche per quanto riguarda il controllo bagagli la risposta è contenuta nell'elaborato.
Un altro punto importante è costituito dagli interventi di omogeneizzazione: quando verranno riorganizzati tutti gli aeroporti, bisognerà chiedersi perché esistono aeroporti che hanno delle regole ed altri che ne hanno di diverse ed arrivare ad una omogeneizzazione sia delle normative sia dei controlli.
Il senatore Cicolani ha ribadito che è importante verificare come sia stato gestito il trasporto aereo in questi ultimi anni in attesa di preparare quello per il futuro. Inoltre ha rimarcato l'opportunità di evitare che ENAV ed ENAC perdano capacità operativa proprio in questo momento di transizione, cosa che condivido pienamente. Un altro aspetto importante, poi verificato, è costituito dal fatto che oggi esiste una grossa indeterminazione tra le zone di confine, e anche questa è una situazione che non è stata approfondita abbastanza.
Il senatore Falomi mi ha chiesto quali siano i presupposti che portano alla conclusione dell'opportunità di giungere ad un ente unico. Ho già detto che l'opzione dell'ente unico è stata presa in considerazione immediatamente visti i risultati della frammentazione delle competenze. Sul rapporto della commissione d'inchiesta ministeriale ho risposto che sarà la magistratura che deciderà se potremo mettere a disposizione della Commissione i risultati.
Per quanto riguarda la mancata armonizzazione dell'assetto normativo e della struttura organizzativa dell'aviazione civile, mi sembra, come prima impressione, che le norme sia internazionali sia nazionali siano buone, anche se non tutte le norme internazionali sono state recepite. Si tratta di capire se siamo o meno nelle condizioni di non recepire alcune norme ormai diffuse nella comunità internazionale. Credo invece che nei prossimi mesi ci sia da lavorare molto sulla struttura organizzativa.
Il processo di verbalizzazione dei voli rappresenta una novità; anche in questo caso si dovrà valutare il tutto in funzione dei lavori della commissione e del dicastero.
Nella riorganizzazione in un unico dicastero, che dovrà avvenire entro quattro o cinque mesi, ci sarà una direzione generale che si interesserà di tutto il problema della sicurezza: di sua competenza saranno la sicurezza ferroviaria, quella stradale e autostradale, la sicurezza della navigazione aerea e quella della navigazione marittima. Ognuno di questi settori avrà un responsabile e il nuovo ente unico sarà vigilato dalla direzione generale preposta per la sicurezza del volo.

MAURO FABRIS. Quindi ci sarà una sola direzione con quattro uffici.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Esatto, saranno riuniti in modo che vi siano contatti trasversali. Si tratta apparentemente di branche diverse, ma ci possono essere aspetti comuni tra loro. Questo è tutto, chiedo scusa se non ho risposto a tutti in maniera puntuale.

PRESIDENTE. Do quindi la parola al generale Fornasiero, visto che il ministro lo ha «evocato» più volte.

ANDREA FORNASIERO, Ispettore generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Da quando sono stato insediato mi sono preoccupato di acquisire


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dati sulla situazione, poiché, pur essendo stato in aeronautica per cinquant'anni, non ho avuto molto a che fare con l'aviazione civile. Tali dati, che ho acquisito anche attraverso la commissione Riggio, sono abbastanza per poter cominciare ad operare e fornire ciò che il ministro mi ha chiesto. In questo periodo, inoltre, ho tentato di coordinare alcune attività in comune tra ENAV, ENAC e gestioni aeroportuali proprio per cercare di aumentare i volumi di traffico, diminuiti dopo l'incidente di Linate e la scadenza della direttiva che dava la possibilità di aggiornare tutti gli apparati degli aeroporti del nord in caso di scarsa visibilità (cosa che si verificava praticamente ogni giorno chiudendo di fatto ogni volta gli aeroporti). Sono state individuate ulteriori procedure, sempre in sicurezza, per aumentare i volumi di traffico.
Proprio negli ultimi giorni abbiamo cominciato a controllare i vari aeroporti per vedere se erano state risolte tutte le deficienze segnalate. Certo è che, quando le manchevolezze riguardano apparati molto complessi, ci si trova davanti a tempi lunghi di realizzazione, tuttavia, se non altro, ho potuto verificare che le attività sono state portate avanti.
La commissione Riggio ha terminato tutte le audizioni e dalla prossima settimana comincerà a lavorare sul futuro assetto che intendiamo raggiungere.
Per quanto riguarda il rapporto tra controllo civile e controllo militare, non si rilevano particolari difficoltà; infatti, nella relazione riporto che c'è stata una buona collaborazione tra i due controlli. L'aeronautica militare, tramite l'installazione di nuovi mezzi, sta cercando di cedere più spazio all'aviazione civile, che ne ha bisogno. Ci sono delle difficoltà, invece, per quanto riguarda i controllori di volo: molto presto l'aeronautica si potrebbe trovare costretta a chiudere spazi di sua pertinenza perché, essendo i controllori di volo civili remunerati più del doppio di quelli militari, un numero molto consistente di questi ultimi lascia l'aeronautica. Potrebbe diventare un problema abbastanza grave, specialmente nel nord-est, dove il traffico è diviso tra aeronautica ed aviazione civile, ed in alcuni nodi particolari come Firenze o Brindisi, dove il traffico è gestito insieme. Fino a quando sono rimasto in servizio ho fatto presente al Governo il problema, chiedendo che la retribuzione militare fosse adeguata almeno a quella europea, ma risposte ancora non si sono avute; in più, proprio questa mattina, il capo di stato maggiore dell'aeronautica, che ho incontrato per motivi legati al mio nuovo incarico, mi ha comunicato che l'ENAV ha bandito un nuovo concorso, che avrà come ovvia conseguenza un nuovo esodo di controllori dall'aeronautica. Questo è l'unico motivo di frizione tra i due enti, per il resto esiste piena collaborazione, visto che i controllori siedono davanti alle stesse console nei sistemi di traffico e si può dire che non vi sono mai state discrepanze tra i due enti di controllo, anche perché tutti i controllori provengono dall'aeronautica.

PRESIDENTE. Do ora la parola al presidente della commissione tecnico-scientifica per il riassetto delle norme inerenti al settore dell'aviazione civile, Vito Riggio.

VITO RIGGIO, Presidente della commissione tecnico-scientifica per il riassetto delle norme inerenti al settore dell'aviazione civile. Come ha già detto prima il ministro, faremo avere al Comitato sia il decreto di costituzione della mia commissione sia quello che indica il ruolo specifico del generale Fornasiero. Confermo che i lavori della commissione sono iniziati l'8 novembre.
Si tratta di una commissione di studio che nel corso delle sette riunioni già svolte ha proceduto ad ascoltare tutti i soggetti coinvolti nell'ambito del settore aereo, e il cui compito è di presentare al ministro, a partire da martedì prossimo, un rapporto complessivo formulando ipotesi di riordino del settore, di tipo legislativo, o semplici aggiustamenti normativi che prevedano forme di controllo migliori rispetto a quelle attuali. In tal senso, noi manifestiamo fin d'ora la nostra disponibiltà, nel


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momento in cui si realizzeranno degli stati di avanzamento del nostro lavoro (stiamo raccogliendo informazioni chiedendo espressamente a tutti i soggetti operanti nel settore di fornire materiale documentario e proposte articolate), e se il presidente Romani lo riterrà opportuno, a tornare. Da parte dell'ENAC è giunta un'articolata proposta - fra l'altro resa nota dalla stampa - con la quale si vorrebbe procedere ad un riordino complessivo del settore. I responsabili dell'ENAV hanno, a loro volta, proposto di trasferire all'ENAC - dicendo questo soddisfo anche le perplessità manifestate dal senatore Falomi - alcune funzioni di certificazione di tipo regolativo, concentrando così in capo all'ENAV funzioni che le sono proprie, come la funzione di provider, vale a dire vendere il servizio della sicurezza a condizioni di stima di costo (e qui va introdotto anche un ragionamento sulla valutabilità di questo servizio).
In tema di legge finanziaria, in un documento ad essa allegato (a pagina 18) risulta che il trasferimento all'ENAV di un fondo di riequilibrio è stato operato dal Senato con la Nota di variazione, su disegno di legge presentato dal Governo; si tratta di una sovvenzione operata dal Tesoro, unico azionista e proprietario dell'ENAV, che non ha al momento suscitato alcuna reazione da parte dell'amministratore delegato di tale ente, che proprio ieri ne ha preso atto in concomitanza con il fatto che non ci sono tagli di parte corrente, ma vi è un riequilibrio che si è ritenuto tollerabile in rapporto al fatto che la Spa ha iniziato a conseguire vantaggi.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Lunardi per avere accolto il nostro invito; in conclusione faccio una sottolineatura e rivolgo al ministro una domanda. La prima; raccogliamo, credo tutti, con largo favore la totale disponibilità che il ministero retto dal ministro Lunardi ha dimostrato nei confronti del Comitato paritetico; ciò comporta per tale Comitato un'ulteriore responsabilità, nel senso che dobbiamo velocizzare i nostri lavori. In particolare, se riuscissimo a concludere le audizioni entro l'anno, potremmo, tenuto conto della richiesta formulata da parte di alcuni componenti del Comitato, effettuare una visita nei maggiori aeroporti europei, in modo da verificare sul campo quali siano le condizioni di sicurezza; visita da effettuare e da concludere entro la prima quindicina di gennaio. Tenuto conto dei tempi e della disponibilità dimostrata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ritengo che esistano tutte le condizioni per giungere, tutti insieme, ad una positiva conclusione del nostro lavoro.
Infine, le chiedo, ministro Lunardi, se il documento che ci è stato consegnato in merito all'indagine conoscitiva sulla sicurezza del trasporto aereo, che presumo contenga risposte più organiche e dettagliate rispetto alle valutazioni iniziali da lei svolte, è indirizzato al Comitato.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Sì, contiene delle risposte dettagliate.

PRESIDENTE. Lo acquisiamo agli atti. Ringrazio nuovamente il ministro e i suoi collaboratori e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta, sospesa alle 15, è ripresa alle 15,10.

Audizione dei rappresentanti di organizzazioni sindacali dei lavoratori del trasporto aereo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla sicurezza del trasporto aereo, l'audizione dei rappresentanti di organizzazioni sindacali dei lavoratori del trasporto aereo.
Ringrazio i rappresentanti delle organizzazioni sindacali presenti; poiché abbiamo circa due ore di tempo a disposizione, ed essendo qui rappresentate 13 sigle sindacali, se siete d'accordo proporrei di dare la parola, per cinque minuti, ad un rappresentante per sigla sindacale; laddove


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il tema fosse particolarmente importante, nulla vi impedisce di intervenire nuovamente.
Data la situazione, in ordine ai tempi e per dare la possibilità ai rappresentanti di intervenire tutti, ritengo sia oggi difficile per i colleghi parlamentari porre delle domande.
Avverto che sono presenti per il SULTA Paolo Maras; per la FILT-CGIL Roberto Scotti; per la FIT-CISL Claudio Genovesi; per la UIL Trasporti il comandante Luigi Pomanti; per la UGL Enrico Romoli; per la CISAL Alessandro Pico; per l'ANPAC il comandante Andrea Tarroni; per l'ORSA Massimo Muccioli; per l'UP il comandante Mario Marinelli; per l'USPPI Pellegrino Imparato; per l'ATV Giuseppe Vaccaro; per l'ANPAV Massimo Muccioli; per l'ANACNA Sergio Pierdicchi.
Se acconsentite manterrei quest'ordine anche per gli interventi; do quindi la parola al rappresentante del SULTA, Paolo Maras. Ricordo che i documenti che eventualmente i rappresentanti abbiano intenzione di depositare, a corredo dei loro interventi, verranno acquisiti agli atti del Comitato.

PAOLO MARAS, Rappresentante del SULTA. La cornice nella quale questa audizione si colloca è particolarmente significativa, non solo perché successiva ad un incidente grave quale quello accaduto a Linate, ma anche perché l'intero comparto sta vivendo un momento caratterizzato da grandi cambiamenti. Come operatori del settore siamo tutti consapevoli che la sicurezza va curata sotto tutti gli aspetti proprio per evitare il crearsi di una catena di eventi che portano ad incidenti; in questo senso, riteniamo necessario che tutti gli aspetti inerenti alla sicurezza del traffico aereo vadano tenuti sotto controllo in modo da ridurre al minimo la possibilità che un anello debole di questa catena causi disastri. È opportuno che le normative in materia di sicurezza vengano scrupolosamente applicate e verificate; è necessario che siano individuati organismi precisi per svolgere efficacemente tali compiti.
In tema di assistenza al volo, cedo la parola ad un esperto, il collega Francesco Vitanza.

FRANCESCO VITANZA, Rappresentante del SULTA. Sono un tecnico dell'assistenza al volo ed opero all'aeroporto di Fiumicino; nel mio intervento, in materia di sicurezza del traffico aereo mi limiterò a citare alcuni elementi.
A partire dal 1996 abbiamo denunciato una serie di riduzioni di servizi che, a nostro avviso, incidono pesantemente non tanto sulla sicurezza - perché tutti sappiamo che la sicurezza c'è - ma sugli standard massimi di sicurezza. In particolare, è stato soppresso in tutti gli aeroporti italiani il servizio tecnico notturno (soppressione che abbiamo subito denunciato duramente, facendo pure uno sciopero della fame presso l'aeroporto di Fiumicino); ciò significa che, dalle 22 alle 6 del mattino, nel caso in cui si dovesse verificare un problema su una qualsiasi apparecchiatura che riguarda la sicurezza del volo - radar, sistemi di telecomunicazioni e radio assistenza - non si può contare sulla presenza di alcun tecnico, ma soltanto su un loro intervento nell'arco delle due ore successive. Questo è, a nostro parere, un fatto grave, e ci siamo meravigliati della risposta che, all'epoca, fu data dall'ENAV che, con un documento ufficiale, ci informò che a suo parere i radar non influenzano la sicurezza del traffico aereo: mi chiedo se per caso oggi abbiano sull'argomento cambiato idea. Sappiamo benissimo che i radar non sono obbligatori; tuttavia, arrivare a sostenere che essi non influenzano la sicurezza ci sembrò all'epoca quantomeno risibile (possiamo fornire al riguardo una nutrita documentazione).
A seguire segnalo tutto una serie di elementi che, in parte, abbiamo già evidenziato all'Agenzia per la sicurezza del volo che, finalmente, esiste anche in Italia. Facendo riferimento a quanto accaduto a Linate osservo che l'eliminazione di impianti senza aver installato prima i nuovi sistemi risulta essere una pratica piuttosto frequente; così come all'aeroporto di Linate,


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anche in quello di Fiumicino il radar di terra - quello più importante, che riguarda la prima e la seconda pista ed in particolare quest'ultima, utilizzata per i decolli - è stato soppresso, ed al momento non è stato installato il nuovo impianto. Qualcuno potrà sostenere che a Fiumicino c'è sempre bel tempo ma vi posso assicurare, sulla base della mia esperienza maturata sul campo, che anche in tale aeroporto esistono problemi di visibilità.
Un altro elemento su cui voglio soffermarmi riguarda la soppressione, sempre all'aeroporto di Fiumicino, del radar ATCR 2 - radar di avvicinamento - tuttora non rimpiazzato dal nuovo sistema, ancora in costruzione; si sostiene che sarà pronto al più presto e tuttavia, già da qualche anno, l'aeroporto risulta sfornito di tale tipologia di radar e ne viene utilizzato impropriamente un altro - l'ATCR 44 - che è un radar di navigazione. Da quanto ho potuto apprendere partecipando quest'anno alla conferenza mondiale dell'IFATSEA (Federazione mondiale professionale dei tecnici per la sicurezza del volo) non esiste in nessun altro paese europeo una situazione analoga.
In tema di standard di preparazione e di certificazione dei tecnici addetti all'assistenza al volo, l'Italia costituisce l'unico paese in Europa che non ha provveduto a predisporre le condizioni affinché si possa procedere all'addestramento di questi tecnici; in Europa esistono da tempo dei centri di addestramento appositi, come ad esempio quelli di Eurocontrol a Parigi.
Sempre all'aeroporto di Fiumicino, segnalo che il radar meteorologico che prende in considerazione un'area piuttosto critica - l'area del mare da cui provengono fenomeni meteorologici piuttosto significativi - è stato, per così dire, interferito, determinando un cosiddetto «buco di presentazione» che, secondo i meteorologi, è grave perché impedisce di verificare fenomeni meteorologici consistenti. Ciò costituisce un altro esempio di mancato coordinamento dovuto al fatto che la società che gestisce lo scalo - la Aeroporti di Roma - ha fatto costruire davanti al radar il molo ovest, causando, da un lato, un parziale accecamento del radar e, dall'altro lato, facendo sì che i lavoratori che operano su questo molo ovest normalmente siano soggetti - a loro insaputa - ad un continuo bombardamento di radiazioni.
Per quanto concerne i sistemi di atterraggio strumentale, si stanno realizzando dei lavori molto importanti alla terza pista dell'aeroporto di Fiumicino e, nel frattempo, è stato riadattato un vecchio raccordo trasformandolo in pista. Si tratta di una procedura normale; tuttavia, si pone il problema che se i due sistemi adibiti per all'atterraggio strumentale - ILS - per puro caso dovessero venire accesi contemporaneamente - il vecchio e il nuovo - si determinerebbe una situazione in cui il sentiero che si fornirebbe alle strumentazioni a bordo degli aerei per effettuare l'atterraggio in automatico coinciderebbe non con la pista numero tre né con quella riadattata, ma con una fascia ad esse intermedia, con il rischio di atterrare in mezzo al prato. Qualcuno potrebbe sostenere che il tecnico addetto a tali operazioni non possa sbagliarsi nell'attivare due sistemi: o attiva l'uno o attiva l'altro; noi riteniamo invece molto più semplice rendere tale eventualità impossibile, in modo da evitare l'attivazione contemporanea dei due sistemi.
Infine, mi soffermo su un altro aspetto emerso recentemente. Sembra che non esista più la possibilità di comunicare tra i servizi operativi della sicurezza dell'ENAV ed i servizi operativi di Aeroporti di Roma; poiché queste attività sono tra di loro interrelate alcune di esse devono essere necessariamente coordinate fra le due organizzazioni. A quanto risulta, sembra che per ragioni commerciali l'ENAV abbia istituito un suo centralino - presumibilmente per non pagare il canone alla società Aeroporti di Roma - venendo a creare di fatto una situazione critica nel momento in cui si dovesse intervenire urgentemente sulle apparecchiature. Non si potrebbe, in tal modo, procedere ad un coordinamento tra i reparti delle due organizzazioni. La soluzione che proponiamo


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al riguardo è che tutti i reparti operativi adibiti alla sicurezza - sia di ENAV sia di Aeroporti di Roma - abbiano la possibilità di comunicare direttamente, soprattutto in situazioni di emergenza; aspetto, questo, che riteniamo fondamentale, e averlo denunciato ci ha procurato nel corso degli anni tutta una serie di vicissitudini, non certo positive.
Ricordo infine che la Commissione trasporti della Camera aveva dato parere favorevole, a stragrande maggioranza, su una proposta di adeguamento del nostro paese agli standard previsti negli altri paesi, internalizzando il servizio tecnico nell'ambito del quale, come raccomandato dall'ICAO, si deve prevedere la stretta integrazione tra controllore di volo, meteorologi aeronautici e tecnici della conduzione degli impianti. La Commissione trasporti aveva raccomandato di procedere in tal senso, ma sappiamo che ciò, al momento, costituisce lettera morta.
Concludo ricordando che il nostro delegato sindacale, per aver chiesto all'ingegner Gualano, vista l'ulteriore riduzione dei servizi da h.16 ad h.12, informazioni su questa riforma e sull'iter previsto si ritrova oggi licenziato.

ROBERTO SCOTTI, Segretario nazionale della FILT-CGIL. Come responsabile di settore dell'assistenza al volo della FILT-CGIL mi soffermerò ad analizzare sul piano generale alcuni aspetti.
Il tragico incidente accaduto a Linate deve indurci a riflettere su quello che non funziona in tema di sicurezza nel settore del trasporto aereo. Si sostiene, in parte anche con ragione e al di là delle polemiche in ordine al radar di terra, che il trasporto aereo è sicuro. A mio parere ciò è vero, ma fino ad un certo punto; l'incidente di Linate dimostra che non tutto ha funzionato come avrebbe dovuto. La FILT-CGIL, al fine di trovare un sistema che impedisca il verificarsi di tragici eventi come quello accaduto l'8 di ottobre, propone, in prima battuta, che i conflitti e le sovrapposizioni di competenze che insistono sugli aeroporti siano in qualche modo eliminati. Senza entrare nella polemica politica o sindacale, senza toccare temi di interesse della magistratura e senza voler dare dei giudizi di merito ritengo, come controllore del traffico aereo, che alcune competenze di ENAV debbano fermarsi laddove iniziano quelle di altre organizzazioni operanti negli aeroporti.
Sul piano complessivo negli aeroporti esistono realtà operative che interessano soggetti in numero rilevante: la Polizia di Stato, gli operatori della sanità, gli addetti all'handling, le gestioni dei vari vettori. Sostanzialmente però i soggetti che hanno competenze «blindate» sono tre, sono loro che hanno necessità di coordinamento per giungere ad una decisione comune con tempi spesso molto lunghi (la vicenda del radar di torre di Linate lo conferma). I tre soggetti sono: ENAV, ENAC e gestioni aeroportuali. Questa situazione comporta che laddove il compito di un soggetto termina comincia quello del secondo: ecco perché poi un radar di terra dismesso viene reintegrato solo dopo qualche anno.
Ritengo che l'incidente di Linate si sarebbe potuto evitare anche senza il radar di terra. Ovviamente, con il radar di terra, con una segnaletica migliore obbligatoria per gli aeroporti con condizioni meteorologiche particolari (mi riferisco agli aeroporti del nord), con il pluviometro, con una normativa che renda obbligatoria la breaking action (l'azione frenante durante le fasi di decollo e di atterraggio), con l'implementazione della segnaletica a terra con luci in senso orizzontale ed in senso verticale per poter vedere meglio le informazioni utili, i rischi sono molto ridotti. Ma affermare che l'incidente di Linate, nelle condizioni in cui si operava in quel momento (al di là di alcune incongruenze che non spetta a me in questa sede ricordare o evidenziare), poteva anche non succedere, è altrettanto corretto.
L'obiettivo che abbiamo, come rappresentanti dei vari soggetti che operano negli aeroporti e nel sistema del trasporto aereo, è quello di individuare situazioni di frattura nel cambio di competenze tra un ente e l'altro; laddove questo fenomeno


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non potesse essere risolto bisognerà compiere un salto di qualità per identificare il sistema in grado di migliorare la situazione. In questa fase non so ancora quale potrebbe essere: abbiamo ipotizzato quello che nel mondo aeronautico viene identificato come port authority, cioè un soggetto che racchiuda in sé una serie di competenze non più frammentate come invece avviene attualmente. Questa potrebbe rappresentare una soluzione per evitare almeno che le disfunzioni, se non gli incidenti, possano verificarsi di nuovo in futuro. Sapendo che il problema non riguarda il controllo del traffico aereo in rotta (il cosiddetto controllo del traffico aereo di sorvolo o di aerovia), bensì quasi sempre quello in prossimità degli aeroporti durante il decollo o l'atterraggio, bisogna concentrarsi su quest'ultimo. Tutti sono liberi di fare le proprie proposte sul riassetto del sistema dell'aviazione civile al fine di raggiungere l'obiettivo; in questa fase non sposo alcuna delle posizioni. Come FIT-CGIL siamo assolutamente interessati a risolvere i problemi, senza voler alimentare l'emotività e le paure più o meno recondite presenti nella mente di chi vola. Secondo noi, affinché si possa razionalizzare il sistema, bisognerebbe operare un cambiamento di impostazione di modo che nessuno sia chiamato a difendere, in modo più o meno strumentale, i propri interessi.

PRESIDENTE. Non avendolo fatto all'inizio, vorrei precisare che questa indagine conoscitiva è focalizzata sulla sicurezza del trasporto aereo. Vorremmo conoscere la situazione ed avere suggerimenti per soluzioni concrete, sulle quali costruire un eventuale intervento legislativo per modificare in meglio le cose. Vi chiedo, perciò, di concentrare i vostri interventi su fatti precisi, manchevolezze, situazioni di una qualche gravità che voi avete la possibilità di osservare e conoscere meglio di noi, in maniera che questo Comitato sia messo nelle condizioni di scoprire ciò che non funziona e di individuare alternative.

CLAUDIO GENOVESI, Segretario responsabile trasporto aereo della FIT-CISL. Credo che non sfugga a nessuno che il trasporto aereo non è una semplice modalità di trasporto, ma un sistema duplice: uno a terra, costituito dagli aeroporti, ed uno in volo, costituito dalle aerovie. Questa breve premessa vuole sottolineare la complessità del problema ed individuare uno dei suoi nodi, rappresentato dall'organizzazione del servizio. Atteso che le regole e gli standard possono essere considerati sostanzialmente omogenei, perlomeno a livello europeo, riteniamo che il rischio di caduta del sistema sia da rinvenire proprio nell'organizzazione. Occorre unificare tutte le funzioni di regolazione, di indirizzo e di controllo affinché siano chiare le rispettive competenze.
Di fronte a due fornitori di servizi (assistenza al volo e assistenza a terra) esiste un soggetto fortemente coinvolto: il fruitore-collaudatore (piloti, personale navigante), colui che può testare, minuto per minuto, la qualità del servizio offerto. È chiaro che, oltre a testare, egli deve anche essere inserito nel processo organizzativo per fornire un monitoraggio costante e, di conseguenza, consentire un rapido intervento, mantenendo sempre alti i livelli di sicurezza. Pensiamo che proprio questo sia il nodo da sciogliere: creare un'organizzazione fluida ed armonica che fornisca una risposta elevando i livelli di sicurezza.
Per spiegarmi meglio mi servirò di una similitudine: quattro primatisti mondiali dei cento metri che corrono insieme per una staffetta possono giungere in ritardo, o non giungere affatto, al traguardo se nel passaggio del testimone qualcosa non funziona; perciò l'allenamento su cui si devono concentrare è quello del passaggio del testimone. Mi spiace dirlo, ma se quel testimone cade a terra in un aeroporto possiamo immaginare quali potrebbero essere le conseguenze.
Al di là dell'aspetto legislativo, il meccanismo su cui lavorare per rendere sicuro il sistema del trasporto aereo è l'organizzazione. A ciò va aggiunta anche una maggiore chiarezza per quanto riguarda le


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competenze dei vari enti e delle varie agenzie. Proprio alla luce della vicenda di Linate mi viene in mente anche la divisione di competenze tra l'ENAC e la magistratura: anche da eventi così tragici possono essere tratti elementi tali da aiutarci ad eliminare o ridurre i rischi.
Per dare un segnale di rispetto delle richieste che provengono dal Parlamento, voglio rilevare come in questo primo anno di vita dell'ENAV (da quando è stata trasformata in società per azioni) non vi sia stato una puntuale osservanza dell'indirizzo parlamentare fornito nel momento della sua trasformazione da ente pubblico economico in società a regime privatistico. Relativamente al problema dell'unicità del servizio, riteniamo che le esternalizzazioni di alcune attività debbano essere ricondotte ad un unico ente, per ridurre il più possibile quelle fratture del servizio che rappresentano i punti critici del settore.
Riteniamo che il dialogo e la collaborazione permanenti possano essere la chiave di volta per risolvere le incertezze che riguardano la sicurezza. Comunque i controlli dovranno essere quasi quotidiani e non svolgersi solo a seguito di un incidente, come invece spesso accade nel nostro paese. In questa direzione riteniamo si possa contribuire anche attraverso una nota relativa alle funzioni gestite dall'ENAV; ci impegniamo, inoltre, a fornirvi altre note scritte per quanto riguarda gli aspetti legati all'ENAC e alle gestioni aeroportuali. Su quest'ultimo aspetto è evidente che l'indeterminatezza delle funzioni del gestore aeroportuale aumentano il grado di criticità; è chiaro perciò che la definizione di una gestione totalmente esercitata dagli aeroporti sarebbe un fattore di maggiore responsabilità, ma anche di maggiore trasparenza per quanto riguarda i compiti da svolgere.

GIANNI VASTARELLA, Rappresentante della UIL-Trasporti. Sulla sicurezza abbiamo recentemente tenuto un convegno: la UIL-Trasporti ritiene che si debba raggiungere un migliore coordinamento. Dovrebbe esistere un soggetto regolatore, con prerogative rafforzate dal punto di vista normativo, con potestà sanzionatrici e di controllo, che garantisca l'applicazione delle regole. Occorrerebbe inoltre individuare un altro soggetto che assista l'aereo al parcheggio ed un terzo soggetto responsabile dell'aereo gate to gate, dal momento in cui muove dal parcheggio fino a quello in cui arriva all'altro parcheggio. Oggi - vedi il caso Linate - nel momento in cui un aereo si muove dal parcheggio non si riesce più a ricondurre la responsabilità ad un preciso soggetto. In sostanza, si tratta di distinguere le norme relative al controllo e quelle sanzionatrici e stabilire ciò di cui l'aereo necessita quando è fermo e ciò di cui ha bisogno quando è in movimento.
L'altra questione fondamentale è rappresentata dalla standardizzazione. Non è possibile che ci siano aeroporti come Fiumicino (che ha addirittura i flash che indicano le strisce gialle) ed aeroporti che invece non abbiano tutti gli strumenti di sicurezza. Ciò significa operare degli investimenti in tecnologia anche su aeroporti come Lamezia o Bari; però bisogna prendere una decisione al riguardo.
Noi non vendiamo alcun prodotto, ma garantiamo sicurezza: il cittadino deve essere sicuro che quando vola si trova in mani sicure; ci deve essere perciò una formazione del personale che non lasci il tutto alle capacità del singolo, ma che standardizzi ad un livello elevato le capacità professionali.

PRESIDENTE. Se mi è consentito, vorrei dare un suggerimento. In base alla vostra esperienza voi siete in grado, meglio di noi, di sottolineare le drammatiche differenze, dove ci siano, con le migliori realtà europee. Potrebbe essere molto utile comprendere quale sia la situazione italiana ma anche capire quali siano e dove si riscontrino tali differenze.

ENRICO ROMOLI, Segretario nazionale della UGL trasporto aereo. Il problema dell'armonizzazione del sistema trasporti nel quadro europeo (la famosa TEN, su cui si discute ormai da anni anche in questa Commissione) rappresenta uno degli


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aspetti che impegnerà molto il Parlamento. Siamo stati i primi a denunciare alcune inefficienze, anche se non direttamente correlate all'incidente di Linate. Questo sistema non funziona perché troppe competenze sono disarticolate: ciò è assurdo e non accade in nessun paese europeo. La nostra organizzazione ha contribuito alla formazione dell'Agenzia di sicurezza del volo.
È fondamentale implementare il concetto di agenzia, che controlla tutti gli operatori che insistono su questo complesso sistema. Il problema dell'agenzia o dell'authority che sovrintenda è, a nostro avviso, essenziale.
Per quanto concerne il problema delle certezze normative, non pensiamo che sia veramente difficile identificare un ente che assolva a tale funzione; ciò è quello che è finora mancato. L'innovazione degli ultimi anni - l'Agenzia per la sicurezza del volo, che secondo qualche collega non funziona bene - ritengo che operi più che bene, considerati i mezzi e i tempi di cui dispone. In Italia l'Agenzia per la sicurezza del volo, organo in cui si discute e si investiga e con cui si dovrebbero prevenire alcuni aspetti inerenti all'aviazione, dopo un anno e mezzo dalla sua istituzione, non dispone ancora di una sede propria ed è costretta a lavorare in poche stanze al ministero; mancano insomma i mezzi necessari ad una struttura che potrebbe funzionare. Stesso discorso vale per l'ENAC, per quanto concerne il sistema contrattuale, le competenze e le sedi. Il problema non è risolvibile con un semplice disegno di legge, sui cui principi generali siamo tutti d'accordo; la difficoltà deriva dalla sclerotizzazione, dalla burocratizzazione e dalla cultura ministeriale dominanti in un settore dove invece la risposta dovrebbe essere immediata rispetto agli eventi, dalla nebbia all'incidente; ciò significa che c'è qualcosa che non funziona. È necessaria una maggiore univocità nei servizi, e un'unica autorità (in genere si tratta di autorità super partes) che dia esecutività a norme non applicate.
Nel settore occorre garantire la sicurezza sotto tre aspetti: la sicurezza del volo - intesa in termini di standardizzazione, di recepimento e di rispetto di normative anche internazionali -, la sicurezza antiterrorismo - purtroppo di attualità - ed infine la sicurezza dei cittadini negli aeroporti. Si tratta sicuramente di aspetti che incidono sulla recettività del sistema aeroportuale; ad essi vanno aggiunti anche gli aspetti legati al terrorismo, con il problema dell'Alitalia e di tutto l'indotto che subirà conseguenze negative a livello occupazionale. Cospicui investimenti sulla sicurezza del traffico aereo sono in questo momento auspicabili in quanto ridarebbero fiducia al sistema, il quale deve risollevarsi perché incide sull'immagine nazionale.
Ritengo che l'Alitalia e gli altri vettori così come l'ENAV, non debbano imparare da nessuno come si opera in tema di sicurezza. Come UGL abbiamo denunciato che alcune cose, fra l'altro oggetto di propaganda, non sono state realizzate; è sufficiente a tal proposito considerare che l'ufficio sicurezza dell'ENAV è sottodimensionato. È essenziale quindi potenziare questi uffici in termini di coordinamento con i vettori e con le attività aeroportuali. Questo, a mio giudizio, è il problema che il Comitato dovrebbe attentamente valutare. Quanto si coordinano e quanto si sinergizzano tra loro tutti gli enti che presiedono alla sicurezza del traffico aereo ?
Un altro aspetto che debbo evidenziare riguarda il livello di sicurezza, inteso anche in termini di assistenza a terra; in particolare, se vengono adottate soluzioni diverse da quelle auspicabili si potrebbero verificare alcuni rischi: ad esempio, se l'Alitalia procedesse ad un prepensionamento con cui collocasse a riposo tutti i maggiori esperti dei vari comparti, in alcuni settori si potrebbe registrare uno scadimento in termini di sicurezza.
Un altro aspetto che sicuramente va considerato discutendo di sicurezza riguarda la standardizzazione della formazione del personale, che in Italia non esiste. Faccio presente a questo Comitato, nella sua veste di organo istituzionale, che probabilmente servirebbe un po' più di


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coordinamento su tale aspetto. Comunque, presenteremo un articolato documento a titolo di contributo che poi metteremo a disposizione del Comitato.

PRESIDENTE. Dagli interventi dei rappresentanti sindacali sono emersi essenzialmente cinque concetti: un'inadeguatezza tecnica complessiva, di cui vengono citati diversi esempi; una mancanza di coordinamento fra gli enti che, poi, produce anche un problema nel senso che si viene a creare un'area di confine tra un ente e l'altro dove non si capisce bene chi sia il responsabile; la necessità di una unicità di gestione complessiva; la necessità di certificazione e standardizzazione delle professioni. Questi sono in rapida sintesi i concetti che si sono colti. Poiché questi aspetti sono stati ragionevolmente approfonditi e poiché siamo tutti coinvolti nella ricerca di una soluzione, invito tutti a entrare più nel merito delle questioni; a tal proposito vi chiederei anche un minimo di tecnicalità in quanto ritengo che singoli episodi particolari possono essere figli di un quadro generale: risulterà così più semplice comprendere perché quest'ultimo è tendenzialmente negativo.

ALESSANDRO PICO, Segretario confederale della CISAL. Prendiamo atto di quanto lei ha appena detto, anche se i pochi minuti che abbiamo a disposizione non sono sufficienti per trattare adeguatamente l'argomento. Al momento ci limitiamo a svolgere un rapido intervento, impegnandoci a fornire al Comitato nel più breve tempo possibile una nota tecnica esplicativa.
Riteniamo che il trasporto aereo sia lo strumento fondamentale per assicurare quella libertà di movimento rapido che costituisce la caratteristica essenziale del modello di vita dell'epoca in cui viviamo. Il trasporto aereo nel nostro paese ha un grande peso economico e, come tale, necessita di un'alta efficienza e sicurezza, sia in cielo sia in terra. Allo stato attuale abbiamo però constatato una insufficienza di attrezzature tecnologiche che pongono difficoltà a fronte delle esigenze crescenti derivanti dal forte sviluppo del traffico aereo. Molti aeroporti hanno dotazioni obsolete e radar di vecchia generazione ed esiste anche un'eccessiva deregolamentazione nel settore in generale. Esistono ancora molti conflitti di competenza tra l'ENAC, l'ENAV e le società aeroportuali; infine, vi è incertezza occupazionale diffusa fra tutti i lavoratori. Quest'ultimo problema sembrerebbe quasi non esistere, ma sta interessando con grande enfasi tutto il settore e, a nostro avviso, anch'esso è fondamentale in tema di sicurezza. Noi vorremmo risolverlo proponendo di effettuare maggiori investimenti pubblici nel settore, perché riteniamo che il trasporto aereo - rispetto ad altri, come ad esempio il trasporto ferroviario - abbia ottenuto in passato minori finanziamenti.
Il processo di liberalizzazione del settore costituisce un aspetto assolutamente positivo, però la sicurezza e l'affidabilità non possono essere sacrificate sull'altare dell'economia e dei profitti per fronteggiare una concorrenza sempre più forte nel settore. Abbiamo quindi la necessità di effettuare una riforma della materia diretta ad unificare e mettere ordine tra i tanti organismi esistenti che si occupano di sicurezza.
Da ultimo sosteniamo che tutti i servizi e le strutture legate al trasporto aereo debbono presentare il più alto tasso di affidabilità allo scopo di ridurre al minimo anche la conflittualità sindacale, mirando a migliorare le condizioni di lavoro in termini di qualità e di quantità dei servizi resi all'utenza: fare meglio va a beneficio della credibilità internazionale del nostro paese, troppe volte danneggiato dalle paralisi dei nostri scali dovute alla conflittualità tra categorie che forse avrebbero potuto essere scongiurate con un certo buon senso all'interno delle trattative sindacali.

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. Poiché buona parte degli argomenti sono stati già trattati negli interventi svolti da chi mi ha preceduto, mi limiterò semplicemente a fornire alcune indicazioni.


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Riteniamo che uno dei fattori determinanti, in tema di sicurezza del traffico aereo, sia la necessità, da parte del Parlamento, di riordinare in maniera definitiva e funzionale tutte le normative esistenti in materia, le quali non ci permettono di avere un quadro di riferimento certo. La sicurezza coinvolge anche la certezza delle regole alle quali bisogna sottostare; pertanto, è auspicabile un'armonizzazione del sistema del trasporto aereo in tema di codice della navigazione, di appartenenza all'ICAO, di ratifica delle convenzioni internazionali non ancora recepite dal nostro ordinamento, di adesione completa alle JAA e di definitiva soluzione del rapporto tra la parte civile e le servitù militari che, in parte, con il trasporto aereo presentano ancora una serie di attinenze.
L'altro aspetto fondamentale su cui poniamo la nostra attenzione è che l'approccio metodologico alla soluzione del problema deve partire dal presupposto che tutto il mondo del trasporto aereo ruota intorno al vettore: aeroporti, servizio di controllo del traffico aereo, handling agent: tutto esiste perché esiste un vettore. Il vettore di per sé è già, spesso e volentieri anche in maniera eccessiva, controllato: esistono mille authority alle quali è tenuto giustamente a rispondere. Manca però il quadro di riferimento nei confronti del quale dovrebbe rispondere chi esercita tutte le altre funzioni; non è possibile pensare che l'unico elemento del sistema che periodicamente e in maniera abbastanza capillare viene controllato e verificato sia il vettore, mentre gli altri sfuggono.

PRESIDENTE. Comandante, ci spieghi meglio questo concetto, in modo da poterlo comprendere.

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. Farò degli esempi pratici. Il vettore - gli aeroplani e tutte le persone che a diverso titolo ruotano intorno ad esso (piloti, meccanici, assistenti di volo) -sono sottoposti a visite mediche, check, e verifiche; in particolare l'aeroplano è costantemente soggetto a bollettini di aggiornamento, modifiche e revisioni, controlli che debbono essere verificati e certificati in base a procedure stabilite da norme. Tutto ciò fa parte di un file che viene costantemente costruito e che serve tutte le volte in cui purtroppo vi sia la necessità di andare a vedere se il passato della persona fisica, o dell'aeroplano, risulta essere coerente con un determinato quadro normativo. Al di là dell'aeroplano e delle persone che ruotano intorno ad esso, non esistono altri soggetti o apparecchi, che siano sottoposti ad un analogo sistema di verifiche e di controllo. Gli operatori dell'handling agent, del catering, delle pulizie e chi si occupa di allestimenti degli aeroplani e così via prima non erano soggetti a controlli e verifiche; solo dopo i tragici e noti eventi che conosciamo tutti sono stati anch'essi sottoposti a controlli. Anche per il controllo del traffico aereo non esiste un ente che lo certifichi: si controlla da solo. Ciò costituisce un aspetto che riteniamo non possa più essere accettato; pertanto, crediamo che anche il controllo del traffico aereo debba essere verificato. Oltre al vettore, esistono altri soggetti che con le proprie competenze influenzano la fortuna del trasporto aereo; mi riferisco all'ENAV, ai gestori aeroportuali e alle autorità di vigilanza e di controllo che, di volta in volta, possono essere l'ENAC o altro.
Esiste poi l'aspetto del meccanismo di prevenzione, di conoscenza e di definizione delle implementazioni necessarie al riguardo: è il concetto dell'agenzia. Essa dovrà essere completamente svincolata da qualsiasi controllo; deve costituire un meccanismo assolutamente autonomo che non possa e non debba subire pressioni di nessun tipo, ed essere in grado di sviluppare le sue indagini più o meno importanti nell'ambito del settore aereo, in maniera assolutamente autonoma. Deve inoltre avere la possibilità di fare tesoro delle esperienze tragiche e meno tragiche avvenute nel paese e di quanto accade fuori dai confini, al fine di predisporre una serie di suggerimenti. A tal fine è necessario che essa abbia competenze, conoscenze e informazioni,


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altrimenti quanto detto sarebbe irrealizzabile. Pertanto, bisogna effettuare tutta una serie di interventi.

PRESIDENTE. Comandante, quando lei atterra sugli aeroporti italiani, in termini di sicurezza, come si sente?

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. Si tratta di un problema che non dovrei pormi.

PRESIDENTE. Lo dica sinceramente di fronte a chi costituisce il suo interlocutore naturale, i controllori di volo: mi dà, per favore, una risposta?

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. Chi atterra su un aeroporto italiano per definizione atterra in termini di sicurezza; credo che nessuno dei piloti che attualmente operano sul territorio italiano abbia un'attitudine o una predilezione particolare ad agire in condizioni di rischio. Pertanto, il nostro atteggiamento è estremamente cauto. Si parte dal presupposto che lo stesso livello di consapevolezza e di percezione delle condizioni in cui si opera - condizioni meteorologiche, e le altre condizioni attinenti al volo - sia condiviso con lo stesso livello di approfondimento e di conoscenza da chi svolge il controllo del traffico aereo e da chi fornisce l'infrastruttura su cui operare. Il problema delle luci non rientra nella nostra capacità di gestione; se a me dicono che funzionano, per me è sufficiente, in quanto si tratta di un rapporto assolutamente fiduciario: se dovessi avere il dubbio che dietro ad una luce vi sia qualcosa che non va, sarei...

PRESIDENTE. Lei mi deve dire, visto che come pilota è ancora in attività, anche di fronte ai suoi interlocutori naturali, se gli aeroporti italiani sono al livello dei migliori europei oppure no. In sostanza chiedo: siete tranquilli o avete paura ad atterrare in qualcuno degli aeroporti italiani, che sia Milano o Punta Raisi?

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. Il livello di servizio di cui usufruiamo, in una comparazione europea, è sicuramente scadente; esistono ampi margini di miglioramento: penso ad esempio al sistema di luci intelligenti, usato da quasi tutti gli hub intercontinentali ed internazionali.

PRESIDENTE. Queste sono le cose che vogliamo sapere: dovete segnalarci ciò che non funziona nel sistema!

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. Presidente, siamo in grado anche di farvi avere una sorta di «libro bianco» su ciò che, secondo noi, sarebbe necessario fare per implementare e migliorare il livello attuale di sicurezza e renderlo confrontabile con quelli europei.
Da nessuna parte in Italia sono presenti i sistemi di luce intelligenti; mentre almeno tre grandi hub (Londra, Francoforte, Parigi) li hanno già attivati, Fiumicino, Malpensa e Linate ancora non hanno questo tipo di sistema. In Italia ancora non esiste un sistema certificato che fornisca un grado di sicurezza sufficiente ai piloti per quanto riguarda il fenomeno del windshear (variazione verticale del vento rispetto all'unità di tempo); ci sono due impianti in sperimentazione negli aeroporti di Genova e Palermo, non ancora adeguati perché devono essere ulteriormente implementati con un'altra serie di applicazione tecniche oggi assenti. Senza dimenticare i radar a terra, ormai tristemente noti a tutti, posso ricordare il problema della segnaletica: quando ci sono condizioni di bassa visibilità pochi aeroporti possiedono segnaletiche adeguate in termini di luminosità, capacità, visibilità e coerenza con le normative internazionali.

MAURO FABRIS. Condivide le affermazioni fatte dal generale Fornasiero la scorsa settimana circa la professionalità di ENAC ed ENAV?

ANDREA TARRONI, Presidente dell'ANPAC. La professionalità di ENAC da un punto di vista organizzativo fa ritenere


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assolutamente indispensabile un'implementazione dei livelli attuali. Come piloti stiamo ancora aspettando i famosi brevetti europei e non abbiamo ancora la possibilità di sfruttare quella reciprocità che gli inglesi hanno già in casa nostra.
Per quanto riguarda l'ENAV, non c'è alcuna possibilità di controllo, anche se io personalmente non ho mai avuto alcun problema, ma da solo non posso fare casistica.

ANNAMARIA COLOCCI, Segretario generale della CISAL. Mi scusi, presidente, ma mi sembra che sia in atto un processo diretto a due categorie in particolare!

PRESIDENTE. Non è in atto alcun processo: abbiamo solo fatto delle domande precise per avere risposte più dettagliate.

CORRADO FANTINI, Rappresentante dell'ORSA. Sono un controllore di volo e devo dire che se lei sollecitava una contrapposizione ha sbagliato interlocutore!

PRESIDENTE. Non ho sollecitato alcuna contraddizione: non voglio che lei strumentalizzi le mie parole. Il Comitato vuole soltanto capire. Siamo venuti a conoscenza di svariati tipi di problematiche, perché anche noi ci informiamo; tra queste si è anche parlato della professionalità e quindi ho chiesto a chi è l'interfaccia professionale dei controllori di volo se dal loro punto di vista questo rappresenta un problema: mi sembra assolutamente naturale. Non vogliamo colpire nessuno; siccome il tema in oggetto è la sicurezza del volo si tratta di analizzarlo in maniera esaustiva.

CORRADO FANTINI, Rappresentante dell'ORSA. Dopo questo chiarimento, faccio una premessa consequenziale all'intervento del collega Tarrone: anche il personale e l'equipaggiamento strumentale all'assistenza al volo va certificato; si tratta di una richiesta che portiamo avanti da anni. Non sappiamo come il generale Fornasiero possa aver valutato l'adeguatezza del personale di ENAV e di ENAC, non sappiamo quali visite abbia svolto, non sappiamo se si riferisca a proprie personali conoscenze, essendo stato Capo di stato maggiore dell'aeronautica, arma che ancora oggi rappresenta la fucina di gran parte dei controllori del traffico aereo, degli esperti di assistenza al volo, dei tecnici e dei meteorologi che lavorano in ENAV.
Ritengo di particolare importanza l'indagine che il Comitato porta avanti. Sono una volta ancora d'accordo con il pilota che ha parlato prima di me: abbiamo un quadro normativo fatiscente. Ogni norma è svincolata dall'altra: abbiamo un codice di navigazione che deve essere attualizzato e occorre una presa di coscienza della realtà quotidiana. Tutti i professionisti del settore sono in attesa di un intervento del legislatore al riguardo.
Il nostro settore è stato costantemente riformato: prima avevamo Civilavia e RAI, adesso c'è l'ENAC; prima abbiamo avuto un'azienda autonoma di assistenza al volo, poi un ente pubblico economico ed adesso una società per azioni. Non mi sembra che gli obiettivi che si volevano perseguire con questa riforma siano stati raggiunti; probabilmente non si tratta di un problema esclusivamente di forme giuridiche ma di uomini e di risorse e, relativamente alla sicurezza, si tratta della definizione di un indirizzo generale. La sicurezza è una cultura ed una filosofia: non dobbiamo copiare, ma, guardando all'estero, dobbiamo individuare le soluzioni che riteniamo ottimali per la nostra realtà. Per fortuna esistono direttive dell'Unione europea che vanno rispettate in quanto cogenti. La Commissione europea, in particolare il commissario per i trasporti e le telecomunicazioni De Palacio, ha stabilito la necessità di operare una separazione tra l'ente regolatore e l'ente fornitore di servizi (provider e regulator). Anche noi da sempre siamo convinti della necessità di una soluzione del genere, e non comprendiamo assolutamente la volontà, manifestata da più parti in questi giorni, di arrivare ad un'ulteriore divisione di servizi e di funzioni. Come hanno dichiarato i


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colleghi che mi hanno preceduto, esiste un grande problema di coordinamento, di conoscenze e di sovrapposizioni. Non capisco per quale finalità dovremmo dividere alcuni servizi, oggi concentrati in un'unica società per azioni, e creare eventuali agenzie per la meteorologia, così parcellizzando ulteriormente, per i servizi di controllo per gli aerodromi e per la rotta. Quello che attualmente è unificato deve rimanere tale, evitando che la stessa materia sia appannaggio di un unico ente sia in fase regolamentare che in fase di applicazione.
Per fare degli esempi concreti, porterò la mia esperienza come controllore del traffico aereo. Siamo indietro rispetto al panorama mondiale, e tuttavia la caratteristica del trasporto aereo, che resta il mezzo di trasporto più sicuro, è proprio quella di avere un grande margine di sicurezza. Nel nostro paese tale margine non viene intaccato per una causa o per un avvenimento particolare (i tre elementi che concorrono sono sempre l'uomo, la macchina e l'ambiente in generale), ma per una ragione sistematica: si sta erodendo il margine di sicurezza che sovrintende al sistema del trasporto aereo. A questa nuova filosofia di decrementare il buffer di sicurezza hanno contribuito vari fattori: la ricerca di una riforma organizzativa degli enti che operano nel sistema e non la riforma dello stesso; l'assoluta incongruenza delle norme statutarie dei vari soggetti che devono operare in esso; la grande incidenza che l'industria del settore ha nel trasporto aereo. Se esiste un vero monopolista nel nostro paese non può che essere l'industria di questo settore. Esistono ancora decreti di secretazione che suscitano ilarità in ambito europeo mentre le solite ditte forniscono tutto: dal sistema di riscaldamento di un ambiente a quello per l'atterraggio di precisione per un aeroporto. Un monopolio del genere non ha bisogno di sviluppare i tools che servirebbero a chi opera in aria o a terra, perché è l'unico referente cui il settore può rivolgersi. In questa indagine dovreste valutare perché dal 1981, mentre il legislatore con la legge n. 145 decideva di attribuire unicità di gestione dei servizi tecnici (indirizzo ripreso oggi dalla Commissione europea) alla stessa azienda che fornisce i servizi di assistenza al volo, ciò non sia mai stato attuato. I piloti hanno giustamente rivendicato l'impossibilità di poter operare un controllo dell'affidabilità di sistemi e mezzi che lavorano dall'altra parte della frequenza; anche a noi è capitato di vedere piloti atterrare senza la prevista certificazione. Tuttavia il sistema dovrebbe funzionare per principio, con qualcuno che si occupa di controllo e vigilanza. Nel nostro paese abbiamo il dipartimento della navigazione aerea, direttamente collegato al Ministero delle infrastrutture, che ha un ufficio ispettivo che si occupa di vigilanza su ENAC ed ENAV. Visto i risultati che queste amministrazioni hanno prodotto, vorremmo conoscere il lavoro da esse svolto ed approfondire la severa critica che il dipartimento ha formulato anche nei confronti delle istituzioni. Vorremmo sapere che cosa ha fatto l'ENAC per verificare il rispetto della normativa. Vorrei chiedere al dottor Alfredo Roma dove abbia fatto sentire la sua voce in qualità di presidente dell'ENAC.
A Lamezia, nel rifare la pista, hanno dimenticato di fare il cosiddetto «otto». Abbiamo una società che alla scadenza fine di una deroga di due anni sospende un certo tipo di operazioni per gli aeroporti e tre giorni dopo, fatto un calcolo statistico ed attuariale, le ripristina, salvo poi minacciare a distanza di pochi giorni che a febbraio potrebbero ripresentarsi gli stessi problemi che per qualche giorno hanno paralizzato l'attività di volo in tutta Italia, esclusa Venezia. A Venezia esiste un sistema che funziona benissimo ed è in regola con gli standard ICAO, ma ancora non si capisce per quale motivo non possa essere esportato nelle altre realtà italiane.

FLAVIO SORDI, Rappresentante dell'UP. Come organizzazione plaudiamo alla volontà di compiere un'indagine conoscitiva su questi argomenti, ed intendo affrontare


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tutta una serie di punti per dare un quadro di carattere generale sulla situazione del trasporto aereo italiano.
L'evento di Linate ha palesato l'assenza di una definizione dei meccanismi di end-over, cioè di definizione del punto in cui terminano le competenze di un ente ed iniziano quelle di un altro: il rimpallo delle responsabilità ne è testimone. Di conseguenza siamo fortemente favorevoli all'istituzione di una autorità unica per il trasporto aereo. Tra le varie funzioni che fino ad ora sono state appannaggio solo dell'ENAC dovranno rientrare quelle che prima competevano all'Ente nazionale per l'assistenza al volo, ora società per azioni ed in precedenza ente di Stato. In sostanza, si deve creare un service provider, ed è improcastinabile la necessità di far confluire all'interno di questa autorità unica le funzioni di regolamentazione tecnica, di certificazione e controllo degli impianti e di certificazione del personale ad essi addetto.
Per ciò che riguarda l'autorità del trasporto aereo è importante che essa svolga in futuro una accurata funzione ispettiva. Quando nacque l'ENAC, nel 1998, esisteva un solo ispettore per tutto il «volato» in Italia, mentre in Gran Bretagna la Civil aviation authority possiede un corpo di circa sessanta ispettori solo per il volo, che peraltro vengono selezionati con competenze specifiche rispetto alla professione che dovranno svolgere. Un'altra funzione che l'autorità dovrebbe possedere è quella sanzionatoria: mai lo Stato ha elevato alcun tipo di contravvenzione ad enti ed esercenti. Questi ultimi lo sanno benissimo ed approfittano quotidianamente della mancanza della funzione ispettiva, peraltro già prevista dal decreto istitutivo dell'Ente nazionale per l'aviazione civile. Sicuramente dovrà essere dato corpo a quanto specificato sempre nel decreto n. 250 del 1997, e rivedere il codice di navigazione: abbiamo regole che sono vecchie di sessant'anni. Immersi come siamo nell'ambiente aeroportuale constatiamo enormi difficoltà nell'affrontare i problemi; spesso giungono avvisi di garanzia a singoli soggetti in maniera anche incoerente, non essendo definite con precisione le rispettive responsabilità. In aeroporto per ogni avviso luminoso abbiamo un proprietario del terreno, un responsabile dell'installazione, un responsabile per il controllo dell'installazione, un ispettore dell'ENAC ed un soggetto vigilante del dipartimento dell'aviazione civile.
Per quanto riguarda la situazione degli aeroporti, i problemi da affrontare li riguardano un po' tutti. Ci sono aeroporti in una situazione maggiormente critica in riferimento al windshear: Genova, Palermo, Reggio Calabria, Pantelleria. Mancano i sistemi di rilevazione della contaminazione delle piste, si atterra su piste senza conoscere l'entità dell'elemento contaminante, se piove non si sa in quale quantità esso si deposita sulla pista, e la pioggia incide fortemente sulle prestazione. Conoscendo il livello di contaminazione si può determinare con esattezza se possiamo atterrare o no. Risultato di tutto ciò è che un pilota si deve prendere la responsabilità di non atterrare in aeroporti dove ci sono forti precipitazioni, con ovvie conseguenze per i passeggeri, che si vedono trasportati in altre destinazioni.
È un dato di fatto eclatante che manchi la segnaletica, un fatto che non può più essere tenuto nascosto; ciò nonostante, le sollecitazioni che le associazioni dei piloti e dei controllori sollevano sull'argomento si scontrano ancora con difficoltà di carattere burocratico: all'aeroporto di Malpensa, ad esempio, era iniziata la predisposizione della segnaletica orizzontale diurna, ma essa è stata successivamente interrotta per mancanza del nulla osta da Roma; tale segnaletica sarebbe necessaria in condizioni di nebbia.
Un discorso assai delicato va affrontato con riferimento all'aspetto relativo alle competenze professionali. Riteniamo che non sia ammissibile che il trasporto aereo e, di conseguenza l'economia, si veda tarpate le ali a seguito di una mancanza di conoscenza delle regole. Occorre senso di responsabilità, così come occorre una selezione del personale cui affidare determinate responsabilità in seno ad enti e ad autorità. Faccio l'esempio dei sistemi di


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rilevazione di windshear su cui ritengo che si stia veramente abusando dell'intelligenza dei piloti, come risulta evidente dal fatto di aver installato nell'aeroporto di Palermo un sistema di rilevazione ormai obsoleto, sebbene ne esistano di completamente nuovi. Mentre il sistema installato a Palermo permette un calcolo di probabilità di presenza del fenomeno di windshear - come dichiarato dall'ENAV- solamente fino a 10 metri di altezza, esistono sistemi che sono in grado di fornire rilevazioni lungo tutte le traiettorie di decollo e di atterraggio. A tal proposito ci siamo espressi a favore di una sperimentazione di tutti i nuovi sistemi in un qualsiasi aeroporto italiano che possa essere definito critico - tipo Genova o Palermo - in maniera da poterli testare; invece l'ENAV sta procedendo ad installare, a Palermo e a Reggio Calabria, una sorta di remake dello stesso sistema. Ciò dimostra, partendo da presupposti di buona fede, la mancanza di conoscenze tecniche specifiche sull'argomento.
Ci sentiamo inoltre di dover esprimere un parere anche in merito all'utilizzo degli aeroporti in condizioni di bassa visibilità. Attualmente all'aeroporto di Torino, con una visibilità inferiore a millecinquecento metri, il pilota ha bisogno del follow me, cioè della macchina che accompagna l'aeromobile dal parcheggio alla via di rullaggio; prima che accadesse l'incidente di Linate si procedeva senza l'ausilio di tale strumento. Sulla base di norme internazionali i piloti hanno la responsabilità di richiedere il follow me qualora lo ritengano indispensabile; accettiamo quindi l'idea di doverlo utilizzare in condizioni di vera bassa visibilità, ma parlare di questo con millecinquecento metri di visibilità significa avere idee un po' confuse in merito alle condizioni di bassa visibilità.
Un ultimo aspetto su cui intendo soffermarmi riguarda la sicurezza aeroportuale intesa come security, cioè come misure di sicurezza preventive nei confronti di possibili atti terroristici. Do lode all'atteggiamento che il Governo e le autorità stanno avendo nei riguardi di tale argomento; esiste sicuramente una scarsa disponibilità da parte degli operatori del settore a prendere delle iniziative, già adottate da parte di tutti gli operatori del settore aereo del Nord America; faccio riferimento, ad esempio, alla blindatura delle porte della cabina di pilotaggio o all'ipotesi di avere a bordo del personale addestrato in tema di sicurezza: air marshall. Gli operatori del settore, nei confronti di queste misure, tengono un atteggiamento negativo, fondato solo su considerazioni di tipo economico. È vero che il problema della sicurezza del trasporto aereo riguarda i vettori, ma esso ha anche carattere sociale; pertanto, dal nostro punto di vista, occorre a tale scopo individuare delle misure appropriate di cui lo Stato si deve fare carico.

PELLEGRINO IMPARATO, Rappresentante dell'USPPI. Ringrazio innanzitutto il Comitato per l'invito. Ricordo che oggi si parla di sicurezza del trasporto aereo solo a seguito della tragedia accaduta all'aeroporto di Linate, mentre noi, come operatori del settore, parliamo di sicurezza da anni, in quanto riteniamo che la sicurezza costituisca un aspetto preventivo e non un qualcosa da ricercare a posteriori attraverso l'individuazione delle cause di un disastro. La sicurezza costituisce un tema molto complesso, che va affrontato su vari livelli. Come sindacato ne abbiamo indicati tre; il primo è relativo all'assetto istituzionale; il secondo alle competenze professionali di chi opera nel settore del trasporto aereo; il terzo concerne la formazione aeronautica del personale.
Per quanto concerne il primo livello - l'assetto istituzionale - sono state dette molte cose che condividiamo; per come è attualmente delineato il settore del trasporto aereo, con enti competenti su determinati aspetti, esso comporta sicuramente dei problemi, non solo di coordinamento ma anche di intervento in ambito aeroportuale. Tale situazione, a nostro parere, potrebbe essere risolta individuando un organismo unico che si dedichi alla regolamentazione e al controllo; un organismo che predisponga le regole e controlli che esse siano applicate ed al


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quale spetterebbe anche un potere sanzionatorio e, in taluni casi, quello di sostituirsi o di fornire soluzioni ad enti controllati inadempienti.
Il problema della sicurezza del traffico aereo coinvolge un altro aspetto; nel settore aeronautico si fa riferimento alle normative ICAO: in particolare, esistono 18 annessi ICAO che, materia per materia, indicano quali sono i requisiti minimi che devono essere rispettati per garantire un livello minimo di sicurezza, che chiaramente potrebbe anche essere non sufficiente in determinate situazioni. Occorre pertanto un organismo che imponga che quel livello minimo venga migliorato; laddove esistessero tecnologie che consentissero di farlo, ciò va al di là di quanto previsto dalla norma, e quindi può essere imposto solo da quell'organismo unico cui si faceva riferimento prima.
Il secondo livello concerne i cosiddetti erogatori di servizi; mi riferisco, in particolare, ai gestori e all'Ente di assistenza al volo, il cui personale dovrebbe possedere un'idoneità tecnica specifica, e i cui impianti dovrebbero essere sottoposti a certificazione. Riteniamo infatti inammissibile che esista un ente che si certifica da solo e conferisce l'idoneità al suo personale; deve invece esistere un organismo super partes che eserciti tale funzione.
Vi sono poi aspetti molto importanti su cui soffermarsi, come ad esempio la modifica del codice di navigazione e la ricerca di una soluzione a situazioni che prevedono un uso promiscuo - civile e militare - di alcuni aeroporti, il che determina, oltre a problemi di coordinamento, anche problemi di intervento relativamente a certe infrastrutture di volo legate alla sicurezza aerea.
Per quanto concerne poi il personale tecnicamente competente, riteniamo che, nell'ambito dell'amministrazione, ci sia una sottovalutazione delle professionalità esistenti; chiediamo pertanto un processo di sburocratizzazione che permetta di valorizzare queste professionalità, le quali potrebbero essere valorizzate anche attraverso un'apposita scuola di formazione, che noi indichiamo come ulteriore essenziale fattore per poter ottenere un più alto livello di sicurezza.

GIUSEPPE VACCARO, Presidente dell'ATV. Signor presidente, lei vorrebbe sapere che cosa, in tema di sicurezza del traffico aereo, effettivamente serva; a nostro parere, la sicurezza si costruisce in diversi modi, anzitutto a terra. L'aeroplano, in questa catena di sicurezza che si costruisce a terra, rappresenta, per così dire, un elemento chiuso: dal momento in cui l'aeromobile decolla, tutto dovrebbe essere stato predisposto in modo tale che lo stesso possa portare a termine il volo in perfetta sicurezza. Esiste pertanto una sicurezza a priori, la quale si costruisce in ambito aeroportuale attraverso controlli, definendo norme in tema di lotta al terrorismo e prestando tutta l'attenzione che un volo necessita.
A questa sicurezza ne va aggiunta un'altra che definirei intrinseca, che è determinata anche, per così dire, dal clima che si respira in cabina di pilotaggio quando si atterra in un determinato aeroporto. Faccio un esempio: consideriamo un equipaggio che ha effettuato una traversata atlantica ed è dovuto rimanere sveglio tutto la notte. Esso giunge a destinazione in condizioni di stanchezza, anche se controllata (ciò rientra nella professionalità del personale di volo). La destinazione potrebbe essere un aeroporto che presenta delle condizioni di efficienza o un aeroporto che definiamo «da naso», cioè un aeroporto un po' particolare, nel senso che esso presenta condizioni di sicurezza marginali (quelle minime sono sicuramente applicate ma con delle deroghe). In questo caso è necessario considerare i cosiddetti «notam» (sono delle informazioni che vengono fornite ai piloti prima e durante il volo): questi notam possono essere cinque, sei, sette, ma quando divengono venti, venticinque, inevitabilmente rappresentano un ulteriore elemento di stress nei confronti di un equipaggio che, come dicevo prima, è già di per sé stanco. Pertanto, se il discorso si limita a considerare le condizioni di sicurezza come


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tutto ciò che rientra nelle norme, non possiamo sicuramente approfondire il tema, perché gli aeroporti rientrano sicuramente nelle norme sotto questo profilo: altrimenti non potrebbero essere operativi.

EUGENIO DUCA. Nel caso dell'incidente avvenuto all'aeroporto di Linate non mi sembra che alla guida dell'aereo ci fosse un equipaggio nelle condizioni che lei poc'anzi ha citato, cioè stanco per essere stato sveglio tutta la notte, né tanto meno esistevano quelle che lei definisce condizioni marginali; parliamo del sistema aeroportuale Linate-Malpensa, il più importante d'Italia.

GIUSEPPE VACCARO, Presidente dell'ATV. Sicuramente nel caso di Linate le condizioni dell'equipaggio non erano quelle da me indicate; tuttavia, a Linate è successa una cosa diversa; si è verificato un misunderstanding di grosse proporzioni che ha determinato il disastro.
L'aspetto sul quale comunque intendo soffermarmi è quello della sicurezza in senso lato, senza fare riferimento esclusivo all'incidente dell'8 ottobre. In particolare, le situazioni marginali citate tendono ad alzare il livello di stress, e ciò può anche ingenerare delle condizioni, non dico pericolose, ma al limite della pericolosità. È chiaro che il verificarsi di situazioni impreviste o di misunderstanding, a terra o nel controllo del traffico aereo, fa parte di un altro discorso. Ma quanto voglio porre all'attenzione del Comitato è che un aeroporto che ha delle condizioni di operatività superiori alla norma è sicuramente un aeroporto che presenta dei limiti di sicurezza diversi rispetto ad un altro aeroporto che può operare normalmente.

PRESIDENTE. Non mi è chiara la questione della marginalità dell'aeroporto rispetto alla stanchezza dell'equipaggio; potrebbe spiegarlo meglio?

GIUSEPPE VACCARO, Presidente dell'ATV. Facevo riferimento al possibile notevole numero di notam, nonché alle condizioni particolari presenti in alcuni aeroporti in termini di luci di pista e così via, fattori questi che aumentano la necessità di attenzione dell'equipaggio, generando ulteriore stress.

MASSIMO MUCCIOLI, Presidente dell'ANPAV. In qualità di assistente di volo ritengo che non tocchi a me entrare nel merito di questioni che possono riguardare disfunzioni nella gestione del traffico aereo, i rapporti tra il traffico militare e quello civile, oppure l'adeguamento tecnologico e la manutenzione delle infrastrutture aeroportuali. Tuttavia sento la necessità di entrare nel merito di questioni che attengono al ruolo della categoria che rappresento, la quale può fornire un contributo importante in tema di sicurezza del trasporto nel suo insieme, ma soprattutto per quanto concerne la sicurezza dei passeggeri, dopo i ben noti eventi dell'11 settembre. Non voglio entrare nel dibattito, spesso sconclusionato, in merito a proposte concernenti la blindatura delle porte delle cabine di pilotaggio o la dotazione al personale di bordo di armi o mezzi di offesa in situazioni critiche; ritengo opportuno invece richiamare l'attenzione del Comitato sulla necessità di prevedere dei training formativi per il personale di volo che siano confacenti ai tempi e alle nuove esigenze di sicurezza.
Se è vero che gli aspetti commerciali e qualitativi della prestazione a bordo sono determinanti per una compagnia aerea e per la sua affermazione sul mercato, è altrettanto vero che negli ultimi tempi gli aspetti riguardanti la formazione, l'addestramento e la preparazione tecnico-operativa del personale di bordo sono troppo sacrificati a logiche di profitto o alla riduzione forsennata dei costi. E ciò è tanto più vero non per aziende come Alitalia, che comunque si attengono, anche alla luce delle nuove disposizioni sulle JAR.Ops, a standard elevati di formazione e addestramento, ma soprattutto per la pletora di nuove aziende che si affacciano sullo scenario del trasporto aereo italiano, e che fanno della riduzione dei costi sulla formazione un elemento di vantaggio competitivo. Sarà necessario pertanto fare


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chiarezza, e chiedersi se l'attuale assetto del mercato sia compatibile con la necessità di assicurare adeguati ed auspicabili livelli di sicurezza e se sia giusto caricare sulle aziende del settore e sui lavoratori, oggi gravate da una pesante crisi finanziaria, il costo di un innalzamento dei livelli di preparazione del proprio personale.
Se è vero che la sicurezza è un'esigenza collettiva e sociale, è anche giusto che le istituzioni pubbliche partecipino in qualche modo, logisticamente e finanziariamente, a questo sforzo. Noi come ANPAV abbiamo addirittura proposto di prevedere corsi specifici per il personale di bordo da tenersi presso le scuole di polizia italiana sulle tecniche di difesa e prevenzione di eventi a bordo, sulle tecniche di bonifica preventiva della cabina passeggeri, sulle metodologie psicologiche per affrontare e sostenere situazioni critiche, siano esse legate o meno a fatti terroristici. I fatti che possono pregiudicare la sicurezza di un volo non derivano solo da atti terroristici, i quali sono di difficile gestione una volta effettuati a bordo, ma anche da comportamenti pericolosi dei passeggeri a seguito di consumo di alcool o di problemi psichici. E vi assicuro che la casistica in merito è molto più ampia di quanto si possa immaginare.
Bisogna poi fare i conti con la tendenza delle aziende ad aumentare i livelli di produttività a scapito del recupero psicofisico degli equipaggi, il che può avere delle ripercussioni fatali sia sul livello di vigilanza degli equipaggi, sia sulla loro capacità di affrontare, in modo pronto ed efficace, eventuali situazioni di emergenza (estinzione di incendi, decompressione, evacuazione rapida dell'aeromobile). Un piccolo esempio: le aziende stanno diminuendo i tempi di transito degli aeromobili per incrementarne l'utilizzazione, eliminando quindi anche quei tempi minimi di recupero del personale di volo. Senza contare che la crisi del settore sta determinando una richiesta di rinegoziazione delle condizioni di lavoro, dei limiti e dei carichi di fatica che va nella direzione esattamente opposta agli obiettivi che questo Comitato si prefigge. Il contributo che vorremmo fornire al Comitato paritetico, ed a questa indagine conoscitiva, attiene quindi essenzialmente alla necessità di addivenire a processi formativi ed addestrativi del personale operativo che siano sempre più avanzati e moderni, e che si riesca a trovare il giusto equilibrio, in termini di investimenti e risorse, tra le esigenze commerciali delle aziende ed il bisogno di sicurezza, di preparazione professionale degli addetti e di efficienza operativa degli stessi che il paese ed il sistema di trasporto aereo considerano oggi prioritari.
Oggi dobbiamo essere preoccupati perché il contesto economico nel quale cresce questa esigenza comune di sicurezza si scontra fortemente con processi di ristrutturazione radicali e pericolosi che le aziende stanno predisponendo, e che immaginiamo prevedano anche una contrazione delle attività addestrative e delle risorse destinate alla formazione, specie in quell'arcipelago di aziende minori dove le verifiche sono sporadiche e le libertà imprenditoriali estremamente ampie.

MASSIMO PETRELLA, Segretario nazionale dell'ANACNA. Prima di iniziare il mio intervento vorrei fare una precisazione sulla professionalità dei controllori del traffico aereo: ad oggi in Italia, come nel resto del mondo, i controllori del traffico aereo sono certificati secondo gli standard contenuti nell'annesso 1 agli allegati alla convenzione di Chicago, per cui i controllori hanno una professionalità selezionata sulla base di quei parametri. Questa operazione viene fatta dall'ENAV, perché era una prerogativa dell'AAAVTAG prevista con la legge n. 145 e ad oggi è rimasta tale, fermo restando che l'anno scorso è entrato in vigore un decreto del Presidente della Repubblica per le certificazioni del personale aeronautico che di fatto sino ad ora non è stato applicato.
Per ciò che attiene alla sicurezza vorremmo ribadire che essa è l'obiettivo primario del servizio di controllo: noi dobbiamo gestire in modo sicuro, ordinato e spedito il flusso di controllo del traffico


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aereo. Sinceramente non crediamo che si possa individuare un unico responsabile per la sicurezza nell'ambito dell'aviazione civile, in quanto i soggetti in gioco sono diversi uno dall'altro e hanno quindi prerogative diverse; ciò che sappiamo è che tutti concorrono, alla fine, alla sicurezza.
Parlando di sicurezza vorremmo incentrare il nostro intervento su tre fattori fondamentali: quello umano, quello tecnologico e quello ambientale. Per quanto riguarda il discorso ambientale, ci riferiamo a tutto l'insieme di norme che sono a corollario del sistema. Partendo dal codice della navigazione, già richiamato diverse volte negli interventi, non possiamo non sottolineare che si tratta di un regio decreto del 1942; anche se aggiornato, sfido chiunque a dire che esso sia all'altezza dell'attuale realtà aeronautica del paese. Altro problema notevole: si parla di standard e riferimenti internazionali, ma gli allegati alla convenzione di Chicago, di fatto, nel nostro ordinamento non sono stati recepiti e non hanno valore cogente, per cui chi si adegua a questo tipo di standard lo fa non in ragione di una legge ma perché ne riconosce l'utilità. Ricordo che la legge di recepimento è del 1985; sono passati quasi 17 anni e sarebbe il caso che ognuno facesse la propria parte affinché tutti fossimo in grado di raggiungere l'obiettivo di migliorare gli standard di sicurezza.
Le varie modifiche normative che si sono succedute nel tempo riguardanti l'assistenza al volo hanno mirato più all'assetto giuridico-istituzionale ed hanno, invece, lasciato in disparte i compiti operativi: quelle che erano le prerogative di AAAVTAG (Azienda autonoma assistenza volo traffico aereo generale) sono le prerogative di ENAV nel 2001. Nel frattempo nel nostro campo in vent'anni sono stati fatti passi da gigante e si sono prodotte esigenze di tipo diverso. L'ammodernamento tecnologico ci ha portato a dover fronteggiare esigenze al di fuori di qualsiasi quadro normativo di riferimento, garantendo comunque un ottimo servizio. Abbiamo gestito aumenti del traffico dell'ordine del 18 per cento in situazioni come quella del nord-est d'Italia, a fronte delle crisi balcaniche che si sono succedute in questi anni, con il plauso degli organismi internazionali del settore. Il direttore generale di Eurocontrol ha riconosciuto gli sforzi che abbiamo fatto per mantenere la sicurezza. Posso assicurare che cercare di conciliare le esigenze del traffico militare in una situazione di belligeranza con quelle del traffico civile che continuava ad operare non è stata cosa facile né tranquilla.
Un altro punto fondamentale nel discorso che riguarda la sicurezza è sicuramente rappresentato dall'ammodernamento tecnologico. Qualcuno ha ricordato la situazione anomala a livello nazionale, per cui molto spesso i processi di ammodernamento sono finalizzati ad una reale esigenza operativa, ma seguono logiche diverse, che non hanno un riflesso effettivo sull'utenza.
Per quanto riguarda il caso specifico di Linate, vorrei sottolineare che, di fatto, non ho visto emergere né in questo Comitato né sulla stampa che nel 1999 è stato istituito per legge un organo indipendente, l'Agenzia per la sicurezza del volo, chiamato ad indagare, ai soli fini di prevenzione, per trarre da eventuali incidenti raccomandazioni di sicurezza affinché il fatto non si ripeta. Siamo venuti a conoscenza da organi di stampa che l'onorevole Pasetto ha chiesto al presidente del Comitato l'acquisizione di un rapporto stilato dal ministero. Ora, il dipartimento dell'aviazione civile, come l'ENAC e l'ENAV, sono parti in causa in tutta la vicenda; se facciamo raccontare a loro ciò che è accaduto, molto probabilmente avremo una visione di parte. Ciò che dovremo prendere in considerazione è, invece, il risultato dell'inchiesta quando sarà terminata, perché l'ispettore dell'Agenzia che sta indagando è l'unico che ha accesso alle prove ed a tutti gli atti in possesso della magistratura. Vista la collocazione dell'Agenzia ed il coinvolgimento di molteplici soggetti, abbiamo la garanzia di terzietà che, secondo me, è fondamentale in casi come questi.


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PRESIDENTE. A tale proposito posso aggiungere che la mattina dell'8 ottobre ero a Linate intorno alle 9 e 50 ed ho parlato al telefono con il presidente Franchi per sapere se era stato informato dell'accaduto; ebbene, mi ha risposto che ne era venuto a conoscenza attraverso i telegiornali. Quando poi gli ho chiesto entro quanto sarebbe giunto sul luogo dell'incidente, mi ha risposto che non aveva trovato posto sul volo dell'Alitalia. L'Agenzia non ha neanche la precedenza sulle prenotazioni dei posti nella nostra compagnia di bandiera; come risultato il presidente è giunto a Linate verso le ore 13, non certamente per colpa sua. Quel giorno sono stato testimone di un episodio stravagante: ecco perché vi ho chiesto di raccontare anche episodi particolari.

MASSIMO PETRELLA, Segretario nazionale dell'ANACNA. Presidente, noi abbiamo un'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo perché è stata imposta da una direttiva comunitaria; in tutti questi anni da soli non eravamo stati in grado di istituirla. Se, come credo, tutti ritengono utile questo organismo, dovremo anche dargli la possibilità di operare al meglio.

ANNAMARIA COLOCCI, Segretario generale della CISAL. Mi scuso per la mia interruzione di prima. Riguardo al giudizio dato dal generale Fornasiero, vorrei precisare che c'è stata una smentita immediata il giorno dopo.
Come organizzazione produrremo un documento, in quanto è molto difficile concentrare tutto in cinque o dieci minuti. Poiché il problema è talmente importante e poiché finalmente abbiamo notato una grande sensibilità da parte del Governo riteniamo sia meglio condensare tutte le nostre indicazioni in un documento ponderato, piuttosto che in cinque minuti di intervento magari sfruttati male perché si è preda dell'emozione.

ROBERTO SCOTTI, Segretario nazionale della FIT-CGIL. Prima ho dimenticato di sottolineare un punto fondamentale che rispondeva alla sua richiesta di conoscere fenomeni che non funzionano ai fini della sicurezza: i controllori del traffico aereo italiano lavorano sulla base di regolamentazioni internazionali (i famosi annessi alla convenzione) che non sono riconosciute dall'ordinamento italiano. Ciò significa che, lo dico in maniera brutale, nella malaugurata ipotesi succeda qualcosa la magistratura incrimina il singolo individuo in base ad un ordinamento che l'Italia non riconosce. Credo che sia questa la sede più adatta ad essere investita di un problema del genere. Noi controllori di volo, al di là della certificazione professionale, non riusciamo a capire come si possa lavorare ed essere puniti dai nostri superiori o incriminati dalla magistratura sulla base di una normativa che l'Italia non riconosce.

ANTONIO DI COSIMO, Rappresentante dell'UGL. Presidente, mi piacerebbe entrare nel merito della questione in quanto controllore di volo operante all'aeroporto intercontinentale di Fiumicino e quindi sicuramente più competente sotto questo punto di vista in quanto vivo sulle mie spalle certe situazioni.
Sicuramente è fondamentale adottare le normative mondiali ed europee, ma limitare la sicurezza esclusivamente a ciò è oltremodo riduttivo. Riteniamo che la sicurezza sia un tema che riguarda tutti coloro che si occupano dell'aereo. Noto con piacere che in questo Comitato sono presenti, tra i membri, noti piloti: chi meglio di loro sa cosa tutto ciò significa? Faccio un esempio: anche le persone che caricano le valigie sull'aereo sono fondamentali, perché è sufficiente sbagliare il piano carico per sbilanciare l'aeromobile.
Riteniamo che sia il controllore sia, a maggior ragione, il pilota avvertano la necessità di fornire al meglio il servizio.
Riteniamo che i controllori di volo - e lo hanno dimostrato anche in relazione alla recente crisi in Kosovo - abbiano sempre svolto appieno il loro dovere per un motivo molto semplice: sono immediatamente identificati come responsabili. La magistratura che sta indagando sull'incidente accaduto all'aeroporto di Linate ha


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notificato il primo avviso di garanzia ai due controllori di volo in servizio al momento del disastro; non riesco pertanto ad immaginare quale possa essere l'interesse che spinga un controllore di volo, che sa esattamente quali sono le sue responsabilità, a non agire al meglio. Altro discorso è invece quello degli strumenti che vengono forniti al controllore per permettergli di operare; in questo caso, la responsabilità non è più attribuibile ad esso.

PRESIDENTE. Però a Linate si sono accorti che l'aereo si era schiantato solo dopo 11 minuti dal decollo.

ANTONIO DI COSIMO, Rappresentante dell'UGL. Sì, è vero. Però lei, presidente, sa perfettamente che dalla torre di controllo non si vedeva assolutamente nulla; il radar non c'era e questo è emblematico...

PRESIDENTE. Non sto dicendo che la colpa fosse dei controllori di volo, ma che mancavano gli strumenti di verifica che consentissero a chi in quel momento stava operando sulla torre di controllo - mi dicono disagiata e quasi infrequentabile - di accorgersi di quello che era successo. In questo Comitato, sia la maggioranza sia l'opposizione stanno cercando di capire che cosa si debba fare in merito al problema della sicurezza del traffico aereo: è un tentativo per cercare di giungere ad una soluzione.

ANTONIO DI COSIMO, Rappresentante dell'UGL. A tale proposito, l'attuale ENAV Spa è nata anche sulla base di un protocollo di intesa che era stato siglato dal Ministero dei trasporti del precedente Governo, da chi rappresentava l'ENAV, l'ingegner Gualano ed altri, e dalle rappresentanze sindacali.
In tema di sicurezza abbiamo sempre detto chiaramente che per quanto riguarda tutte le implementazioni tecnologiche sarebbe opportuno, prima di acquisirle e metterle in opera, che l'ENAV si confrontasse con l'apposita associazione - i controllori di volo dell'ENAV - i quali si trovano a dover applicare la strumentazione che l'ente acquista. La nostra richiesta è diretta ad un lavoro sinergico al fine di acquistare strumenti che siano effettivamente utili, perché soltanto coloro che hanno le giuste competenze - perché addetti a quel servizio - sanno effettivamente quello che serve e quello che non serve: ciò fino ad ora non è avvenuto. Presidente, le colpe non le faccia dire a me: credo che le abbia già intuite da solo.

FRANCESCO PERSI, Rappresentante della FIT-CISL. Credo che corra l'obbligo esprimere la sensazione (che costituisce una denuncia di fatto) che se non si ricreano le condizioni per ottemperare ad alcuni obblighi - mi ricollego al discorso che si faceva prima - questo sarà l'unico settore in cui il paese avrà perso sovranità e quindi saremo sottoposti a quella europea; e se non dessimo risposta alle indicazioni ed ai progetti che ci impone l'Europa in termini di evoluzione tecnologica e di addestramento del personale, potremmo anche subire ulteriori aggravi sul piano della sicurezza ed anche in termini di deterioramento delle imprese che lavorano nel settore. In pratica, esistono nuove tecnologie per l'uso delle quali dobbiamo addestrare il personale; per un mancato governo del sistema, al momento, esse non vengono adottate. Se ciò non avverrà entro il mese di gennaio, ci ritroveremo ad essere, ancora una volta, il fanalino di coda dell'Europa e saremmo un ostacolo alla fluidificazione del traffico aereo, con ulteriori aggravi per le imprese del settore e per tutto il paese. Credo che un sindacalista, un cittadino, abbia l'obbligo di denunciare queste cose; gli esuberi già si stanno creando e questa condizione drammatica potrebbe essere ancora aggravata da questo problema di carattere addestrativo e tecnologico. Bisogna che il Comitato, il Governo e le autorità preposte ridiano certezza di governo al sistema, facendo chiarezza e riposizionando questo settore, che costituisce un valore aggiunto, una grande risorsa per il paese. Per ulteriori specificazioni, faremo pervenire al Comitato una apposita documentazione.


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EUGENIO DUCA. Il presidente prima ricordava che a Linate sono passati 11 minuti prima che si accorgessero di quello che era successo; nel frattempo, un altro aereo si è messo in posizione di partenza. La domanda che pongo è questa: quando un aereo si stacca da terra e la torre lo perde, passa sotto il controllo di un'altra struttura. Perché nessuno ha visto che la traccia non compariva? Che cosa è successo?

FRANCESCO PERSI, Rappresentante della FIT-CISL. Non c'era lo strumento che rilevava la traccia.

ANTONIO DI COSIMO, Rappresentante dell'UGL. Facciamo una premessa: se fossi stato all'aeroporto di Linate in quel momento avrei dato già una risposta; però posso farlo ugualmente anche se in quel momento lavoravo all'aeroporto di Fiumicino. Un aeromobile, non appena stacca le ruote da terra, emette un segnale (il cosiddetto codice trasponder): questo permette l'identificazione dell'aeromobile sul radar.

PRESIDENTE. Quello che i terroristi hanno spento a New York.

ANTONIO DI COSIMO, Rappresentante dell'UGL. Sì, esatto. Quello che immediatamente ha destato allarme nei miei colleghi di Linate è che essi non hanno visto apparire questo codice trasponder; il primo intervento da fare in questi casi, tecnicamente, è chiamare in frequenza l'aeromobile e simultaneamente bloccare tutto il traffico successivo: tant'è vero che l'aeromobile che veniva dopo quello che si schiantato non è decollato. Comunque non voglio addentrarmi nei dettagli; voglio semplicemente porre degli interrogativi; poi il Comitato avrà tutti i mezzi e le opportunità per verificare le cose.

GIORGIO PASETTO. Questo Comitato stesso è un mezzo per capire.

PRESIDENTE. Se è in grado di dare una risposta alla domanda che le è stata rivolta, lo faccia.

ANTONIO DI COSIMO, Rappresentante dell'UGL. Nel momento in cui l'aeromobile non viene identificato e non risponde, bisogna subito sapere dove l'aeromobile si trovi esattamente. Se lei mi dice che sono passati 11 minuti, la logica mi fa pensare che in quel momento la nebbia, senza l'ausilio di un radar e senza altri sistemi per poterlo individuare...

PRESIDENTE. La domanda è molto precisa; perché per 11 minuti nessuno ha rilevato che l'aereo fosse sparito?

CORRADO FANTINI, Rappresentante dell'ORSA. Io non ero a Linate in quel momento, però non mi risulta che vi sia stato un buco di 11 minuti in merito alla localizzazione dell'aereo; siamo convinti che la magistratura potrà verificare che non sono assolutamente intercorsi decine di minuti tra l'autorizzazione al decollo, la chiamata e la ricerca dell'aeromobile.

FRANCESCO VITANZA, Rappresentante del SULTA. Una precisazione tecnica: l'elemento fondamentale indicato da tutte le autorità internazionali è la traccia primaria, cioè il fatto che un dato oggetto si muova nello spazio. Nel caso particolare delle aree aeroportuali è fondamentale disporre di un radar che abbia una copertura strettissima nell'area vicino all'aeroporto; in questo caso, se effettivamente vi è stato questo buco e il controllore non ha visto l'aereo - sempre se così è stato - bisogna chiedersi se il radar primario fosse in funzione. Per esempio a Fiumicino, come dicevo prima, è stato tolto uno dei radar primari; quando l'unico rimasto va in manutenzione, sicuramente il controllore non potrebbe visualizzare un'area così ristretta.
Questo mi dà anche l'opportunità di fare una precisazione: la politica sugli impianti per la sicurezza del volo (radar, telecomunicazioni eccetera) di fatto è stata delegata da trent'anni dall'ENAV ad una azienda privata, che non ha come funzione principale garantire la sicurezza del volo. Questa azienda contrattualmente determina la politica delle infrastrutture.


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Si è parlato del sistema windshear; noi sappiamo benissimo che questo sistema è antiquato e che tecnicamente non ha senso, come non hanno senso altre cose. Ad esempio, il CNR aveva studiato un meccanismo che ipotizzava un tipo di radar di terra - che anche qualche altro paese sta sperimentando - sicuramente molto meno costoso, anche perché i radar di terra che devono diventare ancora operativi sono già di concezione datata. In Italia, di fatto, l'ENAV ha delegato i sistemi e le apparecchiature ad una azienda privata, che gode di una «copertura» anacronistica: la secretazione di tutti i fatti concernenti questo settore.
Nella relazione dell'ingegner Gualano dell'ENAV si precisa che non esiste un solo paese in Europa che non gestisca direttamente gli aspetti istituzionali della sicurezza: il controllo, la conduzione degli impianti, la meteorologia aeronautica. Addirittura due paesi (Germania e Spagna) riescono anche a vendere a terzi parte delle loro capacità.

PRESIDENTE. Diamo anche un nome all'azienda: si chiama Vitrocise.

CORRADO FANTINI, Rappresentante dell'ORSA. In riferimento al ritardato arrivo del presidente Franchi, devo dire che secondo me non è arrivato in ritardo ma in anticipo, di circa un mese e mezzo. L'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha aperto un'inchiesta, molto prima dell'8 ottobre, su un'invasione di pista avvenuta il 14 agosto a Malpensa.

PRESIDENTE. Non vorrei che rimanesse a verbale che imputo al presidente Franchi un ritardato arrivo; naturalmente non ha alcuna colpa di quanto successo.

CORRADO FANTINI, Rappresentante dell'ORSA. Chiedo scusa presidente, era solo una battuta.

PRESIDENTE. Certo, ma le battute nel verbale possono essere interpretate malevolmente.

CORRADO FANTINI, Rappresentante dell'ORSA. A metà settembre siamo venuti a sapere, durante incontri con l'Agenzia, che è stato emesso l'avviso di sicurezza che rappresenta la prevenzione del conflitto. Un'invasione di pista è avvenuta il 14 agosto, e le cautele e l'intervento del comandante hanno comunque portato l'Agenzia ad indagare ed a verificare la non conformità rispetto agli standard internazionali delle segnaletiche orizzontali. Se ci fosse concausa tra l'arrivo dell'avviso di sicurezza il 15 settembre e l'8 ottobre, data dell'incidente, si tratterebbe non di pochi minuti, ma di venti giorni davvero difficili da giustificare.

PRESIDENTE. Mi assumo la responsabilità di quello che sto per dire: ci sono ragionevoli certezze che siano passati 11 minuti prima che qualcuno si accorgesse di dove fosse finito l'aereo e ulteriori 9 minuti prima che arrivassero i vigili del fuoco a Linate.

FELICE VIGGIANI, Rappresentante dell'USPPI. Vorrei fornire un breve contributo segnalando un aspetto farraginoso del sistema: se per acquisire il radar per il controllo a terra di Milano sono necessari sette anni e se dopo sette anni non è stato ancora reso pienamente operativo, ciò è dovuto anche a problemi normativi che riguardano tutto il processo di acquisizione di un sistema e di conduzione di un contratto. In pratica, esiste un vuoto normativo nell'ambito della gestione di un contratto che va dalla progettazione fino al collaudo. Non esistono norme di riferimento per acquisire, collaudare e gestire un sistema, per cui non vengono rispettate le fasi canoniche che scandiscono un progetto, attraverso le quali si possono verificare la qualità del progetto stesso e la sicurezza che il sistema deve assicurare nell'ambito del trasporto aereo.

FRANCESCO D'ARRIGO, Rapprsentante della FIT-CISL. Vorrei spiegare il motivo per il quale non si sa come mai si siano impiegati 11 minuti per rintracciare l'aereo. Innanzitutto bisognerebbe capire


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quale sia il ruolo delle istituzioni che dovrebbero informare il Parlamento, i cittadini e chi indaga. In questo momento il ruolo dell'Agenzia dovrebbe essere proprio questo: seguire costantemente le indagini che si aprono sugli incidenti gravi e meno gravi ed aggiornare in maniera continua gli operatori sulle indagini, in modo tale che i risultati siano conosciuti e si possano prendere immediatamente provvedimenti, separando il tutto dall'indagine portata avanti dalla magistratura. Su Linate credo che la commistione sia più forte, perché l'investigatore utilizzato dalla magistratura coincide con quello dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

PRESIDENTE. Si tratta di un CTU: è qualcosa di leggermente diverso.

FRANCESCO D'ARRIGO, Rappresentante della FIT-CISL. Certamente; però dal punto di vista dei lavoratori tutto ciò può avere un impatto negativo per quanto riguarda la collaborazione con l'Agenzia. Se io, come operatore del sistema vedo nell'Agenzia un'istituzione indipendente che ha un incident system report al quale segnalare eventuali anomalie e con cui collaborare è una cosa; oggi, invece, il fatto che i membri dell'Agenzia collaborino strettamente con la magistratura, con richieste agli addetti addirittura coincidenti e fatte da entrambe, potrebbe danneggiare il ruolo stesso dell'Agenzia. Gradirei comprendere come mai l'Agenzia, in situazioni così gravi, nelle quali essa dovrebbe essere di supporto al sistema e quindi alla prevenzione, rivesta, invece, un ruolo investigativo simile a quello della magistratura.

GIANNI VASTARELLA, Rappresentante della UIL-Trasporti. Anche i nostri colleghi ci hanno riferito che non sono passati 11 minuti. Nel momento in cui la torre di controllo cambia la frequenza e fornisce il tempo di decollo, l'altro ente «riceve» l'aereo. Quindi, o l'aereo era decollato e l'altro ente riusciva a vederlo nel radar, chiamando in caso di problemi la torre, oppure tecnicamente il centro di controllo regionale di Milano non poteva sapere dell'aereo, perché ne viene a conoscenza solo nel momento del cambio di frequenza che viene stabilito dalla torre dopo che l'aereo viene visto in aria.

MARIO MARINELLI, Presidente dell'UP. Sempre con l'intenzione di fornire i maggiori dati possibili, dal punto di vista del pilota e del controllore di volo, segnalo che in alcuni aeroporti italiani ci si comporta in modo diverso rispetto ad altri aeroporti europei. In Italia, in taluni casi, è il pilota del velivolo che comunica al controllore radar l'avvenuto decollo; in altri casi, la procedura che si segue è che, un volta decollato l'aereo, il controllore radar ne identifica la traccia attraverso il codice trasponder e chiama in frequenza l'aeromobile.
Il tempo trascorso, nel caso dell'incidente accaduto a Linate, dall'autorizzazione al decollo fino al momento in cui si è compreso che era avvenuta una sciagura, ritengo sia comprensibile; anche se viene data all'aeromobile l'autorizzazione al decollo, non è detto che essa necessariamente sia eseguita nell'arco dei 3 o 5 secondi successivi. Infatti, in condizioni di nebbia o di umidità, viene effettuata dai piloti, prima del decollo, una procedura che si definisce run up dei motori, con cui si portano gli stessi ad un certo regime, allo scopo di raggiungere una certa temperatura e consentire all'antighiaccio di agire; l'aereo decolla solo dopo questo lasso di tempo. Pertanto l'aeromobile, anche se autorizzato, può impiegare uno o due minuti prima di decollare; è chiaro che se nel caso di Linate i minuti fossero realmente undici, sarebbero tanti; ma se i minuti fossero quattro, potrebbero anche essere ragionevoli.
Dal mio punto di vista si tratta di un aspetto puramente psicologico, collegabile anche all'effetto dell'11 settembre: prima dell'incidente nessuno ci pensa; dopo, tutti ragionano in termini di incidente. Pertanto, se un aereo, dopo il decollo, è stato identificato tre minuti prima o tre minuti dopo dal controllo radar, non fa per me nessuna differenza; dopo questo arco di tempo, può invece essere significativo. Ci


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sono comunque tutta una serie di fenomeni e di caratteristiche puramente tecniche di cui occorre tenere conto.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti i rappresentanti sindacali intervenuti; poiché ho avuto modo di leggere alcune delle relazioni che sono state depositate - vanno tutte benissimo - e visto anche il tipo di audizione che cerchiamo di svolgere, avrete sicuramente capito che vogliamo qualcosa di più rispetto alla documentazione che ci avete lasciato.
Riguardo all'incidente accaduto a Linate - cui alcuni colleghi hanno fatto riferimento - non è tanto importante che siano trascorsi 9 o 11 minuti; l'aspetto drammatico è che sembra che alcuni dei passeggeri a bordo siano morti per soffocamento. Se veramente fosse accaduto questo - mi auguro di no - per effetto di una concatenazione di eventi o per una incredibile serie di coincidenze negative, dobbiamo avere il coraggio e la responsabilità di andare fino in fondo e di comprendere come queste cose possano accadere.
Lo stesso ministro Lunardi ha avuto modo di dire - in un'audizione svolta in questa sede nel primo pomeriggio -, in quanto presente a Linate la mattina dell'incidente, di essersi trovato di fronte ad una situazione particolare rispetto alla tragedia; nel momento in cui si è confrontato con i responsabili dei vari enti preposti, tutti cercavano, bene o male, di scaricare le proprie responsabilità su altri.
Il compito di questo Comitato paritetico è di cercare, in tema di sicurezza del trasporto aereo, di comprendere, conoscere, analizzare e approfondire. Pertanto, se ritenete di avere dell'altra documentazione o di poter citare altri episodi che giudicate utili, credo che questa sia l'occasione per farlo.
Il Comitato vuole svolgere su questo tema un lavoro serio e anticipo fin d'ora che probabilmente ci sarà bisogno di svolgere un secondo confronto con voi, più approfondito e più di merito.
Vi ringrazio di nuovo e dichiaro chiusa l'audizione.

La seduta termina alle 17.25.